IoArch 29 - Nov/Dec 2009

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Le residenze di qualità di Dolce Vita Homes

Il museo della scienza di Renzo Piano

La città nella città di Steven Holl

Bernini: l’artigianato incontra il design

Trasformazioni veneziane: la Manica Lunga

www.ioarch.it

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Anno 4 - n. 29 - novembre/dicembre 2009 - euro 2,50 - Pubblicità: Font srl via Siusi 20/a 20132 Milano - tel. 02 2847274 fax 02 45474060 - pubblicita@ioarch.it - Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB Milano

Volontà

congelatoria

S

i dice che ciò che fondamentalmente distingue una scultura da un’architettura non è solo il fatto di avere uno spazio interno, ma anche che questo spazio sia abitabile e utilizzabile, insomma sia dotato di funzionalità pratica. È un fatto semplice, forse elementare, ma che in molti casi sembra sparire di fronte alla volontà di congelare tutto, dimenticandosi che la maggior parte degli edifici, per quanto la loro forma sia perfetta e poco suscettibile al cambiamento, impara. Gli edifici possono trasformarsi, adattarsi a nuove esigenze e questo non necessariamente significa stravolgimento, quanto semmai evoluzione. Oltre che dai moventi storico-artistici e turistici, evidenziati da Pawley, la volontà congelatoria è senza dubbio animata dalla moderna grande, enorme, disponibilità di risorse che permette di ignorare criteri eterni di economia e razionalità. Paradossale diventa quando strutture completamente prive di caratteristiche tali da evitarne l’estinzione, vengono mantenute artificiosamente intatte. Come nel caso del Building 20 del Massachussetts Institute of Technology, praticamente una baracca dove, durante la guerra, era stata sviluppata la tecnologia radar. Forte di vincoli di tutela, il Building 20 ha resistito per oltre 60 anni finché finalmente non è stato demolito e sostituito dallo Stata Center di Frank Gehry che, forse, verrà a sua volta congelato.

CARLO EZECHIELI A COLLOQUIO CON AURELIO GALFETTI

La logica del progetto

“Alla fine l’architettura segue principi come la fisica, l’ecologia, anche l’economia, che credo siano abbastanza ineludibili ed eterni”

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Carlo Ezechieli

aestro indiscusso dell’architettura contemporanea, Aurelio Galfetti ha influenzato un paio di generazioni di architetti di tutto il mondo. Autore di opere celeberrime, come il Castel Grande di Bellinzona o il più recente Net Center di Padova, in questa intervista ci espone un punto di vista prezioso per riequilibrare atteggiamenti attualmente sempre più ricorrenti, ma spesso troppo facili, di rifiuto della modernità e la sua opinione circa l’architettura e il restauro. Architetto Galfetti, quali sono le caratteristiche principali del suo lavoro? Il mio mestiere è quello dell’architetto, il mio obiettivo fondamentale è quello di progettare lo spazio per la vita dell’uomo, per le sue esigenze. Cerco di costruire spazi a varie

scale e dimensioni e non credo ad una netta distinzione tra architettura e urbanistica, come non credo nella ripartizione in ambiti di competenza specifica come restauratore, paesaggista, o progettista di talune categorie di edifici, proprio perché l’obiettivo rimane sempre e comunque il controllo architettonico dello spazio. Non crede quindi nella figura dell’architetto specializzato? Ovviamente una certa specializzazione è necessaria, ma il mio approccio è sempre quello della collaborazione interdisciplinare finalizzata al raggiungimento di un obiettivo comune. In molti casi il mio lavoro richiede necessariamente la collaborazione di esperti ma non credo al progetto di uno spazio come semplice sommatoria >>> di competenze. CITTÀ E TERRITORIO / ANTONIO MORLACCHI

ARCHIGLOBAL / MARA CORRADI

L’Alba su Brasilia

Riparte dal verde

Prima pietra della futura città di fondazione, il Palàcio da Alvorada ne definì l’asse principale instaurando un dialogo con il cielo e la natura

L’assessore al territorio Carlo Masseroli ci parla della visione che ha ispirato il nuovo PGT della città e le sue regole

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na ventina di visitatori aspetta diligentemente il prossimo turno per entrare al Palàcio da Alvorada (Palazzo dell’Alba), la residenza del presidente Lula a Brasilia. Non è certo la coda ai Musei Vaticani o agli Uffizi, rifletto tra me e me, mentre vado avanti e indietro lungo la recinzione di sicurezza che dista circa un chilometro dall’edificio. Di fronte a noi un enorme prato, verdissimo, e ai lati i primi giardini con alberi rigogliosi e fiori colorati. Silenzio e attesa tra i visitatori, composti dall’umanità più varia: qualche studente che schizza su un quaderno, un prete di Rio, qualche famiglia con bambini, un gruppetto >>>

il futuro di Milano

l nuovo piano di governo del territorio, che disegna le linee di sviluppo urbano di Milano per i prossimi trent’anni, contiene una visione a cui danno forma documenti attuativi e regole pensate per definire i confini di un percorso di crescita. Un piano “dinamico”, che prevede a monte gli strumenti per adattarsi a una realtà in costante modificazione, al contrario dei tradizionali piani regolatori, la cui apparente rigidità normativa è costantemente “violata” da deroghe e >>> varianti. Diventando così una delle prime cause


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L’Alba su Brasilia >>> segue dalla prima

di signore anziane senza i mariti, di cui una mi si avvicina e mi racconta di essere già stata a visitare il Catetinho, la prima residenza dell’allora Presidente del Brasile, Juscelino Kubitschek, realizzata da Oscar Niemeyer nel 1956, un anno prima che progettasse L’Alvorada. Continuo a fissare il palazzo e da quella distanza, con il parco che si protende di fronte, le linee prendono il sopravvento sulle forme e sui volumi cosicché mi sembra di scorgere pizzi di una gonna elegante mossi dal vento. Procedendo accompagnati dalle guardie per le direttrici che conducono al palazzo, quelle che parevano ai miei occhi balze in movimento acquistano solidità ma non si fermano: il ritmo costante dei pilastri parabolici in cemento, che nascono ognuno dall’altro, realizza quell’effetto ottico di movimento che si leggeva già da una certa distanza. Sostando di fronte al palazzo, nel punto in cui le parabole si interrompono per mostrare le vetrate a tutta altezza del blocco retrostante, ci si trova sull’asse che unisce l’Alvorada al centro di Brasilia: da questo punto, senza alcuna barriera o impedimento alla vista, guardando verso la città si può scorgere la bandiera del Brasile che svetta sulla Plaça dos Três Poderes. Ai lati del piazzale d’ingresso due grandi specchi d’acqua su cui fluttuano gli archi del colonnato: uniche presenze “umane” nella composizione sono le due figure dei bagnanti (As Banhistas) scolpite in bronzo da Alfredo Ceschiatti, nere e massicce, in forte contrasto con il bianco del marmo del colonnato. Quando ci si trova in linea con esso, avendo il giardino a sinistra e il palazzo di vetro a destra, l’azzurro brillante del cielo del Brasile si specchia limpido nell’acqua e nelle vetrate: in quell’istante tutto è azzurro e l’architettura scompare. Quindi si svela l’ingegneria e appare il solaio su cui si regge la struttura di vetro, meravigliosamente nascosto dal disegno delle colonne. L’arco e la parabola in cemento armato, slanciate come nervature a sostegno dell’ampia copertura, non hanno invece alcuna funzione strutturale e toccano appena terra (Underwood, 2002). Le mie quattro signore in libera uscita sono a

Riparte dal verde il futuro di Milano

>>> segue dalla prima

della lentezza degli iter attuativi che ritardano la crescita urbana e contribuiscono alla perdita di competitività territoriale. Un piano che favorisce la densità, creando spazio per 300mila nuovi residenti, a vantaggio del territorio (il consumo di suolo scende dal 73% di oggi al 65%) e del verde (30 mq/ab previsti contro i 15 di oggi). Si tratta dunque di una novità assoluta nel panorama nazionale degli strumenti urbanistici. Ne parliamo con l’assessore allo sviluppo del territorio di Milano, Ing. Carlo Masseroli, che del nuovo PGT è l’artefice. Tra uomo e città intercorre un costante rapporto di attrazione repulsione. Che ormai più della metà della popolazione del mondo viva nelle grandi città ci viene detto in apertura di ogni convegno. L’impressione tuttavia è che si tratti di un fatto inevitabile e obbligato. Da questo punto di vista il pay-off del suo nuovo PGT - Milano per scelta suona provocatorio. Perché si dovrebbe

Il fronte Est del Palàcio da Alvorada prosegue il ritmo di colonne paraboliche già della facciata principale. Le terrazze e le vetrate permettono al paesaggio di entrare nell’architettura. Gli interni sono progettati da Niemeyer e dalla figlia secondo lo stile internazionale. La residenza del Presidente del Brasile si arricchisce di opere dei principali artisti del panorama nazionale all’epoca dalla fondazione di Brasilia.

bocca aperta, ipnotizzate da tanta leggerezza: forse Niemeyer si immaginava qualcosa del genere scrivendo «[…] quando una forma crea bellezza essa ha una funzione e tra le più importanti in architettura» . Il piazzale d’ingresso che attraversa gli specchi d’acqua si prolunga nella hall del Palazzo, da cui alcune rampe di scale salgono agli appartamenti al piano più alto e a quello intermedio dove si trovano le sale ufficiali: è questo anche il livello del solaio che esce dall’edificio fino alle colonne e che si allunga nel camminamento che conduce alla piccola cappella di forma elicoidale a Nord, concepita come un guscio privato di spiritualità, totalmente chiuso e in contrasto dialogico con il Palazzo: la luce filtra all’interno dai vetri colorati del portale nero in alluminio dell’artista brasiliano

scegliere di vivere a Milano? Lo slogan scelto per il Piano ha volutamente un tono provocatorio e prende spunto proprio dall’assunto che lei ha evidenziato. Se sarà inevitabile vivere in città - ci siamo detti - allora siamo chiamati a far sì che la città non sia inevitabilmente brutta e invivibile. Per questo abbiamo costruito uno strumento urbanistico - il PGT - che permetterà a Milano di liberare le sue qualità, i suoi punti di forza. Una scommessa che si gioca sul raggiungimento di tre grandi obiettivi: una città che vive nel verde, una città facile da raggiungere e percorrere, una città ricca di nuovi servizi e spazi per tutti. Se queste aspirazioni diventeranno realtà, scegliere Milano non sarà più solo una scelta obbligata, ma libera e consapevole. Se è vero che oggi si sta giocando una competizione globale tra territori urbani, allora la città deve diventare un brand, dev’essere capace di assumere un’identità precisa, un’immediata riconoscibilità presso investitori, aziende, talenti. Quali sono gli elementi identitari forti di Milano da valorizzare? Per fortuna con Milano non c’è nessuno sforzo da fare per inventarsi un’identità, e nemmeno un marchio da costruire e da vendere. Milano è al di sopra di tutto questo: non siamo, come è avvenuto per Bilbao e il suo Guggenheim, alla ricerca di un’immagine da veicolare in tutto il mondo. Di identità la nostra tradizione ce ne ha consegnate moltissime. Forse potremmo riassumerle in una mentalità, propriamente milanese, che non difende privilegi e non combatte battaglie di retroguardia, ma sta sul punto più avanzato della modernità e le dà una prospettiva. È questo che di Milano colpisce chiunque, da qualunque parte del mondo provenga. Il Piano fa propria questa mentalità e la traduce in obiettivi da raggiungere

Athos Bulcão. È mercoledì. siamo fortunati: è l’unico giorno della settimana in cui è concesso accedere anche agli interni. Gli ambienti molto grandi sono stati lussuosamente arredati da Niemeyer e dalla figlia con opere pittoriche, tappezzerie e sculture realizzate da artisti nazionali. Il Presidente ha il dovere di mostrare alla gente i suoi uffici e le sue stanze di rappresentanza che occupano l’intero piano terra, mentre al piano superiore è riservata la vera residenza, non accessibile. Il percorso alla stessa quota prosegue sul fronte Est verso il giardino, caratterizzato dal medesimo ritmo di colonne paraboliche. La forte orizzontalità del complesso lo rende parte integrante del giardino, progettato da Roberto Burle Marx come un’oasi per piante e animali esotici protesa verso il lago Paranoá.

insieme. Come modernizzare la rete di mobilità pubblica e privata secondo una logica di rete, incentivare la presenza di lavoratori e creativi del terziario propulsivo, connettere i sistemi ambientali esistenti ai nuovi grandi parchi urbani, vivere la città ventiquattro ore al giorno, incentivare servizi privati di pubblico interesse attraverso il principio della sussidiarietà. E molto altro ancora… Dopo trent’anni di stasi, di brutta architettura, di interventi puntuali al di fuori da una visione complessiva, il primo obiettivo minimale forse è quello di riportare Milano al passo con altre grandi città europee. Quali gli elementi del piano che permettono di migliorare il volto di Milano? Su questo tema il Piano affronta una questione decisiva: il ridisegno dello spazio pubblico, inteso non più come “terra di nessuno” ma come spazio di tutti. La riqualificazione dei “vuoti” per avvalorare i “pieni”. Per tornare al passo con le grandi città europee, insieme allo strumento urbanistico, contribuiranno molti esempi di una tendenza che da qualche anno va affermandosi a Milano. Quella di costruire bene, non solo edifici fini a se stessi, ma architetture che partecipino, ognuna con la propria singolarità, a una più ampia costruzione della città di tutti. Esempi di qualità costruttiva e sostenibilità economica. Lo testimona tra l’altro una mostra ora in Urban Center fino al 30 gennaio dal titolo “Milano - Atlante nuove architetture”. Una prima raccolta di architetture di qualità, nata dalla curiosa attenzione a una realtà in continuo e positivo movimento. Densità, compattezza: una scelta che comporta numerosi vantaggi, da una maggiore efficienza energetica degli edifici al minore consumo di suolo alla forma di una città policentrica, con conseguente possibile recupero

«Quando ci si trova in linea con il colonnato, avendo il giardino a sinistra e il palazzo di vetro a destra, l’azzurro brillante del cielo del Brasile si specchia limpido nell’acqua e nelle vetrate: in quell’istante tutto è azzurro e l’architettura scompare.»

Quando ci si trova dall’altra parte si comprende il progetto nella sua completezza: la natura del lago supera i filtri delle terrazze, entra ed esce dalle vetrate per ricongiungersi con la natura senza barriere che sta oltre il Palazzo, fino al centro della città.Superiore manifesto della sua architettura plastica, contenitore espositivo delle opere dei suoi migliori artisti, nel 1957 il Palàcio da Alvorada iniziava l’asse monumentale su cui sarebbe sorta la nuova capitale del Brasile e la speranza e l’orgoglio di una nazione che voleva sollevarsi dalle proprie miserie sociali.

delle periferie. Ma che funziona solo se infrastrutture e collegamenti sono regolati come un orologio. Ma se per quanto riguarda le costruzioni si intravedono ottime forme di partnership pubblico/privato per finanziare lo sviluppo, non vedo un analogo interesse del capitale privato nel rendere più efficienti le infrastrutture e i collegamenti. Dove si troveranno i fondi per finanziare le nuove linee di trasporto pubblico? Bisogna sostenere l’economia? Facciamolo partendo da Milano. La crisi è l’occasione di fare in dieci anni quello che altrimenti sarebbe programmato in quaranta. La Milano del Piano di Governo del Territorio è già l’Italia del dopo crisi. È immagine di un’Italia che uscirà dalla crisi più forte, più sicura di sé, più competitiva. Prova ne sono le 65 opere già in fase di realizzazione per l’Expo. 13 opere “essenziali” che riguardano l’area in cui si svolgerà la manifestazione: i collegamenti stradali diretti, il potenziamento di metro, le vie d’acqua; 17 opere “connesse” esterne all’area Expo, tra cui Pedemontana, Brebemi, M4 e M5; infine 35 opere “necessarie” a implementare un sistema di mobilità integrato. Questo piano riguarda Milano nei suoi confini di oggi, che sono poi quelli dell’Ottocento e che lei prevede immutati anche nel 2030. Ipotesi piuttosto anacronistica non solo guardando a importanti esperienze europee ma anche solo pensando al flusso che gravita ogni giorno su e intorno a Milano. Che fine ha fatto la grande Milano e quali sono gli strumenti che lei vede possibili per ragionare a livello territoriale? Dal punto di vista amministrativo non ci sono strumenti adeguati per consentire al nostro territorio di crescere sotto un’unica regia, per cui si verificano occasioni inespresse, territori di nessuno, potenzialità senza

risposta. Per vincere questa lacuna amministrativa stiamo cercando di coordinarci tra diversi comuni: un sistema in cui Milano gioca un ruolo promotore. Lo fa, per esempio, provando a estendere uno dei principi chiave del PGT, quello della perequazione (il mercato dei diritti edificatori, NdR). Quali opportunità offre il PGT agli architetti? Milano è una città che agli architetti ha sempre offerto importanti opportunità, come testimonia anche il numero di studi professionali internazionali attivi in città. Con il Piano di Governo del Territorio abbiamo istituito un grande laboratorio di idee per reinventare lo spazio pubblico: 15 temi progettuali dalla “Passeggiata urbana dei Bastioni” ai “Boulevard monumentali”, dalla “Circle line” alle “Porte verdi del Lambro”, dal “Parco delle cascine” al “Filo rosso” – capaci di promuovere e innescare nuovi caratteri riconoscibili per uno spazio collettivo di qualità, di incontro, di nuova socialità e affezione a questa nostra città. Ma la sua famiglia, assessore, si trova bene dove abita? O preferirebbe andare a vivere da un’altra parte? Vorrei rispondere a partire da un’esperienza che credo accomuni tutti. La bellezza del posto in cui abito non può ridursi alla bellezza della città in senso ampio, ma innanzitutto alla storia e alle amicizie che a quel luogo sono indissolubilmente legate. Per questo alla domanda se stiamo bene a Milano rispondo certamente sì. Aggiungo che, vivendo in periferia, auspico che nel tempo possa ospitare piccole e grandi trasformazioni che possano migliorare con continuità la vivibilità di ogni singolo quartiere. Il nuovo PGT di Milano può essere consultato in modo dettagliato su www.milanoperscelta.it


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In prima pagina, scorcio degli spazi pubblici del Net Center, centro multifunzionale alla periferia di Padova; in questa pagina, l’immagine in bianco e nero di Stefania Beretta riprende uno spazio aperto del Castelgrande di Bellinzona, trasformato da Aurelio Galfetti in museo storico archeologico; al centro un’immagine di Casa Galfetti a Paros; sotto, la torre del Net Center

La logica del progetto >>> segue dalla prima

Come si sviluppa il suo lavoro? Quali sono i passi principali e quali gli strumenti? Non riesco a organizzare un lavoro senza una conoscenza approfondita del contesto. Per me è fondamentale la percezione della spazialità, delle dimensioni, delle direzioni e degli orientamenti, di aspetti come l’apertura, la spazialità naturale e geografica. Seguo sempre un’idea di movimento, per usare un termine aulico, una dimensione spazio-temporale. Immagino di abitare un luogo muovendomi al suo interno e materializzandone i percorsi. Come ad esempio nel Castello di Bellinzona che da fortezza impenetrabile è diventata un percorso. Infine, più e prima che del programma mi interesso del tema, ponendomi la domanda: che cos’è questo spazio? Cosa significa? Come lo abito?

temi come restauro, conservazione o demolizione? Nel Castello di Bellinzona la mia intenzione era quella di continuare un processo di trasformazione lungo 6000 anni e che aveva avuto origine in quel luogo ancora in epoca neolitica. Invece di ‘mummificare’ ho pensato, senza cancellare nulla, di adattare la struttura a nuove esigenze come del resto avevano fatto tutti i miei predecessori. Avevo coniato uno slogan, talvolta scatenando dibattiti piuttosto accesi, che era “conservare uguale trasformare”. Non si può ricostruire il passato tale e quale, tant'è che la prima cosa che se ne va, anche riproducendo fedelmente le tecnologie d’epoca, è la patina. La rocca dove si trova il Castello è stata plasmata in milioni di anni dalla forza dei ghiacciai, l’ho spogliata della vegetazione per

Quali pensa siano le caratteristiche fondamentali di un’ottima, o di una grande, opera di architettura? Credo sia realizzare uno spazio che susciti delle emozioni, che stimoli una partecipazione ed identificazione spontanea, che diventi fonte di ispirazione. Molto dipende anche dal corretto controllo dalla luce lungo un percorso. Il tutto diventa reale quando è sorretto da una struttura e quando ogni aspetto è riconducibile ad una logica costruttiva.

farla emergere come fosse una scultura e l’ho scavata per rivelarne la genesi. Infine, da luogo di segregazioneinclusione difensiva di quando era una fortezza, è stato trasformato in uno spazio pubblico, di fatto in un giardino: una situazione dove, ovviamente, è impossibile mantenere la situazione esistente.

Quali sono le sue principali fonti di ispirazione? Ho sempre avuto un maestro principale, forse uno solo, che è Le Corbusier. Di lui, tra le altre cose, mi piace molto l’idea di non scindere mai architettura ed urbanistica. La mia formazione è stata poi quella di un tipico razionalista tedesco, quando ho studiato a Zurigo negli anni ‘50. La mia influenza e ispirazione è sempre stata l’architettura moderna, anche se negli anni 1970-1975 ho avuto un inevitabile momento post-modernista, che ho infine abbandonato nel 1980, quando ho progettato il restauro del Castello di Bellinzona, a favore di un deciso ritorno al Moderno. Una delle sue opere più famose è stato proprio quel notevole restauro. Qual è il suo orientamento rispetto a

Dal Castello di Bellinzona al Net Center di Padova? Cosa secondo lei è di più nel suo modo di fare architettura? Ho l’impressione di aver fatto sempre più o meno la stessa cosa. Ho sempre ricercato uno spazio piacevole stabilendo dei rapporti con il luogo in cui intervengo. Nel castello di Bellinzona volevo rivelare la storia e le glaciazioni, nel Net Center invece volevo creare uno spazio pubblico in una situazione di periferia. Non potrei qualificarlo come una piazza dato che molte sue caratteristiche non corrispondono alla mia idea di piazza, ma è uno spazio pubblico moderno, con un segno forte che è la torre. È interessante il modo in cui inquadra il tema dello spazio pubblico odierno Come in passato, una piazza è uno spazio aperto accessibile al pubblico, ma credo che oggi abbia o debba avere una maggiore continuità con

ciò che gli sta attorno. Del resto Wright ancora alla fine dell’800 aveva rotto la ‘scatola’ muraria permettendo allo spazio esterno di fluire all’interno dell’edificio e viceversa. Lo spazio generato dalla meccanizzazione è uno spazio pubblico fondamentalmente continuo e la città contemporanea è una città fluida e continua. I limiti sono necessari per definire le caratteristiche di un luogo ma trovo la città attuale un tutto in comunicazione dove i limiti si rompono e lo spazio diventa liquido.

Per l’appunto, si parla molto di ecologia. Tanto che le targhe di ‘sostenibilita’ ormai si sprecano. Come vede la questione in architettura? Tener conto dell’ecologia è una necessità oltre che un dovere. Penso però che sarebbe una perdita enorme se per fare una costruzione ‘ecologica’ dovessi ritornare ed edifici costruiti in pisé o con il tetto di paglia con la stessa architettura di 300 anni fa. O se per via di motivazioni ‘ecologiche’ fossi obbligato a costruire un involucro chiuso, con le finestre necessariamente posizionate e proporzionate come in una casa tradizionale. Credo che il concetto di spazio che abbiamo acquisito con la Modernità sia una conquista e un valore che sarebbe un peccato buttare via insieme alle ricadute negative del ‘progresso’: un termine che ormai non viene nominato volentieri ma che comunque coincide, o ha coinciso, con un notevole balzo in avanti.

AURELIO GALFETTI

Nato a Lugano nel 1936, Aurelio Galfetti si laurea al Politecnico di Zurigo. Professore invitato al Politecnico di Losanna e all’UP8 di Parigi, nel 1996 fonda, con Mario Botta, l’Accademia di Architettura di Mendrisio. Allo studio di Lugano affianca quello di Padova, con l’Ing. Luciano Schiavon. Più di 80 i progetti realizzati, dalla casa Rotalinti di Bellinzona del 1960 al Net Center, tra cui numerosi interventi di restauro monumentale. Con l’école nationale de musique di Chambery nel 2003 ha vinto il premio Grand Publique de l’Architecture del Ministero Francese della Cultura.

Nella sua carriera, ormai decennale, sono cambiate diverse cose. Alcune interessanti, altre meno. Qual è il suo punto di vista? Anche qui mi riferisco alla mia esperienza di progetto. La torre del Net Center asseconda in parte una tendenza alla deformazione e alla trasgressione della verticale, che in questo momento è abbastanza alla moda. La pianta è rettangolare, 4 pilastri sono fissi e verticali e 4 sono inclinati. La deformazione dei piani nel mio caso dipende da una sequenza e da un concetto di spazio generato dal movimento e segue una logica profondamente strutturale. Anche la torre di Pisa è storta, ma perché anche la sua struttura è storta. Ho insomma preferito definire un concetto di spazio ancorandolo ad una logica strutturale e a principi costruttivi logici anziché piegando lamiere. Alla fine, l’architettura segue principi come la fisica, l’ecologia, anche l’economia, che credo siano abbastanza ineludibili ed eterni.

Flashalessandrobelgiojoso

Muro, Berlino, 2009: i colpi inferti dal tempo, leggibili nella materia, non hanno abbattuto questo muro del Neues Museum, trasformandolo piuttosto in una testimonianza.


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brevi / camilla morlacchi

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LA PALETTE DEI COLORI PER ESTERNI Se nei render la tavolozza colori del monitor produce risultati eccellenti, nella realtà i colori per esterni dipendono da numerose variabili: i materiali prima di tutto, e i diversi modi di reagire alla luce; la stabilità nel tempo; i costi di realizzazione e applicazione che possono rendere improponibili soluzioni cromatiche scelte dal progettista. La selezione di colori per esterni NCS Exterior, basata sulla trentennale esperienza di Scandinavian Colour Institute, è un ottimo strumento per definire la colorazione a monte e ottenere risultati coerenti con le scelte in fase di progetto. www.ncscolour.it

* TECNICA DELLA LUCE E NUOVE TENDENZE L’appuntamento con Light+Building, a Francoforte dall’11 al 16 aprile, è

particolarmente interessante. Non solo per i 1.400 espositori e per l’evento collaterale di Luminale con i suoi spettacolari allestimenti illuminotecnici ma perché l’universo dell’illuminazione propone grandi innovazioni. Si avvicina al termine l’era dell’incandescenza e il design assume un ruolo centrale per ripensare gli oggetti di illuminazione come li conosciamo da due secoli. D’altra parte, le esigenze di sostituzione degli impianti pubblici di illuminazione aprono nuovi mercati anche sotto il profilo della progettazione. www.light-building.com

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PORTA SUSA ILLUMINATA A LED É la prima stazione al mondo a essere interamente illuminata a LED, con 60.000 LED Cree XLamp ad elevata efficienza energetica integrati in proiettori Neos 1 e 2 di Schréder. I primi test sui consumi energetici hanno mostrato un risparmio del 22% sul costo dell’energia. La lunga vita dei LED, fatti per durare fino a 50.000 ore, contribuisce anche a ridurre i lavori di manutenzione.

PREMIATI A PECHINO I VINCITORI DELL’ADOBE * DESIGN ACHIEVEMENT AWARD 3.243 studenti da 37 Paesi hanno partecipato alla nona edizione del premio che la software house di San Jose organizza ogni anno. Tra i premiati, invitati alla cerimonia svoltasi nel corso di Icograda World Design Congress a Pechino, il gruppo dello IUAV guidato da Margherita Rubini con Silvia Cervellin, Matteo Ferraro e Sara Poli nella progettazione di installazioni con il lavoro “vi a un tiempo cada letra de cada pagina”. http://adaaentry.com/adaalive.php?year=2009

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AGENZIE PER LA CASA E HOUSING SOCIALE Disponibili gli atti del convegno organizzato da Audis a Venezia, nell’ambito della sesta edizione di UrbanPromo. Quello gestito dalle agenzie per la casa è un patrimonio strategico nelle politiche di rigenerazione della città. Oltre alle esperienze di Aler Milano e Acer Ferrara e Reggio Emilia, un contributo di Lars Rompelberg sull’esperienza olandese delle housing corporation. www.audis.it

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CEMENTO ARMATO A -15% Nel corso di SAIE Concrete la consulta per il calcestruzzo ha diffuso i dati 2008, pressoché analoghi alle previsioni 2009, con un calo del consumo di calcestruzzo e cemento armato rispetto al 2007 del 15,4% (-15,2% nel 2009), per un valore della produzione di 8 miliardi 212 milioni di euro, ovvero il 7,6% degli investimenti in nuove costruzioni. Del resto la crisi ha solo amplificato un fenomeno che nel comparto specifico era in atto già dal 2005. Il presidente di Atecap Fabio Biasuzzi vede nella qualità, con la certificazione di materiali e processi, la strada per la ripresa. www.atecap.com

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KAZUYO SEJIMA DIRETTORE DELLA XII BIENNALE DI ARCHITETTURA Sarà la prima donna a dirigere la manifestazione veneziana, in programma dal 29 agosto al 21 novembre 2010. Dopo gli inizi con Toyo Ito, Kazuyo Sejima fonda - con Ryue Nishizawa SANAA, lo studio di Tokyo che ha firmato alcune fra le più innovative opere di architettura realizzate di recente in tutto il mondo. Foto da: ichiban.carmencovito.it www.labiennale.org/it/architettura

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COME VA IL MERCATO IMMOBILIARE Il III rapporto 2009 dell’Osservatorio Immobiliare di Nomisma prevede che a fine 2009 il mercato varrà nel suo complesso 109 miliardi di euro, 30% in meno rispetto al picco di 154 miliardi registrato nel 2007. Un calo che dipende più dalla contrazione delle compravendite (660.000 stimate entro fine anno tra residenziale e non residenziale) che dei prezzi, nel secondo semestre scesi in media dell’1,6%. Le osservazioni mostrano tuttavia andamenti in controtendenza rispetto ai trimestri precedenti, confermati dai giudizi e dalle aspettative degli operatori. Si conferma infine la contrazione nel settore delle costruzioni (-9,4% nel 2009, -7% previsto per il 2010). Sul piano della finanza, la capitalizzazione delle società immobiliari quotate è cresciuta finora solo del 66%, cioè meno della crescita media dei listini e inferiore ai risultati delle principali società immobiliari europee, che hanno registrato da inizio anno una crescita media nel valore dei loro titoli del 90%. www.nomisma.it

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CHI VUOL ESSERE EUROPEAN GREEN CAPITAL? 4 europei su 5 vivono in città, la maggior parte delle sfide ambientali nascono in contesti urbani ed è quindi logico che sugli agglomerati urbani si concentrino le sperimentazioni per migliorare la qualità dell’ambiente e della vita. L’European Green Capital Award è stato istituito dalla Commissione Europea per premiare gli sforzi delle amministrazioni locali in questa direzione e per individuare modelli replicabili altrove. Al primo concorso hanno partecipato 35 città europee (nessuna italiana) e vincitori sono stati Stoccolma (2010) e Amburgo (2011). Aperte le iscrizioni per 2012 e 2013: http://ec.europa.eu/environment/europeangreencapital/index_en.htm

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IL CONSTRUCTION DAY DI VERONA Organizzato da VeronaFiere con Cresme Ricerche, il secondo forum sul mercato delle costruzioni si è confrontato con la recessione, testimoniata dai dati del XVII rapporto congiunturale dell’istituto diretto da Lorenzo Bellicini. I numeri del rapporto aiutano a definire scenari e strategie di uscita dalla crisi: dal fatto che la nuova domanda di residenziale sarà comunque più contenuta rispetto al passato e cambierà almeno in parte natura (prosegue la pressione dell’immigrazione ma si ferma la creazione di nuove famiglie italiane) alle opportunità offerte, più che da nuovo consumo di territorio, dalla riqualificazione urbana. Accenti negativi sul mancato effetto anticiclico di misure pubbliche annunciate ma non ancora partite, come il c.d. piano casa, impantanato in lenti processi autorizzativi locali, e le “piccole” opere pubbliche, che soffrono della crescente mancanza di fondi degli enti locali che dovrebbero promuoverle. Ottime prospettive per le imprese italiane che operano all’estero, specialmente sulle grandi opere in Africa.

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DACH+HOLZ 2010 A COLONIA Si svolge a Colonia dal 24 al 27 febbraio la seconda edizione dell’esposizione internazionale di prodotti e servizi per la struttura e l’involucro dell’edificio: carpenteria in legno e facciate, tetti, pareti, isolamenti e lattoneria. Focus sull’isolamento, che con le nuove normative europee diventa un requisito sempre più stringente, e sull’impiego dell’energia solare. www.dach-holz.de

Bill Clinton a MADE Expo

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ppuntamento imperdibile il 3 febbraio a Milano: a chiudere il convegno inaugurale della terza edizione di MADE (3-6 febbraio, FieraMilano Rho-Pero) sarà l’ex presidente USA. La sua lectio verterà (nientemeno) su “i mercati mondiali e il futuro dell’umanità”. Più concreto il calendario di eventi dell’esposizione milanese. Progettisti e imprese potranno partecipare: • al convegno di apertura “cityfutures” (4 febbraio, tutto il giorno) • ai convegni del forum della tecnica delle costruzioni, organizzato in collaborazione con un comitato scientifico di 20 tra i più autorevoli esperti di ingegneria strutturale; • a “getting better”, conferenza di Assimpredil Ance sull’industria delle costruzioni (5 febbraio). Da visitare inoltre: • la “borsa progetti”, per conoscere e acquisire i progetti di

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DESIGN FOR PLASTICS Quarta edizione del corso di alta formazione di Poli.Design per gestire autonomamente le fasi di progettazione e sviluppo del prodotto in materiale polimerico e seguirne i processi di prototipazione e produzione. Tre moduli, con prove in laboratorio e percorso di apprendimento del software 3D Rhinoceros 4. 140 ore (ven-sab) con inizio il 15 gennaio 2010. Attestato finale di frequenza e certificazione di 1° livello di Rhinoceros rilasciata da un trainer autorizzato. Curricula per iscrizione entro il 10 gennaio a formazione@polidesign.net www.polidesign.net/dfp

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DEMOLITION AWARD Unica azienda italiana finalista, General Smontaggi ha vinto il primo premio nella categoria industrial demolition con l’intervento di demolizione della raffineria Sarom di Ravenna. Il premio viene assegnato ogni anno ad Amsterdam dall’European Demolition Association, che riunisce più di 1.000 aziende attive nel campo del decommissioning. Operante da 25 anni nel campo delle demolizioni industriali, l’azienda di San Pietro Mosezzo (NO) ha esteso negli anni le sue attività alla bonifica, decontaminazione e smaltimento. Nella foto, il fondatore Giovanni Conte.

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I TECHNOLOGY FOCUS DI GREENBUILDING La prossima edizione di SolarExpo/Greenbuilding, in programma a Verona dal 5 al 7 maggio 2010, allarga l’offerta di informazione su tecnologie e sistemi per un’architettura sostenibile con nuove aree tematiche dedicate a luce ad alta efficienza e domotica per la gestione intelligente dell’energia negli edifici; architettura in legno per edifici a basso impatto ambientale; geotermia; software professionali per la progettazione, la simulazione e la certificazione energetica. www.greenbuildingexpo.eu L’EVOLUZIONE DEL LATERIZIO * Spesso ignorate, le elevate

capacità di isolamento termoacustico fanno del laterizio un materiale in grado di coniugare tradizione, semplicità costruttiva e prestazioni. Iso Project - case di valore in laterizio, progetto sostenuto da Consorzio Poroton e dalla società di progettazione CleverBuilding, ha avviato una collaborazione con la facoltà di fisica tecnica dell’Università di Padova per ricercare e validare sistemi costruttivi e dettagli esecutivi utili per costruire edifici prestazionali a costi in linea con il mercato. Studi che, insieme a una progettazione integrata degli aspetti architettonici, strutturali e impiantistici dell’edificio, ne migliorano l’efficienza e il benessere abitativo. www.iso-project.it

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LABORATORIO VENEZIA Da tre anni il Gruppo Fassa è impegnato in attività di restauro e manutenzione del patrimonio immobiliare di Venezia. Attività che generano un prezioso scambio di conoscenze e di esperienze di cui si è discusso alla Scuola Grande di San Rocco nel corso del convegno "Innovazione e manutenzione a Venezia - filosofia di processi ed esperienze a confronto", presenti i principali soggetti coinvolti nel processo di salvaguardia: oltre al sindaco Massimo Cacciari, il presidente dell’ordine degli Architetti di Venezia Antonio Gatto, il rettore dello Iuav Carlo Magnani, la soprintendente ai Beni Artistici Renata Codello. Venezia è un laboratorio che produce innovazione dallo studio e dall’applicazione di materiali e tecniche per la conservazione.

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ricerca presentati dalle università italiane; • l’Assise di ingegneria strutturale, occasione di incontro tra mondo accademico e istituzioni; • Civitas, lo spazio Uncsaal di 3.000 mq su cui convergeranno 4 percorsi tematici dedicati all’energia, al silenzio, alla sicurezza e alla progettazione verso l’alto; • Borghi e Centri Storici”, iniziativa dedicata alla riqualificazione e alla valorizzazione degli oltre 5.000 borghi e centri storici italiani, dove le regioni presenteranno la propria offerta territoriale e i progetti di recupero.

IL SEGNO DEI DESIGNER Dal 17 dicembre al 17 gennaio Triennale Milano presenta Il segno dei designer, a cura di Gianni Veneziano: un’ampia selezione di disegni che testimonia il processo creativo che sottende alla dimensione progettuale di ogni designer. Nomi storici e nuove leve, soggetti disparati e molteplici tecniche espressive accomunati dall’esigenza di esprimere un’intuizione. www.triennaledesignmuseum.it

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KLIMAHOUSE DAL 21 AL 24 GENNAIO 2010 A Bolzano, con circa 400 espositori, la quinta edizione della manifestazione dedicata all’efficienza energetica e alla sostenibilità in edilizia. Il convegno internazionale “Costruire il futuro” (21-22 gennaio), organizzato in collaborazione con l’agenzia CasaClima, partendo dal dato incontrovertibile che l’era del petrolio a basso prezzo sta per finire, esaminerà gli aspetti concettuali e normativi che ci separano da un nuovo modello di costruzione e proporrà, con il contributo di numerose aziende impegnate nella ricerca, possibili modelli e soluzioni.


nov/dic ‘09 - IoArchitetto 29

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klimahotel / alice orecchio

Genius Loci Südtiroler Il nuovo Hotel Bella Vista Trafoi, certificato KlimaHotel, progettato da Matteo Thun in collaborazione con CasaClima

“P

er un architetto non c’è miglior maestro del Genius Loci. (…) Emerge allora un’architettura in grado di sfruttare al massimo le tradizioni locali e le nuove tecnologie, per creare soluzioni sostenibili, risparmiare risorse, assicurare vantaggi economici, contribuendo alla bellezza”. Parole di Matteo Thun, che in collaborazione con l’agenzia CasaClima mette a punto la pre-certificazione energetica KlimaHotel, un marchio di qualità internazionale per strutture alberghiere eco-compatibili e la inaugura con la progettazione del nuovo Hotel Bella Vista Trafoi, nel parco nazionale dello Stelvio. Sarà l’estensione di un albergo storico, ricco di charme, che sfugge allo stereotipo vernacolare dell’hotel pedemontano. Il Bella Vista è il familienhotel dei Thöni, sulle mensole le coppe di Gustav, indimenticabile campione di sci. Al convegno KlimaHotel, lo scorso 22 ottobre a Bolzano, Matteo Thun parla di un sogno. E della funzione maieutica dell’architetto che deve portare questo sogno alla vita. L’Hotel Bella Vista Trafoi si espande (7.347 mq la superficie totale di progetto), ma deve integrarsi perfettamente con il territorio circostante, con un approccio architettonicamente molto delicato. Per illustrarlo Thun mostra degli acquerelli, che della materia del sogno sembrano fatti, impalpabili. La certificazione KlimaHotel, invece, è molto concreta, rappresenta una garanzia tanto per i clienti quanto per gli albergatori, in termini di benessere abitativo e autenticità. Fornisce un modello per il progettista, rispettando gli standard CasaClima per un involucro

efficiente e una gestione intelligente delle risorse. Ma non si tratta solo di risparmio energetico e comfort interno; i materiali costruttivi non hanno fatto che pochi chilometri di strada e se ne è valutato l’impatto lungo l’intero ciclo di vita. E soprattutto, l’architettura emerge dal contesto e dalla cultura locali, interpretandone l’esperienza e adottandone le soluzioni. Qui lo scenario è davvero unico. Le cime dell’Ortles e delle montagne vicine avvolgono il Bella Vista in un

abbraccio impetuoso, qui è la natura ad avere il primato. L’edificio allora rinuncia alla forma per fondersi totalmente con il paesaggio, si fa esso stesso paesaggio. I tetti verdi, oltre ad evitare il surriscaldamento delle camere, diventano una coperta di terra che protegge la struttura e, limitando l’impermeabilizzazione del suolo, preserva il ciclo naturale dell’acqua. I volumi si sviluppano a terrazzamenti, parzialmente interrati, che assecondano la naturale pendenza

newconcept /

L’ospitalità low cost Bassi consumi, ridotti costi di gestione e modularità nel concept di Blast Architetti

G

li hotel 3 stelle sono la categoria più diffusa e accessibile ma anche la meno predisposta all’innovazione. Così cala il livello di soddisfazione e salgono i costi di strutture spesso obsolete e inefficienti sotto il profilo della costruzione, della manutenzione e del servizio. Mentre cresce una domanda di ospitalità a basso costo e la necessità di rendere disponibili nuove soluzioni di alloggio turistico o d’affari in tempi rapidi. Il concept di 120 camere H3hotel è frutto di una progettazione integrata basata su un uso corretto delle risorse, un’impiantistica efficiente, un processo di costruzione industrializzato e scelte architettoniche attente all’orientamento dell’edificio, all’ottimizzazione delle aperture e all’involucro esterno. L’unità base interamente prefabbricata è composta da una camera e bagno per totali 19 mq. La produzione prevede la realizzazione di blocchi di due camere con la porzione di corridoio che le separa: moduli assemblabili sia in verticale sia in orizzontale. La struttura è in acciaio (colonne con un’orditura di travi principali e secondarie) fondate su plinti in cemento. Di rapida realizzazione - 8 mesi rispetto ai 20 di una struttura tradizionale - prevede l’utilizzo di pannelli solari, fotovoltaici, produzione dei fluidi caldi e refrigerati mediante pompe di calore reversibili ad acqua di falda, illuminazione a basso consumo. Soluzioni e materiali saranno scelti in relazione alle esigenze di personalizzazione della struttura e alle caratteristiche della zona, identificando tra quelle possibili la soluzione più idonea caso per caso. Il progetto include lo studio di arredi e finiture d’interni anche in funzione delle esigenze di manutenzione, pulizia e cura degli ospiti.

di H3hotel IL TEAM DI PROGETTAZIONE

Coordinamento e relazioni con le aziende partner Alessandra Mauri Progetto architettonico Blast architetti (Luca Bombassei, Franz Siccardi, Simona Traversa con Michal Rucinski, Francesca Ciuffreda, Prisco Ferrara, Chiara Petrillo e Golnaz Salehi Mourkani) Impianti Manens Intertecnica (Gaetano Viero con Ugo Piubello, Marco Plati, Alberto Girotti e Massimo Calvetti) Strutture e prefabbricazione BMS Progetti (Aldo Bottini e Sergio Sgambati (direzione tecnica) con Gianni Bovi, Enrico Ranciaro e Mauro Marelli)

LE AZIENDE PARTNER

• Bathsystem: cellule bagno prefabbricate • BTicino: impiantistica elettrica, dati, rilevazione fumi, domotica • Cotto d’Este: rivestimenti ceramici Kerlite • Edilsider Modular Housing: prefabbricazione metallica capsule • Geberit: impianti di adduzione idrica e scarico, rete idrica per la climatizzazione • Greenwood: pannelli ecologici in composito fibra di legno/polimero • Hansgrohe: rubinetteria, sistema di riciclo acque grigie Pontos • iGuzzini: illuminazione a LED (applique Glim Cube e iRoll, incassi Pixel Plus Led) • InterfaceFLOR: pavimenti tessili Sherbet Fizz • Sipam: tamponamenti di facciata in vetro e in cemento/legno • Tilo Italia: pavimenti in monoplance di rovere

del terreno e richiamano le colline incontrate poco prima a valle, nella vicina Prato allo Stelvio. Emerge quindi una nuova tendenza nel turismo; superato quello di massa e del consumo si va verso una direzione più riflessiva, più attenta alla cultura del luogo. Quando si parla di vacanze gli appelli all’austerità rimarranno inevitabilmente inascoltati, meglio allora costruire gli alberghi in modo da conciliare estetica e benessere da un lato e sostenibilità dall’altro.

Dalla poesia (sopra, un acquarello di Matteo Thun), alla pratica: il modello del progetto di estensione dell’hotel Bella Vista Trafoi che riduce al minimo l’inserimento nel territorio; i moduli, costruiti con materiali locali, si adattano alla pendenza del suolo; le coperture a verde preservano la naturale dinamica idrogeologica. I criteri progettuali definiscono il nuovo standard Klimahotel

Nei render, i pannelli mobili di copertura della facciata conferiscono all’involucro un aspetto mutevole e garantiscono elevato isolamento


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IoArchitetto 29 - nov/dic ‘09

progettazione partecipata / nadia rossi

100.000 mq da restituire alla città Con Sarpi project lo studio RRC dà forma di masterplan alle richieste dei cittadini di uno storico quartiere di Milano

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ell’area a ridosso del Cimitero Monumentale, da sempre la Chinatown di Milano, negli ultimi anni la pressione della comunità cinese e dei suoi esercizi commerciali è cresciuta creando situazioni di disagio in un quartiere a elevata densità urbana, storicamente ricco di un tessuto sociale misto dove la percezione di emarginazione e di insicurezza cresce e i valori immobiliari scendono. Naturalmente qualche allarme è strumentale, naturalmente la vocazione del quartiere stava già cambiando con il cambiamento di destinazione delle sue aree produttive, ma l’amministrazione finora ha fronteggiato il fenomeno in negativo, utilizzando più forza pubblica ed erigendo barriere anti-sosta capaci di resistere all’assalto dei SUV ma non certo di ridare dignità al quartiere. La sola azione positiva, una proposta di delocalizzazione extraurbana del commercio all’ingrosso, finora non ha prodotto grandi risultati. La domanda di riqualificazione di un’associazione di residenti ha assunto ora i contorni precisi di un progetto sviluppato da RRC studio architetti. Presentato agli abitanti, il masterplan ha riscosso attenzione e consensi perché contribuisce a chiarire esigenze e potenzialità del quartiere, inquadrando precisi ambiti di intervento che partendo da importanti aree dismesse prende in considerazione l’intero tessuto esistente. Cinque i punti presi in particolare considerazione dal piano, per una superficie complessiva di 100mila metri quadri che potrà contribuire a riqualificare un quartiere che copre un’area dieci volte superiore. Tralasciando la proposta di delocalizzazione presente nel documento messo a disposizione dell’Amministrazione comunale, il masterplan vero e proprio si integra intelligentemente con progetti già in corso, come una delle direttrici ciclopedonali dei raggi verdi e il prolungamento della linea M5 (finanziato poche settimane fa dal Cipe). Tanto da far immaginare una riqualificazione capace di migliorare l’assetto urbano non solo per i residenti della zona. Per approfondire le idee alla base del piano, l’architetto Calabrese ha poi sviluppato un’ipotesi di lavoro più dettagliata relativa a uno dei cinque punti di intervento, l’area ex-Enel di 32.000 mq che delimita il quartiere a ovest. Qui il progetto prevede la realizzazione di un mix di residenze, residenze sociali, destinazioni miste e servizi con 12 nuovi edifici (volumetria di 200.000 mc su una slp complessiva di 38.400 mq con un indice di 1,20) di altezza massima di 37 metri e un rapporto di copertura del 50% dell’area, destinando così 16.000 mq a piazze e aree verdi. Il PII – Programma integrato di intervento – di cui l’area è oggetto, consente di coinvolgere ancora i cittadini in un dibattito aperto per la scelta degli spazi pubblici collettivi da inserire nel piano. L’auspicio è che si possa ottenere il via libera all’opera di riqualificazione della prima parte – area ex-Enel – entro la fine del 2010.

RRC STUDIO ARCHITECTS Fondato nel 1999 dall’architetto Renzo Calabrese, con sedi a Milano e Cap d’Ail, lo studio è attivo nel panorama architettonico internazionale. Il suo raggio d’azione comprende edifici istituzionali, impianti sportivi, centri scolastici, spazi commerciali, residenze collettive e altro. Nel 2007 ha vinto la gara di progettazione indetta dalla società spagnola dell’Alta Velocità per la costruzione di tre torri di abitazioni e uffici a Saragozza (in corso).

Vista aerea dell’area interessata e il masterplan di Sarpi project

29 www.ioarch.it Direttore responsabile Sonia Politi Direttore scientifico Carlo Ezechieli Redazione (redazione@ioarch.it) Nadia Rossi (caporedattore), Daniela Baldo, Mara Corradi, Alice Gramigna, Luca Ruggeri, Elena Sauter, Marcela Velazquez, Koki Yoshida, Mariella Zoppi Art director Tuny Parrella Rubriche Alessandro Belgiojoso, Davide Crippa, Nora Fumagalli, Camilla Morlacchi, Marco Penati, Joe Zaatar © Diritti di riproduzione riservati. La responsabilità degli articoli firmati è degli autori. Materiali inviati alla redazione, salvo diversi accordi, non verranno restituiti.

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Scusimanonhocapitobene / nora fumagalli

Statistiche catastali

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Agenzia del Territorio ha pubblicato le statistiche catastali 2008, che fotografano lo stock immobiliare italiano. Sono censite circa 64,3 milioni di unità immobiliari, di cui 32 milioni al Nord, 12,5 milioni al Centro e 19,8 milioni al Sud (e, da un primo controllo effettuato, risulta che un milione e mezzo di edifici non siano mai stati registrati). Metà di queste sono residenziali, circa 32 milioni, la maggior parte classificate come abitazioni civili o economiche con circa 5,6 vani ognuna (castelli e palazzi con “eminenti pregi artistici o storici” ce ne sono pochi, ahinoi, nemmeno duemilacinquecento). L’incremento dal 2007 è di circa il 3%. In un anno sono state regi-strate 1,77 milioni di nuove unità immobiliari, di cui 570.000 resi-

denziali. Che equivale a tre volte e mezza il numero totale delle scuole, ospedali senza fini di lucro, prigioni, uffici pubblici, biblioteche e pinacoteche, collegi, caserme che esistono in Italia (circa 164.000) in un solo anno. Gli Italiani nel 2008 erano circa 56,62 milioni. Sono contenta: abbiamo mezza casa a testa o quantomeno ci sono circa tre vani residenziali per ognuno di noi. Eppure in Italia la casa è sempre un’emergenza: gli italiani a basso reddito, le giovani coppie, gli anziani soli non riescono ad avere una abitazione. Si proclamano semplificazioni per alleggerire una burocrazia bizantina che ci rende impossibile farci la casa, si promettono realizzazioni massicce di nuove residenze… Con questi numeri?


nov/dic ‘09 - IoArchitetto 29

riqualificazioni / nadia rossi

Un grande prato verde

per crescere e sentirsi liberi

“Le cose che esistono già non c’è bisogno di disegnarle. Io ne disegno di nuove e mi diverto a guardarle” Gianni Rodari

L

a scuola primaria Rodari in via S. Vigilio a Bolzano è stata costruita nel 1960. Quando l’amministrazione decide di provvedere alla sua ristrutturazione, lo stato del plesso è complessivamente buono, in relazione all’utilizzo specifico e al periodo di edificazione anche grazie a piccoli interventi di cui è stato oggetto nel corso degli anni, mirati a un adeguamento parziale alla normativa scolastica, disabili e prevenzione incendi. Se gli spazi interni risultano interessanti, sono tuttavia privi di una connotazione architettonica che li valorizzi. Gli atri presentano un interessante spazio in duplice altezza, mentre l’ingresso risulta privo di un’adeguata identificazione e di un collegamento funzionale. In tale contesto, l’intervento di Area Architetti Associati ha mirato in primo luogo alla valorizzazione della struttura esistente attraverso un’idea architettonica che trae origine dalla definizione di un ideale prato verde, che avvolge le superfici e si sviluppa espandendosi negli spazi che incontra. In tal modo sottolinea il carattere ludico e ricreativo dei luoghi di aggregazione e di passaggio. Un segno organico fantasioso che con la sua forma libera e il suo colore omogeneo deforma a livello tridimensionale le superfici orizzontali dei pavimenti instaurando un rapporto di continuità con quelle verticali dei parapetti. La scala e il nuovo passaggio di collegamento, tra gli altri, esplicitano l’idea architettonica nella sua semplicità ed essenza identificando volutamente il passaggio tra interno ed esterno. I 1.200 mq di pavimentazione in gomma Kayar di Artigo color verde acido resistente all’usura, facile da pulire e ad elevato assorbimento acustico - realizzano il prato che con le sue estensioni sottolinea il carattere dinamico del luogo che conduce ai due ampi spazi contrapposti degli atri sui quali si affacciano le aule didattiche e i ballatoi superiori. È stata infine cristallizzata l’idea concettuale del percorso come segno tangibile e giocoso del passaggio fisico dei bambini, come azione impressa nella materia, capace quindi di conferirle carattere simbolico: il movimento, la socializzazione, il gioco sono espressione di libertà e di crescita e lo spazio si deforma, morbido come un prato, per accoglierle, contenerle e comunicarle. Le aule sono sempre caratterizzate da un nastro colorato e dinamico il cui movimento simulato simboleggia il progresso didattico, lo sviluppo intellettuale e sociale. I diversi colori del nastro all’interno delle singole aule fungono da segno identificativo dello spazio e sottolineano il senso di appartenenza alla piccola comunità della classe, affacciata sul luogo semipubblico del grande prato verde.

Ristrutturazione della scuola primaria Rodari - I lotto Committente Comune di Bolzano Progettazione Area Architetti Associati (www.areaarchitetti.it) - Andrea Fregoni, Roberto Pauro (coordinamento e direzione lavori), Emilio Bonvecchio Responsabile di progetto geom. Massimo Cantini Importo lavori 785.871,83 euro

Dall’alto, il prato verde rafforza il carattere ludico e ricreativo dei luoghi di passaggio; la scala interna; un nastro dinamico caratterizza tutte le aule: i diversi colori ne designano le funzioni e rafforzano negli alunni il senso di appartenenza alla classe (Foto Paolo Quartana)

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nella norma / alessandro ezechieli

Piano Casa

da dove viene e dove va

L

a scorsa primavera il Governo annunciò l’intenzione di introdurre in via d’urgenza misure di rilancio del settore edilizio. Sull’iniziativa, subito ribattezzata “Piano Casa”, le Regioni, forti del dettato costituzionale, rivendicarono la loro potestà legislativa concorrente in materia di governo del territorio. Fu così che l’1 aprile 2009 si celebrò una seduta straordinaria della Conferenza Unificata Stato-Regioni da cui scaturì un’intesa: le Regioni si impegnarono “ad approvare entro e non oltre 90 giorni proprie leggi ispirate preferibilmente” [sic!] a obiettivi di miglioramento della qualità architettonica e dell’efficienza energetica delle costruzioni; il Governo, per parte sua, si obbligò ad emanare un decreto-legge di semplificazione delle procedure di esclusiva competenza statale. Forse troppo impegnato a gestire l’emergenza del terremoto in Abruzzo, il Governo non ha più emanato alcun decreto-legge, mentre le Regioni sono state in molti casi ritardatarie e altre volte inadempienti, tanto che Molise, Campania, Calabria e Sicilia (ma anche la Provincia autonoma di Trento) sono tuttora senza una legge che “recepisca” il “Piano Casa” nei rispettivi territori. La travagliata genesi del “Piano Casa” ci consegna un quadro normativo frammentato e ulteriormente complicato dalla facoltà data ai Comuni (di quasi tutte le Regioni) di escludere alcune zone dei rispettivi territori dalla sua applicazione. Ma non sempre tutto il male vien per nuocere: è probabile che in questo modo i valori del patrimonio architettonico di molte città vengano preservati dal rischio di una nuova ondata di cementificazione incontrollata. Per quanto la situazione normativa si presenti a “macchia di leopardo”, meritano comunque di essere segnalati, tra gli altri, interventi edilizi realizzabili in alcune delle principali Regioni italiane, con l’avvertenza che la loro fattibilità è limitata nel tempo (nelle ipotesi più restrittive il titolo edilizio non può essere conseguito oltre il 31 dicembre 2010) e dovrà comunque essere di volta in volta verificata in concreto. Piemonte (LR. 20/2009): è consentito, ad esempio, derogare ai limiti quantitativi degli strumenti urbanistici per realizzare, tramite soppalchi, aumenti di superficie utile di edifici artigianali e produttivi fino al 30%. Peraltro, è espressamente stabilito che gli interventi previsti per gli edifici residenziali siano ammessi anche per quelli ad uso ricettivo. Liguria (LR. 49/2009): si prevede che, a certe condizioni e con un’apposita procedura, i Comuni possano approvare interventi di demolizione e ricostruzione (con incremento volumetrico fino al 35%) di edifici incongrui, siano essi a destinazione residenziale o meno. Lombardia (LR. 13/2009): è prevista, in presenza di alcuni presupposti, la sostituzione di edifici non residenziali siti in zona a prevalente destinazione residenziale con nuovi edifici residenziali incrementati fino al 30%. Veneto (LR. 14/2009): a certe condizioni è dato effettuare interventi di integrale demolizione e ricostruzione che prevedano aumenti fino al 40% del volume esistente per gli edifici residenziali e fino al 40% della superficie coperta per quelli adibiti ad uso diverso, con possibilità di ulteriore aumento fino al 50% ove si intervenga con piano attuativo. Emilia Romagna (LR. 6/2009): è prevista, al ricorrere di alcuni presupposti, la possibilità di demolire e ricostruire gli edifici residenziali su area diversa e con un ampliamento volumetrico fino al 50% quando si tratti di edifici incongrui o da delocalizzare. Marche (LR. 22/2009): sono possibili, per esempio, ampliamenti del 20% anche di edifici non residenziali ultimati al 31 dicembre 2008, ma con limiti assoluti diversi a seconda che l’intervento incida o meno sull’altezza del fabbricato. Umbria (LR. 13/2009): a certe condizioni (tra cui intervenire tramite piano attuativo che interessi almeno 20mila mq di superficie fondiaria) possono essere ampliati ovvero demoliti e ricostruiti con incremento fino al 20% gli edifici in zona D ad uso produttivo o per servizi, ma esclusi quelli ad uso ricettivo e commerciale per medie e grandi superfici di vendita. Lazio (LR. 21/2009): sono previsti interventi di demolizione e ricostruzione di edifici a destinazione residenziale per almeno il 75%, con ampliamento entro il limite del 35% della volumetria o della superficie utile esistente. Importanti limiti operativi si registrano con riferimento all’obbligo del rispetto della normativa antisismica. Puglia (LR. 14/2009): tutti gli interventi previsti, sia di ampliamento sia di demolizione e ricostruzione, sono subordinati alla cessione di standard, al reperimento di spazi per parcheggi pertinenziali e al rispetto della normativa antisismica. Sardegna (LR. 4/2009): raggiungendo talune soglie di efficienza energetica è consentito, in deroga alla previsioni quantitative degli strumenti urbanistici, ampliare del 10% gli immobili ad uso ricettivo siti in aree extraurbane ed entro i 300 metri dalla linea di battigia; oltre i 300 metri si può arrivare fino ad ampliamenti del 30%. Sebbene questi interventi non possano determinare aumento dei posti letto né interessare il fronte mare, scontano comunque un aumento degli oneri concessori del 60%. www.studiolegalebelvedere.com


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IoArchitetto 29 - nov/dic ‘09 UN NUOVO MODELLO DI IMPRENDITORIA IMMOBILIARE

Dolce Vita Homes A

vrio, ti dicono in Grecia, domani. Una promessa rimandata all’infinito e intanto un tirare a campare, sempre allo stesso modo. Perché ti diranno avrio anche domani. Lo stesso in Italia: domani ci occuperemo del bello, dell’ambiente, di migliorare la qualità della vita, oggi abbiamo altro da fare. È l’atteggiamento che ha prodotto i 35 milioni di alloggi ufficiali generalmente scadenti che hanno saturato il mercato e rovinato il territorio. In un quadro di crescente competizione globale Dolce Vita Homes propone un approccio opposto a quello che è sotto gli occhi di tutti. Dolce Vita Homes è un’iniziativa imprenditoriale, non una charity, ma si presenta sul mercato con un “manifesto”. Parte da un’idea, quella di realizzare residenze di qualità che abbiamo l’uomo al centro dell’abitazione e al contempo sappiano rappresentare il meglio del made in Italy; raccoglie intorno a sè un network di competenze per realizzarla; investe. In altre parole, Dolce Vita Homes è una piattaforma che coordina l’intero ciclo del valore nell’acquisizione e nello sviluppo di progetti residenziali ispirati a logiche contemporanee e di qualità e capaci di rendere competitiva l’offerta immobiliare trasformandola in un investimento più vantaggioso per i suoi clienti. Vantaggioso in termini di capitale investito ma anche in termini di qualità della vita. Che senso ha, ci chiediamo, che le famiglie italiane mettano tutti i loro soldi nella casa, indebitandosi e rinunciando a migliorare la qualità della loro vita, se poi questa case sono scadenti, rumorose, inefficienti, in condomini litigiosi, prive di spazi comuni e insomma con tutte le caratteristiche che accomunano il “patrimonio” immobiliare nazionale?

La riqualificazione integrale le Residenze top-class frutto della collaborazione tra Antonio Citterio & Partners e Coima Image

Il manifesto di Dolce Vita Homes 1. L’uomo al centro del progetto 2. Investimenti immobiliari con rendimenti costantemente superiori al mercato nei diversi cicli economici 3. Tradizione e innovazione dello stile e della creatività italiana 4. Costante selezione dei partner e dei talenti dell’architettura e del design 5. I più elevati standard abitativi 6. Sostenibilità e tecnologie avanzate nella selezione dei materiali e nei consumi energetici 7. Conoscenza e rispetto per la storia dei luoghi 8. Architettura dal dentro al fuori 9. Proporzioni e canoni estetici concepiti per durare nel tempo 10. Eleganza, sobrietà e comfort nell’architettura e nell’interior design

IL NETWORK DOLCE VITA HOMES

• Antonio Citterio & Partners: progettazione architettonica e interior design • Coima (famiglia Catella): project & construction management • Coima Image: progettazione di interni • Design Partners: networking e ricerca di fornitori e aziende partner • Leo Burnett: comunicazione e brand consultancy • Makno Consulting: analisi delle tendenze e stili di vita • McDonough Braungart Design Chemistry: design di processo per le prestazioni ambientali e l’applicazione del protocollo Cradle to cradle LE AZIENDE PARTNER

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Agape Arclinea Artemide B&B Boffi BTicino Driade Electrolux (Rex e AEG) Enzo degli Angiuoni Gobbetto Ideal Standard iGuzzini illuminazione Jannelli & Volpi Kartell

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Lea Ceramiche Lualdi Marazzi Marzorati e Ronchetti Molteni (Dada) Olivari Poliform (Varenna) Poltrona Frau (Cassina, Cappellini, Alias) - Silent Gliss - Technogym - Teuco Guzzini - Unicraft - Zucchetti Rubinetterie

il network dvh /

Lea Ceramiche L’esperienza di un’azienda partner Presidente del Gruppo Panaria, Emilio Mussini è il padre di Lea Ceramiche. Gli chiediamo come è nata la collaborazione con Dolce Vita Homes. “Siamo da sempre attenti alle nuove tendenze e fin dal 2003 con Lea abbiamo incominciato ad avvicinarci al mondo del design avviando una collaborazione con Diego Grandi. Consapevoli della forza espressiva della ceramica eravamo alla ricerca di contesti meno usuali capaci di comunicarne la contemporaneità. È stato al Salone del 2004, quando ci siamo presentati con Lea, che abbiamo incontrato Valerio Castelli di DesignPartners e da lì è nato il percorso che ci ha portato a diventare partner di Dolce Vita Homes”. Questo vi ha portato a un confronto diretto con gli architetti. È stato impegnativo? “Impegnativo e stimolante, le loro richieste implicavano caratteristiche di prodotto decisamente innovative ma era proprio il momento in cui stavamo sviluppando un nuovo impianto per la produzione di grandi lastre. Peraltro avevamo già lavorato con Citterio che per lo Spazio Zegna aveva scelto prodotti Cotto d’Este (sempre del gruppo Panaria, NdR). Ci accomuna il rigore delle scelte e la voglia di anticipare le tendenze percorrendo strade nuove anche nei processi produttivi, perchè il rigore dell’innovazione non si ferma all’apparenza”. a.m.

Slimtech Basaltina Stone Project Frutto di una nuova tecnologia di compattazione del gres porcellanato, le lastre Slimtech Basaltina Stone Project offrono dimensioni record fino a m. 3x1 in spessori di 3 mm (3,5 mm la versione Plus, stuoiata con fibra di vetro e 7 mm la versione Twin, adatte per pavimentazioni). Offrono al progettista un prodotto duttile, leggero e resistente per nuove soluzioni di rivestimento in tonalità sabbiata, naturale, stuccata o lappata coordinabili con i decori e i mosaici che completano la gamma.


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di Salaino10 A Milano in zona Solari, area in passato occupata da grandi e piccoli insediamenti produttivi, la residenza Salaino 10 è frutto di un intelligente progetto di recupero: un complesso residenziale di 9 piani f.t. cui si affianca un edificio secondario di 2 piani per complessivi 22 appartamenti. L’edificio alto si compone di volumi in vetro e grandi terrazzi e il complesso è isolato sui quattro lati e protetto da giardino privato cui accedere direttamente in auto fino alla lobby oltrepassando il muro di recinzione che contribuisce a isolarlo dal contesto esterno. Molteplici strati di schermatura rendono spettacolare la facciata: i terrazzi e le finestre aperte fino a terra mettono gli spazi in relazione costante con la luce naturale. Sviluppate con un sofisticato sistema di serramenti leggeri, le logge che caratterizzano ogni appartamento diventano “stanze di vetro” creando un flusso abitativo in/outdoor con spazi vivibili tutto l’anno. L’intero progetto è molto attento alla vivibilità degli spazi interni. Ogni appartamento possiede una propria identità. Tagli, tipologie e disposizioni degli ambienti (dal penthouse al monolocale) sono stati progettati pensando alla luce naturale e alle possibilità di personalizzazione. Così gli appartamenti godono della prima luce del mattino nella zona cucina; questa è aperta su grandi soggiorni ma anche richiudibile su se stessa per schermare le zone più tecniche; gli spazi ancillari e le cabine armadio sono ampi e nascosti, liberando il resto della casa dalle funzioni di servizio. Seguendo la filosofia Dolce Vita Homes, la residenza si propone al mercato con elevati livelli di finitura, con lastre di pietra Aurisina chiara 120x60 per la lobby e le altre parti comuni e pavimentazioni e scale interne in rovere. Malgrado le numerose aperture, con un fabbisogno energetico inferiore ai 30 kWh/mq/anno la residenza si colloca in classe A grazie a un attento isolamento e a una sofisticata impiantistica basata su pompe di calore condensate con acqua di falda per la produzione di acqua calda per il riscaldamento invernale e refrigerata per il raffrescamento estivo, centralizzata ma con regolazione fine in ogni appartamento, e ai sistemi domotici che governano tutte le funzioni della casa.

Pianta-tipo di una residenza di Salaino 10; a fianco, render di un’interno; Nella pagina di sinistra, vista d’insieme dell’edificio progettato da Citterio & Partners: il corpo alto si prolunga a 90° in un corpo basso che chiude il giardino interno

Marcela Velazquez

Solaria, a due passi dal cielo Arquitectonica e Dolce Vita Homes propongono un nuovo modo di vivere Milano Fino a ieri erano semplicemente “le residenze alte di Porta Nuova Varesine”, una delle soluzioni residenziali previste dal piano di sviluppo che sta cambiando il volto di Milano. Ma il progetto di Solaria, sviluppato dallo studio Arquitectonica di Bernardo Fort-Brescia e Laurinda Spear promette ai residenti molto più del panorama che è possibile osservare dal 34° e ultimo piano della porzione più alta di torre. L’edificio infatti si articola in tre torri tra loro collegate dal corpo centrale della distribuzione verticale. In questo modo ogni appartamento presenta tre facciate esterne, come una casa indipendente, e può godere della luce diretta del sole a diverse ore del giorno, da diverse direzioni. Si potrà scegliere la vista del Duomo o delle Alpi o ancora dei nuovi parchi di Garibaldi/Isola, sull’altro lato della strada. Il rapporto con il cielo e con l’aperto prosegue con balconi molto ampi, in alcuni casi sviluppati a doppia altezza, che insieme alla griglia ortogonale tettonica di colore bianco che li protegge caratterizzano la morfologia della struttura offrendo al contempo ai residenti autentici giardini in quota. Il podio su cui sorgono le torri, nuova forma

di piano terra collegato all’esterno da ponti ciclopedonali e scalinate, accoglie servizi comuni di alto livello: piscina, spa, centro fitness, parco giochi per bambini. Anche in Solaria la progettazione degli interni (aree comuni e residenze private) è curata da Dolce Vita Homes in collaborazione con lo studio Antonio Citterio & Partners e Coima Image secondo nuovi standard contemporanei: le residenze si presentano sul mercato con tre diverse proposte di finiture e di ambientazioni degli interni, secondo una logica “chiavi in mano” che accresce il valore dell’investimento e offre una soluzione architettonica coerente e completa, con l’opportunità di accedere alle proposte dei marchi dell’interior design partner del progetto Dolce Vita. Marcela Velazquez

Le torri di Arquitectonica: sviluppate su altezze diverse e tra loro collegate da un corpo centrale, ospiteranno a ogni piano appartamenti con tre facciate aperte sulla città, il parco e le Alpi

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PROGETTI /

Inside Out In una villa a Morbegno, soggiorno e giardino diventano parte della stessa esperienza abitativa

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uesta casa unifamiliare, articolata su due piani fuori terra e un piano interrato per una superficie residenziale lorda di circa 190 mq, è una delle prime abitazioni realizzate in Lombardia secondo lo standard e le indicazioni Casaclima per edifici di classe A. Pur trovandosi in una regione a clima particolarmente rigido (zona F), il suo consumo è stimato in 23 kWh/mq/a. L’idea di progetto ha origine da alcune caratteristiche specifiche del sito, come l’esposizione favorevole alla luce solare e la presenza di un grande giardino privato interno. Nell’architettura tradizionale del luogo ricorre la presenza di profondi spazi porticati affacciati su corti interne. Il progetto si è pertanto sviluppato nell’interno sia per delimitare il giardino, qualificandolo come “corte”, sia per intendere gli spazi interni ed esterni come un’unica entità. La parte dell’edificio al piano terreno verso il giardino è un grande open-space pensato come un portico della profondità di 4,50 metri, ma chiuso da grandi vetrate. Oltre ad un piacevole panorama, l’esposizione interamente a Sud della facciata permette in inverno un ottimo apporto solare diretto, accumulato nelle masse interne in muratura. Nel periodo estivo l’ampio sporto di copertura, calcolato secondo gli angoli stagionali di incidenza solare, combinato con la presenza di alberi spoglianti di alto fusto, provvede al necessario ombreggiamento.

Fasi di costruzione della facciata ventilata (pannelli in legno Ahrntaler) e, in basso, i listoni Listotech che fanno da soglia tra l’open space interno e il giardino.

La scheda

Committente: Silvia Colombini Progetto: Carlo Ezechieli / SEArch (collaboratori Alberto Finazzi, Guido Corbellini) Progetto strutture: Michele Soffietti Progetto impianti: Giacomo Bertolini Impresa: Spini Arnaldo e F.lli, Morbegno Facciate ventilate: Ahrntaler Finestre: Südtirol Fenster Frangisole: Griesser Pavimentazioni esterne: Listotech

Le dimensioni dello sporto di copertura sono state calcolate in base all’inclinazione dei raggi solari nelle diverse stagioni.



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progetto del mese /

L’acqua, il verde, la città nel masterplan di Renzo Piano per Trento Icona architettonica dell’area ex-Michelin il nuovo Museo della Scienza, dove tecnica e natura si fondono in soluzioni innovative

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l progetto del nuovo Museo della Scienza di Trento nasce all’interno di un contesto urbanistico e paesaggistico frutto di un’unica visione progettuale dell’area denominata ex-Michelin. Un intervento che ha come obiettivo la ricucitura dell’area al tessuto cittadino e la riqualificazione urbana di questa porzione di città, recuperando superfici che nel tempo erano diventate marginali e liberando spazio sufficiente alla realizzazione di un parco di ampie dimensioni, capace di recuperare il rapporto con l’ambiente fluviale esistente. L’area in totale 97.600 mq di superficie utile lorda - ospiterà funzioni commerciali, residenziali e di terziario, nonché attività di interesse pubblico che insieme al parco abbracciano l’intero nuovo quartiere, diventando nuovi magneti urbani per l’intera città. Un abbraccio sottolineato dal tema dell’acqua, che in forma di canale attraversa l’area da sud a nord. Criteri di progettazione L’idea architettonica nasce dalla ricerca di una giusta mediazione tra bisogno di flessibilità e risposta - precisa e coerente nelle forme - ai contenuti scientifici del progetto culturale. Un museo in cui i grandi temi del percorso espositivo siano riconoscibili anche nella forma e nei volumi, mantenendo un’ampia flessibilità di allestimento degli spazi. La forma architettonica nasce quindi, oltre che dall’interpretazione volumetrica dei contenuti scientifici del museo, anche dai rapporti con il contesto: il nuovo quartiere, il parco, il fiume, lo storico Palazzo delle Albere. Il complesso è formato da una successione di spazi

e di volumi, di pieni e di vuoti adagiati su un grande specchio d’acqua sul quale sembrano galleggiare, moltiplicando gli effetti e le vibrazioni della luce e delle ombre. Il tutto tenuto insieme dalle grandi falde di copertura che ne assecondano le forme, rendendole riconoscibili anche all’esterno. L’edificio si sviluppa in pianta su una lunghezza massima (est/ovest) di 130 m fuori terra (140 a livello interrato) e una larghezza massima (nord/sud) di 25 m (45 a livello interrato). L’altezza massima dell’estradosso dell’ultimo solaio è di 18,50 m. Due i livelli interrati, cinque quelli fuori terra. Prospetti e coperture L’uso del rivestimento lapideo in verdello bocciardato caratterizza i prospetti nord e sud. A questo si alternano superfici vetrate ai piani terra, in corrispondenza dei percorsi verticali, a tutta altezza sui fronti nord e sud della lobby e della rain forest. Il fronte est è caratterizzato dalla “facciata verde”: il fronte è scandito da una successione di montanti principali in legno lamellare con passo di 3,75 m. Ogni campo è poi ritmato da una struttura secondaria che dimezza il modulo e con un sistema di mensole metalliche sostiene in corrispondenza di ogni marcapiano una serie di “vasi” attrezzati con sistema di irrigazione e drenaggio, destinati a far crescere lungo la facciata specie rampicanti. Il fronte ovest mostra una vista in successione delle falde di copertura, con quelle in vetro della serra tropicale in primo piano. Una successione di grandi falde con orientamento est ovest, in parte opache con finitura in zinco e in

Le grandi falde di copertura che collegano i diversi volumi del Museo della Scienza. Qui sotto, la sezione che mette in evidenza la relazione tra la scansione tematica del Museo e l’avvicendarsi dei corpi dell’edificio (al termine del percorso, la rain forest), nonché la distribuzione dei pannelli fotovoltaici sulle coperture. Tutte le immagini © RPBW


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Ph. © Gianni Berengo Gardin

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RENZO PIANO

Nato a Genova, si laurea in Architettura al Politecnico di Milano. Nel 1971 apre l’agenzia Piano & Rogers con l’architetto Richard Rogers; nel ’77 l’Atelier Piano & Rice con l’ingegner Peter Rice. Infine fonda il Renzo Piano Building Workshop (RPBW) in cui operano 100 persone. Realizza edifici e complessi urbani in tutto il mondo, ricevendo numerosi premi e riconoscimenti a livello internazionale.

parte in vetro trasparente, definisce le coperture. Tutte le falde sono dotate di generosi sbalzi, caratterizzati da un progressivo alleggerirsi del telaio strutturale e un diradarsi in fasce via via sempre più strette del manto di copertura. La serra Il volume della serra tropicale parte dal livello -1 e ha un’altezza libera interna di circa 12 metri.

Questo oggetto è parte integrante del percorso espositivo nonché una vera green house con il compito di far crescere e preservare un pezzo di foresta pluviale, con particolari condizioni climatiche. Trasparenza e leggerezza dialogano con il contesto. La geometria trova la genesi dei suoi allineamenti nel contesto della progettazione dell’intero quartiere ed è caratterizzata da due falde convergenti in pianta, una rivolta

verso nord-est e una verso nord-ovest. Una copertura piana triangolare chiude il volume orizzontalmente; una grande facciata trapezoidale in vetro quello sud, una più piccola triangolare quello nord. Strategie energetiche Il progetto affronta diversi temi nell’ambito della ricerca della sostenibilità energetica e ambientale, a cominciare dalla scelta di

un sistema energetico centralizzato: una centrale di trigenerazione localizzata a destra dell’Adige, al di fuori del comparto, che recupera e distribuisce energia grazie a una dorsale di tubazioni interrate sull’asse nord-sud. Questa soluzione permette di concentrare i macchinari e gli impianti e di limitare le emissioni, ottimizzando i costi e riducendo l’impatto sull’ambiente. È previsto l’uso di una serie di

sonde geotermiche. Sul fronte della produzione energetica, sulle coperture opache è collocato un totale di circa 340 mq di pannelli fotovoltaici inclinati verso sud. Il progetto contiene una serie di scelte e accorgimenti atti a conseguire la certificazione LEED: la procedura, iniziata nella fase progettuale, proseguirà nella prima fase del cantiere per concludersi dopo la messa in funzione dell’edificio. Sopra, render a volo d’uccello (direzione nord-ovest) del masterplan, illustrato nel concept iniziale dallo schizzo di Renzo Piano nella pagina a sinistra. Tutte le immagini © RPBW

Area ex-Michelin Quartiere Le Albere, Trento Progetto Renzo Piano Building Workshop Committente Iniziative Urbane Totale superficie utile lorda 97.640 mq Totale superficie interrata 113.000 mq Funzioni presenti Museo delle scienze: 11.710 mq. Residenze: 43.900 mq Commercio: 10.500 mq Hotel: 4.700 mq Centro congressi: 2.900 mq Parco pubblico: 5 ettari


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archiXXI / nadia rossi

Linked Hybrid, la città nella città Un progetto che si sviluppa in verticale in un intreccio tra strutture abitative, lavorative e ricreative: un nuovo spazio urbano a Beijing in contrasto con gli attuali sviluppi cinesi

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a meritato il titolo di Best Tall Building Overall da parte del Council on Tall Buildings and Urban Habitat (CTBUH) il complesso Linked Hybrid realizzato a Beijing (Cina) e progettato dallo studio Steven Holl Architects. Si tratta di una vera “città aperta nella città” che si sviluppa su 220mila mq e si propone di contrastare gli attuali sviluppi delle città cinesi attraverso una nuova area urbana porosa, invitante e aperta. Gli edifici di Linked Hybrid crescono intono a una grande corte pubblica pedonale; tra loro, sopra e attraverso, su più livelli, numerosi passaggi collegano le torri. Trasferendo in un’architettura il concetto della comunicazione e delle relazioni (link), che potranno crescere in modo diretto e casuale tra le persone che percorrono queste strutture di comunicazione Occupate da un mix di funzioni commerciali, residenziali, educative e ricreative. L’intero complesso, che ospita 750 appartamenti, disegna uno spazio urbano tridimensionale dove pieni, vuoti assumono nuove configurazioni e piazze e collegamenti abbandonano il tradizionale ground zero per estendersi anche in quota. Passaggi aerei Il primo livello - stradale - offre una serie di passaggi pedonali per residenti e visitatori creando un piccolo ambiente urbano che circonda il lago realizzato con acque riciclate che crea singolari giochi di luce. Attorno l’ambiente è vivacizzato dalla presenza di numerosi negozi. A livello intermedio degli edifici più bassi, giardini pubblici realizzati sui tetti offrono spazi verdi tranquilli; sulla sommità delle otto torri residenziali giardini privati sono connessi agli attici. Tutte le funzioni pubbliche a piano terra ristorante, hotel, scuola Montessori, scuola materna e cinema - sono collegati con gli spazi verdi che circondano e penetrano il complesso. L’ascensore si muove realizzando dei “salti”, raggiungendo una serie di accessi che portano ai livelli superiori. Tra il dodicesimo e il diciottesimo piano piscina, sala fitness, caffè, galleria e auditorium sono posti alla quota di otto passerelle che collegano le otto torri residenziali e la torre dell’hotel, offrendo viste spettacolari della città. L’auspicio è che le passerelle aeree e quella a livello stradale generino costantemente rapporti casuali, operando come “condensatori sociali” sia per i residenti sia per i visitatori. Pozzi geotermici (660 a una profondità di 600 metri) forniscono a Linked Hibrid fresco in estate e caldo in inverno e ne fanno uno dei più grandi progetti verdi al mondo.

STEVEN HOLL ARCHITECTS

Steven Holl Architects (SHA) è uno studio innovativo di architettura e urban design in cui operano 50 persone. Due le sedi: New York (partner Chris McVoy) e Beijing (Li Hu). Ha realizzato progetti a livello mondiale nei settori delle arti, residenziale, commerciale, uffici, servizi, master planning. Numerosi i riconoscimenti ricevuti a livello internazionale.

Dall’alto, vista aerea del complesso; una serie di ponti pedonali collega a diverse quote le torri affacciate sul lago artificiale; gli spazi comuni favoriscono l’incontro e la socializzazione; spazi verdi circondano, penetrano e sovrastano gli edifici. (courtesy Steven Holl Architects, Ph. © Shu He)

General contractor Beijing Construction Engineering Group Progetto architettonico Steven Holl Architects Steven Holl, Li Hu Architetti associati Beijing Capital Engineering Architecture Design Co. Ltd Ingegneria strutturale Guy Nordenson and Associates, China Academy of Building Research Ingegneria meccanica e impiantistica TransSolar, Beijing Capital Engineering Architecture Design Co. Ltd, - Cosentini Associates Consulenza illuminotecnica L'Observatoire International Architettura del paesaggio Steven Holl Architects; EDAW Beijing, Tsld Interior design Steven Holl Architects; China National Decoration Co, Ltd



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archispazi / antonio morlacchi

Refin Studio

Spazio al progetto Lo show-room è l’ultimo stadio del processo che dalla ricerca arriva al prodotto. Ma come è cambiato il concetto di prodotto, così cambia anche quello di spazio espositivo, perché l’innovazione è un processo che riguarda tutti gli stadi della catena del valore. Oggi lo spazio espositivo diventa luogo di relazioni, di incontri e di dibattiti, con una crescente contaminazione tra funzioni e discipline. Lo dimostrano le più recenti aperture

Se nella nuova location di Refin in Foro Buonaparte 68 a Milano il concetto espositivo è intrinseco al progetto disegnato dall’architetto Paolo Cermasi, lo spazio si propone invece come osservatorio sul mondo dell’architettura, con incontri periodici che hanno già avuto inizio e che si riproporranno a cadenza regolare. Appuntamento il 26 gennaio con l’architetto Marco Piva, sull’architettura residenziale e l’interior design, e il 23 febbraio con l’architetto Massimo Roj (Progetto CMR) per discutere dei nuovi luoghi di lavoro.

A Milano il primo showroom di Florim

Exits aMDL

500 mq in via Fatebenefratelli 8 allestiti dall’architetto Maurizio Molini ospitano prodotti e soluzioni del gruppo modenese guidato da Claudio Lucchese. Un investimento importante in un momento delicato, per creare occasioni di incontro con architetti e professionisti, illustrare le infinite possibilità creative dei diversi marchi Florim (Floor Gres, Rex, Cerim, Casa dolce casa e Casamood) raggruppati in un unico ambiente e sviluppare soluzioni dedicate per progetti specifici.

La vera novità non sono i meravigliosi e pur nuovissimi vassoi da muro, mix di materia, arte e funzione disegnati da Michele De Lucchi, ma lo spazio che ospita gli oggetti di Produzione Privata, accomunati dal payoff “cultivating experimentation and encouraging craftsmanship”, e dei marchi distribuiti da designcorporate di Roberto Cerri e Simona Cremascoli, con cui Michele De Lucchi gestisce questo nuovo showroom al 14 di via Varese a Milano, proprio di fronte alla palazzina del suo studio.

Luce e arredo italiani a Londra Firmato da Patricia Urquiola il nuovo show-room di Flos e Moroso inaugurato a Londra il 29 ottobre: 600 mq su due livelli al 7-15 di Rosebery Avenue (tra Farringdon e Gray’s Inn Road) rigorosamente bianchi con pavimenti in legno, griglie in metallo, espositori in vetro e alberi / colonne ricurvi in alluminio bianco che intrappolano arredi e lampade dei due grandi marchi italiani. Si tratta del secondo esempio di una partnership inaugurata lo scorso anno con lo showroom di Amsterdam.

La casa dell’architetto È in Viale Monte Santo 8 a Milano e nasce con il raddoppio della superficie espositiva di Garavaglia Arredamenti, esclusivista delle cucine ALNO oggi integrato con le proposte arredo di Mobileffe. Un’occasione per ridare spazio alla passione per il design che ha contrassegnato la storia della famiglia, che nel 1972 creò il marchio Dada, il luogo diventa oggi occasione di incontri periodici aperti di riflessione sulle tendenze contemporanee. Il primo, avvenuto in occasione dell’inaugurazione, è stata una conversazione sul design tra Luisa Bocchietto, presidente ADI, Anty Pansera, past president, Angelo Cortesi e Pietro Camardella del Centro Ricerche Fiat, che ha presentato il progetto sostenuto dalla Regione Piemonte dell’auto elettrica Phylla.

Il bagno da vivere di Duravit

Il tabloid degli architetti italiani

20 euro per 10 numeri

Scegli la modalità di pagamento preferita compilando il coupon e rispedendolo a IoArchitetto - Font Srl - via Siusi, 20/a - 20132 Milano oppure via fax al numero 02.45474060

Mi abbono a 10 numeri consecutivi di IoArchitetto al prezzo di 20 euro. Invierete la mia copia a: titolo .................................................................................................................................................. nome e cognome ............................................................................................................................... studio/azienda ................................................................................................................................... via e n° ............................................................................................................................................... CAP ........................... località ..............................................................................

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ho fatto un versamento di 20 euro sul conto corrente postale n. 64538911 intestato a Font Srl addebitate l’importo di 20 euro sulla Cartasì, VISA o Mastercard n.

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Sono 400 i metri quadri dedicati da Duravit al bagno nel nuovo showroom di via San Gregorio 49 a Milano. Sufficienti per ripercorrere, insieme ai prodotti storici dell’azienda tedesca, l’evoluzione dell’ambiente bagno; valutare i risultati della ventennale collaborazione avviata con illustri designer; sviluppare progetti dedicati cogliendo tutte le opportunità tecnologiche e le soluzioni complete di arredamento, wellness e spa. Una risorsa per i professionisti, come il nuovo portale http://pro.duravit.it dove ogni scheda è accompagnata da disegni CAD 2 o 3D in scala 1:20 scaricabili.

Fluxus per la White Gallery di Roma Di solito non parliamo di lifestyle store ma il “tessuto in vetro” che decora lo spazio della White Gallery di Roma, inaugurata il 2 dicembre, è un art-concept sensazionale nato dalla collaborazione tra l’artista Michela Vianello, che l’ha immaginato, e Karim Rashid, designer del singolo elemento in vetro Knit per Andromeda International: 80.000 knit di 5 diverse tonalità dal bianco al nero in vetro fatto a mano e 5.000 alogene puntiformi a formare una fluida superficie sospesa di 60 mq.


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design / marco penati

Le collezioni senza tempo di Bernini Inedite soluzioni tecniche e elevata qualità artigianale in un’azienda dove il design storico convive con quello contemporaneo

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I Bernini di mestiere facevano i carradori. Termine desueto che indicava un tempo i costruttori di carri agricoli e da trasporto a trazione animale. Un’attività che implicava sia la tecnica di lavorazione del legno che quella dei metalli, molto diversa da quella degli ebanisti, che facevano mobili, ma non per questo meno raffinata e manualmente colta. Saper fare un carro richiedeva una competenza complessa, a mezzo tra la carpenteria e la meccanica. Intorno alla fine della seconda guerra mondiale, la rivoluzione dei trasporti impone una scelta radicale all’azienda familiare. Trasferitisi dalla bassa mantovana a Milano e successivamente in Brianza, i Bernini decidono di fare mobili. La cultura del lavoro ben fatto (un tempo un carro era un oggetto curatissimo, decorato e ben rifinito) trasferita nel mobile dà luogo a oggetti robusti, in legno massello, con incernieramenti e connessioni a prova di “strada”. Scusate l’ironia, ma vedendo certi mobili di Carlo Scarpa, ad esempio, viene il dubbio che siano pensati per sfidare i secoli. La serie Scuderia (sarà un caso?) ha la consistenza e l’imponenza di una capriata e il fascino di uno stallo da coro gotico. L’incontro, fin dall’immediato dopoguerra, con talenti come lui o come Gianfranco Frattini o i fratelli Castiglioni, Joe Colombo e altri, forma il nucleo di una collezione che sarebbe diventata col tempo parte della storia del design italiano.

Rocking lounge chair, Nils Frederking 2009: sobria e austera, si scopre che è una “sedia a dondolo” solo dopo averla provata. Palissandro, pelle e acciaio.

condiziona l’aspetto del prodotto finito. Legno non ce n’è, ma l’oggetto è magico. “Cunsuetudinis magna vis est”. Grande è la forza dell’abitudine. E spostare l’aspettativa di un pubblico che attribuisce a un marchio una immagine consolidata è una vera impresa. La strategia è di continuare a produrre oggetti nuovi affiancandovi riedizioni di pezzi storici tratti dall’inesauribile miniera dell’archivio aziendale. Vengono riproposti Carlo Scarpa, oppure Joe Colombo, con un incredibile letto degli anni Sessanta. Incredibile perché sembra uscito dalla penna di un giovane designer emergente: una pedana imbottita che con un solo movimento diventa letto con testiera avvolgente e una comoda panca che fa da pediera. Un oggetto che anticipa di decenni necessità e comportamenti che sono oggi di stretta attualità. Tutto sommato, Bernini un bel po’ di futuro lo ha nel cassetto.

Sotto, Polo, Franco Poli 2009. Il top in vetro extrachiaro satinato al centro possiede delle “dentature” che si incastrano a secco tra le lame della base in acciaio

Appartiene alla serie 1934 il mobile contenitore 770 Ebony, design Carlo Scarpa 1977 (cm 153 x 45 x h. 90)

Per anni Bernini è nel gruppo di otto aziende d’elite che si riconoscono nella rivista Ottagono, edita dagli stessi inserzionisti, vivendo intensamente la stagione matura del “made in Italy” che si svolge e perdura con successo crescente fino alla fine degli anni Ottanta. Intorno all’inizio di questo secolo, l’azienda passa di mano, ed è l’attuale titolare Giordano Villa che rileva, insieme ad essa, la responsabilità di dare una continuità al marchio e futuro alla gente che vi lavora. È un senso di responsabilità profondamente radicato, dato che questa operazione l’ha già portata a termine con un’altra azienda del mobile, la Maggioni International. Il principio della funzione etica del lavoro e la determinazione a trarre soddisfazione dal proprio operare, da sempre patrimonio della cultura popolare lombarda, sono due dei cardini che, ci spiega, lo portano alla ricerca di una risposta imprenditoriale all’altezza dei tempi, che come sappiamo non sono dei più prosperi. Molto lucidamente lamenta della forza e della debolezza del marchio Bernini. Non tutti accettano che ci si possano concedere sperimentazioni e innovazioni del catalogo che vadano oltre lo spessore storico della collezione. Per esempio i prodotti di Gaetano Pesce propongono una dimensione diversa e più attuale di intendere il design. In questi prodotti il legno non sempre è presente, o perlomeno non nella forma ebanistica a cui Bernini ci aveva abituato. Le sedie di Pesce sono in una resina tutta speciale, che viene colata manualmente e assume colorazioni e sfumature inedite e diverse per ogni pezzo. Pur essendo fatte in un materiale sintetico, l’intervento dell’artefice è lo stesso di un prodotto di qualità fatto a mano, nel momento della colatura la sua personale perizia

A sinistra, sono di Gaetano Pesce la parete-libreria Luigi Nuovo (1982-2006) e la sedia 543 Broadway (1993-2005) Sotto, Slab: vanity/scrittoio/contenitore/specchiera, Karim Rashid 2009 (cm 62 x 49x h.151). Il piano inclinato riflettente racchiude le molteplici funzioni di questo pezzo dall’aspetto minimale.


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archilight / daniela baldo

Dare luce all’architettura Progetti illuminotecnici site-specific dallo studio libanese PSLAB

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l denominatore comune degli 80 architetti, designer e ingegneri di PSLAB è la passione per la luce. Con sede principale a Beirut, dal 2004 questo team multidisciplinare progetta e realizza progetti illuminotecnici site specific per residenze, spazi commerciali, hotel, yacht, gallerie d’arte, mostre e spazi aperti a livello internazionale. L’approccio metodologico è molto interessante: un servizio illuminotecnico a 360 gradi, dalla progettazione alla produzione fino all’installazione: il progetto della luce non è semplicemente un layer aggiunto alla fine del progetto come spesso accade, bensì si integra fin dalla fase concettuale con il progetto architettonico. PSLAB è strutturato in tre unità correlate: Works.PSLAB, L’unità di ricerca, progettazione e sviluppo; Products.PSLAB che si occupa dello sviluppo dei prodotti nella fase esecutiva, dai prototipi in scala reale alla certificazione fino alla produzione che avviene nella loro azienda; infine Communiquè.PSLAB, l’unità di comunicazione, che coordina le attività di grafica, fotografia, packaging e web. PSLAB ha attuato svariate collaborazioni internazionali per interventi site specific. Ha giocato in casa, su incarico degli architetti Machado and Silvetti di Boston (USA), per lo sviluppo del progetto illuminotecnico per la ristrutturazione della piazza nota come Block 94 nel centro storico di Beirut. Una piazza circondata su tre lati da edifici mentre il quarto lato è chiuso da antiche mura bizantine davanti alle quali, a definire i limiti dello spazio, si stende uno specchio d’acqua. I progettisti sono intervenuti su quest’area e sfruttando la superficie riflettente dell’acqua vi hanno inserito corpi illuminanti semisommersi che illuminano il muro dal basso. La loro funzione luminosa si estende alle 24 ore perchè durante il giorno il disco in acciaio lucido riflette la luce del sole, mentre di notte la lampada a Led da 1W ad alta efficienza inserita al centro del disco illumina poeticamente l’ambiente circostante, riducendo al minimo l’inquinamento luminoso.

PSLAB

Più che le persone (lo studio è stato fondato nel 2004 da Dimitri e Youmana Saddi), ciò che caratterizza PSLAB è il metodo di lavoro, basato sul costante interscambio tra il gruppo di progettazione e il gruppo produttivo ed esecutivo. Un processo che esclude la figura del design director e che favorisce un’organizzazione orizzontale e a-gerarchica tipica del laboratorio artigianale in cui convergono molteplici competenze specialistiche. Tutti i curricula dei membri del team sono visibili sul sito dello studio: www.pslab.net

A Istanbul, in un bellissimo palazzo tradizionale ottomano con pareti e soffitti ornati a stucco, PSLAB ha disegnato e realizzato l’illuminazione del Denim Village Showroom, uno spazio riservato ai meeting con i fashion buyers. Obiettivi del progetto, garantire un buon livello di illuminazione evitando l’effetto spot tipico degli spazi dedicati alla moda, e al contempo offrire un buon livello di flessibilità per direzionare la luce dove richiesta. Sfruttando l’altezza degli spazi, è stato sviluppato un paralume a disco di grandi dimensioni (90 cm di diametro), realizzato in tessuto nero sulla circonferenza e materiale acrilico tralucente alla base, installato a sospensione per mezzo di un’asta in acciaio dotata di snodo flessibile che permette di orientarlo nella direzione desiderata pur fornendo luce da ambiente per l’intero spazio. Le sorgenti luminose sono diventate così elementi caratterizzanti, protagonisti nello spazio. Uno degli ultimi progetti realizzati è il rinnovamento dello storico hotel Monte-Carlo Beach, concluso da pochi mesi. L’area della lobby principale è caratterizzata da un soffitto molto alto a volta che crea l’effetto di un movimento circolare verso l’alto delle pareti. Per evidenziare questa caratteristica della struttura sono stati creati appositamente corpi illuminanti realizzati con fogli metallici tagliati al laser con la forma di foglie che convergono verso un anello centrale di fissaggio. Per ottenere un effetto più naturale la superficie in metallo delle foglie è stata lavorata con una tecnica di fine martellatura per ottenere la curvatura desiderata, quindi ogni elemento ha una propria unica texture. Alcuni mesi fa, in occasione del FuoriSalone 2009, in collaborazione con lo studio di architettura Piuarch PSLAB ha realizzato l’installazione RE/DO: una parete luminosa di 5,5 x 8 m collocata in un cortile di Brera a Milano, costituita da 702 taniche in plastica reinterpretate come corpo illuminante, cablate e assemblate in moduli a Beirut. Non solo un’atmosfera affascinante ma un’interessante riflessione sul tema del riutilizzo, dando nuova vita all’esistente. E una riprova della capacità del laboratorio, grazie alla produzione custom integrata, di far emergere, in ciascun progetto, le specifiche peculiarità che dipendono dal luogo, dall’architettura e dalle esigenze e funzioni d’uso.

In alto, RE_DO: installazione a Milano allestita presso la sede dello Studio Piuarch in occasione del FuoriSalone 2009: 702 taniche in plastica cablate e assemblate in moduli a formare una parete luminosa A centro pagina, a sinistra Denim Village Showroom a Istanbul: sospensioni a disco di 90 cm di diametro si snodano su aste in acciaio per garantire una corretta illuminazione dei capi esposti con la possibilità di direzionare la luce ove richiesta. A destra, “Foglie” luminose in metallo battuto disegnate per adattarsi alla singolare architettura della lobby nel rinnovato Monte-Carlo Beach Hotel A fianco, elementi luminosi semisommersi in uno specchio d’acqua per illuminare le mura bizantine di una piazza, nota come Block 94, nel centro di Beirut


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pubblico & pubblico /

Biblioteca di Sotto il Monte

architettura trasparente L’ambiente circostante si proietta nello spazio interno della struttura da poco inaugurata

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spita biblioteca, mensa scolastica e sala civica il nuovo centro polifunzionale di Sotto il Monte Giovanni XXIII (BG) progettato dall’architetto Antonio Gonella. La biblioteca presenta una struttura capace e luminosa con ampie pareti vetrate che favoriscono la diffusione della luce naturale, valorizzano la struttura architettonica del porticato antistante creando integrazione tra l’edificio e il contesto paesaggistico. Fornita di ludoteca, area computer e saletta di studio, la biblioteca può contenere oltre 8.000 volumi organizzati nel sistema modulare di librerie Socrate di Caimi Brevetti, versione acciaio verniciato grigio. Robusti e di semplice gestione e riorganizzazione, i moduli sono di facile montaggio e rispondono al meglio alla filosofia generale del progetto: visivamente molto leggeri, non interrompono l’integrazione tra ambiente esterno e interno, e creano un ulteriore dialogo tra lo spazio interno e l’arredo.

New Kit for New Home /

Strumenti per vivere

il co-housing

Estetica, funzionalità e bassi costi di produzione nel progetto sviluppato allo IAAD di Torino

N

ew Kit for New Home è il volume che raccoglie i risultati del progetto di tesi IAAD, Istituto d’arte applicata e design di Torino sul co-housing, frutto della collaborazione con Stessopiano – Programma Housing della Compagnia di San Paolo. Il programma nato nel 2006 si è posto l’obiettivo di rispondere alle esigenze di abitazione di studenti e giovani lavoratori con oggetti economici, funzionali, ergonomici e belli, che gli studenti hanno tradotto in cinque diversi furniture-kit (www.iaad.it). R’nR reuse and resource Tiziana Cerutti, Ivano Di Francesco, Elena Azzimo Oggetti che sembrano inutili nascondono risorse derivanti dal loro riuso

Fil rouge – Valentina De Muru, Valentina Lusardi, Stefano Mussatti Un kit di otto elementi con due elementi in comune: l’economicità e la cinghia che li tiene insieme.

L’isola che non c’è Alessandro Basile, Chiara Casonato, Roberta Manzoni Grazie alla loro modularità, gli elementi appaiono quando se ne ha bisogno e scompaiono quando non sono in uso. Jolly - Liliana Cusenza, Fabrizio Serra Gli elementi si presentano per ciò che sono ma si trasformano in qualcosa di inaspettato. La sedia diventa un tavolino, un piano che scorre apre nuovi spazi di lavoro, uno sgabello ne contiene altri… Modulife Elisa Mondino, Jessica Peretti, Francesca Rinaudo Aggregazione/ disaggregazione come concept di indispensabile flessibilità per la coabitazione.

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visti a saie /

archisoft / antonio morlacchi

Una rassegna delle novità presentate all’ultima edizione della fiera bolognese, tra innovazioni funzionali, nuovi prodotti e invenzioni o novità assolute

Sistemi costruttivi, componenti e materiali da costruzione LAMIERE STIRATE – Alpewa Armonia della geometria, campiture luminose e resistenza caratterizzano la gamma di lamiere stirate in zinco-titanio Rheinzink e rame Tecu. Maglie che esaltano il design degli edifici con eleganza e sobrietà. www.alpewa.com

BIOSILENZIO – Celenit Sistema biocompatibile per la realizzazione di transiti d’aria afonizzati per l’immissione di aria comburente e l’evacuazione dei prodotti di combustione. Per installazione in facciata per sistemi di ventilazione diretta ed elemento di transito interno. www.celenit.com GYPSOTECH - Fassa Bortolo Sistema cartongesso completo. Comprende lastre Standard, ignifughe con fibra di vetro (Focus), idrorepellenti (Aqua), con barriera di vapore in alluminio (Vapor) e si completa con lastre in cartongesso accoppiate (Gypsotech Duplex). www.gypsotech.it KALDO – Pontarolo Engineering Cassero isolante in EPS di tipo a travetto metallico con fondello pre-gettato per solai ad elevate prestazioni termiche. Fornito alla lunghezza di progetto con le armature strutturali posizionate, copre qualsiasi luce. www.pontarolo.com

WALL-Y – Geoplast Griglia in polietilene ad alta densità per la realizzazione di pareti verdi verticali. Leggera, modulare e facile da installare, è resistente ai raggi UV, alle intemperie e all’umidità; la sua geometria favorisce l’ancoraggio dei vegetali. www.geoplast.it

THERMOREX – Rexpolgroup Sistema solaio costituito da elementi monolitici in EPS a geometria variabile accoppiati con una lamiera nervata in acciaio zincato che ne determina l’autoportanza in fase di banchinaggio. www.rexpolgroup.it NODO SISMI REP – Tecnostrutture Nodo antisismico pilastro-trave potenzialmente in grado di assicurare resistenza meccanica (si mantiene costante pur riducendo le masse strutturali) e duttilità (permette alla struttura di andare oltre il limite elastico senza rischio di collasso). www.tecnostrutturesrl.it

Tecnologie a basso consumo per il riscaldamento, il raffreddamento e l’illuminazione CLIMACUSTIC – Fantoni Sandwich di pannello fonoassorbente e parete radiante a circolazione di fluido. Riscalda e raffresca riducendo i consumi di energia di oltre il 30%. In moduli da 60x60 e 60x120 o lamelle da 406x12,8 cm. www.fantoni.it CELSIUS – Magic Panel Pannello per il riscaldamento d’ambiente a luce infrarossa. Il sistema di riscaldamento è racchiuso tra due cristalli temprati con superficie riflettente verso il vetro. Può essere installato a parete, a pavimento o soffitto; anche murato. www.magic-panel.com

TUNNEL SOLARE – Velux Trasporta la luce naturale per più di 10 metri all’interno dell’edificio. Basamento in PVC estruso ad alta densità, 1,85 m di tunnel telescopico completo di due curve, diffusore interno in acrilico con doppia guarnizione e cornice di finitura. Cupolino in acrilico PMMA di protezione. www.velux.it

Ecotect e Green Building Studio I nuovi strumenti Autodesk per la progettazione sostenibile

I

l percorso diAutodesk dal CAD al BIM (building information modeling, introdotto nel 2002) è quello che ha permesso a molti studi di progettazione di compiere un vero salto di qualità, con un risparmio di tempo e risorse prima impensabile, con la possibilità di creare flussi di lavoro collaborativi a distanza tra la progettazione architettonica, quella strutturale e quella impiantistica e l’opportunità di valutare virtualmente le diverse opzioni progettuali. La crescita intorno a Revit - di un’attiva comunità mondiale di progettisti e le numerose librerie indipendenti create nel frattempo hanno allargato e ulteriormente ottimizzato le possibilità di lavoro. Naturalmente a SAIE Autodesk ha presentato le versioni 2010 dei suoi software storici: AutoCAD, Revit, 3ds Max Design, Revit Structure Suite. Ma la vera novità di quest’anno, come ci spiega Gianluca Nicholas Lange, è rappresentata dai nuovi strumenti per la progettazione sostenibile. Con l’acquisizione di Ecotect infatti Autodesk lancia Autodesk Ecotect Analysis 2010 per l’analisi - dalla progettazione preliminare alla gestione dell’edificio finito - delle performance energetiche. Con Ecotect è facile valutare le condizioni geo-ambientali dell’edificio e l’integrazione del nuovo software nel BIM consente ad architetti e ingegneri di misurare l’impatto ambientale delle loro scelte progettuali, quindi di valutare possibili alternative individuando il migliore compromesso tra le diverse esigenze dello specifico progetto. Sempre sul fronte della progettazione sostenibile, la seconda novità è Green Building Studio, un’applicazione web-based frutto della collaborazione tra Autodesk e GeoPraxis. Negli ultimi anni il sistema di certificazione LEED ha ricevuto negli USA un forte impulso: adottare una certificazione LEED fa bene all’ambiente e al portafoglio,

www.autodesk.it/assistenza

Materiali per l’isolamento, l’impermeabilizzazione e il consolidamento DUO CONCEPT – La Calce del Brenta Sistema combinato con rivestimento isolante naturale e ventilato composto da due pannelli di lana di roccia uniti da un sistema di profili grecati in alluminio e una finitura di malta e intonachino a calce ad assorbimento controllato. www.lacalcedelbrenta.it TRENDS – Coplan/Reckli Finiture a effetto roccia o a pelle di coccodrillo o a effetto foglia: un ciclo innovativo per la decorazione di opere in calcestruzzo con la regolare presentazione di nuove finiture. www.coplan.it

Software EXCELLENT ENERGIA – STR Gestisce l’intero processo di certificazione energetica degli edifici secondo il decreto 311/2006 e gli ultimi aggiornamenti normativi, compresa Uni TS 11300. Predisposto per la stesura della certificazione energetica per regioni e province. www.excellent.str.it

per il committente è un importante vantaggio competitivo ed è fonte di forti agevolazioni fiscali. Così Green Building Studio fornisce valutazioni di impatto ambientale complessive, dal progetto al cantiere fino all’edificio finito, con informazioni sintetizzate graficamente in un “cruscotto” che tiene sotto controllo i quattro elementi di base della sostenibilità: fabbisogno energetico, consumo di acqua, di materiali (si calcola che il processo edilizio sia responsabile del consumo del 60% delle materie prime) e di suolo. La semplice esportazione dei dati BIM (per esempio da un progetto sviluppato con Revit), permette di svolgere un’accurata analisi energetica con Green Building Studio e di ottenere suggerimenti per migliorare le condizioni di partenza. Infine, Autodesk e la crisi. C’è dappertutto, colpisce multinazionali e piccoli studi. Per questo Autodesk ha lanciato recentemente Autodesk Assistance Program: attivo fino al 31 marzo 2010, il programma propone a tutti i non occupati nel campo dell’architettura, ingegneria e progettazione l’uso gratuito per 13 mesi di una licenza Education, training online gratuiti, sconti sui corsi svolti presso gli ATC e sugli esami e certificazioni disponibili presso gli Authorised Certification Centres nonché l’accesso gratuito alle mille sessioni dell’Autodesk University Online.

CLASS B – Stiferite Pannello isolante in schiuma polyiso espansa rigida per l’isolamento termico delle coperture sotto manto bituminoso. Il rivestimento in fibra minerale lo rende adatto per applicazioni che richiedono resistenza alla sfiammatura. Conduttività termica (ÏD) di 0,026 W/mK da 80 a 120 mm. www.stiferite.com

SOLIDA – Termolan Isolante di lana di roccia con proprietà termiche e acustiche elevate, incombustibile, idrorepellente ed ecologico. Il prodotto è frutto di una partnership con Rockwool. www.solida.termolan.it

ELASTOLIGHT – ELASTOLIGHT MINERAL Polyglass Mapei Compound a base di bitume distillato Reoxthene Ultralight Technology e armatura in t-n-t di poliestere da filo continuo rinforzato e stabilizzato con fili di vetro longitudinali per le nuove membrane elastomeriche impermeabili di Polyglass. www1.polyglass.com


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vetrine / • Avvolgibile multifunzione

Comfort orientabile

Serramenti

Un design concept nuovo per sistemi di oscuramento in grado di inserirsi in ogni contesto architettonico. È Roll Flap di De Carlo, avvolgibile orientabile con lamelle frangisole in alluminio estruso. Si orienta come una persiana e si arrotola come un avvolgibile. Un meccanismo delle lamelle semplice e immediato regola la quantità di luce e aria che penetra nell’ambiente. È un prodotto certificato, in più finiture, con sistemi di apertura a cinghia, argano, motore e asta oscillante.

De Carlo Infissi Tel 099 8833511 - www.decarlo.it • Alte prestazioni

Telaio da falso telaio Alphacan ha sviluppato nuovi profili che integrano il sistema a giunto aperto MD Plus, nell’ottica di proporre un serramento ad alte prestazioni e di offrire soluzioni tecniche e applicazioni all’avanguardia. Tra queste il telaio a zeta per posa su falso telaio. Ha profondità 70mm e struttura con 5 camere interne. Consente la realizzazione di serramenti ad elevate prestazioni termiche e acustiche. Possibilità di applicare a scatto l’aggiuntivo sulla battuta interna del telaio: aumenta la lunghezza di copertura dell’aletta interna del profilo.

Alphacan Tel 0464 587500 - www.alphacan.it

• Sistema a barrette termiche

Isolamento a battente Eccellenti prestazioni di isolamento termico e acustico con il sistema di porte e finestra e battente in estrusi di alluminio NC 75 STH Comfort di Metra. Il telaio ha dimensione contenuta (max 75 mm), le barrette termiche sono da 37 mm, la guarnizione centrale è multitubolare a triplice mescola. Un insieme che offre elevato isolamento acustico (RW = 50 dB) insieme a prestazioni di permeabilità e tenuta.

Metra Tel 800 562929 - www.finestremetra.it

• Benessere al top

Bellezza al servizio del risparmio

energetico

Da LM Serramenti la nuova Linea Casa Top composta da finestre e portefinestre in legno lamellare dotate di un innovativo profilo del battente di 92x80 mm. Consente l’applicazione di quattro guarnizioni termoacustiche e l’uso di vetri basso emissivi magnetronici, con doppia camera, stratificati, per garantire un efficace risparmio energetico. A scelta, apertura (anta o anta ribalta) e cornici fermavetro (rettangolari o arrotondate). La finitura è realizzata con vernice all’acqua e tinta personalizzabile.

LM Serramenti Tel. 0438 920011 - www.lmserramenti.com

• Scuri a motore

Premi e apri

• Vantaggi di coppia

Incontro di

alluminio e legno Con un’ampia possibilità di scelta tra profili, essenze e accessori, la finestra in alluminio-legno AW 75TC di Schüco unisce i vantaggi dei due materiali, con soluzioni estetiche d’appeal ed elevate prestazioni. Offre un buon isolamento termico con valore Uf 2,17 W/m2K. Il trattamento Tricoat favorisce la resistenza a condizioni ambientali aggressive. La profondità di 75 mm migliora la stabilità nella costruzione della finestra. Il telaio in alluminio offre migliore protezione contro tentativi di effrazione.

Schüco International Italia Tel 049 7392000 - www.schueco.it

• La persiana che protegge

Comfort dal tetto

Il motore elettrico Ouverture di Roverplastik apre, chiude e socchiude gli scuri a uno, due o più battenti tramite pulsante o telecomando senza dover aprire la finestra. Posizionabile sotto l’architrave della finestra o in appoggio su un’eventuale balaustra di protezione, il sistema è di acile installazione sia sul nuovo sia su scuri preesistenti. L’azienda è partner dell’agenzia Casaclima.

Se l’isolamento e la composizione del pacchetto tetto sono aspetti di primaria importanza per un comfort abitativo ottimale, altrettanto essenziale è disporre di finestre per tetti dotate di protezione esterna. Le persiane Velux proteggono il serramento e contribuiscono al risparmio energetico e al comfort interno abbattendo il surriscaldamento estivo e aumentando l’isolamento termico invernale. Migliora anche l’isolamento acustico, riducendo i rumori di pioggia e grandine. Inoltre, garantiscono oscuramento e privacy e rappresentano un deterrente contro i tentativi di intrusione.

Roverplastik Tel. 0464 020101 - www.roverplastik.it

Velux Italia Tel.045 6173666 - www.velux.it

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architettura per la cultura / mara corradi

Nuova prospettiva sulla Manica Lunga Michele De Lucchi interpreta nei dettagli degli arredi e dell’illuminazione il restauro dell’ex dormitorio benedettino a Venezia

La scheda Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore Committente: Fondazione Giorgio Cini onlus Progetto: Michele De Lucchi (Arch. Michele De Lucchi Srl) Collaboratori: Angelo Micheli (capoprogetto), Giovanni Battista Mercurio, Laura Parolin, Lorenzo Fattorel. Local architect: Alessandro Pedron (Studio PLT) Superficie: 1.164 mq

Q

uando un architetto interviene in un luogo storico, dagli spazi maestosi, inserito in un complesso artistico di grande pregio, può essere portato a definire il suo contributo in funzione di un rapporto dialogico di pari proporzioni. Affinché il suo passaggio non sia ignorato, ma a sua volta egli possa essere scritto nei libri che riporteranno la storia dell’opera, l’architetto può essere spinto ad aggiungere il proprio segno per modificare la fruizione del luogo e apportare una chiave di lettura dell’oggi sul passato. Non così per Michele De Lucchi, per il quale un restauro è sempre inteso nel significato della sottrazione e della conservazione: la Triennale di Milano, il Palazzo delle Esposizioni a Roma, la ex Chiesa S. Giorgio in Poggiale a Bologna e, inaugurata solo da qualche giorno, la Manica Lunga della Fondazione Cini a Venezia. L’ex monastero benedettino dell’Isola di San Giorgio, affacciato sul bacino di San Marco, è un complesso di monumenti realizzati da grandi maestri: il Cenacolo di Andrea Palladio, la biblioteca di Baldassarre Longhena, il Chiostro dei Cipressi di Giovanni e Andrea Buora. Opera di questi ultimi, terminata sul finire del Quattrocento, è anche l’antico dormitorio dei padri benedettini, in seguito adibito a caserma prima di essere riscattato come sede della Fondazione Cini nel 1951. Nel 2005 De Lucchi vince il concorso per il restauro e l’adattamento funzionale della Manica Lunga a Biblioteca dell’Istituto di Storia dell’Arte, con un progetto che da un lato riflette sull’impatto scenico del lungo braccio conventuale e dall’altro soddisfa le esigenze archivistiche e conservative del patrimonio. Per non interrompere la straordinaria prospettiva creata dell’altezza di 16 metri per la lunghezza di 128, De Lucchi allinea alle pareti i due ordini di scaffali e le scale di accesso sulle testate del lato Nord e Sud e del transetto centrale. Lo spazio centrale può così rimanere vuoto ed essenziale, e allocare solo i grandi tavoli per la consultazione e lo studio. L’inganno visivo creato dalle porte delle celle, di dimensioni sorprendentemente piccole rispetto all’altezza del salone, è sottolineato da nuovi portali lignei che emergono dagli scaffali e le incorniciano sorreggendo il ballatoio di consultazione del secondo livello. Il gioco della porta nella porta ottiene un secondo effetto prospettico all’interno delle celle, che indirizza la visione sulla finestrella frontale, affacciata sul giardino. Ogni cella non solo è uguale a tutte le altre, ma comunicante: le porticine in asse le une con le altre stabiliscono il terzo sistema di prospettive della Manica Lunga. Intervenire con rispetto in un’architettura tanto ingegnosa significa per De Lucchi celare la presenza degli arredi: i ripiani degli scaffali in acciaio verniciato grigio scuro sono progettati con una nervatura che ne riduce lo spessore a soli 3 millimetri. Percorrendo la Manica Lunga, il nuovo inganno percettivo è quello della “parete di libri”. Dal punto di vista conservativo, la sistemazione a scaffali nel corridoio e in ognuna delle cellette laterali consente di archiviare circa 100.000 volumi, prevedendo spazi per l’ampliamento della Biblioteca fino a

Forniture Arredi: Modular Illuminazione generale: iGuzzini Illuminazione particolare: iGuzzini su disegno aMDL

La Nuova Manica Lunga aprirà al pubblico lunedì 11 gennaio 2010

50.000 ulteriori unità. Lo scaffale aperto va a beneficio degli studiosi, per un’immediata lettura delle aree tematiche, e dei bibliotecari per una più facile gestione e più efficiente controllo. Le celle conventuali sono considerate moduli archivistici, indipendenti o aggregabili, per l’allocazione dei diversi Fondi: garantiscono una certa riservatezza data la loro dimensione, ma sono anche agevolmente fruibili poiché comunicanti. In alcune celle vicino all’ingresso è riservato spazio per pause e conversazioni informali in modo da non arrecare disturbo. Le funzioni di servizio alla biblioteca, mediateca, aula dei microfilm, fototeca, con fotocopiatrici, scanner e stampanti sono sistemate nelle celle verso il Bacino di San Marco; per ragioni di controllo sono invece posizionati nell’area centrale gli uffici dei bibliotecari e le salette di consultazione. Allo scopo di evitare qualsiasi intervento sulle strutture murarie, tutti gli impianti sono stati realizzati nei sottotetti delle falde di copertura, celati dai controsoffitti delle celle. Alcuna traccia si nota nella Manica dove sono state studiate soluzioni illuminotecniche mirate alle diverse situazioni di consultazione e studio. Innanzitutto è stata data grande importanza alla luce naturale che entra delle finestre alte delle volte disegnandone delicatamente le vele. All’illuminazione d’ambiente sono state aggiunte tre soluzioni di luce artificiale mirate: le lampade dei tavoli di consultazione, allocati al centro lungo tutto il corridoio, i faretti sotto i ballatoi per illuminare gli scaffali bassi e le lampade Led integrate negli scaffali alti. Queste ultime, realizzate da IGuzzini su progetto dello Studio aMDL, emergono sopra gli scaffali grazie ai braccetti collegati all’impiantistica nei sottotetti, che celano al loro interno anche un sistema antincendio. Per l’illuminazione delle celle infine sono stati incassati cinque faretti a basso consumo energetico con luce direzionata verso gli scaffali e verso il tavolo di consultazione. La nuova pavimentazione lignea della Manica integra il sistema di riscaldamento mentre le bocchette della climatizzazione non si distinguono sopra gli scaffali. Tutto l’intervento si sviluppa dall’intuizione progettuale degli scaffali

che, nella soluzione addossata alle pareti e con spessori così ridotti, hanno limitato i pesi che gravano sulla pavimentazione, contribuendo a contenere i costi globali del restauro sotto i 3 milioni di euro. Il linguaggio è

quello dell’integrazione, dell’invisibile, dell’essenziale: emerge l’architettura e il suo contenuto, cioè il patrimonio librario della Fondazione.

In alto, uno schizzo di Michele De Lucchi Gli scaffali addossati alle pareti preservano la fascinazione prospettica della Manica Lunga. Il sistema di illuminazione per zone e funzioni completa l’effetto della luce naturale, che disegna le vele di copertura


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tempo di lettura /

archilibri /

La biblioteca dell’architetto Monografie, arte e fotografia, grandi opere: fonti di idee e di ispirazione a cavallo tra arte, progetto, design e passione artigianale. Una breve selezione della redazione

Piemonte Paesaggi come ritratti in una sequenza di immagini che ritraggono gli aspetti, invisibili ai più, di una regione che si svela in tutta la sua forza e bellezza. Soggetto è il Piemonte, terra di passaggio, di conquiste, di lotte, di lavoro. Nelle immagini del ceco Josef Koudelka è protagonista la © 2009 Josef Koudelka/Magnum Photos/Contrasto terra; i pochi uomini sono spuntano dai prati. Paesaggi da cui l'uomo è stato rimosso, ma ritratti sottoforma di statue. Sfogliando si incontrano antiche corti la cui presenza è costante attraverso i segni, spesso indelebili, del e tracce di trattori. Manufatti abbandonati al cospetto delle cime. suo passaggio. A ogni scatto corrisponde un’emozione. Animali diretti al pascolo e intenti a riposare. Strade, piste, ponti, scale elicoidali. Distese di rocce, risaie, serre, laghi, castelli, canPiemonte tieri, viadotti, nuvole. Josef Koudelka Alberi spogli e prati fioriti. Cemento. Ferro. Cigni. Cavalli. Tubi Contrasto Due - 160 pp - 45,00 euro di plastica che escono dalle montagne. Piloni di calcestruzzo che

Masterpieces: Bridge Architecture and Design I ponti sono tra le strutture più antiche e importanti che l’uomo abbia mai costruito. Per lungo tempo la loro progettazione è stata legata principalmente a criteri funzionali, ma oggi il loro aspetto estetico sta guadagnando sempre più rilievo. E la tecnologia aiuta a realizzare opere spettacolari, un tempo impossibili. Attraverso progetti, disegni e immagini che illustrano l’opera nel suo complesso e i suo dettagli più interessanti da un punto di vista architettonico e tecnico, il volume presenta una grande varietà di soluzioni nella costruzione dei ponti in Europa, Stati Uniti, Australia, Cina, India. In tutto 69 realizzazioni monumentali, tra cui il viadotto di Millau, Francia (Foster + Partners), Jerusalem Light Rail Bridge, Israele (Santiago Calatrava), Brick Pit Ring a Sydney, (Durbach Bloch

Architects), Tre Ponti per Reggio Emilia e Ponte sul Canal Grande (Santiago Calatrava). Dunque, il ponte come passaggio, come opera architettonica, come luogo in cui fare una pausa (Passerelle Simone De Beauvoir a Parigi - Dietmar Feichtinger Architectes), come ambiente da vivere: lo Xian International Horticultural Expo, una struttura lineare di un chilometro che ospita cinque Green House. Una rassegna suggestiva, una ricca varietà di soluzioni da e per gli architetti contemporanei. Masterpieces: Bridge Architecture and Design - Chris Van Uffelen Braun - 340 pp – 40,00 euro

Catellani & Smith Il volume propone un percorso attraverso le diverse tappe della creazione di Enzo Catellani, designer imprenditore che da vent’anni crea e produce lampade e nuovi modi di vivere la luce. Immagini delle creazioni si alternano a scorci di lavorazione e interni del suo laboratorio, uno spazioofficina dove il designer ama accumulare materiali di ogni genere. Lì l’idea prende vita, accostando, assemblando, piegando, plasmando. È la fase in cui “l’idea urge, deve prendere forma… Solo successivamente passo alla considerazione della fattibilità, delle caratteristiche tecniche e quant’altro”. Il racconto condotto da Decio Carugati non presenta solo lampade, ma mezzi attraverso i quali Catellani “fisicizza, dà forma all’idea di luce trasformandola in un oggetto di sua esclusiva creazione”. Il cammino procede a

ritroso, dalla collezione Eco-Logic Light 2009 - che reinterpreta la tecnologia Led unendola al design. E poi PstKrisi - 2004 in vetro resina colorato e frangiato. Casa del Mago - 2001. Lucenera - 2000 omaggio a Larry Burrows. Stchu-Moon 1997. Luci d’Oro - 1995 - nata per illuminare una chiesetta del Cinquecento con una luce gialla e calda. Oggetti senza tempo - 1990 - tra cui Turciù e Albero della Luce che segnano l’inizio del suo lavoro con i flex. Catellani & Smith Decio Giulio Riccardo Carugati Electa - 192 pp - 40,00 euro

Tadao Ando – Musei “Se un museo deve essere considerato come oasi culturale nella vita urbana, vorrei che potesse essere anche un luogo culturalmente stimolante. A differenza del cubo bianco in cui viene cancellata ogni traccia di personalità, l’attitudine flessibile che propongo è in grado di accettare valori multipli, di comporre punti di vista differenti e suscitare dialettiche vivaci”. Questo il museo secondo Tadao Ando, architetto autodidatta famoso nel mondo, vincitore nel 1996 del Pritzker Prize. I tanti musei progettati e costruiti in Giappone, America del Nord ed Europa sono raccolti in un volume che comprende anche una serie di testi originali prodotti da Ando su questo tema. Quattordici opere realizzate sono il cuore del libro, organizzate secondo le categorie ideate dal maestro giapponese: la relazione complessa con il paesaggio, il rapporto tra arte e

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architettura, il museo come luogo urbano, il museo come spazio diffuso nel territorio. Capitoli in cui fotografie, disegni originali e tecnici, modelli di lavoro presentano spazi in cui arte e architettura si confrontano stabilendo una dialettica ricca di tensione. Perché, afferma Ando, “nel caso di un museo destinato a custodire le opere di un artista specifico, ritengo più importante far intuire attraverso le opere esposte l’universo intellettuale e creativo del loro artefice. E per comunicare questo universo che “non si vede con gli occhi” occorre coraggio: il coraggio di andare oltre gli schemi”. Tadao Ando – Musei a cura di Luca Molinari Skira editore - 240 pp – 55,00 euro

COME ALLESTIRE Manuale tecnico/pratico per progettisti e allestitori Volume Primo P. Plotini, R. Benfenati, F. Onestini 200 pp - www.federlegno.it/asal 40,00 EURO La scarsa conoscenza delle tecnologie e la mancanza di documentazione organica sui progetti e le realizzazioni di architettura effimera ha spinto Asal, Assoallestimenti, a realizzare questo volume. Offre ad architetti e progettisti spunti e risposte di

natura tecnica, pratica e burocratica. Oltre al progetto, elementi di statica, l’analisi dei materiali: il legno, il ferro, l’acciaio, l’alluminio, il vetro e delle tecniche di saldatura.

RESIDENZE PER ANZIANI Guida alla progettazione di Salvatore Lombardo Dario Flaccovio Editore 560 pp – 50,00 euro Dalla realtà degli anziani a cenni storici sulle strutture assistenziali, all’esposizione sistematica della progettazione degli spazi di una struttura residenziale ad essi dedicata, con le principali norme regionali. Il compito del progettista è agevolato da disegni che illustrano gli spazi abitativi privati e di tipo collettivo. Numerosi gli esempi reali.

L’ARCHITETTURA DI SOPRAVVIVENZA Una filosofia della povertà di Yona Friedman Bollati Boringhieri 167 pp – 16,00 euro Di fronte all’attuale consapevolezza dell’esaurimento delle risorse diventa indispensabile un’architettura “povera” che riscopra i valori naturali e le tecniche compatibili con un modo di vita più sobrio. Esigenze alle quali risponde l’architettura di sopravvivenza, che limita le trasformazioni, conservando solo quelle necessarie a rendere abitabili gli ecosistemi esistenti.

A più di trent’anni dalla prima edizione, un titolo di grande attualità.

DESIGN Storia, teoria e pratica del design di prodotto di Bernhard E. Bürdek Gangemi editore 464 pp – euro 38,00 Lo sviluppo della progettazione industriale dai suoi inizi nel secolo scorso sino alle recenti scoperte: un’introduzione sistematica al design, di cui sono illustrati i principi teorici, metodologici e l’articolazione dei significati. Sono prese in esame la funzione comunicativa dei prodotti mettendone in luce le varie articolazioni e gli

effetti della globalizzazione su questa disciplina.

IL GOVERNO DELL’ACQUA Ambiente naturale e Ambiente costruito di Andrea Rinaldo Marsilio Editori 256 pp – 25,00 euro La scienza e l’ingegneria dell’acqua sono protagoniste di questo volume che si sofferma sulle molte contrapposizioni di principio in tema di ambiente, in particolare chiedendosi se quelle fra capitalismo e ambientalismo abbiano ragione di essere. Viene offerto un percorso a ritroso verso la coscienza della crisi

ecologica con l’obiettivo di combattere la disinformazione e i pregiudizi.


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