IoArch 78 Oct-Nov 2018

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Anno 12 - n 78 - Novembre 2018 - euro 9,00 ISSN 2531-9779

Grandi maestri

LUIGI CACCIA DOMINIONI E LE ALPI

I profili di LPP

Arte materia e paesaggio StudioATA Luoghi del lavoro

Davines Village Matteo Thun e Luca Colombo

Architettura per il retail Park Associati | Vudafieri-Saverino | Studio DC10 CentroStileMilano | Stefano Boeri China | Carlo Donati

Elements Retail Design

FONT Srl - Via Siusi 20/a 20132 Milano - Poste Italiane SpA Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in. 27.02.2004 n. 46) Art. 1 Comma 1 DCB Milano


SILENTE

sound-absorbing panels

SIEMENS Milan, Italy carusoacoustic.it


58 34

30 Bianca, leggera e razionale Milano Linate | Pierluigi Cerri

SOMMARIO IOARCH 78

32 The Art of Living Molteni Dada Unifor

34 Etica, estetica e cosmetica Davines Village, Parma | Studio Matteo Thun 44 Condensatore di energie Noi Techpark, Bolzano | Claudio Lucchin & Architetti Associati e Chapman Taylor Architects

Designcafè 10 L’edificio-scultura di Eliasson 6

Vejle, Danimarca | Olafur Eliasson

12 Un involucro per l'Antropocene EcoLogicStudio

14 Le reti di Gentile e Barnes Philadelphia | Shiftspace 16

Il legno e la pietra Biblioteca di Baiona | Murado & Elvira Architects

52 Una questione di immagine Lognes, Parigi | Architecture Patrick Mauger

55 Il campus prende forma Tor Vergata, Roma | Angelo Zampolini e Massimo Alessandrini

I PROFILI DI LPP di Luigi Prestinenza Puglisi

58 Nuovi architetti italiani | Studioata

18 Tra natura e artificio Duao Art Museum near Ningbo | Progetto Cmr

WORK IN PROGRESS 20 Doha, Museo Nazionale del Qatar Progetto di Jean Nouvel

22 Milano, Giardini d’Inverno Progetto di Caputo Partnership 24 Milano, Vetra Building Progetto di Il Prisma Milano, Arcadia Center Giuseppe Tortato con F&M e Tekser 25 Arezzo, Aec Illuminazione Progetto di Sbga | Blengini Ghirardelli 26 Parma, The Greenary di Mutti Progetto di Carlo Ratti Associati 27 Milano, La torre degli studenti Progetto di Goring & Straja In copertina: la biblioteca Ezio Vanoni di Luigi Caccia Dominioni a Morbegno (foto © Giacomo Albo).

28 Emirati, Una goccia da 6,5 miliardi Progetto di Zaha Hadid Architects

44


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91 RETAIL 91 Retail in stile giapponese Milano | Park associati

68 Il moderno dialoga con il paesaggio

SOMMARIO

La biblioteca Vanoni di Luigi Caccia Dominioni a Morbegno restaurata da Marco Ghilotti

LUIGI CACCIA DOMINIONI E LE ALPI a cura di Carlo Ezechieli

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74 5 opere di Luigi Caccia Dominioni

sulle Alpi 75 Atmosfere di Caccia di Marco Ghilotti

76 Poschiavo, Monastero nuovo delle suore agostiniane

94 Ceci n’est pas un Portaluppi Delvaux, Milano | Vudafieri-Saverino Partners

97 Progettare lo storytelling di Antonio Morlacchi

98 La cultura della fotografia al tempo dei selfie Leica Camera Store | Studio DC10

102 Uno spazio di comunicazione Italgraniti Group, Milano | Centro Stile Milano Architetti

106 Un approdo per il design italiano in Cina Easyhome, Pechino | Stefano Boeri Architetti China

110 Il made in Italy sartoriale Shanghai | Carlo Donati Studio

80 Complesso residenziale al Dosso di La Punt

112 Libri

82 Condominio di via Vanoni a Morbegno

113 Medaglia d’Oro all’Architettura Italiana

84 Chiesa Madonna delle Grazie in frazione Paniga 86 Progetto di casa unifamiliare in frazione

Valdaora, Brunico | feld72

114 The Italian Store Theatre Verona | 53^ Marmo+Mac

San Martino

87 Esiste ancora uno stile italiano

in architettura?

Intervista di Sonia Politi (Milano, 2005)

89 Lualdi, da falegnameria a protagonista

del mondo del design

118 Libri

ELEMENTS a cura di Elena Riolo

119 Retail design

106

IOARCH Costruzioni e Impianti n. 78

119 Direttore responsabile Sonia Politi Comitato di direzione Myriam De Cesco Carlo Ezechieli Antonio Morlacchi Grafica e impaginazione Alice Ceccherini Federica Monguzzi

Marketing e Pubblicità Elena Riolo elenariolo@ioarch.it Contributi Marco Ghilotti, Pietro Mezzi, Luigi Prestinenza Puglisi Fotolito e stampa Errestampa

Editore Font srl, via Siusi 20/a 20132 Milano T. 02 2847274 redazione@ioarch.it www.ioarch.it Prezzo di copertina euro 9,00 arretrati euro 18,00

Abbonamenti (6 numeri) Italia euro 54,00 - Europa 98,00 Resto del mondo euro 164,00

Reg. Tribunale di Milano n. 822 del 23/12/2004.

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ISSN 2531-9779



› DESIGNCAFÉ PRADA RONG ZHAI, SHANGHAI IL RACCONTO DI LIU YE Rimarrà aperta fino al 20 gennaio 2019 la mostra personale dell’artista cinese Liu Ye (Changchun, 1978). L’esposizione, inaugurata l’8 novembre scorso, è allestita negli ambienti della Prada Rong Zhai, la residenza storica restaurata dalla maison italiana che ha riaperto i battenti a Shanghai lo scorso anno. L’immaginario intimo e sensuale dell’artista cinese trova le sue molteplici fonti di ispirazione nella letteratura, nella storia dell’arte e nella cultura popolare del mondo occidentale e orientale, dando vita ad atmosfere che evocano introspezione, purezza e sospensione. Stanze della Prada Rong Zhai di Shanghai, che fino al 20 gennaio ospita la mostra personale dell'artista cinese Liu Ye (courtesy Fondazione Prada).

In una combinazione di fonti ed elementi diversi, nelle tele di Liu Ye si possono identificare diverse forze creative: memoria, osservazione, immaginazione e formazione artistica. Opere pervase da una sorta di ambiguità sospesa tra due mondi: realtà e invenzione. Nel corso del suo percorso, Liu Ye ha sviluppato un universo personale, al contempo accessibile e impenetrabile, che si potrebbe descrivere come una realtà soggettiva. Come egli stesso enigmaticamente afferma, «ogni opera è un mio autoritratto». La sequenza di stanze disposte sui due piani principali di Rong Zhai scandisce il percorso espositivo, rivelando relazioni inattese fra l’opera dell’artista e gli elementi architettonici e decorativi della villa costruita agli inizi del XX secolo.

MUSEO DEL PAESAGGIO DI VERBANIA IN MOSTRA I PROGETTI DI BARCELLONA Fino al 6 gennaio prossimo il Museo del Paesaggio di Verbania di Palazzo Viani ospita una mostra multimediale che espone i progetti presentati alla decima edizione della Biennale internazionale del paesaggio di Barcellona, che come è noto rappresenta un punto di riferimento importante nel campo dell’architettura del paesaggio. Il symposium catalano, che si è tenuto dal 26 al 29 settembre scorsi, ha indicato la strada dell’evoluzione della disciplina contemporanea a livello globale. A vent’anni dal suo debutto, il filo conduttore della riflessione della biennale catalana rimane quello della contemporaneità, con Performative Nature: la progettazione del paesaggio diventa chiave di lettura e strumento di azione per le sfide attuali che attraversano la società. Il pubblico del museo di Verbania avrà quindi l’opportunità, per la prima volta, di avvicinarsi a una serie d’installazioni e di progetti di respiro internazionale. Dal 17 novembre scorso, giorno di apertura della mostra, i visitatori possono riflettere sulle 223 opere selezionate, organizzate in quattro diversi ambiti espositivi (articolazione, transazione, rigenerazione e intersezione) e sui progetti inviati dagli studenti di 68 università internazionali. [6]

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Nella sede del museo di Casa Ceretti si sono infine svolte tre serate alla presenza di diversi ospiti, scelti tra i protagonisti della Biennale di Barcellona. Il 17 novembre è stata la volta della comunicazione di Marina Cervera Alonso de Medina, il 28 di Michael Jakobe e, infine, il 6 dicembre quella con Paolo Bürgi. La mostra rimarrà aperta nei giorni di venerdì (14-17), e sabato e domenica (11-17).

Due dei progetti esposti alla mostra multimediale al Museo del Paesaggio di Verbania: in alto, Halle Pajol, Rosa Luxemburg Garden di In-Situ Paysages et Urbanisme, Francia (foto Karolina Samborska); a fianco, Landscapes of Cohabitation di Doxiadis+, Grecia (foto ©Clive Nichols).


MOLTO PIÙ DI QUELLO CHE SI VEDE QUANDO I PROGETTI SI FONDANO SU SOLIDE BASI Il risultato finale rappresenta solo una piccola parte dell’essenza di Busnelli, oltre alla riconosciuta e comprovata capacità realizzativa, ha un background solido e strutturato, fatto di storia, conoscenza, ricerca, esperienza e continue collaborazioni con i più rinomati architetti. Affianchiamo i progettisti nel concretizzare le loro soluzioni già nelle prime fasi di sviluppo, mixando il saper fare con l’innovazione tecnologica.

PROGETTO MTLC - MATTEO THUN & LUCA COLOMBO

Via Gandhi, 3

| 20851 Lissone (MB)

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› DESIGNCAFÉ QUASI NOBEL ROLF SCHOCK PRIZE AD ANDREA BRANZI Andrea Branzi è stato insignito dalla Royal Swedish Academy of Sciences del Rolf Schock Prize in the Visual Arts 2018. La motivazione del premio, che gli è stato consegnato lo scorso 15 ottobre, parla di «lungo e significativo coinvolgimento nella discussione su città, architettura e design. Architetto, pensatore, scrittore e filosofo, è uno dei principali promotori del design radicale italiano e di come è stato formulato dopo il Modernismo. Attraverso Archizoom Associati, di cui è stato uno dei co-fondatori nel 1966, Branzi ha dato un contributo considerevole all'articolazione dell'architettura come critica e teoria. Il progetto No-Stop City e concetti come l'anti-design continuano a giocare un ruolo centrale nel contesto dell'architettura e del design

AL MARCA DI CATANZARO LA PRIMA ANTOLOGICA DI WOLFRAM ULLRICH

contemporanei, oggi forse ancor più di quando sono stati formulati in origine». Andrea Branzi ha avuto un ruolo chiave in iniziative di design come Global Tools, Alchimia e Memphis. Tra i suoi progetti di mobili più famosi ci sono il divano Superonda (1966), la sedia Mies (1968) e il divano modulare Safari (1968), tutti destinati a mettere in discussione le regole di come viviamo.

DESIGNERS’ SATURDAY 2018 Il filo che unisce il laborioso processo del fare al prodotto finito è ciò che distingue i Designers' Saturday di Langerthal da tutti gli altri 'eventi' di design: la manifestazione svizzera si sviluppa interamente all’interno di cinque siti produttivi di altrettante aziende del distretto industriale bernese. Dal 1987 all’ultima edizione (1-3 novembre scorso) DS è cresciuta e

conta su più di 70 espositori – aziende e scuole di design – e 17.000 visitatori. Da quest’anno anche un Paese ospite – il Giappone – nei vasti spazi del Depot for Design, dal 1881 e fino a pochi anni fa stabilimento di Ruckstuhl. Ma anche la nuova fabbrica dell’azienda di tappeti e tessile per pavimenti ospitava altre installazioni, come quella di Usm, progettata dagli olandesi di UNStudio. Grand Prix ex-aequo all’installazione della bavarese ClassiCon e a allo stupefacente mondo di carta di Naoki Terada (Terada Design) e Koichi Suzuno (Torafu Architects) a cavallo tra origami, ricerca scientifica sui materiali e miniaturizzazione. L'installazione di UNStudio per Usm e, sopra, una nuvola di vasi di carta dei designer giapponesi Naoki Terada e Koichi Suzuno.

[8]

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Apre il 2 dicembre al Marca di Catanzaro la prima antologica di Wolfram Ullrich (Würzburg, 1961). La mostra, curata da Alberto Zanchetta, presenta trenta opere dell’artista tedesco, tra cui una serie di lavori recenti in acrilico su acciaio e altri pezzi storici, capaci di ripercorrere trent’anni della sua carriera. La rassegna, dal titolo Coordinate e convergenze, organizzata in partnership con Dep Art di Milano (dove le opere sono state esposte fino al 29 settembre), si inserisce nel più ampio progetto Glocal I Edizione Arte Contemporanea Sezione Grandi Mostre, promosso dalla Fondazione Rocco Guglielmo in collaborazione con la Provincia di Catanzaro. Il percorso espositivo ruota attorno alle astrazioni geometriche tridimensionali di Ullrich, frutto di un assemblaggio di segmenti in acciaio preparati in modo che l’acrilico, applicato per velature successive, vi si possa fissare. Le sue creazioni appaiono come sculture da parete, che giocano con la prospettiva, poligoni che fluttuano e che sembrano immersi in uno spazio profondo, grazie all’uso di aree dai colori intensi. Le opere vengono costruite assemblando le diverse parti, in un processo opposto alla scultura, dove si lavora invece per sottrazione. La mostra rimarrà aperta fino al 27 gennaio 2019. In alto, Wolfram Ullrich (courtesy Dep Art Gallery, foto ©Fabio Mantegna); sotto, Wolfram Ullrich, allestimento della mostra alla Galerie Lange+Pult; Zurigo, 2013 (foto ©Christoph Valentien).


www.gruppobonomipattini.com Bonomi Pattini Giuseppe e Figli S.p.a. Via Stelvio 9 20814 Varedo (MB)


› ARTE E ARCHITETTURA

FJORDENHUS, VEJLE

L’EDIFICIO-SCULTURA DI ELIASSON A VEJLE, NELLA PENISOLA DELLO JUTLAND, È STATA DA POCO INAUGURATA FJORDENHUS EDIFICIO A METÀ STRADA TRA ARTE E ARCHITETTURA IDEATO DA OLAFUR ELIASSON CHE LO HA REALIZZATO CON L’ARCHITETTO SEBASTIAN BEHMANN Fjordenhus, la casa del fiordo, è un’architettura dalle forme morbide che spunta dalle acque del Vejlefjord. Siamo a Vejle, città del sud-est della penisola dello Jutland, dove, poco prima dell’estate, è stata inaugurata la nuova sede di Kirk Kapital, una società d’affari danese. L’edificio è il frutto del genio artistico di Olafur Eliasson, che già aveva firmato diverse installazioni a metà strada tra arte e architettura, come quelle per il Mies van der Rohe Award del 2013 e il Serpentine Gallery Pavilion del 2007, ed è la sua prima architettura interamente progettata. L’architettura di Fjordenhus sembra emergere dal mare e, nello stesso tempo, appare saldamente ancorata a terra con la passerella che la collega al pontile del porto. Formato da quattro cilindri che si intersecano, l'edificio di Eliasson, che si sviluppa su quattro piani, raggiunge un’altezza di 28 metri. Le piante dei vari livelli sono organizzate attorno a cerchi ed ellissi e sono collegate da scale a chiocciola e vestiboli rotondi. Il piano terra, a doppia altezza, aperto al pubblico, si caratterizza per la presenza dell'acqua con opere site-specific dell’artista danese. Gli uffici della Kirk Kapital occupano invece i tre piani superiori. In sommità è stato realizzato un tetto verde con vegetazione e pannelli solari. [ 10 ]

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Di notte, illuminato dall’interno, Fjordenhus diventa il faro della cittadina danese. I volumi arrotondati sono rivestiti in mattoni smaltati realizzati su misura per accentuare il carattere complesso dell’architettura fatta di curve, forme circolari ed ellittiche, pareti ritorte e archi parabolici. Fjordenhus è una presenza scultorea all’interno del porto cittadino, un’interazione di pieni e vuoti. Vuoti che sono il principale elemento di design e danno vita alle finestre paraboliche ai vari piani

In alto, i volumi arrotondati di Fjordenuhs, l'edificio progettato da Olafur Eliasson; sotto, l’edificio di quattro piani che sorge dall’acqua (foto Anders Sune Berg ©Olafur Eliasson).

CREDITI Realizzazione Fjordenhus Località Vejle, Danimarca Committente Kirk Kapital Progettazione artistica Olafur Eliasson Progettazione architettonica Sebastian Behmann e Studio Olafur Eliasson

Capo progetto Caspar Teichgräber Architetto locale

Lundgaard & Tranberg Architecture

Progettazione paesaggistica Vogt Landscape Progetto 2009-2013 Realizzazione 2013-2018 Inaugurazione 9 giugno 2018



› ARCHITETTURA E BIOSCIENZA

UN INVOLUCRO PER L'ANTROPOCENE UNA TENDA URBANA CHE ASSORBE ANIDRIDE CARBONICA E RESTITUISCE OSSIGENO. È L’INSTALLAZIONE DI ECOLOGICSTUDIO CHE RIVESTIVA LA FACCIATA DEL PRINTWORKS BUILDING DURANTE LA RECENTE CONFERENZA SUL CLIMA DI DUBLINO

Per il momento Photo.Synth.Etica è una sperimentazione ma potrebbe diventare un nuovo tipo di materiale per l’architettura, dando luogo a schermature solari in grado di assorbire anidride carbonica dall’atmosfera e restituire ossigeno attraverso un processo di fotosintesi analogo a quello svolto in natura dagli alberi. L’installazione di Dublino, 16 moduli di 2 x 7 metri che rivestivano I due piani della facciata del Printworks building, in termini di assorbimento di CO2 produce gli stessi benefici ambientali di venti alberi. I moduli, in bioplastica, contengono microalghe disposte in una serpentina progettata in digitale. L’aria non filtrata che sale dal basso nutre le alghe, che immagazzinano l’anidride carbonica e altri inquinanti, trasformandosi in biomassa che al buio assume sfumature luminescenti. Una biomassa che viene poi raccolta e utilizzata come materiale grezzo per produrre bioplastica, utile a sua volta per realiz-

zare altri involucri dello stesso tipo. Il disegno a serpentina dell’installazione vista a Dublino, oltre a ottimizzare il sequestro di CO2 , visto in sequenza lungo la facciata dell’edificio ricordava i grafici finanziari, nello specifico l’andamento delle quotazioni dei certificati verdi. Il progetto prende nome dal consorzio Photosynthetica, un gruppo di ricerca guidato da ecoLogicStudio in collaborazione con l’Urban Morphogenesis Lab della Ucl di Londra e il Synthetic Landscape Lab dell’Università di Innsbruck. Se siamo entrati nell’era dell’Antropocene, come suggerisce anche il tema della prossima Triennale di Milano, il design ha davanti a sè il compito di sviluppare tecnologie innnovative che basandosi sui progressi dell’intelligenza digitale e delle scienze biologiche promuovano un modello interdisciplinare di progettazione per la vita del genere umano nelle città del prossimo futuro

PHOTO.SYNTH.ETICA Progettazione architettonica ecoLogicStudio di Claudia Pasquero e Marco Poletto

Team di progettazione

Konstantinos Alexopoulos, Nico Aulitzky, Shlok Soni, Robert Staples, Chrysi Vrantsi, Chia Wei Yang

Progettazione strutturale Manja van de Worp, Nous Engineering

Bioplastica James Woollard, Polythene Microalghe Fiona Moejes, Bantry Marine Research Station

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ecoLogicStudio Fondato a Londra nel 2005 da Claudia Pasquero e Marco Poletto, laureati entrambi al Politecnico di Torino, ecoLogicStudio ha guadagnato in questi anni notorietà internazionale per il suo approccio sistemico al progetto – un metodo definito dalla combinazione di approccio olistico, progettazione digitale, biotecnologia e prototipazione – con installazioni che sono di fatto laboratori interattivi. Oltre a installazioni per le più importanti biennali di architettura – ‘metaFolly’ è ora parte della collezione permanente al Frac di Orleans, mentre ‘Hortus’ è stato acquistato dal Zkm di Karlsruhe e ha vinto l’Idea Tops Award per la migliore architettura digitale – lo studio ha completato molti progetti di architettura, sia in ambito pubblico che residenziale e alla scala del masterplan. Nel 2014 ecoLogicStudio è entrato nella classifica dei 10 studi emergenti di Metropolis Magazine. www.ecologicstudio.com

In alto, la fase di alimentazione del contenitore di bioplastica con le microalghe, che hanno il compito di immagazzinare la CO2 dell'atmosfera; a sinistra la facciata del Printworks Conference Centre (foto ©Naaro).



› SPAZIO PUBBLICO

Shiftspace È uno studio di architettura e design di Philadelphia fondato nel 2009 da Mario Gentile (foto a destra), che ha studiato alla Columbia University. Tim Barnes (a sinistra) è il direttore creativo dello studio. Shiftspace opera sull’interazione tra architettura e industrial design e conta su un team multidisciplinare. Il lavoro di Shiftspace spazia dagli interventi urbani alla creazione di opere creative di architettura, interni, allestimenti e installazioni, con una particolare attenzione alla progettazione di ambienti urbani abbandonati. www.shiftspacedesign.com

CREDITI Realizzazione The Canopy at the Barnes Località Philadephia, Pennyslvania, Usa Committente The Barnes Foundation Progetto Mario Gentile e Tima Barnes, Shiftspace Team Connor White, Zhefeng Liu, William May,

Mike Cucinotta

Anno 2018 Fotografie Tim Barnes

BARNES FOUNDATION, PHILADELPHIA

LA RETE DI GENTILE E BARNES UN INTERVENTO A BASSO COSTO TRASFORMA UNO SPAZIO APERTO INUTILIZZATO IN UN AMBIENTE INVITANTE E RIDUCE LE DISTANZE TRA IL LARGO PUBBLICO E LA SEDE DI UN’ISTITUZIONE CULTURALE

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Sono molte le suggestioni di questa installazione site-specific realizzata dallo studio americano Shiftspace su richiesta della Barnes Foundation per il centro che a Philadelphia accoglie un’interessante collezione di opere di impressionisti: l’uso ‘improprio’ di materiale da cantiere, le possibilità di trasformazione a basso costo; il corto circuito del concetto di barriera, recinzione e il fatto che, se incolto, uno spazio verde da solo non basta a rendere invitante uno spazio. Non lo era quello alberato ma incolto e inutilizzato che separava l’accesso dall’edificio della fondazione, facendola apparire come distante dal pubblico. Uno spazio che l’intervento ha trasformato in luogo di ritrovo, di pausa e di gioco per la città. Alla base del progetto una bobina di recinzione da cantiere di vivace colore

rosso-arancio arrotolata in cilindri che si intrecciano per circa 90 metri attorno alle alberature a fare da tettoia a questo spazio aperto. Una tettoia dinamica, animata dai giochi del vento e della luce fi ltrata attraverso i fori della pellicola di plastica. Sotto, tra gli alberi, tavoli per bere un caffè, un’area da pic-nic e un campo di bocce trasformano un luogo forse considerato troppo ‘culturale’ e poco ospitale in un ambiente allegro dove trascorrere del tempo in relax

Arrotolata in forme cilindriche, la plastica delle recinzioni da cantiere si dipana a intreccio tra gli alberi a formare una copertura lunga 90 metri che anima lo spazio verde, attrezzato con tavoli da pic-nic e sedute informali (a sinistra, foto ©Tim Barnes).



› TRASFORMAZIONI

BIBLIOTECA DI BAIONA, GALIZIA

IL LEGNO E LA PIETRA IL CALORE DEL LEGNO E LA RUVIDEZZA DELLA PIETRA. L’INTERVENTO DI MURADO & ELVIRA ARCHITECTS TRASFORMA UN ANTICO OSTELLO LUNGO IL CAMMINO DI SANTIAGO IN BIBLIOTECA COMUNALE Un ambiente caldo, una nuova pelle, un abito su misura per l’antico ostello del Santo Spirito di Baiona, un edificio del XVII secolo sorto per accogliere i pellegrini che percorrevano il Cammino di Santiago de Compostela. L’involucro interno in legno d’acero, realizzato su misura per adattarsi, rileggendoli, agli interni, è il segno distintivo della nuova biblioteca comunale progettata da Murado & Elvira Architects. Già tutelato come Bien de Interés Cultural (Bic), nei secoli scorsi e soprattutto negli anni Settanta l’edificio aveva tuttavia subito profondi rimaneggiamenti. Il progetto degli architetti spagnoli, oltre a trasmettere una confortevole sensazione di ambiente domestico, ridefinisce l’identità storica dell’immobile, attraverso la progettazione di una successione di stanze che ospitano anche l’archivio storico della città, uno dei più importanti della zona, con documenti che risalgono alla scoperta delle Americhe (qui nel 1493 approdò al suo ritorno La Pinta, una delle caravelle della spedizione di Cristoforo Colombo verso le Indie occidentali). L’edificio si compone di due piani fuori terra, un piccolo giardino e un cortile interno. L’asse principale del complesso è costituito da un muro di pietra dove sono raccolti anche antichi resti archeologici. La struttura solida e materica della parete è controbilanciata dal mor[ 16 ]

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bido e caldo aspetto della scatola di legno contenente l'archivio storico e le stanze collocate a destra dell'ingresso. Verso il cortile si apre la biblioteca dei bambini, una stanza di forma irregolare dal carattere vivace: i progettisti hanno usato il perimetro asimmetrico dell'edificio per progettare uno dei luoghi principali del complesso. Intorno al patio si aprono una serie di piccoli ambienti utilizzati come studio, sale lettura e uffici. Anche in questo caso è stato utilizzato il legno d’acero, che avvolge gli spazi dal pavimento alle pareti, fino al soffitto

CREDITI Realizzazione Biblioteca comunale e Archivio Storico di Baiona Località Baiona, Pontevedra, Spain Committente Comune di Baiona Progettisti Murado & Elvira Architects Progetto e supervisione Clara Murado e Juan

Elvira (Murado & Elvira Architects), Óscar López Alba (Ola Arquitectos)

Progettazione strutturale

Ezequiel Fernández Grinda

Progettazione impianti tecnici Obradoiro Enxeñeiros

Impresa di costruzioni Orega Coviastec Costo dell’intervento 1,5 milioni di euro Superficie totale 1.076,5 mq Cronologia 2010 | marzo 2018

Murado & Elvira Architects È uno studio di architettura fondato a Madrid nel 2003 da Juan Elvira e Clara Murado. Si occupa di architettura innovativa e interior design. I lavori dello studio hanno ottenuto numerosi riconoscimenti in competizioni nazionali e internazionali e sono stati ospitati alla Biennale di Architettura di Venezia e alla Bienal de Arquitectura Española. www.muradoelvira.com

In alto, uno degli ambienti della biblioteca di Baiona; i rivestimenti interni sono in legno d'acero (foto ©Imagen Subliminal); a fianco, lo spaccato assonometrico evidenzia i diversi livelli del piccolo complesso (courtesy Murado & Elvira Architects).


La nuova dimensione degli scorrevoli

Agostini SERIE INFINITY.

Agostini presenta un’ampia gamma di serramenti in pvc, alluminio e in legno con tecnologia Fibex Inside. Dalle finestre a battente a quelle scorrevoli, ai sistemi di oscuramento, in diverse tipologie di colori e finiture in grado di soddisfare ogni esigenza abitativa e adattarsi a tutte le tipologie architettoniche. Il corpo centrale isolante in Fibex assicura il massimo isolamento termico e una eccezionale stabilità strutturale. Agostini Group srl Via G. Pascoli 21 30020 Quarto d’Altino, Venezia, Italy info@agostinigroup.com

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Gli scorrevoli Infinity sono gli infissi ideali per le grandi vetrate apribili. Il sistema, centrato sulla tecnologia Fibex Inside, garantisce un isolamento senza pari (Uw fino a 0,80 W/m²K) e un’eccellente resistenza meccanica pur mantenendo ingombri ridotti. L’ampiezza delle parti vetrate assicura eleganza e maggiore luminosità degli ambienti, per questo motivo gli scorrevoli alzanti sono i serramenti maggiormente utilizzati nelle realizzazioni più esclusive.


› MUSEI Progetto CMR Società specializzata nella progettazione integrata fondata da Massimo Roj con Antonella Mantica nel 1994 per realizzare progetti di architettura flessibili, efficienti ed ecosostenibili. La sede centrale è a Milano, con uffici in diverse città nel mondo. Progetto Cmr è partner di European Architect Network. La società è strutturata in tre macro aree: architettura, ingegneria, design e dal 2010 è tra i primi 100 studi di architettura al mondo. Presidente di Progetto Cmr è l'ingegner Marco Ferrario. www.progettocmr.com

DUAO ART MUSEUM, CINA

TRA NATURA E ARTIFICIO LA CASA-MUSEO REALIZZATA DA PROGETTO CMR NON LONTANO DA NINGBO È UN LUOGO DI MEDITAZIONE E DI DIALOGO PER ARTISTI E INTELLETTUALI. COMMISSIONATA DA UN FACOLTOSO IMPRENDITORE DEL POSTO, DIMOSTRA CHE OGGI IN CINA SI INVESTE ANCHE SULLA TUTELA E LA PROMOZIONE DELLE PROPRIE TRADIZIONI CULTURALI

In apertura, il Duao Art Museum progettato da Progetto Cmr. Sulla destra il concept architettoinco presentato in forma assonometrica e, sotto, una sezione dell'edificio (foto e disegni courtesy Progetto Cmr).

Era un bunker dell’esercito. Progetto Cmr lo ha demolito, conservando il piano terra in precedenza adibito a deposito del grano, per realizzare questa casamuseo destinata dal committente, un facoltoso imprenditore di Ningbo, a luogo di incontro di artisti e intellettuali. Cogliendo il valore della natura del luogo, in posizione remota tra le montagne e le foreste dello Zhejiang, il progetto sviluppa sette volumi che da una corte giardino centrale interna, cuore dell'edificio, si protendono verso altrettante diverse direzioni, con cannocchiali trasparenti

di differente inclinazione che si aprono sul paesaggio, assicurando agli interni viste, e dunque motivi di ispirazione artistica per gli ospiti, sempre diverse. L’architettura neo-brutalista della casamuseo poggia su un podio verde progettato con pietre, acqua e alberi di bamboo che apre un dialogo, e segna al contempo un netto confine, tra ambiente naturale e ambiente costruito. Il podio è attraversato da un ampio portale d'ingresso in acciaio, che introduce agli ambienti interni. Mentre il piano terreno accoglie sculture e installazio-

ni artistiche pesanti, i piani superiori sono dedicati ad altre forme d’arte, dalla musica alla lettura e, negli ambienti più luminosi, alla Calligrafia, una delle principali arti cinesi. Naturalmente non mancano ambienti destinati all'incontro e alla conversazione e un ristorante. Il fatto poi che l'intero primo piano sia dedicato a ospiti residenti, con stanze private e giardini, fa del Duao Art Museum un luogo ambito da artisti e intellettuali, favorendo in questo modo la promozione e la crescita della cultura locale

CREDITI Realizzazione Duao Art Museum Località Ningbo, Zhejiang, Cina Committente HKE Group Progettazione architettonica Progetto Cmr Superficie costruita 2.700 mq Anno di realizzazione 2015 Piani secondo e terzo Spazi per eventi [ 18 ]

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GEZ E I t a l y Years of Exc ellen c e


› WORK IN PROGRESS

DOHA MUSEO NAZIONALE DEL QATAR LA ROSA DEL DESERTO DI JEAN NOUVEL Dopo il Louvre di Abu Dhabi è la volta del Museo nazionale del Qatar a Doha. Il nuovo museo, destinato a diventare uno dei simboli più importanti dell’emirato, aprirà i battenti a marzo del prossimo anno. Progettato dall’architetto Jean Nouvel e realizzato da Astad Project Management, il complesso, di 40.000 metri quadrati, si colloca nella baia della capitale e circonderà il palazzo del padre fondatore del Qatar, lo sceicco Abdullah bin Jassim Al-Thani. Il nuovo complesso espositivo intende testimoniare l’identità mutante del popolo arabo nomade e di un Paese che, in mezzo secolo, ha modificato profondamente il proprio carattere e la propria storia fisica, umana ed economica. L’architettura, i cui lavori di costruzione sono iniziati nel 2015, si ispira alle rose del deserto, cristalli di gesso caratteristici delle aree desertiche. L'opera, monumentale, viene costruita con le tecnologie e i materiali più moderni come l’acciaio, il vetro e il calcestruzzo fibrorinforzato. Il nuovo complesso disporrà di un auditorium di 220 posti, un centro di ricerca, ristoranti, caffetterie, negozi al dettaglio e numerosi laboratori. Una volta ultimati i lavori saranno In alto, il cantiere del nuovo Museo Nazionale del Qatar. A destra, dettaglio dei pannelli in cemento fibro-rinforzato dell'involucro architettonico (foto courtesy Ateliers Jean Nopuvel).

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realizzati un parco di 115mila metri quadrati e una zona d’acqua artificiale. Commentando il valore artistico ed educativo dell’opera, Jean Nouvel lo ha definito un “caravanserraglio moderno”, capace di svelare aspetti nascosti e l’evoluzione di una storia lunga migliaia di anni. L’idea di moderno caravanserraglio, ovvero di eterno movimento, viene rafforzata dall'esteso ricorso, nel progetto degli allestimenti espositivi, da un ampio ricorso a tecniche di riproduzione video digitali ad alta definizione.

Realizzazione Museo nazionale del Qatar Località Doha, Qatar Committente Astad Project Management Progettazione architettonica Ateliers Jean Nouvel, Parigi (consulenza di Stéphane Martin) Progetto museografico Renaud Perard Studio, Bandol Progettazione ingegneristica Arup, Londra Progettazione paesaggistica Michel Desvigne, capoprogetto Ana Marti-Baron Superficie 40.000 mq Impresa di costruzioni Astad, Qatar Petroleum Inizio lavori 2015 Anno 2008 Premi Mipim 2018 (categoria Best futura project)


CONTINUA...

Innovativo pavimento LVT di nuova generazione a zero dilatazioni.

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Dilatazione 0,01% longitudinalmente e trasversalmente Giunto di dilatazione ogni 25 ml longitudinalmente e trasversalmente Sottofondo esistente in piastrelle Non necessita la rasatura su piastrelle con fughe <1 cm Posa in opera più veloce - 20% di tempo Stabilità dimensionale garantita fino a 70°C (temperatura superficiale tollerata) Resistente al carico statico

Evolution Vertical è il primo rivestimento murale della gamma LVT Evolution di Virag. Certificato al fuoco C-s2, d0 Effetti legni e pietra Ideale per le ristrutturazioni Basso spessore (1,8 mm) Leggerezza e flessibilità Resistenza all’acqua Facile manutenzione


› WORK IN PROGRESS MILANO GIARDINI D’INVERNO AL TETTO IL PROGETTO DI CAPUTO PARTNERSHIP PER CHINA INVESTMENT In via Pirelli a Milano si stanno ultimando i lavori di costruzione di un interessante progetto residenziale. La fine dei lavori è prevista per la primavera-estate del prossimo anno. Sono i Giardini d’Inverno, iniziativa immobiliare promossa dalla società italo-cinese China Investment con un impegno finanziario di 70 milioni di euro. Il progetto porta la firma dello studio milanese Caputo Partnership International, mentre i lavori sono stati realizzati dall’impresa Colombo Costruzioni. Comfort, tecnologia e ambiente saranno i tratti distintivi della nuova residenza che, articolata in tre corpi di fabbrica, si estenderà per 16 piani fuori terra e sei piani interrati, per un totale di circa 13mila metri quadrati commerciali. Novantacinque gli appartamenti previsti, di varie dimensioni e dotati di terrazzi e serre. Le 110 serre sono state pensate come giardini in quota, per accogliere piante decorative e da fiore, piccoli orti domestici, arbusti, rampicanti e alberi da frutto, e potranno essere personalizzate e curate in modo autonomo o in forma condominiale. Anche i terrazzi in copertura saranno destinati a verde.

Dal punto di vista impiantistico, il collegamento wi-fi sarà presente in tutto l’edificio, mentre gli appartamenti saranno equipaggiati con sistemi domotici di livello 3, con la possibilità di controllo da remoto: una soluzione che garantisce consumi calibrati, personalizzati e una riduzione degli sprechi e delle dispersioni. Per quanto riguarda l’aspetto energetico, l’edificio sfrutta la geotermia per alimentare impianti di riscaldamento e raffrescamento a pavimento, con la ventilazione meccanica controllata degli impianti, oltre a un condizionamento integrativo per il miglior comfort climatico interno. L'approvvigionamento energetico è integrato anche da pannelli fotovoltaici. Non sono previsti impianti a gas, a favore di piani cottura a induzione. La classe energetica dell’edificio è A+. Gli appartamenti (bilocali e plurilocali con una prevalenza di alloggi di piccole e medie dimensioni a partire da 40 metri quadrati), permettono accorpamenti e modulazioni interne. Ciascun alloggio è dotato di una cantina e di almeno un box auto (226 in totale). In partnership con Varenna e Poliform, gli

appartamenti saranno equipaggiati degli arredi (cucine, armadiature e bagni), da scegliere all’interno delle proposte dei due brand. Il progetto prevede la riqualificazione di tutti gli spazi aperti sul perimetro dell’edificio, in particolare della piazza antistante lungo via Pirelli, che verrà trasformata in zona pedonale, con aree verdi e spazi collettivi. L’affaccio su via Adda infine disporrà di un’ampia corte verde pubblica collegata agli ambienti comuni vetrati del piano terra del nuovo edificio.

Realizzazione Giardini d’Inverno; edificio residenziale e commerciale Località via Pirelli, 33, Milano Committente China Investment Progettazione architettonica Caputo Partnership International Alloggi 95 Superficie commerciale 13.000 mq Classe energetica A+ Impresa di costruzioni Colombo Costruzioni Fine lavori primavera-estate 2019

Il cantiere dei Giardini d'Inverno è arrivato al tetto. L'edificio residenziale sorge in zona Porta Nuova, a breve distanza dal parco da poco inaugurato della Biblioteca degli Alberi, dall'edificio di regione Lombardia e dalla Stazione Centrale di Milano.

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UN PERCoRSo STRAoRDINARIo DI DESIGN CoNTEMPoRANEo xo_design style service

dalla cultura del prodotto alla cultura del progetto in un concetto di contract condiviso con i piĂš importanti marchi del design. www.xoffice.it


› WORK IN PROGRESS MILANO VETRA BUILDING AL VIA. PROGETTO DI IL PRISMA Presentato a Milano il progetto di riqualificazione dell’ex-esattoria comunale di piazza Vetra, realizzato nei primi anni Sessanta dall’architetto Ferdinando Reggiori. L’operazione è condotta da Axa Investment Managers-Real Assets; l'edificio si chiamerà Vetra Building. Il progetto è di Il Prisma, studio di architettura milanese. Il complesso, via della Chiusa 2, è in centro città, tra corso Italia e corso di Porta Ticinese, con vista sul Parco delle Basiliche e su San Lorenzo, una delle più antiche chiese di Milano. Si compone di due edifici di circa 25mila mq,

con ingressi dedicati, sei piani di uffici e due interrati con posti auto, aree di stoccaggio e locali tecnici. I due fabbricati, destinati a uffici e al food, saranno collegati da un cortile interno e avranno accesso al parco e al piano negozi, ristoranti e bar. Il progetto fa ricorso a materiali contemporanei e scelte tipologiche in grado di modificare l’immagine austera dell’edificio, pur nel rispetto delle forme preesistenti. A definire il nuovo volto del complesso saranno le grandi campiture vetrate e le finiture in lamiera metallica, sagomata e forata.

I progettisti hanno inteso ricostruire le relazioni tra gli spazi privati e pubblici attraverso lo svuotamento dell’attuale volume di ingresso e il suo collegamento con il parco per dare vita a una nuova piazza, trasformare i portici in un percorso privilegiato e, infine, rendere accessibili le corti interne per utilizzarle come spazi pubblici adatti a ospitare eventi. Il complesso sarà in classe energetica A e disporrà di certificazione Leed Gold.

Realizzazione Vetra Building Località via della Chiusa 2, Milano Committente Axa Investment Managers-Real Assets, gruppo Axa Progettazione architettonica Il Prisma Architettura Destinazioni Uffici e retail (piano terra) Superficie 35.000 mq (di cui 22.400 ft e 12.600 interrati); Inizio lavori febbraio 2018 Fine lavori metà 2019 (prima fase); fine 2020 (seconda fase) Impresa affidataria Colombo Costruzioni Project manager, direzione lavori, engineering Artelia Italia Coordinamento sicurezza Esse Ti Esse Ingegneria

MILANO TORTATO, F&M E TEKSER RIQUALIFICANO L’ARCADIA CENTER Milano, quartiere Gallaratese. L’Arcadia Center, un edificio di circa 20mila metri quadrati realizzato durante gli anni Settanta, sarà completamente rinnovato sulla base di un progetto federato sviluppato da un team che comprende lo studio Giuseppe Tortato Architetti per la parte architettonica, F&M Ingegneria per le strutture e Tekser per gli impianti e il Leed assessment. L’intervento di via Grosio, promosso dal fondo Immobilium 2001 con Prelios Agency in qualità di advisor e gestito da

InvestiRe Sgr, prevede al termine dei lavori l’insediamento di Volkswagen Leasing e Volkswagen Bank. «Abbiamo cercato di recuperare la dinamicità dell'impianto architettonico originale, offuscata nel corso degli anni dai successivi interventi – spiega l’architetto Tortato – eliminando tutto ciò che non fosse strutturale e creando di fatto un edificio totalmente nuovo» con un involucro caratterizzato dal contrasto tra il bianco dei fascioni curvilinei a sezione variabile che abbracciano l’edificio

sul fronte strada e il grigio antracite che caratterizza i volumi tesi e spigolosi del resto dell’edificio. Nel nuovo edificio elementi quali l'aria, la luce e il verde favoriranno il benessere e il comfort degli utenti. L’intero progetto è sviluppato in Bim e risiede su un cloud dedicato. Tutti i modelli multidimensionali – architettonico, strutturale e impiantistico – sono collegati tra loro e si aggiornano costantemente. La metodologia Bim permetterà anche di ottimizzare la manutenzione dell’edificio nel tempo. Il nuovo Arcadia Center si candida a ottenere la certificazione Leed Silver.

Realizzazione Arcadia Center Località Via Grosio, Milano Committente InvestiRe Sgr Progettazione architettonica e direzione artistica Giuseppe Tortato, Giuseppe Tortato Architetti Progettazione strutturale e direzione lavori F&M Ingegneria Progettazione impiantistica e direzione lavori Tekser Classe energetica A Fine lavori Fine 2019

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CASTELNUOVO, AREZZO SBGA | BLENGINI GHIRARDELLI PER AEC ILLUMINAZIONE Nel comune di Castelnuovo in provincia di Arezzo è in corso di realizzazione l’edificio che diventerà il centro dell’innovazione tecnologica di Aec Illuminazione, azienda che opera nel settore dell’illuminazione pubblica. Nel volume in costruzione troveranno spazio i nuovi laboratori di prova e i reparti interni dedicati all’attività di ricerca & sviluppo. Progettato dallo studio di architettura Sbga | Blengini Ghirardelli Associati di Milano, l’edificio risponde ai criteri di innovazione e ricerca, in linea con la filosofia aziendale. La nuova struttura si sviluppa su due piani, con un ammezzato destinato a ospitare le aree tecniche. L’edificio, che avrà una superficie complessiva di 1.500 metri quadrati, sarà collegato alle aree produttive preesistenti mediante una passerella. Il design dell’edificio è essenziale, concepito come un parallelepipedo sezionato lungo la facciata in corrispondenza dell’ingresso principale. Una grande vetrata illuminerà un atrio di ingresso a doppia altezza per accogliere dipendenti e visitatori e che potrà anche ospitare eventi. Le facciate saranno caratterizzate da un disegno a fasce orizzontali intervallate da un marcapiano in alluminio a livello del solaio del primo piano, e scandite da moduli di facciata di differenti dimensioni che permetteranno l’inserimento di moduli apribili. I prospetti sono pensati per favorire l’illuminazione naturale degli spazi di lavoro. Al piano terra sono collocate invece le aree tecniche, che richiedono un controllo ambientale forzato. Per queste è stata ideata una speciale facciata opaca con un rivestimento ultracompatto Dekton di Cosentino. La fine dei lavori è previsto per la fine del prossimo anno.

Realizzazione Edificio industriale Centro dell’innovazione tecnologica Località Castelnuovo, Arezzo Committente Aec Illuminazione Progettazione architettonica Sbga | Blengini Ghirardelli Associati Progettazione strutturale in acciaio Andrej Gruden Progettazione strutturale in calcestruzzo Francesco Bacciarelli Progettazione impianti meccanici Salvietti Studio Progettazione impianti elettrici Faroda Impresa appaltatrice Iamec Superficie 1.500 mq Costo 2,5 milioni di euro


› WORK IN PROGRESS

PARMA THE GREENARY, CARLO RATTI PER MUTTI The Greenary. È una delle ultime creazioni di Carlo Ratti Associati. Questa volta alle prese con la ristrutturazione di una residenza di campagna progettata attorno a un ficus alto dieci metri che crescerà nella zona giorno della nuova residenza. Si tratta di un primo intervento del masterplan che Cra ha realizzato per l’azienda conserviera Mutti: un piano generale vinto dallo studio di Carlo Ratti nel 2017 dopo una concorso internazionale per la sistemazione in chiave ambientale del complesso industriale e residenziale di Montechiarugolo, vicino a Parma. Greenary è una casa progettata attorno a un albero: la vita all’interno dell’alloggio si svolgerà in sincronia con una pianta di 50 anni di età che sorge al centro del living della porzione sud dell’edificio attuale.

Attorno all’albero sono stati previsti sei spazi domestici - tre al di sopra dell’ingresso, tre al di sotto - ciascuno dei quali dedicato a un’attività specifica: praticare yoga, ascoltare musica, leggere, mangiare insieme, condividere un drink, conservare il vino e il prosciutto crudo nella cantina. Rispetto allo sviluppo dell’albero, ciascuno degli spazi domestici è collocato a un livello differente: una sequenza tridimensionale che segue il principio del “progetto dello spazio”, il Raumplan, di Adolf Loos [il termine è usato per descrivere i principi compositivi, basati sull’incastro di volumi di dimensioni differenti e di piani collocati a diverse altezze, utilizzati nei primi progetti di abitazione dall’architetto austriaco e divenuti comuni in molte opere del Movimento moderno; ndr].

Due render di The Greenary come apparirà dopo la ristrutturazione ad opera dello studio Carlo Ratti Associati (courtesy Cra).

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La sala da pranzo è situata nella parte inferiore della parete di vetro alta dieci metri e si trova poco al di sotto del livello del terreno, così che il tavolo da pranzo si trovi allo stesso livello del prato esterno. «Con Greenary – afferma Carlo Ratti – abbiamo cercato di immaginare un nuovo paesaggio domestico costruito intorno al ritmo della natura». «Mentre il progetto rompe le tradizionali separazioni tra stanze e piani – prosegue Andrea Cassi, project manager di Cra – il ficus diventa il principio organizzativo di un’interpretazione contemporanea del Raumplan nell’era del Bim». La ristrutturazione del Greenary, che ha uno sviluppo in superficie di 800 metri quadrati, sarà completata entro la fine del prossimo anno.

Realizzazione The Greenary, Mutti House Località Montechiarugolo, Parma Committente Mutti Spa Progettazione Cra, Carlo Ratti Associati Team di progettazione Carlo Ratti, Giovanni de Niederhausern, Saverio Panata, Andrea Cassi (project manager), Francesco Strocchio (project leader), Alberto Benetti, Anna Morani, Gerolamo Gnecchi Ruscone, Giovanni Trogu Consulenza agronomica Flavio Pollano Consulenza ingegneristica AI Studio


MILANO LA TORRE DEGLI STUDENTI FIRMATA GORING & STRAJA Strutture portanti in carpenteria metallica – 500 tonnellate di acciaio – e solai slim floor per l’edificio di 15 piani fuori terra destinato a studentato in costruzione in Viale dell’Innovazione a Milano, nei pressi del teatro degli Arcimboldi e della zona universitaria della Bicocca. Lo studentato, che sarà consegnato a febbraio 2019, è realizzato interamente chiavi in mano (cantierizzazione generale, strutture metalliche, facciate, opere edili e impiantistiche) dal general contractor Stahlbau Pichler. Il ricorso alla prefabbricazione in acciaio ottimizza tempi e costi di costruzione. L’iniziativa, convenzionata con il Comune, è promossa da InvestiRe Sgr, società di gestione del Fondo immobiliare Lombardia-Comparto Uno e rientra tra gli investimenti del sistema integrato dei Fondi di housing sociale (investitore di riferimento Fondo Investimenti per l’Abitare, gestito da Cdp Investimenti Sgr Spa). Il progetto architettonico, dello studio milanese Goring & Straja, prevede un mix funzionale di alloggi e stanze per complessivi 460 posti letto, collocati tra il primo e il quindicesimo piano; i piani terra e primo interrato sono invece destinati a spazi comuni, mentre il secondo interrato ospita i locali tecnici. L'involucro presenta un’alternanza di facciate vetrate in quattro diverse colorazioni e rivestimenti metallici opachi di colore bianco che definiscono le funzioni interne: le porzioni trasparenti di minori dimensioni in corrispondenza delle camere e degli alloggi, le grandi per le aree comuni ai diversi piani. Per favorire la permeabilità con l’ambiente esterno il piano terra è interamente trasparente, mentre per il controllo della luce degli ambienti interni le finestre sono strombate secondo l’orientamento solare. La realizzazione di un patio di forma allungata ma poco profonda favorisce l’illuminazione naturale degli spazi collettivi.

SISTEMA DI CERNIERE CON CHIUSURA INTEGRATA

SELF CLOSING SYSTEM

Realizzazione Studentato universitario Località viale dell’Innovazione, Milano Committente Fondo Immobiliare di Lombardia Comparto Uno - Investire Sgr Progettazione architettonica Goring & Straja Architects (con Giacomo Sicuro e Costanza Gammieri) Project manager Fabiola Cerri Progettazione strutturale in cemento armato Alessandro Rossi, Arching Progettazione strutturale in acciaio Giovanni Costa, Project Italia Progettazione impiantistica Paolo Picozzi e Gianfranco Lo Cigno, Ebner Associates Italia General Contractor Stahlbau Pichler

〉 per porte interne da 20 kg a 60 kg di peso 〉 forza di chiusura regolabile a porta installata 〉 una volta installato esteticamente identico alle cerniere 〉 per porte interne a filo 〉 disponibile in 9 finiture estetiche

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› WORK IN PROGRESS

EMIRATI ALJADA CENTRAL HUB UNA GOCCIA NEL DESERTO. ZAHA HADID ARCHITECTS Aljada è lo sviluppo immobiliare da 6,5 miliardi di dollari promosso da Arada, società guidata da Sheikh Sultan bin Ahmed Al Qasimi, di Sharjah, capitale dell’omonimo emirato arabo. Uno sviluppo che secondo i numeri ufficiali prevede a regime (2025) residenze per 70.000 abitanti e 500.000 mq di nuovi uffici in un'area resa vivibile e a basso impatto ambientale attraverso strategie attive (tecnologia) e passive (recupero delle acque, vegetazione e sfruttamento dei venti). Il cuore pubblico dell’operazione è il Central Hub disegnato da Zaha Hadid Architects: un parco commerciale e di entertainment car-free di 176mila metri

quadrati, il 40% dei quali di piazze e verde pubblico. La prima fase dei lavori, che riguarda 30.000 metri quadrati, si concluderà entro il primo trimestre 2019, mentre il completamento dell’hub è previsto per il 2022. Partendo dalla suggestione di una goccia d’acqua che cade su un terreno arido, il masterplan dà vita a una serie di edifici ellittici le cui forme e orientamento giocano un ruolo fondamentale per incanalare le correnti d’aria verso le piazze e gli spazi pubblici, favorendo la creazione di un microclima in grado di rendere vivibili gli spazi aperti anche durante i caldi mesi estivi. Il progetto comprende la piantumazione

di migliaia di specie vegetali autoctone, irrigate mediante un complesso sistema di recupero e gestione della scarsa acqua disponibile, mentre l’illuminazione pubblica è alimentata da pannelli fotovoltaici. La torre panoramica al centro del parco, che ospiterà alcuni ristoranti, sarà un ulteriore elemento di attrazione turistica del Central Hub. Già avviato l’appalto per la seconda fase dei lavori e per il primo nucleo di residenze previsto dallo sviluppo di Aljada, Arada in questo momento sta stringendo accordi con catene internazionali e aziende interessate alla realizzazione di alberghi e edifici per uffici in vista del completamento dell’operazione.

Realizzazione Aljada Central Hub Località Sharjah, Emirati Arabi Uniti Committente Arada Progettazione Zaha Hadid Architects Patrik Schumacher e Charles Walker Zha project directors Johannes Schafelner Tariq Khayyat (direttore per il Medio Oriente)
 Funzioni Commerciale, tempo libero, culturale, sportivo Impresa di costruzioni Modern Building Contracting Company, Emirati Arabi Uniti Superficie 176.000 mq Tempi settembre 2017 (inizio lavori fase 1), marzo 2019 (fine lavori fase 1 su 30.000 mq), 2020 (fine lavori fase 2) e 2022 (fine lavori fase 3)

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www.armstrongsoffitti.it

Controsoffitti e pareti


› RESTYLING

AEROPORTO DI MILANO LINATE

BIANCA, LEGGERA E RAZIONALE Il nuovo ingresso dello scalo di Linate: un intervento all’insegna della trasparenza e della pulizia formale. Il progetto è di Pierluigi Cerri (render studio Cerri & Associati). Nella foto sotto, una delle bussole di ingresso munita di porta automatica (foto courtesy Geze).

È di Pieluigi Cerri il redesign della facciata del city airport milanese. Un intervento misurato e senza sfarzo che interpreta il nuovo ruolo internazionale della città Milano cambia volto e i suoi aeroporti si stanno adeguando al nuovo ruolo internazionale della città. Lo scalo di Linate in particolare, a lungo trascurato, è stato oggetto di un importante intervento di adeguamento la cui prima fase, consistente nel restyling della facciata, si è concluso all’inizio dell’estate. L’immagine precedente era caotica e

confusa, sia per la quantità di veicoli parcheggiati e che attraversano la piazza sia soprattutto a causa della progressiva trasformazione degli elementi architettonici, ormai esausti, in una sorta di ‘reklame architektur’ ricoperta e sovrastata da decine di ingombranti cartelli pubblicitari. Oggi l’insegna Milano.Linate emerge solitaria al di sopra dei due livelli degli arrivi e

delle partenze, caratterizzati da pulizia e trasparenza. Trasparente la pensilina delle partenze al livello superiore, costituita da una struttura metallica vetrata concepita in modo da filtrare i raggi infrarossi attenuando l’effetto serra per consentire una completa luminosità diurna dell’area protetta. La sua leggerezza e l’attenuato ingombro visivo mettono in luce l’intero

CREDITI Realizzazione prima fase Restyling facciata Committente Società Esercizi Aeroportuali Gruppo Sea

Progettazione architettonica Pierluigi Cerri, studio Cerri & Associati, Milano

Ingressi automatici Geze Italia Investimento 3,4 milioni di euro Inizio lavori settembre 2017 Fine lavori maggio 2018

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› RESTYLING 222

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X17 X17

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fascia fascia serramentistica a moduli apribiliapribili serramentistica a moduli con vetri Planibel Grey Grey contipo vetri tipo Planibel tonalità da campionare tonalità da campionare

serramentistica a moduli fascia fascia serramentistica a moduli apribiliapribili contipo vetri tipo Planibel con vetri Planibel Grey Grey tonalità da campionare tonalità da campionare

della pensilina di progetto lastra lastra vetratavetrata della pensilina di progetto

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della pensilina di progetto lastra lastra vetratavetrata della pensilina di progetto

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sagoma delledella travipensilina della pensilina di progetto sagoma delle travi di progetto

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cassonetto cassonetto metallico metallico retroilluminato retroilluminato colorecolore blu ralblu 5003 ral o5003 pantone o pantone 288 288

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rivestimento in pannelli in Corian rivestimento in pannelli in Corian Cameo sp.1.20 mm. 1.20 colorecolore Cameo White White sp. mm.

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cassonetto metallico cassonetto metallico colorecolore ral 9010 biancobianco ral 9010 cassonetto cassonetto metallico metallico colorecolore biancobianco ral 9010 ral 9010

cassonetto metallico retroilluminato cassonetto metallico retroilluminato colorecolore blu ralblu 5003 pantone 288 288 ral o5003 o pantone fascia fascia di cntrosoffitto in pannelli metallici di cntrosoffitto in pannelli metallici colorecolore blu ralblu 5003 pantone 288 288 ral o5003 o pantone

in pannelli metallici portaleportale in pannelli metallici colorecolore blu blu ral o5003 o pantone ral 5003 pantone 288 288

controsoffitto in pannelli metallici controsoffitto in pannelli metallici da campionare colorecolore da campionare

paracolpi in acciaio satinato profiloprofilo paracolpi in acciaio satinato diam. diam. cm. 5 cm. 5

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prevedere prevedere lampada lampada linearelineare a led a led da incasso da incasso rivestimento in pannelli metallici colorecolore rivestimento in pannelli metallici blu ralblu 5003 pantone 288 288 ral o5003 o pantone

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zoccolo zoccolo in gresin gres pavimentazione pavimentazione in gresin gres + 114.70 + 114.70 variabile variabile 10

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Prospetto Prospetto

Sezione Sezione verticale verticale X17

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fascia serramentistica a moduli apribili con vetri tipo Planibel Grey tonalità da campionare

fascia serramentistica a moduli apribili con vetri tipo Planibel Grey tonalità da campionare

lastra vetrata della pensilina di progetto lastra vetrata della pensilina di progetto

25 sagoma delle travi della pensilina di progetto cassonetto metallico colore bianco ral 9010

portale in pannelli metallici colore blu ral 5003 o pantone 288

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rivestimento in pannelli in Corian colore Cameo White sp. mm. 1.20 cassonetto metallico retroilluminato colore blu ral 5003 o pantone 288

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cassonetto metallico colore bianco ral 9010

cassonetto metallico retroilluminato colore blu ral 5003 o pantone 288 fascia di cntrosoffitto in pannelli metallici colore blu ral 5003 o pantone 288 controsoffitto in pannelli metallici colore da campionare prevedere lampada lineare a led da incasso

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rivestimento in pannelli metallici colore blu ral 5003 o pantone 288

profilo paracolpi in acciaio satinato diam. cm. 5

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zoccolo in gres

Accanto, render della nuova facciata dello scalo milanese. Sopra, prospetto e sezione del portale (credits studio Cerri & Associati).

pavimentazione in gres + 114.70 variabile + 114.70 variabile

Sezione verticale

disegno della nuova facciata, resa uniforme e riordinata nei suoi elementi costitutivi con una parete ventilata formata da pannelli di Corian, materiale acrilico ignifugo e di facile manutenzione. Nel bianco della facciata spiccano le cornici blu Ral 5003 delle porte automatiche d’ingresso. La scelta del bianco, tratto distintivo del purismo formale del raziona-

lismo del ‘900 e dell’architettura del Moderno milanese, dipende anche dal fatto che il bianco contiene in sé tutti i colori, E così, conclude Pierluigi Cerri, «può vestirsi di tutti i colori, da rosea all’alba a rossa al tramonto. Insomma può essere sempre viva e mutabile, mai statica e immobile». All’investimento di 3,4 milioni di euro della prima fase altri 4,9 milioni si ag-

giungeranno per il rinnovo delle aree arrivi e bagagli e per la nuova Vip lounge Leonardo, mentre per il prossimo anno è previsto il rifacimento della pista di atterraggio e del sistema di gestione dei bagagli. Finchè nel 2022, con il completamento della linea M4, l’aeroporto di Linate sarà finalmente collegato al centro città in meno di un quarto d’ora

inside

GEZE

Nel segno della precisione e della semplicità Nel recente restyling della facciata dell’aeroporto di Linate un contributo importante è stato fornito da Geze Italia. Ben 32 infatti sono le porte automatiche delle bussole di ingresso fornite dall’azienda di Vimercate. Gli ingressi, come voleva il progettista dell’intervento, l’architetto Pieruigi Cerri, sono stati realizzati nel segno della precisione e della semplicità. Sono state così preferite le porte di ingresso Geze ECdrive con funzione BI (break-in), dotate di ante mobili e sistema antipanico ad abbattimento. Per le cromie, in linea con lo stile della nuova architettura, è stata scelta la verniciatura bianca Ral 9010.

GEZE ITALIA SRL Via Fiorbellina 20 - 20871 Vimercate MB T. 039.9530401 italia.it@geze.com | www.geze.com

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› INTERNI

OLTRE IL MOBILE. IL GRUPPO DI GIUSSANO SI PRESENTA COME UN ECOSISTEMA IN CUI ARTE E DESIGN SI VALORIZZANO A VICENDA IN ARMONIA ESTETICA E CULTURALE NEL SEGNO DELLA QUALITÀ DELL’ABITARE

MOLTENI DADA UNIFOR

THE ART OF LIVING Sopra, la sedia MHC.3 Miss di Afra e Tobia Scarpa accostata al tavolo Asterias, di Patricia Urquiola, a Palazzo Querini Stampalia. A destra, la poltrona D.151.4 di Gio Ponti, a Villa Carminati.

I confini tra lingue e culture si fanno di giorno in giorno più eterei e permeabili, i modi di vivere e lavorare si confondono e gli stili si mescolano. Oggi che persino il genere appare a volte incerto, emerge l’esigenza e l’opportunità di tutelare quanto meglio definisce la nostra identità. Si parla dell’Italian Style, quell’insieme di qualità e capacità che abbiamo ereditato e che rappresenta un elemento di interesse culturale ed economico, una speranza per

il nostro futuro e un patrimonio da salvaguardare e proporre. È in questa logica che Molteni, nata nel 1934 come atelier di arredi pronti a sfilare alle Biennali di Monza, che poi diventeranno le Triennali di Milano, prosegue il proprio percorso dove la passione per la bellezza e l’inclinazione a far bene le cose convivono. Si colloca esattamente in questa logica la Heritage Collection, una selezione di pezzi unici da produrre in serie in edizione nu-

merata: pezzi firmati Gio Ponti, Werner Blaser, Yasuhiko Itoh, Afra e Tobia Scarpa. Un’idea che sfocia in un progetto dove arte, architettura e design coabitano: The Collector’s House. Una selezione di opere di giovani artisti contemporanei curata da Caroline Corbetta viene accostata ai grandi classici del design di Molteni&C e dei brand Dada e Unifor, e presentata in due splendide case italiane: Palazzo Querini Stampalia a Venezia, una dimora patrizia rinnovata con interventi di Carlo Scarpa, Valeriano Pastor e Mario Botta, e nelle stanze di Villa Carminati, progettata alla fine degli anni ’30 da Romeo Moretti sul Lago Maggiore. Mentre il progetto culturale si fonda sull’armonia tra architettura, arte e design, allo stesso modo, in relazione ai nuovi stili di vita, la proposta dei flagship store di Londra e New York abbandona la tradizionale distinzione tra casa, cucina e ufficio e presenta come un unicum di stile l’offerta di Molteni&C, Dada e Unifor

A fianco, D.859.1 disegnato da Gio Ponti, è un tavolo di imponenti dimensioni, oltre 3,60 metri di lunghezza. Qui accostato alla sedia Woody, design Francesco Meda, alla Fondazione Querini Stampalia di Venezia.

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TIME TO

REFRESH

daikin.it

contiene gas fluorurato R32 (GWP=675)


› LUOGHI DEL LAVORO

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› LUOGHI DEL LAVORO

DAVINES VILLAGE, PARMA

ETICA, ESTETICA E COSMETICA CON LE FORME DI UN VILLAGGIO RURALE, LA NUOVA SEDE DI DAVINES È UN LUOGO PENSATO PER IL BENESSERE DEI COLLABORATORI. IL CUORE DEL COMPLESSO È LA SERRA LEGGERA E TRASPARENTE CON LA PERGOLA CHE SI APRE SU UN GIARDINO DI ISPIRAZIONE GIAPPONESE, MA IL PROGETTO DI PAESAGGIO COMPRENDE L’INTERA AREA, MITIGANDO L’INTORNO PERIURBANO. PROGETTO DI MTLC – MATTEO THUN E LUCA COLOMBO

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› LUOGHI DEL LAVORO

2-Tilia plathyphyllos 2-Tilia plathyphyllos

oxycarpa 'Raywood' 'Raywood' oxycarpa

3-Fraxinus oxycarpa 'Raywood' 3-Fraxinus oxycarpa

SBARRA

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'Raywood'

SBARRA

2-Pyrus calleryana Chanticleer 2-Pyrus calleryana Chanticleer 4-Fraxinus oxycarpa 'Raywood' 'Raywood' 4-Fraxinus oxycarpa

silliquastrum

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1 ,50% ,00% 1 ,50% 0 ,00%

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EFC EFC

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2-Magnolia yulan 2-Magnolia

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1-Acer palmatum

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1 ,50% 0 ,00%

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'Raywood'


› LUOGHI DEL LAVORO

«Il punto di partenza è stato il benessere dei dipendenti, fattore chiave che ci ha guidato lungo la progettazione di uffici, reparto produttivo e magazzino. Abbiamo voluto dare vita a un villaggio funzionale con un’estetica armoniosa, che coniugasse le tradizionali forme architettoniche rurali con volumi innovativi, espressi attorno alla serra e agli ampi spazi verdi»

Matteo Thun

In apertura, vista verso est della serra ristorante. In primo piano la corte che collega gli uffici al volume della produzione. Sopra a sinistra la planimetria generale dell’area e, sotto, il cancello di ingresso, realizzato da Busnelli Metal & Glass Working. In questa pagina lo specchio d’acqua sul quale si affacciano la serra e gli uffici (foto ©Max Zambelli).

C

hissà se a Parma l’industria della cosmesi risale all’epoca di Maria Luigia, la duchessa più amata dai parmigiani. Fatto sta che da qui 35 anni fa Davines, prodotti per capelli, e il brand di prodotti anti-age Comfort Zone, sono andati alla conquista del mondo con un trend di crescita migliore rispetto a marchi già affermati grazie a un approccio scientifico-umanistico al tema della cosmesi che muove dalla ricerca della naturalità e del benessere. Esattamente come per il campus completato da pochi mesi in zona Fiere a pochi chilometri dalla città, tra il locale aeroporto e l’autostrada, da cui lo separa una collina artificiale parte del progetto di paesaggio realizzato dallo studio londinese Del Buono Gazerwitz. Il progetto, sviluppato da Mtlc ‑ Matteo Thun e Luca Colombo, la divisione architettura dello studio Matteo Thun & Partners, organizza i volumi intorno a una serra trasparente che svolge le funzioni di ristorante e luogo di incontro per i dipendenti e gli ospiti dell’azienda. Un decking esterno e una pergola in ac-

ciaio si affacciano sullo specchio d’acqua antistante mentre la corte minerale sul retro connette la zona ‘village’ con il più alto volume della produzione e del magazzino, tamponato con pannelli prefabbricati di cemento fotocatalitico con proprietà autopulenti che abbatte gli inquinanti atmosferici. Coperture a doppia falda in zinco-titanio zintek® caratterizzano tutti i volumi conferendo al campus l’aspetto di un piccolo villaggio rurale. Dal manto di copertura, l’involucro in zintek® si estende fino ai rivestimenti delle facciate opache e alle fasce che contornano e sottolineano i serramenti a montanti e traversi in legno di rovere delle facciate trasparenti grazie a disegni costruttivi sviluppati ad hoc dall’azienda di Marghera. La coerenza del progetto trova conferma nel volume produttivo, dove sopra la copertura piana tipica dei capannoni industriali è stato realizzato un lavoro di carpenteria metallica che regge una seconda copertura, sempre in zintek®, che anche qui si estende lungo parte dell’involucro. Il solo aspetto formale non giustifichereb-

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› LUOGHI DEL LAVORO «L’anima di Davines si esprime attraverso la sua profonda componente valoriale. Il Davines Village ne è l’emblema: una sede aziendale in cui prende vita il concetto di bellezza sostenibile che perseguiamo con impegno e passione. Il virtuoso progetto architettonico pone al centro il benessere di chi ci lavora e vuole rappresentare un luogo in cui etica ed estetica convivono in armonico equilibrio»

Davide Bollati, presidente Davines

be però la definizione di ‘village’. Come in un villaggio, qui le persone si incontrano in spazi aperti e chiusi, condividono idee, organizzano incontri, principalmente nella grande serra al centro dell’area, secondo una concezione del lavoro centrata sul benessere dell’individuo, che è poi anche il core business dell’azienda. Le diverse destinazioni del complesso – uffici, aree destinate alla ricerca e ai test di prodotto, aule di formazione, produzione e magazzino – svolgono in questo modo una funzione operativa, quasi di complemento allo sviluppo delle idee che nascono dal lavoro comune. Il secondo aspetto di rilievo è la relazione con la natura, anche in questo caso al centro dell’attività dell’azienda che ha scritto il proprio successo sulla creazione di prodotti il più possibile ‘naturali’. Dei 77.000 mq dell’area di progetto solo 11.000 risultano edificati e il landscape design include anche un orto scientifico dove vengono coltivate alcune delle specie vegetali presenti nelle formulazioni cosmetiche. Benessere e natura sono anche alla base del concept degli interni, affidato all’interior designer Monica Signani che ha progettato arredi custom made realizzati da Molteni & C | Dada Contract Division. Il colore dominante negli ambienti è il bianco e la scelta dei materiali e delle finiture – bronzo galvanico, linoleum per i top di tavoli e scrivanie, legni naturali trattati a olio, bordature in ottone acidato – si discosta dalla tradizionale estetica corporate rimandando piuttosto ai luoghi dell’abitare, dove le scelte formali si conciliano con le esigenze funzionali. Naturalmente il complesso dedica grande attenzione all’ambiente con forme di produzione di energia da fonti rinnovabili, un Bms che consente di ottimizzare i consumi, il recupero delle acque meteoriche e un sistema di gestione interna e riciclo dei rifiuti

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› LUOGHI DEL LAVORO

Matteo Thun & Partners Lo studio di architettura, interior e product design guidato da Matteo Thun (nella foto © di Nacho Alegre) ha uffici a Milano e a Shanghai. Opera da oltre venti anni a livello internazionale su progetti legati all’ospitalità, al residenziale, al retail, all’urban design e al masterplanning. Attualmente il team di lavoro dello studio è composto di 70 collaboratori tra architetti, interior e product designer e grafici, impegnati nella gestione di opere complesse e con un approccio interdisciplinare. Nell’ambito dell’ospitalità Matteo Thun & Partners propone concept architettonici e di interior design personalizzati e chiavi in mano studiati per garantire durabilità estetica e funzionale sviluppati nella prospettiva di un ideale di healthy living. www.matteothun.com Altre immagini del complesso. Nella foto in basso a sinistra il volume destinato alla produzione, realizzato con pannelli prefabbricati in cemento TX Active (foto ©Max Zambelli e courtesy Colombo Costruzioni).

inside

COLOMBO COSTRUZIONI

Appena 20 mesi per realizzare il villaggio Costruito da Colombo Costruzioni, che in qualità di general contractor ha guidato anche gli interventi esterni specializzati di Zintek (involucri e coperture in zinco-titanio), Busnelli (serraristorante e partizioni vetrate interne) e Uniform (serramenti di facciata a montanti e traversi in

legno lamellare) il cantiere del Davines Village è un sistema costruttivo misto calcestruzzo e acciaio per la parte uffici, mentre lo stabilimento produttivo è realizzato in prefabbricazione con pannelli perimetrali in TX Active (Italcementi), il principio fotocatalitico che decompone gli agenti inquinanti

presenti nell’aria e mantiene pulita nel tempo la facciata. Particolarità del progetto l’involucro in zintek® che riveste in maniera continua il profilo dei volumi prolungandosi dal manto di copertura alle facciate e la configurazione a falde delle coperture, estesa al volume produttivo mediante un’opera in carpenteria metallica non strutturale posta sopra la copertura piana, così che malgrado la maggiore altezza anche il capannone industriale appare integrato nel concetto di ‘villaggio’ a cui si ispira il progetto architettonico. La costruzione è durata 20 mesi, da settembre 2016 a maggio 2018, senza particolari difficoltà grazie all’elevato livello di dialogo e di collaborazione tra tutte le parti coinvolte.

Colombo Costruzioni Spa

Via Nino Bixio 4 - 23900 Lecco (LC) Tel. 0341 363464 dir@colombo-costruzioni.it www.colombo-costruzioni.it

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› LUOGHI DEL LAVORO

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4no. Vaso 800mm diam.

4no. Vaso 800mm diam.

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Planimetria progetto variante Scala: 1:500

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Planimetria Pianta e una progetto variante 1

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sezione del Davines Village (©Matteo Thun & Partners).

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Sezione generale longitudinale A-A progetto variante

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Accanto, due ambienti interni: l’aspetto ‘domestico’ di una sala riunioni e uno dei laboratori di ricerca. Nella pagina di destra, l’interno della serra-ristorante. Gli arredi del Davines Village sono stati realizzati da Molteni & C | Dada Contract Division su progetto di Monica Signani e le partizioni vetrate che separano i diversi ambienti da Busnelli Metal & Glass Working (foto courtesy Molteni & C | Dada Contract Division, Busnelli).

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› LUOGHI DEL LAVORO

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BUSNELLI

Metal & Glass Working Pur essendo un ristorante e il luogo dove Davines intrattiene gli ospiti, il volume interamente vetrato al centro del village possiede la leggerezza di una serra. Busnelli, in costante e positivo dialogo con gli architetti e l’impresa, ha progettato e costruito un edificio in acciaio e vetro dalle prestazioni strutturali, termiche, acustiche e di sicurezza tali da renderlo abitabile pur conservando la sensazione

di trovarsi in una vera serra. Il risultato estetico è stato ottenuto grazie alla scelta dei serramenti a tamponamento e a copertura dell’involucro: la copertura è gestita con sistema riportato Schüco AOC 50 completamente integrato nelle carpenterie, mentre il sistema in acciaio Secco Sistemi OS2 si è rivelato particolarmente adatto a soddisfare le richieste di leggerezza dei profili e all’ottenimento

delle prestazioni necessarie a rendere abitabile l’ambiente. Una particolare attenzione anche per le finiture delle componenti metalliche, realizzate in azienda utilizzando per la verniciatura polveri appositamente campionate e prodotte. In quanto tale, una serra dovrebbe montare vetri il più possibile trasparenti e incolore, ma allo stesso tempo la destinazione a sala convegni e ristorante richiedeva vetrate isolanti con importanti indici di fattore solare, trasmittanza e abbattimento acustico. Solo a seguito di una serrata campionatura di vetri selettivi Saint-Gobain, Agc e Guardian la scelta è stata quella di utilizzare un vetro ipasol neutral 50/27 di Agc che, temprato, stratificato e assemblato nel reparto vetreria di Busnelli è stato montato in singola o doppia camera. Busnelli Metal & Glass Working è stata incaricata altresì della progettazione e realizzazione di differenti opere customizzate come il cancello d’ingresso, le porte e le pareti mobili in acciaio e vetro e le bussole e divisori in vetro temprato.

Vetreria Busnelli Srl

Via Mahatma Gandhi, 3 - 20851 Lissone (MB) Tel. 039 2454474 info@vetreriabusnelli.it | www.vetreriabusnelli.it

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› LUOGHI DEL LAVORO CREDITI Realizzazione Davines headquarters Località Roncopascolo, Parma Destinazione Direzionale e produttivo Dimensioni area 77.000 mq; lotto del village 25.650 mq; Slp 11.000 mq

Cronologia 2016 - 2018 Progetto architettonico Matteo Thun & Partners

Project leader Luca Colombo Progetto del paesaggio del Buono Gazerwitz

Landscape Architecture

Interior Molteni & C | Dada Contract division, design by Monica Signani

General contractor Colombo Costruzioni SpA Project manager Matteo Peschiera Costruzione serra-ristorante e pareti divisorie interne Busnelli Metal & Glass Working Coperture e rivestimenti in zinco-titanio Zintek Facciate in legno lamellare Uniform Schermature solari esterne Resstende Pavimenti in legno Garbelotto

Dalle coperture a doppia falda i rivestimenti in zinco-titanio zintek® si estendono alle facciate opache e alle fasce che contornano i serramenti di facciata in legno di rovere e vetro (qui protetti dalle schermature solari Resstende) secondo disegni costruttifvi sviluppati ad hoc dall’ufficio tecnico di Zintek.

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+9870

DE T 06

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P.F. +4000

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Progetto Architettonico / Matteo Thun & Partners Cliente / Davines Luogo / Parma - Italia

IL RIVESTIMENTO A SERVIZIO DELL’ARCHITETTURA www.zintek.it

Il laminato zintek®, oltre a rispondere a esigenze funzionali di durabilità, riciclabilità e basso impatto ambientale, è un materiale versatile che dà forma anche alle complesse geometrie dell’architettura contemporanea. Nella nuova sede di Davines, il Davines Village, Zintek ha avuto un ruolo importante nella realizzazione dei caratteri fondamentali dell’intervento, condividendo con i progettisti il proprio “know-how” già nelle prime fasi di sviluppo del progetto architettonico, sviluppando gli elaborati grafici costruttivi, realizzando le sottostrutture e posando il rivestimento in laminato zinco-titanio zintek®.


› INDUSTRIA 4.0

Il Noi Techpark è l’esito del recupero delle ex fabbriche Montecatini e Magnesio di Bolzano. In alto, in primo piano, l’ex centrale elettrica BZ1 recuperata e la torre piezometrica; sulla sua destra il nuovo

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volume del Black Monolith con l’ingresso principale al complesso. Sotto, vista da ovest del nuovo edificio (il prospetto complessivo in basso a destra, foto ©Alessandra Chemollo, disegni Cl&aa).


› INDUSTRIA 4.0

NOI TECHPARK, BOLZANO

CONDENSATORE DI ENERGIE DA FABBRICA DELL’ALLUMINIO A CENTRO DI RICERCA. IL BLACK MONOLITH E IL PROGETTO DI RIQUALIFICAZIONE DI CLAUDIO LUCCHIN CON CHAPMAN TAYLOR E MAURO DELL’ORCO TRASFORMA IL SITO DELL’EX MONTECATINI A BOLZANO IN UN CAMPUS DELL’INNOVAZIONE

Un monolite nero apparentemente impenetrabile “quasi conficcato con veemenza tra le costruzioni esistenti” [dalla relazione di concorso] che rompe la simmetria di uno dei due edifici che fornivano energia elettrica all’Alumix, negli anni Trenta il più vasto impianto di produzione dell’alluminio in Italia. È l’immagine più eloquente del Noi Techpark, primo importante passo del progetto di trasformazione degli oltre 20

ettari di ex-aree industriali – con orizzonte il 2030 – che hanno caratterizzato la città di Bolzano dall’epoca della sua forzata italianizzazione voluta dal regime fascista, che impose agli industriali dell’epoca di costruire qui nuovi stabilimenti – insediamenti favoriti anche dalla disponibilità di energia da fonti idroelettriche – che impiegassero manodopera italiana. Eloquente perché il Black Monolith, volu-

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› INDUSTRIA 4.0

Sopra, la cavea gradonata sotto il Black Monolith; a destra, il volume che collega il nuovo edificio con l’ex centrale BZ1 di trasformazione (foto ©Alessandra Chemollo).

me leggermente inclinato sull’asse NordSud (2 gradi circa) avvolto in una facciata continua in pannelli neri di schiuma di alluminio lungo la quale spiccano, ma in una scala che trascura i marcapiani, 12 nastri vetrati, ben rappresenta lo spirito della ricerca (e gli interrogativi, anche di natura etica) che caratterizza la nostra epoca, a confronto con le certezze positiviste della seconda rivoluzione industriale espresse dal monumentale edificio in klinker della ex-centrale elettrica ‘Bolzano 1’, dal 2004 tutelato dalla Soprintendenza, a cui è accostato. Un valore simbolico accresciuto dalla torre piezometrica che si erge di fronte all’ingresso vetrato, intatta dall’epoca industriale ma interamente dipinta dallo street artist polacco Mariusz Waras nel 2008 in occasione di Manifesta 7. Leggermente arretrato rispetto alla torre d’angolo dell’edificio storico, il Black Monolith si estende poi in larghezza lasciando intendere l’evoluzione futura dell’intera area, legata anche al successo delle funzioni che la Provincia autonoma di Bolzano, promotrice del progetto, attribuisce al Noi Techpark, dove sono già insediati l’Università, centri di ricerca (tra cui Eurac, Laimburg, CasaClima, Fraunhofer Institut) e, nell’incubatore, decine di aziende private e start-up. Dal foyer d’ingresso, con un ambiente aperto all’incontro tra i ricercatori e la città, si passa al piano ipogeo, con sale per conferenze, o ai piani superiori, con gli uffici amministrativi e locali e laboratori per ricercatori, nonché agli spazi [ 46 ]

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› INDUSTRIA 4.0

Planimetria del complesso A Palazzina ex uffici e portineria, ora trasformata in bar e ristorante B La centrale BZ1, ora incubatore di start-up C Il nuovo edificio ‘Black Monolith’ D La centrale BZ2, con locali per università e istituti di ricerca E La piazza F Il parco

Uno degli spazi di incontro aperto al pubblico al piano terreno del Black Monolith (foto ©Alessandra Chemollo); in basso, sezioni e prospetti relativi alla trasformazione degli edifici storici delle due centrali di trasformazione (courtesy Cl&aa).

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› INDUSTRIA 4.0

Il salone del carroponte e gli uffici che vi prospettano. A destra, scala presso l’ingresso est della centrale BZ2 e l’auditorium (foto ©Alessandra Chemollo).

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dell’incubatore di imprese ricavati negli ambienti storici della ex-centrale Bolzano 1 a cui il nuovo volume è collegato ad ogni livello. Gli istituti di ricerca sono invece concentrati negli spazi dell’edificio retrostante, l’ex-centrale di trasformazione elettrica

Bolzano 2, anch’esso tutelato dalla Soprintendenza. Dei due edifici storici, tra loro simili per impianto e strutture, il progetto di recupero e rifunzionalizzazione ha conservato il fascino dovuto alle dimensioni, agli imponenti elementi da industria pesante come i carriponte o

gli isolatori degli impianti di trasformazione elettrica. Infine, la palazzina della portineria, posta accanto all’ingresso principale, è stata trasformata in bar e ristorante frequentato dagli ospiti del Noi Techpark e dagli abitanti della città.


› INDUSTRIA 4.0

CL&AA Claudio Lucchin & architetti associati Claudio Lucchin (Bolzano, 1959) si laurea nel all’Università Iuav di Venezia nel 1984 e nel 1987 apre uno studio a Bolzano. Nel 2004, con Angelo Rinaldi e Daniela Varnier, fonda Claudio Lucchin & architetti associati, che si occupa di progettazione architettonica e urbanistica. Lo studio ha progettato e realizzato numerose opere, in particolare nel campo dell’edilizia scolastica (un esempio su tutti la scuola professionale Hannah Arendt di Bolzano, 2013), sportiva e impiantistica, con il termovalorizzatore di Bolzano, del 2004. tra i progetti in corso, oltre alla progettazione del secondo lotto delle aree ex-industriali di Bolzano dove sorge il Noi Techpark, la nuova sede del Gruppo Cap a Milano. Nel 1996 Claudio Lucchin vince il Glulam Award per il Palazzo del Ghiaccio di Bolzano. Nel 2007 lo studio Cl&aa ha ricevuto una menzione speciale dal Cio e dalla Iaks per il Palaghiaccio di Torre Pellice, nel 2012 una menzione speciale al Premio di Architettura città di Oderzo per il Centro Rosenbach di Bolzano e nel 2014 il premio promosso dal Mibact per la scuola Hannah Arendt di Bolzano. www.cleaa.it

LA FABBRICA DELLA RICERCA Da poco pubblicato un volume che documenta passo per passo, con le fotografie di Alessandra Chemollo e i disegni di Cl&aa, l’evoluzione del progetto del Noi Techpark. In tre lingue, la pubblicazione ripercorre anche la storia del più grande stabilimento per la produzione di alluminio in Italia, costruito a partire dal 1936, e dell’industrializzazione forzata voluta da Mussolini per italianizzare il Sud Tirolo.

Noi Techpark Bolzano, la fabbrica della ricerca Marco Mulazzani fotografie di Alessandra Chemollo Electa architettura, Milano edizione trilingue (Ita, En, De) pp 176, 300 illustrazioni, euro 40 ISBN 978-8-8918-1914-7

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› INDUSTRIA 4.0

CREDITI Realizzazione Noi Techpark Località Bolzano Committente Bls (Business Location Südtirol), ente della Provincia autonoma di Bolzano

Progettazione generale Claudio Lucchin & architetti associati, Bolzano; Chapman Taylor Architects, Milano; Mauro Dell’Orco

In alto, la palazzina servizi del complesso; sopra, l’interno dell’area. A fianco, il ristorante-bar nella palazzina servizi (foto ©Alessandra Chemollo).

Direzione lavori Claudio Lucchin, Cl&aa Concorso internazionale 2008 Progettazione 2008-2012 Realizzazione aprile 2015 - settembre 2017 Volume totale 202.687 mc (145.264 mc ft) Superficie netta 42.420 mq Budget 64.198.570 euro Imprese (edilizia) Volcan Srl, Ora; Bettiol Srl, Villorba

Rifunzionalizzata ma conservata sia nell’involucro esterno, sotto tutela, sia nell’atmosfera che la luce filtrata dagli shed centrali permette di cogliere al suo interno. Né intervento edilizio meramente funzionale dunque, né operazione nostalgica di archeologia industriale. Per il Polo dell’Innovazione di Bolzano, dove il Noi assume molti significati, da quello ufficiale di Nature of Innovation alla prima persona plurale, il progetto di Claudio Lucchin & Associati configura una nuova qualità degli spazi che guarda al futuro

Antonio Morlacchi [ 50 ]

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Imprese (carpenteria metallica, serramenti, facciata continua Black Monolith) Metall Ritten Principali fornitori Schüco (facciata strutturale, profili per serramenti, copertura giardino d’inverno); Secco (ferrofinestra); Rdz (soffitti radianti); Sivit (pavimenti in resina); Cappelletti (arredamenti su misura); Arper, Tecno (arredi di serie); Medit (schermature solari); LignoAlp (spazi in legno all’aperto)

Funzioni

Black Monolith: foyer, centro congressi, teatro all’aperto, bar, sala impianti, laboratori, FabLab, stampa 3d, spazio sociale Noise, uffici, startup incubator, laboratorio di cucina, giardino d’inverno. Edificio centrale: uffici, spazio multimediale, laboratori alimentari, sala conferenze, pilotlab, laboratori chimici e biologici, di sensoristica e microelettronica. Palazzina servizi: palestra, ristorante e bar.


› INDUSTRIA 4.0 inside

RDZ

Climatizzazione radiante a soffitto 1.300 pannelli radianti Twin Copper di Rdz appesi al soffitto e collegati in serie con 3.276 giunti flessibili attraverso i quali scorre il fluido termovettore proveniente da un’emblematica torre-serbatoio posta nel grande atrio principale: è la soluzione realizzata su misura da Rdz per la climatizzazione degli ambienti del Noi Techpark. Ogni pannello contiene serpentine in rame di 12 mm di diametro alloggiate in profili di alluminio che fungono da diffusori termici, e trasmette il calore su entrambe le superfici orizzontali, con elevati rendimenti estivi e invernali. La microforatura su entrambi i lati e uno strato di isolamento in poliestere svolgono anche funzioni di assorbimento acustico. La soluzione ha permesso di modellare l’impianto secondo l’intreccio di travi e pilastri della struttura originaria, evitando interventi invasivi e portando con sé tutti i vantaggi della climatizzazione radiante.

RDZ S.p.A.

Viale Trento, 101 - 33077 Sacile PN Tel. 0434 787511 rdzcentrale@rdz.it | www.rdz.it

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METALL RITTEN

Dal concept alla messa in opera Sulla facciata del Black Monolith e sul soffitto dell’anfiteatro sono stati montati 3.300 m2 di pannelli in schiuma di alluminio fissati con un basamento sviluppato ad hoc. Per la facciata in vetro, 5.400 m2, sono stati montati profili e accessori Schüco. Nei vetri della grande facciata Sud, 1.200 m2, sono state inserite speciali lamelle deflettrici che hanno richiesto un’installazione accurata e precisa. Il montaggio della struttura in acciaio, 100.000 kg, ha rappresentato una grande sfida, perché è stato eseguito in una sala di difficile accesso. Le vetrate dei lucernari e i rivestimenti dei sostegni in calcestruzzo dell’anfiteatro sono stati realizzati in pannelli stratificati di alluminio lucidato a specchio. La versatilità dei prodotti evidenzia la competenza tecnica e artigianale di Metall Ritten, il cui punto di forza è la realizzazione su commissione di progetti personalizzati.

Metall Ritten Srl

Zona Artigianale, 35 - 39054 Collalbo (Bz) Tel. 0471 357130 info@metallritten.com | www.metallritten.com

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SCHÜCO INTERNATIONAL ITALIA

Facciate vetrate strutturali per il Black Monolith Il rivestimento nero del nuovo volume del Noi Techpark è realizzato in pannelli di schiuma di alluminio. Sottili tagli vetrati perfettamente giustapposti scalfiscono la solidità compatta della pelle metallica, consentendo all’edificio di aprirsi alla luce esclusivamente attraverso le corti interne, caratterizzate da un involucro architettonico completamente vetrato realizzato con un sistema di facciata strutturale Schüco FW 50 SI SG (Super Insulation Structural Glazing), che nasconde all’esterno il profilo in alluminio dando la percezione di un unico elemento complanare vetrato. Abbinate agli apribili a sporgere Schüco AWS 114 SI SG, le cui ante con telaio a scomparsa si mimetizzano nella struttura portante, le facciate garantiscono valori di trasmittanza termica pari a Uf 0.91 W/m²K, contribuendo alla classificazione nZeb (near zero energy building) dell’edificio.

Schüco International Italia Srl

Via del Progresso, 42 - 35127 Padova PD Tel. 049 739 2000 info@schueco.it | www.schueco.it

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› SCUOLE E UNIVERSITÀ

LA GRAND LOGNES, ÎLE-DE-FRANCE

UNA QUESTIONE DI IMMAGINE Architecture Patrick Mauger Numerosi i settori in cui opera lo studio parigino: dalla riqualificazione degli spazi urbani (come nel caso del campus delle Scienze della terra e meteorologiche dell’Ign a Saint Mande), la progettazione di aree dedicate all’innovazione (come il Centro interdisciplinare di ricerca della città di Parigi nel Marais, la Scuola superiore nazionale di Arti e Mestieri o il centro di ricerca di Diritto ed Economia dell’università di Pau), il design e l’architettura d’interni (suoi i ristoranti del Louvre). I progetti dello studio prestano grande attenzione alla sostenibilità ambientale attraverso il ricorso a materiali e tecnologie innovative. www.patrickmauger.com

Nelle foto, il nuovo auditorium del centro di formazione e, nella pagina a destra, la galerie bleue che agisce da spina dorsale lungo l’asse Est-Ovest del complesso.

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Il progetto di Patrick Mauger per la riqualificazione e l’ampliamento del centro di addestramento del Ministero degli Interni francese alle porte di Parigi crea una nuova piazza urbana e consolida con interventi relativamente semplici come la ‘galerie bleue’ l’immagine istituzionale del complesso L’obiettivo funzionale era il miglioramento delle prestazioni energetiche: l’elevato impatto ambientale degli edifici del principale sito di addestramento e formazione del Ministero degli Interni nella Grand Paris era inadeguato per gli standard odierni. Occorreva poi dotare il complesso di un ristorante e di un grande auditorium. L’intervento è stato però l’occasione, per lo studio di architettura di Patrick Mauger, di riordinare il complesso con pochi semplici interventi di costo relativamente contenuto. La Grand Lognes si compone oggi di cinque differenti corpi di fabbrica, tra loro collegati, che si sviluppano su più piani e con diverse destinazioni d’uso, tra uffici amministrativi a sud e aule di formazio-

ne e addestramento nel comparto nord. Alla base del concept architettonico la realizzazione, a sud, di un ampio atrio di ingresso che assume la valenza di piazza semi-pubblica, riconnettendo i volumi austeri del complesso delle forze dell’ordine all’intorno urbano, e l’aerea galleria che, con esili pilastri in blu Francia, come una spina dorsale attraversa il complesso lungo l’asse Est-Ovest. La ‘galerie bleue’ favorisce la leggibilità dell’insediamento e conferisce al centro un’immagine istituzionale, prima assente. Sul piano funzionale, il nuovo passaggio ha il compito di distribuire i flussi delle persone e di separare i percorsi destinati ai visitatori da quelli del personale e dei tirocinanti


› SCUOLE E UNIVERSITÀ

inside

LAMM

Multifunzionale, ergonomico, in legno multistrato. È il sistema di sedute E4000 fornito e installato nel centro di addestramento di Lognes Per la Grande Lognes, Lamm ha fornito e installato 270 postazioni con sedute e piani di scrittura. Si tratta del modello E4000 (design di Lucci e Orlandini), dotato di sedile ribaltabile con ritorno automatico e schienale ergonomico, realizzato in multistrato con finitura di legno. L’installazione è avvenuta su gradoni, con disposizione per file diritte. La struttura portante è in estruso di alluminio anodizzato, dotata di nervature e canaline di fissaggio degli elementi complementari. Il piano di lavoro, di tipo fisso, è attrezzato con un piano di scrittura in bilaminato con bordo in Abs. Le sedute dei pannelli di prima fila sono realizzate in multistrato con finitura coordinata al sedile e allo schienale. E4000 è un modello pratico, adatto all’ambito didattico e in grado di integrare aspetti funzionali, tecnologici e multimediali. Un prodotto adattabile alle esigenze progettuali: ad esempio per l’auditorium il banco-studio è stato customizzato con doppio piano di appoggio.

LAMM

Via Verdi, 19/21 43017 San Secondo Parmense (PR) Tel. 0521 877511 info@lamm.it | www.lamm.it

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› SCUOLE E UNIVERSITÀ CREDITI Realizzazione Grand Lognes, Centro di

addestramento del ministero degli Interni. Ristrutturazione degli edifici, realizzazione di auditorium e ampliamento del ristorante

Località Lognes, Île-de-France Committente Ministero degli Interni Progettazione Architecture Patrick Mauger Progettazione strutturale Khephren Progettazione impiantistica Cap Ingelec Progettazione acustica Avls Progettazione paesaggistica Sophie Barbaux Superficie 19.210 mq (di cui 1.113 mq in ampliamento)

Costo dei lavori 13,7 milioni di euro Fornitori Lamm (arredi auditorium su design di Lucci e Orlandini)

Anno 2016 Fotografie © Michel Denancé

Planimetria del complesso Grand Lognes e due immagini del nuovo atrio da cui si diparte il percorso distributivo che contribuisce anche a consolidare l’immagine istituzionale del sito.

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› SCUOLE E UNIVERSITÀ

TOR VERGATA, ROMA

IL CAMPUS PRENDE FORMA

Nella periferia Sud Est della capitale si stanno ultimando i lavori di costruzione del nuovo Rettorato e della facoltà di Giurisprudenza. Un intervento che conferisce all’ateneo romano una dimensione dinamica e internazionale. Il progetto è di Angelo Zampolini, project manager Massimo Alessandrini

Due edifici di forma trapezoidale di quattro livelli fuori terra inquadrano l’ingresso del complesso che ospita i nuovi uffici del Rettorato e della facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Tor Vergata a Roma. Insieme a due edifici più bassi definiscono una piazza che a quota +4,00 copre ambienti ipogei e per la quale è prevista in futuro la realizzazione di un edificio sferico dall’elevato contenuto simbolico (foto courtesy Società Consortile Tor Vergata).

Nel quadrante Sud-Est di Roma, non lontano dall’incompiuta Città dello Sport di Santiago Calatrava, si è appena conclusa la prima fase dei lavori di realizzazione del nuovo Rettorato e della facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Roma Tor Vergata, in precedenza collocati in posizione infelice in zona Romanina, lungo il Gra. Il complesso, che sorge a poca distanza dalla facoltà di Economia, rappresenta un importante passo avanti nell’integrazione delle funzioni del nuovo campus, che offrirà all’ateneo romano una dimensione dinamica e internazionale. Il progetto, che porta la firma dell’architetto romano Angelo Zampolini, è incentrato sull’ampia piazza pedonale, impostata su una piastra ipogea, che ha lo scopo di creare una nuova polarità all’interno del campus universitario. L’attuale configurazione è il primo stralcio dell’intero progetto che dovrebbe

essere completato in un prossimo futuro da un edificio sferico, nucleo centrale dell’intero organismo, per ospitare la sala conferenze, la biblioteca e gli uffici del Rettorato. La piazza, a pianta rettangolare, è delimitata da tre edifici: due in linea e uno a L, entrambi di quattro piani fuori terra, disposti sui lati Sud ed Est, e una costruzione bassa, di un piano fuori terra, a corona della piazza stessa. Il piano interrato ospita l’autorimessa e gli impianti tecnologici. I fronti principali degli edifici a L sono interrotti e caratterizzati da grandi aperture in corrispondenza delle due direttrici principali Nord-Sud e EstOvest: le interruzioni a tutta altezza, enfatizzate dalle pareti inclinate, mostrano un interessante gioco di quinte prospettiche, mentre lungo le pareti finestrate si può apprezzare l’alternanza dei frangisole, disposti secondo i prin-

cipi dell’edilizia bioclimatica. I varchi prospettici sono messi in evidenza anche dall’inclinazione dei setti verticali che li delimitano e dalla scelta del materiale di rivestimento, con lastre di travertino a ricorsi orizzontali in continuità con la copertura. I setti, oltre alla funzione statica, servono alla distribuzione verticale degli impianti. Nelle superfici opache l’involucro edilizio è composto da una facciata ventilata rivestita con lastre di travertino; in quelle trasparenti sono installati sistemi di vetrature ad alte prestazioni, con frangisole fissi che, in quota, creano spazi all’aperto a disposizione degli utenti. Le facciate continue degli edifici destinati a uffici sono state realizzate con una doppia tecnologia: con siliconi strutturali ai piani terra e, ai piani superiori, con una struttura a montanti e traversi di profilati estrusi in alluminio

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› SCUOLE E UNIVERSITÀ CREDITI Realizzazione Rettorato Tor Vergata Località Tor Vergata, Roma Committente

Università degli Studi di Roma Tor Vergata

Progettazione architettonica

Angelo Zampolini (collaboratori Carmelina Servidio e Leonardo Venezia)

Project manager Massimo Alessandrini, Società consortile Tor Vergata

Progettazione strutturale Sylos Labini Ingegneri e Architetti Associati

Progettazione impiantistica

AG&C Associati - Cfa Ingegneria

Concessionario RTI Vianini Lavori

(capogruppo mandataria), Consorzio Integra, Impresa Pizzarotti & C, Italiana Costruzioni, Sac Società Appalti Costruzioni, Aquilaia, Di.Cos, Tierre, G&G Di Stefano, Costruzioni Civili Commerciali

Aggiudicataria della concessione Società consortile Tor Vergata

Facciate continue in alluminio Schüco International Italia

Sviluppo e costruzione serramenti Schüco Coim Serramenti

Superficie complessiva 93.331 mq Superficie utile lorda 23.775 mq Superficie parcheggi pubblici 18.378 mq Volumetria massima ammessa 95.100 mc

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› SCUOLE E UNIVERSITÀ inside

Massimo Alessandrini L’architetto Massimo Alessandrini (Roma, 1956), dal 1990 dirige l’ufficio tecnico della società consortile Tor Vergata che si occupa della progettazione e della costruzione degli edifici universitari all’interno del campus di Tor Vergata. Ha coordinato i gruppi di lavoro delle progettazioni e delle realizzazioni delle facoltà di Medicina e Chirurgia, Economia e Commercio, Ingegneria e Lettere e Filosofia e degli edifici della Città dello Sport, della Cappella Universitaria, del Policlinico Universitario e del Rettorato. Attualmente è impegnato nel coordinamento progettuale del Centro sportivo polivalente e del Rettorato e della facoltà di Giurisprudenza di Tor Vergata.

VOLUMETRIE TRAPEZOIDALI ad alta efficienza

IL NUOVO COMPLESSO UNIVERSITARIO È CARATTERIZZATO DA UN INNOVATIVO DISEGNO DELLE FACCIATE, REALIZZATE CON SISTEMI IN ALLUMINIO SCHÜCO TECNOLOGICAMENTE INTEGRATI IN UN EDIFICIO ‘INTELLIGENTE’

Angelo Zampolini Si laurea in Architettura a Roma nel 1980. Collabora con gli uffici tecnici dei Ministeri dei Lavori Pubblici e dei Beni Culturali, della Presidenza della Repubblica, della Camera, del Senato e del Consiglio dei ministri per il restauro delle rispettive sedi. Ha collaborato ai restauri di Palazzo Barberini, Palazzo Farnese e Palazzo Venezia. Numerosi i progetti a cui ha lavorato: il Polo natatorio di Ostia Lido, il nuovo stadio centrale del Tennis al Foro Italico e il Rettorato dell’università di Tor Vergata sempre a Roma. Ha vinto alcuni concorsi internazionali, tra cui quello per la realizzazione del Museo dello Sport Italiano di Torino. www.angelozampolini.com

Nella pagina di sinistra, in alto le facciate e colonne oblique che caratterizzano i nuovi edifici. Al centro una sezione del progetto e, sotto, due foto da drone del complesso, che sorge non lontano dall’incompiuta città dello sport: sullo sfondo della foto accanto si scorge il profilo della vela disegnata da Santiago Calatrava (foto courtesy Società Consortile Tor Vergata).

I nuovi uffici del Rettorato e della facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Roma Tor Vergata sono inseriti in un complesso di edifici ‘intelligenti’, estremamente evoluti dal punto di vista tecnologico e all’avanguardia sotto il profilo costruttivo e impiantistico, con un risultato finale superiore alle aspettative ottenuto grazie alla collaborazione attiva e costante di Schüco Italia nella definizione e nelle verifiche in fase di cantiere delle caratteristiche estetiche, tecniche e prestazionali dell’involucro, che ha contribuito in modo determinante alla qualità complessiva del progetto. L’involucro edilizio è composto nelle superfici opache da una facciata ventilata rivestita con lastre in travertino, mentre in quelle trasparenti accoglie sistemi di vetrature ad altissime prestazioni e un sistema di frangisole fissi che da un lato scandisce il disegno dei prospetti, creando spazi all’aperto in quota a disposizione degli utenti, e dall’altro mitiga l’irraggiamento solare evitando il sovraccarico termico degli ambienti indoor. Le facciate continue degli edifici destinati a uffici sono realizzate con una doppia tecnologia, con l’impiego al piano terra di tamponamenti vetrati con fissaggi a scomparsa e fughe sigillate con siliconi strutturali (nascondendo così dall’esterno il reticolo Schüco FWS 50+ SG Structural Glazing), mentre ai piani superiori i tamponamenti vetrati sono trattenuti meccanicamente da profili in alluminio.

Le facciate continue che rivestono i corpi scala sono realizzate invece con il sistema a montanti e traversi Schüco FWS 50+, composto da profili in alluminio a taglio termico preverniciati. Realizzate con materiali incombustibili (classe 0), le facciate sono a prova di azione sismica e atmosferica. I trattamenti superficiali inoltre rispondono alle direttive tecniche dei marchi di qualità Qualanod (ossidazione anodica) e Qualicoat (verniciatura). Le vetrate utilizzate sono a vetrocamera singola, con vetri extra chiari basso emissivi (esterno) e con intercapedine con gas argon e vetri stratificati temperati con test Hst (interno). Il sistema dispone di canaline per la raccolta dell’eventuale acqua di infiltrazione e condensa, drenata fino alla base della costruzione, e di guarnizioni di tenuta in Epdm, che evitano l’impiego di sigillanti. Le facciate Schüco FWS 50+ installate a Tor Vergata possiedono un valore di trasmittanza termica complessivo Uw = 1,42 W/m2K e un potere fonoisolante medio Rw ≥ 42 dB.

Schüco International Italia Srl

Via del Progresso, 42 - 35127 Padova PD Tel. 049 7392000 info@schueco.it | www.schueco.it

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› I PROFILI DI LPP

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› I PROFILI DI LPP PROSEGUE CON STUDIOATA LA RASSEGNA DI ARCHITETTI ITALIANI EMERGENTI A CURA DI LUIGI PRESTINENZA PUGLISI. UNO STUDIO INTERESSANTE SIA PER IL MODO CON CUI I LORO PROGETTI SI METTONO IN RELAZIONE COL LUOGO, ARRICCHENDOLO, SIA PER IL MODELLO ORGANIZZATIVO CHE ALL’ATTIVITÀ PROFESSIONALE AFFIANCA ANCHE FORME DI PROMOZIONE CULTURALE

Nuovi architetti italiani

STUDIOATA Luigi Prestinenza Puglisi

Ho pensato a Studioata quando ho trovato una frase di Gio Ponti: “non è il cemento, non è la pietra, non è l’acciaio, non è il vetro l’elemento più resistente. Il materiale più resistente nell’edilizia è l’Arte”. Ecco cosa caratterizza il loro lavoro: la ricerca ostinata dell’Arte anche dove sembrerebbe esserci poco spazio e pochi materiali per perseguirla. Diversi tra i progetti dello studio sono, infatti, piccoli, se non microscopici. Offerti in condizioni tali da lasciare poco spazio all’innovazione e alla sperimentazione: a volte ruderi in situazioni ambientali e paesaggistiche vincolate, dove già portare a termine un intervento sembra un miracolo. Eppure non c’è opera realizzata da questo studio che non si caratterizzi con una propria e specifica individualità, non lasci posto a un’invenzione, non soddisfi le ragioni dell’ar-

chitettura contemporanea. Il prodigio è infatti riuscire a trovare l’essenza del problema: dove i materiali ritrovano la propria ragione formale e così, come per miracolo, diventano moderni. Anche se si tratta di mattoni in cotto, di travi in legno, di tegole in pietra. La casa tra gli Ulivi, realizzata nel 2014, a Cian du Beccu presso Montegrazie è così minuta da non potersi permettere al suo interno neanche una scala che collega la camera da letto del piano inferiore con il soggiorno del superiore. A mettere in relazione i due livelli ci pensa però il terreno circostante che diventa un prolungamento all’esterno dell’abitazione. Un inserimento quindi perfetto che fa pensare alla casa come generata e completata dal luogo. Non c’è quindi da meravigliarsi che una coppia di committenti stranieri, decisi a godersi le Langhe, li abbia contat-

La casa nelle Langhe, con, in apertura, il portale di ferro che definisce l’ingresso alla proprietà come opera di land-art (foto © Beppe Giardino).

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› I PROFILI DI LPP Studioata Studioata, che ha sede a Torino, opera nel campo della progettazione architettonica, degli interni, del design di prodotto, della grafica e del web design. Lo studio è stato fondato nel 2000 e attualmente vi lavorano otto professionisti. All’attività professionale, Studioata affianca iniziative culturali, allestimenti e organizzazione di mostre, realizzazione di video e conferenze, partecipazione a concorsi e convegni. Attualmente è composto da Graciliano Berrocal Hernández, Alessandro Cimenti, Elisa Dompè, Daniele Druella, Gian Luca Forestiero, Giulia Giammarco, Romina Musso, Alberto Rosso. www.studioata.com

tati per realizzare il loro sogno in 110 metri quadrati, spazi per gli ospiti compresi. Ne è venuto fuori un progetto ineccepibile in mattoni. Utilizzati, oltre che per i muri, per realizzare il tetto inclinato che, così, ha trasformato in un oggetto astratto una casa che avrebbe, altrimenti, corso il rischio di diventare oleografica. Anche in questo caso, l’abitazione è proiettata sul paesaggio grazie a una generosa vetrata che si apre su una ampia terrazza, realizzata accostando 35 grandi tronchi in legno. “Un’unica grande finestra – è scritto nella relazione – aperta sulle Langhe”. L’approccio paesaggistico vale anche nel caso che un paesaggio con il quale dialogare non ci sia. In questa circostanza lo si realizza utilizzando l’introversa tipologia a patio, come nel progetto per una ristrutturazione a Torino battezzata “la casa tra gli alberi”. Sono una decina di piante poste strategicamente nei 160 mq del giardino più grande e in quello più piccolo che è realizzato appositamente per dotare il soggiorno di un doppio affaccio. Occorre aggiungere che persino le coperture piane del fabbricato sono trattate a verde, un ulteriore giardino per contribuire a trasformare un anonimo fabbricato a destinazione artigianale in uno spazio sostenibile all’interno della città storica. L’importante in ogni progetto, insomma, è la capacità di entrare in sintonia con il luogo, rispettandolo e nello stesso tempo arricchendolo e innovandolo. La formula funziona pure per complessi più grandi, come nel recupero del vecchio borgo di Frazione La Ruà, a Pragelato in provincia di Torino. L’obiettivo è, come sempre, rileggere, valorizzare, attualizzare con una rilettura critica delle caratteristiche tipologiche dell’edificato. Senza snaturare il quale Studioata riesce ad ottenere una quarantina di alloggi, un locale polifunzionale e una caffetteria. C’è un altro motivo per il quale ho suggerito, per questo quarto profilo di architetti italiani, lo studio torinese. La loro struttura organizzativa ideata per consentire la massima flessibilità operativa agli otto soci. Che in ogni progetto decidono su base individuale se essere coinvolti o meno. In modo di evitare affollamenti inutili per le opere di più modesta entità e mancanza di forze per i lavori più impegnativi. Una struttura che altri collettivi dovrebbero, a mio avviso, studiare perché particolarmente utile nel frammentato panorama italiano. Lavorare insieme permette, infine, allo Studioata di poter gestire una sede sufficientemente grande per ospitare mostre e conferenze e quindi farsi promotori di attività culturali. Se la materia più resistente dell’edilizia è, come suggeriva Gio Ponti, l’Arte, questa si può coltivare solo con la cultura, attivando una pluralità di iniziative generose

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› I PROFILI DI LPP

Cigliè, Cuneo. La finestra sulle Langhe è un piccolo edificio incastonato nel declivio della collina; sotto, la grande finestra di nove metri con vetrate scorrevoli (foto ©Beppe Giardino).

Una finestra sulle Langhe Cigliè è un villaggio arroccato sulle colline Langarole tra Ceva e Carrù, in provincia di Cuneo, ed è anche il luogo scelto da una coppia olandese per trasferirsi alcuni mesi all’anno in Italia. I 110 metri quadrati dell’abitazione si articolano in una zona giorno, due camere da letto, due bagni, un vano tecnico e uno spazio loggiato. Il piccolo edificio è incastonato nel declivio della collina e lascia intatto il carattere del luogo. È visibile solo la copertura, quasi una quinta facciata dell’edificio stesso. Il volume, chiuso su tre lati, a sud si apre verso Mondovì e le Alpi. Un’unica grande finestra sulle Langhe, di nove metri per tre di vetrate scorrevoli, e l’ampio loggiato, attraversano tutta la casa. Il rivestimento in laterizio è continuo, utilizzato su tutte le facciate e sulle falde inclinate. Sul prospetto principale anche la porta d’accesso al vano tecnico è rivestita in mattoni. In copertura, i camini e il grande lucernario si trasformano in piccole folies architettoniche che ridisegnano il profilo della costruzione. Un’ampia terrazza costituita da 35 grandi tronchi in legno massello completa la relazione tra lo spazio chiuso dell’edificio, la loggia e il giardino.

UNA FINESTRA SULLE LANGHE Realizzazione Nuova costruzione Località Cigliè, Cuneo Anno di realizzazione 2014 - 2018 Progettazione architettonica Studioata, Torino Consulenti Michele De Rossi (strutturale), Davide Ambrosio (ambientale)

Impresa di costruzioni Aimo Costruzioni, Mondovì Fotografie Beppe Giardino

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› I PROFILI DI LPP

LA CASA TRA GLI ALBERI Realizzazione Ristrutturazione a uso abitativo di un fabbricato esistente

LocalitĂ Torino Anno di realizzazione 2013 - 2017 Progettazione architettonica Studioata, Torino Consulenti Sergio Vighetto (strutturale), Ivan Pavanello (impiantistica), Andrea Capato (acustica), Gurlino Illumina (illuminotecnica), Cristina Gragnolati e Laura Agosti (verde), Davide Ambrosio (ambientale)

Fotografie Beppe Giardino [ 62 ]

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› I PROFILI DI LPP

La casa tra gli alberi

Torino, la casa tra gli alberi (in alto alla pagina di sinistra lo stato di fatto iniziale). Il cortile è il cuore del progetto, un atrio su cui tutti gli ambienti della casa si affacciano. Il verde degli alberi spunta dal terreno e dalle coperture (foto ©Beppe Giardino).

Torino, zona San Salvario. In un cortile di un tipico isolato torinese, un vecchio edificio artigianale è stato ristrutturato e riconvertito a uso abitativo. Il fabbricato esistente e il cortile sono stati infatti trasformati in una casa tra gli alberi, un luogo abitato dalla natura. Il progetto ha inteso riplasmare la volumetria esistente con interventi di demolizione e ricostruzione nel rispetto dei caratteri storici e architettonici preesistenti. La demolizione delle parti incongrue al fabbricato originario, la costruzione di una nuova manica a nord del lotto e la realizzazione di un muro cieco sul limite della proprietà, hanno definito due vuoti, il cortile e il patio, intorno ai quali il progetto ha organizzato lo spazio abitativo. Il cortile è diventato il cuore del progetto, un atrio aperto su cui tutti gli ambienti della casa si affacciano. Il patio è collegato alla zona giorno con grandi serramenti scorrevoli. Le coperture piane del fabbricato esistente sono state trasformate in giardino pensile per valorizzare lo spazio esterno creando un effetto di mitigazione climatica. Gli elementi vegetali sono diventati materiale da costruzione: dieci alberi e circa 160 metri quadrati di prato sono distribuiti nel cortile, nel patio e sulle coperture.

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› I PROFILI DI LPP

Pragelato-La Ruà. Cinque baite sono state ristrutturate mantenendo le caratteristiche tipologiche e storiche dei manufatti esistenti. Realizzati una quarantina di alloggi e alcuni locali polifunzionali pubblici (foto ©Beppe Giardino).

RECUPERO VECCHIO BORGO Realizzazione Ricostruzione e riuso dell’esistente Località La Ruà, Pragelato, Torino Anno 2006 - 2018 Progettazione architettonica Studioata, Torino Consulenti Tarditi e Soldani, Franco Galvagno,

Michele De Rossi (strutturale), Marcello Prina e Davide Ambrosio (impiantistica), Paolo Baggio e Paolo Quagliolo (geologica), Andrea Cappato (acustica)

Fotografie Beppe Giardino

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› I PROFILI DI LPP

Il borgo di La Ruà Il progetto si è concentrato sul recupero di cinque baite nel centro storico di Pragelato, frazione La Ruà, in provincia di Torino. I progettisti hanno operato una rilettura critica delle caratteristiche tipologiche e storiche dei manufatti esistenti: sono state infatti elaborate soluzioni tecniche e linguistiche capaci di trasmettere l’atmosfera degli agglomerati montani e, al contempo, di porre attenzione agli stili di vita contemporanei. La ristrutturazione del complesso di La Ruà è stata compiuta nel rispetto delle caratteristiche costruttive della tradizione vernacolare della Val Chisone: prevalenza nell’uso di legname (certificato proveniente dalle silvicolture in valle), murature portanti in pietra, intonaci naturali e coperture in lastre di pietra. Nella realizzazione si è fatto ampio uso di isolanti naturali come il sughero e la lana di legno. Sono stati realizzati una quarantina circa di alloggi di varie dimensioni, un locale polifunzionale, una caffetteria-negozio nella quale si organizzano incontri pubblici ed eventi culturali, posti auto e cantine interrate.

Nella pagina accanto, una vista del prospetto sud con la piscina. In alto, la zona living e la pianta dell’abitazione. A destra, sezione longitudinale.

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› I PROFILI DI LPP

La casa tra gli ulivi Il recupero degli edifici agricoli offre diversi vantaggi: permette di salvaguardare e valorizzare la terra, limitare il dissesto idrogeologico e prevenire gli incendi. Il progetto di Studioata a Montegrazie, piccolo paese a nord-ovest di Imperia, ha previsto il recupero di un rustico abbandonato e la sua trasformazione in un accogliente rifugio, da utilizzare nei periodi di coltivazione e raccolta delle olive. Il piccolo edificio (5,20 metri per 5,45 e 6,30 di altezza) si sviluppa in verticale su due piani fuori terra: una scelta che riduce l’ingombro in pianta e permette di superare le chiome degli ulivi. La costruzione è stata realizzata seguendo i principi dell’architettura sostenibile, con un mix di tecniche tradizionali e sistemi tecnologici innovativi. Le facciate sono state realizzate con pietra locale, proveniente dalla progressiva sistemazione dei muretti delle fasce crollate. Il sistema costruttivo di tipo massivo offre comfort termico estivo e un consistente apporto termico invernale al sistema di riscaldamento realizzato con un caminetto a biomassa, alimentato dalle potature delle piante.

Montegrazie, Imperia. La casa tra gli ulivi è un’architettura che sposa metodi tradizionali e sistemi tecnologici innovativi (foto ©Beppe Giardino).

LA CASA TRA GLI ULIVI Realizzazione Risanamento e riuso di un fabbricato agricolo abbandonato

Località Cian du Beccu, Montegrazie, Imperia Anno 2014 Progettazione architettonica Studioata, Torino Impresa di costruzioni Eredi Ercole Rosso-Musso, Cà Bianca, Asti

Consulenti Michele De Rossi (strutturale)

Marco Baro e Massimo Subrizio (impiantistica e elettrica), Davide Ambrosio (ambientale) Cristina Bollatino (illuminotecnica)

Fotografie Beppe Giardino

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FONT Srl - illustrazione di Jochen Schittkowski / Germany

Il pavimento incontra il progetto

Pavimenti tecnici vinilici e in PVC di ultima generazione in legno prefinito, in laminato, in gomma, linoleum e moquettes. Soluzioni specifiche per pavimenti ad uso residenziale, sportivo, industriale, per la nautica, per il settore scolastico, ospedaliero e contract.

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› BIBLIOTECA VANONI

La biblioteca Vanoni a Morbegno è una delle opere più significative di Luigi Caccia Dominioni in territorio alpino. Oggetto, dopo cinquant’anni, di un delicato intervento di restauro conservativo e di ampliamento su progetto di Marco Ghilotti

IL MODERNO DIALOGA CON IL PAESAGGIO L’edificio della biblioteca Ezio Vanoni a Morbegno, progettato nel 1965 da Luigi Caccia Dominioni, è un’opera rilevante nel quadro della più estesa produzione architettonica dell’architetto milanese e rappresenta nel contempo il primo edificio che accompagna la comunità morbegnese a un degno confronto con la modernità. La posizione della biblioteca venne individuata dallo stesso architetto in un’area originariamente libera ai margini del nucleo storico, interamente occupata da orti, con l’obiettivo di «costruire un edificio di cultura che possa partecipare e godere dell’ambiente circostante, del verde del giardino, della vista del paese e

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delle montagne col gusto di un padiglione posto in un giardino». Quest’ultimo, come il torrente, è parte integrante del progetto così come lo sono i tratti di muratura in pietra ad andamento circolare che disponendosi nel giardino antistante la biblioteca ne definiscono il percorso di accesso provenendo dalla passerella pedonale sul torrente. L’impianto circolare, ispirato dalla vicina ansa del torrente Bitto, è interferito dai volumi cilindrici delle due torri: il maggiore custodisce al suo interno i volumi disposti lungo una scala elicoidale; un analogo volume, ma di dimensioni inferiori, si affianca al precedente ospitando la scala di accesso ai depositi


› BIBLIOTECA VANONI

Biblioteca Civica di Morbegno. I disegni originali dei prospetti dell’edificio, realizzato con le stesse pietre del torrente Bitto, il cui alveo è ben visibile in sezione (archivio ufficio tecnico del Comune di Morbegno).

In basso a sinistra, sezione del progetto di intervento: in rosso la piccola scarpata creata a est che si integra con il giardino e dà luce alle nuove sale di lettura ricavate nel seminterrato (nella foto in alto).

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› BIBLIOTECA VANONI

Marco Ghilotti Laureato in architettura al Politecnico di Milano, PhD in progettazione architettonica nella stessa università, Marco Ghilotti svolge attività didattica presso L’Accademia di architettura di Mendrisio e il Politecnico di Milano ed è titolare di uno studio di architettura a Morbegno. www.marcoghilottiarchitetto.com

librari interrati. Due segni semicircolari scavano lo spazio interno della sala di lettura così da definire l’ingresso coperto alla biblioteca a sud-est e l’ampia parete vetrata aperta sulla città e sul panorama della vallata. La biblioteca è un luogo molto frequentato dalla comunità, tanto che si è reso necessario il suo ampliamento, ottenuto trasformando il piano interrato, già adibito a deposito librario, in nuovi ambienti pubblici di lettura. L’intervento è stato anche occasione per un restauro conservativo a cinquant’anni dall’inaugurazione dell’opera. Al piano terreno si è inteso conservare integralmente le caratteristiche architettoniche e di allestimento del progetto originario pur configurando, secondo le mutate esigenze, una sala dedicata alla ‘lettura informale’ e due accessi al piano interrato: tramite la scala elicoidale esistente e l’installazione di un ascensore. Al piano interrato si concentrano gli interventi maggiori. Gli spazi presenti a questo livello sono stati convertiti in sale di lettura e uffici al servizio del personale della biblioteca. L’ampio disimpegno di accesso ai locali interrati, ora trasformato in ordinato deposito librario a scaffale aperto, conduce al giardino di pertinenza della biblioteca posto a nord. Per garantire un’adeguata illuminazione naturale alle nuove sale di lettura, e in coerenza con una costante ricerca di equilibrio tra conservazione e trasformazione, nuove aperture si dispongono sul fronte est del fabbricato volgendosi verso un verde piano inclinato che intende sottolineare l’originale rapporto con il giardino circostante

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› BIBLIOTECA VANONI CREDITI Intervento Ampliamento e restauro conservativo della biblioteca ‘Ezio Vanoni’ di Morbegno progettata da Luigi Caccia Dominioni (1965)

Anno 2015 Progetto architettonico Marco Ghilotti Progetto strutture Mirko Maranta Progetto sicurezza Christian Bassola Progetto impianti Claudio Borromini Progetto interni

Alterstudio Partners, Marco Muscogiuri

Fotografie Giacomo Albo Materiali e prodotti Pavimentazione piano interrato Vinyl Medintone Pur Eco System

Serramenti Jansen Accessori serramenti maniglie Dorma Corpi illuminanti Treciluce mod. Moon Scaffali originali su progetto di Luigi Caccia Dominioni (1965) Lips Vago Congresso Accanto, l’entrata principale della biblioteca: sulla destra il parapetto a protezione della scarpata verso i nuovi ambienti ricavati al piano interrato. Sopra, la scala che conduce ai nuovi ambienti seminterrati e, alla pagina di sinistra, la scala elicoidale della torre libraria, fulcro del progetto originale

Accanto, uno scorcio dell’intervento dove è ben visibile la scarpata e le aperture delle nuove sale di lettura. Nei disegni al centro delle due pagine, da sinistra, le piante in cui sono evidenziate le trasformazioni e – dall’archivio dell’ufficio tecnico del Comune di Morbegno – la planimetria generale originale di LCD e la pianta del pianterreno con il progetto del giardino.

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› LUIGI CACCIA DOMINIONI

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› LUIGI CACCIA DOMINIONI

ALLA SCOPERTA DELL’IDENTITÀ REGIONALE DI UN MAESTRO DELL’ARCHITETTURA

di Carlo Ezechieli

LUIGI CACCIA DOMINIONI E LE ALPI

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› LUIGI CACCIA DOMINIONI 5 OPERE DI LUIGI CACCIA DOMINIONI SULLE ALPI

Monastero nuovo delle suore agostiniane Poschiavo - Svizzera 1969-1972

PUR AUTORE DI UN NUMERO IMPRESSIONANTE DI OPERE E ORMAI CELEBRE A LIVELLO INTERNAZIONALE, LUIGI CACCIA DOMINIONI È STATO, PER LA MAGGIOR PARTE DELLA SUA LUNGHISSIMA VITA, UNA SORTA DI MAESTRO INVISIBILE. UNA FIGURA POCO ALLINEATA IL CUI LAVORO SI È SEMPRE SVILUPPATO AL DI FUORI DEI CIRCUITI MEDIATICI

Complesso residenziale al Dosso di La Punt La Punt, Bassa Engadina Svizzera 2004-2010

OGGI IMPERANTI E DELLE FORME DI AMPLIFICAZIONE DI PRECETTI O METODOLOGIE PROPRIE DELL’ACCADEMIA. LA FORTE INFLUENZA DELLA SUA PERSONALITÀ E L’ORIGINALITÀ DELLA SUA OPERA SI BASAVANO, AL CONTRARIO, SULLA CONOSCENZA DIRETTA E SULL’IDENTIFICAZIONE PROFONDA CON I LUOGHI DI ORIGINE: MILANO, LA LOMBARDIA, LE ALPI E LA VALTELLINA IN PARTICOLARE, DOVE SI ESTENDONO LE SUE RADICI. APPROFONDIRE UN TEMA ANCORA POCO ESPLORATO COME IL RAPPORTO DEL MAESTRO CON LE ALPI È PERTANTO UNA CHIAVE FONDAMENTALE DI COMPRENSIONE DEL SUO LAVORO. L’ABBIAMO FATTO GRAZIE AL CONTRIBUTO DI MARCO GHILOTTI, AUTORE DI ALCUNI LIBRI DEDICATI ALL’OPERA DI CACCIA DOMINIONI,

Condominio di Via Vanoni Morbegno (Sondrio) 1957-1959

E ATTRAVERSO UNA SELEZIONE DI OPERE ALPINE FORSE MENO NOTE, MA NON PER QUESTO MENO SIGNIFICATIVE, RITRATTE DA VINCENZO MARTEGANI. A COMPLETARE QUESTO BREVE MA DENSO TRIBUTO, LA RIEDIZIONE DI UN’INTERVISTA A CACCIA DOMINIONI RACCOLTA DA SONIA POLITI MOLTI ANNI FA, AGLI ALBORI DI IOARCH.

C.E. COP_7827_Caccia_senza_prezzo:MOnetMemmo

3-11-2010

8:55

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Valtellina, come se avessero cristallizzato il tempo

utilizzate, denunciando una felicità del fare che raramente si trova con tanta costanza nella vita di un architetto. Ed è per questo che i lavori Valtellinesi e alpini di Luigi

Caccia Dominioni sono interessanti, perché stabiliscono una lunga parabola di ricerche

che ossessivamente il maestro milanese ha continuato a interrogare con affetto e rispetto.

architettura in Valtellina e nei Grigioni

silenziose e discrete che hanno prodotto modernità coerente con i luoghi e le geografie

Luca Molinari

Caccia Dominioni

dilatando linguaggi, il gusto, le scelte estetiche, le materie

Alberto Gavazzi, Marco Ghilotti Luigi

Le opere di Caccia vivono una strana, felice inerzia in

Chiesa Madonna delle Grazie in frazione Paniga Morbegno (Sondrio) 1967-1969

Skira

Casa unifamiliare in frazione San Martino di Val Màsino (Sondrio) 1964

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Alberto Gavazzi, Marco Ghilotti

Luigi Caccia Dominioni

architettura in Valtellina e nei Grigioni

Luigi Caccia Dominioni Architettura in Valtellina e nei Grigioni Il libro di Marco Ghilotti e Alberto Gavazzi per Skira fa parte di un più ampio ciclo di iniziative che comprendeva una giornata di studi, una mostra, una rassegna fotografica di Vincenzo Martegani. L’analisi di progetti in larga parte sconosciuti e illustrati viene svolta attraverso un ricco compendio di disegni d’archivio. Ne emerge un profilo autoriale che parla di un rapporto intimo e profondo con il territorio. Vincenzo Martegani Fotografo professionista dal 1980, collabora con testate a carattere naturalistico, scientifico, geografico, di viaggio e architettura. Ha tenuto corsi di comunicazione non verbale per conto del Miur e corsi di fotografia. Ha vinto numerosi premi tra cui The hat in the world e una menzione speciale nel Nikon Photo Contest. È coautore di una trentina di volumi tre dei quali riguardano le architetture di Luigi Caccia Dominioni (foto A. Gerosa).


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Architetto, designer, urbanista, Luigi Caccia Dominioni è stato una delle figure più rappresentative e interessanti dell’architettura lombarda contemporanea. Laureato a Milano nel 1936, ha sempre espresso attraverso i suoi lavori una personale eleganza e un gradevole equilibrio tra il rispetto della tradizione e la forte capacità di innovazione. Si definiva un ‘piantista’, nel senso che tutti i suoi progetti partono dal dentro, nascono con l’idea di realizzare i desideri e i bisogni delle persone, delle famiglie, delle collettività.

ATMOSFERE DI CACCIA di Marco Ghilotti

Nel linguaggio comune l’atmosfera è il modo d’essere in un determinato ambiente in relazione ai sentimenti che tale ambiente può suscitare e all’aria che vi si respira. Il paesaggio della città, il territorio della montagna suscitano in noi reazioni differenti. Nel linguaggio della critica letteraria l’atmosfera è anche il modo, il procedimento della rappresentazione, per cui i personaggi, gli stati d’animo, l’ambiente, il paesaggio, la vicenda, sfumano l’uno nell’altro, celano un insieme unitario dove quel che conta non sono più i singoli particolari, ma il tutto. L’aria che si respira percorrendo le architetture di Luigi Caccia Dominioni va al di là della qualità intrinseca dell’architettura, rivela la sintonia ricercata e meditata con l’atmosfera della città, del territorio, di ogni luogo nel quale l’opera si colloca. Una ricerca progettuale mai legata ad una teoria scritta o insegnata, bensì affidata alla cristallizzazione degli oggetti costruiti, in cui l’essenza di un mestiere traspare – come è già stato evidenziato da autorevoli studiosi – nel ‘senso della misura’ e in una ‘rispettosa esecuzione’ delineando in tal modo una personale e originale calligrafia compositiva. Ma quale atmosfera, per tornare alle parole introduttive, se non quella di un’architettura milanese e più precisamente lombarda riconducibile ad una disciplinata adesione alla realtà in cui ogni soluzione architettonica, pur non rinunciando a ricercate soluzioni formali, è sempre ricondotta

ad una stringente logica costruttiva, sapiente risultato di una attenta quanto paziente sintonia con il luogo del progetto e con le tecniche e i materiali dell’opera. Ne emerge un coerente percorso professionale in cui sembra stabilirsi un punto di contatto tra il rigore del modello razionalista e le libertà espressive della ‘proposta organica’ senza mai tralasciare un’osservazione costante nei riguardi delle preesistenze ambientali. Le architetture di Caccia Dominioni disseminate nel territorio Valtellinese, nei Grigioni e presenti in questa breve rassegna sono state spesso costruite quando l’abitato circostante non aveva ancora assunto l’assetto attuale, altre volte sono sorte in ambiti urbani consolidati o di incerta connotazione. Tutte, in ogni caso, si configurano quali cristallizzazioni di un approccio progettuale in cui l’opera, nel prendersi cura degli spazi urbani irrisolti o ancora in attesa di una configurazione definitiva, tenta di manifestare relazioni e preservarle, tenta di rapportarsi all’alterità naturale e al tessuto delle preesistenze, ristabilendo una continuità con il racconto della città o del territorio. La chiave di questa efficace sintonia tra architetture e città risiede in primo luogo nella vocazione urbanistica dell’approccio metodologico alla progettazione di Caccia, convinto assertore del ruolo della pianta quale matrice generativa dell’intero progetto, strumento per operare un efficace controllo della configurazione

degli ambienti e una funzionale definizione dei percorsi, ma soprattutto trascrizione di un’idea di spazio dinamico indissolubilmente legato al movimento dell’uomo. In secondo luogo, in un coerente ambientamento perseguito attraverso un’elegante manipolazione degli elementi iconografici più identificativi del luogo urbano circostante, nelle opere ripresi e reinterpretati, o ancora mediante una sintonia matericocromatica delle architetture con il contesto. Ripercorrendo alcune delle opere più significative realizzate da Caccia in Valtellina e nel vicino cantone dei Grigioni si rintracciano così i capisaldi di una ricerca tesa alla conformazione di una soluzione progettuale capace di interpretare le geometrie del territorio e il carattere urbano dei luoghi per disporre un progetto di spazio in cui l’uomo e le sue necessità siano assunte come prioritarie.

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Poschiavo Monastero nuovo delle suore agostiniane Il monastero di Santa Maria Presentata a Poschiavo, progettato da Luigi Caccia Dominioni nel 1968-69, si adagia su un terreno in leggera pendenza del quale interpreta l’assetto altimetrico articolandosi secondo un impianto a “C” rivolto a meridione verso la vicina Valtellina. L’articolazione volumetrica si ispira alle principali emergenze orografiche presenti nella zona: la chiesa e la torre campanaria con il massiccio del Bernina; la torre più imponente a Nord Est con il massiccio del Sassalgo; le testate delle due ali con il pizzo Trevisina e il Cancian. L’attenta integrazione del progetto con la configurazione altimetrica del pendio è testimoniata dal lungo corridoio semicircolare, un portico chiuso in grado di definire lo spazio del chiostro, costituendosi quale balustra aperta sul paesaggio e contemporaneamente risolvere in sezione il dislivello esistente tra quest’ultimo e il giardino. L’ingresso al monastero, situato sul fronte Nord, conduce, dopo aver superato la ruota conventuale, alla cappella: un ampio spazio a pianta quadrata coperto da un soffitto a padiglione. Il carattere essenziale e mistico di questo spazio, dato dal misurato controllo dei volumi, dall’intonaco bianco delle pareti e dei soffitti, è accentuato dalle feritoie laterali e dalla grande vetrata absidale posta alle spalle dell’altare, opera dello scultore lombardo Francesco Somaini. Dello stesso autore il tabernacolo da cui discende sull’altare un mosaico per segnare in un flusso mai interrotto il pavimento della cappella e degli spazi attigui per poi ramificarsi fino a raggiungere i lunghi corridoi al piano terreno che circondano il chiostro. Il lavoro dell’architetto, teso ad individuare la più idonea soluzione spaziale, entra in armonia con il contributo dell’artista, dando luogo a una rara quanto preziosa sintonia tra l’espressività formale del gesto artistico e la concezione spaziale di un’opera di architettura che nel percorso individua il suo principio generativo

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In alto, vista del complesso e il suo rapporto con il panorama alpino. A sinistra, la scala principale. Sopra, pianta di un piano tipo in un disegno originale di LCD.

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La sala capitolare del monastero con la panca in legno in continuità con la parete perimetrale. Sotto, i corridoi e particolari delle pavimentazioni.

MONASTERO SUORE AGOSTINIANE Località Poschiavo - Svizzera Anno di realizzazione 1969-1972 Progetto architettonico LCD

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Sopra, prospetto (archivio ufficio tecnico del Comune di Poschiavo). A destra, particolare del mosaico di Francesco Somaini in corrispondenza delll’altare. Sotto, la cappella del Monastero con la vetrata e i mosaici di Somaini.

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Complesso residenziale al Dosso di La Punt Collocato sul versante solivo engadinese, in posizione dominante rispetto all’abitato consolidato di La Punt, il complesso residenziale, contrariamente alle sue dimensioni e alla grande estensione dell’area occupata dagli edifici che lo compongono, si contraddistingue per l’efficace sintonia con il paesaggio circostante. L’intervento, progettato nel 2004 e portato a termine nella primavera del 2010, è costituito da una serie di blocchi edilizi compatti: tre di questi allineati e disposti secondo un andamento lievemente curvilineo lungo medesime isocline, altri adagiati in un ambito ove l’inclinazione del pendio è più lieve e aggregati attorno ad uno spazio aperto. Nell’insieme costruiscono un paesaggio urbano minuto, definito dalla giacitura apparentemente casuale dei volumi allineati e da un’internità ritrovata tra i volumi raccolti attorno ad uno spazio aperto centrale dal quale si aprono suggestive visuali sul paesaggio alpino. Anche l’articolazione interna degli ambienti, sempre in stretto rapporto con il contesto esterno, ne registra le sottili variazioni attraverso un accurato controllo delle visuali. «Guardando il modo di muoversi delle persone organizzo le forme della casa. Opero poi prestando molta attenzione al contesto entro il quale andrà a collocarsi l’edificio sul quale sto lavorando, ricerco la forma più adatta alle condizioni dell’intorno. Dimensiono e posiziono le aperture della casa cercando di individuare scorci particolari sul paesaggio naturale e sulla città. Le finestre danno luce e vita agli ambienti, influenzano il loro uso e per questo la loro posizione è importante. Così nasce una pianta che è più adeguata alle esigenze della persona, alle sue richieste». In questa cura nella posizione delle aperture nel rapporto tra interno ed esterno attraverso il volume scavato delle spesse pareti perimetrali della costruzione si ri-annodano i lacci con una tradizione costruttiva, con un passato rurale in cui il controllo delle dimensioni e del numero di aperture praticate nello spessore murario era il risultato dei rapporti tra assetti tipologici e connotazioni costruttive spesso alla base della loro origine economica, ora re-inventata dalla modernità. Dalla cura sartoriale nel taglio delle aperture, l’attenzione al paesaggio migra verso la rielaborazione dei dati derivanti dalla percezione del luogo: l’intensità della luce, il tono cromatico, aspetti ambientali in grado di caratterizzare il valore tettonico dell’opera in relazione al suo intorno

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A sinistra, veduta del fronte sud degli edifici del “blocco A” con i comignoli tortili. Qui accanto, il corridoio di ingresso alle abitazioni del lotto B. In basso, a sinistra disegno e particolari del prospetto. Qui sotto, planimetrie tipo.

COMPLESSO RESIDENZIALE AL DOSSO Località La Punt, Bassa Engadina Anno di realizzazione 2004-2010 Progetto architettonico LCD

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Condominio di via Vanoni a Morbegno Appena terminata la realizzazione della via Vanoni LCD è chiamato, tra il 1958 e il 1959, a realizzare un edificio residenziale particolarmente significativo per la sua capacità di configurarsi quale matrice tipologica per la successiva edificazione della via, allora poco più di un tracciato. L’intervento satura con la propria volumetria l’isolato a disposizione, ordina la facciata utilizzando una figura tipica nella costruzione della città: la galleria con i portici. Come in passato, il dispositivo spaziale impiegato risolve l’attacco al suolo dei volumi superiori identificando una precisa relazione con lo spazio esterno. Ad un trattamento univoco della fascia basamentale segue, in coerenza con l’articolazione interna delle varie unità, un fronte suddiviso in cinque parti. La varietà dei blocchi è più apparente che reale, per il differente uso dei colori in ciascuno di essi, che produce una certa estraneità del fronte in rapporto alla nuova strada. Il ruolo di apertura alla modernità – e alla nuova via – è svolto dal corpo centrale del fronte sulla strada, costruito su fasce a nastro sempre più sporgenti verso l’alto, alternate dall’uso dell’intonaco e da quello di grandi serramenti in legno con antoni a persiana che scorrono fissati tra il davanzale e la fascia d’intonaco. Il progetto imprimerà una svolta sulla futura configurazione architettonica della via Vanoni, determinando la riproposizione della galleria porticata e fornendo nel contempo un importante raccolta di soluzioni architettoniche, poi riproposte da altri autori in città, dando luogo in questo modo a un fenomeno identitario raro nel suo genere

Accanto, pianta del primo piano. A destra, il prospetto sud su Via Vanoni il prospetto nord e le sezioni trasversali dell’edificio nei disegni originali di Luigi Caccia Dominioni.

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In alto, il fronte verso via Vanoni. Di lato, particolare dei terrazzi all’interno. Nella pagina a fianco, dettaglio dell’angolo e del portico; a destra scorcio verso la chiesa di San Giuseppe.

CONDOMINIO DI VIA VANONI Località Morbegno Anno di realizzazione 1957-1959 Progetto architettonico LCD


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Chiesa Madonna delle Grazie in frazione Paniga Il semplice impianto della piccola chiesa parrocchiale di Paniga, una frazione alle porte di Morbegno, è testimone, nell’elementare quanto accattivante armonia delle sue forme, della multipla sintonia tra il tema assegnato e il contesto nel quale l’opera si dispone. L’edificio apre le proprie ali nel definire l’assetto migliore per accogliere i fedeli e concludere l’angolo nord-orientale del lotto a disposizione; un filare di alberi completa i restanti segmenti del quadrilatero concorrendo alla composizione di uno spazio urbano serrato, un caposaldo rispetto alla dispersione insediativa circostante. Due stabili minori adibiti a residenza, previsti nel progetto originale ma realizzati in non fedele conformità al progetto, si dispongono attestandosi lungo il perimetro alberato del lotto inquadrando con la vicina chiesa il paesaggio verso il fiume Adda. Come per la biblioteca Ezio Vanoni di Morbegno, anche a Paniga il trattamento monomaterico dei fronti è conferito dal rivestimento murario in pietre locali levigate, il cui impiego si estende anche al cornicione sagomato. La copertura, realizzata in ‘piode’ dal colore grigio in analogia cromatica con le pareti, conferisce grande compattezza all’opera, facendola risaltare sul pendio verde. Entro questo comune orizzonte, i progetti di Caccia agiscono in armonia con l’ambiente assegnato pur concedendosi alcune sperimentazioni forzando la disponibilità decorativa dei materiali

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Sopra, vista della chiesa con la grande vetrata artistica d’angolo. Sotto, due immagini degli interni. Alla pagina di destra, la planimetria generale con il quadrilatero delimitato da alberi e il prospetto del fronte principale nei disegni originali di Luigi Caccia Dominioni. Nella foto in basso a destra, la facciata della chiesa con il grande portale che si apre in occasione delle principali cerimonie.

CHIESA MADONNA DELLE GRAZIE Località Frazione Paniga - Morbegno (Sondrio) Anno di realizzazione 1967-1969 Progetto architettonico LCD


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Progetto di casa unifamiliare in frazione San Martino La realizzazione della casa è stata attentamente eseguita secondo le bozze dei disegni che LCD fornì alla famiglia Gavazzi. La redazione in forma esecutiva delle bozze e la direzione lavori vennero affidate all’architetto Roberto Romegialli di Morbegno, che dimostrò particolare cura nel condurre l’edificazione nel rispetto delle bozze di Caccia Dominioni. La casa contribuisce in modo particolarmente deciso a fornire alla strada uno spiccato ruolo urbano, ben rispondente sia ai corpi della tradizione locale, sia alla fisicità ‘granitica’ della Val Màsino. Le due colonne del portico, il portale e il camino del salone, furono recuperati da un edificio appena abbattuto nei pressi della casa

CASA SAN MARTINO Località San Martino di Val Màsino (Sondrio) Anno di realizzazione 1964 Progetto architettonico LCD

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Esiste ancora uno stile italiano in architettura? IN QUESTA PAGINA UN’INTERVISTA AL GRANDE ARCHITETTO RACCOLTA DA SONIA POLITI NELL’OTTOBRE DEL 2005 E PUBBLICATA SUL PRIMO NUMERO DI QUESTO GIORNALE

In alto l’abitazione con vista delle montagne verso Bagni Masino e, sopra, particolare delle finestre. A sinistra le bozze dei disegni di Luigi Caccia Dominioni secondo i quali il progetto venne realizzato fedelmente.

Architetto, scultore, designer. Luigi Caccia Dominioni vive e lavora al 16 di piazza Sant’Ambrogio a Milano, nel palazzo di famiglia che fu anche la sua prima opera di giovane architetto. Una casa importante, nel cuore di questa città dove è nato, cresciuto e si è laureato nel 1936. Tra i suoi amici e compagni di corso c’erano i grandi nomi dell’architettura e del design come Livio e Piergiacomo Castiglioni, Marco Zanuso, e architetti che hanno raggiunto il successo in discipline diverse come Renato Castellani, Alberto Lattuada e Luigi Comencini, che son diventati grandi registi cinematografici. La personalità – si capisce – è forte, ma è mischiata con una singolare semplicità e accostata a una gentilezza con la quale nasconde gli spigoli di un carattere molto deciso, tutt’altro che accomodante. Riceve tutti, anche senza appuntamento; la gente entra, gli chiede consiglio e lui risponde, garbato e sbrigativo. Vicino a lui tutto sembra più semplice e più bello. Sembra che sappia distinguere immediatamente ciò che è importante da quello che non lo è, per istinto. Il motivo del suo successo? Fin da giovane riesce a capire i bisogni delle famiglie, i desideri delle persone, li interpreta e li realizza. Caccia Dominioni ha il senso del bello, ce l’ha dentro e lo esprime nelle cose che fa per sé e per gli altri. Per questo è tanto amato, e tanto invidiato da suscitare gelosie e polemiche, ogni volta che fa qualcosa. E di cose ne ha fatte moltissime nella sua lunga e fortunata carriera. Il tavolo appena dentro è immenso e pieno di carte, faldoni, libri. Gli ospiti vanno e vengono, parlano sottovoce per non disturbarlo e lo salutano piegandosi un pochino. Per parlare tranquilli scendiamo, una scaletta breve e sotto un altro spazio bellissimo. Architettura come medicina. Una volta era una facoltà che si sceglieva per passione. È stato così per lei? Sì. Ma c’è da dire una cosa, lei deve sapere

che io sono nato il 7 dicembre, il giorno di Sant’Ambrogio. Io mi sentivo attratto in modo particolare dalle opere del Bernini, sono andato a vedere sui libri alla voce Bernini Gian Lorenzo e mi sono accorto che anche lui, che di scultura s’intendeva, era nato un 7 dicembre. Era scritto. Io sono nato architetto e lavoro con l’intento di far bello. Io studio le case e le loro piante in modo tale che la gente dentro ci stia bene, quella è la differenza tra me e gli altri architetti. Io sono un piantista, questo è il mio mestiere e lo dico sempre! Il che significa far nascere le case dal di dentro, partendo dal letto, dal tavolo da pranzo. Dai particolari si arriva al generale, non il contrario. Le sue case sono molto eleganti e molto personali. In Valtellina piuttosto che a Montecarlo, e soprattutto qui a Milano. Dica architetto, che cosa pensa della Milano di oggi? Milano è un disastro in questo momento, non le sembra? Secondo me, a mio parere. Un disastro perché le cose importanti si fanno senza quel minimo necessario discernimento. Si chiamano grandi, bravissimi architetti per poter fare delle offerte e per poter vincere dei concorsi, ma quello che conta è altro. Sarebbe di gran lunga meglio fare dei progetti molto più posati e molto più tranquilli, ma fatti conoscendo bene la città, le sue esigenze, i suoi problemi, l’ambiente, i necessari collegamenti, l’inserimento del nuovo col vecchio e comunque con quanto c’era e c’è lì da unire, collegare e far crescere insieme. Invece Invece si chiamano queste grandi autorità dell’architettura, li hanno messi insieme un po’ come si fa per mettere assieme una equipe sia essa di calcio o di pallacanestro, ecco. Capisce… Quindi sa, siamo nel mondo di queste cose, per vendere i terreni ex Fiera si fa un concorso a chi offre di più. E questo a me non sembra la via migliore, il modo di risolvere i problemi. Ci vuole ben altro, occorrono capacità e cultura, tanta, tanta buona volontà e impegno. E quando passeggia per Milano, cosa le piace?

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› LUIGI CACCIA DOMINIONI No. Quando passeggio per la città quello che mi piace è ancora la vecchia Milano, il centro che ancora ha una certa misura e una certa serietà e compostezza. Anche se quando è stata fatta la ricostruzione dopo i bombardamenti si è persa l’occasione, forse la grande occasione di fare un po’ come a Vienna, un ring di giardini tra il Naviglio e la circonvallazione. E lì fare una città con una specie di anello costellato di grattacieli, una sola semplice ma brillante idea. Che il centro rimanesse centro antico come era, attorno un ring moderno fatto di giardini e torri le più alte possibili; oltre il ring una periferia di qualità. Che allora si poteva e si doveva fare con una Milano semidistrutta com’era. Insomma, una grande occasione perduta. Non è stato fatto. E adesso… No. Adesso niente, adesso cosa vuol che le dica, io sono vecchio ormai ho finito la mia partecipazione. Io ho fatto quello che potevo. Nel mio piccolo, si capisce. Ma lei che cosa pensa dell’architettura? Vede io ho un’idea mia dell’architettura, fatta come servizio, per fare case serie che nascano dall’interno, così come un’automobile deve nascere dal telaio e dal motore e non dalla carrozzeria. Invece adesso si fa tutto l’inverso. Si fa la forma esterna e poi l’interno come viene viene. Insomma ecco, un modo proprio

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differente, un modo diverso di fare. Cioè io concepisco l’architettura come qualcosa che deve dare. Qui invece la prima cosa che si fa è la forma esterna, ci si costruisce il monumento. Comunque Milano resta una grande città, dove si sa lavorare e questa è una cosa molto importante. Però è una città che rispetto a Parigi, New York, cosa vuole è come Pavia. Però, però Pavia è bella, è simpatica, piena di cose belle e importanti. E quindi tanto di cappello. Che cosa è cambiato nella sua professione nel corso dell’ultima metà del secolo scorso? Nel modo di lavorare? È cambiato che più ero giovane, più potevo contare su artigiani bravi, più ero giovane, più facevo disegni buoni, ma non bellissimi; l’artigiano correggeva e le cose riuscivano molto belle. Adesso mi sembra di fare delle cose belle, e mi sembra che non riescano così belle, perché l’artigiano le tradisce in negativo. Comunque io ho la fortuna di trovare ancora artigiani bravi, sono vecchio, conosco tanta gente e mi appoggio a quelli bravi. Nel nostro lavoro, per raggiungere un ottimo risultato non basta essere bravi, bisogna saper costruire una buona squadra. Il suo lavoro più bello? Io sono abbastanza soddisfatto dei miei lavori, nei quali alla fine trovo un po’ meno errori che in altri. Purtroppo spesso i più belli sono progetti che non si realizzano. Una casa che mi piace sempre molto è quella di piazza

Carbonari, anche Ippolito Nievo è buona così come la casa di Santa Maria alla Porta e quella di via Cino del Duca. Ma i pezzi di cui mi vanto sono due chicche particolari, e cioè il piccolo collegamento tra San Fedele e la casa della Chase Manhattan e il pavimento del presbiterio della basilica di Sant’Ambrogio, che ho realizzato recentemente e che ha suscitato tante polemiche. Eppure quel pavimento non è solo bello, è straordinariamente bello. Che opera le piacerebbe aver fatto lei? Tutto. Per la grande passione che ho per il mio mestiere, ma se fossi proprio costretto a scegliere, direi per esempio il San Satiro di Bramante. Chi è Luigi Caccia Dominioni? Una brava persona, semplice, che cerca di lavorare bene. Ma solo per un’élite… Non è vero, non è assolutamente vero. Io lavoro per chi mi chiama. Anzi, più la persona è semplice e ha pochi mezzi, più io lavoro con intensità e con maggior gusto. Mi sono divertito una volta a fare degli appartamenti piccoli, che ho chiamato Appartamento Pirelli, Appartamento Agnelli, perché anche l’appartamento piccolo può e deve avere una sua classe, riuscire ad avere alte qualità pur nella piccola dimensione ed un suo tono dignitoso.


SUPER Uno dei modelli storici firmato da Luigi Caccia Dominioni selezionato per il Compasso d’Oro nel 1984. L’anta, dal bordo arrotondato, è incorniciata dallo stipite in alluminio che ne esalta la superficie ampia e pulita.

NEI PRIMI ANNI SESSANTA LUALDI INIZIA UN’INTENSA COLLABORAZIONE CON GLI ARCHITETTI DELLA BORGHESIA MILANESE E SOPRATTUTTO LUIGI

CACCIA DOMINIONI, CON IL QUALE SI CREA UN’INTESA CONSOLIDATA CHE DURERÀ NEL TEMPO

LUALDI da falegnameria a protagonista del mondo del design Lualdi è un’azienda storica del design italiano nel campo delle porte di interni, dell’arredamento su misura e del contract. Una realtà industriale nata proprio dal felice incontro con un giovane Luigi Caccia Dominioni, come ci spiega Olga Lualdi, che si occupa del marketing e delle relazioni esterne dell’azienda di famiglia. «La nostra realtà era una falegnameria – ci spiega – nata a metà dell’Ottocento e così rimasta fino ai primi anni Sessanta: eravamo artigiani. Finchè veniamo chiamati a realizzare i serramenti esterni per una villa a La Pinetina di Arenzano. Era un villaggio di seconde case della borghesia milanese, e gli architetti erano Ignazio Gardella, Luigi Caccia Dominioni e altri». Ma è con Caccia che si instaura un’intesa destinata a durare nel tempo, che porta alla svolta industriale: «era contento del nostro lavoro, per la qualità, la cura dei dettagli, l’attenzione che prestavamo ai suggerimenti dei progettisti e la soddisfazione della committenza. Così ci chiede di realizzare gli arredi di alcune case, tutti disegnati ad hoc, su piante spesso complesse, magari

circolari. Sono anni d’oro e si lavora bene – prosegue Olga Lualdi – e un bel giorno ci parla di porte interne, che fi no a qual momento non erano mai state prese in considerazione. Venivano inserite direttamente dall’impresa e non erano certo in linea con il resto dell’abitazione. Inizia così a ripensarle, a togliere, a pulire, a renderle lineari, complanari, essenziali. Alla fi ne progetta una porta nuova, coprifi lo piatto e fi nitura in poliestere, molto ricca e molto brillante, con tonalità di grande eleganza e la chiama Lcd. Un modello per noi storico che poi evolve nella Lcd62, ancor oggi molto utilizzata, assolutamente contemporanea. Seguita poi dalla Super, con bordo arrotondato, stipite in alluminio, reversibile, cerniere a scomparsa. Concepisce tutta una serie di innovazioni che hanno reso queste porte uniche. Siamo negli anni ’80 ed è qui che nasce il processo industriale e la Lualdi Porte diventa quella che conoscete oggi». Sonia Politi

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› RETAIL

TENOHA, MILANO

RETAIL IN STILE GIAPPONESE

Shop, taste, work, discover. È la filosofia di Tenoha, espressa da ambienti multiservizio dove trascorrere del tempo, anche lavorando insieme. Il progetto di Park Associati trasforma un edificio industriale milanese in un concept che unisce ristorazione, shopping ed eventi

Civico 18 di via Vigevano a Milano. A due passi dai Navigli, in una delle zone più vivaci della città, ricca di negozi, locali e ristoranti, fino ad alcuni anni fa era attivo un laboratorio di carte da parati. Oggi, dopo l’intervento di ristrutturazione curato da Park Associati su incarico del gruppo giapponese Tenoha, i duemilacinquecento metri quadrati sono diventati spazi multiservizio per la ristorazione e la vendita di accessori per la casa e di cibi giapponesi. L’edificio spicca nel contesto urbano per il linguaggio geometrico della sua architettura, con richiami razionalisti, connessi alle attività che un tempo vi venivano svolte. Gli spazi multiservizio di Tenoha in via Vigevano a Milano. Il progetto è di Park Associati (foto ©Andrea Martiradonna).

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› RETAIL

Park Associati Studio di architettura di Milano fondato nel 2000 da Filippo Pagliani e Michele Rossi. In questi anni lo studio si è misurato su progetti di differente natura, dall’urbanistica al design. Tra le progettazioni più recenti figurano gli headquarters di Salewa a Bolzano e di Luxottica e Nestlé a Milano. Lo studio ha realizzato i masterplan dell’area adiacente a Expo 2015 tra Milano e Baranzate e delle aree di Rozzano, a sud di Milano. L’attenzione all’uso dei materiali e alle loro forme ha accompagnato i progetti dei ristoranti itineranti The Cube e Priceless e di quelli retail per il gruppo giapponese Tenoha a Milano, lo store di Hermès a Roma e le boutique internazionali di Brioni, nonchè i progetti di industrial design per Driade e Zumtobel. Nel campo della riqualificazione urbana lo studio ha lavorato al recupero de La Serenissima e di Gioiaotto, all’intervento conservativo di piazza Cordusio a Milano e alla riprogettazione della sede di Engie nell’ex-area industriale Bicocca a Milano. www.parkassociati.com

La nuova unità di ristorazione e di commercio si articola in uno spazio sul fronte strada, valorizzato da grandi vetrine, destinato al retail, e su una parte interna che ospita il ristorante, le attività di co-working e uno spazio per gli eventi. Il restyling ha coinvolto anche il cortile centrale, che è diventato il fulcro attorno al quale gravitano le diverse funzioni. Il progetto da un lato rispetta, conservandola, l’anima industriale del luogo, con ampi spazi aperti, coperture a shed e impianti a vista, mentre dall’altro, con l’impiego di materiali di finitura semplici, conferisce all’ambiente un’impronta minimalista. L’articolazione degli ambienti per aree tematiche genera una sequenza di spazi funzionali alla proposta di Tenoha: un nuovo concept che unisce ristorazione, spazi di lavoro condivisi e shopping in stile giapponese

Tenoha ospita spazi di lavoro in condivisione, ristorante e vendita di accessori per la casa e cibi giapponesi (foto ©Andrea Martiradonna).

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› RETAIL CREDITI Realizzazione Spazio multifunzionale Tenoha Destinazioni Retail, ristorazione, co-working Località via Vigevano 18, Milano Committente Sayu Milano Superficie interna 2.500 mq Progettazione Park Associati, Milano (concept, progettazione e interior design, supervisione, supervisione artistica)

Team di progettazione Filippo Pagliani,

Michele Rossi, Andrea Dalpasso (project leader), Alexia Caccavella, Alice Cuteri, Marinella Ferrari, Giacomo Geroldi, Andrea Manfredini, Mario Frusca (rendering)

Monitoraggio Tekser, Milano Progettazione illuminotecnica In-visible Lab, Silvia Perego

Procedure autorizzative Prassicoop Coordinamento della sicurezza Architre Progettazione antincendio Studio Zaccarelli General contractor Merotto Milani Lavori edili Edil Service di Defendi Giuseppe Impianti elettrici Daimel Impianti meccanici Angelo Saran & C. Progettazione strutturale Nicola Bernardi Progettazione IT Cogentis, Milano Progettazione 2016 - 2017 Fine lavori 2018

In alto, l’area retail; sopra, alcuni degli oggetti in vendita (foto ©Andrea Martiradonna). A fianco, la pianta dello spazio dopo la ristrutturazione; in origine il piano terra ospitava un laboratorio di carte da parati (courtesy Park Associati).

1. Ingresso 2. Corte coperta 3. Retail 4. Ristorazione 5. Spazio di co-working 6. Uffici condivisi 7. Area eventi 8. Pop-up store

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› RETAIL

DELVAUX A MILANO

CECI N’EST PAS UN PORTALUPPI Delvaux, la maison che ha inventato la borsetta per signora, apre il suo primo store in Italia. Ne parliamo con Tiziano Vudafieri, dello studio Vudafieri-Saverino Partners che ormai da sei anni collabora con il marchio belga del lusso Per il proprio flagship milanese Delvaux ha scelto il piano terra dello storico Palazzo Reina in via Bagutta, recentemente restaurato: 200 metri quadrati articolati in una serie di sale di diversa ampiezza. Ogni boutique Delvaux nel mondo è unica. Dichiaratamente e ironicamente fiamminga – le creazioni, prototipate in un antico atelier di Bruxelles sotto la direzione creativa di Christina Zeller sono marchiate ‘from the kingdom of Belgium’ – pulita e luminosa come il loro [ 94 ]

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modello storico, ciascuna dialoga però con l’arte e con la città che la ospita. E dal momento che Milano è la capitale del design e dell’architettura del Novecento moderno, anche il grande armadio curvilineo, che nei negozi di tutto il mondo è bianco, a Milano è in ebano Macassar come gli arredi di Portaluppi per villa Necchi. Davvero? No, in realtà è stato dipinto a mano in color ebano Macassar, sul posto, da artisti dell’Istituto superiore di pittura Van Der Kelen Lo-


› RETAIL

Il nuovo flagship Delvaux di via Bagutta a Milano (foto piccola a sinistra, palazzo Reina). La sala centrale è dominata dal grande armadio curvo dipinto a mano in ebano Macassar, a ricordare gli arredi disegnati da Piero Portaluppi. Nella foto grande di sinistra, sul fondo, libreria LB2 di Ignazio gardella per Azucena. In basso a destra la grande parete/libreria con nicchie che ricorda l’edificio di piazza Carbonari Luigi Caccia Dominioni (foto ©Santi Caleca).

gelain di Bruxelles. Perché la filosofia di Delvaux è la leggerezza, che non sostituisce la storia ma la racconta – la propria e quella della città – reinterpretandola. Dunque ceci n’est pas une Delvaux per la classica ‘Brilliant’ e ceci n’est pas un Portaluppi ma il segno lo vedi, altrimenti è un’occasione per imparare qualcosa, aggiungendo spessore culturale all’esperienza della visita. Che comincia con una preziosa opera di Filippo Falaguasta, citazione in versione lusso dell’arte povera, prosegue tra luminosi pannelli di marmo che ricordano gli ingressi dei palazzi borghesi milanesi e pareti trattate dal medesimo artista come se vi fossero stati strappati preziosi affreschi in realtà mai

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› RETAIL

Alcune immagini del flagship Delvaux di Milano: sopra, il Grande mosaïque di Charles Gianferrari; accanto, tappeto di Jan Kath sul pavimento in seminato. Alla boiserie bianca dell’ambiente si sovrappone una finta finestra con scuri aperti su scaffali espositivi: un trompel’oeil tridimensionale (foto ©Santi Caleca).

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esistiti, camminando su un seminato che faceva parte dell’intervento di restauro del palazzo e su tappeti graziosamente sdruciti del tedesco Jan Kath. In questi ambienti non tutto è in vendita. Non lo sono per esempio le ceramiche di un’antica manifattura di Anversa che Delvaux colleziona, acquistandole alle aste o con trattive private appena si rendono disponibili, esposte insieme agli accessori Delvaux nelle nicchie della grande libreria a parete – alta più di 5 metri – realizzata su misura nella sala principale – col soffitto a volta, la più raccolta – a evocare l’architettura del condominio di Piazza Carbonari di Luigi Caccia Dominioni. Una libreria/architettura che si confronta, sulla parete opposta, con i colori del Grande mosaïque di Charles Gianferrari (1970 circa). Non che gli oggetti di pelletteria appoggiati sulla LB2, la libreria disegnata da Ignazio Gardella per Azucena, siano invece particolarmente accessibili: siamo nel mondo del ‘premium luxury’, dove il marketing è una scienza esatta e una borsa costa più di una Panda


› RETAIL

DAL PRIMO CONCEPT PER EMILIO PUCCI SONO PASSATI QUASI VENT’ANNI. UN PERIODO LUNGO IL QUALE LO STUDIO DI ARCHITETTURA VUDAFIERI-SAVERINO PARTNERS HA SVILUPPATO UNA CONOSCENZA APPROFONDITA DEL LUXURY RETAIL, CON CONCEPT E ALLESTIMENTI REALIZZATI IN TUTTO IL MONDO PER BRAND COME KENZO, TOD’S, JIMMY CHOO, ROGER VIVIER. PARLIAMO DI QUESTA ESPERIENZA CON TIZIANO VUDAFIERI, UNO DEI DUE SOCI DELLO STUDIO MILANESE.

Progettare lo storytelling

CREDITI Realizzazione Boutique Delvaux Località via Bagutta 10/12, Milano Progettazione d’interni Vudafieri-Saverino Partners

Team di progettazione Tiziano Vudafieri, Claudio Saverino, Silvia Gasparetto, Vanessa Ramponi, Elena Pessina

Superficie 200 mq ca. Fornitori Angelo Lelli (lampadari vintage),

Egoluce e Viabizzuno (luci), Corrado Corradi Dell’Acqua (poltrone angolo), Yan Kath e Gorlan (tappeti), Azucena (libreria LB2)

Imprese

Ghibli (lavori edili), Castelli (arredi custom)

Decorazioni Filippo Falaguasta (pareti e soffitti)

Immagino sia difficile stabilire una relazione proficua con clienti esigenti come i brand del lusso. Direi di no, anche se naturalmente ci sono le eccezioni. Il punto è che nel mondo del lusso ciò che conta è la storia che sei capace di raccontare, e per farlo è indispensabile che prima di tutto il committente abbia ben chiaro in testa dove vuole andare. Perché il passato è facile da raccontare, il presente un po’ meno ma devi saper immaginare il tuo futuro. Poi lo studio interpreta questo racconto? Non solo. Direi che quando sviluppiamo un concept ci poniamo sempre due obiettivi: raccontare il brand attraverso il progetto e le scelte di decorazione e di arredo; e sviluppare un layout che sia allo stesso tempo emozionale, che faccia leggere questa storia all’utente, e funzionale. Parliamo degli aspetti funzionali Il luxury retail è un mondo a parte, niente a che vedere con i centri commerciali. Prima di tutto occorre distinguere tra popular luxury, che trovi in tutte le main street del mondo e che funziona proponendo oggetti del desiderio per poi venderti prodotti alla tua portata, e premium luxury, come nel caso di Delvaux. Qui si entra in un altro mondo, attraverso i prodotti il cliente in realtà acquista atmosfere, conferme di status, emozioni. In ogni caso tutto, dalle luci agli armadietti dai quali prelevare il prodotto acquistato, ha una funzione molto precisa. Il marketing ormai è una scienza quasi esatta e qui, almeno nei primi tempi, il confronto con il committente deve essere serrato. Poi puoi essere tu stesso a dare consigli di ordine funzionale

In quale categoria rientra Delvaux? Premium luxury, e sa dove vuole andare. Fino a una decina di anni fa era un marchio costoso e poco diffuso, poi, dopo l’acquisizione – oggi la quota di maggioranza appartiene a una holding di Hong Kong guidata da Jean-Marc Loubier, che proviene da Louis Vuitton – è stato rivitalizzato e negli ultimi cinque anni il giro d’affari è cresciuto di venti volte. Delvaux parla di tradizione e innovazione con una leggerezza tipicamente belga e con la qualità della pelletteria di cento anni fa. Partendo dai loro archivi storici, hanno trasformato la Brilliant, modello unico e iconico, in un’intera collezione. Oggi puoi averla in diversi colori e misure, anche miniaturizzata, o andartene in giro con una Brilliant che, alla Magritte, dichiara di non essere una Delvaux. Prossimi passi? Abbiamo molti progetti in corso, per non dire della mia passione per la gastronomia che si è tradotta in questo primo spazio [Egalité, in via Melzo a Milano, NdR] dove un panettiere francese sforna pane fresco con farine della Val du Trieves impastate come imponeva Robespierre. Il pane è disegnato, come quando si impastava in casa e si portava a cuocere al forno pubblico e il disegno serviva per renderlo riconoscibile. Per tornare a Delvaux, la prossima apertura sarà Roma. Primavera 2019, in Piazza San Lorenzo in Lucina. Sarà una sorpresa. Antonio Morlacchi

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› RETAIL

LEICA CAMERA STORE

LA CULTURA DELLA FOTOGRAFIA AL TEMPO DEI SELFIE DA SEI ANNI STUDIO DC10 TRADUCE IN ARCHITETTURA L’IMMAGINE COORDINATA DI LEICA CAMERA. GLI STORE DIVENTANO SPAZI CULTURALI COERENTI E LUOGHI CITTADINI DI ESPOSIZIONI E DI INCONTRI CON I GRANDI FOTOGRAFI CHE DA SEMPRE LAVORANO CON L’AZIENDA TEDESCA Da qualche anno Leica, storico marchio tedesco presente in tutta Europa, ha ripensato l’impostazione dei propri store presenti in Italia e all’estero trasformandoli in luoghi culturali e di ritrovo in grado di avvicinare i Millennials alla cultura della fotografia, prima ancora che al prodotto. Per operare questa trasformazione la società si è affidata alla creatività dI Studio DC10 Architects. Il percorso intrapreso dai progettisti milanesi con Leica è iniziato nel 2012 con la sede di Milano, a cui sono seguite le ristrutturazioni dei punti vendita nel centro storico di Bologna, all’interno del Centro italiano per la fotografia di Torino, in una ex fabbrica della birra a Istanbul, in un edificio liberty a Porto e, più recentemente, a Firenze e a Londra (quest’ultimo, a Mayfair, ancora in corso di allestimento). Ciò che ha caratterizzato ciascuna progettazione è stata la reinterpretazione degli spazi dei vari punti vendita con l’obiettivo di trasformare ciascun negozio in un luogo unico, calato nel [ 98 ]

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contesto, differente rispetto ai concept di base forniti dalla casa madre (gli arredi standard di Leica sono basati, nella maggior parte dei casi, su espositori di colore nero e pelle rossa e da espositori, più piccoli, in Corian bianco). In ciascuno degli interventi realizzati, invece, si possono ritrovare elementi disegnati e pensati unicamente per uno specifico luogo. Così lo store di Milano ha uno stile contemporaneo e friendly, grazie all’utilizzo di materiali come il cemento, la resina, il ferro crudo, gli impianti parzialmente a vista e un tavolo di legno multifunzionale, che rende gli spazi dinamici, mentre lo spazio di Torino ha un’impronta minimale: all’interno del grande volume preesistente è stato inserito un cubo di cemento, che funge da soppalco e che ha permesso di raddoppiare il percorso espositivo, mentre è stato dato ampio spazio alla sezione video inserendovi una serie di grandi schermi. Per lo spazio di Porto – un edificio liberty del centro storico che ospitava in precedenza una

caffetteria – i progettisti hanno ricreato una zona caffè tra l’area di vendita e la galleria, utilizzando materiali locali, tra cui l’elegante marmo grigio portoghese, per ricreare l’atmosfera di una volta. Lo store di Roma è stato realizzato giocando sui differenti layer del tempo, con una serie di quinte espositive molto leggere, che lasciano intravedere la finitura del muro originale e la patina del tempo. Quello di Londra, infine, sarà caratterizzato da un’atmosfera elegante in sintonia con il quartiere, con pavimenti di legno grigio posati a chevron. In generale, l’identità del marchio aziendale è minimal. Per questo motivo sono stati utilizzati sfondi grigi per le pavimentazioni e grandi pareti espositive bianche per le mostre fotografiche, prestando attenzione all’illuminazione interna e al posizionamento del social table su cui tutto ruota e che funge anche da cassa. Librerie e piccole sale si alternano a spazi più formali destinati a funzioni diverse dalla vendita funzioni come ad esempio workshop e mostre fotografiche


› RETAIL LEICA STORE & OFFICES MILANO, 2012 Località via Mengoni, Milano Superficie 160 Capi progetto Alessia Garibaldi, Giorgio Piliego

(collaboratore Simone Ferrara)

Impresa costruttrice Taramelli Fotografie Maurizio Barberis

Studio DC 10 Architects Invent, inspire, redefine: sono i termini con cui gli architetti Alessia Garibaldi e Marco Vigo e l’ingegner Giorgio Piliego, che collaborano insieme in Studio DC10 Architects, definiscono la filosofia con cui da venticinque anni affrontano i temi dell’architettura e dell’interior design, con progetti che spaziano dalla costruzione di edifici ex-novo, anche con l’adozione di tecnologie innovative – come nel caso dell’edificio in calcestruzzo autocompattante per Sicad a Saronno – a interventi di recupero e riconversione per il residenziale e il commerciale (ad esempio i cantieri navali di Sarnico e gli spazi riqualificati per il gruppo Windows on Europe – uffici di smart working Blend Tower e Copernico a Milano, Science 14 a Bruxelles). Indifferenti alla scala, i progetti in ambito retail vanno dal centro commerciale (a Baranzate di Bollate, in prefabbricazione rivestita in legno), allo showroom di Giada nel quadrilatero della moda fino ai concept per Leica di queste pagine. www.studiodc10.com

In queste pagine la pianta e alcune immagini del Leica store di Milano.

Leica Store & Offices Milano, 2012 L’intervento di riqualificazione dello store milanese, a pochi passi da piazza del Duomo, nasce dall’esigenza di disporre di uno spazio polifunzionale dove allestire mostre fotografiche, ospitare maestri e nuovi talenti della fotografia. Un luogo dove si promuove la cultura della fotografia con incontri, eventi, dibattiti.

La pianta, che occupa 160 metri quadrati, si estende a L con il fronte riservato alla vendita, che accoglie i vani contenitori e di esposizione delle macchine fotografiche, e prosegue nell’area ampia e lunga della Akademie, dove lo spazio si fa più versatile e in grado di ospitare visitatori, appassionati ed esperti.

GLI STORE LEICA CAMERA Milano 2012 160 mq

Torino 2015 100 mq

Bologna 2015 60 mq

Roma 2016 80 mq

Istanbul 2016 700 mq

Porto 2016 300 mq

Firenze 2018 60 mq

Londra 2019 200 mq

Capi progetto Alessia Garibaldi Giorgio Piliego Marco Vigo Collaboratori Simone Ferrara Martina Caglioni Angelo Proce Roberta D’Elia Luca Paviglianiti

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› RETAIL

Leica Store Torino, 2015 Lo store di Torino, collocato all’interno del Centro italiano per la fotografia nel cuore della città, ha voluto amplificare i propositi espositivi e commerciali privilegiando la funzione di Akademie: un luogo pubblico, fruibile, dedicato alla promozione della fotografia nazionale e internazionale at-

Lo store di Torino è caratterizzato da un volume soppalcato – a destra le sezioni – con pareti lineari in cemento che contiene lo spazio espositivo mentre il piano superiore è adibito a workshop.

LEICA STORE TORINO, 2015 Località Via delle Rosine, Torino Superficie 100 mq Capi progetto Alessia Garibaldi, Giorgio Piliego (collaboratore Simone Ferrara)

Impresa costruttrice Edigest Fotografie Maurizio Barberis [ 100 ]

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traverso l’incontro con artisti e istituzioni fotografiche. La planimetria quadrata dello spazio, che prende spunto dalle forme della camera oscura, è stata suddivisa in più aree per ospitare mostre fotografiche, esposizione di macchine fotografiche e per accogliere il visitatore-acquirente.


› RETAIL

LEICA STORE PORTO, 2016 Località Porto, Portogallo Capi progetto Alessia Garibaldi, Giorgio Piliego, Marco Vigo (collaboratore Luca Paviglianiti)

Fotografie Leica

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Il prospetto e alcune immagini dell’interno del Leica Store di Porto, collocato in un edificio liberty che ospitava un antico caffè della città.

PROSPECT WITH LEICA CORPORATE SIGNAGE SCALE 1:20

Leica Store Porto, 2016 In un palazzo nel centro storico di Porto, caratterizzato da una facciata e da spazi interni in stile liberty, è nato il primo Leica store del Portogallo. Il progetto dialoga in maniera delicata e sofisticata con la preesistenza del luogo, caratterizzato da marmi, decorazioni e

stucchi. All’interno si articolano differenti spazi: al piano terra si trovano store e gallery, ai piani superiori vi sono office e Academy. In passato questo luogo ospitava l’Excelsior Cafè, che viene riproposto al piano terra dell’edificio.

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› RETAIL

ITALGRANITI GROUP A MILANO

UNO SPAZIO DI COMUNICAZIONE La trasparenza del fronte strada a doppia altezza rivela il concept di Centro Stile Milano Architetti per il primo flagship store di Italgraniti Group: instaurare un dialogo aperto con progettisti e committenti Per il trade e il campionario c’è la sede. Per non parlare di Internet, che è un’esposizione permanente ma attraverso il quale è difficile avviare un dialogo: compito che può essere svolto da un flagship store come quello milanese di Italgraniti Group, inaugurato in via Statuto – zona Brera – la scorsa primavera in occasione della Design Week. Il nuovo punto di riferimento della società modenese è soprattutto uno spazio di comunicazione rivolto agli architetti e [ 102 ]

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agli operatori del real estate, che qui possono apprezzare le caratteristiche tecniche ed estetiche del grès porcellanato ad alto contenuto tecnologico dell’azienda. Il progetto dello spazio espositivo, sviluppato in due mesi e realizzato in 45 giorni, è di Centro Stile Milano Architetti di Marco Strucchi e Salvatore Barbiera, con cui la società emiliana collabora da alcuni anni, anche per il restyling dello stabilimento di produzione in Emilia. Il fronte strada a doppia altezza consente

di apprezzare la profondità dello spazio (20 metri). Leggibile nella sua interezza fin dall’esterno, l’allestimento minimale dà un senso di pulizia e chiarezza. Al centro dello spazio attualmente è installato un progetto di cucina il cui piano di lavoro è una lastra Mega di 12 millimetri di spessore. Alle pareti, adatte per dimensioni ad accoglierle, le grandi lastre da 6 mm di spessore della serie Mega (fino a 160 per 320 centimetri di dimensione) che trovano impiego nella


› RETAIL

La pianta del flagship Italgraniti Group a Milano. In apertura il grande spazio centrale visto dalla vetrina a doppia altezza su strada (in questa pagina, foto piccola a sinistra) e dal soppalco interno (foto sopra). Nella foto piccola al centro, le lastre Mega spessore 6 mm collocate a parete.

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› RETAIL

Centro Stile Milano Architetti Fondato nel 2007 da Salvatore Barbiera (Mazara del Vallo, 1978) e da Marco Strucchi (Sassuolo, 1980) Centro Stile Milano Architetti è uno studio di architettura specializzato nei settori retail, exhibition design e allestimenti fieristici. Dopo la laurea in Architettura presso l’università di Palermo (2004) e prima di trasferirsi a Milano Salvatore Barbiera crea con alcuni colleghi un primo laboratorio di sperimentazione che ha l’obiettivo di spaziare trasversalmente in ricerca, studio e progettazione in ambito architettonico. Marco Strucchi invece entra nel vivo delle problematiche lavorative al fianco di affermati professionisti già durante il proprio percorso formativo – si laurea nel 2005 al Politecnico di Milano – acquisendo una pragmaticità che è il tratto distintivo del suo approccio alla progettazione in ambito residenziale e terziario, di interni e in particolare nel mondo del retail e degli allestimenti temporanei. Insieme, Barbiera e Strucchi affrontano in questo modo gli aspetti teorici alla base dei concept e i riflessi pratici della realizzazione. www.centrostilemilano.com

Accanto, viste assonometriche del piano terra e del soppalco. In alto, il piccolo spazio esterno, ambientato con lastre sopraelevate e, sotto, lo spazio dedicato al progetto, con campionature di prodotti, colori e finiture.

realizzazione di mobili, complementi d’arredo, porte, piani di lavoro e piatti doccia. La zona più interna dello store è dedicata all’esposizione di prodotti tecnici: una grande parete attrezzata con armadiature di legno di rovere e ante rivestite in piastrelle di ceramica che celano, estraibili, campionature ceramiche utili ai progettisti o agli sviluppatori per valutare spessori, colori, finiture e prezzi. Una scala interna, avvolta in un cilindro di cartongesso, conduce al soppalco: un’isola sospesa (6 metri per 8) che si affaccia sul locale, dove è collocata un’area di lavoro che diventa spazio di incontro, discussione e progettazione. Sempre qui è stata realizzata anche un’ambientazione bagno. Lo store si completa con un piccolo spazio esterno dove sono ambientate soluzioni ceramiche per l’outdoor

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› RETAIL CREDITI Realizzazione Flagship store Italgraniti Group Località via Statuto 21, Milano Committente Italgraniti Group Spa Progettazione Centro Stile Milano Architetti Tempi gennaio 2018; consegna lavori aprile 2018

Lavori edili Gotti, Milano Allestimento su misura Barberini Allestimenti Superficie 165 mq

Nel flagship milanese anche uno spazio dedicato all’ambiente bagno, che con la nuova proposta di lavabi e accessori si sta evolvendo nel total look di Acqua Project.

ITALGRANITILIVE dal prodotto al progetto Con Italgraniti Group, Centro Stile Milano Architetti sta sviluppando anche ItalgranitiLive, un progetto in cui, da prodotto per pavimenti e rivestimenti, il grès porcellanato diventa l’elemento centrale di interi ambienti. Presentato in anteprima all’ultimo Cersaie, Acqua project – rivolto all’ambiente bagno – è la prima delle linee del programma ‘Live’: una collezione composta da quattro lavabi e complementi coordinati in cui i dettagli materici esaltano la sofisticata semplicità delle forme senza soluzione di continuità, con un bagno total look d’autore. A partire dal modello scelto, al committente si aprono poi grandi possibilità di personalizzazione: 17 superfici in grès porcellanato, finiture laccate, legni e strutture tubolari metalliche, il tutto alternato con volumi pieni e vuoti per arredare lo spazio con rigore estetico e chiarezza progettuale, senza trascurare la funzionalità e la praticità di manutenzione che un ambiente bagno deve avere, garantite nel tempo dalle ben note performance tecniche tipiche delle superfici in grès porcellanato: resistenza alla flessione e alle macchie, colori inalterati e facilità di pulizia.

Nel proprio stand all’ultimo Cersaie Italgraniti ha presentato Acqua project (nelle foto), primo step del progetto ItalgranitiLive, sviluppato in collaborazione con Centro Stile Milano Architetti.

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› RETAIL

In questa pagina, gli spazi del Sino Italy Design Center, collocato all’ultimo piano di un grande Centro commerciale di arredi di alta gamma

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› RETAIL

EASYHOME, PECHINO

UN APPRODO PER IL

DESIGN ITALIANO IN CINA A PECHINO STEFANO BOERI CHINA HA PROGETTATO UNO SPAZIO ESPOSITIVO E UN MALL DEDICATI AL DESIGN. DUE INTERVENTI REALIZZATI PER LA SOCIETÀ ORIENTALE EASYHOME, LEADER NEL COMMERCIO DELL’ARREDAMENTO DI ALTA GAMMA La Cina punta sulla qualità. Dopo lo sviluppo quantitativo, per la seconda economia globale è arrivato il momento di seguire l’evoluzione della domanda di consumo della classe media cinese. Una tendenza che investe una buona fetta delle aziende locali, portate sempre più a cooperare a livello internazionale anche con esperienze commerciali inedite, come quella varata da Easyhome, impresa fondata nel 1999 e leader nella commercializzazione di arredi e finiture per la casa che conta già 160 punti vendita distribuiti in 29 province cinesi. Si spiega così l’incarico che Linpeng Wang, presidente e amministratore delegato di Easyhome, ha affidato allo studio Stefano Boeri Architetti China, diretto dall’architetto milanese e dal suo partner locale Yibo Xu. Obiettivo dell’incarico la riqualificazione degli interni del centro Top Design Center (Sino Italy Design Center) e la riprogettazione della facciata del punto vendita Lize, entrambi a Pechino.

SINO ITALY TOP DESIGN CENTER Inaugurato ufficialmente poco più di un anno fa, l’Easyhome Top Design Center è un ambiente commerciale di nuova concezione dedicato alla cultura del progetto nei suoi diversi aspetti: dalla ricerca tecnologica allo sviluppo del de-

«la domanda e le caratteristiche del consumo interno in Cina sono state interessate da una forte spinta al cambiamento, con l’aumento delle quantità ma soprattutto della qualità richieste dai consumatori»

Stefano Boeri sign fino alla scelta dei materiali. Collocato all’ultimo piano di un grande centro commerciale di arredi della capitale, il centro è concepito come luogo di esposizione delle eccellenze italiane della moda, dell’interior design e dell’architettura (trovano spazio marchi come Altreforme, Arflex, Borbonese, Flos, Flou, Magis, Molteni). Grazie a queste caratteristiche, l’Easyho-

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› RETAIL

Stefano Boeri Architetti China Lo studio SBA ha iniziato a lavorare in Cina nel 2014, con un ufficio a Shanghai condotto in partnership con Yibo Xu (foto a destra). Tra i progetti completati recentemente, la riqualificazione dell’edificio dell’ex-Borsa di Shanghai (2015), trasformato in un Centro di scambio culturale. Tra quelli in corso, il piano di sviluppo urbano di un’area mista di un milione e 600mila metri quadrati a Guizhou, nel sud della Cina, nella ‘Valle dei diecimila picchi’. A nord di Liuzhou è in fase di realizzazione anche Forest City, estensione urbana, tecnologica e concettuale del Bosco Verticale di Milano: il progetto è stato presentato alla Conferenza sul clima di Parigi come modello di città sostenibile per la regione Pechino-Tianjin-Hebei, una delle aree più inquinate al mondo. www.stefanoboeriarchitetti.net

Easyhome È azienda leader dell’industria dell’arredamento cinese. Fino al 2016 la società aveva aperto, direttamente o in franchising, 160 negozi per la casa e per l’arredo, sparsi in 29 province della Cina continentale, su 10 milioni di metri quadrati di superficie commerciale. Sempre nel 2016 il fatturato della società ha raggiunto i 50 miliardi di Renminbi (6,3 miliardi di euro). Easyhome si occupa di vendita al dettaglio e all’ingrosso di materiali da costruzione, interior design e decorazione.

CREDITI TOP DESIGN CENTER Realizzazione Riqualificazione degli interni

di Easyhome Top Design Center (Sino Italy Design Center)

Località Pechino Committente Beijing Easyhome Investment Holdings Group Co.

Progettazione Stefano Boeri Architetti China, Shanghai

Durata lavori 2016 - settembre 2017

In questa pagina, il carattere degli interni del Sino Italy Design Center. è definito anche attraverso la scelta delle finiture e dei materiali, tipici della tradizione italiana.

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me di Pechino si propone come ponte culturale e progettuale: non solo un luogo per guidare i consumatori cinesi al miglioramento della loro qualità di vita, ma un vero e proprio terzo spazio tra Italia e Cina. Il programma espositivo si articola attorno all’allestimento di una serie di appartamenti tipo, che mostrano le differenti pratiche dell’abitare interpretate da grandi maestri del design italiano. Il carattere degli interni è definito anche attraverso la scelta delle finiture e dei materiali, tipici della tradizione italiana, come il marmo di Calacatta e varie essenze di legno pregiato. La natura minerale degli spazi coperti è esaltata per contrasto dalle qualità dei patii aperti, caratterizzati da grandi vasche di bambù che trasferiscono all’interno il ‘respiro’ del verde.


› RETAIL

EASYHOME LIZE NEW RETAIL EXPERIENCE MALL Il secondo progetto di Stefano Boeri Architetti China ha riguardato il rifacimento della facciata dell’Easyhome Lize New Retail Experience Mall. Un intervento, completato alla fine dello scorso anno, che rappresenta un esempio di riqualificazione e di aggiornamento tecnologico dell’architettura cinese. Il progetto ha puntato a definire un nuovo prototipo sperimentale di facciata, capace di riscrivere il significato tipologico del centro commerciale e il suo rapporto con la città. La nuova facciata è concepita come un elemento progettuale stratificato, dotato di uno spessore tridimensionale e di una complessità concettuale e tecnologica che consente all’edificio stesso di interagire con la storia e il paesaggio urbano. In tal modo i progettisti hanno sviluppato un approccio del tutto nuovo al

tema dell’interfaccia architettonica, diverso rispetto allo schermo curtain-wall tradizionale. La facciata è stata infatti ripensata come uno strumento di dialogo a più livelli: non solo tra l’interno e l’esterno dell’edifico, ma idealmente tra la Cina e l’Italia, ovvero tra il contesto locale e l’immaginario qui evocato dello stile italiano. L’intero edificio, situato sulla terza circonvallazione Ovest di Pechino e dedicato all’arredo made in Italy, è rivestito da grandi pannelli rettangolari bianchi in Grc e trattato con una partitura di elementi verticali a tutta altezza, che scandiscono un ritmo musicale tutt’attorno al grande perimetro. A un’osservazione più attenta, l’impronta monumentale della soluzione compositiva, che richiama i linguaggi e la luminosità del primo razionalismo italiano, si rivela un’efficace dispositivo per rompere la grande massa unitaria del complesso e

renderlo così più domestico e familiare. L’inserimento di alcuni elementi – la curvatura in angolo, il portale slanciato svasato, le superfici riflettenti in vetro scuro – amplificano l’armonia figurativa e richiamano i caratteri di differenza e complessità che caratterizzano una parte di città, capace di dialogare con la molteplicità degli stili di vita che le ruotano attorno

La nuova facciata di questo edificio, dedicato interamente al made in Italy, richiama i linguaggi e la luminosità del primo razionalismo italiano.

CREDITI LIZE EXPERIENCE MALL Realizzazione Nuova facciata di Easyhome Lize New Retail Experience Mall

Località Pechino Committente Beijing Easyhome Investment Holdings Group Co.

Progettazione Stefano Boeri Architetti China, Shanghai

Durata lavori 2016 - dicembre 2017

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› RETAIL

Carlo Donati L’attività di Carlo Donati Studio è orientata alla progettazione di abitazioni esclusive, negozi e resort in Italia e nel mondo. Dopo aver seguito come consulente per l’architettura i marchi Versace, Coppola e Liberty of London, lo studio si occupa della direzione artistica del gruppo Slowear, per cui ha realizzato showroom e negozi a Londra, Monaco, Vienna e New York. Lo studio cura inoltre l’immagine di Colefax and Fowler e di Linea Più, di cui ha progettato il concept e le nuove sedi commerciali. Nel 2008 si è aggiudicato il concorso per la realizzazione del masterplan di Segrate, comune vicino a Milano. Lo studio ha approfondito anche il tema della progettazione di qualità con il sistema costruttivo prefabbricato in legno. www.carlodonati.it

IL MADE IN ITALY SARTORIALE DI CARLO DONATI STUDIO STILE ITALIANO SENZA TEMPO NEL PROGETTO ESPOSITIVO DI CARLO DONATI STUDIO PER IL BRAND DI LANE DI QUALITÀ STYLBIELLA ALL’INTERTEXTILE 2018 DI SHANGHAI

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› RETAIL

Per l’International Textile Fair di Shanghai, una delle più importanti fiere di abbigliamento al mondo, Stylbiella, azienda che produce tessuti sartoriali di lana di qualità, ha realizzato un allestimento che rappresenta la sintesi tra la tradizione sartoriale italiana e l’innovazione. Il progetto, realizzato da Carlo Donati Studio, parte dalla sequenza dei tavoli di lavoro della sartoria. La lunga parete su cui sono esposti gli scampoli è stata realizzata con montanti di ferro a parete, mensole inclinate e cassettiere illuminate da lampade a Led. Il richiamo all’italian style è stato tradotto con la pannellatura modulare a chiusura dell’installazione, che riproduce immagini iconiche di uno stile italiano senza tempo: dai tagli di Lucio Fontana alla sagoma metafisica dell’Eur, passando per il profilo delle teste di Modigliani e il design geometrico della lampada Atollo di Vico Magistretti. Sulla parete corta, realizzata con una pannellatura di legno cannettato, sono posizionati dei rocchetti che vengono riflessi all’infinito. Per la schermatura dell’angolo dello spa-

zio espositivo sono stati utilizzati elementi triangolari in doppia essenza di legno. I tavoli, come tutti gli arredi, sono disegnati da Carlo Donati e si rifanno ai piani di lavoro montati a cavalletto di ferro e legno con un piano di cristallo e sottopiani a vista in ferro cerato per allestimenti visual. I materiali utilizzati giocano su un accostamento sofisticato che abbina alla moquette giallo senape i velluti rosa antico delle sedute. Le lampade a sospensione sono in tubolare di ottone e tubi fluorescenti

CREDITI Realizzazione Allestimento Località Shanghai - Intertextile Fair Committente Stylbiella Progettazione Carlo Donati Studio, Milano Superfici 70 e 50 mq Anno 2018

In apertura, gli schizzi iniziali di progetto; nelle foto, l’allestimento realizzato per Stylbiella a Shanghai (credits Carlo Donati Studio).

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› LIBRI Modernity and Durability Perspectives for the Culture of Design Vittorio Magnago Lampugnani DOM publishers 112 pp - € 28 ISBN 978-3-86922-700-9

ADI Design Index 2018 ADIper pp 357 - 30 euro ISBN 978-88-943723-1-1

I racconti del progetto con uno scritto di Guido Morpurgo (disegno di copertina di Pierluigi Cerri) Skira editore pp 160 - 19,50 euro ISBN 978-88-572-3612-4

LA DURABILITÁ DI LAMPUGNANI

IL MEGLIO DEL DESIGN ITALIANO 2018

IL PROGETTO DI ARCHITETTURA SECONDO GREGOTTI

Il concetto ortodosso di Moderno è da tempo in crisi. In questo testo Vittorio Magnago Lampugnani intende riformularne la comprensione continuando a perseguire le originali ambizioni sociali e umanistiche ma rivedendo radicalmente gli aspetti ideologici e le ipotesi funzionali, economiche, ecologiche ed estetiche. «La costrizione capitalista – sostiene Lampugnani – ha portato a produrre e a consumare cose inutili. La frenesia consumistica ha portato forme completamente nuove di sfruttamento ed esacerbato le ingiuste disuguaglianze tra le diverse parti del mondo». Partendo da queste premesse, l’autore propone un nuovo approccio progettuale che mira alla durabilità. Un approccio che rifiuta lo spreco di risorse superflue e la proliferazione delle immagini, oggi divenute anch’esse superflue e superficiali.

Da alcune settimane è disponibile l’ADI Design Index 2018, la pubblicazione dell’Associazione per il Disegno Industriale che ogni anno pubblica la preselezione del premio biennale Compasso d’Oro ADI. Quest’anno, tra le 746 candidature ricevute, l’Osservatorio permanente del design ha selezionato 172 prodotti. La maggior parte appartiene alla voce design per l’abitare (arredamento, illuminazione domestica, rivestimenti ceramici, apparecchiature per il riscaldamento e per il bagno, elettrodomestici, sistemi di automazione e sicurezza per la casa) ma numerose sono le proposte riferite alle altre sei categorie. Completano il panorama 23 progetti realizzati dagli studenti delle scuole di design italiane, che concorreranno al premio della Targa Giovani.

In questo nuovo capitolo della sua fervida produzione editoriale Vittorio Gregotti riflette sul percorso del progetto di architettura «come racconto dei modi di prendere forma delle sue intenzionalità, senza per questo divenire espressione di un a priori ideologico» con l’intento di comprendere come l’architettura, nel suo percorso progettuale sia anche «narrazione della trasformazione dei materiali scelti in un’organizzazione di senso, capace di una modificazione nuova e necessaria dello stato di cose». Il volume, con postfazione di Guido Morpurgo, raccoglie numerosi scritti che ruotano attorno al dubbio su come si possano raccontare oggi i diversi processi di costruzione di un progetto di architettura. Processi che sono anche politici, sociali, economici e filosofici.

George Chakhava, edificio per il Ministero delle Infrastrutture, 1975, dal 2007 sede della Bank of Georgia (foto ©Erik-Jan Ouwerkerk).

Hybrid Tbilisi Reflections on Architecture in Georgia Irina Kurtishvili e Peter Cachola Schmal DOM Publishers pp 264, 38 euro ISBN 978-3-86922-288-2

L’ARCHITETTURA IBRIDA DI TBILISI Tbilisi, la capitale della Georgia, è in continua trasformazione. I numerosi stili architettonici presenti in città, che rispecchiano la sua lunga storia, si alternano quasi freneticamente: oggi è facile rintracciare edifici moderni ed esperimenti tardo-sovietici affiancati l’uno all’altro. Nel frattempo, mentre le architetture del primo Novecento stanno svanendo nell’oblio, interi isolati del centro cittadino [ 112 ]

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sono in fase di ristrutturazione. Tbilisi appare quasi come un paradosso: da un lato è un grande luogo in ricostruzione in cui il vecchio viene sradicato, dall’altro è una fabbrica del nuovo, una città caotica, affascinante, in cerca di se stessa. D’altronde, è difficile attendersi qualcosa di diverso considerando che la regione oscilla tra Oriente e Occidente, tra Islam e cristianesimo.

Il libro di Peter Cachola Schmal e Irina Kurtishvili esplora gli esperimenti formali che hanno seguito i cambiamenti politici e le nuove speranze che quei cambiamenti hanno ispirato. La pubblicazione descrive gli edifici ottocenteschi della città in stile europeo, le opere del neoclassicismo stalinista e le ‘logge kamikaze’ con cui gli abitanti di Tbilisi ampliavano le case prefabbricate nel periodo del caos degli anni ‘90. A quel periodo è seguita una fase di ricostruzione alla quale hanno partecipato numerosi architetti internazionali, tra cui anche Michele de Lucchi e Massimiliano Fuksas. Le immagini sono state affidate al fotografo berlinese Erik-Jan Ouwerkerk, che oltre a illustrare l’architettura della città, ne ha catturata l’atmosfera. Fino al 13 gennaio 2019 il Deutsches Architekturmuseum (Dam) di Francoforte ospita la mostra Hybrid Tbilisi.


› PREMI E CONCORSI

Accanto, Edoardo Tresoldi, dove l’arte ricostruisce il tempo, opera commissionata dalla Soprintendenza archeologica della Puglia e dal Mibac per la basilica di Siponto, premio alla committenza. Sotto, Simone Gobbo (Demogo), bivacco Fanton, Premio T Young Claudio De Albertis. In basso, a sinistra feld72, kindergarten Niederolang, Medaglia d’Oro all’Architettura Italiana; a destra, Mirko Franzoso, casa sociale Caltron, Cles, Premio speciale all’opera prima (foto courtesy La Triennale di Milano).

MEDAGLIA D’ORO ALL’ARCHITETTURA ITALIANA IL PREMIO DELLA TRIENNALE DI MILANO, GIUNTO ALLA SESTA EDIZIONE, AL TEAM DI FELD72, MENTRE SIMONE GOBBO DI DEMOGO SI AGGIUDICA LA PRIMA EDIZIONE DEL PREMIO T-YOUNG CLAUDIO DE ALBERTIS Sono i giovani architetti di feld72 i vincitori della Medaglia d’Oro all’Architettura della Triennale di Milano, premio giunto quest’anno alla sesta edizione. Lo studio, attivo a Bolzano e a Vienna, è stato premiato per il progetto kindergarten Niederolang, realizzato nel 2016 a Valdaora nei pressi di Brunico. Quest’anno il premio si è arricchito della prima edizione del Premio T Young Claudio De Albertis, assegnato a Simone Gobbo, dello studio Demogo, per il Bivacco F.lli Fanton, in corso di realizzazione a Marmarole in provincia di Belluno.

La giuria, presieduta da Stefano Boeri, ha assegnato anche quattro premi Medaglia d’Oro alla Carriera a Guido Canali, Umberto Riva, Paola Viganò e Valeriano Pastor, mentre il Premio speciale all’opera prima è stato assegnato a Mirko Franzoso per la Casa sociale Caltron realizzata nel 2015 a Cles, vicino a Trento. Il premio speciale alla committenza è andato alla Soprintendenza Archeologica della Puglia e Segreteria regionale Mibac per la realizzazione del progetto Dove l’arte ricostruisce il tempo di Edoardo Tresoldi per la Basilica di Siponto vicino a Manfredonia. Sono state inoltre assegnate sei menzioni d’onore a Barozzi/Viega (categoria nuovi edifici) per la scuola di musica di Brunico, Amanzio Farris (paesaggi e spazi urbani) per belvedere per una persona a Rocca di Mezzo presso L’Aquila, Stefano Santam-

brogio (infrastrutture) per la riqualificazione del lungolago di Malgrate, a Gianmatteo Romegialli (interni) per La piscina del Roccolo in alta Brianza, a Canali Associati (allestimenti) per l’allestimento del nuovo museo Statue Stele e restauro del castello di Piagnaro a Pontremoli, e a Giulio Barazzetta e SBG Architetti (riconversione restauro) per il progetto e la direzione artistica del restauro della chiesa Mater Misericordiae di Bruno Morassutti e Angelo Mangiarotti (1957) a Baranzate di Bollate

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› 53^ MARMOMAC

53^ MARMO+MAC IL BILANCIO DELLA 53A EDIZIONE DELLA FIERA DELL’INDUSTRIA LAPIDEA ITALIANA SI CHIUDE IN POSITIVO. CRESCE IL NUMERO DEGLI ESPOSITORI ESTERI, AUMENTANO LE PRESENZE DEI PAESI STRANIERI E SI APRONO NUOVI MERCATI VERSO L’ESTREMO ORIENTE. DECISIVO, PER LA CRESCITA DEL SETTORE, IL RUOLO DELL’ARCHITETTURA E DEL DESIGN

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THE ITALIAN STONE THEATRE acqua e pietra in dialogo a Verona Numeri col segno positivo quelli fatti registrare dalla 53a edizione di Marmomac di Verona, che si è chiusa alla fine di settembre. Una fiera che, ancora una volta, ha dimostrato le potenzialità dell’industria lapidea italiana. Dai dati diffusi dagli organizzatori, rispetto all’edizione precedente è aumentato il tasso di internazionalità: delle 1.600 aziende espositrici oltre il 60% proveniva da Paesi esteri, così come il 62% dei visitatori sul totale delle 68mila presenze fatte registrare al termine dei quattro giorni di fiera. Centocinquanta le nazioni rappresentate, contro le 147 del 2017, così come è aumentato il numero dei Paesi presenti con delegazioni commerciali formate da compratori e architetti: 65 contro i 55 del 2017.

In crescita anche il numero degli operatori provenienti da Stati Uniti, Cina, India e Russia. Tra i mercati di riferimento, Marmomac ha fatto registrare un maggiore interesse da parte di Giappone, Corea del Sud, Vietnam, Malesia e Indocina. All’interno dell’Europa l’interscambio lapideo rimane invece stabile, mentre si rafforza quello verso Medio Oriente, Israele, Sudafrica, Brasile e Messico. Anche quest’anno, per lo sviluppo commerciale del salone, si sono rivelati fondamentali gli aspetti di innovazione e design. Temi che a Marmomac sono stati declinati all’interno delle cinque mostre protagoniste di The Italian Stone Theatre, il padiglione che fonde ricerca, sperimentazione, pietra e tecnologie italiane. Il tema di quest’anno era dedicato ad Acqua e Pietra, con il debutto di un percorso dedicato ad artisti impegnati a esaltare il dialogo tra l’acqua e i materiali litici negli ambienti destinati ad accoglienza e benessere. Infine i riconoscimenti. L’Icon Award 2018 di Marmomac è stato vinto da Elena Salmistraro con Marea (che sarà l’immagine della campagna promozionale 2019), mentre il Best Communicator Award, che premia la cura e l’originalità delle aziende espositrici nell’allestimento fieristico, ha visto diversi vincitori nelle quattro differenti categorie. Per il Design il premio Italia è andato a A&G 23, quello estero a HsMarbles (Grecia); per la categoria Stone, rispettivamente, a Santucci Graniti e Marmyk Iliopoulos (Grecia); per Machinery, a Pedrini e D2 Technology (Portogallo); infine, per la categoria Tools, a Tyrolit Vincent e Kgs Diamond International (Olanda).


› 53^ MARMOMAC THE ITALIAN STONE THEATRE

VINCENZO LATINA ENTRANCE TOWER TO ADE La torre sull’acqua, simile a un portale d’ingresso, è posta sul bordo di un profondo e oscuro lago. Il rivestimento della torre è, prevalentemente, realizzato con lastre di granito grigio (Silver Cloud), alternate a sottili liste di granito nero (Nero assoluto dello Zimbabwe). I blocchi del rivestimento hanno facce trattate con differenti modalità di lavorazione, dalle più ruvide alla base a quelle lisce in sommità. Una composizione che grazie all’illusorio gioco del rivestimento nero sembra galleggiare sull’acqua. I grandi blocchi di granito grigio, frammentati alla base, si ricompongono in sommità, dando vita a una composizione unitaria caratterizzata dal varco centrale.

Autore Vincenzo Latina Produzione Nikolaus Bagnara, Appiano, Bolzano Materali Silver Cloud, Nero Zimbabwe

TRE TORRI LITICHE AFFACCIATE SU UN VASTO SPECCHIO D’ACQUA. ERA QUESTA LA SCENOGRAFIA DI ARCHITETTURE PER L’ACQUA, UNA DELLE CINQUE MOSTRE DI THE ITALIAN STORE THEATRE. TRE TORRI, TRE NOTI ARCHITETTI (VINCENZO LATINA, ALDO CIBIC E LO STUDIO ACME), TRE PRIMARIE AZIENDE DEL SETTORE (NIKOLAUS BAGNARA, ERREBI MARMI E GRASSI PIETRE) IN UN’ESPOSIZIONE CURATA DA VINCENZO PAVAN (LA PROMENADE SULL’ACQUA CHE COLLEGA LE MOSTRE È STATA REALIZZATA IN GNEISS BLUMAGGIA, CON SUPERFICIE A SPACCO, DALLE AZIENDE MEC E MATERICA STONE)

architetture per l’acqua

ALDO CIBIC THE FOUNTAIN TOWER

Una torre a pianta quadrata, alta sei metri, a righe di marmo bianco e grigio, con una cascata d’acqua sul laghetto e la scultura di un piccolo uomo in equilibrio. Una torre dove in cima cresce l’erba, con una finestrina da cui scende l’edera e un prato che si arrampica: sono questi gli elementi che caratterizzano l’opera. È l’idea di una torre legata all’uomo e alla natura. In qualche modo rappresenta un’estetica della vitalità, in cui l’architettura viene contaminata dagli elementi naturali. Autore Aldo Cibic con Cibicworkshop Produzione Errebi Marmi, Carrara (Massa Carrara) Materiale Carrara Statuario, Bardiglio Fotografia Luca Morandini

A.C.M.E. STUDIO STONE AND WATER Un’architettura per l’acqua, che ha nell’acqua il suo primo committente. Nessuna altra funzione le viene richiesta, se non quella di rispondere all’acqua. Una pietra che trova nell’acqua il suo elemento originario. I coralli, le conchiglie, le alghe e i gusci degli organismi marini che popolavano i mari tropicali della pianura padana quaranta milioni di anni fa si specchiano oggi nell’acqua, animandola di presenze. È la pietra che fa vivere l’acqua, non viceversa. La superficie sfaccettata di questa “torre dei riflessi” – così simile al fronte della cava – genera nell’acqua una moltiplicazione delle immagini. Autore A.c.M.e. Studio Produzione Grassi Pietre Materiale Giallo Dorato Fotografia Luca Morandini

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› 53^ MARMOMAC THE ITALIAN STONE THEATRE

LA MOSTRA LIQUIDO, SOLIDO, LITICO, CURATA DA RAFFAELLO GALIOTTO E INSERITA ALL’INTERNO DI THE ITALIAN STONE THEATRE, PRENDEVA LE MOSSE DAL TEMA CONDUTTORE DEL PADIGLIONE, L’ACQUA, PER APPROFONDIRNE IL LEGAME CON LA PIETRA: DUE ELEMENTI NATURALI DESTINATI A MODELLARSI RECIPROCAMENTE Il percorso espositivo di Liquido Solido Litico si sviluppava su tre isole dove erano installati nove progetti, creati da altrettanti studi di designer e realizzati da importanti aziende italiane del settore. Sempre all’interno del padiglione dedicato all’eccellenza litica italiana, il lavoro di una storica azienda del Salento, la Pimar, incrociava la creatività della designer Laura Fiaschi e dell’architetto Gabriele Pardi di Gumdesign. Un incontro che ha prodotto Prospettive, progetto di arredo contemporaneo (che ha accompagnato la campagna di comunicazione di Marmomac 2018). L’opera è formata da una libreria componibile e da un tavolo, realizzati seguendo il tema della prospettiva: un punto di visuale che modifica il senso strutturale degli elementi. I piani che formano la libreria e il tavolo, visti di profilo, seguono la particolare forma di un triangolo rettangolo allungato. A vincere la terza edizione dell’Icon Award è stata invece Marea, la realizzazione di Elena Salmistraro ospitata all’interno della mostra Liquido, Solido, Litico. L’opera è stata prodotta da Vicentina Marmi con Donatoni Macchine e Arabescato Orobico di Cave Gamba.

PROSPETTIVE Design Gumdesign di

Laura Fiaschi e Gabriele Pardi

Materiali Pimar È formata da una libreria componibile e da un tavolo realizzati seguendo il tema della prospettiva.

liquido solido litico SANTACQUA Design Giulio Iacchetti Materiali Helios Automazioni

L’opera si compone di tre acquasantiere caratterizzate da una geometria nitida, forme morbide e monolitiche, realizzate con un marmo rosso, tonalità cromatica da sempre destinata ai re e agli imperatori.

MAREA Design Elena Salmistraro Materiali Vicentina Marmi (con Donatoni

Macchine e Arabescato Orobico di Cave Gamba) È una sorta di dipinto su una lastra di marmo a macchia aperta: una grande luna che influenza il moto dei mari, modificandone il livello e le forme (foto Luca Morandini).

MARMI GHIRARDI OTTANT’ANNI DI CREATIVITÀ Da ottant’anni Marmi Ghirardi realizza opere architettoniche, artistiche e oggetti di stone design. L’azienda di Castenedolo è esclusivista di alcune fra le pietre naturali più pregiate al mondo, fra cui i marmi Breccia Marina Blu e Breccia Antica Gold, il granito Nero Assoluto GH e le pietre Bs Beige dal colore chiaro e uniforme. A Marmomac l’azienda bresciana ha lanciato il nuovo brand Ghirardi 1938 Italian Stone Maestro, che posiziona l’azienda nel settore luxury del mercato. www.ghirardi.it

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› 53^ MARMOMAC MARMI STRADA SINCE 1983 Nata nel 1983, Marmi Strada costituisce oggi una particolare realtà, a metà tra artigianato, arte e industria. La passione per la qualità, l’attenzione al dettaglio, la ricerca della bellezza e la capacità di investimento nelle nuove tecnologie hanno permesso di sviluppare un’attività apprezzata e ricercata anche all’estero. Siamo in Puglia, una regione dove la lavorazione della pietra, dei materiali naturali, dei marmi e dei graniti si tramanda da generazioni. Su richiesta, il reparto progettazione può seguire l’intero iter di qualsiasi progetto, affiancando il cliente in tutte le fasi: dal rilievo in cantiere alla produzione di modelli e campionature fino alla completa realizzazione dell’opera, sia in Italia che all’estero. Non solo pavimenti e rivestimenti, ma anche statue e elementi capaci di personalizzare qualsiasi spazio del retail.

AGGLOTECH TUTTI GLI IMPIEGHI DEL TERRAZZO ALLA VENEZIANA

www.marmistrada.it

www.agglotech.com

GUIDONI COLLEZIONE DOWNTOWN

FRANCHIUMBERTOMARMI LA LEGGEREZZA CREATIVA DEL MARMO

Bianco, nero, grigio e marrone: sono le tonalità dell’autunno che il Gruppo Guidoni reinterpreta con Downtown, la nuova collezione della linea TopzStone. La palette dei colori è stata creata per esaltare la purezza e l’eleganza dei materiali. 15 diverse interpretazioni riassumono le caratteristiche del quarzo naturale: zero porosità, qualità, durata, resistenza a graffi, diminuzione di muffe, pulizia e manutenzione. Downtown è adatta per rivestimenti, pavimenti, ripiani di mobili, pannelli verticali, pareti e scale (nella foto, la nuances Concrete).

L’azienda di Massa Carrara propone oggetti dallo stile leggero, che interpretano in modo sorprendente e giocoso il marmo. Per Marmomac 2018, franchiumbertomarmi ha realizzato lo stand come spazio fantastico, popolato di piante, luci, contenitori, divani, poltrone, librerie e animali realizzati in marmo. Si tratta di opere d’arte uniche ed esclusive, ottenute dall’impiego delle nuove tecnologie, che consentono di produrre oggetti che, fino a poco tempo fa, sarebbe stato impossibile realizzare.

www.guidoni.com.br

www.franchigroup.it

Agglotech è tra i principali produttori di agglomerato di marmo e cemento (o terrazzo alla veneziana), un prodotto che può essere impiegato come rivestimento esterno degli edifici, pavimentazione, rivestimento interno e per la realizzazione di scale. Caratteristica del terrazzo alla veneziana è l’omogeneità cromatica, fattore determinante in presenza di grandi superfici. L’agglomerato può essere personalizzato e realizzato su misura (nella foto, lo store Aēsop a Taiwan).

SANTAFIORA ELEGANTI CONTRASTI PER L’EX MAGAZZINO VINI Il recupero e la trasformazione dell’ex Magazzino Vini sul lungomare di Trieste è stato realizzato scavando all’interno del fabbricato esistente un ulteriore edificio. Per i pavimenti è stata utilizzata la Pietra Santafiora, dai toni caldi e rassicuranti, con finitura levigata per gli interni e piano sega diamante per le passerelle esterne e il belvedere. La stessa pietra è stata impiegata anche per le scale che collegano i vari piani dell’edificio. La pavimentazione esterna è stata realizzata con la Pietra Lavagrigia, dai toni più freddi. Il progetto è stato curato da Studio Archea Associati. www.santafiorastone.it

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› LIBRI L’ASCENSORE IN ARCHITETTURA

IMPROVVISAZIONE E PROGETTO

Architettura e jazz Giovanni Maria Filindeu Franco Angeli Milano, 2018 pp 128 - euro 16,50 ISBN 978-88-917-6865-0

Le regole armoniche che per secoli hanno guidato la composizione architettonica e che indicavano il bello nelle arti, a partire dalla musica, riflettevano un pensiero immobile che perpetuava le condizioni sociali esistenti. Il jazz, che nasce nell’era moderna, caratterizzata dalla mobilità, sovverte quelle regole fino all’improvvisazione. Oggi i progettisti, chiamati a confrontarsi con la velocità delle trasformazioni, possono sentirsi inadeguati giacché gli strumenti appresi appaiono superati. Inoltre il progetto è sempre più opera corale cui partecipano, come in una session, molte specializzazioni. Può allora il jazz farsi modello alternativo per il controllo delle trasformazioni dello spazio? Sì secondo l’autore.

Progettazione, dimensionamento normativa e casi studio Dario Trabucco Elena Giacomello Federica Alberti Franco Angeli pp. 289 – 39 euro ISBN 978-88-917-6188-0

In genere gli architetti considerano gli ascensori come corpi estranei alla progettazione, da aggiungere alla pianta di un edificio a un certo punto non ben specificato del progetto in base a valutazioni affidate ad altri. In realtà l’inserimento di questi meccanismi in un organismo edilizio è un’opportunità per valorizzare l’architettura e i suoi spazi distributivi, dando un significato preciso all’esperienza di movimento degli utenti. Ma allo stesso tempo saper scegliere le caratteristiche più adeguate a ciascun contesto richiede una buona conoscenza della materia. Il volume, che include venti casi studio, è un interessante contributo alla progettazione consapevole e informata degli ascensori in architettura.

Palazzo Citterio verso la Grande Brera a cura di Antonella Ranaldi, Paolo Savio, Annamaria Terafina SKIRA editore pp 120 - 22 euro ISBN 978-88-572-3882-1

PALAZZO CITTERIO LA STORIA DI UN CASO La conclusione dei lavori di restauro e rifunzionalizzazione di Palazzo Citterio chiude un caso che si è trascinato, fra alterne vicende, per oltre quarant’anni (sulle quali ha fatto luce una precedente pubblicazione Il caso Palazzo Citterio Skira Milano 2014). Acquistato dallo Stato nel 1972, Palazzo Citterio fu pensato da subito come indispensabile aggiunta per fare della Pinacoteca di Brera un museo moderno, dotato di servizi adeguati, con spazi per le opere del Novecento che si contava di acquisire da collezionisti milanesi. La storia del suo recupero è stata alquanto complessa, fatta di incertezze, opposizioni, cause legali, imprevisti tecnici, difficoltà finanziarie. Questo volume, ideale seguito del precedente, ne racconta l’ultimo atto che finalmente chiude il caso. Il percorso per consegnare il Palazzo alla collettività, il progetto, il cantiere, la lunga stagione di restauri, dagli anni Settanta a oggi, vengono documentati attraverso le numerose fotografie e i contributi di Carla Di Francesco, Caterina Bon Valsassina, Alberto Artioli, Amerigo Restucci, Giovanni Carbonara e Antonella Ranaldi. Sopra, la facciata verso il giardino di Palazzo Citterio; sotto, la sala ipogea progettata da James Stirling (foto Maurizio Montagna con Giulia Frigerio, Cobar).

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elements Retail design a cura di Elena Riolo

DeErosion_Wild Geometries, De Castelli_design Elena Salmistraro

Lo spazio non è mai un neutro recipiente da riempire di contenuti, ma influisce sulla capacità di attrazione, sulla coerenza della brand experience, sui comportamenti di consumo. Lo spazio va ‘compreso’ nel duplice significato della parola: delimitato in un tutto – poiché è uno spazio cui si accede, cioè un interno topologico che si oppone a un esterno in cui avvengono pratiche di altra natura – e contemporaneamente interpretato e valorizzato come un soggetto dotato di senso. Si tratta di produrre architetture sensoriali, piacevoli atmosfere, seduzioni. E infine di tener conto che la traduzione di un brief iniziale della committenza nel layout di uno spazio commerciale non ha mai una soluzione unica, il progetto nascerà dalla composizione tra geometrie, topologia, prossemica, luce, colore, ritmo, materia, suoni e odori. Paolo Facchini, partner e chairman Lombardini22


elements_retail LAMINAM L’ELEGANZA E IL GLAMOUR DELLE SUPERFICI Le lastre ceramiche di grandi dimensioni Laminam trovano impiego ideale nel retail: vengono infatti utilizzate come rivestimento di pareti e pavimenti e, in arredamento, come piano orizzontale di lavoro. I prodotti offrono un ampio spettro di possibilità estetiche, pensate per i differenti gusti e stili con oltre 120 superfici a catalogo in due formati e tre differenti spessori. Le caratteristiche del materiale – facilità di pulizia, resistenza all’usura, ai graffi, alle alte temperature e al calore – si sposano con la produzione sofisticata dell’azienda modenese che opera a livello internazionale.

www.laminam.it

MATTEO BRIONI TERRAFRAME, E LA MATTONELLA DIVENTA FLUIDA Matteo Brioni propone TerraFrame, un pavimento composto da TerraPlus su cui si innesta Fuga, una croce in rame naturale che riprende il disegno classico della fuga nelle pavimentazioni, disegnata da Marialaura Rossiello di Studio Irvine e realizzata da De Castelli. L’effetto si ribalta: la fuga diventa elemento rigido e la mattonella quello fluido. TerraPlus, impasto di terra cruda additivato con leganti minerali e polimeri resinosi, è resistente all’abrasione e all’acqua. È un materiale anallergico e versatile, che nasce da una pre-selezione accurata dell’argilla e degli inerti, miscelati per ottenere le qualità cromatiche, tattili e funzionali più adatte all’impiego.

www.matteobrioni.com

THYSSENKRUPP SOLUZIONI PER LA MOBILITÀ IN-STORE Soluzioni intelligenti per la mobilità in-store. Negli oltre 14.000 mq di Rinascente Roma, thyssenkrupp Elevator ha installato scale mobili e ascensori. Le 16 scale mobili, circa 200 m di sviluppo, possono trasportare ciascuna 4.800 persone/ora, per un totale di 76.800 clienti contemporaneamente. I 10 ascensori invece mobiliteranno fino a 120 persone. Il totale degli impianti può trasportare in un’ora 90mila persone. thyssenkrupp ha realizzato gli impianti lavorando a stretto contatto con gli architetti e rispettando i delicatissimi resti romani dell’Acquedotto Vergine inaugurato da Augusto nel 19 a.C.

www.thyssenkrupp-elevator.com/it/

DE CASTELLI IL METALLO CON I SEGNI DEL TEMPO De Castelli, che affianca ai complementi d’arredo un propria ricerca su nuove superfici per pareti e pavimenti, presenta DeErosion, una linea che nasce da una speciale tecnica di erosione controllata che crea texture disomogenee e trasmette una sensazione naturale ispirata all’azione del tempo. Una gamma di finiture perfette per impreziosire uno spazio retail. Il sistema a incastro semplifica la posa, sia per le pareti sia per i pavimenti, e facilita la messa in opera.

www.decastelli.com

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GRUPPO BONOMI PATTINI MOSO BAMBOO PRODUCTS PER AMBIENTI COMMERCIALI Il Gruppo Bonomi Pattini, che riunisce diverse aziende del Nord Italia, è specializzato nella distribuzione di materiali innovativi dedicati all’arredamento e all’architettura. Per l’Italia, l’azienda distribuisce Moso Bamboo Products, una linea di prodotti in bambù originale ed elegante, indicata negli ambienti commerciali e già inserita anche nel centro commerciale City Life Shopping

District di Milano, progettato dallo studio Zaha Hadid Architects. I pannelli sono divisi in tre gruppi: Massicci, Monostrato e Tranciati. Avendo una durezza e una densità paragonabili a quelle delle migliori specie di legno, questo materiale possiede un’elevata stabilità ed è adatto ad ogni tipo di applicazione di interior design.

www.gruppobonomipattini.com

IL GRUPPO RIUNISCE DIVERSE AZIENDE DISLOCATE NEL NORD ITALIA CON L’OBIETTIVO DI CREARE UNA RETE DISTRIBUTIVA CAPILLARE E INTEGRATA PER SODDISFARE LE CRESCENTI ESIGENZE DEL MERCATO: COPPO LEGNO (PADOVA), SINCO WOOD (PORDENONE), LARA COMPENSATI (BRESCIA), PBS LEGNAMI (TORINO) E PAGANONI LEGNO (BERGAMO).

CAIMI BREVETTI SOCRATE, LEGGERO, FUNZIONALE E FLESSIBILE Socrate è il sistema d’arredo di Caimi Brevetti (design Caimi Lab) che unisce leggerezza estetica, funzionalità e flessibilità d’uso. Il sistema si arricchisce della nuova versione con ante in acciaio verniciato di diverse tonalità: tre colori base, leggermente virati su tonalità calde e opache tipiche della tempera (rosso, blu o turchese, giallo), due colori intermedi (verde e arancione) e due tinte naturali ispirate alla terra e alla pietra (sabbia e grigio), a cui si aggiungono il bianco e il nero assoluti. Socrate è un mobile contenitore, declinabile in una molteplicità di dimensioni, altezze e profondità, adatto agli spazi domestici e contract.

www.caimi.com

CLEAF LE TESSERE QUADRATE DI MOSAICO La finitura Mosaico è una composizione di tessere quadrate il cui aspetto irregolare è dato dai diversi livelli di profondità e ampiezza. Ha diversi campi di impiego: dal residenziale al terziario al retail. Può essere realizzata in tre tipologie: Pannello Nobilitato, consigliato per applicazioni verticali (pareti, frontali, mobili di cucina), di 2.800 per 2.070 mm e da 8 a 38 mm di spessore; Laminato HPL, consigliato per applicazioni orizzontali (piani e tavoli), di 2.760 per 2.040 mm e 0,9 mm di spessore; Bordo in Abs, in abbinamento al Pannello Nobilitato, di spessore variabile da 0,5 a 2,5 mm con bobine a partire da 12 mm (nella foto, Mosaico UB02 Blue Night e Mosaico FB35).

www.cleaf.it

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ARPA INDUSTRIALE FENIX, BELLO E TECNOLOGICO Fenix, il materiale nanotecnologico di Arpa Industriale per l’interior è anti-impronta, morbido al tatto, opaco ed estremamente resistente, tanto che può sopportare urti, graffi e persino l’attacco dei solventi e reagenti contenuti nei prodotti per la pulizia. Fenix resiste anche al calore, anzi, qualora si presentino micro-graffi superficiali, il calore aiuta a ripararli perché la superficie del materiale è costellata da un fitto reticolo di polimeri, con una propria memoria che scaldandosi si riattiva. Recentemente sono stati presentati due nuovi colori della gamma Fenix NTA, con struttura in vero metallo: Oro Cortez e Argento Dukat. Perfetti nel retail.

www.arpaindustriale.com

REFIN CREOS, IL PAVIMENTO LIEVEMENTE IRREGOLARE La collezione Creos conferisce al grès porcellanato l’appeal delle resine grazie a superfici lievemente mosse e irregolari, definite dall’alternanza di zone lucide e campiture di colore più opache che rimandano agli effetti delle resine artigianali. La texture morbida e delicatamente strutturata è declinata in cinque varianti neutre (bianco Bride, due grigi freddi: Dorian e Shadow e due toni caldi: Cookie e Mud) e tre inediti colori (blu ottanio Bluebay, rosso Coral e verde Lime). La palette cromatica e l’ampia gamma di formati disponibili, tra cui il formato 120 x 278 cm, fanno di Creos la linea ideale per la progettazione degli spazi commerciali.

www.refin.it

CERAMICA BARDELLI LINES IL GRÈS PORCELLANATO IN VERSIONE FLAT O TRIDIMENSIONALE Lines è la collezione in grès porcellanato di Ceramica Bardelli. Il design è di storagemilano. È disponibile in due versioni di superficie: flat o tridimensionale effetto mattoncino. Entrambe sono arricchite dall’inserto di bacchette di ottone. Grazie alla modularità dei formati rettificati (60 x 60 cm e 60 x 120 cm; spessore 9,8 mm), sono possibili differenti schemi di posa, adattabili allo spazio disponibile. L’ispirazione materica della collezione, valorizzata dall’utilizzo di smalti no reflex, nasce dal contrasto tra la superficie grezza del cemento e la superficie lavorata del metallo. Tre le tonalità: grigio, fango e nero, disponibili nelle due versioni.

www.ceramicabardelli.com

ALPI VELÒ, DESIGNER COLLECTION BY PIERO LISSONI Il nuovo legno Velò nasce dalla volontà di Piero Lissoni di esaltare l’identità originale dei materiali e di ricercare nuove trame estetiche seguendo la sua progettualità raffinata e il suo stile minimalista. Per Velò Lissoni ha concepito un disegno leggero e delicato a doghe scegliendo quattro essenze del legno come sfondo ottenendo quattro varianti: natural, brown, mocha, sand. Un esercizio stilistico che riflette la volontà di ricercare estetiche raffinate e inedite per indagare le diverse tonalità, venature e caratteristiche dei legni naturali valorizzando l’essenza assoluta del materiale.

www.alpi.it

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«ERO ALLA RICERCA DI UN MATERIALE CHE VEICOLASSE UN’IMMAGINE OMOGENEA. L’ESTETICA DELLA FACCIATA È STATA PENSATA COME UN UNICO BLOCCO DI PIETRA CON GRANDI APERTURE CHE POTESSERO CONFERIRE DINAMICITÀ ALL’INTERA STRUTTURA» (ERIC STYER, ARCHITETTO DI DXU ARQUITECTURE)

GRUPPO COSENTINO DEKTON RIVESTE LE FACCIATE DELLA PORSCHE DESIGN BOUTIQUE La superficie ultracompatta Dekton in grande formato è stata utilizzata per realizzare le facciate della Porsche Design Boutique a Oak Brooks nell’Illinois. Per il nuovo store lo studio di architettura Dxu Arquitecture ha scelto Dekton, nel colore Domoos, per le sue caratteristiche estetiche e prestazionali. Le lastre in grande formato riducono al minimo i giunti, favorendo un risultato uniforme e sofisticato.

Sono ideali per le applicazioni a facciata ventilata. La dimensione delle lastre è di 320 x 114 cm, con uno spessore di 1,2 cm. Gli stipiti, gli archi e i fori delle finestre sono stati realizzati con lastre in grande formato, di superficie ultracompatta di 8 cm, lavorate con angoli a 45°.

www.cosentino.com | www.dekton.it

PORCELANOSA GRUPO KRION SOLID SURFACE PER RETAIL TECNOLOGICI Il minerale compatto Krion Solid Surface di Porcelanosa Grupo è una pietra acrilica utilizzata per realizzare rivestimenti orizzontali e verticali e arredi di spazi per il retail. Le proprietà della pietra stanno nella capacità di termocurvarsi, nell’alta resistenza e nella facilità di manutenzione. Solid Surface è stata impiegata per la realizzazione degli interni del flagship store di Vodofone alla Puerta del Sol di Madrid, una soluzione che ha messo in evidenza il carattere tecnologico dello store.

www.porcelanosagrupo.com

WOODCO UN LOOK MULTI-SFACCETTATO PER SHOWROOM Signature è la nuova collezione di pavimenti di legno di Woodco, che unisce materia prima di qualità a geometrie originali e a lavorazioni ricercate. Il formato parallelo, con le sue lamelle di legno massello affiancate le une alle altre, rievoca il look multi-sfaccettato dei parquet industriali, apprezzati per l’effetto di frammentazione del colore. La versione con tavole di 500 x 250 x 10 mm conferisce personalità agli ambienti e consente di superare le difficoltà della posa dei tradizionali pavimenti industriali, rendendo l’installazione facile e veloce. La superficie rifinita con vernice opaca ad alta resistenza li rende idonei per ambienti residenziali e commerciali come showroom, musei e atelier.

www.woodco.it

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elements_retail MARAZZI I SETTE COLORI DI SISTEM U, GRÈS EFFETTO LEGNO SistemU è un nuovo grès effetto legno, dal sapore naturale, che trae ispirazione dai legni verniciati. La superficie è leggermente satinata con venature leggere. È realizzato nel formato 20x120 cm rettificato ed è disponibile in sette differenti colorazioni: Osso, Sand, Taupe, Cenere, Peltro, Antracite e Grafite. Ideale per progettare spazi residenziali e commerciali leggeri, in cui ricreare un’atmosfera dove i segni del tempo si mescolano alla modernità. SistemS e SistemU di Marazzi sono due collezioni che rispondono alle ultime tendenze dell’interior design che giocano sull’abbinamento di legno e cemento.

www.marazzi.it

COTTO D’ESTE PIETRA D’ISEO COME NELLA VECCHIA MILANO La nuova collezione Pietra d’Iseo di Cotto d’Este riprende la tipica pietra lombarda, il Ceppo di Grè, con cui sono stati costruiti palazzi, ville e monumenti che caratterizzano il volto storico di Milano. La superficie di questa pietra, con il suo disegno irregolare e i suoi ton sur ton di grigi, riesce a personalizzare con carattere e garbo qualsiasi ambiente, anche grazie alla molteplicità di formati proposti. Pietra d’Iseo è disponibile nelle versioni 120x260, 120x120, 60x120, 60x60 cm, tutti nel nuovo spessore di Kerlite plus 6,5 mm e nella versione 75x75 cm spessorata 20 mm, perfetta per gli spazi outdoor e le superfici orizzontali più soggette a calpestio.

www.cottodeste.it

FABRIQUE È DISPONIBILE IN SEI DIVERSE COLORAZIONI: FUMÉE NOIR, GRAPHITE, CIMENT, ARGILE, TABAC E CORDE, CON FINITURA OLEONATURE E TECNOLOGIA ANTIBATTERICA CRYSTALCARE

MARGARITELLI LISTONE GIORDANO, FABRIQUE DI MARC SADLER Marc Sadler firma la collezione Fabrique Natural Genius di pavimenti in legno per Listone Giordano. La disposizione degli strati a fibre incrociate, unitamente alle incisioni trasversali e agli incastri di precisione, rende il parquet stabile nel tempo. Il multistrato di betulla è un materiale hi-tech con un’alta resistenza meccanica, adatto per ambienti domestici, spazi pubblici e pavimenti sottoposti a forti sollecitazioni. Fabrique è disponibile in sei diverse colorazioni: Fumée Noir, Graphite, Ciment, Argile, Tabac e Corde, con finitura Oleonature e tecnologia antibatterica Crystalcare. Le liste sono larghe 90 mm, lunghe 1.200 e hanno uno spessore totale di 12,5 mm.

www.listonegiordano.com

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A BRATISLAVA LE FACCIATE DI UN NUOVO CENTRO COMMERCIALE E DIREZIONALE NEI PRESSI DEL DANUBIO SONO STATE REALIZZATE CON LE LASTRE IN PIETRA SINTERIZZATA DELL’AZIENDA TREVIGIANA

LAPITEC LASTRE URBAN PER SUPERFICI ESTERNE Per il centro commerciale-direzionale Panorama Business II di Bratislava Lapitec, azienda trevigiana produttrice della pietra sinterizzata a tutta massa in grandi dimensioni – che unisce la resistenza del porcellanato tecnico e le finiture della pietra naturale – ha fornito le lastre Urban. Si tratta di una nuova collezione dedicata alle grandi superfici esterne, disponibile nei colori Brooklyn, London, Roma e Casablanca. La versatilità e la possibilità di essere installate su differenti supporti consentono un utilizzo ampio sia su facciate continue,

sia su quelle ventilate. Per questa struttura della capitale slovacca, la scelta è caduta sul colore Casablanca, un colore eburneo, che richiama nella tonalità gli edifici bianchi della città del Marocco. Le vetrate sono state così incorniciate dalla pietra sinterizzata che ha creato un reticolo cromatico chiaro, valorizzando la facciata e imprimendo una leggerezza estetica al complesso.

www.lapitec.com

GEZE ATTUATORI PER L’EVACUAZIONE DI FUMO E CALORE

GEZE È PRESENTE NEL SETTORE DELLA SICUREZZA ANTINCENDIO CON SISTEMI PER LA PROTEZIONE PREVENTIVA E PER LA VENTILAZIONE E L’AERAZIONE DEGLI AMBIENTI

La sicurezza è un elemento essenziale nella progettazione di ambienti pubblici come i grandi centri commerciali. Alle norme antincendio si aggiunge oggi la protezione preventiva, con l’obbligo di installare dispositivi di evacuazione di fumo e calore. Geze è presente sul mercato con diversi sistemi di apertura e chiusura automatica di finestre, ante inclinabili, lucernari, cupole o portelli di evacuazione, tutti gestiti da una centralina di emergenza Rwa che agisce sugli attuatori elettrici. La gamma comprende attuatori elettrici a catena facili da montare e potenti attuatori elettrici a pistone impiegabili nei sistemi di apertura e bloccaggio come dispositivi di apertura diretta e che possono essere integrati nel profilo dell’apertura. Il controllo avviene mediante pulsanti di aerazione, di controllo pioggia/vento o di temporizzatore e, in caso di allarme, anche manualmente mediante pulsanti Rwa o automaticamente attraverso avvisatori di fumo o termici differenziali. I sistemi Geze sono adatti anche all’utilizzo quotidiano per la ventilazione e l’aerazione degli ambienti. Prossimamente Geze organizzerà un corso rivolto agli architetti, progettisti e installatori sui temi della sicurezza antincendio e dell’evacuazione di fumo e calore: stay tuned.

www.geze.it

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ZUMTOBEL SUPERSYSTEM INTEGRAL NATO PER IL RETAIL Supersystem Integral è la nuova gamma di apparecchi di illuminazione Zumtobel adatti per musei, uffici e negozi. Il design è dello studio Eoos di Vienna. La linea di prodotti prevede soluzioni con comando regolabile a faretti o a sistemi cardanici, downlight orizzontali, illuminazione verticale e omogenea di pareti e illuminazione indiretta. Per tutte le soluzioni la luce viene emessa da una sottile fessura, una guida incassata o un binario. Punto forte del sistema è rappresentato dal canale trifase lineare che, per realizzare sistemi continui e senza interruzioni, può essere incassato nel soffitto, montato a filo o sospeso. Gli elementi sono disponibili nei colori bianco, nero, rame e alluminio lucido.

www.zumtobel.com

MARTINELLI LUCE LUNAOP, CERCHI PER LUCE DIFFUSA Lunaop è una lampada a sospensione a luce diffusa, composta di tre cerchi di differente diametro (50, 80, 120 mm), con diffusore metacrilato opal bianco e struttura in alluminio verniciato in tre differenti colori: bianco, grigio e nero. La sorgente di luce è a Led. L’alimentatore elettronico dimmerabile integrato nella scatola a soffitto è in alluminio verniciato di colore bianco.

www.martinelliluce.it

UN’AGGREGAZIONE DI PANNELLI FONOASSORBENTI DI VARIE FORME COLORI E DIMENSIONI SOSPESI A SOFFITTO MEDIANTE CAVI IN ACCIAIO. UN SISTEMA CHE INTEGRA ACUSTICA E ILLUMINAZIONE

CARUSO ACOUSTIC NUVOLA, LA SOLUZIONE ACUSTICA PER IL RETAIL Nuvola è una soluzione acustica ideale per le applicazioni in ambito retail come centri commerciali, boutique e flagship store. È un’aggregazione di pannelli fonoassorbenti sospesi a soffitto mediante cavi regolabili. Le possibilità di personalizzazione, dai colori del tessuto alle stampe realizzate ad hoc e l’integrazione con i sistemi di illuminazione a Led, ne fanno un prodotto versatile e flessibile nella messa in opera. I pannelli permettono di creare composizioni creative, dalle più semplici, con elementi allineati, fino a combinazioni più complesse e articolate, con progetti studiati su misura.

www.carusoacoustic.it

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DAVIDE GROPPI INFINITO E FLASH, NASTRI SOTTILI PER LUCE DIRETTA E INDIRETTA Infinito e Flash sono le ultime produzioni di Davide Groppi, designer e produttore di lampade realizzate con il marchio omonimo. Entrambe sono un omaggio all’arte di Lucio Fontana e ai suoi concetti spaziali: un nastro sottile che taglia lo spazio e produce luce indiretta e diretta. Infinito è un nastro in acciaio inossidabile, di 18 mm di larghezza, che si può tendere e orientare fino a 12 m di lunghezza e che produce luce indiretta. Flash è la declinazione di Infinito, ma con luce diretta verso il basso. Il nastro, di 9 mm di larghezza, si può tendere fino a 12 metri ed è ideale per illuminare spazi di grandi altezza.

www.davidegroppi.com

SIMES DOWNLIGHT FISSO E BASCULANTE Catch è un downlight da incasso dall’ingombro ridotto che, grazie al corpo basculante, consente il puntamento della luce. Il sistema ottico focalizza e rende confortevole il fascio luminoso, riducendo l’abbagliamento diretto della sorgente. La ridotta profondità dell’incasso e la posizione dell’alimentatore, collocato vicino all’apparecchio, ne facilitano l’installazione a plafone. Catch, in versione basculante, può essere installato con il corpo lampada a filo dell’anello oppure sporgente: ciò consente di avere angoli di rotazione piuttosto ampi e il puntamento del fascio di luce nelle direzioni desiderate. È disponibile in versione fissa o basculante, con anello in alluminio o in acciaio inox.

www.simes.it

TARGETTI DESIGN SEMPLICE E MINIMALE PER I NUOVI PROIETTORI LABEL Label è la nuova gamma di proiettori realizzati da Targetti per applicazioni in ambito retail e hospitality. Dal design semplice e minimale, i modelli della gamma sono disponibili in tre diverse misure e due tipologie di alimentazione (48V e 230V). I proiettori sono disponibili con tre diverse aperture di fascio (SP, FL e MWFL) e con riflettore in alluminio per garantire un morbido gradiente di sfumatura anche nei fasci più stretti. La sorgente, arretrata rispetto al profilo, assicura il comfort visivo. L’intera gamma è disponibile nelle 13 varianti cromatiche della linea Colours.

iGUZZINI IL DOWNLIGHT MINIATURIZZATO E COMPATTO

www.targetti.com

Laser Blade XS, downlight di dimensioni ridotte, si arricchisce delle nuove versioni a sospensione, a soffitto e a binario. Le tre tipologie consentono di personalizzare lo spazio con forme e misure miniaturizzate, anche dei componenti del binario e dei sostegni. Precisione nella diffusione della luce, compattezza dei formati, comfort visivo e invisibilità della sorgente luminosa sono le caratteristiche del prodotto. Laser Blade XS ha vinto il premio Lighting Design Awards 2017 come “Indoor luminaire of the year”, il Lux Award 2017 come “il più rivoluzionario prodotto per interni nell’illuminazione architetturale dell’anno” e il Design Plus 2018, il concorso tedesco promosso dal German Design Council.

www.iguzzini.com

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QUADRIFOGLIO CITY, È VERSATILE E SOFISTICATA City è la collezione di sedute di Quadrifoglio che si adatta a ogni ambiente grazie ai diversi basamenti disponibili e al suo design reinventato. La forma classica è stata rivisitata da Edi e Paolo Ciani Design per rendere City versatile e sofisticata. Comoda e accogliente, completa ogni spazio con stile.

www.quadrifoglio.com

KARBOXX BLONDE, SOLO L’ESSENZIALE Blonde, un estruso in alluminio valorizzato dalla lunghezza disponibile fino a 5 metri e da finiture extra-ordinarie come ottone bronzato e cemento. Le linee sono precise come il designer, Massimiliano Mornati che vive i suoi progetti attraverso sensazioni e inclinazioni, dando poi il via a un fine labor limae, un processo di pulizia per sottrazione che esalta l’estetica e riduce al minimo l’impatto del materiale.

www.karboxx.com

I GRANDI LEDWALL VENGONO SPESSO AFFIANCATI DA MONITOR DI 8/100 POLLICI CON TECNOLOGIA TOUCH E INTERCONNESSI CON UN SISTEMA INTEGRATO A CONTROLLO REMOTO

ELETECH LEDWALL, DISPLAY DI GRANDI DIMENSIONI La crescente richiesta di display di grandi dimensioni da inserire negli spazi della contemporaneità ha diversificato l’offerta in termini di marchi, modelli e qualità delle mattonelle led. Nel retail in particolare questi grandi schermi, oltre ad animare l’ambiente, rappresentano una forte attrazione e veicolano un energico messaggio che stimola i potenziali clienti e sostiene l’acquisto. I video vengono oggi spesso affiancati da monitor di 8 /100 pollici, anche con tecnologia touch e interconnessi con un sistema integrato a controllo remoto. Eletech, società di servizi audiovisivi specializzata nell’utilizzo dei Ledwall, affianca il progettista nella scelta e nell’installazione dei display più coerenti con le esigenze della committenza, sia in vendita sia a noleggio, anche a lungo termine.

www.eletechseveso.com [ 128 ]

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PEDRALI GIRAVOLTA, LA LAMPADA WIRELESS, GIREVOLE E RICARICABILE Ispirata alle lanterne di un tempo, Giravolta, disegnata da Alberto Basaglia e Natalia Rota Nodari, è una lampada wireless ricaricabile dal design contemporaneo. Si compone di due dischi in materiale plastico, la base e il diffusore a led, che ruota e orienta la luce. Un arco in estruso di alluminio, verniciato in tinta, li avvolge diventando una comoda impugnatura. È disponibile in tre altezze (330, 500 e 1.300 mm) e

in diversi colori: bianco, nero, beige, giallo, arancio, verde salvia (nella foto, l’ex stazione ferroviaria Paratico-Sarnico che oggi ospita Bohem con la Boutique di fiori, la Caffetteria e la Confetteria, in cui sono state utilizzate le lanterne Giravolta; per l’outdoor è stata scelta la collezione di sedute e tavoli Nolita).

www.pedrali.it

ALIAS DESIGN GRAN KOBI COLLECTION

JESSE, ROTALIANA E SINETICA LUCE E ARREDI PER UN RETAIL MILANESE

La passione per le tecnologie, la funzionalità e la leggerezza: valori che uniscono il designer Patrick Norguet e Alias. Un’affinità da cui prende forma gran kobi. Norguet studia una nuova tipologia di seduta, ispirandosi alla tradizione delle sedie in filo di ferro, e progetta una struttura elegante e leggera: un’architettura sospesa di grande contemporaneità.

Smart your life è la filosofia che guida i brand di Mezzalira Investment Group, di cui fanno parte Jesse (arredo casa), Rotaliana (illuminazione) e Sinetica (arredo ufficio). Approccio analogo è stato seguito dallo studio di Luca Donazzolo per la progettazione del primo monomarca di Fiemme 3000 a Milano. Lo showroom di 300 mq su due piani è stato progettato in base ai principi del benessere indoor. L’ingresso è una hall allestita con le sedute Captain di Sinetica. Al piano interrato le stanze sono state arredate Jesse: divano Oliver, cabina armadio Naked, madia Tate. Per illuminare gli spazi sono state installate le collezioni di Rotaliana: Capri, Dina+, String, Goccia, Sunset e Dry.

www.alias.design STRUTTURA IN ALLUMINIO VERNICIATO. CUSCINO STRUTTURALE IN POLIURETANO E RIVESTIMENTO IN TESSUTO O IN PELLE

www.mig.it

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IL PAVIMENTO DI NUOVA GENERAZIONE A ZERO DILATAZIONI CON POSA A SECCO E INCASTRO A CLICK

VIRAG

EVOLUTION ZERO Evolution Zero è il nuovo pavimento vinilico di Virag che non si dilata, nemmeno se sottoposto ad alte temperature, è velocissimo da posare: fa risparmiare il 20% del tempo rispetto ai normali pavimenti a click e presenta superfici decorative di grande effetto. Le finiture sono infatti opache e riproducono fedelmente il legno, la resina, il cemento, il ferro, il rame e la lava, con un effetto superficiale materico che ricorda anche al tatto i materiali di riferimento. È un pavimento rigido, molto stabile, che può essere posato anche su sottofondi non perfettamente lisci. Realizzato in pvc, è impermeabile e quindi idoneo anche ad essere posato nelle cucine e negli ambienti bagno, e offre un’elevata resistenza al carico statico e al calpestio. Evolution Zero è una linea di grande impatto ed eleganza, indicata nel retail, in ambito residenziale e più in generale negli spazi dell’architettura contemporanea.

Dilatazione zero longitudinalmente e trasversalmente pari a 0,01% Giunto di dilatazione longitudinalmente e trasversalmente ogni 25 ml Sottofondo planare e liscio fughe piastrelle fino a 1cm di larghezza senza rasatura purché planari Posa in opera meno 20% di tempo Stabilità dimensionale garantita fino a 70°C Improntamento resistente al carico statico Misure doghe effetto legno 178x1219 mm - piastre tendency 305x610 mm

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