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Un residence a Bologna
Le ville urbane di M2P
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Progetto CMR per Cisco
Premio Barbara Cappochin
Il Neues Museum di Berlino
www.ioarch.it
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Anno 4 - n°28 - ottobre 2009 - euro 2,50 - Pubblicità: Font srl via Siusi 20/a 20132 Milano - tel. 02 2847274 fax 02 45474060 - pubblicita@fontcom.it - Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB Milano
Dopo la febbre
dell'oro
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a maggior parte degli studiosi ed esperti sono concordi nell’affermare che la produzione di petrolio raggiungerà il suo vertice tra il 2010 e il 2015, dopodiché inizierà un inesorabile e sempre più rapido cammino verso l’esaurimento. Lo scenario più probabile sembra pertanto una conclusione, non molto remota, della cosiddetta “età del petrolio”. Non è durata molto, poco più di un secolo: una frazione insignificante nella storia dell’umanità, ma è stata una pazza, sfrenata festa deve tutti, o quasi tutti, si sono divertiti. Alcuni si stanno ancora divertendo e, mentre qualche ingenuo ritardatario sta ancora cercando di entrare, i primi che avevano iniziato i festeggiamenti incominciano a dare qualche segno di stanchezza. Con il petrolio abbiamo avuto a disposizione una fonte di energia molto potente e concentrata e una serie di possibilità mai conosciute in precedenza. Ma, bruciando di qua e bruciando di la, abbiamo finito per dare origine a una dipendenza totale, troppo carica di tossine per avere un futuro. Niente può più funzionare senza petrolio, combustibili fossili o loro derivati. Paesaggi coltivati di notevole ricchezza formale e biologica sono stati sostituiti da monocolture e da terreni estesi quanto continenti e ormai pressoché sterilizzati. Città intere sono state costruite nel deserto con edifici progettati ignorando principi che in passato, per secoli, erano alla base di architetture splendide e geniali. Altre città, disperse su scala regionale, sono state costruite all’insegna del consumo di territorio e della produzione di spazi di risulta. In conclusione, durante questo colossale party, gli architetti sembrano aver perso la propria intelligenza ambientale, ovvero la capacità di apprendimento e di adattamento creativo al contesto. Quale sarà l’architettura dopo la nuova febbre dell’oro? È una domanda che precorre i tempi, ma sulla quale vale la pena di iniziare a riflettere.
CARLO EZECHIELI A COLLOQUIO CON WILLIAM MCDONOUGH
The Milan Principles
Expo2015: un’occasione per pensare a una nuova architettura economica, imparziale, ecologica ed elegante
Carlo Ezechieli
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illiam McDonough, già autore, in occasione dell’Expo di Hannover, di principi guida universalmente noti come “Hannover Principles”, è stato recentemente incaricato quale membro della consulta degli architetti per Expo2015 di Milano. Riconosciuto a livello internazionale come uno dei più autorevoli esponenti nel campo della progettazione ecologicamente orientata, McDonough può anche essere considerato uno dei massimi teorici dell’architettura di questi ultimi anni. La visione proposta nel suo libro Cradle to cradle (con Michael Braungart) offre una concezione dell’architettura sintetica, chiara e fondamentalmente nuova.
SOCIAL HOUSING /
ARCHIGLOBAL
Vivere su un
transatlantico
14 agosto 2009: l’Unité d’habitation di Marsiglia nel suo cinquantasettesimo compleanno e i suoi abitanti
A
Una prospettiva tanto orientata verso il futuro da rappresentare un significativo scostamento dal sempre più limitante aggettivo “sostenibile” con il quale vengono etichettate alcune significative opere attuali. Se per l’architettura Moderna del XX Secolo le macchine erano un riferimento imprescindibile, quali saranno i riferimenti per l’architettura del XXI Secolo? Il pensiero di McDonough apre in tal senso un percorso inedito e particolarmente significativo. Per il suo lavoro, il suo pensiero e tutti gli argomenti che emergono da questa intervista, McDonough rappresenta una figura chiave per l’inquadramento e lo sviluppo metodologico e concettuale del tema dell’Expo: “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. >>>
quasi sessant’anni dal suo completamento, dopo gli entusiasmi, dopo le critiche, dopo che nei successivi sessant’anni gli architetti hanno sviluppato tonnellate di progetti o perché, o malgrado, l’ha fatto Le Corbusier; in questo grande edificio, ormai monumento nazionale, tanto glorificato quanto vituperato, si sono consolidate dinamiche imprevedibili e si è raggiunta una maturità sufficiente per poter vedere e scoprire chi ci abita e come ci abita. Il vice presidente dell’associazione degli abitanti dell’Unité d’Habitation di Marsiglia, Georges Moreau, è un affabile signore intorno alla sessantina, >>>
In un SMS
la strada maestra per il sociale Strutture leggere e flessibilità tipologica per una nuova sostenibilità economica e sociale
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fruttare le nuove tecnologie per abbattere i costi e massimizzare la qualità, permettendo di dare una casa ha chi ha un reddito identificato ma non sufficiente ad acquistarla, come studenti fuori sede, giovani coppie, lavoratori precari. Da queste premesse nasce il progetto SMS - Social Main Street, la strada maestra per il sociale. In applicazione della Legge Regionale 14/2007 la superficie, nell’ex area industriale di viale Sarca a Milano, a pag 5 >>>
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IoArchitetto 28 - ottobre ‘09
Vivere su un
transatlantico >>> segue dalla prima
uno dei primi residenti e uno che ha visto costruire questa incredibile opera di architettura: una specie di transatlantico arenato lungo il Boulevard Michelet. È lui che mi introduce e svela i segreti di un mito dell’architettura del XX Secolo. Buongiorno Signor Moreau, come si vive nell’Unité d’Habitation? È un edificio che comprende una serie di funzioni e di attività: c’è un cineclub, una biblioteca, una scuola di pittura, un asilo d’infanzia e un hotel. Ormai ci sono diversi uffici, molti di architetti che pure abitano qui. Succede che frequentando i vari spazi comuni come ad esempio l’asilo d’infanzia, i genitori si incontrano e si conoscono. Anche nei famosi corridoi (o rues interieures) ci si incontra facilmente. Per i circa 1.200 abitanti c’è insomma una buona vita “di quartiere”. Io stesso ho conosciuto qui mia moglie, che era una delle primissime residenti, e così è stato per mia figlia, dato che anche mio genero era un residente. Inutile dire che mi identifico moltissimo con questo edificio, ho vissuto qui fin dall’inizio e me ne sono innamorato. Da quel che ho visto però, è un edificio che si ama o si odia, senza mezze misure. Alcuni ne rimangono folgorati, altri se ne sentono invece oppressi, soprattutto dalle rues interieures. Notavo poco fa un utilizzo molto intenso e creativo del tetto. Sì, è davvero interessante, molti residenti si fermano lì per cena in estate. E spesso proiettiamo il cinema sul brise de vent, verso nord. Tra l’altro in quello spazio magnifico nel 1956 Maurice Béjart, stella principale del balletto francese, aveva tenuto uno spettacolo. Ci sono invece dei problemi particolari? Questo edificio ormai è Monumento Storico Nazionale. Tuttavia, nonostante il suo aspetto e le soluzioni così attuali ha pur sempre sessant’anni, con tutti i problemi di manutenzione che ne conseguono. Le facciate sono rovinate, il tetto perde. L’80% dei pluviali sono stati cambiati. Abbiamo in programma lavori per un ammontare complessivo di 11 milioni di euro, il tutto da realizzarsi chiaramente secondo logiche di restauro. E talvolta l’eccesso di zelo o la sovrapposizione di competenze, o non so che altro, genera problemi. Come per i cartelli imposti in osservanza alle norme di sicurezza, che impediscono l’accesso alle parti del tetto come le torri di ventilazione o sui gradini dei brise de vent. Quello che si vede - e non è certo un gran che - è il risultato di sei mesi di consultazioni tra Ufficio di Igiene, Soprintendenza, Fondazione Le Corbusier, Comune di Marsiglia, Ministero e non so più chi altro. A livello abitativo sono vere le critiche tanto ricorrenti sul casermone - formicaio? Non direi. Ho la fortuna di essere presidente della Federazione Europea delle Unité d’Habitation, e le conosco tutte per bene. Qui a Marsiglia gli appartamenti sono confortevoli, di 100 metri quadrati calpestabili, molto ben distribuiti. Era un edificio sperimentale modello, e il primo della serie, la cura di ogni particolare era notevole, come ad esempio per i pavimenti, previsti
28 www.ioarch.it Direttore responsabile Sonia Politi Direttore scientifico Carlo Ezechieli Redazione (redazione@ioarch.it) Nadia Rossi (caporedattore), Daniela Baldo, Mara Corradi, Alice Gramigna, Luca Ruggeri, Elena Sauter, Marcela Velazquez, Koki Yoshida, Mariella Zoppi Art director Tuny Parrella Rubriche Alessandro Belgiojoso, Davide Crippa, Nora Fumagalli, Camilla Morlacchi, Marco Penati, Joe Zaatar © Diritti di riproduzione riservati. La responsabilità degli articoli firmati è degli autori. Materiali inviati alla redazione, salvo diversi accordi, non verranno restituiti.
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in parquet fin dall’inizio. A Firminy, ad esempio, è diverso, gli appartamenti sono solo di 60 mq e i pavimenti sono in linoleum. Evidentemente, proseguendo nel programma, c’è stato qualche taglio e ridimensionamento. Ha visto costruire questo edificio, qualche impressione particolare? La costruzione è iniziata nel 1947, appena finita la guerra. Le Corbusier intendeva finirlo in un anno, ma ce ne sono voluti cinque ed è stato completato nel 1952. Qui intorno c’erano solo campi, l’edificio era enorme, non era allineato con la strada e per di più era coloratissimo, cosa inimmaginabile a quei tempi. Insomma, una specie di astronave. È stato costruito quasi interamente da carpentieri italiani, per la precisione di Cuneo, che appena finita la fabbrica Nestlè qui vicino sono stati quasi tutti impiegati nella costruzione dell’Unité. Molti dei loro figli erano miei allievi. Incredibile ma vero, tutto questo è stato costruito senza autorizzazione. Del resto era immediatamente dopo la guerra e non esisteva ancora un apparato amministrativo tale da permettere le procedure di autorizzazione. E per di più le soluzioni sono davvero attuali. Certamente. C’erano soluzioni incredibili per i tempi. Le scatole tondeggianti all’ingresso di ogni appartamento, ad esempio, servivano per lasciare quotidianamente il
pane e il latte, ma immediatamente sotto c’era un vano dove veniva depositato il ghiaccio per le ghiacciaie. È una cosa che adesso tendiamo a dare per scontata, specialmente vedendo un edificio dall’apparenza tanto moderna, ma ai tempi il frigorifero non era ancora una soluzione tecnologicamente molto perfezionata. I vetri originali erano doppi, con vetrocamera, cosa fantastica per i tempi, sono quasi tutti ancora presenti e all’interno si possono ancora vedere i grani di silicio che avevano la funzione di togliere l’eventuale umidità interna. Le cucine, disegnate da Charlotte Perriand, erano e sono (come si vede nell’appartamento 643 del Signor Patrick De Rozariò, conservato tale e quale) molto funzionali, le scale erano stupendamente disegnate da Jean Prouvé e le lampade da Iannis Xenakis, braccio destro di Corbu. Ci sono diverse “repliche” qui intorno: si sono prodotte dinamiche particolari a livello immobiliare? Il 70% dei residenti sono proprietari. Pur essendo monumento storico e tutto il resto, il prezzo medio degli appartamenti è più o meno in linea con quello dell’area. Si sono innescate dinamiche particolari legate al circuito di visitatori e molti di questi sono mostri sacri a livello internazionale. Come Tadao Ando che mi ha lasciato un bellissimo disegno autografo. Carlo Ezechieli
57 anni dopo, gli appartamenti dell’Unité d’Habitation a Marsiglia sono incredibilmente attuali. Sotto, a sinistra il Signor Georges Moreau, vicepresidente dell’associazione degli abitanti e, a destra, Patrick de Rozariò ci accoglie nel suo appartamento, il 643 conservato esattamente come nel 1952 (foto Carlo Ezechieli)
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In prima pagina, un nido sul tetto verde dello stabilimento Ford di River Rouge (© Ford Photomedia). A fianco, render di Herzog & De Meuron dell’area di Expo2015 a Milano
le specie. Come del resto prenderci cura delle relazioni e dei diritti di ognuno all’interno della nostra stessa specie. Il secondo punto, il nostro obiettivo, è in realtà molto semplice: deve essere piacevolmente diverso, sicuro, con aria, acqua ed energia pulita e di cui sia possibile godere economicamente, imparzialmente, ecologicamente ed elegantemente.
The Milan Principles >>> segue dalla prima
Signor McDonough, quanto da lei proposto in “cradle to cradle” è una visione notevole e molto chiara per il futuro. Sei anni dopo la pubblicazione ci sono segni tangibili di cambiamento? Certamente si. Proprio in questo momento ci sono aziende con un fatturato di miliardi di euro che intendono sviluppare un approccio “cradle to cradle”, siamo inoltre in contatto con due governi per introdurre lo stesso approccio su scala nazionale e regionale. Indubbiamente quel libro precorreva i tempi, ma ormai stiamo decisamente entrando in un nuovo livello di consapevolezza. Quali attività, fatti o concetti pensa abbiano o avranno l’impatto più importante nel “rifare il modo in cui facciamo le cose”? Quello che Michael Braungart ed io abbiamo incominciato a proporre è un sistema a doppio metabolismo: uno biologico e l’altro tecnologico. All’interno di questi due metabolismi ogni cosa deve ruotare in circuiti chiusi. Dobbiamo progettare le cose in modo da eliminare la presenza di prodotti di sintesi nella biosfera, evitando l’inquinamento e mantenendo tutto nell’ambito di processi che garantiscano il costante rinnovamento di risorse. La natura prende energia dal sole, dobbiamo fare esattamente la stessa cosa con qualsiasi nostra attività o prodotto. Abbiamo progettato il nostro mondo in modo tale che preleviamo il carbone, che appartiene al sottosuolo, e lo mettiamo nell’atmosfera: vale a dire nel posto più sbagliato. Diffondiamo componenti di sintesi, spesso tossiche, nella biosfera e anche questo è abbastanza stupido. E per concludere abbiamo riempito l’oceano di plastica, che è il massimo dell’idiozia. Dobbiamo tornare indietro di 200 anni, schiacciare il bottone restart e ricominciare a pensare. In questo senso l’Expo di Milano è un’opportunità molto appropriata per ripensare tutto quanto: il cibo è un nutriente insieme a molti altri. Come le macchine erano l’ispirazione per l’architettura Moderna del XX Secolo, quale immagine, realizzazione o concetto pensa sia l’ispirazione per la nuova architettura del XXI Secolo? Un edificio è come un albero e una città è come una foresta. Pensando a questo si diventa molto umili. Immaginiamo che, come incarico di progetto, ci venga dato il disegno di un albero: l’albero produce ossigeno, mette a disposizione un microclima,
controlla l’umidità e l’erosione del suolo e ospita una moltitudine di essere viventi; ora pensiamo a un edificio che produca ossigeno e faccia le stesse cose che fa un albero. La natura è alimentata dal sole: pensiamo nello stesso modo. Si dovrebbe infine progettare un edificio in una dimensione temporale, che sia flessibile ed adattabile per scopi multipli. Le necessità umane cambiano nel tempo e quello che oggi è un palazzo per uffici domani potrebbe accogliere residenze. Durante una recente conversazione con Gilles Perraudin emergeva l’ingegnosità e la saggezza, in senso ecologico, dell’architettura vernacolare. Pensa anche lei che dovremmo guardare con più attenzione al nostro passato pre-industriale? 200 anni fa le case erano raffrescate con la brezza e riscaldate dal sole, l’architettura vernacolare possedeva un intrinseco e immenso bagaglio di conoscenze in tal senso. Questo non significa che dovremmo tornare all’architettura vernacolare, dato che ovviamente le condizioni sono cambiate, ma dovremmo recuperarne i principi di base. Ho recentemente lavorato con la NASA ad un progetto chiamato sustainability base. Sustainability base si trova sulla Terra, ma parte dal presupposto che qualcuno atterri sul nostro pianeta nudo, senza niente di niente tranne la conoscenza e l’esperienza dalla NASA. La prima domanda è: da dove prendo l’energia? Guardo a solo 8 minuti di distanza, c’è il sole, un mega-reattore a fusione nucleare. Con i pannelli fotovoltaici posso catturare tutta l’energia necessaria. Devo raffrescare? A 2 o 3 metri sotto i miei piedi c’è una temperatura costante di 12°C e non ho nessun bisogno di scavare oltre per tirare fuori il petrolio che faccia girare una pompa. Hai bisogno di aria? Mi guardo intorno, anche qui non serve pompare, basta solo disegnare un edificio che abbia la ventilazione incrociata! Dobbiamo affrontare questi problemi come si faceva in età pre-industriale ma con la mentalità della NASA e con la tecnologia attuale. Quel che si faceva 200 anni fa non è vecchio ma incredibilmente nuovo! Quali pensa siano le caratteristiche di una ottima, grande architettura? Che sappia sollecitare le emozioni verso un livello il più alto possibile di apprezzamento e di illuminazione, che provveda solidità, che soddisfi le esigenze dell’esperienza umana
e controlli sapientemente la luce e i volumi. Non credo infine che un edificio che distrugge l’ambiente possa mai essere considerato una buona architettura. Come sviluppa un progetto, quali sono i passi principali della sua prassi progettuale? Procediamo secondo quest’ordine: principi, obiettivi, strategie, tattiche e metriche. Il problema predominante nell’attuale green design è quello di partire dalle misurazioni. Il che corrisponde ad un benchmarking, ad una valutazione di una soluzione esistente che potrebbe avere delle grosse falle a livello concettuale o strutturale. Così facendo si finisce per concentrarsi sull’efficienza, magari lavorando sulle pure tattiche ma mai rivolgendosi ai principi. I nostri principi sono: come possiamo prenderci costantemente cura dei figli di tutte le specie? Un edificio deve sostenere la vita, non distruggerla. È del tutto dimostrabile che noi esseri umani siamo la specie dominante su questo pianeta e come tale dobbiamo sostenere la vita e gestire le risorse, prendendoci cura di tutti i figli di tutte
Progetto a partire dai principi: è un approccio piuttosto simile al framework di The Natural Step, per esempio? Esatto, è sicuramente un punto importante in comune con Karl Henrik (Karl Henrik Robért, fondatore di TNS. N.d.R. Cfr. con n.16 di IoArchitetto). L’unica differenza è che il nostro orientamento è molto più indirizzato verso la progettazione anziché alla gestione e guida verso decisioni. Credo che il più forte denominatore comune sia che entrambi ci basiamo sulla scienza. Nel recente masterplan per Expo2015 l’architettura del paesaggio, invece dei convenzionali padiglioni, ha un ruolo fondamentale nel disegno complessivo. È una concezione nuova che potrebbe avere un’influenza, non solo sul modo di fare esposizioni universali, ma anche sul modo di fare architettura? Ci sono scale differenti di interazione all’interno del mondo naturale e tra quest’ultimo e le cose fatte dall’uomo. La cosa interessante sull’esposizione internazionale è il dialogo tra qualcosa di effimero e la volontà di catturare qualcos’altro che invece è permanente. Da questo punto di vista l’Expo di Milano è un evento effimero che celebra qualità eterne come la nutrizione. Come abbiamo fatto nel progetto per la NASA, sarebbe bello
Flashalessandrobelgiojoso New Towns: a Incheon (corea del Sud) tutto è pronto per la Manhattan del XXI Secolo.
che ogni parte del progetto per l’Expo diventasse un’esplorazione e un’integrazione vitale dell’effimero con un mondo fatto di cicli e metabolismi. Gli edifici devono essere come alberi e i paesaggi come giardini, la speranza sul cibo e la nutrizione deve essere una celebrazione di qualcosa di eterno: della chimica, della fisica, della biologia e di ciò che Einstein ha definito una “magia”, ovvero la vita. Qualche raccomandazione per l’Expo di Milano? Ci saranno dei “Milan principles”? Penso che qualsiasi principio debba avere un radicamento. È molto facile dire la verità, molto difficile invece capire se la verità che sto raccontando ha un valore effettivo. Servono principi operativi fondamentali, tanto chiari e basilari quanto quelli della dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti, come: l’acqua deve essere pulita, l’aria deve essere pulita. Devo usare i principi per guidare la mia matita e rispondere alla questione di fondo: quello che sto disegnando segue il principio oppure no? Quali immagini pensa siano le più adatte come complemento a questa intervista? Una delle mie favorite è quella dello stabilimento di River Rouge dove si vede il tetto verde con un primo piano delle uova di uccelli selvatici. Quel tetto ha permesso di evitare la realizzazione e la conseguente gestione di un enorme impianto di trattamento acque, procurando un risparmio di 35 milioni di dollari solo il primo giorno. I committenti mi avevano concesso un minuto e mezzo per spiegare il progetto che, solo con quelle cifre, è stato approvato immediatamente! Sono consapevole che per andare avanti un’attività deve essere economicamente praticabile e questo è un dato di fatto che rispetto profondamente. Oltre ai dati economici, la cosa più bella è che i primi uccelli si sono posati sul tetto solo 5 ore dopo il suo completamento. Carlo Ezechieli
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IoArchitetto 28 - ottobre ‘09
brevi / camilla morlacchi
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COMUNITÀ / ARCHITETTURA È il tema del 5° festival dell’architettura diretto da Carlo Quintelli in programma dal 23 al 28 novembre tra Parma, Modena e Reggio Emilia. Articolato in cinque sezioni di ricerca: architettura e tradizione comunitaria (con Guido Canella, Lucio Valerio Barbera e Glauco Gresleri); prove aperte di dottorato (parteciperanno i dottorati di composizione architettonica di IUAV e Cesena e quello di teoria e progetto della Sapienza); architetture raccontate (da Ipostudio, Camerana, Zucchi, GMP, Hertzberger e Jo Coenen; laboratori della critica e laboratori del progetto. www.festivalarchitettura.it
L’ANIMA DEL TETTO * Strutture in legno eseguite a regola d’arte; adeguata impermeabilizza-
* EDOARDO ZANABONI CONFERMATO ALLA PRESIDENZA DI FEDERARCHITETTI MILANO
* MATARRESE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DELLE REGIONI ANCE
per il quadriennio 2009-2013. Nella relazione introduttiva l’architetto milanese ha sottolineato la validità del concetto dell’associazionismo quale prerogativa necessaria per lo sviluppo della libera professione. “Il nostro sindacato è un’associazione libera, pluralista e volontaristica che difende gli interessi sociali e auspica la ripresa della concertazione, ritenuta il momento più elevato di scelta democratica”. Zanaboni ha poi indicato i principali argomenti concreti sui quali intende impegnarsi, tra i quali il tema pensionistico e l’assistenza sanitaria; l’impegno per i giovani; l’eliminazione del costo di vidimazione delle parcelle; l’obbligatorietà della registrazione del contratto professionale; l’accordo con le Amministrazioni comunali per il saldo dei compensi prima del rilascio della certificazione di abitabilità.
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MANGIAROTTI A CASA DEL MANTEGNA Mantova è città un po’ fuorimano, per andarci ci vuole un motivo. La bella antologica Scolpire/Costruire sul lavoro di Angelo Mangiarotti è un motivo eccellente. Promossa e sostenuta da Agape, curata da Beppe Finessi con Italo Lupi, la mostra nella Casa del Mantegna fino all’8 novembre presenta una cospicua serie di opere, fra studi, modelli, disegni, fotografie e sculture che ci offrono il profilo di un grande Maestro contemporaneo. Architetto, designer industriale, raffinato scultore, Mangiarotti ci offre materia di riflessione e infiniti spunti per la bellezza, la concretezza e l’originale genialità del suo lavoro. Catalogo Corraini edizioni.
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IL TETTO ENERGETICO SYSTAIC I tempi dei pionieri sono finiti: i conti economici sono chiari e le innovazioni nel fotovoltaico mirano a semplificarne l’integrazione. Da semplice supporto per i pannelli il tetto diventa così, nella visione dell’azienda di Düsseldorf l’impianto stesso, facilmente collegato alla rete con il sistema brevettato “click&connect”. E l’impianto il tetto: con elementi di colmo, grondaie, lucernari e finestre per soluzioni complete e modulabili in base al progetto architettonico. www.systaic.it
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PROFESSIONAL INDEMNITY È la polizza con formula di copertura di tipo “claims made” di responsabilità civile per architetti, ingegneri, geometri e periti industriali, con massimali fino a 2 milioni di euro contro le perdite da richieste di risarcimento notificate durante il periodo di assicurazione o anche (se concesso) retroattiva. La proposta, destinata a professionisti con fatturato ultimo esercizio fino a 300.000 euro, è di RSA. www.rsagroup.it
Breve guida a
Saie 2009 Con il payoff nuove culture del costruire si svolge a Bologna dal 28 al 31 ottobre il salone dedicato al mondo delle costruzioni, che quest’anno si articola in SaieConcrete (con la Consulta del Calcestruzzo), SaieLegno, SaieBit, LaterSaie, New Materials Space (a cura di Material ConneXion) e New Stone Age Design (con Confindustria Marmomacchine e Pietra Autentica).
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ow cost, low energy, quality architecture Una nuova stagione per l’housing è il sottotitolo della mostra, del convegno e del volume presentato al Salone e incentrato sull’housing sociale, alla ricerca di risposte efficaci sul piano progettuale, tecnologico ed economico ad una domanda articolata e che risente delle difficoltà generate dalla crisi mondiale. Modelli di intervento a diverse scale, in Italia e in Europa, e soluzioni finanziarie innovative che verranno discusse il 30 ottobre al PalaCongressi con interventi di Francine Houben
zione e isolamento; completa integrazione fotovoltaica: di fronte alla necessità di coniugare le esigenze di benessere abitativo, risparmio energetico e qualità architettonica il sistema tetto diventa sempre più complesso. Prebag, che si propone come partner unico del processo di costruzione a partire dal progetto, ne ha discusso lo scorso ottobre presso la propria sede di Casier (TV) in un interessante convegno in cui è stato presentato il progetto “soul roof”, soluzione integrata per il tetto dalla progettazione alla posa in opera. www.prebag.com
Il Consiglio delle Regioni è l’organismo che esamina gli aspetti di specifico interesse regionale e coordina le attività delle Associazioni regionali. Un ruolo importante alla luce del progressivo passaggio di competenze dallo Stato alle Regioni. Alla sua guida è stato eletto lo scorso settembre Salvatore Matarrese, attuale presidente di ANCE Puglia.
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I FORMAT PER LA RIPRESA ANCE e REAG (Real Estate Advisory Group) hanno analizzato i format innovativi di edilizia non residenziale in quattro Paesi europei (Francia, Germani, Regno Unito e Spagna) verificandone l’applicabilità in Italia. Dallo studio emerge che il rilancio degli immobili relativi ai settori uffici, commerciale, ricettivo/ricreativo e logistico/industriale dovrà basarsi su due parametri cruciali: ecosostenibilità e integrazione di funzioni. Lo studio propone inoltre approfondimenti sulle tendenze e le previsioni relative al mercato non residenziale nei 4 Paesi europei di riferimento, nonchè sulla consistenza e le prospettive di sviluppo che ha oggi il non residenziale in Italia. www.ance.it
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500 MILIONI PER LA BOLOGNA/FIRENZE In forza dell’accordo-quadro firmato lo scorso luglio finalizzato a consolidare e sviluppare le collaborazioni in Italia nell’attività di finanziamento di grandi opere e piccole e medie imprese, la Banca Europea per gli Investimenti ha messo a disposizione della Cassa Depositi e Prestiti un primo finanziamento a lungo termine di 500 milioni di euro destinato a sostenere i lavori di ammodernamento del tratto Bologna/Firenze della A1 (costo complessivo stimato in 3 miliardi). A beneficiarne, Autostrade per l’Italia (gruppo Atlantia). MOSTRA A COMO * ROMEGIALLINelINquadro della manifestazione Laboratorio Como
a Villa del Grumello (via per Cernobio 11, Como) rimarrà aperta tutti i fine settimana (16-19) fino al 22 novembre la personale dell’architetto Matteo Romegialli “il senso della forma”, che inaugura il IX ciclo di incontri di architettura dell’Archivio Cattaneo. www.cesarecattaneo.it
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PRESTAZIONI ENERGETICHE NEL SISTEMA EDIFICIO Organizzato dall’ordine degli architetti di Napoli in collaborazione con Mitsubishi Electric e Nemetschek mercoledì 11 novembre al Ramada Naples Congress Hall, il convegno gratuito discuterà del rapporto tra architettura moderna e efficienza, degli strumenti software utili per progettare un edificio sostenibile, del conto energia, delle evoluzioni dell’architettura degli impianti e infine del quadro normativo entro il quale si trovano a lavorare i progettisti, con particolare riguardo alle nuove normative regionali. Per registrarsi: unimark@tsc4.com
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CANTIERI ESEMPLARI Sul nuovo sito di Alpi sono liberamente consultabili più di 25 lavori che spaziano dall’edilizia residenziale alle grandi opere ingegneristiche. Ricca di documentazione fotografica, ogni case history illustra passo passo le tecnologie e le soluzioni adottate per risolvere le complessità costruttive e affrontare le problematiche legate alla sicurezza. www.alpionline.net
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SCHINDLER AWARD 2010 Già aperte le iscrizioni all’edizione 2010 di uno dei più importanti concorsi di architettura europei. Il tema della competizione quest’anno è “Access for all”: i laureandi di tutte le facoltà di architettura europee sono invitati a trasformare parte del Parco Olimpico di Berlino, quello dove l’afroamericano Jesse Owens vinse 4 medaglie nel 1936, in complesso sportivo pienamente funzionale e accessibile a persone di tutte le età, abili o meno. Chiusura delle iscrizioni 30 aprile 2010, consegna degli elaborati 30 luglio. Tutte le info su: www.schindleraward.com
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MILANO WORK IN PROGRESS Riprendono le iniziative culturali di Spazio FMG (la galleria in via Bergognone di Fabbrica Marmi e Graniti in collaborazione con il Corriere della Sera e patrocinata dal Comune di Milano). Dal 4 al 28 novembre Luca Molinari e Simona Galateo presentano i progetti per la Milano che verrà di MABarquitectura (residenze collettive di via Gallarate), Consalez Rossi (progetto di via Civitavecchia), Paolo Pasquini (food park area Maciachini) e 5+1 AA (il nuovo retail park di Milanofiori).
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nizza incontri con giovani promesse e protagonisti del design contemporaneo. I prossimi appuntamenti: il 12 novembre incontro con Edra: facendo mobili tra manualità e industria; il 19 novembre Ross Lovegrove; il 26 novembre Marco Trimarchi; il 3 dicembre Francesco Iannone e Serena Tellini; il 10 dicembre Angela Ponzini, Andrea Vecera e Resign; il 17 dicembre Arturo Dell’Acqua Bellavitis e la facoltà di design del Politecnico di Milano. www.designlibrary.it
FARE GRUPPO: A FIRENZE L’ESPERIENZA DITORINO Tra gli altri pregi, il PGT di Torino ha avuto quello di mettere in moto nuove intelligenze dell’architettura e del design, di cui nel volume 011+ (Electa) Davide Tommaso Ferrando tentava una prima mappa. L’esperienza torinese è stata messa a confronto con quella fiorentina nell’incontro “Torino/Firenze: gruppi, movimenti, progetti per la città contemporanea” che si è svolto al SESV lo scorso 8 ottobre. Protagonisti, con Alberto Breschi (promotore nel 2007 di Florence EXIT) e il nuovo preside della facoltà di architettura di Firenze Saverio Mecca, più di 20 studi fiorentini emergenti.
(Mecanoo), Cino Zucchi, Bill Dunster (Zed Factory), Ofis Architekti di Lubiana, Simone Solinas (Siviglia) e Emanuel Combarel e Dominique Marrec (ECDM, Parigi)
• concrete: Filippo Taidelli di Milano con un’innovativa soluzione a volumi contrapposti che integra elementi impiantistici, analisi ambientale e gestione dei costi.
L’architettura seduttiva di UN Studio SAIE Concrete è il tradizionale appuntamento che la Consulta del Calcestruzzo promuove a cadenza biennale all’interno del Salone. Quest’anno la conferenza sull’architettura in cemento armato presenta il lavoro dello studio olandese di Ben Van Berkel, premiato nel 2008 con il Concrete Architecture Award per la progettazione del Museo Mercedes Benz di Stoccarda. Giovedì 29 ottobre nella sala Italia del Palazzo dei Congressi
La Casa Sicura Nel quadro delle iniziative di SaieEnergia l’Associazione Artigiani della provincia di Bolzano, il gruppo Costruttori Casaclima Südtirol, il corso post-laurea CasaClima dell’Università di Bolzano e la rivista Casa&Clima presentano l’esploso in scala 1:1 di un edificio che fa della sicurezza antisismica il prerequisito indispensabile e che racchiude le migliori tecnologie per la sostenibilità ambientale e l’efficienza energetica.
Saieselection: i vincitori del concorso Low Cost & Low Energy Sustainable Housing Premiazione ufficiale il 31 ottobre per i vincitori scelti dalla giuria presieduta da Mario Cucinella tra i 161 lavori presentati nelle sezioni architetti e studenti per le quattro categorie in concorso: • brick: Luca Donner, studio Donner & Sorcinelli Architetti di Silea, con un’originale interpretazione del rapporto urbano tra pieni e vuoti rappresentati da corpi di fabbrica e cortili; • metal&glass: Nadir Bonaccorso, studio Nadir Bonaccorso Arquitectos Associados (Portogallo), con l’interpretazione innovativa della tipologia tradizionale della stanza/camino; • wood: Marco Plazzogna, studio Bertolone+Plazzogna Architetti di Treviso, per la rivisitazione del tema dell’edificio multipiano a più unità abitative;
La guida alle novità Per il sesto anno consecutivo tutte le novità presenti al salone, quasi 400, saranno raccolte in un unico documento (quest’anno un cd) in distribuzione durante il Salone, organizzate nelle seguenti categorie: Sistemi, procedimenti costruttivi, componenti, materiali da costruzione, accessori di montaggio; materiali per isolamento, impermeabilizzazione, consolidamento, trattamenti, finiture; sistemi a energia rinnovabile e tecnologie a basso consumo per riscaldamento, raffrescamento e illuminazione; macchine, macchinari e attrezzature di cantiere; software, attrezzature tecniche, office e building automation; abbigliamento tecnico, sistemi di sicurezza e anticaduta, apparecchiature e impianti tecnici, climatizzazione, depurazione.
* I GIOVEDÌ DEL DESIGN Ogni giovedì alle 21,15 la Design Library in via Savona 11 a Milano orga-
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social housing /
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Concorsi di progettazione
In un SMS
la strada maestra per il sociale
per l’housing sociale
>>> segue dalla prima
A
viene concessa a costo zero. L’obiettivo è un costo medio di costruzione di 850 euro al mq e uno medio di arredo interno per appartamento tra 75 e 85 euro al mq, con affitti di 250 euro al mese per il posto letto e 500 per il bilocale. Parte degli arredi saranno forniti insieme alla casa. La torre in legno di 14 piani - la più alta al mondo - sarà la prima realizzazione con componenti standardizzati, quindi facilmente assemblabili, di un progetto nato per essere replicato in Italia e all’estero. La filosofia Secondo i progettisti di SMS, Urb.a.m. e DOBP, alla nuova domanda di residenze urbane accessibili devono fare riscontro nuovi percorsi progettuali, capaci di guardare alle sempre più mutevoli esigenze degli abitanti, difficilmente classificabili applicando i limitati parametri sociologici di ieri, e di cogliere le opportunità dell’industrializzazione edilizia e dell’intensa ricerca sulla sostenibilità ambientale per creare edifici che siano anche socialmente ed economicamente sostenibili. La bellezza abbandona la categoria dell’estetica e si fa bellezza sociale, quanto più le soluzioni proposte diventano fonte di benessere per gli abitanti. Estrema flessibilità Il progetto dell’edificio, con pianta quadrata e schemi prospettici semplici e lineari, prevede la massima razionalizzazione di forme e spazi. Il taglio minimo degli appartamenti è di 48 mq, dieci per piano, posizionati a corona attorno a una corte interna. Salendo i piani si hanno tagli più grandi (65 mq) attraverso l’aggregazione delle cellule base, fino ad arrivare ai 100 mq degli ultimi piani. Questo è possibile svincolando la pianta dell’edificio dal suo sistema distributivo e strutturale, il che conferisce estrema flessibilità sulla scelta delle tipologie abitative e adattabilità nel caso di possibili trasformazioni. La distribuzione verticale è garantita da due corpi separati di scale e ascensori la cui struttura è anche portante per tutto l’edificio; quella orizzontale da passerelle ancorate al perimetro interno della corona di appartamenti. Il profilo interno su cui corre la passerella e quello esterno all’edificio sono anche i setti portanti dell’involucro. Il cavedio centrale è un luogo chiuso con illuminazione naturale zenitale dotato di un microclima interno regolato naturalmente per ventilazione (tubo di Venturi) e supportato artificialmente
secondo le stagioni dal riuso di acqua piovana raccolta nella vasca di copertura, condotta tramite il tubo luminoso centrale attraverso l’altezza del cavedio e rilasciata per nebulizzazione climatizzando gli ambienti. Per impreziosire il cavedio di contenuti di qualità, a intervalli regolari sui vari piani sono state previste salette attrezzate allestibili ad area relax, culturale o piccoli giardini di natura rocciosa e vegetativa in base alla condizione di luce, progettati per una facile manutenzione. Aspetto dinamico Modularità e principio di arbitrario posizionamento caratterizzano i prospetti. Per aumentare le economie di scala sono state individuate tre tipologie di serramento: finestratura grande, finestratura piccola per i bagni e bow-window, elementi prefabbricati costruiti su una piastra triangolare con tasselli annegati per il fissaggio al muro già predisposto per l’alloggiamento. Il lato ortogonale alla parete ospita blocchi di vetrocemento colorato, mentre quello obliquo è un serramento tradizionale a tutt’altezza ad alte prestazioni energetiche. L’orientamento e la posizione dei triangoli, la gamma cromatica dei blocchi in vetrocemento conferiscono all’edificio un aspetto dinamico in un ritmo apparentemente casuale, frutto invece della scelta delle tipologie abitative e della dislocazione delle zone giorno dei vari appartamenti. All’interno dei
Render dell’edificio in legno progettato da Urbam e DOBP previsto per il quartiere Bicocca a Milano: 100 appartamenti in social housing e due piani interrati per i box. Sarà la costruzione in legno più alta del mondo. Sotto, alcune delle soluzioni innovative previste: il tubo luminoso centrale attraverso il quale le acque meteoriche potranno essere nebulizzate per climatizzare gli ambienti; la copertura attrezzata a verde sarà uno spazio jogging comune.
bandirli è il primo fondo immobiliare etico italiano, voluto da Fondazione Cariplo e gestito da Polaris Investment SGR, cui partecipano investitori istituzionali pubblici (Cassa Depositi e Prestiti, Regione Lombardia) e privati (Cassa Geometri, Popolare di Milano, Generali, Pirelli RE, Telecom) su aree indi-viduate dal Comune di Milano in base a uno studio di fattibilità predisposto dal DiAP del Politecnico di Milano. Concept e linee guida dei due progetti di intervento, coordinati dalla Fondazione Housing Sociale (FHS), sono stati preparati da un gruppo di progettazione guidato da Giordana Ferri. Un modello finanziario e gestionale innovativo per progetti abitativi che tengano conto delle peculiarità dei luoghi e delle aspettative dei residenti per dare vita a un nuovo concetto di residenza sociale. Si tratta di una gara per la progettazione preliminare di un’area di 9.000 mq slp in via Cenni per circa 130 alloggi oltre a servizi integrativi, locali e urbani con il recupero di una cascina (“una comunità per crescere”), e di una seconda gara (“il borgo sostenibile di Figino”) per un intervento residenziale di housing sociale integrato da servizi residenziali, locali e urbani su un’area di 30.000 mq slp nel borgo di Figino, nelle immediate vicinanze del quartiere di San Siro a Milano. Gli elaborati (i concorsi sono aperti a architetti e ingegneri della Comunità Europea inclusa la Svizzera), saranno valutati da una giuria comprendente, oltre a quelli dei soggetti promotori, rappresentanti di studi di architettura e associazioni di housing sociale internazionali, dell’Ordine di Milano e del dipartimento BEST del Politecnico di Milano. In entrambi i casi sono previsti premi in denaro per i primi 3 (via Cenni) o 5 classificati. Bando e documentazione completa su www.housingsocialemilano.it Segreteria: Studio EVDS, tel 02.83241965, housingsocialemilano@evds.it Termini di consegna degli elaborati: per via Cenni: 9 dicembre 2009, per il borgo di Figino: 30 novembre 2009
Peso percentuale dell’affitto sociale rispetto al comparto residenziale nei principali Paesi europei (fonte Housing statistics in the EU)
bow-window sono installati tubi al neon la cui luce, percepita dall’esterno, accentua il colore del vetrocemento. Tutto ciò conferisce forte identità all’edificio e identità personale ad ogni famiglia, annullando gli effetti di massificazione. Attacco a terra Rispetto alla quota di piano esterna, l’entrata dell’edificio è posizionata a un livello seminterrato di 1,5 m raggiungibile da una rampa centrale che entra nell’edificio sino a raggiungere la hall illuminata dal cavedio centrale. Qui si trovano anche le funzioni di pubblico servizio condominiale (sala riunioni, salette attrezzate e dedicate all’impiantistica). Dall’esterno la parte emergente di questo piano più il primo fuori terra della fascia di alloggi formano uno zoccolo la cui parete è inclinata verso l’esterno, incrementando la privacy. Risparmio e svago A protezione della facciata, in copertura sono state posizionate quattro lame aggettanti di circa 1,5 m rivestite all’intradosso di materiale specchiante la facciata e all’estradosso di pannelli fotovoltaici. A copertura del cavedio centrale è stata progettata una struttura a piramide rovesciata rivestita con materiale trasparente che dà luce all’interno e può essere utilizzata come vasca di raccolta delle acque meteoriche da riutilizzare per l’alimentazione delle vaschette dei sanitari, per il controllo del microclima interno e per l’irrigazione delle essenze sul tetto. Sulla copertura si trovano infine una fascia di verde, una palestra di uso condominiale, percorsi panoramici a uso jogging e sedute per rilassarsi e godere il panorama. Nadia Rossi
Scusimanonhocapitobene / nora fumagalli
Ghe pensi mì
C
onsiglio a tutti una lettura rilassante. Rilassante perché non fa assolutamente chiasso. Anzi, non se ne sente parlare proprio da nessuno. Tutto tace, tutti zitti. Si tratta della Legge 99/2009, pubblicata il 31 luglio nella Gazzetta Ufficiale “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia”. Faccio notare fin da subito la delicatezza del titolo: con estrema nonchalance aggiunge in coda un argomentino di cruciale importanza, la politica energetica del nostro Paese. Ma, ritengo per non appesantire l’animo a chi si appresta a leggere, lo introduce con un leggero “nonché”, così, tanto per alleviare… Tra semplificazioni per la riscossione del bollo auto nelle Regioni Autonome, modifiche in materia di ICI, consorzi agrari e tutela dei diritti di proprietà industriale sboccia il fiore dell’articolo 25: “Delega al Governo in materia nucleare”. Vi si dice che, poiché “la costruzione e l’esercizio di impianti” nucleari, di impianti per “la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi”, “lo smantellamento di… impianti nucleari a fine vita e tutte le opere connesse” sono “attività di preminente interesse statale”, “come tali” sono “soggette ad autorizzazione unica” “rilasciata su istanza del soggetto richiedente previa intesa” con la conferenza delle Regioni. Ovvero le Regioni non hanno potere decisionale sulla localizzazione delle centrali nucleari e dei depositi di rifiuti che definire tossici è un eufemismo. Su quello che è di preminente interesse, vivaddio, decide lo Stato! O meglio, il Governo. Ohibò, ma il federalismo che fine ha fatto? Come lo Stregatto è scomparso, ne resta solo il sorriso.
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IoArchitetto 28 - ottobre ‘09
nuovo ingresso a milano / nadia rossi
Gli uffici di Milanofiori Nord Criteri di sostenibilità in termini di composizione, tecnologia e materiali caratterizzano gli edifici per uffici disegnati dallo studio Designed by Erick van Egeraat.
ERIK VAN EGERAAT
Nato ad Amsterdam nel 1956 e laureato all’università di Deft, co-fondatore di Mecanoo, nel 1995 apre lo studio EEA che nel 2009 diventa Designed by Erik van Egeraat. Nello stesso tempo, in partnership con lo studio di ingegneria IOB fonda lo studio di progettazione integrata EMEM IOB Nederland. Tra i numerosi riconoscimenti internazionali il Premio RIBA 2007 per il mima (l’Istituto d’Arte Moderna di Middlesbrough, vicino a Manchester).
I
l progetto Milanofiori Nord comprende edifici per complessivi 218mila mq a destinazione uffici, residenze, commerciale medie e grandi superfici, albergo, entertainment (multiplex, fitness, ristorazione). Il complesso sorge su una grande area di oltre 360mila mq nel comune di Assago tra il perimetro del Parco Sud e la tangenziale Ovest, vicino al casello dell’autostrada A7 Milano-Genova, a un chilometro dalla città e raggiunta dalla linea M2 della metropolitana. Edifici e infrastrutture costituiscono un sistema integrato, reso particolarmente efficiente dalla differenziazione dei livelli per i percorsi pedonali e veicolari: i primi sono collegati fra loro su un piano rialzato pedonale; il sistema viabilistico e i parcheggi si trovano ai livelli inferiori. La stecca di uffici che presentiamo, progettata - come il masterplan - dallo studio Designed by Erick van Egeraat, sorge lungo l’autostrada ed è la parte architettonica di maggior impatto visivo del progetto. I lavori, in fase di ultimazione, hanno preso il via nel 2006. La loro geometria attribuisce forte identità al progetto e ottimizza la trasparenza e la visibilità verso il baricentro costituito dall’area boschiva esistente. I quattro edifici adottano uno schema strutturale in cemento armato con solai pieni dimensionati a piastra con l’utilizzo delle armature BamTec, gettati in opera, e particolare attenzione alla qualità delle strutture. Il cantiere ha avuto modo di utilizzare strutture prefabbricate, come le scale degli edifici U4 e U7 e le pareti dei vani scala e ascensore con l’impiego delle bilastre nell’edificio U10 per imprimere maggiore velocità all’ascensore. Il pregio dell’involucro è la grande varietà compositiva e cromatica che, grazie alla trasparenza delle facciate, consente una comunicazione libera tra ambiente esterno e interno. I vetri, selettivi sui lati esposti a sud-ovest e a bassa emissività sugli altri, minimizzano gli effetti del riscaldamento solare nei mesi estivi garantendo luminosità e trasparenza in quelli invernali, limitando i costi di climatizzazione dell’edificio. Pensate come un prolungamento degli interni, le piazze di collegamento tra gli edifici sono pavimentate in legno brasiliano Ipé per esterni, che da semplici aree di transito le trasforma in luoghi piacevoli di evasione e relax. Ecocompatibilità L’adozione di sistemi innovativi ha interessato sia l’ambito strutturale sia quello impiantistico. Le pareti sono costituite essenzialmente da lastre di cemento rinforzato da leganti e reti di fibra di vetro per dare resistenza meccanica e garantire la tenuta all’acqua piovana. Particolare attenzione è stata prestata alla scelta dei materiali: pareti, controsoffitti e pannelli di
copertura sono certificati in classe di reazione al fuoco 1. Gli edifici sono dotati di impianti frigoriferi condensati con acqua di falda, una soluzione di basso impatto ambientale nonché vantaggiosa e di alto rendimento grazie alla minore temperatura del fluido di scambio per il raffreddamento. Gli uffici sono inoltre dotati di una rete di teleriscaldamento alimentato dall’impianto di cogenerazione situato all’interno dell’area di sviluppo e di scambiatori di calore di tipo a piastre. Impianti fotovoltaici garantiscono un contributo al fabbisogno energetico. L’acqua diventa una risorsa pensando anche al riciclaggio. Le reti idriche sono separate, con approvvigionamento dall’acquedotto pubblico per gli usi potabili e da pozzi di acque di
prima falda per gli altri usi. Un progetto di riqualificazione e salvaguardia prevede la conservazione e valorizzazione delle biodiversità nel rispetto delle caratteristiche originali del contesto ambientale: oltre a creare nuove aree verdi, il masterplan ha mirato a preservare i preesistenti corsi d’acqua e le zone boschive. Anche l’illuminazione esterna impiega energia rinnovabile: una parte del fabbisogno per gli impianti di illuminazione stradale, la segnaletica e le insegne proviene da pannelli fotovoltaici. Nella scelta dei materiali sono stati inoltre considerati elementi quali la riciclabilità o la termovalorizzazione e la possibilità di debuilding per il riutilizzo.
Committente Brioschi Sviluppo Immobiliare Masterplan e progettazione architettonica Erick van Egeraat Project management, progettazione integrata, direzione lavori Intertecno Imprese costruttrici Imprese esecutrici Ati Unionbau - PFB Sistemi di casseratura Doka Itala Sistema di armatura Gruppo CSE Bamtec Involucro esterno e facciate Gualini Controsoffittature e facciate Cosmi Controsoffittature Prometal Parquet esterni Comoparquet Pannelli sandwich isolanti RW Panel
Vista degli uffici fronte autostrada di Milanofiori Nord e render della piazza rivestita in legno trattato e di un interno (foto © Maurizio Bianchi) Il masterplan di Milanofiori Nord si completa con il parco commerciale disegnato dallo studio genovese 5+1 AA_ Alfonso Femia e Gianluca Peluffo, edifici per residenze progettati da OBR-Open Building Research e da tre volumi direzionali disegnati rispettivamente da ASA Studio Albanese (U13), Park Associati (U14) e CZA Cino Zucchi Architetti (U15)
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IoArchitetto 28 - ottobre ‘09 RESIDENCE MASCA’ A BOLOGNA
Soluzioni contemporanee nel centro storico La totale riqualificazione di un edificio del centro storico coniuga qualità architettonica, rispetto dell’ambiente e comfort abitativo
M
asCà ha un duplice significato: da una parte richiama l’antica tradizione della via Mascarella, nel centro storico di Bologna, dove sorge l’edificio, via un tempo ricca di attività artigianali legate al vicino Campo Marzio; dall’altro, dopo l’intervento dell’Atelier Traldi, è l’acronimo di “Moduli Abitativi Sostenibili Confortevoli e Attrezzati”: una quindicina di abitacoli il cui fascino scaturisce da un uso sapiente di elementi e materiali frugali più che dall’esibizione di soluzioni pregiate e ricercate. Gli alloggi, scientificamente concepiti - inclusi gli arredi, prevalentemente su disegno originale per ottimizzare le funzioni del riposarsi, del cibarsi e dell’incontrarsi, offrono comfort e “producono” benessere. La flessibilità e l’adattabilità degli spazi, personalizzabili secondo le diverse esigenze d’uso, è in sintonia con i parametri del tutto nuovi dell’abitare contemporaneo che tende a sovrapporre e a mescolare le attività, i tempi, gli spazi, le funzioni specializzate un tempo rigidamente separate e segregate. Hardware e software nell’edificio seicentesco Il recupero dell’antico edificio che, adagiato su lotto gotico, si sviluppa su quattro piani fuori terra, ha riportato la struttura alla sua originaria identità architettonica: due volumi edilizi tra loro adiacenti, attestati perpendicolarmente al fronte stradale, ciascuno con affaccio interno su una propria corte. Il progetto ha quindi stabilito un criterio di intervento che si è dimostrato piuttosto efficace e convincente: le ‘invarianti strutturali’, ovvero gli elementi che dal punto di vista storico erano essenziali e intoccabili per l’identità dell’edificio, sono state considerate come un vero e proprio hardware all’interno del quale introdurre gli elementi utili ad attualizzare l’uso dell’edificio
ottimizzandone le prestazioni da un punto di vista funzionale, impiantistico ed energetico. Si tratta di elementi leggeri, reversibili, sostituibili, come software da utilizzare quando ce n’è bisogno e da aggiornare man mano che se ne ravvisi la necessità: è il caso, ad esempio, delle cosiddette capsule umide, ovvero i moduli dei servizi igienici, delle partizioni a secco, dei componenti impiantistici e dei dispositivi volti al risparmio energetico, dei cappotti termici e degli elementi fissi di arredo. Spazi emotivi e interattivi Nel corso del progetto, grazie a una serie di considerazioni condivise anche con la committenza, si è immaginato che i futuri utenti del residence sarebbero stati attratti oltre che dalla qualità del servizio, anche dalla qualità architettonica del residence. A tale proposito si sono voluti realizzare spazi dal forte impatto emotivo, atmosfere da sperimentare, luoghi sorprendenti in grado di proporre modi dell’abitare inusuali e interattivi. Le scelte cromatiche che differenziano le pareti interne da quelle perimetrali, le soffittature con la sguscia luminosa perimetrale, i pavimenti in resina declinati su colorazioni chiare e luminose costituiscono lo sfondo di una scena popolata da oggetti disegnati con grande cura dei dettagli che diventano protagonisti di una sorta di gioco seduttivo dell’abitare. All’utente infatti è data la possibilità di spostare alcuni elementi architettonici e di arredo, modificarli, adattarli. Queste metamorfosi ispirano creatività, appartenenza, ludicità. Il modulo cucina è costituito da un mobile attrezzato che definisce uno spazio di lavoro concluso e protetto a diretto contatto con il soggiorno. Le due grandi chele laterali lo proteggono alla vista e al contempo contengono al loro interno spazi di
Interno giorno: sul fondo il modulo cucina con le “chele” laterali che delimitano e separano lo spazio dall’ingresso (foto Giacomo Traldi)
Lo schema di funzionamento energetico dell’edificio, protetto da un cappotto termico (1); il riscaldamento è a pannelli radianti a soffitto (2); il benessere interno è assicurato da un sistema di ventilazione meccanica controllata che recupera anche il calore dell’aria interna (3); “camini solari” (4), specchi esterni (6) e tende riflettenti (7) recuperano e distribuiscono la luce naturale negli appartamenti, contribuendo a ridurre il fabbisogno energetico, cui provvede parzialmente l’installazione fotovoltaica in copertura (5). A fianco, gli specchi solari visti dal cortile interno (foto Giacomo Traldi)
stoccaggio e un piccolo ripostiglio. La grande porta a scomparsa che divide, a tutta altezza, la zona giorno da quella notte, scompare completamente nella parete assumendo valore di finitura architettonica verticale. Estratta anche parzialmente moltiplica lo spazio e crea piacevoli rimbalzi prospettici. Le testate delle camere da letto sono attrezzate con comodini dalla forma a lambda, sollevati da terra per facilitare le pulizie, integrati
con lampade Tolomeo, dotati di un sistema di aggancio che ne permette un facile spostamento quando il letto matrimoniale debba essere diviso in due letti singoli. Nei soggiorni i grandi e comodi divani Campeggi si trasformano facilmente in letti matrimoniali senza lasciar tracce di tale metamorfosi. Il mobile Cip&Ciop, disegnato ad hoc da Traldi per permetterne un uso flessibile e multifunzione, è costituito
da tre elementi tra loro separabili e differentemente assemblabili: un tavolo su ruote che può essere facilmente spostato accanto alla cucina come piano di servizio o a cavallo del letto per colazioni mattutine o confortevoli sessioni di lavoro (laptop, scrittura); una libreria e un portatelevisore con cassettiera entrambi dotati di ruote e quindi posizionabili a piacimento. La porta rotante di accesso ai servizi
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A fianco, la sequenza mostra il funzionamento della porta semicilindrica rotante di accesso al bagno sotto, scorcio della camera da letto con i comodini mobili sospesi e del bagno (foto Giacomo Traldi)
igienici, progettata da Traldi e protetta da brevetto industriale, è un colpo di genio cinematografico: mettendosi al centro del semicilindro e facendola ruotare l’utente si trova all’interno del bagno senza essersi mosso. Indispensabile per i disabili (è larga 120 cm), è divertente da usare per chiunque. Capsule umide e vene verticali I moduli corrispondenti ai servizi igienici sono stati concepiti come vere e proprie capsule: elementi autosufficienti appoggiati all’interno dell’alloggio in posizioni tali da non
ostacolare possibili future differenti aggregazioni. Di altezza inferiore a quella dell’alloggio, se ne coglie la presenza come elemento architettonicamente rilevante. Le capsule umide sono sistematicamente affiancate ai moduli delle cucine: tra i due elementi è predisposta un’intercapedine tecnica, una sorta di vena verticale al cui interno corrono tutti gli impianti. Liberando gli alloggi da ulteriori vincoli impiantistici questa soluzione offre un’ampia libertà combinatoria in prospettiva di future differenti aggregazioni delle unità abitative. Tutti gli impianti sono poi
Prodotti&Sistemi
Pavimentazione esterna
facilmente accessibili per operazioni di manutenzione, sostituzione o integrazione grazie alla rimozione di un pannello posto ad altezza d’uomo dietro ai sanitari. Un edificio energeticamente disciplinato Come risultato di una disciplina progettuale che integra in modo radicale le scelte architettoniche con quelle volte all’efficienza energetica dell’edificio il residence è certificato in Classe A. L’ottimizzazione energetica di un edificio storico è stata ottenuta grazie a due fondamentali interventi:
la realizzazione di un involucro edilizio capace di un elevato isolamento termico (cappotti interni con lastre in fibre di legno mineralizzate, cappotti esterni in termointonaco, serramenti con vetri camera bassoemissivi, manto di copertura ad alta efficienza termica); e l’allestimento di dispositivi a basso consumo energetico per il riscaldamento e il raffrescamento (pannelli radianti a soffitto alimentati da caldaie a condensazione e ventilazione meccanica controllata in tutti i vani). Per migliorare ulteriormente le performance energetiche sono stati predisposti dispositivi in grado di aumentare l’illuminazione naturale: camini solari posti in copertura che catturano la luce e la trasportano ai piani terra; specchi di forma convessa che riflettono i raggi solari ai piani inferiori; tende esterne in tessuto di fibra di vetro di colore chiaro che diffondono la luce del sole all’interno dei cavedi. Per il collegamento meccanico verticale ai piani, invece di un tradizionale ascensore è stato predisposto un montapersone. Dai consumi di esercizio molto contenuti ma relativamente lento, induce l’utente a utilizzarlo solo in casi di effettiva necessità, promuovendo piuttosto il moto fisico che, per un edificio di tre piani ci sembra essere più che sostenibile. Pannelli fotovoltaici sono stati predisposti in copertura. Le lampade del vano scale sono dotate di led che garantiscono un basso consumo energetico e una durata di esercizio molto elevata.
ALESSANDRO TRALDI
Bolognese, Alessandro Traldi si laurea in architettura allo IUAV di Venezia. Dopo una collaborazione con Renzo Piano fonda l’Atelier Traldi, prima a Genova e dal 1987 a Milano dove vive e lavora. Si occupa di progettazione architettonica, urbana e di industrial design. Tra i suoi lavori il porto turistico di Loano (SV), un edificio per uffici con galleria commerciale a Dakar, l’ampliamento della galleria del vento dello stabilimento Ferrari a Maranello, la fondazione Vedova a Venezia, il nuovo teatro di Vibo Valentia. Attuamente sta lavorando sul teatro Verdi di Ferrara, l’Istituto di genetica molecolare del Policlinico di Milano e il polo scolastico di Massalengo (LO).
Residence I masCa’ Superficie complessiva: 700 mq Committente: Mask51, Bologna Progetto architettonico, coordinamento generale e direzione artistica: Atelier Traldi, Milano (Arch. Alessandro Traldi); collaboratori Giuseppe Guglielmino, Inés Mori, Giuseppe Tonelli, Davide Olivieri, Andrea Amighetti Progetto strutturale, impiantistico ed energetico: Ricerca&Progetto, Galassi, Mingozzi e associati, Bologna (Ing. Angelo Mingozzi, Ing. Sergio Bottiglioni, Ing. Raffaele Galassi, Ing. Antonio Guarnaccia) Direzione lavori: Ing. Alberto Presti, Bologna General Contractor: Tecnologie per Abitare srl, Bologna Arredi su misura: ArredoLogicontract srl, Toscanella di Dozza (BO) Cronologia Progettazione: Gennaio - Giugno 2007 Inizio Lavori: Ottobre 2007 Fine Lavori: Aprile 2009
Prodotti&Sistemi
Ventilazione meccanica controllata
Esoroccia Ocra è una pavimentazione in piastre in cls vibropressato a base di micro granuli di granito e cemento ad alta resistenza. La superficie granigliata fine antisdrucciolo R12 protetta con trattamento in fabbrica a mezzo di impregnante Impremar, coste bisellate. La serie Esoroccia è composta da 12 diverse colorazioni. Esoroccia rappresenta una delle serie di maggior successo della ditta Mariotti. Sempre alla ricerca di nuove finiture e lavorazioni, l’azienda, sul mercato da più di 80 anni, utilizza costantemente nella propria produzione prodotti ecologici, come l’impregnante a base acquosa, nonché materie prime di riciclo nella composizione delle piastre stesse. Mariotti è in grado di offrire un’ampia gamma di lastre in calcestruzzo ed ecologiche per pavimentazioni e per coperture piane e verticali, come facciate ventilate.
Per aumentare il comfort degli ambienti si è fatto ricorso al sistema di ventilazione controllata Zehnder Comfosystem. Una soluzione indispensabile per edifici evoluti dove l’isolamento è progettato per ridurre al minimo i fabbisogni energetici. I recuperatori Zehnder sono caratterizzati da un elevatissimo recupero di calore, grazie agli scambiatori di calore in controcorrente. Le unità di recupero Zehnder consentono di cedere l’energia dall’aria viziata di ripresa all’aria fresca di mandata con una percentuale di recupero superiore al 90%. Il sistema Zehnder Comfosystems è una tecnica che ottimizza ambiente, edificio e clima indoor con risparmio di energia e la conservazione del valore dell’immobile.
Mariotti G. & Figli SpA Arena Po (PV) Tel. 0385 70356 www.mariotti-spa.com
Zehnder Tecnosystems Srl Campogalliano (MO) Tel. 059 9786200 www.comfosystems.it
Il mobile multifunzione Cip&Ciop, disegnato ad hoc, si compone di tre elementi separabili e posizionabili a piacimento per diverse situazioni di utilizzo (foto Giacomo Traldi)
Altri fornitori
Arredi su misura: ArredoLogicontract Specchi solari: Espacio Solar Tecnologia Bioclimatica Tende per esterno: BrianzaTende Rubinetteria: Agape serie Fez Piatti doccia: Flaminia modello Tatami Serramenti e chiusure su misura: Borsari Montapersone: Sele ascensori Vespai: PontaroloEngineering Rivestimento esterno: Dacoterm Maxfor Pavimentazione in resina: Resin Group Pavimentazione scale: Baccaro Cementi Pannelli isolanti: Celenit Maniglie porte: Hoppe serie Verona Corpi illuminanti: Viabizzuno (scale), Artemide (appartamenti) Pannelli radianti a soffitto: Planterm di FCC – Permasteelisa Group Caldaie a condensazione: Erretiesse Lucernari tubolari: Solarspot di Solar Project
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materiali /
nella norma / alessandro ezechieli
La torre di vetro Con l’interstrato DuPontTM SentryGlas nella facciata sud del Köln Triangle rispettati i requisiti di resistenza strutturale
Lombardia: il “piano casa” va in cascina
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l “Triangolo di Colonia” è una torre di uffici alta 103 metri situata sulla destra del fiume Reno caratterizzata dalla forma a triangolo di Reuleaux composto da tre lati convessi. Progettata dagli architetti Gatermann + Schossig, si presenta avvolta nel vetro. Il disegno dei piani offre diverse profondità degli ambienti e grande libertà compositiva, con una vista ininterrotta della città e della sua imponente cattedrale sulla sponda opposta del fiume. La struttura è inoltre altamente efficiente da un punto di vista energetico. Per rispettare i severi standard di resistenza al sole e al vento la facciata sud della torre presenta un doppio vetro che integra vetro stratificato con l’interstrato strutturale DuPontTM SentryGlas. Il risultato è un materiale molto trasparente, che resiste ad agenti atmosferici, atti di vandalismo, esplosioni e altri rischi per la sicurezza. In caso di rottura i frammenti di vetro rimangono saldamente ancorati all’interstrato invece di precipitare danneggiando ciò che incontrano al loro passaggio. Per questo è l’unico vetro autorizzato per l’installazione su tetti e coperture con particolari requisiti di prestazioni post-rottura. Le vetrate sono costituite da un vetro temperato Optiwhite di Pilkington di 6 mm più SentryGlas Plus da 1,52 mm, più un vetro temperato Optiwhite da 8 mm. Rispetto all’intercalare in polivinilbutirrale (PVB), il SentryGlas è molto più rigido e può sopportare carichi maggiori o, a parità di peso, avere uno spessore minore senza compromettere la
sicurezza. Questa caratteristica offre gli architetti nuove interessanti prospettive e una libertà progettuale pressoché illimitata. Il vetro più grande mai realizzato finora misura 3 metri di larghezza x 13,5 di lunghezza. La combinazione di trasparenza cristallina duratura, protezione pressoché illimitata contro l’ingiallimento ed eccellente stabilità dei bordi in condizioni atmosferiche estreme ne favoriscono l’utilizzo per applicazioni di architettura d’interni ed esterni.
al 16 ottobre 2009 in Lombardia si applica la legge regionale n. 13/2009, meglio nota come “piano casa”. Nonostante del “piano casa” si sia molto parlato, pare non abbia avuto il risalto che meritava l’interessante possibilità che la legge offre ai privati proprietari di “vecchie” cascine e di altri fabbricati agricoli in disuso. A loro, infatti, è concesso intervenire in deroga a tutte le norme edilizie ed urbanistiche comunali (non quelle d’igiene) per recuperare, a scopo residenziale, le parti inutilizzate degli edifici in zona agricola che siano stati autorizzati prima del 13 giugno 1980. Va precisato che il recupero in questione, pur doven-
do rispettare i caratteri tipologici e paesaggistici e la normativa sull’efficienza energetica, sconta il suo limite più stringente sotto il profilo dimensionale: con l’intervento non possono recuperarsi più di 600 mc, grossomodo 200 mq. Beh, chi s’era messo in testa di comprar casa nelle campagne della bassa padana oggi, forse, ha solo bisogno di un buon architetto. Attenzione però a non prendersela troppo comoda: per presentare la DIA o la richiesta di permesso di costruire c’è tempo sino al 16 aprile 2011. Per approfondimenti: www.studiolegalebelvedere.com
archifiere /
Successo outdoor Energia e entusiasmo dalla rassegna riminese
U
n universo di prodotti e tecnologie progettati per offrire comfort, convivialità, svago, benessere, piacere estetico, comodità a chi vive all’aria aperta e all’aria aperta vuol stare al riparo dal sole e dalle intemperie: sono alcuni dei riferimenti della piattaforma espositiva riminese Sun - soluzioni per l’outdoor e T&T Tende e Tecnica - schermature solari appena conclusa. L’edizione, dove si respirava un clima positivo di entusiasmo, energia e voglia di nuovo, ha evidenziato che la sfida per abbattere i consumi energetici passa anche attraverso l’urban style e la climatizzazione passiva degli edifici, dove tende e protezioni solari adempiono a una funzione sempre più integrata tra estetica e regolazione micro-climatica, contribuendo all’abbattimento dei consumi per il raffrescamento. Senza dimenticare le nuove tecnologie a basso consumo per l’illuminazione esterna, entrate a pieno titolo anche nell’arredo urbano e nell’ambientazione dei dehors, e un sistema produttivo in cui cresce l’impiego di materiali riciclati ed eco-compatibili.
Nel 2008 l’Italia si è confermata tra i maggiori produttori del settore (circa 292 milioni di valore alla produzione, 21% del mercato europeo) con un export del 43%; positivi anche i dati del mercato interno, attestato sui 230 milioni di euro. Prossimo appuntamento a Sun: 14-16 ottobre 2010
Il tabloid degli architetti italiani
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Puglia di pietra
ho fatto un versamento di 20 euro sul conto corrente postale n. 64538911 intestato a Font Srl
La Regione a sostegno del distretto lapideo pugliese
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on 400 estrattori, 200 laboratori artigianali e più di mille segherie il distretto lapideo pugliese vale un miliardo e mezzo di euro. Ben vengano dunque le iniziative per favorirne lo sviluppo presentate dall’Assessorato Regionale allo sviluppo economico nel corso di un workshop a Verona lo scorso 30 settembre. Anche perché la pietra pugliese, dai megaliti protostorici alle grandi architetture romaniche fino alle sperimentazioni strutturali di Apricena appartiene a pieno titolo al patrimonio culturale italiano e mediterraneo. Con la presentazione
ufficiale a Marmomacc, il distretto lapideo pugliese, cui partecipano università e istituti di ricerca pubblici e privati, entra a pieno titolo tra gli attori del mercato dei materiali e delle costruzioni. Promosso da Sprint (lo sportello regionale per l’internazionalizzazione delle imprese) il workshop è stato anche l’occasione per presentare l’Atlante contemporaneo dei marmi e delle pietre di Puglia, un fondamentale strumento di lavoro per i progettisti curato dall’architetto Domenico Potenza della facoltà di architettura di Pescara. Per informazioni: sprint@regione.puglia.it
ottobre ‘09 - IoArchitetto 28
archiz.a.i. /
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nadia rossi
Una zona industriale tutta da vivere Un progetto per piccole e medie industrie a Barletta legato al contesto, economico e flessibile
È
firmato dallo studio Alvisi Kirimoto + Partners il progetto Incà per piccole e medie industrie di Barletta (Bari). Nasce dalla riflessione su due temi centrali: la ricerca di una tipologia industriale legata al contesto e all’identità mediterranea del territorio e la realizzazione a budget contenuto con elementi prefabbricati e flessibili. Il complesso è composto da blocchi di 7x7 metri per gli uffici e di 7x21 metri per gli spazi industriali, i cui moduli affiancati sono aggregabili tra loro. Ogni modulo dispone di un piazzale privato antistante con pensilina di copertura per il carico e lo scarico delle merci. Blocco uffici e capannone industriale sono impostati come oggetti autonomi collegati da una pensilina che corre sopra gli uffici. Le modalità di assemblaggio e di trattamento di prefabbricati industriali standard conferiscono alla realizzazione un volto personale. Ogni blocco in calcestruzzo verniciato di bianco è dotato di pannelli in multistrato grigio per le finiture esterne; la luce di 7 metri conferisce all’interno una grande libertà visiva e un’elevata luminosità naturale. Il capannone industriale è realizzato in prefabbricati con classica capriata a forma triangolare scomposta in due e posata accoppiando le ali minori per ottenere una forma a farfalla. L’accogliente micro-urbanità del progetto lo rende indicato anche all’insediamento di attività come laboratori di grafica e scuole di danza; per questo sul lotto centrale è stato inserito un nuovo edificio per uffici, una scatola di 12x70 metri servita da un unico corpo scala posizionato al centro. Per conferire trasparenza e movimento visuale all’edificio il prospetto principale è dotato di una grande facciata vetrata scandita a intervalli irregolari da pannelli frangisole bianchi, mentre il prospetto retrostante è caratterizzato da una disposizione aritmica di aperture e pensiline. All’interno gli uffici sono collocati su due livelli e serviti da un unico ballatoio a sbalzo. La via progettuale della modularità è stata percorsa anche per questa palazzina nella scelta delle finiture, a partire dai pannelli prefabbricati in cemento o in laminato grigio fino alle superfici in vetro. Cura del dettaglio architettonico e semplicità organizzativa degli spazi conferiscono un carattere sobrio e originale all’edificio.
Committente Edil Bari di Vincenzo e Ruggero Salzo Località Barletta – Bari Progetto architettonico e direzione lavori Alvisi Kirimoto + Partners Dimensioni lotto 45.000 mq
ALVISI KIRIMOTO + PARTNERS
Lo studio di architettura fondato nel 2002 da Massimo Alvisi e Junko Kirimoto nel 2008 diventa una società di ingegneria alla quale si associano Alessandra Spiezia e Arabella Rocca. Con un organico di dodici professionisti, lo studio si occupa di progettazione e ingegnerizzazione architettonica, studi di fattibilità e project management per lavori propri e di rinomati architetti come Rem Koolhaas e Renzo Piano.
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IoArchitetto 28 - ottobre ‘09
progetto del mese / residenze portanuova - varesine a milano
Le ville urbane di M2P Nuove soluzioni per conciliare la privacy e il contatto con la natura tipici della residenza in villa con i vantaggi di un’abitazione nel centro urbano
R
ecentemente Hines ha presentato le Residenze Porta Nuova, inserite nel grande piano di sviluppo che sta prendendo forma nei pressi di Porta Garibaldi a Milano (per il masterplan completo cfr IoArchitetto n. 10, set. 2007). Molto diverse tra loro e distribuite tra l’area dell’Isola, dove sorgeranno le due torri di “bosco verticale” di Stefano Boeri e le residenze basse di Lucien Lagrange Architects, l’area Garibaldi con le abitazioni di Munoz+Albin e le case di Cino Zucchi, l’area Varesine con la torre
Solaria di Arquitectonica e la torre di Caputo Partnership. Sempre per l’area Varesine, un lotto (parallelo a via Marco Polo) meravigliosamente defilato tra le stecche per uffici di Kohn Pedersen Fox e un quartiere tipicamente milanese a cui una serie di ristrutturazioni private sta restituendo l’ottocentesco volto popolare e borghese, a seguito di un concorso ad inviti è stato affidato allo studio M2P di Matteo Paloschi e Matteo Tartufoli, specializzato in residenze private di elevata qualità. Il contesto e la richiesta di sviluppare soluzioni abitative di prestigio con definizioni spaziali innovative sembrava ideale per sviluppare un concetto di residenza vissuta sul dialogo tra la casa e l’esterno. Nascono così le ville urbane: all’apparenza 6 corpi separati da ampie porzioni di verde, di fatto l’intero sedime utilizzato come piastra unica (sotto la quale trovano posto un ampio piano interrato e le automobili) dalla quale si elevano più edifici compresi tra i 5 e i 7 piani fortemente integrati con il verde, che rappresenta una porzione rilevante dello sviluppo e corre su diversi livelli creando un contorno esclusivo e riservato per ogni spazio privato. Grandi vetrate favoriscono la percezione e fruizione di questi Il profilo dei 6 edifici e la posizione del lotto all’interno del masterplan Varesine. L’inset illustra il concetto alla base del progetto: un flusso continuo tra verde e residenza che garantisce a ogni abitante ampi spazi aperti privati
giardini, sia tradizionali sia pensili, come estensione naturale della casa. Seconda caratteristica di rilievo del progetto è l’elevato grado di flessibilità costruttiva: ogni edificio è infatti predisposto per poter essere suddiviso in più appartamenti, senza apportare modifiche strutturali o impiantistiche. Si è cercato di articolare la distribuzione limitando i vincoli sia in senso orizzontale, grazie ad una pianta libera, sia in senso verticale sfruttando la possibilità di realizzare spazi a doppia altezza e piani sfalsati. Ne conseguono piante estremamente flessibili in base alle quali, secondo le richieste del committente, ogni edificio (con slp che variano tra 700 e 1.200 mq) può diventare un’unica villa terra/cielo o essere diviso in uno, due e al limite fino a sei appartamenti per villa. Anche con piani a doppia altezza. Né è stata trascurata la sicurezza: il piano terra di ogni edificio è “sopraelevato” rispetto al fronte strada, donando agli interni distanza e “respiro” indispensabili per abitazioni basse collocate in un contesto urbano.
ottobre ‘09 - IoArchitetto 28
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M2P ASSOCIATI
Lo studio M2P degli architetti Matteo Paloschi e Matteo Tartufoli (a destra nella foto) nasce a Milano nel 1994. La tematica maggiormente sviluppata dallo studio riguarda la progettazione architettonica con particolare riguardo all’ambito dell’architettura residenziale, sia per nuove costruzioni sia negli interventi di recupero di edifici storici, spaziando dalla singola unità abitativa all’intero complesso residenziale. Tra i progetti più significativi: la Mediateca di Santa Teresa in via Moscova a Milano, il restauro del Campanile dei Monaci nella Basilica di Sant’Ambrogio a Milano, il golf resort “Tenuta il Biviere” presso Lentini, il complesso residenziale “Borgo Bagnolo” a San Donato Milanese.
Il taglio degli ingressi, i bow-window e gli sguinci conferiscono leggerezza all’impatto materico del rivestimento
Per l’involucro degli edifici è stato pensato un rivestimento in technicalstone di colore scuro e dalla struttura molto materica. Le facciate su strada sono caratterizzate dall’introduzione di grandi ingressi in pietra bianca, che tracciano una curva rientrante e tangente rispetto al filo di facciata. Ampie aperture, anch’esse rientranti, si alternano a grandi elementi vetrati che avvolgono gli angoli e specchiando il cielo rompono l’impatto monolitico del rivestimento in pietra. Al contrario delle altre residenze previste dal masterplan infine, per le ville urbane è stato affidato allo studio M2P anche il design degli interni. In considerazione dell’impatto ambientale - tutta l’area ha ottenuto la precertificazione LEED - le ville sono state realizzate ottimizzando la produzione energetica mediante sistemi centralizzati e innovativi, massimizzando l’uso di energie rinnovabili attraverso impianti a pompe di calore che utilizzano l’acqua della falda e pannelli solari fotovoltaici, e utilizzando materiali edili con materie prime riciclate e provenienti da brevi distanze.
Progetto architettonico M2P Associati Matteo Tartufoli, Matteo Paloschi Team progetto Leonardo Aste, Serena Crespi, Silvia Ferrario, Marianna La Torre, Paolo Macchione, Guido Medri, Francesca Mellace, Fabio Pansera, Francesca Ronchetti, Costanza Ronchi, Claudia Roncoroni, Sofia Zappa, Alberto e Alessandro Massimauri, Stefano Prina Coordinamento progettuale Jacobs Italia Spa Strutture Arup Italia Impianti Hilson Moran Masterplan Kohn Pedersen Fox Associates International PA Architects and Planning Consultants Consulente Acustico Studio Brugola Prevenzione Incendi AFC Srl - Ing. Antonio Corbo Consulente Involucro Esterno Studio Rigone Consulente LEED Buro Happold Landscaping LAND Group Landscape Architecture Nature Development Committente Varesine Srl Località Milano Superficie lotto 3.350 mq Superficie costruita 13.000 mq Volumetria costruita 36.000 mc
I render degli interni sottolineano il costante dialogo indoor/outdoor che caratterizza le residenze
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IoArchitetto 28 - ottobre ‘09
recupero / nadia rossi
ALDO ANTONIO BRUNO
Convento dei Cappuccini a Piaggine
architetture a confronto Una galleria vetrata collega l’antica struttura restaurata e il nuovo corpo destinato a centro studi del Parco Nazionale del Cilento
L
incontra il moderno è il filo conduttore ‘ antico del restauro del convento dei Cappuccini di
Piaggine, Salerno. Il progetto dell’architetto Aldo Antonio Bruno ha previsto il recupero delle antiche strutture (chiesa e convento) che risalgono al 1615, la realizzazione di un corpo ex novo adiacente al convento in una soluzione di autonomia e di integrazione attraverso un percorso-galleria a ponte in ferro e vetro. Il convento è riutilizzato come ostello per la gioventù, il nuovo edificio destinato a centro studi per il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Restauro e consolidamento La chiesa dedicata alla Madonna del Carmine non presentava lesioni alle strutture murarie e ha richiesto solo interventi interni, a cominciare dalla ricostruzione del soppalco ligneo posto dietro e sopra l’ingresso e il restauro degli infissi delle quattro cappelle sul fianco destro della navata unica. In corrispondenza della sacrestia è stata ricostruita la scala in pietra che dalle cellette portava al giardino. Le coperture poggianti sugli archi delle crociere della volta sono state ricostruite con capriate in legno ancorate a cordoli in cemento armato ammorsati nelle murature. Sono stati ripresi gli stucchi dove mancanti della facciata principale e ricostruite le scale di accesso in pietra.
disposta superiormente con betoncino; il tutto ancorato a cordoli in cemento armato ammorsati nella muratura. Esternamente è stata ripristinata la scala che porta dal primo al piano terra e funge anche da uscita di sicurezza e ricostruita quella tra il piano terra e la cantina. Le pavimentazioni sono in cotto artigianale locale. Per il chiostro è stata scelta una pavimentazione in basalto con un piccolo canale di raccolta lungo il perimetro delle acque piovane, che convergono al pozzo risolvendo il problema della deumidificazione delle murature. Il nuovo corpo Il corpo ex novo è allineato alla cortina delle case prospicienti il corso principale. Ha struttura in cemento armato con solai in latero-cemento, tramezzature e murature esterne in laterizi e intonaci civili bianchi. Le pavimentazioni sono in cotto e parquet in legno di ciliegio, gli infissi in alluminio estruso di colore bianco, le coperture piane con lucernari circolari. Al piano terra si trova la sala informazioni-accettazione; al primo, corrispondente al piano terra del convento, la biblioteca; al terzo l’emeroteca e una sala multimediale con l’innesto del ponte di collegamento al convento.
Committente: Amministrazione Comunale di Piaggine (SA) Progetto arch. Aldo Antonio Bruno Studio geologico dott. Luigi Petti Impianti ing. Giovanni Langone Calcoli Statici ing. Emidio Nigro Dimensioni superficie del lotto 1600 mq; superficie coperta 870 mq; volume 7180 mc Intonaci Fassa Bortolo Pavimenti Impruneta
La pianta che descrive l’intervento di recupero. Affacciato su Corso Vittorio Emanuele, il nuovo corpo collegato al complesso da un ponte coperto
Il convento Il convento si trovava in uno stato di forte degrado, puntellato e incompleto. Oltre al percorso parallelo alla chiesa, la sua struttura presenta due bracci a forma di L che descrivono il chiostro interno. Si sviluppa su due livelli: al piano terra gli ambienti comuni; al primo le celle. Le coperture sono state realizzate ex novo in legno e coppi, passando quindi alla ricostruzione delle cellette crollate o demolite. I percorsi voltati a botte sono stati consolidati con perforazioni armate ancorate a una rete a maglia
restauro /
Il caso esemplare di Palazzo Coduri Un restauro conservativo basato sulla ricerca, la formulazione di prodotti specifici e l’esecuzione a regola d’arte per ridare dignità a un edificio e al suo d’intorno urbano
R
estauro: qualsiasi intervento che, nel rispetto dei principi della conservazione e sulla base di previe indagini conoscitive di ogni tipo, sia rivolto a restituire all’oggetto, nei limiti del possibile, la relativa leggibilità e, ove occorra, l’uso... (Carta del restauro, 1987, art. 2). Eretto nella seconda metà dell’Ottocento, palazzo Coduri si eleva per sette piani nel centro di Milano, a due passi dalla Galleria Vittorio Emanuele. Il bugnato della facciata, le semicolonne, le lesene e cariatidi e gli altri aggetti ne definiscono la natura signorile comune nella Milano austroungarica, mentre le semplici campiture gialle degli ultimi due piani, per quanto incongrue, raccontano un’altra storia, degna anch’essa di memoria. Le indagini conoscitive preliminari sono state svolte sui materiali e con campionature e prove di pulitura non invasive, per determinare le percentuali di composizione dei materiali da utilizzare nell’intervento. L’intento dichiarato fin all’inizio era quello di mantenere la patina del tempo. Una prima pulizia a secco per rimuovere i depositi più coerenti e demolire le parti pericolanti ha consentito di consolidare e mettere in sicurezza la struttura. Si è poi proceduto a un’approfondita pulizia a umido con prodotti specifici e impacchi di polpa di carta in miscela studiata durante le prove preliminari, seguita da risciacqui con acqua deionizzata. Iniezioni di prodotti consolidanti e stuccature per chiudere crepe e fessurazioni hanno permesso di restaurare l’apparato decorativo e gli intonaci; la reintegrazione plastica di cementi ammalorati o mancanti è stata eseguita utilizzando un ciclo di malte e impasti con formulazione simile
all’originale per composizione, granulometria e colore. Le superfici così recuperate sono state infine protette con prodotti impregnanti non pellicolanti su cui è stato posto lo strato finale di idrorepellente, ai primi piani resistente ai graffiti. Frutto della collaborazione tra Tassullo, che in anni di costante ricerca ha messo a punto un intero ciclo di prodotti per il recupero del moderno, e l’Impresa specializzata del Professor Gianfranco Marcato, che con la stessa dedizione ha già condotto più di 150 interventi di recupero, l’intervento ha restituito al committente un autentico brano di storia in perfette condizioni d’uso. Il suo valore culturale non risiede tanto in banali quanto popolari rivendicazioni dei bei tempi andati (?) ma nella comprensione documentata di tecniche costruttive relativamente recenti e oggi del tutto abbandonate che diversamente andrebbero perdute insieme al patrimonio edilizio che hanno contribuito a erigere. Tassullo per il restauro del moderno Tutti i prodotti della Linea Ripristino delle strutture in cemento e Restauro del Moderno sono stati testati presso i laboratori di Ricerca e Sviluppo Tassullo nell’ambito del Progetto di Ricerca con il MIBAC (Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia Romagna) finalizzato all’individuazione e sperimentazione di metodologie e materiali compatibili per il restauro e la conservazione degli edifici tutelati in cemento armato.
Nato a Piaggine (Salerno) si laurea presso la Facoltà di Architettura di Napoli nel 1980. È titolare dell’omonimo studio a Salerno, la cui attività riguarda la redazione di diversi progetti architettonici e strutturali sia di natura pubblica sia privata nonché di restauri di monumenti. Recentemente ha partecipato al ThyssenKrupp Elevator Architecure Award con il progetto Palm, torre semicircolare che prospetta sul lago del Za’abeel Park a Dubai.
ottobre ‘09 - IoArchitetto 28
riuso /
Vado a vivere
in campagna La casa-studio dell’architetto Farini a Pianoro
I
l contesto, ai piedi di un pendio, nella campagna bolognese; l’architettura, un semplice capannone agricolo, di quelli usati per il ricovero dei macchinari; il committente, l’architetto Giorgio Farini. Progettare per sé stessi è come marinare la scuola: la conquista della libertà che non si sa come riempire e insieme la voglia di far tutto e la sensazione, come James Bond, che il mondo non basti. Ci possono volere anni, per concludere un progetto così. Farini ha colto l’essenza del luogo, la quiete e la semplicità, e le ha tradotte in scelte rigorose. La semplicità della struttura, intatta nel perimetro. La quiete del paesaggio, che penetra senza ostacoli nello studio al piano terra e nell’abitazione al piano superiore attraverso una parete interamente vetrata. La purezza della pietra serena che con l’alluminio definisce il volume dell’edificio e la sua nuova funzione. Rimarcata da un richiamo insieme poetico e contemporaneo ai pergolati contadini con una trama leggera di travi e colonne in alluminio a caratterizzare un insieme lineare.La distribuzione interna rispecchia la stessa filosofia, con soluzioni che prediligono la funzionalità dei grandi spazi nella zona laboratorio come nella grande sala al piano superiore, riservando un ambiente più raccolto alla zona notte. Non sappiamo se in Italia vi siano più professionisti disposti a praticare soluzioni come quella progettata dell’architetto Farini, o piuttosto capannoni arrugginiti resi inutili dal tempo e spesso, se parliamo di zone industriali e artigianali, inutili di per sé, prima ancora di essere completati. Certo questo di Pianoro è un buon esempio per molti. LA PIETRA SERENA Per il rivestimento esterno è stata scelta la Pietra Serena de Il Casone. Si tratta di una pietra arenaria di colore grigio azzurrognolo chiaro a grana media con evidente orientazione parallela allo strato dei granuli cristallini costituenti, ben evidenziata dalle lamelle micacee. Costituita prevalentemente da quarzo, feldspati, miche e frammenti di rocce silicatiche e carbonatiche e priva di cavità e
microfessurazioni, gli interstizi fra i granuli sono completamente occupati dalla componente cristallina. Pesante, compatta, poco porosa e non geliva, la pietra serena possiede un’ottima lavorabilità con caratteristiche di resistenza meccanica tipiche delle arenarie e una predisposizione per un utilizzo ornamentale di rivestimento anche per uso esterno. La lavorazione a “filo sega” In questo progetto la pietra serena è stata utilizzata in lastre di spessore 3 cm e la lavorazione è del tipo “filo sega”, un taglio con utensile diamantato che rende la superficie leggermente ruvida e ondulata sul piano di taglio. La colorazione Il colore originario è stato scurito con impregnanti solitamente usati nel consolidamento delle superfici lapidee; in questo caso sono state colorate con polveri di ossidi e terre. La posa Le lastre di pietra preventivamente forate vengono dotate di anello plastico di tolleranza per la dilatazione e avvitate con viti autofilettanti su profilati ad omega verticali preventivamente fissati sulla parete di fondo.
Il progetto Committente Societa Agricola Campovecchio Progetto e direzione lavori arch. Giorgio Farini Collaboratori arch. Samantha Veronesi e Giacomo Milanesi Strutture ing Francesco Sabatini Impianti Serra impianti Impresa Edilsystem srl Importo opera € 700.000 Superficie intervento 400 mq
In alto, vista esterna del progetto dell’architetto Farini. Il piano superiore è destinato ad abitazione.
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IoArchitetto 28 - ottobre ‘09
space planning /
Comunicazione e comfort
per la sede italiana di Cisco
Open space, un e-Cafè e tanto colore nelle scelte di Progetto CMR
N
el centro direzionale delle Torri Bianche di Vimercate, alle porte di Milano, si trova la nuova sede di Cisco, azienda specializzata nella fornitura di soluzioni di rete. L’edificio - sette piani per 5.000 mq - è stato ridisegnato da Progetto CMR, studio di architettura e progettazione integrata guidato dall’architetto Massimo Roj e specializzato in space planning. Un intervento realizzato con soluzioni architettoniche e tecnologiche moderne ed ecosostenibili, caratterizzato da modernizzazione degli spazi, tecnologia, luce naturale, colore, spazi comuni di aggregazione, un sistema futuristico di teleconferenza, postazioni Wii per distrarsi nei momenti di pausa e un e-Cafè, ambiente elegante e informale accessibile dalla reception, dove i dipendenti accolgono gli ospiti.
PROGETTO CMR
Nasce nel 1994 con l’obiettivo di realizzare ambienti flessibili ed efficienti mediante la definizione e l’applicazione di nuove discipline progettuali nell’utilizzo dello spazio. Guidato dall’architetto Massimo Roj (nella foto), ha sede principale a Milano e altre a Roma, Atene, Pechino e Tianjin. Si avvale della collaborazione di circa 120 professionisti.
Scelte comunicative Trasparenza, luce e colore sono gli elementi dominanti del progetto. La prima consente a chi è all’interno di godere dell’illuminazione naturale e del panorama esterno, a chi è fuori di sentirsi parte dell’edificio. Ai colori istituzionali, rosso e blu, si uniscono beige, carta da zucchero e grigio: insieme caratterizzano i volumi cubici realizzati con pareti vetrate nei cinque piani operativi identificati ciascuno da una tinta. La comunicazione e la collaborazione, alla base della concezione del lavoro di Cisco, sono il supporto da cui nascono i flussi di lavoro. Di qui la scelta di lavorare in open space ai quali si uniscono aree chiuse, quiet room e audio privacy room, che consentono di allontanarsi per trovare concentrazione e non sentirsi oppressi dalla mancanza di riservatezza e dove è possibile spostarsi a lavorare con il proprio laptop. Al primo piano si trovano le sale telepresence dove si svolgono riunioni virtuali con avanzate tecnologie video (tre grandi schermi che trasmettono le immagini degli interlocutori), audio e interattive. Accoglienza e dimostrazioni Il piano terra aperto sulla piazza è dedicato all’accoglienza di ospiti e clienti. All’e-Cafè si può conversare di business sorseggiando un espresso. C’è poi la sala multifunzionale riconfigurabile con un sistema di pareti manovrabili dove si svolgono corsi, dimostrazioni e conferenze. Al primo si trovano un locale server vetrato aperto sulla reception e il Remote Technical Briefing Center, spazio dedicato alla dimostrazione di prodotti e nuovi sistemi, osservabili anche da remoto. Tutte le applicazioni delle tecnologie di collaboration realizzate dall’azienda vengono illustrate dal vivo a clienti, enti pubblici, partner e stampa nel Cisco Business Collaboration Center. Il piano successivo è il primo dei cinque operativi. Ospita la break area dedicata al ristoro, al relax e allo svago dei dipendenti grazie anche a una piattaforma Wii. I piani operativi L’organizzazione dell’ambiente di lavoro vede l’utilizzo di materiali come vetro colorato e alluminio e di elementi di arredo chiari e complementi dai colori vivaci. Le postazioni di lavoro, sia quelle dedicate sia quelle in sharing, condivisibili tra più collaboratori non sempre tutti presenti in sede, sono distribuite in modo razionale
Colore e grandi vetrate per la sede italiana di Cisco. Sotto, il piano terra con la reception e, a sinistra, l’e-Cafè dove vengono accolti i visitatori
e suddivise da mobili contenitori in gruppi funzionali. Lo spazio risulta facilmente riconfigurabile a fronte di nuove necessità distributive. Gli spazi aperti sono delimitati e scanditi dalla presenza di cinque volumi colorati che ospitano le Audio Privacy Room, dove organizzare piccole riunioni o lavori in team. Gli elementi fissi - servizi igienici, aree copy, coffee point, quiet room, medium conference - si trovano nel lato nord dell’edificio, a ridosso del corpo scale-ascensori. L’illuminazione Oltre al massimo sfruttamento della luce naturale, grande attenzione è stata posta nello studio illuminotecnico degli ambienti per i quali sono stati adottati corpi illuminanti a basso consumo energetico. Gli apparecchi sono caratterizzati da design moderno e alta tecnologia, garantiscono elevata flessibilità e il giusto livello di illuminazione a ogni ambiente. Un sistema di dimerizzazione dell’illuminazione permette di regolare il livello di luce in base alle necessità di ciascuno, contribuendo al comfort visivo e al risparmio energetico.
ottobre ‘09 - IoArchitetto 28
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archipremi / alice orecchio
Biennale Barbara Cappochin Dal 2003 il Premio Internazionale di Architettura Barbara Cappochin promuove la qualità in architettura, guardando a progettisti, costruttori e committenti come soggetti di un unico processo capace di coniugare estetica, funzionalità, sostenibilità ambientale. Giunto alla quarta edizione, il concorso consolida il suo respiro internazionale raccogliendo l’adesione di 430 progetti da tutto il mondo. Ecco i vincitori dell’edizione 2009.
La fattoria
e l’esprit de geometrie
I
l Giappone resta secondo solo all'Italia come partecipazione, con 66 opere in gara. Tra cui quella di Konishi Hikohito, progettista apprezzato per i suoi esterni eleganti e minimalisti, nominato nel 2006 tra gli “architetti nazionali eccellenti” dall'Istituto Giapponese d’Architettura. Va a lui il premio internazionale nella sezione di architettura residenziale, per la realizzazione di Aikoku Farmhouse, un casale progettato per una famiglia di coltivatori che da quattro generazioni vive nel villaggio Aikoku, nell’isola di Hokkaido, nel nord del Giappone. La Giuria ha riconosciuto nell'opera “le due qualità di base più significative: semplicità e umiltà”. Una fattoria intesa come funzionale alla vita di campagna, ma con soluzioni inedite che valorizzano la dimensione umana. Il committente sognava una casa in cui i suoi figli potessero crescere sognando di diventare a loro volta coltivatori, apprezzando la vita rurale, fatta di relazioni interpersonali e del piacere di condividere. Riunire sette persone e tre generazioni sotto lo stesso tetto sacrifica l’intimità di chi ci abita, ma se i tetti diventano cinque, si mantiene la giusta distanza pur vivendo assieme. Si è pensato quindi a cinque blocchi indipendenti, i primi due per i genitori del committente e gli altri per la sua famiglia, collegati tra loro da corridoi, in una soluzione
di continuità che alterna spazi conviviali con spazi privati. Le aperture verso l’esterno sono poche, le piccole finestre ritagliano l’orizzonte in visuali precise, separate. Se lo sguardo lasciato libero di spaziare di fronte alla distesa dei campi può sgomentare, il contadino lo abitua a concentrarsi di volta in volta sul lavoro da fare; cosi Hikohito non ha permesso alla vastità della pianura di entrare dentro casa. I volumi dell'edificio si strutturano in un grande equilibrio tra il pieno e il vuoto, il contorno si staglia nitido, legittimato dalla sua imprescindibile geometria. All'esterno è dipinto di nero, come i tronchi delle conifere; come queste sono sempreverdi, l'edificio si impone come un’identità immutabile nel paesaggio che cambia stagione dopo stagione. Il legno utilizzato è larice giapponese, di produzione e consumo locale, che combina un prezzo ragionevole a una grande versatilità. Le venature affiorano su tutta la superficie, nel rigore della sua architettura il progetto restituisce alla materia il ruolo principale. C’è in Giappone una lunga tradizione costruttiva di templi e santuari in legno, ma nella Farmhouse di Aikoku la consueta struttura di travi e colonne è stata rinforzata da pannelli di compensato per proteggere l’edificio dai terremoti, molto frequenti in questa zona. “Il ramo troppo duro al vento si spezza, quello troppo flessibile non starà mai ritto”.
Il bosco espositivo di Francisco Mangado
L’
acqua e l’ombra come cardini del progetto del Padiglione spagnolo dell’Expo di Zaragoza 2008, vincitore del premio Medaglia d’oro Giancarlo Ius, per l’opera più innovativa sotto il profilo del risparmio energetico e dell’utilizzo di materiali rinnovabili. L’edificio dell'architetto Francisco Mangado si suddivide in cinque sale, per una superficie complessiva di 8mila metri quadrati distribuiti su tre livelli. La copertura è un “contenitore energetico” dove sono sistemati collettori solari per la produzione di energia. La struttura in vetro
è circondata da una palizzata di colonne di ceramica che raccolgono l’acqua meteorica e la nebulizzano, rinfrescando la zona del portico e creando un microclima particolarmente gradevole in tutto l’ambiente espositivo. I pilastri scandiscono la facciata in un ritmo suggestivo di ombre e riflessi, il visitatore accede al padiglione come se si addentrasse in un bosco, dove la luce filtra tra gli alberi e il rumore dell’acqua lo riporta a un’esperienza che oggi, per mancanza di tempo, sembra quasi un lusso.
Casa de Masi
il dettaglio e la dissolvenza
I
l Premio speciale per la cura del dettaglio architettonico e costruttivo è stato vinto dall’architetto padovano Piergiorgio Semerano per la realizzazione della Casa de Masi. È il restauro di un casale sperduto nella campagna leccese che da edificio insignificante diventa luogo privilegiato per un dialogo tra l’architettura e l'arte, accogliendo le opere dello scultore giapponese Hidetoshi Nagasawa. L’installazione diventa quindi elemento imprescindibile dall'intero progetto, sentieri ritagliati nella vegetazione svelano l’esposizione poco alla volta, anche lo spazio domestico asseconda questi percorsi, ad ogni ambiente della casa coincide un giardino interno; ogni camera prosegue verso l’esterno, in
Le altre nomination Sezione Internazionale: menzioni - Riccardo Vannucci con CBF: centre pour le bien-être de femmes, realizzata nel Burkina Faso - Gerhard Wittefeld con Mercedes Salzburg - Juan Miró, statunitense, con il progetto Trail Restroom.
una conversazione continua tra dentro e fuori. L'edificio esistente è stato avvolto da tavole di rovere sbiancato che circoscrivono i volumi in un involucro omogeneo; la zona soggiorno si colloca invece in una nuova ala, padiglione immerso nella natura circostante senza una struttura che ne definisca i limiti. Qui le pareti sono smaterializzate, al loro posto una vetrata curva che abbraccia la stanza, l’unico filtro verso l’esterno è un canneto artificiale di pali di cedro per schermare la luce; anche la copertura è sospesa con un sistema di travi piatte in cor-ten assemblate a sostegni praticamente invisibili. Nulla viene a turbare la trasparenza della struttura, libera di dissolversi nel giardino.
Cura degli elementi di dettaglio: menzioni - Charlotte Skene Catling per The dairy house - Sperling Laraine, che ha progettato Watercube - National swimming centre di Pechino. Premio Provinciale - Lucio Bonafede per il Ponte Balestra a Cittadella (vincitore) - Pietro Leonardi per unifamiliare a Noventa Padovana - Aurelio Galfetti per il Net Center
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design / marco penati
Colombostile, la dimensione del sogno A
i veri cinefili, Meda richiama il film “il Posto” di Ermanno Olmi, girato sul finire degli anni Cinquanta, in una realtà ormai lontana e inesorabilmente mutata. Per chi invece vive nel mondo dell’arredamento Meda è il centro più attivo e vitale del design italiano. Già ai tempi in cui Olmi girava il suo splendido film le aziende storiche della città collaboravano con architetti e designer di fama. Si era agli esordi, la dimensione artigianale, le cosiddette “botteghe” si trovavano ad ogni passo, ogni cortile vedeva affacciati laboratori di intagliatori, intarsiatori, tappezzieri. Un patrimonio di sapienza e competenza uniche. Lo sviluppo successivo, tumultuoso, come usano dire i cronisti, ha fatto non poche vittime tra questi ingegnosi e provetti artigiani. Il concetto di lavorazione fatta in serie, consapevolmente o no, ha privilegiato la logica del numero e del basso costo a scapito dell’unicità di un prodotto come valore assoluto. Salvo pentirsene poi, come postula oggi l’antropologo Richard Sennet nel suo saggio “L’uomo artigiano” (una personale opinione: gli americani hanno spesso il dono speciale di rilanciare con candore le virtù dell’acqua calda dopo aver per decenni sostenuto scientificamente quelle dell’acqua ghiacciata).
misura, con le varianti che il cliente chiede. Pezzi unici, destinati a divenire nel tempo opere difficilmente replicabili, che trovano collocazione in ambienti altrettanto unici. Abitazioni sontuose, sedi ministeriali, alberghi di lusso. Sempre in show room troviamo foto dell’interno del Kremlino o del Carlton Hotel di St Moritz, piuttosto che del Burj al Arab di Dubai o del Grand Hotel de Russie di Roma, arredati da loro. A volte sono oggetti volutamente fuori scala. Le dimensioni sono importanti, trattandosi di mobili pensati per ambienti ampi anche centinaia di metri quadrati, e un divano di 3 metri può scomparire contro una parete da 30. In una sala sono riprodotti fedelmente i mobili delle residenze degli Zar, compreso il trono. Sono stati eseguiti appositamente per una mostra tenuta al Kremlino nel 2003. La tentazione è forte. Proviamo a sederci sul trono. Comodo, un po’ impettito ma comodo. Divertito, Angelo Orsi me ne fa provare uno che sembra sia appartenuto a Ludwig di Baviera. Poi uno tardogotico: duretto. I piedi ciondolano nel vuoto, il potere comporta qualche rischio. Chiedo a Orsi il prezzo, mi piace quello di Ludwig! chissà se me lo posso permettere? No, non me lo posso permettere.
Senza attendere la scoperta postuma del famoso antropologo e sociologo, qualcuno aveva già pensato di valorizzare e dare una continuità al lavoro fatto a “regola d’arte”. Alla Colombostile di Meda questa missione dura dal 1866 senza soluzione di continuità. Per cento anni l’azienda ha prodotto repliche di mobili in stile, poi, dal 1977, mobili attuali ma eseguiti con tecniche artigianali. Incontriamo Angelo Orsi, uno dei soci, un personaggio che sembra uscito da un quadro del Seicento fiammingo. Entrare con lui nella show room, che si sviluppa su tre piani, e studiata come un ambiente teatrale a tagli di luce caravaggeschi è entrare nella dimensione del sogno. Gli oggetti sono fiabeschi, vi sono compendiate tutte le tecniche e le perizie artigianali possibili. Ma la cosa straordinaria è che il tutto è sempre mixato tra l’antico e l’attuale, il classico e il contemporaneo, ottenendo un effetto eclettico unico. Mobili, poltrone, lampade, tappeti. Tutti fatti a mano. Incredibile la varietà di tecniche e finiture su materiali come legno, marmo, stoffe, cristallo. Laccature brillanti o craquelet. Finiture foglia oro, argento, piombo. Intarsi di legni e pietre dure. Oggetti preziosi, costruiti a richiesta e su
Sotto a sinistra: sedute Smoke, 2009, design Sigla. Liberamente configurabili come un comodo arcipelago di poltrone per riempire grandi spazi
Sopra: divano Acantus, 2009, design Sigla. Liberamente ispirato alle foglie d’acanto dei capitelli corinzi, nelle sue possibili configurazioni doppie (ogni elemento misura 4 metri di lunghezza)
Sotto: sedute imbottite Smoke, 2009, design Sigla, nella versione in pelle bronzo e acciaio
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marmo e design / daniela baldo
Il best communicator award
tra arte e marketing
A Verona, partecipanti e vincitori di Hybid and Flexible, terza edizione del premio “Marmomacc incontra il design”
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ato con l’intento di valorizzare i migliori progetti di exhibit design ed evidenziare le strategie più innovative di comunicazione aziendale, Marmomacc incontra il design acquista di edizione in edizione un crescente interesse da parte di visitatori e addetti ai lavori, e il plauso della critica internazionale. Ulteriore obiettivo del premio è quello di focalizzare l’attenzione sullo stand fieristico, perché sia in grado di rappresentare l’identità dell’espositore, offrire nuove prospettive nell’applicazione dei materiali lapidei e stimolare il coinvolgimento di architetti e designer nella costruzione di scenari ideali, abitati dalle molteplici potenzialità espressive del marmo. La cerimonia di premiazione si è svolta mercoledì 30 settembre 2009 e la giuria ha conferito il primo premio ex-aequo a Iaconcig Pietra Piasentina (Udine), progetto dell’architetto Giovanni Vragnaz in collaborazione con lo Studio Modland, per il modo in cui il progetto ha saputo affrontare i valori percettivi della materia trasformandola attraverso diverse qualità di superficie in elementi architettonici, e a Vaselli Marmi (Siena), progetto degli architetti Marco Fagioli e Emanuel Gargano, per l’originalità e la leggerezza con cui è risolta nella struttura perimetrale la forza materica della pietra e per la coerenza formale nelle soluzioni di architettura degli interni. Ma più in generale il premio, cui partecipano ormai decine di aziende, la partecipazione di architetti e designer, gli eventi e le mostre stanno facendo dell’esposizione veronese uno dei più interessanti appuntamenti a livello internazionale.
Gli stand vincitori del Best Communicator Award: in alto Vaselli Marmi (arch. Marco Fagioli e Emanuel Gargano); sotto, Iaconcic (arch. Giovanni Vragnaz con Studio Modland) Foto © Alberto Parise
Patricia Urquiola per Budri
A sinistra incredibili giochi di intarsi allo stand Budri
Patricia Urquiola propone un microcosmo ingrandito popolato da invisibili organismi vegetali e geometrie intarsiate. Il progetto nasce dall’osservazione di microrganismi vegetali, le micrasterias, le cui forme mescolate a simboli grafici creano una nuova entità digitale-biologica. La designer ispano-milanese mette in risalto le potenzialità dell’azienda Budri, che con un approccio sartoriale è in grado di realizzare complesse superfici a intarsio e a traforo. Il tema di “Hybrid and flexible” viene così presentato con un’opera a intarsio che impiega più di trenta tipi di marmi e onici. Su un fondo puro in marmo Bianco Sivec prevalgono i marmi verdi come il Verde Bamboo, il Green Bowenite, l’onice Verde, il Verde Pakistan, il Verde Ming, gli azzurri variano dall’Azul Macaubaus, alla Sodalite, all’Azul cielo e al Palissandro, che fanno da contrasto alla gamma dei rossi come l’Onice Tiger, l’Onice Nuvolato, la Breccia di Vendome e il Diaspro. L’ibridazione dei materiali è espressa attraverso l’interazione di questi marmi con il legno Iroko e porzioni di erba. Spicca inoltre una gigantesca panca realizzata con alveari intarsiati sovrapposti a più livelli, realizzata in Verde Green Bowenite, un materiale lapideo che ripropone la texture del prato. Complessità ed eleganza caratterizzano un’installazione dove è possibile cogliere l’inaspettata lavorabilità del marmo.
A destra riflessi nel bianco e sedute in marmo nello stand disegnato da Marco Piva
Marco Piva per Lasa Marmo e Cava Romana
Marco Piva sviluppa da tempo una ricerca applicata sui materiali lapidei nell’ambito del design del prodotto. Se nell’edizione 2008 di Marmomacc aveva lavorato sulle textures del marmo, oggi la sua interpretazione dell’ibridazione si trova nell’accostamento dei materiali lapidei con l’acciaio e il vetro: la storia millenaria della pietra accanto ai prodotti della civiltà industriale. La flessibilità sono allora le sedute, le chaise longue e i tavoli che dimostrano come il marmo possa diventare anche materiale di arredo. Lo spazio che accoglie questo singolare design è sfaccettato, con ampie lastre di marmo a macchia aperta, veri e propri capolavori della natura, a rivestire le pareti e riflesse da superfici in acciaio lucidato a specchio. I cromatismi del marmo variano nella gamma dei neutri, dal bianco puro, caratteristica esclusiva del marmo Lasa, ai beige dell’Aurisina e del Repen. Il marmo Aurisina è materia modellabile, ricca di sfumature, duttile, in grado di definire profili sinuosi: doghe sagomate in marmo si srotolano elegantemente su una scocca di acciaio, realizzata da DeCastelli per creare la chaise longue e le sedute rotabili esposte su lastre di vetro circolari retroilluminate che interrompono la superficie del pavimento in marmo bianco Lasa Vena Verde.
I Marmi del Doge
Uno degli ambienti dei Marmi del Doge
Il Consorzio Marmisti di Chiampo ha presentato a Marmomacc la mostra “I Marmi del Doge”, un evento curato dal designer Raffaello Galliotto che racconta la duttilità del marmo nei 250 mq progettati dallo studio di architettura Visto e articolati in quattro ambienti dedicati al contract: reception, lounge, camere e spa. Prendendo spunto dalle suggestioni dei marmi di Palazzo Ducale di Venezia, Galliotto ha realizzato ambienti dedicati all’ospitalità che accolgono geometria, colori e materia del Palazzo. Gli elementi che compongono le ambientazioni sono stati pensati con la logica del design industriale quindi riproducibili e funzionali, sempre e comunque accompagnati dall’unicità di un materiale naturale e irripetibile come il marmo. Tra i vari prodotti presentati, interessanti le lampade a sospensione in Carrara e Calacatta che mediante la luce mostrano le venature del marmo e la vasca a massello che riprende la geometria dei tondi quadrilobati di Palazzo Ducale.
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visti a cersaie / • Creatività infinita
• Certificata Leed
Ceramica effetto legno
Classica e tridimensionale
La tecnologia digitale Color Definition System di Cooperativa Ceramica d’Imola trasferisce definizione, vividezza delle venature, profondità e impatto cromatico alla linea Strobus che trasmette così il calore dell’effetto legno invecchiato con i vantaggi di resistenza e immutabilità della ceramica. Le piastrelle in porcellanato smaltato sono disponibili nei formati 50x100 e 16,5x100 cm nei colori beige, sabbia, giallo, rosso e marrone. Il numero ampissimo di soluzioni grafiche interpreta il concetto di dinamismo dell’immagine e della materia. Strobus è accompagnato dal marchio Biogres che caratterizza la qualità ecologica della produzione.
Pietra Splendente di Ceramiche Coem ripropone la forza e la bellezza del marmo lucidato in una veste tecnologica e contemporanea. Le venature e striature mantengono il grado di variabilità proprio della materia naturale. Le piastrelle nei formati 60x60x1,05 - 30x60x1,05 - 7,5x60 (battiscopa) cm offrono l’effetto tridimensionale delle venature frutto del sistema Deep High Definition 3D, una sequenza di processi e tecnologie che coinvolgono l’intero ciclo produttivo. La certificazione Leed ottenuta da Certiquality e l’ingresso nell’U.S. Green Building Council (USGBC) testimonia l’impegno aziendale nei confronti dell’ambiente.
Cooperativa Ceramica d’Imola Tel 0542 601601 – www.imolaceramica.it
Ceramiche Coem Tel 0536 993511 - www.coem.it
• Segno puro
• Gres ecologico
Trame affioranti
L’estetica che rispetta
Dall’attenta osservazione di due trame e dalla loro successiva sovrapposizione nascono le textures lievi che contraddistinguono la collezione Sensible di Eiffelgres, ideata dall’architetto Mauro Bellei. Espressamente orientate al dialogo con il progetto architettonico, le lastre sono ottenute con terre e minerali selezionati e proposte nei formati 90x60, 90x30, 60x60 e 60x30 cm, a tutto spessore di 11 mm, monocalibro, squadrate e rettificate, in sei colori e tre versioni: Sign, Rise e Bocciardato. La collezione è indicata per la realizzazione di pavimenti e rivestimenti in spazi residenziali e in ambienti di tipo commerciale o pubblico dove sono richieste anche elevate prestazioni di resistenza e sicurezza.
Ha solo 4,5 mm di spessore il gres porcellanato a doppio caricamento Green Lite di Ergon. È ottenuto per pressatura, tecnica che conferisce elevate caratteristiche di resistenza e facilita il taglio, la foratura e la movimentazione. La versione Alabastro è proposta in cinque colori - perla avorio, sabbia, moka, titanio, carbone - nei formati 60x60, 30x60, 30x30 cm in tre finiture: naturale, bocciardato e a spacco. La collezione è arricchita da mosaici e decori sviluppati sulle tre dimensioni, con effetti di bassorilievo e pattern geometrici. Un gres porcellanato ecologico grazie a sistemi tecnologici innovativi che riducono del 60% le emissioni di anidride carbonica rispetto a un ciclo produttivo tradizionale.
Eiffelgres Tel 0536 996811 - www.eiffelgres.com
Ergon – Emilceramica Tel 0536 835111 – www.ergontile.it
• Doppia pressatura
• Naturalmente elegante
Grande formato
extra light
l’ambiente
Giochi di venature
È realizzata in doppia pressatura dello spessore di 4,8 mm Light 4 Fusion, la nuova collezione di Ceramica Fondovalle. Caratterizzata da grandi formati - 60x60, 60x90, 30x90, 30x30 cm - e da una leggerezza inedita grazie allo spessore di 4,8 mm. Nei colori White, Gold rock, Silver cloud è indicata per progetti di architettura e interior design di grande impatto, ristrutturazioni di edifici e spazi dove è necessaria una riduzione dei carichi di peso sulle superfici. Disponibili anche pezzi mosaico in 30x30 e 2,2x2,2 cm.
Extreme è la collezione di GranitiFiandre in lastre di grande formato, 150x75 - 75x75 - 75x37,5 cm. frutto della selezione dei marmi più raffinati. Un materiale a tutta massa dove le venature attraversano il corpo della materia. Le cromie spaziano dal Bronze Extreme (scuro) al Giallo di Siena Extreme (nella foto) al Marfil Select (in nuances dal bianco al giallo ocra al rosa tenue). Permettono di creare superfici ampie con un minor numero di fughe: a parete su grandi superfici, per il rivestimento di pareti ventilate e per pavimenti. Le finiture includono ActiveTM Clean Air & Antibacterial Ceramic, un materiale da rivestimento che depura l’aria da gran parte delle emissioni nocive e dalle polveri sottili con una significativa diminuzione degli inquinanti organici e inorganici.
Ceramica Fondovalle Tel 0536 934211 – www.fondovalle.it
GranitiFiandre Tel 0536 819611 – www.granitifiandre.com
• Superfici cangianti
• Gres ad alta risoluzione
Rivestimenti a filo
Decorazione digitale
Luce e ombra giocano sulle superfici cangianti del progetto Filo di Laminam che valorizzano le superfici in ambienti pubblici e privati. Un effetto visivo suscitato dalla tridimensionalità della materia. Quattro le soluzioni cromatiche offerte: Bronzo, Ghisa, Argento e Oro in formato d’origine 1000x3000 mm e spessore 3 mm. L’antico splendore delle ceramiche artistiche torna vivo in questo nuovo prodotto in cui si esprime la filosofia aziendale di unione tra tecnologia e ricerca materica e stilistica.
Decorazione digitale ad alta definizione per le serie RHD (roccia) e THD (travertino) di NovaBell. Si presentano come un pavimento in gres porcellanato con i mille volti della natura al quale la superficie tridimensionale, le sfumature cromatiche, le zone d’ombra e luce conferiscono elasticità e profondità. Trovano applicazione in ambienti indoor e outdoor e sono disponibili nei formati 60x60, 60x30, modulo 3 formati 60x60 cm, ai quali si uniscono decori e formati speciali. Grigio, giallo e bianco sono i colori di RHD, bone e cream quelli di THD. Le due nuove serie sono parte della famiglia di prodotti ecologici NovaBell Ecosystem, con un contenuto di materiale riciclato almeno del 40%. Ad elevato valore estetico e basso impatto ambientale, le linee sono state certificate conformi al sistema di valutazione Leed.
Laminam Tel 0536 1844200 – www.laminam.it
Novabell Tel 0536 861111 – www.novabell.com
ottobre ‘09 - IoArchitetto 28
interiors /
Cucinaventotto di Giacomelli
un contenitore totaliving
Design e combinazioni cromatiche essenziali in un nuovo concetto di arredo
Q
uello di Giacomelli - uno dei protagonisti della storia del mobile italiano - è un arredamento senza tempo alla ricerca della perfezione formale. La sintesi è una gamma di soluzioni abitative di elevato valore estetico e funzionale per ambienti moderni e personalizzati. Una concezione di total living ispirata a un design essenziale. La missione: far star bene chi ci vive. La proposta: un nuovo, primordiale concetto di casa che si allontana dalla suddivisione in zone (giorno, notte, ambiente cucina) e si concretizza in due gamme fondamentali: Giacomelli contenimento. Tutto ciò che va contenuto (abbigliamento, stoviglie, libri, tv) è accolto all’interno di un’unica tipologia estetica: strutture monocromatiche terra/soffitto scandite come pareti architettoniche, sistemi di armadiature la cui funzione precisa è dettata dal cambio delle attrezzature interne e dalla profondità.
elementi di grande forza estetica e funzionale, all’interno di ambienti esenti dal superfluo. Emblematico dei concetti di contenimento e funzione è lo spazio d’arredo dove il contenimento, in questo caso rappresentato da “spazioventotto” (design Giacomelli&Partners / Susanna Bianchini), è protagonista della zona acqua/fuoco e pervade la casa con toni caldi e naturali. Con un piano cucina di 24 cm di spessore in pietra lagos blue, alleggerito da una luce orizzontale. Un esempio di come design essenziale e combinazioni cromatiche armoniose evochino un mondo inesplorato in cui l’uomo si trova a suo agio perché elegante, semplice e funzionale. www.giacomelliarredamenti.it
Giacomelli funzione. Una casa in cui i mobili con funzioni primarie - tavolo, sedie, letto, divano, acqua/fuoco) assumono il ruolo di protagonisti,
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Ergon® è il sistema rototraslante che fa compiere alla porta un movimento combinato di rotazione e traslazione. È meglio di una normale porta a battente, perché grazie ad uno scorrimento fluido e silenzioso, la porta si affianca alla parete, riducendo del 60% l’ingombro d’apertura. È alternativo ad una porta scorrevole, perché l’installazione non necessita di opere murarie. Non avendo un senso obbligato di apertura, inoltre, la porta può essere spinta o tirata a piacere, da qualsiasi lato ci si trovi. Ergon®, un’idea spaziosa per le porte della tua casa.
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IoArchitetto 28 - ottobre ‘09
rinascite / mara corradi
Il Neues Museum tra integrazione e testimonianza storica
Portava ancora i segni dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale quando Chipperfield vinse il concorso per il restauro e la ricostruzione e De Lucchi quello per l‘allestimento degli interni. Riapre, dopo dodici anni di lavori, uno dei più importanti musei tedeschi, dedicato all’arte egizia e preistorica.
N
el cuore dell’ex Berlino Est, l’isola dei Musei è un insieme di sedi per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio artisticodocumentario di rara ampiezza e rilevanza storica. Tra i musei del complesso, eretti nell’arco di un secolo tra Ottocento e Novecento, il Neues Museum fu commissionato a Friedrich August Stüler dal re di Prussia Federico Guglielmo IV con l’intento di ampliare gli spazi espositivi dell’Altes Museum e promuovere l’antichità classica. Terminato nel 1859, fu aperto al pubblico finché i bombardamenti della II Guerra Mondiale non lo ridussero in rovina. L’edificio fu quindi abbandonato e le collezioni smembrate, mentre i pezzi più voluminosi furono murati all’interno per evitare il saccheggio. Pochi furono gli interventi di recupero e le rovine del palazzo rimasero esposte alla natura, così come si presentavano ancora negli anni Ottanta. Nel 1997, nell’ambito del generale progetto di ristrutturazione e riorganizzazione dell’Isola dei Musei, fu bandito un concorso per il suo restauro architettonico, per la ricostruzione dell’ala mancante e per la costruzione di un nuovo corpo contenente tutti i servizi comuni ai diversi musei, come biglietteria, caffetterie, ristorante e bookshop, vinto dall’architetto David Chipperfield con Julian Harrap. Dopo dodici anni di lavor, il Neues Museum, inaugurato il 16 ottobre scorso, riunisce oggi nuovamente le due collezioni originarie la collezione egizia (ÄMP- Ägyptischer Museum und Papyrussammlung) e quella di protostoria e preistoria (MVF - Museum für Vor- und Frühgeschichte) - distribuite in due percorsi distinti e paralleli ma con punti di contatto, organizzate intorno al nucleo centrale delL’Archeologische Promenade che trova spazio nelle due grandi corti coperte, l’Ägyptischer e la Griechischer Hof. Il restauro ha seguito le linee guida della Carta di Venezia (il documento del 1964 che modificò le consuetudini del restauro, in direzione della conservazione piuttosto che del ripristino), rispettando le strutture storiche nel loro differente stato di conservazione fino a quel momento quali testimonianze degli eventi che si sono succeduti. Così sono state consolidate le parti strutturali precarie e restaurate le decorazioni interne lasciando come tali quelle con evidenti mancanze, mentre le strutture distrutte sono state sostituite da nuove seguendo un linguaggio architettonico contemporaneo. Così il nuovo scalone principale, realizzato con lo stesso cemento di quello originale distrutto, lo sostituisce e ne diventa testimonianza senza esserne una replica. Un nuovo edificio, la James Simon Gallery, sarà costruito tra il Neues Museum e la Sprea, ripristinando la situazione urbana del sito antecedente al 1938. In linea con la filosofia museale del Neues Museum di Stüler, caratterizzata dalla simbiosi tra architettura, decorazione, allestimento e reperti esposti (ogni sala era decorata con affreschi relazionati alle collezioni che ospitava), Michele De Lucchi studia un allestimento e un sistema espositivo basato su integrazione e valorizzazione di ogni reperto. Composte sia da opere di valore archeologico documentario sia da oggetti artistici, le collezioni sono state valorizzate da un sistema espositivo differenziato, pur nella standardizzazione modulare delle componenti: nel primo caso infatti gli espositori forniscono un’informazione di dettaglio mediante una segnaletica e una grafica accurata e internamente dispongono i reperti per livelli di visione e di approfondimento; nel caso di un approccio artistico invece, le vetrine si fanno elementi di contestualizzazione dell’opera nello spazio, definendo il giusto intervallo di fruizione che ne enfatizzi la straordinarietà: la Nefertiti, unica opera esposta nella Nordkuppelsaal,
In alto, il Neues Museum come appare oggi sul fronte lungo la Sprea (foto Ute Zscharnt) e, sopra, il nuovo scalone principale (©Stiftung Preußischer Kulturbesitz, Ph. Jörg von Bruchhausen) A sinistra, due immagini dell'allestimento espositivo (foto Giovanna Latis)
La scheda
Superficie lorda 20.500 mq Committente Stiftung Preußischer Kulturbesitz rappresentato dal Bundesamt für Bauwesen und Raumordnung Progetto David Chipperfield Architects Progetto di restauro Julian Harrap Architects Progetto di allestimento interno aMDL Arch. Michele De Lucchi Progetto del paesaggio Levin Monsigny Landschaftsarchitekten Ingegneria Ingenieurgruppe Bauen, Jaeger, Mornhinweg+Partner Ingenieurgesellschaft Supervisione del sito Lubic & Woehrlin GmbH
possiede una vetrina alta 4 metri. L’obiettivo di realizzare un’immagine unitaria di tutte le sale si sostanzia in un progetto flessibile degli espositori e nell’uso di materiali del linguaggio contemporaneo, come il vetro extrachiaro, l’ottone bronzato nero, utilizzato anche per i serramenti e per alcuni rivestimenti interni, e il conglomerato cementizio di marmo e pietre color sabbia di cui sono composti i piedistalli degli espositori come naturale continuazione delle lastre parietali e dei pavimenti utilizzati nel restauro di Chipperfield. I profili modulari e geometrici delle vetrine, nelle due tipologie, monolitiche e su tavolo, sono disegnati secondo una strategia di standardizzazione e differenziazione, così che il sistema espositivo sparisca all’interno dello spazio, integrando pienamente il reperto nell’ambiente museale. La distribuzione delle vetrine e dei piedistalli segue prevalentemente un andamento longitudinale alle sale, con una disposizione a isola in modo da permettere la circolazione tutt’attorno e da distanziarsi da pareti e finestre. Studiato insieme al progetto architettonico, il sistema illuminotecnico delle sale di nuova costruzione è integrato al soffitto, con ascuna delle sale storiche ricostruite presenta una soluzione specifica. A questo poi si aggiunge l’illuminazione dei reperti, integrata e nascosta nella base delle vetrine. Visitando il nuovo Neues Museum, si leggono ancora le tracce dei gravi fatti che hanno colpito la Germania nel Novecento, ma il restauro, ad opera di un architetto inglese e di uno italiano, ne ha fatto un simbolo del ricucito legame con la storia d’Europa e un esempio eccellente del fare contemporaneo.
ottobre ‘09 - IoArchitetto 28
archiartisti / daniela baldo
archilibri /
L’architetto multimediale A colloquio con Sergio Pappalettera nel suo studio milanese Prodesign, che ha realizzato cover e videoclip per i più grandi cantautori.
S
ergio, il tuo percorso è trasversale dall’architettura alla pittura, dalla cinematografia alla grafica. Quale l’influenza della formazione di architetto sulla tua ricerca artistica? Ho cominciato proprio come architetto 30 anni fa, quando il termine architettura aveva ancora un significato legato alla progettazione di strutture. Da un lato c’era l’urbanistica e dall’altro l’architettura; il design era considerato un diminutivo. Prossimo alla laurea mi è scattata una passione per l’architettura dal punto di vista della percezione visiva: andavo in giro per la città a fare documentari sui quartieri milanesi di Aymonino e Aldo Rossi. Ho iniziato a utilizzare il linguaggio della narrazione ed è nata in me l’esigenza di dedicarmi al cinema e contemporaneamente ho aperto un studio di grafica. La facoltà di architettura mi ha dato un rigore quasi
matematico, per cui ogni volta che immagino una linea questa deve avere un significato, un equilibrio, un’armonia. Amo una grafica minimale e realizzo i miei elaborati grafici su gabbie molto precise. È quello che si faceva con il foglio millimetrato, che era il mio riferimento spaziale. L’architetto urbanista, l’architetto di esterni e l’architetto di interni sono figure ormai superate: l’architetto oggi è un professionista che lavora con lo spazio, un artista a 360° che opera con immagini, grafica, 3D, computer e colore. L’anno scorso è stato presentato il tuo percorso di ricerca alla Triennale Bovisa di Milano con la mostra interattiva “Il Gioco del Mondo”. Raccontaci il progetto della mostra. Ogni tanto mi travesto da artista e mi piace giocare. L’arte contemporanea oggi vive di esposizioni dove si percepisce uno spazio anonimo, dove vengono esposte delle opere: trovo che questa forma di esposizione sia da delegare ai musei. Oggi mediaticamente l’artista si propone attraverso tutte le modalità espressive. Potrebbe far ascoltare anche solo dei suoni in un tunnel nero, piuttosto che esporre come ho fatto io dei pezzi di gesso da spaccare. La mia opera fuori da un’organizzazione spaziale da architetto perderebbe di significato, per cui le mie grandi carte giganti con cui giocare e modificarne la struttura non avrebbero senso appese a un chiodo. La chiave dell’opera sta proprio nel suo trasformarsi nello spazio. E per sottolineare che stai entrando in un gioco ma che la tua vita non è in gioco le mie opere hanno un aspetto pop che rende tutto colorato e divertente. Siamo abituati a frequentare mostre dove non è consentito alcun contatto con le opere. Al Gioco del Mondo lo slogan è ”Vietato non toccare”. A che pubblico ti rivolgi? Oggi l’artista propone spesso qualcosa d’e-
Design-Driven Innovation Cambiare le regole della competizione innovando radicalmente il significato dei prodotti e dei servizi di Roberto Verganti Etas Libri XVIII 182 pp – euro 25,00 Non è un libro di design, ma si rivolge ai designer mettendo in evidenza alcuni aspetti del loro contributo al mondo del business e alla società. L’innovazione guidata dal progetto non viene dal mercato, ma crea nuovi mercati; non risponde a cosa le persone vogliono oggi, ma a quanto potrebbero desiderare domani. Numerosi
lite che non piace al grande pubblico: questo è un limite, è triste e cinico. Le mie opere invece sono tutte accessibili. Un’accessibilità che fai anche con un gesto, col tuo corpo, una fruizione di tipo fisico. Toccarle diventa provocazione, accorcia la distanza tra l’opera e lo spettatore, che così interagisce con me modificando la mia verità. Secondo la storia dell’arte l’artista dovrebbe raggiungere la verità ma io ritengo che non c’è la verità assoluta, esistono piuttosto tante verità. La mia posizione è: non so spiegarvi nulla, ho scelto delle cose per voi, giocate con queste cose e combinatele, che è il gioco del puzzle dei bambini. Magari hai messo Gesù vicino a Bin Laden e non te ne sei accorto, questa non è una dichiarazione volontaria di denuncia ma la dimostrazione che la combinazione casuale o voluta da te può avvicinare forme e colori che hanno significato a livello simbolico, che da sole rappresentano qualcosa e vicino a qualcos’altro modificano la lettura delle cose. Lo trovo molto attuale dato che oggi viviamo in un mondo della visione e dell’interpretazione dei segni che è rappresentabile e interpretabile in vari modi, dove il simbolo, citando Slavoj Zizec, ha perso la sua verginità. Su cosa stai lavorando in questo periodo? La Triennale sta aprendo un grande spazio espositivo in Corea e mi piacerebbe portarci Il gioco del mondo. Sto lavorando anche su una grande performance di videoinstallazioni su Milano per l’estate, in un modo molto legato al pixel. Mi interessa capire come mai le persone si muovono ai ritmi della dance tecno-house proiettando delle immagini. Lavorare in questa direzione è un paradosso perché a cinquant’anni si dovrebbe ascoltare musica sinfonica.
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gli esempi di aziende leader europee e americane che hanno conquistato consumatori e vantaggio competitivo.
Fotoraddrizzamento Fotomosaico Vettorizzazione Restituzione prospettica automatizzata di Paolo Mantini Dario Flaccovio Editore 120 pp + cd – euro 80,00 Il volume affronta i problemi relativi alla presenza di deformazione nelle immagini e propone le soluzioni matematiche, geometriche e computazionali più adatte a ridurle o eliminarle del tutto. Il CD allegato contiene le funzionalità necessarie per ridurre attraverso il raddrizzamento delle immagini i due tipi
Dalla personale “il gioco del mondo”, Triennale Bovisa 2008: sopra, Castello di carte. Viene riproposto il grande castello di carte e viene chiesto di costruire altri nuovi castelli con forme libere mettendo in relazione un’immagine stampata sul fronte di una carta con altre immagini o dorsi, creando combinazioni e accoppiamenti di figure; a lato, Uomo Mantra. Composizione di cinque cerchi di legno, stampa digitale. I cerchi ruotano sul loro asse centrale, creando sempre nuove combinazioni cromatiche e formali; sotto, 1991. Nel 1991 il David di Michelangelo fu preso a martellate da un folle. Nell’installazione lo spettatore può vandalizzare le copie in gesso del celebre piede. Con i pezzi di gesso il visitatore scrive, disegna o semplicemente traccia dei segni sulla parete.
di deformazione ricorrenti nelle immagini digitali: deformazione ottica e prospettica.
Illuminare gli spazi Teoria e pratica di Roberto Carratù Dario Flaccovio Editore 296 pp – euro 40,00 Dalla natura della luce, le unità di misura illuminotecniche, i colori alla progettazione illuminotecnica, la progettazione della luce naturale, il rendering illuminotecnico e i suoi metodi di rappresentazione. In appendice, schede per la scelta degli apparecchi luminosi e un approfondimento sulla teoria della luce. Un approccio solistico alla progetta-
zione architettonica di cui la luce è parte integrante.
La forma dell’urbano Il paradigma vegetale a cura di Oscar Marchisio e Daniele Ara Edizioni Socialmente 216 pp – 20,00 euro Ripensare il rapporto tra spazi urbani e rurali, sensibilizzare i cittadini alla riduzione dei consumi e degli sprechi, promuovere politiche pubbliche per la tutela delle risorse naturali: nel volume curato da Oscar Marchisio e Daniele Ara il punto di vista di agronomi, architetti, urbanisti e amministratori pubblici per coniugare
ambiente e sviluppo economico e dare nuova forma alla città.
L’Italia in seconda classe Con i disegni di Altan e una premessa del misterioso 740 di Paolo Rumiz Feltrinelli 144 pp – euro 12,00 Sarà che per seguire i suoi viaggi su Repubblica - come questo, apparso sul quotidiano nel 2002 e oggi raccolto in volume da Feltrinelli - a volte rinuncio a lasciare l’Italia per paura di perderne una puntata, sarà il rimpianto per le fontanelle e i giardini ornamentali delle stazioni minori, ma credo che tutti coloro che hanno a cuore il paesaggio italiano debbano leggere queste ferrocronache di Paolo Rumiz,
tanto più che in nome dell’efficienza qualcuna delle linee qui raccontate - e son passati solo 7 anni - è già scomparsa.
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