costruzioni e impianti
Anno 5 - n 38 - Ottobre 2011 - euro 4,50
Font srl via Siusi 20/a 20132 Milano Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in .27.02.2004 n.46) Art. 1, Comma1 DCB Milano
dietro il vetro forma comfort prestazioni
Lab ecoquartieri / Ambiente costruito H-Building a Lambrate / la scuola nella banlieu / Focus Holcim Awards / la lezione di Nervi / Stile libero una villa urbana / lusso a Gardone
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inquestonumero Questo numero di IOArch Costruzioni e Impianti, il primo della nuova serie, si occupa di vetro, uno dei materiali dell’architettura contemporanea. La sua rigidità fisica passa ormai in secondo piano rispetto alla flessibilità progettuale data dalle soluzioni offerte dal mercato. Parliamo poi di territorio e dell’uso che se ne può fare per progettare nuove forme di socialità, integrando spazi privati e spazi collettivi, verde e costruito, pieni e vuoti. Una scuola può contribuire a trasformare un ambiente urbano degradato? Si, nel progetto di Dominque Coulon a La Courneuve, nei dintorni di Parigi. Mentre a Gardone un committente illuminato chiama a convegno quattro archistar per valorizzare la bellezza del paesaggio con uno sviluppo immobiliare di nuova concezione.
ioarch Costruzioni e impianti n. 38
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Direttore responsabile Sonia Politi Comitato di direzione Myriam De Cesco, Carlo Ezechieli, Antonio Morlacchi Comitato Tecnico Michele Caterino, Eric Ezechieli, Walter Marabelli, Guido Pesaro
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DiETro il vETro
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ECoquarTiEri
Piuarch, sede Dolce&Gabbana
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rus in urbE
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Capanna MonTE rosa
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HolCiM awarDs
Contributi Nadia Rossi, Mara Corradi, Andros Atzeni, Mirko Noris, Michele Roda, Marco Penati Grafica e impaginazione Roberta Basaglia
Giovanni Sala e Alessandro Belgiojoso Bearth & Deplazes Architekten Europe & Africa-Middle East
Editore Font srl, via Siusi 20/a 20132 Milano tel. 02 2847274 - fax 02 45474060 redazione@ioarch.it - www.ioarch.it pubblicità Virginia Gambino tel. 02 39260098 - mob. 340 1761951 virginia@vgambinoeditore.it
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Studio Lisciandra, H-Building
TrasparEnzE E GioCHi Di luCE
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Fotolito e stampa Pinelli Printing, Milano
Hi-TECH, Hi-GrEEn
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sCuola josEpHinE bakEr
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palaTino a Torino
Dominique Coulon
Massimiliano Fuksas Architetto e AI Engineering
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sE TElEFonanDo
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Dai CoMponEnTi alla sEDia
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piEna luCE in prospETTiva
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arCHiTETTura CoME sFiDa
Vico Magistretti, una mostra Il D_Lab di Donati
princic&partners architects
Pier Luigi Nervi, una mostra
prEsTiGio FirMaTo Archistar a Gardone
abbonamenti tel. 02 2847274 - fax 02 45474060 abbonamenti@ioarch.it Prezzo di copertina euro 4,50 arretrati euro 9,00. Abbonamento annuale (10 numeri) euro 30,00; estero euro 60,00. Versamento su c.c.p. 64538911 intestato a Font Srl Reg. Tribunale di Milano n. 822 del 23/12/2004. Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB Milano
news/ProDottI/MAtErIALI/FIErE
ioarch Costruzioni e impianti [ n. 38/2011]
DisinquinanTE la nuova MEMbrana pEr CopErTura nox-aCTiv Di iCopal Realizzata con microgranuli di biossido di titanio (TiO2), questa copertura funge da fotocatalizzatore e attiva un processo che ricorda quello della fotosintesi clorofilliana: favorisce la rapida trasformazione degli ossidi di azoto in nitrati, sostanze più facilmente degradabili e innocue che poi verranno eliminate per dilavamento dalle acque piovane. NOx-Activ è realizzata in bitume elastomerico SBS, ha elevate proprietà elastiche e adesive, si può allungare fino a 1000 volte e la sua applicazione richiede una quantità di calore limitata per la saldatura. Inoltre, l’elevata aderenza della graniglia minerale al compound bituminoso evita problemi d’intasamento degli scarichi pluviali per perdita di materiale.
Mono o Doppio-strato, è applicabile su qualsiasi supporto: legno, cemento, metallo e isolante termico e in ogni ambito, residenziale, industriale, scolastico e ospedaliero. NOx-Activ svolge la sua attività disinquinante in modo permanente e non necessita di trattamenti speciali alla fine del suo ciclo di vita. Ha ottenuto la certificazione HQE (Haute Qualitè Environnementale) per il ciclo n.1 relativo al Tema dell’Ecocostruzione, per il ciclo n.2 relativo al Tema dell’Eco-costruzione: scelta integrata dei prodotti, sistemi e procedimenti di costruzione e per il ciclo n.13 sul Tema della salute e della qualità dell’aria. Costi tra i 18 (monostrato) e 24 euro/mq (doppio strato).
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il ConTrosoFFiTTo a sisTEMa inTEGraTo
la TEGola FoTovolTaiCa
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È facile da installare, si integra perfettamente con le tegole tradizionali e produce elettricità per l’edificio, la nuova tegola fotovoltaica C21 di Solarcentury con celle in silicio monocristallino, che si inserisce con i tradizionali listelli. Una C21 sostituisce in larghezza 4 tegole tradizionali. Le tegole fotovoltaiche C21 sono state scelte da Enel.si, il più grande network di installatori fotovoltaici in Italia sviluppato da Enel Green Power.
Dalla collaborazione tra Armstrong, Aldes e Philips nasce il nuovo controsoffitto Armstrong Tech Zone, che integra isolamento acustico, sistema antincendio,
ventilazione e illuminazione ottimizzando e semplificando il lavoro sia in fase progettuale, sia in cantiere, poichè gli impianti inclusi e predisposti si collegano facilmente. www.amstrong.it
MaxiMo risparMio Fa risparmiare il 25% della manodopera la nuova cassaforma a telaio per pareti Maximo di Peri, grazie al tirante MX, posizionabile da un solo lato e da parte di un solo addetto. Inoltre riduce al minimo le imperfezioni della finitura superficiale del calcestruzzo grazie ad un reticolo ordinato dei segni della riquadratura e dei fori lasciati dai tiranti di collegamento.
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proTEGGE E proDuCE EnErGia
visita il sito www.solarcentury.it
24° ConGrEsso MonDialE Di arCHiTETTura
Oltre le catastrofi, attraverso la solidarietà, verso la sostenibilità: questo il tema di Design 2050, al centro del congresso UIA di Tokyo, declinato in tre categorie: Ambiente, Scambi Culturali e Vita. I lavori si sono aperti con l’intervento di Christo, il celebre artista statunitense ispiratore della Land Art. Nei successivi convegni keynotes e speech di importanti protagonisti della scena mondiale come Christoph Ingenhoven, Tadao Ando, Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa studio Sanaa, Kengo Kuma, Fumihiko Maki, David Adjaye, Vladimír Šlapeta.
una sErra FoTovolTaiCa FirMaTa EDF Anche il settore agricolo può trovare nella microgenerazione soluzioni per abbassare i costi e rispettare l’ambiente. Edf Enr Solare ha installato una centrale da 1 MWp su una grande serra agricola a Merlino, nel lodigiano. La copertura fotovoltaica è integrata: i moduli costituiscono il tetto esposto a sud. Sono moduli senza cornice, semi trasparenti; la distanza tra le celle consente un’integrazione ottimale con la serra ed evita l’ombreggiamento, condizione indispensabile per questa attività.
www.edf-enr-solare.com [3]
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luce vetro lavoro
Hi-TECH Hi-GrEEn Di Antonio Morlacchi
milano lambrate. riqualificazione urbana e ambientale nell’h-building firmato dallo studio lisciandra H‐Building, articolato su 5 piani per un totale di 10.000 mq con destinazione uffici, è il più recente progetto edilizio realizzato dallo studio di Gaetano Lisciandra. Il progetto si sviluppa in zona Lambrate, a Milano, un’area fortemente caratterizzata dal tessuto urbanistico industriale del Novecento.
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ecoquartieri
la CulTura EMErGEnTE
H-Building in alto, la grande corte aperta di ingresso, due corpi rettangolari e una non‐parete di vetro a favorire la permeabilità tra spazio pubblico e privato.
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Si tratta di un edificio che, pur comunicando immediatamente il carattere innovativo delle soluzioni e dei sistemi che contiene, dialoga con gli edifici confinanti e con l’andamento della strada, anche per adempiere alle direttive della Commissione edilizia comunale che impongono di ricostruire la cortina edilizia su strada al fine di rinnovare i fronti stradali. Per questo lo studio Lisciandra ha previsto una grande corte di ingresso aperta, due corpi rettangolari e una non‐parete di vetro a favorire la permeabilità tra spazio pubblico e privato, in un continuo gioco di trasparenze, di aria e di luce. Quattro magnolie da fiore disposte in filare, a sottolineare l’allineamento stradale. A lato della gradinata esterna, che consente
Il progetto risponde alle richieste della committenza internazionale in termini di impatto ambientale e di presenza di zone di aggregazione per i dipendenti di raggiungere la quota sopraelevata degli ingressi, grandi aiuole fiorite di camelie proteggeranno la privacy di chi lavora all’interno. E tutta la parte laterale e posteriore, sistemata a verde, accoglierà arbusti e piccoli alberi, un prato fiorito e aree di sosta ombreggiate. Grazie all’impiego massiccio di superfici vetrate, il progetto risponde adeguatamente alle richieste della committenza internazionale, che ha raccomandato particolare attenzione anche all’impatto ambientale e alla presenza di zone di aggregazione per i dipendenti. Sul piano delle prestazioni energetiche, H-Building è
stato progettato tenendo in considerazione i parametri dell’edilizia sostenibile per ottenere la certificazione Leed. Sulla base dei criteri di valutazione energetica della Regione Lombardia H-Building rientra in classe B. Le principali caratteristiche di sostenibilità ambientale del progetto sono: • Orientamento e forma del complesso per migliorare le caratteristiche tecniche • Finitura di alta qualità con materiali a basse emissioni per gli open space • Tecnologia di alto livello per migliorare il risparmio energetico
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• Facciata con sistemi di schermatura fissi (frangisole) • Schermi solari interni (tende) • Isolamento termico di qualità sia per le vetrate che per le pareti in muratura • Ottimizzazione dell’illuminazione naturale e sorgenti di luce artificiale a basso consumo • Trattamento dell’aria con pompe di calore ad alta efficienza con recupero di calore e controllo puntuale della temperatura interna • Pannelli fotovoltaici • Utilizzo di ventilazione naturale.
I due edifici principali sono collegati tra loro da un hub centrale di straordinario impatto visivo. La superficie vetrata a tutta altezza che lo caratterizza garantisce trasparenza e permeabilità verso la piazza e la massima illuminazione naturale degli interni. Scelte architettoniche sottese a un nuovo modo di interpretare il lavoro, rivolto soprattutto al benessere degli utilizzatori, si manifestano anche nell’eleganza e nell’armonia degli interni. La scelta del legno e della pietra, di materiali caldi e accoglienti, i dettagli architettonici, il banco reception: tutto
Studio Lisciandra lo studio lisciandra è attivo da quasi quarant’anni nella pianificazione urbanistica e nella progettazione architettonica. il fondatore, l’architetto gaetano lisciandra, laureato nel 1972 allo iuav di venezia, dal 1973 vive e lavora a milano. socio effettivo dell’inu (istituto nazionale di urbanistica), è stato presidente della sezione lombarda e membro del consiglio direttivo nazionale. collabora con università italiane e straniere. conduce studi e ricerche sulla città, l’archeologia industriale e l’ambiente anche per conto di comuni, regioni e ministeri. collabora con enti e istituzioni nel campo della normativa edilizia e urbanistica e ha contribuito, quale membro dei gruppi di lavoro istituiti da regione lombardia, alla stesura del regolamento edilizio tipo e della legge per il governo del territorio della regione lombardia (L.R. 11 marzo 2005).
spECiali FaCCiaTE sCHErManTi sull’orizzonte, garantisce l’ingresso dei raggi solari per aumentare i guadagni gratuiti (d). inoltre, per evitare effetti di abbagliamento dovuti alla posizione bassa del sole sull’orizzonte, può essere utilizzato l’elemento schermante mobile. tale soluzione non compromette comunque il livello di illuminazione nell’ambiente grazie alla presenza delle tre lamelle fisse che riflettono la luce sul soffitto, garantendo così il comfort visivo e il livello di illuminazione naturale (400 lux) richiesto dalla normativa sul piano di lavoro (c).
i due corpi laterali di H-Building sono caratterizzati da una speciale facciata schermante che controlla e modula la penetrazione dei raggi solari nei diversi periodi dell’anno. in particolare si prevede, davanti alla parete vetrata, un sistema costituito nella parte superiore da tre lamelle fisse in alluminio orientate in una posizione idonea a deflettere la luce e nella parte inferiore da un sistema schermante mobile. tale soluzione permette di ostacolare nel periodo estivo l’ingresso della radiazione solare diretta (e), mentre nel periodo invernale, con l’astro più basso A
C
D
Diagrammi di analisi dell’illuminazione naturale [A] curve di distribuzione della luce naturale nell’ambiente (21 dicembre) senza elemento schermante mobile. [B] curve di distribuzione della luce naturale nell’ambiente (21 dicembre) con elemento schermante mobile.
B
E
[C] irraggiamento solare al 21 dicembre h 12: valori di illuminamento sul piano di lavoro (h 85 cm) con elemento schermante mobile. [D] irraggiamento solare al 21 dicembre h 12: valori di illuminamento sul piano di lavoro (h 85 cm) senza elemento schermante mobile. [E] irraggiamento solare al 21 giugno h 12: valori di illuminamento sul piano di lavoro (h 85 cm) senza elemento schermante mobile.
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comunica attenzione alle persone e alla qualità del luogo. In perfetta simbiosi tra solidità e leggerezza anche gli elementi distributivi, come gli ascensori vetrati, la scala metallica, le passerelle aperte sullo spazio sottostante che contribuiscono ad elevare la performance qualitativa dello spazio. La totale assenza di pilastri interni, altra caratteristica del progetto, consente una distribuzione molto razionale degli spazi e massima flessibilità d’uso sia in open space sia con uffici chiusi. Ampie superfici vetrate garantiscono spazi illuminati da luce naturale. Pavimenti sopraelevati, controsoffitti con illuminazione incas-sata, impianto di riscaldamento e di condizionamento integrati offrono un ambiente di lavoro confortevole, dinamico e piacevole. Le dotazioni continuano con parcheggi sotterranei, predisposizione foniadati, pannelli fotovoltaici per la produzione di energia a servizio degli spazi comuni e centralizzazione degli allarmi tecnologici. L’obiettivo è il risparmio delle risorse, l’efficienza energetica, la qualità dell’ambiente e della vita di chi lo abita.
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proGETTarE Con rEviT L’architetto Umberto Beneventano, Studio Lisciandra, ci illustra i significativi vantaggi dell’utilizzo di Revit in termini di qualità, condivisione e possibilità di controllo dell’idea progettuale. “Il file del progetto H‐Building è stato lavorato da quattro persone in contemporanea e per questo lavoro abbiamo utilizzato sia la tecnica dei workset, ovvero di condivisione del lavoro su un unico file, sia la tecnica di smembrare il progetto in grossi corpi per poi rimontarlo in un file unico di dimensioni contenute, e pertanto molto agevole da modificare e condividere. In questo caso abbiamo lavorato su tre file: uno per l’edificio A, uno per l’edificio B e uno per i piani interrati. I tre file sono poi stati accorpati in un file centrale su cui sono stati inseriti i dettagli finali”. È dal 2004 che lo Studio Lisciandra ha scelto di adottare Autodesk Revit Architecture in tutte le fasi di progettazione, dalla modellazione base fino alle tavole e ai rendering per la presentazione dei progetti in Comune o al cliente, agli esecutivi per il cantiere, con significativi vantaggi sia dal punto di vista tecnico che da quello dell’ottimizzazione dei flussi di lavoro. L’architetto Lisciandra apprezza in particolare le possibilità di controllo dell’idea progettuale
offerte da Revit Architecture: “la restituzione tridimensionale dell’edificio progettato offre una percezione del tutto verosimile della realizzazione in opera e consente di approcciare il progetto con rapidità, assecondando la creatività del progettista. Le idee nascono in 3D e Revit ci permette di modellarle con estrema facilità. Progettare con Revit significa realizzare un modello di architettura interrogabile, consultabile, navigabile e rappresentabile nelle diverse forme espressive, sperimentando diverse varianti senza mai buttar via il lavoro eseguito”. Sviluppare e studiare simultaneamente diverse alternative di progetto significa ottenere due vantaggi in un colpo solo: è possibile prendere decisioni progettuali cruciali in modo più consapevole ed è possibile presentare ai propri clienti vari schemi in maniera semplice, rappresentando ogni variante nello stesso modello per eseguire analisi sui dati e rendere così più attento il processo decisionale anche da parte dei clienti.
Pianta dei giardini La superficie esterna si articola in tre diversi spazi: la corte aperta degli ingressi pedonali, il giardino pensile sul quale si appoggia il volume dell’edificio e il giardino naturaliforme addossato al muro di confine del lotto.
B
A
C
[A] la corte aperta degli ingressi pedonali caratterizzata da ampie vetrate trasparenti, la corte è stata concepita come elemento di transizione e sosta tra gli ingressi e il contesto urbano adiacente. sedute in pietra, fioriere e una grande magnolia offrono allo sguardo un costante dialogo tra la vita dell’edificio e quella della città. [B] Il giardino pensile nella parte retrostante dell’edificio, un giardino pensile regala una sensazione di grande naturalità. grandi panchine in pietra e un albero di magnolia aprono lo sguardo verso il giardino naturaliforme sullo sfondo. il manto erboso, con superfici differenti per semina e altezza dell’erba, offre effetti cromatici visibili anche dai piani alti dell’edificio. [C] Il giardino naturaliforme una sorta di boschetto racchiuso da un muro rivestito di rampicanti, con ampie sedute in pietra, all’ombra di una grande magnolia grandiflora. leggere variazioni nel terreno, arbusti e piccoli alberi contribuiscono a creare un’atmosfera di naturale armonia.
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[ n. 38/2011] ioarch Costruzioni e impianti
riqualificazioni
TrasparEnzE E GioCHi Di luCE
È in vetro l’abito che avvolge la sede di dolce & gabbana progettato dallo studio piuarch La sede di D&G in via Broggi a Milano occupa una superficie di 5mila mq, si sviluppa su cinque piani e due interrati ed è il risultato di un processo di recupero di due edifici adiacenti e collegati tra loro, uno risalente agli anni Venti, l’altro agli anni Sessanta. La facciata dell’edificio più recente è stata completamente rifatta e realizzata in vetro, segnata dal ritmo serrato degli elementi frangisole verticali in vetro opalino.
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ioarch Costruzioni e impianti [ n. 38/2011]
Il volume dell’edificio si sviluppa lungo tre strade a formare un unico blocco vetrato dalla forma semplice e di grande effetto: la trasparenza e la semplicità dei segni utilizzati determinano infatti un volume schermato dagli elementi verticali, ma aperto alla luce e allo sguardo dei passanti. Sulla corte interna di ciottoli bianchi con aree verdi dalle forme sinuose, si affaccia il nuovo volume vetrato di collegamento dei due edifici. Per gli arredi interni sono stati scelti materiali metallici: l’acciaio lucido per gli elementi portanti e la lamiera per i piani d’appoggio: con il vetro, permettono all’edificio di giocare con la luce, mostrandosi eclettico e sofisticato. La facciata appare come una superficie continua in vetro e alluminio, scandita dalla trama dei pannelli di vetro da 60 cm di base, alti fino a 4,2 metri. È autoportante, realizzata su un sistema di montanti in vetro e traverse in acciaio. I montanti verticali sono in vetro scatolare di sezione orizzontale 5 x 30 cm, acidati nella facciata interna e appoggiati su mensole in acciaio. Speciali staffe in acciaio zincato fissate in solette in cemento armato, portano il tutto. Partendo dall’interno, il tamponamento è costituito da un vetrocamera composto da una coppia di lastre di vetro extrachiaro basso-emissivo rispettivamente di 5 e 6 mm, una camera da 16 mm con gas argon e una coppia di lastre esterne da 6 e 10 mm in vetro stratificato. Lo spessore totale è di 43,5 mm. Tra lo scheletro esistente e la nuova facciata in vetro sono stati posizionati l’impianto di fan-coil a gas, le casse acustiche e la rete
Dettaglio di facciata la facciata autoportante è realizzata su un sistema di montanti in vetro e traverse in acciaio.
la sede di d&g Committente: dolce & gabbana srl Progetto: studio piuarch
idraulica. Solo il sistema elettrico è inserito a pavimento. L’edificio ha il bollino verde per il risparmio energetico grazie a una progettazione impiantistica attenta, con illuminazione a basso consumo e impianto di climatizzazione a recupero di calore.
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Team di progettazione: luca lazzerotti e miguel pallarès, magali roig liverato, fortuna parente
Località: via Broggi, milano Superficie costruita: 5.000 mq
Anno di completamento: 2006
Ingegnerizzazione, costruzione e posa dell’involucro: sicef spa, uboldo (va)
Progettazione statica, termica e acustica della facciata: pmc srl, milano
Lesene in vetro: torsellini vetro, gavirate (va)
Facciata in vetro: valentini, Brescia
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[ n. 38/2011] ioarch Costruzioni e impianti
dietro il vetro performances e tecniche costruttive
elemento caratteristico dell’architettura contemporanea, È sempre piu utilizzato negli edifici pubblici, commerciali e residenziali
L’architettura del vetro prende avvio nel 1851, con il Crystal Palace di J. Paxton, uno scrigno in vetro e acciaio nato per ospitare l’Exhibition di Londra. A questo seguono i progetti di Mies van der Rohe, la parete monumentale del fronte est della sede del Partito comunista francese a Parigi di Oscar Niemeyer, casa Spiller di Frank O Gehry a Venice. Tuttavia l’estetica non si unisce alla funzionalità fino alla prima crisi petrolifera negli anni Settanta. Da allora la
ricerca ha risolto numerosi inconvenienti posti dall’impiego del vetro sempre più utilizzato in edifici pubblici, commerciali e residenziali, tanto da diventare un elemento distintivo dell’architettura contemporanea. “La tendenza è verso la trasparenza, la neutralità e la chiarezza, con un deciso incremento dei clearvision, ad alta trasmissione luminosa, un fattore molto considerato nel corso delle certificazioni Leed - afferma Mauro Lardini, marketing
un iCEbErG nEl FiorDo norvEGEsE il teatro dell’opera di oslo si caratterizza per la sua architettura aperta e invitante. progettato dallo studio snøhetta, ha una copertura marmorea che nasce dal fiordo e permette ai visitatori di passeggiare sopra ogni parte dell’edificio. le grandi pareti vetrate fanno da collegamento tra le parti interne ed esterne dell’edificio. la scelta dei vetri stopray safir di agc è stata determinata dal richiamo estetico che mette in relazione terra e mare allargando così gli spazi interni ed esterni, e dalle sue caratteristiche funzionali: questo prodotto coniuga un elevato livello d’isolamento e un eccellente fattore solare, generando una combinazione perfetta per il clima norvegese. il progetto ha meritato il premio di architettura contemporanea dell’unione europea, mies van der rohe 2009. www.agc-glass.eu - www.snoarc.no
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manager di AGC (www.yourglass.com) - aumentano anche le dimensioni, da verificare con maggiore attenzione al fine di ridurre gli sprechi: la lastra grande è infatti di 6 x 3,20 metri, dunque è importante utilizzare tagli che portino a un utilizzo totale della superficie. Sono privilegiati colori freddi e neutri, come grigio e azzurro. La nostra gamma di vetri magnetronici - il top di gamma - comprende 7 prodotti neutri più un verde, un grigio e un blu. In tale contesto è stato sviluppato Planibel Top 1.0, un vetro dall’aspetto estetico neutro, che offre un eccellente isolamento termico: valore Ug di 1.0 W/(mqK) in vetrata isolante con riempimento al 90% di argon e un valido Fattore Solare (FS = 50%), con significativi risparmi energetici sia in inverno che in estate”. Sottolinea questa tendenza Giuseppe Vita, responsabile dei tecnici promoter di SaintGobain Glass (www.saint-gobain.it): “La continua richiesta di vetri performanti e la tendenza dell’architettura verso superfici sempre più trasparenti porta allo sviluppo di depositi con trasmittanza Ug di 1.0 e sempre più neutri sia nel residenziale sia nel terziario. Il SGG Planitherm 4S e il SGG Cool-Lite Xtreme 60/28 ne sono un valido esempio. La crescente richiesta
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di vetrate di grandi dimensioni impone l’utilizzo di prodotti temprati e/o stratificati temprati composti in vetrata isolante per raggiungere le prestazioni energetiche richieste nonché di sicurezza anti-infortuni e acustiche. Sul fronte del controllo solare si possono utilizzare molteplici tipologie di prodotto, dal colorato SGG Parsol ai riflettenti SGG Antelio o SGG Cool-Lite, i selettivi quattrostagioni per il residenziale SGG Planistar, SGG Planitherm 4S e i selettivi per il terziario SGG Cool-Lite SKN
“È errato pensare a una best solution valida per tutti gli edifici, ogni orientamento richiede superfici e vetri idonei. Questo consente di ottenere i migliori risultati in termini energetici e luminosi” e SGG Cool-Lite Xtreme 60/28, ultimo nato di questa famiglia, che ha permesso di ottenere un’eccellente selettività”. In fase di scelta del vetro è importante considerare non solo sicurezza e isolamento termico, ma anche gli aspetti energetici, che variano da sito a sito. È errato pensare a una best solution valida per tutti gli edifici: ogni orientamento richiede il vetro corretto, come ci spiega Oscar Casadei, direttore ufficio studi e ricerche di Focchi (www.focchi.it), azienda
isolaMEnTo TErMiCo oTTiMalE la nuova gamma di vetri pilkington suncool consente di realizzare edifici efficienti dal punto di vista energetico e gradevoli per estetica: il costo dell’investimento si ripaga in poco tempo grazie alla riduzione dei consumi sia per il riscaldamento sia per il raffrescamento. il nuovo arrivato della gamma garantisce un’eccellente trasmittanza termica, ug = 1,0 w/mq°K e un fattore solare prossimo al 30%. la sua applicazione è possibile in qualsiasi zona climatica del paese, anche in assenza di sistemi schermanti esterni. anche in versione con vetro extrachiaro optiwhite. www.pilkington.com
L’evoluzione delle prestazioni in facciata
la più alTa in TErra basCa progettata da pelli clarke pelli architects, la torre iberdrola di Bilbao ha 40 piani, per un’altezza totale di 165 metri. zadra vetri ha fornito il vetrocamera che è stato incollato strutturalmente su telaio dal ferramentista felix (cH); è realizzato con vetro esterno 10 mm temperato agc stopray vision 60t, selettivo su base clearvision, con intercapedine da 16 mm e interno stratificato 55.2 guardian extraclear indurito. www.zadra.it - www.torreiberdrola.es
Zone vetrate trasmittanza termica fattore solare
u.d.m. Uw
ieri
oggi
3,5 w/mq°K
0,9 w/mq°K
(percentuale di energia che attraversa il vetro, effetto serra)
g
60%
50-26%
trasmissione luminosa
Lt
58%
50%
Zone opache
u.d.m.
trasmittanza termica
Up
sfasamento termico
h
ieri
oggi
0,9 w/mq°K
0,3 w/mq°K
1 ora
10 ore k
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[ n. 38/2011] ioarch Costruzioni e impianti
specializzata nella progettazione e realizzazione di facciate continue ad alto contenuto tecnologico e di servizio: “Questo consente di ottenere risultati ottimi in termini energetici e luminosi, come negli edifici di Snow Hill a Birmingham e Regent’s Place a Londra, dove per ogni facciata, con i progettisti, abbiamo studiato il più appropriato fattore solare dei vetri di tamponamento, le opportune schermature in vetro serigrafato e gli elementi oscuranti, in funzione dell’esposizione. Recentemente abbiamo ultimato la posa di un involucro tutto vetrato, per un terzo trasparente e per due terzi cieco a Milano per Prelios (sede RCS), classificato in Classe A. Sulle facciate continue, al vetro si possono abbinare altri materiali come il cotto naturale (sede Campari di Sesto San Giovanni, arch. Mario Botta), quello porcellanato (Regent’s Place, Terry Farrell and Partners), fibrocemento (Torre a Desio, Progetto CMR Massimo Roj, e Oxford Brookes University, Engine Architects), pietra naturale (Carim, Cesena, Gregotti Associati), grès porcellanato (Pirelli 143, Gregotti Associati). Ulteriori sviluppi si hanno verso le facciate attive ed energeticamente produttive. La nuova frontiera è rendere l’involucro autosostenibile dal punto di vista energetico
e dinamico, per mantenere condizioni di comfort interne ottimali al variare di quelle esterne”. Certo, al centro dell’attenzione sono sempre più i consumi e il benessere di chi vivrà in questi edifici. Ma quali sono le principali innovazioni in questo senso? Lo abbiamo chiesto a Alessandro Michetti, direttore commerciale Pilkington Italia (www.pilkington.it): “La tecnologia che permette alle vetrate isolanti basso emissive di ridurre significativamente la dispersione termica si basa sulla capacità termoriflettente dei vetri coatizzati, rivestiti mediante speciali processi di deposizione di ossidi metallici: un trattamento che conferisce caratteristiche avanzate per quanto riguarda l’isolamento termico e le prestazioni energetiche. Il rivestimento metallico conferisce al vetro proprietà che aumentano la capacità di riflettere il calore all’interno del locale, riducendo l’entità della dispersione termica e riducendo in un vetrocamera il passaggio di calore per irraggiamento dalla lastra di vetro più calda (interna) a quella più fredda (esterna), con un’ulteriore diminuzione della fuga di calore dalla finestra. La tecnologia dei vetri selettivi opera inoltre una riflessione della radiazione solare che nelle giornate
TrasparEnza sElETTiva Ha un elevato livello di trasparenza che assicura l’ottimizzazione della luce naturale sgg cool-lite Xtreme 60/28, la nuova generazione di vetri a controllo solare a selettività elevata di saint gobain. Ha un livello di trasmissione luminosa del 60%, un fattore solare estremamente basso (blocca fino al 72% della radiazione solare) e un eccellente isolamento termico (coefficiente ug = 1,0 w/mq°K - 15 mm, 90% argon). indicato per applicazioni esterne: finestre, facciate continue, facciate a doppia pelle, coperture vetrate e lucernari, nonché ampie superfici vetrate e verande chiuse. utile soprattutto laddove non si possano o vogliano installare dispositivi meccanici di schermatura solare. www.saint-gobain.it
Il valore “Ug” è il coefficiente di trasmittanza termica (in pratica il
contributo termico) del vetrocamera normalmente espresso in w/mq°K che è la stessa unità di misura della trasmittanza “globale” dell’infisso “uw” (è ancora possibile incontrare questi valori espressi in Kcal/mqh°c: la conversione si ottiene moltiplicando il valore per 1,163). questo valore che viene in genere comunicato tramite scheda tecnica dalla vetreria ed è calcolato secondo la norma uni-en 673. questo valore viene preso in considerazione nel calcolo della trasmittanza termica dell’infisso contestualmente al valore uf e alle misure geometriche del serramento stesso. ovviamente più il valore è basso e migliore sarà l’isolamento termico del serramento.
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il soTTovuoTo ForMaTo sliM il vetro sottovuoto vacuumsav di s.a.v. 2000 ha lo spessore di un vetro singolo e le prestazioni termiche delle vetrate isolanti. tra le lastre, infatti, viene estratta l’aria, creando il vuoto che, anche se minimo, è molto efficiente nel limitare la dispersione termica per conduzione e convezione; per questo lo spazio tra i pannelli può essere ridotto a soli 0,2 mm, mantenuto da distanziali di 0,5 mm di diametro posizionati a 20 mm l’uno dall’altro, per uno spessore complessivo poco superiore ai 6 mm. il vuoto è creato tramite un foro nella lastra interna che viene successivamente sigillato. con uno spessore di 6,2 mm, il valore u è uguale a 1,4 w/mq°K il suo utilizzo è indicato in edifici storici, dove è necessario sostituire le finestre preservando l’aspetto originale. qualora sia riparabile o si trovi in uno stato di conservazione accettabile, il sistema permette l’uso del telaio originale. www.sav2000.it
ioarch Costruzioni e impianti [ n. 38/2011]
estive è responsabile del surriscaldamento degli ambienti. Le vetrate a controllo solare non sono necessariamente colorate o a specchio: quelle di tipo selettivo, oltre a combinare isolamento termico e controllo solare, lasciano passare molta luce e sono disponibili con colorazioni perfettamente neutre. Il Gruppo NSG propone con il marchio Pilkington un’ampia gamma di vetri pirolitici o magnetronici selettivi per il controllo solare che rispondono alle esigenze del mercato italiano e, in generale, dei paesi a clima mediterraneo. Un esempio di vetrata ideale è composta dal vetro Suncool Clear che è in grado di raggiungere prestazioni elevate a un costo competitivo: Trasmissione Luminosa = 66%; Fattore Solare = 43%; Valore Ug = 1,0 W/mq°K”. L’azienda produce inoltre il vetro autopulente Pilkington Activ: si basa sulla nanotecnologia e migliora la qualità delle facciate in termini di pulizia, degradando gli inquinanti organici (idrocarburi), impedendo o rallentando il deposito di film organici e disinfettando la superficie da contaminanti batterici, funghi e virus. La durata di una facciata in vetro è infatti stimata in 60 anni e il principale costo di manutenzione è proprio la pulizia.
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Nadia Rossi
unionE Di TECnoloGia E CrEaTiviTà lo storico comparto produttivo del gruppo rcs di via rizzoli a milano lo scorso anno ha inaugurato gli edifici blocco a2 e B5 (nella foto), progettati rispettivamente da studio Boeri e studio Barreca e lavarra, di cui focchi ha realizzato la fase progettuale esecutiva di cantiere per circa 12mila mq di facciate. con una tecnologia fondata sul silicone strutturale e mediante l’uso di vetrate high performance sono stati raggiunti valori di isolamento termico inferiori a 1 w/mq°K. Ha facciate a cellule e a doppia pelle ventilata, pensiline in vetro e lamiera porcellanata, ponti di collegamento e passeggiata in lamiera stirata. fa da “sottofondo” la cornice di vetri smaltati in gradazione di colori complementari applicati su base di vetro low-iron. www.focchi.it - www.stefanoboeriarchitetti.net
l’inTEGrazionE a FilM soTTilE i moduli schüco prosol tf (thin film) sono adatti all’utilizzo in finestrature, facciate vetrate o ventilate e schermature solari e possono essere realizzati in grandi formati. depositato sottovuoto su substrato di vetro ultrachiaro ricoperto da ossidi conduttori trasparenti e protetto da un secondo vetro, il film sottile in silicio amorfo, fino a 90 volte più sottile delle normali celle cristalline, può avere un grado di trasparenza variabile dal 5% al 40%. capace di sfruttare al meglio la luce diffusa, prosol tf, applicabile anche su superfici opache, trova collocazione ideale nelle facciate verticali con possibilità di integrazione architettonica e libertà progettuale impensabili con le tradizionali celle cristalline. a partire dal colore. www.schueco.it
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ecoquartieri
la CulTura EMErGEnTE Di Andros Atzeni e Mirko Noris
esportare anche in italia un modo di fare architettura come laboratorio d’azione sociale, che coinvolga le comunità locali BedZED a Londra, Hammarby Sjöstad a Stoccolma, Bo01 a Malmö, Vauban a Friburgo, Zuidas e GWL ad Amsterdam, Eden Bio a Parigi, Bonne a Grenoble: otto esempi di insediamenti residenziali che testimoniano come da qualche anno, in Europa la sostenibilità in architettura sia sempre più applicata alla dimensione urbana e non solo al singolo edificio.
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Il modello di sviluppo sotteso a questa tendenza è l’Ecoquartiere, una tipologia insediativa in grado di associare alle tecnologie costruttive e ai principi progettuali tipici della bioarchitettura l’aggregazione sociale, contemplando in tal modo i tre principali fattori della sostenibilità: preservazione dell’ambiente, fattibilità eco-
L’ecoquartiere focalizza l’attenzione sulla socialità degli spazi progettati nomica e benessere sociale. Il tema più interessante introdotto dall’Ecoquartiere è quello connesso alla socialità degli spazi progettati. Troppo spesso, nella quotidianità della professione, l’attenzione si focalizza prevalentemente sull’aspetto ambientale ed economico del progetto, fraintendendo il mezzo (la tecnica e la tecnologia) con il fine (il benessere degli abitanti) e attribuendo alla classe energetica dell’edificio progettato la qualità
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Aldo Cibic sopra e in apertura, more with less, abitazioni modulari prefabricate. (©Aldo Cibic, Cibicworkshop, foto Michele Nastasi e Federico Villa)
dell’intervento. L’aspetto sociale, quando viene considerato, è comunque marginale. Il punto di vista della progettazione di un Ecoquartiere ristabilisce l’equilibrio tra fine e mezzo. Mentre in Europa l’Ecoquartiere è un sistema in espansione sia per la promozione e le agevolazioni statali e degli enti locali, sia per gli investimenti di soggetti privati, in Italia la tipologia non è né molto diffusa né ben identificata. Anche a livello istituzionale non ci sono chiare linee guida e gli interventi sono più isolati, molti ancora lontani dalla realizzazione, ed è meno pianificato il loro sviluppo. Tra i progetti italiani a cui va il merito di diffondere questo nuovo approccio alla progettazione uno dei più importanti, anche grazie alla visibilità che ha avuto sulla stampa nazionale, è €100.000 Home dello studio Cucinella, in cui è basilare l’idea che l’abitazione progettata diventi parte di un agglomerato urbano per la costituzione di un sistema sociale. Molti punti in comune con questo progetto
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la singola casa è concepita come elemento base di uno schema aggregativo nuovo, di condivisione degli spazi in un mix di pubblico e privato si trovano nel lavoro di Aldo Cibic, che con More With Less propone una serie di abitazioni modulari ecocompatibili con bassi costi di realizzazione ma non solo: la singola casa è concepita come elemento di base di uno schema aggregativo innovativo fondato sull’idea di condivisione degli spazi e delle esperienze e attento alla socializzazione degli abitanti. Stessa attenzione alla rete di relazioni che il progetto genera si legge nel progetto di concorso per un Villaggio Sostenibile a Figino (MI) dello studio bresciano ABDArchitetti. L’obiettivo dei progettisti è la creazione di un sistema urbano articolato in cui la vita della comunità è centrale e lo spazio collettivo è il perno del progetto. L’ispirazione dichiarata è la forma urbana dei borghi storici. L’intenzione è di ristabilire il rapporto tra l’uomo e l’ambiente in cui vive. Nel progetto della Fornace del Bersaglio a Faenza (RA) degli architetti Cristofani e Lelli la committenza è una cooperativa di abitazione, la comunità esiste dunque prima ancora dell’intervento. Nel recupero dell’area industriale dismessa della fornace trovano spazio, accanto alle residenze rigorosamente a basso impatto ambientale e dal costo contenuto, spazi per attività collettive come zone espositive, laboratori e atelier per giovani artisti. Questo mix di pubblico e privato si manifesta anche nel
ABDArchitetti sopra, progetto di concorso per un villaggio sostenibile a figino: nel rapporto tra lo spazio pubblico e quello privato si ricerca un equilibrio nuovo tra gli edifici e il paesaggio.
Pedevilla architekten sonnenschein: vista dell’intervento. ogni edificio è dotato di uno spazio verde privato. (©Pedevilla Architekten, foto Georg Hoffer)
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Planimetrie dell’intervento. nel progetto sono previsti spazi per attività collaterali alle residenze collocate negli edifici della vecchia fornace.
Cristofani e Lelli fornace del Bersaglio, faenza, vista dell’intervento. in evidenza il rapporto tra il verde privato dei patii e, sopra, quello di uso pubblico per la comunità. (Foto© Alberto Muciaccia)
Bibliografia e approfondimenti libri e riviste catherine charlot-valdieu, philippe outrequin, Ecoquartier Mode d’emploi, Eyrolles, 2009. pascale d’erm, Vivre ensemble autrement en Ecovillages, ècoquartier, habitat groupé, Ulmer, 2009. Villes en Transition, Ecologik numero 19, febbraio/ marzo 2011, edizioni architecture à vivre. mario cucinella, Il mio piano casa, Wired numero 03, maggio 2009. web www.developpement-durable.gouv.fr/plan-ville-durable.html www.architetturaecosostenibile.it/quartiere-ecosostenibile.html www.mcarchitects.it ■ www.cibicpartners.com ■ www.adbarchitetti.it www.lellieassociatiarchitettura.it ■ www.pedevilla.info
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rapporto con il paesaggio: spazio privato nei patii delle abitazioni e pubblico nelle aree verdi destinate all’uso comune. Sempre una cooperativa ha commissionato allo studio Pedevilla Architekten di Brunico la realizzazione del complesso Sonnenchein a Sarnes presso Bressanone (Bz). Gli undici edifici delle residenze monofamiliari che costituiscono l’intervento sono distribuiti attorno a una corte centrale la cui funzione è quella di offrire agli abitanti del complesso lo spazio di
ritrovo e di socializzazione che consenta la formazione di un’identità di quartiere. I casi citati, benché riferibili alla filosofia degli Ecoquartieri, sono difficilmente comparabili, per dimensione e per impatto generale sulla città, con le realizzazioni oltre confine. Ciò che ancora manca e che si auspica è una cultura dell’Ecoquartiere, alla base della quale c’è sempre una forte identità comunitaria, la volontà dei cittadini e la spinta e il supporto degli enti amministrativi.
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ioarch Costruzioni e impianti [ n. 38/2011]
Città Che rifiorisCono
Giovanni Sala studio land.
Ultimamente si è parlato molto del ruolo potenziale di Expo 2015 nella definizione di nuove soluzioni per il problema dell’alimentazione mondiale. Attorno a questo tema si sviluppa quello della tutela della qualità ambientale e si sviluppano iniziative parallele a Expo e degne di nota. Abbiamo cercato di scoprirle attraverso interviste ai loro promotori. Giovanni Sala, fondatore e direttore per 25 anni, della rivista Acer è in Italia uno dei maggiori esponenti nel campo della progettazione del verde e del paesaggio. Da lui e dal suo studio, lo studio Land, è partita l’idea di Expo Verde, un’importante estensione del grande evento previsto a Milano per il 2015. Giovanni Sala, ci può spiegare in sintesi cos’è il progetto Milano Verde e da cosa nasce l’idea? Fin dalla fase di candidatura avevo pensato a come rendere Expo un’occasione per tutto il territorio nazionale. Ed é così che
siamo partiti dal mondo che conosciamo meglio: quello del paesaggio. Chi sono i protagonisti di Expo verde? Per prima cosa Expo Verde intende coinvolgere direttamente sia gli operatori del verde (paesaggisti, costruttori, associazioni), sia agricoltori e proprietari. Tra gli altri, il progetto 100 Cascine raccoglie intorno a sé questi ultimi due soggetti. Expo Verde si propone in breve di raccogliere le best practices e di innescare ricadute positive, potenzialmente notevoli, in termini di qualità dell’ambiente e del paesaggio. Vede il tutto in una prospettiva di recupero di una dimensione rurale? Con il progetto 100 cascine, ci si é proposti di semplificare le normative, di recuperare volumi anche per funzioni ricettive o per attività terziarie, di diversificare gli utilizzi offrendo una reale possibilità di intervento. I temi sono infiniti, ma soprattutto, bisogna tener conto che la campagna ha un ruolo fondamentale nella gestione delle acque e nella produzione
degli “ecosystem services” (servizi di rigenerazione ambientale forniti gratuitamente dall’ecosistema). Sembra incredibile ma, se da un lato l’agricoltura occupa solo l’1.6% della popolazione e produce solo il 2% del PIL, dall’altro da questo settore dipende il 75% della gestione del territorio. Expo verde potrebbe quindi contrastare l’attuale tendenza “sviluppista”? Senza dubbio. Il settore del verde può dare un segnale importante non solo rispetto alla questione del consumo di suolo, ma anche alla ridefinizione del rapporto tra verde urbano e verde rurale. Come vede la Milano del futuro? Semplice: i Raggi Verdi, un programma che ora é stato assimilato nel PGT (attualmente al riesame della nuova giunta). Tra questi l’asse Milano-Lugano ha una potenzialità enorme. Con questo programma si ripropone un rinnovato rapporto tra mondo rurale e mondo urbanizzato. Come agronomo, sono tutti temi rispetto ai quali ritengo di avere un certo obbligo etico-morale.
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rus in urbE due interviste alla scoperta delle potenzialità dell’expo di milano nella ridefinizione della tutela e della qualità ambientale
la CariCa delle 100 CasCine
Alessandro Belgiojoso fotografo e cultural planner.
L’obiettivo del progetto 100 cascine, semplice ed efficace, si basa sulla riscoperta di un passato ricchissimo, ma assurdamente sottovalutato. Ce ne parla Alessandro Belgiojoso, promotore del progetto. Come nasce il progetto 100 Cascine? Nasce da una sorta di “outing”. Sono proprietario di cascine che, per via delle attuali modalità di conduzione delle attività agricole, sono ora inutilizzate e richiedono ormai importanti e costosi interventi di manutenzione, peraltro finalizzati alla pura conservazione e non al riutilizzo. Quando ho iniziato a parlare di questo problema ho scoperto che una moltitudine di altri proprietari si trovava esattamente nelle mie stesse condizioni.
Chi sono i partecipanti al progetto? Si rivolge a proprietari di cascine nell’Area Metropolitana milanese e aree limitrofe, siano essi privati o istituzioni. Le condizioni per poter partecipare sono: essere proprietari di una cascina; essere animati da un certo spirito di conservazione e valorizzazione dei fabbricati rurali; accettare una condizione di inalienabilità tra cascina e fondo agricolo di pertinenza e che la cascina si trovi a non più di 60 minuti dal sito Expo. Quali sono gli obiettivi nel lungo termine? Credo che la cosa più efficace per spiegarlo sia riportare alcuni semplici dati. Nel nostro Paese il paesaggio viene urbanizzato, o meglio “cementificato”, al ritmo di 244mila ettari l’anno. In Italia vanno
persi 30 ettari al giorno di suolo vergine, vale a dire 200 metri quadrati al minuto. Le pianure, nonostante coprano a malapena il 18% del territorio, sono intasate da più del 60% dell’urbanizzazione. Credo sia proprio il momento di cambiare! Quali sono i risultati ottenuti finora? Per incominciare nel raggio di un’ora dal centro di Milano ci sono 290 cascine, che hanno già manifestato il loro interesse per l’iniziativa. Di queste 98 hanno aderito al progetto e sono oggetto di uno studio di fattibilità. Questo corrisponde ad un vero e proprio tessuto di 6mila ettari di fondi agricoli e 187mila mq di immobili rurali con alta valenza storico culturale, che si estende intorno a Milano ad una distanza media di 48 km dal sito Expo.
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BF: 14.8
2.90 2'886.40 Treppe Tr Hüttenwart EG-0 01.2
0.000/0.000
V raum Vor OG1-11.1
V Vorrau m Hüttenwart OG1-01.1
Personalzimmer
OK K FB: + 2.94 OK RB: + 2.90 BF: 3.6
OK K FB: + 2.94 OK RB: + 2.90 BF: 7.6
2 Schlafplätze
OG1-01.2
Bad Hüttenwart OG1-02.2
OK K FB: + 2.94 OK RB: + 2.90 BF: 9.5
OK K FB: + 2.94 2.90 OK RB: + 2.9 BF: 3.8 8
Garderobe OG1-02.1
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OK K FB: + 2.94 4 OK RB: + 2.90 BF: 5.1
Erschliessung OG1-03.1
T eppe Tr e EGG-0 02.3
OK K FB: + 2.96 OK RB: + 2.90 BF: 18.0
una forma compatta tra le rocce una
nuova Capanna MonTE rosa C
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Di Michele Roda
una capanna alpina a 2.900 metri di quota, sul massiccio del monte rosa
I
Gästezimmer
Un edificio per tanti versi straordinario quello progettato all’interno dell’ETH di Zurigo in collaborazione con il Club Alpino svizzero e inaugurato nel settembre del 2009. Tre i principali aspetti di interesse, ci spiega Andrea Deplazes, che con Valentin Bearth ha coordinato il lavoro e gestito la fase esecutiva. Il primo è di metodo: per più semestri studenti del Politecnico hanno lavorato su possibili alternative di progetto con l’apporto, oltre che dei docenti, di tecnici specialisti e con continue critiche e revisioni. Il secondo aspetto riguarda il tema del progetto: qui si tratta di indagare il concetto della casa nel profondo. Uno spazio abitato in mezzo al nulla, senza infrastrutture, che deve dare riparo e ospitalità fino a 120 persone.
Gästezimmer
8 Schlafplätze
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OG2-08.1 OK K FB: + 5.64 OK RB: + 5.60 BF: 16.8
Gästezimmer 6 Schlafplätze
OG2-07.1 OK K FB: + 5.64 OK RB: + 5.60 BF: 13.6
V raum Vor OG2-11.1 OK K FB: + 5.64 OK RB: + 5.60 BF: 9.5
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Reduit OG2-06.1 OK K FB: + 5.64 OK RB: + 5.60 BF: 11.5
Erschliessung OG2-05.1 OK K FB: + 5.64 OK RB: + 5.60 BF: 17.2
7 Schlafplätze
OG2-01.1 5.60 2'889.10
OK K FB: + 5.64 OK RB: + 5.60 BF: 14.5
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Gästezimmer 8 Schlafplätze
OG2-02.1 OK K FB: + 5.64 OK RB: + 5.60 BF: 16.6
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[ n. 38/2011] ioarch Costruzioni e impianti
capanna monte rosa Committente: club alpino svizzero Progetto: Bearth&deplazes Superficie: 1200 mq circa Località: territorio di zermatt, m 2.883 slm Investimento: oltre 5 milioni di euro
Anno di completamento: 2009
Capanna Monte Rosa dalla pianta di un piano tipo (sopra) emerge la struttura radiale a spicchi su cui è impostato l’edificio la cui sezione (sotto) è articolata su 5 livelli fuori terra e una facciata continua che diventa copertura. questa caratteristica è evidente nella foto grande. dietro la finestra a nastro vi è la scala di accesso ai piani (immagine piccola in alto) che si pone come elemento di riferimento di tutto l’impianto.
Marcel Baumgartner, Andrea Deplazes e Kai Hellat con un modello del progetto.
Capanna Monte Rosa ha vinto il terzo premio nell’edizione 2008 degli Holcim Awards Europe for sustainable construction.
Deriva da queste esigenze d’uso il terzo nucleo problematico, quello che è valso alla Capanna Monte Rosa riconoscimenti e apprezzamenti, ovvero l’aspetto tecnico e tecnologico. La scelta di sostituire un rifugio esistente con un edificio completamente nuovo è segno della volontà di costruire con prestazioni e standard altrimenti non raggiungibili: il 90% circa dell’energia elettrica necessaria (calcolata per 6.500 persone all’anno) è prodotta dai collettori fotovoltaici installati sugli unici 80 mq rettangolari della facciata. L’approvvigionamento idrico per bagni e cucine è invece garantito dall’acqua di scioglimento delle nevi raccolte in una cisterna e riscaldata grazie a pannelli solari termici. Le acque di scarico vengono depurate e utilizzate come acque grigie negli scarichi degli impianti igienici.
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ioarch Costruzioni e impianti [ n. 38/2011]
La struttura in legno con giunzioni metalliche ha una forma compatta (ospita tre piani di camere, il livello principale destinato al ristorante e un piano interrato per il bivacco invernale) per ridurre l’impronta al suolo. Questo infatti è il punto più problematico della costruzione. Dovendo garantire la resistenza ai venti che spirano fino a 250 km orari, la scelta per l’ancoramento al suolo roccioso è caduta su una struttura in acciaio divisa in dieci spicchi radiali. A conferire un’immagine riconoscibile è la scelta compositiva di non avere una divisione tra facciata e copertura: l’involucro è infatti un’unica superficie variamente inclinata con un pacchetto coibente di circa 30 cm e un rivestimento in lastre di alluminio, oltre una camera d’aria di ventilazione. Tutte le scelte costruttive si sono dovute
confrontare con la questione del trasporto. Durante gli orari di apertura del cantiere un elicottero volava ogni nove minuti trasportando i pezzi necessari per la struttura e la finitura. Una costruzione a suo modo eroica e sperimentale. Visti i costi del trasporto, un terzo dei circa 5 milioni di euro complessivi, non ci si poteva permettere di sbagliare nulla. Le dimensioni dei vari elementi sono state stabilite in modo da non pesare troppo e permettere un agevole montaggio a mano. Con questi contenuti il rifugio si pone come segno umano in un paesaggio fatto di nevi perenni e cime di pietra: meta agognata per sci-alpinisti e amanti del trekking di alta montagna, che hanno sancito il successo del progetto prendendolo d’assalto: in un anno 14mila persone, oltre il doppio dei visitatori attesi. Per questo il progetto è già in fase
di implementazione e perfezionamento cercando soluzioni per garantire maggiore produzione elettrica. Quella costruttiva è una sorta di prefabbricazione che non ha però impedito raffinati e innovativi ragionamenti progettuali. Il rifugio tradizionale ha scala centrale e camere sui lati. Nella capanna Monte Rosa la logica è ribaltata: il corpo scala assume una forma ellittica proiettata in facciata, diventando così luogo di luce (finestratura a nastro che si pone anche come segno distintivo in facciata) con vista che spazia a 360 gradi. Scelta che ha anche una ragione funzionale lowtech favorendo una ventilazione naturale che dal piano ristorante (con ampie aperture verso l’esterno e un balcone con struttura in legno) sale alle camere, che hanno invece aperture limitate.
Sopra, vista del rifugio del tutto autosufficiente dal punto di vista climatico ed energetico grazie ad un ottimo isolamento e alla superficie in pannelli pv. (Foto© Tonatiuh Ambrosetti)
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[ n. 38/2011] IOArch Costruzioni e Impianti
Premi
HOLCIM AWARDS
Premiati i vincitori Per le sezioni euroPe, africa e middle east del concorso internazionale Per Progetti e ProsPettive di edilizia sostenibile
I vincitori Dall’alto, il primo classificato Tim Edler; i vincitori del premio argento Carlos Arroyo e Vanessa Cerezo; i vincitori del bronzo Tanguy Vermet, Samuel Nageotte e Philippe Rizzotti.
Sono stati assegnati gli Holcim Awards, concorso per visioni di edilizia sostenibile. Per la sezione Europe, il primo premio è andato al team tedesco diretto da Tim Edler, con il progetto di una piscina naturale nel centro di Berlino. Secondo classificato, lo studio spagnolo Carlos Arroyo per un centro civico ricavato da una ex-fabbrica in Belgio. Al terzo posto il progetto di riutilizzo infrastrutturale di un viadotto in Italia, frutto della collaborazione tra gli studi di Philippe Rizzotti, Samuel Nageotte e Tanguy Vermet. Per la sezione Africa e Middle East, Diébédo Francis Kéré ha vinto il primo premio per il progetto di una scuola con sistema di ventilazione naturale, in Burkina Faso. L’argento è andato allo studio italiano Arcò, con il rinnovamento di una scuola primaria, in Palestina. Organizzato dalla Holcim Foundation in collaborazione con importanti università nel mondo, il premio triennale ha una dotazione complessiva di 2 milioni di dollari.
Primo classificato Il progetto urbanistico Flussbad prevede la ristrutturazione di un braccio sottoutilizzato del fiume Spree, con la creazione di una piscina naturale lunga 745 m ed equivalente a 17 piscine olimpioniche nel centro storico di Berlino, offrendo un nuovo spazio ricreativo urbano pubblico per i residenti e i molti turisti della città.
Secondo classificato Da ex fabbrica a centro civico per la città di Oostkamp, in Belgio: una trasformazione radicale ma basata su spazi, materiali e infrastrutture tecniche esistenti. Il massimo risultato con il minimo costo.
Terzo classificato Lo straordinario progetto di riutilizzo infrastrutturale prevede la conversione in “villaggio verticale” di uno dei viadotti dismessi dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria, nei pressi di Scilla. I piloni verticali sono rinforzati e presentano piattaforme orizzontali create per ospitare unità abitative, servizi medici, strutture ricreative e negozi concepiti per offire nuove opportunità economiche alla regione.
Studio Arcò secondo classificato per la sezione Africa e Middle East Il rinnovamento della Abu Hindi Primari School di Al Azarije, in Palestina, ha suscitato particolare attenzione per la difficile situazione politica, climatica e locale che il progetto si trova a sfidare. Le tecniche usate in altre parti del mondo per la produzione dei tradizionali mattoni di fango sono adattate in modo innovativo dagli artigiani locali, per assicurare un equilibrio climatico e per creare moduli costruttivi di facile realizzazione.
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IOArch Costruzioni e Impianti [ n. 38/2011]
NEwS/progetti/premi
legO ArChIteCture tOwerIng AmBItIOn
BAO’An StAdIum unIverSIAdI SpOrt Center dI Shenzhen
È stata un successo e rimarrà aperta fino a settembre 2012, presso il National Building Museum di Washington, la mostra Lego Architecture: towering ambition, che presenta l’opera di Adam Reed Tucker, l’architetto americano che riscoprendo la passione per il Lego di quando era bambino ha ricostruito mattoncino per mattoncino 15 celebri edifici di altrettanto famosi architetti.
Il centro, realizzato su progetto Gerkan, Marg and Partners Architects (studio gmp) si trova a Shenzhen, nella Cina meridionale ed è costituito da uno stadio, uno spazio polifunzionale e una piscina. Il progetto è stato immaginato in armonia con l’ondulazione del paesaggio; lo stadio (nella foto) si ispira alle foreste di bamboo, i cui steli sottili sono interpretati da una selva di supporti in acciaio alti fino a 32 metri. Può ospitare oltre 40mila spettatori, misura 245,80 metri, ed è alto quasi 40.
premIO CAppOChIn 2011 vInCOnO BArOzzI e veIgA Con il centro di promozione della zona vinicola “Ribera del Duero” D.O.C., gli architetti Fabrizio Barozzi e Alberto Veiga sono i vincitori del premio internazionale di architettura Barbara Cappochin 2011. Il Centro sorge accanto alle mura medievali della cittadina spagnola di Roa. L’opera in delicato equilibrio tra contemporaneità del progetto,
paesaggio e storia dei luoghi, è costituita da due elementi architettonici dominanti: la torre monumentale in pietra e l’antico Ospedale di San Juan del XVI secolo, ristrutturato e ampliato. 35enne, nato a Rovereto (Trento), Barozzi da anni lavora in Spagna; con Veiga, 38enne nato a Santiago di Compostela, ha fondato nel 2004 lo studio Ebv.
www.barbaracappochinfoundation.net
BArBIe CAmBIA CASA Ting Li e Maja Paklar sono le vincitrici del concorso Aia, American Institute of Architects, per Barbie Dream House. Barbie ha sempre il meglio, così la sua casa è una moderna meraviglia, progettata secondo gli standard della bioedilizia. Una villa di 140 mq su 4 piani, con spazi per la vita sociale, megacucina, soggiorno, studio, un ricco guardaroba che occupa tutto il terzo piano, al quarto, sala meditazione e palestra. Tutto quello che si può sognare.
SChIndler AwArd 2012 Aperte le ISCrIzIOnI AllO SChIndler AwArd 2012 Gli studenti dell’ultimo anno di architettura e quelli che stanno svolgendo un master presso università e scuole di architettura europee, sono invitati a presentare il proprio progetto per la riqualificazione di un quartiere di Berna. L’argomento centrale della competizione è quello sempre più attuale dell’accessibilità per tutti, una vera e propria filosofia di progettazione, che si distingue per la mobilità inclusiva e priva di barriere.
Per registrarsi www.schindleraward.com
lA nuOvA StAgIOne dell’ACCAdemIA Si apre un nuovo corso all’Accademia di Architettura di Mendrisio. Il nuovo direttore sarà Mario Botta, assistito dall’architetto milanese Marco della Torre nel ruolo di coordinatore di direzione. Tema portante: la città europea contemporanea, che, pur coinvolta da molteplici cambiamenti, resta un “...modello di possibile resistenza all’appiattimento e alla banalizzazione di molti comportamenti virtuali”. Un ciclo di conferenze di orientamento marcatamente “mediterraneo” avrà come obiettivo l’approfondimento di queste tematiche.
Un ulteriore ciclo di incontri sarà dedicato alla storia contemporanea dell’architettura milanese, attraverso le testimonianze dei suoi esponenti più illustri (da Luigi Caccia Dominioni e molti altri).
Carlo Ezechieli
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[ n. 38/2011] IOArch Costruzioni e Impianti
SCuOLA JOSEPHINE BAkER A PARIgI
rICOmInCIAre dAI SegnI del pASSAtO Di Mara Corradi
A La Courneuve, un sobborgo di Parigi che sta attuando una rinascita sociale per mezzo di un nuovo piano urbanistico, Dominique Coulon progetta una scuola materna ed elementare sulle rovine di un blocco di appartamenti degradati abbattuti nel 2004. Sopra La forza espressiva del colore arancio è usata con compiacimento per indicare gli spazi distributivi del complesso scolastico, così da identificare le aree comuni e il progetto stesso nella comunità. (Foto© Olivier Nicollas)
A destra Il forte andamento orizzontale del complesso è spezzato e arricchito da aperture che mettono in comunicazione la corte interna con il contesto esterno. (Foto© Eugeni Pons)
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La storia del luogo non è negata da questo lavoro, ma invece superata in un disegno che ne raccoglie le memorie per fondare un presente tinto di arancio. L’edificio scolastico Josephine Baker recentemente completato da Dominique Coulon è una nuova architettura che sorge sulle ceneri di un complesso residenziale che era stato eretto nella famosa Cité des 4000, un progetto urbanistico della città di Parigi degli anni Cinquanta, trasformatosi in pochi anni da quartiere residenziale densamente popolato a ghetto per immigrati. Ispirandosi al piano urbanistico ideato da Bernard Paurd per il quartiere, che non ignora ma recupera i segni tracciati dalle passate pianificazioni, con la volontà di ripartire dalla storia senza ignorarla, il complesso è caratterizzato da volumi chiusi ad andamento orizzontale, interrotti e movi-
IOArch Costruzioni e Impianti [ n. 38/2011]
La Courneuve l colore bianco dominante nei prospetti è frammentato e movimentato dall’arancio che evidenzia le aperture vetrate in aggetto. (Foto© Eugeni Pons)
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Schema delle funzioni e della loro organizzazione nella scuola Josphine Baker, partendo dal segno in pianta dell’edificio residenziale abbattuto.
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mentati da aperture aggettanti, dove anche il colore contribuisce alla frammentazione dei prospetti. La pianta deriva dall’opposizione degli spazi funzionali principali della scuola materna e della scuola elementare, a cui si connettono al piano terra l’area giochi da un lato e la caffetteria dall’altro, grazie a un sistema di rampe e spazi distributivi al piano terra e al primo, individuati in modo inequivocabile dal colore arancio, usato alternativamente sui pavimenti in linoleum, sui soffitti o come tocchi di colore a segnalare alcuni dettagli architettonici. Tale anello di distribuzione circoscrive il giardino a pian terreno, creando un anello, aperto in corrispondenza dell’ingresso a sud e dell’ingresso nord. La geometria delle pareti interne ed esterne ha voluto essere un racconto dei segni della pianificazione urbanistica derivante dalle
numerose edificazioni e dagli abbattimenti che questo quartiere ha subito: l’asimmetria e le linee spezzate creano molti spazi di risulta che danno l’impressione di essere stati strappati alle vicissitudini storiche e fortemente voluti per una rinascita del quartiere. La linea più netta è quella che spezza in due l’architettura entrando nel giardino della corte e lasciando il segno del cambiamento più recente, quello di uno dei blocchi di appartamenti Presov e Ravel che furono abbattuti con la dinamite il 23 giugno del 2004. Risalenti al piano urbanistico della Cité des 4000, originariamente chiamata la città dei 4.000 alloggi edificati a partire dal 1956, con gli anni questi complessi per abitazioni ad alta densità demografica si trasformarono in ghetti, dove la città di Parigi riversò immigrati o famiglie disagiate da cui ripuliva il centro cittadino. Queste banlieux, dove il
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scuola JosePhine baker Progetto: Dominique Coulon & Associés, Architectes (Dominique Coulon, Olivier Nicollas) Collaboratori: Sarah Brebbia, Benjamin Rocchi, Arnaud Eloudyi, Florence Haenel La Courneuve Scorcio dell’ingresso della scuola, da cui comincia l’asse che prosegue fin oltre il fronte nord (foto sotto) che ricorda in pianta gli abbattuti complessi popolari Presov e Ravel. (Foto© Eugeni Pons)
Committente: Città di La Courneuve Luogo: La Courneuve, Parigi Progetto delle strutture: Philippe Clement, Cécile Plumier, Frédéric Blanc, Marc Damant, Annie Pikard Progetto paesaggistico: Bruno kubler Superficie utile lorda: 6.500 mq Superficie netta: 4.500 mq Fine lavori: 2010 Costo: 8 milioni di euro
La Courneuve Scorcio sulle terrazze dove il colore arancio evidenzia le aree è comuni. (Foto© Olivier Nicollas )
Pianta del piano terra 1.01 aula classe elementare 1.02 biblioteca 1.03 aula d’informatica 1.04 direzione 1.05 aula insegnanti 1.06 palestra 1.07 aula insegnanti 1.08 infermeria 1.09 giardino 1.10 direzione 1.11 ristorante per materne 1.12 ristorante per elementari
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tenore di vita era molto basso e forte il senso di abbandono da parte delle istituzioni, non tardarono a essere teatro di scene di grave delinquenza. In seguito alla cessione da parte di Parigi della Cité alla municipalità di La Courneuve e quindi alla riappropriazione del territorio del suo significato di comunità e non più di sobborgo della metropoli, è stata avviata una politica di recupero urbano contraddistinta dall’abbattimento di molte barres de logements costruite tra gli anni Cinquanta e Sessanta, tra cui anche il Presov e il Ravel. In questo nuovo edificio che sorge proprio sul luogo della demolizione, Dominique Coulon ha deciso di non cancellare la memoria di tali vicende ma di mantenerla in un sistema di segni urbani, testimonianza di un passato doloroso su cui rinasce un’architettura dalla funzione e dalla natura progettuale molto differenti. Il colore arancio che emerge dalle aperture e che tracima letteralmente dalle rampe, come se i bambini avessero rovesciato intere latte di colore per gioco, sembra essere stato preso a simbolo della rinascita di un quartiere.
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NEwS/DeSigN/moStre
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nApOlI SI rIfà Il lOOK lA StAzIOne metrO dI KArIm rAShId entrA nel tOur dell’Arte Inaugurata a Napoli la nuova stazione della metropolitana Università, progettata da Karim
Rashid, caratterizzata da forme sorprendenti e colori vivaci. Diversi elementi, pareti, colonne, corridoi sono rivestiti in Corian di diverse tonalità. È la prima delle cinque nuove “Stazioni dell’arte” della 1, la linea che serve aree strategiche della città, tutte progettate da architetti di fama internazionale che hanno realizzato sia gli ambienti interni che quelli esterni decorandoli con sculture, installazioni e opere d’arte contemporanea.
phIlIppe StArCK “A salvarmi è stata una malattia mentale: la creatività”. Parola di Philippe Starck (in una recente intervista pubblicata da Repubblica). Per chiarire il concetto ha aggiunto: “Può sembrare strano, ma non mi considero un designer. Sono un autistico moderno.”
lA pIAnA dI AleSSI deSIgn, dAvId ChIpperfIeld Alessi che fa una seduta? Esatto, si chiama Piana ed è la nuova sedia pieghevole in polipropilene disegnata da David Chipperfield e prodotta in collaborazione con Lamm. Occupa uno spazio minimo e si ripone facilmente. Dimensioni: Altezza: 77,6 Cm, Larghezza: 48,8 Cm
(Foto© Peppe Avallone)
new YOrK, A glImpSe In the puddle dI mOnICA CAStIglIOnI Artista, designer di una propria linea di gioielli, visual artist, Monica Castiglioni esordisce ora come fotografa. A Milano, dal 12 al 25 ottobre alla Galleria Zanuso presenta una serie di splendide immagini di una New York inusuale vista nel riflesso delle pozzanghere con lo sguardo di un’artista appassionata, spontanea, semplice, ironica e dalla sconfinata energia.
www.monicacastiglioni.com
OutlIne: BellezzA ASImmetrICA I nuOvI prOdOttI teuCO fIrmAtI dA CArlO COlOmBO
www.teuco.it
Espressione di forza e matericità, Outline è la nuova collezione di sanitari Teuco caratterizzata da bordi che si stagliano asimmetrici sulla materia, in un flusso apparentemente casuale, come quello dell’acqua. È abbinabile con la nuova linea di mobili InsideOut e la nuova gamma di rubinetteria Skidoo, entrambe firmate da Carlo Colombo.
Il deSIgn InCOntrA lA pIetrA eventI CulturAlI mArmOmACC 2011 Tra i protagonisti di questa edizione, Patricia Urquiola per Budri, Laviani per Citco, Setsu & Shinobu Ito per Grassi Pietre, Galiotto per Lithos Design, Albanese per Margraf, Snøhetta/Kjetil Thorsen per Pibamarmi, Piva per Regione Puglia, Philippe Nigro per Testi, Giuseppe Fallacara con Politecnico di Bari e Università di Budapest, Riccardo Blumer e Donata Tomasina per Trentino Pietra, Michele De Lucchi e Angelo Micheli per Stone Italiana.
urBAn deSIgn A lOndrA I fInAlIStI del hI-mACS deSIgn COnteSt COnCOrSO dI Idee per l’ArredO urBAnO Interessanti e spesso intriganti le proposte degli 8 finalisti del concorso Hi-Macs Design Contest, che sono stati selezionati tra i 600 partecipanti che si sono impegnati sul tema dell’arredo innovativo dello spazio urbano. Tra i lavori recentemente presentati all’ultima edizione del 100% Design di Londra (22-25 Settembre), la seduta che ti consente di fare la cyclette mentre leggi il giornale e la copertura che ti permette di fare conversazione mentre ti ripari dalla pioggia. Tutti i progetti hanno dovuto attenersi a parametri specifici di fruibilità, commercializzazione, creatività, estetica, innovazione e impiego delle proprietà e delle caratteristiche di Hi-Macs. Hi-Macs è la pietra acrilica composta per il 70% di pietra naturale polverizzata derivata dalla bauxite, per il 25% di resina acrilica e per il 5% di pigmenti naturali. Progettata e prodotta da LG Hausys, Ginevra.
Per informazioni www.himacs.eu [ 31 ]
Le RADICI DI UN CENTRO COMMERCIALE
Palatino a Torino Di Antonio Morlacchi
Il nuovo edificio disegnato da Fuksas reinterpreta la storia del mercato coperto di Porta Palazzo e adotta le soluzioni impiantistiche esemplari di Ai Studio Torino, piazza della Repubblica. Il vecchio Mercato dell’abbigliamento non c’è più. Al suo posto dal 25 marzo c’è Palatino, un centro commerciale disegnato da Massimiliano Fuksas, scelto alla fine degli anni Novanta, in
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Il Palatino, visto dall’esterno con l’affaccio su piazza della Repubblica.
una gara pubblica a capo di un raggruppamento con l’architetto Carlo Novara, Ai Engineering e Ai Studio. In particolare, Ai Engineering e la consociata Ai Studio si sono occupate delle opere strutturali sotto la responsabilità dell’ingegner Adriano Venturini, delle opere impiantistiche, curate dall’ingegner Stefano Cremo, del coordinamento per la sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione delle opere e della direzione lavori generale. Per il Palatino, un edificio composto da cinque piani di cui due interrati, sono stati adottati i più innovativi sistemi tecnologici di gestione delle differenti attività previste. L’area commerciale è organizzata lungo il perimetro dell’edificio così da disegnare una piazza interna nella parte centrale, in corrispondenza di due ghiacciaie del ‘600 riportate alla luce e che un tempo consentivano la conservazione del cibo e la produzione di ghiaccio, oggi utilizzate come spazi per l’allestimento di mostre temporanee. Il primo e il secondo piano sono organizzati con superfici commerciali lungo il perimetro, un bar, un blocco servizi per commercianti nell’angolo sud-ovest, un percorso a ballatoio anulare e un sistema di rampe che attraversando il vuoto centrale collegano i diversi piani dell’edificio.
Segno distintivo dell’intervento dal punto di vista strutturale è la corte centrale al piano terra, intercalata da 11 pilastri prismatici pluripiano attrezzati con mensole metalliche incastrate, destinate a sostenere il carico di tre passerelle metalliche che collegano i vari piani. I medesimi pilastri sostengono in sommità la struttura di copertura, costituita da un graticcio di travature metalliche articolate nello spazio a formare un percorso continuo di falde inclinate. La copertura è enfatizzata da un rivestimento in zinco e ripropone il disegno dei percorsi che hanno generato lo spazio sottostante, permettendo la penetrazione della luce naturale attraverso piani vetrati verticali e orizzontali. Una porzione di edificio sovrasta le cupole ipogee appoggiando indirettamente su un impalcato costituito da travi in C.a.p. e soletta collaborante. Sotto l’aspetto energetico e impiantistico, l’intervento è caratterizzato da un sistema geotermico a ciclo aperto. L’impianto del tipo ad anello liquido e volano termico è in grado di fornire l’energia termica e frigorifera per il fabbricato utilizzando come fonte primaria di energia l’acqua di prima falda e come volano termico la vasca di accumulo dell’acqua antincen-
dio. Ogni singola unità commerciale è climatizzata con una pompa di calore ad elevata efficienza, collegata all’anello liquido. Questo tipo di impianto consente di evitare l’impiego di generatori di calore nel fabbricato, con l’azzeramento dell’inquinamento atmosferico e l’eliminazione dei rischi connessi all’utilizzo del combustibile. Lo scambio geotermico consente un’elevata efficienza energetica e un abbattimento dei costi per il riscaldamento e il raffrescamento dei locali. La tipologia d’impianto semplifica l’installazione degli impianti in cantiere durante le fasi di costruzione (eliminazione della centrale termica e frigorifera), mentre le pompe di calore installate nei singoli ambienti sono macchine di provata affidabilità, simili ai normali condizionatori autonomi, completamente assemblate e collaudate in fabbrica. Le zone comuni, e in particolare la piazza coperta, beneficiano dello stesso tipo di impianto grazie a pannelli radianti alimentati sia in estate sia in inverno dall’acqua fredda o calda prodotta da pompe di calore di tipo centralizzato. I negozi sono inoltre dotati di estrazione d’aria a parete dedicata.
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il Palatino Anno di realizzazione: 1998-2011 Committente: Città di Torino Superficie costruita: 13.000 mq Superfici facciate: circa 2.000 mq Elementi di facciata:
60.000 pannelli di vetro e 150.000 kg di acciaio
Progetto architettonico:
Massimiliano e Doriana Fuksas
Progetto strutturale:
Ai Studio - Ai Engineering Srl, Torino
Progetto Impianti:
Ai Studio - Ai Engineering Srl, Torino
Il Palatino Sezione dell’edificio su 5 piani, di cui 2 interrati.
Il Palatino una pianta del Centro Commerciale.
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focus
SE tELEfOnAnDO in mostra a milano documenti inediti di oggetti industriali illustrati da schizzi che descrivono la Poetica e il messaggio di vico magistretti
Il Designer
Vico Magistretti (1920-2006)
una raccolta di documenti inediti che descrivono la poetica e il messaggio dell’architetto e designer italiano.
Non ho mai conosciuto Magistretti. Chi parla di lui, racconta di un’eleganza particolare, che l’uomo esprimeva nel suo modo di porsi agli altri e alla vita, come nel modo di progettare. Apparteneva a quella generazione di maestri del disegno industriale italiano che mentre disegnavano una lampada, in realtà progettavano sempre se stessi. Si dice che un designer si legga attraverso i suoi prodotti: questo sarà vero finchè saremo in grado di leggere tutte le pieghe dei suoi elementi e poi saremo in grado di tornare al tutto riscontrandone i significati d’uso per cui è stato pensato. Per chi ha conosciuto Magistretti è facile guardare la lampada Eclisse e pensare all’immaginario della lanterna cieca delle illustrazioni, alle favole, al mondo segreto della notte e così capire anche
il significato della luce che “si maschera”. Come è immediato pensare all’austerità del Dopoguerra e alla necessità di risolvere una funzione con gesti semplici, guardando la libreria Rima del 1946. Ma per la generazione venuta dopo, di fronte al rischio della perdita delle memorie esiste solo lo studio della storia inteso come curiosità e approfondimento continuo, per ricostruire quella geografia di relazione tra i costumi sociali, gli avvenimenti e la personalità dell’architetto, le cui intuizioni di quella società sono lo specchio. Dopo la sua morte nel 2006 è nata a Milano una fondazione con lo scopo di tutelare l’archivio Magistretti ma anche di farlo conoscere al pubblico, mettendolo a disposizione per la ricerca. La sua attività di conservazione procede parallela a quella d’interpretazione dei fondi (schizzi, disegni tecnici, foto, documenti, modelli, prototipi) ed entrambe sono propedeutiche all’organizzazione di mostre che ne illustrino le opere e il metodo progettuale. Aperta fino al febbraio 2012 nella sede di via del Conservatorio, la mostra “Progetti al telefono” riprende una celebre espressione con cui Magistretti descriveva il suo lavoro: “A me piace il concept design, quello che è totalmente chiaro che puoi anche non disegnarlo. Molti
dei miei progetti li ho trasmessi al telefono”. Quella che Magistretti riteneva di poter trasmettere al telefono era l’essenza di un prodotto, non certo l’affondo sul dettaglio, il suo “sapore” non certo una lista d’ingredienti con le quantità e le procedure per le quali come diceva spesso - riteneva fondamentale un gruppo di tecnici disegnatori. Con parole al telefono, con schizzi buttati sul primo pezzo di carta che trovava, con un testo che scriveva a mano libera per raccontare le origini del suo discorso, la mostra descrive il quid del progetto di Magistretti, illustrando un metodo che lo accomunava a tutta una generazione di architetti, intellettuali prima ancora che progettisti. Quando lavoravo all’archivio della Kartell, maneggiavo grandi e noiosi lucidi il cui ripetitivo passaggio era di tanto in tanto allietato da qualche schizzo su foglio di quaderno o su blocco per appunti dei vari grandi nomi del design. Un giorno presi in mano una busta da lettera strappata da un lato con uno schizzo che si riferiva alla forma della sedia. Quello fu il solo schizzo che trovammo della Maui, un disegno a pennarello buttato su una busta di carta da gettare via. Probabilmente era stato fatto da Magistretti mentre al telefono descriveva la doppia curva che il guscio di plastica avrebbe dovuto avere. Mara Corradi
La lampada Eclisse e la seduta Carimate 1963. Sopra il titolo, progetto di allestimento.
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design
COn DOnAtI SI LAvORA MEgLIO
ha cominciato dalla base, la classica sedia Per ufficio. oggi armando donati Produce tutti i comPonenti, ergonomici e d’alta qualità, Per sedute che si usano tutti i giorni, Per tutto il giorno
Sopra, meccanismo oscillante. A destra, sedute S-kocca nelle diverse varianti.
Fasi di lavorazione dei componenti in alluminio.
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Uno sketch televisivo degli anni ‘70, interpretato da Walter Chiari ci mostra un ministro che inaugura una fontana pubblica. Posa la prima pietra tra l’applauso della folla. Cede alla lusinga e posa la seconda, poi la terza, la quarta e così via... Finisce che a tarda sera apre l’acqua della fontana ormai terminata. Questo divertente (per quanto improbabile) episodio è paradigmatico della vicenda imprenditoriale di Donati. Spieghiamo. Donati è un’azienda produttrice di componenti per sedie da ufficio nata negli anni ‘80. A fondarla è un giovanissimo Armando Donati, che appartiene a una famiglia di imprenditori. Il padre Luigi dirige Metalpres, una fiorente fonderia di alluminio che produce parti di motori per l’elettronica e l’automobile. Per diversificare la produzione si pensa di produrre basi di sedia in alluminio. La competitività e la qualità dei prodotti si fanno strada subito nel mercato di settore. La prima pietra è posata. La seconda è lì che aspetta solo di essere accostata
alla prima. Si tratta di produrre i meccanismi di regolazione della seduta, quelli che ti fanno alzare, abbassare, inclinare e oscillare quando usi la sedia. Ed è un altro successo. Donati a questo punto ha un pubblico sempre più esigente. E lui si rimbocca le maniche e passa a produrre il resto dei componenti della sedia da ufficio: schienali, braccioli, sedili. Tutti con movimenti ergonomici. È un prodotto complesso, con spiccate caratteristiche di precise prestazioni ergonomiche e meccaniche, con normative stringenti e un carico di responsabilità non indifferente. Il fruitore finale è una persona che userà la sedia per molte ore al giorno, per anni. La qualità deve essere un requisito imprescindibile. Pietra su pietra, Armando Donati ha costruito l’edificio completo, divenendo leader mondiale del settore. La tentazione di produrre con il proprio marchio la sedia completa potrebbe essere (per un profano) lo sbocco naturale del percorso, ma è un obiettivo che non entra nella vocazione dell’azienda. Per-
seguendo il “P2B” (producer to business) si ha la possibilità di ottimizzare la produzione su grandi numeri, recuperare gli investimenti e distribuire a livello globale. In sostanza si tratta di dare un servizio completo alla proprio clientela, che così può benificiare del vantaggio economico di acquistare tutti i componenti (anche personalizzati) presso un solo fornitore e quindi investire le necessarie risorse nella comunicazione, nel marketing, nella distribuzioine. Saggia valutazione imprenditoriale, in un momento in cui tutti vogliono fare tutto. Una ulteriore evoluzione, quando sembra che non manchi più niente alla struttura aziendale, è un’ambiziosa idea. Il D_Lab è uno spazio fisico all’interno dell’unità produttiva di Rodengo Saiano dove si possono incontrare progettisti, azienda e clienti. Un momento di verifica e scambio di idee, con, a portata di mano, tutte le competenze tecniche necessarie, gli strumenti per testare, le persone in grado di valutare un progetto. Il tutto in tempo reale. Un’idea semplice e rivoluzionaria, dove il servizio parte prima del prodotto. Un servizio esclusivo, che parte da qui e segue il prodotto anche quando è operativo. Come? Ancora un’idea semplice e brillante: un codice QR impresso sull’etichetta permette di collegarsi con un sito che trasmette oralmente, come un navigatore satellitare, le istruzioni per l’uso corretto della sedia. Il ciclo è completo, le possibili esigenze soddisfatte. Marco Penati
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uNA VILLA uRBANA A uDINE
pIenA luCe In prOSpettIvA Di Sonia Politi
U
na villa urbana che, pur adattandosi alla particolare conformazione del lotto, sviluppa un nuovo concetto abitativo. Un susseguirsi di cortili che creano spazi di riposo e di luce perfettamente integrati con gli interni tramite passaggi vetrati. Una ristrutturazione attenta all’esistente e al contesto urbano, ma votata alla trasformazione in chiave contemporanea. Una semplice abitazione con annessa officina diventa una villa urbana ricca di suggestioni prospettiche e luminose, anche se incastonata in un lotto la cui forma ricorda quella della lama di una sciabola. L’arch. Alessio Princic riesce a interpretare i vincoli ambientali e strutturali in essere come input progettuali. Sceglie la scala più adatta per definire il progetto e per poterlo controllare nei minimi particolari, che sono molti.
Schizzi di progetto Pianta e sezione da cui emerge l’intera struttura compositiva di Villa F.
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villa f Progettista: princic&partners architects, udine Serramentista: Alunord, Majano (ud) Sistemi Metra: NC 65 STH, NC 65 STH Porte,
NC-S 150 STH Rodos
Finitura: Verniciato RAL 7016
Modello di studio del progetto.
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È la sua una progettazione rigorosa, dove nulla viene lasciato all’improvvisazione, e che denota una cura per gli aspetti distributivi e funzionali interni in stretto rapporto con l’ambiente esterno, concepito come luogo di riposo e benessere, ma anche come principale generatore di luce e di composizioni prospettiche. Dopo una prima fase di demolizione delle parti obsolete e di risanamento di alcune strutture esistenti, l’architetto Princic realizza un progetto che è un susseguirsi di volumi con diverse altezze e affacci, capace di valorizzare la superficie disponibile dilatandola. Molto è dovuto al fatto di aver dotato gli spazi comuni di una doppia altezza e dell’ampliamento spaziale e visivo verso l’esterno. Per creare un flusso continuo di luce e colori fra interno ed esterno sono state annullate tutte le possibili barriere opache sostituendole con pareti trasparenti e, a livello orizzontale, è stata utilizzata la stessa tipologia di pavimentazione in grandi lastroni di pietra.
Ecco dunque le numerose aperture realizzate con grandi vetrate scorrevoli che creano un continuum spaziale, rompendo il rigore formale delle ambientazioni interne. Se al piano terra è stata privilegiata la diffusione della luce in orizzontale, al piano superiore la luce entra copiosa dall’alto verso il basso, raggiungendo, in corrispondenza delle zone soppalcate, anche alcune parti del piano inferiore. La distribuzione planimetrica è strutturata sul cannocchiale ottico creato dalla successione degli ambienti, che anche dal punto di vista funzionale risultano a misura del proprietario, un uomo d’affari spesso in giro per il mondo che qui ha trovato il proprio rifugio. Una villa cittadina su tre piani (interrato, terra e un parziale piano superiore), implosa su se stessa solo per vincoli di confine (i muri vicinali), ma che offre ampi spazi per la convivialità. Lo studio dei dettagli (colori, materiali, particolari tecnici) accompagna ogni soluzione progettuale. Di particolare effetto il
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Una casa concepita come luogo di riposo e benessere, ma anche come principale generatore di luce e di composizioni prospettiche. contrasto tonale fra interno ed esterno: il primo dominato dal legno dei soffitti, dalla pietra dei pavimenti e dal bianco e dall’oro delle pareti; il secondo dal rosso mattone delle pareti e dal verde dell’erba e degli alberi dei due giardini e dalle piccole corti a cielo aperto, che lasciano penetrare fasci di luce sui diversi ambienti qui affacciati. Il ruolo delle aperture finestrate è fondamentale sia dal punto di vista estetico che tecnico. Le porte d’ingresso, i serramenti a battente e quelli scorrevoli a tutt’altezza, realizzati da Alunord con sistemi in alluminio Metra NC 65 STH e NC-S 150 STH Rodos verniciati RAL 7016, sono montati a filo esterno e perimetrati da un piatto di alluminio color oro-arancio fissato con viti in acciaio inox, che è stato appositamente disegnato dall’arch. Princic per nascondere l’attacco alla muratura. Il telaio è quindi mimetizzato per ottenere la massima omogeneità superficiale. In considerazione del fatto che l’edificio è stato
Interni e cortili una sequenza di patii interni e un controllo misurato del rapporto tra spazi aperti ed edificati, tra interno ed esterno.
Villa F Pianta piano terreno un rapporto con il suolo ed una composizione di spazi originale.
rivestito esternamente con un isolamento “a cappotto”, prima della stesura degli intonaci è stato predisposto un controtelaio in acciaio zincato per evitare la formazione di ponti termici. I serramenti scorrevoli, di grandi dimensioni in lunghezza e in altezza e con sopraluci fissi anche trapezoidali, presentano parti fisse e parti apribili con sistema alzante-scorrevole e vetrocamera di sicurezza 6+6, 15 argon, 4+4. La guida inferiore è a totale incasso nel pavimento per non creare nessun ostacolo. Le finestre a battente sono realizzate con parti fisse e ante apribili del tipo vasistasscorrevole o anta-ribalta e con vetrocamera di sicurezza 6+6, 15 argon, 4+4 basso emissivo. Alcune sono dotate di veneziana interna manuale, altre di vetro esterno a protezione solare Energy. Le porte d’ingresso (sistema Metra NC 65 STH Porte) sono realizzate con rivestimento interno in legno di palissandro e rivestimento esterno con piastre orizzontali in ottone brunito.
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lettura/Cultura On the road - Bob Noorda il grafico del viaggio autori: Mario Piazza, Daniela Piscitelli, Carlo Vinti e altri. editore: Aiap Edizioni 176 pp - euro 22,00
Non un semplice catalogo, ma un volume che attraverso un ricco apparato iconografico e una importante raccolta di contributi approfondisce una micro-storia della grafica italiana, quella di Bob Noorda, per il Touring Club Italiano. Il lavoro di uno dei più dei grandi grafici italiani per dare un carattere all’identità di una organizzazione, e renderla riconoscibile a milioni di italiani tanto da entrare nell’immaginario di più generazioni.
Altri paesaggi autore: Joan Nogué fotografie di Maria Rosaria Russo editore: Franco Angeli 336 pp - euro 39,00
Joan Nogué ci offre un punto di vista attento e originale sui paesaggi del nostro tempo, da quelli che abitiamo quotidianamente a quelli meno conosciuti, mettendo a fuoco valori e qualità inaccessibili a uno sguardo distratto e fugace. un appassionante viaggio attraverso scenari diversi e contrastanti, fra paesaggi che le fotografie di Maria Rosa Russo ci aiutano a riconoscere e apprezzare: luoghi ordinari e terre remote, spazi naturali e scenografie urbane, immaginari prossimi e orizzonti inesplorati.
mostre
ARCHItEttuRA COME SfIDA
la mostra dedicata alle migliori oPere dell’eclettico Protagonista dell’architettura del 900
Ecopolis: bioarchitettura ed ecologia urbana autore: Sergio Lironi presentazione di Ugo Sasso editore: Edizioni GB 320 pp - euro 28,00 I cambiamenti climatici, la crisi energetica e ambientale che caratterizzano il mondo contemporaneo impongono oggi una radicale correzione di rotta. La bioarchitettura, come sperimentazione di nuove abitazioni, di soluzioni costruttive bio-ecologiche, diventa anche espressione di una nuova idea di città che si sta affermando con il sorgere di nuovi quartieri integralmente progettati e realizzati secondo i principi dell’ecologia urbana.
nervi dentro nervi
Nella tappa torinese la mostra era allestita negli spazi di Torino Esposizioni, edificio da lui stesso progettato.
Investire sull’ufficio: come e perché - Lo spazio di lavoro come risorsa per migliorare l’azienda a cura di: Enrico Cietta editore: Franco Angeli 160 pp - euro 19,00 La ricerca di ufficio Fabbrica Creativa, un progetto dell’associazione Assufficio di FederlegnoArredo che raggruppa le più importanti imprese di mobili per ufficio, per la prima volta affronta questo tema cercando una relazione tra performance economiche, atteggiamento dei lavoratori e cura nell’organizzazione dello spazio, dimostrando che avere cura dello spazio di lavoro è un ottimo investimento, anche se ancora poche aziende lo fanno.
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Sopra il titolo, scala elicoidale dello Stadio Berta a Firenze.
A destra, particolare del palazzo del lavoro a Torino.
Dopo Venezia, Roma e Torino, la mostra itinerante: Pier Luigi Nervi, Architettura come sfida sarà a Berlino, e poi negli States, a N.Y. e San Francisco. Un progetto espositivo di ampio respiro che coinvolge l’Associazione Pier Luigi Nervi Research and Knowledge Management Project, il Civa, Centre International pour la Ville, l’Architecture et le Paysage di Bruxelles, il MAXXI/Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo e il CSAC/Centro Studi e Archivi della Comunicazione dell’Università di Parma. Protagonista eclettico dell’architettura del secolo scorso, Nervi ha lasciato al mondo l’eredità di un progettista geniale, ingegnere temerario, imprenditore e comunicatore di grande impatto. Durante la sua lunghissima carriera, ognuno di questi fili si è intrecciato agli altri pur rimanendo conduttore e questa mostra si promette di ricostruire gli sviluppi di una storia e di una fortuna professionale unica nel panorama mondiale. Il tour internazionale si realizza grazie al contributo di Permasteelisa group, Italcementi e Ance. A.M.
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costruzioni e impianti
[ n. 38/2011] IOArch Costruzioni e Impianti
ARCHI-STAR A gARDONE RIVIERA
preStIgIO fIrmAtO Di Carlo Ezechieli
Un alto livello qualitativo è l’aspetto centrale di questo “condominio orizzontale” di lusso dove l’architettura gioca un ruolo decisivo. In un paesaggio carico di storia, l’intervento di 750mila mq si avvale del contributo di archistar, nomi formidabili che hanno progettato una vera collezione di pezzi d’autore. Vista aerea Il progetto promosso da Renè Benko, fondatore di Signa Holding sostituisce, con 7 ville, 9 attici e una clubhouse, un precedente che prevedeva 140 appartamenti e una dozzina di condomini. L’intervento si sviluppa nell’arco di quasi 15 anni. La strada interna garantisce l’accesso ai parcheggi privati.
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Tra la fine dell’800 e il principio del ‘900 viene codificata non solo una cultura del turismo, ma anche un’offerta ben strutturata a livello turistico. Si progettano e costruiscono nuove strutture e compaiono due tipi edilizi pressoché inediti: il Grand Hotel e lo stabilimento termale. Raggiungibili e quieti laghi, località montane, sorgenti termali diventano i luoghi d’elezione di questo tipo di utenza, colta, elegante e decisamente selezionata. Le “nuove” località crescono e prosperano fino al dopoguerra quando, con l’ascesa della società dei consumi, molti Grand Hotel iniziano un periodo di declino, spesso degenerato nell’abbandono, e le terme assumono la classica connotazione sanitario-carampanesca che le accompa-
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Matteo Thun, villa pianta piano terra 1. dispensa 2. scale di servizio 3. cucina 4. soggiorno 5. scala 6. ascensore 7. guardaroba 8. toilette 9. palestra / SPA 10. terrazza 11. area barbecue 12. ingresso 13. cavità 14. giardino retrostante
Matteo Thun, villa pianta I° piano 1. camera matrimoniale 2. camera matrimoniale 3. corridoio 4. camera 5. bagno ospiti 6. scala 7. ascensore 8. balcone
gnerà fino a tempi molto recenti. Solo negli ultimi anni, nella vorticosa età digitale, con litorali ormai sovraffollati e “rapallizzati” e con un’utenza di fascia alta, sia a livello di richieste che di censo, il recupero e reinterpretazione in chiave moderna di strutture e luoghi stupendi, ma ritenuti fino a poco tempo fa “decadenti”, è diventato un tema progettuale di grande attualità. Un alto livello qualitativo è l’aspetto centrale di queste iniziative ed in tutto questo l’architettura gioca, ovviamente, un ruolo decisivo. L’intervento di Gardone Riviera promosso da René Benko - di Innsbruck, coetaneo dei tycoon della web-economy, e fondatore di Signa ormai uno dei principali gruppi immobiliari in Austria - si collo-
Matteo Thun, schizzo della facciata della villa.
Sopra, Matteo Thun, villa La villa di circa 500 mq segue il criterio del contatto e della continuità con il paesaggio ottenuta attraverso l’eliminazione di ogni barriera fisica e visuale. Al fine di non interrompere il panorama con elementi strutturali, il piano superiore è una sorta di ponte, privo di sostegni intermedi, appoggiato su due massicci sostegni in pietra. La struttura permette che non solo la vista, ma anche l’aria e la luce, attraversino l’edificio. La piscina a “effetto infinito” permette una continuità visiva totale con la superficie del lago evitando qualsiasi interferenza visuale. Il lessico e gli elementi sono noti, ma sono composti in modo giusto, intelligente e coerente rispetto ad un obiettivo troppo spesso trascurato: quello di fare dell’architettura un punto di contatto con ogni componente visibile e non visibile, statica o attiva del paesaggio. Interessante è inoltre la filosofia “triplo 0”: km zero, zero CO2, zero rifiuti, proposta da Thun che ha portato all’utilizzo prevalente di materiali locali.
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gli architetti
Matteo Thun
David Chipperfield © Martin godwin
Richard Meier
Marc Eutebach di ATP Sphere
Signa holding Fondata nel 2000 con il nome di Immofina Holding dall’imprenditore Renè Benko, Signa è riuscita nel 2001, con la partecipazione dell’investitore viennese Karl Kovarik, a porre le basi per l’espansione nel mercato immobiliare austriaco. Con un volume di investimenti di oltre 1,5 miliardi di Euro, 15 progetti avviati, una superficie in via di sviluppo di 250’000 m² ed investimenti in Austria, Germania e Italia, Signa è uno dei principali gruppi immobiliari in Austria.
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La Villa Ovest disegnata da David Chipperfield L’architettura riprende il tipo della limonaia creando un involucro supplementare che avvolge quello principale in pietra. La sequenza di pilastri inquadra e misura il paesaggio.
ca perfettamente in questo cortocircuito storico. Il progetto si inserisce su un sito di 750mila mq, in un paesaggio carico di storia, caratterizzato da terrazzamenti millenari, da viste mozzafiato, da una vegetazione tipicamente mediterranea. A livello insediativo riprende molti tratti tipo del ben codificato “condominio orizzontale” di lusso, dove ogni servizio funzionale alla villeggiatura - dalla pulizia al catering - è radunato all’interno di una club house. Nel caso di Gardone
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David Chipperfield, villa Ovest pianta I° piano 1. SPA 2. bagno 3. doccia 4. sauna 5. corridoio 6. terrazza 7. piscina 8. ascensore 9. studio 10. soggiorno
David Chipperfield, villa Ovest pianta seminterrato 1. bagno 2. cabina armadio 3. camera da letto 4. ascensore 5. corridoio 6. magazzino 7. scala 8. bagno 9. cantina vini 10. sala 11. terrazza
è tuttavia inedita la presenza di un valore aggiunto, dato dall’architettura e dai nomi formidabili che hanno contribuito a comporre una vera e propria collezione di “pezzi” d’autore: il Premio Pritzker Richard Meier, il tre volte Compasso d’Oro Matteo Thun, David Chipperfield (che già aveva collaborato con Signa progettando il centro commerciale Kauf haus Tyrol nel pieno centro storico di Innsbruck), gli emergenti ATP Sphere di Innsbruck e il paesaggista Enzo Enea.
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Villa Meier Il Pritzker Richard Meier ripropone in toto il sopraffino manierismo modernista con il quale ha saputo aggiungere un capitolo fondamentale alla storia dell’architettura. Lo stile, internazionale, figlio dell’industria e della globalizzazione, non necessita né dei materiali, né dei richiami all’architettura locale. È uno stupendo catalizzatore attorno al quale si sviluppa il paesaggio e non viceversa. gli spazi sono i loft di lecorbuseriana memoria e la luce è la componente principale dell’arredo.
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rAtIng AAA
glI ArChItettI Sul weB come sono i siti degli architetti. luoghi dove trovare informazioni o icone Per affermare uno stile?
Kengo Kuma Bello e veloce, permette di pubblicare su facebook e twitter. La home page presenta gli 11 progetti più recenti, uno dei quali scelto per la foto di background, e le 11 notizie più recenti, oltre a un menu completo ed elegante da cui è facile accedere, nell’area lavori, a tutti i progetti. Per la consultazione non sono previsti particolari filtri e categorie ma solo una lista per immagini, che con un rollover rivela il nome e il luogo del progetto e con un clic fornisce dettagli testuali e fotogallery. Ogni pagina ha una propria uRL. http://kkaa.co.jp
massimiliano Fuksas Chiaro ed elegante, il sito dell’architetto romano si apre con un semplice menu e un’area di ricerca efficace. In background l’immagine del progetto selezionato in quel momento dallo studio (quando lo abbiamo visitato il focus era sull’aeroporto internazionale Bao’an di Shenzen); un clic porta alla photogallery (immagini soprendentemente grandi) e al testo descrittivo. Scaricare o copiare testi non è tra le operazioni più semplici ma è sempre possibile copiare e inviare per email il link alla pagina specifica. www.fuksas.it
L’anno scorso Alissa Walker concludeva così un suo servizio su Fast Company (www.fastcompany.com): “Spesso i siti meno usabili degli architetti sono come i loro edifici: icone create per affermare il proprio stile piuttosto che per soddisfare esigenze d’uso quotidiano”. Era divertente leggere le sue osservazioni su siti in cui anche noi, andando alla ricerca di informazioni, ci siamo trovati in difficoltà, come quello di Diller Scofidio + Renfro (www. dsrny.com), che in un tempo non breve carica in home page un’anteprima di tutti i progetti navigabile a volo d’uccello, ma senza possibilità di condividerne alcuno. O quelli di Renzo Piano, Zaha Hadid, Jean Nouvel e OMA (www.rpbw.com, www.zaha-hadid.com, www.jeannouvel.com, www. oma.nl) tutti realizzati in flash. Il fatto è che con il web 2.0, insieme di programmazione flessibile, social network, sistemi multipiattaforma, in pochi anni il concetto di interazione si è avvicinato al suo reale significato di “conversazione”. L’interazione grafica, fatta di rollover e animazioni così originali da rendere ogni visita al sito di uno studio un’esperienza completamente nuova ma proprio per questo disorientante, toglie molto alla reale fruizione dell’informazione. Gli utenti potrebbero essere committenti interessati a condividere un particolare progetto con degli investitori, o studenti che vorrebbero caricare le coordinate geografiche di
un progetto sul loro iPhone per andarlo a vedere; appassionati che vogliono condividere un progetto con i loro contatti su facebook o spedire un tweet ai loro followers. Ma non possono farlo. Si incontra invece un numero crescente di giovani architetti, con molta buona volontà, che disseminano le informazioni che li riguardano anche sulle pagine di facebook e flickr. Che sanno cioè, come sanno i grandi studi, che il web è prima di tutto uno strumento per creare nuove relazioni. Si usa dire che, quanto a invecchiamento della tecnologia, nel web un anno ne vale dieci. Infatti metodi come flash sono già vecchi, poco adatti a favorire l’indicizzazione di un sito (e dunque il suo posizionamento nei motori di ricerca), tanto più dopo due anni dall’introduzione dell’iPad, che non accetta flash. L’invito rivolto l’anno scorso da Fast Company agli architetti a progettare siti più usabili è ancora attuale, in primo luogo nell’interesse degli studi di architettura. Perché se è vero che una bella grafica può dare un’idea delle capacità creative di un architetto, è vero anche quanto ricordava Alissa Walker: gli architetti dovrebbero essere i primi designer dell’interattività, dal momento che progettano spazi nei quali gli individui interagiscono e si relazionano tra loro. E che stando così le cose è forse meglio, non peggio, che quattro degli ultimi dieci premi Pritzker non abbiano nemmeno il sito. A.M.
Norman Foster
Bernard tschumi
È la dimostrazione che anche senza essere originali a tutti i costi è possibile creare un sito bello e funzionale. La voce di menu “data” raggruppa tutto quello che nella maggior parte dei siti ha una voce autonoma (concorsi, premi, pubblicazioni…) mentre alla presentazione commerciale è riservata la prima voce (practice). Indicizzati esemplarmente, i progetti sono di facile consultazione. Ogni pagina dispone di una uRL propria che può essere copiata e condivisa per email. www.fosterandpartners.com
Una bella grafica e una navigazione agevole (un po’ meno la lettura su fondo nero) sul sito dell’architetto franco-svizzero che ha disegnato il nuovo museo dell’Acropoli. Malgrado l’ampio uso di animazioni ogni pagina ha una uRL propria e quindi può essere condivisa, sia pure solo per email con un copia-e-incolla dell’indirizzo. Ottima l’indicizzazione dei progetti, organizzati in categorie ed elencabili per immagini, a tabella o su mappe, e la loro ricercabilità, oltre che per parola chiave, per ordine alfabetico, data o luogo (di ogni progetto è indicato già in elenco lo status). www.tschumi.com
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