SOMMARIO ioArch 105
DESIGNCAFÈ
10 Half Earth | STEVEN HOLL
11 Enigmi spazio-temporali | LUCIO SAFFARO
12 Architetture per la scena | LUCIANO BALDESSARI
14 MM-XX-II | PAOLO CONRAD-BERCAH
16 Back to Beirut | GABRIELE BASILICO
18 La guerra è finita! | FONDAZIONE IMAGO MUNDI
20 Quasi Nessuno | MATILDE CASSANI
22 La logica dell’intuizione | HEDI MERTENS
24 Everybody Talks About The Weather | FONDAZIONE PRADA
26 Le Storie di LPP | LEONARDO SAVIOLI
36 L’arte della Moda | MUSEI SAN DOMENICO DI FORLÌ
38 Passato, presente e futuro di Bergamo | LUCA MOLINARI
40 1993-2023, i trent’anni di Caleido | DANILO ROSSETTI
REPORT
30 Edilizia abitativa a costi accessibili di Aldo Norsa
FOCUS
44 Un edificio storico | FAKRO
46 Il sistema di rivestimento di facciata | ALUBEL
48 Per il Giardino delle Arti di Maratea | ISOPLAM
WORK IN PROGRESS
50 Milano Bicocca | PIÙARCH E ANTONIO PERAZZI
18
52 Milano | BELL GROUP E NHOOD, IL COHOUSING CHIARAVALLE
54 Savona | POLITECNICA, PALAZZO DELLA ROVERE
56 Fiumicino | WIP ARCHITETTI, OASI RESIDENZIALE
58 Trani | PROGETTO CMR, NUOVO OSPEDALE ONCOLOGICO
60 Gioia del Colle | UNA GREENWAY FINANZIATA DAL PNRR
62 Taranto | MDU ARCHITETTI, LO STADIO DEL NUOTO
64 Matera | COOP HIMMELB(L)AU, OASI NEL PARCO DELLA MURGIA
68 Hangzhou | AIM ARCHITECTURE, L’ALVEARE MIXED-USE
70 Wuhan | ZAHA HADID ARCHITECTS, IL TAIKANG FINANCIAL CENTRE
SOMMARIO io Arch 105
LPP - ARCHITETTI ITALIANI di Luigi Prestinenza Puglisi
128 Studio Archos
ARCHIWORKS
136 Luiss. Studiare in una casa sull’albero | ALVISI KIRIMOTO
144 Sda Bocconi. Lo spazio come terzo educatore | IL PRISMA
DOSSIER LUCE
148 Il concept esperienziale di Euroluce | JACOPO ACCIARO
150 Installazioni Milano Design Week 2023
153 Ripple, la lampada outdoor | PLATEK
154 Prodotti e sistemi per l’illuminazione
158 Un’oasi di verde e luce a Midtown Manhattan | ERCO
160 Un edificio di luce a Copenhagen | LINEA LIGHT
ELEMENTS a cura di Elena Riolo
163 Contract
163
Xu Tiantian
Direttore editoriale
Antonio Morlacchi
Direttore responsabile
Sonia Politi
Comitato di redazione
Myriam De Cesco, Carlo Ezechieli Antonio Morlacchi, Sonia Politi
Foto ©Wang Ziling.
Contributi
Jacopo Acciaro, Luisa Castiglioni
Carlo Ezechieli, Roberto Malfatti
Aldo Norsa, Luigi Prestinenza Puglisi
Elena Riolo
Grafica e impaginazione
Alice Ceccherini
Marketing e Pubblicità
Elena Riolo elenariolo@ioarch.it
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art direction e styling: Studio SalarisSTEVEN HOLL
HALF EARTH
ACQUERELLI, PROGETTI E MAQUETTE DI STEVEN HOLL PER UN’ARCHITETTURA ORIENTATA ALLA TUTELA DELLA NATURA
Fino al 14 luglio 2023, la galleria Antonia Jannone Disegni di Architettura di Milano presenta Half Earth, la nuova mostra di Steven Holl a cura di Steven Holl Architects.
Il progetto espositivo prende il titolo dall’opera omonima sulla biodiversità di Edward Osborne Wilson, pubblicata nel 2016 e nella quale l’autore propone che metà della superficie terrestre sia destinata a una riserva naturale per preservare la biodiversità.
L’idea di ripensare gli insediamenti urbani e la loro densità è, oggi più che mai, un compito fondamentale per urbanisti e architetti. Lo stesso Holl ha provato a rispondere a questa esigenza nel corso del tempo ideando miniutopie per preservare o ripristinare gli ecosistemi in difficoltà attraverso un’architettura ecologica alimentata da fonti di energia rinnovabili.
Half Earth comprende progetti come Edge of a City (1988-1991), che racconta alcune pro-
poste di ripristino del paesaggio naturale ai margini delle grandi città americane, o Spatial Retaining Bars for Phoenix e Spiroid Sectors for Dallas, dedicati all’ideazione e costruzione di nuovi insediamenti comunitari.
Accanto a progetti e maquette, in mostra anche grandi disegni ad acquerello ispirati alle idee di John Cage sulla creazione controllata dal caso: più della metà delle forme è infatti lasciata all’acqua e alla casualità.
L’atto di disegnare è da sempre concepito da Holl come un’attività metafisica alla ricerca di una concezione essenziale dell’architettura: «Per me lo schizzo, il disegno fatto a mano, è una forma di pensiero. È attraverso i miei dipinti che si precisano i pensieri: dipingendo o disegnando riesco a stabilire una connessione tra l’elemento soggettivo e quello oggettivo. È una maniera imprevedibile di aprire la mente e di sentire liberamente» ■
A sinistra e qui sopra: Edge of a City, Dallas. In alto, Linear City Fragments e Gran Sasso Pavilion (©Steven Holl Architects).
LUCIO SAFFARO ENIGMI
Fino al 24 settembre a Palazzo Fava a Bologna Genus Bononiae presenta Viaggio verso l’ignoto, una mostra a cura di Claudio Cerritelli e Gisella Vismara che attraverso 87 opere pittoriche e grafiche offre una panoramica della ricerca di Lucio Saffaro (1929-1998), pittore, scrittore, poeta e matematico tra i più originali della cultura e dell’arte italiana del secondo Novecento. Laureato in fisica pura, Saffaro ha saputo fondere la sua profonda cultura scientifica con l’indagine pittorica e grafica di forme simboliche legate agli enigmi dello spazio e del tempo. Nel suo lavoro, fondamentale è l’approfondimento della relazione tra il mondo classico e il sapere moderno: con una spiccata attitudine a collegare la memoria del passato alla consapevolezza del tempo presente, l’autore proietta con forza visionaria l’immagine del futuro, cogliendo i complessi legami tra l’antico e il contemporaneo.
Se le opere degli anni Cinquanta possiedono un carattere metafisico, nel decennio successivo Saffaro inizia a indagare il rapporto tra arte e scienza, con lo specchio, il labirinto, l’infinito come temi di ricerca. I teoremi logico-prospettici sono caratterizzati da una compostezza geometrica che si avvale di molteplici elementi costruttivi: archi tangenti e movimenti ondulatori, piani concavi e convessi, strisce convergenti e intersezioni
asimmetriche. I poliedri degli anni Sessanta riflettono inoltre le sfaccettature del pensiero polidimensionale, la pluralità delle fonti iconografiche e la proiezione delle forme nello spazio cosmico. Nelle opere degli anni Settanta infine la tensione prospettica accompagna i flussi avvolgenti del sogno e i procedimenti razionali dialogano con la dimensione del dubbio ■
Lucio Saffaro, l’identificazione della realtà/Isokrator (opus X), 1955, olio su tela, 50x60 cm. Fondazione Lucio Saffaro, Bologna.
Luciano Baldessari e il Luminator. Sopra, tempera per la scenografia dell’Enrico IV di Luigi Pirandello, 1944, e bozzetto per il Teatro della Moda di Elizabeth Arden a New York, 1940 (courtesy Casva, Comune di Milano).
VENEZIA, FONDAZIONE CINI
UNA MOSTRA RACCONTA L’OPERA E LA VISIONE DELL’ARCHITETTO, DESIGNER E SCENOGRAFO LUCIANO BALDESSARI
LUCIANO BALDESSARI ARCHITETTURE PER LA SCENA
La mostra Luciano Baldessari. Architetture per la scena , curata da Anna Chiara Cimoli, presidente della fondazione Casva, è in programma fino al 26 novembre 2023 alla biblioteca Manica Lunga della Fondazione Cini sull’isola di San Giorgio a Venezia. L’esposizione racconta la storia, la vicenda artistica e l’apporto innovativo di Luciano Baldessari (1896-1982), architetto e designer, la cui vita ha attraversato le Avanguardie storiche, tra Europa e Stati Uniti.
La panoramica della produzione scenografica di Baldessari fra gli anni Venti e Quaranta del Novecento si compone di disegni in cui danza, teatro, pittura, musica convergono in
una visione sempre spaziale. La cultura visiva è per Baldessari un apparato dinamico e composito, il cui metodo progettuale rielabora e porta nel presente ciò che viene esperito. Questo modo di guardare al mondo e all’architettura prende forma anche nel manichino-lampada-scultura Luminator, presentato all’Esposizione Universale di Barcellona del 1929, che racchiude il tributo dell’architetto verso la stagione futurista e la sedimentazione della cultura del Bauhaus frequentato nella stagione berlinese.
L’oggetto nasce come supporto per abiti, ma rotea come un danzatore, illumina, possiede un ‘portamento’ scultoreo.
Numerosi esemplari dell’opera sono esposti nell’ambito della mostra grazie alla collaborazione di Codiceicona, oggi produttore del Luminator, che da alcuni anni individua e ridà vita a oggetti di design progettati dai maestri del Novecento italiano, attraverso l’acquisizione dei diritti di edizione e la valorizzazione del know-how, nel rispetto di ciascun progetto originario.
Le opere in mostra, parte della collezione del Casva-Centro di Alti Studi per le Arti Visive del Comune di Milano, sono valorizzate dal progetto di allestimento a cura dello studio Baldessari e Baldessari ■
LA GUERRA
Per ragioni politiche appartengono già alle rovine del moderno i padiglioni del Jinhua Architecture Park, promossi e curati nel 2002 dall’artista dissidente Ai Weiwei che per realizzarli coinvolse sedici celebri architetti. Quello scelto da Paolo Conrad-Bercah per La Guerra è la spigolosa sala di lettura progettata da Herzog e de Meuron.
MM-XX-II
Lo scorso 11 marzo Il Foglio ha pubblicato un inserto che riproduceva alcune prime pagine del quotidiano disegnate dall’architetto Paolo Conrad-Bercah, professionista, docente del Politecnico di Milano e autore di saggi di teoria architettonica e urbana. «Ho disegnato dei ‘commenti grafici’ ai titoli a sei colonne del Foglio sull’aggressione russa all’Ucraina – spiega Conrad-Bercah – e i disegni hanno rivelato alcuni temi che possiamo racchiudere nelle categorie ‘tolstoiane’ di Guerra e Pace»
Il risultato è un Atlante Spaziale di questo tempo che, a differenza di molti, l’autore non ha alcuna intenzione di cancellare: 7 categorie per 21 prime pagine disegnate. Quella della Pace è una sola ■
Dall’alto in senso orario, Beirut 2011, Beirut 2008 e Beirut 2003 (tutte ©Gabriele Basilico). Ritratto di Gabriele Basilico (ph. ©Giorgia Fiorio).
GABRIELE BASILICO BACK TO BEIRUT
VENT’ANNI DI DISTRUZIONI E RICOSTRUZIONI DELLA
CITTÀ NELLE FOTOGRAFIE DI GABRIELE BASILICO IN UNA
MOSTRA AD ALESSANDRIA
Curata da Giovanna Calvenzi, la mostra fotografica Gabriele Basilico. Ritorni a Beirut, fino all’1 ottobre nelle Sale d’Arte della Biblioteca Civica di Alessandria, è una rara occasione per osservare l’evoluzione della capitale libanese nell’arco di tredici anni attraverso lo sguardo del grande fotografo italiano. Quando la fotografò per la prima volta, nel 1991, su invito della scrittrice libanese Dominique Eddé, Basilico documentò le ferite inferte all’area centrale di Beirut da quindici anni di guerra civile.
Nel 2003 Stefano Boeri, in quel periodo direttore di Domus, gli chiese di tornare negli stessi luoghi per raccontarne la ricostruzione, non per singole architetture ma per vedute urbane corrispondenti alle riprese fotografiche realizzate dodici anni prima.
Basilico tornò poi a Beirut nel 2008 per presentare una sua mostra e senza uno specifico incarico fotografò di nuovo la città, allargando la ricerca fuori dal centro storico.
Il quarto ritorno avvenne tre anni dopo, su incarico della Fondazione Hariri che, con le
riprese di Gabriele Basilico, Fouad Elkoury (presente anch’egli nel 1991 e alla guida della nuova spedizione fotografica), Klavdij Sluban e Robert Polidori intendeva costruire un archivio visivo della ricostruzione e dei mutamenti occorsi alla città.
Da allora altro è accaduto, sempre sul filo della tragedia, dall’esplosione al porto del 4 agosto 2020 ai milioni di profughi siriani accolti in una città dove da più di duemila anni la resilienza non è una parola, ma la prassi ■
QUANDO, DI PRECISO COMINCIA LA PACE?
LE RIFLESSIONI SULLA GUERRA DI 15 ARTISTI IN MOSTRA FINO AL 17 SETTEMBRE ALLE GALLERIE DELLE PRIGIONI DI TREVISO
La mostra La guerra è finita! La pace non è ancora iniziata, a cura di Fondazione Imago Mundi, invita a riflettere sulla profonda differenza che intercorre tra il semplice concludersi della fase armata di un conflitto e l’instaurarsi di una vera e propria condizione di pace. Allo stesso tempo, le opere di Francesco Arena, Terry Atkinson, Massimo Bartolini, Eteri Chkadua, Maxim Dondyuk, Harun Farocki, Leon Golub, Alfredo
RINASCERE DALLE MATERIE
FINO AL 3 SETTEMBRE LA MOSTRA
WARSAW 1945-1949: RISING FROM RUBBLE AL MUSEO DI VARSAVIA PRESENTA
LO SFORZO DI RICOSTRUZIONE
COLLETTIVO SOSTENUTO DALLA CITTÀ
TRA IL 1945 E IL 1949
I materiali con cui sono costruite le città dicono molto della loro storia. Dopo essere stata rasa al suolo nel 1944, Varsavia venne ricostruita con le macerie. Ventidue milioni di metri cubi di macerie – che in parte formano le colline artificiali di Moczydłowska e di Szczęśliwicka, dove d’inverno si scia – trasformate in inerti mescolati al cemento per produrre il calcestruzzo per i nuovi blocchi residenziali prefabbricati di matrice sovietica ma anche la sede dell’attuale ministero dello
Jaar, JR, Mario Merz, Richard Mosse, Pedro Reyes, Martha Rosler, Sim Chi Yin, Ran Slavin sono una riflessione sul potere e il significato delle immagini nella storia dell’arte e della comunicazione.
Non sempre la fine di una guerra conduce alla pace. Sono forse in pace Iraq e Congo? Sono forse cessate le violenze in Afghanistan? E cosa accadrà in futuro tra Russia e Ucraina – la mostra si apre con le serie fotografiche inedite Culture of Confrontation, Ukraine ‘22 e Between Life and Death del fotoreporter ucraino Maxim
Dondyuk – con l’odio generato dall’invasione russa? Se la bandiera della pace, in mostra la prima, creata da Aldo Capitini nel 1961, è un invito al dialogo tra le parti, anche il pianoforte (Bartolini ricostruisce il modello che le armate americane portavano al fronte durante la seconda guerra mondiale) diventa uno strumento di guerra.
Ma, come suggerisce l’artista messicano Pedro Reyes, le armi – nel caso di Disarm, quelle sequestrate ai narcotrafficanti – possono a loro volta trasformarsi in strumenti musicali ■ sviluppo di piazza Trzech Krzyży e il monumento all’Insurrezione di Varsavia. Tonnellate di mattoni e ferro recuperati e trasportati a mano dalle donne delle Brigate del Lavoro per far fronte alla penuria e all’alto costo dei materiali da costruzione provenienti da Wroclaw e Stettino.
In tempi di economia circolare, i frammenti di sculture e di ornamenti architettonici in mostra, i mattoni e le ceramiche spezzate sono anche un contributo all’odierno dibattito intorno all’economia circolare: è stato fatto quando la necessità era la ricostruzione, può essere fatto oggi sotto l’urgenza del cambiamento climatico, spiega il curatore, lo storico dell’architettura Adam Przywara. Macerie infine come elemento di ispirazione per l’arte contemporanea: in mostra anche opere di Centrala Studio, Diana Lelonek, Tymek Borowski e Monika Sosnowska ■
QUASI NESSUNO MIRAGGI DI ESSERI UMANI
Il Principato di Lucedio è un’azienda agricola del vercellese con un’abbazia cistercense e 500 ettari di risaie all’interno di un Parco Regionale. Qui fino al 30 novembre prende forma il progetto Quasi Nessuno, dell’architetto, designer e artista Matilde . Liberamente ispirato ai paesaggi e alle storie delle risaie, Quasi Nessuno, a cura di Paola Nicolin, è la seconda iniziativa di arte sul territorio dell’associazione Aptitudeforthearts.
Soffermandosi sulla progressiva rarefazione della presenza umana nelle risaie, con il suo intervento Matilde Cassani le trasforma in un universo popolato di comparse sfuggenti, come echi di chi non c’è più, che si intravedo-
no all’imbrunire. Dispositivi visivi al confine tra realismo e immaginazione, spaventapasseri che uniscono antico e contemporaneo e interpretano in chiave post umana il tema della cura del territorio, abbracciandone ogni possi-
bile traduzione nel campo del vivente. Con il patrocinio della provincia di Vercelli e del Comune di Trino, il progetto si avvale anche della collaborazione del fotografo Delfino Sisto Legnani ■
QUADRANTE SOLARE
STEFANO ARIENTI A VILLA CARLOTTA
Fino al 10 settembre la personale di Stefano Arienti Quadrante Solare coinvolge con quaranta opere inedite gli ambienti del museo e del giardino botanico di Villa Carlotta a Tremezzina, sul lago di Como.
Dal 2012 Arienti (Asola, 1961) realizza cicli di opere che ruotano intorno al concetto di meri-
diana, con una tecnica che traduce su carta, intonaco o telo antipolvere le variazioni luminose per mezzo del colore. Ma le opere esposte a Villa Carlotta – come già nei precedenti interventi di Crespi d’Adda e nello spazio Mirad’Or a Pisogne – assumono qui una dimensione per lo più ambientale, mentre l’idea di disegno li-
Riflesso, installazione realizzata con nastri colorati. Sovrasta la grande vasca che convoglia le acque per l’irrigazione del giardino di Villa Carlotta (ph.©Walter Carrera).
neare viene traslata in installazioni concepite come allineamento di fioriture e di oggetti. Quadrante Solare coinvolge ambienti interni e esterni della villa. Nel giardino gli interventi innescano una visione caleidoscopica con le fioriture presenti nel parco, mentre nelle collezioni al primo piano del museo sono presenti opere ‘storicizzate’, come le Turbine che al primo piano si confrontano con una scultura di Antonio Canova, o i tappeti in microciniglia ideati per inserirsi nel contesto ottocentesco con un effetto di camouflage, e le opere su carta che alle pareti creano effetti materici che sembrano trasformare le stampe in dipinti. L’esposizione, a cura di Fulvio Chimento in collaborazione con Carlotta Minarelli, è organizzata dall’Ente Villa Carlotta con il supporto di Associazione Controcorrente ■
MERTENS, LA LOGICA DELL’INTUIZIONE
Attraverso una selezione di oltre trenta dipinti, fino al 15 ottobre il Museo d’Arte della Svizzera Italiana (Lugano, sede di Palazzo Reali) presenta l’opera di Hedi Mertens (1893-1982), artista svizzera poco nota al grande pubblico che nella sua ricerca artistica ha indagato alcuni dei fondamenti dell’astrazione geometrica. Il quadrato è il soggetto di tutte le sue opere, costruite su ordini pittorici spesso regolati da operazioni aritmetiche e geometriche come la divisione, la moltiplicazione, il contrasto, la centratura, la dispersione, la digressione, la
progressione, la simmetria, l’intreccio, la rotazione. Ma al rigore della logica compositiva, nella scelta dei colori Mertens accosta la sua libertà personale.
In seguito il suo lavoro si allontana dai modelli dell’arte costruttivo-concreta svizzera e le regole geometriche complesse giungono a una semplificazione. Il colore bianco, che l’artista definisce “elemento muto della tela”, prende il sopravvento sugli altri elementi: si genera così una spazialità più mistica, in cui le forme sembrano sospese nel campo pittorico e spes-
so sono raggruppate ai margini della tela. La tavolozza si fa più fredda, predilige le tonalità scure luminose e insieme una gamma cromatica opaca che conferisce maggiore solennità alla composizione. Una tensione verso l’armonia e la contemplazione, questa delle ultime opere, che caratterizza la cifra più autonoma della ricerca di Hedi Mertens e rimane come testamento di un’artista che questa mostra intende far conoscere ■
UNA MOSTRA DI FONDAZIONE PRADA
A VENEZIA FINO AL 26 NOVEMBRE
EVERYBODY TALKS ABOUT THE WEATHER
Se il Canal Grande ghiacciasse ancora come nel dipinto di anonimo veneto del 1708 proveniente dalla Fondazione Querini Stampalia, sicuramente i telegiornali parlerebbero di cambiamento climatico.
In realtà climatologia e meteorologia sono due discipline scientifiche diverse che la mostra presentata da Fondazione Prada a Venezia deliberatamente accosta, così come l’allestimento curato dallo studio newyorchese 2x4 intreccia la dimensione artistica del progetto con una serie di approfondimenti scientifici sviluppati
in collaborazione con il New Institute Centre For Environmental Humanities dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.
Come spiega l’ideatore e curatore Dieter Roelstraete, oggi «tutti parlano del tempo – o dovrebbero parlarne – per la semplice ragione che l’attuale crisi climatica potrebbe essere la più grande minaccia esistenziale che l’umanità abbia mai dovuto affrontare nei suoi 100mila anni di storia»
Il tempo, e quindi il clima, è un tema unificante e globale, e ‘parlare del tempo’ significa, in
ARNALDO POMODORO AL PALAZZO DELLA CIVILTÀ ITALIANA
Fino al prossimo 1 ottobre, negli spazi esterni e interni del ‘Colosseo Quadrato’ all’Eur – dal 2015 sede romana di Fendi – la mostra Arnaldo Pomodoro. Il Grande Teatro delle Civiltà attraversa settant’anni di ricerca dell’artista e si configura come una sorta di teatro autobiografico in cui vengono messe in scena circa trenta opere realizzate da Pomodoro tra la fine degli anni Cinquanta e il 2021, insieme a una serie di materiali d’archivio – fotografie, bozzetti, disegni, molti dei quali inediti – che evocano lo spirito e l’atmosfera dello studio e dell’archivio dell’artista.
Il percorso – che prende avvio ai quattro angoli dell’edificio con altrettante sculture tratte dalle macchine sceniche realizzate per il ciclo teatrale di Emilio Isgrò, ispirato all’Orestea di Eschilo, svoltosi sui ruderi della piazza di Gibellina distrutta dal terremoto del Belice –
ultima analisi, parlare e avere cura del futuro dell’intera umanità.
Su due livelli di Ca’ Corner della Regina, Everybody Talks About The Weather presenta più di cinquanta opere di artisti contemporanei e una selezione complementare di lavori storici accompagnate da testi, informazioni grafiche, immagini e dati scientifici per una lettura alternativa e approfondita dei fenomeni fisici e dei processi ambientali evocati o esplicitamente affrontati dagli artisti e relativi a diversi periodi della storia umana ■
mette in evidenza il rapporto tra la dimensione progettuale dell’opera e la sua realizzazione. Una trama da cui emergono i possibili e molteplici riferimenti a quelle civiltà arcaiche, antiche, moderne o solo immaginate, a cui l’opera di Pomodoro costantemente rinvia, tra storia e mito.
La mostra è anche il punto di partenza per scoprire le altre opere di Pomodoro collocate a Roma e nel mondo.
Organizzata da Fendi, Arnaldo Pomodoro. Il Grande Teatro delle Civiltà, a cura di Lorenzo Respi e Andrea Viliani in collaborazione con Fondazione Arnaldo Pomodoro, è accompagnata da un catalogo monografico edito da Skira. Ingresso libero (Lun/Dom, 10:00-20:00) previa registrazione su https://arnaldopomodoro.fendi.com ■
Architetto e artista sofisticato, Leonardo Savioli (Firenze 19171982) in un’illustrazione di Roberto Malfatti. In basso, l’edificio residenziale di via Piagentina a Firenze.
le storie di lpp
LEONARDO SAVIOLI E LO SPAZIO DELLE COSE
di Luigi Prestinenza Puglisi illustrazione di Roberto MalfattiSavioli era un artista coinvolto nelle problematiche dell’espressionismo astratto e dell’informale, autore di disegni e quadri densi e coinvolgenti che mostrano una cultura artistica sofisticata. Aveva anche un dono di natura e si dice che disegnasse usando in contemporanea la destra e la sinistra. I suoi ex-studenti ricordano lo spazio che nelle lezioni lasciava all’arte a cominciare da Cézanne e dal cubismo, che poneva all’inizio della nuova visone del mondo inaugurata dalle avanguardie.
Raccontava ai suoi studenti che lo spazio si tocca. Nei plastici di studio c’è un accumularsi di oggetti, uno stratificarsi di linee e masse di diverse consistenze e geometrie. Come in un quadro informale. Come nei suoi magnifici disegni ispirati ai quadri manieristi in cui le figure esplodono generando lacerti spaziali che scaricano sul disegno una carica energica.
Lo spazio delle cose, in cui gli oggetti fluttuano, attivando processi di attrazione e repulsione, è l’ambiente degli uomini. Che negli edifici vivono, si muovono, si incontrano. Da qui la passione che gli studenti fiorentini avevano per il loro maestro. Giovani che negli anni della contestazione vedevano nelle sue parole la chiave per rinnovare la stanca →
le storie di lpp
architettura del Movimento Moderno. E superare l’immobilismo etico che le letture formaliste dei protagonisti, da Le Corbusier a Mies van der Rohe, poteva generare.
Si trattava nella sua realizzazione pratica, tuttavia, di una tensione irrisolta, di un manierismo che, come notarono Bruno Zevi e Giulio Carlo Argan, oscillava tra il polo della razionalità e quello dell’informale. E, forse, detto per inciso, fu questa indecisione che rese alcune sue opere meno convincenti di quanto lo siano i suoi plastici o lo fosse il suo vivo insegnamento.
Tra gli assistenti di Savioli, per una decina di anni, ci fu Vittorio Giorgini, un personaggio che solo ora stiamo imparando a rivalutare. Nell’archivio Giorgini si trovano numerose tesi di laurea dei protagonisti dei gruppi radical fiorentini dei quali Savioli era stato relatore e lui correlatore.
E, poi, come assistenti, arrivarono Adolfo Natalini di Superstudio, e Paolo Deganello di Archizoom. Savioli, seguendo le sollecitazioni dei due, impostò a fine anni Sessanta il suo corso sul tema, certamente influenzato dalla cultura pop, delle discoteche. Lo spazio vertiginoso di locali quali il Piper era fonte preziosa di informazioni sulla nuova architettura più del Pantheon o del tempio greco.
Amato dalle avanguardie e dai contestatori, Savioli è un uomo di altri tempi, che vive il progresso come un ineluttabile destino. La salute non lo aiuta. Aveva passato lunghi periodi tra il 1940 e il 1942 a letto. Soffre di cuore. È instancabile nel lavoro. Le sue lezioni universitarie sono preparate meticolosamente. La morte, che lo aveva risparmiato nel periodo della malattia, lo accompagna, come pensiero fisso, nelle proprie attività. Prima di iniziare il lavoro, telefona a un amico o a un assistente. Solo per scambiare qualche frase e rigenerarsi con la consapevolezza che il mondo esiste e ancora lo circonda. Anche la vita, come lo spazio, si plasma e la si deve toccare con mano. Scompare nel 1982 ■
Sopra, particolare del nuovo mercato dei fiori di Pescia (1970-1988) di Leonardo Savioli (illustrazione ©Roberto Malfatti).
Per un’edilizia abitativa a costi accessibili
di Aldo Norsa
Con l’aiuto degli architetti Simonetta Venosta e Ludovico Da Prato è interessante ripercorrere le tappe di un caso antesignano e a tutt’oggi di maggior successo, quello della milanese Fondazione Housing Sociale (Fhs), nella quale i nostri operano, che dalla sua nascita, nel 2004, su un progetto di Fondazione Cariplo, si dedica alla promozione di interventi in locazione calmierata, sostenibili dal punto di vista economico e sociale. Fhs supporta la realizzazione di quartieri residenziali che offrono anche servizi e spazi commerciali con l’obiettivo di creare comunità coese e partecipative.
Aldo Norsa
Già professore ordinario di tecnologia all’università Iuav di Venezia, associato al Politecnico di Milano, incaricato all’università di Firenze, a contratto all’università di Chieti e ricercatore all’università di Montréal, Aldo Norsa, master all’università di Princeton, è direttore scientifico della società di ricerca e consulenza Guamari di Milano, che anima l’annuale conferenza Tall Buildings e cura i Report on the Italian Architecture, Engineering and Construction Industry e il Rapporto Classifiche - le Prime 60 Imprese dell’Edilizia Privata www.guamari.it
La maggior parte delle realizzazioni di housing sociale ha potuto fruire di un programma lanciato nel 2010 e promosso da Cdp Investimenti Sgr con lo scopo di realizzare 20mila alloggi, sia in locazione che in vendita a canoni e prezzi calmierati, su tutto il territorio nazionale. Su questa base a tutt’oggi in Italia sono stati istituiti 31 fondi (di 16 dei quali Fhs è advisor tecnico): essi sono gestiti da nove Sgr e sono inquadrati in un Piano Nazionale di Edilizia Abitativa (Dpcm del 16 luglio 2009) che si articola su due livelli e ambiti di azione:
• un fondo nazionale promosso da Cdp Investimenti Sgr che investe nei fondi locali
• più fondi immobiliari regionali o locali per la promozione e attuazione degli interventi di social housing (sia nuovi sia di recupero).
Sul territorio milanese operano in particolare quattro fondi che hanno finora realizzato 5.670 alloggi, di cui 3.576 in locazione a canone calmierato (inferiore ai 90 euro/mq anno).
Per una migliore qualità dell’abitare
Il presidio della qualità è al centro del programma di Fhs. Da una parte le funzioni comuni, i servizi e il commercio sono strategici per la qualificazione dei piani terra degli edifici, necessari a creare spazi vitali e sicuri in cui possa manifestarsi la dimensione collettiva e urbana dell’abitare; dall’altra affrontare il tema della qualità abitativa significa ritornare a riflettere sulle tipologie e sui nuovi modi dell’abitare. L’housing sociale richiede che lo spazio dell’alloggio, misurato in relazione al cruciale tema del contenimento dei costi, sia progettato nel dettaglio affinché la superficie a disposizione possa accogliere al meglio le molteplici esigenze e attività legate al vivere quotidiano.
Il lavoro condotto negli anni sul tema ha portato alla costituzione, lo scorso dicembre, in collaborazione con il Cresme, di “Bei Tipi”. Si tratta di un centro di competenza destinato a sviluppare e stimolare progetti innovativi e a individuare parametri adeguati che possano diventare uno strumento di valutazione della qualità dello spazio abitativo rilanciando una riflessione su una tipologia di cui da tempo si è smesso di parlare.
L’esempio di Milano
Tra i più significativi interventi nel capoluogo lombardo, tutti sviluppati dal Fondo Fil e realizzati da Redo Sgr, si possono menzionare i progetti “Cenni di Cambiamento”, “Moneta”, “5 Square”,
“Merezzate” e “Quid Quintiliano”, mentre è in fase di realizzazione un intervento in via Paolo Sarpi, sviluppato dal Fondo Ca’ Granda e Investire Sgr. “Cenni di Cambiamento”, progettato da Rossiprodi Associati e realizzato dall’impresa Carron nel 2013, comprende 122 appartamenti di housing sociale in via Cenni. In questo esempio i princìpi dell’ecoquartiere e della smart-city delineano un modello sperimentale e dieci anni fa innovativo: tetti verdi, comunità responsabile, pedonalità, integrazione delle diverse funzioni urbane, dotazione e centralità degli spazi verdi, materiali ecocompatibili; in particolare è stato utilizzato il sistema costruttivo a pannelli portanti in legno a strati incrociati (X-Lam), che ne fanno il più grande
Sopra, mappa dei dieci interventi di edlizia residenziale agevolata già completati o in corso nella città di Milano (courtesy Fondazione Housing Sociale).
e più alto edificio in Europa realizzato con una tecnologia in legno che ha consentito una riduzione del 50 per cento dei tempi di esecuzione e allo stesso costo di costruzione dell’edilizia residenziale tradizionale. La struttura, gli accorgimenti ecologici e il sistema di riscaldamento-raffrescamento a pompe di calore con utilizzo dell’acqua di falda consentono un risparmio nei consumi energetici del 70-80 per cento e permettono di ottenere un complesso multipiano in classe energetica
A con elevate prestazioni in termini di sicurezza strutturale, grandissima economia, un alto comfort e soprattutto un elevato senso di appartenenza al quartiere nelle persone che lo abitano.
“Merezzate” è invece un intervento progettato da Beretta Associati, Mab Arquitectura e Studio M2P Architetti Associati, terminato nel 2020 da Mangiavacchi Pedercini (oggi confluita in Impresa Percassi) con Cmb e il consorzio stabile Arcale. Mpartner ha attuato una revisione progettuale e assicurato la direzione lavori. Il complesso consta di 615 appartamenti, di cui 336 in locazione a canone moderato e convenzionato, 211 in vendita convenzionata e 68 in locazione a canone sociale.
“Merezzate” sorge nel quartiere di Rogoredo Santa Giulia, oggetto di una profonda trasformazione urbana, in posizione strategica rispetto allo snodo di Rogoredo dove convergono le stazioni dell’alta velocità ferroviaria e della linea metropolitana M3. Il progetto pone una grande attenzione agli
Il complesso “Cenni di Cambiamento”. Progetto Rossiprodi Associati, 2013 (ph. ©Pietro Savorelli) e spazi a servizio del quartiere (ph. courtesy Mare Culturale Urbano).
La sostenibilità economica dell’housing sociale si coniuga con la creazione di comunità coese e partecipative
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spazi non residenziali sia interni sia esterni: spazi comuni coperti gestiti dai residenti, spazi verdi e piccole piazze. Gli ambiti di relazione, nella loro articolazione e differenziazione, creano un ambiente urbano e allo stesso tempo domestico; un piccolo boulevard interno, che serve un sistema di corti permeabili e termina in una piazza, distribuisce le funzioni sociali e collettive quali commercio, servizi locali urbani e servizi integrativi all’abitare. Tra questi sono presenti una scuola elementare, un asilo nido, un supermercato, una pasticceria e una pizzeria.
“Moneta” infine è un complesso residenziale situato nella zona nord di Milano, progettato da Beretta Associati e Mab Arquitectura con l’assistenza di Mpartner per l’ingegneria integrata, la direzione lavori e la sicurezza. Realizzato da Borio Mangiarotti e Botta e terminato nel 2020, l’intervento offre 305 alloggi (di cui 205 in locazione convenzionata e 9 per progetti residenziali sociali) organizzati in quattro edifici a torre, due in linea e un corpo basso. L’articolazione dei volumi definisce una serie di spazi interconnessi che si differenziano in ambiti privati (i giardini degli appartamenti), semi pubblici (le corti) e pubblici (area eventi, aree gioco e orti). L’intervento ha previsto una ricerca tipologica basata su criteri di ottimizzazione e flessibilità dello spazio abitativo e formule residenziali innovative come il co-living, una soluzione che integra spazi e servizi comuni con aree private indipendenti ■
Sopra, il programma di edilizia sociale “5 Square” di Redo Sgr in corso nel quartiere Vigentino. Progetto di Barreca & La Varra con D&D (capogruppo), Arching, Ariatta (ph. ©Pacucci).
In basso, il complesso “Moneta”, nella zona nord-ovest di Milano. Progetto Beretta Associati e Mab Arquitectura con l’assistenza di Mpartner (ph. ©Andrea Martiradonna).
L’ARTE DELLA MODA
DALLA RIVOLUZIONE FRANCESE AL SESSANTOTTO, IN MOSTRA A FORLÌ DUE SECOLI DI RAPPRESENTAZIONI E INTRECCI TRA MODA E ARTE
Può essere visitata fino al 2 luglio, ai Musei San Domenico di Forlì, la grande mostra L’arte della moda. L’età dei sogni e delle rivoluzioni, 1789-1968, dedicata all’affascinante rapporto fra arte e moda. Più di 300, provenienti da prestiti internazionali, le opere esposte, tra quadri, sculture, abiti d’epoca e contemporanei e accessori. Il percorso espositivo attraversa tre secoli, dal Settecento, quando la moda si fa moderna, al secondo Novecento, quando il rapporto tra arte e moda si fa più intenso, con artisti che disegnano abiti e creano la comunicazione della moda e stilisti che collezionano opere d’arte e ne fanno oggetto di ispirazione o il simbolo della propria contemporaneità.
Alcune viste dell’esposizione di Forlì. In alto a destra, Maison Valentino, linea Klimt, alta moda autunnoinverno 1992-1993. A sinistra, Giorgio Armani, collezione primavera-estate 1995 (ph. courtesy Armani/Silos).
Progressivamente, l’intera storia dell’arte diventa per la moda un riferimento creativo costante e la moda stessa, in quanto sguardo e riflesso delle cose del mondo, diventa arte e sistema. «Un sistema strutturale – scrive Gianfranco Brunelli, direttore della mostra – che trasforma l’oggetto commerciale in parola, linguaggio, segno, simbolo, in un rapporto nuovo tra l’indumento-immagine e l’indumento-parola: nel Sistema della moda, Roland Barthes individua nel vestito, oltre le interpretazioni psicologiche, la sua funzione etica, cioè la capacità di produrre valori sociali che attestano il potere creativo della società su se stessa».
Il percorso espositivo si sviluppa dall’ex Chiesa di San Giacomo alle grandi sale del primo piano del Convento di San Domenico. Nella continuità Blu Notte dell’allestimento, curato dallo Studio Lucchi & Biserni, le opere d’arte e gli abiti dialogano in modo fluido e immediato tra loro e con il pubblico.
Ideata e realizzata da Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì in collaborazione con il Comune di Forlì e il Museo Civico San Domenico, L’arte della moda. L’età dei sogni e delle rivoluzioni. 1789-1968 è a cura di Cristina Acidini, Enrico Colle, Fabiana Giacomotti e Fernando Mazzocca con la direzione generale di Gianfranco Brunelli ■
PARTE DEL PALINSESTO DI BERGAMO
BRESCIA CAPITALE ITALIANA DELLA
CULTURA 2023, FINO AL 17 SETTEMBRE
LA MOSTRA A CURA DI LUCA MOLINARI
È ANCHE L’OCCASIONE PER VISITARE
LA CASA DELLA LIBERTÀ, FINALMENTE RIAPERTA AL PUBBLICO
«Il 2023 per Bergamo non è solo l’anno segnato dal titolo di Capitale della Cultura – spiega il sindaco Giorgio Gori – ma anche dal lavoro di redazione e stesura del nuovo Piano di Governo del Territorio, chiamato a dare indicazioni e prescrizioni sui cambiamenti urbani del prossimi 10 anni». Così, se Bergamo ’23 visioni per un futuro presente è un’esposizione concepita per il vasto pubblico, per la cittadinanza la mostra è anche l’occasione per esaminare gli elaborati estratti dal Pgt che illustrano la direzione intrapresa dall’amministrazione nell’immaginare la città futura.
LE FABBRICHE PENSANTI
PASSATO, PRESENTE E FUTURO DI BERGAMO
Il percorso espositivo si snoda tra il piano terra e il primo piano della Casa della Libertà, il monumentale edificio progettato da Alziro Bergonzo e costruito come Casa del Fascio tra il 1937 e il 1940, nell’allestimento realizzato dallo studio PioveneFabi.
Nell’atrio, elementi totemici che formano una composizione astratta dialogano con i ritratti fotografici scattati da Filippo Romano, mettendo in scena non solo le infrastrutture della città ma anche le persone che la abitano.
Le fotografie scattate nel 1998 da Gabriele Basilico, provenienti dagli archivi di Ance Ber-
DESIGN E CULTURA D’IMPRESA TRA BERGAMO E BRESCIA
Oltre alla celebre ‘Arco’, disegnata sì da Achille e Pier Giacomo Castiglioni ma prodotta dalla Flos di Bovezzo come la Parentesi di Achille Castiglioni con Pio Manzù, ci sono anche i freni Caliper della Brembo, i chiusini di Fonderie Montini, i cerchi in lega Cromodora, la sedia in legno Frida e il fucile automatico da caccia Franchi Al 48 tra i 32 Compassi d’Oro assegnati a prodotti realizzati da aziende con sede tra Bergamo e Brescia, territori confinanti che condividono caratteristiche e punti di forza del tessuto creativo e produttivo e del design industriale nazionale.
Nell’allestimento progettato e curato da Davide Pagliarini in Sala delle Capriate, nel cuore di Città Alta a Bergamo, il progetto Le fabbriche pensanti. Storie di Compassi d’Oro da Bergamo a Brescia, che espone tutti i prodotti che hanno vinto il più importante riconoscimento del design, è un percorso alla scoperta del capitale industriale e progettuale delle due province.
Alla mostra, aperta fino al 4 giugno, si affianca un programma di incontri sulla cultura d’impresa, con quattro talk che si terranno tra giugno e ottobre 2023. Alias, Flos e Pedrali gui-
gamo e in parte inedite, occupano la seconda sala, tra gli affreschi del palazzo e un’imponente meridiana, mentre al piano superiore, ancora nel limbo tra abbandono e riuso, un allestimento minimo accoglie tre video-racconti affidati a Davide Rapp e gli elaborati del nuovo Pgt cittadino.
Promossa e organizzata dal Comune di Bergamo e curata da Luca Molinari con Federica Rasenti, Bergamo ’23 visioni per un futuro presente (Gio-Dom 11:00-19:00) è realizzata in collaborazione con Ance Bergamo e Plenitude (gruppo Eni) ■
deranno le riflessioni nella puntata di esordio, dedicata al design nel settore dell’arredo. Finanziata dal Comune di Bergamo nel quadro di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, Le fabbriche pensanti nasce da un’idea di DimoreDesign, sviluppata da Associazione Marketing +39 e Multi, con il patrocinio di Adi-Associazione per il Disegno Industriale. Partner del progetto Abb, Brembo, Effearredi, Gruppo Azimut, Magnetti Building (Gruppo Grigolin), Alias, Flos e Pedrali ■
1993-2023 I TRENT’ANNI DI CALEIDO TRA FORMA E FUNZIONE
RADIATORI-SCULTURE CHE NASCONO DALLA SINERGIA TRA LA CAPACITÀ
MANIFATTURIERA ITALIANA E IL DESIGN INTERNAZIONALE. UNA CONVERSAZIONE
CON DANILO ROSSETTI, CO-FONDATORE E AMMINISTRATORE DELEGATO
Da elementi strettamente funzionali, negli ultimi decenni gli elementi per il riscaldamento domestico si trasformano progressivamente in componenti di arredo, tanto che non si parla più di radiatori ma di termoarredo. Un percorso che in Caleido nasce nel 1993 e raggiunge un punto di svolta nel 2004 con i modelli River, Stone e Air, disegnati per la prima volta in collaborazione con un designer esterno all’azienda, James Di Marco, e ancor oggi in catalogo. Ma il successo internazionale arriva nel 2011 con gli Art Radiators di Karim Rashid: 180 cm di altezza, decorati in lamiera verniciata. La natura stessa dei corpi scaldanti, la cui efficienza radiante aumenta con la tridimensionalità dei moduli, e le caratteristiche dei metalli suggeriscono l’evoluzione estetica degli anni successivi: il radiatore si fa scultura e acquista nuove funzioni.
Nel 2017 Giuseppe Bavuso disegna Stilus, che è elemento riscaldante e insieme illuminante, con sorgenti Led dimmerabili. «Ingegnerizzarlo ha rappresentato un grande impegno per il nostro reparto di ricerca e sviluppo – spiega Danilo Rossetti, co-fondatore e amministratore delegato di Caleido – perché con quel modello Bavuso ha rivoluzionato il processo di estrusione del metallo e perché era la prima volta che un radiatore integrava un sistema di illuminazione»
Stilus parla anche di una storia tipicamente italiana. Caleido nasce nel distretto bresciano del ferro e l’esperienza nella lavorazione dell’acciaio, dell’alluminio e dell’ottone è nel Dna di maestranze e imprenditori che da secoli operano in questo settore. «Gli estrusi di alluminio e le barre di acciaio – prosegue Rossetti – provengono tutti dal nostro territorio →
e l’intero processo produttivo si svolge nel nostro stabilimento di Flero»
L’anno scorso il passo ulteriore nell’integrazione tra funzione e arte: dopo quattro anni di assenza, anche a causa della pandemia, Caleido è tornato al Salone del Mobile di Milano con cinque nuove collezioni che portano le firme di Jean-Michel Wilmotte, Marco Piva, Gabriele e Oscar Buratti, Massimo Iosa Ghini. La tendenza verso il radiatore di design sembra inarrestabile e anche il costo non appare un ostacolo. «Rispetto ai radiatori tradizionali ormai la differenza non è così elevata, i nostri prezzi sono piuttosto accessibili – spiega Rossetti – e la domanda è in crescita».
All’aspetto estetico si somma l’innovazione di prodotto. Se anche qui il futuro è nell’elettrico – quasi tutti i modelli Caleido sono disponibili sia in versione idraulica sia in versione elettrica – l’idraulico è ancora dominante nelle ristrutturazioni.
Qui entra in gioco la tecnologia. «I nostri radiatori possono funzionare sia con tempera-
ture tradizionali sia con le basse temperature. In particolare – prosegue ancora Rossetti – la scelta dell’alluminio è consigliabile per gli ambienti umidi»
Il mercato estero, specie nel nord Europa, rimane saldamente ancorato all’acciaio: con elementi più grandi ma con maggiore inerzia termica. E l’estero rappresenta una quota importante del fatturato dell’azienda, che l’anno scorso ha superato i 7 milioni di euro.
Così, dopo i primi trent’anni, qual è la direzione che Caleido intende imboccare per i prossimi trenta? «Sicuramente la conferma dell’innovazione di prodotto e dell’integrazione tra arte e funzione riscaldante – conclude Rossetti – ma la sfida che riguarda tutti è quella ambientale, che abbiamo cominciato ad affrontare con la copertura fotovoltaica del nostro stabilimento che ci consentirà di produrre solo con energia proveniente da fonti rinnovabili, e che proseguirà con la ricerca tecnologica per migliorare l’efficienza dei corpi scaldanti» ■
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Un edificio storico illuminato dalle finestre da tetto Fakro
Palacio Condes de Cirac è una residenza storica a Villalba de Rioja, in Spagna, recentemente ristrutturata su progetto di Inar S.a. per accogliere una guest house nella quale lo stile austero degli ambienti interni fa da contrappunto ad arredi semplici e ricercati.
Fra le massicce pareti in pietra e le strutture in legno della copertura spiccano le otto composizioni realizzate con fi nestre da tetto Fakro: le ampie superfici trasparenti inclinate, che inondano di luce naturale gli ambienti delle camere a mansarda, sono abbinate alle più piccole aperture verticali, dalle quali osservare il panorama e i vigneti che circondano la struttura. Le fi nestre da tetto della residenza sono il risultato della combinazione dei modelli Ftu-v u3 e Bvp p2 di Fakro.
La prima è caratterizzata dall’apertura a bilico: per assicurare la migliore aerazione e illuminazione degli ambienti, le cerniere sono installate a metà del profi lo laterale del telaio realizzato in legno di pino. I profi li sono impregnati sottovuoto, per aumentarne la resistenza mec-
canica e all’umidità; sono inoltre rifi niti con tre mani di vernice poliuretanica che crea una superficie liscia e duratura. In questo caso le Ftu-v u3 sono abbinate alle fi nestre ad angolo Bvp p2 con doppia possibilità di apertura dell’anta, laterale e a vasistas.
La protezione dall’irraggiamento solare è inoltre affidata a una doppia schermatura di Fakro. Esternamente sono state installate tende parasole dei modelli Amz new line e Amb, realizzate in tessuto di fibra di vetro, che assorbono la radiazione solare prima che colpisca il vetro ed eliminano i riflessi, evitando l’abbagliamento. All’interno sono state invece selezionate le tende Arf, che possono essere bloccate in qualsiasi posizione lungo il binario di scorrimento permettendo sia un ottimale bilanciamento della luce sia l’oscuramento dei locali.
www.fakro.it
Gli spazi del sottotetto della residenza, ora struttura alberghiera, grazie alle soluzioni Fakro sono stati trasformati in piacevoli camere a mansarda. Le finestre da tetto sono l’apertura a bilico Ftu-v u3 e le finestre ad angolo Bvp p2. Per l’esterno sono state scelte le tende parasole Amz new line e Amb e, per l’interno, le tende Arf di Fakro.
Entra nel tuo Futuro
Il sistema di rivestimento di facciata in alluminio Alubel Forma
Una soluzione che esce dagli schemi delle semplici lastre grecate, grazie a una nuova geometria del profi lo totalmente personalizzabile realizzata mediante una innovativa linea produttiva.
Il nuovo sistema di rivestimento di facciata in alluminio Alubel Forma, dal profi lo con greche variabili e fissaggio completamente nascosto, è l’ultimo prodotto di Alubel, azienda diventata un punto di riferimento per costruttori, progettisti e imprenditori.
La vocazione alla ricerca e all’innovazione ha permesso infatti ad Alubel di sviluppare una vasta gamma di prodotti adatti a ogni esigenza: oggi dispone di una selezione che spazia da molteplici tipologie di sistemi di coperture e rivestimenti fi no a prodotti per l’insonorizzazione e la coibentazione che vengono utilizzati
nell’edilizia industriale, civile, agricola e nelle opere pubbliche.
La propensione alla personalizzazione è la principale caratteristica di Alubel Forma, disponibile in un’ampia gamma di fi niture che consente di realizzare rivestimenti di facciata unici. Sono 14 i colori a disposizione nella fi nitura smooth – verniciatura poliestere dall’effetto tridimensionale – oltre ai colori grigi e bronzo chiaro. È disponibile inoltre in tre differenti geometrie: Alubel Forma tipo 1, tipo 2, tipo 3, che oltre a essere abbinabili tra di loro, permettono di creare trame differenti per ogni architettura.
www.alubel.com
Alubel Forma è la lastra grecata in alluminio preverniciato che permette un alto livello di personalizzazione, grazie ai tre diversi profili combinabili tra loro, al montaggio nascosto e alle speciali finiture smooth. La lastra grecata con geometria personalizzabile si aggiunge ai molteplici sistemi di facciata prodotti da Alubel.
La pavimentazione Isoplam per il Giardino delle Arti di Maratea
Il Giardino delle Arti, che si apre come una quinta teatrale a picco sul mare di Maratea, era la terrazza dello storico Convento dei Cappuccini, oggi sede della soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio della Basilicata. Il progetto di restauro, voluto dall’architetto Francesco Canestrini, soprintendente Sabap Basilicata, ha permesso di riqualificare l’originaria area asfaltata con il pavimento per esterni Italian Terrazzo di Isoplam, che in pochissimi centimetri di spessore abbina la resistenza, la durabilità e la funzionalità del calcestruzzo a componenti ecosostenibili come graniglia di marmi pregiati, sassi di fiume o pietre naturali.
La soluzione consente di scegliere le tonalità, gli abbinamenti e i tipi di graniglia, dando vita a disegni, geometrie, giochi di colore e accostamenti materici, garantendo un’elevata resistenza all’abrasione, grazie alla speciale
miscela fibrorinforzata colorata e additivata che viene aggiunta alla composizione. Proprio la versatilità e la possibilità di personalizzazione di Italian Terrazzo sono state la chiave per dare una forte connotazione mediterranea alle forme e alle cromie dei pavimenti del rinnovato Giardino delle Arti. Su uno sfondo dalle tonalità calde a base di ghiaino color giallo ocra si staglia infatti il blu profondo del mare di Maratea, ripreso nelle decorazioni, simili a onde, realizzate miscelando la resina Epoxy Drain di Isoplam con graniglia color blu oltremare.
www.isoplam.it
Con Italian Terrazzo il calcestruzzo è arricchito da componenti naturali e da una speciale miscela fibrorinforzata colorata e addittivata. Per il Giardino delle Arti di Maratea i colorati arabeschi in stile parterre de broderie sono stati realizzati, su uno sfondo a base di ghiaino color giallo ocra, miscelando la resina Epoxy Drain di Isoplam con graniglia color blu oltremare.
Dall’alto: una vista a volo d’uccello dell’isolato nel quartiere Bicocca oggetto della trasformazione; le nuove terrazze vegetate; la piazza centrale, trasformata in un giardino di 6.000 mq, dove sorgerà anche un nuovo padiglioneauditorium (render ©Wolf, courtesy Piuarch).
MILANO
PIUARCH E ANTONIO PERAZZI RIGENERANO UN COMPLESSO DI GREGOTTI
Si chiama BiM - Bicocca incontra Milano l’intervento di rigenerazione di un intero isolato nel quartiere Bicocca progettato nei primi anni Ottanta dallo studio Gregotti Associati. I promotori Aermont Capital e Kervis Sgr hanno affidato il progetto di trasformazione, del valore complessivo di 250 milioni di euro, allo studio di architettura Piuarch, che ha lavorato in stretta sinergia con l’architetto paesaggista Antonio Perazzi. Project manager Mtdm - Manifattura Tabacchi Development Management, al suo primo intervento su Milano.
Tre le caratteristiche principali del progetto: un’operazione di alleggerimento e sottrazione del complesso di Gregotti, reso aperto e permeabile al quartiere, con piani terra trasparenti che si possono traguardare per osservare una piazza
centrale che l’intervento di Perazzi trasforma da luogo vuoto e solitario in un parco vegetato aperto a tutti; un cantiere che privilegia la conservazione, la trasformazione e il riuso in luogo della demolizione e ricostruzione; l’attivazione immediata degli spazi disponibili, sia con il trasferimento momentaneo degli occupanti nell’edificio dei due ancora in attesa di retrofitting sia con spazi temporanei aperti al pubblico, tra cui la caffetteria ‘BiMstrò’, progettata da Paola NavoneOtto Studio in una logica di upcycling, lo spazio dedicato alla cultura visiva C41 Panorama, annunciato all’ingresso da un’opera al neon di Patrick Tuttofuoco, e un programma culturale curato da Studiolabo. Complessivamente, l’intervento riguarda più di 50.000 mq, compresi i 6.000 mq della piazza-giardino dove sorgerà
anche un nuovo spazio multifunzionale, il Pavilion, e 3.400 mq di spazi retail. I lavori sull’edificio di via Pirelli 10 sono già iniziati e si concluderanno entro settembre 2024, mentre quelli in viale dell’Innovazione 3 inizieranno a gennaio 2025 per concludersi a marzo 2026 ■
Località Milano Bicocca
Promotori Aermont Capital e Kervis Sgr
Progetto architettonico Piuarch
Progetto di paesaggio Studio Antonio Perazzi
Project manager Mtdm - Manifattura Tabacchi
Development Management
Superficie complessiva oltre 50.000 mq (direzionale 43.300 mq, retail 3.400 mq, giardino 6.000 mq, terrazze 2.800 mq, nuovo Pavilion 800 mq)
Investimento 250 milioni di euro Cronologia 2023-2024 (Pirelli 10) – 2025-2026 (Innovazione 3)
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MILANO IL COHOUSING CHIARAVALLE DI BELL GROUP E NHOOD
Avviato in questi mesi a Milano il cantiere Cascina Gerola, nuovo sviluppo residenziale di Bell Group in partnership con Nhood che prevede la realizzazione di un complesso residenziale in co-housing a pochi passi dall’abbazia cistercense di Chiaravalle, all’interno del Parco Agricolo Sud Milano. Si tratta del recupero di un complesso agricolo dismesso e occupato abusivamente da più di dieci anni. Il progetto architettonico di trasformazione di Cascina Gerola –soggetta a vincolo ambientale con l’obbligo di preservare l’integrità formale dei manufatti – riguarda il recupero a uso abitativo di cinque edifici storici con una metratura complessiva di 5.000 metri
quadrati per ricavare 50 unità abitative in classe energetica A, distribuite su due piani fuori terra e di diverse tipologie. La comunità di cohouser che le abiterà – tra cui molti di coloro che hanno partecipato alla campagna di crowdfunding lanciata dalla piattaforma fintech Concrete Investing, che in soli quattro minuti ha raggiunto l’obiettivo prefissato di 1,5 milioni di euro – potrà godere anche di spazi condominiali condivisi con funzioni e servizi da definirsi attraverso un percorso di progettazione partecipata. Intorno alle residenze, circa 20.000 metri quadrati di spazi verdi destinati a orti, frutteti, aree sportive e spazi ricreativi come ad esempio una zona barbecue
per i residenti. La consegna del progetto Cohousing Chiaravalle è prevista per la fine del 2023. Cascina Gerola è il primo progetto frutto dell’accordo tra Bell Group e Nhood, due società fortemente orientate verso interventi di rigenerazione urbana in ottica anche socialmente sostenibile rilanciando aree periferiche ed edifici dismessi ■
Il progetto di trasformazione di Cascina Gerola prevede il recupero a uso abitativo di cinque edifici storici.
SAVONA
PALAZZO DELLA ROVERE, PROGETTO DI RESTAURO DI POLITECNICA
Dopo essere stato adibito a convento, prefettura napoleonica e, fino agli anni Novanta del secolo scorso, tribunale, il destino dell’edificio dove i Della Rovere non hanno mai abitato è quello di polo culturale con la nuova biblioteca comunale di Savona. Il progetto esecutivo e definitivo di restauro affidato a Politecnica è frutto della sinergia tra la Soprintendenza di Imperia e Savona. il Comune di Savona e Politecnica e ha coinvolto più di 400 savonesi in un percorso partecipato finalizzato a definire la nuova identità di Palazzo della Rovere, i servizi di comunità che conterrà e un palinsesto culturale per la fase di cantiere. Oltre 5.000 mq di superficie utile di cui 400 all’aperto: alla corte interna, che ospiterà nuovi alberi ed essenze, si aggiungono la terrazza superiore che verrà adibita a orto botanico e le terrazze inferiori che ospiteranno un pergolato verde. Inoltre, saranno riaperti per attività socioculturali locali al piano terra in precedenza inaccessibili.
La grande scala ricavata nella torre dei Mullasana costituirà il tema architettonico più innovativo: un percorso verticale che
accompagna il visitatore dall’ingresso su via Pia ai vari livelli riproponendo il volume a doppia altezza di un quadrinartece ormai perduto. In continuità con la corte interna, il piano terra sarà un grande spazio comune mentre ai piani superiori sarà trasferita la biblioteca comunale in un allestimento di nuova concezione, con spazi per la lettura libera, lo studio o il lavoro e laboratori per bambini, ragazzi e utenti di tutte le età. La sala affrescata delle udienze dell’ex tribunale diventerà un grande spazio per la lettura. L’intervento, del valore complessivo di 24.300.000 euro, sarà in gran parte (13,6 milioni) finanziato con fondi del Pnrr ■
Località Savona
Committenti Ire-Infrastrutture Recupero Edilizio
Energia Agenzia Regionale Ligure Spa, Comune di Savona
Progetto di restauro Politecnica
Superficie utile 5.000 mq
Investimento previsto 24.300.000 euro
Cronologia 2023-2026
FIUMICINO L’OASI RESIDENZIALE DI WIP ARCHITETTI
A 10 minuti dall’aeroporto di Fiumicino e a 15 chilometri dal lido di Ostia, Parco Leonardo è un intero quartiere mixeduse promosso dal gruppo Leonardo Catalgirone che si estende su un’area di 160 ettari alle porte di Roma. Il nuovo quartiere, in parte già costruito, è servito da una stazione della linea ferroviaria Roma-Fiumicino. Nelle vicinanze del quartiere lungo le rive del Tevere si snodano 30 chilometri di piste ciclabili.
I due edifici che compongono il progetto Oasi Smart Living si sviluppano intorno a un vasto giardino attezzato.
All’interno di Parco Leonardo, su incarico di Euterpe/Clio, lo studio milanese WiP Architetti ha progettato, dal concept ai disegni esecutivi, il complesso residenziale Oasi Smart Living: due edifici di 8 piani fuori terra (oltre a un piano interrato) per una superficie lorda complessiva di 20.000 metri quadrati. Gli edifici, progettati secondo avanzati criteri antisismici e impiantistici, si sviluppano con un’impronta a C attorno a un giardino
attrezzato con giochi per i bambini di 6.000 metri quadrati. La consegna del nuovo complesso residenziale è prevista nel 2025.
Costituito nel 2000 e organizzato nelle tre divisioni WiP Architecture, WiP Technical e WiP Engineering, WiP Architetti oggi opera in 15 Paesi con più di 70 professionisti e consulenti ■
Il podio verde dell’ospedale oncologico di Trani che verrà completato entro il 2025.
TRANI PROGETTO CMR PER IL NUOVO OSPEDALE
ONCOLOGICO
70.000 metri quadrati di Slp si sviluppano longitudinalmente per cinque livelli su un podio verde che nasconde il piano interrato dei servizi generali e dei parcheggi coperti. È il progetto del nuovo Misericordia Cancer Hospital che Ohpa (Operative Holding Procurement & Asset Spa) ha affidato al team multidisciplinare guidato da Massimo Roj. Un progetto che mette l’uomo al centro perché, come ha spiegato l’amministratore unico di Ohpa nella presentazione alla stampa, «si cureranno i tumori dei singoli pazienti. Ogni tumore è diverso, così come è diverso ogni paziente e le sue condizioni familiari». In una logica di healing architecture, il progetto prevede anche, al secondo piano, un giardino terapeutico all’aperto dove effettuare i
trattamenti in degenza diurna, mentre le 16 stazioni di trattamento all’interno sono tutte con vista sul mare. Altri spazi aperti sono le terrazze del blocco degenza, che prosegue al terzo e al quarto piano per un totale di 36 camere singole, con bagno privato e dotate di un letto per un accompagnatore e di un balcone che guarda verso il parco o verso il litorale.
L’accettazione è collocata al primo piano, al termine di una scalinata monumentale che attraversa il podio vegetato.
Qui si trovano anche ambienti polifunzionali dove sostare e un’intera area dedicata alla ristorazione sia all’interno sia all’esterno.
Al piano terra infine sono collocati diagnostica e terapia, con il blocco operatorio (sette sale) e un reparto di
terapia intensiva post-operatoria con otto posti letto.
Progettato seguendo stringenti criteri di sostenibilità e orientato in modo da sfruttare al meglio ventilazione naturale e irraggiamento solare, il nuovo ospedale punta alle certificazioni Leed Platinum e Well Health & Safety ■
Località Trani
Committente Ohpa - Operative Holding Procurement & Asset Spa
Progetto architettonico Progetto Cmr Slp 70.000 mq
Investimento stimato (comprese attrezzature medico-scientifiche) 450 milioni di euro
Il masterplan ridefinisce il centro urbano di Gioia del Colle in un sistema unitario e coerente.
GIOIA DEL COLLE
UNA GREENWAY FINANZIATA DAL PNRR
Il team di progettazione formato dagli architetti Alfredo Vacca, Flaviano Maria Lorusso, Edoardo Fiecconi, Oks Architetti, Superplum e Studio/C ha vinto il concorso di progettazione indetto dall’amministrazione comunale nell’ambito degli investimenti del Pnrr per la rigenerazione del centro urbano di Gioia del Colle (Bari).
Il masterplan riordina l’attuale asse di connessione della stazione ferroviaria con piazza Plebiscito ridefinendolo come sistema urbano-architettonico unitario, continuo e coerente. Dal punto di vista trasportistico il piano prevede il restringimento delle carreggiate
a favore della componente pedonale e l’introduzione della Zona 30. La legatura e risagomatura planimetrica e l’omogeneizzazione materica, con pavimentazioni parte in materiali bituminosi fonoassorbenti e drenanti e parte in basolato di pietra calcarea locale, daranno unitarietà e coerenza al nuovo asse, favorendo la vivibilità urbana e il decongestionamento della circolazione. Il piano prevede anche la costruzione, in prossimità di piazza Plebiscito, di un parcheggio automatizzato multipiano e la completa riqualificazione degli impianti di illuminazione pubblica. Dal punto di vista del verde si prevede il parziale
riposizionamento delle specie arboree presenti e nuove piantumazioni che trasformeranno la piazza della stazione in un bosco urbano ■
Località Gioia del Colle (Bari)
Programma masterplan e rigenerazione urbana
Tipologia Concorso di progettazione nel quadro del Pnrr (primo premio)
Team di progettazione del masterplan arch.
Alfredo Vacca (capogruppo), prof. arch. Flaviano Maria Lorusso, Oks Architetti, Superplum, studio/C architetti, arch. Edoardo Fiecconi Consulenti arch. Antonio Mazzeo, dott.ssa Paola Mainardi, Aei progetti, H2pro, dott. Marco Costa
La struttura sportiva, con una piscina esterna e una interna, è strettamente connessa con il mare (render courtesy Mdu).
TARANTO LO STADIO DEL NUOTO DI MDU ARCHITETTI
Sorgerà sull’area di Torre d’Ayala, tra viale Virgilio e il mare, lo Stadio del Nuoto per i XX Giochi del Mediterraneo che si svolgeranno a Taranto nel 2026. Per la grande leggerezza e il ridotto impatto visivo, il progetto sviluppato da Mdu Architetti – capogruppo del team comprendente Open ingegneria, Esa Engineering e il geologo Andrea Fiaschi vincitore del concorso promosso dal comitato organizzatore Taranto 2026 –sfrutta la posizione aperta ed elevata sul mare per presentarsi alla città come una vela sospesa. Viste dal mare invece, le gradonate che conducono alla banchina per le attività sportive che si svolgeranno in acque libere richiamano alla mente i bastioni murati della città vecchia.
In forme architettoniche sostanzialmente contenute all’interno dei profili altimetrici del sito, il futuro Stadio del Nuoto è organizzato su tre livelli digradanti. Il volume principale, che contiene la piscina olimpionica coperta, è avvolto da ampie vetrate – schermabili con sistemi di tende a rullo meccanizzate – sui quattro lati, così che la grande copertura ondulata appare come sorretta solo dalla forza del vento.
Gli ambienti di servizio si trovano nascosti nel basamento. A una quota inferiore e in prossimità del mare si trova la piscina all’aperto e il solarium, cui seguono, alla quota dell’acqua, le gradonate per assistere alle competizioni in acque libere. Il progetto comprende le sistemazioni esterne, con materiali, colori e texture
in relazione con i caratteri del luogo, e la trasformazione dell’intera area in un parco costiero affacciato sul mare con essenze vegetali autoctone, mentre piante di jacaranda trasformeranno il viale di ingresso in una sorte di tunnel verde e fiorito ■
Località Taranto
Team di progettazione Mdu Architetti (capogruppo), Open Ingegneria (strutture), Esa Engineering (impianti), Andrea Fiaschi (geologo)
Consulenti per il paesaggio Paesaggisti per caso
Consulente tecnico sportivo Alessio Mancioppi Costo stimato 15,7 milioni di euro Consegna fine 2025
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IL PROFILO SQUADRATO
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MATERA
IL CENTRO SCIENTIFICO DI COOP HIMMELB(L)AU
Quello di Coop Himmelb(l)au nel Parco nazionale della Murgia materana, a pochi chilometri da Matera, è un progetto visionario non solo dal punto di vista dell’architettura e dell’ambiente ma per le destinazioni d’uso. Abbandonando la logica banale del ‘borgo’ (e relativi affitti brevi) lo studio di Wolf D. Prix mira a trasformare una cava dismessa di calcarenite in un complesso in grado di ospitare, con fonti di energia rinnovabile che lo rendono autonomo, funzioni scientifiche, pubbliche, energetiche e di ricerca. Il primo passo sarà la rinaturalizzazione del sito, rimarginando la ferita inferta al paesaggio con piantumazioni mirate di specie vegetali locali sui terrazzamenti originati dalle attività di scavo.
Sul versante sud-occidentale del sito è prevista poi la costruzione di un centro scientifico: 7.700 metri quadrati di edifici parzialmente interrati, riprendendo l’orientamento, la logica costruttiva a strati sovrapposti e la materialità dei Sassi di Matera, con laboratori, sale conferenza e di lettura, una mensa e uno studentato per accogliere ricercatori, docenti e studenti.
Il fondo della cava sarà invece trasformato in parte in un auditorium a cielo aperto di 4.000 metri quadrati e in parte attraversato da percorsi orizzontali di collegamento dei diversi atrii dai quali si diparte la distribuzione verticale verso →
La strategia ambientale concepita per la cava dismessa nel Parco nazionale della Murgia materana e, in alto, render del futuro insediamento (courtesy ©Coop Himmelb(l)au).
DIAMO AI PROGETTI
L’ECCELLENZA CHE MERITANO
Il complesso residenziale
Porta del Mare (Salerno) ha scelto la tecnologia a pompa di calore
Mitsubishi Electric per la realizzazione dei sistemi per il riscaldamento e raffrescamento d’aria e la produzione di acqua calda sanitaria.
Mitsubishi Electric è sempre più coinvolta in prestigiosi e avveniristici progetti, grazie alla qualità delle sue soluzioni tecnologiche e ad un’ampia gamma di servizi dedicati pre e post vendita. Oggi è il partner ideale perché ha a cuore non solo il rispetto ambientale, ma anche il risparmio energetico che si traduce in una significativa riduzione dei consumi.
Mitsubishi Electric, il piacere del clima ideale.
le funzioni del centro scientifico. Infine l’aspetto turistico: sul versante più basso e vicino all’ingresso, in prossimità del parcheggio, sorgerà un ristorante, mentre una parte degli edifici vicini potrà svolgere funzioni di ospitalità con un albergo. In profondità, costruito nella roccia sul fondo del sito, è prevista la realizzazione di un centro wellness. Landmark e dispositivo energetico del progetto è la Torre della Meridiana che sorgerà al centro della cava dismessa. Sarà una piramide con pareti di cemento diagonali posta sul fondo e alta 65 metri, a ricordare l’instancabile processo di scavo quando il sito era in esercizio. La Meridiana regge dei pesi, durante
il giorno mossi lentamente verso l’alto dall’energia prodotta dal parco fotovoltaico installato sul versante sud-ovest. La notte i pesi scendono di nuovo verso il basso, generando energia cinetica che si trasformerà in fonte elettrica addizionale per il centro. Ma le strategie ambientali includono anche l’adozione delle antiche tecniche con le quali, calibrando attentamente i giochi di pendenze tra i diversi strati abitati, i materani raccoglievano le acque meteoriche, che verranno convogliate in bacini ipogei per l’irrigazione dei giardini ■
Il progetto comprende un parco fotovoltaico e 7.700 metri quadrati di edifici parzialmente interrati (©Coop Himmelb(l)au).
Diagramma dello studio energetico (©Energy Design Cody).
Località Matera
Committente Matera Inerti
Masterplan Coop Himmelb(l)au Wolf D. Prix & Partner
Design Principal Wolf D. Prix
Managing Partner (fino ad aprile 2022)
Markus Prossnigg
Project Partner Alexander Ott
Design Architect Shir Katz
Project Coordinator Angelo Stagno
Ingegneria strutturale
B+G Ingenieure Bollinger und Grohmann
Energy design Energy Design Cody
Superficie del lotto 15.000 mq
Gla (stima) 18.000 mq
Campo fotovoltaico 6.452 mq
Parcheggio 3.000 mq
Cronologia 2021-in corso
HANGZHOU L’ALVEARE MIXED-USE DI AIM ARCHITECTURE
Moduli a pianta esagonale sovrapposti per progressivi arretramenti si sviluppano fino a raggiungere un’altezza di 100 metri su un lotto delimitato da corsi d’acqua. A partire da un modulo di base, le scelte compositive dello studio di Shanghai determinano una varietà prospettica e spaziale che riflette le diverse funzioni (retail, uffici, ospitalità) cui l’edificio è destinato. Di diverse ampiezze e angolature, le strombature creano variazioni nei prospetti che rendono interessante un’architettura altrimenti convenzionale. Il motivo esagonale si ripete nel grande atrio che l’altezza pluripiano rende particolarmente luminoso, favorendo un’integrazione tra l’esterno e gli ambienti interni. Integrazione rafforzata dalla presenza, all’interno, di arbusti e alberi ad alto fusto e, all’esterno, dalla composizione del paesaggio per corti e aiuole esagonali. Le progressive rientranze, così come il rooftop, si presenteranno in forma di
giardini pensili. Nei toni di colore chiari, tra verde e azzurro, i prospetti citano l’ambiente e le tradizioni del capoluogo dello Zhejiang, punto di arrivo del lungo canale che attraversando la Cina collega il fiume Giallo e il fiume Azzurro ■
Località Hangzhou Committente
Zhejiang Weitai Information Technology Co. Progetto architettonico Aim Architecture (Wendy Saunders, Vincent de Graaf)
Team di progetto Aim Shirley Woo (capo architetto), Bubu Cao, Zheng Wei Esecutivi e progetto strutturale e impiantistico
Hangzhou Urban & Rural Construction Design Institute
Green Building consultant Beijing Zhonghuineng
Livable Architectural Design Consulting
Project Management Delin United Engineering Co.
Altezza 100 metri, 20 piani f.t. + 3 piani interrati Slp 26.000 mq
Cronologia 2021-in corso
Il motivo esagonale rappresenta il modulo base del progetto della torre (render Jiao Yan, Atchain).
WUHAN IL TAIKANG FINANCIAL CENTRE DI ZAHA HADID ARCHITECTS
Completate a fine aprile le fondazioni, prosegue a Wuhan la costruzione del Taikang Financial Centre progettato da Zaha Hadid Architects con la China Academy of Bulding Research (Cabr) come local architect e per l’ingegneria strutturale, Kt per l’ingegneria delle facciate, Parsons Brinckerhoff (gruppo Wsp) per gli impianti e Arup per le valutazioni ambientali. Si tratta di tre torri interconnesse tra loro da un podio multilivello comune che si apre verso l’alto e da collegamenti orizzontali concepiti come spazi pubblici collocati a differenti altezze. La disposizione circolare delle torri crea al loro interno una sorta di canyon urbano che dà luogo a un ambiente ‘auto-ombreggiante’, mitigando il calore dell’irraggiamento solare diretto. Pinne orizzontali che sporgono dai montanti dei curtain wall forniscono poi ulteriore ombreggiamento alle facciate esterne senza ostruire le viste. Di dimensioni imponenti – le tre torri sono alte 47, 50 e 52 piani, raggiungono un’altezza massima di 270
metri e la superficie lorda costruita fuori terra è di oltre 214.000 mq – il complesso si configura come una città verticale in cui si avvicendano spazi pubblici e privati e che si prevede frequentata ogni giorno da 20mila persone. Oltre agli uffici del committente, una compagnia di assicurazioni sanitarie e previdenziali che opera anche come fiduciaria del risparmio gestito, il programma funzionale comprende infatti uffici di altre società, appartamenti, un albergo, ristoranti e 13.000 mq di retail ■
Località Wuhan
Committente Taikang Wuhan
Progetto architettonico Zaha Hadid Architects, principal Patrik Schumacher
Ingegneria strutturale e local architect China Academy of Bulding Research (Cabr)
Progetto degli impianti Parsons Brinckerhoff
Ingegneria delle facciate Kt
Consulenza ambientale e antincendio Arup
Slp fuori terra 214.206 mq
Cronologia 2021-in costruzione
PRESYSTEM®
Serie R
La soluzione prefabbricata, installabile dall’esterno, per la riqualificazione semplice e precisa del foro finestra
Progetti di hôtellerie e ristorazione rappresentativi di un settore economico in grande crescita. Spazi dedicati all’accoglienza, vetrine del miglior made in Italy
e della felice combinazione di precisi standard qualitativi e stilistici.
PROGETTARE l’Ospitalità
Tokyo
BULGARI CITTERIO VIEL
ANCHE IL PRIMO HOTEL DELL’INSEGNA IN GIAPPONE È DISEGNATO DA ACPV ARCHITECTS
ANTONIO CITTERIO PATRICIA VIEL E COMBINA CON COERENZA E RIGORE LO STILE ITALIANO ALLA
RAFFINATA SENSIBILITÀ CULTURALE LOCALE
Il nuovo Bulgari Hotel Tokyo si trova in una posizione inusuale: dal 40° al 45° piano del grattacielo Tokyo Midtown Yaesu progettato dallo studio americano Pickard Chilton. L’albergo, che si affaccia sui giardini del palazzo imperiale, è stato progettato dallo studio di architettura milanese Acpv Architects Antonio Citterio
Patricia Viel, responsabile dell’aspetto distintivo di tutti gli otto Bulgari Hotels & Resorts nel mondo.
Lo studio milanese ha lavorato per valorizzare gli spazi comuni e le camere con materiali e complementi d’arredo made in Italy, integrati a elementi della cultura locale, all’insegna di uno stile sofisticato che rispecchia le caratteristiche del brand. Il Bulgari Hotel Tokyo infatti da un lato racconta l’incredibile maestria della maison gioielliera romana nata alla fine dell’Ottocento, lo stile e l’eleganza italiani, e al contempo interpreta il Giappone e lo spirito del luogo.
L’intervento, allontanandosi sia dallo stereotipo dell’albergo contemporaneo giapponese, austero e formale, sia dall’hotel in stile occidentale di stampo anglosassone, armonizza il contrasto tra il rigore maschile della cultura
Il grattacielo Tokyo Midtown Yaesu: il Bulgari Hotel occupa dal 40° al 45° piano. Nella lobby d’ingresso, una sequenza di portali in legno d’olmo richiama il portale della boutique Bulgari in via Condotti a Roma.
locale e la raffinatezza di alcuni dettagli della tradizione che appartengono alla sfera femminile, come l’ikebana, la fioritura dei ciliegi, i tessuti, la calligrafia. Elementi che si ritrovano, per esempio, nelle nuance e nei riflessi dorati dei tessuti che illuminano le camere. L’ibridazione tra la cultura giapponese e quella italiana è evidente anche nell’accostamento di colori e materiali: nei corridoi di accesso alle camere per esempio è stata creata una sequenza molto giapponese di legno, tessuto e pareti murarie, con colori tipici del paesaggio visivo di Bulgari, come il nero, l’arancione e l’olmo, un’essenza vicina alla cultura locale. Nel ristorante principale e negli spazi pubblici i volumi sono imponenti e gli arredi formali, scelti tra pezzi progettati da Antonio Citterio per grandi marchi del design italiano.
L’hotel conta su un servizio di ristorazione esclusivo, affidato a Niko Romito e alla sua brigata, pronta a servire fino a 80 ospiti nel ristorante omonimo.
Il ristorante Sushi Hōseki, guidato dallo chef giapponese Kenji Gyoten, anch’egli pluripremiato come Romito, è invece un luogo intimo di soli otto coperti, che offre un’esperienza di rituale giapponese puro con vista su un giardino privato. Il bancone su cui pranzano gli otto commensali è realizzato con un singolo pezzo di cipresso giapponese hinoki. La spa di 1.000 metri quadrati con piscina coperta di 35 metri è caratterizzata da materiali pregiati e resistenti come il teak della Birmania certificato Fsc e la pietra di Vicenza. Vi sono inoltre la palestra al 40° piano, il bar, allestito al 45° e ultimo piano dell’edificio, e i saloni delle feste: due sale da ballo con soffitti a tripla altezza e la terrace room, decorata con motivi geometrici ispirati al taglio a diamante.
Nelle stanze le proporzioni diventano più contenute rispetto agli ambienti pubblici. Il design delle 98 camere e suite – compresa la Bulgari Suite di 416 metri quadrati – è un mix accurato ed equilibrato fra lo spirito italiano e la cultura locale che si traduce in un’atmosfera residenziale e accogliente ■
Sul rooftop dell’edificio, al 45° piano, il Bulgari Bar è arredato con tavoli e boiserie in rovere, sgabelli da bar in pelle color caramello, sedute e cuscini dalle nuance arancioni e giallo-oro.
Adiacente al ristorante Niko Romito, la lounge situata al 40° piano è un ampio spazio con soffitti molto alti che si apre sulla terrazza esposta a sud-ovest verso i giardini del palazzo imperiale.
Nell’atrio, al 40° piano, una stella a otto punte, simbolo di Bulgari, è stata realizzata in marmo travertino e intarsiata nel pavimento in granito nero.
Ogni dettaglio è pensato come una stratificazione tra l’estetica italiana e giapponese, combinate in modo sottile, quasi impercettibile. Abbiamo creato dei rimandi continui, riferiti alla cultura giapponese, perché siamo in Giappone, e al design e al savoir-faire italiano, perché siamo in un hotel Bulgari
Antonio CitterioSotto, la piscina vitality, circondata da una parete arrotondata decorata con un mosaico che evoca il pavimento delle antiche terme di Caracalla a Roma. Accanto si trova anche una piscina di 25 metri, interamente rivestita con un mosaico di tessere verde smeraldo.
Roma
SIX SENSES PATRICIA URQUIOLA
IL PRIMO URBAN HOTEL ITALIANO DI SIX SENSES
È IL RISULTATO DI UN COMPLESSO INTERVENTO
DI RESTAURO E RILETTURA FILOLOGICA DI UN
PALAZZO STORICO NEL CENTRO DELLA CAPITALE.
UN INVESTIMENTO PROMOSSO DA ORION CAPITAL MANAGERS E CONDOTTO DA STARCHING
Negli ultimi cinque anni a Roma l’offerta di alberghi a cinque stelle è triplicata ma non è ancora sufficiente a rispondere a una domanda di turismo di qualità che considera irrinunciabile soggiornare nel più grande museo monumentale, artistico e culturale a cielo aperto del mondo e vivere l’atmosfera unica di un tessuto urbano nel quale si sono stratificati 2.700 anni di storia.
Nei decenni, i vincoli culturali e urbanistici posti a tutela di questo immenso patrimonio, talvolta esecrati, hanno tuttavia contribuito, insieme a un approccio formativo di carattere umanistico, a una qualità della progettazione che trova massima espressione negli interventi di recupero e restauro dell’esistente.
Ne è un esempio l’intervento di Palazzo Salviati Cesi Mellini dove oggi ha sede il Six Senses Rome. Realizzato nel Settecento come palazzo gentilizio dall’architetto
Tommaso De Marchis, che cercò di dare unitarietà architettonica a edifici risalenti a tre secoli addietro, nel 1912, su incarico della Società generale Immobiliare, l’edificio venne trasformato da Cesare Bazzani nella sede dell’Ufficio Italiano Cambi della Banca d’Italia e in galleria
Anche la scala monumentale con il suo lucernario decorativo e le colonne originali dell’ingresso principale sono state attentamente restaurate.
commerciale con due cinema. Ancora, negli anni Cinquanta del Novecento il complesso venne acquistato dal Banco di Roma per farne la sua sede centrale e tra il 1970 e il 1985 Ludovico Quaroni sviluppò il progetto di trasformazione degli spazi degli ex-cinematografi e realizzò un caveau al piano interrato. Un immobile dunque che è il risultato di rifunzionalizzazioni e destinazioni d’uso mutate nel corso di secoli e spesso frutto di filosofie urbanistiche e architettoniche del tutto differenti.
L’attuale trasformazione in hotel, il cui progetto è stato sviluppato da Starching in collaborazione con il professor Paolo Micalizzi, coautore con Quaroni dell’ultimo progetto e memoria della storia recente del palazzo, sposta l’accesso principale sul prospetto di piazza San Marcello e via del Corso, accanto all’omonima chiesa; riapre e amplia, trasformandola in giardino, l’antica corte interna, parzialmente coperta in vetro a simbolica memoria della struttura in acciaio del progetto Quaroni, e salvaguarda il vasto ambiente centrale a tripla altezza che ora ospita il ristorante ‘Bivium’ con la ‘show-kitchen’ aperta. Il piano interrato, dopo gli imponenti lavori di demolizione delle spesse pareti del caveau che hanno riportato alla luce anche un battistero mitreo del V secolo, è ora la Spa del Six Senses con la rivisitazione moderna, progettata da Patricia Urquiola, dell’antico rituale dei bagni romani, con calidarium, tepidarium e frigidarium.
Autenticamente romani anche i materiali – travertino, cocciopesto e marmorino – dei rivestimenti e delle finiture per gli ambienti comuni e per le 96 camere, arredate con mobili realizzati da Pad su disegno originale di Patricia Urquiola.
I nuovi impianti, con macchine realizzate su misura da Geoclima che garantiscono il massimo comfort climatico agli ospiti, sono nascosti in chiostrine ai diversi piani dell’albergo, così che, anch’esse opportunamente celate, in copertura si trovano solo le Uta, liberando gli 800 mq del rooftop, dove cenare con viste ineguagliabili sui tetti e le cupole del centro storico di Roma ■
Dal cocciopesto alle pareti al largo utilizzo di travertino, i richiami alla tradizione architettonica romana sono presenti in tutte le 96 camere e suite dell’hotel.
Simonswerk ha fornito le cerniere TE 340 e TE 540 3D (nella foto) per circa 100 porte d’ingresso delle camere.
Per il Six Senses Rome, Zanini ha fornito 150 porte per gli interni, oltre a tende tagliafuoco e tagliafumo a secco con campata fino a 12 metri di larghezza. Per gli ingressi camera è stato utilizzato il modello LZ58.60.43, classe di resistenza al fuoco EI60 e abbattimento acustico di 43dB. Dal punto di vista estetico, particolare attenzione è stata dedicata alle soluzioni di contatto tra il telaio in legno e il portale esterno in travertino e alla complanarità con il rivestimento in cocciopesto sul lato interno. Il legno utilizzato è certificato Fsc e contribuisce al raggiungimento della certificazione Leed Gold dell’hotel. www.zaniniitalia.com
MARGRAF
Materiale d’elezione della ‘città eterna’, il marmo contribuisce a trasmettere agli ospiti del Six Senses quella speciale atmosfera enfatizzata dal progetto di interni sviluppato da Patricia Urquiola, che nelle scelte materiche operate ha privilegiato il Travertino Romano Classico di Margraf, che copre 2.000 mq di pavimentazione e 1.500 di rivestimenti nelle aree comuni del ristorante, della galleria e delle due Spa. Sempre di Magraf il marmo Verde Cipollino impiegato in alcune zone della Spa, la palladiana, il mosaico artistico, alcuni intarsi e bassorilievi, che richiamano gli elementi classici della tradizione romana. www.margraf.it
La ricca presenza di vegetazione dall’ingresso al rooftop offre agli ospiti un senso di riconnessione con la natura nelle aree interne ed esterne dell’hotel
L’offerta dell’hotel include camere con vista sull’adiacente chiesa seicentesca di San Marcello al Corso, la cui facciata nel corso dell’intervento è stata restaurata con un investimento aggiuntivo di circa un milione di euro.
CREDITI
Località Roma, piazza san Marcello
Committente Orion Capital Managers
Gestione alberghiera Six Senses
Progetto architettonico, restauro strutturale, coordinamento e direzione lavori Starching (arch. Mauro Angeletti).
Prof. Paolo Micalizzi
Interior design Patricia Urquiola
Galleria e ristorante vincolo intellettuale Quaroni-Micalizzi
Impresa edile CDS Holding
General contractor Cds Costruzioni
Interior contractor Pad
Porte e tende tagliafuoco Zanini San.Co, con cerniere
Simonswerk
Spa (prodotti e tecnologie) Starpool
Marmi Margraf
Climatizzazione Geoclima
Superficie lorda 15.000 mq (di cui 3.000 interrati)
Camere e suite 96
Cronologia 2018-2023
Investimento 50 milioni di euro
Foto Luca Rotondo, John Athimaritis
Salus per Aquam: nel progetto per il Six Senses Rome Patricia Urquiola conferisce al termine ‘spa’ il significato originario, ricostruendo il percorso delle antiche terme romane. Starpool, azienda trentina con un’esperienza consolidata nella progettazione di spazi dedicati al benessere, ha partecipato alla definizione del layout ed è stata scelta per la fornitura dei prodotti destinati all’area umida, interamente personalizzati su disegno dello studio di architettura. Concepita come un luogo di collegamento tra il viaggiatore internazionale e il pubblico locale, la spa vede protagonisti tepidarium, calidarium e laconicum, tutti creati ad hoc da Starpool seguendo l’idea di design degli architetti, oltre a una Treatment Room con hammam table e bagno di vapore con doccia, e infine le docce di reazione e sensoriali e la cascata di ghiaccio. Una rivisitazione delle terme in chiave contemporanea, grazie anche all’integrazione con tecnologie sofisticate come il software Eco Spa Technology, che permette di misurare costantemente e in tempo reale i parametri più significativi di utilizzo delle attrezzature e consente il monitoraggio da remoto, ottimizzando così la distribuzione dei carichi e garantendo un utilizzo più efficiente e consapevole.
www.starpool.com
Il fascino del Palazzo viene esaltato dalla fusione armonica di elementi classici con il design contemporaneo di Patricia Urquiola.
Milano
RADISSON SANTA SOFIA MARCO PIVA
L’ATTENZIONE ALLA MORFOLOGIA DELL’EDIFICIO E AL SUO CONTESTO, CHE CARATTERIZZA OGNI PROGETTO DELLO STUDIO MARCO PIVA, SI ESPRIME QUI IN UN LINGUAGGIO ARCHITETTONICO DI CARATTERE URBANO, ESSENZIALE E RIGOROSO
L’intervento di ristrutturazione e trasformazione degli ex uffici di Allianz Italia nel 5 stelle Radisson Collection Hotel, Santa Sofia Milan è stato condotto dallo Studio Marco Piva che si è occupato sia del progetto architettonico dell’edificio sia del progetto di interior design delle camere, della palestra e dei corridoi.
L’intervento ha inteso preservare ed enfatizzare le forme essenziali dell’edificio originale degli anni Sessanta, caratterizzato da una forometria di facciata rigorosa e falde in copertura di rame ossidato. Le facciate in trachite di Montegrotto, conservate e riqualificate, sono state valorizzate dall’intervento di lighting design che mette in evidenza la regolarità delle finestre illuminandone gli imbotti.
La copertura originale del quarto piano è stata rimossa per realizzare una nuova terrazza con piscina e area lounge bar, mentre la terrazza esistente del settimo piano è stata parzialmente chiusa da una nuova copertura metallica molto essenziale.
Al piano terreno, dove precedentemente c’era la corte, è stata realizzata una copertura vetrata con matrice quadrata, che all’interno aumenta la volumetria degli spazi
Il progetto ha permesso il cambio di destinazione d’uso dell’edificio valorizzando gli elementi della sua storicità (ph. ©Andrea Martiradonna).
permettendo al nuovo ristorante di godere di un’illuminazione naturale con giochi di luci e ombre creati dall’architettura.
Per le 159 camere e suite, grazie alla conformazione dell’edificio, è stato possibile creare grandi vetrate che permettono alla luce naturale di penetrare anche negli ambienti bagno. Molta importanza acquista anche la luce interna dei sistemi di illuminazione, che modella la luminosità in base alle diverse funzioni e aree della stanza: dalla luce puntuale di accoglienza volutamente discreta, per consentire un passaggio graduale dal corridoio dell’hotel che per scelta risulta piuttosto scuro, alla luminosità accogliente della camera, illuminata con luce calda, gialla e indiretta attraverso una riga Led posizionata nelle gole delle tende e un’altra posta dietro la testata del letto, che inoltre valorizza il rivestimento.
La scelta di Studio Marco Piva ha privilegiato materiali caldi come il legno e la pelle in dialogo con elementi contemporanei come il vetro e il metallo. Le essenze legnose sono effetto legno con pannelli nobilitati particolarmente resistenti e di alta qualità. Le pelli sono ecopelli che rispondono a un’esigenza di maggiore durata e facilità di pulizia. Il linguaggio dei colori racconta una palette nei toni del blu con accenti di rosso per gli imbottiti e una base di sfumature di grigio. Per le testate letto e per le tende in tessuto tecnico che creano l’area privacy si è optato per il blu notte. In generale, dominano i grigi in varie tonalità, fino ai neri che definiscono gli spazi. Un aspetto fondamentale del progetto di architettura è stato lo studio, per l’intero edificio, di soluzioni integrate all’eliminazione delle barriere architettoniche, per cui sono stati garantiti, tramite rampe, i percorsi principali a tutte le utenze, senza elementi invasivi.
Infine, gli spazi pubblici interni sono stati sviluppati da Alessandro Mario Cesario in collaborazione con Studio AtelierP secondo l’estetica del massimalismo elegante ■
F.LLI SPINELLIL’azienda marchigiana attiva fin dal 1960 ha partecipato al progetto realizzando una pavimentazione per posa a disegno a spina italiana 90° con lavorazioni superficiali di bisellatura e spazzolatura, trattamento quest’ultimo che mette in rilievo le venature del legno. Lo studio Marco Piva ha scelto la finitura scura ed extra opaca del legno di rovere 100 per cento Fsc certificato A+ secondo lo standard francese per le emissioni Voc. www.parquet.it
Le originali facciate in trachite di Montegrotto sono state valorizzate dall’intervento di lighting design (ph. ©Andrea Martiradonna).
Testate letto, comodini, armadiature, mobili lavabo, specchi e desk sono stati disegnati custom dallo Studio Marco Piva (ph. ©Andrea Martiradonna).
CREDITI
Località Milano, via Santa Sofia
Committente Allianz Real Estate
Radisson Hotel Group
Progetto architettonico e interni camere
Studio Marco Piva
Project Management Artelia
Direzione lavori strutture architettura
One Works
Impianti e direzione lavori Deerns
General contractor Fit Out Pasqualucci
General contractor arredi Concreta
Climatizzazione Mitsubishi Electric
Sistemi di facciata Schüco
Parquet F.lli Spinelli
Radiatori bagni Antrax
Sanitari Cielo
Rubinetterie Hansgrohe
Placchette Vimar
Tappeti Besana Carpet Lab
La flessibilità che abbiamo donato agli spazi ha permesso di far confluire riferimenti fondamentali quali l’accoglienza, lo spazio di lavoro, la memoria domestica, in una progettazione di elevata efficienza e funzionalità
Marco Piva
Nella foto a destra, il radiatore Ti_Q di Antrax È un termoarredo minimale in acciaio al carbonio 100 per cento riciclabile, caratterizzato da una forma rigorosa e dalla possibilità di essere accessoriato con maniglioni porta salviette. Le bordature squadrate disegnano un parallelepipedo dalla sottile profondità, posizionabile in orizzontale o verticale e con alimentazione idraulica o elettrica.
Le camere sono state progettate come piccoli loft urbani con grandi finestre e pareti interne in vetro per un’abbondante luce naturale. A sinistra, i bagni delle junior suite con affacci diretti sulla città (ph. ©Andrea Martiradonna).
RADISSON RED INNOCAD ARCHITECTURE
UN BIANCO INVOLUCRO OMOGENEO IN SCAGLIE DI ALLUMINIO PREFA, FINESTRE A SPECCHIO CHE RIFLETTONO IL CIELO E L’INTORNO NEL DISTRETTO VIENNESE LUNGO IL DONAUKANAL. IN COPERTURA, IL BAR CON TERRAZZA PANORAMICA
Interamente progettato dallo studio Innocad Architecture di Graz, The Rock Radisson Vienna occupa un lotto, da tempo inutilizzato, di fronte al Donaukanal e alla stazione Schottenring della metropolitana viennese. Con l’attacco a terra vetrato, che consente ai passanti di traguardare, attraverso la lobby, la corte interna, l’hotel assume un carattere semi-pubblico, mentre l’aspetto monolitico della facciata, gli spigoli smussati e la terrazza sporgente del rooftop bar conferiscono all’edificio un carattere distintivo, pur senza distaccarsi negli allineamenti di gronda dagli edifici vicini.
Il rivestimento in scaglie romboidali di alluminio Prefa di colore bianco, insieme al ritmo delle finestre con profili sporgenti color oro e vetrature color bronzo, dona alle facciate una luminosità speciale, ben diversa dai vicini prospetti a intonaco. Una facciata dinamica, che muta col variare delle condizioni meteorologiche, dell’inclinazione del sole e che riflette nei vetri il movimento delle nuvole e della città.
All’interno, le finestre diventano elementi di arredo funzionali: la leggera sporgenza e le dimensioni hanno permesso infatti di realizzare delle panche dove sedersi per leggere e osservare il paesaggio.
Per le sue particolari geometrie l’involucro è stato in larga parte sviluppato e perfezionato in cantiere, in diretta collaborazione con l’impresa di lattoneria di Klaus Zidek. Tra sistemi di drenaggio a scomparsa, punti di incontro e raccordi delle finestre, erano molte le peculiarità del lavoro. Le scaglie a rombo, ad esempio, sono state lavorate lungo l’angolo esterno del corpo dell’edificio, senza ricorrere a profili per raccordare le diverse superfici. Ma soprattutto, poiché si tratta di un involucro continuo facciata-copertura, l’unica possibilità era lavorare partendo da un angolo e procedendo in due direzioni.
Complessivamente sono state posate più di 9.000 scaglie Prefa in colore bianco puro e dimensioni di 44x44.
Grazie alle 9.000 scaglie Prefa, l’involucro dell’edificio, nonostante la natura metallica e gli elementi prefabbricati, appare morbido e in contrapposizione con il rigido reticolo di finestre e assume un aspetto suggestivo quando la luce radente sfiora la facciata.
La facciata lungo il Donaukanal del Radisson Red. L’hotel conta 179 camere, una superficie lorda di 8.500 mq, 11 piani e un bar panoramico che sporge su una piattaforma in copertura.
Profilo
HBA HIRSCH BEDNER ASSOCIATES
FONDATO DA HOWARD HIRSCH E MICHAEL
BEDNER NEL 1965 IN CALIFORNIA E OGGI BASATO A SINGAPORE, HIRSCH BEDNER ASSOCIATES È IL
PIÙ GRANDE STUDIO AL MONDO SPECIALIZZATO NEL PROGETTO DELL’OSPITALITÀ, CON 1.200
PROFESSIONISTI DISTRIBUITI IN 24 SEDI
Dalla Cina al Botswana, dalle Maldive al Messico, da Londra a Melbourne, è probabile che l’albergo a cinque stelle dell’insegna internazionale o il boutique hotel in cui avete soggiornato sia stato progettato da Hirsch Bedner Associates (Hba). Dal primo studio di Santa Monica che progettava alberghi dove soggiornavano attori e registi di Hollywood prima di diventare star e comprarsi una villa su Mulholland Drive, nell’arco di cinquant’anni Hba è diventata la prima società di progettazione dell’ospitalità al mondo.
Con una serie di divisioni specializzate (Architecture, Resort, Gaming, Residential, Procurement, Light Directions, Canvas Art Consultants, Graphics) Hba disegna e realizza in tutto il mondo strutture ricettive high-end, ristoranti, casinò, navi da crociera, ville. Uno dei fattori di successo è stato quello di comprendere stili di vita e aspettative delle nuove generazioni di viaggiatori (che non sono più solo i ricchi occidentali di cinquant’anni fa), che ha permesso a Hba di anticipare l’evoluzione del settore, in atto da decenni, dalla standardizzazione (un Hilton è un
Gli interni dell’Indigo suggeriscono un viaggio nel passato millenario di Suzhou senza rinunciare a effetti sorprendenti come il grande arco circolare della lobby panoramica (ph. courtesy Hba).
IHG Hotels & Resorts
Indigo Suzhou Grand Canal
Completato nel 2021, l’Indigo Grand Canal occupa gli ultimi 14 piani del Longfor Center, nel New District di Suzhou. Il suo nome è legato alla vicina imponente infrastruttura idraulica (1.794 chilometri di lunghezza) che attraversando la Cina collega il fiume Giallo e il fiume Azzurro.
Pur con un aspetto e un’atmosfera del tutto contemporanei, gli elementi del progetto di interni si ispirano al Settecento, regnante la dinastia Qing, con materiali, arredi e opere d’arte tradizionali tratti dalla storia plurimillenaria di Suzhou e dal carattere del suo paesaggio lungo le sponde del lago Tai Hu fatto di giardini, pagode e ponti in pietra. L’effetto finale è sontuoso e affascinante.
Al rassicurante aspetto ‘luxury’ contemporaneo, gli interni del Shanghai Harbour City uniscono uno stile che si richiama alla cultura orientale (ph. courtesy Hba).
Hilton in tutto il mondo, si diceva), alla personalizzazione. La domanda di esperienze di soggiorno ‘autentiche’ comporta la conoscenza dei luoghi, della loro cultura e delle tradizioni distintive, e la capacità di tradurle in ambienti sicuri, confortevoli e memorabili.
Da questo punto di vista la presenza in tutti i continenti è un altro dei vantaggi competitivi di Hba. D’altra parte la scelta dei materiali, che si è ampliata enormemente, travalica ormai le superfici, gli arredi e la tecnologia abilitante fino a comprendere pezzi d’arte che contribuiscono all’unicità distintiva di una struttura, il che spiega l’esigenza di specializzazione che ha dato luogo alle diverse divisioni ma insieme il processo di lavoro collaborativo, con team interdisciplinari dedicati al singolo progetto, che caratterizza il flusso di lavoro di Hba.
L’attività di procurement della società, basata sulla conoscenza delle innovazioni che il mercato delle costruzioni e del design industriale presenta ormai a ciclo continuo, è il terzo elemento fondante del successo della società di progettazione. Anch’esso favorito da una presenza internazionale e dalla capacità, derivata dall’esperienza acquisita, di dettare i trend del settore orientando la produzione stessa.
Intercontinental
Shanghai Harbour City
Costruito su un’isola artificiale di 75mila metri quadrati nel bacino di Dishui, un lago dalle forme perfettamente circolari all’interno di un’area di nuovo sviluppo di Shanghai, sulla penisola affacciata sul mar Cinese Orientale, l’albergo si propone come un resort urbano, un’oasi di tranquillità nel turbinio della metropoli cinese.
Ispirato all’acqua, alla forma del lago e al contesto paesaggistico in netto contrasto con il circostante profilo urbano, il progetto degli interni costruisce un racconto suggestivo e ricco di dettagli per fare del luogo una destinazione attrattiva sia per soggiorni leisure sia per convention di lavoro.
Interni avvolgenti e palette di colori e materiali sorprendenti ispirati ai fondali marini. La struttura stessa può dare la sensazione di trovarsi all’interno di un vascello sottomarino (ph. courtesy Hba).
Una presenza globale e la conoscenza approfondita del settore consentono a Hba di anticipare le tendenze del design per l’ospitalità
Grandi vetrate stabiliscono un contatto diretto con il paesaggio collinare circostante e, insieme ad arredi minimali e ambienti spaziosi, favoriscono un clima di pace e serenità (ph. courtesy Hba).
La ricerca sui materiali segue un duplice percorso, tra qualità estetica e funzionalità pratica, indispensabile per la manutenibilità di ambienti a elevata frequentazione
The Chedi Xinchang
In un paesaggio boscoso, su rocce modellate dai millenni al di sopra delle sponde del fiume Han Fei, The Chedi Xinchang è un resort formato da volumi bassi e separati tra loro, caratterizzati da grandi pareti vetrate che fanno da soglia tra interno ed esterno, con un’architettura silenziosa che lascia parlare la natura nelle forme della luce e del vento. In linea con la filosofia del gruppo Ghm, anche il progetto degli interni è elegante e contemporaneo. La sensazione generale di relax è confermata dal grande spazio dedicato all’acqua, con piscine coperte e all’aperto e una vasta Spa.
ATLAS CONCORDE
Nel 2022 Atlas Concorde presentò a Cersaie Marvel Travertine, collezione dedicata all’interpretazione contemporanea della maestosità del marmo travertine e che portava con sé cinque straordinari decori creati in esclusiva per Atlas Concorde da Hirsch Bedner Associates (Hba).
La società internazionale di progettazione, specializzata nel settore dell’ospitalità, sa bene che negli alberghi l’estetica si accompagna a esigenze di manutenzione e di igiene particolarmente stringenti, specie dopo la pandemia.
La collezione Marvel Travertine di Atlas Concorde porta il look&feel di un marmo che ha caratterizzato nei secoli la storia dell’architettura superando i limiti strutturali della pietra naturale con un’inedita resistenza all’usura del tempo, facilità di pulizia e manutenzione ed eliminandone l’originale scivolosità.
Secondo Paula O’Callaghan di Hba, l’utilizzo ideale di Marvel Travertine è soprattutto nella pavimentazione di aree umide, dai bagni ai bordi piscina e alle spa, e a elevato transito, come bar e ristoranti.
Inoltre le lastre possono essere tagliate facilmente, creando anche angoli smussati che confermano l’impressione di calpestare un materiale naturale.
Marvel Travertine è disponibile nei formati XL di 120x278, 120x240 e 120x120, in grès porcellanato nelle misure 120x278 120x240, 120x120, 60x120, 60x60 e nel formato specifico per outdoor di 60x120 cm.
www.atlasconcorde.com
Milano
DAV, DA VITTORIO ANDREA MAFFEI
ERA UNO SPAZIO PER UFFICI CON TERRAZZA ESTERNA IN TORRE ALLIANZ, ORA È IL NUOVO RISTORANTE DAV MILANO BY DA VITTORIO
PROGETTATO DA ANDREA MAFFEI ARCHITECTS
Andrea Maffei Architects ha firmato il progetto di interior design del ristorante Dav Milano by Da Vittorio, realizzato nel complesso Citylife di Milano, al primo piano della Torre Allianz progettata da Arata Isozaki e dallo stesso Andrea Maffei.
Quello che era stato immaginato come spazio per uffici con terrazza esterna, è stato ora trasformato per ospitare il ristorante, concepito per un pubblico più giovane rispetto alla clientela del tristellato Da Vittorio a Brusaporto, fuori Bergamo, sempre della famiglia Cerea.
Nella pianta della torre sono presenti due nuclei scale e un lungo spazio rettangolare al centro, vetrato verso la terrazza. Nel lato nord è stata prevista la cucina del ristorante, nel lato sud la reception per gli ospiti, mentre lo spazio centrale è dedicato al ristorante che si apre con un cocktail bar per poi seguire la lunga facciata vetrata verso la terrazza esterna.
Tutti gli spazi architettonici sono stati disegnati con le stesse finiture per non separare gli ambienti e dare invece l’idea di un unico spazio fluido che si sviluppa seguendo il cliente dall’accoglienza fino al tavolo. A dare forma architettonica a questo concetto è una lunga boiserie in legno, composta da piramidi che ruotano in vario modo
Andrea Maffei ha organizzato gli interni come un unico spazio che scorre dalla zona di accoglienza al bar fino alla grande sala aperta sul terrazzo (ph. ©Andrea Martiradonna).
Il tema architettonico principale consiste in una lunga boiserie in legno, composta da piramidi ruotate a suggerire l’idea dei frattali (ph. ©Andrea Martiradonna).
La terrazza, affacciata sul quartiere di Citylife rappresenta la seconda sala del ristorante posto al primo piano della Torre Allianz (ph. ©Andrea Martiradonna).
e suggeriscono l’idea dei frattali. Questa soluzione, che si sviluppa costantemente su un lato del ristorante, costituisce il tema conduttore del progetto.
Le luci radenti dall’alto ne enfatizzano il gioco geometrico con le ombre e i riflessi, accompagnando il lungo sviluppo longitudinale fino alle cucine. La boiserie riveste anche le porte dei bagni e le ante dei cavedi tecnici per farli scomparire nel disegno geometrico.
Il grès effetto pietra piasentina di colore grigio chiaro definisce una base neutra e materica per i pavimenti e per alcune porzioni verticali. Tutti i banconi sono rivestiti di pietra Thala grigio chiaro plissettata per continuare l’idea di una base fredda su cui si sviluppa per contrasto il calore materico della boiserie color ciliegio.
L’illuminazione non è uniforme, ma si concentra sulle pareti e sui posti a sedere per creare un ambiente più morbido, dove l’attenzione si concentra sui tavoli e sui prodotti. Il disegno del soffitto segue il passo degli infissi di facciata con lunghi listelli in legno grigio scuro.
Una serie di listelli trasversali inclinati definisce la forma di pannelli fonoassorbenti facilmente rimovibili per fare manutenzione. I listelli vengono raddoppiati nei punti in cui sono previsti i faretti orientabili di illuminazione concentrata sui tavoli ■
CREDITI
Località Milano Citylife
Progetto architettonico Andrea Maffei
Committente Allianz
General contractor Colombo Costruzioni
Lighting design Jacopo Acciaro - Voltaire Lighting Design
Rivestimenti in legno boiserie e banconi Niva Line
Soffitti NIL New Interior Layout
Sedute esterne Pedrali
Porte Rei Zanini - San.Co
Con la sua pluriennale esperienza, NIL interpreta l’originale soffitto disegnato dall’architetto Andrea Maffei, che risolve, oltre all’estetica, importanti aspetti tecnici e di acustica. Il manufatto è formato da travetti strutturali a vista in legno ignifugo, verniciati grigio scuro e modulati in un senso sul passo dei serramenti che affacciano sul giardino pensile e nell’altro con andamento inclinato in pianta a formare campiture trapezoidali e triangolari di differenti dimensioni. La corretta fonoassorbenza è ottenuta tramite l’impiego di pannelli acustici ad alta densità opportunamente rivestiti con tessuto a effetto 3D di colore grigio scuro in armonia con il telaio strutturale. I pannelli hanno forma irregolare, trapezoidale e triangolare che, pur nella complessità dell’insieme, risultano singolarmente smontabili per consentire la manutenzione e un facile accesso agli impianti. www.nil.it
I ristoranti dei grattacieli devono rievocare le atmosfere delle grandi metropoli come New York, Tokyo o ShanghaiNIL - NEW INTERIOR LAYOUT
La terrazza di 600 mq sospesa appena sopra le fronde degli alberi è uno spazio per 90 coperti. Per arredarla sono state scelte le sedute Panarea di CMP Design per Pedrali in terracotta e grigio antracite che si caratterizzano per l’intreccio artigianale in corda di polipropilene.
AIRBNB
SOGGIORNARE IN CASE DA ARCHITETTI
A oggi sono 900 milioni i viaggiatori e i turisti che sono stati accolti da 4 milioni di host Airbnb nel mondo. Il lancio della piattaforma nel 2007 rappresentò una rivoluzione nel settore del turismo e insieme ai voli low-cost favorì la crescita esponenziale dei viaggi e degli scambi. Al netto dei fenomeni che ha innescato, come la crescita generalizzata del costo degli affitti nelle grandi città e la perdita di identità dei piccoli centri, sempre più dipendenti dal turismo di massa, lo scambio peer-to-peer di abitazioni ha il vantaggio di ampliare le relazioni e di sperimentare in maniera ‘genuina’, a cominciare dall’alloggio, culture diverse da quella abituale. Ancor più nel caso della sezione ‘Design’ della piattaforma, che propone in affitto case disegnate e arredate da grandi architetti come quelle illustrate in queste pagine. Case ‘d’autore’ che al di fuori del circuito sarebbero del tutto inaccessibili ■
ALLE CASE ‘NORMALI’ CHE QUASI A TUTTI È CAPITATO
DI PRENOTARE, LA PIATTAFORMA AIRBNB AFFIANCA
SOLUZIONI DI DESIGN DOVE TRASCORRERE UNA VACANZA
SPERIMENTANDO LA QUALITÀ DEGLI SPAZI PROGETTATI
DA GRANDI ARCHITETTI INTERNAZIONALI
Sopra, nel parco nazionale Joshua Tree, in California, negli anni Ottanta Kendrick Kellogg realizzò questo capolavoro dell’architettura organica. Anche la sua Kellogg-Doolittle House può essere prenotata per un soggiorno nella sezione ‘Design’ di Airbnb.
Un loft nella Muralla Roja (a sinistra), il grande complesso residenziale – un po’ postmodern e un po’ metafisico – progettato da Ricardo Bofill e completato nel 1975 a Calp, sulla costa mediterranea della provincia di Alicante in Spagna.
Nei boschi di Rhinebeck, nello stato di New York, la Ex of In House di Steven Holl si contrappone con geometrie asimmetriche alle forme della natura circostante e, con un grande lucernario, cerca la luce dall’alto, come gli alberi.
Il rifugio di Formafatal a Puntarenas in Costarica è stato completato nel 2020. Dall’alto il tetto vegetato si confonde con la foresta pluviale in cui sorge, in un incredibile contrasto di forme e con materiali che rendono evanescente il confine tra interni ed esterno.
A sinistra, la villa su tre livelli progettata da Shigeru Ban a Mirissa in Sri Lanka, con vista sulla baia di Weligama. La proprietà comprende una piscina a sfioro, un giardino tropicale di più di 3 ettari e una capanna estiva sulla scogliera.
SPAZI DELLA MEMORIA
Con ampi servizi fotografici, descrizioni dei progetti e del contesto generale, il libro presenta dieci abitazioni di pregio selezionate tra i lavori che Carlo Donati ha sviluppato in vent’anni di lavoro. A ciascun progetto, introdotto da un mood board che sintetizza gli spunti visivi, culturali e artistici che l’hanno guidato, si accompagna la planimetria dell’intervento. Ogni progetto è realizzato su misura eppure, nella loro diversità, in tutti è riconoscibile l’approccio di Carlo Donati al difficile tema della residenza privata. Difficile perché alle competenze professionali e alla capacità di affrontare i vincoli che accompagnano ogni intervento, tradurre nello spazio i desideri dei committenti evitando consumati
L’ORNAMENTO E LO SPAZIO SACRO
Parte dell’attività editoriale dell’Accademia di Belle Arti di Roma, l’idea del volume nasce dall’incontro di Danilo Lisi con Santiago Calatrava in occasione dell’inaugurazione, avvenuta lo scorso anno, dell’intervento di decorazione totale dell’architetto spagnolo nella chiesa di San Gennaro nel Real Bosco di Capodimonte, ampiamente descritto nel volume da un puntuale intervento di Giovanna Cassese, già direttrice dell’Accademia di Belle Arti di Napoli. Impegnato da anni in progetti e opere di edilizia di culto – cinque le chiese realizzate, in Italia e all’estero –attraverso contributi di grande interesse Lisi nel volume sottolinea il legame inscindibile tra liturgia, arte e architettura nel progetto dello spazio sacro. In questo
senso l’ornamento non riveste un semplice ruolo di completamento e arricchimento ma è parte di un progetto integrale. Due esempi bastano a confermarlo: la Sagrada Familia di Gaudi, in cui tutto è ornamento, e l’ossessione quasi maniacale di grandi architetti, da Le Corbusier a Carlo Scarpa, da Gio Ponti a Alvar Aalto, di accentrare su sé stessi la figura di artista totale, curando fin nel minimo dettaglio le opere che formano lo spazio sacro. Nella prima parte un’ampia documentazione analizza le opere e il pensiero di maestri della modernità; la seconda parte (sulle orme di Matisse) presenta invece studi, progetti e realizzazioni dei giorni nostri. Tra le introduzioni, anche un intervento di Ugo La Pietra.
cliché che forse ne gratificherebbero l’ego comporta doti piscologiche non comuni. Se gli argomenti di dialogo di Donati risultano convincenti il merito è degli spunti che di volta in volta sa offrire al cliente, un insieme di riferimenti alti e ‘pop’ – con una certa predilezione per lo stile Fifties – che includono viaggi, arte, cinema, musica (al riguardo, una particolarità del libro è la colonna sonora che accompagna ogni opera: una semplice scansione apre l’ascolto su Spotify) e che si traducono in scelte materiche e cromatiche, lavorazioni custom e pezzi d’arte (nel libro alcuni esempi della collaborazione con Marco Petrus) per dare vita ad atmosfere senza tempo.
TERRITORI DELLA PRODUZIONE
Elementi di geografia dell’impresa
Stefano De Falco
Franco Angeli, Milano, 2023 - pp. 224, 30 euro
ISBN 978-88-351-4660-5
La geografia dell’impresa è una disciplina recente della quale Stefano De Falco, direttore dell’Istituto di ricerca sulla geografia dell’innovazione territoriale all’università Federico II di Napoli, in questo volume fornisce una serie di spunti di interesse per le imprese stesse e per tutti coloro che si occupano di pianificazione territoriale. Molti effetti della distribuzione delle imprese sul territorio e della modificazione delle forme di insediamento nel tempo sono noti, come la portata delle trasformazioni urbane indotte dal passaggio dall’epoca di produzione fordista al post-fordismo Altri sono portati della
rivoluzione digitale che ha modificato e ancor più modificherà l’organizzazione stessa del lavoro. Ancora, l’efficienza della produzione attribuibile ai famosi ‘distretti’ industriali, che ha molto a che fare con la dislocazione geografica delle imprese. O il consumo di suolo indotto dai giganti della logistica. In attesa che sia il metaverso (ma non ci crediamo) a determinare la prossima rivoluzione geografica, conviene concentrarsi sull’impatto dell’attività di impresa sul territorio anche valutando quali elementi migliorano produttività e innovazione e quali invece rappresentano solo un danno ambientale.
TERRITORIO DECENTRATO
L’ESPERIENZA DI XU TIANTIAN IN CINA RISPETTO ALLA QUESTIONE COMUNE DEL RECUPERO DI UN DIALOGO TRA CITTÀ E TERRITORI INTERNI
DnA Design and Architecture Studio: Bamboo Pavilion, Damushan Tea Plantation, Songyang, 2015 (ph. ©Ruogu Zhou). a cura di Carlo EzechieliLa rete mondiale
LE CITTÀ, ORMAI NODI DI UN SISTEMA
GLOBALE, CONTRO TERRITORI
SEMPRE PIÙ MARGINALIZZATI MA CHE
RAPPRESENTANO UN PATRIMONIO
COMUNE DI ENORME POTENZIALE
Salvo rare eccezioni, negli ultimi decenni la tendenza all’inurbamento ha seguito in tutto il mondo un trand inarrestabile. Le città, ormai nodi di un sistema globale, diventano sempre più grandi e importanti, e questo a scapito dei territori che nel corso dei secoli hanno contribuito in modo fondamentale a definire la loro stessa identità. Centri che fino a pochi decenni fa erano popolati e attivi, se non addirittura influenti, sono stati spinti ai margini. Le montagne, in particolare, ma anche le campagne e ogni territorio che non sia direttamente collegato alla rete mondiale delle metropoli globali, si spopola. La questione fondamentale è che i luoghi ci ospitano e ci definiscono. L’insieme vitale di differenze che contrappone identità e peculiarità ad un inevitabile processo di omologazione dipende proprio dall’identificazione con un luogo specifico. Concentrare tutto sulle città, sottraendo ai territori più decentrati ogni influenza e capacità di rapporto dialettico con queste ultime è un processo che nel lungo termine rischia di portare ad una drammatica sterilizzazione culturale. Una cultura comune mondiale difficilmente potrà disporre di un livello di complessità tale da permettere nuovi scenari, capaci peraltro di conservare un minimo di consapevolezza e contatto con l’ambiente scarsamente antropizzato, la cui conservazione sembra essere oggi al centro del dibattito. Da questo punto di vista ogni esperienza, esperimento o iniziativa che si dimostri capace di rivitalizzare i cosiddetti territori decentrati, al di fuori delle caricature spinte dal turismo, diventa un patrimonio comune di enorme potenziale e di grandissimo valore rispetto al quale l’architettura ha un ruolo primario.
La vincitrice
Xu Tiantian (Fujian, 1975) ha conseguito il Bachelor alla Tsinghua University di Pechino e il Master of Architecture in Urban Design alla Harvard-Gsd. Dopo un’esperienza professionale negli Stati Uniti e in Olanda da Oma, ha fondato a Pechino lo studio DnA Design and Architecture. Nel 2006 ha ricevuto il WA China Architecture Award e nel 2008 il Young Architects Award della Architectural League New York. Nel marzo 2018 l’Aedes Architecture Forum di Berlino le ha dedicato la mostra Rural Moves - The Songyang Story.
QUESTIONI DI MEMORIA COLLETTIVA
di Carlo EzechieliINTERVISTA A XU TIANTIAN SUL TEMA DEL RAPPORTO TRA ARCHITETTURA E TERRITORI DECENTRATI, IN OCCASIONE DELLA SUA PREMIAZIONE ALL’OTTAVA EDIZIONE DELLO SWISS ARCHITECTURAL AWARD, UN PREMIO INTERNAZIONALE ORMAI PRESTIGIOSO PROMOSSO
DALLA FONDAZIONE TEATRO DELL’ARCHITETTURA DI MENDRISIO
Ultimamente si sta accentuando la dualità, se non un vero e proprio divario, tra città e campagna. I tuoi progetti dimostrano in realtà che produrre cultura in aree rurali è possibile. Come si è sviluppata questa tua esperienza?
Ho lavorato principalmente nella regione di Songyang, che è un paesaggio montano, molto simile a questo del Canton Ticino. In verità, sono nata e cresciuta sulla costa nel Sud della Cina, non conoscevo per niente quei luoghi ma è stata un’occasione di apprendimento eccezionale che mi ha permesso di comprendere una realtà completamente diversa dalla città.
Dove vedi le differenze principali? Innanzitutto, c’è un’identità molto forte, con frequenti ricorrenze e cerimonie legate alla
terra: più di un paio al mese, dato che il calendario tradizionale in Cina, che è legato all’agricoltura, è di ventiquattro mesi. Sono tutte cose che a scuola non mi sarei mai neanche sognata. In breve, ho iniziato a lavorare con il tessuto esistente, non solo quello edificato, ma anche quello sociale, incominciando a considerare l’architettura non tanto come forme costruite, ma come il pezzo mancante di una connessione.
Ci puoi dare un esempio di questo tuo metodo?
Posso spiegarlo attraverso il progetto del ponte [il ponte di Shimen, uno dei tre progetti selezionati per il Premio, NdR]. Non abbiamo aggiunto nessuna forma iconica. Abbiamo inteso il progetto come una continuazione dell’archi-
tettura del luogo, ma molto attuale. Il punto non è fare qualcosa di diverso o di migliore attraverso le forme, ma di adattare, di accogliere la storia e di integrarla nella nostra contemporaneità: questo per me significa modernità. E la storia è una memoria collettiva che può avere centinaia o forse migliaia di anni.
D’altro canto di fronte a un inurbamento di massa che riguarda tutto il mondo, le città si ritrovano con una massa critica sempre maggiore, anche in termini di circolazione delle idee, mentre le aree rurali rimangono sempre più marginalizzate e resistenti ai cambiamenti. Credi che un po’ di buona architettura possa rivitalizzare anche il clima culturale? Credo che mantenere un equilibrio tra città e campagna sia di importanza cruciale, e que-
sto secondo un principio di corretta circolazione, come per l’agopuntura. A Songyang, ad esempio, i villaggi sono migliaia e credo che il governo regionale abbia un ruolo reale o potenziale fondamentale nel mantenere e nell’incentivare gli scambi sia sia tra i villaggi sia tra questi ultimi e le città. Credo infine che il ruolo dell’architettura sia quello di tradurre qualcosa di intangibile, in particolare la memoria collettiva, che è ancora molto presente, in qualcosa di tangibile.
Questi villaggi hanno ancora un’economia che permette di evitare, a differenza di quanto è successo da noi in Europa, la loro conversione in pure destinazioni turistiche con il loro finto apparato pittoresco?
Qualcuno ce l’ha. E se da un lato è vero che il
Alcuni momenti della premiazione dell’ottavo Swiss Architectural Award. Come i precedenti vincitori, anche Xu Tiantian sarà Visiting Professor di Progettazione architettonica presso l’Accademia di architettura di Mendrisio (ph. ©Alberto Canepa, Accademia di architettura - USI).
turismo rappresenta una forma di attività potenzialmente valida, non è possibile lavorare solo per il turismo. Nel caso del Songyang si tratta peraltro di un turismo locale distribuito in un raggio di spostamento di un’ora e mezza al massimo. Quello che conta è dare struttura a un sistema.
Gustav Mahler, il musicista, diceva che la tradizione non è riscaldare le ceneri ma tenere viva la fiamma.
Si è proprio vero. E mi piace molto il concetto di agopuntura che è quello di liberare l’energia di un sistema circolatorio. Molti di questi villaggi si ritrovano con dei veri e propri blocchi di energia: non significa che il villaggio sia morto, ma solo che è necessario liberare questa energia.
Hai cercato queste opportunità di lavoro nei villaggi, o è capitato per caso?
No direi che è capitato per caso, circa nove anni fa, quando sono stata invitata dal governo locale e da alcuni villaggi che prima di allora non avevano mai avuto contatti con un architetto professionista. All’inizio mi chiedevano solo opinioni, poi progetti, che abbiamo sviluppato in forma del tutto gratuita, tanto che ad un certo punto ci siamo trovati con una grande quantità di progetti e nessuna entrata. Ciononostante, è stata un’esperienza e un’opportunità straordinaria. Direi che ho sviluppato un reale affetto per quei luoghi.
Questo al punto che ti trasferiresti lì?
Per il momento non sento questa necessità, anche perché adoro il grado di libertà del quale dispongo lavorando come sto facendo attualmente. Oltre tutto, e questo è fondamentale, da lontano riesco a mantenere un punto di vista positivamente differente.
Pensi di essere riuscita a dare inizio a una sorta di coltura del progetto o innescare qualche forma di emulazione?
Posso dire che la cosa positiva, in particolare con i progetti che abbiamo realizzato sulle cave, è che non abbiamo fatto altro che svelare luoghi incredibili che erano in abbandono da almeno
vent’anni. Pur diventati una sorta di scarto, erano luoghi molto presenti nella memoria collettiva e rispetto ai quali, da parte delle comunità locali, c’era una certa forma di orgoglio. L’architettura di questi spazi è incredibile e credo che i veri architetti siano stati gli operai che le hanno scavate nel corso di decenni.
Ripensando al tema del riuso riferito al tuo lavoro, lo definiresti come un’azione di integrazione, complemento e adattamento di ciò che già esiste?
La verità è che la società odierna costruisce troppo, troppe cose di cui non ha alcun bisogno, e fondamentalmente senza scopo. L’ap-
proccio è peraltro superficiale dal punto di vista della realizzazione delle forme. Quello che cerco di fare è avere rispetto per la cultura locale, rivalutando il più possibile l’esistente, cosa che credo sia sensata anche dal punto di vista ambientale. Anche se realizzo un nuovo edificio cerco sempre un confronto con la storia, con il luogo, con una memoria preesistente, mentre da ciò che vedo si tende a fare precisamente il contrario che è qualcosa in realtà di molto stupido rispetto ai problemi attuali.
Cosa credi ti abbia dato l’impronta più importante in termini formativi?
Trovo una fonte di ispirazione importante
in tutte le forme di saggezza locale di regioni anche molto diverse tra loro. In ogni luogo ci sono artisti o architetti incredibili, ma sconosciuti, che nei secoli hanno realizzato cose impensabili. Non sono mai stati promossi dai media, ma credo siano architetti anche migliori. Se penso ai Fujan Toulou [costruzioni in terra cruda presenti in Cina da secoli e parte del patrimonio Unesco, NdR], che sono il tema di una mostra che stiamo curando, le soluzioni sono incredibili, estremamente adattabili ed estremamente attuali.
L’ultima domanda: quale potrebbe essere un tuo consiglio per un giovane architetto che
si affaccia sul mondo della professione?
Io direi di non aspettare. È normale che gli architetti professionisti aspettino di ricevere incarichi, ma è fondamentale fare il primo passo. È qualcosa che ritengo urgente, perché esiste un rischio concreto di diventare passivi. Bisogna proporre soluzioni e cambiamenti e questo è un processo fondamentale per costruire esperienza e abilità in termini di comunicazione, di ideazione, di ricerca e messa in pratica. La scuola è un conto, hai tutta la libertà del mondo per pensare e sviluppare quello che vuoi, ma questo non è vero, è importante confrontarsi in prima persona con il mondo reale ■
Progettare un RINASCIMENTO RURALE
di Carlo EzechieliLa contea di Songyang si trova a circa sette ore di auto a Sud-Ovest di Shanghai, un luogo sconosciuto non solo agli stranieri, ma anche a molti cinesi. La regione, prevalentemente montuosa, è composta da circa 400 villaggi distribuiti nella valle del fiume Songyin. Questa contea, che sembra un dipinto tradizionale cinese con pareti rocciose scoscese, campi di riso e piantagioni di tè, è diventata un esempio modello di rinascita rurale grazie all’architetto di Pechino Xu Tiantian, dello studio DnA_Design and Architecture. Da ormai quasi un decennio Xu studia i villaggi di Songyang, parla con i funzionari e i residenti locali e realizza ciò che lei chiama “agopunture architettoniche”.
La storia di Xu rappresenta un caso esemplare di rivitalizzazione attraverso l’architettura, di una cultura e di un’identità locale, apparentemente destinata alla marginalizzazione. Per migliaia di anni, i principi fondamentali dell’arte del costruire in Cina si sono basati sul feng shui e sull’uso di elementi low-tech
come la terra cruda, la pietra o il legno. Tuttavia, quando Deng Xiaoping ha aperto la Cina al mondo negli anni Settanta, ha dato impulso formidabile alla migrazione di oltre la metà degli 1,4 miliardi di cinesi verso le città, dove le imprese edili hanno iniziato a costruire freneticamente grandi e moderni edifici, lasciando le campagne sempre più ai margini o “disneylandizzate” per il compiacimento di una crescente economia del turismo. Un processo al quale del resto non è estranea l’Europa né molte altre regioni del mondo.
Secondo Xu, la cultura costruttiva locale era troppo preziosa per essere cancellata e sostituita con soluzioni moderne, inevitabilmente omologate. Le sue “agopunture architettoniche” si basano sulle tradizioni locali e diventano un metodo di traduzione della storia e del patrimonio locale, e spesso intervengono riscoprendo o reinventando tecniche, validissime, ma che nel tempo erano andate completamente perdute.
Le opere di Xu Tiantian rispettano l’ecologia naturale dei villaggi attraverso un uso logico
e innovativo dei materiali da costruzione locali e utilizzando metodi tradizionali, ampliando l’utilizzo di questi materiali alle esigenze odierne. Delicati interventi che, oltre ad offrire spazi funzionalmente necessari sia per i residenti che per i visitatori, hanno dato un contributo notevole al rafforzamento e all’evoluzione delle caratteristiche culturali di ogni villaggio. Da questo punto di vista, Xu Tiantian ha lavorato non solo come architetto, ma anche come agente di un principio di riconnessione culturale e sociale.
Le opere illustrate di seguito sono solo alcune, selezionate all’interno di questo repertorio, ma dimostrano come grandi cambiamenti siano possibili anche attraverso piccoli passi e come il progetto di architettura possa avere un ruolo fondamentale nella produzione di cultura da parte di ambiti che, di fronte ad una egemonia urbana apparentemente inarrestabile, malgrado la loro importanza vengono considerati come sempre più marginali.
Fabbrica di zucchero di canna
Il villaggio di Xing, lungo il fiume Songyin, è un punto chiave per la coltivazione e la produzione di zucchero di canna: la principale fonte di reddito del villaggio. Xu Tiantian ha progettato una fabbrica di zucchero di canna con un piano terreno a pianta aperta tale da permettere un collegamento diretto con gli spazi di lavoro, i campi e il vicino villaggio. Dato che la produzione di zucchero avviene solo tra ottobre e dicembre, nei mesi restanti l’edificio può essere utilizzato per riunioni, proiezioni di film, eventi teatrali e feste. Oltre all’impianto tipologico e allo schema intelligentemente polifunzionale della struttura, l’utilizzo iconico del sistema di illuminazione e la dimensione degli spazi crea all’interno un’atmosfera che mette letteralmente in scena le lavorazioni, rendendole una sorta di spettacolo.
Completato nel 2016, l’edificio di soli 1.230 mq appare più un centro culturale che una fabbrica di zucchero di canna: il sistema di illuminazione e la dimensione degli spazi trasformano le lavorazioni in una sorta di spettacolo. Inoltre, nei mesi di inattività l’edificio si trasforma in uno spazio per incontri, spettacoli teatrali e proiezioni cinematografiche per la comunità del luogo (ph. ©Wang Ziling).
l’Hakka Indenture Museum
Situato nel villaggio di Shicang, l’’Hakka Indenture Museum – un museo che contiene documenti storici riferiti a popolazioni immigrate qui circa 150 anni fa – è costruito interamente in pietra locale. L’edificio, preceduto da un’invitante piazza, è costruito attorno a un canale di irrigazione esistente. Per la sua realizzazione sono state riprese tecniche antiche, andate perse da decenni, tanto che i costruttori hanno
dovuto impararle nuovamente. Xu Tiantian ha progettato un’apertura lineare nel tetto in modo che la luce del sole cadesse sul canale d’acqua interno formando un arcobaleno. L’opera ha attratto innumerevoli visitatori, col risultato che la combinazione del museo e la bellezza del paesaggio locale ha innescato un considerevole processo di rinnovamento del patrimonio edilizio esistente e nuovi programmi turistici.
Alcune viste del museo, completato nel 2017, e a destra la planimetria e il programma complessivo del luogo (ph. ©Wang Ziling).
I padiglioni di Damushan, pensati per favorire un turismo lento tra le coltivazioni di tè, nel progetto di Xu Tiantian diventano un delicato landmark che valorizza la zona (ph. ©Dan Han e ©Ruogu Zhou).
Padiglioni di bambù
Per spostarsi tra i campi di tè nell’area di Damushan, i visitatori possono percorrere, con veicoli elettrici e biciclette, sentieri lastricati lungo i quali Xu Tiantian ha sviluppato un sistema di padiglioni di bambù. Questi telai, del tutto
trasparenti, identificano e rafforzano il paesaggio delle piantagioni di tè, dichiarandone un principio di valorizzazione e rinnovamento e imponendosi con delicatezza, ma allo stesso tempo con determinazione, come un vero e proprio landmark.
Nodi del sistema costruttivo in legno e gli ambienti del centro illuminati da un nuovo lucernario.
Centro per l’artigianato di Pingtian
Il centro per l’artigianato del villaggio di Pingtian è situato su un crinale montuoso. L’esterno della struttura si presenta come un agglomerato di case in terra battuta, mentre l’interno è una costruzione in legno tradizionale. L’intervento, semplice ma allo stesso tempo radicale di Xu Tiantian consiste in un nuovo lucernario, che non solo funge da collegamento tra due case più antiche e tradizionali, ma amplia lo spazio e fornisce l’illuminazione adatta per i lavori e le esposizioni di artigianato locale che si svolgono al suo interno. Il centro è presto diventato un punto di riferimento per la comunità locale sia per le attività produttive sia come conferma della cultura del luogo, tanto da richiamare dei giovani che lasciando la metropoli di Hangzhou hanno aperto un laboratorio di oggetti che vendono online.
L’architettura per ascoltare
Il progetto è pensato come un’architettura dalla presenza evidente e al tempo stesso rispettosa delle antiche modalità insediative dell’entroterra maremmano, che spesso appaiono come costruzioni isolate.
La sala concerti per 300 persone presenta una forma organica perfettamente conchiusa, misurata da proporzioni auree concepite per un’acustica non amplificata meccanicamente. Da lontano come da vicino, l’edificio, con le sue superfici scabre in cemento color terra, non si percepisce come un fabbricato, poiché privo di aperture.
Risalendo la collina e attraversando un uliveto, guidati dalla parete di ferro che asseconda il volume della sala, si entra nel foyer: uno spazio smaterializzato e invaso dalla luce, dal quale torna a essere visibile attraverso una parete vetrata il paesaggio esterno.
Il progetto di Cinigiano sostituisce un piano di lottizzazione che prevedeva un complesso di nove edifici residenziali ispirati alle costruzioni tradizionali. Al Forum si giunge a piedi, risalendo la collina e attraversando un uliveto quasi completamente espiantato durante il cantiere e successivamente reimpiantato.
Per conferire al foyer il carattere di spazio aperto e trasparente è stata ideata una struttura costituita da 23 portali in lamiera di acciaio corten, contraddistinti da luci e configurazioni statiche differenti (ph. ©Edoardo Milesi).
Lo studio Archos, fondato da Edoardo Milesi, è da sempre orientato verso un costruire ecologico e consapevole. L’attività progettuale – che spazia da insediamenti produttivi al terziario, dalla residenza al ricettivo, dagli edifici scolastici a quelli di culto e per lo spettacolo – si caratterizza per l’immediata riconoscibilità delle opere, frutto di una coerenza di metodo e una costante ricerca intorno agli aspetti ambientali, sociali e costruttivi dell’architettura. www.archos.it
STUDIO ARCHOS
di Luigi Prestinenza Puglisi
Credo che occorra guardare con attenzione i progetti di Edoardo Milesi e di Archos, lo studio di architettura che ha costituito nel 1990. Affrontano, infatti, il tema del paesaggio ma senza cadere nella retorica green che oggi è di gran moda e di cui prima o poi pagheremo le conseguenze a causa della sua sostanziale fatuità e non sostenibiltà. Milesi evita, invece, di mettere verde dappertutto: di farne un rivestimento verticale, che si arrampica sulle facciate, e orizzontale, che, come una muffa, invade balconi, fioriere e tetti. Riprende una tradizione che sarebbe insensato perdere: inserire l’oggetto architettonico all’interno di un complessivo organico progetto di sistemazione paesaggistica. Con il risultato che ciò che è artificiale rimane artificiale ma entrando in sintonia con un luogo che è preparato per ospitare, senza traumi, anzi con vantaggio, i mattoni, le pietre, il ferro e il cemento. Il paesaggio non è occultamento ma è costruzione, ovviamente intelligente, intimamente rispettosa dell’ambiente.
All’architettura spetta così un difficile ma gratificante compito: interpretare i caratteri del territorio e, come racconta Milesi, comporre armoniosamente i contrasti.
Quindi, perché l’operazione abbia successo, contribuendo con misura e senza rumore. L’operazione è certamente difficoltosa perché da un lato rivendica la contemporaneità della costruzione cercando di evitare mimetismi fasulli ovvero l’effetto presepe dell’architettura in stile campagnolo, quella con i muri in pietra rustica, le travi in legno a vista e i coppi antichizzati, dall’altro si oppone a un linguaggio estraneo al tema e al contesto, pervaso da esibizionismi strutturali e materici. Da qui una poetica, con qualche concessione anche alla varietas dell’estetica del pittoresco, che mette al proprio centro l’assenza di spreco,
IL PAESAGGIO INTESO COME
COSTRUZIONE INTIMAMENTE RISPETTOSA DELL’AMBIENTE
E AL QUALE L’OGGETTO ARCHITETTONICO PARTECIPA CON CHIAREZZA, CON MATERIALI
CHE DICHIARANO IL PROPRIO ESSERE ARTIFICIALE ED EVITANDO MIMETISMI FASULLI
la rispondenza delle scelte a un ben chiaro programma funzionale.
Del resto, non facevano così anche i contadini quando costruivano le loro abitazioni o gli edifici di supporto alle attività agricole? Si osservi, per esempio, la cantina Cupano a Montalcino; c’è il desiderio di ridurre la cantina a soluzioni costruttive semplificate ed elementari. Al fine sono adoperate strutture in ferro: leggere e flessibili, hanno il vantaggio di ridurre al minimo il volume edilizio. E poi si usa il cemento a vista. Con l’accorgimento però di colorarlo in pasta, trasformandolo così in una pietra in bilico tra natura e artificio.
Anche la tipologia delle bucature segue la logica del paesaggio e dei differenti materiali: piccole bucature dove c’è cemento, aperture orizzontali dove c’è legno, tagli verticali dove ci sono materiali metallici. L’obiettivo è evitare una regola monotona e totalizzante, rendendo la costruzione un complesso articolato vario e molteplice. Il paesaggio, aggiunge Milesi, non è da intendersi solo come panorama bensì come un mondo interiore.
A questo punto ogni architettura può, in maniera originale, diventare elemento costitutivo del panorama: dal forum della fondazione Bertarelli a Poggi del Sasso, Cinigiano, sino al roccolo abitato a Clusone. Il primo è un auditorio, un’architettura cresciuta in mezzo alla natura coltivata, il cui corpo centrale appare da lontano come un cumulo di terra compatto e massivo. Il secondo è una casa che svetta come una torre permettendo dal suo interno l’incantevole vista della natura circostante. Il progetto, sintetizza Milesi, oggi non può che essere di paesaggio. Ma il paesaggio non è solo verde. È una sintesi in cui l’artificialità della costruzione umana ha un ruolo tutto suo da giocare ■
Foresteria monastero di Siloe, Cinigiano (Grosseto)
Ospitalità nell’eremo
Le cinque unità abitative, adibite a foresteria destinata agli ospiti occasionali del complesso monastico di Siloe, sono inserite nella conformazione del terreno collinare senza apportare alcuna modifica alla natura circostante.
Ogni edificio, composto da una camera con zona cottura, bagno, balcone sul fronte nord e loggia a sud, è antisismico, traspirante, ventilato naturalmente e rispecchia completamente i criteri di bioarchitettura per l’utilizzo di materiali naturali interamente riciclabili.
Il modulo è stato concepito con le maggiori superfici vetrate sul lato nord/ovest al fine di sfruttare la luce diffusa; mentre il prospetto sud è costituito da facciate tamponate con aperture di minore estensione protette dallo sporto di gronda.
Il legno a vista è larice lasciato all’ossidazione naturale. Lo stesso legno è stato scelto per i tamponamenti esterni, i serramenti e la pavimentazione (ph. ©Aurelio Candido).
Località Tribolone, Cinigiano (Grosseto)
Committente Comunità monastica di Siloe
Progetto architettonico Edoardo Milesi & Archos
Team Paolo Abbadini, Davide Fagiani, Paolo Vimercati
Impresa di costruzioni Euro Costruzioni 1961
Cronologia 2016
Il roccolo abitato
Nel paesaggio montano delle Prealpi bergamasche, la nuova costruzione reinterpreta in chiave contemporanea la tipologia a roccolo, la postazione di caccia utilizzata dagli uccellatori tipica del nord e centro Italia. Quando l’uccellagione venne vietata dalla legge, alla fine degli anni Sessanta, la maggior parte dei roccoli venne abbandonata.
La villa si sviluppa in altezza con struttura in legno e manto in zinco-titanio. Il progetto, in conformità alle vigenti normative in tema di risparmio energetico, adeguamento sismico e accessibilità, utilizza tre tipi di materiali: acciaio e legno lamellare per la parte strutturale, legno di larice lasciato all’ossidazione naturale, lamiera in zinco-titanio opaco e pre-ossidato. Le facciate presentano aperture differenti: fessure orizzontali sulle superfici in legno, piccole bucature quadrate, in parte vetrate e
in parte chiuse da tutori in legno per rampicanti e riquadri in vetro sulle pareti metalliche. La caratteristica tipica del casello di caccia è, infatti, la discontinuità morfologica dei fronti, costituiti da volumi eterogenei accorpati e aggettanti, tamponati da materiali diversi: muratura in sasso scialbato, legno o lamiere. Tutte le parti vetrate sono arretrate e schermate per evitare abbagliamenti e riflessioni nel paesaggio, mentre gli infissi sono posizionati sul filo interno delle murature perimetrali con telaio a scomparsa.
La struttura della villa, realizzata con tecnologia a secco in legno, con pareti e solai in X-lam, è caratterizzata da un manto ventilato in zinco-titanio opaco e pre-ossidato (ph. ©Ezio Manciucca).
Località Clusone (Bergamo)
Committente Privato
Progetto architettonico Edoardo Milesi & Archos
Progetto strutture opere in cemento armato
Sebastiano Moioli – Studio Moioli
Progetto strutture opere in legno
Francesco Rota
Progetto impianti meccanici
Alessandro Nani – Studio Nani
Progetto illuminotecnico Telmotor
Progetto, realizzazione, posa serramenti in legno Cbr Serramenti
Cronologia 2017
Il progetto si compone di una serie di scatole, dai diversi materiali e conformazioni, che si aggiungono al corpo centrale a forma di torre del roccolo (ph. ©Ezio Manciucca).
La tipica casa sull’albero è ispirazione per il profilo dell’edificio oltre che per la dimensione domestica degli spazi interni (ph. ©Marco Cappelletti).
Il benessere generato dal rapporto diretto con la natura e il legame con il contesto naturale sono alcuni degli elementi chiave della struttura progettata da Alvisi Kirimoto con studio Gemma per il polo universitario Luiss Guido Carli di Roma. Un concetto che tiene conto anche dell’area d’intervento, un lotto a ridosso di Villa Ada sottoposto a vincolo paesaggistico. Il progetto è consistito nella demolizione di un capannone esistente e nella costruzione exnovo di un edificio didattico. Quest’ultimo, che si sviluppa su due livelli per una superficie totale di 1.500 metri quadrati, è posizionato nel punto più accessibile e di maggiore valore paesaggistico del complesso, in prossimità di un boschetto posto a sud del lotto, ultima propaggine del parco e della piazza principale del campus.
STUDIARE IN UNA CASA SULL’ALBERO
Il progetto nasce dall’idea di sollevare il volume per metterlo in connessione diretta con le chiome degli alberi, liberando il più possibile il piano terra, che ospita l’ingresso, un’aula e i servizi, mentre il piano superiore accoglie un anfiteatro e due aule.
Una scala a rampe incrociate collega internamente i due livelli tramite uno spazio a doppia altezza, mentre un’altra scala connette il primo piano con l’esterno. Il piano terra, visibilmente arretrato, sottolinea ancor di più la leggerezza del volume superiore e crea uno spazio aperto e coperto al tempo stesso, attrezzato e organizzato per corsi e attività all’aperto, offrendo infinite possibilità di aggregazione e grande flessibilità nell’uso.
Rivestito in listelli di legno naturale e vetro, il piano superiore con le sue ampie vetrate
Fondato nel 2002 da Massimo Alvisi (Barletta, 1967) e Junko Kirimoto (Giappone, 1970), lo studio si distingue per l’approccio sartoriale alla progettazione, l’uso sensibile della tecnologia e il controllo dello spazio a partire dalla manipolazione di ‘fogli di carta’. Fondendo sensibilità italiana e giapponese, lo studio ha realizzato numerosi progetti in Italia e all’estero, tra cui la sede di Molino Casillo, la cantina Podernuovo, il social housing via Giulini a Barletta, l’accademia della musica di Camerino, il restauro del teatro Alexandrinsky di San Pietroburgo e del teatro comunale di Corato. Attualmente lo studio è impegnato in numerosi progetti di recupero e risanamento urbano in Italia e all’estero, tra cui la riqualificazione del centro storico di Hanoi e le linee guida strategiche per il piano urbanistico di Battipaglia. www.alvisikirimoto.it
proietta l’edificio tra le cime degli alberi, creando un dialogo privilegiato tra architettura e contesto. L’architettura suggerisce infatti un approccio consapevole alla didattica che, per favorire l’apprendimento, punta sul benessere generato dal rapporto con la natura. L’elevata permeabilità che caratterizza la pelle dell’edificio, oltre a facilitare l’integrazione nel paesaggio, è una scelta concettuale che rimanda all’apertura del campus.
Con la stessa sensibilità sono stati scelti colori, texture e materiali di progetto: le tonalità del rivestimento metallico e dell’intonaco graffiato dialogano con il calore del legno.
Gli interni sono stati pensati per garantire grande versatilità e ospitare diverse attività didattiche ed eventi culturali, artistici e sociali. L’anfiteatro e le aule, progettati per ridefinire
Simile a un enorme cannocchiale che aggetta sul verde, il progetto, certificato Leed Platinum, è il nuovo cuore della vita del campus universitario Luiss (ph. ©Marco Cappelletti).
l’equilibrio tra insegnamento in presenza e didattica a distanza, sono dotati di impianti e sistemi di audio-video conferenza estremamente sofisticati e perfettamente integrati nell’architettura.
I pannelli acustici sospesi che definiscono il controsoffitto dell’anfiteatro, dal colore rosso corallo, catturano l’attenzione fin dall’esterno. Lo stesso rosso acceso caratterizza gli arredi e alcuni elementi delle aule e degli spazi esterni, ridisegnati con una pavimentazione in ghiaietto stabilizzato. Mentre un percorso in deck, protetto all’ombra di un filare di lecci, connette l’area del boschetto con la piazza ■
Per la facciata sono stati utilizzati listelli di legno ingegnerizzati attraverso il processo chimico chiamato furfurilazione sviluppato e brevettato in Norvegia da Kebony. Il processo è innescato dalla reazione del legno con l’alcool furfurilico, ottenuto da scarti vegetali, il quale modifica in modo permanente le pareti cellulari del legno, aumentandone la stabilità dimensionale, la durata e la durezza. Kebony, certificato Fsc al 100 per cento, proviene da foreste a gestione sostenibile. Kebony è distribuito in esclusiva in Italia da Icol, azienda attiva dal 1972 che oggi si sviluppa su circa 27mila mq di depositi delle sedi di Roma e Fiano Romano, nei quali sono esposti i materiali nei settori design, arredo, costruzione, pavimenti e rivestimenti e le loro applicazioni. www.icol.it
Lo spazio all’aperto e al tempo stesso coperto è pensato per lo svolgimento di attività didattiche ed eventi (ph. ©Marco Cappelletti).
A destra, l’anfiteatro con le sedute Mura di Lamm, vincitrici nel 1989 del premio Compasso d’Oro. Le 227 poltrone sono state attrezzate con tavoletta di scrittura ribaltabile a scomparsa all’interno del fianco di soli 30 cm di profondità.
A sinistra, l’aula a piano terra con 140 banchi studio modulari E5000 progettati da Orlandini Design sempre per Lamm.
Configurazione del primo piano e sezioni del nuovo edificio all’interno del campus Luiss di viale Romania (ph. ©Marco Cappelletti).
CREDITI
Località Roma, viale Romania 32
Committente Luiss - Libera Università Internazionale degli Studi Sociali Guido Carli
Progetto architettonico Alvisi Kirimoto e Studio Gemma Team di progetto Alvisi Kirimoto: Vasiliki Maltezaki, Chiara Quadraccia, Daniel Costa Garriga; Studio Gemma: Alessandro Speranza, Federica Vola
Progetto strutture Ingeco
Progetto impianti Planex
Impresa di costruzioni Ecofast Sistema
Consulenza Leed Habitech
Consulenza acustica Andreas Hoischen
Rivestimento esterno legno Icol - Kebony
Illuminazione iGuzzini
Sedute Lamm
Tende Serge Ferrari Group
Superficie 1.500 mq (edifici)
Cronologia 2020-2022
I pannelli acustici sospesi color rosso corallo definiscono il controsoffitto dell’anfiteatro (ph. ©Marco Cappelletti).
Nell’anfiteatro, il tessuto Alphalia Silent AW di Serge Ferrari, montato nel sistema degli ombreggianti interni, risponde all’esigenza di creare un ambiente dal grande comfort termico, luminoso e acustico garantendo un’esperienza di ascolto e comfort eccellente.
Gli ombreggianti acustici Alphalia Silent AW sono realizzati con un telo composito che offre un’elevata capacità di assorbimento acustico, in grado di assorbire fino al 65 per cento dei suoni. Inoltre la membrana è in grado di proteggere dall’eccessiva esposizione al sole senza limitare la trasmissione della luce.
www.sergeferrarigroup.com
Il progetto illuminotecnico indoor e outdoor di Sda Bocconi Roma è stato sviluppato con la tecnologia Tunable White, che consente di regolare la temperatura di colore delle sorgenti luminose secondo il ciclo circadiano: il colore della luce produce un effetto stimolante al mattino e calmante la sera favorendo così il naturale ritmo di alternanza sonno-veglia.
AULE FLESSIBILI E SPAZI IBRIDI PER IL CAMPUS PROGETTATO DA IL PRISMA COME UN LUOGO DI APPRENDIMENTO, ESPERIENZE E RELAZIONI
Aule con dotazioni tecnologiche integrate nell’architettura, illuminazione che mette al centro il benessere della persona e alcuni prodotti realizzati ad hoc come una poltrona polifunzionale e una torretta mobile di ricarica sono alcune caratteristiche della nuova sede romana di Sda Bocconi progettata da Il Prisma.
Il campus porta la formazione della School of Management nelle sale di villa Morgagni, progetto del 1939 a opera dell’architetto Armando Brasini nel quartiere Nomentano in prossimità di villa Torlonia.
LO SPAZIO COME TERZO EDUCATORE
L’edificio, che conta un piano seminterrato e tre fuori terra, è stato rifunzionalizzato per ospitare l’Executive Mba, diversi programmi executive e la Scuola d’impresa per l’Italia: circa 2.500 metri quadrati di superficie interna, di cui 620 per la didattica, oltre a 1.000 di giardino.
La riqualificazione ha previsto un intervento sulla facciata, con opere di pulitura e un nuovo sistema di illuminazione architetturale per enfatizzare la bellezza dell’edificio, oltre al totale restyling e ammodernamento degli interni, con nuove finiture e impianti, nel rispetto
della parte storica: marmi, stucchi, decori. Nelle aule del piano terra e del primo piano, i marmi lucidati sono stati riportati all’originale, mentre i pavimenti in legno sostituiti con grès, resina e parquet. Simboli decorativi e architettonici della villa vengono richiamati da diversi elementi, come i lampadari e le balaustre, frame monitor contrapposti in forme geometriche diverse, presenza di pannelli fonoassorbenti e specchi in versioni geometriche circolari e rettangolari.
La nuova sede di Sda Bocconi può ospitare fino a 260 partecipanti al giorno nelle sue un-
Il Prisma
Guidata da Stefano Carone, la società internazionale di architettura e design Il Prisma nasce a Lecce nel 1971, quando si comincia a percepire quell’urgenza di cambiamento e condivisione cui sono ispirati i progetti con i quali la società è impegnata a realizzare architetture vive e coinvolgenti, sintetizzate nell’ambizioso payoff ‘Design Human Life’. Oggi Il Prisma, con sedi a Londra, Milano, Roma e Lecce, conta circa 120 professionisti. Con le relative business unit opera in tre aree di competenza: Architettura, Workplace e Retail & Hospitality. www.ilprisma.com
Le tecnologie sono integrate all’interno dell’architettura nelle aule e nelle zone studio. Gli ambienti sono adattabili sia alla didattica in presenza sia a quella a distanza.
dici aule, divise tra grandi, medie e sale studio. Lo spazio per la didattica non prevede alcun arredamento fisso, tutto è configurabile secondo le necessità.
Grazie a un equipaggiamento tecnologico che comprende innovativi sistemi audio-video integrati nell’architettura e arredi disegnati su misura, ogni aula può ospitare diversi scenari di utilizzo: dalla lezione frontale, con una parte di studenti connessi da remoto visibili attraverso dei monitor di supporto, alla configurazione brainstorming per supportare attività di gruppo, fino a quella dedicata a eventi e presentazioni.
L’integrazione digitale è stata sviluppata con l’obiettivo di uniformare il più possibile l’esperienza didattica in presenza con quella a
distanza per un coinvolgimento attivo e partecipato degli studenti.
La fluidità dello spazio permette di connettere tutti i piani attraverso ambienti di apprendimento classici e informali, che si modellano in sintonia con le dinamiche dell’apprendimento e seguono transizioni veloci per ogni modalità, supportando strumenti digitali e fisici.
Le colonnine per la ricarica elettrica, che possono essere spostate lungo una griglia all’interno delle aule, sono state progettate ad hoc per Sda Bocconi per consentire la ricarica dei dispositivi di più persone in contemporanea ingombrando il minor spazio possibile tra le file di poltroncine ■
CREDITI
Località Roma
Committente Sda Bocconi
Progetto architettonico Il Prisma
Team di progetto Stefano e Carlo Carone, Simone Iaboni, Giacomo D’Ugo, Francesca
Farina, Andrea Guardini, Chiara Angelone, Chiara Capocefalo, Ambra Latini, Davide
Merlo, Pierluigi Di Felice, Gaetano Auricchio, Daniele Carlini, Amit Anafi, Giulia Dagradi, Diego Benitez
Sedute custom aule Lamm
Falegnameria Arredamenti Ramundo
Climatizzazione Mitsubishi Electric
Superficie 2.450 mq
Cronologia Completamento ottobre 2022
La poltrona On Time disegnata da Baldanzi e Novelli è stata customizzata con componenti utili alla didattica.
Per la sede della Sda Bocconi, Lamm ha fornito e posato in opera 300 poltrone in similpelle di colore blu sviluppate su misura in stretta collaborazione con Il Prisma. La poltrona On Time di Baldanzi e Novelli senza alcuna cerniera a vista è stata rielaborata aggiungendo una tavoletta antipanico extralarge, un cestello portaborse pieghevole sotto il sedile, una tasca portaoggetti in tessuto sulla fiancata sinistra, piedini anteriori e ruote doppie piroettanti posteriori. Rivisitato anche il movimento di chiusura, perfezionato integrando un sistema magnetico di bloccaggio delle fiancate che ne agevola il trasporto. www.lamm.it
Jacopo Acciaro
Jacopo Acciaro si laurea in architettura al Politecnico di Milano. Collabora per alcuni anni con Piero Castiglioni prima di fondare Voltaire Lighting Design, uno studio professionale che si occupa di progetti di illuminazione per l’architettura, l’interior e l’urbanistica, oltre a progettare corpi illuminanti custom made. www.voltairedesign.it
Euroluce 2023
IL NUOVO CONCEPT ESPERIENZIALE DI EUROLUCE
di Jacopo Acciaro
Il 2023 è stato l’anno che ha visto il ritorno di un evento che ha sempre scaldato i cuori degli amanti del design della luce: la manifestazione Euroluce edizione 2023 si è infatti ripresentata in concomitanza con il Salone del Mobile con un nuovo mood e soprattutto con l’intento di segnare l’inizio di una nuova generazione di eventi legati al mondo del lighting.
Il mondo della luce ha vissuto grandi cambiamenti negli ultimi anni e proprio in questo periodo si sta consolidando in Italia una nuova visione della cultura della luce, una visione più attuale e legata al mondo del progetto con tutta le trasversalità che la luce riesce a esprimere. I curatori della manifestazione hanno colto i segnali dell’esigenza di una visione più attuale dell’esperienza fieristica e si sono impegnati a restituire energia ed emozione a un evento che si stava affievolendo, quasi spegnendo. Euroluce 2023, grazie al rinnovato concept espositivo
ed esperienziale, ha cercato di stimolare la nascita di un nuovo dialogo tra fruitore e mondo della luce, con occhi più aperti e uno sguardo sempre più consapevole rivolto al mondo del progetto e della cultura. Connotati che da sempre hanno contraddistinto una parte del mondo della luce, quella più tecnica e scientifica, che intreccia il suo cammino con l’architettura e con i luoghi e il modo di viverli. Durante i cinque giorni di evento sono emersi temi legati a un concetto di luce quasi assolutistico, in cui la materia luce attraversa in maniera trasversale molteplici ambiti anche diametralmente opposti tra loro rimanendo sempre la vera protagonista della scena. Abbiamo avuto modo di percepire come le distinzioni di appartenenza (decorativa, tecnica, elettronica) non abbiano più motivo di esistere; è emersa invece la consapevolezza di come la luce debba essere il focus delle tematiche espositive ed
una vera e propria città della luce: così si è presentata la biennale del Salone del Mobile dedicata all’illuminazione
esperienziali. Oggi anche i prodotti illuminotecnici vivono di questa commistione tra differenti discipline; non esiste più un concetto prettamente decorativo o prettamente tecnico ma si coglie in maniera chiara il tema luce, in tutte le sue sfaccettature e declinazioni, e soprattutto si indaga il modo in cui l’uomo si relaziona con la luce.
Questo nuovo approccio ha trovato riscontro anche nel nuovo allestimento e soprattutto nel tema di questa edizione: The City of Lights. L’attenzione alle tematiche urbane ha rappresentato la volontà di aprire la cultura della luce alla città e ai cittadini che quotidianamente fruiscono della luce in maniera diretta e indiretta.
Anche gli espositori si sono prodigati per far sentire la loro presenza attraverso il tema della città. Penso agli esempi, tra gli altri, di Linea Light, Cariboni Group, Flos e Artemide, che hanno destinato una
Il prototipo Surface Daylight di Daniel Rybakken (ph. courtesy ©studio Daniel Rybakken).
Sopra, nell’hotel Sofitel Vienna Stephansdom firmato da Jean Nouvel il ristorante si caratterizza per l’installazione dell’artista Pipilotti Rist (ph. ©Roland Halbe). A sinistra, Corrado Levi, Edipo Fabbrica Eos, 2003 Courtesy Fabbrica Eos.
buona parte dello spazio espositivo ai prodotti dedicati all’outdoor.
Particolare attenzione merita la presenza del brand Vibia, azienda spagnola che sta sviluppando una filosofia di prodotto incentrata sull’esperienza luce, dove il concetto di apparecchio decorativo viene abbandonato per lasciar spazio a una gestione formale, tecnica e illuminotecnica sempre più miscelate e identificate nel concetto più ampio di luce. Come ho accennato all’inizio delle mie riflessioni si tratta di un percorso ancora lungo e non privo di ostacoli; il prossimo passo dovrà essere quello di portare al centro della discussione, in maniera determinante, il tema del progetto della luce.
Momenti come Euroluce devono diventare sempre più delle grandi occasioni per divulgare l’importanza del tema luce nell’architettura, nei luoghi della nostra vita e nel nostro modo di vivere.
Ingo Maurer Dopo Ingo Maurer Installazioni Milano Design Week 2023
La Milano Design Week 2023 ha visto il ritorno di Ingo Maurer, di cui Foscarini ha acquisito la quota di maggioranza dopo la scomparsa del suo fondatore, con l’installazione luminosa all’aperto Light - Floating Reflection: Ingo Maurer Porta Nuova emozione. In piazzale Principessa Clotilde, ai Caselli 11-12 di Porta Nuova, un tappeto lungo circa 30 metri di materiale riflettente attraversava l’antica porta della città. La sua superficie, le pieghe del materiale, il suo stesso movimento e le variazioni termiche assorbivano i colori e la luce dell’ambiente circostante e ne riflettevano la propria interpretazione, intensificando l’effetto e creando un’atmosfera ogni volta diversa. All’interno dei caselli sono state inoltre presentate le ultime novità e alcuni dei pezzi più iconici della collezione dell’azienda.
Olev
La magia del cinema
Luce come prodotto, come film, come proiezione. Negli spazi dello showroom di Hi Lite di via Brera, trasformati in occasione del Fuorisalone 2023 in una sala cinematografica, sono state proiettate in anteprima le opere audiovisive di due importanti artisti, Davide Rapp e Iñigo Cabo, commissionate con l’obiettivo di mostrare come la luce può cambiare gli scenari architettonici. Lo spazio, immaginato come il foyer di un cinema, era caratterizzato da una struttura leggera e semitrasparente e con un soffitto luminoso realizzato interamente con le lampade Beam Steak Nuance di Olev disegnate da Marc Sadler. Le lampade rimarranno esposte all’interno dello spazio Hi Lite di Milano per tutto il 2023.
Signify Paesaggi marini
La collezione Philips MyCreation Coastal Breeze di Signify è il frutto dell’utilizzo della tecnica della stampa 3D applicata al mondo dell’illuminazione in uno sperimentale processo di economia circolare: ogni lampada è infatti realizzata con 4,5 metri di reti da pesca recuperate e trasformate in granulato in Cornovaglia in Gran Bretagna da Fishy Filaments; a sua volta il granulato viene trasformato in filamento, materiale base per la stampa 3D, a Maarheeze, nei Paesi Bassi, e successivamente stampato in 3D a Turnhout, in Belgio.
Disponibili in quattro texture firmate dalla designer Aleksandra Gaca, le lampade Coastal Breeze illuminano gli ambienti di una luce rilassante e diffusa nelle sfumature del verde e del blu. Le piccole irregolarità dovute al materiale di partenza rendono ogni lampada un pezzo unico e originale.
Le lampade Philips MyCreation Coastal Breeze sono state presentate nell’ambito di Masterly - The Dutch in Milano a Palazzo Giureconsulti.
Nemo Lighting
L’illuminazione di Nemo e Ron Gilad
L’esperienza della luce attraverso e oltre gli oggetti è stata il fulcro di Enlightenment, il progetto espositivo concepito dall’artista e designer israeliano Ron Gilad come un divertissement. In una dimensione ironica e provocatoria la mostra presentava opere e installazioni sviluppate per stimolare interazioni, per aprire nuovi modi di vedere gli oggetti luminosi e per riflettere sulle percezioni quotidiane della luce, della forma e dello spazio. Il comportamento della luce è stato interpretato mettendo in discussione la relazione tra la sorgente luminosa e lo spazio che occupa e illumina. L’esperienza dinamica generata dal dialogo tra luce, movimento, tempo, oggetto e performer è stata veicolata attraverso l’uso di varie tecniche, come la riflessione, la rifrazione, la diffusione, il colore, il suono e il video.
Esplorazione ironica della luce come strumento che definisce lo spazio (ph. ©Alberto Strada).
Installazioni
Milano Design Week 2023
Nello spazio di via Palermo 11 (Blindarte), l’azienda con l’installazione Living Vibes ha raccontato le nuove collezioni e le riedizioni dell’archivio storico iGuzzini.
iGuzzini
La luce libera di iGuzzini
All’interno dell’installazione Living Vibes, a cura di Stefano Boeri Interiors, iGuzzini ha presentato il sistema luminoso modulare e componibile Libera, progettato dal designer catalano Maurici Ginés, fondatore di Artec, studio che si è occupato anche della scenografia luminosa dell’installazione.
Libera integra i tre elementi compositivi – bacchetta luminosa, giunto e base – in un insieme organico. Ogni sua parte è disegnata con un’intenzione formale: la barra a sezione conica, il giunto in ottone, la base come dettaglio decorativo oltre che funzionale.
Il modulo base può essere usato individualmente, oppure costruire geometrie decorative flessibili. L’apparecchio è dotato dell’ottica professionale denominata Optidiamond, ad alte prestazioni in termini di comfort visivo ed efficienza luminosa.
Jan Van Lierde
Laureato in architettura, nel 1982 Van Lierde ha fondato Kreon. Con Jvl Studio, dal 2002 guida l’innovazione nel settore dell’illuminazione di design e architettonica. Il suo approccio è influenzato dalle qualità effimere della luce e dalla tradizione fiamminga, per «creare l’armonia che tutti cercano in modo delicato e corretto, con materiali eterni e linguaggi semplici». www.jvlstudio.com
Ripple ha corpo e struttura in alluminio, diffusore in vetro soffiato trasparente. È disponibile in due dimensioni: diametro 90x130 mm o 120x160 mm.
RIPPLE, LA LAMPADA OUTDOOR DI PLATEK
«Ci sono fattori, spesso legati alla natura, come l’increspatura di uno specchio d’acqua, che mi fanno sognare a occhi aperti. Con Ripple ho voluto rappresentare questo misterioso processo proprio partendo dai cerchi concentrici generati da un corpo che cade in acqua. Hanno su di me un potere magico, quello di allontanare i pensieri dal quotidiano»
Così Jan Van Lierde parla della lampada presentata in anteprima da Platek alla Milano Design Week: un corpo luminoso in vetro soffiato trasparente e una fonte Led sapientemente schermata che generano riflessioni astratte, infiniti cerchi concentrici con un raggio di diffusione molto ampio rispetto alla fonte. Pur necessariamente tecnica trattandosi di luce per esterni, creando riflessioni di luce e ombra sugli elementi del paesaggio Ripple possiede un forte appeal decorativo.
Ripple è il secondo elemento del progetto, avviato nel 2022 con Dot, Nessun Dorma (il riferimento è alla Turandot di Giacomo Puccini) che diventerà catalogo per accogliere lampade espressione dei
diversi equilibri che si creano tra natura e presenza dell’uomo.
«Mi affascinano quei luoghi dove la natura è estrema – dice Jan Van Lierde – e la luce ha manifestazioni fuori dall’ordinario: gli abissi oceanici, l’infinità dei deserti, l’intrico di una giungla tropicale. Da lì traggo ispirazione per lavorare con la luce sulle architetture di paesaggi che prevedono la presenza e le necessità umane»
Nessun Dorma si svilupperà in tre macro-sezioni tra le quali architetti e lighting designer potranno scegliere gli apparecchi di illuminazione che maggiormente assecondano e rafforzano mood e atmosfere dei loro progetti. In particolare, Ripple si colloca nella sezione “Intrigue”, fatta di corpi illuminanti che proiettano nello spazio trame di luce disegnata.
È in cerchi concentrici di vetro soffiato la seconda proposta del progetto Nessun Dorma avviato lo scorso anno da Platek con l’architetto e designer belga
Jan Van Lierde
Storie di luce Prodotti e sistemi per l’illuminazione
1. 3F Hal, il sistema di 3F Filippi disegnato da Scandurra Studio è caratterizzato dal proiettore interno che può servire come luce di cortesia o per creare un accento di luce per scenari luminosi. Con 3F Hal è possibile creare fino a sette combinazioni di luce con un singolo apparecchio per adattarsi alle diverse necessità.
www.3f-filippi.com
2. Dreispitz di Artemide, progettato da Herzog & de Meuron, è un elemento puro, scenografico e insieme tecnico nella luce emessa attraverso le sue composizioni orizzontali e verticali. La struttura può dare luogo anche a una versione da parete accogliendo due tubi diffondenti e una minimale struttura di fissaggio sul terzo lato. www.artemide.com
3. Paralela, il sistema modulare di Axolight disegnato dallo studio spagnolo Nahtrang, è composto da cilindri luminosi in vetro borosilicato connessi tra loro da elementi metallici. L’apparechio è disponibile in versione sospesa orizzontale e verticale, da tavolo, da terra e da muro, con misure differenti e quattro colori. www.axolight.it
4. Baggy di Contardi è una collezione di lampade dal mood informale e giocoso, firmata da Paola Navone - Otto. Sono composte da moduli di diverse misure, che consentono totale libertà compositiva. I diffusori in policarbonato satinato, dall’aspetto simile a carta stropicciata, sono sostenuti e uniti da corda tessile e morbida.
www.contardi-italia.it
5. Hail di Penta nasce dall’evoluzione delle collezioni Wonder e Storm, sempre di Bartoli Design. È una lampada a sospensione con luce direzionale verso il basso caratterizzata da un lungo ed essenziale stelo in metallo. Con la sua forma minima ed equilibrata, può essere utilizzata singolarmente oppure ripetuta in libere configurazioni multiple. www.pentalight.com
6. Céramique è la nuova collezione di luci firmata da Ronan Bouroullec per Flos composta da tre elementi da tavolo con corpo e diffusore in ceramica a finitura laccata cristallina, senza piombo, che mette in evidenza la lavorazione – tutta artigianale – del prodotto. È disponibile nella palette di colori Moss Green, Navy Blue e Rust Red. www.flos.com
7. Fregio di Foscarini è il risultato di una sperimentazione nata dalla collaborazione con Andrea Anastasio e la storica bottega artistica Gatti di Faenza. Il progetto trasforma un bassorilievo floreale in ceramica smaltata in una nuova lampada ornamentale dall’andamento orizzontale. Due le versioni proposte: a sospensione e a parete. www.foscarini.com
8. Asintoto e Aurora sono due piccole invenzioni di Davide Groppi. Segni grafici capaci di emozionare e sorprendere. Spento, il disco della lampada a sospensione Asintoto è una presenza simbolica dell’assenza della luce. Il disco bianco di Aurora, applicabile a soffitto o a parete, è invece rappresentazione della luce diffusa.
www.davidegroppi.com
Storie di luce Prodotti e sistemi per l’illuminazione
9. Beam Stick Nuance di Olev nella nuova tonalità verde foresta, è la sospensione firmata da Marc Sadler e pensata per ambienti suggestivi e rilassanti. Beam Stick Nuance è realizzata con la sovrapposizione di tre strati di vetro soffiato a bocca secondo le antiche tecniche veneziane. www.olevlight.com
10. Stacking, la collezione di lampade in vetro soffiato di Leucos, disegnata nel 2007, è stata ora rinnovata sempre da David Rockwell, con nuovi modelli e colori: una sospensione orizzontale in due misure e una verticale con la possibilità di installazione a parete.
l www.leucos.com
11. IP System, la soluzione per esterni di Simes, unisce il segno della luce lineare agli accenti della luce puntuale. Il sistema luminoso lineare a doppia alimentazione permette infatti di costruire scenari flessibili creando continuità tra spazi outdoor e ambienti interni umidi, come wellness e cantine. www.simes.it
12. Shades, la vasta collezione di Sowden è progettata dallo studio di George Sowden in molteplici possibilità di configurazioni, grazie alla modularità dei suoi componenti in silicone, materiale dai colori brillanti, resistente e lavabile, ideale per la diffusione della luce.
www.sowdenlight.com
13. Df di Vesoi, omaggio all’opera di Dan Flavin, è un apparecchio modulare in alluminio che permette di far correre la luce Led colorata lungo le superfici. Rappresenta anche plasticamente la capacità delle forme minimali di creare elementi dalle molteplici possibilità espressive. www.vesoi.com
14. Linea con piattaforma XT di Vimar è un’innovativa esperienza tecnologica per la casa domotica, con comandi dal design planare. Grande la possibilità di personalizzazione con icone intuitive selezionabili da una vasta libreria di simboli o tramite icone a matrice Led. www.vimar.com
15 . Halley di Stilnovo, disegnata da Richard Sapper nel 2005, è riproposta ora mantenendo inalterati i suoi principi di funzionamento e l’estetica contemporanea. Basta avvicinare la mano per accenderla, spegnerla e regolarne l’intensità luminosa. www.stilnovo.com
16. Armonia di Vistosi, design Francesco Lucchese, è una collezione dai connotati contemporanei, che racchiude contenuti storici della lavorazione del vetro come il balloton e il rigadin dritto e ritorto. Nella nuova sospensione, il cerchio della montatura ovale sostiene cilindri di cristallo colorati e lavorati. www.vistosi.it
A NY,
ai piedi della celebre
At&t Tower riqualificata da Snøhetta, lo studio ha realizzato un giardino che porta aria, verde e luce tra i canyon minerali di Manhattan e migliora l’attacco a terra della torre. Elevato comfort visivo con il progetto illuminotecnico di Arup e i proiettori per esterni Erco
DI VERDE E LUCE A MIDTOWN MANHATTAN
Parte del progetto di trasformazione della torre progettata da Philip Johnson e John Burgee che nel 1984 divenne un emblema dello stile postmodern, il giardino di 2.000 metri quadrati realizzato ai piedi della torre contribuisce, insieme alla parziale apertura della facciata di granito, alla vivibilità degli ambienti comuni interni e nello stesso tempo dà vita a un nuovo spazio pubblico urbano. Parzialmente coperto da una pensilina in vetro, il nuovo giardino è un ibrido fluido tra esterno e interni, dove gli edifici vicini si confondono con le conifere, gli arbusti, il granito delle pareti e l’acqua di una cascata scultorea.
Il giardino è suddiviso in cinque ‘stanze’, come le chiama l’architetto paesaggista di Snøhetta Jake Levine, tra loro collegate da vialetti. Le piante autoctone attirano uccelli e insetti impollinatori, favorendo la crescita della biodiversità.
Erco
Il progetto della luce
Il proiettore per esterni Kona di Erco consente di ottenere due diverse tonalità di luce, per il benessere delle persone e della vegetazione.
A Manhattan l’altezza degli edifici limita l’afflusso di luce diurna al livello della strada: un’illuminazione efficiente era dunque indispensabile per creare un ambiente confortevole per le persone e la vegetazione. Il progetto illuminotecnico del giardino sviluppato da Arup è stato realizzato da Erco con 80 proiettori per esterni Kona installati sulle travi di acciaio della copertura in vetro.
La soluzione si basa sul principio della proiezione:
L’intero impianto è una somma di citazioni di Philip Johnson: alla casa di vetro in Connecticut, al vicino giardino delle sculture del Moma; e nell’impronta circolare delle aree di seduta al classicismo Chippendale con cui l’At&t – oggi 550 Madison – è confidenzialmente chiamata.
Assonometria e due viste del nuovo giardino al 550 di Madison Avenue (ph. Barrett Doherty, ©Erco).
le lenti indirizzano la luce con precisione sulla superficie obiettivo anche da grandi distanze e senza grandi dispersioni luminose, sfruttando al meglio l’energia impiegata: l’altezza di circa 20 metri dei punti luminosi permette di ottenere un rapporto eccellente tra l’illuminamento e la potenza di 1,6 lx/W. La possibilità di ottenere dallo stesso apparecchio due diverse tonalità di luce favorisce allo stesso tempo la vivibilità dello spazio e la crescita della vegetazione:
un quarto dei Led presenti in ogni proiettore infatti ha una temperatura del colore calda di 3000K, mentre il restante 75 per cento, con una temperatura di 4000K che integra la luce diurna, favorisce la crescita sana delle piante.
Nelle ore serali i Led da 4000K sono dimmerati fin quasi allo spegnimento per garantire alle piante il riposo notturno necessario. I Led da 3000K rendono il giardino accogliente durante le ore notturne.
Tutti i proiettori Kona offrono luce continua, un fattore importante nella progettazione illuminotecnica anche dal punto di vista estetico. Le due tonalità di luce permettono di generare un effetto simile al tunable white. È così possibile delineare con precisione l’illuminazione per creare luci armoniose sia nella lobby della torre sia nell’illuminazione stradale. www.erco.com
Località New York
Committente Olayan Group
Progetto architettonico e di paesaggio
Snøhetta
Progetto illuminotecnico Arup
Corpi illuminanti Kona di Erco
Superficie 2.044 mq
Completamento 2022
COPENHAGEN UN EDIFICIO DI LUCE
I proiettori fissi Portik sono stati personalizzati per accogliere i moduli illuminanti singoli o doppi e per nascondere driver e cavi.
I proiettori regolabili Shaker compongono orchestrazioni di luce che valorizzano l’architettura.
Foster + Partners ha firmato a Copenhagen la sede dell’azienda biofarmaceutica Ferring: una costruzione di sei piani che si sviluppa secondo una geometria a piramide rovesciata culminante nel coronamento disegnato da una grande platea a sbalzo in cemento armato.
L’architettura è articolata intorno a un ampio atrio con una parete vetrata a tutta altezza con vista sulla Svezia. Una cupola trasparente – realizzata con pannelli in triplo vetro piegato a freddo – racchiude il grande spazio dove trovano posto la hall, un ristorante e un’area break, oltre a strutture per conferenze ed eventi. Ai piani operativi gli uffici e i laboratori sono collocati sul perimetro in modo da massimizzare l’illuminazione naturale e la proiezione degli ambienti verso l’esterno, mentre gli spazi di incontro e di lavoro collaborativo si affacciano sul nucleo centrale dell’edificio privilegiando e sottolineando la dimensione sociale e di relazione dell’edificio. I sei piani sovrapposti e la pensilina sul tetto si estendono a sbalzo per catturare ulteriormente la vista circostante e generare spazi auto-ombreggiati su ogni livello e giochi di pieni e vuoti che conferiscono movimento e dinamicità a tutta l’architettura.
Nel leggero edificio in vetro progettato da Foster + Partners che sembra galleggiare sulla costa a nord di Copenhagen la luce naturale e quella artificiale si armonizzano attraverso soluzioni illuminotecniche quasi invisibili
Località Copenhagen
Committente Ferring Pharmaceuticals
Progetto architettonico Foster + Partners
Corpi illuminanti Rollip custom, Shaker, Portik custom di Linea Light Group Completamento 2022
Foto Nigel Young
Linea Light Group
Tra pulizia estetica ed enfasi architetturale
Grande protagonista dell’edificio progettato dal celebre studio inglese è la luce: quella naturale che si integra nell’architettura e quella artificiale, performante senza essere invasiva, che si armonizza con le fonti luminose naturali. Le soluzioni di Linea Light Group sono state impiegate sia all’interno sia all’esterno della struttura, con proposte a catalogo e altre personalizzate ad hoc per il progetto, come innesti specifici per il controsoffitto, estremità di chiusura di lunghezza variabile per terminare in battuta e profili angolari custom fuori dalle misure standard. All’interno grande attenzione è stata posta al comfort visivo e al controllo dell’abbagliamento. L’obiettivo è stato quello di adattare la propria proposta a un’architettura complessa.
L’edificio infatti presentava già in partenza un sistema di controsoffittatura fonoassorbente lamellare che richiedeva soluzioni su misura a incasso, da ancorare nella parte superiore passando all’interno della controsoffittatura. La precisa integrazione dei corpi lampada con i controsoffitti ha reso quasi invisibile il prodotto lasciando affiorare solo la luce. Per enfatizzare l’architettura di Foster + Partners, Linea Light Group ha proposto soluzioni in perfetta armonia con la struttura che danno vita a spettacolari scenografie di luce, aumentando la sensazione di galleggiamento dell’edificio sull’acqua.
www.linealight.com
PER UN CANONE UNIVERSALISTICO
Per andare oltre i luoghi comuni sull’architettura dell’America Latina e inquadrarne storicamente l’architettura dell’ultimo secolo ci viene in soccorso la raccolta di saggi scritti tra il 1992 e il 2008 da Jorge Francisco Liernur (Buenos Aires, 1946), importante figura del panorama storiografico latinoamericano. Frutto dei corsi tenuti da Liernur al Politecnico di Milano tra il 2017 e il 2018, il volume contribuisce in maniera significativa a una controstoria dell’architettura del Novecento osservata dalla ‘periferia’ del mondo occidentale. Centrale il dibattito globale/ locale e anche Liernur vede gli aspetti positivi della globalizzazione – che nel frattempo sta però lasciando il passo a un nuovo bipolarismo – grazie alla messa in discussione di qualsiasi forma di egemonia e perché “la cultura della modernità è globale per definizione”. Curato da Daniele Pisani, il volume è un esempio della qualità culturale dei titoli della Collana di Architettura (nuova serie) di Franco Angeli, diretta da Marco Biraghi.
LA TERZA VIA
A lungo in America Latina la dicotomia tra universale e locale è stata al centro del dibattito di architettura, assumendo forme ideologiche – International Style come manifestazione del colonialismo yankee, regionalismo critico come reazione identitaria e sostanziale chiusura al nuovo – che nel frattempo hanno lasciato spazio a un reale costruito in maniera disordinata. L’avvento della globalizzazione ha aperto una dialettica tra universale e locale alla ricerca di una sintesi che Camilo Restrepo Ochoa, alla guida dello studio di Medellín Agencia de Arquitectura (AGENdA), definisce ‘Tropical’: un approccio per uscire dai luoghi comuni della narrativa sulle regioni tropicali e per un’architettura pragmatica e ottimistica che sia capace di creare libertà, la quale a sua volta esiste, scrive Ochoa, “nella misura in cui le regole sono accettate e condivise ma permane lo sforzo collettivo di cambiarle”. A un importante corpus teorico-critico si accompagna la presentazione dei progetti che AGENdA ha sviluppato in vent’anni di attività.
America Latina. Saggi sull’architettura del Novecento
Jorge Francisco Liernur
Franco Angeli, Milano, 2023 pp. 248, 33 euro
ISBN 978-88-351-4588-2
IL MODERNO AI TROPICI
Le fotografie spettacolari a tutta e doppia pagina e i capolavori – tra cui opere di Le Corbusier, Luis Barragán, Paulo Mendes da Rocha e Oscar Niemeyer – di Concrete Jungle possono distogliere dai testi che aprono invece un dibattito sulle possibili interpretazioni della diffusione del Moderno nella fascia tropicale, per lungo tempo considerata una semplice parentesi sul mappamondo. Una parentesi che tuttavia comprende – come ricorda
Michael Snyder, uno degli autori – più di un terzo delle terre emerse e il 40 per cento della popolazione mondiale. L’adesione al Moderno, reinterpretato alla luce dei caratteri climatici e morfologici dei luoghi, è segno di emancipazione dal colonialismo o a sua volta eredità –formalizzata da Fry e Drew negli anni Cinquanta – di una supposta missione civilizzatrice? Comunque sia, tra le 48 opere illustrate nel volume si può notare
On Specific Ambiguity. Through the Idea of Tropical Space
Camilo Restrepo Ochoa
Arquine, Città del Messico, 2022 pp. 368, Ill, En, 800 Mex$ (42 euro)
ISBN 9787-607-9489-92-2
l’evoluzione di giovani professionisti – che rinunciando al protagonismo di precedenti illustri si firmano come collettivi – verso forme espressive più aderenti alla realtà sociale del proprio Paese. In tutte le opere di Concrete Jungle l’integrazione tra la natura e il costruito, in tempi di riscaldamento climatico un imperativo oltre che una moda, emerge con forza e può fornire spunti progettuali anche nella fascia temperata del pianeta.
Concrete Jungle. Tropical architecture and its Surprising Origins
Gestalten, Berlino, 2023 pp. 304, Ill, En, 39 euro
ISBN 978-3-96704-089-0
CONTRACT Ospitalità
elements
Una selezione ragionata di arredi, accessori, materiali e soluzioni dal dettaglio impeccabile. Completamente personalizzabili in termini di finiture, dimensioni e combinazioni, coniugano estetica e funzionalità con le esigenze specifiche di spazi progettati per generare comfort e benessere.
S CAB
TRIPÉ. Il nuovo sistema di tavoli a tre razze, design RadiceOrlandini DesignStudio, è flessibile e multiforme. È infatti composto da più elementi componibili con misure e altezze differenti che possono essere diversificati e sostituiti secondo le esigenze. La base è in acciaio con snodo in alluminio pressofuso.
www.scabdesign.com
TECTONA PARIS
MUSE. Realizzate per il museo Picasso di Parigi, le panche modulabili in quercia sono disegnate da Isabelle Baudraz per essere abbinate due a due, o tre a tre, per isole di sedute dalle varie forme per spazi interni, pubblici o privati. Tagliate secondo il sistema a controllo numerico, le panche vengono assemblate con estrema precisione. www.tectona.net
ARPER
RALIK. Le sedute, le panche e i pouf della linea modulare disegnata da Ichiro Iwasaki possono essere usate da sole o combinate fra loro per creare infinite soluzioni. Ad esse si aggiunge una famiglia di tavolini complementari ad altezza fissa o regolabile. La flessibilità è garantita dal sistema di assemblaggio rapido che non richiede l’utilizzo di attrezzatura.
www.arper.com
LAMM
FLEET. La famiglia di sedute contract progettata da Emilio Nanni comprende sedia e poltrona con base a quattro gambe o a slitta, poltrona su base girevole e lounge con base fissa a slitta e lo sgabello. La struttura interna in tubolare d’acciaio è corredata nella parte dello schienale di un complesso telaio elastico in acciaio armonico, per il massimo comfort.
www.lamm.it
BROSS
BALTEA. La poltroncina dining e la lounge con base a quattro gambe disegnate da Marco
Zito sono disponibili in una vasta gamma di rivestimenti, in tessuto o pelle. Sono realizzate in tubolare metallico, con finitura nera, bronzo spazzolato o in nuance personalizzabile, anche per un effetto tono su tono con il rivestimento.
www.bross-italy.com
PEDRALI
ARKI-SOFA PLUS. Il sistema di sedute lounge per outdoor riprende la cornice in estruso di alluminio e le forme lineari e rigorose della collezione Arki
Profonda e ampia, Arki-Sofa Plus è sospesa da terra grazie ai piedini in acciaio inox, mentre schienali e braccioli sono caratterizzati da un dettaglio distintivo in teak. La presenza di moduli lineari e chaise longue permette di creare molteplici composizioni.
www.pedrali.com
QUINTI
ONE HUNDRED. Il sistema modulare dal profilo morbido e dalle dimensioni ampie è composto da poltrona, pouf e tavolo. Si caratterizza per la struttura in multistrato di legno facilmente aggregabile per composizioni flessibili, che prevedono anche un tavolino con piano in melaminico, bordi stondati e struttura in multistrato di legno rivestito.
www.quinti.com
COVESTRO
ARFINIO. Il nuovo materiale di Covestro e Arcesso Dynamics – riciclabile al 100 per cento, antiscivolo, antigraffio, resistente agli urti e al calore – è stato utilizzato per la sedia sviluppata dal designer tedesco Thomas Schnur composta da una base e da una seduta scomponibili creati in un unico passaggio, modellando lo stampo senza giunture o incollature.
www.covestro.com
VARASCHIN
SUNMOON. La versatilità del sistema in profilo in alluminio e fibra sintetica intrecciata a mano disegnato da Jose Manuel Ferrero di estudi{H}ac permette di generare diverse composizioni – dal più semplice base letto tatami fino al gazebo Premium – attraverso l’aggiunta di molteplici elementi come tende privacy, tetto retrattile, illuminazione rgb e schienali modulari.
www.varaschin.it
CAIMI BREVETTI
MILANO. Insieme fonte di illuminazione e di benessere acustico, il paralume, dal design pulito ed essenziale, prevede un’applicazione a sospensione da soffitto. Il rivestimento esterno in tessuto fonoassorbente
Snowsound Fiber Bouclè è disponibile in una ricca palette cromatica. Nell’immagine Milano, design Caimi Lab, illumina Snowpouf di Paola Navone di Otto Studio.
www.caimi.com
USM
USM HALLER. La soluzione modulare e lineare in metallo porta ora tutti i benefici della natura negli ambienti interni con la nuova gamma di accessori per piante, aggiungendo un tocco di calore al sistema integrato attraverso vasi, pannelli sagomati per accogliere i vasi e set di irrigazione.
www.usm.com
NARDI
NET LOUNGE. Disegnata da Raffaello Galiotto, la poltrona outdoor in polipropilene fiberglass completamente riciclabile si connota per il profilo che richiama le onde del mare e per la scocca leggera e traspirante. L’assetto ribassato del sedile e l’inclinazione dello schienale favoriscono la distribuzione ergonomica del corpo. www.nardioutdoor.com
HORM
PLAZA. La collezione firmata da Marco Piva, che racconta un viaggio metaforico tra le capitali europee interpretandone le piazze più celebri, si compone di tavoli, sedute, cabinet, scrivanie e consolle. Ne fa parte il tavolo Trafalgar, il cui basamento in legno con inserti metallici rievoca la colonna dell’ammiraglio Nelson a Londra.
www.horm.it
GABER
TO-GO. Il pouf componibile è disegnato da Favaretto&Partners per vivere singolarmente o come sistema modulare. È composto da tre elementi principali – la seduta, lo schienale e il bracciolo – dall’aspetto monolitico e dalle forme morbide studiate per creare semplici e libere configurazioni in luoghi di attesa, spazi pubblici, aree lounge.
www.gaber.it
UNOPIÙ
SWING. I listelli in legno di teak termo-curvato conferiscono alla gamma, composta da chaiselongue e sgabello rotondo che diventa anche tavolino, un aspetto accogliente e sinuoso che evoca atmosfere orientali. Per il lettino impilabile dalla forma ergonomica è disponibile un supporto di acciaio inox per mantenerlo rialzato da terra.
www.unopiu.com
RAAWII
PIPELINE. La collezione di mobili geometrici e colorati realizzati in alluminio riciclato laccato è stata disegnata da Nicholai Wiig-Hansen a partire da due forme geometriche di base: la linea e il cerchio. Attualmente comprende due diverse mensole da parete, due specchi da parete e un tavolino, nell’immagine. È prevista un’espansione in altri colori.
www.raawii.dk
CACCARO
ARCHITYPE. Nel nuovo sistema, progettato dall’R&D Caccaro in collaborazione con Monica Graffeo, art director dell’azienda, la qualità della falegnameria artigiana incontra la precisione di un’industria in ottica 4.0. Boiserie e porte si integrano tra loro e con gli altri sistemi Freedhome e Wallover per spazi fluidi e ininterrotti.
www.caccaro.com
BAOBAB. Tavoli sharing ad alta flessibilità di utilizzo: dotati di spaziosi piani di lavoro, sono in grado di accogliere fino a 8 persone in postazioni singole e/o condivise.
Il cono centrale in rovere funge da passaggio cavi e sostiene quattro palme disposte ad elica con illuminazione Led integrata. Le foglie sono rivestite in tessuto fonoassorbente.
www.estel.com
AGB
DOMIA. Sistema di controllo accessi evoluto: per aprire basta attivare la propria chiave digitale dallo smartphone con l’apposta app O.Key. L’ospite avrà tutti gli accessi: camera, piscina, armadietto, validi esclusivamente durante la sua permanenza in hotel.
Con la web app Accexi, in cloud, il personale dell’albergo controlla e gestisce gli accessi da ogni dispositivo (computer, tablet o smartphone).
www.domia.agb.it
PROTEK
LINEAR FILOSOFFITTO. Si amplia la serie di controtelai per porte scorrevoli pensata per eliminare l’utilizzo di stipiti e coprifili in un’ottica di assoluta purezza delle linee. Uno dei nuovi kit permette l’installazione del binario a filo del controsoffitto, grazie all’integrazione totale del traverso nel controsoffitto stesso o in corrispondenza di salti di quota.
BARAUSSE / DE CASTELLI
METALSPHERE. Combinano legni e metalli le porte speciali dallo stile sofisticato, che celebrano la sartoria industriale delle due aziende. Nell’immagine, Dressed Up, che intarsia legni e lamine in ottone DeLabré Orbitale, Striato e DeErosion, integrando i vari sistemi di apertura con la boiserie per realizzare superfici senza soluzione di continuità anche di grandi metrature.
www.barausse.com
www.decastelli.com
FRASCIO
www.protek-controtelai.com
SEPPIA. Da una forma ispirata all’osso di seppia nasce la nuova soluzione progettata da BCF Design, in cui la forma arrotondata della presa sembra veleggiare sul collo della maniglia. Disponibile in 6 colori con finitura lucida – giallo, arancione, rosso, verde, blu, ottanio – e in 5 tonalità evergreen – grigio e bianco lucido, nero opaco, inoxchrome e London night satinato. www.frascio.it
FBP
AURORA. La porta filo muro si caratterizza per il telaio, con battuta di 43 mm, integrato nella parete. Molteplici le combinazioni possibili di materiali e colori per l’anta e per il telaio per la massima personalizzazione. Produzione made in Italy e verniciatura a base d’acqua sono le costanti dei diversi modelli.
www.fbpporte.com
DND
CRISALIDE. Un decorativismo eclettico, una ricerca sui materiali che riattualizza la porcellana, un cromatismo spinto che è nel
Dna e nella cifra stilistica della sua ideatrice, la designer Elena Salmistraro. Crisalide porta in sé un metamorfismo che rimanda alla natura. Come una farfalla pronta a librarsi in volo, la maniglia esprime una leggerezza intrinseca, una bellezza fatta di colori accesi, mixati con simmetrie proprie delle ali del lepidottero.
www.dndhandles.it
DORMAKABA
SAFLOK QUANTUM PIXEL. La serratura elettronica è una soluzione sicura e flessibile per gestire gli ingressi nelle camere di un hotel, anche con smartphone. Dato che la sua componente tecnica è nascosta quasi completamente all’interno della porta, Quantum Pixel può adattarsi facilmente a qualsiasi stile e personalizzazione.
www.dormakaba.it
FERRERO LEGNO
EQUA ZERO. Con la porta a battente a filo muro in legno, parte della collezione Zero, l’anta non scompare e, valorizzata dal telaio, diventa protagonista che dialoga con il piano muro e il profilo, indipendentemente dal senso di apertura della porta. Nella foto, il modello proposto nella finitura grezzo prefinito nella tonalità Pantone Viva Magenta.
www.ferrerolegno.com
. Da icona del design degli anni Sessanta, la maniglia ridisegnata dall’architetto Francesco Lucchese è stata rinnovata nella forma e nei materiali: le linee sono più smussate, i volumi più solidi, l’impugnatura più ergonomica e ampia. Inizialmente progettata in zama pressofusa e cromata, ora è proposta in cromo lucido.
www.ghidini.com
SIMONSWERK
TECTUS TE 340 3D. La cerniera a scomparsa totale per porte interne senza battuta è a regolazione tridimensionale, non frazionata; permette aperture fino a 180°, è applicabile su telai in legno, acciaio e alluminio. Disponibile nelle finiture standard o in bianco, nero, bronzo metallico, bronzo scuro, bronzo chiaro, ottone lucido, ottone satinato, cromo lucido, rustic umbers, e oro rosa. www.simonswerk.it
ALBED
SUIT. Dal classico sistema a battente all’apertura a bilico o con sistema pivot, anche da pavimento a soffitto, la nuova collezione è declinabile in una pluralità di configurazioni. Il pannello porta ha un’anima in metallo e una cornice, sempre dello stesso materiale, in cui è possibile incassare a filo e su entrambi i lati un rivestimento fino a 6 mm di spessore. www.albed.it
ZANINI - SAN.CO
SEGMENTO. In versione battente filomuro, la porta disegnata da Alberto Apostoli si integra nell’architettura, pur suggerendo un segno di rottura attraverso una linea che taglia in verticale il pannello, ripiegato poi con un effetto tridimensionale. Presenta una presa maniglia ergonomica in metallo, che accentua il tratto di piegatura del pannello, presente su un solo lato.
www.zaniniitalia.com
RITMONIO
ELEMENTA. La gamma di accessori si amplia con una nuova mensola, un supporto pensato appositamente per accogliere tutte le tipologie di getti del progetto Diametro35 Wellness applicabili in maniera intercambiabile direttamente nell’area doccia a seconda dei desideri e delle esigenze del momento.
www.ritmonio.it
CARIMALI
PEARL SCULL. Il suo nome significa remo a rappresentare l’unione tra design nautico e funzionalità. Nell’immagine, il lavabo in Corian Glacier White: un oggetto contemporaneo dal carattere sinuoso che unisce design, accorto studio delle linee e il sapiente utilizzo di materiali che elevano gli standard di benessere a nuove visioni.
www.carimali.it
CALEIDO
CAESAR Dall’allure retrò, lo scaldasalviette modulare in ottone è stato creato unendo una sequenza verticale di tubi a base rotonda con sfere di collegamento. Il radiatore è presentato nelle finiture cromato, bronzo, dorato, rame, argento satinato e grigio titanio. In ognuna delle sue varianti, può essere arricchito con un accessorio appendiabito supplementare.
www.caleido.it
CIELO
I CATINI. La collezione progettata da Andrea Parisio e Giuseppe Pezzano si arricchisce di nuove soluzioni. Nell’immagine, la nuova vasca freestanding Ofelia in LivingTec: appoggiata su una struttura con piedini in metallo, reinterpreta la classica baignoire rivisitata con lo schienale e con il bordo che funge da piano d’appoggio.
www.ceramicacielo.it
AXOR
CONSCIOUS SHOWERS
Per rendere la doccia un rituale sostenibile, l’azienda ha sviluppato la collezione di soffioni caratterizzati da un ridotto consumo di acqua, da 6 fino a 12 l/min. La personalizzazione è garantita dal servizio Axor FinishPlus che permette di ottenere i soffioni in oltre dieci colorazioni diverse, lucide o spazzolate. www.axor-design.com
ANTRAX
WAFFLE. Il radiatore riprende il concetto dello storico modello in ghisa reinterpretato nella forma e nei materiali da Piero Lissoni. Realizzato in fusione di alluminio al 100% riciclabile e in un unico modulo componibile in differenti dimensioni, è caratterizzato dalla trama geometrica e dalla superficie tridimensionale enfatizzata da una selezione di finiture goffrate.
www.antrax.it
CEADESIGN
GIOTTO PLUS. Ispirata alla forma pura del cerchio, la rubinetteria disegnata da Natalino Malasorti come ampliamento di gamma della collezione Giotto in acciaio inossidabile AISI 316L è dotata di miscelatore monocomando; si presenta con una maniglia volutamente generosa, che ospita al suo interno la cartuccia miscelatrice.
www.ceadesign.it
GLASS 1989
CHILLOUT. La soluzione modulare è progettata da studio Meneghello Paolelli Associati per essere altamente personalizzabile: doccia, sauna finlandese e bagno turco possono essere composti combinando due o tre moduli installabili a parete, in nicchia o a angolo, con ampie vetrate frontali che possono essere prolungate da una vetrata laterale o interna.
www.glass1989.it
IDEAL STANDARD
SOLOS. Il prodotto icona della collezione è un’innovativa combinazione di lavabo e miscelatore totalmente integrato, resa possibile da tecnologie ad alta performance. Progettato da Roberto Palomba, il lavabo è disponibile in bianco o nero lucido e abbinabile a miscelatori di forma cilindrica o quadrata, in un’ampia gamma di colori metallizzati e finiture satinate. www.idealstandard.com
FANTINI
O- XY. Il miscelatore lavabo monocomando è disegnato da Marco Williams Fagioli con linee geometriche fluide e spessori sottili per ottenere un’estrema leggerezza visiva e un’immagine essenziale e fortemente contemporanea. La maniglia è un rettangolo appoggiato al corpo del rubinetto texturizzata con un motivo decorativo a intreccio.
www.fantini.it
GEBERIT
OPTION. Gli specchi sono un punto centrale nel progetto del bagno. Per questo motivo ora l’azienda propone un totale di 40 modelli per offrire una gamma completa di soluzioni per tutte le esigenze: dagli specchi con illuminazione integrata agli specchi contenitore, in varie forme e dimensioni. Nell’immagine, lo specchio Option Tondo, proposto in molteplici dimensioni.
www.geberit.it
ITLAS
LE RIGHE FINELINE. Il legno come soluzione per il bagno con la boiserie sostenibile tridimensionale posabile in verticale e in orizzontale, realizzata con piccoli ritagli di frassino, faggio, noce o rovere. Fa parte della linea Ecos, progetto di economia circolare con cui l’azienda intende ridurre al minimo gli scarti di lavorazione della materia prima.
www.itlas.com
REXA
ESPERANTO. La collezione di mobili concepita da Monica Graffeo gioca su moduli sospesi con cassetti, pensili, panche e cavalletti in legno. Si distingue per il dettaglio dell’anta sporgente a 45 gradi e per l’utilizzo di materiali standard – legni, argille, malte – e altri artigianali legati alla tradizione italiana come il vetro di Murano e il cocciopesto.
www.rexadesign.it
KREOO
BLESSED. L’accostamento tra due marmi differenti della superficie interna ed esterna definisce la collezione di lavabi da appoggio curata da Christophe Pillet. I materiali con venature e tonalità diverse si incontrano nel bordo superiore, lavorato a mano su tutto il profilo per ottenere uno spessore estremamente sottile e per creare pezzi unici.
www.kreoo.com
VISMARAVETRO
SUITE. Basato su caratteristiche di estrema flessibilità, il sistema modulare di pareti in cristallo e alluminio è concepito da Castiglia Associati per delimitare in un’unica soluzione zona doccia e sanitari. La porta a tutta altezza fino a 270 cm, può essere incernierata direttamente a muro, creando leggerezza visiva e integrazione con l’architettura. www.vismaravetro.it
STARPOOL
SHADE COLLECTION. Firmata dal designer Cristiano Mino, la nuova linea di ispirazione orientale è composta da sauna, bagno di vapore e doccia. In un’alternanza di pareti vetrate e pannelli schermanti in listelli di legno, ricrea al suo interno una sensazione di intimità, pur rimanendo in comunicazione visiva con l’esterno.
www.starpool.com
LISTONE GIORDANO
LOOP. La sfida per Sebastiano Canzano è stata quella di ottenere un pattern unico e apparentemente casuale e allo stesso tempo caratterizzato da un’estetica uniforme attraverso la ripetizione seriale di un unico elemento compositivo. Da qui la scelta del termine Loop per un parquet da utilizzare nella tradizionale dimensione a pavimento e come innovativo rivestimento per pareti e soffitti.
www.listonegiordano.com
GRUPPO BONOMI PATTINI
CONCREO. I pannelli ideali per realizzare mobili e componenti nascono da un impasto di fibre di cellulosa, gesso e resine acriliche. Resistenti e antimacchia, sono adatti anche in ambienti con un’alta concentrazione di umidità. Le lastre possono essere tagliate, segate, bisellate e sottoposte anche a interventi decorativi, come incisioni, intarsi o stampe digitali.
www.gruppobonomipattini.com
NEOLITH
FUSION. La pietra sinterizzata ricavata da materie prime naturali Nero Zimbabwe si distingue per il tono nero opaco con sfumature grigiastre e per la texture ruvida Riverwhased, identica al granito africano. È stata utilizzata a Valencia dalla designer Silvia Bellot per il ristorante La Salita, stellato Michelin (nella foto) per rivestire le aree di lavoro in cucina, il bancone bar e i tavoli.
www.neolith.com
BOTTEGA. L’interior designer Michaelis Boyd ha scelto la naturalità, la salubrità e la resistenza del legno di Fiemme Tremila per la pavimentazione dell’hotel Indigo di Londra. Il rovere selezionato per il progetto su misura è, come tutti i legni utilizzati dall’azienda trentina, certificato Pefctm e Fsc e proveniente dal territorio della Val di Fiemme.
www.fiemmetremila.it
ATLAS CONCORDE
ORIGAMI. Il micro-mosaico fa parte della collezione 3D Wall Plaster ispirata alle tecniche artigianali di lavorazione del gesso. I suoi rilievi leggermente spatolati danno vita a microgeometrie che ricordano l’antica tecnica giapponese di piegatura della carta. L’effetto tridimensionale è sottile se visto da lontano, mentre da vicino è ricco di dettagli e sfaccettature.
www.atlasconcorde.com
WOODCO
SIGNATURE. Caratterizzata da listelli più larghi e corti rispetto a quelli della spina tradizionale, la spina corta permette di riproporzionare in chiave prospettica gli ambienti, dettaglio di non poco conto nel settore dell’hôtellerie. Nell’immagine la collezione nella finitura Rovere Malto che regala un aspetto arioso alla stanza.
www.woodco.it
ITALGRANITI
ORIGINS. Il nuovo grès porcellanato effetto pietra attinge forza minerale e fascino ancestrale dalla quarzite, interpretandola in modo contemporaneo, equilibrandone la texture grafica e preservandone la naturale variabilità tonale. Grazie alla tecnologia RealUp, la superficie si arricchisce di tridimensionalità acquisendo una profondità e un livello di dettaglio unici.
www.italgranitigroup.com
COSENTINO – SILESTONE
URBAN CRUSH. Ispirata all’estetica della città contemporanea, la nuova linea di Silestone introduce una gamma di quattro colori all’apparenza neutri ma dai dettagli evidenti e riconoscibili che richiamano la pietra calcarea e l’arenaria: Lime Delight, Concrete Pulse, Cinder Craze e, nell’immagine, Brass Relish, ispirata all’arenaria a grana fine.
www.cosentino.com/it-it/silestone
L’ESSENZA DELLE COSE
Quando parliamo di ‘eredità’ degli architetti generalmente intendiamo le loro opere, che finché non vengono demolite rimangono sotto gli occhi di tutti. La ricostruzione dell’approccio progettuale dell’autore, per trarne insegnamenti utili per i contemporanei, di solito comincia da qui. Con le testimonianze dirette dei familiari invece – il figlio Marco che con Francesco conduce lo studio di progettazione da lui avviato, la nipote Paola che guida la Fondazione e l’Academy che portano il suo nome – Franco Albini. Riflessioni su un metodo segue il percorso opposto e parte dal metodo, esplicitato fin dalla prima pagina e illustrato nel libro da una serie di esempi che tengono insieme design e architettura, invenzione – come il caso del pannello in cemento armato ‘Silipol’ – e princìpi progettuali.
Un metodo non detto – ‘lezioni silenziose’ le definisce Marco Albini riferendosi a un padre e maestro severo e notoriamente di poche parole – fatto di cinque principi: smontaggio; ricerca dell’essenza delle cose; ricomposizione; verifica e responsabilità sociale. Passaggi inevitabili, secondo Franco Albini, per raggiungere una ‘no-
vità’ rispetto al passato, e passaggi necessari per ‘tenere a bada la fantasia’ dell’inutile decorazione. Smontare per Franco Albini significa comprendere i meccanismi intrinseci dei singoli pezzi e procedere ‘per parti’ (come nel progetto di ampliamento del Museo di Padova (1969-79, con Franca Helg), lavorando con rigore e disciplina, con un procedimento di prova ed errore, alla ricomposizione di qualcosa di nuovo. Un metodo dunque, non i presupposti teorici del progetto che emerge invece solo alla fine del processo (spesso i ‘concept’ abbozzati non esprimono l’autorialità dell’intento progettuale ma lo giustificano a posteriori, pratica che l’onestà intellettuale di Franco Albini rifiutava).
Una singolarità del libro – il terzo insegnamento – è che il metodo non si applica solo al design e all’architettura ma anche, secondo Fabio Ialacqua, regista e docente di linguaggio cinematografico, alla comunicazione visiva. Soprattutto, come scrive Natalia Piana, che da vent’anni si occupa di Medicina narrativa, il metodo si può applicare alla cura di sé quando si tratta di affrontare la malattia. E quindi anche alla vita ■