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Morphology di Antonio Barrese

LA GENETICA META-LINGUISTICA DI ANTONIO BARRESE IN MOSTRA ALLA FONDAZIONE SOZZANI DI MILANO

Dal 1965 Antonio Barrese (Milano, 1945) si è dedicato con pari intensità all’Arte Cinetica, al design – tra il 1975 e il 1989 vinse tre premi Compasso d’Oro – alla narrativa visuale, alla didattica, alla teoria dell’arte e del progetto, alle ricerche morfologiche, alla fotografia e al cinema sperimentale. Un incessante lavoro di ricerca che l’artista definisce di genetica meta-linguistica e che riguarda la genesi stessa della forma, nella convinzione che quest’ultima sia infine il più alto dei contenuti e che determini le strutture linguistiche di un mondo ancora inesplorato, del “mondo che sta per essere” e che l’arte avvera. Curata da Stefania Gaudiosi la mostra Morphology, alla Fondazione Sozzani di Milano fino all’11 settembre, presenta il complesso di opere recenti di Barrese ponendolo in dialogo con le ricerche precedenti e con la globalità del suo lavoro, che si configura nel complesso come corollario di una indiscriminata, estesa e febbrile ricerca formale.

Nasce da una collaborazione con la Fondazione Musei Civici di Venezia la selezione di trenta capolavori dell’arte italiana realizzati tra le due guerre che rimarrà esposta fino al prossimo 29 gennaio nella sede di Palazzo Reali del Museo d’Arte della Svizzera Italiana di Lugano. Era quello il periodo del ‘ritorno all’ordine’ promosso da Margherita Sarfatti che teorizzava il superamento delle avanguardie del primo Novecento – prima fra tutte quella Futurista – in favore del recupero delle forme classiche e della semplificazione compositiva e formale propri della tradizione primitiva

Antonio Barrese, Albero di Luce, 2009/2010. La più grande installazione ambientale cinetica e luminosa mai realizzata. Alto 33 metri, con un diametro alla base di 18, ruotava a circa 40 giri al minuto.

RITORNO ALL’ORDINE

CAPOLAVORI DELL’ARTE MODERNA ITALIANA AL MASI DI LUGANO

Giacomo Manzù, Cardinale, 1952. A sinistra, Massimo Campigli, Le Amazzoni, 1928 (©2022, ProLitteris).

e rinascimentale italiana. L’allestimento segue un ordinamento per autore – da Mario Sironi, che con l’autobiografico antieroe de Il Bevitore, dipinto nel 1923/24, apre idealmente la mostra – a Carlo Carrà, Massimo Campigli, Giacomo Manzù, Ottone Rosai e Scipione, con esempi significativi come Le amazzoni e Donna ingioiellata di Campigli, Casine sul Sesia e Mattino sul mare di Carrà, i Giocatori di toppa e il Venditore ambulante di Ottone Rosai, le sculture Ragazza sulla sedia e Cardinale di Manzù e, ancora, la serie di Scipione dedicata al Cardinal Decano.

GUARDIANI DELLA BELLEZZA

NELLE SALE VUOTE DELLE RESIDENZE SABAUDE, IL LAVORO DEI PROFESSIONISTI DEL CENTRO DI CONSERVAZIONE E RESTAURO LA VENARIA REALE

Fino al 18 settembre negli spazi della Palazzina di Caccia di Stupinigi le fotografie in grande formato di Silvano Pupella, scattate nel corso della fase più dura della pandemia, documentano la continuità del lavoro di conservazione nelle residenze sabaude. Nelle immagini e nel video-racconto della mostra restauratori, diagnosti e storici dell’arte del Centro di Conservazione e Restauro La Venaria Reale si muovono tra arredi e opere d’arte per svolgere l’attività di conservazione preventiva e manutenzione programmata strategica per la tutela presente e futura del patrimonio culturale nazionale. La mostra Guardiani della Bellezza è organizzata in collaborazione con Fondazione Ordine Mauriziano e con il contributo di Fondazione Crt.

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