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L’architettura di Studio Marc
La nuova sede Schüco a Padova
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La ri-scoperta di Dura Europos
Cave e paesaggio a Verona
Experience Finland a Firenze
www.ioarch.it
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Anno 5 - n°33 - giugno 2010 - euro 2,50 - Pubblicità: Font srl via Siusi 20/a 20132 Milano - tel. 02 2847274 fax 02 45474060 - pubblicita@fontcom.it - Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB Milano
Puraenergia
CARLO EZECHIELI INTERVISTA PETER ZUMTHOR
S
econdo alcuni autori "future oriented" - come Raymond Kurzweil, ispiratore della Singularity University (finanziata, tra gli altri, da Sergey Brin di Google), "serial sellers" come Jeremy Rifkin, o il convincente Jeremy Leggett, ex-leader di Greenpeace - il futuro, o forse il concreto presente, della produzione e utenza di energia è quello delle reti di micro-energia. Non più oligarchica produzione centralizzata, statale prima e poi privatizzata, ma anarchica e reticolare produzione in loco e distribuzione secondo logiche di funzionamento simili a quelle di internet. Poca energia, ma buona, dappertutto e in rete, basata su due criteri fondamentali: massima efficienza, corto raggio di distribuzione, e pertanto minori dispersioni, e altissima capacità di interconnessione attraverso le cosiddette smart-grids. E i centri di produzione? Come nella campagna pre-industriale tornano ad essere gli stessi centri di consumo. “Nodi” che spesso coincidono con edifici la cui anima architettonica però, trovandosi contesa tra quella di “casa” e quella di “centrale elettrica”, rischia di diventare la vittima preferita di una sorta di schizofrenia. Gli interventi si limitano principalmente all’applicazione, spesso a sproposito, di dispositivi. Come alla fine del XIX secolo le fabbriche erano un tema nuovo ed ignoto che - prima dell'epocale ammutinamento contro lo storicismo eclettico di architetti come Albert Kahn o di Sir Gilbert Scott - stentavano a trovare forma, così i nuovi edifici-centrali elettriche, nodi nel nuovo panorama delle smart-grids, stentano, anche se potrebbero, a trovare un linguaggio. La ricerca di una nuova forma di espressione rispetto a questi temi è una sfida aperta la cui soluzione potrebbe avere importanti ricadute nei prossimi anni, non solo per l’architettura. Carlo Ezechieli
La concretezza dei sogni Mendrisio: lectio magistralis di Peter Zumthor, premio Pritzker 2009 È l’occasione per incontrarlo e parlare della sua idea di Architettura
A
nni fa, qualche anno dopo la pubblicazione di progetti come la Cappella di Sumvtig e i padiglioni degli scavi romani a Coira, tra i primi lavori di Peter Zumthor acclamati a livello internazionale, ebbi la fortuna di assistere a una sua conferenza. Il contesto, notevole, era una chiesa sconsacrata di una cittadina nelle Alpi lombarde, e la presentazione, oltre alle bellissime architetture, era un’incredibile combinazione tra innovazione e tradizione, tra ordine e libertà, arricchita da numerosi riferimenti all'esperienza personale e al lato “artigianale” dell’architettura. Ora, dopo quasi vent’anni e numerosi premi, tra questi il Pritzker, il più prestigioso, Peter Zumthor non è cambiato, né
ARCHIGLOBAL / TANO LISCIANDRA
Better City,Better Life Tra propaganda interna e marketing internazionale, a Shanghai ci si interroga su un tema fondamentale: trasformate in megalopoli, le città sopravviveranno a se stesse?
L’
Expo occupa un’area di più di 5 milioni di metri quadrati disposta su entrambe le sponde del fiume Huangpu che divide tutta Shanghai in due zone: il Pudong, la zona est, che accoglie l’espansione più recente della città, e il Puxi, dove si trovano le concessioni internazionali e la città storica. Un ponte autostradale, battelli fluviali in continuo movimento e una linea di metropolitana dedicata, che per ora consta di due sole stazioni, collegano le due parti. Ciò non impedisce che si creino lunghe code agli imbarcaderi e alla stazione di accesso della metropolitana. D’altra parte sono non meno di 350/400 mila i visitatori, per lo più provenienti dalle provincie della Cina, che ogni mattina si presentano alle porte di ingresso dell’Expo e poi affollano il sito e i suoi padiglioni.
nell’approccio né nello spirito, anche se ancora più grande è la sua capacità di uscire dagli schemi e di tradurre sogni in opere concrete. Nella conferenza che si è tenuta lo scorso aprile presso l’Accademia di Architettura di Mendrisio, dopo l’ottima introduzione di Valentin Bearth, Zumthor ha sviluppato un lungo e coinvolgente racconto. Tre sole opere, tutte in corso di progettazione, minuziosamente descritte nel loro processo di composizione, che lasciano emergere un approccio inedito, dove studi e schemi concettuali, rappresentati con tecniche tipicamente artistiche, diventano uno strumento fondamentale di esplorazione e conoscenza. a pagina 3 >>>
INTERVISTA A MARIO CUCINELLA
Il virus del
cambiamento Mario Cucinella ci racconta gli aspetti fondamentali legati all’evoluzione tecnologica degli edifici
©foto Gaetano Lisciandra
Per l’Expo il governo di Shanghai e quello centrale hanno investito somme enormi: 5 miliardi di euro per la realizzazione di infrastrutture e altre opere complementari nell’area espositiva; 19 miliardi di euro in infrastrutture di trasporto e collegamento a Shanghai e nell’area metropolitana. In tre anni sono state realizzate nove linee metropolitane che hanno portato l’estensione complessiva della rete ad oltre 400 chilometri. Sei anni fa Shanghai aveva tre linee di metropolitana; oggi ne conta 12. a pagina 5 >>>
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ario Cucinella è senza dubbio uno dei protagonisti dell’architettura italiana e internazionale di questi anni. Il suo approccio alla progettazione è innovativo, scientificamente ed ecologicamente fondato, ricco dal punto di vista tecnologico, ma allo stesso tempo capace di una grande e consapevole libertà formale. Ha contribuito in modo sostanziale all’espressione di nuove soluzioni tecnologiche in forme architettoniche significative. a pagina 2 >>>
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Il virus del cambiamento >>> dalla prima pagina
In questi anni lei è stato autore di alcuni tra i pochissimi progetti “verdi” e sinceramente qualificabili come architettura: le sue sono “architetture sostenibili” o più semplicemente opere che esprimono la volontà di un’epoca in termini spaziali? Direi che cercano di sintetizzare una condizione di maturità, di guardare alla realtà contemporanea nel modo più lucido possibile, decantandola in una forma esteticamente significativa. Alla fine, non è altro che quello che l’architettura ha sempre fatto, anche in epoca pre–industriale. Oggi chiaramente abbiamo a disposizione nuovi strumenti, tecniche più complesse ed evolute, più conoscenze, e dobbiamo far fronte a nuove esigenze. Semplicemente l’attuale attenzione all’ecologia e all’ambiente, alla sostenibilità, ha ragioni strutturali profonde e non é né una moda né uno stile, come lo era ad esempio il post-modern degli anni ’80. Le smart grids, con la produzione e il consumo in loco di energia, come dicono Kurtzweil e molti altri, avranno un ruolo importante in futuro. Che posizione hanno gli architetti in questo scenario? Gli architetti saranno i protagonisti di questa svolta, questo perché c’è un profondo legame tra la forma degli edifici e la capacità di produrre energia localmente, soprattutto quando si utilizzano fonti rinnovabili. Sono gli architetti che hanno le competenze necessarie per integrare questi dispositivi all’interno delle strutture, sia dal punto di vista funzionale che formale, evitando che queste restino apparecchi applicati senza alcun criterio, generando danni visuali e ambientali. La questione delle reti di micro-energia rappresenta un passaggio epocale che lascerà dietro di sé tutto quanto è stato fatto finora. In tema di cambiamento Aurelio Galfetti, durante un’intervista di qualche mese fa, sosteneva, credo a ragione, che “progresso”è un termine che si tende a liquidare anche troppo facilmente. Sono assolutamente d’accordo, è fuori discussione che la qualità della vita oggi sia nettamente superiore a quella di decenni fa, basti solo pensare alla medicina. Non si tratta affatto di tornare al passato, ma piuttosto di trovare un equilibrio. Non credo sia necessario un radicale cambiamento di pensiero, mentre è fondamentale acquisire gli strumenti, vale a dire una coscienza necessaria per controllare una situazione che si è evoluta troppo velocemente, sfuggendoci di mano. Il tema vero è conoscere, e il cambiamento non è tanto questione di mutare gli strumenti quanto, semmai, di cambiare la mentalità: anche se è proprio questo l’ostacolo principale. E qual è il contributo degli architetti? È potenzialmente enorme. Se da un lato l’industria e l’imprenditoria sono condizionate dalla logica del profitto, e se i governi, incorporando il sentimento comune, resistono all’evoluzione, gli architetti in quanto soggetti che propongono innovazione sono gli unici portatori sani di cambiamento. Dopo un po’ anche il mercato risponde allesollecitazioni e, malgrado tutto, le proposte più convincenti finiscono per imporsi.
Quali vede come campi emergenti, in particolare rispetto all’architettura? Ci sono diverse aree. È un dato di fatto che il mondo professionale si sta evolvendo. Ognuno ha il suo stile e la sua filosofia, ma in un progetto di architettura diventa sempre più necessario incorporare figure disciplinari specializzate e nuove professionalità. In studio, ad esempio, abbiamo due persone che si occupano esclusivamente di energia. Non me ne occupo io personalmente, capisco ovviamente di cosa si tratta, ma il calcolo e lo sviluppo di questi aspetti è un lavoro meticoloso e complesso che richiede competenze specifiche. Chiaramente, poi, qualsiasi nuova idea deve essere diffusa, deve trovare un terreno fertile, è pertanto fondamentale anche l’aspetto della comunicazione. Ci sono infine situazioni, credo piuttosto pericolose, frequenti soprattutto nelle società di ingegneria, dove il contributo di un architetto viene considerato un servizio di consulenza né più ne meno come quello di progettazione dell’impianto idrico o di facility management. Questo, ovviamente, non ha alcun senso. Come si svolge il suo lavoro? Direi che ci sono due linee parallele: una di analisi del problema, con rilevamenti e con le prime indicazioni e valutazioni, e la seconda di lavoro creativo. Tendiamo inizialmente a mantenerle relativamente distinte, proprio per non rovinare una con l’altra. Poi, una volta
raggiunto un certo livello di maturazione, iniziamo a intrecciarle fino ad arrivare al progetto finale. Quali sono le sue influenze principali? Ho una certa diffidenza nei confronti dell’architettura fatta dagli architetti, tende ad essere troppo autoreferenziale, ovviamente non la ignoro ma direi che gli stimoli principali arrivano dall’osservazione dei paesaggi, da immagini, dall’architettura senza architetti di molte architetture tradizionali (non mi piace il termine “vernacolare”), come alcune che ho visto in Spagna, caratterizzate da un’identità assoluta con il paesaggio. E poi molto dal lavoro artistico, anche se l’architettura non è un problema di linguaggio ma di forma e di costruzione dello spazio. Infine apprezzo molto l’opera di autori non notissimi, ma grandissimi, come Jorn Utzon o il norvegese Sverre Fehn.
Nuova sede per uffici della società 3M di 10.300 mq a Pioltello. Vista nord-ovest. La forma e l'orientamento della struttura consentono un efficace controllo ambientale: il fronte sud presenta una serie di terrazze che offrono spazi ombreggiati; le altre facciate vetrate sono protette da particolari sistemi di ombreggiatura. Pannelli PV in facciata e in copertura, oltre a produrre energia conferiscono un aspetto tecnologico alla costruzione (©foto Daniele Domenicali).
Per concludere, la classica domanda: come definirebbe il suo lavoro in 30 secondi? …Ho coniato diversi slogan. Comunque si tratta di sensibilità, creatività e sostenibilità. Tra questi il primo è quello di partenza, la sensibilità è fondamentale anche nei rapporti tra le persone, la creatività richiede esercizio e sostanza, e infine le ricadute delle prime due sulla sostenibilità non devono essere di tipo prestazionale, ma profondamente emotivo. Carlo Ezechieli CSET, Centre for Sustainable Energy Technology nel campus della Nottingham University a Ningbo, Cina, 2006-2008. Diagramma del funzionamento estivo. L'edificio di 1.300 mq, che ha vinto il Mipim Green Building Award nel 2009, impiega numerose strategie ambientali. Un'ampia apertura superiore conduce luce naturale verso tutti i piani dell'edificio e contemporaneamente genera un "effetto camino" che favorisce la ventilazione naturale, mentre i pannelli radianti a pavimento utilizzano l'energia geotermica per riscaldare e raffrescare gli ambienti (courtesy MC A)
La forma del CSET si ispira alle lanterne in carta e ai tradizionali ventagli cinesi. La facciata si ripiega drasticamente dando origine a una forma dinamica. L'edificio è avvolto da una doppia pelle in vetro con motivi serigrafati che evocano gli edifici storici della zona (©foto Daniele Domenicali).
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La concretezza dei sogni >>> dalla prima pagina
Ed è in questa occasione che, grazie al coordinamento di Amanda Prada del Servizio Comunicazione e Conferenze dell’Accademia, abbiamo avuto occasione di intervistarlo. Peter Zumthor, come descriverebbe il suo lavoro? Passione, atmosfera, piacere di fare, piacere di avere dei sogni e di trasferirli in realtà. Di iniziare un progetto dove non c’è niente e di dare forma a un'idea. Comprendere e pensare al luogo e alla sua storia, che è fatta di tracce e di stratificazioni. E circa il luogo, credo sia una sorta di contenitore di storia e comprenderlo a fondo è un processo che non sempre dipende dall'intelletto.
PETER ZUMTHOR
L’Atelier Zumthor è un piccolo studio di architettura con circa dodici professionisti dedito alla produzione esclusivamente artigianale di architetture originali con l’obiettivo di creare un incontro tra le funzioni d’uso, la natura del luogo, l’accuratezza dei dettagli e l’eccellenza dell’esecuzione. La progettazione di ogni fase e dettaglio è realizzata o curata personalmente da Peter Zumthor (Basilea 1943, premio Pritzker nel 2009), che con i suoi collaboratori produce un numero limitato di edifici caratterizzati da integrità fisica e distintive qualità atmosferiche.
Pensando alla storia, alle stratificazioni e alla tradizione, quanto di questo si riversa nel suo lavoro? La tradizione é un riferimento importante, ma in genere prendo riferimenti che di volta in volta sono più utili rispetto al mio obiettivo. Ha parlato di passione, atmosfera, parole che forse trovano un legame con le sue numerose opere a forte connotazione simbolica: dalla cappella di Sumvitg, o al memoriale in Norvegia, attualmente in corso di realizzazione. Vorrei saperne di più sul suo approccio verso questi temi. Lavoro con la materia e con presenze fisiche e, un aspetto per me fondamentale è quando la materia diventa di più di quello che è, fino a trascendere la propria materialità. Credo sia un aspetto che accomuna tutti gli oggetti d'arte e alcuni di questi, alcuni dipinti, perfino alcune persone, riescono a trascendere la propria materialità fino ad acquisire un'aura. Quali sono state le sue influenze principali? Crescere in una casa dove era possibile fare tutto a mano, principalmente con
Qui e in copertina, Memoriale dei roghi delle streghe nel Finnmark, Vardø, Norvegia (2007 - in corso). A sud-est della struttura in legno, lunga 118 metri e con 91 luci, tante quante furono le persone bruciate come streghe a Vardø tra il 1598 e il 1692 dovrebbe sorgere un padiglione formato da 17 alti pannelli di vetro scuro e una copertura in acciaio. Nel sito, già luogo delle esecuzioni, vi sono i resti di una fortezza danese e una chiesa (foto Jan Sverre Ulle, comune di Vardø).
mio padre. Il bello è che quando avevo trent'anni di questo assolutamente non mi rendevo conto. Solo ora capisco quanto sia stato importante per me. Un'altra esperienza fondamentale è stata la frequentazione al corso di preparazione universitaria a Basilea, intorno al 1965. Tra i docenti c'erano molti allievi del Bauhaus. Il loro slogan sia all’inizio sia durante il corso era “niente a che fare con l'arte”. Al momento l’ho odiato con tutte le mie forze ma in realtà, attraverso un cammino che ai tempi trovavo noiosissimo, mi ha dato una struttura e mi ha insegnato a vedere. Anche in questo caso, solo a posteriori ho capito quanto sia stato fondamentale per la mia formazione.
Come si sviluppa il suo lavoro? Segue un metodo preciso? Ho un metodo che ho sviluppato in più di 30 anni di lavoro e che ha molto a che fare con la comprensione di ciò che sta intorno e l’ho trasmesso durante la mia esperienza di insegnamento, più che decennale, qui all'Accademia. Credo sia fondamentale conoscere se stessi. Per un architetto è importantissimo invecchiare maturando e mettendo a frutto un'esperienza che inevitabilmente si forma in un lungo arco di tempo. Le cose da sapere sono infinite e l'inizio della carriera di un architetto è sempre contraddistinto dal non sapere niente. Più si va avanti più si è consapevoli del valore dell'esperienza.
A questo punto della mia maturazione, sono diventato molto bravo nel guidare i ragionamenti, nel segnalare cosa non fare, nell’identificare i percorsi che non portano da nessuna parte e ad abbandonarli prima di perdere tempo ed energie, ad indicare una giusta sequenza di azioni e ragionamenti. In fin dei conti credo che nel mio atelier, il mio ruolo sia essenzialmente quello di formulare le domande giuste e di farlo in modo corretto. Per concludere: un consiglio per architetti alle prime armi Seguire con determinazione un talento …Seguirlo e svilupparlo senza avere fretta di adattarsi a situazioni contingenti.
La cappella Bruder Klaus a Mechernich, nella regione tedesca dell’Eifel (2000-2007) voluta da agricoltori locali in onore del loro santo patrono. Cinque pareti alte 12 metri, ognuna composta di 24 strati di calcestruzzo prodotto con sabbie e pietrisco del posto, è un distillato della filosofia di Zumthor: uno spazio intenso risultato di un pensiero profondo.
Flashalessandrobelgiojoso Questo non è un negozio. Installazione degli artisti berlinesi Michael Elmgreen e Ingar Dragset lungo la Hw 90 a Valentine, Texas. In vetrina pezzi della collezione autunno 2005.
Kolumba Museum, Colonia, 1997-2007. Dettaglio dell’interno. Esterno delle Terme di Vals, l’edificio che per primo ha reso famoso Peter Zumthor nel mondo. Dal 1996, anno dell’inaugurazione, 150.000 persone ogni anno visitano il paesino dei Grigioni.
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brevi / camilla morlacchi NEGLI USA VALE GIÀ 71 MILIARDI DI DOLLARI
AWARDS
IL MONDO CHE CAMBIA
Rivoluzione green building
Detail Prize 2011
L’Ikea s’illumina di led
Secondo le previsioni di EL Insights il mercato delle costruzioni “verdi” è destinato a salire a 173,5 miliardi di dollari nel 2015, con una crescita annua media del 19,5% favorita dalle prospettive di risparmio sui costi di esercizio e dagli incentivi governativi come il programma di riqualificazione degli edifici federali Recovery thorugh Retrofit per il quale sono stati stanziati 80 miliardi di dollari. Con la crescita del green market crescerà il tasso di qualificazione professionale degli addetti del settore delle costruzioni; aumenteranno gli investimenti privati in ricerca e sviluppo; gli edifici sostenibili diventeranno i più competitivi del mercato immobiliare. https://reports.environmentalleader.com/elinsights/
MERCATO MONDIALE DELLE COSTRUZIONI: L’ASIA SUPERA L’EUROPA
Gli scenari di Cresme Con un valore alla produzione di 1.611 miliardi di euro per la prima volta nel 2009 il mercato delle costruzioni in Asia ha superato quello europeo (1.560 miliardi). Complessivamente, l’analisi del nuovo studio di Cresme Ricerche per Federcostruzioni valuta in 4.531 miliardi il mercato mondiale (146 i Paesi analizzati) delle costruzioni, pari all’11,3% dell’output globale. Nel grafico le previsioni di andamento settore per settore. www.cresme.it
Il nuovo negozio Ikea di San Giuliano Milanese è dotato di tecnologie che porteranno a un risparmio energetico fino all’80% rispetto a magazzini tradizionali di analoghe dimensioni. Tra gli accorgimenti, un’illuminazione esterna interamente a led con apparecchi Ruud Lighting. Oltre ai vantaggi tipici di questa fonte luminosa, i micro-rifrattori ottici applicati direttamente su ogni singola sorgente led abbattono l’inquinamento luminoso controllando al 100% il flusso, indirizzato solo dove necessario senza alcuna dispersione verso l’alto.
Più categorie di partecipazione per il premio biennale organizzato dal magazine Detail e da Bau, la fiera dell’edilizia di Monaco di Baviera. Al primo premio per l’architettura si aggiungono premi speciali per l’uso esemplare del vetro e dell’acciaio, per l’interior design e la green architecture. Altre sezioni sono riservate agli studenti e alle aziende che operano nel mercato delle costruzioni. Montepremi complessivo di 20.000 euro, premiazione dei progetti selezionati da una giuria internazionale il 19 gennaio a Monaco in occasione di Bau 2011. Termine di iscrizione 16 agosto 2010. Documentazione completa su www.detail.de/detailprize2011 NEW BUSINESS
EDILIZIA SOSTENIBILE
Schindler Energia
Klimahouse Umbria
Schindler propone ai condomini di azzerare i costi di energia degli ascensori con l’installazione di pannelli fotovoltaici finanziati attraverso un mutuo, le cui rate vengono rimborsate dai ricavi del ContoEnergia sull’energia PV generata e ceduta al gestore della rete elettrica. L’unico limite è la disponibilità di spazio per l’installazione dei pannelli: occorrono 8 mq per produrre 1 kW. L’azienda, che propone contratti di manutenzione quinquennali, si occupa anche delle pratiche necessarie per avviare l’operazione. Il tutto è illustrato in modo comprensibile anche da condomini riottosi, purché provvisti di connessione Internet, su www.youtube.com/user/greenschindler
FIERE
Cersaie e la mela Quest’anno il manifesto di Cersaie, la più importante fiera al mondo della ceramica per l’architettura e l’arredobagno (a Bologna dal 28 settembre al 2 ottobre) è stato disegnato da Alessandra Parodi. Non più un’archistar per l’icona della manifestazione ma una studentessa della Facoltà di Architettura di Genova scelta tra i 123 elaborati partecipanti al concorso Beautiful Ideas, lanciato lo scorso anno al termine della conferenza di Michele de Lucchi Beautiful Minds pensando ai cambiamenti in atto e a nuovi modi di abitare il pianeta. La sintesi grafica sono 16 piastrelle verdi sovrastate da un picciuolo stilizzato: un giardino dell’Eden in ceramica. www.cersaie.it
PROVA SUL POSTO
SOCIAL HOUSING
Dall’8 al 10 ottobre a Bastia Umbra si rinnova l’appuntamento itinerante con Klimahouse, la manifestazione di FieraBolzano (qui in collaborazione con Umbria Fiere) dedicata all’efficienza energetica e alla sostenibilità in edilizia che ha la sua base a Bolzano. Obiettivo promuovere i concetti di risparmio (energetico ed economico) dell’edilizia sostenibile nel Centro-Sud Italia anche attraverso momenti di incontro e di confronto e visite guidate a edifici certificati CasaClima, da sempre partner scientifico della manifestazione.
Temporaneità accogliente
LECTIO MAGISTRALIS
SOM a Bologna
Presentato a EIRE il primo progetto concreto di nuova prefabbricazione edilizia sviluppato da RDB Casa con Caputo Partnership e Ariatta Ingegneria (v. IoArchitetto n. 26). L’opera, promossa dalla Fondazione Housing Sociale tramite il fondo immobiliare etico “Abitare Sociale 1” gestito da Polaris SGR, sorgerà a Milano, in via Ferrari: 210 unità abitative per un totale di 15.175 mq costruiti, per un valore complessivo di 12,8 milioni di euro. Meno di 850 euro/mq. Paolo Caputo si occuperà della parte architettonica. Nel render, la composizione delle residenze.
SOM, Skidmore, Owings & Merril LLP, ovvero 75 anni di architettura USA, 37 progetti premiati, 2 Architecture Firm Award dall’AIA, 9 sedi nel mondo. Tra le più recenti realizzazioni la sede di National Geographic e il terminal del Dulles Airport a Washington, il quartier generale di J. P. Morgan a New York o il Burj Khalifa (nella foto), attualmente l’edificio più alto del mondo, inaugurato a Dubai a gennaio. Sarà David Childs, presidente onorario di SOM, a tenere giovedì 30 settembre la Lectio Magistralis a Cersaie di quest’anno: l’architettura come ponte di unione tra il mondo delle idee e quello della realtà, di cui il management, inteso come capacità di mettere in pratica con successo le idee, è elemento-chiave.
Lo shuttle del vetro Immaginare le soluzioni scelte è una cosa, sperimentarle sul posto un’altra. L’azienda AGC Flat Glass ha creato per questo una flotta specializzata: truck attrezzati con una facciata a montanti-traversi su cui montare diverse configurazioni vetrate e valutarne l’effetto direttamente sul posto. Infatti lo shuttle AGC su richiesta raggiunge il sito dove sorgerà l’edificio, può posizionarsi esattamente secondo l’orientamento previsto e l’interno del telaio permette l’accesso (nella foto) per valutare atmosfera, resa colore e schermature che si andranno a realizzare. Per usufruire del servizio telefonare a IBP di AGC Flat Glass a Milano: 02.62690110. www.yourglass.it
DETRAZIONE DEL 55%
Del doman non v’è certezza La detrazione fiscale del 55% per la riqualificazione energetica degli edifici scade il 31 dicembre 2010 e al momento non c’è alcuna rassicurazione sulla proroga al 2013 proposta da Finco (la federazione delle industrie di prodotti, impianti e servizi per le costruzioni aderenti a Confindustria). Preoccupazione condivisa, dal momento che, secondo uno studio dell’ENEA, dall’introduzione della detrazione nel 2007 sono stati quasi 590.000 gli interventi che ne hanno usufruito, con un investimento totale di quasi 8 miliardi di euro e un risparmio energetico di oltre 4.300 GWh. E condivisibile per il bene dell’ambiente. www.fincoweb.org
Saie 2010, uno sguardo sul futuro L’innovazione come leva per ottimizzare le risorse e ridurre i consumi. A Bologna dal 27-30 ottobre
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ovità in termini di sistemi, prodotti, materiali, attrezzature e servizi per il mondo delle costruzioni. È questo il motivo che muove la stragrande maggioranza dei visitatori del Saie. Architetti, progettisti, costruttori visiteranno la fiera, quest’anno dal 27 al 30 ottobre, per cercare idee e soluzioni che possano migliorare la qualità, semplificare il lavoro, ottimizzare le risorse, ridurre i consumi. 15 prodotti, tra quelli presenti nell’edizione 2009, sono stati ritenuti emblematici delle tendenze che segneranno il futuro delle costruzioni. Eccoli. Per la sezione Recupero, i prodotti segnalati in termini di riduzione degli spessori, leggerezza dei materiali e integrazione di funzioni sono stati: ● Derbisolar, manto bituminoso con fotovoltaico in silicio amorfo di Derbigum ● OS2 infisso a taglio termico e sezione ridotta di Secco Sistemi ● Reoxthene Technology, membrane elastoplastomeriche impermeabili di Polyglass - Mapei Group
Spaceloft, tappetino isolante nanoporoso di Aktarus Group Triso-super 10, isolante riflettente multistrato di Actis Per la sezione Velocità e facilità di montaggio in cantiere, abbiamo: ● Easy, scala a elementi modulari di Engineering Solutions ● Optima, controparete in lana di vetro per isolamento termoacustico delle murature dall'interno di Isover - Saint Gobain ● Tettofacile, struttura modulare in acciaio zincato per coperture di Polimeni ● Verticalatore, macchina per allineamento pilastri con tecnologia top-down di CSP Prefabbricati Si sono distinte nella sezione Sostenibilità: ● Perliwall e Perlifence, sistemi per la realizzazione di pareti verdi verticali di Perlite Italia ● Ysobiowood, pannello in legno per coperture ventilate di Ysospecial ● Wall-Y, griglia a elevata resistenza per il verde verticale di Geoplast Per la sezione progetto integrato infine, tre prodotti la cui flessibilità d’uso non compromette il livello prestazionale: ● Modula, controparete in laterizio ad ancoraggio metallico di Laterizi Alan Metauro - Gruppo Ripabianca ● Scrigno, cancello motorizzato sospeso di Scrigno powered by Faac ● Tecu Solar System, superficie captante solare in rame per coperture di Kme I prodotti selezionati saranno premiati a SAIE 2010 e in esposizione in una mostra allestita al Centro Servizi. ● ●
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archiglobal / tano lisciandra
Better City, Better Life
>>> dalla prima pagina
Il tema dell’Esposizione Universale del 2010 è Better city, better life e cioè la qualità della vita nelle città dove ormai vive più del 50% dell’intera popolazione mondiale e dove sono concentrate le più importanti attività economiche. La tematica si estende quindi anche all’organizzazione e alla pianificazione delle città con un forte accento sull’innovazione tecnologica finalizzata alla riduzione dell’inquinamento e alla sostenibilità ambientale. Anche per questi motivi, le autorità politiche e i media sottolineano che il sito su cui sorge l’Expo era prima occupato da grandi acciaierie e da cantieri navali molto inquinanti che sono state trasferiti in più moderne aree industriali nei dintorni di Shanghai. Meno enfasi viene riservata alla demolizione di un certo numero di isolati residenziali che pure insistevano nell’area dell’Expo e al trasferimento degli abitanti ai quali è stato offerto un appartamento in altre zone periferiche della città o, in alternativa, una somma equivalente a 50.000 euro come contributo per l’acquisto diretto di una nuova abitazione. Lo smantellamento delle fabbriche e la bonifica del sito non risolve il problema dell’inquinamento globale. Meglio poco che niente, si potrebbe ribadire, ricordando che per il prossimo Expo di Milano, il cui tema è Nutrire il pianeta, si è invece scelto di utilizzare due milioni di metri quadrati di terreni ancora agricoli. Anche in questo caso si potrebbe dire, e si dice, che sono ben poca cosa per l’agricoltura. Duecento ettari, tuttavia, rappresentano un’azienda di dimensioni più che ragguardevoli per la pianura padana e comunque - se non altro - anche l’apparenza e il bon ton hanno la loro importanza e avrebbero dovuto consigliare scelte diverse. Torniamo però all’Expo di Shanghai per dire che l’affluenza di pubblico è enorme e che le stime di 70/80 milioni di visitatori
durare a lungo senza compromettere il cammino dello sviluppo. D’altra parte le megalopoli portano al collasso della città, troppo grandi e troppo estese per essere produttrici di ricchezza e di benessere. Se restiamo nell’ambito della metafora della città come organismo, tanto cara agli urbanisti di tutti i tempi e di tutti i paesi, e che anche qui all’Expo di Shanghai è stata largamente usata, potremmo dire che le megalopoli costituiscono l’obesità delle città, corpi troppo grandi e pesanti per le strutture e le reti nervose e idrauliche che le dovrebbero sostenere e far funzionare. L’Expo di Shanghai è dunque, a un tempo, un elogio della città - culla della “civiltà” - e una preghiera - laica e tecnologica, ma pur sempre una preghiera - per la sua sopravvivenza. Non sempre i paesi espositori hanno svolto il tema con pertinenza e la stessa organizzazione spaziale del sito - dove sarebbe stato molto bello realizzare, e quindi sperimentare, un campione di quella città migliore che dovrebbe migliorare la nostra vita - lascia molto a desiderare. Se così fosse stato questo Expo avrebbe forse potuto lasciare quel segno che altre Expo del passato sono riuscite a dare. Invece i padiglioni dei vari paesi espositori sono distribuiti senza regole apparenti in un sito organizzato su grandi assi stradali (di impianto, vogliamo dire, sovietico?) del tutto sproporzionati anche rispetto ai pur grandi flussi pedonali che li percorrono. Su tutto sovrasta una sopraelevata pedonale che non porta da nessuna parte e che non dà accesso diretto ad alcun padiglione né ad alcuna struttura di servizio e che, non essendo percorsa se non da rari pulmini elettrici che vanno avanti e indietro, altra funzione non sembra avere che quella di ombreggiare il sottostante asse stradale. Se guardiamo all’architettura dell’apparenza e dell’effimero, il
di cinque famiglie, una per continente. City being rappresenta la città come organismo vivente, a partire dalla celebre frase di L. Munford: “La principale funzione della città è di convertire potere in forma, energia in cultura, materia morta in viventi simboli artistici, riproduzione biologica in creatività sociale”. Urban Planet affronta il tema dei rapporti tra le città e la Terra alla ricerca di quale debba essere la strategia urbana per la sostenibilità. La risposta è che occorre conformarsi alla natura, secondo quanto afferma Lao Tzu nel Tao Te Ching, dal quale è stata presa la frase fondativa della sezione: “La regola dell’uomo è la terra; la regola della terra è il cielo; la regola del cielo è la ragione; la regola della ragione è intrinseca”. Ciò che resterà di questo Expo sono per me le emozioni provate attraversando nella semioscurità l’interno di questi padiglioni vibranti di oggetti, immagini fisse, immagini in movimento, suoni, rumori, vibrazioni. Arte, comunicazione visiva e sonora, informazione sono gli ingredienti di questi fantastici allestimenti capaci di far vivere, in quello spazio e in quel tempo un’esperienza unica, razionale e sensoriale, irripetibile altrove e non rappresentabile altrimenti. Questa mi è parsa la vera, grande novità di questo Expo di Shanghai che forse segna il tramonto delle icone plastiche, che pur con tutti gli sforzi non possono che mimare la dinamicità e la complessità e alla fine non rappresentano che se stesse, e l’avvio di un diverso modo di “esporre” le novità del nostro tempo che ha nella multimedialità il suo strumento di comunicazione, non più effimero di un padiglione usa e getta, non meno legato al tempo e al luogo dell’evento.
potrebbero anche essere confermate dai fatti. L’Expo di Shanghai è innanzitutto una manifestazione che si rivolge all’interno della Cina. Un grande, gigantesco spot per promuovere e rinforzare il messaggio (che peraltro per molti aspetti corrisponde al vero) che il popolo cinese ha lasciato alle sue spalle fame e subalternità ed è proiettato verso un futuro di prosperità e supremazia con tutte le carte in regola. Nel mentre parla al popolo cinese, l’Expo di Shanghai vuol far intendere a tutto il mondo che la Cina non è un colosso dai piedi di argilla ma che le sue ambizioni camminano su forti gambe, al tempo stesso potenti e veloci e che anche gli altri debbono stare al suo passo. Al di là della propaganda interna e del marketing internazionale, tuttavia, i motivi di apprensione non mancano. Lo stesso tema prescelto per l’Expo, Better city, better life, potrebbe essere rivelatore di una inquietudine profonda. La migliore qualità della vita urbana è per i cinesi una scommessa che deve assolutamente essere vinta. L’esponenziale crescita delle città, nonostante tutti gli sforzi messi in atto è un problema enorme dalla cui soluzione dipende, in buona misura, il futuro del grande Paese di Mezzo. I contingenti dei permessi di soggiorno nelle città, i limiti alla mobilità interna, le misure di polizia non potranno
padiglione della Gran Bretagna, una sorta di “riccio” tecnologico, ambientato tra dune desertiche, è di grande effetto comunicativo; composti e “culturalmente corretti” il padiglione della Finlandia e quello della Danimarca, accomunati dal colore bianco del rivestimento, ma tutto racchiuso su se stesso il primo a forma di grande tazza, e tutto estroverso il secondo, a forma di spirale. Una sorta di museo Guggenheim per biciclette. Molto divertente il padiglione olandese che inventa un paesaggio urbano fantastico, sospeso nell’aria. Il padiglione italiano si distingue dagli altri per la grigia eleganza, simile a quella dei delegati ministeriali e confindustriali, presenti il 2 giugno per la festa della Repubblica, tutti rigorosamente in completo di fresco lana grigio scuro, con giacca a tre bottoni e pantaloni a stringere, camicia bianca e cravatta di seta, in tinta unita, tono su tono. Molto bello invece, senza se e senza ma, l’allestimento interno curato dalla Triennale che mette in mostra con raffinata maestria comunicativa le eccellenze del Paese. Quello che più colpisce di questa Expo di Shanghai sono però le tre sezioni in cui è stato articolato il tema Better city, better life. Urbanian mette a confronto i modi di vivere la città nei diversi contesti culturali, rappresentando in contemporanea la giornata
In alto: a sinistra, l'Oriental Crown. Con una superficie espositiva di 100mila mq, il padiglione cinese è il più grande dell'Expo. Progettato da He Jingtang, direttore dell'Accademia di Architettura della South China University of Technology (foto ©Arch. Margherita Brianza); al centro, il meglio del design e della creatività nazionale nel padiglione italiano progettato dall'architetto Gianpaolo Imbrighi (foto ©Arch. Gaetano Lisciandra); a destra, Happy Street: il padiglione olandese disegnato dall'Arch. John Körmeling di Eindhoven presenta 26 casette distribuite su un layout a forma di "8" (numero che in Cina è considerato fortunato) di 5.000 mq (foto ©Arch. Margherita Brianza). Sotto, nelle due immagini: l'edificio (costato 190 milioni di dollari) che ospita tre dei 5 padiglioni tematici dell'Expo. Diventerà un museo permanente della città. Progettato dallo studio Kossmann.dejong di Amsterdam (con Hypsos di Hong Kong e l'olandese Reiner Tweebeeke per il lighting design), presenta il più grande spazio interno senza colonne al mondo, con una luce di 188 metri. Copre una superficie totale di 120.000 mq, ha una parete verde di 5.000 mq e una copertura fotovoltaica di 30.000 mq capace di produrre fino a 2,8 MW/anno di energia (foto ©Arch. Gaetano Lisciandra).
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progetto e realizzazione / nadia rossi
La casa di vetro a differenziale zero La progettazione di edifici a consumo ed emissioni zero è la mission del gruppo interdisciplinare deltaZERO. Obiettivo raggiunto sulle sponde del lago di Lugano
U
n edificio progettato per quattro anni e mezzo con la collaborazione di un gruppo numeroso ed eterogeneo di specialisti e realizzato in un anno e mezzo. Una visione ritenuta irrealizzabile e folle, tanto da spingere i progettisti ad autofinanziare la costruzione. Così è nato deltaZERO (differenziale zero), uno standard di costruzione in cui non c’è differenza tra produzione e consumo di energia. L’edificio di sette piani sito a Lugano in zona Paradiso sviluppa intorno a una struttura portante in cemento armato (corpo scale quale elemento controventante antisismico e colonne in cemento armato centrifugato), un involucro in vetro e acciaio: materiali perenni, dalle eccellenti caratteristiche termiche e di isolamento. I tre lati che si aprono sulla città e sul lago sono vetrati, mentre gli spazi accessori - scale e bagni - rivolti a sud, verso gli edifici vicini e la montagna, sono chiusi. I pannelli di vetro, con modulo di 3,20 x 2,70 m, sono elementi flessibili con caratteristiche diverse a seconda della funzione: quelli trasparenti sono in vetrocamera con doppia intercapedine di gas kripton; la visibilità dall’esterno nei bagni è limitata da una doppia serigrafia bianco-nera; una meccanica particolare garantisce la tenuta al vento per gli elementi scorrevoli, mentre quelli solari contengono pannelli in metallo ad alto potere assorbente, al fine di accumulare il calore utilizzato sia per l’acqua calda sanitaria sia per il riscaldamento. All’interno un sistema di ventilazione continua garantisce comfort ambientale in ogni stagione: l’aria fresca immessa è pre-raffrescata in estate e pre-riscaldata in inverno dal terreno grazie a un collettore terrestre. Il sistema di ionizzazione preleva l’aria dall’esterno, la filtra e la ionizza, mettendo in circolo per tutto l’edificio aria pura. La versatilità degli ampi open space, configurabili per mezzo di semplici pannelli in cartongesso, permette di creare spazi che rispondono a ogni esigenza individuale anche dopo la costruzione dell’edificio. I sistemi di approvvigionamento energetico e di domotica sono ubicati nel pavimento sopraelevato, concepito per soddisfare specifici requisiti acustici e architettonici. Il sistema di climatizzazione nonché gli impianti sono inseriti nell’intercapedine tra soletta e pavimento e garantiscono flessibilità d’uso. Le necessità energetiche dell’edificio sono soddisfatte dall’integrazione di diversi sistemi. Lo stabile sfrutta l’energia solare grazie all’inserimento di cellule
MARIA MAZZA STEFANO DE ANGELIS
Architetti da anni attenti all’equilibrio antropicoambientale e all’efficienza del sistema edificioimpianto nella realizzazione dei propri progetti, hanno creato il gruppo multidisciplinare deltaZERO, parallelo all’attività dello studio deAngelisMazza di Lugano, il cui fine è la realizzazione di edifici a consumo energetico ed emissioni zero.
DELTAZERO
Ubicazione Lugano Paradiso Progetto DeAngelisMazza e associati Superficie 1.460 mq Anno 2009
Alcune immagini dell’edificio deltaZERO a Lugano: sopra, pareti e pavimenti interamente in vetro rendono visibili anche dall’interno turtti i piani dell’edificio (vista esterna in basso a sinistra). Sotto, uno dei piani interni e, in basso, vista sul lago di Lugano.
fotovoltaiche e pannelli termici ad alto rendimento sia sulla copertura sia all’interno delle vetrate del fronte sud. Una termopompa reversibile collegata alla rete di pompe geotermiche con fori nel terreno fino a 130 metri di profondità, per un totale di 2,5 km di lunghezza dei tubi, garantisce la produzione di calore in inverno e di freddo in estate; l’energia elettrica necessaria al funzionamento degli impianti è prodotta dalla centrale fotovoltaica; uno scambiatore
di calore ad alta efficienza sull’impianto di ventilazione limita al massimo la dispersione energetica. Il tetto è isolato con pannelli sottovuoto che hanno un potere isolante dieci volte superiore a quello dei materiali tradizionali. Il risultato raggiunto è duplice: il fabbisogno energetico, limitato a 20 kWh/mq annui, è interamente compensato dalla produzione di energia solare.
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Direttore Carlo Ezechieli Direttore responsabile Sonia Politi Comitato editoriale Myriam De Cesco, Antonio Morlacchi Redazione Nadia Rossi, Marcela Velazquez, Alice Orecchio, Camilla Morlacchi Art Director Tuny Parrella, Roberta Basaglia Collaboratori Daniela Baldo, Alessandro Belgiojoso, Mara Corradi, Davide Crippa, Alessandro Ezechieli, Alice Gramigna, Nora Fumagalli, Marco Penati, Joe Zaatar, Mariella Zoppi © Diritti di riproduzione riservati.
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energia dagli edifici /
Abitare una centrale elettrica
GRAF
Una nuova soluzione architettonica per integrare l’impianto fotovoltaico all’edificio
Collaboratori: Marianna Guernieri, Guido Corbellini
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Impianti PV profilo economico di intervento: Graf S.p.A.
onostante l’architettura degli edifici industriali sia un campo di grande interesse per l’integrazione con sistemi fotovoltaici, le esperienze in tal senso sono rare, per di più limitate alla semplice applicazione di apparecchiature o impianti. Tutto ciò rappresenta una clamorosa perdita di opportunità sia dal punto di vista economico, sia progettuale. Mettendo in discussione l’approccio convenzionale, il progetto per la nuova struttura per le attività produttive di Graf parte dal presupposto di realizzare un edificio industriale capace sia di ospitare attività al suo interno, sia di produrre energia elettrica. L’impianto fotovoltaico in copertura permette infatti di generare, in modo pulito ed efficiente, una potenza di oltre 300KWp, più che sufficiente al normale fabbisogno di un centinaio di abitazioni. La necessità di contenere lo sviluppo in altezza dell’edificio (fissato per regolamento a 12,50 metri) e l’esigenza di garantire l’accessibilità in copertura ai fini della manutenzione e pulizia dei pannelli, hanno portato al disegno di una copertura a falde (o campate), inclinate di 11° verso Sud ai fini della massima esposizione solare. Le falde sono articolate in sequenza e sostenute da un esoscheletro composto da elementi “a forcella” in legno lamellare. Per ridurre il fabbisogno di energia primaria dell’edificio di oltre il 50% rispetto ai limiti di legge e poter beneficiare di ulteriori premi legati alla produzione di energia fotovoltaica, sono state utilizzate soluzioni impiantistiche avanzate, come pompe di calore geotermiche, combinate con un ottimo isolamento, ben superiore agli standard di legge, dell'involucro edilizio. Gli incentivi attualmente in vigore per la produzione di energia fotovoltaica e le soluzioni tecnologiche adottate permettono infine ritorni di investimento rapidi, non solo per quanto riguarda l’impianto fotovoltaico, ma per l’intero intervento. Dopo 200 anni di età industriale e 100 di petrolio diamo ormai per scontato che qualsiasi edificio sia un mostro assetato di energia, e che l’architettura sia irrilevante rispetto a obiettivi di comfort o efficienza, o non necessiti di particolare attenzione nei confronti delle componenti ambientali di base. Il nuovo edificio di Graf anziché consumare energia la produce, in modo pulito ed economicamente vantaggioso, il tutto è possibile grazie alla sua architettura, modellata dalla luce solare.
assobeton / gianluca menini
I 100 vantaggi del calcestruzzo Formazione, innovazione e rispetto delle regole per promuovere lo sviluppo dell’edilizia prefabbricata
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n occasione del suo XIV Congresso Nazionale Assobeton, Associazione Nazionale Industrie Manufatti Cementizi, aderente a Confindustria, presenta un documento che illustra i “100 vantaggi dell’edilizia industrializzata in calcestruzzo”. Dalle pavimentazioni ai pali per l’illuminazione stradale, dalle strutture alle tubazioni che portano l’acqua potabile: l’edilizia industrializzata in calcestruzzo è ovunque. Dalla resistenza all’uso continuato e agli agenti atmosferici, alla modulabilità di lavorazione e combinazione con altri materiali e tecniche costruttive, alla riduzione del consumo energetico e l’uso di materie prime a km zero, Assobeton rilancia con tono curioso e originale un “pacchetto” di vantaggi che invita a riscoprire questo tipo di tecnologia costruttiva. L'idea è quindi quella di promuovere il comparto illustrando i vantaggi di prodotto, partendo dalla considerazione che, sebbene i manufatti cementizi siano oggi ampiamente utilizzati, le loro peculiarità, alcune delle quali poco note, meritino di essere messe maggiormente in luce. Assobeton punta molto sulla formazione, con un costante aggiornamento riguardo alle normative di settore e alla luce dell'entrata in vigore anticipata del D.M. 14/01/2008 organizza, tra giugno e ottobre di quest’anno, cinque seminari tecnici in altrettante città d'Italia. Il presidente di Assobeton, Renzo Arletti (RDB) ha affermato che “il mercato dell'edilizia industrializzata tornerà a generare innovazione, sviluppo e profitti solo dopo aver subito una profonda trasformazione che dovrà coinvolgere l'etica professionale e il puntuale rispetto delle normative. Un circolo virtuoso grazie alla quale le aziende migliori possono eccellere sul mercato facendo in modo che la competizione si basi sulle elevate prestazioni dei prodotti e non più sulla loro economicità”. Fondata nel 1956, Assobeton comprende più di 1.100 imprese raggruppate in 11 categorie, per un totale di 27mila addetti e un volume d’affari di 4,2 miliardi di euro. www.assobeton.it
Progetto: Carlo Ezechieli/SEArch
Localizzazione: Nonantola, Modena Cronologia: 2009 - in corso di realizzazione Dati dimensionali: Superficie copertura: 2.800 mq Superficie edificata: 2.100 mq Potenza impianto fotovoltaico: 325 kWp
elementi distanziatori (eventuali) pennelli di copertura in lastre sandwich U<0.266W/mqK
strato isolante vetro cellulare sp. cm 10
pannelli di copertura in lamiera grecata adatta al fissaggio dei moduli FV. N.B. negli sporti di gronda i pannelli di copertura, anche privi di strato isolante, dovranno in ogni caso garantire una resistenza ad un carico simultaneo e concentrato di 1 o 2 persone per manutenzione moduli FV elementi strutturali in c.a. (tegoli)
riempimento con materiale isolante
scossalina di protezione
strato isolante min. cm 10
cappotto intorno ad elementi strutturali in aggetto per correzione ponte termico EPS cm 10 U<0.34W/mqK
Dettaglio della copertura, sostenuta da un esoscheletro in legno lamellare (immagine in alto) sulla quale verranno fissati pannelli fotovoltaici in grado di produrre energia sufficiente a soddisfare il fabbisogno medio di un migliaio di normali abitazioni.
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edilizia e ambiente / antonio morlacchi
L’insieme vale più
della somma delle parti
Presentato il primo sistema italiano di rating della sostenibilità basato sui criteri LEED. Uno strumento prezioso per tutti i progettisti e gli amministratori locali
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romosso nel 2008 dal Distretto Tecnologico Trentino insieme a 46 soci fondatori, Green Building Council Italia, da settembre 2008 socio di World GBC, conta già 400 soci: studi di progettazione, enti, istituzioni, aziende e società di servizi del mercato delle costruzioni decisi a promuovere in Italia il sistema di valutazione LEED® (Leadership in Energy and Environmental Design) della sostenibilità degli edifici. Il risultato concreto, frutto dell’impegno di più di 150 esperti organizzati in commissioni, è LEED 2009 Italia Nuove Costruzioni e Ristrutturazioni, primo caso al mondo di trasposizione, e non di mera traduzione, dello standard LEED® americano: 600 pagine per sviluppare un sistema di certificazione nazionale perfettamente allineato con le normative italiane e con il sistema
di misura internazionale. Il sistema di certificazione volontaria LEED nasce negli USA negli anni Novanta, si evolve al passo con l’innovazione nei materiali e nei sistemi di costruzione e, al contrario dei sistemi di certificazione energetica, valuta l’impatto ambientale complessivo di un edificio, dalla scelta del sito di costruzione fino alla sua fine-vita. Inevitabile la complessità del sistema, che si basa su alcuni indispensabili prerequisiti per accedere alla certificazione e poi si articola in sette diverse categorie di certificazione, per ognuna delle quali viene espressa una valutazione in punti. I criteri di rating adattati alle norme italiane e comunitarie sono severi quanto, e in taluni casi più di quelli americani. Applicabile a nuove costruzioni o a edifici esistenti, il sistema di rating prende in considerazione:
• la sostenibilità del sito, a partire dall’impatto del cantiere fino alla densità (risparmio di suolo) e alla vicinanza ai servizi; • l’efficiente gestione delle acque, sia a scopi irrigui sia per i consumi interni dell’edificio e nella gestione delle acque reflue; • l’impatto energetico e sull’atmosfera, con l’analisi dei flussi energetici globali in termini di risparmio (orientamento, isolamento) e di produzione di energia da fonti rinnovabili; • l’impiego di materiali e risorse e dunque il loro costo ambientale come risorse sottratte all’ambiente, trasporto, materiale riciclato e riciclabile, costi e impatto dello smaltimento; • la qualità ambientale interna che valuta la salubrità, il comfort, la luce naturale;
• l’innovazione nella progettazione, che è uno dei criteri più intelligenti in quanto tende a superare i limiti di qualsiasi attività normativa che non può che prendere in considerazione quanto già esiste attribuendo punti (fino a 6) a innovazioni di processo o di prodotto migliorative delle best practices. • Infine, la categoria “priorità regionale” premia la capacità del progetto di adattarsi al luogo. Strumento prezioso per tutti i progettisti, anche per chi non intenda sottoporre a certificazione l’edificio, futuro benchmark del mercato immobiliare, come ha ricordato Manfredi Catella di Hines alla presentazione di Milano, LEED 2009 Italia dovrebbe essere consultato da ogni amministratore locale che potrà facilmente integrarne i criteri nei propri strumenti di programmazione edilizia. Prossimi appuntamenti di presentazione a Roma il 23 settembre e a Bologna in occasione di SAIE. www.gbcitalia.org
Nelle immagini, due dei progetti italiani iscritti per la certificazione LEED: a sinistra, ITCLab, il centro ricerche e innovazione Italcementi presso il Kilometro Rosso di Bergamo, architetto Richard Meier; sotto, foresteria attigua alla struttura di Fabrica, centro di ricerca per la comunicazione di Gruppo Benetton a Villorba, Tadao Ando Architects and Associates, esecutivo e strutture Tecnobrevetti.
portoni industriali /
Scusimanonhocapitobene / nora fumagalli
Integrazione architettonica nei nuovi portoni Hörmann
Venti cm qui, venti cm là...
L’estetica della funzionalità
S
empre più spesso ai progettisti di edifici industriali e del terziario viene chiesto di tradurre nel progetto architettonico i valori dell’azienda e di raggiungere nuovi livelli di funzionalità a livello di involucro, impianti e sistemi. Un’attenzione che si traduce in progressiva riqualificazione del paesaggio e nel miglioramento delle performance energetiche: cambia poco nei costi di costruzione ma molto in termini
ALR Vitraplan: superfici a specchio complanari ai profili.
di risparmi sui costi di manutenzione e di esercizio di medio periodo. I portoni industriali di Hörmann presentano soluzioni adatte per entrambi gli aspetti, architettonico e funzionale, come le due novità premiate con il Red Dot Award 2010. I montanti particolarmente slanciati e i profili in alluminio di soli 65 mm di sezione avvitati lateralmente fanno di ASR 40, disponibile fino a dimensioni di 5x7 metri, la soluzione che meglio si integra con facciate interamente
vetrate. Il vetro doppio trasparente Duratec (26 mm) conferisce al portone valori di isolamento acustico R = 19 dB e di isolamento termico U = 3,2 W/mqK. Stesse caratteristiche di isolamento nella versione a specchio (colorazioni grigio o marrone) adottata per ALR Vitraplan. Qui la novità consiste nella collocazione complanare a filo della superficie esterna che nasconde il profilo del telaio e rende il portone un vero elemento architettonico dell’edificio.
ASR 40, il portone industriale che si integra con le facciate vetrate.
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a ingenui quali siamo ci stavamo scervellando, in questi giorni, per capire quale mai fosse la rivoluzionaria semplificazione burocratica che il DL 25/3/2010 n. 40 introduce in ambito di procedure edilizie. Manutenzioni straordinarie senza DIA con l’obbligo di elaborati grafici e relazione tecnica. L’unica differenza che riuscivamo a rilevare era il termine dei trenta giorni. Non ci sembrava così determinante risparmiare trenta giorni. Però poi abbiamo notato che l’astuto legislatore suggerisce ai cittadini di farsi la manutenzione straordinaria fai-da-te e di denunciarla in corso di esecuzione. Conviene. Costa probabilmente solo 86 euro. Probabilmente, perché come al solito non c’è nulla di certo. La sanzione di 258 euro per mancata produzione della relazione tecnica “può” essere ridotta di due terzi. Provate a pensare a tante sciure Maria che si susseguono in un palazzo ottocentesco in muratura portante rosicchiando venti centimetri qui, venti centimetri là per inserire il piatto doccia, la nicchia con le mensole in vetro per gli Swarovski, la cucina della Scavolini che accidenti non ci sta. Uè, quei metriquadrati di muri li han pagati come fossero liberi… cosa vuoi che siano venti centimetri? La competenza tecnica, in Italia, semplicemente è superflua.
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studio del mese / alice gramigna
Progettare è anche negoziare Si sono incontrati al Politecnico di Torino: uno, Michele Bonino a Torino ha tutte le sue radici; l’altro socio di studio, Subhash Mukerjee, è nato in India. Sono uniti dalla grande passione del fare. Tengono i piedi ben piantati per terra, ma il loro obiettivo professionale guarda lontano.
M
arc. All'orecchio suona come il nome di un ragazzino; se lo leggi, lo pronunci correttamente in qualsiasi lingua. Ma chi è Marc? Marc è MARC, ovvero una "emme", lettera iniziale di Michele (Bonino) ma anche del cognome di (Subhash) Mukerjee, e "arc" per architetti. Bonino e Mukerjee hanno dato vita a un giovane studio. Sede a Torino ma obiettivo puntato sul mondo. Il doppio interesse per il locale e il globale, l'attaccamento alla realtà della provincia torinese e la curiosità per le dinamiche di sviluppo internazionali è la chiave di lettura per comprendere il lavoro dello
Oggi lo studio, invitato al Padiglione Italia alla prossima Biennale di Architettura a Venezia, è formato da nove persone, due soci e sette giovani collaboratori. Oltre ai molti progetti sul territorio, Marc si occupa di ricerca su realtà lontane: Bombay, ad esempio, è stato oggetto di un workshop alla Biennale di Rotterdam nel 2009, mentre in Brasile e in Romania sono in fase di avvio incarichi progettuali. Chiediamo: "Ma cos'è l'architettura oggi, secondo voi?" "L'architettura ha un rilevante ruolo sociale ed è essenzialmente uno strumento negoziale", rispondono convinti i due
vecchi. I tre grandi ambienti centrali dell'appartamento sono stati esaltati, scoprendo la continuità di ricchi soffitti decorati in legno, mentre nuove funzioni (due bagni, una stanza/vasca da bagno, una lavanderia, una stanza da letto, uno spogliatoio) sono state racchiuse all'interno di tre densi volumi di altezze diverse. Il contrasto fra nuova architettura e ambienti antichi è stato attenuato trattando tutte le pareti allo stesso modo, con intonachino ruvido, senza soluzione di continuità. I volumi nascono così dai muri esistenti, invece di presentarsi come oggetti estranei. Il ruolo di architetto-
altro intervento degno di nota: una Villa Urbana nel centro storico di Torino. L'idea è stata quella di trasformare un basso fabbricato, stretto nella densità cittadina, in una casa isolata. Il progetto (redatto insieme allo studio Maat architettura) parte dalla demolizione dell’intera facciata interna: con un profondo scavo di collegamento fra il piano del cortile e il piano inferiore della casa, il cortile discende in un pendio gradonato fin dentro l’edificio, formando un paesaggio continuo e conferendo a una villa torinese proprio ciò che non può mancare: la collina.
STUDIO MARC MICHELE BONINO
Nato a Torino nel 1974, studia a Torino e a Barcellona, dove nel 1999 lavora nello studio di Oscar Tusquets. Dal 2001 svolge attività di progettista insieme allo studio Coex, di cui è tra i fondatori. Partecipa alla Biennale di Venezia nel 2004 (Notizie dell’interno) ed è finalista del concorso internazionale di architettura per la stazione di Alta Velocità di Firenze (capogruppo Carlos Ferrater, 2002). Nel 2006 fonda MARC insieme a Subhash Mukerjee. È docente e ricercatore presso il Politecnico di Torino.
SUBHASH MUKERJEE
Nato in India da madre italiana e padre indiano, si trasferisce a Torino dove compie parte dei suoi studi. Negli anni di formazione viaggia tra Hong Kong, Oslo e Harvard. Partecipa alla Biennale di Venezia del 2004 (Notizie dell'interno). Nel 2001 è tra i fondatori dello studio Coex. Dal 2003 al 2006 lavora insieme a Martina Tabò e nel 2006 fonda MARC con Michele Bonino. È titolare di corsi di progettazione nell'ambito del progetto USAC Italia.
Qui a sinistra, l'interno dell'abitazione privata di Subhash Mukerjee in un palazzo della fine del XVII secolo a Torino, ristrutturata dallo studio MARC. Rilevante la scelta di lavorare su un gioco sofisticato di elementi vecchi e nuovi. I tre grandi ambienti centrali dell'appartamento sono stati esaltati, scoprendo la continuità dei ricchi soffitti decorati in legno.
studio Marc. Torino è il nodo che ha intrecciato i fili delle loro esperienze. Per Michele il capoluogo piemontese è anche città natale, Subhash invece nasce in India ma a pochi mesi dalla sua nascita la famiglia si trasferisce a Torino. Nelle aule del Politecnico torinese i due si incontrano e cominciano a collaborare in diversi progetti. Appena laureati, nel 2001, insieme a due amiche e colleghe formano lo studio Coex, che si fa notare alla Biennale di Venezia del 2004. I tempi non sono ancora maturi e tensioni interne ne provocano lo scioglimento. Tre anni dopo Bonino e Mukerjee si ritrovano e la stessa passione per l'architettura, che pure nel passato aveva provocato qualche incomprensione fra loro, si trasforma nel collante per il nuovo progetto Marc.
architetti. Per loro affrontare un progetto, su qualsiasi scala, richiede la capacità di accogliere diverse istanze facendole coesistere in un sistema organico. Emblematici di questo modo di vedere sono la ristrutturazione della nuova casa di Subhash e il progetto realizzato nell'abbazia di Novalesa. L'abitazione di Subhash, in un palazzo della fine del XVII secolo, ha richiesto una ristrutturazione completa, per adattarsi all'uso “intensivo” della famiglia, diventata numerosa. Ma può una casa essere “calda”, come richiede la famiglia, senza perdere chiarezza distributiva, può essere “accogliente” restando allo stesso tempo razionale e flessibile? L'accordo "cliente-architetto" è stato risolto qui rinunciando ad ossessioni formali e lavorando su un gioco sofisticato tra elementi nuovi e
mediatore è la chiave del successo anche dell'allestimento del Museo archeologico di Novalesa, del 2009. All'interno dell'Abbazia dell’VIII secolo vi era la necessità di introdurre un percorso museale che valorizzasse i reperti storici contenuti senza interferire con la vita e il lavoro dei monaci. I soggetti interlocutori in questo caso erano molti e difficile conciliare le differenti istanze. L'idea di focalizzare l'intervento sulla definizione di un percorso chiaro e unitario attraverso ambienti eterogenei, senza l'arroganza di voler imporre un nuovo segno riconoscibile sottraendo leggibilità agli ambienti originari, ha permesso di soddisfare la committenza lasciando spazio ai progettisti sugli aspetti linguistici dei materiali. Dall'attenzione particolare alle esigenze del cliente nasce un
Collaboratori Lucia Baima, Cristina Cordeschi, Mi-Jung Kim, Alberto Lessan, Cinthya Luglio, Jelena Pejkovic, Francesco Strocchio Speaker al XXIII Congresso Mondiale degli Architetti UIA, Torino 2008, lo studio è stato invitato a esporre nel 2009 alla Royal Academy of Arts di Londra. www.studiomarc.eu
Sopra: sezione di progetto della Villa Urbana di Torino. In basso: sequenza della trasformazione attuata dallo studio MARC in collaborazione con Maat Architettura. Risultato: una Villa Urbana in cui edificio, cortile e gradoni formano un paesaggio continuo.
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nuove soluzioni residenziali / nadia rossi
Classe Oro a Milano Primo edificio plurifamiliare a ottenere l’ambita certificazione energetica CasaClima Type A è il risultato di virtuose sinergie architettoniche e industriali
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i caratterizza per il linguaggio contemporaneo e minimalista l’edificio residenziale Type A, progettato dallo studio associato d’architettura itredì e realizzato in via Mazzali, nella zona nord-est di Milano. L’edificio sorge su un basamento rivestito in pietra che ospita i box, si sviluppa per sei piani fuori terra ed è facilmente identificabile dal colore rosso carminio dei pannelli che lo rivestono, scelti per la facile manutenzione e per la forte resistenza a danneggiamenti e agenti inquinanti (polveri, piogge acide ecc). Il nucleo dell’edificio è compatto e avvolto su tutti i lati da profonde logge continue per minimizzare le dispersioni termiche. Sulle logge si proietta lo spazio interno degli alloggi grazie ad ampie aperture. La scelta dello sviluppo in altezza (e non in aderenza agli altri edifici) amplia la vista sulla città e verso gli spazi verdi antistanti e contribuisce al risparmio energetico: nella stagione invernale i guadagni solari diretti sono massimizzati, mentre in quella estiva le logge proteggono gli interni dall’irradiazione zenitale. Un corpo indipendente, rivestito dello stesso materiale del basamento e collegato all’edificio tramite un sistema di passerelle vetrate, contiene le scale e l’ascensore. Le strategie energetiche adottate, frutto di un approccio progettuale sinergico tra le diverse figure professionali coinvolte e articolate in soluzioni di contenimento dei consumi, di autoproduzione e di controllo delle condizioni climatiche interne, collocano l’edificio in Classe Oro per rendimento energetico complessivo, come certificato dall’agenzia CasaClima che ha applicato i suoi protocolli di verifica in tutte le fasi del cantiere. L’involucro perimetrale ha ripreso il concetto delle murature a cassa vuota: la chiusura verticale ha uno spessore totale di 50 cm ed è formata da strati di laterizio, isolante e da una camera d’aria di 14 cm che contribuisce al comfort termico e permette il passaggio delle componenti impiantistiche. L’involucro è un cappotto di lana di roccia di 12 cm di spessore: l’isolamento avvolge l’edificio senza alcuna discontinuità attraverso un raccordo termoisolante che separa la struttura dell’edificio da quella dei balconi. Le facciate sono rivestite da pannelli architettonici Uni Colours rosso carminio Trespa Meteon di Inpek. Contribuiscono all’isolamento i serramenti in
legno lamellare di abete con vetrate isolanti basso emissive a doppio vetrocamera con interposto gas nobile, protetti da da scuri esterni scorrevoli in legno. Di Trespa anche i pannelli prodotti ad hoc per la realizzazione delle schermature mobili esterne di logge e balconi, che caratterizzano formalmente l’edificio contribuendo ulteriormente alla riduzione dell’apporto solare diretto. Per l’approvvigionamento energetico dell’edificio sono stati usati impianti che utilizzano fonti rinnovabili: il solare termico (costituito da 12 pannelli installati in copertura su telai inclinati di 45°) che, abbinato a un bollitore a condensazione, produce acqua calda sanitaria; un impianto fotovoltaico di 22,5 mq che fornisce energia elettrica da destinare alle parti comuni. L’edificio è riscaldato e raffrescato attraverso un sistema radiante a pavimento che, abbinato a un sistema di deumidificazione, garantisce in estate il controllo igrometrico e ottimizza il microclima degli alloggi. Un ottimo livello di comfort abitativo è assicurato dal sistema di ventilazione meccanica controllata VMC Italia presente in ogni appartamento, con uno scambiatore di calore centralizzato che provvede al recupero termico trasmettendo il calore dell’aria di scarico all’aria fresca filtrata in entrata senza mischiare i due flussi.
Qui a destra, l'edificio Type A realizzato in via Mazzali nella zona nord-est di Milano. Il basamento, sul quale si sviluppa la costruzione di 6 piani, è rivestito di pietra e ospita i box. Come si vede nella pianta, pubblicata nella pagina a fianco, un corpo indipendente, rivestito dello stesso materiale del basamento e collegato all'edificio tramite un sistema di passerelle vetrate, contiene le scale e l'ascensore. Il nucleo dell'edificio è compatto e avvolto su tutti i lati da profonde logge continue per minimizzare le dispersioni termiche.
Inpek, facciate belle e resistenti Pannelli Trespa Meteon a prova di danneggiamento e agenti inquinanti Disponibili in grandi formati e una vasta gamma di colori, effetti e finiture, i pannelli architettonici Trespa Meteon di Inpek, composti da resine termoindurenti rafforzate in modo uniforme fino al 70% da fibre a base di legno, mantengono inalterato il loro aspetto per lunghi anni. Per lavorabilità e stabilità dimensionale sono paragonabili al legno. Belli e versatili, resistenti agli urti e agli agenti atmosferici, con un’eccellente reazione al fuoco, sono particolarmente indicati per applicazioni verticali, come il rivestimento di facciate o balconi e una vasta gamma di applicazioni per esterni. Infine, possono contenere fino al 10% di materiale da riciclo e sono a loro volta riciclabili al 100% (l’azienda è certificata ISO 14001). Nella casa di via Mazzali sono stati utilizzati pannelli Uni Colours rosso carminio, mentre per i frangisole in colore legno naturale che avvolgono l’edificio, valorizzandone l’estetica, l’azienda ha provveduto ad una lavorazione ad hoc su disegno dello studio itredì. Inpek è partner dell’agenzia CasaClima. www.inpek.it
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FRANCESCO DOLCE GIORGIO CARIZZONI
Si laureano in architettura al Politecnico di Milano dove fondano nel 1997 lo studio associato d’architettura itredì che si occupa di progettazione architettonica sino alla scala di dettaglio. Da anni lo studio pone particolare attenzione ai temi dell’efficienza energetica. Dal 2000 Francesco Dolce è docente a contratto di progettazione esecutiva al Politecnico di Milano.
A fianco, sezione e dettaglio delle fioriere e dei frangisole, ricavati con lavorazione ad hoc da pannelli Trespa di Inpek, delle logge coperte che caratterizzano l’edificio.
Type A
Ubicazione via Mazzali, Milano Committente Edifici Evoluti Bertelli Periodo di costruzione 2007-2009 Superficie area 658 mq Progetto architettonico Studio Associato d’Architettura itredì, Arch. Francesco Dolce, Arch. Giorgio Carizzoni Collaboratori Arch. Silvia Bonfiglio, Ing. Andrea Fantoni, Arch. Valentina Longhi, Arch. Daniele Garavaglia, Arch. Denis Moioli, Geom. Laura Longo Progettazione integrata Strutture Studio Ing. Merlo Impianti ABProject e Vmc Italia Impresa Bertelli Costruzioni
VMC, controllo dell’aria I vantaggi di un sistema meccanico di ricambio d’aria dimensionato sulla volumetria dell’alloggio possono essere descritti in termini di comfort, con una qualità costante dell’aria, sempre fresca anche quando l’abitazione è chiusa da giorni; cresce anche il comfort acustico perché il sistema permette di mantenere chiuse le finestre isolando gli ambienti dai rumori dell’esterno; igiene, riducendo l’umidità, causa di muffe, i cattivi odori e gas dannosi alla salute come il radon, spesso presente nei materiali da costruzione; e risparmio energetico, dal momento che viene garantito un ricambio d’aria costante senza disperdere calore. In via Mazzali è stato adottato il sistema a doppio flusso, in cui l’aria viziata estratta confluisce in un ventilatore, installato sul tetto, dotato di scambiatore di calore ad alto rendimento (90%) che cede il calore all’aria pulita, filtrata e reimmessa.
La targa CasaClima Risalgono agli anni Ottanta le prime forme di promozione di misure per il risparmio energetico da parte di Provincia di Bolzano e Comuni dell’Alto Adige e del 1992 è il primo progetto di certificazione energetica ideato da Norbert Lantscher, direttore dell’Agenzia CasaClima, costituita ufficialmente in Srl nel 2006 e dal 2009 interamente della Provincia di Bolzano.
Agli altri vantaggi della ventilazione meccanica controllata si è così aggiunto un contributo importante al conseguimento della elevata Classe A di certificazione dell’edificio.
Dal primo certificato energetico di classe A rilasciato nel 2002 ad oggi sono più di duemila (di cui 56 in classe Oro) gli edifici certificati dall’Agenzia CasaClima. Nata su base volontaria, la certificazione, che prevede numerosi calcoli e controlli in cantiere e che fornisce una doppia valutazione, di efficienza energetica dell’involucro e di rendimento energetico complessivo dell’edificio, è stata via via adottata come standard da Comuni non solo altoatesini.
VMC Italia, Via Vienna 16 - 24040 Zingonia (BG) Tel. 035 4820689 - Fax 035 4811579 info@vmcitalia.it www.vmcitalia.it
Anche dove sono previsti criteri di certificazione diversi, come il metodo Cened per la Lombardia, chiunque può richiedere all’Agenzia CasaClima
una certificazione ulteriore, come nel caso di Type A, certificato in classe A per l’efficienza dell'involucro (fabbisogno di calore per il riscaldamento di 24,54 kWh/m 2) e in classe Oro per l’efficienza energetica complessiva della macchinaedificio, con un fabbisogno globale al netto dell’energia autoprodotta da fonti rinnovabili di 29,54 kWh/m 2 e emissioni di 2 kgCO 2 /mq.
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progetto del mese /
Architettura e tecnologia per la Sintesi di ricerca compositiva, efficienza energetica e comfort, l’edificio contribuisce a riqualificare la zona industriale alla periferia di Padova
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ealizzare una nuova sede capace di dare l’immagine di un’azienda in crescita e che si pone come riferimento tecnologico per soluzioni estetiche e funzionali destinate agli edifici in un’ottica di salvaguardia del pianeta. Questo è stato l’incarico che, individuato un fabbricato da riqualificare nella zona industriale di Padova, Schüco ha affidato agli architetti Renato Bredariol e Marco Bonariol dello studio B+B Associati di Treviso. Il proposito di recuperare un complesso esistente piuttosto che realizzarne uno ex novo è stato dettato anche dalla scelta di non consumare nuovo territorio. Il contesto è la zona industriale di Padova, che pur non essendo tra le peggiori d’Italia è scandita da una successione di edifici industriali, costruiti sul finire degli anni Ottanta, scadenti sia sotto il profilo architettonico sia dal punto di vista dell’efficienza energetica. Un non-paesaggio che certo non poteva essere fonte di ispirazione per il progetto e che ha così determinato scelte progettuali “introverse”, in cui le varie parti costruite hanno il loro fulcro in uno spazio verde che si apre sull’ingresso, ricavato tra il nuovo corpo direzionale/espositivo affacciato a est e il capannone esistente, schermato da un lungo muro curvo in calcestruzzo armato che si contrappone agli spazi espositivi a doppia altezza. Il nucleo pensato pertanto è un vuoto, un’area verde che diventa elemento di dialogo tra i volumi costruiti, resi permeabili dalle pareti vetrate. Il dinamismo di linee, percorsi e rapporti tra le parti persegue l’obiettivo di trasmettere un’immagine “viva” e in evoluzione dell’azienda, stabilendo rapporti visivi sempre diversi tra interno/esterno, tra interno/interno, tra luoghi di lavoro e spazi di pausa. Due segni forti caratterizzano il progetto: il lungo percorso trasversale al primo piano parallelo al fronte est in cui si innestano e rapportano le varie parti e che si conclude in un bow-window che emerge dal fronte sud. A questo asse si contrappone, intersecandolo, il lungo setto curvo in calcestruzzo armato facciavista che racchiude lo spazio verde, scherma il capannone, diviene l’affaccio del ristorante aziendale e dell’ala ad uffici superiore. Raggiunto il fronte principale, il setto si piega verso nord a formare un angolo acuto che, con una pensilina triangolare a sbalzo, inquadra la facciata a due livelli del blocco uffici ristrutturato; un’ampia passerella vetrata collega questo volume con il nuovo corpo direzionale a tre piani rivestito con pannelli Trespa che contengono e incorniciano la facciata sporgente a due livelli degli uffici
dirigenziali. Il nuovo blocco costruito è la somma di due volumi che si compenetrano: i loro slittamenti in pianta e in alzato determinano le doppie altezze della reception e dello showroom. Un rivestimento in lamiera ondulata unifica i nuovi corpi con quelli esistenti con la sola eccezione dell’alto volume del nuovo magazzino automatizzato in colore grigio scuro. Efficienza energetica I capannoni sono stati oggetto di un intervento di ripristino limitato, con la rimozione del tetto in amianto e l’installazione in appoggio in copertura (con inclinazione di 6°) di 3.570 pannelli fotovoltaici, per una superficie di 4.550 mq e una potenza totale installata di 600 kWp, con 17 inverter Schüco ad alta efficienza (97,4%): un tetto che produce tutta l’energia necessaria al funzionamento dell’edificio (690 MWh/anno) evitando l’imissione in atmosfera di 500 t. di CO2. Un’installazione che ha anche valore
sperimentale, mediante monitoraggio nel tempo dei differenti modelli e taglie di celle utilizzate. I due corpi di fabbrica che ospitano uffici, sala conferenze, show room e ristorante sono invece certificati in Classe A, risultato raggiunto ricorrendo anche all’installazione di un impianto di geotermia con 7 sonde profonde 80 metri e supportato da collettori solari termici e di un solar cooling Schüco al servizio della showroom per
la produzione di acqua refrigerata durante l’estate. Un ulteriore sistema di captazione di energia solare è costituito da vetri fotovoltaici a filtro sottile installati sulla facciata a doppia pelle sul fronte Sud della nuova palazzina. Tutti i sistemi di schermatura solare di facciata sono gestiti da un impianto di automazione che controlla anche alcune zone interne. Il lungo nastro orizzontale vetrato su cui si aprono gli
uffici sul lato Est dell’edificio ristrutturato e ai piani superiori dei fronti Est e Sud del blocco di nuova realizzazione infine è un esempio di facciata Schüco E2, sistema modulare a montanti e traversi studiati al fine di integrare in facciata elementi apribili, schermature solari ad alta efficienza energetica, vetri fotovoltaici e moduli decentralizzati per la climatizzazione interna.
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nuova sede Schüco Nella pagina a lato, l’ingresso della nuova sede Schüco in via del Progresso, nella zona industriale di Padova. Qui accanto, l’area verde che diventa elemento di paesaggio tra la nuova palazzina uffici e showroom (sulla sinistra) e il ristorante aziendale e gli uffici a destra. Nelle due foto al centro, a sinistra l’area showroom a doppia altezza e, a destra, la zona connettiva al primo piano. In basso a sinistra, dettaglio di uno dei rivestimenti esterni; a destra, la facciata a doppia pelle sul fronte sud con vetri fotovoltaici a filtro sottile.
B+B ASSOCIATI
Renato Bredariol e Marco Bonariol hanno conseguito la laurea in architettura presso l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia IUAV. Unendo precedenti esperienze professionali, nel 2001 fondano lo studio di architettura B+B Associati, la cui attività mira alla ricerca di soluzioni spaziali per la vita contemporanea nei contesti del paesaggio e del tessuto urbano veneto e italiano. Lo studio progetta anche allestimenti di interni e soluzioni di arredo. www.bbassociati.it
(foto Daniele Domenicali)
La pianta del primo piano, limitatamente alla nuova palazzina direzionale (a sud) e al corpo uffici riqualificato. La pianta mette in evidenza il “segno” architettonico (la quinta curva che, in prossimità dell’ingresso, si risolve in una cuspide) che ha ispirato il progetto. A fondo pagina, vista d’insieme dell’edificio da sud-est.
Committente Schüco International Italia, Padova
Progetto Architettonico, Direzione Lavori e Interior Design B+B Associati Studio di Architettura, Paese (TV), Arch. Renato Bredariol, Arch. Marco Bonariol Collaboratori Boris Vendramin, Manuel Guadagnin, Martina Zanette, Francesco Zannier Project Management Canova, Ing. Diego Malosso Strutture Sogen, Ing. Simone Carraro Impianti Meccanici Termoproject - P.I. Luciano Callegaro Impianti elettrici e speciali Zeta Technology P.I. Andrea Zago General Contractor CEV - Treviso Involucro edilizio IALC Serramenti Ente Certificatore Sinergia Sistemi Superficie area 31.401 mq Superficie complessiva 20.962 mq Superficie uffici 4.200 mq Progetto marzo - settembre 2008 Realizzazione novembre 2008 - ottobre 2009
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archipremi /
Dura Europos, una scoperta
che ha rivoluzionato la storia dell'Oriente
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iva destra dell’Eufrate, quasi al confine tra Siria e Iraq. Sulla strada che da Deir ez Zor porta al ponte di Al Boukmal si trovano le muraglie di Dura Europos. Oltrepassato l’impressionante varco decorato da graffiti greci, latini e aramaici, si viene trasportati in un altro mondo. È ciò che resta di un’antica città per tre lati cinta da mura e con il quarto lato affacciata sul grande fiume da un dislivello di oltre 40 metri. A occidente il muro è rettilineo, lungo quasi un chilometro, scandito da 14 torri, aperto dalla “Porta di Palmira” dotata a sua volta di altre due torri maggiori. È in questa cornice impressionante che fu fondata la colonia militare macedone di Europos, trasformata a metà del II secolo a.C. in una città greca a pianta regolare. Meno di mezzo secolo dopo, Europos si trovò inglobata nel regno dei Parti e vi rimase per tre secoli. Dopo la conquista della città da parte dei Romani, nel 165, essa divenne avanposto contro l’impero sassanide, che condusse una guerra implacabile contro Roma. Dura Europos venne fortificata nel 256, ma durante una grande offensiva sassanide fu assediata e alla fine, sconfitta, sparì dalla faccia della Terra. Scoperto per caso nel 1920, questo sito archeologico ha restitituito uno dei più cospicui patrimoni di memoria sulla storia delle civiltà e dei culti religiosi, che si sono radicati in quest’area nell’arco di più di 5 secoli, rivoluzionando la nostra conoscenza della storia dell’Oriente. Europos è l’unico sito, al di fuori dell’Egitto, ad aver conservato un’abbondante messe di pergamene e papiri; di inestimabile valore sono le scoperte artistiche, architettoniche, di cultura materiale, che illustrano le diverse civiltà che si sono incontrate in questo punto di contatto del mondo grecoromano con l’Oriente semitico e iraniano. Qui sono state trovate tracce del più antico edificio di culto cristiano, di una straordinaria sinagoga dipinta, delle pitture del tempio di Bel, dell’impressionante sistema difensivo ellenistico e del campo dove avvenne l’ultima battaglia tra Sassanidi e Romani. Il viaggiatore che oggi salga sulla cittadella, lungo i dirupi che circondano i bastioni dell’antica Dura Europos, può misurare la bellezza severa e grandiosa del luogo, preservato nel suo isolamento centenario. La XXI edizione del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino, promosso dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche, l’ha scelto come “deposito di segni e simboli accumulati per cinquecento anni, dimenticati per 16 secoli”. Un riconoscimento alla sapienza e alla continuità di una guida che riesce a far vivere nel tempo un prezioso patrimonio antico. Alla direzione generale delle Antichità siriane è stato consegnato il sigillo del riconoscimento e dell’impegno per la salvaguardia e lo studio di quel che resta in situ della città e la cura di quel che se ne conserva in diversi musei.
In alto, la visione aerea dell'antica Dura Europos. La città è cinta su tre lati dalle mura, mentre il quarto lato si affaccia sul fiume Eufrate da un dislivello di quasi 40 metri (nella foto accanto di Luigi Latini). Il muro sul lato occidentale è lungo quasi un chilometro e dotato di 14 torri. Nella foto, al centro, la "Porta di Palmira", che apriva l'ingresso alla colonia militare macedone (foto di Patrizia Boschiero) Questo straordinario sito archeologico fu dimenticato per 16 secoli e scoperto quasi per caso soltanto nel 1920. A destra, dettaglio del complesso romano dell’Odeon, con le mura della città sullo sfondo (foto Hervé Brunon) A fondo pagina, il profilo occidentale delle mura della città con la Porta di Palmira (foto di Corrado Piccoli)
Il Premio Il Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino é una delle più interessanti iniziative della Fondazione Benetton Studi Ricerche, nata nel 1987 con l’avvio di un settore di studio e ricerca incentrato sulla questione del “governo del paesaggio”. Il Premio, istituito nel 1990, viene conferito a un luogo scelto di volta in volta da una giuria scientifica internazionale, che quest’anno era composta da: Carmen Anon dell’università di Madrid, Domenico Luciani della Fondazione Benetton, Monique Mosser della Scuola Superiore di Architettura di Versailles, Lionello Puppi del Centro Studi Tiziano e Cadore di Pieve di Cadore e Massimo Venturi Ferriolo del Politecnico di Milano. Giunto alla ventunesima edizione, il premio a Dura Europos è stato accompagnato da una mostra (chiusa il 27 giugno a Treviso) con materiali fotografici e documentari che illustravano la dimensione storico-geografica, la vicenda archeologica, gli aspetti paesaggistici e culturali indispensabili a comprendere l’importanza del sito premiato.
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nuovi modelli /
La casa nel bosco nel cuore di Milano Prototipo in scala reale di cellula abitativa che si adatta al mutare delle esigenze e delle condizioni ambientali
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n monolite leggero e permeabile che si “stira” e si deforma per accogliere gli spazi abitativi, non più rigidi “locali” da annuncio immobiliare ma spazi (quasi) liberamente configurabili, abbattendo altresì le tradizionali barriere tra interno e esterno con terrazzi integrati agli spazi di relazione e la contiguità tra una serra bioclimatica, l’area wellness e quella di preparazione dei cibi. Progettata dall’architetto Paolo Bodega, la casa del ben-essere di 80 mq che era visitabile fino al 4 luglio nei giardini di Porta Venezia a Milano è stata costruita da Fumagalli Costruzioni secondo un modello di edilizia industrializzata a secco a grandi pannelli che impiega e integra materiali, prodotti, tecnologie e soluzioni già presenti sul mercato. Prototipo di “modulo abitativo” energeticamente autonomo, la casa è stata pensata come parte di un edificio più complesso, composto di 12 moduli e a sua volta replicabile per interventi qualificati di housing sociale. Ideata secondo gli standard di classe energetica A+, l’unità è dotata di un involucro ad alta efficienza, prevede l’installazione di un impianto solare termico per il riscaldamento dell’acqua sanitaria e l’integrazione dell’impianto di riscaldamento, con sistemi radianti a pavimento e a soffitto alimentati da impianto geotermico e pompa di calore, e la possibilità di produrre energia da fonti rinnovabili mediante minieolico e fotovoltaico (presente nel prototipo di Milano). Un avanzato sistema domotico integra tutti gli impianti presenti semplificando la gestione, la programmazione e il controllo. Tutti i materiali e le finiture sono certificati, riciclabili e di produzione nazionale. I materiali Active di GranitiFiandre e Iris Ceramica che rivestono le pareti esterne e i pavimenti interni, grazie all’esclusivo processo produttivo a base di biossido di titanio applicato alle lastre mantengono pulito, igienico, salubre l’ambiente abbattendo gli inquinanti. Gli arredi, realizzati con materiali ignifughi ed ecologici, sono verniciati con prodotti atossici ed anallergici. L’illuminazione RGB a cromia variabile favorisce processi di cromoterapia e si associa alla presenza di diffusori di essenze che, insieme ad una corretta climatizzazione, apportano benefici all’apparato respiratorio. www.lacasadelben-essere.it
La casa del ben-essere© Promozione e realizzazione Fumagalli Edilizia Industrializzata, GranitiFiandre Gruppo Iris Ceramica Progetto architettonico e coordinamento Paolo Bodega Architettura, Arch. Paolo Bodega e Chiara Airoldi Materiali, prodotti e sistemi Fumagalli Edilizia Industrializzata tecnologia Housing System GranitiFiandre e Iris Ceramica lastre ceramiche di rivestimento esterno e pavimentazioni interne Active CleanAir & Antibacterial CeramicTM BTicino domotica e controlli My Home Emmeti termoidraulica e climatizzazione Knauf e Vanoncini sistema costruttivo a secco: contropareti, soffitti, controsoffitti e sottofondi Artemide illuminazione Braendli & C rivestimenti a parete Domoticaeluce impianti elettrici e domotecnica Elam sistema cucina Hydroware serra bioclimatica ILVA vernici Silver Power all’acqua per legno Oikos Frangrances profumazione d’ambiente Pramac fotovoltaico e minieolico Rattiflora progettazione del verde Sabic Innovative Plastics copertura rampe d’ingresso Savogi strutture su misura rampe d’ingresso e serra Silent Gliss sistemi di protezione solare Sony home theatre e TV Sipam facciata continua, serramenti in alluminio, parapetto in vetro Technokolla adesivi e sigillanti Technogym attrezzature fitness Teuco Guzzini bagni Tisettanta arredi Tre P & Tre Più porte
PAOLO BODEGA
Diplomato in disegno industriale allo IED e laureato in architettura al Politecnico di Milano, collaboratoe di Renzo Piano, prima presso il RPBW a Genova e fino al 2000 come local architect, dal 1992 Paolo Bodega svolge attività professionale presso il proprio studio di Lecco. Paolo Bodega Architettura attualmente è impegnato su progetti internazionali tra i quali l’Heritage Museum di Tripoli in Libia, il Royal Butterfly Golf ad Arad in Romania, un villaggio satellite ecosostenibile per 5.000 abitanti ad Ektul, in Russia, e il resort+spa Valgeranna in Estonia. www.paolobodega.com
Pianta della Casa del Ben-essere©: i colori definiscono le diverse aree di fruizione dell’abitazione, per il cui studio sono stati sviluppati diagrammi dinamici che analizzano le ore della giornata e le stagioni.
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soluzioni per lo studio / antonio morlacchi
Progettare edifici ad alta efficienza energetica Disponibile la nuova versione del software di Rockwool Building School
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l patrimonio culturale di Rockwool in materia di isolamento e di efficienza energetica è confluito nella Rockwool Building School, che offre consulenza, formazione, documenti tecnici e che in collaborazione con il Dipartimnento Best del Politecnico di Milano lo scorso anno ha lanciato EBA (Energy Building Analysis), software per la progettazione di edifici ad alta efficienza energetica. EBA 2 è oggi l’evoluzione di quello strumento, come ci spiega l’Ing. Caterina Rocca, Energy Efficient Buildings Specialist di RBS: “EBA 2, integrato con una sezione specificamente dedicata all’impiantistica e con gli strumenti necessari alla certificazione energetica di edifici residenziali e del terziario, calcola il fabbisogno di energia netta dell’involucro e permette di produrre e stampare l’attestato di certificazione energetica secondo la normativa nazionale UNI TS 11300 parte 1 e 2”. La nuova release di EBA si presenta con un’interfaccia più intuitiva. Inoltre, sono ora presenti numerosi controlli di gestione del progetto che permettono all’utente di comprendere e migliorare le prestazioni dell’edificio. Perchè scegliere EBA rispetto a un altro software che svolge lo stesso lavoro? “In confronto alla maggior parte dei software per la certificazione
energetica, EBA 2 non si limita alla definizione dei fabbisogni energetici sulla base di parametri “teorici” (zona climatica, tipologia di edificio, destinazione d’uso) ma offre un concreto sostegno alla progettazione. Partendo dall’importazione di un file CAD, l’utente può visualizzare in tempo reale le variazioni apportate al progetto, effettuare il percorso a ritroso per modificare alcuni parametri (posizionamento e prestazione degli infissi, miglioramento delle strutture opache, orientamento) osservando il cambiamento dei fabbisogni in base a ogni diversa scelta e confrontarli con quelli delle ipotesi progettuali formulate in precedenza. Definita una soluzione progettuale inoltre EBA 2 “suggerisce” aree di miglioramento che il progettista può decidere di prendere in considerazione o meno. Infine, il software consente di fare una stima economica calcolando il periodo di pay-back degli investimenti necessari”. La versione trial del software della durata di 15 giorni, estratti del manuale e il video sono scaricabili da www.rw-buildingschool.it/eba+2-c8-0/download. Aggiornamento gratuito a EBA 2 per i possessori di licenza EBA; costo di 435 euro per l’acquisto di una nuova licenza.
Dopo avere configurato l’involucro, la ventilazione e le caratteristiche costruttive è possibile procedere con il calcolo del fabbisogno energetico. A sinistra viene visualizzato l’elenco delle unità abitative e sulla destra il relativo grafico del fabbisogno (dispersioni e apporti solari).
Fare di più con meno
Planner Rescue: il plastico si ordina online
Aggiornamenti, nuove soluzioni e promozioni nell’offerta Autodesk 2011
Dal disegno al modello tridimensionale in 48 ore e a costi competitivi
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e il BIM (Building Information Modeling) è lo standard che ha permesso di aumentare l’efficienza e la produttività dei software di progettazione, la collaborazione multidisciplinare di architetti e ingegneri ha consentito di fare un altro passo avanti, anche se spesso il mancato aggiornamento rende frammentaria l’integrazione tra i diversi attori del processo di costruzione. Le proposte per il 2011 riguardano per questo l’intera famiglia di prodotti Autodesk, a partire da AutoCAD, con strumenti rinnovati per accelerare il processo di progettazione architettonica, che nella versione 2D LT viene offerto fino a fine luglio con un bonus di 300 euro da richiedere online su http://www.autodeskrebate.com/autocadlt. Migliorano le funzionalità di Revit, ormai completo sia nella versione Architecture che in quelle MEP (impianti) e Structure; si presenta con una nuova interfaccia semplificata Autodesk Navisworks 2011, il software che consente di condividere, anche con il committente e l’impresa (grazie al reader gratuito Navisworks Freedom) in un unico modello sincronizzato i contributi di tutti i progettisti. Infine, comunicare bene e realizzare presentazioni di qualità è fondamentale specie in momenti di crisi: Autodesk 3ds Max Design 2011 introduce nuove funzionalità-chiave: il nuovo motore di rendering Quicksilver, che velocizza fino a 10 volte i tempi di resa delle normali schede grafiche e un nuovo editor di materiali a nodi che ottimizza i flussi di lavoro.
3ds Max design: importazione e rielaborazione di un file SketchUp.
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a tecnica è quella della stampa digitale con taglio laser a plotter, il processo si svolge online, dall’inserimento dei disegni alla scelta di formato e materiali al preventivo, la consegna avviene in 48 ore. Il nuovo servizio dell’azienda tedesca pgh, specializzata in servizi di stampa, taglio e fresatura digitale, mette a disposizione di architetti e designer la piattaforma www.plannerrescue.it dove inserire i dati dell’ordine e caricare i pdf della pianta, che verrà stampata in piano su materiali a scelta tra cartone, forex, compensato o acrilico (spessore fino a 19 mm) e dell’edificio. Anche qui è possibile scegliere tra diversi materiali (cartone, impiallacciature di essenze legnose, policarbonato per le parti trasparenti) che potranno anche essere colorati da disegno con inchiostri resistenti ai raggi UV. Dopo aver calcolato e confermato il preventivo per la costruzione del plastico, l’ordine verrà recapitato tramite corriere entro 48 ore. Non resta che
Simulazioni tridimensionali delle piramidi di Giza
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assault Systèmes e il Museum of Fine Arts di Boston hanno recentemente annunciato una partnership strategica per mettere al servizio dell’archeologia la potenza di calcolo del 3D industriale ed esperienziale. Dopo un decennio di lavoro di acquisizione digitale di reperti e documenti, il Giza Archives Project, ospitato presso il Museum of Fine Arts di Boston, è oggi il più grande database mai realizzato al mondo sull’altopiano di Giza (www.mfa.org/giza). Con la suite completa di soluzioni Dassault Systèmes per la simulazione e la visualizzazione dei dati archeologici, Giza Project sta realizzando esperienze interattive realistiche destinate sia agli addetti ai lavori sia al grande pubblico. Nasce così un’archeologia “virtuale” che può sollevare nuove questioni e illustrare nuove teorie con il supporto di simulazioni sofisticate. E con essa nascono nuove forme di divulgazione con possibili sviluppi commerciali (ad esempio videogiochi e documentari 3D) e di merchandising museale. Dassault Systèmes opera nel 3D dal 1981, con lo sviluppo di soluzioni per la gestione industriale del ciclo di vita dei prodotti. I software più noti della multinazionale francese sono SolidWorksTM (progettazione meccanica 3D), CATIATM (progettazione del prodotto virtuale), 3DVIATM (rappresentazioni realistiche in 3D).
Un edificio virtuale sempre più open Progettare in grande stile senza compromettere le esigenze pratiche
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isponibile da fine giugno ArchiCAD 14, l’ultima versione del software di progettazione architettonica di Graphisoft, in cui l’approccio dell’Edificio Virtuale consente di apportare modifiche in qualsiasi momento mantenendo l’integrità dei documenti. Alle nuove proprietà nella classificazione degli elementi di costruzione per consentire la mappatura del modello con modelli BIM di ingegneria, si aggiunge ora la possibilità di confrontare le versioni del modello IFC e di importare solo le differenze,
incollare i singoli pezzi già tagliati e ordinati per avere il modello finale. Provare per credere (e per verificare i costi): www.plannerrescue.it
Sofosticate simulazioni 3D interattive possono trasformare l’archeologia in una materia coinvolgente e spettacolare per il grande pubblico, oltre a fornire nuovi spunti e ipotesi di lavoro per gli studiosi.
Un progetto sviluppato con ArchiCAD: il Darmstadtium di Darmstadt (D), fs-architekten Paul Schröder Architekt BDA e Chalabi architects & partners (foto © maila-push GmbH).
visualizzando le modifiche con colori diversi nel contesto del modello architettonico, nonché l’ottimizzazione delle funzioni di importazione/esportazione di file DWG/DXF 2010, per coordinare meglio i progetti con ingegneri che utilizzano modalità tradizionali in 2D. Ulteriori migliorie nell’esportazione di progetti Teamwork, la possibilità di impostare in Teamwork la modalità “solo” utilizzando tutto il potenziale dell’infrastruttura del Server BIM per progetti gestiti singolarmente. Migliorata, con le ombre portate in viste 3D Open GL, anche la renderizzazione del software multi-piattaforma che è ora in grado di sfruttare appieno il processore a 64 bit anche sulla piattaforma Mac OS X.
IoArchitetto 33
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convegni /
Lavori pubblici in Italia
progettare architettura, realizzare servizi Riflessioni sul significato di opera pubblica e il suo rapporto con l’architettura
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na parte dell’architettura contemporanea cerca di riaffermare il ruolo civile del progetto pubblico, ma il tema sembra poco percepito. Qual è oggi la relazione tra opera pubblica e cittadino in Italia? Se ne è parlato nel convegno Lavori Pubblici. Progettare architetture per la collettività. Riflessioni sul significato di opera pubblica, organizzato dall’assessorato ai Lavori Pubblici del Comune di Modena a cura di Lucio Fontana. L’opera pubblica è stata analizzata a fondo, indagando insieme la storia delle istituzioni e dell’architettura, confrontando quella degli stati dell’800 e del ‘900 con le opere “per grazia” dei sovrani assoluti verso i sudditi, guardando infine ai giorni nostri, dove, osserva Alessandro De Magistris, “il linguaggio architettonico delle opere pubbliche soffre delle contraddizioni di una situazione profondamente mutata, che tende a creare una forte ambiguità tra i limiti del pubblico e del privato, assegnando spazio all’immagine più che alla costruzione di un rapporto etico con la realtà”. Dalle parole dei progettisti sono emerse la necessità di un dialogo tra edilizia pubblica e architettura di qualità, l’importanza della trasparenza e dell’agilità nei procedimenti concorsuali e la prevalenza di uno scenario italiano inadeguato e sconfortante rispetto a quello internazionale, fatta eccezione per rari esempi virtuosi. Alfonso Femia ha descritto il rapporto tra edilizia pubblica e architettura del suo studio (5+1AA) come fondato sull’aderenza ai temi della contemporaneità e sulla possibilità concreta di realizzare qualità architettonica e urbana.
Attraverso una serie di concorsi pubblici vinti, ha illustrato esempi conclusi o in itinere e altri bloccati sul nascere, anche se in apparenza frutto di una volontà determinata, per arrivare alla positiva esperienza dell’apertura di una nuova sede a Parigi, che si sviluppa con una serie di concorsi vinti e di progetti in corso. Narrando la vicenda del progetto per l’ex Arsenale de La Maddalena, Stefano Boeri ha affrontato il rapporto tra architettura e politica: “Come succede spesso in Italia, la politica chiede molto all’architettura, ma soprattutto in una fase iniziale, in cui è molto importante la costruzione di un racconto, di un’ipotesi, la capacità di costruire consenso, per abbandonare poi l’architettura quando questa si avvicina alla sua fase più naturale”. Una modalità che, comunque, “non toglie nulla alla possibilità che l’opera pubblica ha di riscattarsi, di giocare su tempi lunghi”, sulla sua caratteristica di permanenza che va oltre i tempi della comunicazione mediatica. Successivamente, Mario Bellini passa in esame una teoria di concorsi pubblici italiani vinti e mai andati in porto e casi virtuosi all’estero, fino all’esempio di concorso perfetto per l’ampliamento della Fiera di Essen, dove “le date di inizio cantieri e di inaugurazione dell’opera sono rispettate, il direttore dei lavori dello studio che ha vinto deve essere residente sul luogo, aprire una filiale del proprio studio e seguire tutti i lavori nelle varie fasi, delle quali è interamente responsabile”. Infine Lucio Fontana mette a confronto la situazione italiana, “nella quale gli architetti talvolta devono disconoscere il proprio progetto perché realizzato in maniera
Cimitero di San Cataldo, Modena, Italia, 1978. Progetto: arch. Aldo Rossi, arch. Gianni Braghieri. (foto: Marcello Venturelli)
difforme dall’impresa (la legge lo permette e i cittadini rimangono con un servizio, ma senza un’architettura)” e quella francese, dove “a nessuna impresa verrebbe in mente di modificare un progetto. Opera intellettuale e materiale si identificano e i cittadini possono usare e parlare di architettura, di città”.
Una fonte di idee Un libro sui nuovi materiali per ispirare architettura e design
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criveva Calvino che al mondo non c'è nulla di più serio della superficie. Che l'architettura sia più di un agglomerato organizzato di materiali costruttivi, ma comunichi un senso dello spazio e delle attività cui è destinato è la rivelazione da cui nasce Made of, guida alle nuove tecnologie e fonte di informazione e ispirazione per progettisti e designer. Scritto dall'architetto berlinese Christiane Sauer, esperta internazionale di materiali costruttivi, questo volume racconta che l'idea alla base di un'architettura è espressa non solo dalla forma e dalla struttura dell'edificio, ma anche nella facciata, che agisce da strato visibile e racchiude lo spazio e per questo esige la più accurata progettazione.
Poiché pianificare un edificio significa anche combinare i materiali in modo che rispondano ad un'attuale esigenza di innovazione, sostenibilità ed economicità, c'è una domanda costante di materiali capaci di esprimere al meglio lo scopo che da essi ci si attende. In Made of non si parla di utopie: le spiegazioni semplici ma esaurienti fanno il punto sullo stato di ricerca attuale sui nuovi materiali, e ogni descrizione è corredata di immagini di applicazioni già realizzate. Superfici da sperimentare con i sensi, che reagiscono agli stimoli dell'esterno, materiali che imparano dalla natura, materiali traslati in altri contesti che riescono a reinventarsi. Dalle ultime innovazioni, quali fibre di carbonio cosi leggere da costruirci sedie che anche un bambino possa sollevare con un dito, alle tecniche tradizionali riscoperte, come carbonizzare le superfici di legno per renderle più longeve. Può essere ordinato anche online nell’area “shop” di www.gestalten.com MADE OF
New Materials Sourcebook for Architecture and Design edizioni Gestalten - euro 49 - 240 pagine
36 mod. SIAE
OPERE PUBBLICHE PER LA CITTÀ Il convegno è parte di un più ampio programma di iniziative promosse dal Comune di Modena per incentivare la consapevolezza dei cittadini nei confronti dei lavori pubblici, a partire dalla pubblicazione del volume “Opere pubbliche per la città, Dieci anni di interenti architettonici a Modena” e dell’omonima mostra fotografica delle opere illustrate nel libro, in programma per il prossimo autunno.
18 •
IoArchitetto 33
archifiere / marmomacc
Dinamismo lapideo La 45 a edizione di Marmomacc si preannuncia ricca di appuntamenti di carattere culturale e formativo rivolti ad architetti e designer
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nche quest’anno Marmomacc, mostra internazionale di marmi, pietre, design e tecnologie, si presenta ricca di iniziative legate al design e all’architettura. Giunto alla 45a edizione, l’appuntamento veronese, che rappresenta un settore nazionale di circa 11mila imprese, per 60mila occupati e un volume d’affari di 3 miliardi di euro, ospiterà circa 1.500 espositori, in linea con i risultati dello scorso anno.
Irregolare-eccezionale È il tema dell’edizione 2010 di Marmomacc Meets Design, l’appuntamento curato da Evelina Bazzo: la bellezza e la ricchezza della diversità, che i tempi della globalizzazione e della sensibilità ambientale ci hanno permesso di riscoprire e rivalutare, si applica anche ai materiali naturali. Un invito a riconoscere nelle irregolarità, in antitesi alla prevedibile uniformità dei materiali artificiali, l’unicità e dunque l’eccezionalità di ferro, legno e marmo e la loro capacità di muovere, nel progetto, anche l’intelligenza emotiva. Novità di quest’anno la scala urbana, affrontata da Riccardo Blumer con gli studenti dell’Accademia di Mendrisio che hanno sviluppato un progetto di arredo urbano in marmo botticino per la città di Varese (Consorzio Marmisti Bresciani) e l’Area Sviluppo e Innovazione di Regione Puglia che ha messo quattro tra le più belle pietre della regione nelle mani di altrettanti giovani ma già affermati designer. Reinventare il paesaggio Se le metodologie convenzionali di recupero, di cui si è tanto discusso, si fondano sui concetti di “ripristino morfologico” o sulla “mimetizzazione” delle lacerazioni del territorio, nuovi indirizzi, intrecciando ecologia ed estetica, pongono l’attività estrattiva, dall’apertura alla dismissione della cava, al centro di un unico consapevole percorso di trasformazione paesaggistica. Una mostra a cura di Vincenzo Pavan (nello spazio “forum del marmo”) e un convegno saranno dedicati a questo tema, passando in rassegna gli interventi più interessanti. Obiettivo formazione e cultura Nella convinzione del ruolo essenziale svolto dalla cultura dei materiali lapidei nell’esercizio dell’architettura e del design, Marmomacc ha potenziato il proprio intervento nel campo
I designer e le aziende Mateus Manuel Aires con Pibamarmi Riccardo Blumer e l’Accademia di Architettura di Mendrisio con Consorzio Marmisti Bresciani Aldo Cibic con Grassi Pietre Marco Piva con MGM Furnari Thomas Sandell con Marsotto Luca Scacchetti con Finstone S.A.R.L. Enrico Tonucci con Stonehenge Patricia Urquiola con Budri Giovanni Vragnaz con Iaconcig Tomás Alonso, Stefan Diez, Luca Nichetto, Philippe Nigro con Regione Puglia.
Nelle immagini, alcuni dei progetti di Marmomacc Meets Design: a sinistra, nel testo, uno schizzo della "casa di marmo" di Thomas Sandell per Marsotto. Il marmo come materiale poetico e sensoriale; qui sopra, acquarello di Luca Scacchetti che per Finstone propone le regolarità e le eccezioni di uno spazio astratto e monomaterico in cui la differenza anche cromatica è data dall'alternanza delle finiture; a sinistra, i richiami ancestrali della grotta e del totem ricostruiti in granito Luz de CompostelaTM da Enrico Tonucci per Stonehenge; accanto, una controllata irregolarità di luci, colori, spessori, dimensioni e finiture per il progetto Vulcano di Marco Piva per MGM Furnari.
universitario e post universitario di architetti e ingeneri collaborando con numerose facoltà italiane e straniere. Nel periodo della fiera sarà realizzata una tavola rotonda rivolta a docenti e studenti. Sempre in ambito universitario, il premio biennale Tesi di Laurea “Paesaggio, architettura e design litici”, ideato da Veronafiere in collaborazione con l’Ordine degli architetti di Verona, premierà i migliori progetti nelle aree “paesaggio e architettura” e “design”.
Allestire la pietra Per il quarto anno consecutivo il Best Communicator Award premierà con una nuova giuria le migliori soluzioni espositive analizzando specifici aspetti della loro presenza in Fiera, come la coerenza con le peculiarità del materiale, la sostenibilità, l’innovazione, legate sia agli aspetti tecnologici sia all’impatto economico ed espressivo.
MARMOMACC
29 settembre - 2 ottobre Verona Fiere Orario continuato 9,30-18,00 Ingresso riservato agli operatori Registrazione online obbligatoria www.marmomacc.com
Esempi di uso delle cave nella ri-costruzione del paesaggio: Teatro e parco delle gravine e delle cave, Grottaglie, 2006/2008, Donati D'Elia Associati (a sinistra) e Botany 2000, Great Glass House, Carmarthenshire, UK,1995/2000, Colvin and Moggridge - N. Foster & Partners (a destra).
post-consumi /
Office+Retrofit Un progetto di ricerca sulla seconda vita degli oggetti
L
e pratiche del riuso, comuni nella civiltà pre-consumo di massa, diventano campo di esplorazione per individuare nuovi modelli di sviluppo, fin qui basati su produzione, consumo e dismissione/sostituzione. Formula che sta rivelando i suoi limiti, sia in termini ambientali che di crescita economica. Da espediente o necessità (come nel caso, con l’introduzione della benzina senza piombo, delle marmitte catalitiche installate su auto che non erano state progettate per questo scopo) il retrofit è diventato via via territorio delle avanguardie artistiche e campo di lavoro sistematico per la riqualificazione energetica di edifici esistenti. Il progetto Office+Retrofit, promosso da Manerba,
storica azienda di arredo per l’ufficio del mantovano, e dalla Facoltà del Design del Politecnico di Milano (dipartimento Indaco) ne fa ora oggetto di ricerca per lo sviluppo della cultura del progetto nei luoghi di lavoro. Sotto la guida del professor Flaviano Celaschi, Office+Retrofit è in primo luogo una piattaforma, aperta alla collaborazione di tutti sul sito www.officeretrofit.com, per documentare le potenzialità creative del riuso e presentare case histories a livello mondiale. Obiettivo del progetto è quello di indagare “la seconda vita degli oggetti” che abbiamo utilizzato in passato per allestire i luoghi di lavoro e a partire dall’ingombro materiale, semantico, funzionale, estetico, di questi prodotti, spesso obsoleti anche
normativamente, sviluppare una piattaforma di riuso esteticamente contemporaneo, ambientalmente consapevole e in grado di contenere i costi del rinnovamento degli spazi di lavoro. Progetti capaci di includere nuovi prodotti e uso consapevole dei prodotti esistenti possono offrire soluzioni adeguate ai tempi, dal momento che oggi la domanda non è più, semplicemente e infantilmente, “più prodotti” ma “non rinunciare a ciò che finora ci siamo potuti permettere”.
La scelta di sostenere questo progetto è una conferma della filosofia di Manerba, sintetizzata nel payoff “evolving office”: un’evoluzione rintracciabile nei processi, nei prodotti e nella ricerca fino alla scelta -indubbiamente coraggiosa da parte di un’azienda di produzione- di allargare il campo del progetto dal prodotto all’ambiente di lavoro nel suo complesso. www.officeretrofit.com www.manerbaspa.com
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IoArchitetto 33
design / marco penati
Dalla stufa al Falò Orizzontali, verticali, a muro o a volume intero. Sono le originali soluzioni Italkero che riscaldano ambienti pubblici e privati
E
continuano a chiamarle stufe a gas! Le prime, comparse negli anni Sessanta nelle case italiane, potevano ancora reggere la definizione. Ce le ricordiamo troneggianti e ferrigne in ambienti coi quali non avevano, spesso, nulla da spartire. Una presenza ingombrante e stonata che si doveva sopportare perchè così voleva la necessità del caldo comfort che ne emanava. Oggi, a dispetto del nome, che continua atavicamente ad essere loro affibbiato, con le loro nonne non hanno più nulla da spartire, sia per tecnologia che per aspetto estetico. Sfogliare il catalogo di Italkero significa anche chiedersi se questi oggetti eleganti, volumetricamente puri e dalle superfici levigate si possano chiamare ancora stufe. Tecnologicamente hanno una resa e una sicurezza ormai consolidate da anni di esperienza. Ma è l’aspetto che stupisce. Non esiste più il tubo di scarico, che era la cosa più attinente morfologicamente all’idea di stufa. Sparito, volatilizzato. In realtà inglobato nel corpo dell’apparecchio o nel muro, oppure, da non credere: nel pavimento. Sono volumi architettonici, pezzi d’arredo che servono per riscaldare. Questa piacevole opportunità d’arredo la dobbiamo ad Italkero. La storia comincia negli anni Sessanta, quando il signor Luigi Gaddi si trova alle prese col dilemma di dare un futuro all’azienda che produce stufe a kerosene. La crisi petrolifera morde inesorabilmente il settore. Dalla sera alla mattina si passa al gas! Sempre stufe erano, ma la tecnica, completamente diversa. Il know how dell’azienda si arricchisce e consolida negli anni. L’attenzione è sempre tesa verso la qualità del prodotto, anche sotto il profilo estetico. Ma il salto arriva poco più di un anno fa, l’avvento della stufa a gas Stratos con mandata ad aria calda dal basso stravolge il concetto di termoconvettore offrendo un apparecchio dalla resa straordinaria e che non stratifichi il caldo. Si passa poi dall’idea del termoconvettore, che soffia aria calda nell’ambiente lasciando all’esterno la combustione, al concetto di fiamma a vista. Sorta di caminetti dove si vede fattivamente il fuoco che scaturisce da un letto di ciotoli di fiume o tronchetti di legna ceramica. E sono caminetti orizzontali, verticali, a muro e a volume intero. Questa filosofia si sublima in seguito nell’invenzione di un oggetto straordinario. Nel senso letterale. Avete presente quei “funghi” che servono per riscaldare in esterno i luoghi di ritrovo? E che dopo poco che ci stai sotto ti hanno cotto a puntino la zucca? Bene: Falò e la risposta pertinente di Italkero a una necessità alla quale altri hanno dato semplicemente un palo con un bruciatore in cima. Non c’è solo la più idonea distribuzione del calore. C’è la malia di una fiamma lunga e illuminante contenuta in un tubo Pyrex. Che scalda non solo l’aria, ma anche il cuore. Un’idea nello stile dell’azienda, che prima del “fare”, bada al “ripensare”. Che è l’assunto di base di un buon progetto industriale. L’essenza del design. I Falò messi all’esterno di un esercizio, o all’ingresso di un museo o di un albergo sono
presenze che di per sé “segnano” il territorio, contribuiscono a creare suggestione, enfatizzano la socialità che si dispiega intorno. Il signor Ludovico Della Monica, che ci ha accolto, è il responsabile del marketing. Ci ha spiegato tutto il percorso storico dell’azienda e la realtà attuale. L’innovazione come base per lo sviluppo, in un settore parecchio refrattario a cambiare e spesso esposto a imitazioni pedisseque, più che altro provenienti dal più che noto Paese estremorientale. La serietà quindi conta, eccome. L’azienda modenese ha raggiunto oggi la piena maturità industriale, che significa avere una propria identità, una riconoscibilità, un prestigio. Tutte cose basate sull’ affidabilità, l’attendibilità della propria struttura, non solo dei prodotti. Nella foto grande in alto, camino a gas da incasso con combustione naturale Roma 50; qui a fianco e sopra, Falò, riscaldatore da esterno con fiamma a vista. Sotto, a sinistra Stratos, stufa a gas forzata con uscita dell’aria calda dal basso e, a destra Milano 80/130, camino a gas con combustione forzata senza canna fumaria.
IoArchitetto 33
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repertorio /
L’index del design italiano Presentato il nuovo volume. Annunciato anche il progetto della nuova sede ADI che ospiterà l’esposizione permanente della collezione storica Compasso d’Oro
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Co-housing.it, sviluppato da Innosense con il Dipartimento Indaco del Politecnico di Milano, che coniuga l’autonomia della residenza privata con la condivisione di servizi collettivi. Ultima novità: ha finalmente trovato adeguata collocazione la collezione degli oltre 2.000 oggetti di design selezionati e premiati negli anni con il Compasso d’Oro. Si tratta degli spazi della ex sede Edison di via Bramante a Milano, 4.000 mq già deposito di tram a cavalli che saranno pronti per il 2013. Potrebbe essere la prima di una serie di sedi sparse per il mondo per promuovere concretamente il made in Italy: per definizione, il design industriale è riproducibile, e quindi le collezioni Compasso d’Oro potrebbero moltiplicarsi. www.adi-design.org
l lavoro di selezione svolto nel 2009 dall’Osservatorio Permanente del design di ADI, l’Associazione per il Disegno Industriale fondata nel 1956, è compendiato nell’ADI Design Index 2009: 384 pagine, 138 prodotti e servizi tra le 1.200 segnalazioni raccolte dalle delegazioni territoriali e valutate da una rete di più di 140 esperti nelle dieci commissioni tematiche e nel comitato di selezione finale. Nelle categorie cresce l’importanza del design dei servizi e della ricerca per l’impresa, a conferma che il design - come il mondo - sta cambiando: dai valori formali e funzionali a quelli etici e strategici, dalla ricerca sui materiali a quella sui comportamenti, dal marketing del prodotto a quello del consumatore. Come, a conferma dell’autonomia di giudizio dell’osservatorio, cresce il numero di progettisti e
aziende selezionate che non fanno parte dell’associazione. La selezione 2009, insieme a quella dell’anno precedente e a quella, già in corso, di quest’anno (più di 1.800 le segnalazioni sotto esame) formerà il complesso dei candidati del XXII Premio Compasso d’Oro, che si terrà l’anno prossimo a Roma. Di questa selezione intanto tre progetti sono stati segnalati per la “componente design” della seconda edizione del Premio per l’Innovazione, istituito due anni fa e consegnato l’8 giugno al Quirinale: la sedia Nanook di Philippe Bestenheider, che incorpora la tecnologia Maravee di Kuei, per Moroso; il progetto di tavole di legno da pavimento Medoc© di Michele De Lucchi per MargaritelliListone Giordano; Ezio Manzini infine ha ottenuto il riconoscimento come coordinatore del progetto
Trent’anni d’Oro
Racconto visivo
La grafica d’autore che ha fatto il Made in Italy
Presentato a EIRE dal direttore generale Aldo Cingolani il primo Annual di Giugiaro Architettura dedicato all’innovazione in architettura
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a grande stagione del design italiano deve molto alla grafica d’autore. Per trent’anni loghi, marchi, pagine pubblicitarie hanno trasformato molti prodotti di consumo in vere e proprie icone dell’immaginario collettivo. L'Aiap, Associazione Italiana Progettazione per la Comunicazione Visiva, ha dedicato ai maestri della grafica italiana una mostra e un catalogo, “La Grafica del Made in Italy, Comunicazione e aziende del design 1950-1980”. I lavori di Enrico Ciuti, Giulio Confalonieri, Salvatore Gregorietti, Giancarlo Iliprandi, Ilio Negri, Michele Provinciali, Bob Noorda e molti altri vengono raccontati attraverso le pagine del volume curato da Mario Piazza, docente al Politecnico di Milano. Uno straordinario processo in cui oggetto della comunicazione non era semplicemente il prodotto ma l'impresa intera, costruendo quello che oggi chiameremmo territorio valoriale di un'azienda. È la grafica che ha saputo dare un volto ad Arflex, Flos, iGuzzini, Kartell, laRinascente, Rossana, Cassina, Ideal-Standard e molte altre realtà imprenditoriali e renderle parte di quell'universo simbolico che è il Made in Italy. Passare in rassegna i codici di una comunicazione che ha fatto la storia del design italiano vuol dire anche stupirci di quanto i suoi alfabeti fossero più audaci e incisivi di adesso, ricordarci che una X, quando la disegnava Iliprandi, voleva dire inequivocabilmente Arflex. Alice Orecchio
ato dalla collaborazione con Ivan De Lettera, editore di CityProject, e la giovane web agency Lab81, il primo Annual di Giugiaro Architettura è un progetto di comunicazione non autocelebrativa che accoglie il contributo di 17 aziende partner con le loro case history, per raccontare l'architettura del nostro tempo attraverso suggestioni, numeri, idee. Approcci diversi per parlare di un unico vastissimo tema: l'innovazione, e di come i nuovi materiali e l'attenzione alla sostenibilità stanno cambiando il modo di pensare all'architettura e alla progettazione. Di come i metodi finora applicati al design industriale possano sconfinare nell'architettura, con la logica di una progettazione minuziosa e per questo efficiente, nella sintesi migliore di forma e tecnologia.
Oltre ai contenuti, anche la forma dell'Annual è innovativa. Un marker dedicato a ciascun azienda, se mostrato alla webcam del computer dà vita a ologrammi, contenuti virtuali in 3D o filmati. Si chiama “realtà aumentata” ed è il primo tentativo di far dialogare la carta con il web. Simbolo dell'annuario e filo conduttore del progetto la foglia di ginkgo biloba, l'albero più antico del mondo forse perché il più funzionale, apparentemente semplice nelle forme ma ricco di dettagli: una lezione interessante per l'architettura. www.giugiaroarchitetturaannual.com/010/
True Recycled Casprini presenta Tiffany Recycled, la seduta ottenuta interamente con scarti di lavorazione interni
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ata come laboratorio artigiano specializzato nel trattamento galvanico delle superfici metalliche, da 50 anni Casprini è un marchio affermato di complementi d'arredo, che ha saputo inventare propri linguaggi estetici aldilà delle mode effimere del design e che realizza interamente i suoi prodotti in Italia. Una storia modellata su Tiffany, la fortunata seduta disegnata da Marcello Ziliani, la prima sedia monoblocco in policarbonato trasparente e poliammide lucido realizzata con la tecnica del gas-moulding di seconda generazione. Quest’anno il fiore all'occhiello dell'azienda aretina diventa sostenibile, nella versione Recycled, interamente
prodotta con scarti di lavorazione interna, senza ricorrere ai circuiti del riciclaggio di dubbia provenienza. La qualità del materiale è così la stessa della prima scelta. Unico limite quello cromatico: Tiffany Recycled è disponibile solo in una tonalità di grigio costante, molto intensa e profonda, che diventa nota distintiva della nuova linea. Particolare non trascurabile il prezzo: essendo ottenute da scarti di lavorazione, le sedie riciclate costano sensibilmente meno del modello standard. Un’eccezione in un mercato dove l'etichetta “eco” giustifica spesso quanto oscuramente un valore aggiunto da pagare caro.
ADI Design Index 2009 curatore Oscar Colli, art direction Italo Lupi Editrice Compositori, Bologna 384 pp, euro 40 Nella II edizione del Premio per l’Innovazione sono stati segnalati quest’anno: il progetto di tavole di legno da pavimento Medoc© di Michele De Lucchi per Margaritelli-Listone Giordano (sotto a sinistra); il progetto Co-housing.it coordinato da Ezio Manzini e sviluppato da Innosense con il Dipartimento Indaco del Politecnico di Milano (al centro); la sedia Nanook di Philippe Bestenheider per Moroso (qui sotto).
Le aziende partner Terna Reti di energia Abet Laminati Rivestimenti e facciate in laminato plastico Akzo Nobel Vernici e finiture colorate Ave Building automation design Disano Apparecchi per l’illuminazione Giacomini Riscaldamento e Climatizzazione Igv Ascensori Italcementi Cemento trasparente, cemento fotocatalitico Lab23 Arredo e design urbano Metra Architettura in profilati estrusi di alluminio Mondo Pavimentazioni e rivestimenti in gomma Osram Sorgenti di luce Peverelli Progettazione e interventi di verde Stahlbau Pichler Architettura in acciaio, facciate in alluminio/acciaio Stone Italiana Pavimenti e facciate in pietra ricomposta Umicore Italia Zinco Titanio VM Zinc Xella Italia Sistema costruttivo a secco isolante e antisimico Ytong
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archimostre / alice orecchio
Essenziali visioni nordiche L’architettura contemporanea finlandese in mostra a Firenze
‘A
nalizzando i bisogni essenziali dell'uomo, l'architetto può risolvere i principali problemi di complicati lavori di costruzione’ così Alvar Aalto. E che l’architettura scandinava attuale si sia formalmente emancipata dall’onda del grande maestro, non vuol dire che abbia dichiarato obsoleto questo assunto. Questa era e resta un’architettura che non mira a stupire, non abbraccia
ha già fatto tappa a Torino, Roma e Catania. L’obiettivo è creare un confronto tra la cultura progettuale scandinava e quella mediterranea e “l’originalità dell’iniziativa –spiega la curatrice Arianna Callocchia- risiede nella possibilità di conoscere progetti realizzati negli ultimi anni e selezionati sia per la loro qualità, sia per la capacità di rappresentare un’architettura a misura d’uomo, fruibile e vivibile”.
All’evento ha partecipato, con una conferenza di apertura uno fra i più brillanti architetti finnici: Teemu Kurkela (JKMM Architects, Helsinki) presentando Kirnu, il Padiglione Finlandese realizzato per l’Expo Shanghai 2010. Denominato il “bricco del gigante”, Kirnu è circondato da un lago artificiale, una piccola isola, una roccia massicia dalla pelle squamata come un pesce.
Birds, di Oiva Toikka per iittala, 1973.
ARCHITETTURA CONTEMPORANEA IN FINLANDIA
Galleria dell’Accademia delle Arti del Disegno via Ricasoli 68, Firenze 2-30 luglio 2010 da martedì a sabato 10:00-13:00 / 16:00-19:00; domenica 10:00-13:00
la cultura dell’immagine o le logiche del marketing, ma persegue l’equilibrio, la misura, l’armonia con l’ambiente e con chi ne fruisce. Chi fosse interessato a saperne di più sul nuovo scenario progettuale finlandese può visitare, dal 2 al 30 luglio a Firenze, la mostra Architettura Contemporanea in Finlandia, una raccolta che presenta i lavori della nuova generazione di progettisti. L’evento, promosso dall’Ambasciata di Finlandia e dal Centro Studi e Ricerche Professione Architetto e prodotto da ATL, Association of Finnish Achitects’ Offices di Helsinki,
I progetti selezionati, in una rassegna di pannelli fotografici, mostrano edifici in grado di concretizzare i bisogni delle persone in un’architettura moderna, sobria, funzionale. Esemplare l’edilizia residenziale, come la villa Nuotta di Tuomo Siitonen Architects; la casa è essenziale, ma accogliente grazie all’uso di materiali naturali, prima tra tutti il legno, in costante dialogo con i suoi abitanti e il paesaggio. Uno spazio è poi dedicato al design, c’è Alvar Aalto con alcuni suoi classici come i vasi in vetro soffiato prodotti da iittala, e l’interessante installazione “The Tree” di Eero Aarnio per Martela.
Villa Nuotta, Kerimäki, Finlandia, 2007, Tuomo Siitonen Architects. (foto di Mikko Auerniitty) A sinistra, in alto, il METLA - The Finnish Forest Research Institute, Joensuu, Finlandia, 2005, Sarc Architects. (foto di Jussi Tiainen) Qui di fianco, The University of Helsinki City Campus Library, Helsinki, Finlandia, Anttinen Oiva Architects. (rendering: Anttinen Oiva Architects)
archimostre /
Nervi, architettura come sfida A Venezia, la mostra dedicata a Pier Luigi Nervi e alle sue strutture al servizio del vivere sociale
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arà la nuova e prestigiosa sede di Permasteelisa sul Canal Grande ad ospitare dal 28 agosto, la prima grande mostra monografica dedicata a Pier Luigi Nervi, dal titolo Architettura come Sfida. L’evento, organizzato in concomitanza con la 12a Biennale di Architettura e curato da Carlo Olmo, accompagna il visitatore attraverso gli scenografici cortili e i saloni di Palazzo Giustinian Lolin, e si articola in diverse sezioni che esplorano l’opera e la personalità di Nervi. Al piano terra, attraverso l’inedita rassegna fotografica di Mario Carrieri, troviamo una panoramica di edifici nerviani, dalla cattedrale di Saint Mary a San Francisco al Palazzo del Lavoro a Torino, strutture emblematiche in quanto luoghi d’incontro tra le persone e quindi molto pertinenti con il tema della Biennale di quest’anno: People meet in Architecture. Ai piani superiori, un capitolo sull’architettura incompiuta con i progetti e i modelli in scala degli ampliamenti per due delle opere più famose del progettista: lo stadio Berta (ora Artemio Franchi) a Firenze, e il Palazzo delle Esposizioni di Torino. Il cemento armato, materiale ampiamente sfruttato da Nervi per i suoi edifici, è il fulcro di un’altra sezione dell’esibizione, insieme al tema del restauro dell’architettura monumentale contemporanea.
PIER LUIGI NERVI
Ingegnere, nato a Sondrio nel 1891, si laureò a Bologna nel 1913. Dopo il cinema Augusteo di Napoli (1926-27) e lo stadio comunale di Firenze, Nervi si dedicò tra il 1935 e il 1943 alla progettazione di alcune aviorimesse per l'areonautica italiana, e l’aeroporto di Orbetello. Del 1961 la sua opera forse più famosa, il Palazzo delle Esposizioni a Torino, integrazione compiuta di invenzioni strutturali ed architettoniche. Collaborò con altri architetti come Giò Ponti (al Pirellone) e Luigi Moretti (Grattacielo di Place Victoria a Montreal) e firmò grandi opere del XX secolo, come l'Aula Paolo VI nella città del Vaticano, Morì a Roma nel 1979.
L’installazione suggerisce anche un percorso nella storia dell’imprenditoria edile dal 1930 al 1980, 50 anni ruggenti di un’Italia che si andava costruendo, alla ricerca di un equilibrio tra rigore strutturale, funzionalità e raffinatezza estetica. La mostra è co-prodotta dall’associazione Pier Luigi Nervi Research e dal Centre International pour la Ville, l’Architecture et le Paysage di Bruxelles in collaborazione con l’Ance, Permasteelisa e Italcementi.
Sopra, a sinistra Palazzo del Lavoro a Torino. Il padiglione fieristico completato nel 1961 dall’Ing Pier Luigi Nervi insieme a Gio Ponti in occasione delle celebrazioni per il Centenario dell’unità d’Italia (foto di Mario Carrieri); a destra, Nervi fotografato sotto il viadotto di Corso Francia a Torino.
Pier Luigi Nervi Architettura come sfida Venezia, Palazzo Giustinian Lolin, 28 agosto - 14 novembre 2010 Catalogo: Silvana editoriale Ingresso gratuito orari: lun-gio 11-18; ven-sab 11-20 Chiuso il mercoledì www.pierluiginervi.org
IoArchitetto 33
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Forme sulla trama del cielo Alla Festa dell’Architettura di Roma - Index Urbis - ha raccolto consensi e attenzione la mostra ControVerso, con le immagini del celeberrimo Guggenheim di Bilbao. La visita all’originale installazione, curata da Silvia Litardi, è stata l’occasione per intervistare la fotografa e architetto Lorenza Lucchi Basili e ripercorrere attraverso le sue parole la poetica del suo lavoro
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Circa novanta progetti analizzati e suddivisi in sette categorie critiche in un’indagine sui musei contemporanei, che oggi mettono in relazione gli spazi dell’arte, della cultura e della società. Alla sperimentazione della generazione dei maestri è affiancata quella dei giovani architetti. Quattro saggi critici chiariscono la mutazione della struttura-museo in uno spazio sempre più complesso e articolato.
Il generale o il particolare? Non mi interessano i dettagli, ma scoprire un reale sconosciuto, contenuto nel reale di tutti i giorni, nelle città in cui abitiamo, negli spazi urbani che percorriamo, negli edifici che ci sovrastano. Un’immagine generale verrebbe letta secondo codici mentali consueti, già sperimentati e assodati, quindi per certi versi non verrebbe letta affatto. Il taglio fotografico, l’esclusione di quelle parti che rendono riconoscibile il contesto e il soggetto fotografato, crea lo sconcerto che accende l’attenzione, e chissà cosa si può vedere di nuovo. Cerco lo sguardo primigenio, aperto a tutto, ansioso di conoscere, di emozionarsi, di stupirsi, perché guardare senza riconoscere, senza certezze e senza agganci al vissuto ci mette in contatto con una parte di noi stessi di cui siamo poco consapevoli, ma che è importantissima nel definire il nostro rapporto con la realtà - perché la realtà è molto più di quel che pensiamo che sia.
Ci parli della mostra. In questa mostra per la prima volta inserisco un’immagine in cui non ci sono architetture, ma solo cielo. Non è un cielo qualunque. È l’ultimo di cinque scatti che presento e che sono stati fatti a brevissima distanza temporale uno dall’altro: in pratica, è la matrice della luce di quegli scatti. Il soggetto è il celeberrimo museo di Gehry a Bilbao, il Guggenheim. Quando mi sono trovata a fotografarlo era una giornata freddissima, il cielo era molto nuvoloso ed era evidente che l’architettura si relazionava con l’ambiente atmosferico in modo dinamico, complesso, come se fosse un organismo vivente. I tagli che ho scelto fanno riferimento ad elementi di curvatura che richiamano da vicino la morfologia delle nuvole, esprimono una corrispondenza che non è solo formale: il cielo entra in simbiosi con quest’architettura e il livello di realtà nascosto, non immediatamente visibile, emerge quando questo rapporto simbiotico si manifesta in modo evidente, quando la materia del cielo e la superficie metallica dell’edificio sembrano compenetrarsi. Ma anche l’architettura dello spazio che ospita la mostra ha avuto una grande importanza nella definizione del progetto: si tratta di un’unica volta ipogea, a cui si accede da una scala a chiocciola, è davvero lo spazio che dà la forma. Ho visitato lo spazio espositivo a ridosso del viaggio da cui sarebbero nate le foto, e l’impressione di questa curvatura ha agito su di me, spingendomi a cercare immagini che entrassero in risonanza con quel tema spaziale. Ho scelto di posizionare la sequenza delle quattro immagini di architettura sul pavimento, così che lo spettatore che arriva scendendo la scala abbia un punto di vista inaspettato, ribaltato rispetto a quanto accade solitamente: il suo è il punto di vista del cielo. La posizione della quinta immagine, quella del cielo, crea una vertigine proprio alla fine del percorso visivo: pur provenendo dall’alto, e potendo quindi tenere sotto controllo visivo l’intera installazione, lo spettatore, seguendo il percorso disegnato dalle immagini, si trova davanti un ulteriore cielo-altrove che lo risucchia inaspettatamente verso quell’alto da cui è appena disceso.
Genesi, mostre, presidenti e comitati direttivi della più antica e autorevole associazione del design italiano, attiva dal 1956, si intrecciano alla storia del Premio Compasso d’Oro, istituito da la Rinascente nel 1954. Una panoramica del contesto culturale a partire dagli anni ’50-60 ai giorni nostri che pone in evidenza le opere e i personaggi che hanno fatto la storia del design negli ultimi cinquant’anni.
Atlante dei musei contemporanei Antonello Marotta Skira 336 pp - euro 33,00
ual è il suo oggetto di indagine e quale il fine? L’oggetto dell’indagine è il mondo artificiale, il costruito dall’uomo, ma nell’intervallo di scala che fa riferimento all’abitare collettivo. È ciò che potremmo vedere quando usciamo di casa, quando percorriamo un corridoio sotterraneo per raggiungere la metropolitana, quando aspettiamo seduti la partenza del nostro aereo, quando entriamo in una banca, in un centro commerciale, in un museo. La mia è la visione di chi cammina guardando dal basso, percorrendo lo spazio urbano come un esploratore in un territorio sconosciuto. Mi interessa far parlare quegli elementi dell’architettura che sfuggono al controllo di chi l’ha costruita, che esprimono un non detto che va al di là dell’identità sociale degli edifici, delle loro funzioni, dei loro intenti rappresentativi espliciti.
Cosa la richiama e la ispira? Come Ulisse con il canto delle sirene, un richiamo fortissimo per me è il cielo, immenso, azzurro ma anche lattiginoso, rosso, cangiante, un teatro fenomenico da cui emana l’energia che rende tutto visibile, vivo, reale. Fonte inesauribile di quella luce che investe le architetture e le anima nelle mie immagini. Quel cielo che si specchia nei vetri dei grattacieli, rendendoli tutt’uno con esso, o nell’acciaio delle strutture, o che si rivela improvvisamente negli sfondamenti della trama delle architetture. Mi viene da pensare a quanta importanza ha il cielo nella storia dell’arte, ad esempio nella pittura rinascimentale o barocca. Non è un semplice elemento di sfondo, una quinta che serve ad inquadrare le immagini. Il cielo è l’essenza stessa dello spazio da cui nasce il quadro.
Una storia dell’ADI Renato De Fusco FrancoAngeli Editore 328 pp - euro 35,00
Claudio Silvestrin Liricità contemporanee. La verità ne La cava. Alberto Ferraresi Libria Editore 96 pp - euro 18,00 La spirale, la metafora visiva dell’arancia è stata protagonista dello stand La Cava progettato dall’architetto Claudio Silvestrin per Il Casone. Una “buccia” che porta alla natura interiore delle cose, al cuore dell’opera litica secondo un percorso di avvicinamento-disvelamento progressivo, concentrico. Il libro descrive e racconta il progetto, vincitore dell’edizione 2008 del Best Communicator Award di Marmomacc.
In alto, l'autoritratto fotografico di Lorenza Lucchi Basili. Qui sopra, Space Ninety-seven, Bilbao, 2010 - Stampa su duratrans, 58x88 cm. Sotto, l'installazione della mostra di Contro-Verso curata da Silvia Litardi.
Fenomenologia della facciata Percorsi interpretativi, trascorsi storici, itinerari contemporanei Antonello Boschi collana Architettura FrancoAngeli Editore 288 pp - euro 32,00 Il volume analizza il lato pubblico della facciata, tradizionalmente contrapposto a quello più intimo, privato, sia dal punto di vista architettonico che urbano, percorrendone i tramezzi che segnano il confine interno-esterno dell’edificio, inquadrati attraverso i filtri della geometria e della fisiognomica. A margine, una ricerca sull’etimologia del termine facciata e sul mutare del suo significato nei secoli.
Studi e procedure di valutazione impatto ambientale - Aspetti normativi, approccio metodologico e prassi operativa Vincenzo Torretta Collana Ambiente Dario Flaccovio Editore 253 pp - euro 40,00 La normativa tecnica ambientale è molto articolata e non sempre di facile interpretazione e attuazione. Il volume analizza gli aspetti normativi e procedurali della valutazione di impatto ambientali e fornisce informazioni inerenti il quadro normativo, lo sviluppo della procedura della VIA, la struttura dello studio di impatto ambientale e i criteri necessari alla redazione, garantendo un approccio multidisciplinare.
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