IoArch 14 - Feb 2008

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febbraio 2008

archinterviste

progetto del mese

tradizione e innovazione

architetti artisti

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Jiménez Torrecillas e la didattica dell'architettura

La Filarmonica di Stettino una cattedrale luminosa

A Milano rinasce la Stazione Centrale

Ugo La Pietra, ricercatore delle arti visive

ANNO 3 numero 14 euro 2,50 Pubblicità Font srl via Siusi 20/a 20132 Milano tel. 02 2847274 fax 02 45474060 pubblicita@fontcom.it Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB Milano

TRASFORMARE GLI HANDICAP IN RISORSE

Tanto territorio Pochi abitanti a geografia italiana comprende molte regioni difficilmente raggiungibili, non particolarmente attraenti per l’insediamento di attività produttive né per il turismo di massa: spesso aree marginali e minacciate dallo spopolamento. Come dimostrano tuttavia alcuni casi di eccellenza, aspetti tipici di queste realtà convenzionalmente considerati motivo di svantaggio cominciano ad essere visti come risorse. Il valore delle identità locali, ad esempio, si sta affermando non solo per contrasto con un mondo sempre più omologato, ma anche come potenziale fattore competitivo. Disporre inoltre di spazio e “capitale naturale” sotto forma di acque, foreste, vento e sole è una condizione che, di fronte alla crescente domanda di sempre più scarse risorse ambientali, pone queste regioni in una situazione di innegabile vantaggio. È proprio l’abbondanza di risorse ambientali, diffuse e “non pregiate”, che sta alla base del progetto di emancipazione dai combustibili fossili dell’isola di Gotland, nel Mar Baltico o della “rinascita” di Varese Ligure. Pochi abitanti e tanto territorio, da un lato frontiera sconosciuta alla pianificazione e all’architettura, dall’altro ambito dove nuove tecnologie, nuovi approcci verso turismo e gestione del paesaggio offrono opportunità concrete per ribaltare la convenzionale corrispondenza tra isolamento e marginalità. Alle singole realtà spetta solo il compito di saperle cogliere. Carlo Ezechieli

Sostenibilità

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carta vincente

Michela Marcone, sindaco di Varese Ligure, traccia l’iter che ha permesso il passaggio da una situazione di declino a punto di riferimento di sviluppo sostenibile arese Ligure è un comune di 2.200 abitanti dell’entroterra ligure. A partire dagli anni Novanta, da una situazione di abbandono, spopolamento e declino, ha dato origine a una realtà capace di dare occupazione, autosufficiente dal punto di vista energetico e con un’agricoltura ad elevato standard qualitativo. È stato il primo comune europeo a ottenere la certificazione ambientale ISO14000 e la registrazione EMAS e, tra gli altri riconoscimenti, ha ricevuto a Berlino, da parte del commissario Loyola De Palacio, il premio di “migliore comunità rurale dell’Ue per aver attuato il progetto più completo e originale di sviluppo sostenibile” nell’ambito del concorso The best 100% Communities Renewable Energy Partnership Rural

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ARCHIGLOBAL

Communities, indetto dall’Unione Europea. Al sindaco Michela Marcone spetta il compito di continuare e consolidare questo percorso.

È talmente stupido distruggere le risorse dell’ambiente che la questione sostenibilità dovrebbe essere completamente acquisita e fuori discussione

Un’isola di energie

nel Mar Baltico a contea svedese di Gotland è la seconda isola più grande del mar Baltico, con una popolazione di circa 60mila persone. La sua superficie è di 3.140 kmq e la densità di 18 abitanti/kmq (la media italiana è 196,5, quella lombarda 400,7 e quella di un piccolo comune come Varese Ligure 16). Nel 1996 il comune di Gotland ha deciso che entro il 2025 l’iso-

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Il paesaggio dell'isola di Gotland. L'obiettivo sostenibilità è fissato entro il 2025

Certificazioni ambientali, autosufficienza energetica, premi internazionali: Varese Ligure è un laboratorio in costante evoluzione. Quali gli ultimi più importanti risultati? Anche le ultime iniziative riprendono la logica del continuo utilizzo di fonti rinnovabili. I depuratori sono normalmente un’importante voce di consumo energetico, il nostro nuovo sarà alimentato da energia solare. Pur con soli 2.200 abitanti Varese Ligure ha due depuratori, che non è poco soprattutto se paragonato a realtà insediative di maggiore entità. Tutti i nostri lavori pubblici sono pensati, dove possibile (pertanto con la sola esclusione di interventi come ad esempio quelli di pavimentazione) per essere autocontinua a pag. 3 >>>

MICHELA MARCONE Nata a Chiavari (GE) nel 1962, vive a Varese Ligure, di cui è diventata sindaco nel giugno del 2004 dopo numerosi incarichi presso la pubblica amministrazione. Dall’87 al 90 è presidente della Pro Loco; dal ’90 al’99 consigliere comunale con delega al turismo e alla cultura; dal ’99 al 2004 vicesindaco con delega all’ambiente, servizi sociali, pubblica istruzione. Ha seguito in prima persona il percorso di certificazione ambientale, la promozione dell’agricoltura biologica e in genere tutte le politiche ambientali promosse dal Comune.

L'INTERVENTO

Costruire nuove

catene di valore Scelte coraggiose possono trasformare le criticità in opportunità creando nuovi modelli di sviluppo. L’opinione di Massimo Giuliani li urbanisti hanno dimostrato di saper comprendere e governare con sufficiente padronanza le città dai trenta ai centomila abitanti. Sopra e sotto questa soglia cambiano le regole del gioco e aumenta la sproporzione tra la capacità descrittiva e quella di controllo. Vale per le grandi conurba-

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MASSIMO GIULIANI Architetto, Segretario dell’Istituto Nazionale di Urbanistica dal 2004 al 2007. Autore del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia (PTCP) di Pavia e del Piano di Governo del Territorio (PGT) della Città di Monza. Ha collaborato alla redazione della nuova Legge Urbanistica della Regione Lombardia.

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rinnovabili La forte cooperazione tra individui, istituzioni e imprese avvicina la meta di una società ecologicamente sostenibile

la dovrà diventare una società sostenibile, in grado di ottenere l’intero fabbisogno energetico da fonti rinnovabili. I fatti hanno seguito le parole, tanto che Gotland ha vinto per la sezione isole la campagna di lancio europea 2002, che ha premiato le attività svolte per promuovere le fonti energetiche rinnovabili e far conoscere in tutta Europa i progetti e le iniziative di successo. Elevato potenziale energetico L’agricoltura è sempre stata la principale attività per l’isola e tuttora è importante per l’economia, ma il numero degli addetti continua a pag. 2 >>>


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Un’isola di energie

rinnovabili

nel Mar Baltico Dichiarazione di Bruck “Vogliamo attuare la svolta energetica nel comprensorio di Bruck (Austria). Ci poniamo l’obiettivo di rifornire il comprensorio entro il 2030 completamente con energie rinnovabili. Intendiamo arrivare a questa meta attraverso: • una riduzione passo passo del fabbisogno energetico • l’impiego delle tecnologie più avanzate • l’uso sostenibile delle risorse locali. Facciamo affidamento sulle variegate competenze dell’agricoltura, dell’artigianato, del commercio, dell’industria, dei servizi, dei comuni e delle chiese. Abbiamo bisogno del sostegno di tutti i cittadini responsabili nel comprensorio. In tal modo conserviamo la base naturale della nostra vita e manteniamo la forza dell’economia locale con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita.” I partecipanti al primo Forum energetico “Brucker Land”, 8 aprile 2000

è in calo. Circa il 40% della forza lavoro è impiegata nei servizi e il turismo è molto attivo grazie a un piacevole mix di storia, natura e cucina. Ma l’isola ha un grande potenziale RES (fonti di energia rinnovabili): dispone di chilometri di costa battuta dal vento che la rende uno dei siti migliori per la realizzazione di parchi eolici di tutto il Baltico. È coperta da foreste per il 40% e un buon 31% del terreno è utilizzato come foraggio e seminativo: circostanze ambientali che forniscono le condizioni necessarie per la produzione di energia da fonti rinnovabili, un cammino intrapreso con decisione anche grazie a un coinvolgimento a più livelli. Una forte cooperazione tra singoli individui, comune, società private e regione sta segnando la strada verso un sistema di energia sostenibile. Il consenso è stato ottenuto spiegando alla popolazione locale i vantaggi di questa scelta in termini di occupazione e sostenibilità: una pianificazione non calata dall’alto che ha convinto. Ne è un chiaro esempio quello di 2.500 persone che si sono riunite in una cooperativa di energia eolica, trovando anche un interesse

economico e finendo per coinvolgere non solo chi ha una spiccata sensibilità ecologica. Attualmente il 20% circa dell’elettricità proviene dall’eolico. L’impegno comune è nel ricercare risorse alternative che vadano a sostituire il carbone per la comunità e le sue attività produttive, come Cementa, uno dei più grandi produttori europei di calcestruzzo, la cui richiesta energetica è molto elevata e che vede ancora il carbone tra le principali fonti energetiche. Teleriscaldamento Il teleriscaldamento ha completamente sostituito il petrolio nelle città: tutte le case sono allacciate a luoghi centralizzati di produzione di calore, con notevoli benefici per l’ambiente. Utilizza fonti di energia rinnovabile: due terzi dell’energia è prodotta da bruciatori a ceppi mentre una parte proviene da energia recuperata dall’industria (la stessa Cementa trasferisce alla rete locale il surplus di calore che deriva dall’attività produttiva) e una parte da biogas, proveniente dalla discarica cittadina e dall’impianto delle acque reflue. Inoltre un’enorme pompa di calore è installata in

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Costruire nuove catene di valore zioni e le immense città lineari che attraversano il nostro paese e per i piccoli centri che ne rappresentano il contraltare evolutivo. Probabilmente è impossibile contrastare questo scenario di sviluppo ma sicuramente, se esistono spazi di recupero, questi sono potenzialmente a disposizione dei piccoli e piccolissimi centri. Può sembrare un’affermazione azzardata poiché tradizionalmente i piccoli comuni hanno sempre sofferto della mancanza di “risorse” per sviluppare politiche di sviluppo senza un qualche sostegno pubblico. Tuttavia oggi la relativa indipendenza dalle grandi conurbazioni

sta diventando, sotto certi aspetti, un fattore di vantaggio per impostare politiche di rilancio, a patto naturalmente che la strada che si decide di imboccare non sia quella mutuata dai centri maggiori. Condizione reale e condizione percepita. La condizione dei piccoli centri è sicuramente critica ma probabilmente una parte delle criticità deriva dal fatto che fino ad ora lo sviluppo atteso era quello mutuato dai centri maggiori ed era questo obiettivo che automaticamente ne decretava la marginalità. Una revisione degli obiettivi da perseguire e un’analisi delle risorse a

Terra, vento e mare sono le vere risorse per l'indipendenza energetica di Gotland e i suoi monumenti nuove occasioni di turismo culturale

mare di fronte all’impianto delle acque reflue e provvede al riscaldamento nella stagione invernale e al raffrescamento in quella estiva. Le pompe sono alimentate da elettricità prodotta da impianti fotovoltaici. Della strategia energetica dell’isola fanno inoltre parte sovvenzioni per gli investimenti nell’energia eolica, misure di risparmio energetico, ristrutturazione degli allacciamenti alla rete per consentire l’accesso ai produttori di energia elettrica verde ed esportazione dell’energia eccedente. TERRITORI 100% RINNOVABILI • Austria - Bruck an der Leitha • Austria - Güssing • Germania - Fürstenfeldbruck (2030) • Svezia - Stoccolma Fossil Fuel Free (2050) • Svezia - isole di Samsø e Gotland (fonte: Agenzia Utopie Concrete)

disposizione forse potrebbe aiutare nel diminuire la distanza che adesso esiste tra le reali condizioni dei piccoli centri e la percezione che i loro abitanti hanno dei problemi. Contemporaneamente andrebbe riconsiderato quanto le tradizionali politiche poste in atto risentano della percezione della situazione più che dell’analisi delle condizioni reali e delle specificità locali. Specificità delle politiche adottate Possiamo infatti ragionevolmente sostenere che le politiche che attualmente vengono sviluppate nei piccoli centri raramente si sforzano di ricercare le specificità locali e fatalmente si stemperano nella rincorsa degli schemi di sviluppo mutuati dai centri maggiori o in politiche di ricerca di sostegno pubblico. Si tratta quindi di stimolare una più attenta ricerca della specificità locale che può

successivamente fornire la base per specifici ragionamenti di sviluppo. Un numero ridotto di abitanti, un vasto territorio, un tessuto edificato contenuto possono essere una criticità se si pensa in termini tradizionali, ma possono costituire una risorsa interessante se si sfruttano questi elementi per tentare nuovi approcci di sviluppo. Anche la forte migrazione nei centri maggiori e il pendolarismo, che sicuramente hanno aspetti prevalentemente negativi, possono costituire catena di fiducia (passaparola di testimoni attendibili e senza secondi fini) per veicolare in maniera efficace prodotti locali (spesso in maniera più efficiente della pubblicità che sconta tassi crescenti di scetticismo). Questo vale ad esempio per la genuinità dei prodotti di nicchia (che possono aprire la strada a prodotti per la sempre crescente schiera di soggetti con serie allergie).

Non si tratta quindi di pensare ad azioni complicate ma più semplicemente di mettere in atto programmi che: - mettano in luce i vantaggi dei piccoli centri su quelli grandi - tentino di integrare politiche che sono già parzialmente in atto permettendogli di superare una soglia critica oltre la quale possono generare uno sviluppo stabile del territorio. Questo tipo di intervento naturalmente può essere adeguato per le località che hanno ancora un tessuto produttivo ed umano sufficientemente conservato. Sicuramente ci sono casi di crisi avanzata che richiedono interventi più consistenti. Tuttavia è probabile che la maggior parte dei casi possano essere affrontati con politiche non straordinarie. Allungare le catene di valore Agricoltura, energia, beni culturali, turismo sono le politiche che già da tempo sono state indi-

viduate e che possono essere utilizzate per impostare un nuovo assetto economico locale a condizione che vengano sviluppate in maniera integrata in modo da creare nuove catene di valore. Tutti questi campi di attività sfruttano infatti in vario modo le specificità dei piccoli centri e le peculiarità della attuale situazione economica. L’agricoltura non ha più una funzione produttiva per le merci generiche ma può produrre prodotti di nicchia, può produrre ambiente per “migliorare” beni culturali e quindi generare turismo. La produzione di energia richiede investimenti consistenti (energia di derivazione fossile) oppure vasti territori (nel caso delle fonti rinnovabili). Con vasti territori si può infatti produrre energia dai prodotti agricoli ma anche utilizzare l’energia eolica. Nei piccoli centri inoltre non


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Sostenibilità

carta vincente sufficienti dal punto di vista energetico. Le scuole medie, ad esempio, che verranno sovralzate di un piano e che già hanno una copertura fotovoltaica sono attualmente oggetto di un intervento di miglioramento dell’efficienza energetica e di incremento della superficie di captazione solare. Cerchiamo in sostanza di avere un’attitudine pragmatica e “nordica”. Negli anni scorsi Varese Ligure ha tracciato un percorso in modo profondo. In ogni caso si tratta di una realtà fragile che necessita di molto impegno e molta dedizione per rafforzarsi e consolidarsi. Essere isolati nell’entroterra ligure, lontani dai circuiti

turistici della riviera, con pochi abitanti, una campagna da gestire e tanto vento, sono alcuni degli ingredienti del successo di Varese Ligure. Ci spiega come è stato possibile prosperare partendo da una situazione fino a pochi anni fa considerata marginale e svantaggiata? La scommessa è stata quella di trasformare gli handicap in risorse. La nostra era una realtà che fino a pochi anni fa non interessava a nessuno, e tuttora, a livello di politiche governative o regionali continua a non interessare. Del resto gli abitanti sono pochi e di conseguenza i voti. Poco importano le politiche generali e il fatto che se la montagna crolla, le conseguenze Sopra una panoramica dell’abitato di Varese Ligure; a sinistra il parco eolico

sono anche a valle. Anni fa il nostro territorio era in gran parte abbandonato, c’era un po’ di agricoltura. Abbiamo cominciato a dialogare e coinvolgere aziende agricole sul discorso dell’agricoltura biologica che infine ha fortemente identificato tutta la valle. Come mai la gente ha deciso di aderire? Non lo so bene. Credo che il fatto di avere dato dignità e orgoglio e reso la nostra realtà interessante anche all’esterno sia stata una molla notevole. Di fronte a un’esperienza rivoluzionaria come la vostra, nulla è possibile senza il consenso e il coinvolgimento della comunità. Da cosa ha avuto inizio? Un certo consenso c’è stato da

subito. Abbiamo iniziato con interventi di riqualificazione del centro storico che era partito da finanziamenti pubblici. Il Comune interveniva con la riqualificazione degli spazi aperti pubblici e delle infrastrutture mentre i privati partecipavano con il rifacimento delle facciate e delle parti che si affacciavano su spazi comuni. Anche i più reticenti, alla fine, hanno deciso di partecipare. Gli abitanti si identificano fortemente con il luogo e a questo ha contribuito una grande fiducia nell’Amministrazione e nella figura carismatica del Sindaco precedente. Certamente all’inizio degli anni ’90 è stata fondamentale la capacità di sfruttare al meglio i fondi europei, che in molti comuni andavano sprecati.

Come l’avete ottenuto e gestito? In termini molto semplici: la popolazione di montagna non guarda alle chiacchere ma al risultato. Nel caso degli impianti eolici, ad esempio, non danno noia a nessuno, anzi molti vengono qui per vederli, mentre lo stesso non accade per la ciminiera di La Spezia, che pure è utile. Evidentemente, se davvero fossero orrendi, come sostengono alcuni, la gente non si scomoderebbe per visitarli. Sono diventati un elemento del territorio e la comunità locale vi si identifica. Paradossalmente l’unica forma di contrasto è venuta da soggetti esterni al nostro territorio, che hanno fatto un ricorso al TAR contro il nostro parco eolico, probabilmente senza neanche avere idea del sito. Che potenzialità vede in uno sviluppo orientato verso

l’ecologia e la sostenibilità? Credo che la regola fondamentale sia il buonsenso. È talmente stupido distruggere le risorse dell’ambiente che la questione “sostenibilità” dovrebbe essere completamente acquisita e fuori discussione. Per qualsiasi azione sia politica sia in altri campi deve prevalere una visione olistica delle cose, un dato aspetto non può prevalere in modo assoluto su un quadro d’insieme a scapito di un equilibrio generale. Quali raccomandazioni per realtà simili a quelle di Varese Ligure? Anche se ogni comune rappresenta un caso a sé, in linea di massima ogni azione profondamente inserita e radicata al territorio è più facilmente condivisa, pertanto ha maggiori garanzie di successo. Carlo Ezechieli

Flashalessandrobelgiojoso Mi piego ma non mi spezzo. Nelle lande della Mongolia, vento, arsura mista a gelo e rari, pesanti camion hanno forgiato le forme rettilinee di questo ponte.

solo è più facile mettere in atto azioni per il risparmio energetico ma i risultati (anche modesti) sono subito evidenti. Su ognuno di questi settori è possibile sviluppare specifiche politiche ma è anche possibile pensare integrazioni più spinte tra i vari settori. Si tratta ad esempio di partire da catene di valore già esistenti cercando di “allungarle” attraverso l’integrazione dei quattro filoni sopra riportati. Ad esempio: a - agricoltura ed energia: biomasse, produzione di energia e vendita di certificati verdi. b - agricoltura beni culturali e turismo: ad esempio collegando beni culturali separati in sistemi comunali o sovracomunali che possano esercitare un maggiore richiamo turistico. c - beni culturali turismo: inserendo più cultura nei pro-

dotti che vengono realizzati e venduti localmente. Si può partire ad esempio dai menu dei ristoranti che possono recuperare tradizioni locali e reintrodurre piatti tipici e prodotti agricoli di nicchia di cui si racconta la storia. Prodotti che potrebbero essere poi venduti nei ristoranti stessi. Quindi non si vende più solo il prodotto ma anche la sua storia. d - Agricoltura turismo: i modi di produzione dei prodotti agricoli - specie quelli storici possono avere un certo richiamo anche perché è oggi molto raro trovare zone dove si possa ammirare come erano sviluppate le colture nei secoli passati. Riprodurre campi di colture storiche, ad esempio vicino a monumenti, potrebbe essere utile per far decollare un bene culturale di per sé non eccezionale. Massimo Giuliani


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brevi / camilla morlacchi

Restauro a Ferrara

dal 2 al 5 aprile

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LIVING STEEL: UN CONCORSO DA 100.000 EURO Il 3° Concorso Internazionale d’Architettura promosso da Living Steel propone agli architetti di tutto il mondo l’obiettivo di progettare edifici monofamiliari che ottimizzino il risparmio energetico e minimizzino le emissioni responsabili dei cambiamenti climatici, offrendo elevate performance in termini di resistenza agli sbalzi termici estremi, minimi costi di costruzione e prezzo d’acquisto accessibile. I vincitori useranno le eccezionali qualità dell’acciaio per costruire i propri progetti a Cherepovets, Federazione Russa, dove le temperature possono variare da -49°C a +34°C. Per tutte le informazioni e iscrizione al concorso www.livingsteel.org/extremehousing

DANNI DA MANCATO ISOLAMENTO ACUSTICO * Una sentenza (2715/07 depositata il 23/04/07 presso il Tribunale di Torino) ha condannato un costruttore a indennizzare il cliente a cui aveva venduto un appartamento. Il giudice ha quantificato nel 20% la minusvalenza dell’immobile a causa di un eccessivo rumore da calpestio proveniente dal piano superiore.

CITYSCAPE A SINGAPORE DAL 15 AL 17 APRILE * Al principale evento immobiliare del sud-est asiatico si affianca il con-

Un interno di casa Minerbi-Dal Sale a Ferrara i Salone del Restauro di Ferrara presenta quest’anno un nutrito calendario di convegni, tra cui quello organizzato dalla Direzione Emilia-Romagna del Ministero dei beni culturali venerdì 4 aprile che si occuperà del recupero, tutela e valorizzazione dell’architettura del secondo Novecento, incentrato sulle personalità di Piero Bottoni (Milano, 1903-1973) e Gio Ponti (Milano 1891-1979). Saranno presentati quattro casi: la villa Muggia a Imola, esempio di contaminazione tra il nuovo e l’antico, in quanto ampliamento, su progetto di Bottoni del 1936, di una villa preesistente; la casa Minerbi-Dal Sale a Ferrara, intervento eseguito su progetto di Bottoni nel 1953-61, che si connota per l’inserimento di spazialità moderne all’interno di un edificio di origine tre-quattrocentesca; il complesso della Fondazione Garzanti a Forlì, inaugurato nel 1957 su progetto di Gio Ponti; l’Istituto di cultura italiana di Stoccolma, progettato dallo stesso Ponti nel 1954. Per gli edifici di Ferrara e Forlì si darà conto anche dell’avvio dei primi interventi di restauro. www.salonedelrestauro.info

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gresso mondiale di architettura, una tre giorni che conta su visitor guests illustri, a comniciare da Tadao Ando, e dove si discuterà di tutto, dalla pianificazione urbana alle innovazioni nei materiali e nelle tecniche di costruzione. Un’opportunità per incontrare committenti di livello mondiale. www.cityscapeasia.com

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FRANCOFORTE: LIGHT+BUILDING Dal 6 all’11 aprile, insieme alla principale fiera europea dedicata all’illuminazione torna Luminale, con le sue installazioni spettacolari che coinvolgono Francoforte e la regione del Reno. Il principale evento professionale quest’anno è il congresso Building Performance, con forum specialistici su illuminazione, gestione dell’energia e miglioramento dell’efficienza energetica negli edifici industriali. http://light-building.messefrankfurt.com

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iGUZZINI ACCENDE IL TEATRO NAZIONALE DI PECHINO L’ultima grande architettura firmata dall’architetto francese Paul Andreu, il National Grand Theatre of China sorge a due passi da Piazza Tien An Men, riflesso nel lago artificiale che lo circonda e che ne esalta la sua architettura audace. Due tunnel sommersi e invisibili dalla superficie lo collegano alla città. Nello sviluppo del progetto di illuminazione, il progettista e i lighting designers Kaoru Mende e Yosuke Hiraiwa hanno posto grande attenzione al rapporto diurno-notturno dell’edificio. Proiettori Le Perroquet (Piano Design), sono stati installati lungo i bordi superiori esterni degli edifici. Elementi Light Up Walk Professional (J.M. Wilmotte) sono stati scelti per enfatizzare il colore e il calore del legno che riveste le pareti, e alcuni proiettori Zoom (Bruno Gecchelin) illuminano le opere d’arte lungo i corridoi.

design a Lubiana andidature aperte fino all’11 aprile, compilando il modulo on line disponibile sul sito del salone. Il comitato di selezione si riunirà a Lubiana il 29 e il 30 settembre; sceglierà i prodotti in base alla qualità complessiva, al valore di innovazione, alla pertinenza, alla sensibilità sociale, alla sostenibilità. Premiazione e mostra dei progetti selezionati presso il Museo di Architettura di Lubiana, al castello di Fusine in occasione di BIO 21 (la biennale di industrial design della capitale slovena) dal 2 ottobre al 2 novembre 2008. Quello di Lubiana è uno dei concorsi storici di design, con più di 40 edizioni al suo attivo. Info e bando: www.bio.si

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REHAU: CONCORSO PRIMAVERA ENERGIA * Incentrato sulla corretta distribuzione del calore e l’utilizzo di tecnologie e materiali innovativi che consentono un elevato comfort abitativo”, il concorso, che mette in palio premi in buoni-viaggio per 8.500 euro, è aperto a progettisti, architetti, studenti di design. Insieme a Ivano Poletti di Rehau giudicheranno i progetti il Prof. Marco Casamonti (Archea Associati), l’Ing. Ennio Menotti (Società di Ingegneria Studio Ti) e l’Arch. Donatella Bollani di Arketipo. Consegna dei progetti entro il 30 giugno. Bando e info su www.rehau.it/concorsoprimaveraenergia.shtm

FRESH! * Il festival londinese di architettura è uno dgli eventi più interessanti e divertenti dell’anno. All’edizione di quest’anno (20 giugno-20 luglio) partecipa anche l’Italia con il progetto Sustainab.Italy-energies for Italian architecture. Organizzazione a cura di Carla Di Francesco, Direzione generale qualità e tutela del paesaggio del Ministero dei Beni Culturali (www.darc.beniculturali.it). Il sito del London Festival Architecture: www.lfa2008.org

LAST CALL FOR PLANET EARTH * Presentato in prima assolu-

LA SCOMMESSA DEL BLOCCO DI GHIACCIO * Un’azione spettacolare, provocatoria, in grado di richiamare l’interesse e sottolineare l’importanza dell’efficienza energetica. Questo la scommessa del blocco di ghiaccio, proposta dalla rete europea Alleanza per il Clima, realizzata a Città di Castello con una costruzione di 2,5 mq di base e 3 metri di altezza coibentata con lastre di Styrofoam™ (Dow) di 8 cm di spessore dove è stato posto un blocco di ghiaccio di due metri cubi. Oggetto della scommessa: quanto ghiaccio rimarrà dopo 7 settimane? Il 5 giugno, giorno dell’apertura, il blocco di ghiaccio si è mostrato intatto al 74,5%, a dimostrazione di come un buon isolamento termico riesca a garantire il risparmio energetico e mantenere il caldo o il freddo. L’iniziativa si è ripetuta a Bolzano e in primavera sarà replicata a Udine.

Concorso internazionale di

Francoforte durante l’evento Luminale 2006

ARCHIZOOM ASSOCIATI: DALL’ ONDA POP ALLA * SUPERFICIE NEUTRA È il titolo della mostra che sarà uno degli eventi di punta dedicati al tema degli anni 70, iniziati con la retrospettiva in corso alla Triennale di Milano. Curata da Roberto Gargiani e coprodotta con Electa e EPFL (Ecole Polithecnique Federale de Lausanne), rappresenta la prima analisi critica completa delle produzioni Archizoom nel settore dell'architettura, della moda e del design. Dal 7 febbraio al SESV-Spazio espositivo di Santa Verdiana, Piazza Lorenzo Ghiberti 27, Firenze. Tel. 055.666316

ta lo scorso febbraio a Venezia, il film prodotto da Archiworld e EURAF verrà illustrato a SAIE Spring da Georg Reinberg. Nel film, dodici architetti Françoise-Hélène Jourda, Christoph Ingenhoven, Massimiliano Fuksas, Thom Mayne, Ivan Harbour, Kengo Kuma and Qingyun Ma, Markku Komonen, Daniel Pearl, Jaime Lerner, Jo Crepain and Georg Reinberg - illustrano 12 modi di interpretare il concetto di sostenibilità nel loro fare architettura, con esiti diversi ma sempre di grande qualità e interesse.

Organo ufficiale dell’Associazione International Centre of Environmental Design

Direttore responsabile Sonia Politi Direttore scientifico Carlo Ezechieli Art Director Giorgio Covucci Redazione Nadia Rossi (caporedattore), Roberta Basaglia, Alice Gramigna, Elena Sauter, Julia Woyke, Mariella Zoppi Rubriche Alessandro Belgiojoso, Davide Crippa Sara Ferrario, Nora Fumagalli, Camilla Morlacchi, Maurizio Molgora, Francesca Orestano, Marco Penati Hanno collaborato Mara Corradi, Massimo Giuliani

IL PORTFOLIO ONLINE * Attiva sul sito dell’ordine milanese l’area riservata ai professionisti che intendono pubblicare il proprio profilo e caricare fino a 4 diversi progetti completi. Previa registrazione nell’area riservata di: www.ordinearchitetti.mi.it

© Diritti di riproduzione riservati. La responsabilità degli articoli firmati è degli autori. Materiali inviati alla redazione, salvo diversi accordi, non verranno restituiti. Editore Font srl, via Siusi 20/a, 20132 Milano tel. 02 2847274 - fax 02 45474060 ioarchitetto@fontcom.it

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nuove tecnologie / nadia rossi Il ciclo del calore

Energia dalla terra,

risorsa per ogni stagione

Ricavare energia dal differenziale termico acqua-suolo per riscaldare e raffrescare gli edifici limitando l’impatto ambientale opo il fuoco è la terra, o meglio il calore in essa contenuto, la più antica fonte di energia (geotermica). Le risorse ad alta temperatura (>150°C) sono utilizzate per la produzione di elettricità; quelle medio-basse (<150°C) hanno molti tipi di impiego; quelle inferiori a 20°C sono la fonte più indicata per il funzionamento delle pompe di calore: nel 2000 rappresentavano il 12,5% dell’energia totale impiegata in usi diretti, principalmente per il riscaldamento e il raffrescamento di abitazioni nonché di serre, impianti ittici, piscine, impianti industriali. I componenti di un sistema di riscaldamento geotermico sono tre: sonde di captazione, generatore (sistema di valorizzazione), pavimento radiante, termosifoni o termoconvettori. È una pompa di calore a funzionamento elettrico di consumi ridotti il motore di questo ciclo che preleva l’energia gratuita dal sottosuolo, la valorizza trasformandola in calore che trasmette attraverso gli elementi radianti e nel periodo estivo può compiere il percorso inverso, raffrescando l’ambiente. Per conoscere più da vicino i principi e le caratteristiche della geotermia ci siamo rivolti a Julien Barrault, responsabile per l’Italia di Avenir Énergie, che da dieci anni opera in questo settore soprattutto in Francia e Germania e da due è arrivata anche in Italia.

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La geotermia è un sistema per tutte le latitudini? Abbiamo una lunga esperienza nel settore che ci permette di affermare che questo tipo di impianto funziona in ogni situa-

Una fase dell’installazione di un sistema di riscaldamento geotermico orizzontale

zione: in ambienti caldi, freddi, umidi, secchi, a livello del mare o a quote elevate. L’importante è dimensionare e installare correttamente l’impianto, che funziona senza problemi e non richiede manutenzione. Quali sono i sistemi di raccolta di energia più diffusi? In Francia, il più comune, economico e facile da usare è una rete orizzontale di sonde, ovvero tubi che contengono un fluido frigorigeno che, inseriti nel terreno a 50-60 cm di profondità, permettono di raccogliere l’energia in esso contenuta, trasmettendola al generatore. Per una casa di 100 mq è necessaria una superficie di circa 150 mq di captazione. In caso di mancanza di spazio, la soluzione alternativa è la sonda geotermica verticale (più sonde tra 70 e 100 metri di profondità), più costosa. Qualora l’abitazione sia nelle vicinanze di una falda freatica si può porre su di essa la

Scusimanonhocapitobene / nora fumagalli

Appalti presunzione comune che il prezzo più alto indichi la qualità migliore. Il che non è sempre vero. Ma è quasi sempre vero il contrario: al prezzo più basso corrisponde la qualità più infima. Perché per ottenere qualità è necessario investire tempo e risorse, umane e materiali, in studio, ricerca, verifica, scelta. Il sistema delle norme che regolano gli appalti di forniture e servizi all’amministrazione pubblica è concepito per fare in modo, di fatto, che questi vengano affidati a chi offre il prezzo più basso. Dalla progettazione alla realizzazione alla gestione di un ospedale piuttosto che alla fornitura di un servizio mensa per i bambini, eccetera. Viene naturalmente da chiedersi il perché di tale scelta. Privilegiare la quantità rispetto alla qualità? Ottenere due mense per i bambini che forniscano pasti cattivi invece di una che li fornisce buoni? È evidente che, se è così, la concezione sia di una sconcertante ingenuità: il risultato è inevitabilmente una mensa sola che fornisce pessimi pasti. Così, al terzo bambino che torna a casa con il maldipancia, si devono porre correttivi che, introdotti extra capitolato, portano a costi doppi rispetto a quelli inizialmente indicati per un pasto buono. Ho scoperto una cosa curiosa: le norme per gli appalti pubblici in Italia sono state scritte da delle anime candide!

È

sonda, che raccoglie l’energia attraverso il pompaggio dell’acqua. Gli architetti come hanno accolto questa fonte di energia pulita? In Italia la geotermia sta muo-

L’energia (il calore) si trasferisce sempre da un oggetto caldo a uno freddo. Per capire come funziona una pompa di calore non si deve pensare in gradi centigradi, ma in energia (calorie) da fornire a un corpo (o un ambiente) per riscaldarlo. • Fino a quando un oggetto “A” non raggiunge lo zero assoluto (-273°C) contiene energia, ovvero calorie che si possono estrarre. Per farlo occorre un oggetto “B” più freddo che, a contatto con il primo, prende la sua energia per riscaldarsi. • Il fluido frigorigeno a -5°C (stato liquido) scorre nel tubo a contatto con la terra – che in inverno avrà una temperatura vicina a 0°C – si riscalda passando a -2°C. A questa temperatura diventa gassoso e aumenta di volume. • Qui subentra un’altra legge della termodinamica: se la pressione di un gas aumenta, cresce anche la sua temperatura. Il fluido frigorigeno passa nel compressore che ne alza la pressione, quindi la temperatura, che raggiunge i 35°C. • Scorrendo negli ambienti (sotto il pavimento o nei termosifoni) il fluido cede energia all’aria (più fredda), riscaldandola. • Infine il fluido passa in un riduttore di pressione, dove la temperatura scende nuovamente a –5°C. Può prendere il via un nuovo ciclo.

vendo i primi passi. Il progettista e il consumatore finale faticano a comprendere il funzionamento della pompa di calore (vedi box il ciclo del calore), dunque a convincersi del fatto che anche un terreno che in inverno arriva a zero gradi possa trasmettere energia e riscaldare a 35°C. Si pensa che le sonde verticali abbiano una resa migliore, perché se si va in profondità si ha una temperatura del terreno di 10-12 fino a 20°C e la pompa di calore lavora meglio. Ma i costi delle sonde di captazione verticali sono molto più elevati di quelli di un impianto orizzontale: l’importante è comprendere che entrambi danno eccellenti prestazioni. È possibile fruire del terreno che ospita un impianto di captazione orizzontale? Si può seminare l’erba, mettere a dimora piccoli alberi o coltivare

l’orto. Se ci sono già degli alberi, si gira attorno a essi e se si vuole sfruttare di più il terreno si possono mettere le sonde più in profondità (1-1,5m). Questo dà una maggiore tranquillità e maggiori possibilità di piantumazione. Qual è il consumo di una pompa di calore? Se una casa necessita di 10 kW per essere riscaldata, i tre quarti sono prelevati dalla terra e solo il 25% proviene dalla rete elettrica. La pompa di calore è progettata per lavorare a bassa temperatura e 30-35°C sono l’ideale per un pavimento radiante. Ovviamente, se si lavora su termosifoni a 60°C la resa si abbassa. Lavorando su un pavimento radiante si ha un Cop (Coefficiente di prestazione) di 4 (per 4 kW prodotti, uno solo è pagato); a 60°C il Cop scende a 2,5-2,6. Quale futuro vede per la geo-

termia in Italia? Torno all’esperienza francese. Nell’81 abbiamo realizzato 30 impianti, l’anno dopo 200, poi il mercato si è sviluppato. Attualmente si contano 50 mila installazioni. Per la diffusione del geotermico sono importanti la presenza di un bravo installatore, ma soprattutto di persone di riferimento che possano far toccare con mano la validità del sistema. Nel 2007 abbiamo realizzato 20 impianti in Italia e per l’anno in corso ne prevediamo 150. La zona più attiva è la Toscana, dove il meccanismo del passaparola si è innescato e funziona molto bene grazie alla sua reale rispondenza alle aspettative a cui si uniscono vantaggi quali la mancanza di controlli da effettuare ogni anno, l’assenza di emissioni di gas nocivi (monossido di carbonio) e i vantaggi di un costo del riscaldamento decisamente ridotto.


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archinterviste / mara corradi

La didattica dell’architettura A colloquio con Antonio Jiménez Torrecillas avanti a un’opera di questo architetto di Granada, è possibile verificare come il professionista si eclissi in favore dei suoi gesti progettuali, realizzando esemplari casi di insegnamento su e attraverso l’architettura. In un momento come l’attuale di perdita di grandi maestri (Vico Magistretti, Ettore Sottsass) generosi verso i giovani e la disciplina, il suo è un esempio importante di come l’architettura possa essere un efficace strumento di educazione dell’osservatore e del fruitore. Lo abbiamo incontrato al Museo di Castelvecchio a Verona, dove ha ricevuto il “premio internazionale architetture di pietra” per il completamento della Muralla Nazarì a Granada.

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La Muralla Nazarì a Granada era una barriera che segnava un confine. Il suo completamento è stato l’opportunità di progettare un’architettura fruibile tanto dall’esterno come dall’interno, per essere sperimentata dall’osservatore: la persona può osservare dall’esterno, entrare nella Muralla, guardare dalle fessure e scorgere l’esterno da dentro, può camminare e uscire. Quanto è importante il destinatario, quanto conta il rapporto tra monumento e osservatore, la componente didattica nella sua architettura? L’utente è il fine ultimo dell’architettura. Perciò è naturale

che l’architettura sia creata per essere goduta, vissuta e percepita, anche se il primo approccio con essa avviene sempre tramite l’osservazione. Quand’ero un giovane studente anch’io divoravo giornali e riviste per saziarmi con le immagini degli edifici, perché l’immagine è la prima percezione che pos-

ANTONIO JIMÉNEZ TORRECILLAS É professore di Progettazione presso la Scuola Superiore di Architettura di Granada. Tra le sue opere piú rappresentative il Centro José Guerrero, il Museo di Belle Arti nel Palazzo di Carlo V nell’Alhambra e l'intervento sulla Muralla Nazarí, che ha ricevuto il Premio del CSCAE come Miglior Intervento sul Patrimonio Architettonico (Madrid, 2007), il Premio Socis Arquinfad "Cittá e Paesaggio" a Barcellona (2006), il Premio Piedra a Madrid (2006), il Premio Architetture di Pietra a Verona (2007) e il Premio Cappochin “Architettura del Paesaggio” a Padova (2007).

siamo avere di un edificio o di un contesto. Ma è chiaro che, finché non visitiamo un luogo, non possediamo quel complesso di informazioni necessarie alla sua conoscenza. Per esempio l’idea architettonica di percorso è difficile da apprezzare attraverso le fotografie. Peregrinando liberamente per le strade di una città, al contrario, si entra in contatto con essa. L’architettura tradizionale granadina è maestra nella creazione di

transiti visivi, nell’aver saputo rendere manifesta l’importanza del percorso come concetto architettonico, in cui si può stabilire quel legame sottile e reciproco tra interno ed esterno. Ricordo ora la sensazione così sorprendente che ho avuto da bambino quando visitando l’Alhambra, attraversai la porta

Architettura come percorso: l’intervento di ricostruzione della Muraglia Nazarì dall’esterno e, in basso, il nuovo percorso interno. Al centro la riuscita integrazione dell’intervento nel complesso storico

del Palazzo de Comares per accedere al giardino del Patio de los Arrayanes, probabilmente il patio più bello che l’Islam abbia mai costruito. La percezione visiva di quel percorso architettonico offre la possibilità di godere contemporaneamente dell’esterno e dell’interno, di essere immerso in questo duplice livello di visioni, un concetto che è da sempre fondamentale nella nostra architettura. La Muralla Nazarì storicamente divideva il territorio agricolo fuori le mura da un vuoto protetto ai margini della città. Io ho ricostruito questa separazione ma ho aggiunto la possibilità per la

persona di far parte della Muralla attraverso la visione dell’esterno e il percorso. Anche il restauro della sede del Centro Josè Guerrero, con l’ultimo livello di nuova costruzione, è un intervento di valorizzazione del contesto, finalizzato alla fruizione del visitatore,

che dall’interno, grazie al grande occhio vetrato, può ammirare la Cattedrale di Granada. Granada è fondamentalmente un paesaggio. Se guardiamo una cartina del centro storico di Granada possiamo notare che ci sono più di un centinaio tra strade e vicoli, altrettante piazze e piazzette, un gran numero di percorsi e di belvederi. Granada è fondamentalmente un paesaggio e rompere una prospettiva nella città è grave quanto demolire uno dei suoi principali edifici. Il Centro Josè Guerrero dava una nuova opportunità, un nuovo belvedere in una città di belvederi.

In luoghi come Andalusia e Uruguay, in cui le risorse sono limitate, il successo del progetto sta proprio nel fatto di essere in grado di portarlo a termine. Eladio Dieste ha saputo costruire veramente: vinceva concorsi con le soluzioni più economiche poiché sapeva utilizzare l’architettura in modo da massimizzare la resa delle risorse del suo Paese. Che volete che vi dica, io mi considero un architetto costruttore, ho da sempre l’ossessione di riuscire a costruire i progetti. E, in questo

definendo la forma. Di questa fase fa parte appieno la definizione dei materiali. Vi confesso che i materiali appaiono all’inizio dei miei progetti e le idee prendono corpo sulla base delle caratteristiche dei materiali, della conoscenza che ho di loro e della loro lavorazione in funzione delle possibilità che questo materiale ci offre in se stesso. Per questo insegnamento io considero il successo

di un’architettura in base alla sua realizzazione: è importante il processo intellettuale, ma più importante è la costruzione in sé.

Nel restauro dell’edificio, il quarto piano ha a sua volta la valenza di belvedere poiché guarda sull’immensa mole della Cattedrale, una delle opere che illuminano il passaggio granadino: una prospettiva inedita fino a quel momento, perchè prima esistevano solo visioni parziali della Cattedrale che oggi si mostra nella sua interezza ai visitatori. Parlando di Eladio Dieste, lei ne ammirava l’impegno nel fare e nell’insegnare architettura valorizzando le risorse locali, in particolar modo i materiali. Che importanza rivestono la scelta e l’uso dei materiali e quali messaggi ha affidato ad essi nel corso del suo iter progettuale? L’ingegno con cui Dieste utilizzava le risorse che aveva a disposizione è una lezione universale da applicarsi al di là di un contesto storico povero come quello dell’Uruguay, o del nostro dell’Andalusia. Incredibilmente Dieste fu capace di costruire quasi tutto. Grazie a lui mi sono reso conto che l’architettura si può realizzare in qualunque luogo e in qualunque situazione, visto che proprio i migliori esempi sono stati ottenuti in situazioni di limitate risorse locali e di problematiche notevoli. Molti ambiziosi progetti falliscono perché non si possono completare.

senso, se non “pensi nella materia” probabilmente il progetto risulta estraneo alla costruzione. Io ho la convinzione che le forme nell’architettura si generino nel momento in cui decidiamo il modo di costruirla, che proprio nel momento in cui stiamo definendo il progetto della costruzione ne stiamo anche

Antonio Jiménez Torrecillas esporrà il progetto della Muralla Nazarì presso lo “Spazio FMG per l’architettura contemporanea” a Milano, dal 12 marzo al 5 aprile, in una mostra dedicata alla reinterpretazione del monumento storico in chiave contemporanea.

Eredi Guerrini progetta e produce scale a chiocciola, elicoidali e a giorno, in ferro per interni ed esterni, con gradini in ferro o in legno e inserti in ferro battuto. Realizza inoltre soppalchi per interni in ferro sia per arredamento che per l'industria. Infine, è specializzata nella lavorazione del ferro e della lamiera per tutte le sue applicazioni in edilizia.

Eredi di Guerrini Via Stefanardo da Vimercate, 36 20128 M I L A NO Tel. 02 2578823 Fax. 02 27001344 info@guerrinimarco.191.it


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gestione del paesaggio / carlo ezechieli

L’unione fa Per una politica di governo del territorio alpino n relazione al tema del governo del paesaggio alpino e di regioni isolate e con pochi abitanti, intervistiamo Raffaele Raja, direttore di Irealp. L’Istituto di Ricerca per l’Ecologia e l’Economia Applicate alle Aree Alpine è stato fondato nel 2000 da Regione Lombardia. La sua attività si è progressivamente ampliata fino a seguire progetti comunitari anche oltre i confini regionali.

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RAFFAELE RAJA

la forza denza da combustibili fossili può essere importantissima, non solo per l’autosufficienza energetica ma, dato che il bioetanolo può essere prodotto da alberi e da loro scarti di lavorazione, anche per il governo del patrimonio forestale e il mantenimento del paesaggio montano. L’altro punto cruciale è come rendere il territorio attraente per il turismo, e in questo senso stiamo portando avanti un discorso molto interes-

Progettare col territorio /

turismo e attività ricettive. Va rafforzata l’appartenenza e attenuata la figura del consumatore “da centro commerciale” che sembra farsi prepotentemente strada anche in luoghi la cui identità è potenzialmente molto forte. Va rivalutata la cultura della montagna e pertanto della conservazione del territorio, contrapposta all’abbandono: le ricadute, anche in termini di protezione da calamità e dissesti,

E’ stato Direttore Generale della DG Protezione Civile, Prevenzione e Polizia locale di Regione Lombardia fino al 30 novembre 2007 e vanta una lunga esperienza dirigenziale maturata fin dal 1984 nel settore pubblico e privato. In particolare, negli ultimi dodici anni, è stato al vertice della Protezione Civile regionale, posizione in cui ha consolidato una profonda conoscenza diretta del territorio e delle problematiche ad esso connesse, con particolare riferimento alle aree montane. Raffaele Raja, è stato nominato Direttore dell’Istituto di Ricerca per l’Ecologia e l’Economia Applicata alle Aree Alpine (IREALP) lo scorso 20 novembre.

La nuova sede della protezione civile a Morbegno

geologica. Altri centri, come alcuni in Valle Brembana o in Valsassina, si trovano invece in un paesaggio molto diversificato e problematico, e sono ora popolati da qualche decina di abitanti.

Irealp è inoltre un ente che supporta i comuni per la certificazione ISO14000 e EMAS (gli stessi protocolli di certificazione ambientale di cui Varese Ligure è stato capofila). Quali sono i principali progetti di Irealp nei prossimi mesi e nei prossimi anni? Credo che due filoni tra loro complementari e sempre più importanti del nostro intervento siano da un lato un’azione coordinata e attenta di marketing territoriale e dall’altro un incisivo intervento in campo ecologicoambientale. Stiamo lavorando a un programma “oil-free” (programma di progressiva indipendenza da combustibili fossili), seguendo l’esempio di alcune regioni austriache o svedesi. Un’iniziativa rivolta all’indipen-

sante con Comunità Montane, particolarmente attive, della Val Trompia e della Valcamonica. Come vede la situazione di comunità in condizioni di relativo isolamento, come appunto quelle alpine? Le potenzialità principali risiedono nella capacità di riscoprire e rivalutare l’identità locale. Abbiamo lanciato un progetto di potenziamento della tipicità i cui punti fondamentali sono l’apprendimento e l’insegnamento di un mestiere e il miglioramento di tutta la filiera di produzione e distribuzione. Produrre un formaggio locale, ad esempio, coinvolge processi che vanno dall’allevamento e dal governo del paesaggio montano, fino alla distribuzione, includendo aspetti come marchi tipo IGP, pubblicità,

possono essere molto positive. Il territorio è una risorsa sempre più rara, i centri delle Alpi sembrano essere accomunati dal fatto di avere pochi abitanti e tanto territorio. È un binomio che coincide sempre con isolamento e svantaggi? Fare confronti è difficile, le situazioni sono estremamente diversificate e, nel tempo, possono variare incredibilmente. Livigno ad esempio, luogo da sempre isolato e, date le particolari condizioni ambientali, per molti versi inospitale se non estremo, grazie al turismo internazionale e al duty-free prospera ormai da una quarantina d’anni. Per di più il suo territorio, un altopiano relativamente pianeggiante, non presenta problematiche particolari in termini di sicurezza idro-

Avere pochi abitanti corrisponde necessariamente ad avere poco peso politico e pertanto poca rilevanza? Penso al caso della Svizzera, dove il paesaggio montano viene governato quasi fosse un grande condominio con un regime di manutenzione capillare e diffusa. Da noi, ovviamente, la situazione è molto differente e la rilevanza dei piccoli centri in termini di investimenti e scelte politiche è un aspetto molto complesso. La cosa più importante per realtà minute e, se prese individualmente, prive di influenza, è sapersi unire per intraprendere azioni importanti ed incisive come, innanzitutto, interventi di mediazione presso la sede della Comunità Europea a Bruxelles. In breve, la combinazione e la capacità di collaborazione tra istituzioni, istituti di consulenza, centri e comunità locali sta diventando un aspetto più che mai cruciale. Insomma, l’unione fa sempre la forza.

e necessità di controllo dei costi e di realizzare un edificio sopra un edificio preesistente evitando di gravare sulle strutture sottostanti, hanno portato ad progetto fondato sul concetto di “leggerezza” e di rapidità di esecuzione. Secondo la relazione di progetto, l’edificio si compone di: “…uno zoccolo funzionale solido e massivo e un primo piano con gli spazi pubblici e rappresentativi, capace di configurarsi nella visione notturna come “lanterna luminosa”, segno della presenza delle Istituzioni che rimanda al ruolo di vigi-

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lanza svolto dalla Protezione Civile”. Nella ricerca di questi presupposti, l’iter di progettazione ha portato a valide soluzioni sperimentali: tra queste l’inserimento di fogli di lamiera stirata nell’intercapedine stagna delle vetrate che modulano la visione verso l’esterno pur senza snaturare il carattere di trasparenza dell’edificio. La nuova sede della protezione civile è un’interessante “scatola di vetro”, una “macchina sul tetto”, un luogo da vedere e da cui vedere, e un notevole caso di applicazione di tecnologie innovative.

Progettazione e realizzazione: 2004 -2006 Progettazione generale: Arch. Gianmatteo Romegialli – ACT Romegialli con Arch. Daniele Vanotti Progettazione strutture: Ing. Roberto Marchini Progettazione impianti: Ing. Franco Marchini e Ing. Marco Fasani Carpenteria metallica: F.lli Camero snc, Boschi Sant’Anna (Verona) Serramenti: Shüco Il prospetto dell’edificio e alcuni dettagli della realizzazione


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il progetto del mese / IL PROGETTO VINCITORE DEL CONCORSO INTERNAZIONALE BANDITO DALL’AMMINISTRAZIONE DI STETTINO

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cattedrale luminosa il nuovo riferimento di Stettino

Sull’area della Konzerthaus, l’auditorium della città, una nuova filarmonica: un edificio che si compone come un ideale organo con molti elementi di piccole dimensioni a comporre un insieme armonico

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tettino è una delle più grandi e interessanti città della Polonia. Un’area metropolitana che per parecchi anni è stata trascurata nella sua valenza estetica. Oggi la città ha la possibilità di entrare in Europa con una volto rinnovato, pronta a richiamare numerosi turisti. Punti di forza la dimensione umana del suo paesaggio, il cuore pittoresco modellato dalle acque del fiume Oder, della laguna di Stettino sul mar Baltico e della baia di Pomerania a sud. In fase di elaborazione del progetto non è stata considerata esclusivamente la sua area di pertinenza ma l’intera città, con l’intento di darle una nuova prospettiva. Alla fine l’edificio della Filarmonica è diventato un nuovo riferimento identificativo

della città e un significativo elemento di orientamento. Allo stesso tempo per contrasto è stato enfatizzato ciò che di notevole l’abitato già possiede. Nel progetto un elemento importante è stata la ricostruzione dell’antico disegno della città. Prima della Seconda Guerra Mondiale sullo stesso sito insisteva la Konzerthaus - l’auditorium - distrutta dalle operazioni militari. È stata restituita l’antica funzione a questo sito, dando nuovo risalto al cuore culturale della città. Tutto questo attraverso un edificio forte, spettacolare, con una forte carica emozionale. Un’icona contemporanea che rappresenta una sorta di nuova cattedrale per la città. Per Stettino come per la maggior parte delle città dell’Europa del nord, l’architettura

Dall'idea al progetto: sopra, l'edificio della filarmonica di notte (render); a destra, disegno del palco


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FABRIZIO BAROZZI

ALBERTO VEIGA

Nato a Rovereto (TN) nel 1976, ha studiato architettura a Venezia, Siviglia e Parigi. Si è laureato nel 2003 allo IUAV con Bernardo Secchi. Ha lavorato nello studio dell’architetto Guillermo Vázquez Consuegra di Siviglia, dove è stato coinvolto in numerosi progetti artistici e culturali. Nel 2004 ha fondato lo studio EBV Architects con Alberto Veiga. Attualmente insegna design presso il dipartimento di architettura dell’Università Internazionale di Catalonia.

Nato a Santiago de Compostela (Spagna) nel 1973, ha studiato architettura all’ETSA di Navarra. Dopo la laurea opera presso lo studio di Patxi Mangardo dal 1997 al 2007. Dal 2001 al 2003 ha realizzato numerosi progetti per lo studio di architettura di Guillermo Vázquez Consuegra. Attualmente insegna design presso il dipartimento di architettura dell’Università Internazionale di Catalonia.

è caratterizzata da edifici imponenti e monumentali ai quali si accompagnano elementi verticali come pinnacoli, torri, campanili: un’eredità edificata alla quale è stata data continuità. Equilibrio tra massa e verticalità Un’idea nata da uno spazio chiuso, dai tetti a capriata di chiara fattezza gotica, dalle distinte divisioni verticali tra gli edifici residenziali di quartiere, gli ornamenti neogotici, la monumentalità e la verticalità delle chiese, i massicci edifici classici della Waly Chrobrego, le pittoresche torri presenti nell’intera città. Gli stessi riferimenti si ritrovano nell’architettura industriale di Stettino, nel porto e nei cantieri navali, tra le lunghe braccia delle gru e gli alberi delle navi. È stato creato un equilibrio tra massa e verticalità. Il punto di partenza è stato l’organo, uno degli strumenti più importanti per questa istituzione. Come l’edificio della Filarmonica, è costituito da molti elementi di piccole dimensioni, che nel loro insieme creano un gruppo maestoso e armonico, perfettamente inserito e cooperante con il luogo in cui è situato. Ha rappresentato l’ideale riferimento del pensiero espressionista dell’architettura. La creazione dell’edificio ha preso il via da sottili elementi verticali uniti nella creazione di strutture più grandi che insieme formano un unico grande strumento. Evidenti i riferimenti al pensiero espressionista, che rompe le geometrie, cercando un nuovo ritmo che trasmetta emozioni, come sa fare la musica. Il design della Filarmonica fa riferimento ai primi lavori di Mies van der Rohe, gli schizzi di Ferris, i modelli di Wassili Luckhardt. Leggerezza e armonia del vetro La forma dell’edificio è presa dalla città, ma allo stesso tempo contrasta con essa. Il principale materiale di costruzione è stato identificato nel vetro. Per creare un contrasto con quanto lo circonda è stato pensato lucido, trasparente. Il vetro è uno dei materiali preferiti dagli architetti espressionisti. Grazie a esso l’edificio si presenta come un minerale prezioso, un cristallo che cambia con le ore e l’avvicendarsi delle stagioni. Durante il giorno è un oggetto lucente sullo sfondo di un cielo grigio. La notte si trasforma in una cattedrale luminosa, la luce di Stettino.

Primo premio International Competition 2007 Cliente: Stettino City Council Budget: 18.445.975 euro Superficie: 11.969 mq

A fianco, vista sulla platea (render); sotto, i fotomontaggi mettono in luce l'integrazione del nuovo edificio nel paesaggio della città; in basso, sezione della struttura


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10 • IOArchitetto Il recupero e adeguamento funzionale della Stazione Centrale di Milano è realizzato da “Grandi Stazioni”

tradizione e innovazione /

A Milano rinasce la Stazione Centrale

Coordinamento della progettazione esecutiva: Rizzani de Eccher (Roma) Progettazione esecutiva dell’appaltatore: RPA (Perugia) Verifica progettazione dell’appaltatore: Grandi Stazioni Progettazione definitiva ex appalto integrato: Arch. Marco Tamino Fornitura materiali lapidei per la posa in opera: So.Te.Ma (Sangemini – TR) Fornitura Granito Bianco Montorfano grezzo: CO-VER Industrial – Natural Stone Division (Verbania)

Nuova organizzazione per la mobilità interna ed esterna e una rinnovata efficienza dei servizi, ai quali si aggiunge una massiccia presenza di servizi innovativi. Ad aprile riapre il primo lotto della nuova grande stazione di Milano. La galleria delle carrozze è ora pedonale con pavimentazione in Granito Bianco di Montorfano naugurata nel 1931, la Stazione Centrale di Milano è opera dell’architetto Ulisse Stacchini. Un edificio imponente dal quale transitano circa 320 mila persone ogni giorno, che a distanza di 80 anni circa dalla sua apertura ha richiesto un intervento di recupero per far fronte al progressivo degrado fisico e dare all’area nuovo appeal ed efficienza. Ha realizzato il progetto di recupero e adeguamento funzionale e oggi svolge il ruolo di direttore artistico in cantiere l’architetto Marco Tamino. Il suo progetto ha previsto in primo luogo il restauro dell’immenso edificio sul quale sono stati realizzati interventi di consolidamento e di pulitura dei marmi, degli stucchi e degli affreschi. Al fine di portare a efficienza tutti i servizi sono stati effettuati la revisione e il riordino dei diversi sistemi d’accesso - taxi, metropolitana, tram, autobus, automobile (è previsto un parcheggio di circa mille posti) – e di mobilità interna: le scale mobili sono state sostituite da tapisroulant

ristoro, per l'incontro, per la lettura, per la comunicazione e per molte altre attività di livello urbano, comprese quelle commerciali. Le stazioni sono dei poli di scambio importantissimi. Ad esempio a Termini il primo lavoro che ho seguito abbiamo inserito una libreria che oggi registra il maggior fatturato d’Italia. Presso la Stazione Centrale è disponibile un’area molto grande (e molto degradata) sul piano della strada, 7,5 metri sotto i binari, alla quale si aggiungono gli spazi dell’ex sala bagagli e delle sale d’attesa di prima e seconda classe. Questo permetterà inoltre di ripulire gli spazi di transito dalla baraccopoli (numerosi chioschi, ndr) che si è formata col tempo. In aprile apriremo più di metà stazione, il cui recupero totale è previsto entro il prossimo dicembre”.

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Il nuovo atrio-biglietteria della Stazione Centrale

(10 di larga sezione: 1,5 m) e i due vecchi ascensori diventeranno otto, di grande formato. Rinnovo completo anche per tutto a quanto riguarda i servizi, dai bagni agli spazi di ristorazio-

ne alla biglietteria, che non avrà più il vetro a delimitare le aree destinate all’utente e all’operatore: i due colloquieranno all’interno di una struttura climatizzata che richiama per impostazione

un’agenzia di viaggio. “Oltre a questo – afferma Marco Tamino – sono convinto che le stazioni debbano cambiare radicalmente, con una dotazione di servizi alle persone molto ampia per il

In questa prima parte ha fatto largo uso di Granito Bianco di Montorfano... Sì, legato alla trasformazione della galleria delle carrozze. Nel

’31 vi transitavano poche automobili, negli ultimi tempi era diventato un luogo infernale, traboccante di auto e inquinato. Qui non ci saranno più veicoli, ma un’area pedonale aperta alla città. Il pavimento in asfalto è stato rifatto in granito, in linea con quanto già presente all’interno della galleria stessa (i marciapiedi, le soglie dei grandi portali di accesso, ndr). Ha riscontrato rispondenza alle sue richieste in modo puntuale? Sì assolutamente. In un primo tempo era stata scelta una superficie che a mio avviso era troppo lucida, poi ne è stata provata una seconda, troppo ruvida, difficile da pulire. Alla fine abbiamo trovato la soluzione giusta, una finitura a filo di sega, che permette la pulizia meccanica (l’igiene degli ambienti è di fondamentale importanza) e non dà problemi di scivolo: tutti sono stati collaborativi nell’identificare la soluzione ottimale e fornire quanto previsto nel progetto con celerità.

Eleganza che si rinnova l Bianco di Montorfano è da sempre una delle qualità di granito più rinomate e ricercate. È una roccia dura e compatta, formatasi circa 280 milioni di anni fa, le cui proprietà petrografiche e ornamentali erano già apprezzate in epoca romana: un’ara votiva latina in Granito Bianco del Mons Orphanus con un’antichissima iscrizione in celtico è conservata al Museo del Paesaggio di Verbania. Queste caratteristiche, unite a una brillantezza senza confronti, lo hanno reso idoneo per applicazioni di grande stile nel corso dei secoli. Ebbe un largo impiego in epoca medioevale e in misura più massiccia a partire dal XVI secolo, per opere e costruzioni di pregio, destinate a durare nel tempo. A Milano lo si trova in alcune colonne del porticato del Lazzaretto (a.D. 1506), nella Cappella del Trivulzio, nel cortile d’onore dell’antico Ospedale Maggiore, oggi sede dell’Univesità agli Studi. Un lungo viaggio di quattro anni via acqua permise di portare a Roma 82 colonne di 11 metri per il rifacimento della Basilica di S. Paolo fuori le Mura. Ma il suo utilizzo non fa solo parte del passato. Nel 2005 CO-VER Industrial – Natural Stone Division ha riportato il Granito Bianco Montorfano sul mercato lapideo nazionale ed estero, da subito con successo e rinnovata stima dell’intera filiera, mentre un

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Dalla cava di Montorfano la vista spazia sulla regione del Verbano-Cusio-Ossola

nuovo filone produttivo, scoperto di recente, ha riportato sul piazzale di cava blocchi di prima scelta, di dimensioni mercantili. Il Granito Bianco Montorfano è dunque tornato ad essere utilizzato a livello internazionale e, ancora a Milano, è stato utilizzato per la ripavimentazione di Corso Garibaldi e i recenti lavori di rinnovo della Stazione Centrale, per il rivestimento della facciata

dello Star Hotel di Piazza Fontana e per il rifacimento del marciapiede antistante lo showroom Trussardi in Piazza della Scala. La rinomata pietra naturale del Montorfano è stata inoltre impiegata per gli interventi di sistemazione di piazza Addolorata e vicolo Borghetto a Paderno Dugnano (MI) e nella nuova sede dell’Autorità Europea per il Volontariato a Milano. Attualmente, la cava di Granito Bianco Montorfano vanta un’autorizzazione fino all’anno 2016 per un totale escavato di 135.000 mc. La coltivazione prosegue conservando l’impostazione razionale dei gradoni lungo “pioda” e vede l’utilizzo di attrezzature di taglio, perforazione e sollevamento di ultima generazione. Le maestranze di cava sono state formate in azienda, coniugando un antico mestiere, proprio della tradizione mineraria del Verbano-Cusio-Ossola, con le migliori condizioni di sicurezza sul lavoro. Le vendite del Granito Bianco Montorfano in blocchi grezzi, semilavorati e finiti e le forniture dirette alle imprese sono curate dall’ufficio commerciale adiacente alla cava, dove architetti e progettisti sono in qualsiasi momento graditi ospiti per una visita al sito produttivo, a meno di un’ora di autostrada dal capoluogo lombardo. www.biancomontorfano.it | www.co-ver.it


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design / marco penati

Rivoluzione

in fabbrica possibile, se hai un’attività in un posto splendido, produrre oggetti brutti? Se poi la fabbrica è in riva al lago e produce oggetti che hanno a che fare con l’acqua si può dire che in qualche modo centri il destino. I cugini Daniela e Luigi Fantini, da giovanissimi hanno dovuto “rimboccarsi le maniche” per continuare l’impresa familiare di produrre rubinetti. Avevano cominciato i rispettivi genitori Giovanni ed Ersilio subito dopo la guerra, puntando sulla qualità, in un comparto produttivo, il lago d’Orta, dove la specialità locale era la lavorazione dell’ottone per produrre rubinetti e casalinghi. All’altro capo del lago, a Crusinallo e Omegna ci sono Alessi e Bialetti. Due “officine di design” di livello internazionale. Quindi l’aria che si respirava non era soltanto umida e brumosa, come sa esserlo a volte quella del lago, ma anche intrisa di novità, curiosità e aperta alla ricerca tecnica e formale. In pieni anni Settanta i due fratelli conoscono uno sviluppo senza precedenti per avere prodotto e commercializzato una serie di rubinetti, chiamati “Balocchi” dall’aspetto giocoso e colorato, in controtendenza rispetto al mercato che sembra accettare solo oggetti cromatissimi e noiosi. Invece l’aspetto ludico, disincantato e tondeggiante dei “Balocchi” trasforma il bagno da ambiente funzionale e calvinista in una stanza piacevole e familiare. Oltretutto hanno un che di tradizionale da rassicurare e divertire insieme il pubblico. Un prodotto perfetto, insomma. Se non fosse che la sua immagine è talmente totalizzante che la Fantini diventa per antonomasia l’azienda dei “Balocchi”.

Da oggetto puramente funzionale, serio, lineare, a nuova presenza giocosa nell’ambiente bagno

le nuove panchine modulari di Antonello Mosca ensata per arredare piazze e parchi della città di domani Siedi.mi è la nuova panchina progettata dall’architetto Antonello Mosca per Giorgetti di Meda. Realizzata in materiali pregiati come il teak e l’acciaio, ha un design semplice e rigoroso e offre il vantaggio di essere modulare e componibile in diverse soluzioni a seconda delle esigenze e dello spazio, a formare isole di sosta e di relax attrezzate. La seduta è dotata di sistemi di appoggio scorrevoli ma non estraibili per la schiena, gancio cui fissare la bicicletta, il passeggino o il guinzaglio del cane. Può contenere elementi luminosi o pannelli porta affiche. A completamento, vasche per il verde e contenitore per i rifiuti. La prima installazione, temporanea, in piazza Duomo a Milano.

P

È

Sbocchi insoliti Successivamente i Fantini hanno saputo convincere rivenditori e professionisti che l’azienda sa fare anche altro. Un’impresa non da poco. “Grande è la forza dell’abitudine”, solo per citare Cicerone. E contro questa forza devono lottare per affermare la loro capacità innovativa e convincere che si può andare oltre. Tanto oltre da diventare in un decennio l’azienda più innovativa nel settore della rubinetteria. Sembra incredibile che due persone così scrupolose come i

Siedi.mi

Giorgetti Meda Tel. 0362.75275 • www.giorgetti-spa.it

cugini Fantini, così attente a valutare ogni aspetto - tecnico, commerciale, comportamentale - dei loro prodotti, portino sul mercato oggetti che sbalordiscono e spiazzano la pur agguerrita concorrenza. Gli ultimi nati sono rubinetti e colonne doccia dove l’acqua esce non, come siamo abituati ad aspettarci, da un tubo (per sintetizzare quello che fa un rubinetto), ma con una forma di emissione che va dalla cascatella allo spruzzo a tutta parete, con variazioni di intensità e direzione che fanno della semplice operazione di “aprire” l’acqua un piccolo evento. Sono prodotti particolari, di nicchia, come ammettono i Fantini, e l’azienda continua a essere a conduzione familiare, a sviluppare con cura e serietà le potenzialità di un mercato mondiale che cerca un prodotto nuovo nel concetto e nella forma, senza indulgere in prestazioni tecnologiche al limite del necessario, anzi spesso oltre. La loro produzione è più attenta ai dettagli funzionali e formali, la filosofia è di offrire oggetti che possano inserirsi senza problemi in ambienti raffinati e semplici al tempo stesso, così come raffinati e semplici sono i loro rubinetti. Apparentemente semplici, dato che la miniaturizzazione di certi componenti, la pulizia for-

male di alcune superfici, pongono problemi di qualità che vengono costantemente affrontati nella produzione, che avviene in una sola unità produttiva. A Pella, sul lago d’Orta, in vista dell’isola di San Giulio.

I rubinetti Balocchi, dall’aspetto giocoso A sinistra, la doccia Acquazzurra Sotto, il modello Milano Lavabo


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in vetrina / Sintesi di estetica e funzionalità

Design raffinato

Benessere abitativo

Lastre di design

Pacchetti

Da oltre 50 anni Alicrite, marchio di rivestimenti per architettura e design del Gruppo Sintetica, è attivo nel settore delle lastre acriliche per il mercato del lusso. La nuova creazione è Metacrilato/Metaproject, un nuovo concetto di materiale. Una serie di lastre acriliche studiate per rispondere alle diverse e specifiche applicazioni nel rivestimento di arredi: materiali unici, irriproducibili, ecocompatibili. Sono indeformabili, resistenti al calore e quindi perfettamente adeguati sia negli spazi domestici, sia negli spazi collettivi come alberghi, negozi, show room, costruzioni navali. Nell’immagine, Kassem, design Adel Kassem: inclusioni di polvere micacea, attivate da magneti e fatte aderire allo stampo durante la polimerizzazione. Speciali additivi permettono la formazione dell’effetto invecchiato.

Monier ha sviluppato tre pacchetti per coperture con tavolato in legno in grado di soddisfare le normative per il risparmio energetico e aumentare il benessere e il comfort all’interno dell’abitazione. Sono composti da membrane impermeabilizzanti, pannelli isolanti sagomati e da tutti gli elementi per la linea di gronda e di colmo necessari alla ventilazione sottotegola. La loro posa è semplice. Renova (nell’immagine) è stato concepito per gli interventi di ristrutturazione in presenza di isolamento tra le travi. Iso-Black è idoneo per ogni tipo di intervento, sia in fase di ristrutturazione sia di nuova realizzazione. Infine, Clima è la soluzione ideale per le coperture a elevato isolamento invernale ed estivo.

di risparmio

Ispirato alla natura La linea Warm di Deltacalor nobilita la tradizione dei radiatori in acciaio rivisitandone il disegno in chiave sobria ed elegante. Il radiatore idraulico Bambù, design Arturo Dell’Acqua Bellavitis, racchiude in sé una tecnologia innovativa grazie alla quale l’acqua scorre solo nel collettore alla base dell’elemento, mentre le canne verticali ricevono per semplice contatto con essa il calore, che trasmettono in pochi secondi e in modo uniforme per tutta la loro lunghezza. Disponibile in tre misure: 47, 93 e 128 cm, per un’altezza di 95 cm.

Per maggiori informazioni: Deltacalor Calolziocorte (LC) • Tel. 0341 644995 • www.deltacalor.com

Per maggiori informazioni: Monier Chienes (BZ) • Tel. 0474 560000 www.monier.it

Per maggiori informazioni: Alicrite Olgiate Molgora (LC) • Tel. 039 9910418 www.alicrite.it

Prestazioni e naturalità nell’isolamento

Nuovo sistema di cerniere

Una marcia in più Monolite ad Forte della grande esperienza nei materiali in calce idraulica naturale, Tassullo si inserisce nel settore dei sistemi cappotto con una serie di prodotti di elevata qualità naturale, traspirabilità e compatibilità: Green, Red, White e Brown, ognuno contraddistinto da una particolare prestazione. White (nella foto) è il pannello in calcio silicato, abbinato al collante rasante Isi-Fiss Calce/Soft, di calce idraulica naturale Fen-X/A Nhl ad alta traspirabilità, adesione ed elasticità, con inerti leggeri. Il sistema, completamente minerale, presenta eccellenti doti termiche e acustiche; è ignifugo e permeabile al vapore.

Per maggiori informazioni: Tassullo Tassullo (TN) • Tel. 0463 662100 www.tassullo.com Cambiare facciata a un edificio

Per maggiori informazioni: Costacurta-Vico Milano • Tel. 02 66202066 www.costacurta.it

Da Bauxt l’evoluzione del Sistema Rondò, la cerniera a scomparsa brevettata che garantisce la perfetta complanarità della porta tra telaio e anta e, allo stesso tempo, l’apertura a 180°. Si tratta di Monolite, la prima blindata che vede applicato questo sistema. Le operazioni di montaggio risultano semplificate con riduzione delle dimensioni della cerniera e nuovo design del carter protettivo, sistema di fissaggio più veloce e agevole, possibilità dell’apertura dell’anta verso l’esterno.

Per maggiori informazioni: Bauxt Latisana (UD) • Tel. 0431 521058 • www.bauxt.it Un caldo focolare

Le tele metalliche La maglia metallica in acciaio inox è un nuovo importante componente nel design di facciata: può essere impiegata come rivestimento esterno, applicata a una facciata continua o su frontespizio, fungere da unico strato di separazione fra interno ed esterno, anche con funzione di parapetto. Questi i principali campi di applicazione di Archi-net, tessuti metallici che Costacurta Vico propone in diverse varianti, anche per altri e differenti usi, come controsoffittature, pareti divisorie, tende frangisole, parapetti, componenti ed elementi d'arredo.

apertura totale

per l'architettura

Il camino itinerante Il calore e la bellezza del fuoco vivo sono alla portata di chiunque senza dover ricorrere a opere murarie con i focolari inCamino. Sono alimentati con bio alcol, un prodotto di origine vegetale (barbabietola e canna da zucchero) e non necessitano di canna fumaria né di collegamento all’impianto elettrico. Inoltre, non producono fumo e cenere e non lasciano odori sgradevoli. Riscaldano gli ambienti con una resa del 100%; la capacità del serbatoio varia da 5 a 7 litri e l’autonomia da 5 a 8 ore. Costituiscono un elemento d’arredo spettacolare e bastano 5-10 minuti per smontarli e rimontarli, spostandoli da un ambiente all’altro. Il modello inViaggio è dotato di maniglie per un facile trasporto.

Per maggiori informazioni: inCamino Milano • Tel. 02 23951855 • www.incamino.it


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Decontestualizzazioni

Risorse alternative

Doppio allacciamento Risparmiare energia anche con la lavabiancheria? Si può con Miele W 3841 WPS AllWater, dotata di due allacciamenti: il primo si collega alla rete idrica tradizionale; il secondo può caricare acqua riscaldata ad esempio da pannelli solari o sfruttando altre fonti di energie alternative. L’utilizzo di acqua pre-riscaldata può portare un risparmio di corrente del 40%, abbassa di oltre il 20% i costi energetici e accorcia i tempi del ciclo di lavaggio del 9%.

Per maggiori informazioni: Miele Italia Appiano San Michele (BZ) • Tel. 0471 666111 www.mieleitalia.it Disegno essenziale

Aura, soffio di luce Disegnata da Manuel Vivian, Aura è una collezione realizzata con l’utilizzo delle tradizionali tecniche dei maestri di Murano. Composta da pezzi unici, che nascono dalla lavorazione di vetri miscelati allo stato fuso attraverso tre successive levate, allungati e ritorti da un mastro vetraio e, ancora roventi, lasciati raffreddare molto lentamente. Comprende apparecchi a sospensione, appliques, plafoniere e fari spot nei toni del bianco, rosso, nero, arancione e giallo tè.

Per maggiori informazioni: Axo Light Scorzè (VE) • Tel. 041.5845193 www.axolight.it A tutto colore

Per il contract Firmata dallo studio di progettazione Talocci Design, la collezione Anubis di Valpra si presenta rigorosa e morbida allo stesso tempo, funzionale e pratica. Il rubinetto elettronico è caratterizzato da un disegno pulito unito a forme appena arrotondate e utilizza un sistema di regolazione di portata meccanico brevettato che permette di erogare da 2 a 10,3 litri al minuto. La collezione si compone di una serie di accessori progettati per il settore contract, ma adatti anche all’ambiente domestico grazie al disegno essenziale che li contraddistingue.

e non solo

Per maggiori informazioni: Valpra by Rossi Fontaneto d’Agogna (NO) Tel. 0322 863674 www.valpra.it

L’imbarazzo

della scelta

Una base colorata e sopra uno strato perfettamente trasparente: questo è il segreto delle 12 placche Plana Reflex di Vimar, piccoli capolavori in tecnopolimero. Coniugano al meglio necessità tecniche ed estetiche con la contemporaneità del materiale, dando vita a una gamma completa di funzioni di comando, regolazione e gestione anche domotica dell’impianto elettrico con By-me.

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cultural planning / davide crippa

Indagini tra Decor e Decus A Omegna un’idea dinamica di museo, tra arte e abitare a Fondazione Museo Arti e Industria Forum di Omegna (VB), struttura polivalente nata per conservare la storia industriale del territorio e promuoverne l’innovazione, ha avviato un importante processo di trasformazione e ridefinizione. In concomitanza con la mostra “Indagini tra Decor e Decus” in programma fino al 29 giugno prossimo, la collezione permanente del museo viene ampliata e arricchisce il suo percorso espositivo con nuovi oggetti legati al design della casa. Travalicando il semplice concetto di “casalingo” il museo guarderà d’ora in avanti con sempre maggior attenzione al mondo domestico in tutte le sue sfaccettature: dall’arredo che sconfina nel gioco al gioco che diventa arredo, dalle ricerche sviluppate nel tessile fino alle suppellettili e agli accessori per il bagno. Mentre la collezione permanente si ridefinisce e si apre alla sfera domestica, il museo segue dunque nuove strade, si fa promotore di nuove iniziative e si appresta a intraprendere inedite ricerche. Una nuova storia si intreccia così con la vecchia, mentre un “museo domestico” per una collezione sul domestico si va configurando. Per inaugurare questa linea curatoriale e ripensare la collezione permanente il museo del Forum ha ideato e prodotto la mostra “Indagini tra Decor e Decus” che costituisce una prima occasione di indagine ad ampio raggio sul design dell’abitare. “Indagini tra Decor e Decus” espone una nuova collezione di “dipinti” laminati realizzati per l’occasione in edizione limitata da Abet Laminati; i quadri sono affiancati da arredi archetipici che dialogano con il laminato e ne esplicitano anche la valenza applicativa. Sono piccoli salotti, comode sedute, divertenti altalene,

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giardini arredati, letti per sognare e culle per dondolare i propri sogni, portariviste e librerie che conservano volumi a disposizione dei visitatori, ma anche trappole da formaggio a scala gigante, “bersagli d’autore” per mettersi alla prova e tavoli sempre apparecchiati… pronti per accogliere nuovi amici. Tutti gli arredi, realizzati dal laboratorio ligneo della comunità di San Patrignano, qui si possono toccare, spostare, persino provare.

esplorazioni sul contemporaneo di Cesare Casati, Ian+, Ugo La Pietra, JoeVelluto e le rivisitazioni della “tradizione” di Matteo Ragni, Marco Romanelli e Marta Laudani. Sono inoltre esposti i giochi ottici e concettuali di Ghigos, di Denis Santachiara, di Italo Rota e Marcello Morandini, a poca distanza dal ricordo d’infanzia riproposto in versione artistica da Corrado Levi. Infine accolgono i visitatori le riflessioni di

Tavola della disposizione degli artisti. Nelle immagini del percorso espositivo di Omegna anche le pareti assumono rilevanza artistica

Nella mostra i laminati vengono così usati e contemporaneamente osservati a distanza di rispetto “artistica”, per un godimento estetico che si accompagna alla comodità d’uso. Lungo lo sviluppo della mostra si possono apprezzare e sperimentare ad esempio il progetto provocatorio di Getulio Alviani accanto a quello dinamico di Markus Benesch, i “murales da interni” di Bo130+Microbo accanto agli “esterni domestici” di Italo Lupi e Lisa Ponti, le

Alessandro Mendini, le “finzioni” di Alessandro Guerriero, i sogni di Patricia Urquiola e il mondo fantastico del Prof. Bad Trip. Visitando la mostra e sfogliando le pagine del catalogo, edito da Corraini, entrerete così in una “casa-collage”, una casa sognata, una casa decorata. Forse, una casa decorosa. Davide Crippa e Barbara Di Prete (studio ghigos) curatori del museo del domestico-forum di Omegna

archiappuntamenti / marzo-aprile

torino2008worlddesigncapital 7 - 9 marzo Turin Eleven – Ritratti in palcoscenico di donne che hanno fatto l’Italia – capitolo primo “Le Designers” • Teatro Vittoria www.teatrostabiletorino.it 8 marzo - 13 aprile D come Design – La mano, la mente, il cuore La mostra presenta il lavoro delle artigiane/artiste/ designer e delle imprenditrici che hanno contribuito all’affermazione di oggetti d’uso made in Italy • Museo di Scienze Naturali www. torinoworlddesigncapital.it 11 - 16 marzo Share Festival 2008 Evento internazionale dedicato alla promozione dell’arte e della cultura digitale • Accademia Albertina di Belle Arti www.toshare.it

20 marzo - 6 luglio Scoprire il design – La collezione von Vegesack La mostra presenta un nucleo di più di 200 oggetti tra mobili, modelli di architettura, tessuti, piatti, bicchieri, fotografie, documenti provenienti dalla collezione privata del fondatore e direttore del Vitra Design Museum di Well am Rhein • Pinacoteca Agnelli www.pinacoteca-agnelli.it 1 aprile Elettrodomestici del 2050 – Scenari futuri e relazioni integrate con i sistemi connessi Convegno dedicato agli scenari futuri di concezione e di sviluppo del prodotto elettrodomestico • Castello del Valentino www.polito.it/disegnoindustriale 8 aprile – 6 luglio Roberto Sambonet, designer, grafico, artista La mostra mette a confronto passato e presente attraverso l’opera di Roberto Sambonet (1924-1995).

Il percorso espositivo smonta e ricompone i diversi piani delle espressioni creative del designer alla ricerca dell’originalità che lo contraddistingue: dal disegno alla grafica, dal packaging al ritratto, dalla pittura al design. • Palazzo Madama Museo civico d’arte antica www.torinoworlddesigncapital.it

Roberto Sambonet

14 - 15 aprile L’innovazione guidata dal design Nuove sfide alla tutela offerta dalla proprietà industriale Conferenza internazionale dedicata al design industriale. L’evento offre una visione del ruolo del disegno industriale nell’economia, valutando il suo impatto in termini di innovazione e di qualità della vita e analizzando come disegno industriale e proprietà intellettuale si uniscono in questo processo. • Centro Congressi Torino www.uibm.gov.it


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archilibri /

architetti artisti / nadia rossi

Un ricercatore

delle arti visive Artista anomalo e difficilmente classificabile, Ugo La Pietra ha nella ricerca il perno della propria attività Architetto, artista, designer? All’alba dei 70 anni, Ugo La Pietra non ama essere inquadrato in alcuna definizione. Si dichiara un ricercatore delle arti visive. “Parto da un problema – afferma – e cerco gli strumenti per affrontarlo, che di volta in volta possono essere diversi sia per scala sia per ambito disciplinare. Questo è il metodo che ho sempre usato, esattamente opposto a quello di chi è professionista – architetto o pittore – che in primo luogo individua il linguaggio espressivo proprio dell’ambito disciplinare in cui andrà a operare”. Al suo attivo ha numerosi progetti (ma, puntualizza, nessuna costruzione), ha realizzato quasi 2000 oggetti di design dei quali nessuno o quasi è andato in produzione. Perché? “Questo conferma la mia teoria – prosegue – nel senso che ho fatto ricerca, e il ricercatore è chi lavora prima della produzione. Un ricercatore nell’industria chimica opera in laboratorio e non mette piede nell’industria; eppure i suoi prodotti possono essere determinanti per la produzione industriale. Siccome nel mondo del design non esiste la parola ricerca, tutto diventa complicato”. Il

L

suo percorso spazia in ogni settore. La produzione artistica è stata spesso attraversata da tematiche etico sociali, con riflessioni sull’uso dello spazio urbano e sociale della città e successivamente dal concetto di territorialità, intesa come spazio personale e come terreno pubblico. Nel corso della sua opera di ricerca – sempre svolta al di fuori o ai margini della professionalità asservita, nell’arte come nell’architettura – già negli anni Sessanta sperimenta nuovi materiali e tecniche, molti dei quali diventeranno attuali negli anni a seguire. Negli anni ’80, quando sente che la crescita dei sistemi legati all’informatica potrà portare alla perdita della memoria tridimensionale per la crescita di una nuova memoria bidimensionale, con una serie di mostre riporta all’attenzione del mondo culturale e produttivo il “fatto a mano”, riscoprendo il valore della materia e della sua trasformazione. Nel tempo realizza molti oggetti, nati per “dimostrare” e per “insegnare”: insegnare a rinnovare la tradizione dell’artigianato artistico italiano. Dopo cinquant’anni di intenso lavoro ha accumulato più di mille mostre in varie gallerie e

musei, che non hanno una quotazione in quel “sistema dell’arte” sempre messo in discussione

UGO LA PIETRA da chi rifiuta ogni schema e, oggi come ieri, guarda, esplora, decodifica.

Si laurea in architettura nel 1964 al Politecnico di Milano. Ha insegnato nella Facoltà di architettura di Palermo, Torino, Venezia, Milano; all’Isia di Fenza, all’Isa di Monza, all’Accademia di belle arti di Brera. Ha diretto le riviste In, Progettare Inpiù, Brera Flash, fascicolo, Area, Abitare con Arte e pubblicato libri su design e arti applicate. Oggi dirige la rivista D’Artigianato ed è presidente del primo Osservatorio sulle arti applicate.

A sinistra Pannello luminoso Sergio Asti, cactus Ugo La Pietra, Cristiani Art & Design Sotto Cactus, Cristiani Art & Design

eERG-Politecnico di Milano

Passivhaus per il sud dell’Europa Linee guida per la progettazione Rockwool www.rockwool.it 68 pp – Tel 02.346131 Il libro è un rapporto sugli studi relativi a Passivhaus nei climi del Sud Europa. Le analisi condotte dal gruppo di ricerca coordinato da end use Efficiency Research Group (www.eerg.it) del Politecnico di Milano delineano edifici ottimizzati allo sviluppo dell’edificio passivo, in cui le condizioni di comfort invernale ed estivo vengono raggiunte grazie alle caratteristiche dell’involucro edilizio e senza l’utilizzo di energia fossile o altre forme di energie convenzionali. La pubblicazione sostenuta da Gruppo Rockwool, leader mondiale nella produzione di lana di roccia, nell’ambito di un progetto di formazione e sviluppo di un’edilizia sostenibile, che garantisca un ridotto impatto ambientale con elevati livelli di comfort.


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