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La poetica dello spazio | BRUNO ARCHITETTURA
Bruno Architettura Luca Bruno (laurea in Architettura presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II) dirige la ricerca dello studio da lui fondato nel 2004 verso la sperimentazione di un’architettura pura, tesa alla pulizia e all’eliminazione del superfluo e di ogni elemento decorativo-estetico a favore dell’espressione autentica di forme, linguaggio materico e dialogo continuo tra architettura e natura. Lo studio partecipa spesso a concorsi di idee e opera attraverso la progettazione di architetture pubbliche e private. www.brunoarchitettura.it
Le parole di Angela Panaro scolpite nel corten indicano la destinazione d’uso dell’interno della torretta, un lavoro cucito a mano da Luca Bruno (ph. ©Moreno Maggi). NON È LA DIMENSIONE DELL’OPERA A FARE L’ARCHITETTURA MA IL SUO LINGUAGGIO E L’EMOZIONE CHE TRASMETTE. COME QUESTA VECCHIA STALLA DI 15 MQ CHE LUCA BRUNO HA TRASFORMATO IN UN CONTENITORE ARCHITETTONICO DI POESIE
CREDITI
Località Eboli (Salerno) Committente Angela Panaro Progetto architettonico e impiantistico Bruno Architettura, Luca Bruno Impresa costruttrice Ro.Fi. Pavimento e stucchi Kerakoll Superficie 15 mq Cronologia 2019-2022
LA STANZA DELLA POESIA, EBOLI LA POETICA DELLO SPAZIO ARCHITETTONICO
In poesia la strofa viene detta anche stanza, ma la stanza è anche un luogo di sosta, di dimora, un posto da abitare. Da questa polisemia nasce la Stanza della Poesia, il progetto di Luca Bruno nato dalla visione della poetessa e scrittrice Angela Panaro. La Stanza della Poesia è stata realizzata nel centro antico di Eboli (Salerno), sottoposto a vincolo paesaggistico della Soprintendenza all’interno di una torretta con una porta rossa – unica fonte di luce naturale perché nel locale non vi è alcuna finestra. Il colore rosso e il vetro attraggono l’attenzione invitando a varcare la soglia, ma non prima di aver scavalcato un gradino a forma di parallelepipedo, poggiato a terra apparentemente sospeso nell’aria. Il gradino rappresenta un significativo pezzo di storia, perché realizzato con una pietra locale di cui non esistono più cave. Aperta la porta rossa, attraverso un corridoio stretto che richiama i vicoli della città medievale, accanto a una libreria in corten, ci si ritrova davanti a un filtro metallico a forma di L capovolta. Lo spazio improvvisamente si allarga grazie a pareti a specchio poste frontalmente tra loro. Qui trovano posto quattro cubi in calcestruzzo: dato il loro peso la statica li vorrebbe poggiati a terra ma la magia della poesia li rende leggeri, sospesi sopra il pavimento dal segno luminoso dello strip led che disegna e alleggerisce la stanza. Il vano è pavimentato e intonacato con cemento applicato attraverso lavorazioni di tempi passati ■