IoArch56 Nov_Dec 2014

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Anno 9 - n 56 - Novembre/Dicembre 2014 - euro 4,50

CAPOLEI CAVALLI

ARCHITETTURA VIVA

Aldo Cibic

RETHINKING CITIES G124

CITTÀ BENE COMUNE Paesaggio

ASSECONDARE LA NATURA Font srl - via Siusi 20/a 20132 Milano - Poste Italiane SpA Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in. 27.02.2004 n. 46) Art. 1 Comma 1 DCB Milano


NOVITÀ MONDIALE

PAVIMENTI / ALTO TRAFFICO / GRANDE FORMATO

FACCIATE / GRANDE FORMATO

RIVESTIMENTO ESTERNO

PIANI / DESIGN UNICO

COSENTINO PRESENTA LA RIVOLUZIONARIA SUPERFICIE ULTRACOMPATTA DI GRANDE FORMATO La pelle delle case e degli edifici è destinata a trasformarsi nell’elemento in cui si snoda la vita. La scienza e la tecnologia ci aiutano a sviluppare nuovi materiali per migliorare la vita all’interno dei nostri habitat.

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MASSIMA RESISTENZA A FUOCO E CALORE

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3200 mm

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Per decenni Cosentino ha coniugato il meglio offerto dalla natura con la più moderna tecnologia offerta dalla scienza. L’enorme e continuo impegno in ricerca, sviluppo e innovazione costituiscono i pilastri del nostro lavoro. In Cosentino abbiamo rivoluzionato il mondo della pietra naturale e delle superfici in quarzo con Silestone®, ora siamo riusciti a coniugare il meglio della natura e la più moderna tecnologia per creare Dekton. 1440 mm

Dekton è una miscela sofisticata di materie prime utilizzate in edilizia, vetro, materiali porcellanati di ultima generazione e superfici in quarzo. Ricorrendo a un esclusivo processo tecnologico (TSP), si ottiene un’accelerazione delle modifiche metamorfiche alle quali è sottoposta la pietra naturale per millenni in condizioni di alta pressione e temperatura elevata.

Durante il processo vengono utilizzate fino a 16 tecniche diverse di decorazione, che consentono un design tridimensionale e infinite possibilità estetiche.

La pressatura di Dekton avviene con una pressa da 25.000 tonnellate, che trasforma il piano in una superficie ultracompatta di grande formato e altamente resistente.

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DEKTON.COM COSENTINO ITALIA Sede Centrale, Amministrativa e Deposito Via Trentino Alto Adige 69 | 30030 | Cazzago di Pianiga | VE | 30030 | T. +39 041 510 30 96 | F. +39 041 41 39 25 | italia@cosentinogroup.net COSENTINO MILANO SRL Via Papa Giovanni XIII, 57 | 20090 | Rodano | Milano | Italia | T +39 02 9532 8404 | F. +39 02 9532 1346 | milano@cosentinogroup.net


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LA POLITICA DI PIANO 32

Il rammendo delle periferie avviato da G124 è la prova che ce la possiamo fare, che in Italia esistono energie che attendono di essere messe in moto. Quelli avviati quest’anno sono esempi di ri-progettazione urbana basata sull’ascolto e la condivisione per individuare nuove funzioni e riqualificare l’esistente con interventi leggeri. La partecipazione fa scattare un processo di appropriazione degli spazi che responsabilizza la cittadinanza. Ai diritti, che devono sempre essere concessi da altri, si aggiungono così i doveri, che invece sono responsabilità di ognuno per mantenere nel modo migliore ciò che come comunità gli appartiene. Ecco perchè se migliorano le periferie migliora il Paese.

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21 5 LE TORRI DELL’UNIONE

26 RETHINKING CITIES

9 INTERVENTI URBANI

38 COME UN ORIGAMI

16 ASSECONDARE LA NATURA Progetto, paesaggio, ambiente

42 L’ARTE PRENDE IL LARGO

21 CITTÀ BENE COMUNE

48 ARTEFACTS

In copertina Stamperie 152, corte interna (foto ©Moreno Maggi).

IOARCH Costruzioni e Impianti n. 56

Direttore responsabile Sonia Politi Comitato di direzione Myriam De Cesco Carlo Ezechieli Antonio Morlacchi Grafica e impaginazione Cristina Amodeo Alice Ceccherini

Nuova sede BCE, Francoforte

Roma / Stamperie 152

G124

Contributi Atto Belloli Ardessi Luisa Bocchietto Roberto Bosi, Ginevra Bria Moreno Maggi Silvia Zotti

Editore Font srl, via Siusi 20/a 20132 Milano Tel. 02 2847274 Fax 02 45474060 redazione@ioarch.it www.ioarch.it

Fotolito e stampa Pinelli Printing Milano

Abbonamenti Tel. 02 2847274 - Fax 02 45474060 abbonamenti@ioarch.it

Intervista ad Aldo Cibic Uffici L’Artigiana, Alba

Fondation Louis Vuitton, Parigi Mondi in costruzione

Prezzo di copertina euro 4,50 arretrati euro 9,00. Abbonamento (6 numeri) euro 27,00; estero euro 54,00. Pagamento online su www.ioarch.it o bonifico a Font Srl - Unicredit Banca IBAN IT 68H02 008 01642 00000 4685386 Reg. Tribunale di Milano n. 822 del 23/12/2004. Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1 DCB Milano

© Diritti di riproduzione riservati. La responsabilità degli articoli firmati è degli autori. Materiali inviati alla redazione salvo diversi accordi non verranno restituiti.

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‹ LIBRI

COMUNICARE L’ARCHITETTURA Nell’epoca digitale, il contenuto dell’architettura sembrerebbe identificarsi con la sua stessa immagine e che la consultazione online possa sostituirne l’esperienza reale e spaziale. Questo volume dimostra invece come l’immagine architettonica sia a sua volta un progetto che sancisce la conclusione dell’opera e l’inizio della sua rappresentazione. Scritto da Paolo Schianchi, teorico di visual marketing e dal 2010 direttore dei contenuti editoriali del portale internazionale Floornature.com, il testo è arricchito da una serie di contributi sul tema da parte di architetti, fotografi e docenti internazionali. Architecture on the web A critical approach to communication Autore Paolo Schianchi Editore Libreria Universitaria 214 pp - euro 12,00 ISBN 978-88-629-2544-0

LINA BO BARDI, UNA VITA MODERNISTA UNA PANORAMICA RICCA DI IMMAGINI E CONTRIBUTI CRITICI PER CELEBRARE IL CENTENARIO DELLA NASCITA DELLA PIÙ IMPORTANTE PERSONALITÀ FEMMINILE DEL PANORAMA ARCHITETTONICO BRASILIANO

GLOBALE VS. LOCALE Le culture locali riescono ancora a influenzare la produzione architettonica contemporanea? Partendo da questa domanda e da alcuni casi esemplari, l’architetto Riccardo Salvi ha raccolto in questo volume una serie di riflessioni riguardanti l’esistenza (o meno) di un’identità nazionale in architettura. Una questione spinosa, che rimanda al dibattito più generale sugli effetti dell’irresistibile processo di globalizzazione delle esistenze, delle culture, delle economie. Con interessanti contributi, tra gli altri, di Vincenzo Latina, Carlo Cappai, Alessandra Segantini, Paolo Brescia e Tommaso Principi, Alessandro Scandurra, Ben van Berkel, Sean Godsell, Peter Wilson, Denise Scott Brown e Minsuk Cho. Identity Matters. Architettura tra individualismo e omologazione A cura di Riccardo Salvi Editore Franco Angeli 176 pp – euro 29,00 ISBN 978-88-917-0655-3 (testo italiano/inglese)

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Spaziando dalla progettazione architettonica alla scenografia, dalla moda all’arredamento, il lavoro dell’architetto italo-brasiliano Lina Bo Bardi, scomparsa nel 1992, trae ispirazione dallo Stile Internazionale traslato in un linguaggio visivo molto personale e orientato alla ricerca di due caratteristiche basilari: semplicità e chiarezza. Un’altra chiave per comprendere appieno le sue opere risiede nel rapporto con la cultura, la società e la situazione politica del suo paese adottivo espresso in maniera anche provocatoria attraverso disegni, scritti, esposizioni, edifici iconici e documentato in questo volume ricco di illustrazioni e contributi critici. La pubblicazione si affianca alla mostra organizzata presso la Pinacoteca del Museo di Architettura del Politecnico di Monaco di Baviera, visitabile fino al 22 febbraio 2015. Nata Achillina Bo a Roma il 5 dicembre 1914, dopo la laurea in architettura inizia la sua carriera nello studio di Gio Ponti a Milano per poi aprire il proprio studio,

distrutto durante un bombardamento nel 1943. Fondatrice con Bruno Zevi del settimanale La cultura della vita, nel 1946 si trasferisce in Brasile con il marito Pietro Maria Bardi, giornalista, critico d’arte e gallerista. Ottiene la nuova cittadinanza nel 1951 e nello stesso anno completa il suo primo progetto architettonico per la sua Casa di Vetro a San Paolo del Brasile, città per la quale firma anche il Museo di Arte Moderna di cui il marito fu curatore.

Lina Bo Bardi 100 Brazil’s Alternative Path to Modernism A cura di Andres Lepik, Vera Simone Bader Testi di Renato Anelli, Vera Simone Bader, Anna Carboncini, Gabriella Cianciolo Cosentino, Sabine von Fischer, Steffen Lehmann, Andres Lepik, Zeuler R.M. de A. Lima, Olivia de Oliveira, Catherine Veikos, Guilherme Wisnik Editore Hatje Cantz 400 pp – euro 49.80 ISBN 978-3-7757-3853-8

Un'immagine del MASP, il Museo d'Arte Moderna di San Paolo. Iniziata nel 1957, la costruzione si è conclusa nel 1968.


› NUOVA SEDE BCE

FRANCOFORTE

LE TORRI DELL’UNIONE Il progetto di CoopHimmelb(l)au per il nuovo quartier generale dell’Istituto Monetario Europeo riconnette funzionalmente e simbolicamente il passato di Francoforte, rappresentato dallo storico mercato coperto della Grossmarkthalle, alla “città verticale” che si svilupperà intorno ai due corpi della nuova torre direzionale

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‹ NUOVA SEDE BCE

S In apertura, una rampa in cemento sul lato est conduce alla lastra di vetro che si apre sul Memorial realizzato nei depositi della Grossmarkthalle in ricordo della deportazione di cittadini Ebrei dall'edificio dei mercati generali, realizzato su progetto dello studio di Colonia KatzKaiser (foto ©Norbert Miguletz). In queste pagine un particolare del corpo di ingresso pubblico che taglia diagonalmente l'edificio storico, due viste d'insieme e il masterplan dell'area (foto ©European Central Bank / Robert Metsch).

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elezionato da una giuria internazionale e dal consiglio direttivo della BCE, il progetto firmato dallo studio viennese Coop Himmelb(l)au prevede tre elementi architettonicamente interconnessi: la Grossmarkthalle, ovvero la struttura storica degli ex-mercati generali, un grattacielo direzionale a doppia torre e un nuovo corpo d’ingresso che funge da collegamento visivo e funzionale tra i due edifici. Il complesso, che sorge in un’area di circa 120mila mq sulle sponde del Meno nella zona orientale di Francoforte, comprende anche, nei depositi sotterranei dei mercati generali, un memoriale realizzato su progetto dello studio KatzKaiser in ricordo delle deportazioni di cittadini Ebrei qui avvenute. La posizione del lotto e la presenza dell’edificio storico della Grossmarkthalle hanno avuto un’importanza fondamentale nella definizione del progetto architettonico e nello sviluppo del binomio formale verticale-orizzontale. Costruito tra il 1926 e il 1928

su progetto dell’architetto e urbanista Martin Elsaesser, l’edificio storico ha conservato la sua funzione di mercato generale fino al 2004. Completamente rinnovata nel rispetto della sua identità originale, la struttura è ora concepita come un “foyer urbano” destinato alle funzioni pubbliche del complesso e ospita al suo interno spazi espositivi, un centro visitatori, un ristorante, una caffetteria, sale conferenze e una libreria. Il progetto ha previsto nell’ala ovest della struttura l’inserimento diagonale del nuovo corpo che funge da ingresso principale alla sede BCE da Sonnemannstrasse. Caratterizzato da un design asimmetrico e da fronti vetrati inclinati, il volume orizzontale accoglie una sala conferenze a doppia altezza accessibile da un atrio con postazioni temporanee per i giornalisti. La disposizione diagonale delle nuove torri, concepite come corpi indipendenti rispetto all’edificio storico, genera sequenze spaziali dinamiche non solo nelle aree pubbliche del piano terra ma anche ai piani superiori, in

gran parte preclusi al pubblico e riservati ai dipendenti e collaboratori BCE. Posto sul lato sud del lotto, il grattacielo direzionale è composto da due corpi distinti – rispettivamente di 45 e 43 piani - connessi strutturalmente e funzionalmente da un atrio vetrato e da quattro piattaforme di interscambio ai livelli 3, 15, 27 e 38 per formare un unico volume che svetta a un’altezza di 185 metri. L’orientamento est-ovest della struttura sfaccettata della torre è pensato per dialogare con i principali punti di riferimento di Francoforte, come l’Alte Oper (il palazzo dell’Opera), il distretto museale (Museumsufer) e il quartiere finanziario, e allo stesso tempo per affermare la peresenza di un nuovo protagonista nello skyline urbano. L’atrio vetrato rappresenta il fulcro dell’edificio e si configura come una nuova città verticale con spazi sociali, giardini pensili e piattaforme di collegamento che suddividono lo spazio orizzontalmente in tre sezioni di altezza variabile (tra 45 e 60 metri). La doppia


› NUOVA SEDE BCE

torre ospiterà la maggior parte dei circa 2.300 posti di lavoro del complesso e sale riunioni interne. Tutti i piani offrono un elevato livello di flessibilità per consentire diverse configurazioni degli uffici. Fin dalle prime fasi progettuali uno degli obiettivi fondamentali dell’intervento è consistito nel generare un processo integrato tra progettazione architettonica, ingegneria strutturale, programma energetico e rigenerazione urbana. In tal senso, la superficie pavimentata intorno alla Grossmarkthalle, un tempo adibita a spazio di carico e scarico, sarà convertita in una grande area verde che, con altri parchi nelle vicinanze come il Grüngürtel (la cintura verde di Francoforte) e il Mainuferpark lungo il Meno, contribuirà alla creazione di un grande polmone verde nella città. Consegnato a Jean-Claude Trichet il 9 maggio 2008 il permesso di costruire, l'edificio è pienamente operativo dallo scorso 4 dicembre, data della prima riunione ufficiale condotta dall'attuale presidente Mario Draghi

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‹ NUOVA SEDE BCE

SCHEDA Località Francoforte, Germania Anno di progetto/realizzazione 2005/2014 Committente Banca Centrale Europea Progetto CoopHimmelb(l)au - Wolf D. Prix (CEO), Helmut Swiczinsky, Wolfdieter Dreibholz ZT GmbH

Partner del progetto Frank Stepper Architetti Hartmut Hank, Christian Halm, Thomas Schwed, Michael Beckert (TPL), Johannes Behrens (TPL), Günther Weber, Jürgen Tiltmann (TPL), Oliver Cassik (TPL), Philipp Munz (TPL)

Design Karin Miesenberger, Stefan Rutzinger, Kristina Schinegger

Managment Christian Maeder, Sascha Hempel, Markus Tritthart, Damian Witt

Partner locale AS & P Albert Speer & Partner GmbH, Architektur Consult ZT GmbH

Ingegnere strutturale B + G Ingenieure, Bollinger und Grohmann GmbH

Progetto climatico Arup GmbH Condizionamento (HVAC) Ebert-Ingenieure München GbR

Design illuminotecnico Bartenbach LichtLabor GmbH Infrastrutture Dorsch Consult Verkehr und Infrastruktur GmbH

Progetto paesaggistico Vogt GmbH Landschaftsplaner Superficie sito 120.000 mq Superficie lorda di pavimento 184.000 mq Altezza torre nord 185 metri, 45 piani Altezza torre sud 165 metri, 43 piani

Coop Himmelb(l)au Fondata a Vienna nel 1968 da Wolf D. Prix, attuale Ceo, COOP HIMMELB(L)AU opera nel campo dell'architettura, dell'arte, della pianificazione urbana e del design e conta un team di oltre 100 collaboratori da 19 paesi diversi. Tra i suoi progetti più famosi il BMW Welt di Monaco e il Centro Conferenze Internazionale di Dalian in Cina. www.coop-himmelblau.at

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In alto, l'atrio delle torri ha altezze comprese tra 45 e 60 metri. Accanto, il ristorante da 500 posti dello staff e, al centro, la sala del Consiglio al 41° piano, uno spazio totalmente libero da interferenze strutturali caratterizzato dal "soffitto d'Europa", realizzato con elementi in alluminio che ritraggono una mappa astratta dell'Europa simile a quella rirpodotta sulle banconote dell'euro (foto ©European Central Bank / Robert Metsch).


› STAMPERIE 152

ROMA / STAMPERIE 152

INTERVENTI URBANI A due passi dall’Esquilino, la stratificazione millenaria dell’Urbe si aggiorna in chiave tecnologica con un complesso residenziale in classe A+ frutto di un progetto di riqualificazione di un ex stabilimento tipografico

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‹ STAMPERIE 152

S I prospetti esterni sono stati rinnovati conservandone l’aspetto originale. Il fulcro del complesso è rappresentato dalla corte interna - qui in sezione e in pianta - caratterizzata da un design contemporaneo e da elementi di verde verticale. Nella pagina di destra, una vista dell’ingresso, con la riproduzione su lastra di vetro della pianta del quartiere in epoca Romana e, sotto, la pianta del secondo piano (foto ©Moreno Maggi).

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ituata nel quartiere Monti, via Urbana ricalca il percorso di un’antica strada romana, il vicus Patricius, sede di residenze aristocratiche di epoca repubblicana e imperiale, alle quali si alternavano alcune insulæ, isolati di edifici ad abitazione intensiva. La via prese il nome attuale nel XVII secolo, quando fu ampliata e ristrutturata per volere di papa Urbano VIII. L’immobile al civico 152 risale alla seconda metà del XIX secolo. Nel 1876 era il Teatro Manzoni, trasformato in cinematografo nel 1932 e poi riconvertito in sede tipografica del quotidiano Il Messaggero nel 1962. Qualche anno fa l’edificio ormai in disuso è stato acquisito da Navarra Iniziative Immobiliari (società del Gruppo Italiana Costruzioni che cura lo sviluppo immobiliare), per il suo recupero e la trasformazione ad uso residenziale. Il progetto è stato affidato allo studio romano Capolei Cavalli Architetti Associati, che con materiali e tecnologie a ridotto impatto ambientale ha realizzato unità immobiliari di pregio, mentre i prospetti esterni, su via Urbana e Via della Caprareccia, sono stati recuperati per intero e lasciati inalterati nella loro configurazione originale. Il fulcro dell’intero complesso è rappresentato da una corte interna con alberi, arbusti, acqua e pareti verdi, realizzata con materiali tradizionali (il rivestimento di una parete su cui scorre acqua che ricade in una pic


› STAMPERIE 152

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‹ STAMPERIE 152

Gli scavi TESTIMONIANZE DELLA CITTÀ ANTICA E MODERNA Durante i lavori di costruzione, dal basamento dell’edificio sono riemersi resti di un’insula romana con negozi e tabernæ databile tra il II e il III secolo d.C. Questi ampi ambienti, conservati su due piani, affacciati sulla strada e su un cortile interno e rifiniti con pavimenti a mosaico in bianco e nero, erano ancora in gran parte visibili agli inizi del ‘600. Una porzione di città riscoperta, fedelmente rappresentata in pianta sulla lastra in vetro collocata nell’atrio del complesso. Sempre in fase di cantiere, un’altra scoperta di grande interesse per la conoscenza della città moderna è stato il rinvenimento delle cantine dell’abitazione di un celebre personaggio vissuto a Roma tra la fine del ‘700 e gli inizi dell‘800: Giovanni Trevisan detto il Volpato, incisore e ceramista amico di Canova, intimo di papi e imperatori, specializzato nella riproduzione in miniatura di opere scultoree dell’antichità classica (i moderni souvenir). In questi ambienti, adibiti all’epoca a deposito del suo laboratorio, sono state recuperate matrici in gesso, alcuni oggetti finiti e molti vasi in biscuit, tra le prime imitazioni della porcellana cinese.

Nella parte basamentale del complesso (foto sopra) sono visibili i resti di architetture romane databili tra il II e il III secolo d. C. rinvenute in fase di cantiere (foto ©Luigi Innamorati).

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cola vasca acciottolata è stato realizzato in Tadelakt, trattamento a base di calce resa impermeabile tuttora diffuso in Marocco) declinati secondo un linguaggio architettonico contemporaneo. Sviluppato con Marta Fegiz, il progetto della corte rielabora il concetto di scena teatrale e funge da luogo di curiosità e intrattenimento, con fioriere e panchine in muratura utilizzate anche per delimitare gli spazi di pertinenza delle unità immobiliari al piano terra. Gli appartamenti hanno metrature che vanno da 50 a 250 mq, alcuni sono distribuiti su più livelli e il complesso conta anche un piano attico affacciato su tre lati alla corte verde. A una quota leggermente rialzata (0,20 cm) sono posti i percorsi che garantiscono l’accesso ai corpi scala e a 5 appartamenti, mentre dal cortile si accede ad altre 3 unità di tipo duplex con al piano terra la zona giorno e al piano primo la zona notte. Tutti gli appartamenti che si affacciano sulla corte interna hanno un piccolo balcone, in una riproposizione ideale delle logge di un teatro, con un leggero arretramento dal secondo piano che allarga prospetticamente lo spazio verso l’alto. Come richiesto dalla Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di Roma, la copertura a falde inclinate è rifinita esternamente in coppi e tegole alla romana con gronde e discendenti in rame. La struttura dell’edificio è in c.a. con l’utilizzo di fondazioni indirette che, ove possibile, ricadono su quelle che erano state realizzate per lo stabilimento de Il Messaggero. La progettazione è stata sviluppata sia in funzione dei nuovi carichi sia per meglio utilizzare il piano interrato come parcheggio. Certificati in Classe A+, gli appartamenti sono provvisti di un sistema di climatizzazione a pannelli radianti a pavimento alimentato mediante scambiatori di calore da sonde geotermiche verticali poste a grande profondità nel sottosuolo, e di un sistema di deumidificazione che consente di gestire al meglio il comfort interno regolando in maniera ottimale la percentuale di umidità dell’aria

3c+t Capolei Cavalli Architetti associati Caratteristica dello studio Capolei-Cavalli fin dalla sua fondazione nel 1960 è l’intreccio tra la professione e l’attività didattica e di ricerca, entrambe svolte perseguendo un reciproco completamento. Così negli anni il lavoro di progettazione si è sviluppato attraverso i filtri delle sue implicazioni politiche, sociali, storiche, tipologiche ed economiche, mentre l’insegnamento universitario dei suoi partner si è arricchito dell’esperienza data dal confronto con la committenza, le imprese, la ricerca industriale, i materiali e le maestranze. Oggi nello studio operano, insieme al Professor Architetto Giancarlo Capolei, i soci Fabrizio e Pierfrancesco Capolei, Giunio Valerio e Paolo Romano Cavalli e circa 10 collaboratori. www.capoleicavalli.it Nella foto, da sinistra, Paolo Romano Cavalli, Pierfrancesco Capolei, Giunio Valerio Cavalli, Giancarlo e Fabrizio Capolei.

SCHEDA Località Roma Anno di realizzazione 2014 Committente Navarra Iniziative Immobiliari Srl Progetto architettonico 3c+t Capolei Cavalli Architetti Associati

Progetto strutture e impianti A.T. Advanced Technologies Srl

Direzione artistica Fabrizio Capolei Direzione lavori Gabriele Novembri Progetto del verde Marta Fegiz, AG&P Realizzazione parete verde Nuova Malegori Srl Impresa costruttrice Italiana Costruzioni SpA


› STAMPERIE 152

Una foto del piano attico. Grandi aperture garantiscono ampia luminosità a tutti gli appartamenti. In basso a sinistra, interno di un duplex (foto ©Moreno Maggi).

Stemau

All’aperto assaporando la storia

Na.Gest. Global Service

Facility management su misura

Nuova Malegori Paesaggi da vivere

Nel progetto di recupero degli edifici dell’ex Messaggero, testata storica di Roma, Stemau ha realizzato e posato il pavimento da esterno per terrazze in Iroko con profilo antislip 100% made in Italy Working. A Roma, Stemau srl è l’unica realtà produttiva certificata made in Italy di pavimenti in legno; è in grado di produrre pavimenti in massello tradizionale, stratificati, decking e soluzioni personalizzate. Tra gli altri progetti realizzati, l’Aula Magna della Facoltà di Architettura di Roma 3.

Attraverso un team di specialisti distribuiti presso vari presidi sul territorio, la società Na.Gest. del gruppo Italiana Costruzioni svolge i servizi tecnici agli immobili e alle persone per numerose realtà dei settori terziario, industriale e pubblico. Le sue principali aree d’intervento si riferiscono alla gestione e manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti tecnologici (riscaldamento, climatizzazione, ascensori, impianti elettrici) e interventi di manutenzione e ristrutturazione edile.

Parte del gruppo Italiana Costruzioni, la società nasce dalla volontà di interpretare e curare l’ambiente in tutte le sue forme: parchi, giardini, piazze, strade, aree verdi pubbliche e private. Nuova Malegori vanta decenni di esperienza nell’ambito delle gestioni del territorio anche grazie ai moderni sistemi integrati di global service. Il paesaggio e la costruzione dello stesso, insieme alla cura ed alla salvaguardia, costituiscono la sua missione principale.

STEMAU SRL

NA.GEST. GLOBAL SERVICE SRL

NUOVA MALEGORI SRL

Via Pieve Ligure 15 / Via Refrancore 26 00100 Roma Tel. 06 45502260 | www.stemausrl.it

Via A. Stoppani 15 - 00197 Roma Tel. 06 802161 roma@navarragestioni.it | www.navarragestioni.it

Via Antonio Stoppani, 15 - 00197 Roma Tel. 06 802161 – fax 06 8085361 www.nuovamalegori.it

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‹ STAMPERIE 152

Pietra, vetro e acciaio per le scale comuni. A destra una foto notturna della corte interna (foto ©Moreno Maggi).

Boffi

La tradizione nel futuro

BOFFI SPA Via Oberdan, 70 20823 Lentate sul Seveso MB Tel. 0362 5341 info@boffi.com | www.boffi.com

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La ricerca formale e tecnologica e un mix perfetto di innovazione e tradizione hanno reso l’azienda Boffi, nata nel 1934 come piccolo laboratorio di mobili da cucina, una realtà famosa in tutto il mondo. I suoi prodotti sono stati esibiti alla Triennale di Milano, al Museo delle Arti Moderne di New York e all’Expo mondiale 1985 di Tsukuba in Giappone. Nel 1995 riceve il Compasso d’Oro alla carriera, nel 2003 ottiene la certificazione ISO 9002 – 2000 e nel 2004 la rubinetteria Cut (design Mario Tessarollo e Tiberio Cerato) vince il Red Dot per il miglior design di prodotto. Il nuovo corso dell’azienda comincia alla fine degli anni Ottanta, quando Piero Lissoni e Roberto Gavazzi si affiancano a Paolo Boffi. Fra i risultati più significativi: la creazione di un sistema completo di arredo bagno che integri design, produzione e distribuzione; l’acquisizione nel 2003 di Norbert Wangen, storico marchio tedesco di cucine di alta gamma; l’apertura di flagship store nelle principali città del mondo culminata nel 2007 con l’apertura degli show room By in partnership con Porro e Living Divani; la collaborazione con Fantini nel 2010 alla creazione del nuovo marchio Aboutwater.

De.Co.Fin.Viti Finiture ad hoc

Il rifacimento delle facciate dell’edificio ha comportato la revisione completa degli intonaci e il ripristino degli elementi architettonici e decorativi presenti, mentre le superfici interne sono state trattate con rasatura per creare uniformità tra il vecchio e nuovo intonaco. In particolare, le pareti della scala sono state trattate con la tecnica dello spatolato a effetto lucido che valorizza l’ambiente garantendo una maggiore durevolezza rispetto alle tinte tradizionali.

DE.CO.FIN.VITI SRL Via Madonna del Pianto, 90 - 03029 Veroli (FR) T. 0775 308493 – F. 0775 1543681 decofin.viti@gmail.com


RICOSTRUIRE PAESAGGI DALLA SCALA TERRITORIALE A QUELLA URBANA, UNA RICOGNIZIONE A LIVELLO MONDIALE SU OPERAZIONI DI ARCHITETTURA DEL PAESAGGIO CHE RIPRISTINANO L’EQUILIBRIO TRA INTERESSI SOCIALI, ECONOMICI CULTURALI E AMBIENTALI DI AREE GIÀ FORTEMENTE ALTERATE

Nelle immagini, due dei progetti descritti nell'Atlante: l'Olympic Sculture Park di Seattle (studio Weiss/ Manfredi), sito industriale di 36mila mq trasformato in parco pubblico, costo 17 milioni di US$, e a destra le ex-cokerie di Drocourt nel nord della Francia, un'area di 160 ettari che coinvolge tre comuni trasformata nel Parc des Îles da un team formato da Ilex paysage urbanisme, Sylvie Duval, Maning e Tauw, costo 6,6 milioni di Euro.

“Il paesaggio è un organismo complesso – scrive Michela De Poli nel suo Atlante dei paesaggi riciclati – costituito da parti visibili, interpretabili attraverso delle forme, e parti meno visibili, costituite da sistemi di relazioni e, come ormai codificato, rappresenta l’esito di una trascrizione avvenuta per mezzo di azioni diversamente consapevoli prodotte dall’uomo. Ogni intervento ha ripercussioni immediate, ravvicinate nel tempo e nello spazio, e successivamente delle innegabili trascrizioni di lungo rilascio, lente nel loro mostrarsi e lontane nella dimensione spaziale”. Se, come è naturale, da sempre gli uomini hanno utilizzato l’ambiente per le loro esigenze, lo sfruttamento intensivo figlio della rivoluzione industriale ha rotto l’equilibrio che reggeva la capacità dei cicli naturali di supportare, mitigandone le conseguenze sull’ecosistema, lo sviluppo antropico. Del resto però, i segni del paesaggio urbano e industriale sono diventati identitari per le generazioni che vi sono nate e cresciute, vi hanno lavorato e hanno progettato il proprio futuro, esattamente come le precedenti generazioni contadine che avevano costruito paesaggi ammirati come le colline del Chianti. Se “riciclo” è oggi termine popolare e “politicamente corretto” che soddisfa a costo zero il generale senso di colpa per le ferite inferte all’ambiente, troviamo più adeguato, per descrivere interventi di ampia portata capaci di ridisegnare

la qualità del paesaggio, il termine “ripristino”, che recupera la memoria dei luoghi dotandoli di nuovo senso. Gli ambiti dei 57 progetti dell’Atlante – classificati per ampiezza dell’intervento, dai 7mila kmq della Fürst-Pückler-Land nella regione della Lausitz-Spreeland tedesca ai 300 mq del Million Donkey Hotel di Prata Sannita nel parco regionale del Matese – sono i più diversi, come gli obiettivi e i risultati degli interventi. Vaste aree industriali dismesse, cave giunte al termine del ciclo produttivo, discariche, territori urbani degradati o opere infrastrutturali inutili/ inutilizzate sono stati trasformati in oasi naturalistiche, parchi sportivi, centri di aggregazione artistica e culturale, mete e itinerari di turismo culturale

Atlante dei paesaggi riciclati Michela De Poli e Guido Incerti Editore Skira Editore Spa 272 pagine, 184 ill. a colori e 34 in b/n euro 33,00 www.skira.net ISBN 978-88-572-1148-0 I

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‹ PROGETTO PAESAGGIO AMBIENTE

UN PARCO ANTROPICO PER SALINE JONICHE

ASSECONDARE LA NATURA Premiato con il Gold Holcim Awards Europe 2014 e un premio Urbanistica 2014, il progetto di AutonomeForme con Grupo Aranea valorizza le caratteristiche naturali del sito calabrese violentate in nome di una pretesa vocazione industriale che non ha mai messo radici Alle spalle l’Aspromonte e i suoi paesaggi incontaminati, di fronte il mare caro ai Greci. Il delicato equilibrio ambientale e idrogeologico dell’area delle Saline, una zona costiera paludosa costellata di laghetti naturali e frequentata da diverse specie di

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uccelli migratori, venne compromesso negli anni Settanta con la costruzione di uno stabilimento Liquichimica che avrebbe dovuto produrre bio-proteine e che venne immediatamente chiuso perché la produzione faceva uso di sostanze cancerogene;

un porto industriale situato tra la fiumara di Sant’Elia e il torrente Falcone e per questo soggetto a costante insabbiamento, con i conseguenti costi di dragaggio che l’ostilità verso l’ambiente naturale comporta; e infine, più a ovest, un’Officina Grandi Riparazioni delle FF.SS. che presto chiuse i battenti licenziando i lavoratori e oggi è usata come deposito di treni in disuso. Una storia di ordinario affarismo a cui si aggiunge, nel 2006, l’idea di costruire una centrale a carbone. Interrotto a seguito delle contestazioni delle amministrazioni locali l’iter amministrativo della centrale, la provincia di Reggio Calabria lancia un concorso di idee per il ripristino ambientale dell’area, vinto dal progetto sviluppato e guidato da Autonomeforme. Alla base del progetto dello studio palermitano, per l’occasione in team con gli spagnoli di Grupo Aranea, la valorizzazione delle risorse naturali e culturali del luogo per proporre un nuovo modello di sviluppo capace di fornire agli abitanti quelle prospettive di reddito che lo svilup-


› PROGETTO PAESAGGIO AMBIENTE

Sopra il titolo, elementi naturali e del passato industriale nell'acquarello di Grupo Aranea che immagina il nuovo parco di Saline Joniche. In basso a sinistra, un'immagine odierna del porto industriale. In questa pagina, masterplan dell'area dopo la sistemazione a parco e vista d'insieme dello stato di fatto (foto e disegni courtesy Autonomeforme).

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‹ PROGETTO PAESAGGIO AMBIENTE

vivaio per alberi per un totale di quasi 5600 alberi piantati ogni 5 metri... nasce così il giardino produttivo infinito

GOLD HOLCIM AWARDS EUROPE 2014 officine di riparazione dei vagoni e macchinari

negli edifici sono ospitati laboratori, semenzaio, ricerca di nuove energie con alghe

edifici d'ingresso con area informazioni da cui - come in un museo - ha inizio la visita dell'officina

passerella che permette di compiere la visita dell'intera officina accesso e parcheggio

Nella selezione degli Holcim Awards 2014 il progetto per Saline Joniche è stato scelto tra 6.103 progetti partecipanti. Le candidature sono state valutate da una giuria di qualificati esperti internazionali che ha scelto il progetto di Saline Joniche per la sua spiccata posizione filosofica volta all'esame dei ruoli dell'architettura, della progettazione del paesaggio, della pianificazione urbana e delle loro limitazioni, attraverso la necessità di consentire la presenza dell'essere umano. Nel corso della cerimonia di premiazione, svoltasi a Mosca lo scorso 8 settembre, il rappresentante della giuria Arno Brandlhuber ha dichiarato che "il progetto racchiude un discorso sulle potenziali forme di relazione tra attività umana e ambiente naturale, proponendo strategie per la comprensione dell'architettura quale forma di azione in un rapporto simbiotico con la natura". Organizzato e coordinato da Palermo dagli architetti e landscape designers di Autonomoforme (www.autform.it) guidati da Marco Scarpinato con l’architetto Lucia Pierro, il progetto è stato sviluppato con consulenti italiani e francesi e con gli spagnoli di Grupo Aranea. www.autform.it www.grupoaranea.net www.salinejoniche.it

formazione di lagune naturali, piante macrofite, depurazione delle acque

l'azzurro indica spazi chiusi in cui compiere sperimentazioni con le piante

il verde indica le aree di compostaggio per fertilizzare il terreno e recuperare il suolo

il rosa indica gli spazi all'aperto in cui compiere sperimentazioni con le piante e realizzare orti

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accesso dei treni attraverso la linea ferrata per permettere il movimento di terra e piante

Nella foto, da sinistra, Francisco Leiva (Grupo Aranea di Alicante), Marco Scarpinato e Lucia Pierro (AutonomeForme di Palermo) ricevono il premio da Bernard Fontana e Piero Corpina, rispettivamente CEO di Holcim Ltd Switzerland e di Holcim Italia.

Il progetto di intervento sull'Officina Grandi Riparazioni prevede l'alleggerimento delle strutture esistenti con lo smantellamento di parti costruite conservando i telai che delimiteranno aree aperte destinate alla ricerca ambientale applicata. Nella pagina di destra, il borgo di Pentedattilo, oggi in completo abbandono, è integrato nel progetto; torri di sosta e nidificazione nel nuovo parco naturale-antropico delle Saline; le aree di intervento (foto e disegni courtesy Autonomeforme).


› PROGETTO PAESAGGIO AMBIENTE

po industriale e portuale aveva promesso ma non mantenuto. L’intervento coinvolge 8 chilometri di costa e un’area vasta 170 ettari che comprende anche Pentedattilo, uno dei borghi più belli e meno conosciuti del mondo. Si tratta di un progetto di ri-naturalizzazione dell’area che prevede il ripristino dello stato originario e della rete idrogeologica senza cancellare le tracce dei suoi trascorsi industriali, a passata e futura memoria. I nuovi paesaggi comprenderanno sia le torri leggere per il bird-watching sia gli impianti Liquichimica, che rinunciando alla loro funzione originaria si trasformeranno in nuovi habitat f loro-faunistici, come è già accaduto al relitto della Laura C, che dal 1941 giace su un fondale sabbioso a 200 metri dalla costa e che è stato ormai interamente colonizzato da specie marine: il progetto prevede di integrare anche il relitto sottomarino nel futuro parco natualistico. Al recupero della zona costiera seguirà poi quello delle Officine Grandi Riparazioni (OGR) con la trasformazione in parco scientifico di rilievo internazionale dedicato alla ricerca di processi innovativi per la riconversione di territori abbandonati. Qui l’enorme struttura a capannone verrà alleggerita asportando parti dell’involucro e della copertura per creare spazi aperti e un “giardino infinito” dall’impianto geometrico con alberi e vasche di fitodepurazione, mentre gli spazi interni ospiteranno laboratori e aree per la ricerca e la documentazione. Infine, il progetto include nell’area d’intervento il borgo di Pentedattilo, antico centro dell’Aspromonte fondato nel 640 A.C. da coloni greci, il cui nome deriva dalla forma dello sperone di roccia su cui è arroccato. Abbandonato definitivamente dopo il terremoto del 1783, il borgo, se valorizzato dall’ente pubblico anche con banda larga, arredo urbano e wi-fi, potrà richiamare investimenti privati per la trasformazione in albergo diffuso, ospitare giovani ricercatori del vicino parco scientifico OGR e diventare meta internazionale di turismo evoluto

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‹ PROGETTO PAESAGGIO AMBIENTE Global Holcim Awards 2015

GLI ALTRI FINALISTI Oltre al progetto di Saline Joniche, in questi mesi sono stati assegnati gli Holcim Awards per le altre regioni del mondo: il 18 settembre a Toronto per il Nord America; il 2 ottobre a Medellín per l’America Latina; il 16 ottobre a Beirut per Africa e Medio Oriente e il 13 novembre a Jakarta per l’Asia e la regione del Pacifico. I rispettivi vincitori, che qui presentiamo brevemente, saranno i finalisti del Global Holcim Awards 2015 che prevede un montepremi di 350mila dollari cui si aggiungono 150mila dollari per i premi Next Generation riservati a gruppi di ricerca formati da studenti e giovani professionisti.

NORD AMERICA

INFRASTRUTTURE IDRICHE PER LAS VEGAS

AFRICA E MEDIO ORIENTE

BIOEDILIZIA E HUB D'IMPRESA IN TURCHIA Secondo la giuria “un edificio concepito come un banco di prova per la ricerca sostenibile, che esplora nuove tecniche nell’uso di risorse rinnovabili e stabilisce un attento equilibrio tra ambiente naturale e ambiente costruito”. Un sito per piccole e medie imprese impegnate nella ricerca e sviluppo di tecnologie sostenibili che sorgerà in un’area industriale alla periferia di Ankara diventa parte integrante del paesaggio. Le coperture verdi di uffici e laboratori posti a

quote diverse formano un terrazzamento dei versanti naturali della collina mentre il ricorso alla geotermia, la massimizzazione dell’illuminazione e della ventilazione naturale e la raccolta, depurazione e riuso dell'acqua piovana e delle acque grigie riducono al minimo l’impatto energetico e ambientale.

Trasformando l’infrastruttura idrica in un progetto civico, Poreform propone una soluzione efficiente e sostenibile all’endemica carenza d’acqua di Las Vegas dove il sistema di drenaggio non è in grado di conservare l’acqua delle rare piogge. Poreform è una superficie di calcestruzzo poroso a rapida saturazione e lento rilascio messo in opera mediante casseforme speciali: una pelle

urbana in grado di alimentare bacini sotterranei di raccolta. Alcuni indicatori richiameranno l’attenzione del pubblico sulla disponibilità di acqua, orientando comportamenti positivi sul suo consumo e conservazione. POREFORM Località Las Vegas, USA Progetto Amy Mielke e Caitlin GuckerKanter Taylor, Water Pore Partnership

ECO-TECHNO PARK Località Ankara, zona industriale di OSTiM Progetto Onat e Zeynep Öktem, ONZ Architects

AMERICA LATINA

UN PARCO PUBBLICO A MEDELLÍN

ASIA E PACIFICO

UN SANTUARIO PER VOLATILI IN THAILANDIA Il progetto premiato prevede la trasformazione di un’area parzialmente lottizzata per un fallito sviluppo immobiliare in un parco per la riabilitazione di uccelli sequestrati ai contrabbandieri di animali esotici e la sosta protetta di specie migratorie. L’area comprende un piccolo hotel per turisti eco-consapevoli realizzato all’interno di costruzioni in mattoni a vista esistenti, già utilizzate per l’essiccazione del tabacco e abbandonate da decenni, e la costruzione, con materiali ricavati dagli

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scarti della produzione agricola locale, di torri di osservazione e di piccoli edifici di meditazione destinati ai monaci, per scoraggiare la pratica della caccia. Interventi leggeri per simulare un habitat naturale favorevole agli uccelli mitigando il costruito esistente per ridurre l’impatto ambientale. CHIANG MAI BIRD SANCTUARY Località Chiang Mai, Thailandia Progetto Jariyawadee Lekawatana (Architectkidd); Singh Intrachooto (Kasetsart University, Bangkok); Chak Cherdsatirkul (Kaomai Lanna Resort).

Ancora l’acqua al centro di un progetto vincitore del Gold Award. Si tratta in questo caso di serbatoi e bacini idrici della città di Medellin sopra e intorno ai quali il Colectivo720 ha progettato interventi architettonici e di paesaggio urbano che adeguandosi alla morfologia del luogo donano bellezza a un’infrastruttura urbana e la aprono alla comunità, migliorando la qualità della vita in città e dando vita a un inedito connubio tra natura e paesaggio urbano. Gli interventi costruttivi sono stati pianificati privilegiando la scelta di materiali

e risorse locali e favorendo la partecipazione popolare anche in attività di costruzione a basso rischio. La funzione idrica primaria ha suggerito particolare attenzione alla gestione dell’acqua, raccolta e depurata con sistemi semplici per l’irrigazione delle aree a verde. Il nuovo parco prevede anche la realizzazione di un auditorium all'aperto.

WATER RESERVOIRS AS PUBLIC PARK Località Medellín, Colombia Progetto Mario Fernando Camargo Gómez e Luis Orlando Tombé Hurtado, Colectivo720


› G124

CITTÀ BENE COMUNE Presentati i risultati del primo anno di lavoro del gruppo G124 sulle periferie

Il lavoro svolto quest’anno è descritto e riassunto nel primo numero di Periferie, il periodico di G124 presentato ufficialmente in Senato lo scorso 27 novembre. In copertina il campo da rugby del quartiere Librino a Catania, uno dei tre progetti su cui G124 ha lavorato quest’anno.

In alto, i componenti dei gruppi di lavoro di G124. Da sinistra, Federica Ravazzi, Roberta Pastore, i tutor Mario Cucinella, Maurizio Milan e Massimo Alvisi, Roberto Giuliano Corbia, Eloisa Susanna, Francesco Lorenzi e Michele Bondanelli (foto ©2014 Fotografico, Senato della Repubblica). A destra, con interventi reversibili che lasciano intatti e nascosti i preziosi arredi del palazzo, Renzo Piano ha trasformato il proprio ufficio da senatore in un workshop sulle periferie italiane.

Quando lo scorso anno venne nominato senatore a vita, Renzo Piano decise di fare politica attraverso la sua professione di architetto, occupandosi in particolare delle periferie, la parte più popolata e la più fragile del tessuto urbano, quella in cui vive l’85% degli abitanti delle città e in cui si concentra – e talvolta esplode, come insegnano le cronache – l’energia umana e i motivi di disagio si sommano. Del resto “politica” deriva da polis, città. È nato così il gruppo di lavoro G124, che prende il nome dall’ufficio del senatore Piano a Palazzo Giustiniani, trasformato in laboratorio per progettare la riqualificazione delle periferie delle città italiane. L’intento di G124 è quello di progettare possibili futuri per aree scelte attraverso discussioni interdisciplinari cui partecipano, oltre ad architetti e urbanisti, sociologi, psicologi, giornalisti. Idee da condividere con gli abitanti e con le amministrazioni locali. Perché se ci sono le idee i soldi si possono trovare, uscendo dal perenne ricatto dei saldi di bilancio. Nel gruppo G124 lavorano con contratto annuale sei giovani architetti, pagati con l’intero stipendio parlamentare di Piano (il dettaglio delle spese su renzopianog124.com). Ogni anno i sei architetti verranno sostituiti da altri sei selezionati attraverso un apposito bando (tre uomini e tre donne, architetti con meno di 32 anni e una breve esperienza all’estero; la prima chiamata ha raccolto più di 600 curriculum). A coordinarne il lavoro, oltre allo stesso senatore, ci sono i tutor scelti personalmente da lui che, volontaria-

mente e senza percepire alcun compenso, seguono i progetti. Il gruppo G124 lavora su diversi temi che riguardano le periferie: l’adeguamento energetico, il consolidamento e il restauro degli edifici pubblici, i luoghi di aggregazione, la funzione del verde, il trasporto pubblico e i processi partecipativi per coinvolgere gli abitanti nella riqualificazione del quartiere dove vivono.

“Ci sono frammenti di città felici che continuamente prendono forma e poi svaniscono, nascosti nelle città infelici” Italo Calvino Così che ogni cittadino possa contribuire a rendere migliore la polis che sarà. I progetti che i gruppi hanno portato avanti quest’anno, e che presentiamo alle pagine seguenti, hanno riguardato un’area a nord-est di Montesacro, nel Municipio III di Roma, il quartiere di Borgata Vittoria, all’interno della Circoscrizione 5 nel quadrante nord di Torino e il quartiere Librino a Catania

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‹ G124

ROMA, IL RAMMENDO DELLE INFRASTRUTTURE

Il viadotto dei presidenti Tutor Massimo Alvisi Architetti Eloisa Susanna, Francesco Lorenzi Ente promotore Municipio III, Assessorato alla trasformazione urbana, Dip. programmazione e attuazione urbanistica, U.O. qualità urbana, Assessorato allo sviluppo delle periferie, infrastrutture e manutenzione urbana di Roma Capitale nell’ambito del progetto europeo Tutur Collaborazioni Ass. Viadotto dei Presidenti Greenapsi (Alessandro Lungo, Massimiliano Foffo), Ass. Interazioni Urbane (Elisa Maceratini, Lorenzo Fauvette) Sponsor tecnici Impresa Baglioni, Arredopallet, CIPA SpA http://greenapsi.com

Nelle immagini accanto: il viadotto tra le due corsie stradali, progetto e, sopra il titolo, render della realizzazione (courtesy G124).

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Costruito nel 1996, l’asse di trasporto leggero che unisce via della Bufalotta al quartiere di Colle Salario con il viadotto in questione, sede di una tranvia di cui non sono mai stati posati i binari, è un elemento di separazione fisica e di preoccupazione per la sicurezza e la qualità di un’area dove vivono più di 100mila persone. Un luogo che dà insieme un’idea di desertificazione e di cementificazione ma che demolire sarebbe inutile oltre che costoso, perché si trova all’interno dei due assi stradali. Meglio trasformarlo con interventi leggeri in un luogo accogliente e protetto. I giovani architetti Eloisa Susanna e Francesco Lorenzi, con il tutor Massimo Alvisi (studio Alvisi-Kirimoto) dopo una fase preliminare in cui è stata coinvolta la comunità

locale nel quadro del progetto europeo Tutur (Temporary Use as a Tool for Urban Regenaration) hanno formulato la proposta progettuale per trasformare la stazione abbandonata “Serpentaria”, sotto il viadotto, in una piccola piazza protetta e attrezzata. Fra gli attori coinvolti, l’amministrazione comunale (in particolare l’assessore alla trasformazione urbana Giovanni Caudo e l’assessore alle politiche delle periferie Paolo Masini) e le associazioni Viadotto dei Presidenti-Greenapsi e Interazioni Urbane. Insieme hanno autofinanziato e autocostruito, con una pedana fatta di pallet in legno, due container recuperati e copertoni usati, un luogo di socialità inaugurato con una grande festa l’11 ottobre scorso. Da quel momento, ogni week-end è

occasione di incontro, con l’obiettivo di arrivare sopra il viadotto, trasformandone i 1.800 metri di separazione in una High Line romana, pedonale, ciclabile e verde. Nelle parole del tutor Massimo Alvisi si tratta di “una prima iniziativa importante per incoraggiare istituzioni, associazioni, cittadini a guardare a un possibile rinnovamento delle aree marginali delle città italiane, grandi e piccole. Intervenire in queste aree richiede estrema delicatezza. Ma con interventi leggeri e ben focalizzati possono nascere opportunità consistenti sia sul piano sociale sia su quello economico. In casi come questo l’architettura deve ridefinire i propri criteri di intervento e ricercare nuovi percorsi per donare qualità agli spazi urbani”


› G124 banner pubblicitari recuperati

banner bianchi per proiezioni e video

i bambini chiedono più colore perchè grigio è brutto pittura delle strutture a servizio del parcheggio interrato

pittura acrilica per bambini

seduta in legno sistema di ancoraggio a terra degli elementi

copertoni recuperati

copertoni recuperati

bobina in legno per cavi elettrici

Nei disegni, le aree di intervento individuate nel quartiere e gli interventi in autocostruzione in corso di realizzazione (courtesy G124).

assi di legno recuperato

Tutor Maurizio Milan Architetti Federica Ravazzi, Michele Bondanelli

TORINO, IL RAMMENDO DELL’IDENTITÀ

Il masterplan delle opportunità Borgata Vittoria alla periferia nord di Torino, oggetto dell’intervento del gruppo coordinato dall’ingegner Maurizio Milan (Milan Ingegneria) e composto dai giovani architetti Federica Ravazzi e Michele Bondanelli è fatto di luoghi edificati in fretta e in modi più o meno razionali per un’economia che non esiste più. Luoghi che hanno perso il proprio significato, ordinati, indistinti e ormai inutilmente operosi, dove migliaia di “vecchi” e “nuovi” torinesi, che hanno scelto la periferia come opportunità per la vita, felici dei propri alloggi nelle case Fiat o Iacp, oggi si sentono ghettizzati di fronte alla nuova immigrazione straniera. Luoghi dove le strade (Corso Grosseto)

sono troppo larghe per prendere vita e i parchi dove giocano i bambini sono spazi di risulta senza nome, ritagliati tra un edificio per abitazioni, un parcheggio e un’officina. Come il Parco G124 di via Fossata, dove una installazione artistica in legno (co-progettata e concretamente realizzata dall’associazione di giovani architetti Plinto) è il primo tassello di un intervento che mira innanzitutto ad accrescere le relazioni tra i molti soggetti che operano nella zona e che ha già trovato un convinto sostegno nel parroco del quartiere Don Angelo Zucchi, che insieme alla cooperativa sociale Agridea intende portare gli alunni della scuola

paritaria di cui è preside a occuparsi di uno spazio ora occupato da un parcheggio per piantarvi alberi. Obiettivo di medio termine del progetto di Torino è quello di ospitare nel Parco G124 attività legate a progetti del Contemporary Arts Service, diventare punto di riferimento per bandi rivolti ai giovani artisti e inserirsi nel sistema di arte pubblica della Città di Torino, già articolato e all’avanguardia. Si tratta di microinterventi di rammendo che si sono già rivelati molto utili per definire regole e procedure per la partecipazione dei cittadini alla manutenzione e alla cogestione dello spazio pubblico inteso come bene comune

Partner Ass. Plinto (Plurality in Torino) Sostegno Città di Torino (vari enti e assessorati, Circoscrizione 5), parrocchia e istituto scolastico San Giuseppe Cafasso, Ass. Casematte, Ass. Sport di Borgata, Coop. Soc. Arcobaleno, Coop. Soc. Agridea Collaboratori Gian Maria Mazzei, Marco Grazioso, Don Angelo Zucchi, Piergiorgio Turi, Cecilia Guiglia, Paola Sacco Contributi Milan Ingegneria, Edilizia Verri Costruzioni, Parrocchia San Giuseppe Cafasso

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‹ G124

CATANIA, IL RAMMENDO SOCIALE

Buone azioni per Librino In questa periferia di Catania dove più della metà degli 80mila abitanti ha meno di 33 anni, il gruppo di Mario Cucinella e degli architetti Roberta Pastore e Roberto Corbia non ha trovato la bellezza nel verde degli spartitraffico di arterie troppo larghe o nell’architettura del “palazzo di cemento” di piazza Moncada, fortino di spacciatori, ma nelle storie quotidiane di volontariato, da Salvatore che fa tutto per tutti ad associazioni come quella dei Briganti, che avvia i ragazzi al rugby sottraendoli alla malavita e che dopo anni di richieste inascoltate ha occupato la palestra comunale San Teodoro, nel cuore del quartiere. Intorno al campo di rugby negli ultimi anni sono sorti una trentina di orti curati da anziani del quartiere. Più in alto, l’istituto Brancati, una scuola che sembra un carcere, senza servizi sportivi e dal cui piazzale assolato è però impossibile raggiungere in sicurezza la palestra. Il “rammendo sociale" è cominciato mettendo insieme queste sacche di resilienza e coinvolgendo con loro parte della popolazione per ricomporre aspettative e paure e disegnare insieme un primo progetto di “rammendo fisico" dell’area. Messo in sicurezza con la sponsorizzazione dell’impresa Tecnis il dislivello che separa gli orti spontanei dal parcheggio della palestra, è stato realizzato un pergolato di fronte alla palestra stessa e un collegamento pedonale con la scuola che è anche un parco-giochi, risultato di un workshop coordinato dal designer Giorgio Laboratore insieme all’Accademia Abadir e condiviso con 25 giovani progettisti. Si procederà ora con la messa a dimora dei primi alberi (forniti da Confagricoltura). L’obiettivo è di lasciare in eredità al quartiere, perchè la faccia propria, un’esperienza di progettazione e di gestione delle relazioni che permetta, anche in accordo con i piani di riqualificazione già programmati dalla Giunta comunale, di rigenerare l’intero quartiere, a partire da Piazza Moncada e dalla consegna di quel verde già previsto dal masterplan di Kenzo Tange del 1970

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Tutor Mario Cucinella Architetti Roberta Pastore, Roberto Corbia Sostegno Enzo Bianco, la Giunta e l’apparato amministrativo della Città di Catania, Ance Catania, Confagricoltura Catania, Confindustria Giovani Catania Collaboratori Ass. I Briganti, Centro Iqbal Masih, scuola Brancati, gli ortolani di San Teodoro, Università di Catania, Carlo Colloca, Chiara Borzì, Fablab Catania, Accademia Abadir, Studio Monometrica, OAPPC di Catania, Giorgio Laboratore, i partecipanti del workshop “giochi di strada” Sponsor tecnici Tecnis S.p.A., Confagricoltura CT

Il progetto del percorso sostenibile che collega la scuola al complesso sportivo San Teodoro con il campo da rugby. Intorno, gli orti urbani sorti spontaneamente vengono riorganizzati (courtesy G124).


› G124

LA SCOMMESSA DELLE PERIFERIE Concetto relativo, le periferie. Per chi le abita, ovvero la stragrande maggioranza della popolazione, sono il centro. I notiziari ne parlano solo in termini dispregiativi, ma l’energia della città si concentra nelle periferie Gli investimenti pubblici sulle città, che peraltro di anno in anno si riducono, sono quasi sempre concentrati sui centri storici intorno ai quali si sono accumulati, con scarsa lungimiranza e in modo rapido e caotico, quartieri e sobborghi che hanno cancellato i confini con la campagna. I modelli sono cambiati: dalle case popolari per fronteggiare le istanza abitative legate all’industrializzazione si è passati alle desolate zone artigianali industriali, ai centri commerciali e, ancora più in là, allo sprawl delle villette a schiera. Ma sempre con promesse di urbanizzazione tradite, infrastrutture abbandonate, assenza di servizi. Così oggi la mutata realtà sociale, fatta di redditi calanti e immigrazione straniera crescente, rivela tutte le contraddizioni dell’assenza di pianificazione. La visione di Renzo Piano è da lodare per la sua lungimiranza; il coraggio del senatore e dell’architetto sta nell’indicare con chiarezza quello che tutti sanno e che nessuno fa. Scritti di getto, ecco i suoi capisaldi per ripensare le periferie, le città, il Paese che stanno alla base del lavoro di G124.

Immaginare la crescita della città per implosione e non per esplosione: basta alla crescita ormai insostenibile a “macchia d’olio”. Greenbelt: difesa del suolo agricolo e dei valori paesaggistici attorno alla città. Costruire sul costruito con un’opera di rammendo delle periferie. Trasformare i brownfield in greenfield (e non il contrario come si è fatto fino ad oggi).
 Trasformazione delle aree dismesse (industriali, ferroviarie, militari). Occuparsi delle aree costruite (abusivamente!) in zone a rischio.
 Il trasporto: smettere di costruire parcheggi, favorire un uso dell’automobile intelligente attraverso i sistemi di car sharing e rendere sostenibile il trasporto pubblico.
 Avviare il consolidamento strutturale degli edifici a partire da quelli pubblici, come le scuole: sono 60mila le scuole a rischio sparse per l’Italia.
 L’adeguamento energetico: in pochi anni si potrebbero ridurre i consumi energetici degli edifici del 70-80 per cento.
L’autocostruzione: promuovere cantieri leggeri e forme cooperative per il rammendo degli edifici. Mettere in moto
 processi partecipativi degli interessati per il cambiamento delle pe-

riferie, che non può essere imposto dall’alto. Preoccuparsi di dare un’identità alle periferie, così spesso trascurate, dimenticate, trasformate in luoghi privi di identità. La pianificazione da seguire passo passo per la riuscita dei progetti.
 Il verde urbano dentro la cintura, che può diverntare sorgente di socialità come verde agricolo/orti urbani

“Non sono un politico di professione ma un architetto, che è un mestiere politico. Se c’è qualcosa che posso fare come senatore a vita è mettere a disposizione l’esperienza che mi deriva da cinquant’anni di mestiere per suggerire idee e far guizzare qualche scintilla nella testa dei giovani” Renzo Piano e sorgente di bellezza e di migliori condizioni climatiche per tutta la città.
 La microimpresa, i finanziamenti pubblici diffusi e un regime fiscale agevolato per i progetti di rammendo.
 I finanziamenti Europei a cui non si accede per ignavia. 
 I luoghi e gli edifici iconici che fecondano la città ma di rado le periferie: scuole, università, musei, spazi musicali, biblioteche, ospedali, municipi, tribunali...

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‹ INTERVISTA

INTERVISTA A ALDO CIBIC

RETHINKING CITIES Carlo Ezechieli Dopo il credit crunch e varie bancarotte. Dopo la netta contrazione dei mercati di tutti i paesi industrializzati (e dell’Italia in particolare), il periodo che stiamo ora vivendo potrebbe essere definito come “l’era della crisi”, o “l’epoca post-consumista”. Stiamo vivendo un inizio decennio all’insegna di impieghi rimpiazzati da macchine e da dinamiche sempre più globalizzate, di vecchi modelli di business che rantolano

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e, fondamentalmente, di opportunità che scarseggiano. Un insieme di circostanze che, se da un lato disorienta, dall’altro offusca la percezione di nuovi equilibri e valori che nonostante tutto si stanno affermando, portando con sé un fortissimo potenziale di cambiamento. Indubbiamente stiamo attraversando una crisi, ma anche un passaggio evolutivo, che porta con sè temi inediti rispetto ai quali

il lavoro di Aldo Cibic rappresenta uno dei fronti di più interessanti e coerenti di riflessione. Una ricerca che identifica e prefigura modelli di attività e di abitare verso i quali in modo silenzioso ma inesorabile ci stiamo progressivamente orientando. La classica domanda scomoda: come definiresti il tuo lavoro in 30 secondi? Credo innanzitutto che il mio lavoro si sviluppi su tre piani distinti. Un primo livello comprende progetti di vario genere, per uffici, residenze, alberghi, spazi commerciali. Un secondo, di natura più personale – e che peraltro spesso coinvolge il paesaggio – rivolto alla produzione di oggetti e installazioni. Fa parte di una poetica del tutto personale. Un terzo, infine, consiste in una ricerca sulla socialità, dove l'architettura e il design diventano uno strumento per individuare e dare forma a ciò di cui la società necessita e di cui, in modo più o meno consapevole, sente maggiormente la mancanza. Mi interessa vedere come le azioni delle persone possono generare luoghi e partire dal ragionamento su un'attività per capire come questa potrebbe trasfor-


› INTERVISTA

Nei modelli e nei disegni di queste pagine, da Rethinking happyness:

Il campus tra i campi. Venice agri-techno valley

La laguna di Venezia è un’oasi di biodiversità. Un giovane gruppo che si occupa di start-up innovative legate alle nuove tecnologie decide di occupare un grande terreno agricolo circondato dall’acqua dove vivono e lavorano circa 250 giovani. Ne deriva la possibilità di sviluppare un nuovo modello di campus, in una condizione di autosufficienza energetica e alimentare. Agricoltura, orti, turismo e tecnologia convivono nello stesso ambiente.

marsi in architettura, design e stili di vita. Secondo te cosa manca di più al mondo e alla pratica dell'architettura? Siamo troppo spesso di fronte al lavoro di architetti che tendono a essere concentrati più sulla produzione dei loro oggetti che alla creazione di luoghi in cui vivere bene.

“Per esorcizzare le nostre paure dobbiamo trovare il modo di agire con una progettualità sensibile, creativa e articolata che produca idee, proposte, risposte in grado di far intravedere la possibilità di una vita dignitosa per noi, per i nostri figli e per chi ci sta intorno. È un’idea di felicità che ci costruiamo rimboccandoci le maniche, fatta da persone diverse che si mettono insieme per generare nuove comunità in cui riconoscersi.” Aldo Cibic Parlando di idea o modello di città, ci sono esempi realizzati che potresti citare? Gli esempi che mi vengono in mente sono soprattutto quelli del Nord Europa, come ad esempio a Copenhagen, dove si vede che nelle città c’è una maggiore attenzione alla qualità della vita. Proprio guardando a quei modelli si impara che è importante capire il processo attraverso il quale le cose possono succedere e quindi di analizzare quali pos

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‹ INTERVISTA

Aldo Cibic

sono essere le azioni, le attività e le funzioni che generano una migliore qualità della vita. Ciò che proponi nel progetto Microrealities: un “abitare leggero” temporaneo, e contemporaneo, trova qualche riferimento attuale o nella storia dell'architettura? Una delle cose che per esempio mi interessa molto è come riaffrontare in Italia il tema del turismo in modo sensibile. C’è una gran voglia di Italia ma non siamo capaci di produrre delle risposte interessanti; questo implica l’idea di organizzarsi a livello multidisciplinare per mettere insieme delle offerte articolate che possano portare beneficio in termini di occupazione, e in generale di rigenerazione del paesaggio e dell’ambiente. Non credi che il modello attuale sia piuttosto esausto o quantomeno tendente alla saturazione? Non credo che il modello sia esausto ma sono convinto che si tratti di guardare alla realtà con un approccio diverso cercando di analizzare a fondo tutti gli aspetti da affrontare e i problemi da risolvere per produrre un cambiamento. Vedi qualche segnale positivo in questo senso? Non mi sembra che ci siano segnali positivi proprio perché ognuno lavora per sé e non si riesce ad innescare un processo di progettualità condivisa. Nella tua ormai lunga e riconosciuta carriera che cosa ti ha influenzato di più? Credo che sia importante riuscire a sognare e a credere che, nonostante i muri e le difficoltà che ci troviamo di fronte, si possono operare dei cambiamenti. È importante arrivare ad avere dei progetti capaci di diventare modelli di riferimento di come si possa operare in modo più contemporaneo, nel senso di rispondere a bisogni latenti che possano essere la motivazione a guardare al futuro con più ottimismo

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Aldo Cibic nasce a Schio (Vicenza) nel 1955. Nel 1977, poco dopo il liceo, si trasferisce a Milano per lavorare con Ettore Sottsass, di cui diventa socio nel 1980. È da allora, e dall’avventura del Gruppo Memphis, che il nome di Aldo Cibic si è progressivamente affermato come una delle figure più interessanti e innovative del design e dell’architettura internazionale. Dalla fondazione di Cibic&Partners nel 1989 ha dato il via a un’attività di ricerca – peraltro arricchita dalle esperienze con le scuole di architettura e design – che si è sempre rivolta a cogliere l’evoluzione delle condizioni in cui la stessa architettura si sviluppa fino a concretizzarsi in progetti come Microrealities del 2004 e il recente Rethinking happiness, entrambi per la Biennale di Venezia. Partendo da un profondo ripensamento degli schemi di vita attuali, il lavoro di Cibic si concentra ormai da molti anni su temi come l‘ecologia, il paesaggio rurale, l’equilibrio tra città e campagna e il ripensamento dell’architettura e dell’abitare a partire dalle ragioni profonde a cui sono improntati. www.cibicpartners.com

RETHINKING HAPPINESS Con un approccio multidisciplinare il progetto, sviluppato da Aldo Cibic per la Biennale Architettura del 2010, declina in quattro diversi contesti una visione che riconsidera le criticità attuali come opportunità per elaborare idee alternative di comunità in cui gli individui – non più solo abitanti, non più semplicemente lavoratori – possano ritrovarsi e riconoscersi. Progetto Aldo Cibic Con Chuck Felton, Tommaso Corà, Luigi Fumagalli, Susana Chae, Dario Freguia, Silvia Conz, Andrea Argentieri, Carolina Chini, Caterina Rosa, Daniela Ventura, Franca Bosia Contributi progettuali Maya Brittain, Mariano Zanon Modelli Luca Stalla, Francesca Fezzi, Roberta Bacco, Mattia Bianchi, Martin Bickler, Alice Cillara, Isabella Falchi, Paolo Ceresato, Riccardo Rossi Foto Matteo Cibic, Dario Freguia Disegni Chuck Felton

Nei modelli e nei disegni di queste pagine, da Rethinking happyness

Urbanismo rurale

A un’ora da Shanghai un ampio territorio di antica tradizione agricola è compresso tra una zona industriale in espansione e una nuova città. L’idea è quella di creare un parco rurale di 4 kmq abitato da 8.000 persone con residenze a bassa densità, preservando l’agricoltura e offrendo spazi verdi agli abitanti. Si tratta di un gruppo di edifici sopraelevati sulle strade che crea una maglia perpendicolare che galleggia sulla campagna. Al centro di questo parco agricolo si trovano fattorie specializzate che producono colture integrate per uno sviluppo sostenibile e redditizio della campagna. È lo spazio per una nuova comunità con servizi condivisi, nuove attività e relazioni in sintonia con il territorio.


› INTERVISTA

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acqua

TuTTe le forme Dell'

dal 1980 piscine ® e wellness blue pool

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› LIBRI E NEWS MADEexpo 2015

BUSINESS E INNOVAZIONE Andrea Negri

ANDREA NEGRI, PRESIDENTE DI MADE CI PARLA DELLA PROSSIMA EDIZIONE, LA SETTIMA DELL’APPUNTAMENTO MILANESE DEDICATO ALL’ARCHITETTURA, AL DESIGN E ALL’EDILIZIA IN PROGRAMMA A RHOPERO DAL 18 AL 21 MARZO. APPENA PRIMA DELL’APERTURA DI EXPO MILANO 2015

Come stanno andando le adesioni? A oggi registriamo un +15% rispetto alle adesioni della precedente edizione. In ogni caso possiamo dire che siamo moderatamente soddisfatti perché, se in tempi di sviluppo economico si poteva immaginare di stabilire la chiusura delle adesioni entro una certa data, per esempio tre mesi prima dell’inizio della manifestazione, oggi non è più così. Noi soffriamo del fatto che le aziende decidono sempre più all’ultimo momento, gli scenari per ora non sono mutati, la crisi continua a farsi sentire nel mondo delle costruzioni e quindi di certo anche noi non possiamo fare faville … Secondo lei cosa possono fare il governo, la politica oggi per sostenere un mercato importante come quello delle costruzioni? Qui devo fare una premessa: oggi in Italia non abbiamo ancora una politica veramente rigorosa relativa al mondo delle costruzioni. Le forme di incentivazione sono sempre state e restano tuttora temporanee e non strutturali, soprattutto per quanto riguarda la riqualificazione che, oggi come oggi, costituirebbe l’unico mercato esistente e interessante in Italia. A ciò aggiungiamo che il numero delle licenze edilizie rilasciate quest’anno è il 10% di quelle del 2008. Così se mettiamo al centro dell’attenzione il mercato della riqualificazione, non possiamo dare incentivi a pioggia in modo variabile e incostante. I grandi progetti devono avere programmazioni adeguate e più a lunga scadenza. Allora, domanda: dobbiamo avere edifici riqualificati? Bene, l’incentivo si dovrebbe dare sulla rendita catastale. Se tu riqualifichi avrai dei valori decenti, altrimenti te li moltiplico per 10. Questo avrebbe un effetto dirompente e sarebbe a mio avviso una politica seria. L’incentivo andrebbe dato per la riduzione dei consumi energetici, non alle fonti energetiche alternative. Così l’Italia potrebbe davvero cambiare. Che cosa rappresenta oggi Made expo? MADE è luogo di confronto per chiunque abbia minimamente a che fare con il mondo delle costruzioni. A questo affianchiamo grandi temi: per quanto riguarda ad esempio il settore degli alberghi sul mercato nazionale,

come Federlegno stiamo spingendo fortemente a livello governativo affinché venga approvata una legge a favore del recupero dei 31mila alberghi inadeguati (su un totale di 34mila) che esistono in Italia. Inoltre, promuoviamo il BtoB con le grandi catene contract e convegni con l’associazione degli albergatori. Con loro abbiamo visto che quei 31mila alberghi in Italia sarebbero da rinnovare profondamente anche in termini di contract interno, di finiture, infissi e tanti altri aspetti, e riqualificarli ci permetterebbe di presentarci con una capacità di accoglienza turistica diversamente strutturata. Nel Paese più bello del mondo, con dieci volte le attrattive turistico-culturali e paesaggistiche rispetto a qualsiasi altra nazione, ci facciamo superare dalla Francia che registra il doppio delle presenze turistiche rispetto a noi. È una cosa che non ha senso, la situazione dovrebbe essere ribaltata. Consideriamo poi che ogni turista che viene in Italia spende mediamente 1.000 euro, sappiamo che noi abbiamo 45 milioni di turisti stranieri, la Francia 90. Insomma, siamo in assoluto il Paese più attrattivo ma poi non abbiamo le strutture, non siamo abbastanza accattivanti. Un’offerta adeguata manca e gli alberghi giocano un ruolo estremamente importante da questo punto di vista. Se perseguissimo questo obiettivo avremmo un incremento di 135

miliardi all’anno di introiti di PIL che cambierebbero sostanzialmente la nostra situazione economica. Qual è la vostra proposta agli architetti italiani? Nella scorsa edizione abbiamo organizzato più di mille appuntamenti con gli architetti, che sono ben 76.000 dei 210mila visitatori complessivi di MADE, quest’anno miriamo a duemila incontri BtoB tra imprese e progetti concreti. Perché oggi fare fiera non significa più vendere spazi dove installare una serie di stand. Oggi dobbiamo incontrarci sul lavoro da fare, spostare l’ottica dallo stand al progetto, cercare di realizzare subito le condizioni per un reale business. Questo è un altro concetto di Fiera. Continua e si rafforza anche il percorso della promozione internazionale di MADEexpo. Dopo il successo dell’edizione 2013, che ha registrato un +14% di visitatori esteri, sarà potenziato lo spazio International Business Lounge dedicato a incontri BtoB tra espositori e delegazioni di progettisti, developer e contractor provenienti da tutto il mondo. Ricordiamo anche le tappe dei roadshow di promozione internazionale programmate per il 2014/15 in Medio Oriente, Est Europa, Africa, Asia, America e la prima edizione di MADEexpo Worldwide svoltasi a Mosca dal 15 al 18 ottobre 2014 in contemporanea con la decima edizione de iSaloni WorldWide.

VERSO LA GRANDE BRERA

IL VERDE URBANO

Caterina Bon Valsassina, storica dell’arte e direttore del MiBACT, indaga sul “caso Citterio” attraverso una ricostruzione delle complesse vicende riguardanti lo storico palazzo milanese, dall’acquisizione nel 1972 da parte dello Stato alle diverse ipotesi di utilizzo come ampliamento della Pinacoteca di Brera e sede della Soprintendenza alle Gallerie di Milano.

Nell’indagare lo stato dell’arte raggiunto dai sistemi tecnologici d’inverdimento nel campo della riqualificazione edilizia e la loro integrazione nell’ambiente urbano, Edoardo Bit fa chiarezza su un argomento che, nonostante sia oggetto di grande attenzione e sperimentazione tecnologica, è ancora relativamente poco noto, spesso anche agli addetti ai lavori.

Il caso Palazzo Citterio Autore Caterina Bon Valsassina Editore Skira 96 pp – euro 14, 50 ISBN 978-88-572-2287-5

Come costruire la città verde A cura di Edoardo Bit Editore Sistemi Editoriali 416 pp – euro 29,50 ISBN 978-88-513-0729-5

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LEISURE SPACES ‹ ‹OCCHIELLO

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SPACES › LEISURE › OCCHIELLO

BEACH CLUB LA VELA, PUNTA ALA

DINAMISMO NAUTICO Forme stilizzate e integrazioni materiche segnano il progetto firmato Rebosio+Spagnulo per la riqualificazione di una struttura ricettiva realizzata negli anni Sessanta sul litorale toscano

In apertura, la grande terrazza aperta sul mare è protetta da vele nautiche sostenute da un sistema analogo a quello in uso sulle barche. Dal mare l’edificio appare come una vela innestata nella pineta che circonda l’edificio (accanto), introdotto da una piazza circolare (foto ©Marco Beck Peccoz).

La struttura originaria del beach club La Vela è costituita da un bar-ristorante realizzato di fronte alla spiaggia di Punta Ala nel 1960 su progetto dell’architetto Walter Di Salvo. Con la sua forma “a chiocciola” interrotta da una grande vetrata che si apre sul mare, l’edificio rappresenta una sorta di monumento-testimonianza di un’epoca di sperimentazioni architettoniche in cemento armato alla ricerca di forme complesse e dinamiche. Realizzato nel rispetto delle caratteristiche formali e del valore storico del manufatto, il progetto dello studio Rebosio+Spagnulo si articola in un centro benessere e fitness di 330 mq al piano terra, un ristorante e bar con terrazza di circa 360 mq al primo piano e l’area beach club con bar esterno prospiciente la spiaggia. Introdotta da una piazza circolare d’ingresso, la struttura è circondata da una vasta pineta. L’intervento di riqualificazione ha inteso prima di tutto liberare l’edificio dalle pessime adduzioni che si erano accumulate nel tempo. Sono stati quindi eliminati i vecchi serramenti in alluminio, i vani tecnici, le coperture fisse e le tettoie d’ingresso conservando solo la grande terrazza e la struttura in cemento armato, che all’interno è stata completamente svuotata. La complessa morfologia dell’edificio ha indotto i progettisti a “intensifica-

re” le preesistenze anziché aggiungere nuovi elementi, secondo l’impostazione concettuale delle avanguardie costruttiviste d’inizio secolo per la quale segni e forme sono elementi generati dal movimento dinamico delle superfici anzichè frutto della manipolazione dei volumi. Un esempio tangibile è l’immagine ricorrente della vela che acquista forma grazie all’azione del vento. Lo stesso impulso dinamico ha influenzato il disegno delle pensiline in acciaio dell’ingresso

al piano terra e della terrazza del ristorante che, come nastri curvilinei, abbracciano la costruzione. La grande terrazza al primo piano è protetta da vele nautiche sostenute da barre di acciaio inclinate e regolate da un sistema di avvolgimento analogo a quello dei rollafiocchi delle barche. Il progetto degli interni segue gli stessi orientamenti degli esterni sin dall’ingresso, da cui parte una rampa curva che conduce al primo piano e il cui corrimano in pietra nera

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‹ LEISURE SPACES

funge da bancone sia per la zona bar interna che per quella esterna posta sulla terrazza. Anche la definizione delle aree spa e fitness al piano terra rispecchia l’impostazione curvilinea dell’architettura coronata dalla grande copertura in cemento armato che sembra avvolgersi su sè stessa fino all’alta vetrata che si apre sulla terrazza e sul mare. Nella sala ristorante al primo piano, un grande lampadario in vetro bianco di Murano galleggia sospeso a 8 metri d’altezza. Le tonalità neutre dei materiali utilizzati - acciaio, pietra, legno, vetro, cemento, vele - sono votate all’essenziale: grigio, nero e bianco contrastano con i tocchi colorati di alcuni dettagli d’arredo e con il mare e i grandi pini marittimi del paesaggio della Maremma

SCHEDA Località Punta Ala, Castiglione della Pescaia, Grosseto

Anno di realizzazione 2014 Committente – Privato - Managed by Baglioni Hotels SpA

Progetto Rebosio+Spagnulo, Igor Rebosio, Federico Spagnulo

Collaboratori Alessandra Carbone, Andrea Spagnulo

Superficie 965 mq

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› LEISURE SPACES

Piano terra (a sinistra) e primo piano della club house. Nelle foto a sinistra, dall’alto, Il ristorante al primo piano, con la grande sospensione in vetro di Murano, e la spa (foto ©Marco Beck Peccoz).

Gabana arredamenti Eleganza su misura

Porcelanosa Decori in 3D

Da oltre quarant’anni in continuo sviluppo nel settore dell’arredamento, grazie all’esperienza acquisita e alla progressiva evoluzione tecnologica, Gabana Arredamenti è in grado di soddisfare ogni esigenza della committenza progettando e realizzando mobili per il settore alberghiero, negozi e abitazioni private. La società si avvale della collaborazione di operatori specializzati in tutte le fasi della creazione del prodotto, dalla scelta dei materiali alla realizzazione dei mobili, dalla loro lucidatura fino al montaggio definitivo.

Il rivestimento della parete lavabo del bagno è costituito da una ceramica monoporosa nel formato 31,6x90cm della serie Creta, uno dei tanti decori prodotti in 3D dal Gruppo Porcelanosa, azienda presente in tutto il mondo con oltre 400 showroom, che ogni anno presenta nuove soluzioni all’avanguardia diversificandosi per le novità dei decori e delle texture non solo nell’ambito ceramico.

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‹ BREVI E NEWS

GRAFICA NORVEGIA Le nuove banconote che andranno in corso in Norvegia nel 2017 sono il risultato di un concorso indetto dalla Banca Centrale Norvegese, che ha scelto il tema proposto dallo studio Metric System per il fronte, mentre il retro, disegnato da Snøhetta, riproduce in pixel il paesaggio costiero norvegese. The beauty of boundaries - il nome del tema - sovrappone pixel di lunghezza variabile a uno stilizzato paesaggio norvegese: ogni pixel è un’unità di misura del vento, che cresce con il valore della banconota. Così, i pixel da 50 corone sono

quadrati mentre quelli da 1.000 corone si estendono lungo il retro della banconota. Ma non è solo la Banca Centrale ad affidarsi ai concorsi. La Direzione Nazionale di Polizia ha da poco annunciato i vincitori del concorso per ridisegnare un elemento-chiave dell’identità nazionale: il passaporto. Nel lavoro dello studio Neue di Oslo, i chiari colori pastello che riproducono i paesaggi naturali della nazione si trasformano, sotto la luce UV dei sistemi anticontraffazione, in visioni notturne complete di aurora boreale.

Nelle immagini, le nuove banconote norvegesi, disegnate dallo studio Snøhetta, e i passaporti dello studio Neue che sotto la luce UV mostrano un'aurora boreale.

PREMIATO IL BOSCO VERTICALE

10 ANNI DI KLIMAHOUSE

CON IL TITOLO DI EDIFICIO MULTIPIANO PIÙ INNOVATIVO DEL MONDO E 50.000 EURO IL 19 NOVEMBRE SCORSO IL BOSCO VERTICALE HA VINTO L’INTERNATIONAL HIGHRISE AWARD 2014

UN PROGRAMMA SPECIALE DI INIZIATIVE E OSPITI INTERNAZIONALI PER LA DECIMA EDIZIONE DELLA FIERA DEDICATA ALL’EFFICIENZA ENERGETICA E ALLA SOSTENIBILITÀ IN EDILIZIA

Il premio biennale organizzato dal DAM (Deutsches Architekturmuseum), dalla città di Francoforte sul Meno e Dekabank è riservato ad architetti e developer le cui opere raggiungano almeno i 100 metri d’altezza e che siano state completate negli ultimi due anni. Tra i criteri della giuria, sostenibilità ambientale coniugata con la forma e le qualità spaziali interne, nonché gli aspetti sociali della costruzione. Con i suoi 480 alberi di alto e medio fusto, 250 arbusti e più di 15mila bulbose ed erbacee, le due torri di Bosco Verticale rappresentano l’equivalente di 10mila mq di bosco “trapiantato” in città, con vantaggi ambientali per i residenti, la biodiversità e il paesaggio urbano nel suo insieme. Il progetto di Boeri Studio (Stefano Boeri, Gianandrea Barreca, Giovanni La Varra) realizzato da Hines Italia di Manfredi Catella, ha superato concorrenti di vaglia come De Rotterdam (OMA), One Central Park e Reneissance Barcelona Fira Hotel di Jean Nouvel e Sliced Porosity a Chengdu (Steven Holl Architects)

Nomi di spicco nell’ambito dell’architettura e dell’ingegneria internazionale si riuniranno al congresso Costruire con intelligenza organizzato da Fiera Bolzano in collaborazione con l’Agenzia CasaClima, in programma venerdì 30 e sabato 31 gennaio. I due giorni di dibattito si apriranno con l’intervento dell’architetto Mario Cucinella Architettura sostenibile: un cambiamento rivoluzionario, sintesi del suo percorso professionale da sempre particolarmente legato ai temi della progettazione ambientale e della sostenibilità in architettura. La seconda giornata vedrà la partecipazione del professor Wolfgang Feist, eminenza internazionale nel campo della bio-edilizia e riconosciuto “padre” della casa passiva. Terzo ospite d'eccezione del congresso internazionale di Klimahouse sarà l’architetto Cino Zucchi con l’intervento Una città sostenibile: urbanità e ambiente nell’architettura contemporanea.

I protagonisti di Bosco Verticale alla cerimonia di premiazione, lo scorso 19 novembre a Francoforte. Da sinistra: Giovanni La Varra, Stefano Boeri, Manfredi Catella di Hines, Gianandrea Barreca.

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KLIMAHOUSE 2015 Bolzano

29 gennaio 1 febbraio 2015 www.klimahouse.it


Residenza temporanea di Porta Palazzo a Torino, Compagnia di San Paolo

I PREMI DI URBANPROMO Più di 1.800 presenze dirette e 800 architetti collegati in streaming durante i quattro giorni di convegni di Urbanpromo 2014, la manifestazione di riferimento per la rigenerazione urbana organizzata dall’Istituto Nazionale di Urbanistica e da Urbit che quest’anno si è svolta per la prima volta a Milano. Proprio Milano è stato uno dei temi portanti degli incontri, con una ricognizione sul cantiere di Expo e incontri sul destino dell’area di Expo come occasione di rigenerazione urbana, mentre l’altro tema di rilievo ha riguardato la programmazione europea 2014-2020. Alla luce del punto di svolta in cui si trova l’economia italiana, l’assenza di una strategia e di un sostegno allo sviluppo del territorio di città medie come Terni, Piombino, Livorno, Taranto e relative aree vaste rischia di creare un ambiente sfavorevole alla crescita di nuovi modelli di sviluppo. Come ogni anno, numerosi i progetti di rigenerazione urbana promossi da enti territoriali, gestori e sviluppatori di patrimoni immobiliari esposti alla valutazione del pubblico. Nella giornata conclusiva infine sono stati consegnati i Premi Urbanistica 2014 ai progetti presentati lo scorso anno a Torino. Per l’equilibrio degli interessi nel rapporto tra pubblico e privato sono stati premiati il programma di housing della Compagnia di San Paolo per la residenza temporanea di Porta Palazzo a Torino, il Comune di Torino per il progetto Porte della Città e la Regione Umbria con i suoi Programmi Integrati di Sviluppo Urbano (Puc3). Per il migliore inserimento nel contesto urbano: hanno ricevuto un riconoscimento il Comune dell'Aquila per il suo progetto di candidatura a città europea della cultura, Confcommercio per il progetto di riqualificazione e rivitalizzazione economica del centro storico di Bassano del Grappa e Toscana Promozione per il recupero dell'ex area industriale Fabbrichina a Colle Valle d'Elsa. Per la qualità delle infrastrutture e degli spazi pubblici, il Comune di Bari con il Ministero delle Infrastrutture per la promozione del progetto BariCentrale, la Provincia di Reggio Calabria per l’organizzazione del concorso per la riqualificazione del waterfront di Saline Joniche (progetto che presentiamo in questo numero, premiato anche l’Holcim Award Gold Europe) e la Regione Abruzzo con il Ministero delle Infrastrutture per il Progetto Territori Snodo 2 Abruzzo.

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‹ UFFICI

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› UFFICI

UFFICI L’ARTIGIANA, ALBA

COME UN ORIGAMI L’evoluzione tecnologica della grafica e della stampa viene rappresentata dallo studio Archicura con un involucro metallico a guscio interrotto da squarci vetrati

Nelle immagini, l’ingresso vetrato e il fianco del nuovo edificio degli uffici tecnico-amministrativi della società tipografica L’Artigiana. Le superfici esterne del volume sono rivestite da lastre Rheinzink in zinco-titanio (foto ©Pepe Fotografia).

Un foglio di carta ripiegato su se stesso. È da questo (a prima vista) semplice spunto progettuale che lo studio torinese Archicura è partito per definire l’intervento di riqualificazione e ampliamento de L’artigiana, ormai storica azienda grafica sorta ad Alba nel 1971 come piccolo laboratorio tipografico. Il nuovo edificio amministrativo, che sostituisce alcuni box prefabbricati in metallo anteposti all'edificio industriale della tipografia realizzato in lastre di c.a. prefabbricato, è definito da un involucro “a guscio” rivestito da laminati in zinco-titanio Rheinzink.

Il disegno obliquo delle pareti opache è interrotto da squarci trasparenti che lasciano intravedere gli ambiti di lavoro interni disposti su tre livelli, oltre a un piano interrato destinato a magazzino. Disposte in posizione arretrata rispetto alle pareti dell’involucro per ridurre l’irraggiamento solare diretto, le superfici vetrate sono fisse e senza telai di bordo ad eccezione di alcune sezioni apribili necessarie per la ventilazione diretta degli interni. Le superfici trasparenti sono realizzate con vetri a carattere basso emissivo con stratifi

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‹ UFFICI

cazione di sicurezza ottenuta mediante l’interposizione di fogli in PVB da 0,75 mm trasparenti, che assicurano protezione in caso di caduta a seguito di eventuali incidenti. Il rivestimento metallico dell’involucro esterno, di colore grigio intenso e che varia secondo le condizioni di luce, è realizzato con strisce di diversa altezza disposte a correre con graffature continue e schiacciate per seguire perfettamente la modellatura delle superfici perimetrali. Raggiungibile attraverso un ascensore estradosso, la copertura piana è rivestita da piastrelle galleggianti a graniglia bianca con impermeabilizzazione a tetto rovescio ed è delimitata da parapetti opachi e da ringhiere metalliche con fili sottili a trefolo. Le pavimentazioni esterne al piano terra sono in porfido e si riallacciano visivamente alle tonalità fredde del rivestimento in zinco, mentre per gli interni sono stati scelti pavimenti in materiale plastico nelle tonalità blu intenso e rosso ruggine che accentuano la qualità grafica degli ambienti

ARCHICURA Fondato nel 1994 dagli architetti Paolo Dellapiana (1967), Francesco Bermond des Ambrois (1966) e Ugo Dellapiana (1939), lo studio Archicura rivolge una particolare attenzione al benessere fisico e psicologico trasmesso dall’architettura attraverso forme, materiali, funzionalità e rapporto con l’ambiente sperimentando in tutti i campi della progettazione, da residenze private a edifici pubblici a grandi opere di qualificazione territoriale. Il motto di Archicura è di Goethe: “l’architettura è musica sospesa, è come la musica apparirebbe se la si potesse vedere”. www.archicura.it Da sinistra gli architetti Ugo Dellapiana, Paolo Dellapiana, Francesco Bermond des Ambrois, Paola Von Arx, Alessandra Paracchi, Diego Stefani, Alexandra Von Bassewitz)

SCHEDA Località Alba (CN) Anno di realizzazione 2006-2011 Committente L’Artigiana Progetto architettonico Ugo Dellapiana, Paolo Dellapiana, Francesco Bermond des Ambrois

Superficie coperta 460 mq Volumetria costruita 1.564,4 mc

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Disegno di sezione dell’edificio. A sinistra, un’immagine della hall d’ingresso al piano terra (foto ©Pepe Fotografia).


› UFFICI Pianta del piano terra.

CONSORZIO STUPINO E CAVALLO SRL

RHEINZINK SPA

Via Neive 75/A 12050 Castagnito CN T. 0173.212330 www.stupinocavallo.it

Via De Gasperi 9 37010 Costermano VR T. 045 6210310 www.rheinzink.it

Consorzio Stupino e Cavallo

RHEINZINK

Nata nel 1973 come carpenteria di piccole dimensioni, la società è cresciuta negli anni compiendo investimenti propri in attrezzature e tecnologie - come i due recenti impianti laser che affiancano le stazioni CAD-CAM - per ottenere elevati livelli qualitativi nella lavorazione e trasformazione della lamiera e nella realizzazione di serramenti. Con 55 collaboratori distribuiti nei tre stabilimenti di Castagnito, Guarene e San Damiano d'Asti, il Consorzio Stupino e Cavallo è in grado di realizzare ogni tipo di lavorazione metallica su progetto e su misura.

Attraverso la naturale formazione della patina, RHEINZINK-prePATINA, qui utilizzato nella finitura blue-grey, diventa nel tempo un materiale resistente e di grande impatto visivo impiegato principalmente per la realizzazione di facciate estese, che ne evidenziano la tessitura caratteristica a grandi scaglie. Per garantire una qualità ottimale e formati appropriati ai vari progetti anche in presenza di geometrie complesse, le scaglie possono essere realizzate su misura.

Carpenteria, serramenti e partizioni interne in acciaio inox

Fascino senza tempo

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‹ ARCHITETTURE COMPLESSE FONDATION LOUIS VUITTON, PARIGI

L’ARTE PRENDE IL LARGO Risale al 2001 la prima riunione tra Frank Gehry e Bernard Arnault, presidente della Fondation Louis Vuitton, per dar vita al progetto di un grande spazio dedicato all’arte nel cuore del Bois de Boulogne, il parco di piacere amato da Proust dove dal 27 ottobre i Parigini possono ammirare l’ultima creazione dell'architetto americano. Una struttura complessa coronata da dodici grandi vele trasparenti che emerge tra la fitta vegetazione e rilegge, in chiave futuribile e tecnologica, la tradizione degli edifici in vetro del diciannovesimo secolo

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› ARCHITETTURE COMPLESSE La realizzazione della Fondation Louis Vuitton rappresenta un’opera di portata eccezionale non solo per le dimensioni e l’investimento economico – che si aggirerebbe sui 100 milioni di euro – ma anche per il suo intrinseco valore architettonico, culturale e sociale. Nato per accogliere mostre temporanee d’arte moderna e contemporanea, eventi multidisciplinari ed esposizioni della collezione permanente della Fondazione, il nuovo complesso progettato da Gehry Parters è il risultato di una spettacolare fusione

tra espressione formale e tecnologia costruttiva, un’architettura cangiante che nella sua leggerezza e mutevolezza cromatica ricorda un’altra recente creazione parigina, la Fondation Pathè firmata da Renzo Piano, destinata alla valorizzazione dell'arte della cinematografia su scala nazionale e internazionale. Il nuovo complesso che ospita la Fondation Louis Vuitton sorge al numero 8 di Avenue du Mahatma Gandhi, immediatamente adiacente all’estremità meridionale del Jar

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‹ ARCHITETTURE COMPLESSE

din d’Acclimatation, su un sito di proprietà comunale nel Bois de Boulogne - il gruppo LVMH ha firmato un accordo con il Comune che ha concesso il diritto di costruire e la gestione dell’edificio per 55 anni. Con una superficie di 846 ettari, il grande parco dei Bois de Boulogne fu realizzato a partire dal 1853 dall’ingegnere Jean-Charles Alphand e dal giardiniere paesaggista Barillet-Deschamps su modello di Hyde Park a Londra. L’esempio dei giardini inglesi fu fondamentale anche per la progettazione del Jardin d’Acclimatation, aperto nell’ottobre 1860, nel quale trovò ospitalità un gran numero di piante esotiche, animali rari e alcuni elementi architettonici che contribuirono al suo particolare fascino – la grande voliera, la colombaia, le stalle, il palco per concerti all’aperto e una parete rocciosa scalata da cervi. La vicinanza del parco ha influenzato for-

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temente l’impostazione architettonica della Fondazione e lo stesso Arnault ha suggerito la realizzazione di un complesso che richiamasse una struttura da giardino. Sin dai primi schizzi progettuali, l’edificio appare come una forma leggera e geometricamente complessa coronata da una serie di “vele” trasparenti che riflettono l’acqua e la vegetazione circostante mutando continuamente con il variare della luce. L’edificio è stato realizzato su una piattaforma prospiciente un giardino d’acqua ed è costituito da un corpo centrale - noto come “l’iceberg” - rivestito da candidi pannelli di calcestruzzo rinforzato con fibre. Ospita al suo interno undici gallerie destinate all’esposizione della collezione permanente della Fondazione, mostre temporanee e opere su commissione, l’area che funge da ingresso comune al museo e al Jardin d’Acclimatation al piano terra e il grande ambiente multifunzionale dell’auditorium con 350 posti a sedere e un palcoscenico fiancheggiato da ampie vetrate che affacciano sul giardino d’acqua. L’edificio è progettato per permettere ai visitatori si spostarsi liberamente negli ambienti espositivi illuminati da enormi lucernai e, attraverso scale esterne realizzate sotto le vele, raggiungere i giardini terrazzati strutturati su due livelli con scorci panoramici sul parco e la città. Il bianco corpo centrale è avvolto da dodici immense schermature convesse rivestite da lastre di vetro e sostenute da travi lignee. Per realizzare questi elementi di grande dinamicità che sembrano sfidare le leggi della fisica, il team di Gehry Partners si è avvalso della collaborazione degli studi francesi RFR e T/E/S/S, specializzati nella realizzazione di coperture vetrate – come quelle delle stazioni ferroviarie di Strasburgo e Avignone. Basandosi sugli schizzi di Gehry, sono stati sviluppati in seguito ben

60 modelli fino ad arrivare al definitivo in 3D creato con il software Digital Project sviluppato da Gehry Technologies e basato sul programma CATIA dell’azienda aeronautica Dassault. I team di progettazione si sono basati su un modello comune BIM per effettuare i calcoli strutturali. Il risultato si propone come un esempio sostenibile di edificio a destinazione culturale per quanto riguarda la scelta dei materiali costruttivi, il recupero delle acque piovane, l’utilizzo di energia geotermica e le soluzioni di climatizzazione adottate

SCHEDA Località Parigi Anno di progetto/realizzazione 2005-06/ 2008-14 Committente Fondation Louis Vuitton, presidente Bernard Arnault

Progetto architettonico Frank Gehry Design Team Gehry Partners Consulenti Gehry Technologies, Inc. Architetto Esecutivo Studios Architecture Ingegneria elettrica, meccanica e idraulica Setec Batiment

Illuminazione L’Observatoire International / Ingelux Ingegneria Civile Setec Bâtiment Facciate RFR/TESS Acustica LAMOUREUX (edificio), Sound designer Nagata Acoustics (auditorium)

Progetto paesaggistico Atelier Lieux Et Paysages Consulente sostenibilità S’PACE / TERAO Manutenzione TAW General Contractor VINCI Construction Superficie lotto 10.000 mq Slp edificio 11.700 mq Altezza max 48,5 m Gallerie espositive (11) 3.267 mq Lobby 653 mq Auditorium 563 mq per 350 posti

In apertura e in questa pagina, una vista d'insieme e dall'alto dell'edificio della Fondation Louis Vuitton nel Bois de Boulogne. A destra, una vista di dettaglio delle strutture di sostegno delle vele e, a destra, il piazzale di ingresso (foto ©Iwan Baan per Fondation Louis Vuitton, 2014).


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SOTTO IL VESTITO TUTTO Frank Gehry è stato un precursore della progettazione parametrica (BIM, Building Information Modeling) che pratica da oltre vent’anni, tanto da avere fondato nel 2002 la Gehry Technologies (acquisita lo scorso settembre da Trimble). Con la sua complessità, l’edificio della Fondation Vuitton non fa eccezione: tutte le operazioni progettuali, incluse le validazioni dei pompieri per l’antincendio, sono state sviluppate in 3D per favorire la comprensione dell’edificio, che è stato studiato e continuamente ottimizzato virtualmente per controllarne le geometrie, le strutture, gli impianti e le operazioni costruttive. Il cantiere ha poi ereditato le informazioni BIM sviluppate in fase di progetto e le ha utilizzate per pianificare nel dettaglio tutte le operazioni di costruzione, dal cronoprogramma fino alle operazioni di sollevamento e posizionamento di ogni singolo elemento strutturale, architettonico o di facciata. Più di 350 persone sono state istruite e formate sull’utilizzo di Digital Project (il software BIM più potente in commercio, sviluppato da Frank Gehry sulla base di CATIA, software di derivazione aeronautica). L’intero cantiere ha dunque visto in 3D lo sviluppo e il dettaglio del modello insieme al team dell’appaltatore (VINCI Construction), del progettista e dei vari consulenti. Ottimizzazioni geometriche sulle vetrate dell’edificio, attraverso Digital Project, hanno consentito notevoli risparmi sulla fornitura e la piegatura del vetro; la trasmissione diretta di informazioni di officina, dal modello 3D alle macchine, ha permesso un notevole risparmio e un’elevata qualità di produzione dei 19mila pannelli in Ductal© (tutti unici e a doppia curvatura); la modellazione 3D di tutte la struttura completa di connessioni e bullonature ha permesso un’ottimizzazione strutturale notevole, iterando analisi strutturali e aggiornamento del modello 3D, attraverso strumenti appositamente sviluppati per tale obiettivo dal team.

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Edmondo Occhipinti e Susan Constantine, di 3-im.

Progetti virtuali, persone reali Una parte consistente dello staff di Gehry Technologies Europe ha recentemente dato vita a 3-im, società di consulenza con sedi a Milano, Parigi e Doha. Con la virtualizzazione di tutta l’informazione progettuale e costruttiva, 3-im consente di pre-vedere l’intero svolgimento del cantiere, risolvendo così tutti gli imprevisti in anticipo, riducendo costi e tempi di costruzione e promuovendo un approccio innovativo alla progettazione architettonica e all’edilizia, tradizionalmente soffocata da processi artigianali e inefficienti. Fondatore e CEO di 3-im è Edmondo Occhipinti, già direttore di Gehry Technologies Europe, con cui ha guidato le operazioni 3D e BIM della Fondation Vuitton. Con più di 12 anni di esperienza su oltre 50 progetti BIM in numerosi Paesi nel mondo, Edmondo ha condotto i processi di progettazione e costruzione virtuale del nuovo Museo Nazionale del Qatar a Doha (Ateliers Jean Nouvel), la nuova École Centrale di Parigi (OMA) e il futuro Centro Direzionale ENI a San Donato (Morphosis/Nemesi). In 3-im Occhipinti si occupa di strategie per l’implementazione di tecnologie e processi innovativi in architettura, infrastrutture e costruzioni: BIM, VDC (Virtual Design and Construction), PLM (Product Life-cycle Management), fabbricazione digitale e cantieristica robotizzata. Susan Constantine, director di 3-im, è un architetto Americano con un Master presso lo Stevens Institute of Technologies. Con una lunga esperienza in GT e un consistente background sulle soluzioni Dassault Systèmes (CATIA) e Autodesk, Susan ha lavorato su un numero impressionante di progetti in tutto il mondo, tra cui il World Trade Center a Manhattan; la Alice Tully Hall a New York di Diller Scofidio; il circuito di F1 e l’hotel Yas Island ad Abu Dhabi di Asymptote; gli hotel W e Four Seasons’ a Dubai; il nuovo Museo Nazionale del Qatar di Jean Nouvel a Doha. www.3-im.com

Alcune immagini delle migliaia di virtualizzazioni 3D prodotte per l'edificio, che traducono fino al minimo dettaglio anche le informazioni strutturali e impiantistiche (courtesy Edmondo Occhipinti).


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ARTEFACTS

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MONDI IN COSTRUZIONE Alla Barbican di Londra, fino a Febbraio 2015, ‘Constructing Worlds: Photography and Architecture in the Modern Age’ si presenta come un’analisi eteroclita tra la dimensione architettonica e la sua immagine. Volumi e paesaggi trasformati in istante.

In alto, una delle foto di Iwan Baan alla Torre David a Caracas. Sopra, vista notturna di New York City di Berenice Abbott, 1932.

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Constructing Worlds: Photography and Architecture in the Modern Age ha inaugurato il 25 settembre, alcune settimane in anticipo, rispetto all’appuntamento di Frieze. A buon diritto. Smarcandosi dunque dagli eventi che hanno illuminato e accecato Londra, e la sua Contemporaneità. Alla Barbican, a nord della City, nel cuore del Barbican Estate, diciotto fotografi e oltre duecentocinquanta lavori, datati dai primi anni Trenta fino ai giorni nostri, interpretano mondi costruiti e in costruzione. Il percorso ambisce a formare e a ispirare l’occhio di chi lo attraversa, proponendo ricorrenti emersioni di temi e sembianze, di esperimenti mentali e visuali, di riquadri prospettici e territori impressionati che si trasformano in paesaggi inusuali, colti nell’istante immortale della loro rappresentabilità. Perché strade e infrastrutture appaiono, si

esprimono secondo determinati canoni, nel momento in cui vengono fissate dall’obiettivo? Che cosa rivela della società che lo costruisce, ad esempio, un rampante grattacielo nel cuore di New York? E quale cambiamento avviene ad una fotografia pubblicata dapprima su una rivista e, in un secondo tempo, stampata e incorniciata secondo diverse proporzioni? Nelle fotografie di Berenice Abbott, nella Manhattan degli anni Trenta, palazzi senza fine si spalancano in verticale, innalzandosi ad ogni lato della strada, nel mezzo di vicoli, di finestre, cartelloni pubblicitari e punti di riferimento che sembrano mettersi in mostra insistendo sulla circonferenza dell’obiettivo. Nelle foto di Abbott l’immagine si trasforma in anatomia urbana, dissezionando e riscoprendo attitudini alla drammaticità accostante a vicinanze familiari con il re-


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Il percorso ambisce a formare e ispirare l'occhio di chi lo attraversa, proponendo emersioni di temi e sembianze, di riquadri prospettici e territori impressionati che si trasformano in paesaggi inusuali, colti nell'istante immortale della loro rappresentabilità. gno delle ombre. Il suo lavoro è posto come un’introduzione a Constructing Worlds, una reale dichiarazione di poetica nei confronti delle duecentocinquanta finestre sul mondo che esattamente mondo, nelle sale dell’istituzione londinese, non sono più. Dopo i monocromi magnetici dei primi fotografi, la galleria espande gli occhi grazie ai technicolor di Julius Shulman’s, immagini degli anni Cinquanta delle Case Study Houses in California, incapsulando all’interno di un paesaggio stilemi architettonici diventati sinonimo quotidiano di stile di vita. Poco oltre, i grigi periferici di Walker Evans (con la serie di foto dedicata al Deep South) mettono in mostra scene familiari dissolte e dissolute, emblema di un contrasto tra il boom capitalista e il racconto parallelo di una nazione cresciuta troppo in fretta. I restanti mondi in costruzione, alla Barbican, fanno il giro della Terra, portando la

firma di: Guy Tillim per Mozambico, Angola e Congo; Andreas Gursky per il Brasile; Nadav Kander per la Cina, così come di Bas Princen per il Middle East. Da non dimenticare anche il fotografo inglese Simon Norfolk e la sua serie sull’Afghanistan, proprio come Iwan Baan per la sua Torre David. Impagabili, inoltre gli sguardi ipostatizzati di Ed Ruscha, Luisa Lambri e Stephen Shore Atto Belloli Ardessi

In alto, ChongQing Xi in uno scatto di Nadav Kander; al centro, lo spazio della mostra con gli scatti di Bernd e Hilla Becher. Accanto, da sinistra: Iwan Baan, Helene Binet, i curatori Elias Redstone e Alona Pardo, Jane Alison, Stephen Shore, Nadav Kander e Bas Princen (foto ©Chris Jackson_Getty Images).

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