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FONDAZIONE LUIGI ROVATI, MILANO
MC A - Mario Cucinella Architects Fondato nel 1992 a Parigi da Mario Cucinella (Palermo, 1960, nella foto con Giovanna Forlanelli, presidente di Fondazione Luigi Rovati), oggi MC A ha sede a Bologna e Milano e conta più di 100 professionisti. L’approccio progettuale dello studio affronta il vasto tema della sostenibilità del costruito integrando in maniera olistica strategie energetiche e ambientali. Nel 2015 Mario Cucinella ha fondato SOS - School of Sustainability, scuola di formazione post-laurea sui temi della sostenibilità e del futuro, e nel 2018 è nato MC D - Mario Cucinella Design, dipartimento focalizzato sul tema dei materiali e dell’economia circolare. Recentemente lo studio ha progettato il primo modello di abitazione in terra cruda stampata in 3D. Numerosi i progetti realizzati in tutto il mondo e circa 50 quelli attualmente in corso. www.mcarchitects.it
Il piano ipogeo rivestito da conci di pietra forte fiorentina. A sinistra, il prospetto del palazzo su Corso Venezia (ph. Giovanni de Sandre per Fondazione Luigi Rovati).
CON UNA STRAORDINARIA OPERAZIONE DI AMPLIAMENTO E CONSERVAZIONE E COINVOLGENDO COMPETENZE MULTIDISCIPLINARI IL TEAM DI MARIO CUCINELLA ARCHITECTS HA TRASFORMATO LO STORICO PALAZZO DI CORSO VENEZIA 52 NEL NUOVO MUSEO D’ARTE E SEDE DELLA FONDAZIONE LUIGI ROVATI
FONDAZIONE LUIGI ROVATI, MILANO L’ESPERIENZA SPAZIALE DELL’ARTE E DEL SAPERE
Alla ricerca di un’identità adeguata al terzo millennio, i musei tendono a proporre spazi neutri, o come si usa dire ‘flessibili’, in grado di adattarsi a diverse possibili configurazioni, installazioni d’arte e performative. Il caso del nuovo museo d’arte della Fondazione Luigi Rovati, inaugurato ufficialmente il 7 settembre, va nella direzione opposta. Quello che propriamente non va inteso come un museo bensì, nelle parole della presidente di Fondazione Luigi Rovati Giovanna Forlanelli come «un continuum narrativo nel dialogo per opposizioni o contiguità fra antico e contemporaneo» è un unicum che, dal livello ipogeo al piano nobile, fonde inestricabilmente contenitore e contenuto in ambienti originalmente nuovi – il livello ipogeo – o straordinariamente conservati e tuttavia contemporanei che appartengono indiscutibilmente al palazzo, non potrebbero trovarsi altrove né accogliere opere diverse da quelle esposte. Merito certamente del progetto culturale della Fondazione ma merito anche del progetto di trasformazione architettonica che quel progetto ha saputo interpretare unendo alla visione del nuovo spazio capacità ingegneristiche non indifferenti, qualità e competenza nel restauro e una raffinata abilità realizzativa. Le vetrate dell’ingresso, sull’ottocentesco Corso Venezia, e quelle opposte che si aprono sul giardino interno rendono luminoso l’atrio del piano terra dove si trovano la biglietteria, una sala conferenze, il bookshop e il caffè-bistrot.
Le cupole e le teche della collezione etrusca al piano ipogeo, animato anche da un percorso di videomapping (ph. Giovanni de Sandre per Fondazione Luigi Rovati).
Esploso assonometrico del progetto e disegno di Mario Cucinella della pianta del piano ipogeo (courtesy MC A).
Il percorso di visita inizia dal livello ipogeo, ricavato ex-novo con una straordinaria operazione ingegneristica che ha temporaneamente sospeso su micropali l’intero palazzo per realizzare lo scavo e le nuove fondazioni (in realtà i livelli sotterranei, che si estendono anche sotto la superficie del giardino, sono due, il secondo agendo da caveau delle opere e con accesso riservato agli studiosi). Ispirato agli ambienti della necropoli di Cerveteri, il livello sotterraneo che accoglie la collezione etrusca della Fondazione si sviluppa in sale ellissoidali con soffitti a cupola interamente rivestite con 24.000 conci di pietra serena posati a correre in fasce orizzontali distanziate di pochi millimetri l’una dall’altra, così da permettere all’aria e alla penombra di filtrare attraverso. La tecnica costruttiva di questo rivestimento è analoga a quella utilizzata per realizzare facciate ventilate, con una sottostruttura metallica alla quale sono agganciati i listelli di pietra, con la differenza che il progetto – testato con un mock-up in scala 1:1 di una porzione di cupola realizzato nella sede bolognese di MCA – e la successiva messa in opera sono parametrici, con elementi diversi uno dall’altro per seguire le curvature delle pareti e delle cupole. L’effetto è straordinario, con le teche triangolari in cristallo con illuminazione incorporata – realizzate da Goppion su disegno dello studio di Mario Cuci-
CREDITI
Località Milano, corso Venezia 52 Committente Fondazione Luigi Rovati Progettazione arch. e museale Mario Cucinella Architects Project management Giovanni Canciullo Progettazione strutture Milan Ingegneria Progettazione impianti e consulenza Leed Manens-Tifs Antincendio Gae Engineering Landscape Greencure, Marilena Baggio Lighting design Piero Castiglioni Acustica BioByte Multimedia Dotdotdot, Zeranta Edutainment Grafica e wayfinding Zup Design Interior design ristorante e bistrot Flaviano Capriotti Direzione lavori Walter Incerti – iZed Partners Opere edili Ediltecno Restauri, Bertolani Costruzioni Ingegnerizzazione cupole Elios Engineering Materiale lapideo Casone Group Teche espositive Goppion Illuminazione iGuzzini, Dga Illuminazione (faretti teche) Serramenti Capoferri Superficie 3.000 mq Cronologia 2016-2022
Il palazzo visto dal giardino. Sotto, rivestita in pietra anche la scala che conduce alle cupole della collezione etrusca (ph. Giovanni de Sandre per Fondazione Luigi Rovati). Ediltecno, un capolavoro di ingegneria e restauro
Per la molteplicità dei suoi aspetti, dall’ingegneria alla riqualificazione di un edificio storico fino al restauro di elementi interni di pregio, il cantiere di Fondazione Rovati condotto e in massima parte svolto da Ediltecno – direttore tecnico di cantiere il geometra Gaetano Ghetti – rappresenta un caso unico nell’attività delle imprese di costruzione. Un cantiere con una logistica complicata (un solo accesso carraio su una strada monumentale del centro storico) durato cinque anni, iniziato con lo scavo, fino a 12 metri di profondità, dell’area del giardino e di parte della superficie sottostante l’edificio, per diversi mesi privo di fondazioni e sostenuto da palificazioni in calcestruzzo e tubi di acciaio. Il palazzo è stato poi oggetto di demolizioni mirate e rinforzi strutturali in acciaio, armature in ferro e opere di alleggerimento con solai di legno X-Lam, e restaurato esternamente con la sostituzione dei serramenti e la riqualificazione delle facciate. Per realizzare le cupole ipogee peculiarità del museo Ediltecno ha coordinato un team altamente qualificato di progettisti, fornitori e montatori: 24.000 conci di pietra forte fiorentina, posati a correre in senso orario e distanziati di 5 millimetri uno dall’altro con l’ausilio di una stazione laser, ancorati a una sottostruttura di acciaio dietro la quale corrono i canali di aerazione. Al piano nobile invece Ediltecno ha eseguito un importante lavoro di rimozione, restauro e rimontaggio di tutte le boiserie: restauro comprensivo di ri-coloritura delle superfici lignee con intarsi e decori in oro, rifacimento degli stucchi in gesso decorati e dell’importante soffitto voltato nel corridoio, messo in opera dopo un impegnativo sviluppo progettuale realizzato da Ediltecno. L’impianto di riscaldamento e condizionamento è gestito da pompe di calore che utilizzano l’acqua di falda grazie alla realizzazione di pozzi geotermici, mentre per la distribuzione dell’energia, dei dati e per la gestione degli impianti sono stati stesi più di 200 chilometri di cavi. Oltre alle lavorazioni dirette, Ediltecno ha inoltre coordinato gli interventi di imprese terze incaricate direttamente dalla committenza sia per lavori specifici sia per gli allestimenti museali.
www.ediltecnorestauri.it
Alcuni ambienti del piano nobile. Davanti allo specchio un’opera di Marianna Kennedy (ph. Giovanni de Sandre per Fondazione Luigi Rovati).
Sopra, piano nobile, sala Ontani (ph. Giovanni de Sandre per Fondazione Luigi Rovati). A sinistra, sezione di progetto (courtesy MC A).
nella – che espongono i grandi vasi, gli ex-voto, le antefisse, i piccoli bronzi etruschi accanto a poche opere contemporanee di William Kentridge, Lucio Fontana, Arturo Martini, Alberto Giacometti e una terracotta di Picasso, e la suggestione dell’ambiente accresciuta da una videomapping digitale a pavimento estensione di una sala video che racconta storia e miti delle antiche città etrusche. Risalendo l’edificio, superato l’ammezzato che ospita gli uffici della Fondazione si raggiunge il piano nobile. Qui tutti gli ambienti originari sono stati recuperati, restaurati e conservati: dalle boiserie alle porte dorate, dai pavimenti ai camini in marmo alle alte specchiere settecentesche, creando ‘stanze’ espositive dove risaltano per contrasto opere contemporanee. Ma i cromatismi di alcune sale, abitate da reperti etruschi e dedicate a installazioni site specific di artisti contemporanei – Luigi Ontani, Giulio Paolini, Francesco Simeti, Marianna Kennedy – conferiscono all’insieme un’attualità sorprendente, quasi l’impressione di trovarsi in una scenografia allestita da Wes Anderson. Al piano superiore ancora, lo spazio è destinato al ristorante gastronomico affidato alle cure dello chef due stelle Michelin Andrea Aprea, che gestisce anche il bar-bistrot (per entrambi il progetto di interni è di Flaviano Capriotti) al piano terra aperto verso il giardino. Giardino che è un altro elemento importante del progetto di recupero del palazzo: progettato dallo studio Greencure di Marilena Baggio, la leggera ondulazione del manto erboso evoca le cupole del sottostante ambiente ipogeo. Gli alberi preesistenti sono stati mantenuti, integrati da elementi di vegetazione a bassa manutenzione e irrigazione già presenti nel contesto cittadino. In un angolo, restaurato per dedicarlo a piccole esposizioni temporanee, si trova anche il Padiglione neoromantico ■