IoArch 37 - Apr 2011

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Anno 5 - n.37 - Marzo/Aprile 2011 - euro 3,20 - Font srl - Via Siusi 20/a 20132 Milano - Tel. 02 2847274 - www.ioarch.it Sped. in abb. postale 45% D.L.353/2003 (conv. in L.27.02.2004 n.46) Art.1, Comma1, DCB Milano

Isolamento termico

37 L’orizzonte dei cambiamenti Incurante dei nostri legami con il passato, un vento impetuoso continua a sospingerci verso il futuro. Tutto è in divenire, anche il mondo dell’architettura e del costruire, e i regolamenti finalizzati al risparmio energetico impongono accorgimenti tecnico-costruttivi e progettuali accurati ed inediti. Il ruolo della componente impiantistica in ogni costruzione, grande o piccola che sia, ha assunto un rilievo crescente. Sempre più diffuso è l’utilizzo di strumenti di progettazione, come i software parametrici, che permettono il controllo accurato di sistemi e strutture complesse. I cantieri sono caratterizzati dalla presenza di operatori e da metodi di gestione che raggiungono una precisione e un controllo prima impossibile. Infine, lo scenario culturale e scientifico è in grande fermento. Conoscenze e soluzioni ora in stato embrionale - come la biomimesi, le biotecnologie, l’intelligenza artificiale - non tarderanno ad avere ricadute pratiche in tutti i campi. In cinque anni di pubblicazioni, IoArchitetto ha potuto esplorare, capire, avere una percezione chiara di questo mondo in cambiamento. È stato appassionante raccogliere e diffondere i contributi di architetti, i loro progetti, inquadrare temi, fornire le basi per un dibattito, e in questo lavoro la nostra riconoscenza va al folto gruppo di coloro che ci hanno seguito e sostenuto. Abbiamo perciò deciso di insistere su queste basi, prendendo di mira tematiche molto attuali e relativamente inesplorate e di cui ora vogliamo mettere a disposizione dei lettori una giusta e completa descrizione. Con questo primo numero di “IoA Costruzioni e Impianti” si chiude il ciclo di “IoArchitetto” e se ne apre un altro: un nuovo corso dove a voi starà il compito di inventare il futuro, a noi quello di documentarlo.

Carlo Ezechieli intervista Michele Arnaboldi

La forma della luce

Con i piedi ben radicati nella tradizione Moderna e in quella particolare corrente del “regionalismo critico” emersa in Canton Ticino a partire dagli anni Sessanta, l’opera di Michele Arnaboldi si è affermata con caratteri eccezionali di raffinatezza e originalità.

ecologica - che, nell’opera di Michele Arnaboldi, viene rivelata e celebrata attraverso l’architettura in modo consapevole, pertinente, ben misurato. L’attenzione di Arnaboldi per le componenti ambientali, fisiche e non fisiche, prende nella sua architettura una forma inedita: una ricerca in cui risiede un potenziale incredibile di evoluzione in senso ambientale dell’architettura.

La ricerca “dell’anima del luogo”, motivo conduttore del suo lavoro, tende a trascendere la topografia, la geografia e il puro contesto fisico per rivolgersi direttamente a componenti naturali attive e dinamiche. È la luce solare la variabile “astronomica” - e si potrebbe aggiungere,

Un misurato controllo della luce solare é sicuramente uno degli aspetti che contraddistingue maggiormente il suo lavoro. Da cosa deriva questo interesse? Per prima cosa ho progettato e realizzato molte case unifamiliari. Ultimamente, nelle case

archilocal /

private, ricorre una certa tendenza “modaiola”, basata sulla ricerca di effetti di luce sempre più particolari. Non credo tuttavia sia possibile, o ragionevole, proporre in una casa una luce con la stessa connotazione “drammatica” che caratterizza opere aperte alla frequentazione del pubblico, come ad esempio un museo o una chiesa. Per di più con l’abitazione unifamiliare il programma é sempre lo stesso: soggiorno, pranzo/cucina e le solite tre camere da letto. È sempre presente il rischio della ripetizione e, di conseguenza, della noia. Forse é proprio da qui che ha inizio la mia ricerca sulla luce domestica. a pagina 2

archiglobal / mara corradi

Trasparenze che valorizzano gli spazi

Mixed use

Organizzate su due livelli, le aree funzionali di questo nuovo centro culturale appaiono come volumi indipendenti di diverse altezze. Un progetto firmato dai milanesi Dap Studio e Paola Giaconia.

Prende forma a Gressoney il progetto del 1954 (pag.12)

Si avvale di una struttura dinamica e di un team multidisciplinare composto da collaboratori interni e da consulenti esterni, che gli conferisce estrema flessibilità e la capacità di rispondere a tematiche differenziate: la città, la residenza, il terziario, la progettazione ambientale. Dap Studio si trova in uno dei poli nascenti dell’architettura e del design milanese, il

Con questo numero prende il via una serie di articoli dedicati alla razionalizzazione energetica dell’involucro edilizio, che abbiamo affrontato e affronteremo con gli esperti di alcune tra le principali aziende del settore. (pag. 10)

Il cantiere Unifimm a Bologna (pag.8)

Mollino oggi

Grand Theater a Chongqing Un’imponente struttura in vetro si protende verso la confluenza tra i fiumi Jialing e Yangtze. Lo studio gmp, che ha progettato il teatro, voleva che fosse non solo un punto di riferimento urbano, ma anche una simbolica piazza.

Post-industriale Un cotonificio diventa incubatore d’impresa (pag.18)

Catellani&Smith Il design con ironia e intelligenza (pag.20) a pagina 4

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IoA Costruzioni e Impianti

comitato tecnico /

Competenze trasversali Un comitato tecnico consultivo aperto al contributo delle diverse esperienze e competenze per condividere, interpretare e descrivere i cambiamenti nel mondo del progetto e delle costruzioni. Nel mondo delle costruzioni, nuove tecniche e materiali convivono con metodi e tecnologie tradizionali. La crescente complessità di edifici e infrastrutture è evidente, a partire dalle loro componenti strutturali e impiantistiche per arrivare alle relazioni che essi instaurano con l’ambiente. La specializzazione che consente di individuare soluzioni tecniche funzionali ma sofisticate si basa su conoscenze e linguaggi specifici, di difficile condivisione tra i numerosi attori del processo di progettazione e costruzione. D’altra parte, conclusa una fase speculativa in cui la compravendita prescindeva dal reale valore intrinseco e d’uso degli oggetti dello scambio, città ed edifici oggi entrano in competizione sulla qualità, dando vita a una selezione naturale che anche in Italia non esclude e anzi reclama l’abbattimento e la sostituzione di insostenibili brutture capaci di disperdere più di 200 kW/mq/anno generati da fonti fossili attraverso infissi in cartone e tetti in amianto. Esaminato dal punto di vista del ciclo di vita complessivo, l’impatto dell’edilizia sull’ambiente è superiore a quel 40% di consumo di energia e produzione di anidride carbonica che comunemente le viene imputato. È di conseguenza maggiore il contributo che possiamo aspettarci da un profondo rinnovamento di pratiche e processi costruttivi, per il quale è più che mai necessaria un’integrazione trasversale e un’intensa attività formativa rivolta a tutti gli attori della filiera. Noi per primi naturalmente non possediamo gli strumenti per comprendere a fondo le trasformazioni che vorremmo condividere con i lettori. Per questo abbiamo chiesto ad alcuni dei protagonisti di questo mondo, che qui presentiamo in breve, di dare vita a un comitato tecnico, fin d’ora aperto ad altre esperienze e contributi, che ci aiuti a individuare, interpretare e descrivere questi cambiamenti.

Michele Caterino, Gruppo Delta Delta ITS, di cui Michele Caterino è coordinatore nazionale, è il primo gruppo di commercio idrotermosanitario nazionale. Fondato nel 1989 per iniziativa di alcuni grossisti lombardi, il gruppo conta oggi più di 65 soci a cui vengono offerti importanti servizi finanziari, logistici, di marketing e formativi. Promotore del piano di sviluppo teso a migliorare la qualità dell’offerta di prodotti e sistemi ITS, grazie al costante dialogo con l’industria Caterino è un osservatore privilegiato dell’innovazione del settore e del contributo che ne può derivare in termini di efficienza energetica e comfort abitativo.

Eric Ezechieli, The Natural Step Italia Presidente di The Natural Step Italia, Eric Ezechieli si è laureato in economia aziendale alla Bocconi e ha conseguito un master in learning for sustainability a Stanford, svolgendo in seguito diverse ricerche applicate (Schumacher College, UK, Rocky Mountains Institute, Colorado). Docente in istituzioni accademiche eccellenti, tra cui la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e il MIP del Politecnico di Milano, nel 2010 Eric è stato uno dei 120 post-laureati nel mondo ammessi al Graduate Studies Program della Singularity University della NASA. Nata in Scandinavia nel 1989, The Natural Step è una rete internazionale di ricerca scientifica e consulenza che dal 1989 sviluppa e diffonde metodologie e strumenti per passare dalla teoria alla pratica dello sviluppo sostenibile, aiutando aziende e amministrazioni pubbliche in tutto il mondo a risolvere i problemi di oggi senza causare quelli di domani.

Walter Marabelli, norme tecniche Esperto CasaClima e autore delle linee guida 2011 camini e canne fumarie per la provincia di Bolzano (LVH-APA), Walter Marabelli opera nel settore da quasi 18 anni, prima in Schiedel e da aprile come product manager e responsabile del settore normativo in AN Camini. Presente da tempo nei comitati tecnici normativi, in particolare nel Gruppo Misto Camini (CIG-CTI), Marabelli ha partecipato alla stesura delle principali norme UNI in ambito camini e canne fumarie.

Guido Pesaro, CNA Nato a Roma nel 1956, laureato in sociologia, dal 2007 Guido Pesaro è Responsabile Nazionale di CNA Installazione Impianti. Collaboratore di “Il Sole 24 Ore” e coautore di “Il nuovo sistema di qualificazione per le imprese” e di “Linee guida per l’attestazione SOA” (edizioni Il Sole-24 Ore), Pesaro conosce a fondo le problematiche di un settore composto da più di 200mila imprese, l’85% delle quali artigiane, ed è particolarmente impegnato nel processo di qualificazione della categoria, scandito dal DM 37/08 e dalle direttive di recepimento dei Regolamenti Europei in materia. Come molti, anche Pesaro in questo momento sta facendo i conti con un “decreto rinnovabili” che ha dell’incredibile.

intervista a Michele Arnaboldi / carlo ezechieli

La forma della lu segue da pagina 1

La luce domestica è particolare e differente, ha connotati funzionali e molto scarsamente simbolici, e per me é uno strumento fondamentale per legare l’intervento al luogo. La luce e l’ombra formano elementi che, come meridiane, rivelano il trascorrere del tempo e il mutare ciclico delle stagioni. La luce dà origine a condizioni ambientali differenti, gli spazi diventano mutevoli e, decisamente, si esce dalla noia! In breve: una volta capita la luce si comprende veramente il luogo. Anche se il controllo di aspetti mutevoli e in una certa misura, evanescenti come la luce, non è né facile né scontato. È un dato di fatto che, realizzando un progetto, nonostante tutti i plastici, i modelli e le simulazioni possibili e immaginabili, qualche sorpresa salta sempre fuori. Ed è anche un vero peccato che, una volta conclusa l’opera, non ci sia mai l’occasione di abitarla. Da questo punto di vista un’esperienza per me veramente istruttiva é stata quando, costruendo casa mia

La luce domestica è particolare e differente, ha connotati funzionali e molto scarsamente simbolici, e per me é uno strumento fondamentale per legare l’intervento al luogo.

(casa Vignascia, completata nel 2006 n.d.r.), mi sono trovato ad essere contemporaneamente committente, progettista e utente finale. È una casa che mi sorprende sempre. Questa sua ricerca ha qualcosa a che fare con l’architettura dell’antichità, dove sicuramente il sole e l’astronomia erano componenti fondamentali? Anche se un’abitazione non ha chiaramente la loro stessa precisione, certamente opere come Chichén Itzá in Messico e molte altre mi hanno sempre affascinato. Opere di quel tipo rivelano comunque un’attenzione particolare al luogo che considera aspetti che forse passano troppo spesso in secondo piano. Quando si parla di luogo in genere viene in mente la morfologia, la topografia e il paesaggio. Ma in realtà in questa parte delle Alpi (il Canton Ticino, n.d.r.) abbiamo una luce bellissima, limpida, forte. Nei miei progetti voglio costruire piccoli paesaggi, strutture che si inseriscono nella luce e per le quali la luce diventa un elemento assolutamente fondamentale. Dal punto di vista del paesaggio credo infine esistano due approcci fondamentali al progetto: il primo é di concepire un edificio come un oggetto, concluso in se stesso, come fa, con grande eleganza, Mario Botta ad esempio. L’altro é di disegnare insieme all’edificio tutto quanto gli sta intorno, e questo credo che sia


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uce per capire i luoghi Michele Arnaboldi

l’approccio che mi appartiene di più.

Michele Arnaboldi si é laureato in architettura al Politecnico di Zurigo. Inizia la sua attività presso lo studio di Luigi Snozzi per aprire il proprio studio nel 1985. Vince il concorso per il masterplan dell’Expo 2000 di Hannover, poi realizzato. Nel 1994-1995 é stato Visiting Professor presso la Washington University di Saint Louis, USA. È professore di architettura presso l’Accademia di Mendrisio. Il suo lavoro é stato oggetto di numerosi premi e riconoscimenti, tra questi: RS2 nel 2002; SIA nel 2003; Reiners Stiftung nel 2005 e Dedalo Minosse nel 2006. www.arnaboldi-arch.com

Come si sviluppa il suo lavoro? Quali sono i passi principali e quali gli strumenti? Dopo un po’ di tempo, ho imparato a far maturare il progetto per prima cosa nella mia testa. Sento innanzitutto il bisogno di individuare il tema. Solo successivamente incomincio con gli schizzi che credo rappresentino un momento di sviluppo di un pensiero già formato. Cerco in questa fase di non farmi condizionare da niente, nemmeno dai regolamenti, e di restare più libero possibile. Finiti gli schizzi, si passa alla fase di programma, di funzionamento, si lavora in pianta, ma anche e soprattutto, in sezione. Contemporaneamente si affrontano i problemi strutturali. In tutte queste fasi l’architettura é un pensiero lontano e, francamente, l’ultimo dei problemi. La ricerca stilistica non mi interessa affatto. Tutto deve avere una logica ed essere pensato correttamente, in caso contrario lo elimino. Sono convinto che se entri in uno spazio e da subito ti concentri sui dettagli c’è qualcosa di sbagliato, c’è qualcosa che ti distrae dallo spazio. I dettagli sono fondamentali ma solo se sono una conseguenza di un ordine complessivo: sono importanti, ma devono essere quasi invisibili. Infine, per me é importantissimo che il progetto possa maturare ed evolversi durante la costruzione. Purtroppo, con i sempre più ricorrenti contratti ad imprese di costruzioni generali, questo sta diventando impossibile.

urbanistica e buon progetto, che si sviluppi nel rispetto dei luoghi, dell’ambiente e del paesaggio. È un dato di fatto che le nuove normative, come da noi Minergie, tendono sempre di più a promuovere la trasformazione di un edificio in una specie di macchina - con soluzioni come ventilazione controllata e finestre non apribili - e sono ormai talmente restrittive da comportare molte complicazioni tecniche, e pertanto, aumenti significativi del costo di costruzione. Non é detto che tutto questo sia propriamente qualificabile come “sostenibile”. Questa crescente complicazione necessita peraltro di un numero sempre maggiore di figure specialistiche in un processo in cui l’architetto, da coordinatore generale, tende sempre più a diventare uno specialista come tanti altri.

I dettagli sono fondamentali ma solo se sono una conseguenza di un ordine complessivo: sono importanti, ma devono essere quasi invisibili. Tutto deve avere una logica.

Quali sono le sue fonti di ispirazione principali? Come architetti, sono i classici: Le Corbusier, Louis Kahn, Mies, Aalto. Mi piace molto Alvaro Siza e certo non posso disconoscere i miei maestri ticinesi: Snozzi, Vacchini, Galfetti, Botta. Un autore che mi ha influenzato molto é però anche James Hillman, un filosofo e psicanalista di scuola junghiana. E anche un teorico dell’architettura di nome Carlos Martí Arís autore di saggi bellissimi come “Silenzi eloquenti” e “L’arco e la cèntina”. E ovviamente il paesaggio, non solo il paesaggio naturale, chiaramente, ma anche il paesaggio urbano. Quali pensa siano le caratteristiche fondamentali di una grande opera di architettura? ...Non saprei. Posso dire che quando insegnavo negli Stati Uniti, io e il mio amico spagnolo Lluìs un giorno abbiamo preso l’aereo e siano andati a Forth Worth per vedere il museo di Louis Kahn. È stata una lezione incredibile. Quell’opera é una sintesi di tutta la storia dell’architettura. C’è una componente classica ma allo stesso tempo moderna, che per molti versi ricorda Corbu. Per non parlare dei dettagli. È una grandissima opera. Ma devo riconoscere che anche altre architetture, per quanto controverse, sono ugualmente notevoli, tra queste senza dubbio il Guggenheim di Bilbao, o molti lavori di Oscar Niemeyer. Ultimamente si parla molto di ecologia. Tanto che le targhe di sostenibilità ormai si sprecano. Come vede la questione in architettura? Chiaramente non é possibile sottrarsi a questi aspetti, ma bisogna considerare che una buona architettura già li affronta e li risolve. Senza contare che il lato tecnico é una componente

molto specifica che, per quanto importante, è per molti aspetti caratterizzata da una certa autonomia dal progetto. Parlando di sostenibilità ritengo particolarmente critico lo spreco di territorio, ma questo dipende

da una buona pianificazione e da scelte collettive intelligenti, purtroppo spesso inesistenti. In definitiva credo che la questione sia riconducibile principalmente e quasi esclusivamente a buona pianificazione, buona

La ricerca stilistica non mi interessa affatto. Tutto deve avere una logica ed essere pensato correttamente, in caso contrario lo elimino.

In prima pagina, Casa Katz a Aldesago (CH). Qui accanto e nella pagina a sinistra, Casa Vignascia, Minusio (CH), l’abitazione di Michele Arnaboldi Sotto, variazioni della luce solare nelle corti interne ad ogni singola unità residenziale. Qui accanto, scorcio di Casa Katz a Aldesago dove si apprezza la dialettica con il paesaggio attraverso gli spazi aperti che si articolano tra i diversi volumi dell’abitazione.


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archilocal /

Dap studio, trasparenze che valorizzano gli spazi segue da pagina 1

quartiere Lambrate, alla periferia est di Milano. Nato nel 1992 dalla collaborazione tra Elena Sacco e Paolo Danelli, entrambi laureati alla facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, è attivo nel campo della progettazione a varie scale di intervento.Una recente realizzazione è il Centro culturale Roberto Gritti (uno dei fondatori della musica folk bergamasca) di Ranica, alle porte di Bergamo. Rappresenta una propaggine residenziale del capoluogo che si apre sul lato opposto sulla Val Seriana. L’edificio ospita la biblioteca civica, un auditorium, una scuola per l’infanzia e vari spazi per la cultura e il tempo libero. Il progetto prevede una grande piastra rettangolare e un disegno di spazi aperti che integra, in un impianto unitario, aree di risulta e altre strutture a valenza pubblica presenti sull’area. Il volume è organizzato su due livelli: perimetralmente il livello superiore aggetta fortemente rispetto a quello inferiore e la piastra compatta appare sospesa rispetto al livello del suolo; quello inferiore è invece caratterizzato da una forte permeabilità dell’attacco a terra, che valorizza gli spazi di intermediazione e di passaggio tra interno ed esterno. Il volume più basso si mostra vetrato, trasparente, come a denunciare all’interno le attività che vi si svolgono; in quello più alto la sagoma delle persone si intuisce in profondità e in modo sfumato. La piastra è scavata da alcune bucature sia sul perimetro, in corrispondenza degli accessi principali, che internamente, dove due corti aperte perforano il grande volume sospeso portando aerazione e luce naturale. Alla semplicità e compattezza del volume esterno corrisponde la complessità degli spazi interni, candidi e sobri:

nell’ampio spazio a doppia altezza della biblioteca, le diverse aree funzionali appaiono come volumi indipendenti e di differente altezza, collegati da passerelle in quota e tutti in forte rapporto visivo con lo spazio esterno del patio centrale. Gli spazi di collegamento tra le aree si configurano non come un semplice momento di passaggio, ma come luoghi urbani in cui sostare e “vivere”. Oltre che luogo di conoscenza e formazione per Ranica, il nuovo centro culturale alla cittadina di rafforzare la propria identità e affermare il ruolo di cerniera tra Bergamo e tutto il sistema delle valli bergamasche. Il progetto ha meritato il Premio OAB Architettura promosso dall’Ordine degli Architetti della provincia di Bergamo per distinguere le migliori opere realizzate sul territorio provinciale nell’ultimo decennio, in qualità di migliore opera pubblica.

Nelle foto il Centro culturale Roberto Gritti di Ranica (BG). Dall’alto, la vetrata opaca della piastra al secondo livello; e il cortile interno che collega i volumi dell’edificio; una vista del Centro, dove la piastra compatta aggetta fortemente dal primo piano e appare sospesa dal suolo. Lo scorso gennaio l’edificio è stato insignito al premio OAB Architettura, promosso dall’Ordine degli Architetti della provincia di Bergamo per distinguere le migliori opere realizzate sul territorio nell’ultimo decennio. Presieduta da Aurelio Galfetti, la giuria ha selezionato il centro culturale quale migliore opera pubblica.

Dap studio

Laureati alla facoltà di Architettura del Politecnico di Milano Elena Sacco e Pierpaolo Danelli fondano nel 1992 Dap studio, che opera nel campo della progettazione a varie scale di intervento sia per la committenza pubblica sia per quella privata. www.dapstudio.com

Paola Giaconia

Si laurea al Politecnico di Milano. All’attività professionale affianca la ricerca: è docente di progettazione architettonica presso la California State University e la Kent State University, sedi di Firenze.

centro culturale gritti Progettisti Dap studio / Elena Sacco Pierpaolo Danelli; arch. Paola Giaconia Collaboratori Pasquale Gallo, Alessia Mosci, Laura Tagliabue, Paolo Vimercati Strutture ing. Davide Arrigoni Impianti Milanoprogetti S.p.A. Direzione lavori arch. Silvano Armellini, arch. Bruno Sciola Opere edili Edil Emmeti srl - Bergamo Impianti meccanici Caslini sas - Bergamo Impianto elettrico e illuminazione Dragoimpianti srl - Bergamo Pannelli in policarbonato Rodeca

Sotto, pianta e sezioni.

Arredamento Biblio sas - Treviso Programma biblioteca civica 850 mq, asilo nido 370 mq, auditorium 230 mq, scuola di danza e scuola di teatro 310 mq, bar 50 mq. Investimento totale inclusi arredi 3.420.000 euro Progetto 2005-2006 Realizzazione 2007-2010


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brevi e news / alice orecchio

I pavimenti? Facciamoli in bamboo Key East distribuisce in Italia il parquet in bamboo, un materiale interessante perché ecosostenibile, resistente all’usura, all’umidità (adatto quindi ad ambienti come cucine o bagni) e ai parassiti. Il bamboo è un legno stabile, 30% più duro del rovere ma elastico, dalle venature uniformi, che gli conferiscono un particolare pregio estetico, declinato in varie tonalità di colori. Il parquet è disponibile prefinito, in listoni a tre strati lamellare. Di facile installazione, si adatta ad ogni tipo di pavimento anche preesistente tramite incollatura, chiodatura o posa flottante. www.keyeast.it

Circondati dal benessere b!klimax+ di Rdz è un sistema integrato di riscaldamento e raffrescamento che ottimizza la capacità dei soffitti e delle pareti di scambiare caldo e freddo per irraggiamento con l’ambiente e con le persone, con un conseguente innalzamento del comfort percepito. Si compone di pannelli e quadrotti radianti con isolamento termico in polistirene o lana di roccia e pannelli con massetto a base di gesso fibrorinforzato. www.rdz.it

Guida alla certificazione ICMQ ha pubblicato il volume “Certificare la sostenibilità in edilizia. Dal progetto al cantiere, dal prodotto all’edificio”, per fare chiarezza su un tema che diventa ogni giorno più attuale e complesso, considerando che sono sempre più alte le prestazioni in termini di sostenibilità richieste da un edificio o da un singolo prodotto e diventa sempre più difficile orientarsi tra le nuove procedure e standard per la certificazione a livello nazionale e internazionale. Alcuni casi di studio, come il cantiere Porta Nuova Varesine a Milano, illustrano in maniera concreta cosa significhi costruire in maniera sostenibile. La pubblicazione è disponibile gratuitamente facendone richiesta a icmq@icmq.org

Vento tecnologico Polisette, un’azienda che da sempre punta sulla ricerca, in collaborazione con Eni ha sviluppato Helios, un sistema di pannelli per cappotto altamente evoluto che combina il polistirene espanso grigio addittivato e il carbonio. Una tecnologia che si traduce in minori spese di cantiere, uno stoccaggio più facile del prodotto e una posa più semplice. www.polisette.it

Basile nuovo direttore generale Doka Gabriele Basile dal 1 marzo è il nuovo direttore generale di Doka Italia, azienda leader nella produzione e consulenza globale per l’applicazione delle casseforme. 45 anni, laureato in ingegneria nucleare alla Sapienza di Roma con master in business administration presso SDA Bocconi, Basile viene da Algeco Italia - ambienti modulari a noleggio - esperienza che gli ha permesso di approfondire la conoscenza del mercato delle costruzioni e delle dinamiche del noleggio. In Algeco ricopriva il ruolo di direttore generale e amministratore delegato. Succede alla guida della filiale italiana di Doka a Paolo Zumaglini, ad uscente, che diventa regional manager Doka per i mercati del Sud Europa.

Scusimanonhocapitobene / nora fumagalli

Quanto “costa” una tragedia? C’è voluta una catastrofe per indurre il governo italiano ad una ‘pausa di riflessione’ sul nucleare. Non basta pensare - magari prima delle catastrofi e non dopo - che siamo troppo fragili per rischiare così tanto. Ci chiediamo se qualcuno ha ancora il coraggio di sostenere che l’energia nucleare è più “economica” di quella solare. Se e per quanto ancora si vorranno irresponsabilmente trascurare i costi della contaminazione dell’acqua, dell’aria e della terra di cui viviamo e che regaleremo alle prossime generazioni. Un’altra domanda, che ci sembra che nessuno abbia formulato. Ci sono, e se ci sono come stanno, dei depositi di scorie nucleari nelle aree colpite da terremoto nel mondo? Dove sono? Quali danni hanno subito? Abbiamo bisogno di energia, certo. Che ‘costi’ poco, certo. Ma quanto vale la vita umana? Quanto tempo ancora sarà necessario, e quante altre tragedie, prima che penetri a fondo nelle coscienze di tutti che tutto quello che facciamo ce lo facciamo addosso?

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archiglobal / mara corradi

Grand Theater, una nave protesa Una teatro per la metropoli cinese di Chongqing alla confluenza dei fiumi Jialing e Yangtze. Lo studio tedesco gmp, che ne ha progettato l’imponente struttura in vetro, voleva che fosse non solo un punto di riferimento urbano, ma anche una simbolica piazza per la cittadinanza.

Nei territori centrali della Cina si trova Chongqing, una megalopoli di grattacieli senza qualità, dove il progresso si misura al ritmo delle demolizioni e delle nuove costruzioni. Nel punto di congiunzione tra il fiume Jialing e lo Yangtze (il Fiume Azzurro), nello Jiangbei, il quartiere degli affari, è stato costruito un nuovo punto di riferimento visivo per la città, che punta ad assumere un significato simbolico per la popolazione. Il Grand Theater, progettato dallo studio gmp e finanziato dallo stesso distretto in cui sorge, spicca da una piattaforma in pietra per un altezza di oltre 60 metri e su una superficie di 100.000 mq, imponendosi nel panorama della città. Una piattaforma gradinata si protende verso il punto di confluenza dei due fiumi, per offrire la nuova architettura come tempio ai saluti e agli auspici delle imbarcazioni in transito. L’aspetto aggressivo dei suoi volumi, ispirato ai profili delle navi, si mitiga risalendo le scalinate dal lungofiume, mostrando una struttura completamente vetrata e traslucida. Sensibile ai cicli di luce e buio e all’evoluzione delle condizioni meteorologiche, questa pelle composta da moduli strutturali in vetro muta di concerto, restituendo all’interno una percezione sempre diversa dell’edificio. Il grande atrio d’ingresso è collocato al piano terra, ma è necessario salire al primo piano per accedere alle due sale degli spettacoli, collocate lungo l’asse longitudinale dell’edificio. La grand hall, che ospita 1744 poltrone e la medium hall, che ne tiene 873, sono rivolte l’una verso l’altra, in modo che le alte torri delle scenografie di 64 m e 52 m occupino il centro dell’edificio e svettino proprio come le ciminiere di una nave. I rispettivi foyer, situati al primo livello, si trovano invece agli estremi opposti dell’edificio, rispettivamente nella prua e nella poppa di questa “nave”. Ogni elemento strutturale e di dettaglio dell’architettura assume proporzioni colossali: come la sequenza di rampe di scale che dal piano terra portano alle sale e alle gallerie o come i pilastri a V dell’atrio d’ingresso. All’esterno, le facciate non convenzionali in vetro traslucido sono compatte e imponenti nel loro sviluppo su più volumi accostati. Solo a est e ovest, in corrispondenza degli ingressi, esse si frammentano in un disegno ritmico di opacità e trasparenze, che di notte, con gli interni illuminati, mostra i foyer pavimentati a parquet e i lampadari scenografici, preludio alla ricchezza delle sale teatrali. La piattaforma su cui si erge il teatro, ampia e ricca di punti di accesso, costituisce non soltanto uno spazio di rispetto e di osservazione dell’architettura, ma una piazza pubblica per il bene della cittadinanza. Qui come nella Grecia classica, il teatro può assumere un ruolo sociale, essere lo strumento di educazione comunitaria e, grazie alla forte identità architettonica, anche un simbolo visivo attorno al quale orientare lo sviluppo della metropoli.

In alto, vista notturna dell’ingresso e della piazza prospiciente il Grand Theater. Sotto, da sinistra, la scalinata di accesso alla piazza del teatro, la struttura in cemento che regge le facciate in vetro e l’atrio al piano terra. (Foto© Hans Georg Esch)


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Sopra, foto di Timmo Schreiber

sulla città Studio gmp

Fondato da Meinhard von Gerkan e Volkwin Marg (nella foto) nel 1965 ad Amburgo, lo studio gmp oggi è una realtà che comprende numerosi partners con una decina di sedi in tutto il mondo. Ispirati dai principi vitruviani di solidità, bellezza e longevità interpretati attraverso la qualità dell’architettura sostenibile, hanno realizzato numerosi progetti di respiro internazionale come la Fiera di Rimini e l’aeroporto Tegel a Berlino. www.gmp-architekten.de

Grand Theater Progetto gmp - von Gerkan, Marg and Partners Architects Committente Chongqing Jiangbeizui Central Business District Development & Investment Co. Ltd. Progetto di concorso Meinhard von Gerkan con Klaus Lenz. Partner Nikolaus Goetze Gruppo di progettazione Heiko Thiess, Monika van Vught, Robert Friedrichs, Matthias Ismael, Tobias Jortzick, Dominik Reh, Christian Dahle, Julia Gronbach. Capoprogetto Volkmar Sievers Gruppo di realizzazione Kerstin Steinfatt, Nils Dethlefs, Knut Maass, Zhu Huan, Jan Stolte, Li Zhenghao, Ren Yunping Partner cinese ECADI Statica/Attrezzature tecniche East China Architectural Design & Research Institute Co., Ltd. Acustica Müller BBM GmbH Scenografia Kunkel Consulting International GmbH Progetto illuminotecnico agLicht, Gesellschaft beratender Ingenieure für Lichtplanung b.R. Architetti paesaggisti Breimann & Bruun Superficie utile lorda 100.000 mq Progetto inizio progetto gennaio 2005, inizio lavori giugno 2005, fine lavori giugno 2009 Strutture in cemento e vetro

Dall’alto, la nave-teatro tra i grattacieli di Chongqing, la sezione longitudinale e la pianta del secondo livello con le due sale teatrali Sotto, il foyer della sala grande e l’imponente struttura vetrata che si eleva sulla piazza. (Foto© Hans Georg Esch)


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archicantieri / alice orecchio

Bologna, un esempio di progettazione Un calibrato mix di materiali, tecnologie, accorgimenti impiantistici e compositivi permette di mirare alla certificazione “Leed Gold project” della torre Unifimm di Bologna. Un edificio alto 125 metri, dove ogni piano funziona in modalità totalmente autonoma. Le torri non mancano certo a Bologna. Ma il punto più alto dell’orizzonte cittadino è destinato a diventare il complesso multiservizi Unifimm, di cui è prevista la fine dei lavori entro l’anno. Commissionato nel 2008 allo studio Open Project, il progetto riguarda la riqualificazione di un’area industriale dismessa di circa 44.000 mq alla periferia est della città (una volta occupata dalla fabbrica di ceramiche Barbieri & Burzi) di forma triangolare e delimitata dall’autostrada, dalla tangenziale e dalla ferrovia suburbana Bologna-Portomaggiore. L’intervento prevede la composizione di tre corpi edilizi di diversa forma e altezza: una torre uffici, un albergo, una piastra destinata a studi professionali, negozi e a un fitness center, con un parcheggio sottostante di due piani interrati che si articola intorno a una piazza coperta da una vela. La torre in cemento armato è alta 125 metri ed è costituita da 25 piani, una hall di ingresso a tripla altezza, tre piani interrati di cui uno destinato a riunioni e convegni e due ad archivi e impianti; un corpo riservato a uffici e servizi. L’edificio a pianta poligonale con tre nuclei portanti riceve una forte impronta architettonica da una sopraelevazione inclinata. Comfort e bassi consumi Precisa volontà progettuale è stata la realizzazione di un edificio in linea con gli standard Leed per la certificazione di risparmio energetico e sostenibilità edilizia: i materiali, le tecnologie e gli accorgimenti impiantistici e compositivi utilizzati mirano al riconoscimento “Leed Gold project”, assimilabile a una classe A. L’involucro è differenziato secondo l’orientamento, per assicurare la migliore combinazione di isolamento termico e comfort abitativo. Così, sul fronte nord, la facciata a pelle singola con retrocamera a doppia intercapedine permette di sfruttare al massimo la luce diurna, assicurando isolamento termico con conseguente risparmio energetico. A sud-est e sud-ovest le facciate a doppia pelle con estrazione meccanica di aria da intercapedine permettono la riduzione delle dispersioni in fase invernale, con conseguente limitazione della climatizzazione; la possibilità di

La torre Unifimm è alimentata esclusivamente da energia elettrica, in parte autoprodotta da sistemi fotovoltaici integrati nell’involucro, e non utilizza combustibile fossile.

accumulo del calore nell’intercapedine per l’ottimizzazione del rendimento degli impianti; il massimo sfruttamento dell’illuminazione diurna, con risparmio energetico in termini di illuminazione; la protezione delle schermature solari a lamelle regolabili per il controllo dell’irraggiamento estivo. La copertura della torre, inclinata verso sud, è dotata di 450mq di pannelli fotovoltaici, corrispondenti a una potenza installata di 60 kW di picco e a un rendimento previsto di 67.200 kWh/anno. Il progetto impiantistico è orientato alla massima efficienza energetica, sia in termini di efficienza delle unità di climatizzazione (unità motocondensanti a pompa di calore) sia in termini di funzionamento: ogni piano funziona in modalità totalmente autonoma, con tre unità esterne differenziate e a servizio delle tre zone a diversa esposizione che afferiscono a un unico anello impiantistico in grado di recuperare le energie in esubero di un lato, riversandole su quello che richiede energie. Ospitalità e servizi L’albergo è composto da due corpi edilizi contigui a differente altezza per un dimensionamento di circa 9.000 mq di superficie utile; può ospitare fino a 158 camere e un piano di 17 suite, un ristorante per circa cento posti a sedere e un piano servizi con sale riunioni/congressi. Nella stessa sagoma della struttura ricettiva, ma nella parte a ridosso della piazza, sono ricavati quattro piani destinati a piccoli uffici o studi professionali per circa 1.500 mq di superficie utile. La piastra connettiva tra torre e albergo è destinata ad usi misti: piccoli negozi, uffici, fitness, pubblici esercizi, servizi vari per circa 6.000 mq di superficie utile. Si articola intorno a una piazza con specchi d’acqua, fontane e aiuole verdi che ricuce gli edifici. Una grande vela tecnologica, tamponata sui bordi in pannelli fotovoltaici e nelle restanti parti in cuscini di tessuto serigrafati per il controllo della trasmissione energeticaluminosa, copre gran parte della piazza e della copertura della piastra, con zone praticabili e pavimentate in listoni di legno galleggiante e zone adibite a tetto verde.

Qui sotto, lo schema progettuale delle facciate sud-est e sud-ovest a doppia pelle.


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Studio Open Project

integrata

Open Project srl è una società di architettura e ingegneria fondata nel 1984 da specialisti dei vari settori della progettazione e della consulenza per meglio affrontare i molteplici aspetti del processo del costruire. È oggi una struttura multidisciplinare, organizzata per sviluppare tutti gli aspetti del progetto di architettura ed ingegneria, dalla concezione, al controllo diretto della realizzazione. www.openproject.it

Torre Unifimm Committente Unifimm Progetto architettonico a D.L. Open Project Srl Progetto struttura studio tecnico Majowiecki Progetto impianti Betaprogetti Srl Antincendio e energia rinnovabili ICS Srl General contractor CMB Realizzazione in corso Superficie 44.000 mq Impianti meccanici Ceffa Impianti elettrici CEIF Carpenteria metallica Cordioli Carpenteria Consorzio Edile Cm - Gruppo Bison Sistemi di facciata Tosoni (profili Schüco - vetri Guardian)

CMB, cooperativa muratori e braccianti di carpi

Con un giro d’affari di 640 milioni di euro, oltre 1400 soci e un patrimonio netto di 190, CMB è fra le prime dieci imprese di costruzione in Italia. Con cent’anni di esperienza, progetta e realizza opere infrastrutturali, edili e iniziative immobiliari complesse. Alle riconosciute capacità esecutive associa una predisposizione a coordinare la progettazione e le successive fasi di gestione, manutenzione ed erogazione di servizi. Fra gli interventi di maggior rilievo degli ultimi anni, la nuova sede del Sole24ore a Milano di Renzo Piano, l’Headquarter della Pirelli, i due alberghi accanto alla Fiera di Rho Pero, gli ospedali di Fidenza, Modena e di Varese. Nell’ambito delle infrastrutture, CMB ha lavorato all’Alta Velocità Milano- Bologna, all’ampliamento del Grande Raccordo Anulare a Roma e alla Linea 1 della Tranvia Firenze - Scandicci. Tra le opere in corso, il nuovo Shopping Center presso lo Stadio delle Alpi di Torino, l’Ospedale Maggiore di Trieste e l’Ospedale Niguarda di Milano, la Linea C della Metropolitana di Roma.

Impianto di climatizzazione Mitsubishi Trox Ascensori Schindler Controsoffitti Armstrong/Gema Pavimenti flottanti Legno FSC Crespi Rivestimenti Cotto d’Este (Kerlite) Porte tagliafuoco Ninz, d’arredo Lualdi Rubinetterie Hansgrohe, Giampieri Sanitari Duravit, Villeroy & Boch

Sintesi del progetto • 13.000 mq torre uffici • 7.400 mq cinema multiplex • 6.000 mq albergo • 2.800 mq piastra • 2.000 mq centro fitness • 30.000 mq parcheggi Planimetria generale. Sotto da sinistra, la Torre Unifimm è il nucleo emergente del nuovo insediamento. La forma della vela e il materiale di tamponamento trasparente sono stati progettati secondo i risultati della modellazione energetica condotta da TU Delft (Delft University of Technology).

Doka, tecnologia autorampante La complessità del progetto della torre Unifimm ha richiesto l’uso di particolari soluzioni tecnologiche e costruttive, per assicurare la sicurezza in cantiere e la velocità di realizzazione. Per questo è stato utilizzato il sistema di casseratura SKE 50 plus, l’ultima generazione di autorampanti Doka, potenziato nella velocità di salita e nel sistema di sicurezza integrato, con botole preassemblate e predisposizioni per le scale di ingresso. Doka anche lo schermo di protezione con cui è stato attrezzato il perimetro dei nuclei, che assicura alti standard di sicurezza. Oltre a disporre di una gamma completa di sistemi e servizi, Doka collabora fin dalle fasi preliminari con tutte le parti coinvolte nel processo edilizio, assistendole nella preparazione di studi di fattibilità e capitolati d’appalto, progettando la soluzione di casseratura adeguata e verificandone indici produttivi e parametri di sicurezza, all’interno di una visione globale del progetto costruttivo. www.doka.it


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ponti termici / nadia rossi

I ponti termici sui punti critici Le termografie che bocciano l’Italia

Con questo numero prende il via una serie di articoli dedicati alla razionalizzazione energetica dell’involucro edilizio che affrontiamo con gli esperti di alcune tra le principali aziende del settore

Legambiente ha realizzato la nuova campagna Tutti in classe A. Una squadra di tecnici munita di termocamere ha analizzato 89 edifici in 14 città italiane e 11, tutti certificati CasaClima, a Bolzano. Naturalmente la ricerca termografica, che svela come sono costruiti gli edifici e gli eventuali problemi di isolamento termico, ha promosso solo questi ultimi. Gli 89 bocciati evidenziano pareti senza isolamento, finestre sottili e montate male, ponti termici tra materiali, serramenti e solai. Gli edifici analizzati sono in larga parte recenti, costruiti negli ultimi 10 anni, ossia in un periodo nel quale la normativa e le conoscenze tecniche dimostravano già con chiarezza l’importanza e i vantaggi dell’efficienza energetica. Sono case costruite nel momento del boom edilizio, vendute spesso a cifre superiori a 3/4mila euro al mq. “La differenza tra una casa di Classe A rispetto a una normale è del 5-10% rispetto al costo di costruzione che è di circa 1000 euro a mq - è la conclusione di Legambiente - è evidente che non è certamente un problema di costi a impedire che tutte le case siano in Classe A”. Un risultato controcorrente rispetto al panorama nazionale è scaturito dall’indagine termografica effettuata sugli edifici in Classe A di Bolzano: qui è emerso come attraverso nuovi modelli costruttivi non solo si possano raggiungere ottimi livelli di isolamento degli involucri, ma anche come questi possano diventare attivi nel ciclo di produzione di energia a basso impatto ambientale.

Secondo il libro bianco Fi.n.co Enea, in Italia 16 milioni di appartamenti sono stati costruiti prima del 1973 e presentano problemi di ponti termici più o meno estremizzati nella loro diffusione. E la presenza di vie preferenziali per il flusso di calore causate da punti male isolati prosegue fino ai giorni nostri. I principali punti critici si hanno in presenza di discontinuità di materiali, ad esempio fra muratura e cemento armato, in angoli e sporgenze. Tra le soluzioni, l’isolamento a cappotto: la struttura viene completamente avvolta da un sistema isolante che neutralizza i ponti termici e garantisce

l’isolamento tra il microclima interno e quello esterno, con l’eliminazione di ogni inconveniente. “E, se realizzato con criterio, consente un risparmio fino al 70% rispetto a un edificio non coibentato o coibentato male”, ci dice Gianluca Menozzi, direttore generale di Termolan, al quale rivolgiamo alcune domande. La questione coinvolge direttamente progettisti, geometri e ingegneri: ma sono a conoscenza di queste tecniche e le sanno proporre? Nelle scuole italiane queste non sono materie

di studio se non in pochissimi corsi di laurea, dunque la preparazione in molti casi ha delle lacune. È compito nostro e di alcune istituzioni e associazioni di categoria sensibilizzare il progettista su questi temi, facendogli comprendere che non è sufficiente costruire una bella casa con doppie pareti tra le quali mettere 15 cm di isolante: bisogna intervenire sui punti critici come cassonetti, mensole, finestre, solai, strutture portanti: la soluzione che proponiamo è il cappotto, che isola con continuità strutture realizzate con qualsiasi materiale.

Un volume e cd-rom / Autori Maria Elisabetta Ripamonti e Francesco Claudio Dolce Editore Dario Flaccovio

Ponti termici Analisi e ipotesi risolutive Il ponte termico: conoscerlo per eliminarlo, risparmiando in consumi energetici e guadagnando in salubrità degli ambienti. Questo volume offre a progettisti, direttori dei lavori, costruttori e certificatori un’analisi dettagliata dei punti di fuga, della loro struttura e collocazione, individuando le soluzioni più appropriate alle criticità ad essi connesse.

Nonostante il notevole sporto dei balconi è stato possibile correggere ogni problema relativo ai ponti termici grazie all’utilizzo di un sistema isokorb.

Vivere sul balcone Il Complesso Panzerkreuzer a Vienna ha una superficie lorda di 32.037 mq e ospita un asilo e 250 appartamenti. Progettato dallo studio Rüdiger Lainer+Partner si distacca dagli edifici in stile classico che lo

circondano con la sua forma straordinaria, con angoli e spigoli, merli architettonici, con l’alternanza di parti alte e basse intramezzate da aree aperte e passaggi di diverse dimensioni, nonché per i grandi balconi molto sporgenti verso l’esterno. Balconi e verande vanno infatti a costituire

delle vere e proprie stanze separate con una grandezza tra gli 8 e i 10 mq: gli elementi Isokorb di Schöck sono stati utilizzati per il taglio termico e inseriti tra la stanza interna e i terrazzini. (da Costruire il nuovo senza ponti termici - mat. Schöck)

StoTherm Classic

Schöck

Prestazioni e durata

Raccordo per pareti a sbalzo

Sono oltre 100 milioni i metri quadri di facciate realizzate nel mondo da Sto, specializzata in sistemi di isolamento per esterni. StoThermic Classic garantisce ottimi risultati da oltre 40 anni: il suo componente centrale è la lastra in EPS. La prova a flessione dimostra l’elevata elasticità e la sicurezza del sistema rispetto al rischio di fessurazione grazie all’impiego della malta per incollaggio e all’armatura StoArmat Classic, esente da cemento e fibro-rinforzata. I rivestimenti di finitura Stolit e StoSilco non risultano soggetti a tensioni e dimostrano un’ottima proprietà elastica. Le possibilità creative e di personalizzazione offerte ai progettisti sono ampie, con una vasta scelta di materiali e colori.

Isokorb di Schöck è l’elemento isolante portante che riduce al minimo i ponti termici, impedendo la formazione ed è un alleato per l’edilizia sostenibile. Garantisce infatti il perfetto taglio termico di parti a sbalzo, proteggendo la struttura dell’edificio e riducendo la perdita di energia in punti nevralgici come i balconi. Inoltre favorisce la sicurezza statica degli edifici e può essere utilizzato in diversi tipi di costruzione, perché non richiede l’uso di un materiale particolare. L’ultima generazione è in grado di ridurre la trasmissione del rumore da calpestio, dunque rappresenta un efficace strumento per l’isolamento acustico.

www.stoitalia.it

www.schoeck.it


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Qual è la vostra offerta? Proponiamo soluzioni con pannelli in lana di roccia e lana di vetro, che uniscono l’isolamento termico a quello acustico e sono incombustibili, dunque particolarmente utilizzati nella ristrutturazione di scuole, ospedali, cinema, centri commerciali e ovunque si ha un’alta concentrazione di persone. In alcuni Paesi europei il loro utilizzo nelle strutture pubbliche è un obbligo; in Italia nel 2010 è uscita una linea guida del Ministero degli interni, che in parte si allinea alle normative europee. Proseguiamo con Stefano Bellini, direttore tecnico facciate di Sto. L’azienda propone sistemi con lastra isolante in EPS (Polistirene Espanso Sinterizzato), che compone circa l’84% dei “cappotti” in Europa, ai quali si affianca la lastra isolante in fibra di legno Natureplus: Perché un sistema di isolamento termico a cappotto sia veramente efficace - afferma Bellini - è necessario adottare sistemi certificati da aziende con decenni di esperienza nel settore, in grado di garantire due parametri importanti:

la resistenza al passaggio del vapore e il valore del modulo elastico delle varie componenti, che deve decrescere dall’interno verso l’esterno. La successione degli strati che compongono il sistema deve tenere conto delle caratteristiche termoigrometriche intrinseche e la scelta deve ricadere sul sistema più funzionale al tipo di supporto portante dell’edificio, diffidando da chi fornisce assemblaggi di prodotti”. Qual è la vita media di un cappotto e quali interventi di manutenzione richiede? Un sistema di isolamento termico correttamente eseguito non richiede manutenzione e ha una durata pari alla vita dell’edificio. Confronto costruttivo Oggigiorno, i progettisti hanno compreso l’importanza dell’eliminazione dei ponti termici e puntano su nuove tecnologie, alle quali tuttavia spesso si oppongono i costruttori e un cliente finale poco preparato e troppo sensibile al fattore prezzo (l’incremento di costo di una nuova costruzione dotata di una

buona coibentazione è valutato nel 15% circa). Tuttavia, bisognerebbe puntare sul risparmio che queste assicurano, più che sul prezzo. Chiediamo infine a Bernhard Langebner, responsabile commerciale Italia di Schöck, se siano solo i materiali a garantire buoni risultati. “Ovviamente sono molto importanti, ma lo è altrettanto la collaborazione tra progettisti, strutturisti e termotecnici: spesso ognuno ha proprie idee e pretese che non coincidono con gli altri. È importante creare un confronto che porti a un obiettivo comune e condiviso”. Quali sono le parti che maggiormente espongono al rischio di ponti termici? I balconi, soprattutto di grandi dimensioni, ma anche il marciapiede e le gronde. Per evitare problemi diamo un supporto in fase di progettazione, ma soprattutto apriamo un confronto tra progettista, termotecnico, strutturista e cliente finale, per verificare se ciò che è sulla carta si può veramente realizzare e come, apportando gli eventuali correttivi.

Le normative La norma di riferimento per l’Italia per quanto riguarda l’isolamento termico è la legge 10/91 (DPR 412/93), nata con l’intento di razionalizzare l’uso dell’energia per il riscaldamento. L’attenzione ai problemi legati all’inquinamento ha portato ad adeguare le norme alle necessità di tutela dell’ambiente con il DLGS 19 agosto 2005, n.192 che stabilisce i criteri per migliorare le prestazioni energetiche degli edifici e introduce la norma per la quale ogni nuovo edificio deve avere una certificazione energetica. La nuova Direttiva 2010/31/CE sulla prestazione energetica degli edifici promuove il miglioramento della prestazione energetica degli edifici, tenendo conto delle condizioni locali e climatiche e dell’efficacia sotto il profilo dei costi e delinea il quadro comune generale per il calcolo della prestazione energetica al quale gli stati Membri dovranno adeguarsi.

Nella foto a sinistra, un edificio dove il problema dei ponti termici è stato risolto con un sistema isokorb, che interrompe i ponti termici negli elementi strutturali che sporgono dall’involucro. L’immagine sotto a sinistra evidenzia dispersioni termiche in un balcone e pertanto la presenza di ponti termici.

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Benessere abitativo L’edificio Antica Milizia di Ravenna ha un volume di 4200 mc, ospita 15 appartamenti e 2 uffici. Progettato da TPA di Antonella Zappamiglio e Massimo Avanzini e per la parte energetica da Studio Solarraum di Oscar Stuffer e Barbara Worndle, è un condominio in classe A CasaClima (in corso di certificazione), con un consumo da progetto di 18 Kwh/ mq/anno. Sono stati eliminati tutti i ponti termici e utilizzati solo materiali certificati come Isokorb di Schöck, un elemento di raccordo tra le solette a sbalzo e il solaio interno, che garantisce il perfetto taglio termico delle parti a sbalzo, proteggendo la struttura e riducendo la perdita di energia in punti nevralgici come i balconi.

Termolan

Lape

Protezione e isolamento delle facciate

Lastra resistente e indeformabile

Il Compatto Cappotto di Termolan è indicato per l’isolamento termico e acustico esterno di pareti e solai. Il pannello è composto da lana di vetro ad alta densità in fibra crêpé prodotta con tecnologia Roofine, trattato con un legante a base di resine termoindurenti e con altri componenti che conferiscono un elevato livello di idorepellenza. Di facile manipolazione e taglio, è inodore, imputrescibile, non idrofilo, chimicamente inerte, meccanicamente resistente e inattaccabile dalle muffe.

Greypor® F KTR100 è una lastra studiata per l’applicazione in sistemi a cappotto e risponde alle linee guida ETAG004:2000 dell’European Organisation for Technical Approvals (EOTA, www.eota.be). Progettata per favorire l’adesione, ha una trama in rilievo su tutta la superficie esterna e sul 41% di quella interna distribuita su perimetro e punti per ridurre gli errori di posa e i rischi di distacchi dal sottofondo. Resistente e indeformabile, offre elevate prestazioni meccaniche e permette di ottenere eccellenti risultati in termini di isolamento termico.

www.termolan.it

www.lape.it


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Architetture d’alta quota / nadia rossi

Casa Capriata di Carlo Mollino A cinquant’anni dalla progettazione ha preso forma il Rifugio Carlo Mollino, un edificio sperimentale in cui gli aspetti architettonici, strutturali, tecnologici e impiantistici sono stati ripensati in coerenza con l’edificio-manifesto originario.

La struttura e le finiture dovrebbero essere montate nel Parco della Triennale con un cantiere minimo. La dimostrazione del montaggio dovrebbe avere in sé interesse per il visitatore maggiore della casa stessa finita; con un ben predisposto ordine di montaggio. Una piccola tenda da campo, una tettoia coperta con lo stesso “ondulux” che servirà per la copertura, gli operai in tuta col nome della ditta, potranno offrire uno spettacolo permanente di montaggio il quale è altrettanto e più interessante di quello di una casa ultimata.

Carlo Mollino, relazione di progetto Casa Capriata per la X Triennale di Milano, 1954

Nell’edizione del 1954 la Triennale di Milano punta sul tema della prefabbricazione della casa, analizzando la questione dell’industrializzazione edilizia. In questo contesto Carlo Mollino, architetto e designer, partecipa con un progetto di casa da riprodursi in serie, con il fine di evidenziare come lo standard non fosse da intendere quale limitazione della fantasia e dell’espressività, ma come elemento capace di generare, attraverso una controllata composizione di vari elementi, ambienti che rispondono alle diverse esigenze individuali. La realizzazione del prototipo sperimentale mira ad “offrire uno spettacolo permanente di montaggio”, ma i tempi stretti (solo cento giorni) per lo sviluppo dei disegni operativi e la realizzazione, non permettono di realizzare il suo intento. A distanza di cinquant’anni, in occasione delle celebrazioni del centenario dalla nascita, un gruppo di ricercatori del Politecnico di Torino, di cui è responsabile scientifico l’architetto Guido Callegari, ripropone il progetto con un taglio dapprima culturale, che nel 2008 diventa un progetto di ricerca con la firma del protocollo d’intesa tra il Comune di Gressoney Saint Jean e il Politecnico di Torino, dipartimento di progettazione architettonica e di disegno industriale, e gli sponsor tecnici per la sua realizzazione. L’edificio, un’architettura aerea sollevata dal suolo - reinterpretazione molliniana delle case walser dell’alta valle di Gressoney - è concepito come un edificio energeticamente efficiente, realizzato secondo gli standard previsti dal protocollo CasaClima Oro (<10 kW/mq), con l’introduzione di componenti

e sistemi edilizi innovativi, in coerenza con l’edificio-manifesto originario. Questa costruzione si inserisce inoltre nell’attuale dibattito sulla realizzazione dei rifugi alpini energeticamente autonomi, in contesti analoghi al territorio di Weissmatten (quota 2100 s.l.m.), che sono testimonianza diretta di una stagione di sperimentazione di nuove strategie per la salvaguardia dell’ecosistema alpino. La struttura Il Rifugio Carlo Mollino è una struttura di legno a tre piani,

sopraelevata rispetto alla quota del suolo in quanto poggiante su tre fulcri. La sua distribuzione interna prevede un ristorante bar, una cucina e un terrazzo solarium al piano terreno; una sala polivalente al secondo piano utilizzabile in periodo invernale come sala ristorante e in primavera-estate come camera da letto, una camera da letto, servizi igienici; due camere da letto e un wc al secondo piano. L’edificio si caratterizza per un organismo strutturale relativamente complesso realizzato quasi integralmente, fatte salve le fondazioni e i pilastri del piano “pilotis”, in legno. La struttura prevede la realizzazione di tre supporti (pilastri) in cemento armato fino alla quota del primo orizzontamento, disposti secondo un triangolo isoscele il cui asse di simmetria corrisponde alla direzione del colmo della struttura lignea, e il cui vertice è posizionato in corrispondenza della facciata

Dall’alto, in senso orario, la struttura esterna quasi ultimata dell’architettura che si affaccia su un lago artificiale; la parte aerea è realizzata pressochè interamente in legno; l’idea primitiva fu di una “scatola calda”, come tale realizzata a basso consumo energetico e con un minimo fabbisogno energetico, al quale contribuiscono pannelli fotovoltaici; a sinistra, rendering dell’edificio e tratti della struttura esterna. (Foto: Alessandro Bringhen) Nella pagina accanto, uno spaccato del progetto nel quale gli aspetti architettonici e strutturali sono stati pensati in coerenza con i criteri progettuali indicati da Carlo Mollino.


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principale verso il lago. A partire da questi punti di appoggio sono realizzate due capriate triangolari, la cui sagoma definisce le falde della copertura, alte quanto l’edificio stesso. La capriata posteriore poggia su due pilastri, mentre quella anteriore è supportata dall’unico pilastro anteriore, attraverso una coppia di saette oblique. Attraverso la struttura e il sistema di controventi di falda, a queste capriate principali ne sono sospese due secondarie, di uguale sagoma, ma prive di appoggi a terra, che, insieme alle precedenti, costituiscono l’orditura primaria di tutto il fabbricato. Un sistema di travi di solaio, di pareti interne e perimetrali e di elementi di falda, completa poi la struttura con gli orizzontamenti e le chiusure verticali. Alla quota del primo orizzontamento è prevista una balconata che percorre l’edificio su tre lati, permettendo il passaggio dall’esterno del lato posteriore a quello anteriore e l’ingresso dal lato anteriore. La balconata è realizzata mediante il prolungamento delle travi principali del solaio, in corrispondenza delle capriate, e delle travi secondarie.

Casa capriata Committente comune di Gressoney Saint Jean - (AO) Tempi progetto originale: 1954; progetto esecutivo e realizzazione: luglio 2010 - giugno 2011 Progetto architettonico Comunità Montana Walser arch. Laura Montani con la consulenza scientifica del Politecnico di Torino - Dipradi: arch. Guido Callegari (responsabile scientifico), prof. Liliana Bazzanella, arch. Alessandro Mazzotta, prof. Elena Tamagno con la collaborazione dell’arch. Massimo Ronco Ingegnerizzazione e cantierizzazione del progetto Denaldi legnami con la consulenza tecnica dello Studio Sandro Rota Casale Monferrato (AL) e la consulenza scientifica del Politecnico di Torino - Dipradi

Progetto impianto elettrico Studio ing. Tavella e geom. Rolfo, Asti (AT) con la consulenza di MB.Impianti, (AO) Direttore dei lavori e coordinatore della sicurezza geom. Alessandro Bringhen Impresa generale Gecoval Scrl, Saint Vincent (AO) Direttore tecnico e di cantiere Francesco Curcio Sponsor tecnici Denaldi, Saint-Gobain Isover Italia, Saint-Gobain Gyproc, Internorm Italia, Valser serramenti, Rheinzink® Italia Srl, Unimetal, Gualandris, Bertolotto Porte, Velux Italia, Hoval Italia, Thermal Technology Marika, Idrocentro, Geberit, Artigo Rubber Flooring, Zanotta, Armalam®, Rotho blaas, Abet laminati, Carra Depurazioni, Laterlite, M.B. Impianti, Caprari pumping power.

Modernismo d’epoca La storicità del progetto si unisce alle attuali indicazioni della bioedilizia nella Dépendance Branca, di prossima realizzazione. Dépendance Branca è un altro progetto inedito di Carlo Mollino che risale al 1968 e sarà realizzato a breve a Lignan, nella Valle Saint Barhélémy, Comune di Nus (AO), contiguo alla residenza valdostana di Sergio Branca. L’edificio si presenta come un’opera di architettura originale e inedita in pietra e legno, con una volumetria complessiva di 120 mc posta su due piani, con autorimessa e locali di servizio e un grande camino esterno. La forma planimetrica è un rettangolo con i lati lunghi in posizione NordSud. Le travi dell’impalcato sono incastrate nella muratura d’ambito e sormontate da un semplice assito avvitato ad esse. Le travi inclinate del tetto sono appoggiate sulla sommità della muratura e vincolate tramite agganci metallici. La copertura è finita con un assito in legno e un manto tradizionale in losa di pietra locale. Lo sporto del tetto verso sud, fronte principale della costruzione, è più accentuato e caratterizzato da puntoni

in legno obliqui che sostengono lo sbalzo delle travi, permettendo di ridurne la sezione. Il segno architettonico che caratterizza la costruzione è costituito dall’incrocio della falda del tetto con le linee quasi verticali della canna fumaria posta esternamente: un gioco di linee nette ed evidenti che caratterizza l’architettura molliniana. Il richiamo visivo è accentuato dai puntoni obliqui in facciata. L’edificio, di rilevanza sia storica sia architettonica, si propone quale bene culturale, in grado di costituire un nuovo polo di attrazione per il territorio circostante. Tra le destinazioni d’uso ipotizzate vi è la creazione di un’esposizione permanente del fondo molliniano in possesso della famiglia Branca.

Il documento originale redatto in scala 1.50 della Dépendance Branca: ha numero di serie 7926 e reca, oltre al timbro dello studio di via Corsero di Pamparato a Torino, il nome del committente, il medico torinese Sergio Branca.

Guido Callegari

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Architetto, dottore di ricerca in Architettura e Progettazione edilizia, è ricercatore confermato di Tecnologia dell’Architettura presso il Politecnico di Torino. Responsabile scientifico del Progetto Casa Capriata svolge attività di ricerca sull’innovazione di prodotto: materiali, componenti e tecnologie innovative per l’architettura. Si occupa del tema dell’abitare lo spazio culturale e geografico alpino con riferimento alle esperienze di sostenibilità progettata in alta quota. È membro della SITdA (Società Italiana della Tecnologia dell’Architettura), dell’Istituto di Architettura Montana (IAM) del Politecnico di Torino e del tavolo per la valorizzazione della filiera legno della Provincia di Torino nell’ambito del quale collabora al progetto comunitario Bois-Lab.


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Il progetto di Mollino reinterpretato con nuove tecnologie e impianti

Nuovi materiali, nuove tecniche, possono e devono, come per il passato, dar modo di creare un’architettura montana espressione di un mondo attuale idealmente coerente… Carlo Mollino - IV Congresso di Architettura Montana, 1954

Copertura in zinco titanio Le importanti falde della “casa a triangolo” sono state rivestite con un manto in zinco titanio con decapaggio chiaro di Rheinzink Italia ad aggraffatura angolare. Questa tecnica viene eseguita nelle coperture con pendenza maggiore a 25°: la chiusura delle lastre profilate risulta più semplice. Le lastre possono essere posizionate sia con il classico orientamento verticale, sia con orientamento obliquo o orizzontale. www.rheinzink.it

Ventilazione meccanica controllata Il progetto originale di Casa Capriata prevedeva una circolazione d’aria interna, oggi realizzata con un sistema di ventilazione domestica RS-250 Hoval HomeVent con portata nominale di 275 mc/h di aria ripresa e 250 mc/h di aria espulsa. L’impianto di ventilazione meccanica controllata è stato diviso in due reparti: uno comprende sala da pranzo e cucina al piano terra, il secondo la zona notte dei piani superiori. Lo scambiatore di calore entalpico permette di recuperare oltre al calore anche l’umidità: un vantaggio notevole in inverno quando si rischierebbe di immettere aria secca dall’esterno in ambiente. Il posizionamento dell’apparecchio all’interno del locale tecnico è stata una sfida, ma grazie alla modularità dell’impianto e dei singoli elementi è stato possibile inserire l’apparecchio in uno spazio molto ridotto. www.hoval.it

Riscaldamento a fibre di carbonio Il clima e la necessità di consumi energetici contenuti, hanno portato alla scelta del sistema di riscaldamento elettrico a basso consumo Genius Carbon di ThermalTechnology. All’interno dei pannelli a più strati sono inseriti conduttori termici in fibra di carbonio. L’alimentazione è a 230Vac e la propagazione del calore è uniforme e rivolta verso l’alto. I sistemi sono regolati da sonde collegate alla centralina elettronica T 705 che limita l’assorbimento di energia elettrica, analizzando ogni istante l’effettivo consumo: in caso di sovra-assorbimento, spegne le utenze collegate secondo la priorità stabilita. L’azienda ha fornito anche il sistema elettrico di riscaldamento dell’acqua sanitaria Carbon Boiler. Il consumo è ridotto e ottimizzato grazie al riscaldatore con cavi in fibra di carbonio e alla parzializzazione della potenza impiegata (470W - 1220W - 1470W in funzionamento “Plus”). www.thermaltechnology.it

Pavimenti in gomma

Fitodepurazione estrema

Negli anni Cinquanta i pavimenti in gomma, a bolli e marmorizzati, erano di grande attualità. La loro scelta è stata rispettata con Zero.4 di Artigo, design Sottsass Associati. Le piastrelle, che coprono buona parte della superficie interna dell’edificio in via di completamento, misurano 100 x 100 cm. Risulta piacevole l’effetto estetico dato da una tecnologia di stampaggio esclusiva che realizza la distribuzione dei bolli di diverso diametro, apparentemente casuale, attraverso un calcolo di progressione geometrica.

In un’ottica di sostenibilità ambientale, per il trattamento dei reflui è stato scelto un impianto di fitodepurazione di Carra Depurazioni. Recenti esperienze condotte nel Nord Europa dimostrano che con l’utilizzo di particolari tipologie impiantistiche e con la scelta di opportune specie vegetali, la fitodepurazione può essere utilizzata tutto l’anno anche in condizioni ambientali “estreme”. Obiettivo del sistema che prevede l’utilizzo di due vasche in parallelo, per una superficie complessiva di 42 mq, è l’abbattimento della frazione inquinante dai flussi di scarico in uscita per consentirne la dispersione nel terreno. L’impianto si propone anche come strumento didattico per la conoscenza dei temi della sostenibilità ambientale nell’habitat alpino, mediante apprendimento diretto sul campo.

www.artigo.it

www.carradepurazioni.com


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brevi e news / alice orecchio

Il Premio Terna promuove l’arte a distanza Il salone Arte Fiera Bologna quest’anno è visitabile anche virtualmente, con un tour in 3D nei padiglioni per mostrare le più di 200 gallerie e 400 opere presenti in mostra. L’iniziativa è promossa dal Premio Terna e ospitata nel suo sito www.premioterna.com. In pochi click sarà possibile partecipare a distanza all’evento della fiera bolognese e i possessori di iPhone e i Pad potranno scaricare l’applicazione Art in Touch (realizzata con Exibart), il più grande database di notizie ed eventi sull’arte contemporanea in Italia.

Il Pritzker 2011 a Souto De Moura Eduardo Souto De Moura è il vincitore del Premio Pritzker 2011. Nato nel 1952 a Porto, Souto De Moura è il secondo architetto portoghese ad essere premiato dalla Hyatt Foundation, dopo il riconoscimento assegnato nel 1992 ad Alvaro Siza (presso il cui studio Souto De Moura lavorò da studente per cinque anni). Tra i lavori di Souto De Moura il museo Paulo Regio a Cascais, lo stadio di Braga completato nel 2004, la trasformazione in albergo del monastero di Santa Maria Do Bouro ad Amares.

Fotovoltaico per le aziende agricole Solarcentury, ha realizzato il primo Energy Roof sulle coperture di un’azienda agricola in provincia di Alessandria. Si tratta di una soluzione edilizia di facile installazione sostitutiva del tetto tradizionale, che permette di risparmiare sul consumo di energia, in quanto la produzione stimata di è 44.000 kWh/anno e inoltre l’impianto, una vota collegato alla rete, riceverà la tariffa prevista per i casi di completa dell’integrazione architettonica.

Busquets vince l’Erasmus Prize 2011 L’Erasmus Prize è un riconoscimento internazionale destinato a personaggi che abbiano dato un contributo eccezionale alla cultura e alla società. Il tema di questa edizione era “il design dello spazio pubblico nella città”. Del progettista catalano è stata apprezzata l’opera di pianificazione urbana versatile e di grande effetto, fortemente orientata verso il sociale, ispirata dall’analisi storica dello spazio urbano nella prospettiva futura di un uomo che vivrà in ambienti sempre più densamente popolati. Joan Busquets lavora sia nella progettazione che nell’esecuzione, coinvolgendo studenti e colleghi di diverse discipline, costruendo nuovi centri urbani, riqualificandone altri e sviluppando le infrastrutture.

Con Silcart la domotica entra nel tetto Dall’esperienza di oltre 40 anni nella produzione di teli impermeabilizzanti sottotegola e dalla collaborazione con la divisione domotica di Came Group, nasce il telo biometrico presentato a Klimahouse. Grazie a particolari sensori si potranno rilevare le temperature interne ed esterne, monitorando costantemente lo stato di efficienza dell’isolamento termico e di conservazione del tetto permettendo di intervenire tempestivamente in caso di infiltrazioni. www.silcartcorp.com

Profine Italia, profilo francese Gerard Costes sarà il nuovo amministrattore delegato di profine Italia, la succursale italiana dell’azienda tedesca specializzata in profili Pvc per porte e finestre, con un’attenzione particolare al dettaglio e al design. Il manager italofrancese porta a profine la sua esperienza pluriennale nel mercato delle materie plastiche e il know-how recentemente acquisito nel gruppo internazionale del lusso Lvmh. www.profineitalia.it

37 Direttore Carlo Ezechieli Direttore responsabile Sonia Politi Comitato editoriale Myriam De Cesco, Antonio Morlacchi Redazione Alice Orecchio, Nadia Rossi

Editore Font srl, via Siusi 20/a, 20132 Milano tel. 02 2847274 - fax 02 45474060 ioarchitetto@fontcom.it - www.ioarch.it Pubblicità Virginia Gambino tel. 02 39260098 - mob. 340 1761951 virginia@vgambinoeditore.it Abbonamenti tel. 02 2847274 - fax 02 45474060 abbonamenti@ioarch.it

Grafica e impaginazione Roberta Basaglia

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Collaboratori Daniela Baldo, Alessandro Belgiojoso, Atto Belloli Ardessi, Ginevra Bria, Mara Corradi, Davide Crippa, Alessandro Ezechieli, Alice Gramigna, Nora Fumagalli, Marco Penati, Joe Zaatar

Reg. Tribunale di Milano n. 822 del 23/12/2004 Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB Milano Fotolito e stampa Pinelli Printing Srl, Milano

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riqualificazioni / antonio morlacchi

Ex carcere le Murate, Firenze L’imponente complesso edilizio è tra i vincitori della XVIII edizione del Concorso Internazionale Metra Sistema d’Autore. Uno spazio urbano riscattato da un articolato piano di recupero che ne ha sancito un presente di integrazione urbana.

Un progetto complesso quello del recupero dell’ex carcere fiorentino delle Murate, che ha interessato più aree d’intervento. Progettare per livelli stratificati di funzioni è il principio, scaturito dalla collaborazione con l’arch. Renzo Piano, che è stato utilizzato dal team dell’Ufficio di Edilizia Residenziale Pubblica del Comune di Firenze guidato dall’arch. Mario Pittalis. La finalità è quella di trapiantare, nelle strutture dismesse, prima convento medievale e poi carcere ottocentesco, la pluralità vitale e la complessità di un centro urbano contemporaneo, ma anche l’opportunità di garantire al nuovo insediamento la dignità di un quartiere cittadino. Quattro gli edifici interessati dall’intervento, che incorporano due cortili: il corpo di fabbrica delle Murate (edificio E) costituito da una galleria centrale a tutt’altezza (tre piani più il piano terreno), e l’edificio A, su via dell’Agnolo, entrambi destinati a celle di detenzione; l’edificio B, che è il corpo di fabbrica coincidente con il portico di ingresso all’attuale cortile 4, utilizzato per manifestazioni estive; l’edificio A1, trasversale a quello A, ex granaio nel periodo ottocentesco, con una particolare tipologia costruttiva e in parte destinato a celle di isolamento; il cortile 2 coincidente con gli antichi spazi aperti del convento cinquecentesco (accessibile attraverso il portico di ingresso dell’edificio A1) e il cortile 1, attualmente in uso alla Procura della Repubblica; il cortile 4, sul sedime degli spazi aperti del convento, ma completamente trasformato dal successivo uso carcerario. È questo un complesso di edifici che costituisce, in contiguità con il primo intervento, un corpo unico e restituisce alla città la fruibilità di gran parte dell’ex

carcere e in particolare degli spazi aperti maggiormente significativi, consentendo la permeabilità e la pedonalizzazione longitudinale dell’intero complesso. L’edificio E, destinato a diventare arteria di collegamento pedonale fra

per poterlo utilizzare come affaccio per le residenze. Dal punto di vista funzionale gli spazi sociali e commerciali sono collocati al piano terra, gli uffici al primo piano e le residenze in quelli superiori. I prospetti sulle corti sono

residenza ha coinvolto i piani dal primo al terzo, mentre il piano terra è stato destinato a spazi di servizio e commerciali, rendendo pubblico il percorso lungo la via dell’Agnolo. Su questo affaccio sono state riaperte le finestre tamponate, demolendo la

sale sovrapposte con colonne e volte a vela, più un terzo livello di celle singole prive di affaccio esterno. Qui è stato eseguito un restauro conservativo per adibire il terzo piano a centro di documentazione del carcere storico e le sale colonnate

le vie dell’Agnolo e Ghibellina, si connota per lo spazio vuoto trasversale, una vera e propria galleria su cui affacciano i ballatoi delle celle. Il progetto ha previsto la valorizzazione e conservazione del vuoto come strada aperta pubblica. Per questo motivo il tetto è stato smantellato, mantenendo i costoloni in muratura esistenti fra i due lati, e collegando i primi due piani tramite una centinatura ogivale che ha risolto staticamente l’allargamento dei ballatoi a 120 cm, come previsto dalla normativa vigente. Inoltre l’altezza interna è stata suddivisa per permettere la realizzazione di un ulteriore percorso al piano primo. Al terzo piano, invece, è stato conservato il ballatoio

stati integralmente conservati sino al piano secondo, dove sono state realizzate delle nuove aperture. In corrispondenza dei prospetti sulle due vie pubbliche è stato eliminato il falso tetto all’altezza del secondo piano per poter rendere pienamente visibile la struttura della galleria centrale e al piano terra sono state realizzate ampie aperture, che mettono in evidenza la sagoma della galleria interna. Al piano delle residenze invece sono stati inseriti dei bow-windows per migliorare il comfort interno e per conservare la caratterizzazione delle murature, comprese le finestre dagli alti davanzali. L’edificio B presenta, invece, ballatoi e celle disposti su un unico lato. La trasformazione in

parte di muratura sottostante sino a trasformarle in portali aperti, dotati di cancelli per le ore notturne. Anche in questo edificio, sul prospetto interno, sono state inserite nuove aperture, racchiuse dalla stessa tipologia di bow-windows del corpo E. Al piano terra, verso la piazza interna, è stato collocato un basamento sollevato dalla quota esterna, collegato con l’interno da cinque aperture realizzate demolendo i davanzali di altrettante finestre, coperto da una tettoia in acciaio che permette di collegare l’interno con un’area protetta esterna. L’edificio A1, ex granaio e per le celle di sicurezza, si presenta costituito da soli tre livelli di cui due, a doppia altezza, composti da

a spazi pubblici. L’edificio A su via dell’Agnolo è composto da un portico e da tre livelli soprastanti di celle. Il portico è stato mantenuto integralmente, mentre nel volume soprastante sono stati collocati degli uffici, aggiungendo una scala di servizio in acciaio. Il cortile 2, chiuso da una nuova copertura trasparente, realizzata con il sistema Metra Poliedra-Sky 50, costituisce l’ampliamento dell’edificio A1. Il cortile 4 è stato trasformato in piazza, caratterizzata da una nuova pavimentazione, arredo, alberi e zona soprelevata coperta da una tettoia metallica, per poter usufruire dello spazio esterno di pertinenza del locale ad uso pubblico all’interno dell’edifico B.


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Pagina a sinistra: nella foto sotto il titolo, l’edificio E visto dalla Piazza della neve e, al centro in basso, la galleria su cui affacciano i ballatoi delle celle, nuova arteria di collegamento pedonale tra le vie Ghibellina e dell’Agnolo; nelle altre immagini in basso, a sinistra i prospetti interni degli edifici A1, A (sul fondo) e B. Qui accanto, uno degli spazi interni (ex celle). Sotto, planimetria generale del complesso e una passerella di collegamento fra due edifici.

edificio B

cortile 4

Piazza della neve

cortile 2

edifici A e A1

Il sistema Metra NC 72 per i bow-windows

edificio E

Nella realizzazione del progetto, in antitesi alla conformazione delle celle di detenzione (unità minima del complesso carcerario), i progettisti hanno pensato alla realizzazione di una grande apertura (9 mq circa), quale nuovo affaccio degli appartamenti sulle piazze delle Murate e della Madonna della Neve. Attraverso l’addizione funzionale di più celle tramite cerchiature in acciaio (in alcuni casi a vista) e attraverso la realizzazione di grandi aperture sono state realizzate delle vere e proprie abitazioni. Per dare forma e dimensione all’apertura (bow-windows) è stato predisposto il fotopiano di una delle facciate principali su cui sono stati provati i disegni di diverse possibili tipologie. L’infisso principale è stato oggetto di un particolare studio costruttivo, in quanto doveva essere poco frazionato, ma allo stesso tempo facilmente utilizzabile dai potenziali fruitori, per la maggior parte persone anziane. È stato scelto il sistema METRA NC 72 STH a quattro ante di cui due fisse e due apribili nella parte superiore: di queste una si apre a scorrere mentre l’altra si apre all’interno in modo da permettere, con una azione combinata, la pulizia degli infissi in sicurezza. Anche il maniglione di apertura dell’infisso scorrevole è stato più volte modificato per essere il più maneggevole possibile. Per evitare, nei periodi estivi, il fenomeno di surriscaldamento all’interno delle abitazioni, dovuto all’irraggiamento solare, è stata predisposta una persiana esterna motorizzata, che permette un controllo totale della luce nell’arco della giornata. La persiana è costituita da lamelle metalliche alzabili e variamente inclinabili in qualsiasi posizione dell’altezza della finestra. www.metra.it Le Murate Progettista Ufficio ERP Edilizia Residenziale Pubblica Comune di Firenze Committente “Le Murate” Società Consortile Corso - Schepis Srl I bow-windows sono stati realizzati con il sistema Metra NC 72 STH a quattro ante.

Serramentista Calderone Infissi S.r.l., Pace del Mela (ME) Sistemi Metra NC 72 STH, Poliedra-Sky 50 Finitura Verniciato Bronzo e Raffaello Marrone


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riqualificazioni /

Da spazio industriale a fabbrica di idee Minimi interventi strutturali e nuove ripartizioni interne trasformano un antico cotonificio nel nuovo parco scientifico tecnologico Como NExT. È il 1889 quando a Lomazzo, nel triangolo tra alto milanese, basso varesotto e Brianza comasca, l’industriale Francesco Somaini inaugura il Cotonificio Somaini, un imponente complesso di edifici a tre piani in mattoni a vista, che rimane attivo fino al 1974. La solidità delle parti strutturali e la sobrietà degli elementi decorativi di facciata connotano la qualità costruttiva e il carattere architettonico delle antiche fabbriche, che risultano di notevole interesse, tanto da renderle paragonabili a edifici civili. Per questo, a distanza di circa 30 anni, si dà il via al progetto di recupero cambiandone la destinazione in “fabbrica di idee”, di cui è stato inaugurato il primo lotto a maggio dello scorso anno. È il progetto Como NExT - acronimo di Nuove Energie x il Territorio - Parco Scientifico Tecnologico: al posto dei grandi macchinari si trovano un parco scientifico e un incubatore di imprese. L’architetto Ado Franchini, docente di progettazione al Politecnico di Milano, progettista e direttore dei lavori, illustra qui gli interventi effettuati.

L’edificio ad opera compiuta: una pensilina preesistente è stata chiusa con una vetrata a telaio e pannelli colorati che creano l’atrio d’ingresso e una sala esposizioni.

Le strutture. Il complesso è composto da due grandi edifici principali (Sud e Nord) e da due più piccoli: la centrale elettrica e lo scalo ferroviario. Il primo lotto di intervento ha interessato l’edificio Sud per un totale di 12.000 mq; tra breve sarà realizzata la mensa aziendale nella ex centrale di trasformazione elettrica. Dal 2012 verranno ristrutturati per laboratori anche l’edificio Nord; nello scalo ferroviario troveranno posto uffici di incubatore di impresa. Gli interni. La struttura interna in colonne di ghisa e capitelli è stata mantenuta a vista e valorizzata, sia negli spazi comuni sia nei laboratori. Sono stati introdotti nuovi corpi scala e ascensore in cemento armato e intorno sono stati aperti grandi cavedi che portano luce zenitale dal tetto fino al piano terreno. I corridoi non hanno mai un assetto rettilineo e formano spazi interni articolati insieme alle forme organiche delle salette di riunione, oppure diventano ballatoi aperti intorno ai nuovi cavedi centrali. La sala auditorium al piano terreno forma un volume interno autonomo, come una scialuppa di salvataggio nel corpo di una nave. Le salette di riunione sono in pareti di cartongesso curvato e colorato. I materiali. All’esterno le facciate di mattoni sono state lavate e riparate ove necessario, mentre le grandi finestre industriali in ferro sono state sostituite da serramenti termici in alluminio. Per ragioni di vincolo architettonico abbiamo dovuto applicare una griglia esterna analoga a quella dei serramenti originari: se ne sarebbe fatto a meno, e certamente la forza e il carattere proprio degli edifici non ne avrebbero risentito. Tende frangisole avvolgibili schermano i fronti soleggiati. All’interno sono stati utilizzati materiali naturali a vista come cemento armato, lamiera di ferro, pannelli di legno multistrato fresato; il pavimento è in cemento verniciato con resine colorate, materiali tipici degli spazi industriali. Sul fronte sud una pensilina in cemento armato preesistente è stata chiusa con una vetrata a telaio e pannelli colorati apribili per creare l’atrio di ingresso e la sala esposizioni.

Una sezione dell’edificio, nel quale sono stati ricavati spazi di lavoro e laboratori di diverse altezze.

Rendering della ex centrale elettrica nella quale sarà realizzata la mensa.

Sopra, un’immagine delle salette riunioni con pareti di cartongesso curvato e colorato e tagli verticali luminosi lungo i percorsi esterni. Sono collocate come oggetti autonomi nel volume principale di ogni piano. A sinistra, due foto dei volumi interni dove le parti in cemento sono state verniciate nei colori rosso e grigio; grandi cavedi portano la luce zenitale dal tetto fino al piano.


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Gli ambienti. Gli spazi di lavoro sono laboratori di misure diverse; l’altezza di 5,20 m degli interpiani originari ha permesso di realizzare in ogni ambiente un soppalco in struttura metallica a vista che si aggancia alle colonne di ghisa, con piano in pannelli di legno ignifugo certificato. La suddivisione tra i laboratori è realizzata con pareti di cartongesso a tutta altezza, per lasciare possibilità di collegamento tra le diverse unità e per alleggerire i carichi sui solai. La profondità di 33 metri dei corpi di fabbrica ha permesso di dedicare le zone centrali ai percorsi e alle sale riunione, che non possono avere un’abitabilità permanente. Per la riorganizzazione delle grandi navate interne sono stati utilizzati materiali semplici lasciati a vista o colorati: cemento armato colorato rosso e grigio per corpi scala e ascensori; lamiera di ferro naturale con protettivo trasparente per le fasce ispezionabili di canalizzazione degli impianti elettrici e i cablaggi; pareti di vetro e Mdf colorato per fronti laboratori, con superfici in multistrato di faggio fresato per le fasce alte di chiusura e l’insonorizzazione dei corridoi. Le sale riunioni da 20 e 40 posti hanno pareti vetrate illuminate dai lucernai della copertura, mentre le altre sono interne ai fronti curvi dei laboratori e formano tra loro un sistema di attraversamenti diagonali della navata centrale di ogni piano. L’atrio vetrato. Sul fronte sud una pensilina in cemento armato preesistente è stata chiusa con una vetrata a telaio e pannelli colorati apribili, per creare l’atrio di ingresso e la sala esposizioni. È stato realizzato un telaio portante in acciaio, con elementi di irrigidimento in alluminio che portano le vetrate termiche e i pannelli colorati che permettono una ventilazione naturale nella stagione estiva. Gli impianti. Il parco tecnologico ha un sistema di pannelli solari per la produzione di

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Ado Franchini

Architetto e docente di progettazione al Politecnico di Milano, dopo una formazione internazionale a Losanna, Firenze e Milano, nel 1983 fonda con Giovannella Bianchi di Donnasibilla lo studio ADM Architettura Milano. Ha realizzato progetti per spazi pubblici, quartieri residenziali, ristrutturazioni e restauri di edifici d’epoca e ha lavorato anche all’estero sugli stessi temi di progetto. Ha pubblicato saggi e articoli su quotidiani e riviste specializzate italiane e tedesche, ha scritto guide di architettura, libri sul tema della residenza contemporanea, cataloghi di seminari ed esposizioni di architettura da lui stesso organizzate. www.admarchitettura.eu

Sopra, la planimetria dell’intera area oggetto degli interventi e rendering dell’edificio Sud, interessato dal primo lotto di intervento.

acqua sanitaria e la sua vasta copertura ancora libera di circa 2000 mq diverrà una centrale di produzione di energia elettrica con pannelli fotovoltaici di ultima generazione. All’interno è stato realizzato un impianto di ricircolo dell’aria primaria e ogni laboratorio ha una sua centrale di raffrescamento, che permette una contabilizzazione indipendente dei consumi energetici. L’edificio è collegato alla rete Fastweb di fibra ottica già esistente lungo la linea ferroviaria.

Como NExT Parco Scientifico Tecnologico Committente Como NExT Spa

Superficie totale 20.986 mq; realizzati 12.000 mq

Progetto e coordinamento Studio ADM

Cronologia 2005-2010 Studi di fattibilità e urbanistica: 2007 approvazione piano integrato di intervento (PII); marzo 2009 inizio lavori; maggio 2010 inaugurazione primo lotto

Progettista e direttore lavori Ado Franchini Collaboratori Anna Acerbi, Giovannella Bianchi di Donnasibilla, Andrea Colombo, Eris Plaku Progettisti piano integrato di intervento Ado Franchini, Paolo Scapolo Progetto strutturale Colombo Engeenering Srl

Opere edili Impresa Costruzioni Carboncini & C. Spa Impianti meccanici A.T.I. Panzeri e Benvenuto, Gironico (Co) Impianti elettrici Elettromeccanica Galli Italo Spa/ Eiffage, Erba (Co)


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risparmio energetico / antonio morlacchi

Ma quanto consuma? A Trieste, un progetto per certificare i consumi della casa. Un documento che potrà essere inserito nell’atto di compravendita. Presto sarà possibile acquistare una casa con la certezza dei costi di mantenimento e con la garanzia che un eventuale sforamento, se non causato da imperizia, verrà rimborsato dall’impresa costruttrice. È questo l’obiettivo del progetto sperimentale di Settimo Costruzioni Generali, che ha costruito a Trieste un’abitazione-prototipo di 160 mq i cui consumi, grazie a un accordo con il Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Trieste, saranno monitorati per un anno e valutati. Ma i primi risultati ci dicono già che tra giugno e ottobre 2010 la casa, climatizzata 24 ore su 24, ha consumato solo 450 kWh. Grazie al Conto Energia questo ha consentito un guadagno di circa 871 euro. Un risultato eccezionale se si considera che un’abitazione simile costruita secondo i vincoli normativi nazionali vigenti, ma senza gli accorgimenti adottati qui, avrebbe consumato circa 6300 kW/h solo per il riscaldamento invernale. «La progettazione, anziché allinearsi con i requisiti minimi previsti dalle norme in materia di risparmio energetico, mira alla massima prestazione possibile» - afferma Alessandro Settimo, presidente della società. «Abbiamo utilizzato solo materiali e impianti al top in termini di performance. Per la progettazione e l’integrazione delle tecnologie è stato utilizzato un software di calcolo che ha consentito di prevedere il comportamento energetico dell’edificio, consentendo di raggiungere la migliore combinazione di fattori tecnologici e ambientali».

Partner di CasaClima, Settimo Costruzioni Generali ha impiegato nella casa-prototipo diverse tecnologie e tecniche costruttive per ottenere l’autosufficienza energetica: esposto a sud, l’immobile ha un elevato livello di isolamento termico, è completamente stagno per eliminare ogni minima infiltrazione d’aria e ponte termico e le grandi finestre a triplo vetro, per esempio se fotografate ai raggi infrarossi, hanno evidenziato una dispersione termica paragonabile a quelle delle pareti in muratura. Il benessere interno della casa è garantito dalla ventilazione meccanica controllata, che assicura un continuo ricambio d’aria mantenendo la stessa temperatura a qualsiasi altezza nelle stanze. Una pompa di calore geotermica con due pozzi a 100 m di profondità sfrutta la temperatura costante del terreno garantendo d’estate il raffreddamento dell’acqua ed alimentando il sistema free cooling per il condizionamento degli ambienti interni. L’energia elettrica viene prodotta da un impianto fotovoltaico da 6,0 kWp mente l’acqua calda sanitaria viene fornita da un sistema solare termico, integrato da un concentratore solare per scaldare l’acqua necessaria al funzionamento della vasca Jacuzzi e del bagno turco. Al comfort interno sia in inverno che in estate contribuisce infine l’impianto di climatizzazione radiante a pavimento, che mantiene una temperatura ideale in casa grazie alla costante circolazione di acqua. Per evitare emissioni in atmosfera, la casa non è alimentata da gas e

anche il piano cottura della cucina è a induzione. I consumi in casa sono stati ridotti ulteriormente grazie all’applicazione di luci a Led, di un particolare ascensore dal consumo di soli 500 w e dagli elettrodomestici in classe AAA. Una cisterna raccoglie le acque piovane usate per l’irrigazione e il risciacquo delle toilette. I consumi, come l’accensione e lo spegnimento dei vari dispositivi, sono stati sempre monitorati grazie a un sistema domotico controllabile via iPad.

Alcuni interni e il locale di servizio della casa prototipo realizzata a Trieste da Settimo Costruzioni Generali.

sondaggi / autodesk

Gli studi di architettura devono guadagnare in efficienza Autodesk ha pubblicato i risultati di un’indagine sugli effetti della recente recessione economica tra gli studi di architettura europei. Ne è emerso che molti sono convinti che il peggio sia passato, ma la maggior parte è ben lungi dall’essere ottimista. La RIBA Future Trends Survey, l’istituto che svolto il lavoro rivela che alla fine del 2010, alla domanda “Quali cambiamenti si attende in termini di carico di lavoro nei prossimi mesi?”, oltre il 36% degli architetti ha risposto di aspettarsi una riduzione dell’attività, mentre il 43% pensa che i carichi di lavoro rimarranno invariati; ma circa il 78% prevede in ogni caso un blocco delle assunzioni.

In quale fase della progettazione il miglioramento dell’efficienza avrebbe un maggior impatto sulla redditività? concept design

technical design

design development

production information

Gli studi di piccole e medie dimensioni sono spesso più ottimisti dei grandi e si attendono un incremento degli incarichi soprattutto nell’edilizia residenziale di lusso. Sostenibilità ed efficienza saranno sempre più al centro dell’attenzione, anche per adeguarsi a norme e regolamenti; la capacità di mostrarsi in grado di soddisfare ogni richiesta dei propri clienti aiuterà a conquistare nuovi lavori: “Non si tratta solo di architettura, è anche il servizio che offriamo a essere importante per il cliente” ha affermato un intervistato. E per questo bisognerà guadagnare in efficienza. Quando si raggiungono gli ultimi stadi della progettazione, ci

sono centinaia di informazioni di produzione. Quando viene effettuata una modifica, ogni disegno e documento connesso deve essere controllato e revisionato per riflettere la modifica e garantire coerenza. Pertanto, non sorprende che alla domanda: “A quale stadio del processo di progettazione un incremento dell’efficienza avrebbe maggior impatto in termini di redditività?”, oltre il 50% degli intervistati abbia risposto indicando la fase di produzione delle informazioni. È in questa fase, infatti, che tutti i disegni (piani, sezioni, prospetti), i dettagli e i piani di lavoro vengono completati e presentati per ottenere l’approvazione finale e il via a procedere. I software Autodesk basati sulla piattaforma Revit sono stati concepiti appositamente per il BIM, Building Information Modelling, e si fondano sulla tecnologia di modellazione parametrica. Ogni modifica di progettazione viene automaticamente applicata a tutto il progetto e alla documentazione, rendendo così i processi più coordinati e gli elaborati più precisi. Il metodo BIM consente di presentare al cliente un’ipotesi concreta ed eventuali varianti in modo che possa scegliere come meglio procedere. Utilizzare un modello 3D dinamico permette agli architetti di lavorare con tutte le parti interessate integrando informazioni dettagliate e tutti gli elementi necessari a elaborare in anticipo un piano dei costi attendibile.



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design / marco penati

Assemblo, saldo, pi ego, faccio luce Fa società con un cavallo e gli inventa un signor curriculum, battezza il suo catalogo simil-design per non sembrare troppo presuntuoso, e se gli dicono che le sue lampade sono care risponde che sono in ‘vetro aspirato’. Enzo Catellani, un artista che lavora con la luce, fa oggetti meravigliosi e li vende in tutto il mondo. Le lampade di Catellani&Smith sono universalmente note. Come sfuggire al fascino che sprigionano quei globi intrecciati di luce del Fil de Fer, oppure all’avvilupparsi degli steli di Sottovento, che sembra un vegetale mosso dal vento o da qualche corrente sottomarina? S’imprimono stabilmente nella memoria per un sottile sortilegio a beneficio della percezione visiva. Attraggono e incantano, si impongono negli ambienti come cardine tra luce e ombra. Si direbbero pensate e prodotte da elfi, oggetti magici che trasportano in una dimensione innocente e felice. Questa atmosfera fresca e giocosa si ritrova anche, fatto rarissimo, visitando gli ambienti dove la lampade vengono prodotte. Non parliamo di fabbrica, perché non esiste una struttura che risponda a questo termine. Sono ambienti adatti alla produzione, localizzati in luoghi diversi e arredati in modo diverso. Si, lo sappiamo, nel caso delle produzioni sarebbe più adatto parlare di attrezzature. Invece qui si intende esattamente arredamento ambientale, potrebbero essere show room, loft, atelier di grande eleganza. I pavimenti sono in legno esotico a listoni, gli scaffali di vintage indiano in legno massiccio. Piante di limone in vaso e oggetti di pregio. E sono i laboratori! Dove gli artigiani che manualmente costruiscono gli oggetti svolgono l’intero processo produttivo e traggono soddisfazione dal proprio lavoro. Una piccola rivoluzione antropologica, che ha portato queste persone ad essere responsabili e appagate. Si supera così anche il controllo qualità: quelle rarissime volte che un oggetto torna per un difetto presunto in azienda, ci si affanna intorno per scoprire il difetto, quasi fosse un parente che torna con un malanno dall’estero. Come fanno a rovinarsi, imballate come sono in cassette di compensato marino con più involucri di carta velina e pure i guanti di cotone per essere maneggiate dal cliente? Al termine dell’escursione, stupiti e affascinati, incontriamo Enzo Catellani, nella sede dell’azienda, che è un mulino

quattrocentesco restaurato con saggezza. È lui che inventa, perfeziona e, per primo, costruisce le sue lampade. Ci si aspetta una figura ieratica, invece è un personaggio alla mano, molto pratico, di un eloquio svelto e divertente. Non a caso siamo a Villa al Serio, vicino a Bergamo, dove la cultura del lavoro è un valore assoluto. Ci spiega come vent’anni prima lasciò un’attività in città per aprire un negozio di lampade. Lampade di marca, di design. Ma comprende che c’è spazio per crearne di nuove. Con l’entusiasmo dei neofiti si mette a cercare i componenti base, e scopre che sono molto normalizzati. Quindi non è difficile “fare” una lampada; come costruire con una scatola di montaggio. Ma manca l’anima, sono oggetti banali. L’intuizione è quindi di introdurre elementi spiazzanti, componenti anomali, che cambiano completamente l’oggetto, ne mutano la morfologia, e soprattutto giocano con la luce. Il successo arriva presto, inizialmente soprattutto in Germania. Vive momenti esaltanti, altri difficili. La crescita da zero non è una bazzecola, non basta fare le cose, bisogna anche amministrarsi, organizzare, spedire. In una parola: strutturarsi. Lo fa con dedizione, a volte sbagliando. Ma imparando molto ad ogni difficoltà. E soprattutto condividendo lo sforzo, la crescita, la soddisfazione. Ora ci sono i led, una rivoluzione che porta a Catellani nuove suggestioni. La prima sperimentazione è stata una piccola lampada con alla sommità un led, che sembra un filo d’erba con una lucciola che si sia posata per riprendere fiato. Nasceranno presto nuove creature, sul suo tavolo ci sono materiali, frammenti: i collaboratori chiamano affettuosamente questo luogo”l’antro”, e in effetti solo uno stregone può arrivare a pensare, attraverso alchimie solo a lui note, e a dare vita a piccoli miracoli di luce. Come il suo portacandele con interruttore. Le istruzioni avvertono di telefonare subito in azienda qualora, premendo ripetutamente il pulsante, la candela dovesse accendersi. Per avvisare dell’avvenuto miracolo. In alto, Stchu-Moon Sopra, PostKrisi e Fil de Fer a destra, Atman Sotto, da sinistra Luce che Dipinge e PostKrisi, Turciù e Led jack A sinistra in basso, il laboratorio


IoA Costruzioni e Impianti

archiperformance / marco dolera

archilibri /

Il suono come voce della materia contenuto mutevole dello spazio Inlandempire project è un collettivo formato da Francesco Bertocco, Claudia Ceso e Marco Dolera. È nato a Milano nel maggio 2010. Il profondo rapporto che unisce il suono, l’architettura e la materia è parte integrante della storia delle civiltà. Da sempre l’uomo progetta i suoi spazi in funzione delle attività che vi si svolgono e da sempre queste attività coinvolgono massivamente il suono, inteso come momento sociale, come segno necessario e rivelatore dell’edificio e come pratica culturale. Mercati coperti, anfiteatri, piazze e cattedrali sono solo alcuni esempi di come l’esigenza di comunicare un messaggio determini la prassi dell’architettura. Dalla struttura al materiale e alle sue performance come medium il passaggio è breve e obbligato. Così com’è decisiva la materia nel momento della progettazione per enfatizzare o assorbire i suoni e i rumori, così ogni materiale dà voce in modo diverso ai differenti gesti con cui l’uomo lo nobilita, astraendolo dal mondo vegetale o minerale per trascenderlo nel mondo dell’arte, intesa come momento estetico e quindi catartico. Inlandempire project nasce come punto d’incontro per sound producer e performer che in un’epoca di digitalismi e smaterializzazioni dell’oggetto fisico, utilizzano ancora come base della loro espressione musicale suoni derivanti da materiali, oppure registrati in ambienti antropizzati. Alcuni, come il noiser Claudio Rocchetti, costruiscono strutture sonore rompendo e graffiando materiali postindustriali, creando camere dagli echi vinilici e discordanti; altri, come Fabio Battistetti, delimitano lo spazio della propria performance con unità abitative,

sorta di machine à habiter di Le Corbusier e templi stilizzati, dove la struttura stessa con le sue pareti lignee e i movimenti del performer-shamano descrivono con armonia un bosco sonoro, dove il suono del legno è utilizzato in atto, prima ancora di diventare materiale per strumenti musicali, evocativo di un tempo in cui l’uomo viveva in simbiosi con l’albero; e ancora altri registrano i silenzi che riempiono cattedrali e piazze, alla ricerca di presenze sonore ed elementi di continuità, di equilibri labili che devono necessariamente trasmettere qualcosa a chi ascolta, trasformando lo spazio e l’ascoltatore in linguaggio e messaggio, come i progetti K11 di Pietro Riparbelli o Audioscan di Giorgio Sancristoforo e Giuseppe Cordaro. Presentare questi artisti in eventi live, concertando non solo l’audio della performance, ma anche la ritualità dei gesti che essi compiono è parte del progetto Inlandempire; indagare il rapporto mutevole che il compositore instaura con lo spazio architettonico che lo ospita e con la propria poetica significa spesso rileggere un’architettura e un materiale in modo olistico, svelando quegli aspetti più intimi che sfuggono ad un approccio meramente visivo. Proporre mensilmente degli episodi musicali diversi tra loro, documentare una pratica artistica legata alla musica, ma anche fortemente all’architettura e ai materiali fa di Inlandempire un medium, uno spazio di frammenti sonori che descrivono ambienti antichi e postmoderni.

Flash alessandrobelgiojoso Negli ambienti che ospitano le opere di Dan Flavin ci si immerge in un mondo diverso, lontano da tutto. La collezione di Villa Menafoglio Litta Panza di Biumo, a Varese, è la più importante raccolta permanente al mondo dell’artista newyorkese che ha dedicato la sua ricerca artistica al rapporto tra luce artificiale e ambiente circostante. La visita rappresenta un’esperienza sensoriale che facilita l’avvicinamento all’arte moderna contemporanea e ne aiuta la comprensione.

Carlo Donati. Contemporary villas and interiors introduzione di Alessandra Coppa editore 24 Ore Cultura 189 pp - euro 39,00

Il cuore della monografia raccoglie abitazioni di prestigio - ville, loft e attici - che rappresentano il marchio di fabbrica dell’architetto milanese, di cui sono illustrati i migliori lavori, realizzati sia in Italia sia all’estero nell’arco degli ultimi dieci anni. La sua firma rigorosa e ricca di contaminazioni è riconoscibile sia che si trovi in un appartamento caldo e avvolgente a St. Moritz, sia che si esprima nelle linee rarefatte di un loft urbano.

Cemento romano Diego Lama - Clean Edizioni 288 pp - euro 18,00

Sedici “architetti del cemento” romani nati tra il 1920 e il 1940 raccontano la propria vita, la professione, gli incontri, le realizzazioni e la loro città. Elemento comune è il cemento, utilizzato anche come linguaggio, tecnica, scuola, riferimento, superficie, che dalla Ricostruzione in poi ha pervaso Roma, diventando tra l’altro simbolo di tutti i mali.

Il nuovo edificio green

Soluzioni per il benessere abitativo e l’efficienza energetica

Luca Rubini, Silvia Sangiorgio, Claudia Le Noci Hoepli - 216 pp - euro 28,00

Edificio green, benessere abitativo, soluzioni per l’elettricità e il calore, comfort energetico, normativa e applicazioni consigliate dei principali isolanti sono gli argomenti trattati di questo volume che si rivolge sia a chi vuole progettare in modo sostenibile sia a chi non è del settore e vuole saperne di più.

Progetti di giovani architetti italiani - vol. II a cura di Luca Paschini contributi di Andrea Boschetti e Franco Purini linea GiArch - Utet Scienze Tecniche 300 pp - euro 65,00

Il volume offre una rassegna dei migliori progetti realizzati da architetti italiani under 40. Un’ampia panoramica che compone un quadro significativo dello stato dell’architettura italiana e delle linee di sviluppo su cui lavorano le nuove generazioni e permette di evidenziare il venir meno di una “identità dell’architettura italiana” per dare spazio all’identità “fluida” del discorso contemporaneo.

Piero Lissoni / Recent Architecture AA.VV. - Editore Hatje Cantz Testi in taliano, inglese, tedesco 224 pp - euro 58,60

Un volume dedicato ai progetti di architettura e di interior design più recenti, realizzati dall’architetto Piero Lissoni a livello internazionale. Disegni e piante, ai quali si accompagnano le fotografie di Giovanni Gastel e i testi di Stefano Casciani e Deyan Sudjic, offrono un quadro completo del suo stile, spaziando tra hotel di lusso, importanti sedi aziendali e residenze private.

Eritrea razionalista

Sandro Raffone - Giannini Editore 176 pp - euro 44,00 Ereditato dai genitori l’amore per l’Eritrea, nel 1971, dopo la laurea a Napoli, l’autore torna in un Paese che già conosce per fotografarne gli edifici razionalisti. Ne è nato un volume che documenta l’esistenza di tante valide opere architettoniche, insieme a una cernita di immagini dell’Eritrea e dell’Africa Occidentale per “suggerire, perché non è possibile descrivere né rappresentare il fascino di quel Paese”.

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