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La vela energetica di Xeliox Energy Lab

La nuova prefabbricazione

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Le torri orizzontali di Sviluppo Sistema Fiera

www.ioarch.it

Resign La bottega 2.0

22 L’archivio Giovanni Sacchi

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Anno 5 - n°30 - gennaio 2010 - euro 2,50 - Pubblicità: Font srl via Siusi 20/a 20132 Milano - tel. 02 2847274 fax 02 45474060 - pubblicita@ioarch.it - Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB Milano

Limitarsi

all'invettiva

CARLO EZECHIELI A COLLOQUIO CON JOAN BUSQUETS

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a città è una grande casa e una casa è una piccola città. È una celebre affermazione di Leon Battista Alberti che, ancora una volta, merita di essere riscoperta e rivalutata. Perché? Perché implica la necessità di pensare a come vorrei abitare una città o una regione, a come curarla e migliorarla, a come vorrei consegnarla ai miei figli. È un atteggiamento di semplicità e chiarezza che accomuna i più riusciti interventi di urbanistica di tutto il mondo, ma che in Italia sembra perdersi nella realtà urbanistica di tutti i giorni. Negli ultimi anni abbiamo puntato molto sulla regolamentazione, abbiamo fatto scorpacciate formidabili di retini lasciando troppo spesso che decisioni di fortissimo impatto trasformativo, in primo luogo il disegno delle infrastrutture, venissero prese in altra sede, calate dall’alto e riassorbite all’interno degli strumenti urbanistici: tutt’al più con qualche mugugno e con contromisure limitate alle cosiddette “opere di mitigazione”. Le conseguenze sono chiaramente nefaste, le aree di sviluppo recente diventano l’ambientazione preferita di paradossali grovigli infrastrutturali, quelle consolidate la destinazione elettiva di interventi puntuali (dai parcheggi ai sovralzi) ma non finalizzati al raggiungimento di obbiettivi di miglioramento complessivi. Quanto alla Milano post 2015, ormai sfiniti dal tormentone della “grande opportunità”, rimangono alcune questioni, del tutto banali ma incredibilmente irrisolte. Può permettersi una città che aspira ad imporsi quale esempio a livello internazionale, di consentire la sosta vietata a migliaia di auto ogni giorno? Di mantenere saldo il record europeo di violazione dei limiti di inquinamento? Di disporre della dotazione di metri quadrati di verde per abitante tra le più basse del mondo sviluppato? La domanda in fondo è una ed è piuttosto semplice: che città vogliamo dopo questa grande festa? Carlo Ezechieli

Milano 2016 quale città dopo l’Expo? Il parere di Joan Busquets sul tema Expo 2015, raccolto in occasione della conferenza “Come i grandi eventi possono rendere migliori le città?” promossa dalla Facoltà di Architettura e Società del Politecnico di Milano

ARCHIGLOBAL

Italia/Olanda

Architetture a confronto Un interessante convegno per individuare punti di contatto e opportunità di collaborazione tra i progettisti dei due Paesi.

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temi della nuova architettura al centro del convegno Il clima dell’architettura in Olanda e in Italia - tra costruzione e sostenibilità. Un evento organizzato dall’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi a Roma in collaborazione con IN/Arch e NAi e il sostegno di ANCE e Bouwend Nederland, per illustrare casi di eccellenza dei due Paesi attraverso la testimonianza di quattro studi di architettura e promuovere nuove occasioni di confronto e collaborazione tra progettisti e costruttori. Di seguito alcuni tra gli esempi di progettazione presentati. >>>

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a filosofia di progetto di Joan Busquets ha origine da una comprensione chiara e profonda delle logiche che improntano l’evoluzione delle città e che, come lui stesso sottolinea, sono tanto radicate da rivelarsi sempre e comunque più forti di qualsiasi grande intervento. Un atteggiamento metodologico più volte definito “realismo ambizioso” rivelatosi valido sia nel riuscitissimo caso di Barcellona che nei molti esempi di pianificazione a livello internazionale da lui coordinati. Attualmente impegnato a Milano quale membro della consulta architetti per Expo 2015, Joan Busquets ha tenuto lo scorso dicembre presso

Politecnico di Milano una conferenza dal titolo “Come i grandi eventi possono rendere migliori le città?”. L’incontro rientrava nei Seminari internazionali promossi dalla Facoltà di Architettura e Società - Corso di Studi di Scienze dell’Architettura ed è stato introdotto dal Preside, Piercarlo Palermo. Busquets ha accettato l’invito dei professori Andrea Gritti e Simona Gabrielli che hanno coordinato il successivo dibattito. L’intervista raccoglie il punto di vista di Joan Busquets rispetto alla città e ai grandi eventi con particolare riferimento al caso di Expo 2015. >>> L’INTERVISTA / ANTONIO MORLACCHI

Slow architecture La filosofia di Enrico Frigerio per un’architettura progressiva in sintonia con l’ambiente

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novembre Libria ha pubblicato Slow architecture istruzioni per l’uso. È il secondo testo dell’architetto Enrico Frigerio, dopo Slow architecture for living e dopo l’esperienza biennale della mostra itinerante A journey in slow architecture. La slow architecture è un invito a ritrovare un corretto rapporto con il contesto, ricercandone le risorse per il progetto, a confrontarsi con il pensiero e a perseguire un concetto di qualità totale dall’idea iniziale fino al cantiere e dopo, immaginando la gestione e le funzioni che l’edificio assumerà nel corso della sua vita. >>> Ne parliamo con l’autore.


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IoArchitetto 30 - gen ‘10

Slow architecture Architetto Frigerio, perché ha sentito il bisogno di redigere un manifesto e di scrivere un libro? L’avventura inizia nel 2005 quando mi sono chiesto perché gli architetti contemporanei avessero così scarsa propensione a dichiararsi, a dichiarare la propria identità, che è poi l’identità delle proprie idee. Pensavo fosse il caso di parlare. Di qui il primo libro, il libro-manifesto che segna l’inizio di un percorso che ha compreso una mostra itinerante (partita nel 2006, conclusasi nel 2008) grazie alla quale lo studio e il sottoscritto hanno avuto vari confronti in giro per l’Italia e per l’Europa. Secondo me questo è un punto importante: confrontarsi, mettersi in gioco in un contesto più ampio. “Slow architecture istruzioni per l’uso” non vuol essere né un manuale né un prontuario, ma una sorta di reagente. Parla di un’architettura progressiva che vive nel tempo e trae dal contesto le risorse per la sua definizione. Spazio e tempo. C’è un’architettura fatta per durare e un’architettura del real estate, fatta per arrivare a break-even e poi essere sostituita con nuove costruzioni? In termini assoluti questo non è proprio vero. Credo si debbano interpretare al meglio le motivazioni che stanno alla base d’un progetto e le funzioni per le quali il progetto è richiesto. Mi spiego con un esempio. Se c’è da realizzare qualcosa che duri poco (sia cioè del genere effimero), si organizzerà il progetto con modalità e materiali che rispondano a quelle specifiche prospettive; se invece c’è da fare qualche cosa destinata a durare, sarebbe folle pensarla con caratteristiche e dettagli che non conservino nel tempo le medesime prestazioni. Se posso citare un caso che riguarda il mio ex capo e maestro Renzo Piano, ricordo che il suo Beaubourg, dopo un certo periodo di tempo, è stato completamente rifatto. Perché? Perché era stato consumato. Aveva svolto pienamente la funzione per la quale era stato progettato e quella fruizione era finita in attivo: si era pagata. Questo ha permesso che, con i conti in ordine, vent’anni dopo, tutto potesse ricominciare. Non sempre succede così. L’etica, per un architetto, risiede nella ricerca della qualità? Non credo che l’etica dell’architetto sia riconducibile al solo livello della qualità, anche se è certo che la qualità, in architettura, è elemento fondamentale. Non a caso nel mio

Autodromo di Imola, tribuna ecologica (1992). La tribuna si fa paesaggio come un vigneto; si utilizzano legno e altri materiali di normale produzione; si annullano gli sfridi; non ci sono impianti

libro parlo di qualità totale, traguardo che non è garantito dalla ricchezza del budget. La qualità è legata alla ricerca: chiama in causa il fattore iniziale, progettuale, che si evolve e ha il suo compimento nel cantiere. Riguarda dunque tutto il processo del progetto. Come dice il nome, qualità totale chiama in causa l’universo della bontà architettonica: fisionomia, estetica, dettaglio, funzionalità, compatibilità, possibilità di gestione, durata. In fondo sono i principi di Vitruvio: firmitas, vetustas, venustas Sicuramente, per me la storia è un bacino enorme di sapere. Ma alla storia si deve attingere con criterio e rigore, da scolari attenti, scrupolosi, mai passivi. Se il carattere ineliminabile dell’architettura è, come credo, d’essere contemporanea, la lezione della storia non potrà dare come frutto la ripetizione di un modello. Con Vitruvio l’architetto era prima di tutto un costruttore e doveva riunire in sè diversi saperi, persi via via a causa della crescente specializzazione delle conoscenze e dei mestieri. Ma la specializzazione e la tecnica tutto è possibile, sempre e dovunque - non rischiano di farci perdere di vista un corretto rapporto con il luogo specifico, le sue

Italia/Olanda

Architetture a confronto Parco pubblico, San Donà di Piave, Cino Zucchi Architetti con Gueltrini e Stignani Associati

alberi contribuiscono a definire lo spazio e creano microclimi differenti nelle diverse stagioni. Cino Zucchi Architetti ha progettato e realizzato edifici residenziali, commerciali, industriali, uffici, musei, spazi pubblici, master plan e recuperi urbani di aree industriali e storiche. Numerosi i lavori in corso in Italia e all’estero. Altri progetti presentati: Edifici residenziali nell’area exMercato Ortofrutticolo, Bologna; Salewa Headquarters, Bolzano. www.zucchiarchitetti.com Center for the Performing Arts, Kaohsiung, Taiwan, Mecanoo

Una superficie di ciottoli di fiume gettati in impasto di cemento bianco unifica il percorso pedonale, deformandosi in larghezza, forma e livelli per trasformarsi in seduta, auditorium, fontana, punto di incontro, pista ciclabile e area picnic. Uno steccato in legno avvolge e protegge il parco giochi per bambini. Alberi, elementi di illuminazione e panchine di pietra bianca che accolgono i tronchi degli

Il parco metropolitano Wei-Wu-Ying di

caratteristiche e la cultura del territorio? Non sono d’accordo. Parlerei piuttosto d’una rivoluzione importante avvenuta nel campo del progettare e del costruire. Non è che i saperi si siano persi: è vero invece che le modalità secondo le quali si svolge oggi questo mestiere sono molto differenti dal passato. Una volta l’architetto era depositario di un sapere che ruotava intorno all’edilizia. Questo sapere si è esteso e si è arrivati alla necessità di una specializzazione dovuta a sua volta tanto alla maggiore quantità e complessità degli strumenti, dei materiali che entrano in gioco, compresi i metodi di calcolo, quanto alla crescente complessità delle norme e delle leggi. È impossibile che una sola persona possa contenere tutto questo sapere. Sono cambiati alcuni modi e mezzi con i quali l’architetto interviene. E forse proprio per questo oggi più che ieri la figura dell’architetto si profila come importante. Parlerei a questo proposito di cultura del progetto. Lavoro integrato in tutte le sue fasi, dall’ideazione alla costruzione finita, il progetto dev’essere necessariamente coordinato proprio per la somma di specializzazioni che il suo sviluppo richiede. E l’architetto può e deve essere una sorta di regista di questo processo proprio per la varietà trasversale di conoscenze e di competenze che possiede. Deve filtrare e comporre la somma delle informazioni in modo organico. L’innovazione oggi può provenire dall’osservazione dei comportamenti della natura. Animali e piante risolvono le proprie esigenze di crescita all’interno, e non a scapito, dell’ecosistema. Lei cosa ne pensa? La natura è certo uno dei migliori esempi d’impiego delle risorse: minimo dispendio, massimo risultato. E ha la capacità di adattarsi e adeguarsi alle varie realtà e situazioni. Non a caso del resto la slow architecture predica la necessità dell’uso scrupoloso del contesto: ammonendo che rapporto e confronto debbono svilupparsi in modo che sia sempre possibile la realizzazione di un’architettura armoniosamente integrata nell’ambiente che dovrà essere il suo. L’innovazione in architettura nasce fondamentalmente da una ricerca che deve partire da un presupposto: oltre alla natura, le fonti di ispirazione sono infinite. Io ritengo a questo proposito che ci sia un problema di capacità di ascolto: l’architetto deve aprirsi

FRIGERIO DESIGN GROUP

Torinese,1956, Enrico Frigerio si laurea in architettura a Genova e nel 1982 entra nel workshop di Renzo Piano, da cui apprende il mestiere. Nel 1986 apre a Genova lo studio Frigerio Associati, oggi Frigerio Design Group, un gruppo di lavoro che fa della qualità e del rapporto con l’ambiente il suo obiettivo primario. Nascono in questo contesto la tribuna ecologica dell’autodromo di Imola (1990-92), la sede della Sambonet a Orfengo, Novara (2000-2004) e la centrale elettrica del gruppo svizzero EGL (2002-2008) sull’Appia antica. La mostra itinerante dello studio viene esposta nel 2008 alla Royal Danish Academy di Copenhagen e all’Architectureweek di Praga.

al più vario ventaglio di possibilità. Questo è lampante nell’epifania del cantiere, un luogo dove la ricerca non si ferma, confermando che si tratta di mettere ogni volta in discussione quello che si fa. Troppo spesso diamo per scontate cose che ci proteggono dal confronto cui evidentemente riluttiamo. Mentre solo il confronto può generare nuove idee e soluzioni. Ed entra in gioco anche un altro fattore: la conoscenza. Ai tempi del liceo, nelle esercitazioni, il professore di disegno tecnico ci chiedeva di mettere in prospettiva un solido – con libera scelta. Inutile dire che la maggioranza sceglieva il cubo, ossia il solido più facile da mettere in prospettiva. Conoscenza è ricerca e conquista di novità. Non ci si può fermare sul comodo sedile offerto da un cubo. Ci si deve avventurare in terreni diversi se non ignoti usando tecniche e materiali in modi uguali e contrari: ricercando, sperimentando, osando. Esempi di architettura globalizzata? Sono tantissimi, la risposta è troppo facile: non occorre andare nelle megalopoli per trovarli. Purtroppo la globalizzazione più volgare ci assedia alle porte di casa. Appartengono infatti di diritto all’universo della globalizzazione tutte quelle architetture che prescindono dalle culture locali, dalla storia dei luoghi e delle persone, dalle caratteristiche ambientali. Queste per me sono le sole condizioni capaci di garantire l’armonico radicamento dell’architettura nel territorio, in spazi che abbiano al centro l’ambiente e l’uomo.

Kaohsiung ospiterà il nuovo National Performing Arts Center di Taiwan. Fonte di ispirazione del progetto che comprende una sala concerti, un’opera house, un teatro al chiuso e uno all’aperto, i fichi centenari del Baynan presenti sul sito. Ampio 200 metri e profondo 160, grazie ad aperture sulla copertura l’edificio diventa un complesso poroso in cui interno ed esterno si confondono. L’erba e le piante che coprono parzialmente il tetto creano un sistema di raffrescamento naturale adeguato al clima subtropicale della zona. L’ampia copertura ospita anche uno spazio pubblico informale dove passeggiare o rilassarsi e un teatro all’aperto. Mecanoo architecten, fondato da Francine Houben, conta circa 80 professionisti tra architetti, interior designer, urbanisti, paesaggisti e tecnici. Protagonista è un’architettura che deve toccare i sensi: ciò che conta è l’armonia tra forma ed emozione. Altri progetti presentati, La Llotja, Lleida, Spagna; Business Innovation Centre FiftyTwoDegrees, Nijmegen, Paesi Bassi. www.mecanoo.com

frutto le più recenti innovazioni nel settore delle costruzioni in legno. Il profilo richiama le coperture delle fattorie della Frisia in cui si produce il formaggio; le travi in legno alludono all’industria navale, di cui Sneek rappresenta un caso di eccellenza nel nord dei Paesi Bassi. Onyx è uno studio guidato dai fondatori Alex van de Beld e Haiko Meijer con Allart Vogelzang e Berit Ann Roos. Il team composto da 30 persone è impegnato nella realizzazione di opere in Svezia, Danimarca, Germania e Paesi Bassi. Altro progetto presentato: Egenes Park, Stavanger, Norvegia. www.onyx.nl

Road bridge / citymarker, Sneek, Olanda, Onyx Risultato di una sinergia tra infrastruttura, costruzione, arte e architettura, il ponte connette due distretti della città di Sneek. La costruzione mette a

Edificio per uffici a Roermond, Olanda, Natalini Architetti con Abken Schrauwen Architecten Progetto di riordino complessivo di un’area che si affaccia sul fiume Roer con la costruzione di una torre per

uffici posta alla base del ponte, la Natalinitoren, e dell’edificio per uffici della Square Gebouw in modo di completare armonicamente il progetto urbanistico della zona. La posizione della torre è stata studiata per non interferire con quella della cattedrale, mantenendo alla torre della cattedrale cittadina di St Christoffel il ruolo di elemento centrale, fulcro visivo del nuovo skyline. Gli edifici sono in mattoni con trama regolare di aperture e tetti in zinco. Natalini Architetti. Già fondatore di Superstudio, professore ordinario presso la Facoltà di Architettura di Firenze, Adolfo Natalini dà inizio all’attività dei Natalini Architetti con Fabrizio Natalini al Salviatino nel 1991. Tra le loro opere numerosi interventi in Olanda, Germania e Italia, in particolare in Toscana. www.nataliniarchitetti.com


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Milano 2016 quale città dopo l’Expo? Come vede un’esposizione universale oggi, in un mondo dove l’accesso a novità e informazioni è sempre più facile e diffuso? È un dato di fatto che grandi eventi si ripetono con sempre maggiore frequenza e non sono più così sensazionali come potevano esserlo un secolo fa. Senza dubbio la ripetizione porta a banalizzazione e ad una lotta sempre più accanita per distinguersi. Nonostante tutto, i grandi eventi internazionali - come le olimpiadi o le esposizioni universali continuano ad essere una grande occasione per aprire un discorso di trasformazione e miglioramento a livello urbano. Credo che da questo punto di vista ci siano due fondamentali possibilità di intervento. La prima è quella di trovare una strategia generale ben inserita nella logica complessiva della città, come a Barcellona con i giochi olimpici, dove l’azione trasformativa principale è stata quella di aprire la città verso il mare. La seconda è quella di partire dal settore Expo, vale a dire da una “parte della città” precisamente individuata e relativamente circoscritta, e avviare una trasformazione facendo intervenire l’evento quale “dinamizzatore” della città o di una sua parte importante. Nell’ambito di queste due modalità strategiche è necessario considerare che il disegno della città si realizza secondo un “doppio ciclo”: ovvero come si utilizzerà l’area e la città sia durante che successivamente all’evento Expo. Quali sono le potenzialità o i problemi principali che vede a Milano? Un aspetto importante di Milano è che è stata ed è una città molto influente per l’architettura e l’urbanistica internazionale, con figure notevoli come Ernesto Rogers, Vittorio Gregotti o Giancarlo De Carlo. D’altro canto è una città che negli ultimi decenni non sembra trovare un giusto confronto tra il presente e il futuro. Le infrastrutture ad esempio, specialmente nell’area adiacente all’Expo, sono incredibilmente sviluppate ma prive di interazione con l’immediato intorno. La Fiera di RhoPero inoltre è un progetto molto ambizioso e forte di una riconoscibilità a livello europeo, tuttavia è un recinto: un ambito recluso dalle infrastrutture e al quale, se non in metropolitana, è molto difficile accedere. Partendo da queste considerazioni, nel mio lavoro con la “consulta” ho cercato innanzitutto di impostare la scala corretta delle infrastrutture e definirne le priorità di inserimento nel sistema naturale. Expo potrebbe essere un “prototipo” in grado di dimostrare come le nostre città possano affrontare le nuove forme di mobilità a corto raggio, superando i modelli del secolo scorso. Credo in sintesi che tema di intervento principale per l’Expo di Milano sia quello di dimostrare che anche alla nuova scala, nel confronto con le

nuove infrastrutture e con l’ambiente naturale, la città può avere una qualità notevole, può cambiare scala, può gestire rapporti a scale multiple e fare in modo che il sito entri in stretto contatto con l’intorno. Se riconnettere o istituire nuovi legami sembra essere un principio fondamentale d’intervento, come vede progetti come la Via di Terra e la Via d’Acqua presenti nel programma iniziale di Expo 2015? Prendere in considerazione e rivalutare elementi del paesaggio come la rete idrografica, i sistemi

relazione tra i quartieri esistenti. Dopo l’evento diventerà un asse civico del XXI secolo che, caratterizzato dallo stesso spirito di innovazione del Corso Sempione, definirà un percorso unico e differenziato nel settore Nord-Ovest di Milano. Nel recente masterplan per Expo 2015 sembra avere un ruolo determinante l’architettura degli spazi aperti. Sarà un nuova tendenza di intervento? Il lavoro della consulta è da inquadrare in una dimensione strategica e si rivolge, in particolare, alla questione di come inserire un evento in un sito caratterizzato da una situazione geografica e infrastrutturale del tutto particolare. L’esperienza recente dei

opportuno considerare la possibilità che molte delle strutture previste siano innovative, sebbene molte di queste siano pensate per essere smantellate alla fine dell’evento. Una volta acquisita la consapevolezza che le strutture verranno rimosse, si ricalibrano gli obiettivi e si organizzano le cose in modo diverso. Quanto alla vicina Fiera si tratta di una questione di espansione e connessione e può essere molto interessante definire una strategia concertata con il settore pubblico. Secondariamente, Expo può essere una grande opportunità per il settore Nord Ovest di Milano. Un esempio che ritengo degno di nota è che a Lisbona dopo l’Expo il baricentro della città si è spostato verso il nuovo sito. Questo dimostra che i grandi eventi hanno una capacità trasformativa formidabile. Expo è un’opportunità ma, come dimostra la storia di questi eventi, anche una notevole incognita, soprattutto economica. Come è possibile tenere sotto controllo il “rischio fiasco”? È importante comprendere a fondo le esperienze negative, imparare da queste e tenere i rischi sotto controllo. Ma spesso questo non è possibile o perlomeno è molto difficile identificare le cause specifiche. A Montreal, ad esempio, Expo è stata un fallimento colossale che la città sta

Un asse attrezzato che permetta un accesso multiplo al sito Expo e possa essere poi riconvertito in un asse di mobilità leggera e rappresentativa

verdi e i corridoi ecologici è senz’altro un aspetto fondamentale. Vanno definite connessioni intense, articolate a diverse scale relazionali che coinvolgano parti estese della città in modo naturale, seguendo un processo quasi spontaneo. Per quanto ambizioso possa essere un programma, le città sono sistemi molto complessi e seguono logiche assai più forti di qualsiasi grande intervento. Sono convinto che le trasformazioni non si facciano calando grandi interventi dall’alto, ma innescando processi che si sviluppano e si evolvono continuamente. Il punto di forza deve pertanto essere il sito dell’Expo, da cui è possibile lanciare connessioni multiple dotate di grande capacità operativa. Per esempio, partendo dalle condizioni reali, in prossimità del sito si trova un grande scalo ferroviario che nel medio termine potrebbe ridurre il proprio ruolo preponderante. Nel periodo di svolgimento dell’evento è possibile costruire di fianco allo scalo e parallelamente alla ferrovia un asse sopraelevato in grado sia di mediare il rapporto di quest’ultima con Expo, sia di istituire un nuovo sistema di ingresso e di distribuzione dei flussi. Il posizionamento ad una quota sopraelevata permette di nascondere la presenza dello scalo ferroviario e allo stesso tempo di formare un belvedere sopra e verso l’area Expo, dove troveranno posto tutti i servizi necessari. Questo “asse attrezzato”, pensato come un sistema composto di pedonale e ciclabile e da un servizio navetta, potrà essere prolungato verso la città creando piazze e spazi di

grandi eventi ci permette inoltre di comprendere alcune condizioni programmatiche e il loro impatto sulla città esistente. Innanzitutto l’evento Expo è una festa che, come tutte le feste, finirà. Dal mio punto di vista è

ancora pagando. In altri casi abbiamo visto che nonostante il grandissimo impegno di governi ed architetti, senza una strategia complessiva rivolta alla definizione di un programma di gestione futura il fiasco

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JOAN BUSQUETS

Docente presso la Scuola di Architettura di Barcellona e dal 2002 professore di Progettazione Urbana presso la Graduate School of Design dell’Università di Harvard. Già urbanista eminente in Spagna fin dal 1981 quando vinse per la prima volta il Premio Nazionale per la Pianificazione Urbana, dopo il suo lavoro come Capo del Dipartimento di Pianificazione di Barcellona durante gli anni cruciali delle Olimpiadi del 1992, Joan Busquets è diventato una figura di riferimento per l'urbanistica a livello internazionale.

è pressoché garantito. Tra le varie esperienze Barcellona si è rivelato un caso fortunato e questo dipende proprio dal fatto che in questo caso non era assolutamente possibile impostare il programma pensando alle “grandi opere”. Abbiamo definito un programma ambizioso ma tutto sommato credibile, concreto, pratico, siamo partiti dalla gente e da azioni piuttosto elementari. Com’era possibile riqualificare, ad esempio, il fronte mare di Barcellona quando fino ad allora le fogne scaricavano in mare, praticamente di fronte alla Barceloneta? Il programma e l’evento sono stati il motivo principale per elevare la città a un giusto livello qualitativo. Expo permette di radunare gli sforzi tra le diverse istituzioni e tra settore pubblico e privato. È qui dove si riconosce la necessità di un “Progetto urbanistico” ambizioso e flessibile in quanto capace di convincere e mobilitare interessi molto distinti e di creare “consensi” tral’amministrazione e i cittadini. Sono azioni che, altrimenti, potrebbero risultare difficili o inconcludenti. È evidente che il progetto Expo non si dovrebbe limitare al suo perimetro legale - approvato dal BIE - ma potrebbe convertirsi in un “movimento” che si estenda ben oltre i suoi limiti programmatici. Su questa linea potrebbe diventare un buon campo di sperimentazione per un “disegno della città” capace di innovazione, di segnare una nuova epoca e nuovi riferimenti per la costruzione della città europea. Tante città sono ansiose di imparare qualcosa di nuovo da Milano.

Flashalessandrobelgiojoso La poesia del cantiere. Gennaio 2009, Milano. Il cantiere del complesso Tortona 37, oggi ultimato (architetto Matteo Thun)


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IoArchitetto 30 - gen ‘10

brevi / camilla morlacchi

* ADDIO A BOB NOORDA, MAESTRO DELLA COMUNICAZIONE VISIVA È morto a 82 anni Bob Noorda, l’architetto dei marchi. Nato ad Amsterdam nel 1927, alla fine degli anni ‘50 si trasferì a Milano, dove costruì la sua fortuna professionale. Le sue prime collaborazioni furono con Pirelli e Rinascente. Inventò il sistema di immagine coordinata della metropolitana di Milano, poi declinata per New York e San Paolo. Suoi tra gli altri l’immagine coordinata di Feltrinelli, i marchi Mondadori, Enel, Regione Lombardia, Touring Club. E l’intero sistema visivo di Coop e Agip.

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I PREMI DI ENERGETHICA Energethica, il salone dell’energia rinnovabile –prossima edizione Genova 4-6 marzo- mette in palio due premi destinati rispettivamente a progetti riguardanti l’efficienza energetica e l’uso di energie rinnovabili nella catena logistica di distribuzione delle merci (premio di 4.000 euro) e soluzioni innovative per l’uso e la trasformazione di energia, in particolare con impianti di piccola taglia (premio di 3.000 euro) Termine massimo di iscrizione 16 febbraio. Aperti a giovani fino a 35 anni di età, nessuna restrizione per il titolo di studio. Info su www.energethica.it/index_EE_premio_it.htm IL CONCORSO DI DESIGN ISAD PER ACCESSORI * DA BAGNO E MANIGLIE

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CONCORSO DI SCENOGRAFIA TELEVISIVA 3 crediti formativi, una borsa di studio e uno stage di settimane presso gli studi Dear di Roma, centro di produzione Rai, per i tre vincitori del concorso nazionale indetto dal DiAr della Facoltà di Architettura dell’Università La Sapienza di Roma in collaborazione con la Rai, l’Ordine degli architetti e l’International Study Center Scenic Arts. Aperto a laureati in architettura, disegno industriale e scenografia, che potranno scegliere se allestire un talk show televisivo, un varietà o un telegiornale. Scadenza delle iscrizioni il 10 marzo 2010. Bando su: www.arc1.uniroma1.it/public/concorsoScenografiaTelevisiva.pdf

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GLI IMMOBILI NON DICHIARATI AL CATASTO Completata l’indagine sul territorio nazionale, l’Agenzia del Territorio ha presentato i risultati delle attività di identificazione dei fabbricati o di ampliamenti di costruzioni che non risultano denunciati al Catasto. La verifica ha portato alla luce 570 mila fabbricati non accatastati, che si aggiungono al 1.500.000 già identificati nel precedente biennio. L’indagine si è svolta partendo dalla sovrapposizione delle ortofoto digitali alla cartografia catastale gestita dall’Agenzia. Ulteriori verifiche negli archivi censuari hanno consentito l’individuazione delle particelle del Catasto Terreni, sulle quali sono risultati presenti immobili non dichiarati al Catasto. www.agenziaterritorio.it

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CHINA AWARDS PREMIA PROGETTO CMR L’architetto Massimo Roj, fondatore dello studio di architettura Progetto CMR, ha ritirato il premio nella categoria “migliore studio di architettura nel mercato cinese” dell’edizione 2009 dei China Awards. Il concorso premia gli operatori italiani e cinesi che meglio hanno colto le opportunità nei due paesi. Superare le distanze, creare scambio, integrare le culture: questa la filosofia di Massimo Roj che dal 2002 ha scommesso sulla Cina per una nuova fase di crescita per lo studio. www.progettocmr.com 2010 * IMM COLONIA: I TREND Quasi 100.000 visitatori al recente salone

del mobile di Colonia, che segnala i trend nell’arredamento per il 2010, almeno in Germania: punte di viola nel dominio del bianco per imbottiti e pannelli; per gli imbottiti arrivano nuovi rivestimenti in blu e nero opaco; tavoli e sedute confortevoli per lunghe soste conviviali, tendenza confermata anche dall’estensione degli spazi cucina che si fondono in un unico ambiente con la zona giorno; successo del legno scuro, specie se abbinato al vetro; illuminazioni a LED per armadi e vetrine. E naturalmente arredi green.

Simone Spalvieri-maniglia Flat e Chiara Moreschi-maniglia Cork; Massimiliano Settimelli-collezione Elica ed Ernesto Messineo-collezione Frame sono rispettivamente primo e secondo classificato nella sezione maniglie e accessori da bagno del corso promosso da Isad e sponsorizzato da Colombo Design. Da sempre l’azienda (nella foto Michele Colombo, presidente) è interessata alla promozione di nuovi talenti per la creazione di oggetti di design per l’habitat moderno. www.colombodesign.it

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GOOD DESIGN AWARD PER LAMM La poltrona per ufficio Elitra disegnata da Lucci e Orlandini è stata premiata dal Chicago Athenaeum con il Good Design Award. L’imbottitura è sostituita da un sistema di doghe elastiche in nylon, ammortizzate, che garantisce la conformazione delle fasce alle forme della persona. Il sistema è formato da elementi indipendenti che reagiscono al peso in modo autonomo. Per una seduta sempre confortevole perchè continuamente adattata al peso delle varie zone del corpo. www.lamm.it

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ECO BUILDING CLUB Promosso da Confindustria Finco, Enea e Isnova, si è tenuto a Roma l’atto conclusivo di Eco Building Club, progetto che mira alla promozione dei prodotti e delle tecnologie più efficienti da un punto di vista energetico in Europa e Cina. L’incontro è servito anche alla diffusione dei criteri eco-sostenibili nell’edilizia, con materiali e applicazioni innovative di tecnologie di riscaldamento/raffrescamento basate su fonti energetiche rinnovabili, sistemi di generazione ad alta efficienza e progetti eco-building dimostrativi europei. www.confindustria.it

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ABBATTUTO IL VIADOTTO CARITO General Smontaggi ha demolito il viadotto Carito sulla A3 SalernoReggio Calabria nel tratto compreso tra i comuni di Altilia e Grimaldi. Le pile, alte oltre 30 metri, sono state abbattute per ribaltamento minando opportunamente le basi con esplosivo. Le campate erano già state rimosse. Lo spettacolare crollo, nell’immagine, ha lasciato intatto il viadotto autostradale distante appena un metro.

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RINNOVATO IL SITO FDV Da oggi è più semplice orientarsi tra i brand del Gruppo Firme di Vetro e consultare i progetti più recenti, anch’essi organizzati per marca e dotati di gallery che illustra le realizzazioni. Navigabile anche per designers, il sito presenta la produzione I Tre, Murano Due, Aureliano Toso, Gallery Vetri d’Arte, ALT Luci Alternative e quella delle consociate Luxit e Leucos. www.fdvgroup.com

GOBBETTO A MIAMI CON ALEX TURCO Inaugurato a Miami il primo showroom di Alex Turco, art designer che utilizza per le proprie opere d’arte i prodotti Gobbetto, azienda di riferimento nel settore della produzione di resine industriali e artistiche per pavimenti e rivestimenti. Si tratta del primo flagship store del brand Alex Turco per la sua gamma di pannelli decorativi realizzati con le resine Gobbetto. www.alexturco.com

MCE DAL 23 AL 27 MARZO Innovazione ed efficienza energetica a MCE – Mostra Convegno Expocomfort – 2010 di Fiera Milano Quartiere Rho. La manifestazione biennale si rivolge ai settori dell’impiantistica civile e industriale. Fitto il calendario degli appuntamenti. Novità dell’edizione la sinergia tra il “Percorso Efficienza & Innovazione” e “Verso la Classe A 2010”, evento centrale di Next Energy dedicato alle migliori tecnologie per l’efficienza energetica in una logica di integrazione tra edificio e impianti. www.mcexpocomfort.it

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DESIGN FOR ALL PREMIA BTICINO Il video interno del videocitofono Polyx ha ricevuto il marchio di qualità Start da Design for All Italia per i comandi multisensoriali (vista, tatto, udito), la semplicità d’uso dell’interfaccia fortemente gerarchizzata (design Avril Accolla) e l’innovativa tecnologia Teleloop per facilitare gli ipoudenti dotati di apparecchio acustico. www.bticino.it

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SISTEMA D’AUTORE METRA PROLUNGA L’ISCRIZIONE Posticipata al 21 maggio la scadenza per la presentazione delle schede d’iscrizione al XVIII Concorso Internazionale Sistema d’Autore Metra. Dal 2011 infatti le premiazioni avverranno in ottobre, in concomitanza con MADE Expo che dal prossimo anno si svolgerà appunto in ottobre anziché in febbraio. L’invio di fotografie, dati dei partecipanti, dati dell’edificio, descrizioni, deve avvenire tramite il sito www.metra.it, sezione Concorsi Metra\Concorso Internazionale Sistema d’autore Metra. LE SCUOLE DI DESIGN * MIND METTE IN RETEAcronimo di Milan Network

for Design, MIND è il network del design promosso da Comune di Milano, Triennale Design Museum e ADI che riunisce 11 scuole di design milanesi. Un bamdo di concorso internazionale intende ora selezionare 110 giovani (10 per ogni Istituto) che saranno inseriti in un ampio progetto di alta formazione, con tuition interamente coperta dal Comune di Milano. Per informazioni: www.milanetworkdesign.it/mind/

MADE Expo, rush finale Ultimi preparativi per la prossima edizione di MADE (3-6 febbraio, Fiera Milano Rho). Il programma dei convegni e degli eventi propone iniziative di rilievo.

Temporary housing_Soundscape I prototipi in scala reale dei tre progetti primi classificati al concorso promosso da FederlegnoArredo in collaborazione con il Politecnico di Milano

Decor&Color Show appuntamento con il colore e le soluzioni più aggiornate in tema di pitture, smalti e finiture decorative

Forum della tecnica delle Costruzioni Giornate di studio e approfondimento sulle soluzioni e i materiali per l’ingegneria strutturale con spazi espositivi dedicati, un’ampia sezione convegnistica e la borsa progetti a favorire lo scambio tra ricerca e industria

Cultura del progetto e impresa La terza edizione della mostra-laboratorio di architettura. Protagonisti l’attività progettuale sviluppata in alcune università - facoltà di Architettura, e il lavoro delle imprese costruttrici che realizzano edifici progettati da studi qualificati, a dimostrazione del dialogo tra il mondo della produzione edilizia e quello accademico

Europolis salone dedicato ai comparti piscina, impiantistica sportiva, fitness e arredo urbano, con tutte le novità per il settore e un’offerta articolata con numerose proposte legate all’ambiente e al risparmio energetico

Civitas, la città concettuale dell’involucro Il progetto spositivo di Uncsaal articolato nelle 4 vie del Silenzio (prestazioni acustiche, Vertigo (le costruzioni verso l’alto), Corso dell’Energia e Viale Sicuro sulla sicurezza in cantiere.

Nell’edizione 2010 tornano inoltre tre importanti sezioni:

Made Sicura spazio per presentare le più innovative tecniche di gestione e di costruzione dei cantieri edili e affrontare il tema della loro sicurezza.


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archienergia /

Un’icona che funziona La vela solare di Xeliox Energy Lab lavora, con il resto dell’edificio, per produrre energia. Stabilimento e laboratorio, la nuova sede è pensata anche per accogliere i visitatori

MARCO ACERBIS

Dopo la laurea in Architettura al Politecnico di Milano si trasferisce a Londra dove collabora con lo studio Foster+Partners. Nel 2004 fonda il suo studio a Bergamo dedicandosi alla progettazione architettonica e sostenibile e al product design. Sue la lampada Vertigo di FontanaArte, nella collezione permanente del Vitra Design Museum, la maniglia Prius di Colombo Design selazionata per il XXI Compasso d’Oro, la poltrona Kloe di Desalto che vince un Red Dot Design Award 2009.

U

na vela lunga 74 e alta 10,5 metri conferisce un’identità distintiva e immediatamente percettibile al progetto di Xeliox Energy Lab, realizzato da Marco Acerbis Studio. La nuova sede operativa di Xeliox, che produce collettori solari parabolici, nasce per diventare un punto di riferimento nella produzione di energia rinnovabile e nell’ottimizzazione dei consumi, a basso impatto ambientale anche per quanto riguarda il rapporto con il paesaggio e concentrandosi sulla sostenibilità non solo odierna ma soprattutto futura. XEL è progettato per essere il primo stabilimento industriale in Italia con un consumo medio di energia inferiore a 6kWh/mc, l’equivalente della Classe A italiana. Di ogni materiale dell’involucro sono stati considerati i valori di trasmittanza termica. Paragonata a edifici equivalenti la sede Xeliox è altamente isolata, quindi disperde pochissima energia. Dal punto di vista architettonico è stata mantenuta la posizione Sud-Est dell’edificio, che per quanto non ottimale per l’esposizione al sole, mantiene il naturale andamento della lottizzazione industriale. L’architettura, identificata con la lunga vela, provvede a riequilibrare l’orientamento al sole, i cui raggi sono letteralmente catturati da un sistema di pannelli inclinati che seguono l’andamento sinuoso della facciata per ottimizzare l’angolo di esposizione. La vela produce calore con pannelli solari termici ed energia elettrica con pannelli fotovoltaici. Sul tetto le parabole termodinamiche a concentrazione produrranno - tramite uno scambiatore di calore - acqua calda o fredda per i pannelli radianti del controsoffitto. Elemento fondamentale fin dalle origini di questo progetto è stata la visitabilità dell’edificio da parte del pubblico al quale verrà offerta un’architettura di grande impatto, altamente funzionale e allo stesso tempo in grado di comunicare temi tecnologici complessi con un linguaggio semplice e memorabile.

Xeliox Energy Lab, Medolago BG Anno 2007, attualmente in costruzione Committente Xeliox, Donati Group Progetto Marco Acerbis Studio, www.marcoacerbis.com Consulente locale Studio 10 Ing. Strutturista Studio Iorio Ing. Termotecnica Studio Gallarini Energie rinnovabili Eliante Certificazione energetica RSI Tech - Gruppo Altran Impresa esecutrice Cubica Costruzioni Anno 2007, attualmente in cantiere

Superficie lotto 5852 mq SLP 4266 mq Volume 21.305 mc Superficie vela 524,16 mq Consumo energetico 6 kWh/mc - classe A

Vista esterna della vela di pannelli solari che caratterizza l’edificio. È composta da moduli identici riducibili a semplici puntoni di acciaio tutti uguali e avvitati insieme. La geometria si basa sull’incontro di tre circonferenze identiche in modo da rendere uguali tutti i moduli, i pannelli solari e la carpenteria metallica di supporto.

Sopra: Lledificio attivo è una macchina che si sostiene e alimenta dove possibile producendo energia elettrica, acqua calda, riscaldando in inverno e raffrescando in estate minimizzando l’impatto sull’ambiente. Tutto ciò non avrà termine con la fine lavori: XEL è un laboratorio che testerà su se stesso le nuove tecnologie del futuro sviluppate al suo interno. Nell’immagine piccola uno dei prototipi in mostra a Bergamo Scienza. Per testare le diverse soluzioni tecniche sono stati approntati diversi prototipi

A destra: sopra, la luce naturale che penetra nell’atrio attraverso i pannelli di vetro incastonati nella vela solare tra i pannelli fotovoltaici e termici crea delicati disegni sui muri. Qui accanto: dal tetto, oltre a osservare da vicino i collettori solari a concentrazione, si gode una vista magnifica, con il cielo riflesso dalle parabole e il paesaggio verde circostante visibile oltre la vela. La scala per la discesa, sospesa tra l’edificio e la vela, permette di apprezzarne l’estensione.


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ambienti di lavoro / nadia rossi

Energy Park, campus tecnologico o “Il tempo trascorso lavorando è preponderante nella vita di un individuo, pertanto un luogo di lavoro sostenibile deve rispondere ai suoi bisogni in maniera completa” Paolo Garretti

GARRETTI ASSOCIATI

Fondato da Paolo Garretti nel 2005 dopo una joint venture avviata nel 1996 con lo studio inglese Aukett, lo studio è specializzato in architettura del lavoro e progettazione di uffici e spazi ad alta tecnologia. Studia e propone al cliente una nuova immagine, un più razionale ed efficiente uso degli spazi che sia al tempo stesso confortevole e flessibile rispetto alle nuove esigenze delle moderne tecnologie e dello sviluppo organizzativo aziendale. Lo studio si avvale della collaborazione di numerosi professionisti, molti dei quali con esperienze pluriennali maturate all’estero.

Il masterplan dell’Energy Park: in evidenza la pianta del Building 03. Sotto, una vista dell’ingresso Sud, vista interna dalla green house e la corte interna Foto © archivio Garretti Associati

E

nergy Park è il campus progettato da Garretti Associati nel cuore del Polo Tecnologico della Brianza, a circa 20 km dal centro di Milano. Il masterplan occupa un’area di 160.000 mq complessivi e una slp totale pari a 110.000 mq, di cui 50.000 occupati da Alcatel-Lucent in edifici esistenti. Il numero potenziale di nuovi edifici realizzabile sull’area è di nove unità a uso ufficio/laboratorio/magazzino e produttivo, una ad uso mensa, un parcheggio multipiano, un edificio per servizi. L’obiettivo è offrire una reale risposta alle aziende operanti nel settore dell’high-tech, delle telecomunicazioni e dell’information technology che intendano razionalizzare i costi di locazione ed energetici, migliorando le condizioni ambientali di lavoro. La progettazione è innovativa nel suo approccio multidisciplinare ai vari ambiti di studio: materiali, procedure, risorse, verde, sistemi di gestione e controllo contribuiscono a un risparmio dei consumi energetici del 40% rispetto a edifici tradizionali. Per il Building 03 da poco inaugurato è stato già attivato l’iter per l’ottenimento della certificazione energetica LEED-CS. Funzionalità e benessere Il campus tecnologico si sviluppa dal progetto di un edificio ecosostenibile, implementabile, ripetibile, di rapida costruzione, ad alta efficienza energetica. L’impatto sul sito, la possibilità di ottimizzare le risorse idriche, l’opportunità di utilizzare materiali provenienti dalle demolizioni e materiali locali di provenienza e produzione certificati sono alcuni degli aspetti che contribuiscono al raggiungimento di queste caratteristiche. Tra gli elementi innovativi, vi è un concept di edificio che per caratteristiche tipologiche, tecnologiche e morfologiche è in grado di accogliere al tempo stesso uffici, laboratori, IT rooms, locali training, auditorium, test rooms. Il Building 03 è composto da due corpi di fabbrica stereometrici rivestiti in aluzinc parzialmente forato, leggermente slittati e connessi tra loro da elementi vetrati. Lo stesso linguaggio architettonico viene ripreso dalle serre bioclimatiche sulle facciate laterali. Bilancia l’aspetto industriale dell’involucro esterno un cuore interno rivestito in legno, caldo e accogliente. Reception, corpi scala e ascensori si trovano nell’ampio spazio a tutta altezza

dell’ingresso. Le vetrate di grandi dimensioni permettono di scorgere il cortile dove lo stesso rivestimento in legno crea continuità con l’interno. Per i rivestimenti in legno nelle facciate interne è stato utilizzata un’essenza di pino silvestre a taglio controllato impregnata con una tecnologia che assicura durabilità e naturalità. Per i solai della reception sono stati utilizzati elementi strutturali in legno lamellare di abete, sempre di provenienza certificata PEFC. Altre caratteristiche contribuiscono al comfort ambientale interno psico-fisico, percettivo e acustico: l’adozione di facciate a parete ventilata composte da pannelli in c.a. prefabbricato, isolamento a cappotto e rivestimenti in alluminio o legno; il dimensionamento delle finestrature che garantisce un’ottima qualità del fattore di luce

naturale proteggendo al contempo dall’irraggiamento solare. Flessibilità ed efficienza contraddistinguono gli spazi interni destinati a uffici e laboratori: il dimensionamento dei corpi favorisce una totale adattabilità a ogni soluzione di space planning, un microclima fisiologico ad hoc, con visione diretta degli spazi esterni, altezze generose delle aree di lavoro, elevate prestazioni acustiche, adattabilità a eventuali nuove esigenze distributive. Gli spazi sono dotati di pavimentazione sopraelevata senza finitura e controsoffittatura con impianto di illuminazione base. Gli impianti tecnologici sono localizzati in copertura, riparati da una schermatura in doghe di legno trattato. Il parcheggio parzialmente interrato può ospitare fino a 83 posti auto e accoglie una serie di spazi destinati ad archivio e deposito.

Dati tecnici del Building 03: Superficie 11.000 mq Posti di lavoro 900 circa

Durata esecuzione lavori 11 mesi Fine lavori novembre 2009 Budget indicativo 15 mio. euro Progettazione, direzione lavori, sicurezza e certificazione Leed Garretti Associati Ingegnerie impiantistiche Lombardini22 Ingegnerie strutturali B.M.S. Progetti Impresa di costruzioni CESI Facciate e serramenti Teleya


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amico dell’uomo e dell’ambiente Gli spazi di lavoro nel Building 03 nascono da un dialogo tra progettisti e un gruppo di dipendenti SAP

L’

obiettivo del progetto sviluppato da ArchiLabs, che ha curato lo space planning e l’interior design della nuova sede Sap all’interno del Building 03, era la realizzazione di un contesto nel quale ciascuna risorsa possa operare al meglio. Il team dello studio è stato coadiuvato da un gruppo di lavoro interno di dipendenti, con i quali sono state condivise scelte e sviluppate soluzioni. La sintesi progettuale delle esigenze di chi è destinato a lavorare e vivere all’interno dei nuovi spazi ha dato vita a un ambiente che rispecchia i valori aziendali. Il concept dei nuovi uffici, che si sviluppano su 3 livelli per un totale di circa 6.000 mq, nasce dalla volontà di migliorare la qualità del lavoro. È significativo in questo senso il rapporto tra aree di lavoro e di supporto, previsto in ragione di un posto in meeting per ogni postazione operativa. Gli ambienti operativi sono stati rivisitati in chiave dinamica, privilegiando la condivisione delle conoscenze: l’open space è intervallato da work box - aree multiuso per meeting informali - e touch down, zone dedicate ad attività lavorative di breve durata. Numerose aree di supporto permettono alle persone di svolgere le proprie mansioni in ambienti dedicati: brain storming room, con pareti scrivibili e allestimenti informali; quiet rooms, che garantiscono la privacy; SAPteca (biblioteca, emeroteca e videoteca interna); training area con 4 aule riconfigurabili con capienza fino a 52 posti e area coffee; customer area che ospita fino a 120 persone a sedere, con 5 aule dedicate e pareti mobili per

ARCHILABS

è una realtà giovane e dinamica che opera principalmente in tre aree di business: Space planning, Project management e General contractor. L’esperienza maturata dal suo team si declina in competenza e flessibilità di una struttura capace di organizzare e gestire tutte le fasi del processo progettuale. Gli architetti Riccardo Minelli e Lisa Caprett sono stati coinvolti direttamente nella progettazione degli interni Sap.

Progettazione ArchiLabs Moquette Interface Pareti mobili Methis Tavoli, contenitori e sedute Steelcase Sedute aree di supporto Throna Aree fuori standard CR Sedute ingresso e tavolini Matrix

Alcune immagini degli interni e la pianta del piano terra con i dettagli delle aree speciali

riconfigurare gli spazi. A tutti i livelli è assicurata la fruibilità di moderni strumenti multimediali. Il progetto offre il massimo grado di efficacia nell’utilizzo degli spazi in applicazione del principio del paper less, con spazi archivio contenuti. La flessibilità è massimizzata: l’utilizzo di divisori di 1,30 di altezza cablati rende possibile una rapida e semplice riconfigurazione delle isole di lavoro. Accanto alle aree di lavoro sono infine presenti zone non convenzionali: salottini/aree informali per momenti di relax; family room per supportare i genitori che

abbiano la necessità di trascorrere brevi periodi in azienda con i bambini; cyber coffee attrezzato con cucina, macchine automatiche, area games (Wii, Playstation 3 e calcio balilla) e area accoglienza; diversi coffee break point distribuiti ai vari piani. Per quanto riguarda l’interior design, materiali e forme degli allestimenti contribuiscono a creare un contesto confortevole e una dimensione di benessere, con ambienti caldi, colori naturali ed elementi armonici, a conferma della centralità del dipendente nella business practice di Sap.


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speciale prefabbricazione /

Rivoluzione

prefabbricata

F

inché era prassi comune che gli abiti venissero tagliati su misura i sarti erano una categoria di artigiani molto diffusa. Con l’avvento della standardizzazione delle taglie e della produzione in serie le cose incominciarono ad andare diversamente. Una grande quantità e varietà di capi di abbigliamento, concepiti in modo conforme ai nuovi mezzi di produzione e, tutto sommato, a prezzi più bassi, erano pronti da vedere e da provare. A lungo andare l’utenza delle sartorie finì per ridursi a un segmento di popolazione veramente ristretto. Il parallelo tra l’attuale pratica dell’architettura e l’evoluzione della sartoria artigianale durante la prima metà del 1900 non è certo nuovo. Tuttavia, quanto proposto ultimamente dal mercato della prefabbricazione solleva una fondamentale questione: sarà in grado, a lungo termine, la prassi “artigianale” dell’architettura e della produzione edilizia di competere con una produzione in serie, per ora marginale, ma dal design sempre più curato e intrigante, ampiamente adattabile alle esigenze specifiche, ecologicamente responsabile e messa in opera con grande precisione da squadre di operai/tecnici altamente specializzati? Senza dubbio le abitazioni non si mettono e tolgono, né tanto meno finiscono al macero. Hanno un ciclo di vita e di utilizzo esteso nel tempo, variabile ma che può protrarsi per diverse generazioni e subire successive trasformazioni e adattamenti. Considerando tuttavia che la produzione edilizia corrente è per la maggior parte dei casi caratterizzata da una formidabile indifferenza rispetto all’intorno, da una qualità formale e tecnologica non certo eccelsa e dalla caduta verticale della capacità delle maestranze, le nuove suggestioni in termini di edilizia prefabbricata e ben pensata non sono certo da ignorare. In queste pagine un breve repertorio di esempi e di soluzioni. Carlo Ezechieli

SM House, it works!

L’industria e l’architetto

Un sistema di base modulare per sviluppare diverse tipologie e sistemi aggregativi

Nel render, un esempio di edificio a corte. La pagina a fianco illustra alcune composizioni rese possibili dall’aggregazione di diverse tipologie di appartamenti. La stessa metratura, ad esempio un appartamento di 75 mq, può presentare diversi tagli interni. Immagini © Studio Lisciandra

Sistema Aria

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M House è un sistema di prefabbricazione leggera pensato per garantire la massima flessibilità tipologica. Sviluppato da Vario Haus con l’architetto Gaetano Lisciandra, il sistema prevede numerose possibilità compositive dei moduli per realizzare edifici in linea, d’angolo, a corte che possono svilupparsi fino a quattro piani fuori terra, ancorati a piastre in cemento armato che possono ospitare posti macchina sotterranei. L’abaco si articola in monolocali da 30 e 35 mq, bilocali di 45 mq, trilocali da 51 e 71 mq, mentre appartamenti di maggiori dimensioni possono nascere dall’aggregazione di moduli più piccoli. Il riscaldamento a pavimento, posato in opera, favorisce tale flessibilità compositiva come anche le colonne di scarico, sempre esterne ai tavolati. Il pannello di base è una struttura a telaio costituita da setti in legno con un passo di circa 50/60 cm composto da un pannello in gesso compresso, una membrana di freno al vapore, una struttura a graticcio di legno tamponata con 18 cm di fibra naturale per

Una parete ventilata prefabbricata

S

pecializzata nel sistema di connessione per solai di capestio e di copertura misto legno-cls, Wood Beton, società del Gruppo Nulli, l’anno scorso si è classificata prima nella graduatoria della gara indetta dalla Protezione Civile per il progetto C.A.S.E. con l’assegnazione iniziale di 5 piastre. Gli edifici, di tre piani e organizzati in 4 blocchi, consegnati in 55 giorni, sono stati costruiti con il sistema stratificato a secco con pannelli portanti a strati di legno incrociati (o X-Lam) rivestiti da un cappotto in lana di roccia. Con il sistema costruttivo Aria oggi Wood Beton fa un ulteriore passo avanti nel campo della prefabbricazione. La principale novità è la presenza di una camera d’aria continua nelle pareti e nelle coperture che può essere a circuito chiuso o aperto. Nel primo caso, inserita a ridosso dal lato interno della parete, la camera d’aria in estate cede calore al terreno attraverso il vespaio, mentre in inverno, chiusa, contiene aria in quiete. Nel secondo invece, posizionata sul lato esterno della parete, prevede aperture verso il basso e al colmo che creano un flusso

ascendente deumidificante e raffrescante. Una seconda innovazione del sistema è rappresentata dalla soluzione ideata per la struttura, che prevede pareti verticali incastrate alla base (in fondazione) e solai orizzontali a struttura mista legno-calcestruzzo rigidi nel proprio piano. II sistema costruttivo Aria prevede l’assemblaggio in cantiere di pannelli prefiniti in stabilimento, composti da una lastra esterna in calcestruzzo armato, connessa a una struttura verticale in legno. Lo strato di finitura interno può essere costituito da pannelli tecnici di varia natura. Lo spazio interno al pannello è occupato dallo strato di isolante e dalla camera d’aria. Gli impianti sono applicati sulla parete mediante fissaggio al pannello tecnico (tipo OSB). Viene poi posizionata una controparete posata a secco. www.woodbeton.it

Lo schema del pannello ventilato Aria

l’isolamento termico, un pannello in fibra di legno e un cappotto esterno (isolante per facciate, armatura e intonaco di finitura). Così concepita, la parete presenta un valore di trasmittanza termica U=0,154 W/mqK. Serramenti e vetri, prodotti da Gaulhofer e installati nelle pareti secondo progetto direttamente in fabbrica, hanno un valore U=1,2 W/mqK. I balconi, realizzati in fabbrica su disegno, sono “appoggiati” esternamente alla struttura, evitando ponti termici. L’elevato valore di isolamento si accoppia a un impianto di ventilazione meccanica controllata con il recupero di calore e alla scelta della geotermia con collettori a spirale e pompa di calore compatta ad accumulo come fonte primaria di riscaldamento: gli edifici godono in questo modo della certificazione di classe A, con la capacità di trasformarsi in “passiv haus”, o meglio ancora edifici attivi, capaci di produrre energia in eccedenza (it works!) con l’installazione di pannelli fotovoltaici in copertura. www.variohaus.it


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Prefabbricazione sartoriale A Carabbia un esempio di prefabbricato di lusso Huf Haus

A

chi crede ancora che gli edifici prefabbricati siano strutture provvisorie e anonime consigliamo una visita a Carabbia, Lugano, dove sorge la casa modello Huf Haus. Edilizia prefabbricata e sartoriale insieme, la società di Hartenfels progetta abitazioni su misura, capaci di adattarsi al sito e destinate a una fascia medio/alta di mercato. La costruzione di Carabbia si innesta in un paesaggio collinare e l’architettura modulare si adatta perfettamente alla pendenza del terreno, sviluppandosi in uno schema di assi perpendicolari a distanze variabili. Combinando vetro e legno il paesaggio e la luce si riversano direttamente dentro casa attraverso le immense vetrate, diventandone parte integrante, scandendo il ritmo dei suoi abitanti con il susseguirsi delle stagioni e l’alternarsi del giorno e della notte. Molto curata e di alto livello anche la scelta degli interni, dove non manca niente e niente è di troppo. Grazie a un team di architetti, ingegneri, consulenti, interior designer e paesaggisti, Huf Haus propone un servizio chiavi in mano, un unico referente che assicura costi e tempi di lavorazione senza sorprese rispetto a quanto definito in fase di progettazione.

Due immagini della casa Huf Haus di Carabbia, Lugano

Il legno per la nuova Casa dello Studente È stata realizzata nella zona ovest de L’Aquila, nelle immediate vicinanze del polo universitario di Coppito, la nuova Casa dello Studente. La residenza si compone di tre edifici e si sviluppa su due corpi di fabbrica per 60 camere ciascuno, uniti da un edificio centrale che ospita gli spazi collettivi (biblioteca, refettorio, lavanderia). I padiglioni sono concepiti come tre corpi autonomi giuntati sismicamente, sviluppati in senso longitudinale, creando un andamento a gradoni che asseconda le caratteristiche del terreno e con un’esposizione ottimale rispetto all’asse eliotermico. Le strutture fuori terra sono separate dalle fondazioni per mezzo di isolatori sismici. Tutte le strutture impiegano legno certificato PEFC - certificazione della gestione forestale - che presenta caratteristiche antisismiche, è rinnovabile, duraturo e con proprietà termoisolanti superiori alla media. L’opera, finanziata da Infrastrutture Lombarde SpA, è stata realizzata da Rubner Objektbau, azienda del Gruppo Rubner specializzata nella realizzazione di opere pubbliche antisismiche in legno di qualità. www.objektbau.rubner.com

PLATFORM 3.17 L’Aquila: la casa ritrovata 152 pp – 35 euro Editrice Abitare Segesta Le fotografie di Maurizio Marcato e il racconto di Elisabetta de Strobel per documentare la corsa contro il tempo dell’Ingegner Giovanni Spatti e delle maestranze specializzate di Wood Beton a L’Aquila. Un reportage che racconta la storia dei luoghi e il cammino verso la nuova casa, le emozioni dei protagonisti e gli approfondimenti tecnici del progetto Wood Beton.

Prefabbricazione Bio Soligno®, il sistema 100% naturale Soligno®, che si aggiunge alle altre soluzioni di Rubner Haus, è un sistema costruttivo in legno lamellare a incastro ispirato alle tecniche costruttive tradizionali delle stavkirker scandinave. Sfruttando l’elasticità del legno, che dapprima viene fatto essicare (perdendo volume) e poi riportato in condizioni di normale umidità, il sistema unisce più blocchi multistrato autoportanti, ciascuno composto da tavole rettangolari in legno massiccio giuntate tra loro a pettine. Ogni strato viene a sua volta raccordato al successivo mediante tasselli che garantiscono all’incastro la massima stabilità ed ermeticità grazie all’ampliamento di volume al quale questi sono sottoposti in condizioni di normale umidità. Diventa così possibile costruire edifici senza l’ausilio di colle (dannose alla salute) o chiodi. Con Soligno® si possono ottenere tre tipologie di elementi costruttivi: elementi per pareti portanti, per solai ed elementi per tetti.

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architettura e natura / carlo ezechieli

Massa e misura La cantina del monastero di Solan, Bastide d’Engràs, di Gilles Perraudin

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econdo le parole del suo autore, questo progetto ha origine da un doppio movimento, profondamente riferito alla luce della Provenza e alla vita all'interno del convento: un movimento verticale dalla terra verso il cielo, e un movimento vibrante e orizzontale che asseconda il ritmo delle stagioni. Ed è proprio la luce, elemento privo di materialità, che viene rivelato dalla massa in pietra arenaria e assemblata a secco, la stessa con cui circa due millenni fa è stato costruito il Pont du Gard. Una moderna facciata continua, ma in questo caso composta da elementi monolitici e arcaici, alleggerita dalla perfetta alternanza tra pieni e vuoti. Una cantina, un deposito dei prodotti della terra che ritrova, attraverso un chiaro principio costruttivo e il controllo della luce solare, un radicamento profondo al luogo.

Prospetti e piante della cantina annessa al monastero di Solan. Pietra e legno assemblati a secco sono i soli materiali strutturali: sotto, lo schema degli elementi in pietra che compongono l’involucro edilizio nell’ordine di taglio e di consegna in cantiere per accelerare la costruzione (a destra, una visita dei committenti) foto e disegni: Agénce Perraudin

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www.ioarch.it Direttore responsabile Sonia Politi Direttore scientifico Carlo Ezechieli Art director Tuny Parrella

Redazione (redazione@ioarch.it) Nadia Rossi (caporedattore), Daniela Baldo Mara Corradi, Alice Gramigna, Luca Ruggeri, Elena Sauter, Marcela Velazquez, Koki Yoshida, Mariella Zoppi Rubriche Alessandro Belgiojoso, Davide Crippa, Nora Fumagalli, Camilla Morlacchi, Marco Penati, Joe Zaatar © Diritti di riproduzione riservati.

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klimahotel / alice orecchio

Il lusso della semplicità Il Theiner’s Garten BIO Vitahotel a Gargazzone è il primo complesso alberghiero certificato KlimaHotel

Committente Famiglia Theiner, Gargazzone - Alto Adige Progetto Studio Baukraft - Dominik Rieder e Georg Rubner General contractor Rubner Objektbau Srl Cubatura totale del’edificio 21.636,00 mc Cubatura fuori terra 13.000,00 mc Tempo di costruzione 12 mesi (Fine lavori febbraio 2009)

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he differenza c’è tra il comfort e il superfluo? Se nel 1998, a conclusione del ciclo di convegni internazionali su tematiche ambientali, le Tesi di Dobbiaco, documento programmatico e allora quasi visionario, auspicavano “meno velocità e quantità, più qualità e bellezza”, nel “Theiner’s Garten BIO Vitahotel” inaugurato a marzo 2009 l’imperativo categorico del benessere in vacanza trova una nuova declinazione e, purificato dagli eccessi, diventa consapevole e sostenibile. Unica concessione alla velocità, i tempi di realizzazione: in soli 12 mesi è stato realizzato un L’ingresso al Theiner’s Garten. A sinistra, gli interni sono realizzati con pannelli in legno connessi a incastro, senza uso di colle o chiodi

complesso di 21.636,00 mc con un involucro in legno ad alta efficienza energetica. Merito della comunanza di intenti e della stretta collaborazione tra committenti, architetti e maestranze che ha permesso di raggiungere altissimi standard qualitativi in tempi molto brevi. La famiglia Theiner, pioniera dell’agricoltura biologica in Alto Adige e titolare dell’albergo si è infatti affidata a Rubner Objektbau, apripista di una tendenza sostenibile anche nell’ambito del general contract. Confluenza di Rubner Haus, il marchio che ha lanciato per primo in Italia il mercato delle case prefabbricate in legno, e di Holzbau, importante azienda italiana per le strutture in legno lamellare, Rubner Objektbau è una realtà imprenditoriale in grado di offrire la gestione integrata del progetto edile, con consegna “chiavi in mano” di edifici anche di grandi dimensioni. Progettato dallo studio Baukraft, l’albergo sorge a Gargazzone, nei pressi di Merano, su un terreno coltivato da 25 anni con metodi naturali; l’architettura prende spunto dal paesaggio dei vigneti altoatesini e si sviluppa su tre piani come fossero terrazzamenti. La vista sul giardino mediterraneo e sulla vallata è davvero incantevole e ognuna delle 57 camere dispone di un ampio balcone ombreggiato. È proprio nella zona notte che la filosofia del biohotel trova la sua espressione più rigorosa, rinunciando consapevolmente all’installazione di apparecchiature elettriche per eliminare qualsiasi fonte di inquinamento elettromagnetico. Niente televisione e frigobar dunque, e l’uso di colle e chiodi è ridotto al minimo. Per realizzare le camere degli ospiti è stato utilizzato prevalentemente il sistema Soligno®, l’innovativo pannello in lamellare Rubner Haus con tavole di legno massiccio a vista e giunzioni legno-legno. In ogni ambiente si alternano le essenze del cirmolo e l’intonaco a base di argilla, sempre con doppie pareti per garantire l’insonorizzazione. Una cura per il dettaglio riconosciuta dalla certificazione KlimaHotel, rilasciata dall’agenzia CasaClima alle strutture alberghiere costruite nel rispetto dell’ambiente e del benessere abitativo. Nei KlimaHotel l’impatto ambientale è di 1:10/1:15 rispetto a un hotel tradizionale, con tanto di certificato a fine permanenza si sensibilizza l’ospite rendendolo protagonista attivo e consapevole di scelte volte alla qualità ambientale. E poiché eco non vuol dire frugale, il seminterrato del Theiner’s ospita la piscina, la zona wellness e la sauna, l’ultimo piano la palestra e la zona fitness, mentre il ristorante propone un menu curato di specialità locali, ingredienti tutti biologici. Le 4 stelle ci sono. Se la nuova tendenza nel turismo verso la salute e il benessere ha assunto un carattere quasi religioso, il BIO Vitahotel permette di celebrarlo senza diventare asceti.


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progetto del mese /

Il lingotto dorato di Fieramila mila Nuove strutture direzionali per Sviluppo Sistema Fiera progettate da 5+1AA con JeanBaptiste Pietri Architectes

L’

area nella quale si inserisce il nuovo edificio fa parte del complesso di Fieramilano a Rho, lungo l’asse del Sempione, a Nord-Ovest del capoluogo lombardo. È un’area che nel corso del XX secolo ha subito intense trasformazioni, passando da una campagna asciutta con colture come la vite, boschi e brughiera punteggiata da abitati sparsi, a un’urbanizzazione continua fino alla saldatura tra i centri preesistenti e Milano. Grazie alle nuove funzioni il territorio va via via assumendo un carattere nuovo e inedito, caratterizzato dall’alta qualità degli edifici e delle infrastrutture qui localizzate, attraverso le quali ha già preso avvio quell’indispensabile processo di riqualificazione ambientale che auspicabilmente si concluderà nel 2015 con i previsti padiglioni dell’Expo. Il nuovo edificio composto da due corpi di 13 piani alti circa 50 metri a prevalente sviluppo orizzontale si inserisce in quello che è ormai considerato il “parco delle architetture” di Fieramilano. La sua caratteristica distintiva è rappresentata dalla struttura frangisole

realizzata da Stahlbau Pichler con pannellature color bronzo/oro che proteggono le vetrate alternando trasparenza e opacità, e il rivestimento con lastre dorate della facciata NordOvest. Insieme conferiscono all’edificio la preziosità delle variazioni della luce solare, percepibile in particolare all’alba e al tramonto. Riferimento visuale La nuova costruzione, destinata ad ospitare le dieci società tecniche del gruppo Fiera Milano Spa, oggi in sedi differenti si relaziona alle due torri più alte in marmo bianco e nero delle nuove strutture alberghiere presenti sul lato meridionale del complesso fieristico. Insieme, questi edifici assolveranno alla funzione di segnalare nel paesaggio metropolitano milanese la presenza del novo complesso fieristico, costituendo un nuovo riferimento visuale nel paesaggio uniforme della periferia. L’intento è di dialogare con il complesso fieristico che tra i suoi tratti principali ha

dimensione e orizzontalità. Questo aspetto, legato alla frontalità dell’accesso Sud e alle prospettive urbane sulla promenade all’uscita della metropolitana e sulle principali infrastrutture a Est, ha portato alla scelta di una struttura orizzontale (132,65 x 48,10 metri di altezza x 16 di profondità su un basamento a +120 cm) in grado di relazionarsi in maniera differente a Sud-Est rispetto a Nord-Ovest, ovvero sull’asse longitudinale di giacitura dell’edificio. La sua struttura si presenta come una successione di due torri orizzontali determinate da un criterio compositivo classico: basamento, elevazione, coronamento che si definisce attraverso l’invenzione di luoghi “speciali” caratterizzati da interpiani differenti, capaci di articolare le esigenze dei due edifici che si presentano come un corpo unico. I tre luoghi speciali sono il basamento rialzato dal piano strada che accoglie e separa i flussi, proponendo prospettive differenti in una successione di spazi

che ora si dilatano (foyer a tutta altezza) ora si comprimono (mensa e uffici); l’elevazione, caratterizzata da un taglio orizzontale con una doppia altezza, che crea un momento di sospensione tra cielo e terra dove il paesaggio è inquadrato in una rete di trasparenze e riflessi; il coronamento, un giardino verticale inciso da fenditure che portano l’osservatore ad avvicinarsi al perimetro trasparente, un luogo che si riempie di cielo e dello skyline ora urbano ora delle montagne: un luogo dove lavorare e incontrarsi. La scelta progettuale è stata quella di utilizzare per gli spazi comuni materiali nobili come il marmo per rivestire le scale interne principali, e il marmo Nero tipo Marquina per il basamento dell’edificio e il pavimento interno dell’atrio, creando una percezione immediata del valore dell’ambiente attraverso la qualità estetica dei materiali e delle finiture. Il colore dei materiali, il nero e il bianco delle pietre, l’oro della superficie esterna completa ed

enfatizza il messaggio della ricerca della qualità estetica. La “pelle” dorata che avvolge l’edificio in modo sempre diverso svela via via l’anima di vetro dell’edificio aggiungendo qualità all’estetica. Comfort ambientale Le soluzioni progettuali mirano alla riduzione dei consumi di acqua ed energia con il massimo sfruttamento di fonti rinnovabili. Le scelte progettuali hanno poi affrontato i diversi aspetti del benessere abitativo: - comfort visivo grazie all’ottimizzazione del livello di illuminazione naturale con l’installazione di serramenti adatti a filtrare la luce solare e ottimizzare il colore della stessa, unito a un sistema di schermatura fissa (brise soleil) e mobile (tende oscuranti all’interno del retrocamera); e a un’accurata progettazione illuminotecnica (intensità e colore delle sorgenti luminose) per la luce artificiale; - comfort acustico, sviluppato anch’esso su due livelli: interno con particolare

cura alla qualità dei materiali delle partizioni interne opache e vetrate; esterno con serramenti ad elevate prestazioni termo-acustiche, in grado di filtrare i rumori generati dai flussi di traffico della viabilità adiacente. Infine un razionale progetto impiantistico del sistema di riscaldamento e raffrescamento crea un ambiente di lavoro gradevole in ogni stagione e con ogni grado di affollamento, oltre a dare rilievo alla sostenibilità ambientale. In base alla Valutazione Energetica Preliminare, il fabbisogno specifico di energia primaria per la climatizzazione invernale EPH risulta pari a 5,8 kWh/mc/anno. L’approccio fortemente integrato del progetto permette quindi il raggiungimento della classe energetica A.


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Nuove strutture direzionali di Sviluppo Sistema Fiera spa a Rho, Milano Rho, Milano

superficie totale 25.730 mq superficie lorda 21.000 mq superficie edificabile 4.800 mq altezza 54 m parcheggi 180 auto, 4 bus, 100 taxi, 700 moto costo 32.000.000,00 euro in costruzione/fine lavori 2010 Il progetto Capogruppo mandatario 5+1AA Progetto architettonico e paesaggistico 5+1AA, Alfonso Femia, Gianluca Peluffo con Jean-Baptiste Pietri Architectes Design team Simonetta Cenci, Raffaella F. Pirrello, Lorenza Barabino, Alessandro Bellus, Luca Bonsignorio, Stefania Bracco, Gabriele Filippi, Sara Massa, Carola Picasso, Francesca Recano Viabilità e infrastrutture, ingegneria strutturale I Quadro Ingegneria - Ing. Stefano Migliaro, Ing. Luca Romano Ingegneria impiantistica AI Engineering, AI Studio Realizzazione strutture e facciate Stahlbau Pichler Impresa di costruzioni Italiana Costruzioni spa (Gruppo Navarra)

5+1AA AGENZIA DI ARCHITETTURA ALFONSO FEMIA GIANLUCA PELUFFO

Alfonso Femia (1966) e Gianluca Peluffo (1966), fondano a Genova lo studio 5+1 nel 1995 e nel 2005 creano 5+1AA agenzia di architettura che nei due anni seguenti apre un Atelier a Milano e un’Agence a Parigi. Nel 2005 vincono, con Rudy Ricciotti, il concorso per il Nuovo Palazzo del Cinema di Venezia. Nel 2007 sviluppano il Master Plan per l'Expo 2015 di Milano. Nel 2008 vincono il concorso per le strutture direzionali Sviluppo Sistema Fiera. In Francia sono attualmente invitati in programmi pubblici e privati tra i quali il Polo culturale e per la musica di Ris-Orangis (Parigi), il polo scolastico in boulevard Macdonald a Parigi, il polo giudiziario di Martigues (Marsiglia), il polo ospedaliero universitario di Poitiers. Alfonso Femia è Professor alla KSU di Firenze e professore di Progettazione Architettonica presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Ferrara. Gianluca Peluffo è Ricercatore presso la Facoltà di Architettura di Genova. www.5piu1aa.com

I render illustrano le innovazioni formali del ‘taglio’ orizzontale a doppia altezza che percorre il corpo lungo e della pelle che cambia conformazione, colore e caratteristiche sui due lati dell’edificio: brise-soleil sul fronte Sud-Est (pagina precedente) e lastre dorate su quello Nord-Ovest (qui sopra) (© 5+1AA) A destra, il cantiere come si presentava alcuni mesi fa (foto © Giuseppe Maritati)

calendario progetto 2008-2010 rendering ©5+1AA modello Edoardo Miola note concorso internazionale a inviti progetto vincitore HQE - classe A

Soluzioni integrali

L’industrializzazione di strutture e facciate L’ingegnerizzazione e la produzione delle strutture e delle facciate che caratterizzano l’edificio è stata affidata a Stahlbau Pichler. Fondata nel 1978, da tempo l’azienda di Bolzano ha fatto della consulenza il suo punto di forza, affiancando gli architetti nello sviluppo di soluzioni innovative integrate e sperimentando combinazioni intelligenti tra acciaio strutturale e vetro, alluminio, fibro-cemento. Un percorso preciso dall’elaborazione tecnica del progetto allo sviluppo della commessa alla cantierizzazione permette, come in questo caso, di realizzare soluzioni di grande valore architettonico in tempi molto contenuti. La produzione Strutture in acciaio: circa 1.000 tonnellate, prodotte da Stahlbau Pichler tra giugno e dicembre 2009 La facciate attualmente in produzione (dicembre 2009 - maggio 2010) sono di due tipi: Facciate vetrate: cellule a doppia pelle organizzate su tre lati in vetrate a camera singola anche con colorazioni grigio e bronzo e completate da pannellature ambrate che agiscono da frangisole esterni. Facciate ventilate (a doppia pelle): in fibro-cemento con rivestimenti color oro e brise soleil color bronzo.

Stahlbau Pichler Srl via Edison 15, 39100 Bolzano Tel 0471 065 000 www.stahlbaupichler.com


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archiretail / nadia rossi

Feltrinelli di Genova

salotto multimediale Da cinema a megastore della cultura

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ecenti dati Cinetel mostrano che il cinema gode di buona salute. Ciò che sta cambiando è la tipologia delle strutture: crescono i multiplex nelle periferie in una logica di food and entertainment center, chiudono le sale cittadine. Come il cinema Universale di Genova, che un interessante recupero ha trasformato in megastore Feltrinelli. Sotto il portico di via Ceccardi grandi vetrine invitano i clienti a entrare in uno spazio fluido, articolato, realizzato interamente da Essequattro su progetto di Emilio Morasso per la parte architettonica e da Miguel Sal per gli interni. Un ambiente che comprende anche un reparto bambini, la prima videocommunity online di Feltrinelli e si propone come luogo di intrattenimento oltre che di vendita.

EMILIO MORASSO

Dopo aver svolto attività di ricerca per conto di diversi istituti universitari e lavorato come progettista e direttore lavori per governi e imprese di costruzione all’estero, nel 1980 fonda lo studio Morasso a Genova. Il gruppo di lavoro, formato da un qualificato staff di architetti, opera nell’ambito della progettazione architettonica, della pianificazione urbana, territoriale e del design.

MIGUEL SAL

Nato a Buenos Aires nel 1960, nel ’93 fonda lo studio Miguel Sal & C brand consultants, costituito da uno staff interdisciplinare di professionisti della comunicazione integrata. Svolge consulenza e progettazione di immagine e corporate identity, retail architecture, pubblicità, packaging, comunicazione interattiva e multimediale, stand fieristici.

L’intervento strutturale L’edificio originario presentava una struttura a telaio in c.a. e conteneva un cinema-teatro con palcoscenico, platea e galleria al primo di sette piani di appartamenti. Il teatro aveva luci libere di 25 e 22 metri e per realizzarle furono utilizzate travi-parete (vierendeel) alte dai 3 ai 4 metri. Intorno al 1980 è avvenuta la trasformazione in cinema di tre sale sovrapposte. La sovrastante struttura condominiale posta sulla proiezione delle sale trova sostegno su pilastri in falso sulle grandi travi-parete portanti. Il progetto dell’architetto Morasso ha previsto la demolizione dei tre solai in calcestruzzo armato sostituiti da sei solai in carpenteria metallica, lamiera grecata e calcestruzzo gettato in opera sorretti da nuove colonne metalliche dedicate, dunque non gravanti sui pilastri dell’edificio condominiale. La stabilità è assicurata dal collegamento ai pilastri in calcestruzzo armato dell’edificio condominiale, evitando eccessive lunghezze libere di inflessione. L’intervento è stato realizzato con la tecnica del “cuci-scuci”, demolendo un solo telaio alla volta e sostenendolo con due nuovi, mantenendo in funzione i pilastri necessari all’interno di asole nelle nuove solette. Solo alla fine sono stati demoliti i vecchi pilastri e chiuse le asole rimaste nei nuovi solai. L’intervento ha indotto una diminuzione dei carichi verticali sui pilastri in c.a. del condominio, migliorando l’effetto stabilizzante dei nuovi solai grazie alla diminuzione degli interpiani. Le fondazioni delle nuove colonne metalliche sono costituite da una platea continua in c.a. che ingloba al suo interno le fondazioni a plinti isolati dei pilastri esistenti, adeguando la struttura alle nuove norme antisismiche. Un ambiente da vivere Il megastore così ottenuto è un grande spazio commerciale che si sviluppa su 7 livelli articolati attorno a un volume ellittico centrale vuoto che funge da elemento d’unione sia visivo sia concettuale dello spazio e rappresenta la vera anima del negozio. È infatti il perno attorno al quale si snoda il percorso commerciale che attraverso le diverse merceologie si conclude con l’area strumenti musicali e uno spazio eventi dedicato a Fabrizio De Andrè. Al centro del volume ellittico una grande lightbox sospesa raffigurante il brand e un ascensore circolare vetrato caratterizzano lo spazio. Il pavimento è interamente costituito da parquet di rovere spazzolato, che si plasma in corrispondenza dei numerosi corpi scala dando continuità al vasto ambiente. Un ulteriore elemento di continuità è il controsoffitto in cartongesso di forma libera che, oltre ad ospitare i corpi illuminanti, è il fil rouge che lega tutti gli spazi. Il progetto, curato dall’architetto Miguel Sal, nasce dall’esigenza di creare un nuovo concetto di store. Poltrone, divani, tavoli di consultazione, connessione WiFi, area di ristorazione sono elementi volti a rendere il megastore un ambiente piacevole dove passare il tempo. Infine, sul fronte degli impianti, tutte le soluzioni sono state studiate per la massima integrazione tra loro e l’ottimizzazione delle risorse disponibili, con sonde geotermiche per riscaldare e raffrescare l’ambiente. Il mantenimento del clima è garantito da un sistema di condotte con microfori calibrati che impedisce la stratificazione dell’aria e ne ottimizza la distribuzione. L’impianto è interamente gestito da un sistema di automazione personalizzato.

Committente Librerie Feltrinelli SpA Proprietà Gadolla SpA Progetto architettonico Arch. Emilio Morasso - Genova Strutture Ing. E. Montaldo - Genova Impianti E.S. Engineering Services - Genova Superficie 2.300 mq megastore , 2000 mq autorimessa Direzione lavori Ing. E. Montaldo, Arch. E. Morasso Imprese esecutrici Cemedile - Icos Milano Costruzioni Allestimento Arch. Miguel Sal - Bologna Arredamenti Essequattro

Il nuovo spazio Feltrinelli visto dall’alto; a destra pianta del piano terra. Il render, sotto, visualizza la pavimentazione continua di scale e superfici. Il parquet è in rovere spazzolato, trattamento che lo rende particolarmente resistente al calpestio

Essequattro Fondata nel 1980, Essequattro realizza e installa arredi su progetto e parti speciali per negozi, centri commerciali, corner, hotel. L’azienda, esclusivista delle motorizzazioni svizzere Tormax, realizza inoltre porte automatiche anche per la cantieristica navale. Punto di forza della SpA di Grisignano (VI) è l’ufficio tecnico: 23 progettisti ingegnerizzano i progetti presentati da designer e architetti così da affrontare e risolvere in fase preliminare tutti i requisiti sia in ter-

mini di selezione dei materiali sia di dettagli costruttivi. Su progetti speciali i tecnici realizzano prototipi in scala 1:1 per valutare al meglio l’impatto finale delle scelte progettuali. Essequattro opera anche come general contractor: tra i progetti completati di recente, tutti gli spazi retail dell’aeroporto Falcone e Borsellino di Palermo, su masterplan degli architetti Traverso e Vighy. www.essequattro.it


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restauri /

Forte di Bard, recupero della storia Nuovamente fruibile l’Opera Carlo Alberto, parte dello storico insediamento fortificato in Valle d’Aosta

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a gola di Bard è uno stretto passaggio da sempre percorso obbligato per entrare in Valle d’Aosta lungo il corso della Dora Baltea. Sulla sommità della roccia che scende ripida al fiume si trova l’insediamento fortificato del Forte di Bard, le cui prime testimonianze risalgono al XIV secolo. Nel corso del tempo è stato oggetto di numerosi interventi per ampliare e potenziare le sue strutture difensive e cambiamenti d’uso, fino al declino alla fine dell’800. Nel 1990 il forte è stato acquistato dalla Regione Autonoma Valle d’Aosta, che ha dato il via a un progetto di recupero del complesso e al rilancio del borgo medievale realizzato tra il 1999 e il 2006. Dei tre corpi autonomi su diversi livelli che compongono la struttura, l’Opera Carlo Alberto che ospita il Museo delle Alpi è stata la prima a essere aperta. Gli obiettivi progettuali si sono focalizzati sulla salvaguardia della struttura esistente, tenendo ben presenti i criteri costruttivi generali, aprendosi al contempo all’utilizzo di tecnologie avanzate. Per il restauro degli intonaci, dei paramenti murari e dei materiali lapidei presenti sulle facciate sono stati definiti trattamenti mirati in base al tipo di supporto e allo suo stato di degrado. Gli intonaci del cortile centrale, una volta consolidati, sono stati tinteggiati con Keim Granital, pittura ai silicati: resistente, ecologica e di resa elevata, offre grande sicurezza applicativa e lunga durata. Alcune conformazioni nere e i fenomeni di polverizzazione degli elementi in materiale lapideo (portali di ingresso, scalinate, guide dei cannoni) sono stati ripuliti e consolidati con il consolidante a base di acido esterificato Keim Silex H, idrorepellente.

Scusimanonhocapitobene / nora fumagalli

Gli aggiornamenti

non finiscono mai

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o scorso settembre Assoedilizia aveva chiesto la sospensione della certificazione energetica in Lombardia, motivando la richiesta con la grande confusione che i continui aggiornamenti, modifiche e correzioni della legge regionale, delle relative modalità di calcolo e del software inducono sia nel pubblico che nei professionisti. Assoedilizia contava in 22 queste modifiche di cui 14 del solo software. Regione Lombardia rispondeva indignata che gli aggiornamenti al software erano stati solo due. Ora, poiché non ci risulta che la trasparenza sia mai stata la principale ansia delle associazioni di costruttori edili nei confronti dei potenziali acquirenti, abbiamo una personalissima idea su quale possa essere la reale motivazione che spinge Assoedilizia in un momento di pesante rallentamento del mercato immobiliare a formulare questa richiesta. Tuttavia, non abbiamo cuore di andare a contare esattamente l’abnorme numero di modifiche che ci sono state (anche solo il nuovo software, Cened+, di cui era stata rimandata al 26 ottobre l’entrata in vigore era, in settembre, già arrivato al primo aggiornamento), ma è certo che la Delibera (DGR 5018/luglio2007) è stata corretta dopo tre mesi (DGR 5773/ottobre2007) e con Decreto 2598/marzo 2009; la modalità di calcolo è stata corretta cinque mesi dopo (Decreto 15833/dicembre 2007); vero che successivamente è stata pubblicata una nuova delibera (DGR 8745/gennaio2009) con nuova procedura di calcolo (Decreto 5736/giugno 2009); che i chiarimenti alla delibera (Decreto 7148/luglio 2009) han dovuto essere chiariti con Decreto 7538/luglio2009 (e che per mesi il software in vigore [usa] ha usato le modalità di calcolo vecchie vigente la delibera nuova…). L’ultimo aggiornamento del software Cened+ risale all’11 gennaio 2010, in recepimento delle modalità previste dal DDG 14006 del 15/12/2009 in vigore dal 15 gennaio 2010. Naturalmente, essendo una realtà di fatto l’autonomia legislativa regionale in materia, questo vale solo per la Lombardia. In tutte le altre Regioni vigono modalità del tutto differenti da questa, e differenti tra loro. L’Italia conta 20 regioni. Una cosa sensata da fare sarebbe, credo, giocarsi al Superenalotto qualcuno di questi.

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nuove residenze /

Il progetto eco di Villa Pini

I vincitori del

Premio Nardi 48 tesi da tutte le università italiane, tre premiati

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stituito nel 2004 dal dipartimento BEST del Politecnico di Milano in memoria di Guido Nardi, uno dei fondatori e protagonisti della ricerca nella disciplina della Tecnologia dell’architettura, il Premio Nardi, sostenuto per il secondo anno consecutivo da Gruppo Metra, l’azienda bresciana specializzata in sistemi in alluminio per facciate e serramenti e nella produzione di profilati per l’industria, è giunto alla VI edizione. La giuria, presieduta dall’architetto Attilio Terragni di City Edge, partner italiano di Daniel Libeskind, ha esaminato le 48 tesi partecipanti, discusse tra ottobre 2006 e ottobre 2009, e assegnato tre riconoscimenti, nell’ordine: PRIMO PREMIO di 3.000 euro e uno stage di 6 mesi presso City Edge a Filippo Maria Martines (Università degli Studi di Roma La Sapienza - Facoltà di Architettura) per la tesi: La città verticale: progettazione di un grattacielo con la seguente motivazione: affronta il progetto del grattacielo affiancando alla provocazione architettonica un’adeguata e originale visione sia dal punto di vista della concezione strutturale che dei sistemi costruttivi utilizzati. SECONDO PREMIO di 2.000 euro a Erika Giroldini (Università degli Studi di Firenze - Facoltà di Architettura) per la tesi: Progetto mercato km0 a Borgo San Lorenzo: viene affrontato in modo innovativo il tema della soluzione costruttiva e tecnologica con concretezza, originalità e approfondimento tecnico.

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l principio ben noto in natura del massimo risultato con il minimo sforzo guida l’architettura dello studio Mariani & Associati Architetti. Concetti progettuali innovativi si legano a un’architettura rispettosa dell’ambiente attraverso un uso intelligente della tecnologia e un approccio multidisciplinare alle problematiche dell’architettura. Questi elementi si trovano nella residenza bifamiliare Villa Pini di Riccione (RN). Il lotto di 1200 mq è ubicato sulla prima collina, con vista sul mare Adriatico, distante circa un chilometro. Il terreno degrada verso mare a nord est, confinando con una pineta. La villa è costituita da due unità uguali che compongono un'unica struttura simmetrica con un’altezza di 2 piani a monte e 3 piani verso il mare. Sei mezzi piani sfalsati assecondano la pendenza del terreno. Gli ingressi principali sono a monte sulla via dei Pini. La facciata sud è caratterizzata dal grande porticato curvo, dalla piscina e dal ponticello pedonale che guida agli ingressi. La ricerca della simmetria e di forme classiche nel contrasto con materiali moderni trasmette serenità in uno spazio che appare senza tempo. Le facciate laterali est e ovest, uguali tra loro, sono caratterizzate dalla presenza di una sorta di patio che parte dal piano seminterrato. La facciata a nord ha grandi vetrate (soggiorno e camera padronale) che contrastano con le parti in legno. Alla base si trovano gli accessi carrabili ai garage e la vasca di raccolta delle acque ricoperte con il giardino pensile. Al centro gli elementi tecnologici sottolineati dai volumi in zinco titanio dei camini. Le essenze in giardino sono locali, ispirate al mondo agricolo e boschivo. Alberi da frutto come peri, fichi, cachi, giuggioli, e cespugli di rosmarino, timo, salvia, lavanda ispirano comportamenti sani in armonia con la natura. Al piano terreno si trovano gli ingressi alla villa, i doppi volumi con le scale libere in acciaio spazzolato, la cucina e il pranzo. Scendendo i tre piani attraverso un’ampia scala in travertino romano (come il resto dei pavimenti e dei terrazzi) si arriva al soggiorno formale che si affaccia sul parco sottostante, quindi al salotto informale e all’area benessere, infine al garage da cui si accede alla centrale termica. Tornando al

TERZO PREMIO di 1.000 euro a Francesca Boi (Politecnico di Milano - Facoltà di Ingegneria) per la tesi: Case history - la progettazione della facciata respirante del nuovo polo ospedaliero di Lagny Marne La Vallè, che presenta un adeguato approfondimento tecnico e sperimentale focalizzato sul tema della facciata respirante.

piano di ingresso, salendo la scala di acciaio si entra nella camera padronale, rivestita in palissandro con l’ampia vetrata che si affaccia sul mare, una rampa curva porta a due camere da letto con balcone sulla piscina e a un ufficio atelier con vista panoramica sul mare. Salendo ancora si accede al tetto piano e alla parte tecnica che ospita i pannelli solari e le cellule fotovoltaiche. Piena autonomia energetica La casa è costruita secondo i parametri dell’ecosostenibilità, dalle murature in mattoni rivestite con lamelle di legno alla copertura realizzata a tetto rovescio per dare continuità all’isolamento esterno in sughero, dalle vasche per la raccolta delle acque piovane al porticato a sud per il controllo dell’irraggiamento termico sulle vetrate. L’edificio è energeticamente autonomo: l’aria condizionata è stata sostituita dalla ventilazione naturale garantita da grandi vetrate scorrevoli che favoriscono la circolazione dell’aria, sfruttando la differenza di temperatura e pressione tra il fronte sud e quello nord che confina con l’area boschiva; l’impianto fotovoltaico è costituito da 16 pannelli ancorati sulla porzione di tetto piano e raggiunge una potenza a picco pari a 2,8 kW. Schüco ha fornito i profili in alluminio, i sistemi per le aperture vetrate e l’impianto fotovoltaico.

FABIO MARIANI

Nato a Rimini nel 1966, si laurea in architettura a Firenze. Nel 1992 fonda lo studio Mariani& Associati, specializzato nell’invenzione di progetti di sviluppo sostenibile, sia a livello ambientale sia economico. L’approccio sperimentale, non convenzionale, ai temi classici della progettazione architettonica e urbanistica trova campo di applicazione presso numerosi committenti privati. www.marianifabio.com

Filippo Maria Martines, 1° classificato con l’architetto Terragni dello studio Libeskind

Villa bifamiliare a Colle dei Pini, Riccione Lotto 1.200 mq superficie totale villa 600 mq superficie coperta 300 mq 3 piani

Proprietà M&M Developer Mariani Re Progettista Arch. Fabio Mariani Installazione sistemi di serramenti Schüco Buscarini Novafeltria (PU) Installazione solare e fotovoltaico Schüco Elettromeccanica Marco Muccioli Ravenna Grandi vetrate scorrevoli Schüco che favoriscono la circolazione forzata dell’aria, sfruttando la differenza di temperatura e pressione tra il fronte sud e quello nord che confina con un area boschiva. Sul tetto, 16 pannelli fotovoltaici Schüco offrono alla casa energia elettrica autonoma tutto l’anno.

Il progetto vincitore


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design / marco penati

Pamar, l’eleganza è nel dettaglio Il sottile equilibrio dell’accessorio, dove un millimetro può fare la differenza

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ngelo Redaelli con la moglie Elena fondano insieme Pamar negli anni Cinquanta. Ci arrivano per una strada tutt’altro che in piano. La famiglia di lui lavora da generazioni nell’alimentare (il padre commercia lievito) e Angelo è uno dei privilegiati di allora che può studiare e diplomarsi. La voglia di indipendenza lo porta a trovare una collocazione, prima della guerra, in una azienda che lavora la seta, una torcitura, e ne diventa il direttore. Durante la guerra vi si fabbricano paracadute e l’azienda diventa di interesse strategico. Con l’armistizio e la successiva occupazione i tedeschi prendono possesso della fabbrica. E lui mal sopporta questa intrusione, le loro angherie, e si fa partigiano. Con la pace e la conseguente ventata di voglia di fare e vivere, decide che non dipenderà più da nessuno. Non valgono le esperienze pregresse. Se dev’essere una esperienza nuova, deve esserlo fino in fondo. Nella cantina della casa paterna installa una piccola fonderia per l’ottone. Pochi i mezzi, la fusione veniva fatta a mano con la colata diretta. Dato che siamo a Renate, e che non molto distante c’è il distretto del mobile, vuol dire che si faranno maniglie per mobili. La richiesta è forte, la ricostruzione del dopoguerra necessita di tutto. E la fonderia emerge dalla cantina e si piazza sul terreno che circonda la casa. Qualche anno più tardi, Angelo Redaelli scopre sul mercato una nuova lega di alluminio, la zama, che si lascia stampare bene, costa molto meno dell’ottone, usura meno gli stampi, è più facile da pulire, cromare, verniciare. È tra i primi ad applicarla al settore del mobile in Europa. Sorgono altri capannoni che un po’ alla volta avvolgono letteralmente la casa. Il figlio Marco, che oggi insieme agli altri due, Fabio e Silvia, dirige l’azienda, ci racconta divertito come da piccolo non esistesse soluzione di continuità tra casa e officina. Si trovava accudito dalla madre e un attimo dopo in braccio all’addetta alle spedizioni, dato che la mamma doveva fare le fatture. Oppure che la sua cameretta conteneva anche il fax e al mattino veniva svegliato dalla posta in arrivo. Decisamente è il momento di trasferire altrove parte della produzione. Nel 1992 si inaugura lo stabilimento di 5.200 mq nella nuova zona industriale della città e si comincia a pensare più in grande. Se fino ad allora il rapporto con il cliente era prevalentemente la fornitura di maniglie all’industria del mobile seguendo l’andamento del gusto corrente, la svolta è quella di proporre maniglie con una maggiore identità. Il materiale non è più solo metallo ma vetro, plastica, legno, che vanno a diversificare il catalogo. Le maniglie Pamar si possono trovare anche in

Cork, design Jasper Morrison. La materia e, a seguire, la forma. Dalla smaterializzazione della zama Jasper Morrison arriva a disegnare una maniglia razionale e di carattere in un materiale tattile e vivo come il sughero, che muta con il tempo e con l’uso

Slice, design Björn Dahlstrom. Sintesi originale tra rigore e morbidezza questa reinterpretazione personale della classica maniglia a ponte. In due misure, è disponibile nelle finiture galvaniche e nelle lacche a fuoco

Alcune immagini dello stabilimento Pamar: a sinistra, la burattatura delle maniglie, al centro, fusioni prima della lucidatura e, a destra, scorcio del magazzino

Maniglie per portoni. A sinistra, Oli, design James Irvine. Rigore geometrico per questa maniglia in alluminio anodizzato (diametro mm 225) che valorizza la leggerezza dei portoni in vetro. A destra, Crown, design Rodolfo Dordoni. La sua struttura in alluminio o ottone interagisce con naturalezza con il vetro come in un gioco tra forma e materia. Diametro 200 o 250 mm

ferramenta, le acquistano artigiani e privati. Se è il pubblico finale a scegliere, l’impatto emotivo di un oggetto che fino a quel momento è considerato accessorio diventa un fattore fondamentale. In molti casi è il dettaglio della maniglia a connotare un mobile, che nel frattempo è diventato così minimale da presentate superfici continue che definiscono un parallelepipedo monocromo. Devono essere significative senza essere esuberanti, ricche senza essere appariscenti. Un sottile equilibrio tra la forma, i materiali, le dimensioni. Ci sono le proporzioni da considerare nella differenza tra la maniglia di un anta e quella di un cassetto, quindi occorre creare una gamma. Si profila all’orizzonte la collaborazione con il designer. Prima in maniera episodica, poi sempre più frequente e meno sporadica, fino a sfociare in una compiuta e consapevole filosofia di ricerca, dove l’apporto del progetto diventa una cifra costante della politica aziendale. Nascono maniglie che hanno sempre più una forte identità, una personalità propria che le segnala nella loro essenza di oggetto d’uso ma anche decorativo. Usiamo questo termine, che nel concetto razionalista e minimalista suona come un’eresia, ma come definire altrimenti questi oggetti che infine risultano incastonati come piccoli gioielli su di un volume che sembra, a volte inconsapevolmente, esserne il mero supporto? Pamar si trova ad essere oggi un punto di riferimento riconosciuto per il settore, le copie e le imitazioni non si contano, la concorrenza si fa incalzante, il prezzo comincia a essere un fattore importante, e far quadrare l’alta qualità con un prezzo interessante non è questione da poco. L’azienda è cresciuta, gli impianti sono automatizzati, il processo produttivo è a norma delle leggi sull’inquinamento. Tutto è più complesso. La buona volontà non basta, bisogna cercare e trovare nuovi sbocchi. E si creano nuove prospettive. L’ultima novità sono una serie di reggimensola. Sapete, quegli oggetti che servono per “tenere su” un ripiano a muro. In genere si trovano in commercio cose dozzinali o appena passabili. Poi si entra in casa e si vede che sono in un punto della parete dove lo sguardo si posa in continuazione. Pamar ha creato dei supporti che reggono questi ripiani e fanno arredamento. Ce ne sono di tutti i tipi e tutte le forme. E succede come per le maniglie: l’accessorio risolve e impreziosisce il supporto. Contraddizione in termini, dato che il supporto per definizione sarebbe il reggimensola, che sta sotto, e il supportato sarebbe il ripiano, che sta sopra. Ma che ci possiamo fare, il mondo a volte va alla rovescia. E se queste sono le conseguenze, ben vengano.


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archilab /

La bottega del

riuso creativo Il metaprogetto Resign, laboratorio creativo e network di relazioni: da materia di scarto nascono nuovi oggetti di elevato valore simbolico

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na pianta nasce all’interno di un vecchio mobile e ne fuoriesce. Scarti di vetro accostati creano la suggestione di un tavolino-xilofono. Un tappeto cede suoi scampoli ai tavoli che vi si appoggiano. La magia e il valore simbolico delle cose caratterizzano Resign, la metodologia di lavoro ideata dai giovani designer Andrea Magnani e Giovanni Delvecchio. Il suo cuore è il laboratorio: uno spazio dove sperimentare il modello della bottega 2.0, incentrata sulla condivisione del sapere in termini di creatività diffusa, la rivalutazione del lavoro manuale e la creazione di relazioni dense (il network) ad alto contenuto identitario. Qui i resigner hanno la possibilità di realizzare oggetti di arredo partendo da una selezione di semilavorati di scarto. Lavorando creativamente con diversi materiali riscoprono il valore delle cose, in modo da ricombinarle in nuovi oggetti dall’elevato valore intellettuale e simbolico. Da cosa vecchia - e dai suoi frammenti - nasce cosa nuova, cambiandone forma, uso, significato. L’usuale e desueto diventa nuovo e inedito, da rivivere con piacere e stupore. Il risultato non è quindi riconducibile a semplice oggetto, ma da valutare soprattutto per la sua capacità di

oggetto abbandonato aveva una casa, un rifugio che lo proteggeva dalla pioggia e dai raggi solari, un mondo pieno di storie nelle quali recitava un ruolo da protagonista o di semplice comparsa. Il designer a domicilio agisce prima che gli oggetti vengano abbandonati, prima che l’usura della noia e dell’abitudine ne facciano dimenticare la bellezza, cambiando il senso della loro storia e trasformandoli in oggetti di Resign. www.resign.it

In alto Shoah. Attraverso una complicatissima tecnica segreta alcuni frammenti ceramici recuperati da Città di Castello in seguito al terremoto del 6 Aprile 2009 riacquistano valore comparendo nello spazio destinato alla conservazione del denaro. Progetto realizzato per un'asta di beneficenza. Design Andrea Magnani, foto Marco Piffari Qui sotto “Il prezzo fa parte del progetto” Non si conosce ancora bene il motivo che induce le persone ad acquistare oggetti costosi. Design Giovanni Delvecchio photo Marco Piffari Sotto “Table, please don't sit”. Si trovano ancora, in molte fiere, prototipi di sedie che riportano la scritta “please don't sit”. Questo è un vero peccato. Design Andrea Magnani, foto Marco Piffari

RESIGN ANDREA MAGNANI

Nato nel 1983, vive e lavora a Faenza da sempre. Ragioniere per errore. Nel 2007 fonda il do-nucleo culturale e dà vita al metaprogetto Resign. Nel 2008 si è laureato e specializzato in design all'ISIA di Faenza. I suoi oggetti sono stati selezionati ed esposti in numerose mostre, eccetera eccetera.

GIOVANNI DELVECCHIO

Nato a Cesena il 23/10/1981. Dopo il diploma artistico si specializza in design all'Isia di Faenza. Fonda il metastudio Dorothy Gray e il metaprogetto Resign. Tuttora designer a domicilio. Poche mostre, molte performance.

Photo © Emilio Tremolada

Reuse design workshop A Faenza dall’1 al 19 marzo prossimi la seconda edizione del workshop organizzato dalla Resign Academy. Antropologia contemporanea, nuove forme di economia, design 2.0 e la trasmissione artigianale del “saper fare” manuale per un design sostenibile legato alla progettazione con materiali di riuso con la finalità ultima di realizzare, al termine del workshop, un vero e proprio progetto. Aperto a tutti, il workshop - per un massimo di 12 partecipanti- si rivolge principalmente a studenti universitari di design, discipline artistiche e della comunicazione. È possibile iscriversi fino al 23 febbraio, al costo di euro 275 alloggio incluso, inviando l’application form scaricata da www.resign.it a: info@resign.it

riattivare la circolazione e la diffusione delle idee. I nuovi prodotti sono infatti da leggere come oggetti seminali, oppure semplici ragionamenti sul fare design. Attraverso il network l’atelier riceve gli input - in termini di risorse cognitive, umane e materiali - necessari per intraprendere numerose attività: ricerca (produzione fisica e intellettuale, motore per altre iniziative), educazione (proposte di formazione alternava come il Resign game o gli Oggetti liberi), formazione (Resign Academy, laboratori aperti, workshop e corsi), consulenza e progettazione (progetto e realizzazione di negozi, locali o allestimenti). A quest’ultimo ambito fa capo inoltre il servizio di Designer a domicilio, presentato lo scorso anno durante il fuori Salone del Mobile di Milano: una figura inedita che entra in casa e crea nuovi oggetti di riuso partendo da una forte relazione personale con il cliente, analizzando le necessità specifiche della sua proprietà. Per comprendere l’importanza di questo ruolo, è sufficiente osservare i rifiuti in una discarica. Chi li ha gettati? Ogni oggetto abbandonato aveva un padrone, qualcuno che da sempre o per un secondo lo ha voluto con sé, lo ha considerato come compagno di vita, di ore o di minuti. Ogni

Tra i progetti realizzati nel corso della prima Design Academy e visibili sul sito di Resign: al centro “50-50”, designed by Marina Renzi, i luoghi del convivio variano dal tavolo al tappeto a seconda delle culture; in basso, “Sergio”, designed by Antonello Fusè: tramite un raffinato sistema di montaggio e smontaggio è possibile fare nascere una pianta dentro ogni cosa Photo © Francesco Martinelli


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Costruisci il futuro! Tutto ciò che occorre per creare capolavori in architettura e edilizia puoi scoprirlo a MADE expo, la fiera più importante del settore

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vetrine / • Finiture di stile

• Creatività on-line

Eleganza versatile

Rivestimenti su misura

Suprema di Alfa Lum è una linea completa di porte per interni prodotta con essenze pregiate. La variante filomuro del modello CS010 della collezione Classe completa l’ampia scelta di soluzioni di apertura (battente, scorrevole interno muro, scorrevole esterno muro, a libro, roto-traslante). Con finitura laccato 4005 lucido spazzolato è un oggetto di design in grado di personalizzare il contesto in cui viene inserito. Numerose le finiture proposte, dal rovere sbiancato a una serie di laccati, fino alle più classiche in rovere testa di moro o miele.

Personalizzare la porte blindate con Intarsio è facile su www.dibidoku.com. Peculiarità della nuova collezione è l’utilizzo degli otto colori del materiale HDF in fibre di legno provenienti da residui di lavorazione legati da collanti termoindurenti e tinto con coloranti organici atossici: sulla base monocromatica non compaiono più mattonelle colorate, bensì intarsi di elementi multicolore che formano sul pannello disegni differenti. La procedura di inserimento degli elementi viene eseguita a mano.

Alfa Lum Tel. 0549 996217 – www.alfalum.com

DI.BI. Porte Blindate Tel. 0721 8191 – www.dibidoku.com

• La signora in viola

• Nuove interpretazioni

Cristallo scorrevole

Atmosfere anni Settanta

Il cristallo si veste di rosso, rosa e viola nella porta Bi-color verticale di Casali, coniugando in sicurezza estetica, funzionalità e innovazione. È un’anta singola SystemZero a parete scorrevole esterno parete in vetro extrachiaro temperato colorato verticalmente dotata di sistema di scorrimento e coppia di maniglioni in acciaio inox satinato. Il vetro è elemento strutturale che definisce gli ambienti rendendoli individuali senza separarli, lasciando libera la luce di diventare superficie, ampliando lo spazio attraverso il riflesso.

Il nuovo modello Audasso Friky rimanda alle atmosfere dell’inizio degli anni Settanta, quando iniziava a imporsi la moda freak che esaltava valori e atmosfere anticonformisti. Così il frassino, legno materico con venature evidenti alla vista e al tatto, viene laccato in bianco, avorio o in tutti i colori dell’arcobaleno. Con disegni e nuance che inaspettatamente trasformano alcuni modelli tradizionali come Lelù o Trama. La porta mantiene il rigore di una finitura in legno pregiato e incrociare disegni, abbinamenti e colori per renderla unica e personale diventa un gioco.

Casali Tel. 0547 671611 – www.casali.info

Audasso Antonio Tel. 011 4701777 – www.audasso.com

• Giochi di trasparenze

• Apertura totale

Il battente che illumina

Ampio passaggio

La Collezione Alaska di Bertolotto Porte combina in modo innovativo profili e cristalli temperati particolarmente luminosi per la scelta del vetro extra-chiaro su cui il decoro si esprime con acidature sovrapposte. Nei decori Spider, con striature e seghettature “effetto ragnatela”; Flower, ingentilito da motivi floreali, e Deep della serie Antares, con cerniere per un’apertura a 180° e la piastra della maniglia costruita ad hoc.

Misura cm 210 x 90 con maniglia color nero, carenatura in alluminio anodizzato argento e telaio laccato argento la porta Wall security Bed (Bi-Elettra Detector) della linea Wall security Dierre. È una blindata rasomuro con apertura a 180° con spessore del pannello interno di 7 mm. La cerniera a contatto è brevettata; la porta può montare la serratura che più si desidera. La nuova gamma di rivestimento è in Abs lucido superlux disponibile in svariati colori Ral.

Bertolotto Porte Tel. 0172 912811 – www.bertolottoporte.com

• Apertura automatica

Dierre Tel. 0141 949411 – www.dierre.it

• Giochi di luce

Movimento soft

Minimale per ogni ambiente

La nuova motorizzazione di Eclisse è applicabile ai modelli Eclisse Unico, Estensione, Luce Unico e Luce Estensione con spessore della parete finita a partire da 100 mm. Un sistema elettrico invisibile installato sui controtelai permette di automatizzare l’apertura e la chiusura delle porte. Il sistema può essere azionato da un interruttore a muro o con sistema a radar e integrarsi facilmente a impianti domotici; scorrimento manuale in caso di black out. Facile da installare, è sicura e offre un movimento soft e continuo.

Con i suoi piani inclinati la collezione di porte a battente Minimal dell’azienda ungherese Kypa, Giampaolo Allocco Delineo design, realizza giochi di luce inaspettati. Minimale nei segni, rigorosa nelle dimensioni degli elementi, ha finiture piallate o levigate, con cromatismi denaturati e precisi. In legno massiccio certificato FSC. Linee semplici e moderne in contrasto con particolari accostamenti cromatici di tavole nelle diverse essenze che creano texture geometriche. Il telaio in legno massiccio è coordinato al pannello o in alluminio.

Eclisse Tel. 0438 980513 – ww.eclisse.it

Kypa Tel. 348 2203374 – www.kypa.eu

• Movimento silenzioso

• Equilibrio estetico

Scorrevole per interni ed esterni

Armonie di legno più vetro

Di Ponzi Ingressi Automatici la porta scorrevole automatica lineare per interni ed esterni. Il nuovo automatismo potente e silenzioso è completamente nascosto all’interno dei montanti strutturali, con un’altezza di soli 8 cm; la trave superiore è integrata nel rivestimento del meccanismo. Un prodotto particolarmente indicato per la compartimentazione interna che dona luminosità agli ambienti. Il sistema Ponzi Brio, inserito sul montante verticale a misura unica che lascia inalterato il telaio della porta, è inoltre in grado di movimentare ante esistenti del peso massimo di 50 kg.

Il modello Planar Glass della linea Square di Tondin Porte è una porta a montanti e traversi squadrati assemblati con vetro a filo. Ha stipite squadrato, legno laccato Ral 1013 opaco + vetro trasparente bronzo. L’impercettibile sovrapposizione di livelli si fonde con venature intersecate e dà vita a imprevedibili dettagli armonici e d’avanguardia. In questo modello il vetro diventa tutt’uno con gli elementi dell’anta dando l’impressione di un prodotto plasmato in un’unica materia.

Ponzi Srl Tel. 0545 76009 – www.ponzi-in.it

Tondin Porte Tel. 049 9425983 – www.tondin.it


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archistoria / Guya Bertelli, Marco Ghilotti

BBPR 100 la ricerca di un’Italia altra

Lodovico Belgiojoso architetto

“ Quando lavoravamo in quattro a un progetto eravamo come quattro muratori: Giangio predisponeva le fondazioni del muro, Aurel le pietre, io mettevo il cemento per tenerle insieme, mentre Ernesto reggeva il filo a piombo perchè il muro venisse su dritto” Lodovico Belgioioso

A

Milano due convegni internazionali e una mostra ricordano il contributo dello studio BBPR all’architettura italiana del XX secolo e la figura e l’impegno civile di uno dei suoi protagonisti. I quattro fondatori di BBPR sono quasi coetanei: Lodovico B. Belgiojoso e Ernesto N. Rogers nascono nel 1909, un anno dopo Enrico Peressutti, mentre Gianluigi Banfi nasce nel 1910. Il centenario della loro nascita è lo spunto dell’iniziativa. Dopo l’appuntamento inaugurale a Palazzo Reale con Vittorio Gregotti, Gillo Dorfles e Giuliano Banfi, il primo convegno presso la Facoltà di Architettura e Società del Politecnico di Milano è stato interamente dedicato a Lodovico Belgiojoso, mettendo in luce il contributo personale dell’architetto in seno alla produzione complessiva dello Studio fondato a Milano nel ‘32, le cui realizzazioni hanno inciso profondamente sulla produzione architettonica italiana distinguendosi per una continua ricerca nei principi della tradizione e dell’innovazione, nel rispetto del passato e in un rinnovato entusiasmo per il futuro. Per quanto la figura di ogni membro del Gruppo BBPR non possa essere disgiunta dal lavoro e dai risultati dello Studio, rilevante è stato il personale impegno civile e politico di Belgiojoso volto alla ricerca di un Italia “altra” dove “l’esistenza si scontra con le dubbie verità del Paese tradizionalista e lassista” (LBB); il suo coinvolgimento negli anni della Resistenza, a cui avrebbe fatto seguito la deportazione in Germania documentata da una toccante raccolta di scritti e disegni; il suo contributo nell’ambito dell’attività professionale contrassegnato da un instancabile interesse per un’architettura come costruzione non solo come immagine e la continua elaborazione culturale operata attraverso un reciproco confronto contribuendo alla trasformazione dello Studio in un “laboratorio culturale di grande attualità”. Molti i temi specifici sui quali si è concentrata l’attenzione e il contributo dei relatori, tra cui la ricerca urbanistica dalla città al territorio (Silvano Tintori, Giuliana Ricci, Alberico B. Belgiojoso) ove l’interesse rivolto alle tematiche della grande dimensione si fonde metodologicamente in un’attenzione ai tessuti territoriali più complessi superando limitazioni scalari; l’architettura e il confronto con la storia (Matilde Baffa, Sergio Crotti, Marco Dezzi Bardeschi), con il tema delle pre-esistenze che alimenta un filone mai interrotto nelle opere dei BBPR, autentiche cristallizzazioni di una continua riflessione sul passato, sulla città e sul loro costante colloquio con la modernità; il museo come narrazione tra rinnovamento e memoria (Aldo Castellano e Gianfranco Maris): in cui “l’architettura, contaminandosi con gli antichi reperti, riconosce la legittimità della propria tradizione” (Tafuri, Storia dell’architettura italiana 1944-1985, Einaudi); la tecnica e il rapporto con l’industria (Valerio Di Battista, Maurizio Vogliazzo, Giampiero Bosoni) ove l’interpretazione dell’opera in elaborazione consente di penetrarne la sua complessità funzionale e tecnologica; infine il personale contributo letterario e all’insegnamento, documentato da esperienze accademiche, scritti e poesie in cui si condensa la testimonianza drammatica della deportazione. Tale ricchezza di aspetti si è riflessa nel materiale allestito nella piccola mostra realizzata nell’ingresso della Facoltà di Architettura e lungo le pareti della stessa aula Rogers, sede del convegno, con lo scopo di trasmettere, attraverso una rilettura criticamente orientata, le tappe più significative di un lungo e complesso percorso, personale e collettivo, che possiamo oggi rileggere come uno spaccato della storia italiana del secolo scorso. Non una mostra sistematica ma l’avvio di un percorso di ricerca non solo sulla figura complessiva di Lodovico Barbiano di Belgiojoso. Entro una precisa prospettiva critica la mostra si è così articolata in tre itinerari paralleli tematicamente orientati, coniugando aspetti cronologici, tipologici e tematici: quello dedicato a Belgiojoso architetto, in cui alcune tra le opere più significative del Gruppo sono state esposte in sospensione nell’atrio della Facoltà, quasi a testimoniare quella “distanza critica” che sembra richiamare l'intervallo che le divide dalla contemporaneità e in cui l'identità del Gruppo travalica il profilo dei singoli autori; un secondo, sulla figura di Belgiojoso uomo pubblico, documentato attraverso

alcuni momenti significativi della vita dell’autore, sullo sfondo di vicende culturali e politiche che hanno scandito gli anni centrali della sua attività; infine il terzo, dedicato più propriamente alla figura di Belgiojoso in rapporto alla tragedia vissuta durante la deportazione, che può essere oggi interpretato come il prologo drammatico di una vicenda ritrascritta in prima persona attraverso gli schizzi e le poesie dell’autore, estrapolati dalla nota raccolta curata da Antonella Bisutti. Tale sequenza di immagini, pubbliche e private, scritti, progetti, piani, opere, è stata accompagnata infine dal video di Federico Brunetti Testimonianze, colloqui, Immagini, che ha visto la co-partecipazione, nella presentazione e cura iconografica, di Alessandro Brunetti, Giancarlo Brunetti e Gabriele Colombo.

Qui accanto. La mostra e un momento del convegno organizzati presso la Facoltà di Architettura e Società del Politecnico di Milano. Sotto. Morto sulla neve, penna e pennarelli su carta, cm. 31,6x22,4 (Raccolta Famiglia Belgiojoso)

Sotto. Colonia elioterapica, Legnano, 1938 (Archivio Studio Belgiojoso)


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IoArchitetto 30 - gennaio ‘10

cultural planning /

Il percorso dall’idea all’oggetto Il laboratorio di modellistica che ha visto la nascita di alcuni tra i più noti oggetti di design rivive nell’Archivio Giovanni Sacchi presso il MIL di Sesto San Giovanni

Il museo dell’Industria e del Lavoro

R

ealizzare modelli in legno per la creazione di stampi è, più che un lavoro, un’arte. Fatta di manualità, precisione ma soprattutto sensibilità e intelligenza verso l’idea originaria. Un’abilità che Giovanni Sacchi scopre presso la bottega Ceresa & Boretti, nella sua Sesto San Giovanni, dove nasce nel 1913, prima di trasferirsi a Milano, dove nel dopoguerra incontra Marcello Nizzoli e con lui entra in contatto con il nascente mondo del disegno industriale. Nella bottega di via Sirtori passano tutti i personaggi del mondo del design, tra cui Aldo Rossi, Achille Castiglioni, Ettore Sottsass e Marco Zanuso: è nel laboratorio che il disegno mostra la sua genialità e i suoi limiti una volta tradotto in modello tridimensionale. Le opportune correzioni lo porteranno a essere perfetto, come il prodotto finale. Sacchi ama il suo mestiere di modellista, che definisce il lavoro più bello del mondo. Negli corso degli anni passano tra le sue mani, in fase di modello, molti degli oggetti che hanno segnato la storia e il successo del design italiano, alcuni dei quali premiati con il Compasso d’Oro. Tra questi la Olivetti Lettera 22 del 1959, il telefono Grillo (1965), l’autobus Meteor (1970), la caffettiera Carmencita (1979), le posate Dry (1982). Nel 1998 l’ADI gli assegna il Compasso d’Oro alla carriera. Dopo la chiusura il laboratorio è stato donato alla città di Sesto San Giovanni e collocato all’interno del Museo dell’Industria e del Lavoro, nell’area ex Breda. Lo scorso ottobre, all’interno dello Spazio MIL (Museo dell’Industria e del Lavoro) di Sesto San Giovanni è stato inaugurato l’Archivio Giovanni Sacchi. L’esposizione si articola in più ambienti. La bottega, il luogo di lavoro originario, ricostruita con i numerosi attrezzi utilizzati nel suo lavoro. Quindi i macchinari e i tavoli: si è ricreato un ambiente di lavoro con intento didattico, per seguire il processo di realizzazione di un prototipo, completato da un’area attrezzata con macchinari moderni dove è possibile organizzare workshop di modellistica con docenti, studenti e professionisti. Ulteriori spazi sono destinati a ospitare attività espositive temporanee e incontri sul tema. L’archivio espone quindi artefatti e documenti di grande rilevanza per la storia del disegno industriale e dell’architettura, ordinati e consultabili online: www.archiviosacchi.it. Una full immersion nel mondo di Giovanni Sacchi, nella sua abilità nel dar forma alle idee, che sottolinea il ruolo fondamentale svolto dalla modellistica nello sviluppo della cultura del progetto.

A Sesto San Giovanni

I numeri dell’Archivio • 67 modelli di architettura • 366 modelli, prototipi pezzi in lavorazione di oggetti di design • 8000 disegni riguardanti 1000 progetti • 110 prodotti • oltre 9000 fotografie e filmati • 250 fascicoli con documenti • 1 ricca biblioteca L’Archivio è aperto tutti i giorni dalle 14 alle 17,30 esclusi sabato e domenica; per visite guidate dal martedì al venerdì e ogni primo sabato del mese dalle 9,30 alle 12,30

Frutto di un intelligente piano di recupero delle aree industriali dismesse e del piano di tutela degli edifici industriali previsto dal piano regolatore della città, lo Spazio MIL insiste su parte delle aree dove sorgeva la Breda Siderurgica, di cui sono state conservate e destinate a nuovo uso alcune delle più significative testimonianze: un grande maglio a vapore interamente in acciaio del peso di 15 tonnellate, costruito tra il 1910 e il 1920 e utilizzato fino alla fine degli anni Ottanta, la locomotiva Breda 830, la “lingottiera” e il carroponte, enorme argano su carrello installato su due binari sospesi a più di 10 metri di altezza che gli permettevano di trasportare rottami ferrosi lungo una superficie di 12.000 mq, spazio oggi trasformato in teatro all’aperto. Progettato dagli architetti Sarno e Cucinotta, lo spazio è dominato dalla torre centrale in vetro che collega la parte “antica” in mattoni con una più moderna in cemento e acciaio e qualifica simbolicamente il passaggio di Sesto San Giovanni da luogo di produzione industriale a luogo di produzione culturale e della memoria.

Sopra: modello di un particolare d'angolo per la nuova sede Banca Popolare di Bergamo nell'ex albergo Continental di Milano, Marco Zanuso, 1980 A destra: modello in legno di un pupazzo disegnato da Fortunato Depero per Campari, 1925 - 1986 Sotto: Archivio Giovanni Sacchi all’interno dello Spazio MIL a Sesto San Giovanni Foto Federico Pollini

Giovanni Sacchi nel laboratorio di via Sirtori a Milano Sotto: modello in legno con dime del telefono Grillo di Marco Zanuso e Richard Sapper per Siemens, 1965 Foto Federico Pollini

happyhour / marco penati

coppie famose


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archiartisti / daniela baldo

archilibri /

Comunicare con l’architettura Secondo Fabio Rotella l’architettura è uno strumento di dialogo. In quest’intervista ci spiega perché intende fare del suo lavoro una missione

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abio, parlaci della tua formazione Dopo essermi laureato a Roma, ho frequentato la Domus Academy con importanti professori come Branzi, De Lucchi e Mendini. Ed è stato proprio l’Atelier di Alessandro Mendini la palestra in cui ho plasmato il mio atteggiamento progettuale. Alessandro affronta il mondo della creatività a 360°, con un metodo di lavoro dal cucchiaio alla città. Un’altra figura fondamentale per la mia formazione è stato mio zio, Mimmo Rotella, un personaggio di grande forza che mi ha particolarmente influenzato. Infine, un altro intellettuale di riferimento è stato Pierre Restany, amico di famiglia nonchè mio docente alla Domus Academy. Tu sei un architetto eclettico. Quanto ritieni importante l’interazione tra arte, architettura, design, moda, fotografia? Il mio approccio trasversale fa sì che nei miei lavori ci sia un atteggiamento poetico, proprio perchè i miei progetti contemplano sempre tutte le arti. Un progetto di architettura è per me anche un progetto di grafica e di pittura e, viceversa, una fotografia è anche un progetto di architettura. Le arti applicate, infatti, sono sempre collegate; la chiave sta sempre nell’atteggiamento mentale verso il progetto. Recentemente sono stato invitato da una galleria di Reggio Emilia durante la settimana mondiale della Fotografia Europea con la mostra intitolata “Sex & War”, una ricerca artistica che interpreta il concetto di eterno attraverso il rapporto ancestrale dell’uomo tra due sentimenti opposti ma paralleli, l’amore e la violenza, l‘erotismo e la guerra, con 14 scatti fotografici rielaborati con diverse tecniche. Non amo i condizionamenti e questo mi ha portato, anche nel campo del design, a creare oggetti numerati, che perdono la loro funzione per entrare nell’artefatto, nel fatto-per-arte e non tanto per l’industria. Qual è a tuo avviso la responsabilità dell’architetto oggi? L‘importante in tutti i progetti è avere chiaro per chi lo stai facendo e, se possibile, dichiarare sempre qualcosa attraverso il progetto. Quel che costruisce un architetto dura a lungo e questa è una responsabilità. Oggi l’archistar è spesso autocelebrativo,

Architectural Diary 10 AA.VV. inglese-tedesco-spagnolo Braun Publishing AG 160 pp – 12,90 euro L’agenda perfetta per architetti e designer. Ogni giorno informazioni sui principali eventi del 2010 e notizie sugli avvenimenti del passato, con immagini delle più spettacolari realizzazioni architettoniche e di design del primo decennio del nuovo secolo. L'archittettura non è un Martini. Aforismi del moderno di Giovanni Longobardi Mancosu Editore 242 pp – 10,00 euro

FABIO ROTELLA

crea grandi sculture che perdono di vista le dimensioni del vivere, giocandosi così l’occasione di parlare al mondo attraverso l’architettura. C’è una grande attenzione nei confronti dei materiali ecocompatibili ma non rispetto all‘estetica: l’inquinamento visivo è pesante quanto l’inquinamento acustico e lo smog. In questo modo, forse, faremo delle case a emissioni zero, ma così brutte da intossicarci la vita comunque. Il tuo progetto del Giardino delle religioni e del dialogo a Gibellina è una materializzazione del mistero della teologia nelle diverse confessioni religiose. Quale messaggio intendi lasciare con questo progetto? Oggi la differenziazione del credo continua a rappresentare un problema planetario che genera incomprensioni e drammi gravissimi. Il linguaggio universale dell‘arte e la creatività sono due forti strumenti per dialogare sugli eterni dilemmi esistenziali creando un punto d’incontro fra

le diverse culture. Con questo progetto, che è l’emblema del mio modo di pensare, intendo offrire al mondo la possibilità di far convivere tutte le religioni. Planimetricamente, il parco è un fiore nei cui petali, rappresentati da piazze semicircolari, risiedono i simboli religiosi. I camminamenti, disseminati da opere create da artisti di tutto il mondo e di diversa fede, portano ad una torre situata al suo centro che riprende gli antichi totem. Inoltre, un grande anfiteatro accoglierà eventi culturali mirati allo scambio interculturale. Nonostante gli ostacoli politici, tecnici e culturali incontrati, il progetto è ora in fase esecutiva e la sua realizzazione verrà finanziata dalla Regione. Il valore di un progetto, tuttavia, non risiede nella sua realizzazione ma nel motivo che lo genera. Qui la mia più grande soddisfazione è stata quella di avere riunito i rappresentanti di tutte le più grandi religioni intorno a un unico tavolo.

Nato a Catanzaro nel 1963, architetto, Fabio Rotella vive a Milano, dove ha conseguito un master in Industrial Design e Management Design presso la Domus Academy di Milano e dove nel 1996 ha aperto il suo studio, occupandosi di architettura, design e di immagine aziendale coordinata. Ha lavorato per Swatch, Bisazza, McDonald’s, Centrale del latte di Milano, Absolut Vodka, AvonCelli. Tra i più recenti lavori di architettura la nuova sede di Banca Sella a Biella, un nuovo centro commerciale a Olbia e la vincita del concorso internazionale di progettazione per il nuovo aeroporto di Lamezia Terme. La sua ultima installazione artistica il Bosco di Pietra, 2009, giardini della Triennale

Le voci di architetti, da Le Corbusier a Wright, di scrittori e filosofi si rincorrono attraverso quasi due secoli, dalla fine del Settecento agli anni ‘70 del Novecento, attraverso 850 aforismi. I temi del costruire e dell’abitare, la luce e la forma, la funzionalità e l'arte si riflettono nei frammenti di pensiero di protagonisti dell’architettura.

Catherine Corman. Daylight Noir Raymond Chandler’s Imagined City di Jonathan Lethem, Catherine Corman Editore Charta Lingua inglese 128 pagg – 32,00 euro Dal porto di Malibu alla Union Station al Beverly Hills Hotel, dagli MGM Studios a Musso and Frank’s Grill. Le immagini in bianco e nero scattate dalla macchina fotografica di Catherine Corman ripercorrono i luoghi della Los Angeles dei gialli di Raymond Chandler. La geografia letteraria della sua immaginazione si muove all’interno di una città permeata di solitudine

La torre al centro del Giardino delle Religioni e del Dialogo di Gibellina

In basso a sinistra, "Tubi or not tubi": seduta formata da tubi in ottone cavi sovrapposti che si susseguono creando una luce dorata fino a diventare morbidi cuscini su cui sedersi; a destra, "Sex and War", 170x190 cm, opera fotografica esposta a Reggio Emilia durante la settimana mondiale della Fotografia Europea. Il simbolo del bambino dimostra che tuteliamo la nostra prole, il nostro futuro, ma lo facciamo con l’uso della violenza

Le dimensioni della luce tra cultura e tecnologia AA.VV. Editore Erco 268 pp – 39,00 euro 21 capitoli raccolti in tre sezioni dedicate alla qualità della luce, al suo rapporto con lo spazio e alla sua dimensione culturale. Ciascun capitolo analizza un aspetto della luce con testi, foto, immagini e disegni, passando dalla collocazione culturale e storica, alla progettazione, a casi esemplificativi. Un utile e prezioso esempio di cultura d’azienda per favorire comunicazione e comprensione tra installatori, tecnici, committenti e progettisti.

Milano. Verso l’Expo. La nuova architettura di Maria Vittoria Capitanucci Skira Editore 224 pp – 32,00 euro In vista dell’Expo 2015, Milano si avvia a diventare una città nuova, con opere disegnate da architetti italiani e stranieri che l’hanno eletta a laboratorio di progettazione metropolitana. Residenze, musei, spazi pubblici, centri commerciali, terziario avanzato, edifici religiosi e parchi qui riassunti e illustrati definiscono l’orizzonte di una città che sta cambiando.

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