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Milano postindustriale
L’edicola del futuro
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Nasce a Vicenza un nuovo pezzo di città
Pedrali gli specialisti del contract
Sei progetti per un giardino
www.ioarch.it
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Anno 4 - n°27 - settembre 2009 - euro 2,50 - Pubblicità: Font srl via Siusi 20/a 20132 Milano - tel. 02 2847274 fax 02 45474060 - pubblicita@fontcom.it - Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB Milano
Progettare
CARLO EZECHIELI INTERVISTA GILLES PERRAUDIN
ecosistemi
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onostante si dia ormai per scontato che l’intervento dell’uomo sulla natura abbia conseguenze nefaste, è interessante notare che molti tra i più incantevoli paesaggi sono il risultato di una profonda sinergia tra trasformazioni “artificiali” e contesto “naturale”. Una collaborazione perfezionata nel corso di centinaia o migliaia di anni e capace di definire sistemi stabili e dotati di un proprio equilibrio interno. L’uomo in questi casi interviene in base alla comprensione profonda di complessi principi di funzionamento ambientale tanto che, se viene tolta la “componente umana”, si scatenano processi catastrofici di riassestamento. Come nel caso di molte aree alpine, oggi ridotte a zone ad alto rischio idrogeologico. Le conseguenze possono essere anche peggiori se la la stessa componente umana introduce strutture e reti che seguono logiche tanto aliene ed autoreferenziali da rivelarsi ecologicamente e visualmente distruttive. Questa logica di sovrapposizionesostituzione, di matrice moderna e industriale, agisce dimenticando l’ovvio presupposto che un intervento di trasformazione non interviene solo sul contesto fisico, sociale e tecnologico-produttivo, ma anche sui delicati principi di funzionamento ambientale. Non solo consapevolezza, ma anche la capacità tecnica, propria della tradizione, di intervenire non sopra, ma nell’ambito di un ecosistema, si è andata progressivamente perdendo e resta tuttora un ambito di conoscenze che merita di essere recuperato sotto nuova luce. Carlo Ezechieli
Avanguardia vernacolare Da anni Gilles Perraudin è un architetto la cui influenza e autorevolezza è riconosciuta a livello internazionale, e una figura di riferimento per la ricerca nel campo dell’architettura ecologicamente orientata
ARCHIGLOBAL /
Memorie
dimenticate Giugno 2009, l’apertura della High Line di New York
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anhattan, massa di edifici risucchiati verso l’alto. Grande e complessa metropoli in continua trasformazione. Fitta di labirinti e di sorprese, di frammenti abbandonati, di memorie dimenticate di un passato, neanche tanto remoto, che talvolta rivive sotto la spinta di iniziative coraggiose. È il caso della High Line, un nastro ferroviario sopraelevato, a circa 7-8 metri dalla quota stradale e che si sviluppa lungo il lato ovest della città lungo il fiume >>>
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a sua opera recente, condotta a partire da un’indagine profonda sull’essenza dell’architettura e dei processi di costruzione, rivela tuttavia, più che un'attenzione prevalentemente rivolta a questioni di tipo ambientale, una tendenza alla riduzione inedita e di incredibile spessore espressivo. Pochissimi, forse nessuno meglio di lui ha saputo intuire l’incredibile potenzialità di tecnologie di ispirazione arcaica associate a mezzi di produzione attuali. Le architetture di Perraudin in blocchi di pietra massiccia sono una sorta di riedizione odierna dell’architettura megalitica, con la differenza che lo sforzo eroico di decine di uomini viene sostituito dal
lavoro di alta precisione, non meno eroico, di una gru e di un paio di operai. Un gigantesco “lego”, con elementi di 2 tonnellate ciascuno e un formidabile sincretismo tra arcaicità, età delle macchine e moderno design. La cantina-atelier di Vauvert, immersa in un disteso paesaggio di vigneti e nella luce limpida della Provenza, è stata la prima opera in pietra massiccia di Perraudin. Da questa si sono evoluti molti altri lavori, come la recente cantina del monastero di Solan. Visitarla è stata un’esperienza istruttiva e per molti versi illuminante, come lo è stata questa conversazione nell’atelier di Vauvert con >>> Gilles Perraudin ed Elisabeth Polzella. GLASARCHITEKTUR
Lo shopping verticale di Francoforte
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febbraio 2009: apre a Francoforte una nuova parte della città, My Zeil. Architetti Doriana e Massimiliano Fuksas. Il nuovo shopping center è un elemento di un parte più grande formata da tre presenze architettoniche. Seguiranno fino al completamento la ricostruzione del palazzo Thurn und Taxis ultimato nel 1739 da Fürst Anselm Franz von Thurn und Taxis, maestro di Posta reale della nobile e importante famiglia cattolica tedesca, di origine italiana (i Tasso, nativi di Bergamo) distrutto dai bombardamenti della seconda guerra, e l’erezione del quartiere verticale Palais Quartier ad opera dello studio tedesco KSP Engel >>>
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IoArchitetto 27 - settembre ‘09
segue dalla prima
Memorie
dimenticate Hudson. Per quasi tutto il ventesimo secolo la High Line ha funzionato come linea trasportatrice di carne da inscatolare nel Meatpacking District, un tempo macelleria, oggi importante centro di avvenimenti mondani. L’abbandono delle attività conserviere ne segna anche la fine, e il 1980 è l’ultimo anno in cui un treno calca i binari della linea. Da allora la High Line inizia un costante e consueto processo di degrado: le strutture arrugginiscono, in alcuni tratti viene demolita e si riempie di erbacce fino al punto che sulla ex-sopraelevata crescono indisturbati perfino alberi di prima grandezza. Ma è proprio degrado quello di cui stiamo parlando? Il processo di “inselvatichimento urbano” con specie vegetali spontanee, ma capaci di prosperare sul piano completamente artificiale di un ponte, ha dato origine nel corso degli anni ad un meraviglioso e inaspettato nastro verde che vola sopra le strade e dal quale si aprono viste privilegiate verso il fiume. Consapevole del notevole potenziale della High Line, verso la fine degli anni ’90 un gruppo di cittadini ha iniziato a mobilitarsi contro la volontà di demolizione fino ad allora prevalente e per il suo recupero e conservazione. Il movimento cresce, si evolve e lancia nel 2003 un primo concorso di idee in forma aperta che vede la partecipazione di ben 720 progetti provenienti da 34 diverse nazioni. Verso la fine del 2004, una volta raggiunto l’appoggio economico delle istituzioni, attraverso un concorso a inviti, viene selezionato il gruppo formato dai paesaggisti James Corner/Field Operations e dagli architetti Diller/Scofidio+Renfro, che hanno la meglio sui concorrenti: Zaha Hadid con Balmori Associates + S.O.M. + studio MDA; Steven Holl con Hargreaves Associates; e Michael Van Valkenburgh Associates con D.I.R.T. Studio e Beyer Blinder Belle. L’aspetto più peculiare e notevole del progetto di Field Operations e Diller e Scofidio è la volontà di sostanziale conservazione delle specie vegetali spontanee, proponendo un interessante cortocircuito tra un suolo totalmente artificiale e un softscape apparentemente naturale e non addomesticato. Il sistema verde è
lo stesso o è del tutto simile a quello che nel tempo si è insediato sulla linea, è capace di autoregolarsi in base a dinamiche di interazione proprie e pertanto richiede un apporto manutentivo modesto. Fondamentale nel progetto l’intervento di Piet Oudolf, esperto paesaggista-botanico olandese. Il suo lavoro si basa sulla comprensione profonda dei principi di funzionamento di un giardino inteso come un ecosistema, ma finalizzato alla composizione di spazi di tanto elevata, quanto inconsueta qualità formale. L’arte di Oudolf, difficilmente imitabile, di governare o creare paesaggi o anche singole specie vegetali, spesso applicata a situazioni di grande rilievo e prestigio (come nei recenti Lurie Garden a Chicago o nel Battery Park, sempre a Manhattan), sta da qualche anno proponendo una nuova ed influente estetica nel disegno degli spazi aperti. In particolare, nel progetto della High Line le nuove piante sono state scelte armonizzandole o ripetendo le preesistenti in base a criteri di resistenza, estetica e appartenenza alle specie native. A progetto completato la High Line è un parco lineare che conserva tratti dei binari preesistenti e dove le superfici pavimentate si dipanano mescolandosi all’apparente disordine del verde in “stile naturale” il cui disegno, pur conservando l’aspetto spontaneo originario, ha un rigoroso ordine compositivo e tecnico. Nel disegno di Field Operations/Diller Scofidio tutto si fonde, il verde con la pavimentazione, le panchine ed altre attrezzature con il piano calpestabile. Quel che più conta è che questo progetto, che vede ormai la partecipazione di un foltissimo numero di sostenitori e di donatori, tra i quali alcune star di Hollywood (tra queste l’attore Ethan Hawke, voce nel video che racconta la storia del progetto), sia una provocatoria e quanto mai reale dimostrazione della potenzialità legata al recupero di situazioni di apparente abbandono urbano: un’esperienza di successo, dato che la prima sezione della High Line è stata aperta nel giugno 2009 e la seconda lo sarà entro la fine del 2010.
In prima pagina, vista aerea verso sud della High Line tra la 14th e la 15th Street West In questa pagina, vicino al titolo una foto storica della linea in funzione e la High Line oggi © 2009 Iwan Baan
Carlo Ezechieli
segue dalla prima
Lo shopping verticale di Francoforte und Zimmermann. My Zeil si appropria della strada commerciale famosa per i palazzi barocchi che hanno dato ospitalità e commercio alla parte interna della città storica completamente ricostruita negli ultimi anni. L’edificio progettato da Fuksas è una interpretazione attuale dei department stores anglosassoni e ne trattiene tutte le caratteristiche tipologiche principali: la compresenza di attività commerciali diverse, lo sviluppo verticale e qui la glass architektur della Festhalle alla Fiera di Francoforte. L’edificio di otto piani si estende per circa 77.000 mq ed è avvolto da un mantello trasparente di vetro che accompagna come un vortice il visitatore dalla “linea” della strada (Zeil) alla luce della terrazza senza mai venire a contatto con l’aria. L’ingresso poco visibile lascia spazio all’enorme cavità vitrea della facciata che assorbe il rispecchiamento delle vetrate e collega
il “disordine” del prospetto con l’assenza della copertura: è un tessuto inorganico. L’interno è formato da strati che lasciano passare i visitatori attraverso cavità ogivali nelle solette. I piani si raggiungono attraverso un gioco incrociato di scale a motore che incrociano se stesse a livelli differenti. Il successo è immediato e la folla percorre senza ritorno i percorsi casuali della struttura. Al fondo della hall c’è l’uscita verso il “nuovo” palazzo Thurn und Taxis e il Palais Quartier. I tre elementi non hanno motivi di dialogo per forma, storia e destino. Lo Zeil un tempo confine commerciale tra giardini e bastioni è ora uno spartiacque tra due punti piuttosto che tra due direzioni e le facciate dei complessi commerciali sembrano aprire un varco per i passanti per richiudersi nell’oblio una volta trascorso il richiamo. Marco Botta
Percorsi incrociati muovono secondo logiche inaspettate tra gli otto piani di My Zeil
L’enorme cavità vitrea ricavata nella facciata principale lungo lo Zeil
settembre ‘09 - IoArchitetto 27
Avanguardia vernacolare segue dalla prima
GILLES PERRAUDIN
La classica domanda imbarazzante: come definirebbe il suo lavoro in 30 secondi? Essenziale: 1 secondo! Nonostante alcune opere di impostazione apparentemente hi-tech, la sua architettura rivela un approccio ben radicato nella tradizione. Da cosa si sviluppa? Credo che nel mio lavoro ci sia un riferimento costante al mito di Icaro e Dedalo: Dedalo è l’architetto, conosce le leggi della materia, ed è quello più ancorato a terra. Icaro è più etereo, più fantasioso, ma alla fine si rivela un fallimento. È un riferimento che ricorre in molti miei progetti, come nelle case in pisè che ho costruito tanti anni fa e dove riprendevo una tecnologia molto diffusa nelle antiche case presenti in quella zona. Al basamento in terra cruda era sovrapposto un po’ di Icaro, con elementi semitrasparenti in vetro e acciaio. Un architetto può essere un artista, ma il suo lavoro è per prima cosa quello di soddisfare esigenze molto pratiche e bisogni sociali molto concreti. Da questo punto di vista credo che il principio di base sia sempre un ritorno all’essenziale, alle componenti di base. La massa dell’edificio, il suo peso sono aspetti fondamentali, e più e massiccia e pesante la sua sostanza, più alto è il suo spirito. Del resto anche le rappresentazioni del Buddha ritraggono sempre una figura massiccia proprio perché simbolicamente a questa corrisponde uno spirito più alto. Il suo lavoro recente sembra essersi orientato in modo più deciso verso l’utilizzo di tecnologie non convenzionali, e in qualche modo arcaiche, come la pietra massiccia. L’utilizzo della pietra massiccia ha avuto origine proprio nell’edificio in cui ci troviamo, terminato nel 1995. Dovevo costruire a basso costo e rapidamente un edificio con caratteristiche adatte alla conservazione del vino. È una struttura ripartita in 5 campate, tutte di 5,25 di larghezza. La costruzione si basa sulla sovrapposizione di monoliti di 2x1 metri, per 50 centimetri di spessore, che avviene secondo schemi necessariamente logici, dato che il peso di circa 2 tonnellate di ogni blocco non permette né i fronzoli né le gratuità dell’architettura che va di moda ultimamente. È talmente essenziale che l’ho costruito da solo, senza ditta, semplicemente noleggiando la gru e l’operatore e dirigendo le operazioni direttamente sul posto. I blocchi sono a secco e gli impianti passano a pavimento o a soffitto. Sono solo tre materiali tutti assemblati a secco: la pietra, il legno della struttura di copertura e del pavimento, vetro per le finestre e policarbonato alveolare per la luce tra una trave e l’altra. Dovendolo ristrutturare o demolire i singoli materiali si possono separare molto facilmente per il successivo riutilizzo e riciclaggio. Abbiamo poi ripetuto lo stesso principio costruttivo in altre due
cantine, una a Nizas, nei pressi di Montpellier e l’altra, più recente, nel monastero di Solan e in una scuola a Marguerittes, vicino a Nimes. Attualmente stiamo realizzando un Museo del vino a Patrimonio, in Corsica. Il suo lavoro è riconosciuto a livello internazionale nel campo della “green architecture”. Da dove ha inizio il suo interesse per l’ecologia e l’ambiente? Quasi tutto il mio lavoro si sviluppa a partire da un interesse profondo per l’architettura vernacolare. Tutti i migliori esempi di architettura vernacolare sono una sintesi perfetta di aspetti come l’orientamento, il corretto utilizzo di materiali e tecnologie, il giusto rapporto con l’ambiente e il paesaggio che si è evoluta e perfezionata nel corso di centinaia, forse migliaia di anni. Il mio interesse per tutto questo ha avuto inizio, quando ero ancora studente, durante un periodo di lavoro e apprendistato con André Leveraux nella città di M’zab in Algeria, dove tra l’altro mi sono avvicinato al lavoro, secondo me notevole, di Hassan Fathy. Sarà infine che la mia formazione era originariamente come ingegnere e solo successivamente come architetto, ma ogni mia architettura parte sempre da un’analisi profonda delle tecnologie e delle soluzioni tecnico-costruttive, con un’attenzione particolare alle culture locali. Un approccio di tipo funzionalista sembra essere la forza dominante nel campo dell’architettura “ecologicamente orientata”. Non stiamo perdendo qualcosa per strada? Credo che un approccio di tipo funzionalista si riveli con particolare evidenza in soluzioni ad alto contenuto tecnologico il cui obiettivo è quello della soluzione di questioni “ecologiche”. In realtà mi sembra che in questo modo si cerchi di risolvere problemi partendo dagli stessi presupposti da cui hanno avuto origine. E questo ovviamente non funziona. A ben guardare anche la mania delle case ad alta efficienza energetica non è altro che l’ultima trovata commerciale per vendere nuovi prodotti e in fondo per complicare un po’ le cose. Questo anche alla luce del fatto che, facendo un’analisi attenta, si scopre che l’utilizzo in edilizia di isolanti come la lana di vetro o il polistirene in spessori notevoli, equivale a 30 o 40 anni di riscaldamento invernale. Considerando poi che in 30-40 anni un cappotto è da rifare, il bilancio ambientale non è mai rispettato. La questione di fondo è: ne vale la pena? Non è meglio semplificare? Il problema è che i regolamenti assecondano questa tendenza e rendono impossibile la realizzazione di alcune soluzioni come quelle dell’edificio in cui ci troviamo (realizzato prima dell’entrata in vigore dei regolamenti sull’efficienza energetica delle costruzioni N.d.C.) in quanto troppo “disperdenti”. L’ossessione degli ultimi tempi per
gli isolamenti mi ha esasperato al punto di dire: “c’è un ponte termico: perfetto!”. Cos’è alla fine questo edificio se non un ponte termico totale? Lo stesso problema crede possa valere anche per tecnologie “intelligenti” come il solare fotovoltatico? Forse sì, come dicevo credo sia sempre importante fare un bilancio complessivo e sforzarsi di semplificare. Parafrasando Le Corbusier che diceva che una casa è una “macchina per abitare”, tutti gli edifici vernacolari sono delle fantastiche macchine bioclimatiche, capaci non solo di provvedere ottimamente al comfort abitativo, ma anche di entrare in completa armonia con il luogo e con il paesaggio. Ho visto edifici in Algeria pensati e articolati in modo tale che gli abitanti si trovano nei vari momenti del giorno ad occupare prevalentemente il locale con le condizioni migliori di temperatura e di illuminazione. Tutto il contrario di questi recenti e infernali edifici che, appena si stacca la spina, muoiono ...con tutti gli abitanti. Quali sono le principali influenze nel suo lavoro? Quali del passato e quali del presente? Come dicevo sono stato molto influenzato da Andrè Leveraux e da tutta l’architettura vernacolare. E tra i contemporanei, anche se non sono fonte d’ispirazione, ammiro molto il lavoro di Ralph Erskine,
autore di lavori e studi interessantissimi durante il suo lavoro in Svezia, di Jorn Utzon, autore tra le altre cose di una bellissima casa in blocchi di pietra massiccia a Maiorca, e di Peter Zumthor, che trovo una figura davvero interessante. Come vede il futuro dell’architettura? Considerando che non tutto il male viene per nuocere, forse l’attuale crisi finanziaria porterà al risanamento di una situazione che considero malata. In generale però non sono ottimista. La tendenza alla complicazione è ormai totale tant’è che mentre una costruzione in pietra massiccia non trova il sostegno né delle ditte né del governo, una rivestita in pietra con un nuovo tipo di vite e con un aggancio brevettato sì. Questo corrisponde a sinergie profonde tra cultura dominante e trovate produttivocommerciali, come del resto il dover necessariamente abitare in locali tutti rigorosamente alla stessa temperatura, o concepire ambienti del tutto stagni e impermeabili. Penso che l’importante sia capire bene, in modo critico, le soluzioni tradizionali consolidate nel tempo e in un determinato luogo. Il bello è che guardando alla tradizione lei sta facendo innovazione? Non è una specie di avanguardia? Avanguardia vernacolare, mi suona bene! Carlo Ezechieli
Flashalessandrobelgiojoso Il Museo Guggenheim di New York (Frank Lloyd Wright, 1952)
Dal 1980 anno in cui vince il primo premio in un concorso internazionale sulle energie solari passive, Gilles Perraudin si è imposto sulla scena internazionale per la sua ricerca nel campo delle tematiche ambientali in architettura, occupandosi da lungo tempo della riduzione delle emissioni di CO2 sulla totalità del processo di costruzione. Un’esperienza che dopo 8 anni di studio ha portato alla realizzazione dell’Accademia del Mont-Cenis a Herne in Germania completato nel 1999. Gilles Perraudin è stato vincitore di numerosi premi e riconoscimenti, come la medaglia d’oro del Premio Tessenow nel 2004 ed il premio internazionale architettura di pietra nel 2001.
ELISABETH POLZELLA
Architetto associato dell’Agence Perraudin, docente dal 2003 alla École d’Architecture du Languedoc-Roussillon.
In prima pagina interno della cantina-atelier di Vauvert intorno al patio centrale © Serge Demailly In alto a sinistra schizzi preliminari e pianta della cantina; sopra, una fase della costruzione in blocchi di pietra massiccia Foto Agence Perraudin
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IoArchitetto 27 - settembre ‘09
brevi / camilla morlacchi
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ARCHITETTURE CONTROVERSE Sollevarono polemiche fin dalla presentazione le “vele” di Paolo Portoghesi a Bassano del Grappa: troppo vicine al centro storico, troppo alte, irrispettose del contesto secondo l’associazione Civicity e il suo fondatore Sergio Los, un precursore dell’architettura bioclimatica, che al loro posto immaginò un nuovo pezzo di città con edifici per forma e materiali ad elevata inerzia termica, piste ciclabili e aree pedonali. A fine agosto la nuova amministrazione, di segno opposto alla precedente giunta PdL, azzera le delibere e rimette in discussione il futuro dell’intera area Parolini.
FOTOVOLTAICO FLESSIBILE * PER LA RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE
Più volte prorogata, la dismissione della discarica di Malagrotta (Roma), che raccoglie i rifiuti della capitale, ha preso il via anche con l’installazione, su 21.300 mq della falda sud, di un impianto fotovoltaico a film flessibile di produzione Uni-Solar di potenza complessiva di 1 MWp. Attivo dallo scorso anno, in 12 mesi l’impianto ha prodotto 1.432 MW. Il film PV sottile Uni-Solar viene fissato senza sostegni alla leggera copertura in calcestruzzo stesa in precedenza e successivamente ricoperto da membrane impermeabilizzanti a protezione dell’impianto stesso e del sito. Energia pulita, risparmio di suolo, riqualificazione ambientale per la discarica della discordia.
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TRAMVIA IN CENTRO? MEGLIO DI NO Anche Matteo Renzi, nuovo sindaco di Firenze, è perplesso sulla fermata Duomo della linea 2 della tramvia. Sostenuta con forza dal suo predecessore Leonardo Domenici malgrado il parere negativo che era emerso dal referendum consultivo condotto tra la cittadinanza, probabilmente la tramvia di Firenze dovrà ripensare il suo percorso. Non si sa mai.
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IL PRINCIPE O IL ROYAL INSTITUTE? Sollevano questioni di costituzionalità nel Regno Unito gli interventi del Principe Carlo in difesa di quella che ha recentemente chiamato “architettura organica”. Le pressioni esercitate per fermare One New Change di Jean Nouvel vicino a St. Paul’s e l’inatteso stop a Chelsea Barracks di Richard Rogers inducono il presidente del RIBA Sundan Prasad a chiedersi se in una monarchia costituzionale un membro della casa reale non debba in realtà astenersi da interventi puntuali.
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SALERNO ARCHIVIO DELL’ARCHITETTURA CONTEMPORANEA Il rinnovamento urbanistico in atto a Salerno dagli anni Novanta ha per protagonisti molte firme dell’architettura contemporanea: da Santiago Calatrava a David Chipperfield, da Zaha Hadid a Oriol Bohigas, Massimo Pica Ciamarra, Jean Nouvel, Nicola Pagliara, Dominique Perrault, Raul Ruisanchez, Tobia Scarpa e Maria Aubock. Opere che ora saranno documentate dalle fotografie di Pino Musi per formare un nuovo archivio dell’architettura contemporanea. Voluto dal sindaco Vincenzo De Luca e dal sovrintendente Giuseppe Zampino, sviluppato in collaborazione con il Politecnico di Milano, l’archivio troverà posto nella torre della cultura del nuovo “Crescent” progettato da Ricardo Bofill per Piazza della Libertà.
* IUAV CALL FOR PROJECTS Per il convegno “luoghi dell’archeologia e usi contemporanei”, che si
terrà a Venezia il 19 e 20 novembre 2009, l'area di ricerca Architettura e Archeologie dell'Università Iuav di Venezia invita architetti e professionisti a presentare interventi, progettati o realizzati negli ultimi dieci anni, nei quali le testimonianze archeologiche siano fattore costitutivo e rilevante per la valorizzazione dei luoghi e delle loro identità. I progetti selezionati saranno presentati al convegno, esposti in una mostra e oggetto di pubblicazione on line, attraverso stampa o su Digital Library Iuav. Termine per la presentazione della call: 2 ottobre 2009. www.iuav.it/Ricerca1/ATTIVITA-/aree-temat/architettu/convegno/call/index.htm
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TUTTA LA CERAMICA SUL WEB Sono divise nelle due macro aree dei pavimenti-rivestimenti e del bagno; possono essere ordinate per collezione (già online l’autunno/inverno 2009/2010) e ricercate, oltre che per azienda, per stile, tipologia, destinazione d’uso, formato, designer e certificazioni. Di ogni prodotto la scheda tecnica, immagini e il link diretto all’azienda che le produce. Quello di italiatiles è il più ampio data-base della ceramica al mondo. http://products.italiatiles.com
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IL MOTORE DI RICERCA DEL LATERIZIO Con 500.000 download all’anno, Costruire in Laterizio (Sole-24 Ore Business Media) offre informazioni, competenza e aggiornamenti legislativi dal sito di ANDIL. Tutte le annate del bimestrale dedicato a uno degli elementi fondamentali della tradizione architettonica sono ricercabili per numero o per parola-chiave. Scegliere la barra arancione Costruire in laterizio sul sito www.laterizio.it
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ERRATA CORRIGE Sullo scorso numero di IoArchitetto, parlando dell’ADI Design Index, ne abbiamo attribuito la paternità grafica a Italo Rota anziché a Italo Lupi. Ce ne scusiamo con entrambi.
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TRIESTE AL CENTRO E Vienna, Budapest, Lubiana: nell’architettura dipinta di Marco Petrus in mostra a Trieste (ex Pescheria, Riva Nazario Sauro 1) dal 25 ottobre al 29 novembre rileggiamo l’unicità e la poesia dei paesaggi urbani della città e di luoghi che come Trieste erano altrettante porte d’Europa. Per Petrus (Rimini, 1960) l’architettura è pretesto per la pittura, e questa a sua volta è pretesto del viaggio e dell’esplorazione da cui nascono le grandi tele: punti di vista ribassati e dettagli architettonici per leggere l’anima, a Trieste particolarmente malinconica, degli edifici.
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MENDRISIO, GLI APPUNTAMENTI D’AUTUNNO Prosegue fino al 2 novembre a palazzo Canavée l’esposizione dedicata al Bagno di Bellinzona di Aurelio Galfetti, Flora Ruchat-Roncati e Ivo Trümpy e riprendono le conferenze del giovedì (ore 20) con: il paesaggista Michel Desvigne l’8 ottobre; l’architetto Wang Shu il 22 ottobre; l’architetto Alberto Kalach il 12 novembre, Ken Adam e Sir Christopher Frayling, rettore del Royal College of Arts di Londra il 3 dicembre. Apre il 26 novembre con un’introduzione dello storico dell’arte Werner Oechslin l’esposizione delle architetture di Michele Arnaboldi. www.arc.usi.ch
Risparmio mediterraneo Mix di innovazione, progettazione bioclimatica e tradizione architettonica nella demo-house di Velux
A
pprofittare del Piano Casa non deve necessariamente tradursi nella “stanzetta in più”. Perché non utilizzare il bonus di volumetria per realizzare ambienti a doppia altezza migliorando il comfort abitativo di tutto l’edificio? Questo è il suggerimento di Velux e della sua demo-house a risparmio energetico átika recentemente installata a Rho/Pero in collaborazione con Fiera Milano. Con le sue finestre per tetti Velux ha già reso abitabili mansarde di tutto il mondo; ora l’esempio di átika fornisce un modello di architettura sostenibile per interventi di ristrutturazione e sopraelevazione di edifici da riqualificare. L’idea è semplice: ottimizzare le risorse del clima e della latitudine attraverso il controllo del sole e della ventilazione naturale. A differenza di altre tipologie di case in classe A+, cioè a consumo passivo, dove l’attenzione si concentra sull’aspetto invernale,
UN SALUTO Nato a Bucarest nel 1931, è scomparso recentemente Guido Canella. Si era laureato nel 1959 al Politecnico di Milano dove insegnò per molti anni. Protagonista di un dibattito teso alla definizione di un corretto rapporto tra progetto contemporaneo e tradizione storica, fu collaboratore di Casabella. Tra il 1978 e il 1985 pubblicò la rivista di urbanistica Hinterland e in seguito la rivista di architettura contemporanea Zodiac. Tra i suoi lavori ricordiamo il Municipio di Segrate, del 1963, figura complessa di corpi geometrici affacciati sulla piazza disegnata da Aldo Rossi.
átika garantisce un’efficienza energetica e un benessere interno ottimali sia con il caldo che con il freddo. È un modello abitativo per la casa mediterranea e, come le antiche domus romanae alle quali si ispira, si struttura intorno al patio centrale, con un orientamento strategico delle camere che favorisce il raffrescamento. Il tetto a falde è l’ideale per captare la luce solare e favorire la circolazione dell’aria, poiché l’inclinazione particolare permette un’ampia scelta nel posizionamento delle finestre e dei pannelli solari. I pavimenti (Cotto d’Este) e i rivestimenti della cucina e del bagno (Modulnova) sono realizzati in lastre di kerlite, leggera e resistente; all’esterno la cooperativa sociale Cascina Bollate ha selezionato piante graminacee non idrovore, per un giardino a “basso consumo” e di facile manutenzione. Alice Orecchio
KLIMAENERGY AWARD 2009 116 i Comuni e gli enti pubblici che hanno presentato i loro progetti per affrontare i temi del risparmio energetico e dell’uso di energie rinnovabili. I 6 vincitori selezionati dalla giuria, che riceveranno il premio il 24 settembre a Bolzano, nel corso di Klimaenergy 2009 sono il Comune di Reggio Emilia, 8 comuni veneti che con Legambiente e Achabgroup hanno creato un gruppo d’acquisto di pannelli fotovoltaici per i privati e il Comune di Campo Tures (5.196 abitanti) per un progetto di tele-riscaldamento. Premi speciali per Napoli, Settimo Rottaro (TO) e l’amministrazione penitenziaria di Roma. www.klima-energy.it
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IN VIGORE I NUOVI CODICI DEONTOLOGICI È entrato in vigore l’1 settembre il nuovo codice deontologico per la professione di architetto che si adegua alla legge Bersani. L’art. 41 introduce la possibilità di farsi pubblicità e l’art. 42 ne stabilisce i limiti. Nuovi anche i codici di pianificatori, conservatori e paesaggisti nonché per la professione di architetto iunior. www.awn.it/AWN/Engine/RAServePG.php/P/115471AWN0800
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DESIGN PER. Si tiene a Napoli dal 6 all’11 ottobre la settimana internazionale della grafica organizzata da AIAP (l’associazione italiana per la progettazione visiva). Più di 50 professionisti e studiosi parteciperanno agli incontri, tavole rotonde e workshop per cercare momenti di confronto e risposte sul design della comunicazione visiva nell’editoria, ambiente, nuovi linguaggi e impresa, i quattro © Gianluca Tramontano ambiti di approfondimento. Cuore dell’evento è il Pan a cui saranno collegati il Museo Madre, l’Accademia di Belle Arti, il Rettorato della Seconda Università degli Studi di Napoli. Informazioni e iscrizioni ai workshop su www.aiap.it
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INDUSTRIALE SU MISURA Ricombinando liberamente i formati, i decori, le superfici e le resistenze, la gamma di 200 pavimentazioni multistrato standard di Pergo arriva a 200.000 diverse possibilità (per superifici di almeno 500/1.800 mq). Ma se la previsione di progetto riguarda una superficie di almeno 10/12.000 mq, con myPergo® l’architetto può creare un nuovo colore per uno dei decori esistenti o creare, insieme ai tecnici dell’azienda svedese che ha inventato il laminato un nuovo decoro. www.pergo.com
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LUCE, ARTE, TESSILI A COMO Dal 26 settembre al 15 novembre a Como Miniartextil2009, rassegna d’arte contemporanea con 54 minitesili selezionati tra quasi 400 progetti e installazioni di artisti internazionali tra cui “orbita in luce” di Jens J. Meyer, in tessuti elastici e fibra di carbonio. Il 15 ottobre alle 17 (chiesa di San Francesco) tavola rotonda moderata da Arturo Dell’Acqua Bellavitis su “luce tra arte, architettura e design”.
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recuperi / daniela baldo
LeTerrazze
da scheletro a centro polifunzionale Il progetto Le Terrazze ha ricevuto il premio Hospitality Award 2009 nella categoria Innovation. I progetti finalisti sono esempi di riqualificazione di edifici dismessi che hanno dato e daranno vita a soluzioni turistico-alberghiere di qualità.
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al recupero del passato - una struttura eretta oltre sedici anni fa e mai completata - a complesso multifunzionale e ricettivo con un progetto architettonico di qualità che supera la soluzione semplicistica della demolizione per evolvere in un esito distributivo di alto profilo. Questa è la trasformazione progettata dallo Studio Marco Piva per il centro Le Terrazze, inserito nel paesaggio trevigiano a Carità di Villorba: un’architettura che ospita spazi da fruire e da vivere, pensati non solo per aggregare gli abitanti del complesso, ma anche per agevolare i rapporti esistenti tra edificio, città e territorio. In tutto 16.000 mq tra hotel, residence, abitazioni private, arricchiti da ambienti per la collettività come biblioteca per bambini, uffici, sale riunioni, negozi e studi professionali. La struttura La maglia strutturale di pilastri e travi caratterizza fortemente le facciate della struttura originariamente destinata ad accogliere un grande centro commerciale, la cui presenza incombeva sul contesto circostante. L’edificio a volumi digradanti si articola su più piani orientati a diverse destinazioni d’uso distinte e collegate tra loro. Il piano interrato prevede parcheggi per gli abitanti della struttura e per gli utenti delle zone comuni; il piano terra si relaziona con il contesto urbano ed è destinato ad attività commerciali; il primo piano è destinato a uffici, spazi espositivi e attività artigianali nonché un hotel 4 stelle e alloggi di un residence; hotel e residence occupano anche il secondo piano; il terzo accoglie abitazioni private e il quarto un’ampia terrazza panoramica e si caratterizza per la presenza di giardini pensili di pertinenza delle abitazioni sottostanti. Il complesso è collegato da percorsi che permettono di passeggiare a più livelli, affacciandosi sulla corte interna, la “piazza” a cielo aperto, e le sue terrazze. Con l’effetto scenico degli elementi strutturali, l’edificio gioca sui temi della trasparenza e dell’opacità grazie alla scelta di materiali tecnici quali vetro, acciaio, alluminio e teak. Il verde, pensato come elemento architettonico, fornisce il trait d’union tra il contesto circostante, essenzialmente agricolo, e quello iperattivo della statale Pontebbana (importante arteria di collegamento del territorio veneto in prossimità dell’autostrada) su cui si affaccia la struttura.
In alto la planimetria generale del progetto; sotto, foto di cantiere: i volumi digradanti della struttura permettono di realizzare numerose terrazze ai piani, che con il verde pensile in copertura caratterizzeranno l’edificio
LE TERRAZZE Progetto architettonico Studio Marco Piva Progetto strutturale e direzione lavori Tecnobrevetti Progettazione impianti elettrici e meccanici MTD, Meneghetti Technology Development Consulente marketing brb Proprietà Idea Verde
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lo studio / nadia rossi
Progetti a tre dimensioni Integrazione tra architettura, design e comunicazione per affrontare diverse tematiche progettuali
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lberto Apostoli non teme la contaminazione tra marketing e architettura, che anzi considera positiva perché permette di comprendere meglio stili di vita, visioni, aspettative e bisogni contemporanei facendoli convergere nel progetto. Contaminare dunque per combinare l’energia creativa dell’architettura, l’originalità e la funzionalità del design e il pathos degli elementi comunicativi, dando vita a uno spazio progettuale e creativo a tre dimensioni: l’architettura definita da spazio, luce e volume; il design definito da forma, materiali e tendenze; più il colore, la grafica e le tecniche della comunicazione. Una filosofia che permette al giovane studio veronese di affrontare diverse tematiche progettuali realizzando progetti connotati da energia e carattere. Marketing e progetto convergono dal 2007 anche nella divisione Brandesign, che affianca le aziende nella creazione e promozione del valore della marca. Obiettivo benessere In risposta alla crescente domanda di aree wellness private, Alberto Apostoli ha dato il via a Home Spa, un filone progettuale incentrato su una nuova tipologia di residenza dove il luogo del benessere psico-fisico non è una mera estensione o rivisitazione dell’area bagno ma il nuovo spazio centrale dell’abitazione, progettato di volta in volta secondo le specifiche esigenze del committente e capace di esprimere una forte personalità stilistica, con dotazioni tecniche professionali e una grande attenzione al dettaglio. Ne è esempio l’installazione realizzata all’ultimo salone italiano del golf di Verona in partnership con aziende come Squassabia, Alifor, Gessi, Eiffelgres, Technogym, Jacuzzi, Performance in Lighting, Antico È, Stenal, Proxy Italia: un’area outdoor con mini piscina affiancata da una suite con letto circolare in pelle bianca, vasca idromassaggio a incasso, zona bagno con lavabi e schermi a tutta altezza in vetro/tessuto bianchi e neri e, sull’altro lato, da uno spazio benessere con attrezzature professionali da palestra, doccia emozionale e una sauna in vetro, legno di cedro e ardesia. Integrazione ambientale Il Residence Santa Caterina a Verona, dove sono iniziati da poco i lavori, è un progetto di architettura residenziale che comprende la realizzazione di 11.000 mq di parco pubblico. Qui lo studio Apostoli ha previsto la costruzione di 53 residenze per una volumetria complessiva di 21mila mc su due piani fuori terra, con un vasto piano interrato che contribuisce a creare la distribuzione dei blocchi. L’architettura è contraddistinta da elementi verticali in tre finiture (intonaco, pietra e laminato stratificato verde) che incastrandosi con apparente disordine creano le diverse residenze e danno vita a percorsi esterni ricchi di sor-
ALBERTO APOSTOLI
Nato a Verona nel 1968, si laurea in architettura a Venezia nel ’93. Nel ’97 apre con il fratello Francesco lo Studio Apostoli & Associati, al quale nello stesso anno ne segue uno a Guangzhou e nel 2007 uno studio di rappresentanza a Casablanca. Le numerose le realizzazioni in Italia e nel mondo spaziano tra diversi campi d’azione: architettura residenziale e commerciale, ospitalità, benessere, retail, ambienti di lavoro e design di prodotto.
Sopra, il filone Home Spa vede il luogo del benessere psico-fisico come nuovo spazio centrale nell’abitazione; A destra il progetto del Guanxi Spa Resort in Cina Sotto, planimetria generale del Residence Santa Caterina in costruzione a Verona
Scusimanonhocapitobene / nora fumagalli
Andiamo
al nocciolo
prese visive. Il progetto del verde prevede la realizzazione di giardini pensili, pareti verdi decorative e percorsi pedonali in pietra. Le essenze sono selezionate tra quelle tipiche del territorio. Nel cuore dell’area sono stati creati uno spazio piscine e un piccolo centro benessere.
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l governo italiano ha approvato il 28 luglio una mozione che, confrontando la produzione di energia solare termodinamica (o solare a concentrazione) e nucleare, privilegia la seconda date le “numerose criticità” legate alla tecnologia del solare a concentrazione (“difficoltà realizzative dovute al siting”, minore “efficienza”, “costi molto elevati”, l’impianto non è “alla portata di piccoli imprenditori privati”, gli impianti realizzati non sono “persuasivi nei risultati”). È quindi logico trarne la conclusione che una centrale nucleare abbia pochissime criticità, non dia alcun problema di siting, costi poco, sia realizzabile da ogni piccolo imprenditore che lo desideri e sia estremamente persuasiva nei risultati. Una centrale nucleare è quindi “più conveniente”. Cioè non conviene investire nell’illimitata energia solare che non produce scorie radioattive che smaltire non si può, ma bisogna accumulare e stoccare. Continuiamo a non capire affatto bene.
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pubblico&pubblico /
Museo e Palazzetto dello sport a Vercelli
Un colonnato in acciaio modula le diverse funzioni dell’edificio che dialoga con il contesto limitrofo
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in fase di realizzazione il progetto per il Museo e il Palazzetto dello sport della città di Vercelli, risultato di un concorso internazionale vinto nel 2005 dallo studio di architettura Derossi Associati. Il nuovo insediamento completa il grande lotto urbano che comprende un parco, un campo da calcio e una piazza adibita a parcheggio che il progetto prevede interrato, a favore di una nuova organizzazione dell’area. Le due unità si trovano in un medesimo edificio che su tre lati riprende i fili stradali esistenti, mentre il quarto, che si affaccia sul campo sportivo, adegua il volume alla presenza di alcuni alberi secolari. La struttura dell’edificio è metallica. La copertura del Palazzetto, che può contenere fino a 1000 persone, è costituita da una struttura spaziale semicircolare. La palestra è situata in testa al campo e può trasformarsi in palcoscenico per spettacoli, concerti e altre occasioni di intrattenimento. Il piano interrato ospita gli spogliatoi e i locali impianti. Il Museo, articolato su tre piani, comprende alcune sale espositive, un bookshop e una caffetteria; quest’ultima è situata al piano terra e ha accesso diretto al giardino. La facciata principale a ponente del complesso, lungo via Derna, è costituita da un colonnato in acciaio a tutta altezza il cui ritmo è modulato dalle funzioni contenute: verso nord definisce un porticato alto che dà accesso alla hall di ingresso (che si espande in altezza sui tre piani permettendo l’affaccio delle diverse funzioni in un unico spazio) sia del Museo sia del
Palazzetto; procedendo, le vetrate protette da frangisole danno luce ai percorsi di distribuzione; più oltre scompaiono ricoperte da una parete di lamiera per garantire l’oscuramento della palestre e dei servizi. La facciata est verso il campo da calcio è in parte chiusa per proteggere il campo interno, mentre la parte che si affaccia sul giardino presenta una grande vetrata. Le facciate nord e sud dialogano con il contesto limitrofo. Nel suo complesso, l’edificio garantisce all’architettura un rigore compositivo ritmato dal colonnato e dall’immagine forte, consona allo spirito della parte post-medioevale della città di Vercelli; al contempo la sua capacità comunicativa anticipa le funzioni ludiche e culturali che si hanno all’interno. Due grandi scritte sui muri offrono le prime informazioni e rendono meno monumentale l’insieme. Progettazione architettonica Derossi Associati (architetti Pietro Derossi, Paolo Derossi, Davide Derossi) e arch. Cristina De Marco Strutturale ing. Alberto Ferrarotti Impianti Prodim - ing. Matteo Bo Geologico Ugo De La Pierre
Sopra, vista esterna della hall di ingresso di Palazzetto e Museo; sotto, planimetria del progetto e vista aerea del complesso
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milano postindustriale 1 /
Progetto
Maciachini D
alla Carlo Erba, una delle più antiche industrie chimiche e farmaceutiche europee, al progetto Maciachini nella piazza intitolata all’architetto che disegnò il Cimitero Monumentale di Milano. Il concetto che guida la riqualificazione dei 96.000 mq dell’ex stabilimento industriale è quello di un parco polifunzionale che comprende uffici, spazi commerciali, food park, luoghi per il tempo libero e la cultura, con ampie zone verdi intervallate da fontane, strade e piazze, per offrire ai frequentatori spazio e tranquillità. Nell’investimento è prevista anche la
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realizzazione dei primi due chilometri di “raggi verdi”, il nuovo progetto di piste ciclabili sviluppato dallo studio Land di Andreas Kipar, che collegherà la stazione MM Maciachini con il Parco Nord contribuendo alla riqualificazione della zona. Già inaugurati gli uffici Zurich (Mac9), il completamento del parco è previsto per il 2010. L’investimento è realizzato da Doughty Hanson & Co Real Estate con la partecipazione di Bpd Property Development e la società veicolo Maciachini Properties. Europa Risorse ha realizzato il masterplan.
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1) Mac7 - 2) Mac6 - 3) Mac5 - 4) Uffici prima fase - 5) Food park / Autogrill - 6) Uffici Zurich Headquarter / Mac 9 7) Parco e parcheggio pubblico interrato - 8) Teatro - 9) Museo - 10) Uffici e negozi - 11) Fitness - 12) Piazza con negozi e servizi
Mac 5 6 7 colore a Milano
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l cuore del nuovo Business Park di piazzale Maciachini è rappresentato dai tre edifici? Mac5, Mac6, Mac7, quasi 33mila mq di GLA progettati dallo studio tedesco Sauerbruch & Hutton, che ha puntato sulla “vivibilità del business” e che ai benefici di tipo funzionale, come le dotazioni tecnologiche e l’ampia disponibilità di parcheggi, affianca quelli di tipo ambientale come la certificazione energetica in classe A e la presenza di grandi aree verdi e spazi per il relax. Cellule modulari prefabbricate rivestite in vetro colorato serigrafato compongono le facciate realizzando un sistema che permette di aerare in modo naturale l'involucro dell’edificio e agisce da schermo contro l’irradiamento solare. I moduli posti davanti alle finestre sono orientabili con movimentazione motorizzata e automatica a seconda dell’angolo di incidenza dell’irradiazione solare. La gamma cromatica dei pannelli spazia dal rosso-arancio al verde-blu, scelti per integrarsi nel contesto circostante pur permettendo agli edifici di emergere nel panorama urbano. Mac5 e Mac6, collegati tra loro da una main hall in vetro con scala centrale, si sviluppano su
5 piani (Mac6 è sormontato da una torre di ulteriori 2 piani) con una GLA complessiva di 20.200 mq. Mac7 è un edificio indipendente di circa 12.000 mq. Ai 5 piani base si aggiunge una torre di ulteriori 4 piani. Gli interni Visto dall’interno il Business Park mantiene le caratteristiche di modernità e flessibilità. All’illuminazione naturale che rende gli spazi ancora più ampi e ne potenzia le possibilità di utilizzo, si uniscono corpi illuminanti appesi per gli uffici ed altri incassati nel controsoffitto tipo spot-light negli spazi centrali garantiscono una luminosità pari a 500 lux. Faram ha fornito gli arredi per gli uffici e le partizioni mobili realizzate con Dinamico, il nuovo sistema d’arredo composto da due elementi modulari correlati tra loro, in grado di definire un gioco creativo di forme e volumi: un binario con sezione a X in estruso di alluminio e un morsetto in pressofusione di lega d’alluminio permettono di configurare il prodotto secondo le più svariate esigenze. Marcela Velazquez
MATTHIAS SAUERBRUCH
Nel 1989 ha fondato con Louisa Hutton uno studio di architettura che oggi ha due sedi, a Londra e Berlino. Sauerbruch & Hutton Architects si occupa di progetti di diverse tipologie, spaziando dall'urbanistica al design di interni con una particolare attenzione alla sostenibilità ecologica.
I moduli in vetro colorato posti davanti alle finestre fanno da schermo ai raggi solari e caratterizzano gli edifici Mac 5 6 7
milano postindustriale 2 /
Edison Project a Sesto San Giovannii Q
uando venne posta in liquidazione, nel 1981, la Ercole Marelli compiva 90 anni. Negli anni ’60, quando costruiva locomotive per le ferrovie cilene e argentine, a Sesto San Giovanni lavoravano 7.100 dipendenti. Ora su quell’area è da poco stato completato l’Edison Project, primo investimento italiano di Nexity (suoi numerosi edifici della Défense a ovest di Parigi), progettato da Garretti Associati. Il complesso si caratterizza architettonicamente per l’articolazione dei tre edifici, generata dallo sfalsamento di due corpi di fabbrica rispetto a un nucleo centrale vetrato (la “bolla”) che costituisce il fulcro distributivo dell’impianto. Il secondo elemento caratterizzante è il sistema di frangisole continui, costituiti da lamelle in cotto, una particolare tipologia di vetrate basso emissive, eseguiti con profili estrusi in cotto sostenuti da
una struttura in acciaio zincato. Entrambe le caratteristiche discendono dall’attenzione agli aspetti energetici che ha guidato le scelte progettuali: le bolle, per ottenere una compattezza dei corpi di fabbrica - che in profondità superano i 21 metri - utile ad ottimizzare la climatizzazione e conseguire significativi risparmi; i frangisole, per massimizzare l’utilizzo della luce naturale. La stessa ricerca di efficienza ha portato all’adozione di facciate strutturali in CA fino a 25 cm di spessore e al completo isolamento a cappotto che elimina i ponti termici e migliora ulteriormente l’inerzia termica degli edifici. Infine, un sistema di climatizzazione a piano adottato per la prima volta in Italia - MTA, moduli trattamento area - migliora il comfort ambientale e semplifica la manutenzione. Scelte che hanno consentito altresì di ottenere un’elevata flessibilità
nell’utilizzo degli spazi interni: il citato sistema a piano MTA, evitando i fan coil a soffitto riduce l’altezza dei controsoffitti ed elimina le dorsali principali di distribuzione dell’aria; la profondità dei corpi di fabbrica e la distribuzione concentrata tra le due ali degli edifici libera per i layout interni tutte le aree perimetrali. In particolare, ogni piano ha la zona prospiciente le facciate sud e nord destinata alle aree di open space, con oltre 200 mq di spazi uffici finestrati su tre lati e due soli pilastri intermedi. La maglia costruttiva di 1,35 m permette di avere uffici singoli con una larghezza di 2,70 m per 5,40 m, pari a 14,58 mq.
La “bolla” nucleo centrale vetrato è il fulcro distributivo di Edison Project
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Mac 9 al centro la corte
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na piazza sopraelevata sorretta da un ordine gigante di pilastri affaccia su un sottostante giardino, protetto dai basamenti di quattro corpi di fabbrica che si intersecano ortogonalmente. La soluzione scelta da Scandurrastudio rende la nuova sede di Zurich Assicurazioni a Milano parte integrante del nuovo parco su cui sorge, permeabile a nuovi percorsi pubblici indipendenti dall’accesso agli uffici. Il complesso, che si sviluppa su 9 piani fuori terra, è un ibrido tipologico, un edificio a basamento e un edificio su pilotis, un impianto che abbina la misura volumetrica dei corpi a stecca con la calma della corte interna e la lievità di un corpo sollevato e trasparente. La facciata principale è il corpo più alto a ovest, sovrastato da una struttura geodetica che riveste il vuoto ottenuto da una sottrazione al volume dell’edificio. Un’ossatura primaria genera la curva principale e un reticolo secondario si collega alla copertura, ai prospetti e alla facciata realizzando una lanterna verso il centro della città. Gli interni Funzionalità e comfort sono stati i riferimenti del progetto di interior design realizzato da Digit & Associati. Il layout di piano garantisce
la massima flessibilità all’interno di un impianto architettonico definito agli angoli da quattro “core” - ascensori-scale-servizi - per la distribuzione verticale. Attorno alla corte sono organizzate la reception e le facilities: ristorante, bar, auditorium, palestra, mini-spa. Al nono piano gli uffici direzionali e la boardroom. Il layout del piano-tipo ha una superficie di circa 2500 mq e può ospitare fino a 265 persone con due corpi di fabbrica di profondità 16 m e due corpi di 6 m. I primi ospitano uffici chiusi o piccole sale riunioni delimitati da pareti mobili Permasteelisa ad alto grado di isolamento acustico da un lato; dall’altro i team-office, gruppi di quattro postazioni delimitate da contenitori di altezza moderata che creano un ambiente raccolto. Ogni team-office si compone di scrivanie, cassettiere, armadi-contenitori e armadi-guardaroba di colore grigio chiaro prodotti da Estel. Nei corpi di fabbrica di profondità minore, oltre alle zone operative suddivise da team-office si trovano le print, coffee e smoking areas. Tutti i piani ospitano inoltre alcuni salottini semiaperti di forma circolare in plexiglas opalino arancione. L’illuminazione è ad personam, con lampade dotate di rilevatore di presenza per un migliore risparmio energetico. Nadia Rossi
ALESSANDRO SCANDURRA
Laureato al Politecnico di Milano con una tesi sulla riqualificazione urbana di un’area della periferia milanese, dal 1993 lavora con l’architetto Umberto Riva occupandosi di progettazione architettonica a varie scale e con il regista teatrale Giorgio Barberio Corsetti sulla sperimentazione di avanguardia negli ambiti della rappresentazione e della visione.
STUDIO DIGIT & ASSOCIATI
Gli architetti Egidio Tordera e Pier Giuseppe Diodato fondano lo studio Digit & Associati nel 1999, cominciando a occuparsi di spazi commerciali per alcuni gruppi internazionali e per le prime catene di ristorazione apparse sul mercato italiano. Lo studio ha inoltre accumulato una notevole esperienza nell’edilizia residenziale, industriale, nel recupero edilizio ed in particolar modo nella progettazione di uffici.
In alto l’interno del geode che sovrasta i 9 piani di un’ala della nuova sede di Zurich; a fianco planimetria e prospetti del complesso; sotto, scorcio dell’ingresso
PAOLO GARRETTI
Nato nel 1953 a Buenos Aires e laureato in architettura al Politecnico di Milano, Paolo Garretti fonda Garretti Associati nel 2005 (già dal 2000 Aukett+Garretti come joint venture con lo studio di progettazione inglese Aukett). Composto da numerosi professionisti, attraverso un approccio multidisciplinare, Garretti Associati è uno studio di progettazione integrata specializzato in architettura del lavoro e progettazione di uffici e spazi ad alta tecnologia. Molti i lavori nell’area milanese, tra cui il Bodio Center e, più recenti, le residenze ex Sieroterapico a Milano e l’Energy Park a Vimercate. Di Garretti il concept della rete nazionale di Genialloyd
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riqualificazioni / nadia rossi
Restituito ad abitanti e turisti il centro storico di Bienno GRUPPO ZAN
È un’associazione temporanea tra professionisti prevalentemente indirizzata allo svolgimento di incarichi per conto di enti pubblici. All’interno del gruppo sono costanti il confronto e l’interscambio di competenze al fine di assicurare qualità al lavoro e una tensione concettuale che mira alla qualificazione del progetto all’interno del panorama architettonico, rendendolo riconoscibile e qualificabile. Suoi fondatori sono gli architetti Massimo Nodari, Pietro Giorgio Zendrini e Giorgio Azzoni.
L’architetto Massimo Nodari
Il porfido di Bienno protagonista di un intervento rispettoso della natura e della cultura del luogo
Committente Comune di Bienno Progetto Massimo Nodari (progetto architettonico), Giorgio Azzoni, Pietro Giorgio Zendrini
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metà strada tra Brescia e il passo del Tonale, a 450 m d’altitudine si trova il comune di Bienno che si presenta con una conformazione urbana ricca e significativa. La necessità di riqualificare le adiacenze all’edificio municipale fa parte del progetto di rinascita del centro storico avviato negli ultimi anni dalla pubblica amministrazione. Il nucleo storico della cittadina ha una forma compatta, strutturata in due settori: il blocco geometrico che deriva dalla fondazione romana con rete viaria organizzata sull’ortogonalità e quello più articolato con disposizione curvilinea, secondo l’andamento del colle, di formazione medievale. Per gli architetti Massimo Nodari, Giorgio Azzoni e Pietro Giorgio Zendrini che hanno realizzato il progetto di riqualificazione dell’area, la struttura organizzativa del nucleo più antico ha assunto un significato di documentazione storica e il riferimento decisivo del progetto. Impresa esecutrice è stata Tecnorestauri. La piazza-giardino Il progetto ha messo in atto un recupero di luoghi e spazi a lungo inutilizzati o sottoutilizzati. A cominciare dall’ex giardino storico. In posizione intermedia tra la sede municipale e palazzo Simoni Fè, l’area occupata da ciò che rimaneva del giardino storico è stata parzialmente pavimentata con lastre di pietra a corsi paralleli, a correre, di porfido cavato nel comune di Bienno dello spessore di 3 cm. Per rendere più fruibile questo spazio è stata realizzata una loggia civica, struttura architettonica semplice e lineare cche definisce il nuovo intervento urbano creando un portico di testata. Si tratta di uno spazio coperto impostato sulla ripetizione di un modulo base di forma quadrata in corten con luce netta di 2,46 metri e altezza di 3,48 sorretto da 7 coppie di colonne a base quadrata: elementi monolitici in porfido di Bienno. La copertura è realizzata con struttura in travi scatolari in lamiera corten di 27x30 cm su cui è impostata un’orditura secondaria che sorregge il controsoffito sempre in corten a moduli quadrati. Anche qui la pavimentazione è in lastre di porfido di Bienno. Lateralmente al portico è stato realizzato un collegamento con il piazzale-parcheggio a una quota inferiore rivestito con lastre di granito. I cortili Il recupero dei cortili di palazzo Simoni Fè ha permesso la circolazione pedonale in una delle poche aree aperte del centro storico, caratterizzato
Impresa esecutrice Tecnorestauri srl
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www.ioarch.it Direttore responsabile Sonia Politi Direttore scientifico Carlo Ezechieli
Redazione (redazione@ioarch.it) Nadia Rossi (caporedattore), Daniela Baldo Mara Corradi, Alice Gramigna, Luca Ruggeri, Elena Sauter, Marcela Velazquez, Koki Yoshida, Mariella Zoppi
In alto, la nuova piazza antistante il “teatrino” e, a destra, la nuova loggia civica, dalla struttura semplice e lineare; sopra, planimetria generale dell’intervento
da un’edificazione intensiva. È stato inoltre riaperto un androne porticato ostruito nel tempo da percorsi impiantistici. I cortili adiacenti al palazzo e a un ingresso al locale teatrino costituiti da due spazi di forma rettangolare ortogonali, sono stati pavimentati con la posa di una superficie lapidea in cubetti di porfido su un massetto rinforzato con rete elettrosaldata di connessione. Frontalmente alla facciata del teatrino è stata realizzata una superficie quadrata in lastre, utilizzabile come pista da ballo o scacchiera. Le alberature caducifoglie sono state conservate e ripristinato l’accesso al giardino pensile adiacente i cortili. Il teatrino L’edificio è un manufatto storico articolato attorno a una sala con antica destinazione di scuderia coperta con una volta a tre centri intersecata da cinque lunette cieche per lato. Successivamente ampliata con l’aggiunta di uno spazio scenico è diventata locale per spettacoli i cui spazi non rispettavano i
requisiti di legge per tale destinazione. Il restauro ha previsto la riqualificazione del sistema sala-palcoscenico e dei locali adiacenti. Per garantire l’accesso diretto tra i locali di servizio (retropalco e camerini) è stata realizzata una “scatola scenica” imposta sul boccascena di forma cubica e costituita da un telaio metallico con giunti imbullonati reggente dei tamponamenti costituiti da pannelli in legno lamellare che definiscono la nuova scena e controllano acusticamente la risposta della sala. La copertura è costituita da una parte fissa e praticabile in corrispondenza del boccascena e una mobile con meccanismo di basculaggio elettrificato con angoli variabili da 0 a 30°. Il meccanismo ottimizza la risposta acustica della sala in occasione di spettacoli musicali. Lungo tutto il perimetro della sala è stato realizzato un rivestimento con pannelli in legno per un’altezza di circa 1,20 m. La facciata esterna è un naturale fondale per spettacoli o danze all’aperto. È stata restaurata con nuove integrazioni di intonaco e colorazione dei decori.
Rubriche Alessandro Belgiojoso, Davide Crippa, Nora Fumagalli, Camilla Morlacchi, Marco Penati, Joe Zaatar © Diritti di riproduzione riservati.
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archivisioni / antonio morlacchi
L’edicola del futuro
Fondamentale quanto trascurato elemento del paesaggio urbano, le edicole diventano oggetto di totale ripensamento
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el mondo dell’informazione la velocità del cambiamento è tale che l’editore del New York Times ritiene che entro tre anni il suo giornale non sarà più venduto su carta ma solo in formato digitale. Il kindle di Amazon, l’inchiostro digitale e altri device che permettono di leggere libri e news su uno schermo portatile sono già realtà e la loro possibile evoluzione consiste negli schermi pieghevoli che si potranno arrotolare come il vecchio quotidiano. Scenari che mettono in discussione anche il tradizionale ruolo dell’edicola, che oggi segna in maniera determinante il paesaggio urbano. Ma se l’impatto tradizionale è spesso caotico, da bazaar, le edicole sono un elemento di socialità e di servizio che rischia di scomparire con l’avvento di nuove forme di informazione la cui fruizione può avvenire in totale autonomia individuale. Nell’ambito di Bridgedesign, iniziativa promossa da Innovhub, il centro per l’innovazione della Camera di Commercio di Milano, la scorsa primavera tre giovani designer hanno ripensato alle funzioni dell’edicola e immaginato le sue possibili evoluzioni. Interrogandosi sul ruolo di servizio svolto dai chioschi diffusi nelle città greche, Evangelos Karapetsas ha sviluppato un progetto in cui l’edicola riordina queste funzioni e integra la nuova cultura digitale per trasformarsi in un open-outlet di nuova socialità: servizi (consultazione di google maps, stazione di ricarica cellulari), minimarket per i piccoli acquisti dell’ultimo minuto, bar con tavolini digitali su cui scorrono le ultime nozie, distribuzione e vendita di informazioni per una nuova agorà
Qui sopra e in alto a destra, le nuove postazioni informative urbane nel progetto di Carlo Trevisani; sotto il titolo il chiosco multiservizi di Evangelos Karapetsas
Progetto: Bridgedesign di Innovhub, Camera di Commercio di Milano Committente: Consuledis, società di consulenza a editori di quotidiani e periodici Project leader: Shaker Srl (Walter Oscar Mauri, Andrea Menin, Sara Mauri) Supervisor: Patrizia Scarzella e Valentina Downey Tutor: Sam Sannia Team: Evangelos Karapetsas, Carlo Trevisani, Luigi Semeraro
più vicina alla visione di Habermas che a quella di Platone. Pur nella sua natura disordinata, l’edicola è oggi un fulcro del territorio dove si svolge il “rito quotidiano” del consumo dell’informazione. Partendo da questa centralità urbana Carlo Trevisani ne ha immaginato la possibile evoluzione ambientale conservandone la continuità rituale. L’edicola di domani diventa allora un modulo multimediale capace di diffondere informazioni audio, consultabili via touch screen e scaricabili in formato digitale previo micropagamento. Al modulo-base, che assicura un’informazione ubiqua e diffusa, si possono aggiungere elementi per la vendita simili ai chioschi che conosciamo, utili in luoghi di aggregazione come stazioni e aeroporti. Sull’innovazione della trasmissione digitale dell’informazione
insiste anche la visione di Luigi Semeraro che nei suoi step di trasformazione, da luogo di scarsa identità che conosciamo, a cui l’accumulo di merci ibride ha tolto dignità, prevede per l’edicola un primo intervento puramente funzionale per poi passare alla digitalizzazione della consultazione, prima con la videoproiezione e poi con schermi touch screen che permettono lo “sfoglio”, fino ad arrivare alla vendita di contenuti digitali trasferiti su supporti materiali di nuova concezione (la futura digital paper). Una simile edicola, collegata con il mondo, potrà lanciare in ogni momento del giorno le ultime notizie, sostituendosi agli strilloni dell’Ottocento e ai blog del nostro tempo, recuperando quella credibilità e garanzia delle fonti che è un altro dei problemi che oggi assillano il mercato dell’informazione.
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progetto del mese / ex cotonificio rossi a vicenza
Nasce sull’acqua
un nuovo pezzo di città
L’articolazione architettonica e paesaggistica del progetto si inserisce con rispetto nel contesto ambientale assegnandogli nuove funzioni
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intervento progettato dall’architetto portoghese Gonçalo Byrne in collaborazione con l’architetto paesaggista João Ferreira Nunes si sviluppa nell’area che fino all’ultimo decennio del secolo scorso ospitava il cotonificio industriale Rossi, a Vicenza. L’ubicazione delle fabbriche era stata scelta nel punto in cui confluiscono i due fiumi cittadini - Retrone e Bacchiglione - subito al di fuori delle mura storiche, alla base del colle Berico. Intorno ai primi anni 2000 il Comune aveva individuato in quest’area dismessa il luogo ove collocare il nuovo tribunale cittadino, i cui lavori sono in fase di ultimazione. L’intera area è soggetta a un piano attuativo (PIRUEA) che oltre al tribunale prevede volumetrie da destinare a commercio, uffici, abitazioni. Il suo perimetro comprende il sedime storico del Cotorossi e una porzione di terreno non edificato al di là del fiume Bacchiglione, per una superficie complessiva di 100.000 mq circa. Il progetto Grande attenzione è stata posta al contesto ambientale in cui si inserisce
l’intervento. Il progetto degli edifici (complessivamente 47.000 mq edificabili) riduce al minimo la loro altezza valorizzando il ruolo degli argini fluviali, che diventano elementi portanti della rete dei percorsi pedonali e ciclabili. Nel settore compreso tra i due fiumi l’edificato si sviluppa attorno a uno spazio pubblico centrale: una piazza pavimentata sotto la quale si trovano due piani di parcheggi interrati. Lungo il lato ovest, sulla sponda del Retrone, la piazza è delimitata da un lungo edificio a 4 piani fuori terra in posizione arretrata rispetto al fiume. Il suo piano terra è attraversato da quattro gallerie coperte che realizzano una continuità visiva e spaziale tra la piazza e la lista lungo il fiume. Di qui partono i percorsi pedonali e ciclabili che, grazie a una passerella, proseguono lungo le sponde dei fiumi. L’edificazione lungo il lato est della “penisola” (sponda del Bacchiglione) è risolta con una serie di edifici di 4 o 5 piani fuori terra. Il lato nord è definito da una cortina edilizia chiusa che marca la separazione rispetto al nuovo edificio del tribunale; le
Dal basso all’alto, render della parte a est con edifici di 4 o 5 piani fuoriterra; il lungofiume con percorsi pedonali e ciclabili su cui si affacciano elementi ridotti in altezza
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GONÇALO BYRNE
Nato ad Alcobaça, in Portogallo, nel 1968 si laurea alla Scuola di Belle Arti di Lisbona, quindi collabora con l’architetto Teotónio Pereira. Inizia l’attività professionale autonoma costruendo il quartiere di Chelas (Lisbona 1972-74), un vasto insediamento residenziale che rivela curiose affinità con quanto in quegli anni andavano realizzando architetti italiani quali Carlo Aymonino e Aldo Rossi. È anche urbanista e paesaggista (ha vinto nel 2002 il concorso per il parco Forlanini di Milano) e si inserisce all'interno della terza generazione della scuola portoghese. I suoi progetti si caratterizzano per la grande attenzione ai contesti locali.
JOÃO FERREIRA NUNES
Nato a Lisbona nel 1960, si laurea in Architettura del paesaggio presso l'Instituto Superior de Agronomia da Universidade Técnica di Lisbona. Ha conseguito il Master in Architettura del Paesaggio presso l’Istituto Superiore di Agronomia dell'Università Tecnica di Lisbona. È fondatore dello Studio di Architettura Paesaggistica PROAP con cui esercita la sua attività professionale. Ha elaborato numerosi progetti prevalentemente in Portogallo e anche in Italia: ha vinto il concorso per il Parco Forlanini a Milano, il Parco urbano di Ferrara e il Lungomare di Trieste.
funzioni previste sono di tipo terziario/ direzionale, con una modesta quota di residenza nei piani più alti dei tre edifici a pianta trapezoidale. Attraversando la passerella sul fiume si giunge al settore meridionale dell’area di intervento che prevede una destinazione residenziale e si sviluppa con edifici di 3-4 piani con tre tipologie principali: case collettive isolate disposte con angolazioni diverse lungo l’arco definito dalla sponda del fiume; case collettive in linea sul fronte urbano delimitato da un parcheggio pubblico a raso; case a schiera nella parte interna del lotto. Anche in questo caso è prevista una piastra coperta a uso semipubblico sotto la quale si trovano i parcheggi, la cui superficie è interamente trattata a verde. La viabilità dell’intero lotto viene completamente modificata e si muove lungo un anello a senso unico tutto intorno all’area del progetto con un solo attraversamento interno che consente l’ingresso-uscita dai due blocchi di parcheggi interrati posti al di sotto del polo commerciale (450 posti auto) e della piazza pubblica pedonale (600). Architettura e paesaggio La singolare posizione geografica del sito rende particolarmente significativa la riflessione sull’impatto tra le nuove architetture e il paesaggio circostante. I due settori principali in cui è stato diviso il progetto (quello tra i due fiumi e al di là del Bacchiglione) sono stati trattati in modo diverso sia dal punto di vista funzionale, sia da quello architettonico. Più compatto e
monumentale il primo, più aperto e naturale il secondo. È stata data particolare importanza all’arrivo da sud, lungo la strada che corre al piede dei monti Berici, dove il progetto si presenta tramite la serie di edifici sparsi lungo l’argine fino a incontrare la “prua” degli edifici direzionali sulla punta della penisola fra i due fiumi. La facciata ovest del lungo corpo a uffici è caratterizzata
dal movimento lievemente ondulatorio dei tre piani superiori, a sbalzo rispetto al filo rettilineo del piano terra. Il lato est presenta una maggiore frammentazione del volume edificato da cui spiccano, in particolare, i tre edifici più alti a pianta trapezoidale. I fronti dei diversi edifici sono caratterizzati da numerose variazioni sul tema della protezione solare. Trattandosi di edifici a destinazione
prevalentemente direzionale, è stato scelto un ampio utilizzo del vetro mediato da schermature esterne fisse o mobili in grado di controllare il flusso di luce che penetra negli ambienti interni. Nel settore di piano al di là del Bacchiglione la funzione di tipo residenziale ha richiesto l’uso di una misura architettonica più contenuta, direttamente rapportabile all’uomo.
Ex Cotonificio Rossi
Progetto architettonico arch. Gonçalo Byrne Progetto paesaggistico arch. João Ferreira Nunes Superficie totale 47.000 mq commerciale 12.000 mq residenziale 18.500 mq direzionale 16.500 mq Parcheggi coperti 1.100 posti auto Impresa costruzioni Giuseppe Maltauro
Sopra, la planimetria del progetto sull’area delimitata dai fiumi Retrone e Bacchiglione; accanto, un render con vista aerea del progetto
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marmomacc / nadia rossi
archimateriali /
Il giardino di Alice
Mosaici
contemporanei Il Casone presenta una nuova collezione in Pietra Serena
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a Pietra Serena è un’arenaria di colore grigio azzurro chiaro a grana media compatta, poco porosa e non geliva. Deve la sua luminosità alle lamelle cristalline di mica che ne riempiono gli interstizi; l’ottima lavorabilità e la resistenza meccanica la rendono adatta a utilizzi ornamentali di rivestimento anche per uso esterno. In collaborazione con il laboratorio artigianale Dimensione Mosaico di Ravenna, l’azienda fiorentina Il Casone propone ora la linea Mosaico in Pietra Serena, nei formati Spina (formato foglio 29,5x29,5), Quadrato (31x31), Muro (31x31), Aste (28,5x28,5), Spaccato (28x28) e Seminato (37,5x37,5). Le dimensioni, i formati e gli accostamenti cromatici grazie a inserti in diversi colori e materiali, sono studiati per valorizzare in modo sobrio ed elegante ambienti bagno nel settore residenziale e spazi benessere. www.ilcasone.it
Un’installazione oversize di Patricia Urquiola
M
arbleous Garden è un giardino incantato formato XL interamente in marmo, onice e pietra da ammirare nell’area espositiva 7B di Marmomacc, dal 30 settembre al 3 ottobre a Verona. La base misura 6 x 6,5 m e l’altezza massima è di 2,1 m. Ideato dalla designer Patricia Urquiola reinterpreta pezzi della collezione Landscape per Rosenthal, dove l’uso di materiali come marmo, pietra e onice giocano tra chiari e scuri, luci e ombre, bassorilievi e pattern, vuoti e pieni. Contornata da un grilliage, la composizione si presenta su un vassoio ricamato: al suo interno il visitatore è circondato da vasi dalle dimensioni enormi, tazze rovesciate come sedute, ciotole che diventano vasche, in uno scenario da Alice nel paese delle meraviglie. Le texture non sono solo decorazione superficiale, ma diventano una sorta di bassorilievo espresso in diverse altezze, concave o convesse, visibili solo attraverso trasparenze e realizzate tramite un connubio tra le tecniche tradizionali di engraving e quelle della foratura a controllo numerico. Colori naturali e vegetazione animano lo scenario dell’installazione realizzata in collaborazione con quattro aziende del settore del marmo e della pietra: Budri, Grassi, Marsotto e Testi Fratelli.
Marmo di Carrara Uniscono l’antica tradizione e la più avanzata tecnologia gli intarsi e i mosaici di Budri. Per l’installazione ha realizzato il vassoio (la base) in marmo di Carrara.
Onice Marsotto lavora con tecnologie moderne marmi, graniti, pietre e agglomerati con cui realizza progetti di arredo e interior design. Ha ricostruito i quattro pouf ricamati sulla superficie.
Pietra Dalle cave di Grassi Pietre viene estratta la pietra di Vicenza nelle versioni Giallo dorato, Bianco avorio, Grigio argento, Pietra del mare e Grigio Alpi. Sua la struttura geometrica a grilliage.
Marmo L’attività estrattiva di Testi Fratelli avviene nelle sue cave in Sardegna e Piemonte; l’azienda è anche importatrice di marmi e graniti grezzi. Suoi la vasca e il grande vaso. Fotografie di ©Alberto Parise
italian marble show / daniela baldo
La civiltà della pietra A Beirut, un allestimento di Marco Piva propone nuovi valori estetici del materiale lapideo
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farzo, opulenza e splendore sembrano i valori che il mondo arabo tende ancor oggi ad attribuire al marmo. Non esattamente quel che si intende per contemporaneità, mentre la pietra, che come ricorda l’architetto Marco Piva ha accompagnato l’umanità lungo tutta la sua evoluzione, ha ancora un lungo cammino di bellezza davanti a sé, se solo sapremo rinnovare i nostri linguaggi progettuali. Alla ricerca di nuovi valori estetici era finalizzato l’allestimento del giugno scorso che l’ICE ha commissionato all’architetto milanese: 120 mq all’interno del padiglione italiano alla XIV edizione di Project Lebanon. Dopo millenni di continuo lavoro su questo materiale, dopo le più raffinate indagini chimico-fisiche sui suoi componenti, le capacità espressive e funzionali sembrano ormai note, ma di fronte a nuove esigenze progettuali il marmo non smette di stupirci e, attraverso processi sempre più complessi e tecnologicamente avanzati (idrogetti ad altissima pressione, incisioni laser, passaggio sotto macchine spazzolatrici o lucidatrici a sei assi di lavorazione), naturalità e artificialità si contaminano. In contrasto con
il suo peso specifico, il marmo riesce così a diventare sinonimo di leggerezza. Da materiale statico e pesante diventa leggero, trasparente, policromo, modulare, flessibile, ibridato con altri materiali naturali e di sintesi quali legni, vetri, ceramiche, metalli, plastiche o fibre di carbonio. Conservando l’unicità del colore e delle venature che rende ogni pietra diversa dall’altra. In partnership con importanti aziende italiane quali Budri, Cava Romana, Testi Fratelli e Santa Margherita, sono state realizzate textures che creano un affascinante e mutevole gioco di luci e ombre attraverso pieni e vuoti, grafismi, ondulazioni, incisioni, contrasti di lucido e opaco, sabbiature a profondità diverse, superfici scavate e riempite con glitter di mica annegati in resine epossidiche fino a complessi intarsi e trafori di marmo montati su vetro temperato bianco latte retroilluminati. Una rivisitazione che offre nuove suggestioni all’architettura e al design, per raccontare domani la storia di oggi, resistendo all’aggressione del tempo. Leggero, trasparente, modulare: la nuova dimensione del marmo
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luce e architettura /
Luce dalla pietra
Integrazione totale
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ondata a Urbino nel 2000, è dalla tradizione architettonica del Montefeltro che Ca’Belli trae ispirazione per il design dei suoi corpi illuminanti che coniugano il classico con un design contemporaneo essenziale. Come nella serie Elettra, lampada da parete per interni e esterni formata da semicerchi in vetro float (o plexiglas in caso di sorgenti fredde) e pietra leccese ricavata da concio con lavorazione artigianale. Il modello base (cm 22 x 29 x 9, due alogene di max 60 Wo una fluo di max 24W) evolve nella lampada Repetita con la ripetizione degli elementi che porta la lunghezza a 51 cm, con la possibilità di ospitare sorgenti luminose a fluorescenza di 36W. La ricerca di eleganza dalla materia ha portato i giovani designer dell’azienda a indagare le potenzialità dell’ardesia ligure dando vita a Sissi, una lampada-scultura dove la pietra, frammentata in diversi riquadri posti su diverse inclinazioni e illuminata da un’unica fonte, crea una luce radente che mette in risalto la texture unica del materiale. www.cabelliluce.com
nder-Cover è un’azienda che produce elementi modulari di illuminazione ed è anche il nuovo materiale composito su cui si basa la collezione Soft Architecture di Flos, forte di una licenza di esclusiva per il settore illuminazione con il giovane marchio belga. Presentata all’ultimo Euroluce, la tecnologia under-cover consente una perfetta integrazione delle fonti luminose nelle partizioni e soffittature interne, senza soluzione di continuità tra l’alloggiamento della luce e il materiale del rivestimento. Resistenza e durata allontanano il rischio di crepe e spaccature; la leggerezza del materiale ne favorisce l’inserimento in controsoffittature leggere. Il progettista può scegliere tra forme standard presenti in catalogo o creare forme ad hoc in funzione del progetto. Under-cover è un materiale incombustibile ed è certificato cradle-to-cradle lungo l’intero processo, dalla produzione allo smaltimento. www.flos.com
Perfetta integrazione tra luce e architettura con gli elementi modulari Soft Architecture
Dall’alto, lampada da parete per interni ed esterni Elettra nella versione singola; corpo illuminante e lampada scultura da parete per interni in ardesia lavorata Sissi
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archipremi /
Green Good Design 2009 Dal più antico premio di design al mondo al premio per il design sostenibile. Nominati i vincitori di quest’anno
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ood Design è il premio di design più antico al mondo. Fondato nel 1950 da Eero Saarinen, Charles e Ray Eames e Edgar Kaufmann, Jr, fin dalle origini ha concentrato il suo interesse verso le produzioni più innovative, avanzate e visionarie per l'originalità delle idee. Nel 2007 sono stati più di 400 i prodotti e i progetti grafici selezionati da una giuria di esperti, a fronte di un numero record di iscrizioni da tutto il mondo. Alla vigilia del 60° anniversario del Premio, insieme a The European Centre for Architcture Art Design and Urban Studies il Chicago Athenæum ha avviato anche il Green Good Design, che focalizza l’attenzione su progetti e prodotti sostenibili e in linea con i più elevati standard di compatibilità ambientale.
Il fine è individuare i percorsi di progettazione, gestione, produzione e costruzione in grado di migliorare la qualità ambientale riducendo le emissioni inquinanti e l’utilizzo di risorse non rinnovabili e sensibilizzando verso una visione più “verde” della concezione di design e architettura. Sette le categorie considerate e i relativi riconoscimenti: governi (1); imprese (6); fondazioni (1); professionisti (1); prodotti/industrial design (34); ambiente/ architettura del territorio (12); architettura (53). Il termine per la presentazione delle domande di partecipazione al Green Good Award 2010 è il 1° novembre 2009. Per info www.eruperanarch.it
SEZIONE ARCHITETTURA – Tre dei progetti premiati, in mostra fino al 30 settembre al Contemporary Space di Atene
ItcLab, nuovo centro ricerca di Italcementi
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rogettato dall’architetto Richard Meier, l’Itc Lab di Italcementi è stato progettato e realizzato nel rispetto del Leed (Leadership in Energy and Enviromental Design). Lo spazio di 11.000 metri quadri, di cui 7.500 adibiti esclusivamente a laboratori di ricerca, è inserito nel Parco scientifico e tecnologico Kilometro Rosso di Bergamo. La struttura sarà operativa tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011. Sulla copertura troveranno posto pannelli fotovoltaici che produrranno ogni anno oltre 54 MWh di energia, per un risparmio complessivo di 12,7 tonnellate di combustibili fossili, e che insieme a 250 metri quadri di pannelli solari, sottovuoto e ad alta temperatura, contribuiranno a ridurre le emissioni di CO2. Un ulteriore contributo all’ambiente consiste in un impianto geotermico che verrà utilizzato per climatizzare gli spazi. Previsto per il rivestimento l’utilizzo di TX Active di Italcementi, il cemento con ossido di titanio in grado di abbattere gli agenti inquinanti.
More eco
less ego
U
na proposta ambiziosa che l’architetto Joe Zaatar dedica alla sua città adottiva, Milano, in vista di Milano Expo 2015. Pensando alle esigenze di benessere abitativo e socialità, Zaatar ha fondato il suo progetto residenziale su quattro dimensioni: la dimensione dei collegamenti, con un ingresso dell’edificio coincidente con l’ingresso di una stazione della metropolitana milanese; la sfera della socializzazione, con un basamento pubblico, aperto al flusso e in grado di trasformarsi in spazio espositivo dell’arte, nonché di accogliere spazi di gioco per i bambini; la dimensione stanziale, dell’abitare privato, che raramente trova soddisfazione nelle tipologie “di mercato”: l’edificio immaginato da Zaatar prevede una grande varietà di tagli e ampie possibilità di personalizzazione degli spazi residenziali privati; infine, la dimensione della “riconciliazione” con la sfera naturale. Per questo la copertura del complesso è un “giardino dell’Eden” racchiuso in una bolla a disposizione di utti gli abitanti.
Ampliamento di un
Palazzo residenziale
È
firmato da Samyn and Partner e dallo Studio Valle Progettazione di Roma il progetto di ampliamento e rinnovamento del palazzo residenziale della sede della Commissione dell’Unione Europea a Bruxelles. Costruito tra il 1922 e il 1927, l’edificio sarà convertito in un cubo di vetro. La nuova doppia facciata è un patchwork di finestre di legno riutilizzate e ricoperte da una semplice smaltatura cristallina che offre eccellenti prestazioni di isolamento termico e acustico.
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design / marco penati
Pedrali, gli specialisti del contract L’evoluzione come fattore competitivo: un caso italiano di successo
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a sorpresa ci accoglie alla rotonda di una strada provinciale che da Seriate porta a Milano in mezzo alla campagna. Siamo a Mornico al Serio. Qui la provincia di Bergamo tradisce la sua essenza montana. Il paesaggio è inequivocabilmente di pianura. La sorpresa è trovare, in questo contesto, come se fosse sorta dal terreno, una costruzione elegante e raffinata. L’abbaglio che fosse sorta dal terreno si deve al fatto che è in parte sotto il livello stradale. Dai parcheggi si accede alla palazzina direzionale attraverso un ponte, mentre sotto di noi una vasca raccoglie l’acqua che, a velo, cade da una cascata alta cinque metri e lunga una trentina. Se Pedrali vuole impressionare i visitatori ci riesce perfettamente. L’interno è spazioso, ovattato e riposante. Ci lavorano molte persone, ma l’impressione non è quella un poco concitata che si coglie in genere nelle aziende. La stessa impressione di efficienza non ostentata la dà Morena Piacentini, responsabile marketing dell’azienda. Andiamo subito a vedere i reparti. Tutto nuovo e arioso, “siamo qui da 3 anni” ah, ecco! Fanno tutto all’interno, lavorazione del tubo, verniciatura, plastica. Qui bisogna fare un inciso. Mario Pedrali era un fabbro, nel ’63, che si specializzò in sedie e tavoli per il contract. Sapete, quelle che si trovavano ovunque nei ristoranti, i bar ecc. La plastica non era nella cultura di Pedrali, ma visto l’aumento cospicuo della produzione, si è deciso di dotarsi di macchine ad iniezione in grado di stampare una sedia in un colpo solo. Sul finire degli anni ’90 i figli Monica e Giuseppe si concentrano sulle sedie, e le fanno di design, curate nei particolari e di costo accessibile. Si, perché il mercato di riferimento continua ad essere il contract, anche per le sedie, e il prezzo è importante. Oggi, dall’azienda continuano ad uscire circa 2600 tavoli e 2500 sedie al giorno. Dove vanno? Una minima parte in Italia, l’85% del totale in tutto il mondo, ma soprattutto in Europa. Nello scorso anno il fatturato raggiunge quota 52 milioni di euro, e si punta ad aumentarlo rivolgendosi sempre al mercato contract. Da poco è stata aperta una unità produttiva di sedie in legno nella zona di Udine, zona per tradizione di grande cultura in questo settore. I Pedrali non vogliono delocalizzare all’estero, e vogliono controllare con coscienza il loro prodotto. Dal punto di vista etico una scelta corretta. Dal punto di vista industriale anche, e diremmo lungimirante, visto i risultati pasticciati di chi ha fatto il contrario. Il futuro è qui, nel credere a quello che si vuol fare e comportarsi di conseguenza. La comunicazione, attraverso le fiere e gli eventi 15/16 all’anno - testimonia la completezza di questa missione, e il catalogo è esemplare, sotto questo profilo. Chiaro come pochi, diviso per tipologie e a settori di una semplicità disarmante. Teniamo d’occhio questa azienda per il futuro, non cesserà di sorprendere. Sopra, un ponte porta alla palazzina direzionale di Pedrali; in alto sedute Miss You e Enjoy, al centro tavolo Surface, qui a fianco sgabelli Rubik
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outdesign / antonio morlacchi
Sei esterni per una casa I risultati del master 2009 di Poli.design
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rendete un’abitazione borghese dei primi del ‘900 con 1.000 mq di giardino collocata in un contesto urbano (il quartiere San Siro a Milano), immaginate una committenza e sviluppate un progetto di outdoor. Nella tesi finale dei 32 progettisti del terzo corso di alta formazione Outdoor Experience Design quella casa è diventata di volta in volta scuola d’infanzia, sede di un’associazione culturale, residenza del rampollo single della terza generazione della famiglia che l’ha costruita, locale di tendenza, luogo di lavoro, abitazione di un attore. Tre settimane di lavoro per organizzarsi in gruppi veri studi di progettazione on-the-fly - lavorare sul progetto e preparare presentazioni argomentate e convincenti. Nella loro sostanziale diversità, che esemplifica le infinite opportunità che l’outdoor offre, le proposte sono accomunate non solo dalla loro qualità ma da almeno tre elementi: l’outdoor non è il semplice orto/giardino; la sua progettazione, proprio perché richiede una profonda conoscenza delle specie vegetali - delle loro caratteristiche e esigenze manutentive - non può prescindere dal contesto; la crescente ibridazione di outdoor e indoor porta, per dirla con le parole di Arturo dell’Acqua Bellavitis, che del corso è direttore scientifico, a un open door che prefigura ambienti aperti e fluidi, in un continuum spazio-temporale che migliora la fruizione degli spazi.
Bosco Baloss Immaginando come committente una scuola materna, al gruppo di progettazione Karota Verde è bastato osservare i desolanti giardinetti comunali per sapere cosa non fare. Le necessarie attività di gioco, scoperta, apprendimento e riposo trovano allora spazio in un’integrazione di elementi vegetali e artificiali: a un vero orto si affianca una collina dove binari nascosti permettono di far scorrere cespugli artificiali, mentre l’angolo del riposo è un bosco da Alice nel paese delle meraviglie con oggetti fuori scala e, da un’altra parte, setti e portali definiscono un’area di sperimentazione artistica. Fuori Senso Dall’attico della sede dell’associazione culturale committente del gruppo Onde le tende si agganciano al perimetro esterno a rappresentare l’aria e a proteggere l’area conversazione disseminata di arredi Slide e ombrelloni
con illuminazione interna come costanzine fuori scala, mentre il fuoco caratterizza il secondo piano con il cor-ten di deCastelli che diventa scultura. Il gres brown che riveste l’ingresso rialzato è l’elemento terra dove trova spazio la sola specie vegetale ammessa, il bosso, che con la sua camaleontica predisposizione all’ars topiaria fa da quinta anche all’acqua negli spazi di relax Jacuzzi. Il giovane Brambilla, erede dorato, single e viziato della famiglia milanese e della sua casa, predilige le relazioni sociali e la casa e il suo esterno devono diventare lo spazio dell’incontro e della festa. Per questo il gruppo Graess coopta l’unico agronomo che frequenta il corso: ricerche accurate definiscono così le specie che arricchiranno l’outdoor del Brambilla Space: ma solo in gigantografie fuori scala retroilluminate, giacché il verde ha i suoi inconvenienti e le orchidee non vivono a Milano. La pavimentazione Florim a imitazione del legno smaterializza il piano terra per raggiungere la quinta finale di carpini (veri) mentre una quinta d’acqua fonde e separa insieme il piano interrato e lo spazio esterno, estensione indispensabile quando gli ospiti sono più di cinquanta. Acqua come elemento progettuale e come “prodotto” per lo store Fattidacqua, suggerimento neanche troppo sottinteso di Sottosopra: nella vasca a sfioro della zona evasione, che contiene ben quattro Jacuzzi, nei segni rigorosi che delimitano spazi e livelli
del dehor e del ristorante, nelle colonne luminose dove sfida la gravità. E materiali meravigliosi usati bene a definire uno spazio del lusso contemporaneo finalmente di buon gusto.
Con CTW di Dynamic Track invece la casa diventa un luogo di co-working aperto, flessibile e dinamico, facilitatore di incontri temporanei forieri di nuovi accordi e sinergie. Dal “sotto” della reception/incontro al “sopra” dello spazio ufficio vero e proprio, il verde viene interpretato e restituito in maniera sintetica e dunque a fare ombra sono icone di alberi, artificiali ma capaci di contenere le canaline per la rete elettrica e ethernet nonché un impianto di nebulizzazione in grado di raffrescare l’ambiente. Ma se il committente fosse Diego Abatantuono, milanese eccezziunale? Allora la casa diventa A.U.T. e il gruppo Outuo non può che ispirarsi al personaggio per progettare gli esterni, che svolgono funzioni di rappresentanza, relax, teatro, BBQ e pranzo, tra quinte verdi e protezioni tessili Parà che assicurano una fruizione prolungata degli spazi indipendente dalle condizioni atmosferiche.
Outdoor Exterior Design Corso di alta formazione di 120 ore riservato a 30 progettisti laureati Prossima edizione: 12-30 luglio 2010 Organizzazione: POLI.design, via Durando 38/a, Milano formazione@polidesign.net Direzione scientifica: Arturo dell’Acqua Bellavitis Direttore: Nicola R. Ticozzi Coordinatore: Gianpietro Sacchi Tutor: Barbara Bisconcini San Cristoforo; Marina Monteforte Partner accademico: SUN (Fiere e comunicazioni, RiminiFiera) Mostra: tutti i progetti saranno in mostra a SUN, 8-10 ottobre 2009, Rimini
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anteprima cersaie / • Ceramica pressata
• Varietà di formati e spessori
Praticità ultrasottile
Rivestimenti extra strong
Sono ottenute tramite pressatura le lastre in gres porcellanato di spessore 4 mm Slim 4 di Florim. Leggere, facili da trasportare e movimentare in cantiere, sono indicate per pavimenti e pareti, in particolare nei lavori di ripristino per la posa su materiali già esistenti ed eventuali applicazioni per facciate incollate. L’esordio avviene con Stontech Slim4 (marchio Floor Gres) nei formati 60x60 e 60x120 cm. A seguire, Pietre di Casa Dolce Casa e Abisco, la collezione Rex ispirata al legno in listoni 20x120.
Da Iris Ceramica la collezione Tamita, calda visione grafica percepibile al tatto disponibile anche nella versione thin, di ridotto spessore e grande leggerezza. Le finiture sono white, cream, tortora, black, metal e i formati 90x60, 90x15, 60x60, 60x30 cm, con caratteristiche tecniche (resistenza al gelo, alle macchie, all’usura) all’avanguardia. Accanto ai grandi formati sono disponibili mosaici e pezzi speciali per soddisfare le esigenze di architetti di interni e designer.
Florim Ceramiche Tel 0536 840111 • www.florim.it
Iris ceramica Tel 0536 862111 www.irisceramica.it
• Elevata stonalizzazione
• Effetto naturale
Grès effetto pietra Ha un aspetto naturale la collezione Alpi di pavimenti e rivestimenti in grès porcellanato a effetto pietra di Ceramiche Keope. Le superfici presentano una struttura materica pronunciata che rende ogni pezzo diverso. Quattro i colori, Tonale (beige), Sella (rosa), Pordoi (rosso) e Stelvio (grigio) nei formati 15x15, 15x30 e 30x30 cm. Disponibile inoltre un corredo di pezzi speciali e decori come il tozzetto rigato nel formato 15x15 e una fascia 15x30 in due combinazioni di colore. La serie utilizza la tecnologia dryTech per ottenere un materiale compatto e omogeneo grazie alla forgiatura a secco nel corpo ceramico di terre micronizzate colorate.
La bellezza del legno
la resistenza del grès
La linea Bioessenze di Lea Ceramiche evoca le emozioni del legno e possiede le caratteristiche di curabilità, manutenzione, inalterabilità del grès porcellanato. La tecnologia Full HD trasferisce il disegno e la trama dell’essenza sulla superficie attraverso una macchina che funziona come una stampante digitale, ma che impiega pigmenti e coloranti specifici per la cottura ceramica. La linea è disponibile nei colori Rovere (bianco e pepe, 15x120 cm, o decapé, 20x120), Teak (9x90), Larice chiaro (15x120), Rovere naturale, Noce e Wengè.
Ceramiche Keope Tel 0522 997511 • www.keope.com
Lea Ceramiche Tel 0536 837811 • www.ceramichelea.it
• Pietre col pedigree
• Obiettivo contract
Accostamenti inediti
Il sottile di facile posa
in kit
Dalla collaborazione di Luce di Carrara e Foster+Partners nasce il primo Pedigree che misura la sostenibilità dei materiali utilizzati in architettura con l’analisi di sette aree chiave: estrazione, trasporto, produzione, packaging, distribuzione, posa e mantenimento, rimozione e impatto sull’ecosistema. L’applicazione concreta del progetto sono quattro kit Luce di Carrara Foster Collection che suggeriscono differenti combinazioni di tonalità dei marmi Luce di Carrara (sabbia, grigio, rosso e bianco/nero) con altri materiali, tra cui vetro, specchio, resina. Ogni kit è stato pensato per specifici luoghi applicativi, spaziando dal contesto contract a quello residenziale.
Le collezioni Artech e Velvet Ground di Ceramiche Refin si arricchiscono del formato sottile, spessore 4,8 mm, nelle dimensioni 30x60, 60x60, 60x120 cm, in 5 colori. Mantiene le caratteristiche del grès porcellanato ed è adatto sia per le ristrutturazioni (si posa senza rimuovere la superficie preesistente) sia per nuove costruzioni e progetti di più ampio respiro che includono luoghi pubblici: bar, ristoranti, hotel. L’azienda prosegue il suo percorso di collaborazione con Michele De Lucchi in occasione di Cersaie attraverso un’installazione che dà grande importanza alla ceramica come materiale.
Technotiles Tel 0187 523996 • www.lucedicarrara.com
Ceramiche Refin Tel 0522 990499 • www.refin.it
• Pelle d’autore
• Superficie in movimento
Racconto di acqua, terra, fuoco Ludovica+Roberto Palomba firmano la nuova collezione Pueblo Collection di Ceramica Sant’Agostino. In grès porcellanato a uso pavimento e rivestimento, è disponibile nel formato 90x90 cm nei colori Sky, White, Beige, Grey, Black. Vi si trovano piani di luce, chiaro/scuri, ombre. Un racconto fatto di elementi primari: acqua, terra e fuoco rivolto alla pelle dell’architettura e alle sue molteplici applicazioni indoor e outdoor. Con Earth, Extrerna, Green Power e Light, il nuovo prodotto fa parte del filone Eco Line, attento al tema dell’ecosostenibilità.
Ceramica Sant’Agostino Tel 0532 844111 • www.ceramicasantagostino.it
Il plus della
terza cottura Fedeltà alla qualità e al calore della lavorazione artigianale sono le principali caratteristiche della produzione Tagina Ceramiche d’Arte. La sua ultima proposta è la collezione Joe, bicottura in pasta bianca impreziosita dalla finitura blur ottenuta tramite una terza cottura (terzo fuoco). La lavorazione concava e convessa di ogni singolo pezzo dona movimento alla superficie. Le piastrelle sono disponibili in 11 colori e numerosi formati. Nell’immagine un dettaglio di Joe black nei formati 5x88 e 44x88.
Tagina Ceramiche d'Arte Tel 075 91471 • www.tagina.it
settembre ‘09 - IoArchitetto 27
• Grès eco-friendly
Grandi in quarta serie Misura 120x120 cm con spessore 12 mm la quarta serie di produzione delle lastre in grès porcellanato TT120 dell’omonima azienda, brand di Verde 1999. Sono composte da strati multipli di argille compattati con la forza di una pressa di 7200 ton; gli effetti decorativi si ottengono senza ricorrere all’uso di smalti. Il grande formato è particolarmente indicato per l’installazione in esterni (pareti ventilate) e all’interno di edifici che devono sopportare ogni giorno portate di traffico eccezionali. 5 i sottoformati modulari: 60x120, 40x120 60x60, 40x60, 30x60. Riciclaggio degli scarti di lavorazione, ridotto consumo d’acqua e basso inquinamento acustico rendono il prodotto eco-friendy.
• Effetti cangianti
Cristallo decorato in alta definizione Metalli, Pietre Preziose e Rilievi sono le nuove proposte in cristallo extra white decorato a freddo in alta definizione (1200x1200 dpi) di Venezia Arte, marchio del gruppo Ancora–Levitiles. Tre collezioni che giocano con i materiali e i colori regalando agli ambienti suggestive atmosfere luminose. Possono essere abbinate con altri materiali per realizzare pavimenti e rivestimenti in spazi residenziali, commerciali e collettivi. La linea Rilievi (nella foto) è disponibile nei colori Viola, Azzurro e Caramello nel formato 60x60. La lavorazione sulla superficie crea un bassorilievo in cui l’eleganza del vetro si unisce alla trasparenza dei colori; riflessi e giochi di luce esaltano le potenzialità espressive.
TT120 Tel 0536 911728 • www.tt120.it
Venezia Arte Tel 0536 075261 • www.veneziarte.it
• Comfort prezioso
• Total white
Ceramica radiante Due colori singolari, oro e rame, arricchiscono la gamma di finiture dei radiatori Atene di Brandoni, già disponibili nelle tinte ghiaccio, crema, cotto, ocra, moka e ardesia. Realizzati in resina ceramica, irradiano il 90% del calore. Un oggetto lineare, pulito e semplice disponibile con altezza da 180 a 200 cm e larghezza da 50 a 60, per arredare ambienti particolarmente ricercati nella colorazione oro e oro miele, o contesti più domestici e rustici in quella rame.
Calore on ice Linee essenziali e alta funzionalità caratterizzano Ice Bagno Horizontal, calorifero radiante con copertura costituita da un’unica piastra in acciaio orizzontale, proposto nella versione total white. È dotato di una barra portasalviette e disponibile nelle versioni single con altezza 455x1220 mm e double, 605x1220 mm. Scaldasalviette tradizionali e radiatori d’arredo prodotti da Co.Ge.Fin e distribuiti con marchio Caleido sono realizzati con particolare attenzione al design e certificati made in Italy.
Brandoni Tel 071 7822026 • www.brandoni.com
Co.Ge.Fin Tel 030 2530054 www.caleido.bs.it
• Linee essenziali
• Design geometrico
Minimo consumo
Comando basculante
massima efficienza Sono caratterizzati da linee essenziali e grande praticità i complementi di arredo per l’ambiente bagno di Colombo Design, che nella linea Qualità Sensibile comprende un’articolata serie di piantane a base rettangolare e un cavalletto portaoggetti per box doccia. Il modello B 9918 misura 81 cm e ha dispenser da 0,15 litri, portasalviette, portarotolo e portascopino sospeso in vetro acidato.
Il designer Romano Adolini firma la linea di placche Ino-x di Oli - Oliver International. Tratti semplici riassumono tecnologia, ergonomia e funzionalità con una sensibilità estetica per il dettaglio del bagno contemporaneo. Tre le forme - quadrato (21,5x21,5), rettangolo (21,5x14,5) e tondo (Ø 24,5) - con pulsante centrale unico che consente l’utilizzo del doppio flusso di scarico grazie a un sistema di movimento basculante orizzontale. Un pittogramma di immediata comprensione indica il relativo consumo d’acqua. In acciaio inox, finiture satinata e lucida.
Colombo Design Tel 035 4949001 • www.colombodesign.it
Oliver International Tel 0365 890611 • www.oliverint.it
• Protagonista il colore
• Benessere dall’acqua
Una forma piacevolmente sinuosa caratterizza SonoIo di Tenda Dorica, una consolle con lavabo integrato. Frutto della collaborazione con il designer Danilo Fedeli, è realizzata in resina e disponibile nei colori bianco, nero, avio, arancio, lilla. Due le versioni, 45x55p e 75x55p: le misure contenute ne permettono l’installazione anche in spazi angusti e le colorazioni permettono di personalizzare bagni dalle dimensioni particolarmente ridotte.
Il designer Jean Michel Wilmotte firma il primo sistema completo per il bagno di Teuco: vasche, piatti doccia, lavabo e sanitari in ceramica. Segno distintivo una placca cromata che ricorda le antiche tinozze in pietra, posta all’interno di ogni elemento. Le vasche in acrilico sono spaziose ed ergonomiche (160x70, 170x70, 170x75, 180x80), disponibili in più versioni, dalla Basic con pannello comando touch screen con o senza idromassaggio, all’Hydrosonic con idromassaggio silenzioso e ultrasuoni. Tutte le versioni possono essere corredate da luce colorata in acqua. Disponibile un sistema di pannellatura per la personalizzazione e integrazione nell’ambiente bagno.
Consolle minimal
Tenda Dorica Tel 071 2861606 www.tendadorica.com
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Arredo totale dell’ambiente bagno
Teuco Guzzini Tel 0733 2201 • www.teuco.it
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IoArchitetto 27 - settembre ‘09
archidesigner / mara corradi
Il design necessario La bellezza della funzione e la sostenibilità come naturale conseguenza dell’intelligenza dei processi
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orrei presentare il lavoro di Francesco Faccin perché stupisca tutti voi come ha stupito me. Non è la storia di una poetica, non c’è una superiore intenzione nel suo lavoro: i suoi progetti rimangono in mente proprio per la loro cruda necessità. Perché invece di essere metafore sulla vita e sulla società presente, invece di essere riflessioni su cosa sia la casa, l’abitare, su come si sia messo il rapporto tra noi e i prodotti; insomma invece di essere delle domande, una volta tanto e per fortuna questi oggetti sono le risposte. «Io non devo progettare un tavolo perché rappresenta qualcos’altro. Io studio un nuovo tavolo perché voglio che una persona lo usi comodamente e con piacere. Che cosa voglia dire questo o come l’ho disegnato, lascio a te che racconti capirlo e scriverlo». È Francesco che parla. Allora è mio l’esercizio: è possibile tornare a guardare un oggetto semplicemente per quello che è, cioè uno strumento? Ha ancora interesse farlo, in questo minuscolo planetario sistema del design caricato di substrati comunicativi? È difficile dirlo, ma quando ho avuto la fortuna di guardare gli oggetti progettati e realizzati dalle mani di Francesco mi è parso naturale rispondere di sì. Ma cosa significa usare qualcosa con comodità e nello stesso tempo apprezzarne la forma? Prendiamo il tavolo Quadrato: per essere funzionale doveva essere ampio ma anche dotato di gambe sottili e nella posizione giusta, che non dessero fastidio. A un piano grande doveva corrispondere una struttura di compromesso tra solidità e ridotta sezione, perciò il piano doveva essere alleggerito il più possibile di peso, da cui la scelta del tamburato. Le gambe dovevano dare l’impressione di scomparire accanto al piano, così, per ridurre la loro presenza, è stato scelto di realizzarle ciascuna con due piastre larghe pochi centimetri avvitate, piegate nella parte superiore che si inserisce a C nel piano, dove è stata ricavata una fresatura con una macchina a controllo numerico. Le viti a brugola sono i soli elementi di giunzione, anche con il piano. Per ottenere una piegatura che non compromettesse l’estetica della struttura è stata realizzata una fresatura nelle parti interne delle piastre in corrispondenza delle pieghe ad angolo retto, in modo che lo sformo del materiale piegato andasse a riempire il vuoto lasciato dalla fresatura. L’equilibrio di staticità, che è anche equilibrio formale, è dato dalla collocazione delle quattro gambe in corrispondenza degli angoli del piano, che risolve l’obiettivo di ridurre il fastidio delle gambe per chi siede, incrementando il numero dei possibili occupanti. Facilmente smontabile, in fase di trasporto l’ingombro del tavolo in spessore è pari alla larghezza della gamba. Trovo così una risposta alla mia domanda: usare un prodotto con comodità e con piacere vuol dire che questo è arrivato sul mercato con un prezzo economico perché il suo sviluppo è stato volto alla riduzione della complessità in ogni sua parte, ma che la sua estetica non ne ha risentito, visto che io lo comprerei; e che non mi procura fastidi o difficoltà, anzi, all’occorrenza, amplia le sue facoltà d’uso. Un altro designer avrebbe potuto semplicemente schizzare su un foglio di carta o realizzare un bel rendering di questo tavolo e poi lasciar fare tutto ai tecnici, artigiani o operatori, che si occupano normalmente della messa a punto dell’oggetto e della sua fattibilità. Ma questo non lo avrebbe arricchito intellettualmente e alla fine avrebbe ritrovato la sua firma su un oggetto risolto da qualcun’altro. Come dimostra un altro progetto che, senza questo approccio radicato nell’operatività, Francesco Faccin non avrebbe mai potuto concepire. Si chiama semplicemente Lampadina ed è una lampada che a prima vista è solo una lampadina appesa al suo portalampada. In realtà è un’intuizione progettuale derivata dalla conoscenza del processo di fabbricazione della lampadina, che contempla una fase dove il bulbo è vuoto poiché solo successivamente il filamento viene inserito e saldato direttamente al vetro.
Se di fatto si può definire lampada un oggetto che fa luce senza abbagliare, Francesco Faccin ha immaginato di utilizzare come diffusore il bulbo, che in quanto semilavorato del processo di fabbricazione della lampadina esisteva già in commercio, e di arretrare il filamento fissandolo direttamente all’interno del portalampada, in modo da schermarne la luce. Intuizioni disarmanti come questa sono proprie di chi progetta un’innovazione strumentale costruendola come il fine di una catena di eventi di produzione di cui non solo è pienamente cosciente ma che segue passo passo, mettendoci le mani dentro e arrivando a possederne limiti e potenzialità per piegarli al proprio bisogno. È la differenza tra designer e
Sopra: Tavolo quadrato, Venice Store, 2006 A lato: Sedia Cadrega, 2008 - non realizzata In seguito all’acquisizione da parte di Segis di un’azienda triestina che realizzava sedie in legno, Francesco Faccin progetta una sedia con gambe in legno e sedile e schienale in plastica, che unisca le competenze delle due aziende. Le giunzioni tra le parti dei due materiali sono studiate con incastri a tenone e mortasa tradizionalmente usati nella fabbricazione di arredi in legno. Essendo ciascuna gamba indipendente dalle altre se ne prevede la sostituzione in caso di rottura, per una più consapevole definizione di ecologia.
progettista artigiano, una definizione che, se vi piace, credo che si addica di più a definire questa professione ai nostri giorni. Ciascuno dei progetti di Francesco Faccin meriterebbe di essere spiegato e scomposto nei suoi dettagli per apprendere a pieno la cura con cui ciascuno è stato risolto. Ma, per fortuna, uno dei vantaggi delle cose ben fatte è che raccontano molto soltanto a guardarle.
Lampadina, 2004 (Francesco Faccin e Alvaro Catalán de Ocón)
settembre ‘09 - IoArchitetto 27
multimediart / marcela velazquez
archilibri /
WOM o l’archivio
BIPV Il fotovoltaico integrato nell’edilizia di Mario Magliaro, Giovanni Palmisano, Rosaria Ciriminna Dario Flaccovio Editore 184 pp – euro 29,00
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Dal vecchio concetto di installazione fotovoltaica alla sua integrazione (building integrated photovoltaics, BIPV) negli edifici di ogni giorno - case, scuole, ospedali e industrie – per realizzare gli esterni: tetti, facciate, finestre, lucernari. Un utilizzo che oltre alla produzione di elettricità fornisce servizi come la protezione climatica e la valorizzazione
della memoria
edere e riconoscere l’identità dei luoghi e le tracce dell’uomo per comprendere i paesaggi che siamo abituati a “consumare” come immagini televisive. Esplorare queste identità dall’interno, minuziosamente, registrare - su audio, video, fotografia - il dato e conservarlo. Fare del cambiamento - e dunque dei suoi strumenti di innovazione tecnologica - il mezzo stesso per frapporvisi, conservando ciò che sempre più velocemente si perde. Questo è WOM/workingonmemory (www.workingonmemory.com), il laboratorio culturale di Marissa Morelli e Max Rommel. Ne è esempio il progetto Case di cartone, in mostra lo scorso aprile allo spazio Assab One di Milano e già presentato a Spilimbergo Fotografia nel 2008. Marissa Morelli e Max Rommel hanno documentato, tra il 2005 e il 2008, ciò che rimaneva di un villaggio di sfollati del Vajont, quello confinato fuori Claut (PN). Le strutture precarie adibite ad abitazione hanno continuato ad esistere molto più a lungo di quanto era stato programmato, sfidando le leggi del tempo, trasformando il paesaggio, creando una memoria di quartiere, tracciando e allargando confini. Durante l'estate del 2008 il villaggio è stato demolito. Storia di una strada è invece un progetto sul recupero della dignità e dell’identità della strada che percorre la Valcellina, nelle Prealpi Carniche, soffermandosi sulle dinamiche legate al concetto di movimento, recuperando quei valori legati al lavoro e alla sopravvivenza delle persone che hanno percorso la strada negli anni. Al volume Storia di una Strada, patrocinato dalla Regione Friuli Venezia Giulia, dalla Provincia di Pordenone e dall’Associazione Valcellina, pubblicato nel 2004, è seguita una mostra itinerante con fotografie in bianco e nero, una proiezione video e un sonoro di voci della gente della vallata. Cotone infine è stato sviluppato all’interno di due stabilimenti industriali dismessi da molti anni, i cotonifici Torre ed Amman a Pordenone, di cui è prevista a breve la definitiva demolizione. Il lavoro fotografico si è occupato di documentare prevalentemente l'interno degli edifici cercando di afferrarne i segni minori, ciò che testardamente rimane di un luogo in cui un tempo pulsava la vita e il lavoro di tanta gente.
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estetica. Il volume fornisce una visione sintetica delle tecnologie BIPV e delle loro applicazioni con uno stile conciso e numerose illustrazioni.
Le cave Recupero e pianificazione ambientale di Giuseppe Gisotti Dario Flaccovio Editore 428 pp. – euro 47,00 L’attività estrattiva, strettamente intrecciata con l’edilizia e le infrastrutture, pone importanti questioni di ordine ambientale che Gisotti, docente di scienza del suolo e geografia dell’ambiente e del paesaggio e membro della commissione Via del Ministero dell’ambiente, esamina sia dal punto di vista delle tecniche di coltivazione e di smaltimento sia
sotto l’aspetto normativo regionale e provinciale (il Prae). Con interessanti informazioni sulle cave antiche, necessarie per la manutenzione dei monumenti.
Domare la tecnologia di Stefano Marzano, Enzo Argante Salerno Editrice 112 pp – 13,00 euro Direttore creativo di Philips Design, Stefano Marzano è uno dei maggiori designer e architetti internazionali. Lancia sfide ambiziose ma realizzabili. Inventa senza perdere di vista la responsabilità. Offre competenze alla possibilità di migliorare la qualità della vita elaborando una teoria del cambiamento che è già in atto. Il suo design è relazione tra etica e mercato, progetto e sviluppo sostenibile e spazia dalle automobili alimen-
tate con pannelli solari ai fiori stradali foto-eolici ai giubbetti wi-fi: una tecnologia umana che cerca e crea la bellezza in armonia con l’ambiente.
Storia della fotografia di architettura di Giovanni Fanelli Collana Grandi Opere Editori Laterza 462 pp, 30,00 euro MARISSA MORELLI, architetto, nata nei Paesi Bassi, e MAX ROMMEL, fotografo, nato a Pordenone, si incontrano a Milano dove vivono e lavorano. Attraverso la fotografia e il video indagano le realtà della sottrazione, la memoria dei luoghi, delle persone e delle cose. Nel 2004 hanno creato WOM/workingonmemory: un serbatoio di microstorie, un archivio di memorie, un corpus visivo e sonoro sottratto alla dimenticanza. Tra le mostre a cui hanno partecipato: Case di cartone, Assab One, Milano 2009; Arte XXI, Centro Culturale Aldo Moro, a cura di Chiara Tavella, Cordenons, 2009; Case di cartone, Spilimbergo Fotografia 2008, a cura di Antonio Giusa, 2008; Luoghi della memoria/Places of Memory. 20 anni di fotografia nei cotonifici dismessi del pordenonese, Pordenone, a cura di Antonio Giusa, 2008; Storia di una strada, Villa Carinzia, Pordenone, 2004. Il loro lavoro è stato documentato nei libri Storia di una Strada, M&B, Pordenone 2004 e Case di cartone, Forum ed., Udine 2008.
Assab One (www.assab-one.org) è uno spazio espositivo e un’associazione attivi a Milano dal 2002 per iniziativa di Elena Quarestani. Nell’edificio industriale delle ex Grafiche Editoriali Ambrosiane in via Assab 1 ospita mostre ed eventi e produce e promuove progetti culturali e artistici.
Il potere del fotografo di rafforzare o distruggere l’originale, rilevava Nikolaus Pevsner, è innegabile. Specialmente, sembrerebbe, per le foto di architettura. Giovanni Fanelli, ordinario di storia dell’architettura presso l’Università degli studi di Firenze, percorrendo l’evoluzione della fotografia d’architettura da Daguerre all’architetto-fotografo di oggi ci
Terragni Como e i ragazzi Parola di Demiurgo AA.VV. Carthusia Edizioni 24 pp. cartonate – euro 8,50 È il primo titolo di una raccolta di volumi dedicati ai grandi architetti del ‘900 che con le loro opere hanno modificato l’immagine delle città italiane. Si rivolge a giovani lettori (da 9 anni). La vita di Giuseppe Terragni è vista e raccontata attraverso gli occhi del suo fedele gatto Demiurgo. La narrazione, ironica e toccan-
aiuta a leggere le immagini, comprendendone limiti e cultura del loro tempo. Con un interessante capitolo sull’editoria di architettura.
te, si intreccia con il viaggio nella Como razionalista alla scoperta delle sue opere più significative, affidate al commento e alla ricerca storica degli architetti comaschi Angelo Chiara Rostagno.
Monti
e
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ENEL.SI. SOLUZIONI PER TUTTI, CHIAVI IN MANO. Se usare l’energia solare ti sembra interessante ma non
sai da che parte cominciare, rivolgiti ad Enel.si. Troverai una consulenza unica e davvero affidabile: i nostri specialisti sono in grado di seguirti dalla fase di preventivi e progettazione fino all’installazione, consigliandoti anche sulle forme di finanziamento e sulla procedura per ottenere gli incentivi in Conto Energia. Grazie al continuo aggiornamento sulle innovazioni tecnologiche e alla capacità dei propri installatori, i professionisti Enel.si potranno suggerirti la soluzione migliore, realizzare ogni tipo di installazione e seguirti anche nella manutenzione dell’impianto. Lascia fare a chi sa fare. www.enelsi.it