Anno 10 - n 67 - Dicembre 2016 - euro 6,00
Città Architettura Ambiente
GREEN
INFRASTRUCTURES PoliMI | Arup | DLand | Ross Barney | Sasaki | Heatherwick
I luoghi della cultura Amanda Levete a Lisbona e Maurice Nio a Prato Caputo Cascina Merlata | Cotefa e Metrogramma Scalo Milano Am Projects Exogram House | Scau Studio Volumi Siciliani
ELEMENTS AMBIENTE BAGNO
FONT Srl - Via Siusi 20/a 20132 Milano - Poste Italiane SpA Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in. 27.02.2004 n. 46) Art. 1 Comma 1 DCB Milano
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INFRASTRUTTURE VERDI
IOARCH 67_SOMMARIO LUOGHI DELLA CULTURA 6 Cultura portoghese | Amanda Levete 13 Forme creative | Maurice Nio 20 Arte a cielo aperto | OBR
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INFRASTRUTTURE VERDI LUOGHI DELLA CULTURA
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La natura nel progetto della città Una visione per Milano | Politecnico di Milano Giardini inaspettati | AG&P Madrid si fa verde | Arup Progettare una spugna | DLandStudio Il fiume e la città | Ross Barney Architects e Sasaki Associates Il giardino galleggiante | Heatherwick Studio e Arup La torre dell’acqua | Architecture and Vision
42 Tra Expo e Milano | Caputo, Citterio, Viel 46 Rurale e urbano | Caputo Partnership International 50 Fashion & design district | Cotefa e Metrogramma 59 Cina, un mall tutto italiano | Cotefa 60 Volumi siciliani | Scau Studio
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ELEMENTS BAGNO
66 La casa in collina | Joseph di Pasquale 70 Natura moderna | Federico Spagnulo e Igor Rebosio 74 In un palazzo storico | Benedini&Partners 76 Tra sogno e realtà | Simone Micheli
ELEMENTS 77 Ambiente bagno
DESIGNCAFÈ 4 - 12 - 22 - 65 Arte, Cultura, Attualità
IOARCH Costruzioni e Impianti n. 67
In copertina, render del Garden Bridge (© Arup).
Direttore responsabile Sonia Politi Comitato di direzione Myriam De Cesco Carlo Ezechieli Antonio Morlacchi Grafica e impaginazione Alice Ceccherini Nicola Vagniluca
Marketing e Pubblicità Elena Riolo elenariolo@ioarch.it Contributi Grazia Gamberoni Moreno Maggi Pietro Mezzi Fotolito e stampa Errestampa
Editore Font srl, via Siusi 20/a 20132 Milano T. 02 2847274 redazione@ioarch.it
Abbonamenti (6 numeri) Italia euro 36,00 - Europa euro 84,00 resto del mondo euro 144,00
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Prezzo di copertina euro 6,00 arretrati euro 12,00
T. 02 2847274 abbonamenti@ioarch.it
© Diritti di riproduzione riservati. La responsabilità degli articoli firmati è degli autori. Materiali inviati alla redazione salvo diversi accordi non verranno restituiti.
Reg. Tribunale di Milano n. 822 del 23/12/2004. Spedizione in abbonamento postale 45% D.L. 353/2003 (convertito in legge 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1 DCB Milano
› DESIGNCAFÈ AMBURGO, ARCHITETTURA ARDITA E IMPONENTE
HERZOG & DE MEURON LA FILARMONICA DELL’ELBA Inaugurata pochi giorni fa ad Amburgo, l’ultima opera realizzata da Herzog & de Meuron sorprende per la sua imponenza e per le soluzioni ardite dal punto di vista strutturale. È la Filarmonica dell’Elba: un complesso di tre sale concerto, un albergo, 45 appartamenti privati e un’area panoramica. Costruito sopra il vecchio magazzino portuale Kaispeicher A (di cui sono state conservate solo le pareti perimetrali in mattoni) e staccato da questo per ragioni di acustica, il luccicante volume specchiato che accoglie due delle tre sale da concerto e l’hotel è anche uno straordinario progetto strutturale che poggia su 1.700 plinti in calcestruzzo armato, oltre che un’azzardata sintesi di vecchio e nuovo. Il sorprendente involucro è formato da pannelli di vetro parzialmente trattati con vernice riflettente color grigio basalto per limitare l’apporto di calore all’interno. Dimensioni e intensità del trattamento oscurante e riflettente e curvatura e dimensione dei pannelli sono state realizzate su disegno, rendendo unico ogni elemento. Piccole aperture a forma di bocca di pesce e logge più ampie a ferro di cavallo a servizio degli appartamenti rendono ancora più singolare la facciata dell’imponente edificio, che sviluppa una superficie di 120mila metri quadrati e raggiunge un’altezza di 110 metri.
I settemila metri quadrati della copertura, formata da otto sezioni sferiche concave, raccolte in una curvatura continua che ricorda le onde di un mare in tempesta, sono composti di elementi circolari riflettenti come gigantesche paillettes. La struttura in acciaio del tetto è composta di elementi lunghi fino a 25 metri, a reggere la sottostante Grand Hall, eliminando così la necessità di pilastri interni di supporto. La piazza pubblica, che misura quattromila metri quadrati e che si trova a 37 metri d’altezza, al punto di congiunzione tra il vecchio magazzino portuale e il nuovo volume dedicato alla musica, e una passeggiata che corre attorno al nuovo volume, offrono una vista panoramica sulla città. All’interno, i foyer conducono alla Grand Hall e alla più piccola Recital Hall (il terzo auditorium si trova nel corpo del Kaispeicher A) a un caffè e alla lobby dell’hotel. Cuore della Filarmonica dell’Elba è appunto la Grand Hall, che può accogliere oltre duemila persone, con l’orchestra al centro della sala: una costruzione di oltre dodicimila tonnellate, che poggia su 362 molle giganti che la separano dal resto del complesso. Il progetto di Herzog & de Meuron è stato sviluppato in collaborazione con Höhler+Partner Architekten und Ingenieure.
MILANO, HERZOG & DE MEURON PER LA PRIMA VOLTA IN ITALIA
FONDAZIONE FELTRINELLI Inaugurata da poco la prima realizzazione in Italia di Herzog & de Meuron. Si tratta della nuova sede a Milano della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. Milano arricchisce così il proprio panorama urbano con una nuova architettura, frutto della collaborazione di Gruppo Feltrinelli, Finaval, Coima e Microsoft. L’operazione restituisce alla città non solo un importante intervento di valorizzazione di Porta Volta, ma un progetto architettonico e civico di grande valore e significato, in un’area al centro di importanti interventi di trasformazione urbana. Struttura e ripetizione sono i principali temi della nuova architettura, lunga e stretta, dove il tetto diventa un tutt’uno con la facciata dell’edificio. Fondazione Feltrinelli Porta Volta, che è operativa dal 13 dicembre scorso, è un luogo aperto, uno spazio di cittadinanza, [4]
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un’altra occasione di produzione culturale milanese, aperta al mondo della scuola, della ricerca, dell’università. Un luogo di partecipazione in cui proporre iniziative aperte, inclusive, partecipative. Un luogo in cui dibattere, creare, produrre. L’ultimo dei cinque piani dell’edificio di Herzog & de Meuron, una sala lettura di 250 metri quadrati, sarà il luogo dedicato all’attività di studio e ricerca, ma anche a presentazioni, seminari ed eventi. Il quarto e il terzo piano sono dedicati agli uffici della Fondazione e a spazi di co-produzione. Il secondo e il primo piano ospitano il cuore del progetto Fondazione Porta Volta, ovvero la sala polifunzionale: teattro e luogo di ritrovo, incontro, scambio tra cittadini e realtà d’avanguardia della cultura nazionale e internazionale. Il piano interrato accoglierà invece il materiale di archivio della Fondazione.
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› OCCH
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› OCCH MAAT, LISBONA
CULTURA PORTOGHESE FULCRO DI UN AMBIZIOSO PROGETTO DI RIGENERAZIONE URBANA, L’ARCHITETTURA DELLA KUNSTHALLE DI AMANDA LEVETE A BELÉM SI PONE IN RELAZIONE DIRETTA CON L’ACQUA. LA COPERTURA DEL LUNGO ARCO DIVENTA UN VASTO AMBIENTE ALL’APERTO E UNA NUOVA FORMA DI SPAZIO PUBBLICO CHE RICONNETTE LA CITTÀ AL FIUME
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› LUOGHI DELLA CULTURA
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on la sua vasta copertura ondulata e calpestabile, la struttura della Kunsthalle appena inaugurata a Lisbona si fa paesaggio e spazio pubblico, contribuendo a ristabilire il legame della città con l’acqua nel punto più riparato del Tago, nei pressi della Torre di Belém, da cui partivano le spedizioni atlantiche portoghesi. Storie di secoli passati, come agli anni Venti del secolo scorso risale la centrale elettrica del Tago che sorge su questo sito di complessivi 38.000 mq, fulgido esempio di archeologia industriale oggi sede del Museo dell’elettricità. È il Maat, museo dell’arte, architettura e tec-
«Il waterfront è un elemento essenziale del progetto, al punto che la nuova architettura vi si riflette completamente»
In apertura e sopra il grande sbalzo affacciato sul Tago che protegge l’ingresso della Kunsthalle e il cui rivestimento in elementi di ceramica tridimensionali (a destra, dettaglio), riflette la luce all’interno (foto ©Hufton+Crow e ©Francisco Nogueira)
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nologia, il campus pubblico della Fondazione Edp, l’organizzazione culturale dell’omonimo colosso portoghese dell’energia, terzo al mondo per la produzione da fonti eoliche. C’erano 20mila persone lo scorso ottobre a respirare la brezza del fiume sul tetto del sorprendente edificio della Kunsthalle progettato da Amanda Levete (local architect Aires Mateus) che è il fulcro del Maat, centro culturale ed esempio di rigenerazione urbana che ricongiungerà la città all’acqua anche con la realizzazione di un ponte pedonale (verrà inaugurato verso la metà del 2017, insieme al
parco progettato dal paesaggista Vladimir Djurovic) che sovrappassa la ferrovia e la strada che conducono verso i sobborghi occidentali di Lisbona e l’interno del Paese. La Kunsthalle da poco inaugurata è un lungo, delicato arco, una rivisitazione futuristica di una forma archetipica dell’architettura dell’Occidente che può essere percorso sopra, attraverso e dentro, dove si incontrano le sale espositive fluidamente interconnesse tra loro, come collegate sono le tre discipline dell’arte, dell’architettura e della tecnologia che qui vengono rappresentate. Al centro si trova la Galleria Ovale, uno spa-
zio di circa 1.200 metri quadrati, circondato dalla galleria principale (circa mille metri quadrati), dalla project room e dalla sala video: due ambienti di dimensioni contenute necessari per le installazioni artistiche e le varie perfomance già in programma. Tutti gli spazi espositivi si contraddistinguono per l’alta flessibilità e la capacità di adattarsi nel tempo: nascono da una concezione mutevole del rapporto che intercorre tra arte e visitatori e per un rapporto meno didattico e più interattivo tra museo e pubblico. La complessa texture della facciata è composta da quasi 15mila piastrelle tridimen-
› LUOGHI DELLA CULTURA
L’architettura è in stretta relazione con l’acqua e diventa parte del paesaggio con il grande ambiente all’aperto della copertura. Quando la marea si alza l’acqua ricopre le scale di fronte all’ingresso (foto ©Francisco Nogueira, ©Hufton+Crow e Paulo Coehlo sotto, courtesy Edp Foundation).
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› LUOGHI DELLA CULTURA sionali di ceramica smaltata, memoria della ricca tradizione artigianale portoghese reinterpretata in forme contemporanee. La sua tridimensionalità cattura la luce diretta e quella riflessa dall’acqua del fiume dandone letture che mutano con le ore del giorno e riflettendola a sua volta, dall’interno dello sbalzo curvo della copertura, verso le sale del nuovo museo. Secondo Amanda Levete, prima firma del progetto, «l’architettura realizzata si basa sull’analisi dei luoghi, con lo scopo di creare delle connessioni fisiche e concettuali con il lungomare e con il cuore della città. Il waterfront è un elemento essenziale del progetto, al punto che la nuova architettura vi si riflette completamente. Il tetto a sbalzo, che crea una piacevole ombra, permette alla luce del sole e all’acqua del fiume di riflettersi all’interno della galleria principale». L’idea di creare questo Campus prese il via nel 2011 con lo scopo di dotare l’area di spazi aperti e accessibili al pubblico. La recente inaugurazione conclude la fase 2 del progetto. Il primo lotto, completato nel giugno scorso, riguardava la riqualificazione e trasformazione dell’ex-centrale elettrica. Il terzo, a marzo, prevede il completamento della Kunsthalle e il quarto, nell’estate 2017, l’apertura del parco e del sovrappasso pedonale. A dialogare con la nuova architettura vi sono altri importanti edifici realizzati lungo il Tago a partire dal 1990 che comprendono il Centro cultural de Belém, progettato da Vittorio Gregotti e Manuel Salgado, e il Museo nazionale delle Carrozze di Paulo Mendes da Rocha. Costata circa 18 milioni di euro, la Kunsthalle di Amanda Levete accresce di 9.400 mq lo spazio pubblico attrezzato e fruibile della città
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Piante dei tre livelli della Kunsthalle e sezione (©AL_A). Pagina di destra, dall’alto, la Oval gallery (©Fernando Guerra, spazio di passaggio tra le sale interne (©Hufton+Crow) e un’immagine dell’allestimento Pynchon Park di Dominique GonzalezFoerster (foto ©Bruno Lopes).
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› LUOGHI DELLA CULTURA
AL_A AL_A è lo studio londinese di architettura e design fondato nel 2009 dal premio Riba Stirling Amanda Levete e dagli architetti Ho-Yin Ng, Alice Dietsch e Maximiliano Arrocet. Lo studio ha ricevuto negli anni numerosi riconoscimenti: nel 2011 ha vinto il concorso per il progetto dell’ampliamento del Victoria & Albert Museum di Londra, uno dei più importanti musei del mondo. Per il 2017 lo studio è stato incaricato di realizzare un nuovo ingresso dello storico museo londinese. Nel 2015 si sono conclusi i lavori di realizzazione di un retail park a Bangkok. Il team di AL_A sta seguendo diversi lavori in tutto il mondo: la ristrutturazione dei magazzini Galeries Lafayette a Parigi, un centro ospedaliero a Southampton e un progetto di realizzazione di 38 siti produttivi di tipo misto a Mosca. www.ala.uk.com
SCHEDA Località Lisbona (Belém) Committente Fondazione Edp Progettista Amanda Levete - AL_A (Londra) Direttore della progettazione Maximiliano Arrocet Architetti locali Aires Mateus e Associados Progettazione tecnica Afaconsult Progetto paesaggistico Vladimir Djurovic Landscape Architecture
Supervisione tecnica Technoplana Impresa costruttrice Alves Ribeiro Imprese fornitrici Ceràmica Cumella (fornitura della ceramica) e Disset (posa della ceramica)
Superficie dell’area 7.400 mq Superficie spazi espositivi 2.855 mq Nuovi spazi pubblici 9.430 mq Superficie della facciata principale sud 1.130 mq Elementi ceramici di facciata 14.751
Tra utopia e distopia la prima installazione artistica Si chiama Pynchon Park e si estende per quasi mille mq nella Oval Gallery, la sala centrale della Kunsthalle, l’installazione realizzata dall’artista francese Dominique GonzalezFoerster, che immagina una sorta di zoo a rovescio dove, dopo avere conquistato il pianeta, gli extraterrestri osservano i comportamenti degli umani chiusi in gabbie. A questa visione distopica alla H. G. Wells farà da contraltare, nel marzo 2017, quando il Maat sarà completato, l’utopia, rappresen-
tata in oltre 60 disegni e progetti di altrettanti artisti e architetti internazionali ospitati nelle altre tre sale espositive del museo. Saranno in mostra tra gli altri lavori di Archigram, Superstudio, OMA, Yona Friedman, Aldo Rossi, Andreas Angelidakis, Kader Attia, Pedro Barateiro, James Beckett, Jordi Colomer, DIS Collective, Didier Faustino, Cao Fei, Ângela Ferreira, Michael MacGarry, Tabor Robak, André Romão, Michael E. Smith, Jonas Staal, Hito Steyerl.
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› DESIGNCAFÈ L’OSPEDALE SOSTENIBILE DI MCA
IL NUOVO SAN RAFFAELE DI MARIO CUCINELLA MASSIMA RAZIONALITÀ, ILLUMINAZIONE NATURALE, CONTENIMENTO DEI CONSUMI E DEGLI APPORTI ENERGETICI, GESTIONE SOSTENIBILE DELLE RISORSE IDRICHE: QUESTI ALCUNI DEI REQUISITI DEL PROGETTO VINCITORE FIRMATO DALL’ARCHITETTO BOLOGNESE Lo studio Mario Cucinella Architects si è aggiudicato il concorso internazionale di progettazione del nuovo polo chirurgico e delle urgenze dell’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano. Il progetto, di cui è prossimo l’avvio del cantiere (i lavori dovrebbero partire alla fine aprile del prossimo anno e dureranno circa 30 mesi), si compone di due elementi complementari: la piastra tecnica che ospita il blocco chirurgico con 20 sale operatorie, la terapia intensiva e il pronto soccorso; e la torre, dove trovano posto i reparti di degenza (300 posti-letto) e gli ambulatori. L’edificio, che si svilupperà su una superficie complessiva di 35mila metri quadrati distribuiti su due piani interrati e otto livelli fuori terra, è improntato alla massima razionalità funzionale e sarà caratterizzato dalla gestione oculata degli spazi di collegamento, che contribuiranno a migliorare tempi e prestazioni degli interventi. Massimizzazione dell’apporto di luce naturale, anche per l’illuminazione dei collegamenti sotterranei con gli altri edifici del compound ospedaliero, schermature verticali bianche per limitare l’apporto di calore all’interno, creazione di un vasto giardino pensile alberato, adozione di materiali antibatterici e di particolari tecniche
per limitare i consumi idrici sono alcune delle caratteristiche del nuovo edificio, che coniuga funzionalità, compatibilità ambientale e luogo di benessere psicofisico per gli operatori e i pazienti. L’illuminazione interna sarà a Led, i bagni saranno dotati di soluzioni
CUCINELLA IN TRIENNALE
CINQUE STORIE EMPATICHE PER MILANO CINQUE PROGETTI IMPRONTATI ALLA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE A FIRMA DELLO STUDIO INTERNAZIONALE MCA. CINQUE REALIZZAZIONI CHE RENDERANNO L’IDEA DELLA CITTÀ DEL FUTURO, CHE VUOLE CRESCERE IN SINTONIA CON LA NATURA La Triennale di Milano ha ospitato la mostra Empatia creativa. Milano metropolitana: cinque cantieri di Mario Cucinella Architects. L’esposizione racconta, attraverso un allestimento di progetti e una serie di incontri, cinque interventi in corso nel capoluogo lombardo. Si tratta di progetti pensati secondo i principi della sostenibilità e destinati a cambiare lo skyline della città. Sono cinque storie, cinque committenti, cinque progetti, a firma dello studio internazionale Mca, che offriranno, una volta realizzati, l’idea della città del futuro: una metropoli che vuole crescere in sintonia con la natura. Nello specifico, in mostra ci sono i progetti del nuovo [ 12 ]
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Centro direzionale del gruppo Unipol e il quartier generale di Coima, entrambi nell’area di Porta Nuova; due ospedali, la Città della Salute e della Ricerca a Sesto San Giovanni e il Nuovo polo chirurgico e delle urgenze dell’Ospedale San Raffaele; il Museo per l’Arte, realizzato all’interno di un palazzo privato in Corso Venezia. Nell’occasione dell’esposizione è stato presentato il libro Mario Cucinella Architects. Creative Empathy, edito da Skira, che include una raccolta dei più importanti progetti che hanno caratterizzato 15 anni di attività dello studio bolognese, completata da contributi speciali di professionisti che da anni operano con Mca.
tecniche che permetteranno di risparmiare il 50% dell’acqua potabile, gli arredi saranno in metallo (per evitare Voc e formaldeide) e, infine, l’edificio di vetro avrà la funzione di lanterna illuminata nel cuore del compound ospedaliero.
› LUOGHI DELLA CULTURA
IL NUOVO MUSEO LUIGI PECCI, PRATO
FORME CREATIVE Il centro per l’arte contemporanea della città toscana ha raddoppiato gli spazi espositivi, ampliato i programmi culturali e mostrato al territorio circostante le sue nuove forme e i suoi simboli. L’edificio si apre alla città e l’antenna, posta in sommità, capta i nuovi fermenti culturali. Progetto dell’architetto sino-olandese Maurice Nio
› LUOGHI DELLA CULTURA
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› LUOGHI DELLA CULTURA
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In apertura, l’antenna simbolo e segnale del Centro Pecci. Sopra i nuovo iingresso e, a destra, dettaglio delle finestre a oblò che si aprono al primo piano (foto ©Lineashow). A sinistra, prospetti e piante del piano terra e del primo piano (©Maurice Nio Architecten).
a da poco aperto i battenti il nuovo museo Pecci di Prato. Dopo un’attività durata trent’anni, il Centro dedicato all’arte contemporanea, nato nel 1988 per volontà di Enrico Pecci in memoria del figlio Luigi, ha raddoppiato i propri spazi e contemporaneamente il proprio programma culturale. Il progetto del nuovo edificio è frutto del lavoro dell’architetto sino-olandese Maurice Nio, dello studio Nio Architecten di Rotterdam. Contemporaneamente all’operazione di ampliamento, l’edificio esistente, progettato da Italo Gamberini, è stato ristrutturato grazie all’intervento progettuale dell’architetto Antonio Silvestri. Il complesso museale, all’ingresso est della città, è posto in un luogo di passaggio e di transito ma aveva scarsa visibilità: il progetto di Nio ha voluto invece dichiarare, attraverso le sue forme e i suoi simboli, la presenza del Centro, evidenziarne gli accessi, invitare ad esplorare gli spazi, le mostre e le collezioni. Per la verità, l’idea di ampliare l’attuale sede era dell’inizio degli anni Duemila: c’è voluto quasi un decennio prima di far ri-
partire l’operazione, sostenuta economicamente dal comune di Prato e dalla regione Toscana attraverso i fondi europei (e con il supporto dell’ambasciata dei Paesi Bassi). L’obiettivo degli amministratori del Centro era costruire una nuova ala dal forte impatto architettonico, collegata alla sede originaria, di cui nel frattempo sono stati riqualificati e potenziati funzioni e servizi. A conclusione dei lavori il complesso artistico occuperà più di 12mila metri quadrati di superficie e ospiterà un archivio e una biblioteca specializzata con oltre cinquemila volumi, un teatro all’aperto da mille posti, un cinemaauditorium, uno spazio per le performance, un bookshop, un bistrot e un ristorante, oltre a laboratori e sale d’incontro. Il progetto di Nio punta a favorire la permeabilità tra il centro e il suo territorio: l’edificio esistente viene integralmente conservato e lasciato intatto in tutti i suoi elementi. Ad esso si accosta, a forma di anello, un nuovo volume che, riprendendo il disegno originario del parco circostante, si orienta verso la dimensione pubblica. Grazie alla nuova entrata, al bookshop e al ristorante situati
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› LUOGHI DELLA CULTURA La parola al direttore dei lavori Dal 2013 la direzione dei lavori di ampliamento del Centro culturale Luigi Pecci di Prato è stata affidata all’architetto Massimo Lastrucci, che ha operato in stretto contatto con la progettazione dello studio Nio. A lui abbiamo rivolto alcune domande. Nella direzione lavori ci si riferisce principalmente alle responsabilità civili e penali. Più raramente si parla dell’aspetto gestionale, che ne rappresenta in realtà il senso. La direzione lavori fa parte di un’attività dirigenziale che implica competenze e soprattutto azioni tese a dare concretezza a un risultato rappresentato dall’appalto. L’attività progettuale mette in luce la moltitudine dei soggetti coinvolti e anche la necessità di creare una sinergia di interessi per ottenere il miglior risultato possibile. Per questo scopo serve una visione. Difficilmente il concetto di visione potrebbe calzare meglio come nel caso del Centro Pecci di Prato. In questo eccelle, a mio modo di vedere, il progetto di Maurice Nio. Nel dare cioè coerenza e sostanza a un intimo desiderio del luogo, delle preesistenze, finanche delle insite criticità del programma originario per diventare espressione compiuta di una visione, di un segno forte e chiaro, capace però di portare a
Massimo Lastrucci
sistema le energie e le potenzialità espresse e inespresse secondo la traccia portante di Sensing the Waves. Dirigere i lavori del cantiere del Centro Pecci, che ha avuto momenti di criticità operativa come può succedere negli appalti pubblici, ha significato dare concretezza al programma della visione progettuale. Il direttore dei lavori deve essere attento e accorto, ma anche disponibile e deciso; conoscere, saper leggere il progetto, ma soprattutto
sentirlo e vederlo, perché senza questi requisiti è impossibile stabilire il necessario e invisibile legame tra lui e la massa di esecutori a cui poter trasmettere il proprio sentimento e la propria prefigurazione, che è poi quella del progetto. Diversamente l’autorevolezza della comunicativa a supporto della sua azione direttiva gli sfuggirà completamente e allora non sarà più né un direttore né un capo, ma semplicemente un volgare battitore di tempi: quelli contrattuali.
Architetto, nato a Prato, vive e lavora a Firenze occupandosi di progettazione architettonica e di direzione lavori per edifici privati e pubblici, sia nell’ambito del nuovo che della riqualificazione e del restauro.
Nell’immagine di cantiere, uno dei punti di collegamento tra la nuova realizzazione di Muarice Nio e l’edificio esistente, progettato da Italo Gamberini
La fine del mondo: prologo La mostra inaugurale del Centro Pecci non è la rappresentazione di un futuro catastrofico ma una riflessione sulle incertezze indotte dalla globalizzazione Un allestimento che si estende su più di 3.000 metri quadri, più di 50 artisti internazionali in mostra per osservare il nostro futuro, o almeno il modo in cui le nostre inquietudini ci inducono a immaginarlo, da lontano. Dall’installazione di Thomas Hirschorn ad esempio, uno sfondamento di cascami che assomigliano alle nostre scomparse certezze di ieri, che accoglie i visitatori appena salita la scala che conduce alla grande sala espositiva circolare. La sensazione complessiva è quella di tro-
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varsi sospesi in un tempo di mezzo tra un passato ormai remoto e un futuro ancora da indovinare. La fine del mondo si colloca all’interno di questo limbo e attraverso lavori di natura diversa, spesso da attraversare, da esperire fisicamente, in una scansione di spazi e di suoni che si succedono, ci trascina in un movimento continuo, ineluttabile, una specie di loop, di eterno ritorno che ritmicamente ci allontana e ci riavvicina al presente, proponendoci nuove chiavi di lettura.
Due installazioni della Fine del Mondo, la mostra inaugurale del nuovo Centro Pecci. A sinistra, Head On, 2014, di Cai Guo-Qiang, e lesplorazione all’interno di Transaquitectonica, 2014, di Henrique Oliveira (foto ©Everton Ballardin).
› LUOGHI DELLA CULTURA
Maurice Nio Si è laureato in architettura nel 1988 all’Università di Delft con un progetto di una villa per il cantante Michael Jackson. Si è trattato di un passaggio di vitale importanza per l’approccio progettuale dell’architetto olandese di origini cinesi: un approccio intellettuale, criptico e pragmatico allo stesso tempo. Numerose da allora le opere realizzate. Nel periodo che va dal 1991 al 1996 ha realizzato numerosi progetti con Bdg Architekten Ingenieurs, tra cui l’inceneritore di rifiuti aviTwente. Dal 1997 al 1999 ha lavorato con lo studio di architettura Vhp, progettando il Zuidtangent, la linea di trasporto pubblico più lunga d’Europa. Dall’inizio del Duemila lavora a Rotterdan con il suo studio di progettazione Nio Architecten. In questa fase è impegnato a progettare un importante centro commerciale e una casa galleggiante in Olanda. Conferenziere in tutto il mondo, Maurice Nio ha scritto articoli e libri sullo sviluppo urbano e sull’architettura, oltre ad aver girato film e video. Remain Silent (1998) e Unseen I Slipped Away (2004) sono le sue pubblicazioni più conosciute. A Prato, in occasione dell’inaugurazione, ha presentato l’ultimo suo lavoro editoriale dal titolo SupraSensitivity in Architecture. www.nio.nl
all’interno di un corpo trasparente al piano terra, il centro si rivolge all’esterno, si apre alla città, grazie a un giardino sperimentale e a un’ampia piazza. Il punto più alto del complesso espositivo è rappresentato da un elemento simile a un’antenna che ha il compito di rappresentare la volontà di captare le nuove forme di creatività e di affermare la presenza di un luogo chiamato a promuoverle. Da qui il titolo scelto dal progettista Nio: Sensing the Waves. Un’antenna, un sensore, un sistema in grado di intercettare e di trasmettere le forme di creatività e le produzioni artistiche presenti sul territorio. Un progetto, quello dello studio olandese, che prende le mosse da un sistematico ripen-
samento delle funzionalità espositive. Il progetto di ampliamento del Centro Luigi Pecci si inserisce in un contesto territoriale a vocazione industriale, economicamente fertile, ma privo di segni architettonici di spicco. «Rispetto al carattere rigido e meccanico della struttura preesistente - afferma Nio il nuovo progetto propone un linguaggio intessuto di forme fluide e sognanti. Abbraccia e circonda l’edificio originario, sfiorandolo solo quando è necessario». La connessione tra il Centro e il tessuto urbano è resa possibile dalla maggior accessibilità e dalla visibilità sia dai viali che dalle strade che circondano il complesso artistico. E grazie anche agli oblò che si aprono sull’anello
Sopra, modello del progetto (Maurice Nio Architecten). Sotto, una vista notturna dell’estensione del Centro Pecci (foto ©Lineashow).
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› LUOGHI DELLA CULTURA della struttura architettonica. L’arte contemporanea, insomma, esce dalle quinte del museo e si apre alla città. I nuovi ambienti del Centro Pecci sono distribuiti lungo il volume dal profilo anulare che abbraccia la struttura esistente. L’intervento si salda alle due estremità al complesso originario e si sviluppa su due livelli: quello inferiore ospita le funzioni ricettive e si apre alla città attraverso una cortina vetrata che corre da un’estremità all’altra dell’anello. Quello superiore è destinato alle esposizioni e si offre all’esterno con un rivestimento metallico coloro bronzo. L’anello, oltre a ospitare nuove funzioni, offre alla struttura preesistente l’occasione di raddoppiare e diversificare i suoi percorsi. Trasparenze e opacità, concavità e convessità, masse leggere e masse gravi interagiscono continuamente creando un’atmosfera di curiosità che porta all’esplorazione degli spazi, a una passeggiata guidata dalle differenze e, allo stesso tempo, dalle complementarietà
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SCHEDA Denominazione Sensing the Waves Oggetto Ristrutturazione e ampliamento del Centro Luigi Pecci – Centro per l’Arte Contemporanea
Progetto architettonico dell’ampliamento Maurice Nio - Nio Architecten, Rotterdam
Progetto architettonico della ristrutturazione dell’edificio originario Antonio Silvestri Direzione lavori Massimo Lastrucci Progetto delle sistemazioni esterne Luca Piantini, Michele Faranda
Progetto strutturale Ingenieursbureau Zonneveld (Iacopo Ceramelli, Alberto Antonelli, Daniele Storai)
Progetto illuminotecnico Bernardo D’Ippolito (Kino Workshop)
Superficie dell’ampliamento 7.815 mq. Superficie edificio originario 4.310 mq. Impresa costruttrice L’Avvenire 1921 società Cooperativa (Montelupo Fiorentino)
Impresa affidataria Nigro & C. Costruzioni (PO) Condotti di luce naturale Solatube di Infinity Motion Costo delle opere 14,4 milioni di euro
IL SOVRASENSIBILE SECONDO NIO
L’atrio e una delle sale espositive al primo piano. Il progetto di ampliamento presta grande attenzione all’apporto di luce naturale, favorita anche dai condotti Solatube®, per dare plasticità alle opere esposte e favorire la migliore fruizione dei colori proteggendole al contempo dai raggi UV (foto ©Lineashow).
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Al di là dei gusti e della soggettività, la nozione di sovrasensibile la si può ritrovare nella concezione primaria di spazio. Ed è proprio questo il luogo in cui i progettisti devono trovare una sintesi concatenata di materiali, tecniche e tecnologie. Perché una cosa è essere coscienti del mondo sovra-sensibile, altra cosa è essere disposti ad operare in questa direzione. Maurice Nio, in questo suo libro, esplora la sovra-sensibilità in architettura
e descrive come animare la materia significhi manipolarne la sua frequenza: “una vibrazione che innesca un’altra vibrazione. Il risultato è un’esperienza che, inevitabilmente, evoca una risposta emotiva”.
SupraSensitivity in Architecture Maurice Nio Duizend & Een 256 pp - 39,50 euro ISBN 978-90-713464-5-3
› LUOGHI DELLA CULTURA inside
SOLATUBE
Luce naturale omogenea e diffusa In un museo d’arte contemporanea la luce naturale esalta le forme dell’arte conferendo loro profondità e mostrando i veri colori delle opere. La luce diretta proveniente dai lucernari tuttavia non è sufficiente né adeguata. Per questo il progetto illuminotecnico per l’ampliamento del Centro Pecci, sviluppato dal light designer Bernardo D’Ippolito, ha previsto l’utilizzo dei Solatube®, che consentono di illuminare omogeneamente lo spazio espositivo tramite la luce naturale diffusa. L’utilizzo dei Solatube® assicura una luce naturale priva di raggi UV e blocca gran parte dei raggi infrarossi (IR) che sono la componente nociva della luce: i raggi UV infatti possono creare danni permanenti ai colori delle opere d’arte esposte, mentre filtrare i raggi infrarossi significa far rimanere all’esterno gran parte dell’energia radiante e perciò il “calore” senza alterare lo spettro della luce naturale.
Prodotti Utilizzati 78 Solatube DS 290 (Ø del condotto 350 mm ) con daylight dimmer (apparecchio di apertura e chiusura per la regolazione del flusso di luce naturale). Installazione di un mpianto di illuminazione domotico che consente una integrazione dei due sistemi di illuminazione (naturale-artificiale ) in modo elettronico.
INFINITY MOTION SRL Via Lavoratori Autobianchi 1 20832 Desio MB T. 0362 992018 info@infinitymotion.com www.infinitymotion.com
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L’AVVENIRE 1921 S.C.
Forme avveniristiche, esecuzione a regola d’arte CL’A realizza infrastrutture commerciali, ospedaliere, impianti sportivi e tecnologici, campus universitari, edilizia scolastica e abitativa, ristrutturazione di immobili anche storici e di pregio. L’impresa collabora inoltre con vari OR e Università per la ricerca, sia sui materiali da costruzione sia sulla qualità degli edifici dal punto di vista delle prestazioni energetiche e acustiche e il comfort abitativo. CL’A ha eseguito, in qualità di capogruppo di un’ATI, i lavori di ristrutturazione e ampliamento del Centro Pecci: un intervento di notevole complessità caratterizzato da numerosi
armato interrate per la realizzazione dei nuovi locali ai piani terreno e primo. CL’A ha raccolto la sfida rispettando pienamente il progetto avveniristico concepito dall’architetto Maurice Nio, raggiungendo gli standard qualitativi richiesti per un’opera di rilevante impatto sociale e culturale di interesse internazionale.
elementi di innovazione architettonica, come le chiusure di tamponamento verticali a piano terra realizzate con pareti perimetrali vetrate a tutt’altezza, dotati di lamelle integrate verticali frangisole e con coloritura antracite scura. I lavori hanno visto impegnati circa venti tra tecnici e operai specializzati per la realizzazione della struttura reticolare integralmente in acciaio e le opere in cemento
L’AVVENIRE 1921 S.C. Via Sammontana, 21 50056 Montelupo Fiorentino FI T. 0571 51831 info@cla1921.it | www.cla1921.it
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› LUOGHI DELLA CULTURA
PARCO CENTRALE, PRATO
ARTE A CIELO APERTO All’interno delle antiche mura cittadine sorgerà il nuovo parco del capoluogo toscano. Un concorso internazionale di architettura premia il progetto di OBR di Paolo Brescia e Tommaso Principi in collaborazione con Michel Desvigne Paysagiste. Al centro dell’idea progettuale le forme storiche della città e il giardino italiano rinascimentale
In alto, l’immagine del futuro Parco centrale di Prato all’interno delle mura antiche della città, come pensato dal progetto vincitore OBR di Paolo Brescia e Tommaso Principi e Michel Desvigne (render, OBR). Al centro dell’idea progettuale le forme storiche della città e il giardino italiano rinascimentale
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Prato sta attraversando un momento di grande vitalità urbana: la premiazione del concorso internazionale di architettura per la progettazione del Parco Centrale aggiunge infatti un tassello importante al dibattito della contemporaneità del capoluogo toscano. Il primo premio è andato al progetto di OBR, di Paolo Brescia e Tommaso Principi, con la collaborazione di Michel Desvigne Paysagiste. L’oggetto del concorso riguardava la progettazione del nuovo grande parco urbano di circa tre ettari collocato all’interno del perimetro delle mura cittadine, dove una volta sorgeva il vecchio ospedale. Il progetto vincitore mette al centro della riflessione l’attenzione al tessuto urbano di
Prato e prende le mosse dalla memoria del luogo e dalle sue forme urbane originarie per arrivare a manipolarle. Mette in risalto le mura storiche, evoca le tracce dei giardini italiani del Rinascimento reinterpretandole con un linguaggio contemporaneo. A nord del sito è prevista la realizzazione di un volume che si presenta come una struttura su un unico livello aperta sul parco. Accoglie, oltre ai ristoranti e ai servizi legati alle attività del parco, vasti spazi dedicati agli atelier artistici e alle mostre contemporanee. Per i progettisti «il parco stesso acquista uno status di luogo per l’arte a cielo aperto. Nel cuore del parco sono esposte le sculture contemporanee e una collezione di piante selezionate non solo per le loro caratteristiche
botaniche, ma anche per le loro qualità estetiche, i loro colori, la loro esuberanza. Così esposte, queste curiosità naturali si innalzano al rango di opere d’arte». Il progetto del nuovo parco di tre ettari prevede due lotti funzionali. Il primo comprende la realizzazione delle aree verdi e quindi del parco, oltre a un volume della superficie di 500 metri quadrati che contiene i servizi essenziali al parco stesso. Il secondo lotto funzionale prevede la realizzazione degli altri fabbricati, fino a un massimo di tremila metri quadrati. Con la realizzazione della nuova architettura si realizzerà un obiettivo importante per Prato: creare un’area prevalentemente aperta all’interno delle antiche mura cittadine
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› LUOGHI DELLA CULTURA
OBR | Open Building Research Risale al 2000 la decisione di Paolo Brescia e Tommaso Principi di fondare il collettivo OBP (Open Building Research), che oggi dispone di tre differenti sedi: Milano, Londra e Mumbai. Dopo aver lavorato con Renzo Piano, Brescia e Principi hanno orientato la loro ricerca progettuale verso l‘integrazione tra edificio e natura. Lo studio collabora con diverse università, come l’Accademia di architettura di Mendrisio, la Aalto University, l’Accademia di architettura di Mumbai e il Minar Sinan Fine Art University. Tra le opere più conosciute figurano il museo Pitagora, la nuova galleria Sabauda a Torino, il complesso residenziale di Milanofiori, l’ospedale dei Bambini di Parma, la Terrazza della Triennale di Milano. Numerosi i premi conseguiti in questi anni di attività. www.obr.eu
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› DESIGNCAFÈ
LA CITTÀ DI BOERI
DURABILITÀ E ARCHITETTURA
EDIFICI INDUSTRIALI SOSTENIBILI
L’ULTIMO SAGGIO DELL’ARCHITETTO MILANESE SUL PENSIERO E L’OPERA DI TRE INTELLETTUALI DI PESO: AYMONINO, GREGOTTI E ROSSI
PERCHE’ GLI EDIFICI ODIERNI HANNO UNA DURATA INFERIORE A QUELLI DI UN TEMPO? A QUESTA DOMANDA, IL LIBRO DI RUURD ROORDA E BAS KEGGE OFFRE UNA RISPOSTA
IL LIBRO DI NINA RAPPAPORT FOCALIZZA L’ATTENZIONE SUGLI SPAZI PRODUTTIVI URBANI E INDICA LA STRADA PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE DELL’URBANISTICA INDUSTRIALE
Nata come tesi di dottorato, La città scritta di Stefano Boeri, dopo una sua rielaborazione e ampliamento, è diventato un saggio che affronta il pensiero e l’opera di tre fra i più importanti architetti del secondo Novecento italiano ed europeo: Carlo Aymonino, Vittorio Gregotti e Aldo Rossi. I loro libri (Il significato della città, Il territorio dell’architettura e L’architettura delle città) e i loro edifici più celebri (il quartiere Gallaratese di Milano, l’università della Calabria e il cimitero di Modena) sono il materiale di studio alla base del racconto urbanistico dell’autore. Come scrive Boeri nell’introduzione, “La città, la città abitata stava sullo sfondo… I fenomeni nuovi e vitali che la percorrevano e gli spazi che da questi fenomeni venivano plasmati - e dunque cambiati erano ancora lontani dalle curiosità dell’Accademia; considerati alla stregua di un brusio distante, perfino fastidioso”. Di qui la necessità di esplorare la città invisibile, diversa da quella utopica di Italo Calvino, quanto da quella distopica del Superstudio, poiché frutto dell’osservazione della città “come luogo vitale e abitato… come palinsesto di epoche e di simboli… come spazio economico e come luogo di proiezione dell’immaginario collettivo e delle memorie individuali”. L’ultima parte del volume è dedicata ai ritratti inediti di altre figure cruciali dell’urbanistica italiana: Bernardo Secchi e Giancarlo De Carlo, in un accostamento che costituisce soprattutto un omaggio a due modi differenti di leggere e scrivere la città.
Perché alcuni vecchi edifici vengono utilizzati da più di una generazione? Se vogliamo costruire un futuro duraturo ai nostri immobili, a questa domanda occorre dare una risposta. Il libro Vital Architecture dipana questo tema, rivelando le connessioni esistenti tra vecchi e nuovi edifici. Gli autori presentano un’analisi di alcuni edifici icona e di altri di edilizia corrente e sviluppano una metodologia legata alla durabilità. La pubblicazione si basa su una ricerca dello studio olandese Bna.
Nel libro Vertical Urban Factory l’autrice Nina Rappaport, storica dell’architettura, focalizza la sua attenzione sugli spazi produttivi di alcune realtà urbane, statunitensi ed europee, che più di altre hanno contribuito allo sviluppo economico dei paesi industrializzati. Il libro riesamina i luoghi del lavoro moderni e contemporanei e l’impatto della globalizzazione attraverso la lente di lettura dell’urbanista e mostra come le zone industriali possano essere reintegrate nella vita urbana.
Vital Architetcture Ruurd Roorda e Bas Kegge Nai010 224 pp - 29,95 euro - ISBN 9 789462 082830
Vertical Urban Factory Nina Rappaport Actar Publishers 477 pp - 45,50 - ISBN 9 78 1940 291635
TRASPARENZA COME STRATEGIA
IL CLIMA E LE CITTÀ
HERZOG & DE MEURON TRATTANO LA TRASPARENZA IN ARCHITETTURA E NELL’ARTE E ANALIZZANO ALCUNE OPERE IN CUI IL TEMA DIVENTA UNA STRATEGIA ARTISTICA
STRATEGIE E AZIONI DI RESILIENZA URBANA IN ITALIA E NEL MONDO. UN LIBRO RACCONTA LE ESPERIENZE PIÚ AVANZATE IN MATERIA DI ADATTAMENTO AI CAMBIAMENTI CLIMATICI
Treacherous Transparencies analizza la trasparenza in architettura e nell’arte per comprendere le intenzioni e gli obiettivi che stanno alla base del suo utilizzo da parte di architetti e artisti. Il volume esamina alcune importanti opere che trattano il tema della trasparenza come strategia artistica, implementata utilizzando vetri e soprattutto specchi. Il libro è stato pubblicato per la prima edizione del Mies Crown Hall America, in occasione del quale Herzog e de Meuron sono stati premiati per il progetto di Lincoln Road 1111 a Miami Beach.
La resilienza è la capacità di un sistema - urbano, economico, ambientale, sociale, finanziario - di reagire e di adattarsi ai cambiamenti, trasformando le criticità del sistema stesso in occasioni di miglioramento e innovazione. I cambiamenti climatici mettono oggi alla prova le città con differenti eventi estremi: uragani, inondazioni, isole di calore urbano. Il libro racconta le politiche resilienti di Barcellona, Rotterdam, Copenhagen, Malmö, New York, Boston, New Orleans, Norfolk, Jakarta e di Milano, Roma, Bologna, Venezia.
La città scritta Stefano Boeri Quodlibet Habitat 210 pp - 16 euro ISBN 978-88-7462-695-3
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Treacherous Transparencies Jacques Herzog e Pierre de Meuron 96 pp - 22 euro - ISBN: 978-1-945150-11-1
La città resiliente Pietro Mezzi e Piero Pelizzaro Altreconomia Edizioni 144 pp - 12.00 euro - ISBN 978-88-6516-223-1
› OCCH INFRASTRUTTURE VERDI
LA NATURA NEL PROGETTO DELLA CITTÀ CITTÀ SEMPRE PIÙ GRANDI E INQUINATE: LE INFRASTRUTTURE VERDI COME TEMA DI ARCHITETTURA E STRUMENTO DI RIGENERAZIONE URBANA Carlo Ezechieli
Un termine fino a poco tempo fa assente dal lessico comune sta oggi venendo alla ribalta: infrastruttura verde. È uno slogan, suona bene e promette di affermarsi come il prossimo tormentone, sulle frequenze dell’inarrestabile green biz. Ma prima che sia troppo tardi e che questo termine finisca associato a un repertorio di disegni insulsi e tendenzialmente lontani da qualsivoglia ragionevole obiettivo di innalzamento di qualità architettonica, è utile comprenderne le ragioni e la sua reale e fondamentale importanza. A partire dall’età industriale, soprattutto nella seconda metà dell’800, la popolazione mondiale ha iniziato ad aumentare in modo esponenziale, spostandosi dalla campagna verso le città: una tendenza ancora in atto e che non dà cenni di rallentamento. Come logica conseguenza, le città sono diventate sempre più grandi e soffocanti. A bilanciare questa situazione, la presenza di elementi naturali assume per le città un ruolo cruciale: garantendo servizi ecosistemici che migliorano la qualità dell’aria, dei suoli
e delle acque e tenendo sotto controllo inondazioni o accumuli di calore. La coerente e sistematica configurazione della “natura” a tale scopo viene definita Infrastruttura Verde (in inglese GI, Green Infrastructure). Le GI sono caratterizzate, oltre che dalla coerenza e dalla continuità del sistema, dalla complementarietà tra la presenza del verde e un profilo sostenibile di gestione del ciclo delle acque, fino ad essere spesso definite Green-Blue Infrastructures. Introdurre verde e acqua nella nostra sfera quotidiana rappresenta una prospettiva intrigante e dilagante, al punto che si tende a dimenticare che, come per qualsiasi forma di vita domestica, anche la vegetazione richiede cura e attenzione e pertanto comporta dei costi (che peraltro crescono esponenzialmente all’aumentare del livello di astrazione dal contesto – i.e. il suolo naturale – in cui le piante naturalmente si sviluppano). Un autorevole studio americano del 2012 su un campione di circa 500 città ha infatti dimostrato che, mentre in quasi la metà dei casi le GI hanno portato
a evidenti risparmi economici – legati soprattutto alla gestione delle acque ed alla riduzione dei costi di climatizzazione – circa il 30% di esse ha provocato invece un aumento dei costi. Indubbiamente la chiave risiede in una progettazione correttamente impostata. Questo senza comunque trascurare il fatto che, secondo una convincente analisi di George Poulos, se compiere un dato tragitto in bicicletta costa al ciclista €1 e alla comunità €0.08, lo stesso percorso in automobile costa alla comunità €9.20: circa 115 volte tanto. Pertanto, se correttamente orientati, effetti connessi alla realizzazione di GI, come la riduzione del traffico veicolare privato, possono portare importanti benefici economici per ogni città. In sintesi le GI rappresentano, anche in termini architettonici, un potenziale impressionante di riqualificazione e pertanto, malgrado le crescenti e facili euforie, un tema e un’opportunità di importanza primaria che abbiamo deciso di approfondire in questo numero di IoArch
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Il progetto di Heatherwick Studio per un ponte pedonale sul Tamigi, render ©Arup
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› INFRASTRUTTURE VERDI
UNA VISIONE PER MILANO Dopo un referendum consultivo in cui la stragrande maggioranza dei cittadini si espresse a favore, il Datsu del Politecnico di Milano ha svolto uno studio di fattibilità che prende in esame sfide e opportunità di un’idea visionaria: la riapertura dei Navigli Carlo Ezechieli
M Da tempo a Milano si discute di riaprire i Navigli che la attraversano. La nuova proposta del Politecnico di Milano ha riaperto il confronto. Non si tratta solo di un’operazione di ingegneria idraulica ma di un’occasione per ripensare la città (nel disegno, il tratto in blu corrisponde al Naviglio attualmente ricoperto che attraversa il centro città)
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ilano si trova nel bel mezzo di due corsi fluviali primari, l’Adda e il Ticino, e in una regione particolarmente ricca d’acqua, elemento col quale la città ha vissuto a lungo una sorta di idillio. Il sistema vitale della città è stato per secoli un’incredibile e ramificata rete di canali che tuttavia, resa anacronistica da un progresso sempre più pervasivo e violento, a partire dagli anni Trenta del secolo scorso venne totalmente rimossa, risparmiando solo alcune aste periferiche. L’idea recente della riapertura dei Navigli cittadini è ardita e dà inevitabilmente origine a un dilemma: quello tra la legittimità di riportare in vita il passato da una parte e la volontà di ristabilire un equilibrio infranto dall’altra. Da un certo punto di vista, il sistema dei Navigli è un caro estinto, nato
e cresciuto in un contesto ben diverso da quello attuale e che oggi si vorrebbe riesumare. Si tratta, in breve, di una forzatura: una delle tipiche operazioni che un radicale iper-funzionalista, ma logico e chiaro, come Martin Pawley (che già aveva tuonato contro la graduale trasformazione “stealth” del centro di Londra) non avrebbe esitato a bollare come sterilmente storico-artistica. O, al contrario — come dimostrano esempi illustri, primo tra tutti la riapertura del Cheonggyecheon di Seoul — si tratta invece di mettere in campo tutte le energie della collettività per rimediare a un clamoroso errore? Qualsiasi dubbio viene in realtà superato dalla dimostrazione di alcuni indiscutibili benefici. Il primo è legato al funzionamento delle acque. Il ripristino di una connessione
idraulica, come sottolinea Renzo Rosso — responsabile degli aspetti idraulici all’interno del team del Politecnico di Milano che ha sviluppato l’affascinante e concreto progetto di riapertura — ridurrebbe infatti notevolmente sia il rischio di flash-flooding sia quello di cronica inondazione di alcune parti della città. La presenza dell’acqua e la riduzione di superfici pavimentate introdurrebbe un sistema bioclimatico di drastica riduzione del fenomeno — di portata drammatica a Milano — delle isole di calore urbane, nonché un nuovo e potenziale regime, ecologicamente fondato, di gestione delle acque piovane. Ma soprattutto avrebbe, come dimostra appunto,il caso del Cheonggyecheon a Seoul, ricadute dirette di drastica riduzione dell’inquinamento atmosferico e del traffico veicolare. La città
› INFRASTRUTTURE VERDI I NUMERI DEI NAVIGLI
450.000
i milanesi favorevoli alla riapertura (94,3% dei votanti)
7.700 metri
la lunghezza del tracciato - 2.438 metri Naviglio della Martesana - 902 metri Naviglio di San Marco - 3.800 metri Cerchia interna - 560 metri Naviglio di Viarenna
da 6 a 9 metri la larghezza dei canali
43
i nuovi ponti previsti
24 metri
il dislivello altimetrico lungo il percorso
10
le conche necessarie per garantire la navigabilità
1,6 gW/anno
l’energia generata da micro-turbine che sfruttano i dislivelli altimetrici
2h 20’
il tempo totale di navigazione verso la Darsena
2h 40’
il tempo totale di navigazione verso nord
+2,5 mc/sec
l’aumento di portata d’acqua (che potrebbe alimentare pompe di calore per il riscaldamento degli edifici prossimi al percorso)
406,9 milioni di euro il costo dell’operazione
6,2%
l’incidenza sul bilancio comunale 2015
994,8 milioni di euro
i benefici stimati dallo studio di fattibilità così composti: - 168 mil. da incremento dei valori immobiliari - 760 mil. da miglioramento della qualità urbana - 66,9 mil. maggiore profittabilità della attività commerciali
troverebbe insomma in questo programma un fondamentale vettore di riequilibrio ambientale, storicamente fondato e denso di ricadute profonde, di portata epocale, sulla struttura della città. Ma quale potrebbe essere l’ampiezza delle trasformazioni? Da quanto emerso sia da un referendum consultivo svoltosi nel 2011 sia da recenti sondaggi, i cittadini sono in grande maggioranza favorevoli alla riapertura dei Navigli milanesi. Ma chissà se questo entusiasmo persisterebbe di fronte alla consapevolezza che questo obiettivo comporterebbe, fin dal primo minimo movimento di ruspa, una totale incompatibilità con il possesso della propria adorata (anche se sempre meno) automobile. Antonello Boatti, docente di Pianificazione
Il disegno e il plastico di un tratto di Naviglio riaperto, come previsto dal progetto del gruppo di lavoro del Politecnico di Milano, coordinato da Antonello Boatti e dal responsabile degli aspetti idraulici Renzo Rosso.
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› INFRASTRUTTURE VERDI
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› INFRASTRUTTURE VERDI SCHEDA TECNICA Progetto Politecnico di Milano Committente Comune di Milano Coordinatore Antonello Boatti Gruppo di lavoro Emilio Battisti, Flavio Boscacci, Maurizio Brown, Roberto Camagni, Claudia Candia, Simone Carzaniga, Andrea Cassone, Elena Filoni, Giorgio Franchina, Alessandra Giannini, Giorgio Goggi, Veronica Indelicato, Paolo Inghilleri, Carlotta Lamera, Antonio Lampugnani, Giada Longhi, Paolo Lubrano, Arianna Lugarini, Empio Malara, Ila Stefania Maltese, Marco Proverbio, Marco Prusicki, Nicola Rainisio, Eleonora Riva, Renzo Rosso, Guido Rosti, Maria Cristina Sciandra, Ekaterina Solomatin, Stefano Sibilla, Massimo Vadori, Umberto Vascelli Vallara
Nella pagina a fronte, render di alcuni tratti di Naviglio in città con le simulazioni proposte dal progetto del Politecnico: Conca dell’Incoronata, laghetto di San Marco, via Francesco Sforza, parco delle Basiliche.
Territoriale e coordinatore del progetto, ha molto chiaramente rilevato che il progetto di riapertura dei Navigli è pensato per una città che funziona «in modo completamente differente» dall’attuale. La riapertura dei Navigli — ed è proprio questo il dirompente aspetto di innovazione — non è un semplice intervento di ripristino di un canale all’interno di una densa città europea, ma l’attualissimo manifesto di una “città dopo l’automobile”. E si tratta di un obiettivo che, evidentemente, richiede una lunga, forse decennale, preparazione che deve avere inizio a partire da oggi stesso. Dato che la presenza di veicoli dovrebbe ridursi ad una frazione di quella odierna,
si rende indispensabile una struttura completamente alternativa di mobilità, mettendo tra l’altro in primo piano soluzioni che guardano ampiamente al futuro: dalle attuali piattaforme di mobilità condivisa, fino agli autonomous vehicles. E quali sarebbero poi le ricadute a livello di regione metropolitana? All’aumentare della qualità degli spazi aperti pubblici i valori immobiliari — come ad esempio si è verificato lungo la high-line di New York, con un aumento medio del 30% dei prezzi degli immobili — salirebbero vertiginosamente. Cosa succederebbe allora al sistema metroregionale? Una dualità centro/periferia dove a centri storici stupendi corrisponde
un marasma fuori controllo nei dintorni? O un processo che, ben governato, potrebbe rendere Milano epicentro di un’ondata di trasformazione virtuosa? Si tratta in sintesi di gettare la basi per il futuro e una città, come qualsiasi albero, non può crescere ed evolversi senza prima aver preso consapevolezza delle proprie radici, che inevitabilmente sono ben piantate nel luogo. È su questi temi che si fonda la proposta sviluppata in modo eccellente dal gruppo di Antonello Boatti che, guardando al passato, getta le basi per tendenze e opportunità estremamente attuali o emergenti e di cui potrà essere portatrice
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In alto, nella foto storica (1880) il Naviglio in corrispondenza del canale Vettabbia; Nel disegno, il tratto urbano del Naviglio e il rapporto con gli edifici storici della città
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› INFRASTRUTTURE VERDI
GIARDINI INASPETTATI Il valore formale, abitativo e sociale del verde in contesti urbani: la felice riscoperta dell’architettura del verde in due interventi di Emanuele Bortolotti AG&P Carlo Ezechieli
L’intervento per lo studio legale ha trasformato lo spazio abbandonato dietro l’edificio di cinque piani in una scenografia verde (il progetto architettonico era dello studio milanese Antonio Zanuso Architetti Associati. Foto Emanuele Bortolotti e Aurora Di Girolamo, disegno AG&P).
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Di fronte all’imperversare di una tendenza che vede la presenza del verde come elemento salvifico e un obiettivo di per sè, il lavoro di Emanuele Bortolotti e AG&P rappresenta un’interessante e felice anomalia. Molti dei suoi migliori progetti si sviluppano all’interno di spazi interclusi, interstiziali, i retri nascosti e negletti, trasformandoli in oasi che diventano anche cardini organizzativi e distributivi di interi edifici. Piccoli giardini, inaspettati — per usare un termine caro all’autore — ma che potenzialmente dimostrano come un’architettura degli spazi aperti abbia il preciso e imprescindibile compito di trascendere questioni puramente tecnicoambientali (se non addirittura sanitarie) per liberare valore aggiunto in termini formali, abitativi, funzionali, sociali. Abbiamo selezionato due realizzazioni di Bortolotti riferite a questioni progettuali che ormai — anche per via del crescente
interesse per le cosiddette infrastrutture verdi — stanno catalizzando un interesse progettuale crescente: una copertura, e il retro di uno spazio condominiale. Il primo caso — un tetto verde semiestensivo, di grande semplicità e a bassa intensità manutentiva — è stato pensato non come un semplice manto ma come una superficie che, riproponendo la stessa alternanza di colori e tessiture di «campi composti da diverse coltivazioni visti dall’aereo» offre anche una percezione diretta, con il mutare dei colori, dell’alternanza delle stagioni. Un approccio quest’ultimo che contribuisce a riportare equilibrio in una condizione di contatto con l’ambiente che nelle città è spesso negata. Il secondo esempio, molto più strutturato del precedente, ha per oggetto la totale trasformazione di un retro, originariamente utilizzato come deposito: un tipico spazio sopraffatto dalle facciate incombenti di
un edificio di cinque piani a Milano. L’acquisizione dello stabile da parte di un importante studio legale ha rivoluzionato la struttura permettendo la trasformazione di questo spazio, pressoché dimenticato, in un giardino su cui affacciano le sale riunioni ricavate al piano terreno e al seminterrato. Una parete verde a doppia altezza e un parterre geometrico formano un disegno semplice basato su un elegante equilibrio tra elementi caratterizzati da un giusto e dichiarato livello di artificialità. Nel contesto attuale in cui, ad un crescente entusiasmo verso la presenza di verde nelle città e negli edifici, spesso non corrisponde una reale attenzione verso la qualità abitativa e formale delle realizzazioni, entrambi questi progetti dimostrano una filosofia e una modalità di intervento che oltre a svolgere una funzione riparatrice verso l’ambiente rimette felicemente al centro il progetto di spazi abitabili
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› INFRASTRUTTURE VERDI
Emanuele Bortolotti - AG&P Agronomo da sempre appassionato di natura e paesaggio, specializzato in architettura dei giardini nel 1985 fonda lo studio AG&P (Architettura dei Giardini e del Paesaggio). Nel 2001 è stato il primo italiano a vincere come progettista una medaglia al Chelsea Flower Show di Londra. Docente in vari corsi specialistici tra cui i Master organizzati dal Politecnico di Milano con la Fondazione Minoprio, è autore del libro Il giardino inaspettato. Trasformare angoli di cemento in spazi verdi (Electa Milano). In occasione di Expo Milano 2015 Bortolotti ha curato la progettazione e la realizzazione delle sistemazioni esterne del Padiglione Azerbaijan. www.agep.it
A sinistra, come appariva, un anno dopo la realizzazione, il tetto verde a copertura del lastrico solare del corpo basso di un complesso residenziale progettato dallo studio Antonio Citterio Patricia Viel and Partners (foto ©Alberto Callari). Sopra, il progetto del giardino utilizza tre essenze tappezzanti per creare un disegno a patchwork (AG&P).
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› INFRASTRUTTURE VERDI
LE LINEE GUIDA DI ARUP
MADRID SI FA VERDE Per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici, la capitale spagnola decide di dotarsi di uno strumento capace di indirizzare le future scelte pubbliche e private. Nel repertorio tetti verdi, facciate vegetali, aree deimpermeabilizzate, piantumazioni nei quartieri periferici e green infrastrucuture Per combattere i cambiamenti climatici Madrid si fa verde. La città guidata dal 2015 dal sindaco Manuela Carmena ha deciso che la città deve assumere provvedimenti per proteggersi dalle isole di calore e dalle possibili alluvioni cittadine. Per dare corpo e sostanza a questi indirizzi amministrativi la municipalità della capitale spagnola si è affidata allo studio internazionale Arup. Da questa collaborazione è nato il progetto Madrid + Natural. Per il momento si tratta di una serie di linee guida per contrastare i cambiamenti del clima con una serie di soluzioni, che vanno dai tetti bianchi a quelli verdi ai muri vegetali, dalla realizzazione di superfici impermeabili alle strade ricche di vegetazione, dalla creazione di zone di raccolta delle acque meteoriche alle infrastrutture che costeggiano le grandi arterie autostradali. [ 30 ]
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Nel tentativo di ridurre l’impronta ecologica delle città e in particolare quella da fonti fossili, il lavoro che Arup ha prodotto per la municipalità spagnola propone un ripensamento complessivo delle città in chiave ambientale. Le grandi città, sempre più popolate e ricche di contraddizioni, diventano luoghi in cui ricostruire naturalità e ambiente. Perchè è proprio nelle città che il tema delle green infrastructure diventa elemento di cambiamento urbano. Madrid + Natural, oltre ai vantaggi ambientali, si propone come strategia utile a migliorare il benessere anche dal punto di vista sociale. Per ottenere i risultati desiderati, il processo messo in campo dalla municipalità madrilena dovrà reggersi sulla collaborazione della comunità locale, collaborazione che si ottiene attraverso il coinvolgimento diretto dei cittadini nelle scelte realizzative dei singoli progetti
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› INFRASTRUTTURE VERDI I CONSIGLI DI ARUP Sono sedici le proposte progettuali che Arup ha prodotto per la municipalità spagnola. Eccole in sintesi.
1. Facciate verdi 2. Tetti verdi 3. Urbanistica resiliente 4. Tetti bianchi 5. Infrastrutture verdi 6. Strade alberate 7. Recupero dei corsi d’acqua urbani 8. Superfici permeabili 9. Orti urbani 10. Alberature 11. Rinaturalizzazione delle periferie 12. Boschi urbani 13. Aree ombreggiate 14. Fontane in città 15. Aree di esondazione 16. Aree di drenaggio
La municipalità di Madrid si affida allo studio internazionale Arup per rendere verde la città e contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici. Facciate e tetti verdi, strade alberate, boschi urbani, aree di esondazione sono alcune delle nuove idee per una capitale resiliente (immagini ©Arup Spagna).
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› INFRASTRUTTURE VERDI
Le acque che attualmente defluiscono dalle superfici pavimentate e, raccolte dal sistema fognario, si riversano ancor più contaminate nel Gowanus, vengono invece filtrate da aree vegetate e lentamente rilasciate nel canale e, in caso di eventi meteorici di maggiore importanza, indirizzate verso bacini di ritenzione laterali (disegno ©DLandStudio).
PROGETTARE UNA SPUGNA Il Gowanus Sponge Park a Brooklyn: un caso esemplare di riqualificazione di un antico corso d’acqua Carlo Ezechieli Legenda del masterplan A Water remediation wetlands B Active recreation open space C Park and community center D Mixed-use development E Wetlands educational facility F Passive recreation open space G Transportation line H Connection to Byrne Park I Byrne Park J Trasportation line bridge K Douglass Green park L Revolutionary war monument M Renovated power plant N Cultural open space
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Come già centocinquant’anni fa il Fens di Boston prima dell’intervento di Frederick L. Olmsted, uno dei primi casi di costruzione metodica di una Green Infrastructure, anche il canale Gowanus di Brooklyn a New York è oggi un corso d’acqua seriamente inquinato. A partire dal 1999 la città ha intrapreso varie iniziative rivolte alla sua riqualificazione, tuttavia anche i piani recenti di urbanizzazione lungo le sue sponde — in risposta a una crescente domanda di alloggi — non si sono sviluppati coerentemente, nell’ambito di una visione d’insieme. La proposta di recupero del Gowanus di DlandStudio si basa su un concetto chiave chiamato Sponge Park. All’interno del canale largo circa 30 metri, lungo 2,30 chilometri e profondo da 1,2 a 5 metri, si riversano attualmente — attraverso una
combinazione di acque di sfioro, rete delle acque bianche, dilavamento diretto dei manti stradali — le acque raccolte da un bacino di circa 711 ettari (quasi il doppio di Central Park). La gestione delle acque piovane è uno degli elementi principali su cui si basa la riqualificazione ambientale delle nostre città e da questo punto di vista il progetto si propone come una vera e propria infrastruttura ambientale. Lo Sponge Park è di fatto un depuratore che emula i principi di funzionamento dell’ecosistema e allo stesso tempo riattiva, attraverso un ricco sistema di spazi aperti pubblici, l’accessibilità e la frequentazione lungo le sponde di un canale storico. Bacini di ritenzione ricavati in punti-chiave del percorso diventano così motivi di arricchimento del paesaggio e luoghi notevoli di sosta nell’ambito della
dimensione prevalentemente di transito dei percorsi ripariali. Il canale, recuperato, interviene come una “sezione urbana”, riverberando — attraverso corridoi verdi che si addentrano in profondità nei quartieri — la propria presenza e il proprio effetto migliorativo. Il Gowanus Sponge Park è un progetto che, pur recuperando e mantenendo un importante segno del passato, propone un’importante svolta evolutiva all’interno di una struttura urbana consolidata. Se le grandi infrastrutture verdi del passato intervenivano trasformando — spesso rimediando a situazioni di evidente degrado — assetti naturali preesistenti, oggi il tema chiave è il confronto con la storia antropica del luogo e della sua memoria, senza tuttavia negare il costante processo di trasformazione ed evoluzione della città
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DLandStudio DLand è uno studio di progettazione interdisciplinbare di New York fondato nel 2005 da Susannah C. Drake (foto). Lo studio offre un approccio integrato alla panificazione, alla programmazione e alla progettazione valorizzando il significato del termine paesaggio in differenti contesti progettuali e alle diverse scale. Nella convinzione che ogni progetto di paesaggio è un progetto di rimedio ambientale orientato alla resilienza che deve partire dalla comprensione del luogo, delle persone, del programma e delle innovazioni costruttive, in proprio o in collaborazione con terzi DLandStudio agisce da catalizzatore del cambiamento per migliorare la resilienza dei territori urbani e suburbani www.dlandstudio.com
Lo Sponge Park è una vera e propria infrastruttura ambientale: un depuratore che funziona emulando i principi di funzionamento dell’ecosistema ma che allo stesso tempo permette di riattivare, attraverso un ricco sistema di spazi aperti pubblici, l’accessibilità e la frequentazione lungo le sponde di un canale storico. Nella foto sopra, la costruzione di sistemi modulari di fitodepurazione che rallentano, filtrano e depurano le acque di prima pioggia prima della loro immissione nel canale e fasi di costruzione (disegni ©DLandStudio).
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CHICAGO RIVERWALK
IL FIUME E LA CITTÀ Un progetto strategico avviato alcuni anni fa ha trasformato un problema in un’opportunità. La vita lungo il fiume oggi offre verde, spazi di riposo e ricreativi e nuovi servizi urbani. Ecco come il parco lineare lungo il Chicago River ha riqualificato un brano importante della downtown statunitense
Uno scorcio del parco lineare lungo il Chicago River: in pochi anni è stato trasformato un brano importante della downtown statunitense con aree verdi, spazi di riposo e ricreazione e nuovi servizi urbani (foto ©Christian Philips)
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Il ramo principale del fiume Chicago, che attraversa da nord a sud la città dell’Illinois, ha una lunga storia che, per molti versi, rispecchia lo sviluppo della terza città più popolata degli Stati Uniti. Anni fa il corso d’acqua era una palude estesa nei meandri del fiume; più recentemente, anche per sostenere lo sviluppo industriale della città, le sponde del fiume sono state oggetto di numerosi interventi di trasformazione e urbanizzazione. Proprio nell’ultimo decennio il ruolo del fiume è cambiato grazie al Chicago Riverwalk: un’iniziativa pensata per recuperare la sponda sud del fiume in chiave ecologica, ricreativa ed economica a beneficio della città, con ristoranti, spazi ricreativi e attracchi per il noleggio delle barche. L’obiettivo di rivedere il rapporto tra la città e il fiume, a causa degli alti livelli di inquinamento esistenti, era considerato da
molti irraggiungibile. Oggi quell’obiettivo sta per diventare realtà. Questo grazie anche al miglioramento delle qualità delle acque e all’accresciuta vivibilità cittadina lungo le sponde del corso d’acqua. Sulla base di queste premesse, l’amministrazione cittadina guidata dal sindaco Emanuel Rahm, il dipartimento dei Trasporti di Chicago e lo studio Ross Barney Architects hanno guidato e condotto la prima fase del progetto di riqualificazione, composto di tre blocchi, riguardante il tratto che va dalla Vietnam Veteran Memorial Plaza alla Bridgehouse Museum Plaza. Nel 2012 il team di progettazione composto da Sasaki, Ross Barney Architects, Alfred Benesch Engineers e Jacobs/Ryan Associates, supportati da numerosi esperti, è stato incaricato di completare il progetto tra State Street e Lake Street, anche per le fasi due
e tre: la prima, sempre suddivisa in tre blocchi, di poco più di seimila metri quadrati di superficie; la seconda, di altri tre blocchi, di oltre ottomila metri quadrati. La filosofia del progetto ha inteso dimostrare che è possibile trasformare una criticità in un’opportunità, grazie anche al fatto che i progettisti hanno riconsiderato il loro modo di pensare i parchi lineari. Non più un percorso lungo il fiume fatto di curve, ma un sistema indipendente, che grazie ai cambiamenti della forma del corso d’acqua è in grado di guidare una serie di nuove connessioni capaci di arricchire e diversificare la vita lungo il fiume. Gli spazi definiti della prima fase del progetto, aperti al pubblico nel maggio del 2015, sono quelli del Marina Plaza, con ristoranti e posti a sedere all’aperto, con vista sullo specchio d’acqua su cui transitano chiatte, scafi, taxi d’acqua e barche
› INFRASTRUTTURE VERDI
turistiche. Poi, quello di The Cove, dove è possibile noleggiare kayak e dove attraccano le imbarcazioni a remi. A seguire il River Theater: una scalinata che collega la parte superiore del Wacker e il Riverwalk e che offre la connessione pedonale lungo il bordo dell’acqua con zone di riposo e alberi che offrono verde e ombra. Quelli invece definiti nella seconda e terza fase, sono: The Water Plaza, che offre l’opportunità per bambini e famiglie di stare a bordo fiume, The Jetty, che si compone invece di una serie di pontili galleggianti e di zone umide, che consentono di svolgere attività interattive di educazione ambientale e di conoscenza delle piante autoctone. Il Riverbank è invece un passaggio pedonale accessibile che crea un accesso continuo a Lake Street e definisce il possibile sviluppo futuro di questa zona posta alla conf luenza tra il fiume e il lago.
Nelle foto, alcune immagini del parco lineare di Chicago, in paerticolare di Marina, uno dei lotti già completati e, accanto, il progetto (foto ©Christian Philips, disegni Sasaki e Ross Barney Architects)
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Permette infatti l’accessibilità dalla parte più bassa a quella superiore tra il Wacker e Lake Street e si compone anche di un’area verde pubblica. Il Chicago Riverwalk è insomma un sistema di percorsi collegati che offre ai visitatori del parco la continuità e la varietà. Infatti i programmi di intervento, tra di loro distinti, e le differenti tipologie individuate, permettono di compiere esperienze differenti, che spaziano dalla ricrezione e ristoro allo svolgimento di eventi pubblici fino alla creazione di nuove attività legate, ad esempio, alla mobilità delle persone.
In alto, la scalinata chiamata Rivertheater che collega la parte superiore del Wacker con il Riverwalk e la connessione pedonale lungo il bordo del fiume e il disegno del progetto di questo tratto (foto ©Kate Joyce). A sinistra Jetty, una zona del lungofiume con balconcini d’affaccio e giardini galleggianti (foto, Christian Philips) e, a fianco, il disegno dello stesso tratto di fiume (disegni ©Sasaki e Ross Barney Architects).
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Allo stesso tempo, i materiali di design, i dettagli, le forme ripetute offrono un’immagine coerente per tutta la lunghezza del progetto di intervento. Un nuova illuminazione fornisce la sicurezza necessaria ad attirare i visitatori durante la ore notturne. I lavori di realizzazione dei primi tre blocchi, da State Street a LaSalle Street, sono stati completati e aperti al pubblico nel maggio del 2015; le opere dei successivi tre blocchi, iniziate nell’estate dello scoro anno, sono stati concluse e inaugurati il 22 ottobre 2016
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Nei disegni, tre sezioni del lungo fiume con l’indicazione, per ciascuno dei tre livelli, delle soluzioni tecniche adottate in superficie e in profondità. Un approccio ecologicamente orientato ha condotto a scelte in grado di favorire la biodiversità e la ripopolazione della acque, compresa la selezione di specie vegetali adatte all’ambiente e nutrienti per le specie animali (disegni ©Sasaki e Ross Barney Architects)
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› INFRASTRUTTURE VERDI
Ross Barney Architects È uno studio di architettura e pianificazione urbana di Chicago. Fondato nel 1981 da Carol Ross Barney, (foto) lo studio ha acquisito un posto di rilievo nel panorama degli studi di progettazione degli spazi pubblici, anche grazie alla realizzazione di diverse opere che sono diventate delle icone cittadine. Le idee e i progetti dello studio sono stati presentati in diverse mostre in tutto il mondo, ricevendo riconoscimenti e una sessantina di premi. www.r-barc.com
Sasaki Associates Lo studio, con sedi a Boston e Shanghai, è stato fondato nel 1953 da Hideo Sasaki, architetto, paesaggista di fama internazionale e docente ad Harvard, e conta oggi 270 professionisti. Sasaki ha contribuito a rivoluzionare lo studio dell’architettura del paesaggio legandola ai grandi temi della pianificazione urbana e abbattendo le barriere tradizionali tra pratica e insegnamento. Tra i 31 soci dello studio, Gina Ford (foto) architetto del paesaggio, con il gruppo interdisciplinare interno Urban Studio, che si occupa esclusivamente di progetti e visioni urbane, è capo-progetto del Chicago Riverwalk. www.sasaki.com
Nella foto in alto, le gradinate lungo il Chicago River sono utilizzate come percorsi pedonali e zone di sosta e riposo. Sotto, l’acqua si riflette nell’architettura dell’intervento (foto ©Kate Joyce). Nel disegno sono indicati i cinque lotti dell’intervento da poco ultimato (©Sasaki e Ross Barney Architects)
SCHEDA Località Chicago, Illinois Programma - Prima fase Avenue Lake Street Vietnam Veterans Memorial
Stato dei lavori Completati nel 2009 Progettazione Ross Barney Architects, Collins Engineering and Jacobs Ryan Associates
Programma - Seconda e Terza fase State Street Lake Street
Stato dei lavori Conclusi nell’ottobre del 2016 Progettazione Ross Barney Architects, Sasaki Associates, Alfred Benesch & Company and Jacobs Ryan Associates
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GARDEN BRIDGE, LONDRA
IL GIARDINO GALLEGGIANTE Tra ambiente e marketing urbano la proposta di Heatherwick Studio e Arup per un ponte concepito come un giardino pensile per collegare le due sponde del Tamigi
Due render del Garden Bridge, il ponte pedonale che dovrebbe attraversare il Tamigi tra Temple e Waterloo (© Arup).
Il progetto del Garden Bridge era nato da un’idea dello studio Heatherwick e dell’attrice Joanna Lumley in risposta a una richiesta di proposte, da parte dell’autorità londinese dei trasporti (Tfl), per migliorare i collegamenti pedonali lungo il Tamigi tra la zona di Temple (North bank) e quella molto vivace di Waterloo (South bank) rivitalizzata negli ultimi decenni e ricca di gallerie d’arte, ritrovi e ristoranti. Il progetto di Heatherwick Studio, sviluppato insieme ad Arup per la parte strutturale e al landscape designer Dan Pearson per il verde, prevede la messa a dimora, lungo i 367 metri della struttura, di specie a medio fusto, arbusti e erbacee che creano un vero e proprio giardino pensile e allo stesso tempo un nuovo genere di spazio pubblico aperto sull’acqua, con luoghi di sosta panoramici e altri più riparati, che potrebbe trasformarsi in una nuova attrazione turistica aggiungendo inoltre qualità alla città favorendo gli spostamenti pedonali e di conseguenza parzialmente decon-
gestionando il trasporto pubblico. Nel 2013 il 78% dei londinesi si era detto favorevole al progetto ma il nuovo sindaco di Londra ha fatto sapere che non lo considera una priorità. Per non parlare dei recenti rumors su un presunto conflitto di interessi. Se tutto il mondo è paese, già
oggi Londra è una delle grandi città più verdi del pianeta. Il Garden bridge potrebbe accrescere il patrimonio vegetale della città, fatto di brughiere, parchi, piazze, orti urbani e giardini pubblici, con un progetto unico al mondo di cui è già stata verificata la fattibilità
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› INFRASTRUTTURE VERDI
LA TORRE DELL’ACQUA Si chiama Warka Water. È un progetto dello studio Architecture and Vision di Bomarzo, pensato per favorire l’accesso all’acqua potabile alle popolazioni rurali dei paesi in via di sviluppo. Il progetto nasce dallo studio delle piante e degli animali e della loro capacità di rifornirsi d’acqua e di sopravvivere in ambienti ostili
Esposta anche alla 15esima Biennale di Architettura di Venezia, la Warka Water produce acqua disponibile per le comunità tuttoggi prive di accesso alla risorsa idrica
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Warka Water è un progetto di architettura e, allo stesso tempo, un progetto sociale e ambientale che favorisce l’accesso all’acqua potabile ai tanti che, nei paesi in via di sviluppo, ancora oggi faticano ad approvvigionarsi della risorsa idrica. È una forma alternativa, naturale ed ecologica di produzione dell’acqua per quelle popolazioni rurali che quotidianamente devono affrontare la fatica di recuperare l’acqua necessaria per vivere. Il nome del progetto deriva da warka, che è un albero gigante dell’Etiopia, una pianta che occupa un ruolo importante nella cultura e nell’ecosistema locale. Warka Water, progettato e sviluppato dallo studio Architecture and Vision di Bomarzo vicino a Viterbo, non è la soluzione globale
ai problemi della mancanza d’acqua, ma uno strumento in grado di fornire acqua pulita in aree selezionate, in particolare in quelle di montagna, dove non è possibile cavare pozzi e neppure disporre di reti idriche. Il sistema di autoproduzione dell’acqua potabile previsto dal progetto si ispira ai metodi naturali di raccolta dell’acqua da parte di animali (ragni e coleotteri) e piante (cactus), che riescono a sopravvivere anche in ambienti ostili. Sulla base di queste osservazioni, i progettisti hanno selezionato i materiali e i rivestimenti specifici in grado di migliorare la formazione di condensa, il flusso dell’acqua e la capacità del suo immagazzinamento. Per arrivare a questo risultato i progettisti di Architecture and Vision hanno studiato anche la manifattura e l’architettura locale. La proposta si basa quindi su fenomeni naturali, materiali locali e non richiede alcuna alimentazione elettrica. Dal punto di vista architettonico, Warka Water è una struttura verticale pensata per essere realizzata e gestita dagli abitanti dei villaggi. La torre — che ha un peso di circa 80 chilogrammi, è alta 9 metri e mezzo, ed è realizzata con canne di bambù canapa, spille di metallo e bio-plastica e ha un costo di circa mille dollari — è anche un importante luogo di aggregazione sociale della comunità locale. Per realizzarla occorrono dieci giorni lavorativi e il lavoro manuale di dieci persone, senza l’ausilio di macchine ed energia elettrica. «Da quando abbiamo iniziato con i progetti
Warka Water — afferma l’architetto Arturo Vittori — abbiamo costruito diversi prototipi in scala reale e condotto diversi esperimenti. A oggi abbiamo realizzato circa dodici prototipi e la struttura è stata assemblata e costruita, per prove e dimostrazioni, in Italia, Francia, Germania, Etiopia, Brasile e Libano».
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‹ MASTERPLAN
L’ATTUAZIONE DEL MASTERPLAN DI CASCINA MERLATA, MILANO
TRA EXPO E MILANO Nato da un piano generale firmato Caputo-Citterio-Viel, il nuovo quartiere che sorge a nord ovest del capoluogo lombardo ospita tra l’altro il più grande intervento di social housing d’Italia. E i destini del piano integrato sono legati al futuro delle aree del dopo Esposizione universale e alle nuove formule del mercato dell’affitto. Il ruolo di Euromilano Cascina Merlata Social Village, Milano. Ovvero, il più grande intervento di social housing d’Italia che sorge a pochi passi dalle aree che dal 1° maggio al 31 ottobre del 2015 hanno ospitato l’Esposizione universale Expo 2015. Realizzato prima della manifestazione, in tempi record per essere utilizzato come Expo Village, ha ospitato 3.500 persone appartenenti a
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delegazioni di oltre 100 nazioni. Un complesso edilizio che una volta completato sarà formato da 11 edifici, 700 alloggi e 600 posti auto, parte di un più ampio intervento di riqualificazione urbana — nato dal masterplan realizzato da Paolo Caputo e Antonio Citterio & Patricia Viel — che si estende su 550mila metri quadrati e che sta ridisegnando un brano importante del capoluogo lombardo. Un nuovo quartiere che costituisce il terminale dell’asse di sviluppo nord ovest di Milano e la cerniera tra la città e le grandi funzioni di interesse generale collocate a nord dell’autostrada A4, il sito Expo e la nuova Fiera. Il Social Village porta la firma di nomi importanti dell’architettura italiana (Cino Zucchi, Mario Cucinella, Cappai e Segantini) e di giovani architetti under 35 selezionati tramite concorso (Teknoarch, B22 e Pura), e si caratterizza per un mix di soluzioni abitative: 31% di alloggi destinati a patto di futura vendita, 31% ad affitto a lungo termine e 38% alla vendita.
«L’esperienza residenziale legata a Expo è stata più che positiva — afferma Eugenio Kannès, direttore generale di Euromilano — non si è limitata alla sola costruzione degli alloggi e dei loro arredi — appositamente studiati con il Politecnico di Milano — ma si è concretizzata nella realizzazione e gestione di una serie di servizi, come un luogo di culto interreligioso, una caffetteria, un minimarket, una palestra, lavanderie, sale living e altri servizi collettivi, con un presidio medico garantito sulle ventiquattore». Una formula, quella sperimentata nei sei mesi di Expo, non più sostenibile nel definitivo assetto di housing sociale. «Certamente saranno mantenuti alcuni servizi, tra cui la palestra — continua Kannès — ma il resto dei servizi messi in campo per Expo graverebbero eccessivamente sui costi di gestione, necessariamente contenuti, di un’operazione di housing sociale». L’intervento di edilizia sociale si regge su un difficile equilibrio economico e finanziario,
› MASTERPLAN
raggiunto attraverso la creazione di un fondo gestito da Investire Sgr e partecipato al 60% da Cassa depositi e prestiti, al quale Euromilano ha conferito le aree ricevendone in cambio parte delle quote. «Il successo dell’housing sociale — afferma il direttore generale di Euromilano — dipende da molti fattori, progettuali, tecnici, economici, funzionali, ma anche dal fondamentale ruolo dei gestori sociali, soggetti che gestiranno gli affitti e la comunità. Un passaggio, questo, importante e delicato al tempo stesso, in quanto in Italia i soggetti qualificati non abbondano». Cascina Merlata sarà un quartiere a emissioni zero, con edifici in classe energetica A e servito da fonti rinnovabili: fotovoltaico, teleriscaldamento, geotermia per il raffrescamento degli edifici. La complessa operazione è sostenuta da Euromilano, una società di promozione e sviluppo immobiliare impegnata nel recupero delle grandi aree industriali dismesse. I numeri dell’intervento di certo non aiutano a semplificarla: l’edilizia sociale prevista nell’accordo di programma di Cascina Merlata parla di poco più di 52mila metri quadrati, su un totale di circa 400mila metri quadrati di superficie lorda, in gran parte residenziale. Il masterplan prevede infatti 129mila metri quadrati di edilizia convenzionata, 147mila di edilizia libera e 65mila di funzioni commerciali e ricreative. Cascina Merlata si caratterizza anche per la presenza di un grande parco pubblico attrez-
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‹ MASTERPLAN
Eugenio Kannés, direttore generale di EuroMilano.
Nel masterplan dell’area, in verde il grande parco pubblico di oltre 200mila metri quadrati: un unicum, largo 120 metri, che attraversa il quartiere per circa due chilometri Sotto, sullo sfondo, gli edifici residenziali di Cascina Merlata all’epoca della loro costruzione; a destra, un’immagine della cascina Merlata a lavori ultimati.
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zato, di oltre 200mila mq. Un unicum che attraversa e percorre il quartiere per una lunghezza di circa due chilometri e una larghezza di circa 120 metri. L’accesso al parco ha una larghezza di circa 200 metri, che mette in risalto la presenza della storica cascina Merlata, ristrutturata e messa a disposizione come centro servizi per il quartiere. Nella parte nord dell’area, a ridosso del tracciato autostradale, sarà realizzato un centro commerciale e ricreativo di 65mila metri quadrati di superficie, di nuova generazione, con parcheggi interamente in struttura per non arrecare disturbo al quartiere, e una configurazione articolata e urbana. La galleria commerciale, sviluppata su due piani, si collega
tramite un edificio a ponte, che ospiterà la food court, a un altro complesso dove, attorno a una grande piazza pubblica che costituisce il punto di passaggio tra il quartiere e il sito Expo, troveranno posto un cinema multisala, negozi di alimentari, caffetterie e il supermercato, enucleato dal centro commerciale per essere più facilmente accessibile dai residenti. A servizio del nuovo quartiere, oltre a due asili nido, sarà realizzato un complesso per scuola primaria e secondaria inferiore, con una capienza di circa 800 alunni. Un progetto modello, aggiudicato tramite concorso a Onsitestudio e messo a punto con i settori comunali ed esperti di didattica, dotato di impianti sportivi indoor e outdoor.
Considerata la difficile fase del settore immobiliare, per Euromilano si è aperta una partita di mercato non facile, in cui i destini di Cascina Merlata si incrociano con quelli del dopo Expo e con le proposte di rifunzionalizzazione dell’area. «Le funzioni previste nel masterplan di Cascina Merlata — prosegue Kannès — sono complementari a quelle che potranno essere insediate sulle aree di proprietà di Arexpo. Tra l’altro Euromilano, che ha già contribuito economicamente alla realizzazione delle infrastrutture stradali e del ponte pedonale che collega Cascina Merlata al sito Expo, mette a disposizione 12 milioni di euro per lo sviluppo del trasporto pubblico. Abbiamo proposto
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di investirli nella realizzazione di una nuova fermata del Passante ferroviario di Milano, che potrebbe servire sia Cascina Merlata che Arexpo in corrispondenza del Cardo, dove dovrebbero sorgere il centro di ricerca e il campus universitario». Ma la piena riuscita dell’attuazione del piano di Cascina Merlata dipende anche dalla capacità di gestire le quantità in gioco articolando l’offerta. «Noi ci stiamo confrontando con due temi prioritari — conclude il direttore generale — l’articolazione dell’offerta e l’ampliamento del mercato potenziale. Occorre dare una risposta a tutte le esigenze dell’abitare contemporaneo, per le diverse fasce sociali, di età e di composizione familiare, e alle nuove forme di lavoro decentralizzato. Per noi, intercettare questo tipo di fabbisogno abitativo significa anche lavorare sul mercato dell’affitto, perché in prospettiva sarà questo il segmento di maggior sviluppo del mercato residenziale in Italia, in relazione alle minori disponibilità economiche, alla maggiore mobilità e alla diversa concezione della casa - più strumento che nido e investimento - delle nuove generazioni. Se il post Expo sarà segnato dalla presenza del centro di ricerca Human Technopole e dal campus della Statale, quindi con la presenza di migliaia di studenti, docenti e ricercatori, è evidente che il nostro compito sarà quello proporre soluzioni abitative diversificate, in affitto e in vendita, con servizi di quartiere dedicati al tipo di domanda che lì si andrà a insediare»
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I NUMERI DI CASCINA MERLATA
540.000 mq
Superficie complessiva
200.000 mq Superficie a parco
127.000 mq Superficie di edilizia convenzionata
52.500 mq
Superficie di edilizia agevolata
143.500 mq
Superficie di edilizia libera
45.000 mq
Superficie del centro commerciale
48.000 mq
Superficie dei parcheggi pubblici
12.000 mq
Superficie del plesso scolastico
10 km
Piste ciclopedonali
In alto, immagini di cortili e zone porticate degli edifici residenziali (© Moreno Maggi). Il piano di Cascina Merlata è oggi l’intervento di social housing più importante d’Italia
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CASCINA MERLATA, IL RECUPERO
RURALE E URBANO
È la porta meridionale dell’omonimo quartiere residenziale posto a nord-ovest del capoluogo lombardo. L’edificio agricolo è stato recuperato secondo un’operazione architettonica rispettosa degli aspetti spaziali, materici e cromatici originari. Al suo interno spazi espositivi e per uffici. Progetto di Caputo Partnership International
Nelle foto, l’ingresso alla cascina Merlata dopo la ristrutturazione. Ai vari piani, l’edificio ospita uffici, spazi espositivi e servizi. I fabbricati laterali invece sono stati ripensati nel loro rapporto con l’edificio centrale e la corte dell’antica cascina (foto ©Moreno Maggi). Nella pagina a fianco, prospetti e pianta del complesso ristrutturato (foto e disegni, sono dello studio Caputo Partnership International)
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Cascina Merlata, antica cascina milanese nella zona nord ovest di Milano presso quello che una volta era il Bosco della Merlata e che ha dato il nome a uno dei più grandi interventi di edilizia residenziale del capoluogo milanese, è stata oggetto di un intervento di riqualificazione con lo scopo di recuperare la struttura e riutilizzarla per finalità pubbliche. Il progetto dello studio Caputo Partnership di Milano, sviluppato secondo le indicazioni impartite dalla Soprintendenza regionale, ha teso al recupero conservativo del corpo centrale della cascina e alla sostanziale ricostruzione, con l’adozione di materiali contemporanei, dei due corpi laterali, le cui murature si presentavano in condizioni precarie a causa dell’incuria e dell’abbandono in cui versava la cascina stessa. Più in generale l’obiettivo del recupero, in coerenza ai principi espressi dal Piano Integrato di Intervento, era volto a realizzare la porta sud dell’intera area di Cascina Merlata
› MASTERPLAN
e del suo parco lineare. Risanate e recuperate le murature perimetrali e il portico, l’edificio centrale ospita ora ai piani terra, primo e secondo diverse unità destinate a uffici e a spazi espositivi e altrettanti nuclei di servizi. Sul suo lato est, al secondo piano, è stato inoltre ricavato uno spazio aperto, anch’esso destinato a uffici e spazi espositivi. Dal punto di vista storico architettonico, il rapporto tra pieni e vuoti è stato mantenuto, così come è stata rispettata la disposizione delle finestrature. I serramenti sono stati realizzati in legno verniciato color grigio Milano, mentre tutte le aperture al piano terra (finestre e portoncini di ingresso) sono in ferro verniciato tipo Corten. Ugualmente rispettati risultano i materiali e le tecniche costruttive originarie e l’assetto volumetrico della copertura a falda con finitura in coppi. La ricostruzione dei due fabbricati laterali invece non è stata attuata in maniera mimetica, bensì sottolineando, nella ricerca di un
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‹ MASTERPLAN
rapporto armonico sul piano materico-cromatico e spaziale con l’edificio ristrutturato, l’azione di ricostruzione di ciò che il tempo aveva cancellato. Tale ricostruzione è stata operata attraverso due volumi morfologicamente essenziali che, a ricordo dei preesistenti, risultano essenzialmente chiusi nella facciata esterna e più aperti su quella rivolta verso la corte. I tagli delle parti trasparenti sono definiti al di fuori di una regola geometrica rigida al fine di sottolineare la contemporaneità figurativa di tali architetture. Il layout degli interni è conseguente alle funzioni previste. Il volume est, servito da un corpo scala ascensore, accoglie un’attività terziaria sviluppata su due livelli fuori terra e su un interrato; l’altro, un ristorante con caffetteria. Lo spazio della corte è disegnato attraverso un delicato equilibrio tra la ricerca del “vuoto”, la riaffermazione dell’assialità centrale e del principio di simmetria, la necessità di garantire comfort e vivibilità anche agli spazi aperti. La funzione collettiva individua parterre a prato in contrappunto ai volumi edificati, garantendo attraverso una sorta di continuità con i contermini spazi del parco l’effettiva fruibilità ambientale pubblica dell’insieme
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Pianta del secondo piano della cascina ristrutturata di Cascina Merlata, di fatto porta d’ingresso e spazio pubblico dell’inetera area (©Caputo Partnership International).
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› MASTERPLAN
Caputo Partnership International Caputo Partnership International ha sede a Milano e opera da trent’anni in numerosi Paesi, sviluppando piani e progetti a scala urbana. Opera nei settori residenziale, terziario, commerciale e nei comparti dell’edilizia museale, religiosa, scolastica, sanitaria, alberghiera e dell’housing sociale, oltre all’attività di arredo e design e della progettazione paesaggistica. L’attività di progettazione architettonica si integra e interagisce con le competenze dell’ingegneria strutturale e impiantistica, della progettazione ambientale, dell’economia e del management urbano e realizzativo. Tra le opere recenti il progetto urbano di Santa Giulia a Milano, il Palazzetto dello Sport di Vigevano, un insediamento turistico a Marrakesh, la nuova sede di Regione Lombardia a Milano, il parco e la biblioteca pubblica Abdali ad Amman, un insediamento residenziale, terziario e di social housing a Vimercate, il progetto urbano per l’area di Cascina Merlata a Milano e la ristrutturazione dell’edificio della cascina, la Torre Solea nell’ambito del progetto Residenze di Porta Nuova, un edificio residenziale sociale per la Municipalità di Madrid, la ristrutturazione della masseria Acqua Dolce in Salento, una piscina pubblica a Milano. Tra i più recenti progetti all’estero il Palazzo del Governo della Provincia del Bengo in Angola e il progetto della smart city Renaissance City ad Abu Dhabi.
inside
www.caputo international.it
Nelle immagini in alto, le due ali della cascina di Cascina Merlata (foto ©Moreno Maggi). A destra, il parco dell’area di sviluppo. Sullo sfondo, le torri destinate al social housing.
SCHEDA Località Milano Progetto Recupero di Cascina Merlata Strumento urbanistico Piano integrato di intervento Progetto architettonico Caputo Partnership: Paolo Caputo, Leonardo Berretti, Alessandro Finozzi
Progetto paesaggistico Giovanna Longhi Progetto degli impianti QB Service Ingegneri Associati
Progetto strutturale Sintecna Progetto acustico Società Romeo Impresa costruttice Zoppoli & Pulcher - Costruzioni Generali
Realizzazione paesaggio ATI costituita da Peverelli Srl, Nuova Malegori Srl e Floricoltura Pasquale Gervasini Srl
PEVERELLI
Il verde in opera Peverelli opera dal 1890 nella progettazione, costruzione e manutenzione del verde. L’esperienza e l’attenzione per l’innovazione e le soluzioni tecnologiche sono l’elemento fondante della crescita dell’azienda, protagonista a livello nazionale e internazionale in tutti i settori del landscape, dalla produzione vivaistica in air-pot applicata nella realizzazione del Bosco Verticale e della cintura verde di Expo 2015, alla costruzione di parchi e giardini, ingegneria naturalistica, impianti di irrigazione, water features, arredo urbano, verde verticale brevetto Vegetalis® e coperture verdi. Peverelli opera in A.T.I. alla realizzazione del Parco Cascina Merlata. Gli interventi, estesi per una superficie
di quasi 200mila mq, comprendono due fasi: la prima consegnata per l’evento Expo nel 2015, e la seconda tuttora in corso, con movimentazioni di terreno per oltre 50mila mc, pavimentazioni in calcestre per una superficie di 11mila mq, piste ciclabili, canale d’acqua, aree gioco e la piantagione di 2.600 alberi, oltre 38mila arbusti e 7.500 piante acquatiche, irrigate automaticamente, ad eccezione dei prati fioriti.
PEVERELLI SRL Via Oberdan, 2 - 22073 Fino Mornasco CO T. 031 880320 info@peverelli.it | www.peverelli.it
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› RETAIL
SCALO MILANO
FASHION & DESIGN DISTRICT Inaugurato alle porte di Milano, su un’ex area industriale di 30mila metri quadrati, un retail format innovativo con 130 negozi di moda, cibo e design. Cotefa firma il progetto architettonico, Metrogramma la direzione artistica
Scalo Milano: l’innovativo retail village di fashion, food e design creato all’ingresso sud della città. Un complesso di 130 nuovi negozi su progetto di Cotefa e Metrogramma (le foto dell’articolo sono di Valeria Sartorio)
Fashion, food e design. Sono i tre assi portanti, le tre aree tematiche di Scalo Milano, il nuovo polo commerciale da poco inaugurato alle porte del capoluogo milanese. Un format innovativo per la realtà italiana che, insieme alla moda e al cibo, raggruppa alcuni dei marchi più prestigiosi del design d’arredamento italiano - Alessi, B&B Italia, Cassina, Kartell, Molteni, Poliform, Tisettanta tra gli altri - in quello che viene definito il grande shopping district di Locate di Triulzi, località a sud del capoluogo lombardo. Un tentativo, pare riuscito, di aggregare le eccellenze del made in Italy: la moda, il cibo e il design. L’operazione nasce alcuni anni fa su iniziativa del gruppo industriale Lonati Group (che vanta presenze anche nel settore dei centri commerciali) e della società di real estate Promos, che cura la gestione del nuovo insediamento commerciale. Il complesso, che sorge sulle ceneri dello stabilimento Saiwa e in adiacenza alla linea ferroviaria Milano-Pavia,
è stato progettato dallo studio Cotefa Ingegneri&Architetti di Brescia, mentre la direzione artistica è stata curata dallo studio milanese Metrogramma. Nel complesso sono stati realizzati 30mila metri quadrati di superficie commerciale
lorda, per un totale (nella prima fase di sviluppo) di 130 negozi (a regime, i metri quadrati di superficie commerciale lorda saranno 60mila con 300 punti vendita), posti tutti su un unico piano — ad eccezione della food court, concepita come
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In alto, nel disegno, l’impianto planimetrico di Scalo Milano. Il nuovo complesso commerciale sorge su un’area industriale dismessa. In basso, le sezioni di alcuni nuovi edifici, che ricalcano le coperture a shed delle vecchie fabbriche
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un’arena ribassata rispetto al piano negozi — affiancata da un’area verde di 130mila metri quadrati che ricade all’interno dell’area regionale del Parco agricolo Sud Milano. Il cuore geografico del progetto è il food village, che si sviluppa su due livelli. La copertura dello spazio dedicato alla consumazione del cibo è realizzata a ombrelli rovesciati, ed è composta da colonne in acciaio e membrane in fibra di vetro rivestite in polif luoroetilene (la stessa tecno-
logia utilizzata per le vele di copertura del Decumano di Expo2015). Il progetto prima e la realizzazione poi hanno voluto ricostruire un ambiente urbano in cui gli edifici, disposti su vie e piazze all’aperto come in un quartiere cittadino, sono ispirati alle vecchie fabbriche milanesi del secolo scorso, con facciate rivestite di elementi contemporanei e d’avanguardia: il vetro (trasparente e colorato retrosmaltato per una superficie complessiva di 19mila metri quadrati) e
l’acciaio. Il complesso commerciale di Locate si caratterizza anche per alcuni obiettivi ambientali: gli edifici sono in classe energetica B, l’intervento edilizio è avvenuto senza alcun consumo di suolo, sono stati impiegati materiali ecologici, si è posta attenzione ai temi dell’inquinamento acustico e al recupero delle acque piovane. La superficie delle facciate è stata realizzata con pannelli coibentati, le cui prestazioni acustiche e termiche sono state ottenute
In alto, una delle piazze tematiche di Scalo Milano; in basso, il Food Village, il cuore del progetto. La piazza si sviluppa su due livelli: quello inferiore ha una copertura a ombrelli rovesciati con colonne in acciaio e membrane in fibra di vetro rivestito
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› RETAIL
Cotefa Ingegneri&Architetti
Metrogramma
Società di ingegneria e architettura di Brescia specializzata nella progettazione integrata e nel project management, Cotefa (nella foto Sara Ragni, a.d.) opera in tutto il mondo, attiva in particolare nella realizzazione di centri commerciali (più di 50 quelli realizzati dagli esordi a oggi), negozi e outlet. Cotefa ha realizzato il progetto architettonico, la direzione lavori e le opere di sicurezza del cantiere di Scalo Milano. Il design è nato sette anni fa da un’idea dell’ingegner Enzo Ragni, forte dell’esperienza maturata nella progettazione di grandi strutture commerciali. Di Scalo Milano Cotefa ha progettato l’impianto architettonico, morfologico e tipologico iniziale. La complessità del cantiere di Scalo Milano è data dai numeri: 18 mesi di lavoro, più di 100 imprese coinvolte, 300 addetti all’inizio del cantiere, diventati 2.500 a fine lavori.
Studio internazionale di architettura e pianificazione urbanistica con sedi a Milano, Mosca e Doha, Metrogramma è nato quindici anni fa dalla collaborazione tra Andrea Boschetti (nella foto) e Alberto Francini. Lo studio oggi comprende cinque partner e quindici collaboratori. L’approccio sperimentale dello studio e dei suoi fondatori pone l’uomo al centro del progetto. I lavori più recenti, oltre alla progettazione architettonica delle facciate di Scalo Milano, riguardano il Super Surface Space a Mosca e i Giardini Sospesi di Verona.
www.cotefa.com
www.metrogramma.com
grazie a un particolare trattamento. «Il complesso di Locate di Triulzi — afferma Sara Ragni, amministratore delegato di Cotefa — sintetizza tradizione e innovazione, centro abitato e aree verdi, senza soluzione di continuità: grazie ai profili architettonici che ricordano le vecchie fabbriche lombarde in dialogo costante con il parco circostante e la grande cascina poco distante. Tutto questo impianto dialoga a propria volta con la cittadina stessa, che è raggiungibile comodamente a piedi». La realizzazione di Scalo Milano, che segna l’esordio in Italia di un nuovo format commerciale, è costata più di 200 milioni di euro. A regime creerà circa 1.500 posti di lavoro tra dipendenti diretti e indiretti. Fondamentali per la riuscita dell’operazione urbanistica sono state le opere di riqualificazione ambientale e di potenziamento infrastrutturale a supporto del territorio: un investimento di 25 milioni di euro. Per lo shopping district di Locate, le stime di Promos parlano di otto milioni di visitatori all’anno. La scommessa di Scalo Milano si gioca anche su un altro piano, quello culturale. Il nuovo sito commerciale vuole anche essere un luogo di arte e cultura. Quattro infatti sono gli spazi, per duemila metri quadrati, dedicati a Scalo Arte, che introduce per la prima volta l’arte in un distretto commerciale. Diverse le forme d’arte che verranno ospitate e che si alterneranno ogni sei mesi: dalle esposizioni site-specific alle performance, dalla fotografia alla street art. Dal 27 ottobre, data di inaugurazione dello Scalo Art Pavilions (progetto espositivo a cura di Bruna Roccasalva), sono previste diverse performance: Greetings di Alice Ronchi e La Vie Aquatique di Santo Tolone. Poi Il Lavoro è Sacro, l’opera di Settimio Benedusi, e Street Art District, di Luca Barcellona, Mr. Wany, Sat One e Zedz
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Il progetto prima e la realizzazione poi hanno voluto ricostruire un ambiente urbano in cui gli edifici, disposti su vie e piazze all’aperto come in un quartiere cittadino, sono ispirati alle vecchie fabbriche milanesi del secolo scorso, con facciate rivestite di elementi contemporanei e d’avanguardia
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› RETAIL SCHEDA Promotore Lonati Group Progetto architettonico Cotefa Ingegneri&Architetti: Riccardo Manfredi, Giovanni Salomoni, Mauro Lorenzetti, Angelo Bonardi, Andrea Casarino, Maria Teresa Lemmo
Progettazione architettonica delle facciate e direzione artistica Metrogramma: Andrea Boschetti, Arianna Piva, Martina Benedetti
Superficie commerciale lorda 30.000 mq (prima fase); 60mila mq (a regime)
Numero di negozi 130 (prima fase); 300 (a regime) Spazi espositivi arte contemporanea 4 Posti auto 4.000 Superficie delle facciate 19.000 mq Investimento complessivo 200 milioni di euro (di cui 25 milioni in opere di riqualificazione ambientale e potenziamento infrastrutturale)
Aree cedute al Parco Agricolo Sud Milano 130.000 mq
Alberi piantumati 1.500 Area verde interna a Scalo Milano 27.500 mq
Il percorso davanti ad alcuni punti vendita di Scalo Milano
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MORETTI
Shopping district, architettura e prefabbricazione Moretti, azienda bresciana che da oltre 50 anni si occupa di edilizia industrializzata, si riconferma con Scalo Milano City Style il partner ideale per la realizzazione di shopping district d’eccellenza. Moretti, in particolare la divisione Construction Systems, guidata da Evans Zampatti, ha saputo suggerire e realizzare per Scalo Milano una soluzione innovativa che ha permesso una migliore flessibilità progettuale, un rapporto più armonioso e sostenibile con il contesto paesaggistico e tempi di realizzazione più rapidi: si tratta della scelta di realizzare tutte le coperture dei negozi in legno lamellare. Moretti si è inoltre occupata della produzione e realizzazione di tutte le strutture prefabbricate verticali e dei solai in calcestruzzo, scegliendo di utilizzare pannelli a taglio termico per i tamponamenti orizzontali, garantendo così il massimo comfort ambientale.
MORETTI Via Gandhi 9 - 25030 Erbusco BS T. 030 7718111 info@morettispa.it | www.morettispa.it
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› RETAIL
Scavolini Store Con una superficie di 500 mq il nuovo Scavolini Store Scalo Milano presenta le ultime novità delle collezioni cucine, bagni e living. Scavolini rafforza così ulteriormente la propria presenza sul territorio nazionale, che conta già oltre 110 negozi monomarca in tutta Italia. All’interno del negozio uno staff professionale propone le migliori soluzioni d’arredo per la casa firmate Scavolini affiancando il cliente fino all’assistenza post-vendita. Trai i plus offerti, il rilievo misure, la progettazione computerizzata, il montaggio e trasporto. Tra i prodotti in esposizione i programmi cucina, le proposte living e le soluzioni per l’arredo bagno.
Gli Scavolini Store — che affiancano gli oltre mille punti vendita distribuiti capillarmente sul territorio nazionale — testimoniano l’impegno aziendale nel potenziamento della propria rete distributiva. Punti vendita dalle dimensioni ampie, improntati ai più innovativi concetti di visual merchandising, con vetrine di impatto visivo, dove predomina il colore rosso che contraddistingue il marchio e dove si mescolano proposte diversificate per cucina, living e bagno.
Scavolini Store Superficie complessiva 500 mq
LAMFLOOR Il pavimento Superlucido e superdesign
L’innovativo concept floor di Virag, laminato in tavole di grandi dimensioni dallo straordinario impatto scenico. Il Bianco e il Nero, entrambi lucidi, sono le tinte unite, potenti e adatte a supportare elementi di stile e design. I tre Decorativi, dai colori naturali e dalle texture contemporanee, sono invece disponibili nella doppia finitura opaca e lucida, per consentire di attenuare o riflettere i volumi e gli arredi. I pannelli misurano 50 cm di base per una lunghezza di 117 cm; solo per i decorativi bianco lucido e nero lucido sono disponibili tavole in formato 31 cm di base per una lunghezza di 117 cm; tutti dispongono di un innovativo e pratico sistema di aggancio a secco che consente una posa rapida e stabile, adatta anche per arredare grandi spazi espositivi e fieristici.
Spessore 8 mm Solo per i decorativi bianco e nero lucido
VIRAG Via Torino 6 - 20063 Cernusco sul Naviglio MI T. 02 929071 virag@virag.com | www.virag.com
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Spessore 10 mm Disponibile in tutti i decorativi
› RETAIL
Studio Alalda Associati Lo studio nasce nel 1996 dall’amicizia e dall’energia creativa degli architetti Alberto Inzoli, Alessandro Coletti e Dario Meroni. Con sede a Cesano Maderno (MB), lo studio opera nei campi del design, dell’interior e dell’architettura e cura gli aspetti burocratici e legali della sicurezza in cantiere. Specializzato in retail design, oltre che con Feltrinelli lo studio collabora da anni con il Gruppo Principe e il Gruppo Cremonini. www.alaldaassociati.com
RED Scalo Milano Superficie complessiva 570 mq Libreria
140 mq / 6 mila titoli / 13 mila volumi
Ristorazione
140 mq / Dehors 63 mq / 90 coperti disponibili
Progetto d’interni
Studio Alalda Associati
Red Feltrinelli Red è il modello di store Feltrinelli esperienziale che coniuga cultura, intrattenimento e ristorazione. È uno spazio accogliente, allegro e luminoso dove le persone possono coltivare e scambiarsi passioni e idee, possono incontrarsi anche grazie a un fitto calendario di appuntamenti e ad un vivace palinsesto di iniziative. Il format nasce nel 2012 con l’obiettivo di integrare la passione per il cibo con l’intrattenimento multimediale all’interno di ambienti accoglienti e moderni, ed è una realtà presente già in diverse città italiane. Quello da poco inaugurato nel city style district di Locate Triulzi è il primo punto ven-
dita frutto della collaborazione tra il gruppo Feltrinelli e Cir Food. All’interno del punto vendita è stato realizzato uno spazio dinamico e inclusivo, accogliente e non convenzionale, dove è possibile trascorrere il tempo libero con le migliori novità editoriali, gustando una proposta di piatti semplici e unici studiati per rendere piacevole ogni momento della giornata. Un luogo dove le persone si sentono sempre nel posto giusto per spendere il tempo piacevolmente, da soli o in compagnia. Il design del punto vendita è realizzato su misura delle aspettative e dei bisogni del pubblico con cura minuziosa dei dettagli.
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› RETAIL
Flagship store Molteni&C | Dada Il Gruppo Molteni è presente a Scalo Milano con il flagship store Molteni&C | Dada. Il punto vendita, una superfice di circa 300 metri quadrati, si ispira a un’architettura domestica che si snoda su un unico piano, pensato come una grande abitazione contemporanea. Lo spazio fluido scorre all’interno di sapienti tagli prospettici. Il visitatore attraversa un percorso sensoriale fatto di luce e penombra, toni delicati e accenti colorati, rigore formale e calore domestico. Elemento di grande impatto sono le trasparenze create dalla vetrata, un segno grafico
Cassina philosophy Cassina è presente a Scalo Milano con un suo importante spazio, il terzo negozio di gestione diretta in Italia dopo gli showroom di Milano e di Meda. Si tratta di uno spazio di 450 metri quadrati nell’area design del nuovo polo dell’arredo, del fashion e del food. Cassina Scalo Milano è stato progettato con il concept In-store Philosophy 3, un’immagine coordinata firmata dall’art director Patricia Urquiola. Materiali eclettici come il seminato in graniglia di marmo, il legno e l’alluminio sono stati tra loro accostati, e l’uso del colore, circa 12 tonalità che spaziano dai rossi bruciati ai grigi caldi, riproducono [ 58 ]
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un’atmosfera di casa, calda e accogliente. Un incrocio di oggetti di diverse culture completano gli spazi, arricchendosi a vicenda per creare nuove forme e interpretazioni artistiche. Cassina Scalo Milano fa parte di una strategia di espansione retail, che prevede l’apertura di tre negozi diretti a Shanghai, Madrid e Parigi.
Cassina Superficie complessiva 450 mq Progetto d’interni Patricia Urquiola
voluto dall’architetto Vincent Van Duysen, direttore creativo di Molteni&C | Dada, ormai parte dell’immagine coordinata delle due aziende. Materiali naturali e sofisticati - come il vetro, il legno ossidato e la resina, chiaro scuri di sabbia e grigi caldi - si alternano a tocchi luminosi di colore. Molteni&C | Dada Superficie complessiva 300 mq Progetto d’interni Vincent Van Duysen
› RETAIL
CINA, UN MALL TUTTO ITALIANO Creativo Design Space è il nome del polo commerciale realizzato da Cotefa a cento chilometri da Pechino. Un distretto che riproduce i panorami delle città italiane del design e dell’arredo
Una vista a volo d’uccello del Creativo Design Space inaugurato di recente tra Pechino e Tianjin, che riproduce edifici storici di alcune città italiane.
Un mall tutto italiano tra Pechino e Tianjin firmato Cotefa, la stessa società di ingegneria e architettura che ha progettato e realizzato con Metrogramma Scalo Milano. Quello cinese è un polo del commercio di oltre 50mila metri quadrati di superficie (che a regime diventeranno 80mila) denominato Creativo Design Space, situato a circa cento chilometri a sud della capitale cinese. Un luogo che riproduce, attraverso gli edifici, i principali monumenti delle città italiane del design e della moda e che tra-
sforma l’acquisto in un viaggio nel lifestyle e nell’arredamento italiano. Cotefa ha così realizzato un progetto di una città costruita con gli scorci urbani che per eccellenza richiamano il design, l’arredo e lo stile di vita italiano, ovvero Milano presente con la riproduzione della Torre del Filarete, della Galleria Vittorio Emanuele, di alcune vie di Brera, del Palazzo della Ragione e dell’arco di Porta Garibaldi - Roma, con la piazza del Campidoglio, e Firenze. «In Cina — afferma Giovanni Bolignano,
project director Waitex, multinazionale capitanata da Howard Li, promotore anche di Florentia Village — la pressione urbanistica è forte e chi abita le città ha l’esigenza di frequentare luoghi in cui vivere un’esperienza urbana fuori dal quotidiano e di provare un viaggio nel tempo e nello spazio». Creativo Design Space, inaugurato lo scorso 24 settembre, sorge a pochi chilometri di distanza dal Florentia Village, riproduzione del capoluogo toscano in terra cinese.
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‹ OCCHIELLO
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RESIDENZE › OCCHIELLO
CASA D’ABITAZIONE, GRAVINA DI CATANIA
VOLUMI SICILIANI Tre volumi semplici che si incastrano e si compenetrano nel dislivello naturale del terreno a formare una corte. Anche qui, come in altri casi, ricorrono i temi dell’albero prigioniero all’interno della copertura e la cura delle sistemazioni esterne, che integrano l’edificio al paesaggio. Progetto di Scau Studio
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‹ RESIDENZE
Casa a Gravina di Catania: tre volumi tra di loro incastrati che si articolano con una pianta a “c”. La piscina e lo stagno adiacente (pagina a fronte, in basso) evocano il quarto volume della casa. In basso, le piante dell’abitazione (tutte le foto del servizio sono di Santo Eduardo Di Miceli, disegni Scau Studio).
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re parallelepipedi semplici, sollevati dal terreno, che si incastrano e si compenetrano e che costituiscono la pianta dell’abitazione. L’impronta di un quarto volume, virtuale, viene evocata dalla piscina e dallo stagno adiacente. L’edificio risulta quindi costituito da tre volumi tra loro incastrati, che si articolano con una pianta a forma di C. Stiamo parlando di una casa a Gravina di Catania progettata dall’architetto Angelo Vecchio: una residenza il cui progetto pren-
de le mosse, oltre che dalle esigenze dei committenti, dall’inserimento dei nuovi volumi nel dislivello naturale del terreno. La disposizione degli spazi funzionali è su tre livelli. Al piano interrato, di circa 175 metri quadrati di superficie, che si trova a meno tre metri di quota, oltre al garage è stata realizzata un’ampia cantina con i relativi servizi. L’accesso può avvenire direttamente dalla strada, attraverso la rampa carrabile che porta al garage e allo spazio coperto, oppure dal volume della zona notte, destinato
a parcheggio per gli ospiti. Da questa quota un’ampia scalinata, parzialmente coperta dal volume della zona studio dei figli, supera il dislivello portandosi alla quota del grande pergolato in acciaio corten che scherma verso sud il prospetto e l’ingresso. Ulteriori possibilità di accesso si hanno tramite la scala interna e l’ulteriore scala esterna che collega la cantina e il giardino. Il piano terra, con una superficie di 275 metri quadrati, è il luogo in cui trovano posto tutte le funzioni principali della casa: una
› RESIDENZE
Scau Studio Nasce nel 1980 come studio consociato di architettura e urbanistica degli ingegneri Angelo Di Mauro e Angelo Vecchio. Nel 2000 lo studio si rinnova diventando Scau Engineering, società di progettazione integrata, architettura e urbanistica, con una struttura organizzativa di project management. Nel 2001 si aggiungono in partnership due nuovi componenti, l’architetto Koncita Santo e il geometra Alfio Cavallaro. Lo studio ha sede in un edificio rurale ristrutturato sulla costa ionica; in decenni di attività professionale ha sviluppato numerosi progetti per enti pubblici e privati. Nel marzo del 2002 la società ha adottato il sistema di classificazione della qualità nel rispetto della Iso 9001. www.scau.it
zona giorno privata costituita da cucinapranzo, soggiorno e dispensa; un altro ambiente con un ampio soggiorno-pranzo e la zona notte, organizzata con camera da letto matrimoniale con bagno privato e cabina armadio, due camere da letto singole con bagno. Le due aree notte sono collegate da una zona di passaggio a ponte, utilizzabile come studio dei ragazzi. L’ingresso all’abitazione immette in uno spazio dal quale è possibile accedere direttamente alla cucina, all’ampia zona soggior-
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‹ RESIDENZE no o alla scala interna di collegamento tra i vari livelli. Tutti gli ambienti sono dotati di ampie vetrate attraverso le quali è possibile accedere al giardino antistante. Il primo piano è adibito quasi interamente a terrazza di copertura, ad eccezione di un’area sovrastante la zona giorno in cui sono presenti lo studio con affaccio sul piano terra e una camera da letto per gli ospiti con annessa cabina armadio e bagno. Particolare cura è stata posta nella sistemazione degli spazi esterni mediante la scelta dei materiali lapidei, dell’acciaio corten e delle alberature. Il percorso d’ingresso prende le mosse dal cancello in acciaio corten, che scavalcando lo stagno ornamentale ricco di piante acquatiche introduce alla corte dominata dal grande esemplare di Celtis Australis (Bagolaro) e in parte ombreggiata dal pergolato in acciaio corten. Ricorre anche in questo caso, come in altri progetti, il tema dell’albero prigioniero all’interno della copertura, così come la cura delle sistemazioni esterne che integrano l’edificio al paesaggio. La progettazione ha posto attenzione ai temi dell’isolamento e del risparmio energetico, soluzioni che insieme ai pannelli solari termici e fotovoltaici rendono la casa autosufficiente dal punto di vista energetico
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SCHEDA Progettazione architettonica e direzione lavori Angelo Vecchio - Scau Studio
Collaboratori Amalia Pennisi, Rosa Strano Progetto strutturale Carmelo Lanzafame Anno di progettazione 2011 Periodo di realizzazione 2012-2014 Superficie del lotto 1.517 mq Superficie coperta 275 mq Volumetria 1.200 mc
Nelle foto,i giochi di luce provenienti dalla copertura e dalle vetrate offrono dinamicità agli interni della scalinata e dei corridoi.
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› DESIGNCAFÈ MOSTRE
ITALIA E GIAPPONE, PERCORSI PARALLELI AL MUSEO CARLO BILOTTI DI ROMA UN’ESPOSIZIONE DELLE OPERE DI ARCHITETTI ITALIANI E GIAPPONESI LE CUI IDEE E REALIZZAZIONI HANNO PRODOTTO EFFETTI IMPORTANTI SULL’ARCHITETTURA CONTEMPORANEA FIERE
A MARZO MADE EXPO LA FIERA MILANESE, IN PROGRAMMA DALL’8 ALL’11 MARZO PROSSIMI, LANCIA L’OSSERVATORIO PER ESPLORARE GLI STILI DELL’ARCHITETTURA, DEL COSTRUIRE E DELL’ABITARE CONTEMPORANEI Una serie di approfondimenti di respiro internazionale su macro-temi verticali, intercettando chiavi di lettura utili per il mondo che sarà. Si chiama Osservatorio Made Expo e rientra nelle nuove strategie che stanno arricchendo la progettualità della fiera milanese dedicata all’architettura e all’edilizia. Made Expo, la piattaforma di incontro dedicata ad aziende, architetti, progettisti, serramentisti, imprese di costruzione, rivenditori e operatori del settore che dall’8 all’11 marzo prossimi inaugura la sua ottava edizione, ha avviato un nuovo laboratorio di ricerca che ha lo scopo di intercettare i principali trend dal mondo dell’architettura e dell’edilizia. L’Osservatorio avrà un occhio di riguardo rivolto all’estero e al mercato italiano, per raccontare come le aziende espositrici esplorino soluzioni innovative in grado di affrontare i nuovi bisogni abitativi. La prima di queste puntate affronta il tema del comfort abitativo.
La mostra Architettura Invisibile, in programma a Roma dal 19 gennaio al 26 marzo al museo Carlo Bilotti, propone un inedito percorso tra i movimenti dell’avanguardia giapponese e italiana e illustra come essi ridefiniscano temi fondativi del dibattito architettonico contemporaneo. L’appuntamento romano, curato da Rita Elvira Adamo, che verrà inaugurato il 18 gennaio prossimo, è parte del programma delle celebrazioni del 150° anniversario delle relazioni tra Italia e Giappone. I Metabolisti in Giappone e i Radicali in Italia, seppur in contesti assai diversi per cultura e tradizione, hanno seguito percorsi di ricerca paralleli, condividendo temi di indagine, strumenti, linguaggi e producendo straordinari effetti sull’architettura contemporanea. Tra le opere in mostra, ci sono i lavori di Arata Isozaki, Archizoom, Kiyonori Kikutake, Kisho Kurokawa, Fumihiko Maki, Otaka Masato, Superstudio, Kenzo Tange, UFO; e 2A+P/A, AlphavilleArchitects, DAP Studio, Sou Fujimoto, IAN+, Yamazaki Kentaro, Yuko Nagayama, O + H Architects, OFL Architecture, Orizzontale, Studio Wok, Tipi Studio.
DESIGN APPLICATO AI MATERIALI
MARMO DA ESPOSIZIONE PROGETTO99 HA REALIZZATO COMPLEMENTI IN MARMO DOTATI DI TECNOLOGIA WIRELESS PER LA RICARICA DEI DEVICE DIGITALI Lo studio di nuove applicazioni tra materia primaria e tecnologia ha dato vita ai dischi di ricarica di Progetto99: piccoli oggetti in marmo (diametro di 10 cm) sui quali appoggiare lo smartphone che si ricaricherà per induzione. Disponibili anche in versione “svuotatasche”, i complementi d’arredo sono già disponibili per la vendita presso gli showroom di Martinelli Luce e di Progetto99, entrambi a Lucca, e l’azienda di Carrara sta avviando la commercializzazione su larga scala. Il brevetto di Niccolò Garbati, titolare di Progetto99, nasce dallo studio delle nuove abitudini dei consumatori e offre una serie infinita di applicazioni. Collocati in appositi alloggiamenti scavati nel materiale, i dispositivi di ricarica completano utilmente qualsiasi piano. Cucine, bagni, negozi, bar e ristoranti, tavoli per ufficio: in qualsiasi ambiente le superfici in marmo possono svolgere funzioni di ricarica wireless conservando l’eleganza e la preziosità del materiale e la qualità della finitura prevista dal progetto. Un led luminoso visibile attraverso la superficie della pietra segnala sempre l’esatta posizione dello spazio di ricarica.
www.progetto99.com | info@progetto99.com
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› RESIDENZE
EXOGRAM HOUSE 01
LA CASA IN COLLINA Il contesto naturale favorisce la ricerca di soluzioni ardite ed essenziali. Due unità abitative distinte, due corpi di fabbrica trattati unitariamente sia per il linguaggio architettonico sia per l’uso di materiali e finiture. Progetto di Joseph di Pasquale
L’esterno dell’abitazione. Le due distinte unità si inseriscono all’interno di un pendio su livelli di differente altezza.
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Una residenza pensata e collocata in un contesto naturalistico pedecollinare, soluzioni architettoniche ambiziose e l’utilizzo di materiali di finitura a imitazione di quelli naturali. Sono questi i caratteri peculiari del progetto messo a punto e realizzato dall’architetto Joseph di Pasquale e dalla sua società milanese Am Projects. La casa, composta di due distinte unità abitative, si inserisce all’interno di un pendio, su livelli di differente altezza. Tali differen-
ze individuano due accessi distinti: a monte quello pedonale relativo alle unità abitative, alla quota del piano dell’abitazione quello veicolare. Quest’ultimo conduce ai due box seminterrati posti a fianco di una delle due abitazioni. Il fabbricato è costituito da due volumi a pianta irregolare, collegati tra loro sul lato nord, attraverso una scala interna. I due corpi si aprono verso sud, creando un cannocchiale visivo caratterizzato da grandi vetrate
con vista sul paesaggio circostante. Le pavimentazioni esterne sono in ghiaia per la viabilità veicolare e in masselli autobloccanti per quella pedonale. Il giardino circonda i due volumi e si sviluppa all’interno dello spazio centrale per enfatizzare il rapporto tra natura e architettura. Il primo appartamento, al piano terra, si compone di cucina, soggiorno, disimpegno, studio e bagno; al piano primo di ingresso, disimpegno, camera doppia, due camere
› RESIDENZE
Joseph di Pasquale Architetto, urban designer, Phd candidate al Politecnico di Milano, già docente a contratto di Tecnologia e pratica dell’architettura, Joseph Di Pasquale ha studiato regia e storytelling alla New York Film Academy nel 2001. Dal 2008 al 2013 ha lavorato in Cina. Ha vinto numerosi concorsi di architettura nazionali e internazionali: ha realizzato il Guangzhou Circle Building a Canton (Cina) il più alto edificio circolare del mondo; il masteprlan della città di NanHe a Tianjin e la sede del Sid 1 district a Shanghai. Particolarmente importanti le realizzazioni nell’ambito dell’architettura industriale, con il polo tecnologico Gewiss di Calcinate, la sede della Polini Motori e l’Aerea Headquarter a Turate. Ha pubblicato numerosi articoli su riviste nazionali e internazionali e scritto diversi libri sui temi di architettura, urban design e nuove tecnologie. www.amprogetti.it
singole, due servizi, una cabina armadio. Il secondo, invece, al piano terra prevede cucina, soggiorno, disimpegno, camera doppia e bagno; al piano primo il solo ingresso. Entrambi i corpi di fabbrica presentano unitarietà di trattamento sia per il linguaggio architettonico sia per l’uso dei materiali e delle finiture. Sono composti da una scocca esterna che riveste la facciata che si piega diventando una copertura, caratterizzata da un’unica falda inclinata. Questa scocca è ri-
Piante e sezioni di Exogram House 01
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› RESIDENZE
vestita da una controparete con una finitura a effetto legno, che nell’alternare vuoti e pieni conferisce dinamismo alla facciata. Le due falde interne si protraggono verso il paesaggio creando una zona esterna coperta. L’interno del cortile è invece realizzato con una superficie a intonaco, con finitura chiara e grandi aperture dei soggiorni. Il giardino perimetrale compenetra i corpi di fabbrica creando un legame dialettico tra verde esterno al perimetro costruito e verde racchiuso all’interno delle quinte lignee
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SCHEDA Committente Privato Anno di realizzazione 2016 Progetto architettonico e direzione artistica Am Projects, Joseph Di Pasquale Architects Srl
Progettista Joseph di Pasquale Collaboratori Carlo Caserini, Alessandro Tonassi Matteo Ranghetti
Rivestimenti di facciata BF Snc Coperture BF Snc Superficie lotto 2.900 mq Superficie costruita 216 mq Volume 983 mc
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L’interno dell’abitazione con l’angolo soggiorno e la scala che porta al piano superiore. Sotto, una vista della villa e della copertura
› RESIDENZE inside
BF SNC PANNELLI HPL PER FACCIATE VENTILATE E COPERTURA I pannelli per le pareti ventilate e la copertura di villa Exogram sono stati forniti e posati da BF, azienda italiana di Borgo Chiese (TN). Da più di vent’anni lavora con materiali quali appunto l’Hpl e il legno e si è specializzata nella progettazione e posa di parapetti e facciate ventilate, che sono da sempre il suo punto di forza. Da qualche anno BF ha ampliato il suo raggio di azione aggiungendo a questi prodotti il vetro. Grazie al know-how maturato nel corso degli anni riesce a sfruttare al meglio le caratteristiche e le potenzialità di questi elementi, che sono i suoi pilastri portanti, e combinandoli con tecniche di progettazione e montaggio all’avanguardia riesce ad ottenere prodotti di qualità eccellente. BF è fra i primi fautori della parete ventilata, che è il core business della azienda. Il suo utilizzo porta infatti grandi benefici all’edificio. Oltre che a livello estetico, infatti, essa è molto utile in quanto migliora la qualità dell’aria, protegge dagli agenti atmosferici e dall’umidità, migliora le prestazioni energetiche ed elimina il problema della manutenzione. I materiali utilizzati hanno tutti una garanzia di qualità e sono in linea con le normative vigenti in termini di sicurezza e rispetto dell’ambiente. Ogni progetto è pensato, condiviso e costruito cercando di assecondare le esigenze e il gusto personale del cliente. Per questo, partendo dalle strutture di base BF riesce a creare differenti varianti e combinazioni. Ai prodotti principali si affiancano prodotti “di dettaglio” quali recinzioni esterne, frangisole, sottotetti, casette in hpl, insegne etc, che risultano delle ottime soluzioni di “arredo” con un appeal estetico unico. Infine l’Hpl, essendo un materiale molto versatile e resistente, si presta a diversi e sempre nuovi utilizzi. La struttura aziendale di BF le consente di seguire un progetto non solamente dal progetto alla completa realizzazione, ma in caso di necessità anche negli anni seguenti. Tutto questo è reso possibile da una solida sinergia creata nel tempo con Ahrntaler, che fornisce i prodotti, e il Consorzio Apox, di cui BF è socio fondatore, che si occupa della posa in opera. Apox è un consorzio italiano di posatori, veri e propri artigiani del legno, dell’Hpl, dell’acciaio, dell’alluminio e del vetro, certificati anche in carpenteria metallica. Il progetto su misura, la combinazione dei materiali e il coordinamento di tutte le fasi di lavorazione sono interamente a cura di BF, così da avere un solo e affidabile interlocutore.
Sopra, sezione del pacchetto di copertura. Accanto, sezione verticale della facciata ventilata al primo piano di villa Exogram.
BF SNC Via Roma 3 – 38083 Borgo Chiese (TN) T 0465 670 062 info@befsnc.com | www.befsnc.com
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APPARTAMENTO NEL BOSCO VERTICALE, MILANO L’appartamento di 200 mq si trova all’11° piano della torre De Castillia, la più alta del Bosco Verticale. L’ampio locale di soggiorno si affaccia sulla Milano moderna del quartiere Portanuova (foto Beppe Raso, ©F. Spagnulo e I. Rebosio).
NATURA MODERNA La domanda di natura in città tradotta nell’architettura vegetale del Bosco Verticale trova corrispondenza nelle scelte dei materiali per l’interior design di questo appartamento. Progetto di Federico Spagnulo e Igor Rebosio Stabilire strette relazioni con la natura è un bisogno tanto più sentito quanto più, spostandosi nelle città, l’uomo si è allontanato dalla natura, evitandone le conseguenze avverse e migliorando la qualità della vita. L’artificiale creazione di nuove relazioni, sia negli spazi urbani sia negli ambienti di vita e di lavoro, è per questo uno dei temi oggi cari alla progettazione, e con l’enorme successo internazionale registrato, il Bosco Verticale di Boeri Architetti ne è diventato un manifesto. Ma di naturale non c’è solo il verde: naturali sono i materiali, le pietre, i legni, i filati grezzi utilizzati dallo studio milanese in questo progetto di interni, proprio per un appartamento di 200 mq situato nella più alta delle due torri del Bosco verticale. Materiali che come e forse ancor più del verde, devono essere rielaborati per essere adattatii alle esigenze di vita contemporanee. È dalla loro combinazione, dall’uso talvolta
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inaspettato, dalla scelta dei trattamenti che emerge la narrazione di una natura evocata e idealizzata. Una narrazione che rinuncia alla parola o alle slide per puntare tutto sulle emozioni. Le textures in rilievo delle pietre, le spazzolature e le venature dei legni, l’impagliatura delle sedie, i tessuti e i tappeti che rimandano alla tradizione delle antiche tessiture raccontano di quella millenaria abilità nella trasformazione dei materiali che oggi chiamiamo artigianato. Tutti gli arredi realizzati su disegno — come la grande libreria del soggiorno, le boiserie bianche che nascondono i pilastri, gli armadi della camera principale — dimostrano, seppur in diversa maniera, la medesima volontà di disegnare con naturalezza un universo materico, ma anche logico e contemporaneo. Particolare attenzione è stata dedicata alla cucina, pensata più come elemento scultoreo che funzionale e che per questo occupa
La zona pranzo, circondata dal verde che caratterizza l’edificio residenziale (foto Beppe Raso, ©F. Spagnulo e I. Rebosio).
› INTERIOR
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Spagnulo & Partners Lo studio di architettura e interior design Spagnulo & Partners, fondato a Milano da Federico Spagnulo in collaborazione con Alessandra Carbone e Andrea Spagnulo, conta oggi su un team di 15 persone tra collaboratori e associati. Con sedi a Milano, Dubai, Londra e Mosca, lo studio mantiene un rapporto storico con importanti aziende italiane della produzione di alta qualità per l’interior, contribuendo ad alimentare la caratteristica distintiva del saper fare italiano. Spagnulo & Partners dedica particolare attenzione ai progetti di architettura e interior design per residenze e alberghi di lusso, come il gruppo Baglioni Hotels per il quale è responsabile dei progetti di arredo d’interni, sia in Italia che all’estero, svolgendo un ruolo da protagonista in importanti progetti internazionali (Dubai, Cap d’Antibes, Cannes, Miami, Casablanca, Marrakech, Mumbai, St. Moritz, Mosca). Elementi ricorrenti dell’attività dello studio sono una grande attenzione ai dettagli e un rapporto costante tra modernità e tradizione. www.spagnuloandpartners.it
uno spazio importante della zona giorno. Forte dinamicità delle linee e incastro dei piani mettono qui in relazione materiali molto diversi tra loro: il Corian scuro del piano di lavoro è la base semi-lucida di un blocco in pietra incisa (Pietra d’Avola grezza) su cui si innestano un piano d’appoggio in ottone bronzato e un piano (all’occorrenza tavolo) in rovere grezzo. Dalle finestre, filtrata dalle piante del bosco, la città densa e moderna del distretto di Milano Portanuova
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Locali guardaroba e armadi su misura per la zona notte. Nella pagina accanto, il blocco cucina nella zona giorno, reso scultoreo da un piano d’appoggio in ottone bronzato, combina materiali tecnologici come il corian e naturali come la pietra d’Avola e il rovere, e un bagno (foto Beppe Raso, ©F. Spagnulo e I. Rebosio).
A destra la pianta dell’appartamento.
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› INTERIOR
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SANVITO ARREDAMENTI
La capacità artigianale della Brianza per gli arredi su misura Tutti gli arredi su disegno dell’appartamento sono stati realizzati da Sanvito Arredamenti, azienda artigiana che opera da sessant’anni nella realizzazione di arredi su misura per il residenziale, il retail e la ristorazione. L’elevata artigianalità della produzione, la collaborazione con diversi studi di architettura, il costante aggiornamento tecnologico e la cura nella scelta dei materiali per l’esecuzione, collocano le realizzazioni di Sanvito Arredamenti in una fascia di alta qualità. L’azienda esegue al proprio interno ogni fase del processo produttivo in modo da ottenere un controllo a 360° garantendo tempi di realizzazione contenuti e costi competitivi.
SANVITO ARREDAMENTI Via San Francesco, 57 - 20851 Lissone MB T. 039 2458380 info@sanvitoarredamenti.com | www.sanvitoarredamenti.com
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UN APPARTAMENTO A MANTOVA
IN UN PALAZZO STORICO Nel quadro di un delicato intervento di ristrutturazione, lo studio Benedini&Partners ha introdotto elementi di novità della distribuzione funzionale degli spazi, in particolare per quanto riguarda l’area bagno e benessere
In questa pagina l’ingresso di palazzo Andreasi e alcune immagini della zona giorno. La scala (foto a destra) conduce alla camera padronale (pagina di destra), un ampio ambiente dove convivono la zona letto vera e propria e l’area benessere, con la vasca free standing Spoon X (foto ©Luca Marri).
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A palazzo Andreasi, nel centro storico di Mantova, fatto costruire dal conte di Rivalta Girolamo Andreasi negli ultimi decenni del XV secolo incorporando esistenti corpi di fabbrica medievali, lo studio Benedini&Partners alcuni anni fa ha condotto un importante progetto di ristrutturazione ricavando tredici appartamenti distribuiti sui tre piani dell’edificio e uno spazio commerciale al piano terra. L’impronta stilistica del palazzo è imperniata sui canoni dell’architettura gentilizia rinascimentale (in particolare dell’architetto fiorentino Luca Fancelli) che conferiscono all’edificio una qualità formale pari a quella dei migliori esempi del suo tempo. Il palazzo, sia durante la proprietà della famiglia Andreasi sia dopo la sua cessione, avvenuta nella prima metà del XVII secolo, è stato interessato da vari mutamenti per quanto concerne l’apparato decorativo e l’assetto dei vari ambienti, tanto che oggi difficilmente potrebbe essere ricostruito lo status originario. L’intervento progettuale dello studio si è dunque confrontato da una parte con il recupero, risistemazione, consolidamento di strutture edilizie esistenti e il restauro di affreschi, e dall’altra con l’esigenza di armonizzare le preesistenze recuperate con nuove strutture murarie e impiantistiche in coerenza con il nuovo impianto distributivo degli spazi. Ne è un esempio l’affascinante ambiente dominato dalla struttura della copertura a falde con travi in legno a vista nel quale si esplicita una soluzione distributiva incon-
sueta negli anni del progetto (2008/2009), ovvero zona letto e zona benessere nello stesso ambiente, con la differente destinazione funzionale sottolineata dalla posa di una diversa pavimentazione: parquet in plance di legno di larice per la zona letto e marmo Bianco di Carrara per la zona vascadoccia-lavabo. Va notato infatti, come l’intervento progettuale operi in modo innovativo nel rompere la monoliticità dell’impostazione tradizionale delle funzioni dello spazio bagno, frazionandole per scandire diversamente il loro legame con altre funzioni dell’abitare col-
legando all’area notte quelle riguardanti il benessere, con un’impostazione già ampiamente adottata nelle strutture alberghiere ma ancora di difficile attuazione nelle residenze private. In questo progetto i sanitari water e bidet sono installati in un piccolo vano separato accessibile dalla zona notte. Tale locale risulta parte di una sorta di spina dorsale di servizi che, attraversando longitudinalmente l’intero appartamento, separa nettamente la zona giorno dalla zona notte. In questa fascia di servizio si allineano la cabina armadio e il vano wc e bidet aperti sulla camera
› INTERIOR
Benedini&Partners Benedini&Partners è uno studio multidisciplinare con sedi a Milano e Mantova, che opera in diversi ambiti quali: architettura civile e industriale, ristrutturazioni e restauro, allestimenti fieristici e museali. Fondato dall’architetto Giampaolo Benedini, laureato al Politecnico di Milano nel 1970, oggi ne fa parte anche Maria Camilla Benedini, che, dopo la laurea in architettura nel 2001 ed esperienze in importanti studi in Italia e all’estero, conduce la sede di Milano. Nel 1999 si costituisce Benedini Associati (Camilla, Bibi, Giampaolo Benedini) che opera nella progettazione di interni, design applicato in molti settori, per prodotti tecnici o arredi. www.benedinipartners.it
da letto; il disimpegno tra soggiorno e zona notte sul quale si apre il vano lavanderia; la cabina armadio della seconda camera da letto e la cucina a sua volta aperta sull’area pranzo della zona giorno. Interprete dello spazio, focus visivo dell’ambiente notte padronale, la vasca free-standing Spoon X in Cristalplant disegnata dallo studio Benedini Associati (questa la firma dello studio per il design) per Agape, azienda avviata nel 1973 dalla famiglia Benedini e alla quale fin dagli inizi Giampaolo Benedini ha dato un apporto fondamentale nel disegnare nuove interpretazioni dell’ambiente bagno. Quasi isolati, ai margini dell’ambiente, l’ampia nicchia per la doccia e il mobile del sistema Flat Xl con piano in Parapan e lavabo 003 in vetro, dominato dallo specchio rettangolare modello 026. Tutte le rubinetterie sono della linea Fez, realizzate su disegno di Benedini Associati per Agape, come gli altri elementi bagno. Unica presenza non a firma Benedini Kubik, lo scaldasalviette di Tubes Grazia Gamberoni
NObis simin nihil molendi sitaturem estrum nos aspistrum ad quae quod que pa nectotassi iusam quam liam que nonet, quos mil eliqui nos quis molut autas exernamus doloribus sedit
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SCHEDA Progetto architettonico e direzione lavori Benedini&Partners
Progetto strutture Ing. Antonio Sproccati Progetto impianti elettrici Studio Baldassari Progetto impianti meccanici Ing. Roberto Magistrelli
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Simone Micheli Simone Micheli ha fondato l’omonimo studio d’architettura nel 1990 e nel 2003 la società di progettazione Simone Micheli Architectural Hero con sedi a Firenze, Milano, Dubai e Rabat. La sua attività professionale si articola in diverse direzioni: dall’architettura all’architettura degli interni, dal design al visual design passando per la comunicazione; le sue creazioni, sostenibili e sempre attente all’ambiente, sono connotate da forte identità e unicità. L’ultima monografia Simone Micheli From the Future to the Past, (2012, L’Archivolto), rappresenta una selezione di 20 anni del suo fare progettuale. www.simonemicheli.com
TOWNHOUSE DUOMO BY SEVENSTAR, SUITE SWAN ROOM
TRA SOGNO E REALTÀ Un grande cigno stampato anche sulla parete in vetro che delimita l’ambiente bagno: è la Swan Room disegnata nel suo inconfondibile segno iconico da Simone Micheli per l’unico hotel che si affaccia su Piazza Duomo a Milano Tra le realizzazioni più recenti di Simone Micheli, va segnalato il progetto della suite Swan Room per il TownHouse Duomo by SevenStar di piazza Duomo 21 a Milano. «Il concept – ci spiega Micheli - nasce dall’idea di definire un nuovo campo segnico ospitale, improbabile quanto surreale, all’interno del quale vivere coinvolgenti emozioni». Si tratta di un luogo sospeso tra sogno e realtà, in cui tutti gli elementi che caratterizzano lo spazio sono giustapposti in maniera non tradizionale, per creare scenari legati all’immagine del cigno di Francesca Mandelli D’Agostini. Le candide pareti trattate con materici pigmenti bianchi convivono con la pavimentazione in parquet dalle calde tonalità e proseguono nell’ambiente bagno, componendosi qui con le pareti-mosaico stampate con un’immagine del cigno, filo conduttore della suite, ed esaltando la lucentezza degli specchi circolari e le linee fluide che tracciano il confine degli arredi e dei sanitari. Mobili bianchi scandiscono la parete d’ingresso e duplicano, per frammenti, l’immagine del grande cigno stampato in serigrafia sulla parete in vetro che delimita la zona bagno. Fin qui la descrizione di uno spazio dalla pianta rettangolare, strettamente raccordato per colori, finiture, arredi all’intera suite, ma ciò che connota questo come altri interventi di Simone Micheli è il controllo della progettazione in tutte le sue fasi, sfaccettature ed elementi, con un mix sapiente di prodotti, spesso realiz[ 76 ]
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zati su suo disegno e che sono parte integrante del suo inconfondibile segno progettuale. Anche in questo intervento si va dalla poltroncina girevole Ouo disegnata per Adrenalina, ai sanitari per Simas, al radiatore Hiti di Antrax, al piatto doccia e lavabo in Krion di Porcelanosa, alla rubinetteria cromata serie Lounge per Noken-Porcelanosa Grupo, solo per citare alcuni elementi. Da annotare anche la padronanza nell’utilizzo dei materiali di cui Micheli offre un’interpretazione sempre inedita e unica per estetica e per modalità di impiego, anche quando noti
e consolidati come il vetro o il mosaico. Ne è un esempio il rivestimento e posa del mosaico in marmo bianco Candia lavorato con tessere 32x100 mm, con riproduzione dell’immagine del cigno attraverso la tecnica brevettata Rainbow Stone, processo produttivo del tutto naturale, senza utilizzo di acidi e solventi e senza immissione di gas inquinanti in atmosfera realizzato da Postumia, brand nato nel 2001 votato alla lavorazione artigianale di mosaici tecnici e artistici in marmo
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Grazia Gamberoni
Il bagno della Swan Room di Simone Micheli con il cigno riprodotto sulla parete vetrata che lo separa dalla camera e, con tecnica brevettata, sul rivestimento a mosaico. Sotto, la testiera Moon, a pannelli a forma di luna imbottiti e tappezzati. Tavolino in legno di cedro Pisolo, Riva 1920. La suite affaccia su Piazza del Duomo (foto ©Jurgen Eheim).
OCCHIELLO › RI - ›CONVERSIONI
elements ambiente bagno a cura di Elena Riolo
I tempi cambiano
Un ambiente aperto
Esperienze emozionali
I cambiamenti avvenuti nello spazio bagno hanno diverse origini. L’aumentare dello smog, gli sviluppi tecnologici, nuovi stili di vita e una maggior attenzione al nostro corpo, una più ampia diffusione della ricchezza, un po’ per volta hanno dato origine a uno spazio sempre comunque da esibire come una conquista della propria condizione sociale. Se un tempo il bagno ‘buono’ spesso non veniva nemmeno utilizzato per paura di rovinarlo oggi la situazione é un po’ cambiata anche se rimane il desiderio di mostrare il proprio potere economico. La tecnologia ha reso più facile avere sempre disponibile l’acqua calda in quantità e quindi ecco che il lavandino non è più un catino dove raccoglierla nella temperatura voluta ma diviene un semplice imbuto di raccordo tra l’erogazione e lo scarico. La necessità o la voglia di lavarsi piu frequentemente di un tempo e la diversa modalità di utilizzo pensiamo quanto aumento del consumo ha portato. Un tempo le persone avevano l’abitudine di fare mediamente un bagno alla settimana oggi una doccia al giorno. Le docce hanno uno spazio dedicato e le vasche sono spesso nella stanza da letto. Sia nelle case che negli alberghi.
Se pensiamo all’ambiente domestico constatiamo che il bagno non è più un luogo di servizio pensato per le necessità di una famiglia, ma si è trasformato in un luogo aperto. Uno spazio rappresentativo della casa quanto potrebbero essere il soggiorno o la cucina. Non a caso spesso, il bagno dedicato agli ospiti o il bagno di casa aperto agli ospiti assume un ruolo identificativo importante dell’intera casa, dello stile di vita e dei gusti dei suoi proprietari. Il concetto di benessere ha in qualche modo contribuito a questo cambiamento e ha spinto la progettazione verso la ricerca di spazi più curati da punto di vista arredativo per soddisfare la necessità sempre maggiore di comfort sia visivo che funzionale. Un elemento che ha aperto nuove possibilità è lo sviluppo tecnologico dei materiali: sintetici, acrilici, a bassissimo spessore, resistentissimi, nuovi e personalizzabili. Il bagno è diventato un luogo evoluto e sofisticato che richiede una grande attenzione dal punto di vista progettuale e un costante aggiornamento rispetto a ciò che il mercato è in grado di offrire. Rimane poi il fascino per alcune soluzioni intelligenti che, aldilà dell’aspetto estetico, sfruttano la tecnologia per proporre nuove applicazioni.
Il bagno è un luogo caldo e accogliente nel quale l’uomo deve sentirsi a proprio agio e completamente se stesso. Un ambiente altro rispetto al resto della casa, uno spazio in cui dedicarsi al proprio benessere e alla qualificazione dell’intero essere emozionale, risvegliandone l’autenticità e l’originalità. La produzione di arredobagno oggi è, purtroppo, ancora molto stereotipata perché legata a canoni tradizionali e passati. La paura di osare e di uscire dagli schemi fa sì che ciò che di nuovo nasce intorno al bagno si riduca pian piano soltanto a essere copia di idee già conosciute che non tentano di andare oltre il velo della banalità. Ciò che invece io immagino per il bagno del prossimo futuro è la sua trasformazione in spazio ibrido, libero e fluido. Un luogo indivisibile in cui i differenti elementi si amalgamano nella concretizzazione di un ambiente unico, vivo, in grado di accogliere l’uomo. La componente tecnologica accrescerà di molto il suo ruolo divenendo, silente, onnipresente ed imprescindibile. Esperienze emozionali intense si mostreranno come adeguate risposte alle necessità degli utenti, definendosi sulla base dei cangianti vissuti, dei differenti sogni, dei diversificati bisogni.
Giampaolo Benedini
Makio Hasuike
Simone Micheli
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RICERCA HOUZZ IN ITALIA SEMPRE PIÚ BAGNI HI-TECH Da una recente ricerca condotta da Houzz, la piattaforma online dell’arredamento, progettazione e ristrutturazione d’interni e di esterni, emerge che in Italia si sta diffondendo sempre più la tendenza a inserire elementi hi-tech nella stanza da bagno. Infatti, il 19% delle docce, il 16% delle vasche da bagno e il 12% dei servizi igienici recentemente ristrutturati sono dotati di funzioni ad alta tecnologia. Ma la tecnologia trova spazio anche in altro modo nei bagni degli italiani: gli italiani non possono fare a meno dei propri dispositivi tecnologici nemmeno in bagno! Infatti, oltre due terzi degli intervistati utilizza smartphone o tablet in questa stanza almeno una volta alla settimana (72%): nel dettaglio, il 35% per controllare la casella di posta elettronica, il 33% per scrivere messaggi e il 31% per dedicarsi alla lettura. Ma questa non è l’unica curiosità che emerge dallo studio condotto su circa 600 proprietari di casa italiani che utilizzano Houzz e che hanno ultimato, stanno realizzando o progettando la ristrutturazione del proprio bagno. Analizzando i dati, infatti, si scopre che i proprietari di casa stanno investendo in dettagli di lusso per la stanza da bagno, ad esempio la doccia a pioggia (69%), la vasca da bagno per due persone (24%) e wc a doppio scarico (42%). Quasi nove proprietari su dieci (88%) decidono di cambiare completamente lo stile del loro bagno prediligendo un design moderno, contemporaneo o scandinavo (rispettivamente 35%, 24% e 7%). Il 34% dei bagni, prima della ristrutturazione, aveva uno stile classico, scelto ora solo dal 2% per i nuovi bagni.
HANSGROHE DOCCIA QUADRATA E ECOLOGICA Il soffione doccia Crometta E240 di Hansgrohe viene presentato per la prima volta in versione quadrata (240 x 240 mm) a un solo getto. L’acqua fuoriesce a pioggia dai 200 ugelli in modo uniforme su tutto il corpo. È disponibile anche con limitatore di portata ecosmart (il consumo d’acqua è di 9 litri), che inserito all’interno del soffione reagisce al livello di pressione dell’acqua calibrandone il flusso per evitare sprechi e mantenere il comfort del getto. ll soffione è dotato di sistema anticalcare QuickClean che permette di pulire il diffusore eliminando eventuali micro-depositi di calcare con il semplice sfregamento degli ugelli in silicone.
www.hansgrohe.it
www.houzz.it Dalla ricerca Houzz: tra gli italiani che hanno ristrutturato il bagno negli ultimi 12 mesi, la percentuale di coloro che:
hanno ampliato la superficie dell’ambiente
KALDEWEI IL LUSSO ACCESSIBILE Per molte persone l’idea di lusso si associa alla possibilità di staccarsi dalla massa, per potersi godere un momento di benessere tutto per sé. Ma il lusso non deve essere per forza costoso. Spesso bastano piccoli accorgimenti per ottenere un valore completamente nuovo. Ad esempio, per creare un eccezionale punto d’attenzione nella stanza da bagno, gli architetti ed i progettisti utilizzano Meisterstück Emerso. Ispirato dal mare, progettato dal designer Arik Levy, questo lussuoso lavabo freestanding coniuga un’eleganza essenziale con forme fluide, creando una nuova icona per l’arredo bagno. I lavabi in pregiato acciaio smaltato Kaldewei, vincitori di premi internazionali e disponibili in cinque linee abbinabili aklle vasche e ai piatti doccia dell’azienda tedesca, si distinguono per il design e per la qualità dei materiali, confermata da una garanzia di 30 anni su tutti i prodotti.
hanno ampliato la doccia
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www.kaldewei.com
elements_ambiente bagno INDA ESTETICA E FUNZIONALITÀ Si chiama Qamar ed è il mobile da bagno disegnato da Sergio Brioschi per Inda. Innovazione e personalità generano una linea di mobili da bagno in cui l’estetica è protagonista, senza trascurare la funzionalità dei componenti, la fruibilità degli spazi e la tecnologia dei dettagli. Il disegno essenziale della struttura perimetrale, l’inserimento di maniglie di grandi dimensioni, il gioco di asimmetrie delle superfici e i dettagli cromati sono gli elementi caratterizzanti di Qamar. La sottile cornice disponibile in vetro retro-verniciato in varie tonalità cromatiche o in specchio argento, bronzo o fumé è il tratto peculiare con cui abbinare le finiture con effetto tessuto, i laminati o i colori laccati.
www.inda.net
ANTONIO LUPI ETEREO E TRASPARENTE: INTROVERSO Introverso è il lavabo prodotto da Antonio Lupi su design di Paolo Ulian. Introverso è ricavato da un unico blocco di marmo bianco di Carrara delineando la forma con passaggi in serie e a differenti profondità di un disco diamantato gestito in Cam, come si fa per dare forma alle sculture. La lavorazione a tagli in serie consente di ottenere un alleggerimento fisico e visivo del lavabo e il marmo perde la sua monoliticità e si trasforma in qualcosa di etereo e trasparente. Al progettista o al committente la scelta se installare il blocco intero, eliminare le parti eccedenti o lasciare il percorso a metà.
www.antoniolupi.it
KARTELL E LAUFEN UNITI NELL’INNOVAZIONE La collezione bagno Kartell by Laufen è realizzata in SaphirKeramik, un materiale rivoluzionario frutto della ricerca dell’azienda svizzera, che dà alla ceramica durezza e resistenza alla flessione tramite l’aggiunta del corindone, un materiale naturale che offre i vantaggi degli apparecchi sanitari: igiene, insensibilità ai detergenti caustici e all’abrasione meccanica, durata e sicurezza idrica. La seconda innovazione riguarda il design: la linearità delle bocchette di scarico dell’acqua si estende a tutta la larghezza del lavabo e conferisce al design un’estetica nuova, grazie anche allo scarico nascosto, che può essere abbinato a una ghiera di troppo-pieno, che nelle vasche da bagno è dotata di luci Led e nell’idromassaggio ad aria anche di nebulizzazione aromatica. La collezione comprende lavabi, wc e bidet, vasche da bagno e piatti doccia, mobili d’arredo con lavabo a incasso, elementi a cassetto e di arredo a giorno, armadietti e piani lavabo. Le unità di base sono disponibili nei colori bianco lucido o opaco, nero lucido, grigio opaco, arancio lucido, prugna lucido e rosso bordeaux lucido. Le maniglie dei cassetti e degli sportelli in bianco o cromo lucido e i piani lavabo in bianco lucido.
www.kartellbylaufen.com
SAMO DECORAZIONE DIGITALE PER LE PARETI DOCCIA Samo, in linea con le richieste di mercato, ha lanciato la stampa digitale delle pareti doccia, un’innovativa tecnica che presenta infinite soluzioni di personalizzazione. Tre le serie di cabina doccia selezionate: Polaris Design, Open e Cee Art. Ma le potenzialità di questa tecnica si estendono a tutte le soluzioni firmate Samo, senza restrizioni di dimensione o spessore, per fornire alle esigenze della progettazione la più ampia gamma di personalizzazione possibile. Nel catalogo sono stati proposti tre esempi creativi, disponibili in differenti colorazioni: una raffinata cornice dal motivo grafico e due fasce: New York, moderna e dal fascino cosmopolita, e Mosaico, sofisticata e vivace.
www.samo.it
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elements_ambiente bagno DURAVIT CERAMICA E LEGNO UNA COSA SOLA Per rispondere alle esigenze del mondo bagno Duravit ha sviluppato un processo innovativo in cui la ceramica della consolle del lavabo e la superficie in legno della base sottolavabo sono fuse in una sola unità. È la versione c-bonded di Duravit: una tecnologia di precisione in cui ceramica e legno si fondono. Lo spessore del lavabo risulta così invisibile e si riduce a un sottile spigolo in cui si passa dalla superficie liscia e fredda della ceramica a quella calda e naturale del legno. La speciale ceramica brevettata DuraCeram® di c-bonded, che permette precisione e spessori ridotti, si distingue anche per la resistenza. Le ampie superfici d’appoggio attorno al bacino offrono grande comfort e praticità; la superficie liscia e lucida è facile e veloce da pulire.
www.duravit.it
GROHE SANITARI TUTTOFARE
AGAPE IL LAVABO PIANO
Sensia®Arena, il wc con bidet integrato, nasce dal know-how giapponese di Lixil e dall’expertise del Design Studio Grohe di Dusseldorf. Un concentrato di tecnologia, innovazione e design, caratterizzato da facilità di utilizzo e funzioni personalizzabili. Dotato di comandi semplici e intuitivi che possono essere gestiti anche in remoto tramite un telecomando, permette di scegliere la temperatura dell’acqua, l’inclinazione del doccino e l’intensità del getto. Ogni utilizzo si conclude con una fase di asciugatura, grazie a un leggero getto di aria calda. Sensia®Arena è progettato per soddisfare i più elevati standard di pulizia e igiene grazie al doccino con funzione bidet rivestito da materiali antibatterici, che viene risciacquato automaticamente prima e dopo ogni utilizzo. La testa del doccino inoltre è facilmente rimovibile per una pulizia più accurata. Il vaso è protetto da Grohe AquaCeramic, uno speciale rivestimento antiaderente che previene l’accumulo dei residui del lavaggio, e da una speciale smaltatura, HyperClean, che riduce la formazione di batteri sulla superficie fino al 99%.
Tra le novità Agape di quest’anno il piano lavabo Ell, design Benedini Associati, Andrés Jost e Diego Cisi: un piano in Corian o in marmo di soli 4 cm di spessore (un solo centimetro sui bordi) , profondo 50 e in lunghezze comprese tra 80 e 260 cm. Gli invasi sono segnati da un pannello grigliato realizzato in Corian nello stesso colore del piano. Il piano può essere autoportante o in appoggio sui contenitori del programma Lato.
www.grohe.it
VICTORIA+ALBERT STILE BRITANNICO
www.agapedesign.it
CIELO CERAMICA COME PIETRA
Appartiene alla collezione New traditional l’ultima nata tra le vasche freestanding di Victoria+Albert. Warndorn, questo il suo nome ha uno stile tipicamente inglese, il bordo classico e le linee a coste che incarnano storia e tradizione secolari. Le linee rigorose si adattano all’arredo di interni e le parti laterali scivolano a terra nascondendo gli elementi di scarico. Realizzata in Quarrycast®, materiale costituito da roccia calcarea naturalmente bianca, miscelato con resina ad elevate caratteristiche di isolamento termico; resiste al calore e agli shock termici. È disponibile in sette finiture esterne. Dimensioni: 1702 mm di lunghezza, 801 di profondità e 598 di altezza.
www.vandabaths.com [ 80 ]
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Cielo presenta Le Pietre, una collezione di ceramica che riproduce i tratti estetici e cromatici della pietra e del marmo. Cinque le finiture: Carrara Statuario, con una tessitura cristallina e una colorazione bianco avorio; Breccia Arabescata, dove il nero intenso gioca con le venature bianche; Grey Stone, con toni dal grigio-antracite al marrone; Breccia Paradiso, dal marrone scuro al nocciola, presenta accenti di grigio e venature color crema, leggermente dorate, dai toni caldi e dalla struttura compatta; infine, Nero Marquinia, texture a grana fine di colore nero profondo picchiettato da resti di fossili bianchi e percorso da venature che virano verso il verde e l’ocra.
www.ceramicacielo.it
elements_ambiente bagno RITMONIO RUBINETTI URBAN STYLE
ZUCCHETTI. KOS USO ESSENZIALE DELLA MATERIA
Da alcuni anni il cemento è sempre più utilizzato nell’interior e nel product design, ma è ancora poco diffuso nel settore della rubinetteria di design, che vede Ritmonio tra le aziende più attente a questo nuovo approccio. Dall’ultimo progetto di ricerca del Ritmonio DesignLab prende forma Ritmonio Concrete. Un concetto diventato realtà nelle serie Haptic e Diametro35 Inox Concrete. Haptic è disponibile in versione comando con leva e senza leva, quest’ultimo proposto anche in cemento. Morbido, caldo, grazie alla particolare lavorazione del cemento offre un look contemporaneo e metropolitano e una storia di artigianalità nella quale le irregolarità danno valore e bellezza alla materia.
Un oggetto radicale, una geometria da cui scaturisce l’acqua in tutta la sua vitalità. Questa l’idea centrale di Ludovica+Roberto Palomba nella progettazione di Him di Zucchetti. L’idea si è sviluppata in un’ottica di sottrazione, immaginando un uso essenziale della materia. Ne è risultato un prodotto leggero e assoluto, in sintonia con un’evoluzione della zona lavabo verso soluzioni sottili e geometriche. Il design della bocca piatta con getto a cascata è compatto e slanciato. Grazie al brevetto Zucchetti della cartuccia a scomparsa è stato possibile ridurre al minimo il volume del miscelatore, incassando la cartuccia sotto il piano ceramico. Il design asciutto ha permesso una riduzione dell’uso del metallo e il getto d’acqua a cascata, gestito e controllato con dispositivi ad hoc, favorisce il risparmio idrico. Him ha ottenuto il Red Dot Award 2016.
www.ritmonio.it
www.zucchettikos.it
ANTRAX RADIATORI COME SCULTURE Android e Lobello sono i due nuovi modelli di Antrax IT. Disegnato da Daniel Libeskind, il radiatore Android (a sinistra) ricorda gli origami giapponesi in una sequenza dinamica di angoli e linee. Realizzato in materiale riciclabile al 100%, può essere dotato di un maniglione portasalviette, è disponibile in oltre 200 varianti di colore e si può installare sia in verticale sia in orizzontale. Lobello invece è uno scaldasalviette elettrico. Progettato da Andrea Crosetta, è compatto, la sua forma ricorda quella di un libro e si integra bene negli spazi ridotti degli ambienti residenziali o del contract. In entrambi i casi grande attenzione viene prestata al tema della sostenibilità: basso consumo di energia e ridotto impiego di acqua.
www.antrax.it
NOBILI RUBINETTERIE TECNOLOGIE PER IL RISPARMIO
RUBINETTERIE STELLA NOVANTANNI DI SUCCESSI La serie Roma di Stella, definita da De Lucchi l’icona indiscussa nel mondo dei rubinetti, viene prodotta da novant’anni: sono infatti 3milioni e 200mila i pezzi prodotti dal 1926 e 1.485 gli hotel in tutto il mondo che hanno scelto di arricchire le loro sale da bagno con questa collezione. Per celebrare questa ricorrenza, in edizione limitata, è stata realizzata una versione speciale maggiorata del gruppo lavabo, denominata Roma Imperial, prodotta in soli 180 pezzi numerati e pensata per i nuovi lavabi di ampie dimensioni. Roma Imperial viene proposta in due finiture: Cromo e Palladio, in un packaging costituito da una cassa in legno, numerata e marcata a fuoco, che riproduce fedelmente la confezione ideata nel 1926.
www.rubinetteriestella.it
Risparmio e rispetto ambientale per la collezione Abc di Nobili Rubinetterie: i miscelatori custodiscono infatti tecnologie innovative, improntate all’efficienza idrica ed energetica. A garanzia dei risultati è la cartuccia Nobili Widd da 35 mm utilizzata per Abc. Dal punto di vista tecnologico, il regolatore dinamico di portata, grazie alla tecnologia Nobili WaterSaving, consente di dimezzare il consumo d’acqua frenando l’apertura della leva a metà della portata. Superata la lieve resistenza, il miscelatore sarà libero di erogare la totalità della portata d’acqua. Per il limitatore di temperatura (foto), la tecnologia Nobili EcoFresh evita invece pericolosi rischi di scottatura diminuendo il consumo d’acqua calda. Per il limitatore di energia per lavabo e bidet, la tecnologia Nobili EnergySaving
permette l’apertura dell’erogazione con la leva posta in posizione centrale direttamente in acqua fredda, evitando l’accensione della caldaia e il consumo di acqua calda.
www.grupponobili.it
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elements_ambiente bagno LG HAUSYS COLORATI E RESISTENTI
EVER DESIGN E FUNZIONALITÀ
I prodotti Hi-Macs dI Lg Hausys sono indicati per applicazioni dove la pulizia è uno dei requisiti prioritari, insieme a durabilità e necessità di studiare soluzioni ad hoc. Un caso esemplare è quello della scuola materna di Cadepezzo, in Canton Ticino, dove gli arredi destinati ai piccoli utenti devono garantire un’elevata resistenza agli urti ma anche svago e divertimento. Per l’arredo bagno i progettisti hanno scelto la pietra acrilica naturale Hi-Macs. I lavabi, declinati in sei colori pastello, sono ritagliati all’interno del piano lavabo, realizzato in Hi-Macs. Utilizzata anche per realizzare facciate, rivestimenti e superfici d’arredo, HiMacs non assorbe l’umidità, è resistente alle macchie ed è facile da pulire e manutenere.
Una barra che è al contempo maniglia di appoggio e luce ausiliaria per la notte. La barra luminosa a led di Ever by Thermomat, che può essere installata in orizzonale o in verticale, è orientabile in diverse posizioni. La funzionalità di sostegno (120kg), cifra di tutti i prodotti dell’azienda, viene mantenuta e garantita in tutte le posizioni. Installabile anche nel box doccia.
www.everlifedesign.it
www.lghausys.com
STARPOOL UNA SPA ORIENTALE A MILANO Design elegante, concept interattivo e tecnologico della SweetCollection, percorsi benessere personalizzabili, un software per la gestione e il risparmio energetico delle attrezzature wellness, un’importante consulenza ingegneristica per la scenografica piscina: questo il contributo di Starpool alla spa del Mandarin Oriental Milano, progettata da Antonio Citterio e Patricia Viel. All’interno delle due aree social dedicate al
benessere, speculari e separate per uomini e donne, Starpool ha attrezzato due ambienti wellness completi: due cabine SweetSpa XL in marmo Calacatta (capienza fino a quattro persone), due SweetSauna XL in essenza di rovere, docce emozionali e reazioni fredde, per la corretta successione del percorso calore-acqua-riposo.
www.starpool.com
EFFEGIBI LA SAUNA DOMESTICA Air è il nome della collezione di saune progettata da Talocci Design per Effegibi. Una linea che si distingue dall’immagine classica della sauna per due fattori: la disposizione sospesa da terra dei suoi elementi essenziali - panche e pedana - che consente di appoggiare la sauna sul pavimento esistente, e la posizione centrale della stufa. Nelle saune Air la sorgente di calore diventa il fulcro dell’ambiente attorno a cui si dispongono le panche.
www.effegibi.it
WALLPEPPER LE OMBRE SULLA PARETE Ombrèe fa parte della linea Wallpepper, che comprende prodotti ecologici, esenti da pvc, a base di cellulosa e fibre tessili. I colori di Ombrèe si susseguono in gradazione come ombre con un effetto delicato. La carta da parati è certificata in classe B1 per resistenza al fuoco ed è inodore, traspirante, anallergica e idrorepellente. Dotata di buona resistenza meccanica, la carta da parati può essere utilizzata in differenti ambienti come scuole, ospedali e ristoranti. Il prodotto è conforme allo standard Greenguard Children & Schools.
www.wallpepper.it [ 82 ]
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PANARIA CERAMICA NUOVE FINITURE PER I RIVESTIMENTI Trilogy è un’interpretazione dei marmi classici realizzata da Panaria Ceramica. Tre le tecnologie combinate in un’unica collezione: grés porcellanato, grés laminato sottile – soluzione resistente, flessibile, adatta per le ristrutturazioni, oltre che facile da tagliare e posare – e monoporosa da rivestimento. 5 le varianti cromatiche: Calacatta White, Onyx Light, Moon Beige, Sandy Grey e Sky Smoke. La serie appartiene alla linea antibatterica Protect. Trilogy ha una doppia variante di finitura, satinata e lucida, ed è disponibile in grés porcellanato nei formati 60 x 60 e 60 x 120 cm, in grés laminato di 5,5 mm nei formati 100 x 300 cm e 100 x 100 cm, e nel formato 35 x 100 cm nella soluzione di monoporosa da rivestimento.
www.panaria. it
“The LafargeHolcim Awards has not only brought awareness, but has also raised the standard for how we deal with sustainability.” Alejandro Aravena, Partner Architect at Elemental, Chile. LafargeHolcim Foundation Board member since 2013. Pritzker Prize laureate 2016.
5th International LafargeHolcim Awards for sustainable construction projects. Prize money totals USD 2 million.
Renowned technical universities host the independent juries in five regions of the world. The juries evaluate entries against the “target issues” for sustainable construction. The competition has categories for projects at an advanced stage of design, and also for visionary ideas of young professionals and students. The LafargeHolcim Awards is an initiative of the LafargeHolcim Foundation for Sustainable Construction and is supported by LafargeHolcim – helping the world to build better. The Group ist represented in Italy by Holcim (Italia). www.lafargeholcim-awards.org
The world’s most significant competition in sustainable design