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gennaio 2008
Studio del mese
Progetto del mese
Anniversari
Maestri
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Piuarch progetta su più scale
Da Gardella a De Lucchi per la centrale di Porto Corsini
Giò Ponti a Forlì cinquant’anni dopo
Un ricordo di Ettore Sottsass ANNO 3 numero 13 euro 2,50
Pubblicità Font srl via Siusi 20/a 20132 Milano tel. 02 2847274 fax 02 45474060 pubblicita@fontcom.it Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB Milano
Paesaggio e infrastrutture n questo numero di IoArchitetto, nell’intento di affrontare il tema potenzialmente sconfinato delle infrastrutture, ci si è voluti concentrare su un aspetto emergente ma che, in modo molto significativo, incorpora le potenzialità e le criticità del rapporto tra disegno di infrastrutture e paesaggio: le installazioni per la produzione di energia pulita e rinnovabile. Se confrontata con strutture che producono energia utilizzando combustibili prelevati dal sottosuolo, la realizzazione di grandi impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili (es. solare ed eolico), necessita di molto spazio e presenta vincoli tecnici indiscutibili. Le condizioni ambientali ideali non si trovano ovunque e spesso interessano siti di una certa importanza paesistica, le dimensioni sono generalmente notevoli e le estensioni ragguardevoli. Come logica conseguenza, il potenziale di trasformazione del paesaggio, in meglio o in peggio, è indubbiamente rilevante. Energia dal vento o dal sole, pulita, eterna e, a lungo andare, economica. Ciononostante questo percorso non sembra trovare, nel nostro paese, grande consenso. Perché tanti ostacoli? È un problema di rapporto con il paesaggio, rispetto al quale l’architettura può dare un contributo positivo? Si tratta di impianti tecnici da mettere “sopra” il paesaggio, o vere e proprie opere di architettura, in grado di strutturare e caratterizzare il paesaggio nello stesso modo in cui lo facevano molte opere del passato, dagli acquedotti romani ai fari per la navigazione? Abbiamo cercato di trovare una risposta a queste domande sia attraverso il contributo di esperti che da anni operano nel settore dell’energia eolica, sia riscoprendo, sulla spinta del recente annuncio di realizzazione di elettrodotti secondo nuovi criteri di rapporto con il paesaggio, un bellissimo testo in cui Michele De Lucchi racconta la sua esperienza di progettazione per Enel. Carlo Ezechieli
ENERGIA E PAESAGGIO
L’INTERVISTA
Ripensare le reti
dell’alta tensione
I
I vecchi piloni hanno fatto il loro tempo. De Lucchi e Castiglioni progettano strutture più lineari, semplici e trasparenti
Da Piano a Governo Carlo Masseroli, assessore allo sviluppo del territorio illustra la nuova strategia programmatica che si va delineando per Milano ilano vive una fase di cambiamento radicale con volumi e ritmi un tempo impensabili. Basti considerare come le aree trasformate tra il ’98 e il 2005 siano state di circa 10 milioni di mq, mentre quelle in via di trasformazione superano gli 11,8 milioni di mq. Su quali basi e con quali strumenti? Ne abbiamo parlato con Carlo Masseroli, assessore allo sviluppo del territorio che, alla guida di una squadra di 150 persone, sta definendo i nuovi criteri di regolamentazione e il profilo della Metropoli lombarda che da questi emergerà. Una realtà complessa sulla quale torneremo più volte.
M Estetica e un deciso contenimento delle dispersioni nei tralicci firmati da De Lucchi e Castiglioni
tralicci dell’alta tensione sono un elemento alquanto familiare del paesaggio italiano. La loro presenza all’interno di vallate montane, e il loro rivelarsi in corrispondenza di passi, dossi e crinali, li rende spesso elementi di forte interferenza con il luogo. Partendo da questi presupposti, Enel aveva bandito nel 1999 un concorso internazionale, denominato “sostegni per l’ambiente” per la progettazione di nuovi tralicci in grado di inserirsi armonicamente nel paesaggio. Del concorso erano risultati vincitori i progetti di Michele De Lucchi - Achille Castiglioni e dello studio Foster and Partners. Lo scorso dicembre, Terna - Rete
I
Elettrica Nazionale Spa, la società responsabile in Italia della trasmissione e della distribuzione dell’energia elettrica sulla rete ad alta tensione, ha annunciato la realizzazione di 450 nuovi elettrodotti e l’inizio delle attività di ingegnerizzazione dei sostegni progettati dagli architetti vincitori del concorso. Secondo i comunicati di Terna “i nuovi sostegni ideati e progettati per essere in grado di essere percepiti non più unicamente come manufatti industriali, saranno disponibili per le prime installazioni, già in applicazione del piano di riassetto della rete previsto dal protocollo di intesa siglato con la Regione Toscana”.
“
La trasparenza è il cuore del progetto, per mitigare l’impatto ambientale e comunicare innovazione, modernità, contemporaneità
”
Michele De Lucchi, in un testo, attualissimo, del 2000 descrive così la sua esperienza, a cavallo
ENERGIE RINNOVABILI E AMBIENTE
Catturare il vento Gli impianti eolici e la questione del rapporto con il paesaggio. Intervista a Alberto Ferri orvolando la Sardegna, in direzione di Cagliari, più o meno al centro dell’isola guardando verso Est, si nota uno strano insieme di eliche, “libellule” secondo la poetica definizione dell’acclamata artista sarda Maria Lai, che ruotano pacificamente, spinte dal vento. Si tratta dell’impianto eolico di Ulàssai, la cui realizzazione è stata curata fin dal principio da Alberto Ferri,
S
ingegnere. Profondo conoscitore dell’argomento, Ferri ci ha illustrato in questa intervista aspetti, problematiche e potenzialità delle infrastrutture per la produzione di energia dal vento. Sistemi di produzione di energia pulita non come semplici impianti tecnici ma come opere di architettura, capaci di caratterizzare il paesaggio né più né meno come un acquedotto
romano. Come vede questa prospettiva? Sicuramente ci sono opere del passato che ammiro profondamente. Le centrali idroelettriche costruite sul Fiume Adda all’inizio del Novecento sono tra queste: oltre a identificare e caratterizzare il luogo erano figure emblematiche del progresso. Anche la torre Eiffel di certo non continua a pag. 2 >>>
tra architettura e ingegneria, di progettazione per Enel. “Disegnare i tralicci è stata un’interessante sfida con la tecnologia e l’ingegneria costruttiva sia per me che per Achille Castiglioni e non possiamo negare che all’inizio eravamo alquanto spaventati. Nella nostra professione di architetti e designer ci è capitato spesso di impegnarci in progetti al limite con le discipline da noi professate ma un progetto così impregnato di matematica, tecnica di costruzione, calcoli statici, di industria e di cultura ancora non l’avevamo mai affrontato. Sia Achille Castiglioni che io stesso siamo abituati a disegnare
Ripensare Milano: su quali basi? In primo luogo nasce il Piano di Governo del Territorio (PGT) che manda in pensione il vecchio Piano Regolatore su cui si è sempre basato lo sviluppo della città: l’ultima Variante Generale risale al 1980. Tra i suoi aspetti non più attuali continua a pag. 3 >>>
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Ripensare le reti
8 barre uguali a formare due cavalletti sovrapposti: una struttura semplice stabilizzata da quattro tiranti
dell’alta tensione per le industrie e ci siamo abituati a soddisfare le loro esigenze indipendentemente dalla specificità professionale richiesta. Abbiamo disegnato edifici, interni, banche, negozi, ristoranti, prodotti, telefoni, lampade e computer e nel caso di Castiglioni ci si riferisce oggi ad una carriera di più di cinquant’anni di attività. Seppure in questo contesto appunto l’esperienza del progetto di un traliccio è stata totalmente nuova e grandemente affascinante per il convergere di impegno tecnico scientifico e culturale ambientale. Può sembrare facile infatti sorreggere dei cavi che possono assomigliare a corde per distendere la biancheria: basta puntellarli qua e là che se ne stanno belli tranquilli ben alzati da terra.
Ma fare questo con dei cavi dove corre l’elettricità è cosa ben diversa. Al di là infatti del peso e dal movimento creato dal vento bisogna garantire la solidità della struttura anche in relazione ai possibili dislivelli del terreno, alle curve, alle angolazioni che una linea di alta tensione deve poter avere nel suo percorso. I carichi e le forze in gioco quindi diventano subito molto alti e un necessario margine di sicurezza appesantisce ulteriormente il calcolo strutturale. Un sostegno per l’ambiente Sin dall’inizio Achille Castiglioni e io volevamo disegnare un pilone che non fosse fatto a traliccio: non ci sembrava giusto infatti, in un contesto di concorso internazionale presentarci con un tralic-
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Catturare il vento
cio semplicemente di forma diversa. Abbiamo quindi lavorato per trasformare il traliccio, composto da tanti pezzi tutti uguali, in una tensostruttura composta da puntoni e tiranti. È nato così il nostro “Sostegno per l’ambiente”, una struttura cioè non solo quanto mai semplice ma anche altrettanto trasparente. La trasparenza è infatti il cuore del progetto stesso, non solo perché necessaria nel momento dell’installazione per mitigare al massimo l’impatto ambientale, ma anche perché sono proprio le cose più trasparenti quelle che meglio sanno comunicare innovazione, modernità, contemporaneità. Il nostro traliccio è composto da otto barre uguali, collegate ciascuna a coppia sia alla base che all’estremità producen-
do l’effetto di due cavalletti sovrapposti. Questa struttura è resa stabile da quattro tiranti che irrigidiscono con grande semplicità ed efficacia l’intera struttura. L’impatto dell’intero oggetto è molto meno invasivo che in passato: la forma è semplice ma non banale, la standardizzazione percepibile ma non caratterizzante. Le qualità più riconosciute a questo oggetto riguardano soprattutto la facilità di montaggio e posizionamento, l’economicità di produzione e di trasporto, la novità iconografica nel settore dei piloni ad alta tensione e l’uso di una tecnologia statica ancora poco applicata.”
dei vari elementi difficilmente eludibili o modificabili.
Quali possibilità vede per il futuro? Esistono percorsi che potrebbero far deviare la tendenza di costruzione di grandi impianti isolati verso reti di micro-installazioni, integrate a strutture esistenti? Parlando di produzione di energia da fonti rinnovabili, nel campo dell’eolico si sono riscontrati anche più progressi che nel
Quali sono le condizioni geografiche, culturali, economiche che rendono favorevole e conveniente la realizzazione di impianti eolici? I siti in cui poter posizionare questi impianti sono relativamente limitati: in Italia, quasi
(Michele De Lucchi, gennaio 2000)
Generatori nel parco eolico di Ulàssai (foto Saras). In basso il termovalorizzatore di Spittelau (Vienna)
ebbe un grande consenso quando fu costruita, ma finì per imporsi tanto da diventare, a quasi 150 anni di distanza, uno degli elementi più caratteristici di Parigi. Oggi riuscire a fare le stesse cose, specialmente negli impianti eolici, è un po’ più complicato. Ci spiega il perché? I vincoli sono infiniti, quelli tecnici in particolare. In un generatore eolico c’è una parte in movimento di dimensioni notevoli: fino a ottanta metri di diametro e oltre. La forma è fortemente condizionata dall’osservanza di rigorosi principi aerodinamici simili a quelli che governano il disegno
delle ali di un aereo. Il generatore deve essere posizionato in modo da essere esposto ai venti il più possibile, e sempre su un terreno che presenti una pendenza inferiore al 15%: questo rende più favorevole il posizionamento su dossi, crinali o altipiani, punti esposti al vento ma anche alla vista. Senza contare le distanze tra un generatore e l’altro, che devono essere di almeno 3 volte il diametro dei rotori, il che si traduce in 300-350 metri in media di distanza tra gli elementi. Un generatore con un rotore da 80 metri deve essere posizionato su una torre alta almeno 60 metri e fino a 100 metri, cui si innestano i 40 metri delle pale. Un basamento di medie dimensioni è formato da una piattaforma di cemento armato di 14x14x2,5 metri. Infine, pur essendo la parte più visibile, il generatore non è che un elemento in un sistema molto più esteso di sottostazioni, strade di servizio, cabine di trasformazione e così via. In breve, lo spazio a disposizione deve essere molto, molto esteso, il campo di intervento ristretto e i vincoli funzionali sulla forma
esclusivamente alle isole e al meridione, ovvero la parte più stretta e ventosa della penisola. Se aggiungiamo a questi un’ulteriore serie di imprescindibili vincoli derivanti dal rispetto della sicurezza di volo per gli aerei, di verifiche di impatto ambientale e visuale, dall’eventuale interferenza con aree abitate o dalla presenza di regioni ventose, ma di assoluto pregio paesistico dove non è possibile intervenire, i siti a disposizione si riducono drasticamente. Esistono miglioramenti tecnici o cambiamenti nel modo di fare le cose da cui sono derivati vantaggi sia nel senso dell’efficienza degli impianti, sia del loro inserimento nel paesaggio? Alcune innovazioni tecniche hanno effettivamente permesso di ridurre i problemi di inserimento nel paesaggio. C’è stata un’evoluzione che ha permesso di passare dalle selve di generatori, come quelle che si installavano un ventennio fa in California, di dimensioni relativamente contenute, che ruotavano molto velocemente e fissati su strutture a traliccio, a impianti con generatori di grandi dimensioni e piuttosto radi, di tipologia cosiddetta “a torre”, ovvero montati su grossi pali in acciaio.
solare fotovoltaico. Tuttavia, l’eolico non può imporsi al momento come sostituto dell’energia prodotta tramite combustibili fossili. È una forma di energia non programmabile, dipende dalle condizioni ambientali e pertanto può essere piuttosto discontinua, e questo rappresenta un problema notevole di fronte alle attuali difficoltà di immagazzinamento dell’energia. Le fonti solari naturali sono tra l’altro estremamente potenti, ma anche molto diffuse. Da questo punto di vista utilizzare sistemi diffusi di captazione come, appunto, le reti di microenergia attraverso, ad esempio, edifici che producono più energia di quanta ne consumano, può essere una buona strategia come complemento e integrazione alla realizzazione dei grandi impianti, oltre che un ottimo tema di progettazione per gli architetti. Date le dimensioni e le esigenze di ubicazione, il potenziale di trasformazione del paesaggio derivante dagli impianti di produzione da energie rinnovabili è indubbiamente alto. Che ruolo vede da parte degli architetti? Penso che, pur nella difficoltà generale dovuta agli innumerevoli vincoli tecnici e strutturali, gli architetti abbiano una notevo-
le opportunità di intervenire con soluzioni intelligenti in grado di migliorare sia il disegno dei singoli apparecchi sia le loro modalità di rapporto con il contesto. Come del resto dimostrano in molti altri casi di realizzazione di infrastrutture, anche non necessariamente riferite al tema delle rinnovabili. Uno di questi è il termovalorizzatore “Spittelau” di Vienna, dove interventi sia sulla stazione sia sulla ciminiera, che è la parte più visibile, hanno dato un’immagine molto originale e caratterizzata. O la nuova centrale Enel di Priolo Gargallo (sito, peraltro, candidato per la realizzazione di un grande impianto solare termodinamico), che ritengo un ottimo esempio di architettura di impianti per la produzione di energia. Un caso emblematico è, infine, dal mio punto di vista, quello dei termovalorizzatori di Milano, nei pressi di Figino: il vecchio, con la tipica ciminiera in cemento particolarmente visibile e impattante, verniciata sulla sommità con strisce bianche e rosse, e il nuovo che, nonostante la ciminiera sia di dimensioni maggiori, si distingue per il disegno molto più delicato e intelligente. Per quanto riguarda gli impianti eolici, tra i generatori attualmen-
ALBERTO FERRI È Responsabile dello Sviluppo Eolico in Italia per Saras. Classe 1946, laureato in ingegneria chimica all’università di Bologna, ha iniziato la collaborazione con Saras nel 1976 entrando in SPI (Società Petrolifera Italiana) che nel 1985 diviene Arcola Petrolifera per la quale ha ricoperto la carica di direttore di stabilimento. Dal 1993 al 1996 riveste la carica di Responsabile dell’ufficio acquisti. Nel 1996 diviene vice direttore di raffineria, ruolo ricoperto fino al 2001 quando inizia a occuparsi di energie rinnovabili.
te sul mercato è possibile scegliere tra non più di tre colori: una gamma piuttosto limitata e questo è il primo fatto che mi sento di citare. Oltre a questo la ricerca è aperta! Da una serie innumerevole di altri aspetti, tutti da identificare e da esplorare, potrebbero derivare notevoli opportunità di miglioramento.
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Da Piano a
La nuova forma della città: pieni/vuoti; Sotto: render del sito dell’Expò 2015 visto dalla città
Governo prevale il tema del vincolo, uno strumento nato per garantire l’interesse pubblico e la qualità degli interventi, ma che nel tempo ha ampiamente dimostrato la propria inefficacia: il ricorso a varianti ha interessato più del 16% del territorio comunale. Altri problemi connessi a questo strumento si possono individuare nella difficoltà ad attuare le previsioni urbanistiche relative ai servizi pubblici, a causa della difficoltà di acquisizione delle aree e di reperimento delle risorse finanziarie necessarie per realizzare e gestire i servizi; nella forte sperequazione tra i proprietari di aree a seconda delle capacità edificatoria attribuita dal piano; dai limitati vantaggi pubblici indotti dalle trasformazioni. Quali saranno i nuovi criteri? Come ho detto, siamo consapevoli di dovere operare una rivoluzione. La sfida è dare il massimo incentivo perché le forze positive emergano, perseguendo come obiettivo strategico generale il miglioramento della qualità della vita a Milano. Questo significa differenziare e articolare l’offerta di abitazioni rispetto alle diverse tipologie di domanda, migliorare la dotazione di servizi alla persona, incrementare e potenziare la dotazione di verde, migliorare le condizioni della mobilità. Competitività e qualità della vita non possono essere affrontati alla sola scala comunale. Milano è il motore di un’area ben più vasta con la quale intrattiene continue relazioni, ed è secondo questa prospettiva che deve essere promossa una strategia territoriale. Credo, inoltre, che nel rapporto tra pubblico e privato l’elemento vincente debba essere l’interesse pubblico: cosa l’amministrazione ritiene necessario per una città che risponda ai bisogni di chi ci abita, offrendo inoltre ambiti attrattivi di carattere internazionale. Strategia territoriale e interesse pubblico devono essere le linee guida su cui si disegna la città. Per questo il PGT introduce criteri innovativi di semplificazione tecnica e procedurale nonché di partecipazione alle trasformazioni da parte delle proprietà fondiarie pubbliche e private. Per realizzare ciò, da un unico strumento che regola e pianifica si passa a tre: il Documento di Piano, il Piano dei Servizi e il Piano delle Regole, permettendo così la separazione tra gli aspetti regolatori che hanno effetti diretti sul regime dei suoli (Piano dei Servizi e Piano delle Regole) e gli aspetti programmatori e strategici (Documento di Piano). Un sistema complesso: quale la sua benzina? Per assicurare a Milano un fiorente sviluppo economico e la capacità di attrarre nuovi abitanti (a metà degli anni Settanta la città raggiungeva 1,7 milioni di abitanti, oggi scesi a 1,3) è necessario sprigionare le energie vitali espresse dallo stesso territorio. Per questo il PGT
introduce un nuovo strumento, la perequazione, che punta da una parte a sostenere lo sviluppo attraverso la trasparenza e la certezza del diritto, dall’altra a perseguire la sua sostenibilità attraverso una regia che garantisce spazio all’interesse pubblico. L’introduzione del meccanismo perequativo esteso a tutta la città permette di separare l’attribuzione dei diritti edificatori dalla definizione delle strategie e delle politiche, e innesca un processo di governo del rapporto tra aree edificate e spazi aperti, tra trasformazione urbana e reti infrastrutturali, tra insedia-
menti e sistema dei servizi. L’attuazione di tale principio presuppone la definizione di due tipologie di aree: Aree Sending, terreni oggetto di interesse della pubblica amministrazione ai fini della trasformazione urbanistica, quindi destinati a ospitare attrezzature collettive e infrastrutture pubbliche che verranno trasferiti all’ente pubblico dai privati che riceveranno il diritto di edificare per una volumetria calcolata in base al terreno ceduto; Aree Receiving, sulle quali verranno finalizzate la volumetrie dei privati che hanno trasferito a titolo gratuito i loro terreni al Comune. A un nuovo ente, la Borsa dei Diritti Volumetrici, è affidata la guida della compravendita dei diritti volumetrici secondo un meccanismo di mercato. La Metropoli dialogherà con i comuni circostanti? Un problema che ci stiamo ponendo è quello del confine cittadino. Quanto ho appena esposto non può rimanere dentro la città, ma deve coinvolgere nel tema della perequazione le municipalità attorno a Milano. Stiamo dialogando con le amministrazioni per far comprendere cosa stiamo facendo e verificarne l’interesse a entrare in questo meccanismo. Quali le prime trasformazioni identificate? Milano è cresciuta secondo una
CARLO MASSEROLI
I numeri di Milano da qui al 2015
Laureato in ingegneria è nato a Milano nel 1967 dove vive con la moglie Cristina e quattro figli. È stato consigliere di amministrazione del Politecnico di Milano dal 1988 al 1992. Dal 2001 al 2005 è stato consigliere comunale di Milano e presidente della Commissione bilancio e aziende partecipate. Consigliere di amministrazione di Autostrade Lombarde dal 2005 e socio fondatore di Steering - Sistemi Direzionali, dal 2006 è assessore allo sviluppo del territorio della giunta del Comune di Milano.
Totale 11.831.748 mq di cui • 6.663.903 grandi aree di trasformazione • 505.488 aree ferroviarie • 296.383 aree per l’housing sociale • 2.656.770 quartieri residenziali da riqualificare • 1.709.204 aree interessate da servizi che andranno riqualificati o ricollocati
logica radiale, provocando la sperequazione centro-periferia che si traduce in una qualità decrescente della vita via via che ci si allontana dalle aree più centrali. Il progetto propone una città che affianca a quelli esistenti o in costruzione 10-15 nuovi epicentri di sviluppo e di riequilibrio, ovvero luoghi caratterizzati da una dotazione eccezionale di servizi in grado di innescare processi di riqualificazione diffusa ed estensiva. Uno degli esempi più evidenti in tal senso è quello della fiera di RhoPero, che ha visto nascere infrastrutture e dato il via alla riqualificazione delle aree adiacenti. Un fenomeno che sarà amplificato se il progetto Expo otterrà esiti positivi. Un secondo elemento è l’individuazione di uno scenario di mobilità urbana tangenziale e trasversale, ovvero reticolare, con ambiti di percorrenza veloce, lasciando libere ampie zone di mobilità più porosa e lenta. Già il PR del 1929 prevedeva le strade di interquartiere…siamo nel 2008 e non abbiamo fatto nulla, ma percorsi pensati per la dinamica del lavoro, per spostamenti rapidi da un quartiere all’altro, sono indispensabili. Infine, Milano è al centro di un territorio che possiede un grande potenziale ambientale disegnato da corsi d’acqua naturali e artificiali, parchi e zone agricole: risorse che, una volta connesse, realizzeranno un percorso pedo-ciclabile di
cintura lungo più di 70 km dal quale si staccheranno otto percorsi verdi (di nuovo pedo-ciclabili) detti raggi verdi, di collegamento con il centro storico. Come coglie opportunità, richieste, input? Ogni settimana visito un quartiere: entrare in contatto con chi
conosce a fondo il proprio territorio è fondamentale per inquadrarne al meglio le caratteristiche e le potenzialità. Per questo stiamo pensando di individuare dei manager d’area: persone che, radicate in precise aree, possano fare un ragionamento di sistema nel rapporto pubblico-privato.
Flashalessandrobelgiojoso Alemania, l'ultima fermata della ferrovia Buenos Aires-Salta, 1916
Parigi ha puntato sulle due ruote, Barcellona sulla raccolta pneumatica dei rifiuti… e Milano? Guardiamo con attenzione cosa avviene nel mondo e non abbiamo paura di ripercorre esperienze positive già avviate in contesto internazionale! Stiamo spingendo perché City Life e Santa Giulia diano il via al sistema di raccolta pneumatica dei rifiuti, per cui è stato definito un accordo con Amsa. Guardiamo con attenzione anche a Parigi. Ho qualche dubbio sul fatto che i milanesi possano andare al lavoro in bicicletta, ma la capitale francese, a noi analoga da questo punto di vista, sta vincendo la sua sfida. Il primo passo è la connessione tra i parchi e delle piste ciclopedonali, che non devono arrivare da niente a niente, ma costituire un sistema vero.In chiusura, una rapida occhiata alla Milano del 2027. Una città sviluppata in verticale, con un verde più fruibile e vissuto, un’agricoltura vera perché valorizzata in tutto il Parco Sud, una qualità della vita più alta, quartieri più belli con un mix abitativo e sociale e un forte collegamento con la città-regione. E se il tema degli epicentri sarà vincente, sarà una reale risposta al problema delle periferie. Nadia Rossi
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brevi / camilla morlacchi
100.000 mq di
architettura, design, edilizia a Milano
A MADE la mostra-percorso Skin
BEAUTY PALACE: CONCEPT STORE * PER UN’INDUSTRIA DA 540 MILIARDI DI EURO Il progetto di centro commerciale a tema, il cui "prototipo" è stato inaugurato a Perugia nel 2006, è stato sviluppato dall’immobiliare Alite RE che lo ha presentato all’ultimo Mapic di Cannes. Responsabile dello sviluppo del format (3/5.000 mq) l’architetto Andrea Billeri che ha integrato le 5 aree in cui il centro si articola: consulenza estetica e medica; area wellness con centro estetico, Spa e solarium; lo store vero e proprio e i servizi di intrattenimento.
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EVERLIGHT: +200% DI FATTURATO COL SOLE * L’azienda di Vasto che produce e commercializza soluzioni per il risparmio energetico, tutte finalizzate a fare entrare l'energia solare nella vita di tutti i giorni: dall'illuminazione dei giardini ai semafori, dalle insegne dei negozi ai frigoriferi portatili, ha decuplicato il fatturato in soli cinque anni raggiungendo nel 2007 quota 2,2 milioni di euro. Merito di un’attenta politica commerciale ma soprattutto del crescente interesse verso le energie alternative. www.everlight.it
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l convegno build & grow segna l’apertura di MADE Expo, l’evento fieristico più atteso dell’anno. È la prova del nove per l’ente che gestisce la struttura progettata da Fuksas e per gli amministratori cittadini e regionali che della nuova fiera hanno fatto un punto di forza nella candidatura di Milano per l’Expo 2015. Sette percorsi tematici permettono ai visitatori di navigare tra gli oltre 1.500 stand seguendo i propri interessi, mentre convegni e workshop presentano grandi motivi di interesse. Come building architecture (5/2, h. 14,30), un’esplorazione su materiali e componenti fondamentale per le scelte di progetto; growing architecture (6/2, h. 9,30) dove si discute di integrazione del progetto nella scala urbana; o construction on site (6/2, h. 14,30) che prende in esame gli elementi di innovazione dell’edilizia industrializzata e i loro vantaggi in fase di costruzione. Infine, la mostra-percorso skin (la “pelle” architettonica urbana contemporanea) passa in rassegna le ultime realizzazioni firmate dai più illustri architetti delle diverse culture del mondo accompagnando i visitatori in un viaggio in quattordici metropoli portatrici di differenti suggestioni architettoniche. Tra gli altri Massimiliano Fuksas e Mario Cucinella per l’Italia; dalla Francia Dominique Perrault; dal Giappone Kengo Kuma; dalla Russia Eugeny Asse; dal Messico Fernando Lopez Carmona; dall’India Hafeez Contractor e Mphethi Morojele per il Sud Africa. www.madeexpo.it
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APERTO (E QUASI CHIUSO) IL BANDO PER LA COSTRUZIONE DEGLI EDIFICI DIREZIONALI DI FIERAMILANO Pubblicato il 21 dicembre il bando per la progettazione, direzione lavori e costruzione “chiavi in mano” delle strutture direzionali di Fieramilano, Rho. L’intervento prevede la costruzione di un complesso destinato a uffici e funzioni correlate e la sistemazione degli spazi esterni, per una superficie lorda di pavimento di circa 21.000 mq. Il tempo stimato per la realizzazione degli edifici è di 20 mesi dalla consegna dei lavori. Importo dell’appalto 32 milioni di euro. Termine per la presentazione della candidature 11 febbraio 2008. Il bando e le informazioni su www.svilupposistemafiera.it nella sezione “area download” sottosezione “bandi”.
CASAMOOD SBARCA IN AUSTRALIA Per i rivestimenti dell’atrio di un nuovo edificio per uffici a Sidney l’architetto Gray Puksand ha scelto materiali della linea Neutra di Casamood (gruppo Florim) che nel formato 10x60 in tre tonalità (tortora, silver, carbone) si integrano perfettamente con la pavimentazione in granito dell’ambiente. La posa sfalsata rende estremamente dinamico l’insieme.
FISCHER SOLAR - FIX PER I PANNELLI * FOTOVOLTAICI
ERNESTOMEDA INAUGURA A CHICAGO * E sceglie il Merchandise Mart, aperto nel 1930, per installare il suo primo flagship store americano: 200 mq dove sono esposte le cucine di riferimento dell’azienda pesarese. Da Solaris e Elektra (design Pietro Arosio) a Barrique (Rodolfo Dordoni). Prossima tappa Los Angeles. www.ernestomedachicago.com
PECHINO SCEGLIE PISCINE CASTIGLIONE * Sarà l’azienda di Castiglione delle Stiviere (MN) a ristrutturare l’impianto di 50x25 mt che ospiterà le gare di pallanuoto e pentathlon moderno dei giochi olimpici di Pechino 2008. Si farà ricorso alla tecnologia brevettata RenovAction®, che consente di rinnovare tutta la struttura della vasca senza la necessità di interventi di demolizione della struttura esistente.
Solar-fix è il sistema di montaggio che semplifica l’installazione di pannelli fotovoltaici sia su coperture a falda (con telaio pre-assemblato STF adattabile all’inclinazione) sia su superfici piane (con ganci GT, GC, GTP, secondo lo spessore del pannello), compatibile con fischer Samontec, il sistema completo di collari, profilati, mensole, viti preassemblate e accessori per sostenere e fissare alle strutture edili tutti gli elementi che compongono impianti termoidraulici ed elettrici. Si tratta di un sistema robusto ed affidabile nel tempo: i suoi componenti in alluminio e inox A2 assicurano la massima garanzia anche per carichi pesanti. fischer Italia: Numero Verde 800-844078. www.fischeritalia.it
ESPERIENZE DI ARCHITETTURA IN AFRICA * Gran folla lo scorso 9 gennaio in via Solferino a Milano alla prima delle
Progetti manifesto di Italo Rota
tre conferenze organizzate da ASF Architetti Senza Frontiere Italia e AfricaBougou (bougou vuol dire villaggio) in collaborazione con l’Ordine milanese. L’affascinante racconto di Fabrizio Caròla, architetto partenopeo che ha lavorato a lungo nelle regioni sub-sahariane dimostra che forse gli architetti hanno ancora qualcosa da dire per contribuire a coprire il deficit abitativo mondiale che riguarda 1,5 miliardi di persone. Prossimi appuntamenti il 30 gennaio, con l’architetto Emilio Caravatti e i suoi progetti in Africa occidentale, e il 13 febbraio con l’architetto Raul Pantaleo sul centro di cardiochirurgia di Emergency a Khartoum (TAMassociati). www.africabougou.org - www.asfitalia.org
La biblioteca multimediale di San Sisto, PG
Ater Verona
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OPPORTUNITÀ DI PROGETTO: IL SISTEMA DORA È il fiume Dora il denominatore comune dei sette beni dello Stato, distribuiti tra Moncalieri e Torre Pellice passando per Claviere e Massello (2550 m slm), oggetto del nuovo bando di gara dell’Agenzia del Demanio. Si tratta in massima parte di ex edifici militari che il consorzio di imprese aggiudicatario della concessione cinquantennale (canone minimo 22.000 euro l’anno) riqualificherà sulla base di un progetto oggetto di valutazione da parte della commissione e del nucleo tecnico scientifico nominati dall’agenzia. Termini di partecipazione: 5 maggio 2008. Bando e informazioni su www.agenziademanio.it
organizzato da
riservato a
inizio
fine
quando
ore
coordinatori della sicurezza
FEDERARCHITETTI
architetti, direttori dei lavori
3 marzo
19 giugno
martedì e giovedì, ore 17-21
aggiornamento per coordinatori della sicurezza
FEDERARCHITETTI
soggetti già abilitati al ruolo di coordinatore 494
23 giugno
26 giugno
lunedì e giovedì, ore 16-20
tecnici certificatori energetici degli edifici
architetti, ingegneri, laureati in chimica, scienze ambientali, scienze forestali, ANIT-POLISTUDIO agronomi, geometri, periti industriali iscritti ai relativi ordini o associazioni professionali
Corsi
rosegue fino al 23 febbraio, allo spazio FMG di via Bergognone a Milano, la mostra dedicata a Italo Rota curata da Luca Molinari e realizzata in collaborazione con Corriere della Sera e con il patrocinio del Comune di Milano. Tra le opere di maggiore interesse in esposizione, il progetto vincitore di un concorso internazionale per la riconversione dell’Arengario, per il più grande museo di arte contemporanea di Milano e la Biblioteca Multimediale Sandro Penna a San Sisto (PG); la Mediateca di Anzola dell’Emilia (BO); il primo progetto sul lungomare di Palermo per il recupero e riuso del Foro Italico. Da alcuni anni Italo Rota è inoltre impegnato nella realizzazione di un tempio Hindu e nella bonifica del terreno di una fabbrica siderurgica per la realizzazione di un parco a Mumbai, in India. In mostra anche il disegno degli spazi urbani di Rouen in Francia.
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ATER VERONA DÀ ALLOGGIO A 11.000 PERSONE DI 51 NAZIONALITÀ È il dato più significativo della quinta edizione del bilancio sociale dell’azienda di edilizia pubblica della provincia di Verona presentato lo scorso dicembre. Crescono le attività di manutenzione, diminuiscono i consumi energetici, ripartono i cantieri, con opere in corso per 25 milioni di euro, cui si aggiungono 28 nuove costruzioni e 11 ristrutturazioni realizzate in edilizia sovvenzionata utilizzando 5,6 milioni di euro dei nuovi fondi per l’edilizia abitativa stanziati dal Niko Cordioli presidente di Ministero per le infrastrutture con il DL 159/2007.
Il piacere della città.
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18 marzo
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Nuove tecnologie / nadia rossi
Eolico, cresce il mini L
Meno impattanti, discreti, efficienti, i mini impianti aprono nuovi orizzonti nello sfruttamento dell’energia del vento. Cresce il loro utilizzo anche grazie agli incentivi del Conto Energia
o sfruttamento dell’energia del vento da parte dell’uomo ha radici antichissime. Oggi l’energia eolica rappresenta una fonte rinnovabile e pulita. Accanto ai grandi impianti si va diffondendo anche in Italia la presenza di mini-impianti, più discreti perché di ridotte dimensioni, silenziosi, in grado di soddisfare le necessità di piccole e medie utenze. Abbiamo approfondito la conoscenza di questo settore con Robert Niederkofler, titolare di Ropatec con sede a Bolzano, che ha messo a punto e sviluppato l’esclusiva tecnologia ad asse verticale. Nord, centro, sud Italia: il fotovoltaico ha identificato la resa energetica in base alle diverse aree geografiche; è possibile un percorso analogo per l’eolico? C’è una carta dei venti d’Italia che mostra le aree più vocate per l’eolico. Sardegna, Sicilia, Puglia, Marche, Abruzzo e parte della Campania hanno venti abbastanza sostenuti, anche di 6-7 metri al secondo (medie annue), ideali per sfruttare questa fonte energetica. Nelle zone di montagna è inoltre possibile sfruttare l’effetto Venturi: nelle depressioni (colli, brecce) la presenza di strettoie aumenta sensibilmente la velocità del vento. La pianura padana è in
Sono discrete e di dimensioni ridotte le turbine ad azionamento verticale di Ropatec
abbinamento con il fotovoltaico. Gli architetti che rapporto hanno con il minieolico? Lo hanno accolto positivamente e lo utilizzano sempre più. Ropatec ha una filiale negli Stati Uniti, una in India ed è presente in 32 Paesi nel mondo. Abbiamo appreso che in America si sta diffondendo il minieolico-termico sui tetti dei condomini insieme al solare termico e al fotovoltaico, creando vere isole di energia rinnovabile. Una richiesta che ci hanno fatto anche alcuni studi di architettura italiani.
genere un’area in cui non sono presenti forti correnti, ma non mancano le eccezioni: attorno al monte Cimone, nel modenese, sono stati registrati venti anche molto forti. In genere consideriamo interessanti zone in cui la media annua è di 5 - 6 m/s (circa 20 km/h, NdR). Quali sono le caratteristiche delle vostre turbine? Girano indipendentemente dalla direzione del vento, perché sono ad asse verticale. Inoltre si avviano facilmente, a partire da 3 m/s, sono silenziose, di dimensioni contenute e producono
energia anche con raffiche da vento estremo. La manutenzione è pressoché nulla, in quanto non si hanno parti spostabili: in genere le pale hanno sistemi che le muovono al fine di intercettare la forza del vento, un problema che le nostre turbine non hanno. Le uniche parti che girano sono le ali e con esse i cuscinetti inseriti nel generatore, ingrassati a vita. Non si hanno ingranaggi: gli impianti si possono montare e dimenticare. Qual è la produzione e quali gli utilizzi degli impianti Ropatec? Il nostro è minieolico, in grado
di produrre, a seconda dei modelli 1, 3, 6 o 20 kW. Ci sono diverse possibilità di usare questa energia: caricare batterie indicato per case isolate, installazioni tecniche, impianti di sorveglianza anche in abbinamento con il solare. L’integrazione di due o più fonti di energia aumenta l’affidabilità del sistema. Ancora, produzione di energia con collegamento alla rete (il Conto Energia riconosce 22 centesimi di euro a kW) o di calore (bastano la turbina, il controllo HotMax e una resistenza elettrica): un sistema utilizzato soprattutto da alberghi,
ristoranti, piscine, aziende agricole, serre e case private. Quali i tipi più richiesti? Fino al 2007 sono stati 1, 3 e 6 kW, ma da quando lo scorso novembre abbiamo inaugurato il primo impianto da 20 kW nella zona industriale di Lavis (TN), l’attenzione si è focalizzata su quest’ultimo tipo. Abbiamo in corso numerosi progetti in Puglia, Sicilia e nel centro Italia commissionati soprattutto da aziende con consumi di 1, 1,5 e anche 2 milioni di chilowattora che chiedono più impianti (si arriva a 10-15) spesso in
Quali paesi danno maggiori soddisfazioni e quali le prospettive per il mercato italiano? Al momento le maggiori richieste provengono da Germania, Irlanda e Inghilterra, dove l’apertura nei confronti delle fonti rinnovabili è di più lunga data e la sensibilità nei confronti dei temi ambientali più diffusa. Lo scorso anno in Italia abbiamo venduto poche decine di impianti, ma nel 2008 pensiamo di attestarci a quota 200. Spero anche che il Ministero - come promesso - possa adeguare l’eolico al fotovoltaico nel Conto Energia. www.ropatec.com
Scusimanonhocapitobene / nora fumagalli
Certificati a
Biblioteca Comunale - Louis Nucera - Nizza - FRA
controllo zero n Lombardia è stata istituita la figura del certificatore dei consumi energetici degli edifici. E cosa fa, ad oggi, il certificatore lombardo? Di una casa nuova prende il progetto di Legge 10 del termotecnico e l’asseverazione del Direttore dei Lavori – che non deve necessariamente avere competenze specifiche in materia – dove si dice che tutto è stato realizzato come da progetto. E certifica... Certifica? Che cosa? Che la casa realmente consuma meno? Dopo avere fatto sopralluoghi in cantiere durante la costruzione e prove termografiche e di tenuta all’aria sulla costruzione finita? No. Il certificatore lombardo non è tenuto a verificare nulla. Certifica che sui documenti c’è scritto che è così. Ma, a cosa serve che lo faccia lui? Sui documenti possiamo benissimo leggercelo da soli, senza bisogno di nessuno: di leggere e confrontare documenti siamo capaci tutti. Intanto però, ad oggi, il committente lombardo per avere accesso agli sgravi fiscali della finanziaria deve costruire una casa che abbia prestazioni energetiche superiori a quelle di qualsiasi altro italiano, come certificato dal certificatore.
I
Organo ufficiale dell’Associazione International Centre of Environmental Design
Direttore responsabile Sonia Politi Direttore scientifico Carlo Ezechieli Art Director Giorgio Covucci Redazione Nadia Rossi (caporedattore), Roberta Basaglia, Alice Gramigna, Elena Sauter, Julia Woyke, Mariella Zoppi Rubriche Alberto Bazzan, Alessandro Belgiojoso, Marco Dolera, Sara Ferrario, Nora Fumagalli, Camilla Morlacchi, Maurizio Molgora, Francesca Orestano, Marco Penati © Diritti di riproduzione riservati. La responsabilità degli articoli firmati è degli autori. Materiali inviati alla redazione, salvo diversi accordi, non verranno restituiti.
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Infrastrutture leggere /
Un ponte
pedonale a Ortisei Quando il progetto fa la differenza er evidenti ragioni di traffico e di sicurezza è in visibile aumento la realizzazione di ponti pedonali. La loro diffusione ha favorito la nascita di uno “stile” intrinseco, distante da quello dei normali ponti stradali e più vicino alle logiche formali dell’arredo urbano, ma non sempre i risultati si dimostrano all’altezza delle premesse. Non è il caso del ponte progettato dall’architetto Lucas Burgauner di Bolzano in collaborazione con lo studio di ingegneria Aste di Innsbruck che
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collega la stazione a valle della cabinovia per l’Alpe di Siusi con il centro di Ortisei e l’Hotel Cavallino Bianco. Realizzato e montato in pochi giorni dall’azienda Stahlbau Pichler, che ha prodotto tutti gli elementi in acciaio su progetto direttamente in stabilimento, il ponte è un impalcato leggero largo 3 metri con profili laminati in acciaio e soletta collaborante in cemento armato a campata unica. Composto da otto elementi portanti in acciaio a forma di Y di dimensioni variabili, saldati con profili a doppio T, contro-
ventato orizzontalmente da cavi di acciaio inossidabile che si estendono da una sponda all’altra per una lunghezza di 65 metri, il ponte è tamponato nei parapetti da funi spiroidali e messo in risalto dall’illuminazione notturna che corre longitudinalmente sotto il corrimano in acciaio satinato. L’emozione che trasmette risiede proprio nell’uso straordinariamente ridotto del materiale in un rapporto non invasivo con il territorio e nelle scelte formali originali ma rispettose della natura del luogo.
Nel disegno: sezione degli elementi portanti a forma di Y di dimensioni variabili
L’impalcato pedonale largo tre metri del ponte di Ortisei collega il centro dell’abitato alla stazione a valle della cabinovia per l’Alpe di Siusi; A sinistra la luce a campata unica di 65 metri ; a fianco l’illuminazione è collocata sotto il corrimano del parapetto. Le foto sono di Oskar Da Riz.
Leggi e territorio /
Riparte l’edilizia residenziale pubblica a legge 29 novembre 2007 n. 222 di conversione dell’art. 21 DL 159/07 da il via a un programma di finanziamenti statali per 544 milioni di euro per ampliare l’offerta di alloggi pubblici in locazione. Le destinazioni dei finanziamenti riguardano sia opere di adattamento e recupero di alloggi pubblici (in via prioritaria) sia nuove costruzioni. Il relativo decreto attuativo del Ministero delle Infrastrutture, registrato presso la Corte dei Conti il 28 dicembre scorso, fissa i criteri di ripartizione tra le diverse regioni e province autonome, definisce gli “interventi prioritari e immediatamente realizzabili” elencati nell’allegato 2, consultabile sul sito www.infrastrutture.gov.it e stabilisce le modalità di erogazione dei finanziamenti, diverse nel caso di acquisto di immobili, nuova costruzione o locazione. Complessivamente, questi nuovi provvedimenti mettono a disposizione del “disagio abitativo” 11.842 nuovi alloggi. Costo medio: 46.000 euro ciascuno. In breve nella tabella a fianco, in base al criterio di equa ripartizione, queste le somme destinate alle diverse regioni:
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Regione Piemonte Val d’Aosta Lombardia Trento e Bolzano Veneto Friuli Venezia Giulia Liguria Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna
milioni di euro 47,2 0,9 78,9 16,5 32,7 11,4 18,5 32,3 31,4 7,8 10,3 55,5 13,4 2,9 59,2 35,9 5,1 24,0 40,0 19,2
alloggi 3.508 24 1.147 272 439 190 479 1.309 529 155 138 453 419 33 854 370 44 846 425 208
Eredi Guerrini progetta e produce scale a chiocciola, elicoidali e a giorno, in ferro per interni ed esterni, con gradini in ferro o in legno e inserti in ferro battuto. Realizza inoltre soppalchi per interni in ferro sia per arredamento che per l'industria. Infine, è specializzata nella lavorazione del ferro e della lamiera per tutte le sue applicazioni in edilizia.
Eredi di Guerrini Via Stefanardo da Vimercate, 36 20128 M I L A NO Tel. 02 2578823 Fax. 02 27001344 info@guerrinimarco.191.it
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l’archistudio del mese / alice gramigna
Piuarch architettura, urban e interior design Provenienti da esperienze diverse, hanno avuto modo di lavorare gomito a gomito nello studio milanese di Gregotti Associati per poi decidere di mettersi in proprio o studio di progettazione e urbanistica Piuarch nasce a Milano nel 1995 dall’incontro di Francesco Fresa, Germàn Fuenmayor, Gino Garbellini e Monica Tricario. Nel capoluogo lombardo hanno
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avuto la fortuna di instaurare una proficua collaborazione con gli stilisti Dolce & Gabbana per i quali realizzano molteplici progetti, tra cui la nuova sede D&G in via Goldoni a Milano, la trasformazione dell’ex cinema Metropol in uno spazio polifunzionale per sfilate ed eventi e, insieme allo studio Lariani, l’implementazione di negozi in Italia e all’estero. Lavorare a stretto contatto con il mondo della moda ha stimolato nei quattro di Piuarch l’atten-
zione minuziosa per il dettaglio, i particolari e le finiture. I loro progetti, pur nel solco dell’architettura sobria e rigorosa dei grandi maestri italiani del secolo passato, si distinguono per una sensibilità quasi “tattile”, che gioca con luce e materiali naturali alla ricerca di dinamismo e effetti di raffinata eleganza. Un’esemplificazione di questo singolare approccio la vediamo a Sesto San Giovanni, in un edificio di case popolari realizzato nel 1999. Qui la scelta di utilizzare come elementi della facciata rete metallica per i parapetti e
pannelli di legno come rivestimento alternati a persiane scorrevoli in alluminio per l’oscuramento, determina una composizione calibrata di forte impatto visivo. Sempre a Milano Piuarch sta
lavorando all’ampliamento del collegio per studenti universitari, in fase di progettazione e previsto per il 2010. Il delicato rapporto con la sede storica del collegio, realizzata negli anni ’70 da uno dei maestri dell’architettura e del design italiano, Marco Zanuso, è stato risolto dai quattro progettisti con la ripresa di colori, altezze e tipologia dell’esistente, ma al tempo stesso distinguendosi attraverso l’utilizzo di un linguaggio contemporaneo e dinamico. L’intervento prevede la realizzazione di un corpo di fabbrica di tre piani per
un totale di 3200 mq, con 50 alloggi per studenti. Le unità abitative sono disposte in due nuclei continui. Sfuggendo alla rigidità spaziale del corridoio rettilineo vi è un passaggio dagli uni agli altri non definito. La variazione progressiva della
GINO GARBELLINI
GERMÁN FUENMAYOR
MONICA TRICARIO
FRANCESCO FRESA
Nato a Tirano (Sondrio) nel 1964, si laurea in ingegneria civile presso il Politecnico di Milano nell’89. Collabora con la società Stelline del Credito Valtellinese e il Comune di Tirano. Vince il primo premio, con Germán Fuenmayor, per il recupero urbanistico e architettonico del centro storico di Bedizzole (Brescia). Dal 1990 al 1996 collabora con Gregotti Associati.
Nato a Caracas (Venezuela) nel 1961, si laurea in architettura presso l’Universidad Central de Venezuela. Collabora con gli Architetti Sanz, Parilli e Arocha di Caracas. Nel 1985 si trasferisce a Milano e dal 1988 al 1996 collabora con Gregotti Associati.
Nata a Milano nel 1963, frequenta il Politecnico di Milano dove si laurea in architettura nel 1989. Nell'ambito dell'esperienza universitaria sviluppa numerosi progetti nel campo del disegno industriale con il Prof. Achille Castiglioni. Dal 1988 al 1996 collabora con Gregotti Associati.
Nato a Roma nel 1963, si laurea in architettura presso l'Università di Roma nel ‘90. Collabora con lo studio Gwathmey & Siegel di New York e si trasferisce nel 1986 a Berlino, dove lavora fino al 1991. Dal 1991 al 1996 collabora con Gregotti Associati.
larghezza del corridoio di distribuzione genera una sequenza di spazi di aggregazione che sfocia in un’area centrale di ritrovo. La facciata è studiata sfruttando i giochi di profondità
dei terrazzi di pertinenza, sui quali si aprono grandi vetrate di dimensioni variabili dei singoli alloggi. La modulazione di questa “texture” in intensità e dimensione genera una “vibrazione” del rivestimento. In contrapposizione con il carattere fortemente materico del corpo centrale, l’aula magna si “incastra” nel volume principale come una gemma luminosa e trasparente. Il materiale traslucido e la forma compatta e curvilinea caratterizzano questo elemento. Il risultato finale è una composizione perfettamente integrata nel contesto esistente ma dotata di una spiccata individualità.
Sopra, pianta del nuovo corpo di fabbrica previsto per l’ampliamento del collegio; qui sotto il plastico e accanto la texture dinamica della facciata; in basso, il corridoio di distribuzione che diventa spazio di aggregazione
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il progetto del mese / PORTO CORSINI: DUE ARCHITETTI PER UNA CENTRALE
La riconversione delle fonti energetiche diventa occasione di profonda revisione architettonica dell’impianto
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ulla sponda sinistra del Canale Candiano, tra il litorale adriatico e la pineta di San Vitale, la centrale Enel di Porto Corsini, all’interno dell’area industriale del porto di Ravenna, è stata progettata da Ignazio Gardella alla fine degli anni Cinquanta secondo la classica struttura delle centrali termoelettriche del periodo: quattro caldaie, ciascuna dotata di relativa turbina, alternatore e trasformatore. L’asse della sala macchine è situato parallelamente al canale: le quattro torri delle caldaie erano disposte verso il canale mentre i trasformatori e le cabine di distribuzione erano rivolte a terra.
Trasformazio
industriale
riqualificazio architetton
Nel progetto originale il grande edificio della sala macchine è rivestito in mattonelle di klinker, con fuga aperta, di un colore bruciato scuro: la volta è in cemento con una leggera curvatura e
La centrale di Porto Corsini vista dalla strada e, sotto, prospetto sul canale
delle lesene danno ordine e decoro all’edificio. Negli anni questo edificio è stato molto manomesso, con l’aggiunta di un avancorpo per gli spogliatoi degli operai, con la realizzazione di scale d’emergenza e aperture varie. In più molte piastrelle di klinker si sono staccate e sono state sostituite con altre per niente simili né nella forma né nel colore. La facciata appariva così irreparabilmente compromessa e non era nemmeno realistica la possibilità di restaurarla in forma originale, sia per gli alti costi, sia per la flessibilità ancora richiesta per un edificio di questo genere che deve continuamente essere modificato e aggiornato a seguito delle evoluzioni tecnologiche e funzionali. A partire dal 2003 l’intera centrale è stata riaggiornata con la trasformazione da centrale a combustione di olio denso, a centrale turbogas a combustione di metano con ciclo combinato, intervento che per problemi legati allo spazio a disposizione ha comportato la trasformazione dell’intera morfologia dell’impianto. È stato cioè possibile aggiungere soltanto due generatori di vapore non più sull’asse originario ma perpendicolari ad esso. Pertanto, solo due turbine originali sono mantenute
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zione iale e azione ttonica
MICHELE DE LUCCHI Nato a Ferrara nel 1951 e laureatosi in architettura a Firenze, è stato direttore del design in Olivetti dal 1992 al 2002, ha creato lampade e oggetti di arredo e sviluppato progetti sperimentali per Compaq, Philips, Siemens e Vitra. Nel 1990 ha creato “Produzione Privata”, un workshop di design che progetta prodotti senza committenza sulla base di tecniche artigianali. Nel 1999 ha ricevuto da Enel l’incarico di ristrutturare una serie di centrali elettriche. Attualmente aMDL sta lavorando alla Fondazione Cini di Venezia, alla ristrutturazione dei musei del Castello Sforzesco a Milano e alla riqualificazione di aree urbane in Italia e all’estero. Nominato nel 2000 Ufficiale della Repubblica Italiana da Ciampi per la sua attività nel campo del design e dell’architettura, dal 2001 è professore ordinario allo IUAV di Venezia.
La nuova struttura di rivestimento delle ciminiere è dipinta con un colore aria, un azzurro grigio delicatissimo ed evanescente, il generatore di vapore di un giallo intenso, l’edificio turbogas in rosso bruciato, seguendo la filosofia dei colori precedentemente sviluppata per le centrali di questo tipo.
in funzione e metà edificio della sala macchine viene abbattuto, conservando solamente la parte funzionante verso la nuova isola di potenza. È prevista, per la parte restante, la salvaguardia e conservazione dell’originale progetto di Gardella. Disposte lungo il lato corto della sala macchine, parallele al canale, sorgono le due nuove strutture di produzione, composte da due generatori di vapore e due edifici per gli alternatori e le turbine. Le strutture perfettamente gemelle e simmetriche si ergono in linea con le alte ciminiere e sono realizzate con la stessa filosofia di progetto, gli stessi materiali, gli stessi colori della rinata Centrale La Casella a Piacenza. Essendo però costruite ex novo, prendono un’immagine assolutamente unica e originale: le ciminiere sono rivestite per un terzo da anelli in policarbonato e nella parte più bassa sono abbracciate da una struttura secondaria che riveste il generatore di vapore fino alla sua connessione con l’edificio turbogas. Il rivestimento in policarbonato del generatore è indipendente dalla macchina stessa e per la sua forma allungata prende l’aspetto leggero e dinamico di due grandi ali spiegate.
Anche la palazzina uffici originale, disegnata da Gardella e oggi ormai irriconoscibile per le molteplici manomissioni, è stata abbattuta per essere sostituita con un nuovo edificio per uffici aggiornato tecnologicamente e correttamente dimensionato alle nuove necessità. La palazzina uffici con annessi magazzini e laboratorio è stata costruita di fronte al nuovo ingresso, nelle vicinanze dell’isola di potenza. La ridefinizione dell’intera area è stata resa necessaria dal nuovo layout della Centrale e dall’opportunità di liberare per altri scopi grosse parti di proprietà a sud e a nord: a seguito di questo sono stati riallocati gli impianti di trattamento dell’acqua, riorganizzata la stazione elettrica e liberata una larga parte di fronte-strada dove verrà costruita la nuova portineria. I nuovi uffici sono anche l’occasione per creare un nuovo fronte alla Centrale, che non esalta più la grande macchina della produzione, ma che antepone a tutto uno spazio dedicato al lavoro dell’uomo. La nuova immagine è quindi delegata alla qualità dello spazio di vita: è l’uomo che controlla la macchina e non viceversa, è un complesso fatto per il benessere dove la macchina non soccombe di fronte alla tecnologia. Il nuovo edificio ha un lungo fronte sinuoso che protegge ed esalta lo spazio degli uffici e dei laboratori: una lunga facciata in vetro definisce l’edificio uffici, mentre i capannoni ausiliari sono realizzati con pareti in pannelli metallici trattate secondo un modulo orizzontale già utilizzato per il rivestimento degli edifici Turbogas. Gli uffici contengono, oltre agli spazi attrezzati per le aree operative di circa 30 persone, anche gli spogliatoi per 50 persone, la mensa e un’area per l’accoglienza delle visite guidate.
Anelli in policarbonato ricoprono per un terzo le ciminiere includendo il generatore di vapore. A sinistra, vista aerea del complesso
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archianniversari /
Anno Pontiano Con il convegno L’architettura di Gio Ponti e il suo tempo si è aperto un ricco calendario di eventi dedicato al noto architetto e designer cinquant’anni dall’inaugurazione del complesso architettonico forlivese Fondazione Livio e Maria Garzanti - Hotel de la Ville segnano un importante momento di riflessione sull’architettura contemporanea. Il convegno L’architettura di Gio Ponti e il suo tempo, accanto a un’analisi della figura dell’architetto, industrial designer, artista e pubblicista (primo tra i colleghi, Ponti comprese quanto fosse importante la stampa per sollecitare e alimentare il confronto e il dibattito sull’architettura, nonché per diffondere nuove idee) e della sua opera, ha permesso di fare il punto sul censimento delle opere di architettura realizzate in Italia nel secondo Novecento, la cui conclusione è prevista nel 2009. L’iniziativa forlivese è stata organizzata dalla Direzione Regionale del Ministero per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia Romagna in collaborazione con Tassullo come partner tecnicoscientifico e ha visto l’adesione di numerosi enti.
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Centro di accoglienza Ponti fu invitato a Forlì dall’editore Aldo Garzanti che, lasciata la città d’origine e abbandonata l’attività di manager industriale, alla fine degli anni Trenta aveva avviato una brillante attività editoriale rilevando la casa editrice Treves. La Fondazione nac-
Fondazione Livio e Maria Garzanti, Forlì, 1957, foto Curtisa, stampa su metallo (Collezione Impresa Orioli Enea Spa, Forlì), da Gio Ponti e la Romagna, "Parametro", 269, 2007
que come centro di accoglienza e sostegno ad artisti, docenti, letterati e uomini di scienza e la struttura fu dedicata dal committente ai genitori Livio e Maria. La ricerca sulla genesi e le caratteristiche dell’edificio ha preso il via nel 2004 e si è sviluppata attraverso la ricognizione archivistica che ha tra l’altro messo in luce due aspetti interessanti del progetto: la capacità di Ponti di superare la pigrizia del piano-tipo e l’aspetto dell’organizzazione
del cantiere, dal momento che l’architetto introduce nell’edificio della Fondazione un inedito curtain wall “non standard”, una sorta di facciata volante applicata alla struttura. Tutti gli aspetti relativi alla tecnica costruttiva e alla singolare finitura meritano ancora di essere approfonditi, dal momento che un intervento di conservazione dell’edificio non può prescindere dalla piena conoscenza di questi caratteri innovativi.
Compatibilità L’evento ha segnato l’inizio di un importante percorso di ricerca finalizzato alla sperimentazione di materiali compatibili per il restauro dell’architettura contemporanea: nonostante siano passati solo cinquant’anni i materiali utilizzati non sono più in commercio -sono stati sostituiti o si sono evoluti- e lo stesso può dirsi delle tecniche costruttive. “In particolare – ha spiegato Paola Mazzitelli, architetto-diret-
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tore presso la direzione regionale per i beni e le attività culturali dell’Emilia Romagna – una delle peculiarità delle architetture di Gio Ponti, che ne rende ancora più interessante la ricerca sui materiali, consiste nel fatto che il progettista ha voluto che le superfici delle sue realizzazioni fossero rivestite, conferendo loro una qualità percettiva visiva e tattile stilisticamente coerente quanto estremamente variegata, utile anche alla comprensione di numerosi altri esempi di architettura contemporanea. L’apposito protocollo per la sperimentazione di materiali compatibili per il restauro dell’architettura contemporanea è incentrato su tre ambiti principali: la conoscenza come presupposto per la valorizzazione, la ricerca sui documenti originali come sulla consistenza materica dell’opera, quale momento insieme analitico e sintetico strettamente correlato agli altri due”. Il convegno di Forlì è stato il primo di una serie di eventi raggruppati sotto la denominazione di “Anno Pontiano”, dedicati alla presentazione, all’esposizione e al dibattito sui progressi degli studi effettuati. Il prossimo appuntamento è nuovamente a Forlì, il 28 marzo, con una mostra di disegni inediti di Gio Ponti restaurati; poi altre occasioni a Ferrara, Parma e Tassullo (TN) presso Taio, dove
GIO PONTI Nasce a Milano nel 1891 dove si laurea in Architettura e nel 1921 apre uno studio con Mino Fiocchi ed Emilio Lancia. Esordisce come progettista nel 1923 partecipando alla Biennale di Arti decorative di Monza. Dal 1923 al ‘30 lavora par la Manifattura ceramica Richard Ginori. Nel ‘28 fonda la rivista Domus. Professore presso la facoltà di architettura del Politecnico di Milano dal 1936 al 1961. Numerose le sue opere nel campo dell’arredo, come la sedia “Superleggera” del 1955 e gli arredamenti per i transatlantici Giulio Cesare e Andrea Doria. Fra le opere d’architettura notevoli l’Istituto di matematica di Roma (1932-34), la villa Planchart a Caracas (1954), il grattacielo Pirelli a Milano (1955-60), la Cattedrale di Taranto (1971), il Museum of Modern Art di Denver (1972). È morto il 16 settembre 1979.
sorge la centrale idroelettrica progettata dall’architetto milanese, diventata uno dei simboli della Val di Non. La chiusura del ciclo di incontri è programmata a Forlì il 12 ottobre 2008, con la presentazione di un volume dedicato al progetto di conoscenza della Fondazione Livio e Maria Garzanti - Hotel de la Ville.
Automobile Fiat “500” - Dante Giacosa - Fiat Spa, Torino Premiato Compasso d’Oro 1959, V Edizione. Per gentile concessione ADI
A Torino
decolla
il design
I primi appuntamenti nella 2008 World Design Capital cominciano a delineare un anno dedicato alla cultura del progetto a preso il via il ricco calendario di iniziative (oltre 180) di Torino 2008 World Design Capital, titolo assegnato alla città da Icsid (International Council of Societies of Industrial Design), la principale associazione mondiale del design. Interazione e coinvolgimento sono state le parole sulle quali ha preso il via lo scorso 31 dicembre nella suggestiva cornice di piazza Castello, un anno di eventi che hanno come teatro Torino e il Piemonte. E la città – realtà viva, complessa, punto di incontro di differenti esigenze, espressione di comunità e identità diverse – offre immediata corrispondenza alla natura sfaccettata di una disciplina in piena trasformazione qual è il design contemporaneo, un termine che può essere solo declinato al plurale. Per un
H
Il logo di Torino 2008 World Design Capital e sotto una vista notturna della Mole Antonelliana da un’immagine di Michele d’Ottavio
verso, infatti, è diventato un’espressione di moda, che identifica i tratti moderni e funzionali di un vero e proprio stile dei nostri tempi. D’altra parte il termine descrive proposte assai meno popolari, sperimentazioni che sconfinano nei territori delle ricerche artistiche, sofisticati assemblaggi tecnologici ad alte prestazioni, nuove modalità di relazione. Più che una metodologia operativa, ha assunto i connotati di una strategia della creatività che non si definisce più nella dimensione del cosa si fa, quanto quella del come si affronta un progetto. Restituire il significato di queste trasformazioni intercettando le evoluzioni fisiche e sociali della città è diventato l’obiettivo dell’anno, sintetizzato nel concetto di flexibility, tema generale di Torino 2008. Quattro i suoi assi di confronto privilegiati:
design e collettività, design e impresa, design e formazione, design e politiche di sviluppo. Muovendosi tra l’ufficialità del Compasso d’Oro e l’informalità dei workshop, il programma raccoglie sia contributi delle grandi istituzioni pubbliche e private sia le molte iniziative spontanee che qui trovano una ribalta privilegiata, nonché il XXIII UIA World Congress, prestigioso appuntamento triennale dedicato all’architettura e destinato a studenti e professionisti di tutto il mondo. PROSSIMAMENTE • Nel mese di febbraio il Compasso d’Oro – ADI vede la cerimonia di premiazione della
sua XXI edizione e due mostre dedicate rispettivamente alla Collezione Storica degli oggetti che hanno fatto la storia del design italiano e a oltre 450 nomination all’Index dell’ultimo triennio; • dall’11 al 16 marzo si svolge Share Festival 2008, evento internazionale dedicato alla promozione dell’arte e della cultura digitale curato dallo scrittore di fantascienza Bruce Sterlin; nello stesso mese si inaugura la mostra Flower Design, organizzata da Consolata Pralormo Design in collaborazione con l’associazio-
ne Ambasciatori di Torino, che illustra il lavoro di alcuni tra i più importanti flower designer olandesi; • 18 marzo/6 luglio: mostra Anatomie della realtà sull’opera del designer Roberto Sambonet; • mercoledì 19 marzo la Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli inaugura Le avventure di Alexander von Vegesack, una mostra di oltre 200 oggetti provenienti dalla collezione privata del direttore e fondatore del Vitra Museum di Weil am Rhein.
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design /
Artigo chiama Sottsass nasce l’effetto
Tavolo T-Countach,
rtigo di Cairo Montenotte. Detto così sembra l’arcano e promettente titolo di un romanzo gotico. Invece Artigo è la contrazione di Articoli di Gomma e Cairo Montenotte, una tranquilla cittadina della val Bormida, nell’entroterra savonese. Rubber Flooring Artigo è l’esatta denominazione della società, che prosaicamente ci comunica che produce pavimenti in gomma. Quelli a “bolli” della Metropolitana di Milano, per intenderci. Artigo nasce negli anni Cinquanta come costola della gloriosa Pirelli, ceduta nel 1992 a una multinazionale svizzera. I primi pavimenti sono del 1965, ancora prima l’azienda produceva suole e tacchi da scarpa. Un destino legato al suolo, al calpestio, prodotto o assorbito che sia. L’ingegner Marco Butturini, attuale amministratore delegato, ma in Artigo fin dai tempi di Pirelli, ci spiega tutto questo e altro. Che per esempio la gomma è solo il 35% dei materiali che formano il pavimento, costituito in massima parte da materiali inerti: carbonato di calcio, silice, caolino. La gomma insomma è solo il legante di ingredienti minerali che fanno la resistenza all’usura di una superficie particolarmente esposta, soprattutto in luoghi pubblici, dove trova la sua naturale collocazione. La gomma è invece un prodotto di sintesi. L’utilizzo della parte finale della raffinazione del petrolio. La lavorazione è un continuo impastare, calandrare, setacciare, stirare, pressappoco come avviene nella lavorazione della pasta alimentare. Ci viene spiegato che Artigo produce circa 1.400.000 metri quadri di pavimenti all’anno, pari al 10% della produzione mondiale. Che però, con i suoi 14 milioni di mq è nulla in confronto ai 40 milioni del linoleum e agli spaventosi 800 milioni del pvc. Un prodotto di nicchia, quindi, ma di qualità superiore. Come aggiungere valore al prodotto e renderlo più appetibile alla clientela mondiale (il 65% è esportazione)? La scelta di condurre una ricerca sull’in-
inusuale progressione nello spazio della stuttura dei tavoli T-Countach di Moroso è generata da algoritmi elaborati dai moderni sistemi di modellazione. L’intento dei progettisti è stato quello di imitare la germinazione vegetale, giocando con l’acciaio e le sue proprietà meccaniche, che permettono alla struttura uno spessore minimo, in grado di reggere il piano in cristallo grigio fumé. T-Countach è dotato di una forte personalità che ben si adatta ad ambienti hi-tech. Marco Dolera Moroso Udine • Tel. 0432 577111 • www.moroso.it
random Infine un salto di comportamento, la tranciatura a listoni della piastrella, fino a ora prodotta a quadrotti, con un disegno impresso che evoca la fiammatura del legno. Il nome del prodotto è Ebony. La sperimentazione parte nella primavera del 2004 per concludersi lo scorso autunno con la presentazione ufficiale a Milano della collezione completa. In questo periodo l’ingegner Butturini e lo staff Artigo hanno collaborato con Christopher Redfern per rendere possibile la produzione di questi pavimenti apparentemente semplici, che però, come tutte le cose elementari e innovative necessitano di uno sforzo di immaginazione tecnica non indifferente. È, questa di Artigo, una delle ultime eredità di Ettore Sottsass, che ci ha lasciato lo scorso 31 dicembre. Ma l’eredità maggiore che il Maestro lascia all’azienda, confessa l’ingegner Butturini, è la voglia di continuare, di non produrre solo pavimenti ma idee. Marco Penati
A
In alto una fase del processo di lavorazione di Artigo; a fianco, scorcio della presentazione ufficiale della collezione Ebony; in basso, Zero.4
novazione del prodotto cade su di un maestro: Ettore Sottsass, che insieme al giovane socio Christopher Redfern lo reinterpreta con pochi, calibrati tocchi d’ingegno. Innanzitutto intervenendo sulla materia, mescolando fibra di cocco al momento dell’impasto e ottenendo una superficie vibrata che ricorda i mattoni crudi, gli intonaci poveri. Il prodotto si chiama Kayar, che nel dialetto del sud dell’India, dove viene prodotta la fibra di cocco, sta ad indicare il materiale stesso. Altro intervento, più strettamente formale, è la reinterpretazione, attualizzandoli, dei classici “bolli”, non più regolari in dimensione e posizione, ma sparsi sulla superficie, dando luogo a un effetto ottico sorprendente. Il prodotto si chiama Zero.4 e si aggiudicherà il premio internazionale IF Product Design Award 2008.
ispirato alla natura
L’
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in vetrina / Come aprire gli occhi
Complementi che fanno la differenza
Composizioni dinamiche
Linea coordinata sospeso
Il lavabo
Il portone che
scorre in alto
Un lavabo da appoggio in Corian e vetro e un sistema di contenitori compongono la collezione Outline di BMood. L’alternanza cromatica tra le superfici crea continui giochi di pieni e vuoti, di curve e spigoli, enfatizzando i volumi e dando dinamicità alla composizione. La trasparenza del fondo della bacinella in vetro crea l’illusione di una sospensione del lavabo, il cui anello in Corian è disponibile nei colori bianco, giallo, verde, marrone, lilla e arancio. Le superfici dei contenitori, un cubo e un parallelepipedo, ripropongono un gioco di colori nelle finiture laccate bianco-verde o bianco-cipria oppure nella versione in MDF rivestita in essenza di ebano.
Risale al 1920 la realizzazione del primo modello della maniglia Bauhaus in ottone massiccio secondo lo stile dell’epoca dettato dall’architetto tedesco Walter Gropius. Oggi, dopo successivi miglioramenti tecnici, il modello originale di GBT Bonomi è stato affiancato da oltre 20 elementi coordinati che ne completano la linea. La stessa dotazione accompagna tutti i modelli dell’azienda trentina: scegliendo lo stile della maniglia per porta è possibile coordinare quella per finestra, drehkipp, cremonesi, maniglioni, pomoli, battenti, chiusure di sicurezza, maniglie a vela… prodotti tutti made in Italy.
Sono belli da vedere e pratici i portoni sezionali residenziali Palpebra di Breda. Uniscono qualità, tecnologia, sicurezza e design e corrono in alto in modo semplice e pratico, permettendo di risparmiare spazio e tempo. Particolarmente ricercata la porta garage Persus Disegni Speciali in acciaio liscio. È un portone sezionale con pannelli Secur-Pan da 495 e 615 in acciaio coibentati spessore 42 mm. Con applicazione di inserti in acciaio inox satinato Alunox e una gamma completa di disegni inserti. Finitura lato esterno liscia con colorazione standard bianco C21, con possibilità di colorazioni fuori standard gamma Ral Breda.
Per maggiori informazioni: BMood Gualtieri (RE) • Tel. 0522 829693 • www.bmood.it
Per maggiori informazioni: G. Bonomi & Figli Tione di Trento (TN) • Tel. 0465 338700• www.gbtbonomi.com
Per maggiori informazioni: Breda Sistemi Industriali Sequals (PN) • Tel. 0427 939311 • www.bredasys.com
Sistema integrato
Decontestualizzazioni
Come tu mi vuoi
Ancoraggio
Estetica, materica e tecnologia si compongono secondo le particolari necessità dell’utente realizzando un concetto inedito di personalizzazione dell’impianto domestico con Axolute di BTicino. Il design si declina in due forme, il rettangolo e l’ellissi, che possono essere realizzate in materiali tecnologici (alluminio, zama, tecnopolimero, corian, acciaio inox) e naturali (legno, pelle, pietra e vetro). A ciò si unisce la libertà di modulare il contenuto tecnologico dell’impianto, scegliendo le funzionalità più adeguate e il loro livello di integrazione tra comando assiale, comando in stile, soft touch e scenary touch. Infine, tutti i display hanno schermi in LCD ad alta risoluzione per offrire immagini nitide da qualsiasi angolazione.
e ventilazione Pan.Ther.A. di Industrie Cotto Possagno è il sistema progettato per dare al tetto in cotto perfetto ancoraggio, adeguata ventilazione e impermeabilizzazione insieme a un corretto isolamento termico e acustico. Il pannello è costituito da due materiali che si completano a vicenda: la parte superiore è in EPS 150 Neopor, ecologico con buona capacità di diffusione al vapore che permette al tetto di traspirare; quella inferiore è in fibre di legno mineralizzate e legate con cemento Portland, insensibile all’acqua, al gelo e all’umidità. L’accoppiamento delle due parti avviene non per incollaggio ma tramite perni passanti in PP. I pannelli sono un ottimo compromesso tra peso e dimensioni, maneggevoli e facili alla posa.
Per maggiori informazioni: BTicino Milano • Tel. 800 837035 • www.bticino.it
Per maggiori informazioni: Industrie Cotto Possagno Possagno (TV)• Tel. 0423 920701 • www.cottopossagno.com
Visibilità e armonia
Nuovi sistemi e modelli
Forma e funzione in perfetto stile
Linee semplici e decise unite a soluzioni tecniche innovative in grado di soddisfare le esigenze d’arredo degli spazi di direzione con flessibilità, qualità e design, contraddistinguono la collezione Aplomb di Faram, disegnata dagli architetti Daniele Del Missier e Mauro Pasin. Composta da scrivanie e tavoli riunione singoli o componibili, cassettiere, armadi con ante scorrevoli o a compasso e moduli di servizio, la collezione è disponibile in differenti finiture: dal teak al wengé, dal bianco latte al vetro trasparente.
Per maggiori informazioni: Faram Giavera del Montello (TV) Tel. 0422 884811 www.faram.com
Alluminio di tendenza Hanno superfici uniformi e un aspetto pulito e sobrio i portoncini in alluminio Finstral con pannelli applicati (nella foto il modello TA2-86 Kyoto). Perfezionamenti tecnici ed estetici hanno permesso di acquistare funzionalità e attrattiva. I più importanti dettagli distintivi sono la solida lastra esterna di rivestimento anta in alluminio da 3 mm, per la massima sicurezza, che dà un’ottima stabilità nel tempo e un’estetica liscia e lineare; struttura pannelli di elevata qualità costituita da un pannello a taglio termico spesso 36 mm per garantire un isolamento ottimale termico e acustico; tripla guarnizione tra anta e telaio; cerniere a scomparsa e ferramenta di qualità con chiusura multipla; pannelli anche di sicurezza classe P4A.
Per maggiori informazioni: Finstral Auna di Sotto (BZ) Tel. 800 111999 www.finstral.com
o
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Nel segno della flessibilità
Resa al top
Superfici in resina Flexint di Gobbetto è una resina elastica, priva di solventi, atossica, adatta per la creazione di superfici gommose e flessibili, indicata per pavimenti per bambini o per uso sportivo nonché per l’oggettistica, come tappeti resilienti, rivestimenti di poltrone, tende, tovagliette, lampade e molti altri complementi d’arredo. Il prodotto è di origine epossidica (materiale sintetico dalle forti proprietà adesive rinforzanti e strutturali) che mantiene nel tempo l’elasticità senza ritiri e senza mutazioni. Il colore è un altro elemento fondamentale di questo materiale che è possibile avere in varie nuances.
morbida
La termostufa intelligente Funziona a legna o a pellet ed è in grado di riscaldare ambienti da 60 a 200 mq e produrre acqua calda sanitaria la termostufa Caldea di Jolly Mec. È costituita da uno scambiatore di calore in acciaio a doppia parete sagomata che consente di sfruttare al meglio il calore prodotto dalla combustione, ottenendo rendimenti fino al 91,54% e il posizionamento in classe 1 per rendimenti ed emissioni. Si integra con qualunque impianto esistente (termosifoni, termoconvettori, pannelli a pavimento o a soffitto, battiscopa radianti) permettendo, con una sola fonte di calore, di svolgere funzioni di stufa, caldaia e boiler.
Per maggiori informazioni: Jolly Mec Telgate (BG) • Tel. 035 8359211 • www.jolly-mec.it
Per maggiori informazioni: Gobbetto Milano • Tel. 02 8322269 • www.gobbetto.com
Leggera e versatile
Materia in movimento
La maniglia
aerodinamica
La monoscocca per
ogni occasione
Da sempre la produzione di Manital si contraddistingue a livello internazionale per la continua ricerca verso nuove forme che soddisfano esigenze estetiche, ergonomiche e di sicurezza. Caratteristiche che si trovano nella nuova maniglia per porta e finestra Wind, design Maurizio Giordano & Roberto Grossi per Architettura Laboratorio. La sua forma è slanciata e aerodinamica, un incontro di linee che sembrano spiccare il volo garantendo comunque un’impugnatura piacevole e sicura. Realizzata in ottone ha finitura lucida, satinata, bronzata, cromo, cromo satinato e nickel satinato. La serie comprende maniglie per porta, con rosetta e bocchetta tonda, con rosetta e bocchetta quadra, su placca; per finestra, martellina D.K. e Cremonese.
Pupa di Metalmobil è la seduta chiara, morbida, che rinuncia ai formalismi. Può essere mescolata a sedute diverse, persino di gusto classico, per diventare uno strumento anche per sofisticati progetti di arredo mix and match. Disponibile in diverse finiture (dal legno naturale al metacrilato trasparente) ha piccole dimensioni e ridotto impatto visivo. Impilabile e comoda grazie all’accenno di conformazione anatomica della monoscocca, è pensata per la folta schiera di interior designer che devono realizzare locali sempre diversi, dunque alla ricerca di oggetti duttili, da ripetere senza essere troppo protagonisti.
Per maggiori informazioni: Manital Gavardo (BS) • Tel. 0365 3307 www.manital.com
Per maggiori informazioni: Metalmobil San Giovanni in Marignano (RN) • Tel. 0541 955000 www.metalmobil.com
Efficace isolamento termico acustico
Pacchetto
completo
Da Roverplastik una risposta concreta per abbassare i costi di cantiere e garantire un efficace isolamento termo-acustico con il Blocco termoisolante. È una struttura costituita da spalle laterali e sottobancale in poliuretano che permette, con una semplice operazione di montaggio, di passare da un foro grezzo in muratura a un foro finito, isolato e pronto ad accettare l’installazione di qualsiasi tipo di serramento. Il Blocco è prodotto su misura e disponibile nella versione per avvolgibili, completa di cassonetto isolante in poliuretano e argilla espansa o in quella per scuri a battente, con soprabancale in poliuretano e cardini premontati. Schiuma di poliuretano senza CFP, alluminio e fibrocemento privo di amianto sono i materiali che lo costituiscono e garantiscono prestazioni eccellenti sia in termini di coibentazione termo acustica che di robustezza del prodotto.
Per maggiori informazioni: Roverplastik Volano (TN) Tel. 0464 411322 www.roverplastik.it
Dalla linea allo schizzo
Impronte
in bagno
Nuovi rapporti
Acqua
protagonista
Primo progetto di decoro nel 2004, la linea Impronte by Studio Terri Pecora con Michela Benaglia per Simas ha dato il via a una tendenza nell’ideare i sanitari per il bagno. Nel segno del rigore architettonico, ci si lascia alle spalle il minimalismo e si insegue la voglia di libertà d’espressione e di originalità. Hanno aperto la strada gli “storici” pattern Renaissance, Biba e Pois cui si sono aggiunti di recente Line e Sketch (schizzo). La prima è una traccia nera, armonica che interrompe con discrezione la superficie della ceramica, puro grafismo dal sapore anni Settanta in un bagno assolutamente contemporaneo. La seconda presenta forme stilizzate in un unico colore: un richiamo alle atmosfere alla Woodstock.
Genera l’effetto visivo e sonoro di una vera fonte sorgiva, senza porre limiti al fluire dell’acqua la nuova vasca Sorgente di Teuco. L’effetto si crea grazie alla presenza di un sistema di ricircolo solitamente utilizzato nelle minipiscine e per la prima volta applicato a una vasca. Grazie al riscaldatore e al sistema di filtraggio, può restare sempre piena con acqua pulita e riscaldata alla temperatura desiderata e dunque sempre pronta all’utilizzo, soli o in compagnia. Un sistema di trattamento dell’acqua la igienizza automaticamente; inoltre può essere dotata del sistema di idromassaggio Hydrosilence Top a 8 bocchette.
Per maggiori informazioni: Simas Civita Castellana (VT) • Tel. 0761 518161 • www.simas.it
Per maggiori informazioni: Teuco Guzzini Montelupone (MC) • Tel. 0733 2201 • www.teuco.it
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Maestri /
Omaggio a
Ettore Sottsass A Trieste una mostra dedicata alle molteplici attività della ricerca artistica del Designer da poco scomparso, suddivisa in sette aree tematiche rosegue fino al 2 marzo la mostra-evento Vorrei sapere perché dedicata a Ettore Sottsass allestita presso il Centro espositivo d’arte moderna e contemporanea ex Pescheria Centrale di Trieste. Un percorso di cui lo stesso protagonista tracciò le linee guida affermando: “Penso a una mostra piccola ma molto emozionante. Mi piacerebbe che uscissero piangendo, cioè con un’emozione”. La mostra, organizzata dall’Associazione culturale Terredarte e curata da Alessio Bozzer, Beatrice Mascellani e Marco Minuz, si pone l’obiettivo di approfondire contemporaneamente le molteplici attività della ricerca artistica dell’architetto-artista attraverso una raccolta essenziale di opere divise in sette aree tematiche: disegno industriale, architettura, fotografia, gioiello, disegno, ceramica e vetro. All’interno del grande contenitore della mostra il visitatore è libero di costruire il proprio percorso, per evitare gerarchie e classificazioni tra le esperienze esposte. Ognuna delle sette aree è comunque connessa a un filo rosso che è rappresentato dalle parole, ovvero dai numerosi scritti dell’artista, testimonianza del personale lavoro di trascri-
P
zione delle sue intuizioni e ricerche. Per entrare in ogni area si transita dalla luce dell’enorme vuoto dell’edificio all’oscurità e alle ridotte dimensioni di ogni costruzione: un trapasso fisico e anche metaforico, un tragitto dalle certezze della luce alle insidie e insicurezze dell’oscurità. All’interno di ognuna di queste stanze è la voce di Sottsass ad accompagnare il visitatore, raccontando e spiegando di volta in volta le ragioni del suo lavoro. Grazie a ciò non si ricevono spiegazioni didattiche delle opere esposte, ma si crea un percorso di avvicinamento alla stessa sensibilità e curiosità che le ha create. Ogni testimonianza sonora è quasi un sussurro, una confidenza che viene regalata all’udito e alla sensibilità della persona. Frammenti La selezione delle oltre 150 opere esposte non si sviluppa in un percorso cronologico, ma si articola come una serie di frammenti per ricostruire la magia dell’opera che anima tutta la produzione dell’architetto-artista. Ogni sezione si compone di gruppi di opere che non intendono completare o descrivere dettagliatamente ogni esperienza, ma cercano di avvicinare in modo diretto il visitatore alla
o conosciuto Ettore Sottsass negli anni Settanta. Allora ero un giovane tecnico alla Zanotta, Ettore un personaggio di primo piano nel mondo del design internazionale. Uso il termine vago di personaggio perché mi sembra riduttivo definire designer una figura come lui. È stato qualcosa di diverso, di più importante. Devo essere sincero, non lo capivo. Un ventenne non guarda né il passato né il futuro, vive egoisticamente il presente. È nella logica delle cose. Sottsass invece sapeva essere contemporaneamente cosciente di tutte e tre queste dimensioni del vivere. Fuori dalle mode. Mi piacevano molto di più Achille Castiglioni, che veneravo, o Marco Zanuso, che ammiravo.
H
ETTORE SOTTSASS (Innsbruck 1917 - Milano 2007) Si laurea in architettura al Politecnico di Torino. Nel 1947 apre a Milano uno studio professionale dove si occupa di progetti di architettura e di design. In parallelo sviluppa la sua attività culturale. Nel 1958 inizia la collaborazione con Olivetti che durerà per oltre trent’anni e gli frutterà tre Compassi d’Oro per il design. Nel 1981 dà inizio al gruppo Memphis, che diviene il simbolo del nuovo design e un riferimento per le avanguardie contemporanee. Quindi fonda lo studio Sottsass Associati con il quale prosegue l’attività di architetto e designer. Sue opere e progetti fanno parte delle collezioni permanenti di importanti musei di vari paesi: Museum of Modern Art e Metropolitan Museum di New York, Centre Georges Pompidou e Musée des Arts Décoratifs di Parigi, Victoria & Albert Museum di Londra, Musée des Arts Décoratifs di Montreal, Israel Museum di Gerusalemme, National Museum di Stoccolma. (foto di Sergio Fregoso)
“
Fare design per me non significa dare forma a un prodotto, ma un modo e uno strumento per discutere della vita, dei rapporti sociali, della politica
”
magia del lavoro di Ettore Sottsass attraverso un percorso da lui stesso guidato nelle fase progettuale. La sede della mostra aggiunge un ulteriore elemento di fascino all’insieme: Trieste è una città sicuramente lontana da Milano, capitale del design e della progettazione, ma contemporaneamente è un luogo in grado di descrivere e incarnare, come lo stesso Ettore Sottsass ha evidenziato in riferimento alla sua vita, una duplice identità, ovvero quella italiana e austriaca. È anche la città in cui ha vissuto il pittore Spazzapan, che negli
Sottsass, anche se aveva lavorato con Olivetti e prodotto le famose macchine per scrivere, non accettava incondizionatamente la logica industriale. Dovendoci collaborare, mi stupiva che un progettista che aveva affrontato questi temi così avanzati potesse poi adattarsi a fare dei mobili così come li avrebbe fatti un artigiano. Non sempre, naturalmente, ma spesso i volumi, le tecnologie, le finiture, soggiacevano ad un gusto manuale del fare. C’era nelle sue intenzioni, un richiamo a evocazioni lontane nel tempo e nello spazio. Indifferenti al mercato. India, Austria Felix, America rurale e urbana. “Vedi” diceva, “prima di tutto occorre un basamento, perché le cose devono poggiare saldamente per terra; poi i volumi: si devono
In alto:Tiger Pinxit, ritratto di Ettore Sottsass A fianco: Carlton (1981)
anni trenta a Torino, gli ha insegnato a dipingere e a cui è rimasto sempre legato. Infine è una città in grado di dialogare a livello internazionale; per questo la mostra è bilingue: italiano-inglese.
La Mostra VORREI SAPERE PERCHÉ Dove: Ex-Pescheria Centrale Riva Nazario Sauro, 1 - Trieste Quando: fino al 2 marzo 2008
Orari: dalle 10.00 alle 19.00, chiuso il martedì Informazioni Associazione Culturale Terradarte, tel. 040.31.16.48 Ente del Turismo Friuli Venezia Giulia, tel. 040.34.78.312
sentire, devono occupare lo spazio; e poi il colore: è importante il colore, forte, non bisogna avere paura di usarlo”.
chitettura. Dai templi indiani alla sua casa a Filicudi. Della luce e del buio. E della necessità per l’una che esista l’altro.
Il suo studio era una bottega popolata di apprendisti provenienti da tutto il mondo. Lo sentivi apostrofare i collaboratori in inglese, in tedesco, in italiano, usando la lingua dell’interessato. Con loro era esigente, dovevano lavorare con lui ma imparare anche a essere indipendenti. Era un piacere sentirlo raccontare dei suoi viaggi, delle sue esperienze. In particolare ricordo un suo scritto sul tema della luce che poi lesse personalmente in una serata a qualche centinaio di persone. Parlava della luce naturale e il suo propagarsi nell’ar-
Negli anni Settanta aveva una rubrica fissa su Casabella. Non mi ricordo il titolo, so che aveva come motto una frase stranissima: “il lonfo non vaterca né gluisce, e solo raramente barigatta”. Cosa volesse dire francamente non lo so, e forse non lo sapeva neanche lui, ma aveva una tale forza di suggestione mnemonica da costringerti a leggere quello che seguiva. E ad essere ricordato, come avviene per me, a distanza di trent’anni. Così come si imprimono nella memoria i suoi oggetti. Marco Penati
Non fidandosi dell’aereo Ektor stavolta prende una nave per l’Italia, ma in effetti la meta si rivelerà l’India. Ektor scatta interessanti foto. Ecco un ingrandimento che lo ha molto interessato.
Finalmente Ektor arriva a Milano, con un enorme bagaglio fotografico e culturale. Ma, ormai, ha perso... il treno per diventare un designer milanese, deve accontentarsi di essere soltanto un grande designer internazionale.
Pagine tratte da: Marco Penati, da grande farò il designer, Lupetti Editore, 2002 Milano
Una gita goliardica dovrebbe portarlo a Milano, ma, fatalità, prende il treno per Parigi. In Francia conoscerà tutta l’avanguardia artistica dell’epoca.
Ektor è un piccolo montanaro con un desiderio nel cuore: Milano. Da adolescente prende il treno per Milano, ma per errore finisce a Torino. Già che c’è, si laurea in Architettura.
Finalmente sale su un aereo diretto a Milano, ma l’aereo è dirottato a New York. Così Ektor è costretto a conoscere gli intellettuali americani della beat generation.
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archilibri /
artisti /
La cattura
del vento
Grazie all’opera di Maria Lai, l’impianto eolico di Ulàssai vedrà unite tecnologia e arte stata una maschera raffigurante il dio del vento presa presso una riserva indiana a ispirare Maria Lai. La sua opera, La cattura del vento, è per ora un rendering che prenderà forma e troverà posto all’interno dell’impianto eolico di Ulàssai (Nu). Spirito libero, capace di uno stupore infantile, non ama essere rinchiusa nella definizione e nello stereotipo dell’artista. “Sentivo tante opinioni negative sugli impianti eolici – racconta – tanti malumori e diffidenze. Così ho voluto vederli e alla loro vista la mia prima esclamazione è stata: questi sono fiori del cielo! Mi hanno dato il senso di una vastità planetaria”. Per questo ha accettato di realizzare un’opera che convivesse tra loro. Tempi di realizzazione non ne
È
MARIA LAI Nasce a Ulàssai (Nuoro) nel 1919. Dopo aver frequentato a Roma il liceo artistico, è allieva di Arturo Martini all’Accademia di Venezia dal 1942 al 1945. Dall’eredità martiniana nasce la sua vocazione sperimentale. La ricerca di tecniche e materiali diversi è ricca e originale: pani, telai, ceramiche, tele e libri cuciti fino agli interventi ambientali e alle performance collettive. Ha partecipato a numerose mostre nazionali e internazionali.
ha, e non sa spiegare a fondo ciò che andrà a realizzare, come – spiega – una madre non sa veramente a fondo chi è suo figlio. Le opere di Maria Lai
(circa un centinaio) sono raccolte presso la Stazione dell’arte di Ulàssai, composta da tre caseggiati interamente ristrutturati e trasformati in un inno-
Mario Di Nicola
Construenda La banca dati delle opere edilizie Maggioli Editore 360 schede - 120 euro Dall’abbaino alla zanzariera, dall’accatastamento al vincolo idrogeologico: Construenda della collana Edilizia & Urbanistica di Maggioli Editori è una banca dati completa e aggiornata su cd rom che comprende anche link sulle norme, le procedure e la modulistica per tutti gli adempi-
vativo museo di arte contemporanea: luogo di crescita, studio, contemplazione, ricerca dove capire e interpretare con rigore l’arte contemporanea.
centenari /
Un designer
senza tempo Una grande mostra antologica raccoglie 200 tra oggetti di design, progetti di grafica e comunicazione, opere d’arte di Bruno Munari
Giovanni Caniato, Renato Dalla Venezia
Il macello di San Giobbe
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a aperto alla Rotonda di via Besana a Milano il 24 ottobre – data del suo ipotetico centesimo compleanno – e proseguirà fino al 10 febbraio la mostra antologica dedicata a Bruno Munari (Milano, 1907-1998), una delle personalità più importanti del design e della cultura del XX secolo. Vi si trovano le opere più note come i progetti di allestimenti degli anni Quaranta e Cinquanta, gli interventi artistici in opere di architettura tra i Cinquanta e i Sessanta, i progetti di grafica, la collaborazione con alcune delle realtà più significative per la cultura italiana del dopoguerra (Einaudi, La Rinascente, Olivetti e Danese). Accanto a queste, legate dal comune denominatore di un’attività multiforme, l’esposizione sottolinea anche alcuni aspetti meno indagati, tra cui il rapporto con il mondo dell’architettura e la collaborazione con molte riviste italiane dedicate al progetto, alla comunicazione e all’arte. Il percorso espositivo, allestito dall’architetto Marco Ferreri con grafica di Italo Lupi, è organizzato per aree tematiche non cronologiche o tipologiche e mette in relazione settori disciplinari normalmente distanti, ma che per Munari rappresentano momenti diversi di un’unica attività progettuale. Un’importante sezione è dedicata ai Laboratori didattici per le scuole e le famiglie secondo il Metodo Bruno Munari per lo sviluppo del pensiero progettuale creativo.
LE SEZIONI DELLA MOSTRA Essere nel tempo - La fine degli anni Venti e tutti gli anni Trenta sono un prologo all’attività futura di Bruno Munari. Interessato alle tecniche e all’immaginario surrealista, li rielabora nei suoi disegni e nei suoi collage; ma soprattutto spazia senza soluzione di continuità tra le discipline e i linguaggi. Dalle due alle tre alle quattro dimensioni - Il rapporto tra le dimensioni spaziali – le due dimensioni della superficie e le tre del volume – e tra queste e la dimensione temporale – la “quarta dimensione” – è uno dei problemi costanti del progetto affrontati dall’artista. Arte come metodo - Il metodo di Munari si concretizza sempre in una forma funzionale. Percepire comprendendo la realtà, o comprendere la realtà percependola è lo scopo principale della sua azione estetica. Superare il limite - Ogni cosa ha un limite attribuito da circo-
stanze fisiche, sociali, convenzionali, linguistiche: i confini del progetto o dell’oggetto, o anche del paesaggio naturale che ci circonda, si possono superare - non annullare - a patto di affrontarli con occhi diversi, da punti di partenza differenti. Abitare a occhi aperti - Entrare a “casa Munari” vuol dire attraversare porte e vedere ovunque segni di un’arte che può cambiare, mai richiusa su se stessa. Design come metodo - Progetti per la quotidianità, una vita di tutti i giorni dove gli oggetti non inquinano semanticamente, distillati dal “togliere, togliere, togliere”, calibrati da intelligenza ed economia, e anche per questo fuori dal tempo. Leggere vedendo, vedere leggendo - La grafica è stata per molti anni, dalla fine degli anni Venti fino a tutti gli anni Settanta, una delle principali attività professionali e primo ambito di sperimentazione linguistica.
Superare il tempo - Guardare alla natura per imparare a fare, chiedendosi sempre il perché di ogni cosa, e domandandosi sempre “ma non si può fare in un altro modo?”. Vita come metodo – Libri per bambini: riconoscere la struttura del mondo significa vivere senza paura. Scoprire il mondo - Guardare dentro le cose, sviscerandone saperi, nessi, specificità, pronti ad accendersi per le sorprese che queste indagini possono dare: la ricerca è sempre un punto interrogativo e un punto esclamativo. Info www.mostrabrununomunari.it
Un’industria. Un territorio Marsilio Editore 253 pp. – 24,00 euro Punta San Giobbe: da terreno paludoso a macello comunale a sede della facoltà di Economia: questa la storia documentata nel volume di Marsilio Editore. Settecento anni a partire dal XIV
In alto a sinistra: Figura, 1930, tempera su cartone; al centro, Sedia x visite brevissime, 1945, produzione Zanotta; a destra, scultura pieghevole, 1958; sotto Libroletto, 1993, 6 cuscini di materiale diversi
AA.VV.
Tesoro Italia Edifici e terreni dello Stato La Repubblica Grandi Guide 544 pp. – 9,90 euro L’Italia è proprietaria di un immenso patrimonio immobiliare: dai castelli ai palazzi d’epoca, dalle ville agli splendidi fari che illuminano tutta la costa. Per conoscerlo Repubblica ha
menti richiesti, i passaggi intermedi per la formazione degli atti e la realizzazione delle opere edilizie. Gli argomenti sono organizzati in sezioni documentali che ne facilitano l’approccio informativo: - Tipologie opere edilizie e iter dei procedimenti: opere edilizie catalogate in 360 schede; - Formulario: vasta serie di moduli relativi a tutte le procedure per la realizzazione delle opere edilizie (dalla progettazione all’agibilità) predisposti in ordine cronologico per essere compilati, personalizzati e stampati; - Normativa: legislazione nazionale (cordinata) e regionale (vigente); - Prassi amministrativa: circolari ministeriali e assessoriali, direttive e deliberazioni (testi integrali); - Giurisprudenza: procedure giurisdizionali di Tar, consiglio di Stato, Tribunali, Corte di Cassazione Civile e Penale, Corte Costituzionale.
secolo, quando il governo di Venezia decise di spostare dal centro città alle aree suburbane parte delle produzioni allora ritenute inquinanti, come la tintura dei panni e la macellazione, definendo così la struttura urbana e sociale dell’area. Del macello si racconta non solo la storia e i passi salienti della sua trasformazione, ma anche i mestieri (dai macellai agli insaccatori, dai calzolai ai conciatori) che in esso si svolgevano e le vicende legate a un luogo che racconta una delle tante storie della Serenissima, tra cui la famosa vicenda del progetto, mai realizzato, di Le Corbusier, al quale si era pensato di affidare la costruzione di un ospedale sul terreno del mattatoio. I saggi contenuti nel libro sono accompagnati da immagini d’archivio, in parte inedite, foto attuali e d’annata, planimetrie che documentano le vicende architettoniche ottocentesche, il progetto mai realizzato dell’ospedale a firma di Le Courbusier e il recupero e la trasformazione a sede universitaria.
realizzato Tesoro Italia, guida del patrimonio dello Stato, frutto del primo censimento ufficiale. Uno strumento che contiene l’elenco delle proprietà più interessanti dopo lo storico censimento dei beni dello Stato realizzato dall’Agenzia del Demanio. L’Italia è il primo Paese dell’Unione europea che dispone di una conoscenza completa del proprio patrimonio che è anche, in termini quantitativi ma soprattutto qualitativi, il più importante d’Europa. Per ogni bene sono disponibili circa quattrocento informazioni di base, conseguenti ai quasi 150mila rilievi tecnici effettuati e alle oltre 700mila immagini realizzate e archiviate, che consentono la gestione dinamica di circa 24mila beni, a loro volta composti di 30mila item tra fabbricati e terreni, dei quali 2.500 ad alta potenzialità di valorizzazione. Nel volume sono riportate oltre 1500 schede ordinate per regione, provincia e comune con foto, descrizione, ubicazione e categoria degli immobili.
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