IoArch 108 Nov/Dec 2023

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ioArch

Anno 17 | Novembre 2023 euro 9,00 ISSN 2531-9779 FONT Srl - Via Siusi 20/a 20132 Milano Poste Italiane SpA Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in l. 27.02.2004 n. 46) Art. 1 Comma 1 - DCB Milano

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RETAIL

GRANDI SUPERFICI E BOTTEGHE ARTIGIANE

ARCHITETTURA E INTELLIGENZA

ARTIFICIALE

UNA RELAZIONE PERICOLOSA?

ELEMENTS UFFICI

MDU | GPA+PARTNERS | H&A | RGA | NEIL LEACH | VITTORIO GRASSI | RPC8 | 2050+ | L22 | ODB PARISOTTO+FORMENTON | MICHELA EKSTRÖM | MASSIMO RUSSO | EET | RETAIL DESIGN PIUARCH | GRANDI E COVINI | OMA | PROGETTO CMR | ROSSIPRODI | ALESSANDRO SERVALLI


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Vi presentiamo Pietra Kode: le pietre italiane di un tempo ricodificate da DEKTON per l’architettura di domani. VICENZA KODE

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ON TIME custom armchair

Project: New SDA Bocconi campus Rome, Italy

Architect: Il Prisma


Photo © Moreno Maggi

LAMM Srl Headquarters / Showroom Via Verdi 19/21 San Secondo P.se (PR) T. +39 0521 877511 | info@lamm.it lamm.it


72 SOMMARIO

REPORT

ioArch 108

26 La questione di genere IL PROGRESSIVO AUMENTO DELLE DONNE NELLA PROFESSIONE di Aldo Norsa

FOCUS 38 Le soluzioni per il comfort e la sicurezza | VIMAR 40 Sistema uni_therm in legno e alluminio | UNIFORM

DESIGNCAFÈ 10 India, dall’indipendenza a oggi | MAGAZZINO DELLE IDEE, TRIESTE

42 I water garden di Palazzo Buonaparte | FORME D’ACQUA

12 William Kentridge | PALAZZO BRANCIFORTE, PALERMO

44 Calcestruzzo innovativo per CityWave | HOLCIM

14 Pier Paolo Calzolari | VILLA PALOMA, PRINCIPATO DI MONACO 16 Martino Gamper | HAUS DER KUNST, MONACO DI BAVIERA 18 Alberto Meda | TRIENNALE, MILANO

WORK IN PROGRESS 46 Milano Bovisa | GASOMETRI, LA RIGENERAZIONE DELLA GOCCIA 48 Milano Città Studi | ODB, CAMPUS UMANISTICO DELLA STATALE

20 Alessandro Servalli | BORGOFRANCO, IVREA

50 Milano | PIUARCH, IVORY

22 Fabrizio Carola | LE STORIE DI LPP

52 Milano | GAS STUDIO, SEDE S2C

24 Massimo Russo | ALGORITMI DELLA BELLEZZA

54 Torino | OMA, MUSEO EGIZIO

96 Porcellane Ginori | POLDI PEZZOLI, MILANO

56 Torino | POLO DELLE ARTI, CAVALLERIZZA REALE

162 Edoardo Delille | GRUPPO DONATI

58 Udine | PROGETTO CMR, DIPARTIMENTO AREA MEDICA UNIVERSITÀ

148 Libri

60 Fidenza e Albaredo | VITTORIO GRASSI, FUTURA PER DUE SCUOLE 62 Caserta | ALVISI KIRIMOTO, PARCO LAUDATO SÌ 64 Livorno | ROSSIPRODI, NUOVO OSPEDALE

RETAIL 66

ROMA

La modernissima Rinascente di Piazza Fiume | 2050+

72 ROMA Hausmann & Co. L’atelier del tempo | GRANDI E COVINI 78

MILANO

Monocromatico e polimaterico | PARISOTTO+FORMENTON

82 CORTINA Nuove funzioni con il restauro del Moderno | RPC8

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86 TORINO ToDream, una città nella città | L22 92 LIVORNO La rigenerazione urbana inizia dal mare EET-COBOLLI GIGLI E MONICO, RETAIL DESIGN



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SOMMARIO

LPP - ARCHITETTI ITALIANI

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di Luigi Prestinenza Puglisi

118 Michela Ekström

ARCHIWORKS

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

124 Vignamaggio, intrecci di epoche, storie e vite | MDU ARCHITETTI

di Carlo Ezechieli

132 Rielaborazione materica | GPA + PARTNERS

97 L’architettura nell’era dell’AI 98 Intelligenza aliena. È il caso di andare nel panico? | NEIL LEACH 104 Wrong architecture illustrations | JEAN JACQUES BALZAC 108 Sezionare la Storia | MOHAMMAD QASIM IQBAL

144 I Mirador, piazze sospese sulla città | RGA STUDIO

ELEMENTS

112 Le architetture eteree | SHAIL PATEL 116

138 Da fabbrica del fare a fabbrica dell’ospitare | H&A ASSOCIATI

a cura di Elena Riolo

Tra avanguardia elettronica e diritto d’autore | BRIAN KELLY

149 Ambiente Ufficio

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In copertina Red Box in Yosemite immagine generata con strumenti di intelligenza artificiale. Courtesy Neil Leach.

Direttore editoriale Antonio Morlacchi

Contributi Jacopo Acciaro, Luisa Castiglioni Carlo Ezechieli, Roberto Malfatti Aldo Norsa, Luigi Prestinenza Puglisi Elena Riolo

Direttore responsabile Sonia Politi

Grafica e impaginazione Alice Ceccherini

Comitato di redazione Myriam De Cesco, Carlo Ezechieli Antonio Morlacchi, Sonia Politi

Marketing e Pubblicità Elena Riolo elenariolo@ioarch.it

Editore Font srl, via Siusi 20/a 20132 Milano T. 02 2847274 redazione@ioarch.it www.ioarch.it Fotolito e stampa Errestampa

Prezzo di copertina euro 9,00 arretrati euro 18,00 Abbonamenti (6 numeri) Italia euro 54,00 - Europa 98,00 Resto del mondo euro 164,00 abbonamenti@ioarch.it Pagamento online su www.ioarch.it o bonifico a Font Srl - Unicredit Banca IBAN IT 68H02 008 01642 00000 4685386

© Diritti di riproduzione riservati. La responsabilità degli articoli firmati è degli autori. Materiali inviati alla redazione salvo diversi accordi non verranno restituiti.

Reg. Tribunale di Milano n. 822 del 23/12/2004. Periodico iscritto al ROC-Registro degli Operatori della Comunicazione. Spedizione in abbonamento postale 45% D.L. 353/2003 (convertito in legge 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1 - DCB Milano ISSN 2531-9779



› DESIGNCAFÈ

INDIA, DALL’INDIPENDENZA A OGGI UNA MOSTRA A TRIESTE SU SETTANT’ANNI DI VITA E CONTRADDIZIONI DEL SUBCONTINENTE ASIATICO ATTRAVERSO LO SGUARDO DI 17 FOTOGRAFI INDIANI

Con più di 500 fotografie, video e installazioni la mostra India oggi. 17 fotografi dall’Indipendenza ai giorni nostri, presso il Magazzino delle Idee di Trieste fino al 18 febbraio 2024, raccoglie e presenta per la prima volta in Europa in un unico progetto espositivo settant’anni di fotografia indiana. Lo sguardo diretto di professionisti, affermati e emergenti ma tutti nativi dell’India, ci mette al riparo da tentativi di lettura e interpretazione del subcontinente mediati dalla cultura occidentale. Sono racconti visivi, esperienze, testimonianze e indagini che tracciano un percorso storico-sociale che muove dal 1947, anno dell’indipendenza, all’odierna affermazione fra le maggiori economie internazionali. Emancipata da esotismi sterotipali, scrive nel catalogo il curatore della mostra Filippo Maggia, oggi la fotografia indiana si occupa principalmente del forte impatto sull’ambiente e sulla popolazione del processo di tumultuosa [ 10 ]

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crescita economica e industriale che sta provocando gravi conseguenze sia sociali, quali questioni di genere, identità e religione, sia ambientali. I diciassette autori in mostra sono: Kanu Gandhi, nipote del Mahatma; Bhupendra Karia, docente, teorico e curatore, co-fondatore con Cornell Capa dell’International Center of Photography di New York; Pablo Bartholomew; Ketaki Sheth; Sheba Chhachhi, attivista del movimento femminista indiano; Raghu Rai, uno dei maestri della fotografia indiana e membro dell’agenzia Magnum; Sunil Gupta, Anita Khemka, Serena Chopra, Dileep Prakash, Vicky Roy, Amit Madheshiya, Senthil Kumaran Rajendran, Vinit Gupta, Ishan Tanka, Soumya Sankar Bose, Uzma Mohsin. Curata da Filippo Maggia, India oggi è prodotta e organizzata dall’Ente regionale per il patrimonio culturale del Friuli Venezia Giulia


Foto: Nicolò Panzeri | Progetto: Studio Melesi Lecco | Serramenti: Falegnameria Menaballi Srl


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William Kentridge Sister Fan, 2016. Bronzo e pittura a olio 33×51×31 cm (prestito Branciforte).

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LA SPERANZA CHE SI FA POESIA YOU WHOM I COULD NOT SAVE. WILLIAM KENTRIDGE A PALERMO FINO AL 12 GENNAIO

Al Monte dei Pegni di Santa Rosalia molte famiglie depositavano gli abiti buoni per ottenere il denaro necessario per la traversata dell’Atlantico. Emigravano con la speranza di una vita migliore o almeno possibile. La stessa speranza di coloro che oggi, tra la certezza della fame e l’incertezza del naufragio, attraversano il Mediterraneo, evocati dalle musiche e dal coro di sette voci dell’installazione video-sonora site specific You Whom I Could Not Save che William Kentridge ha realizzato a Palazzo Branciforte e che danno il titolo alla mostra ideata da Antonio Leone e curata da Giulia Ingarao e Alessandra Buccheri. Non c’è mai denuncia o indignazione nelle opere del poliedrico artista sudafricano ma soltanto la constatazione di come si muove il mondo, la consapevolezza storica e la profonda convinzione che per quanto male possano andare le cose c’è sempre una speranza perché senza la speranza l’umanità avrebbe smesso di esistere da un pezzo. Il riferimento al Monte dei Pegni non è casuale perché lo spazio fa pensare all’interno di una

barca di legno, e perché oltre all’installazione (a cui è affiancato il video Sybil, del 2020) e a sculture in bronzo e bronzo dipinto e una sequenza di arazzi, sono in mostra 16 disegni inediti realizzati da Kentridge sulle pagine di un antico libro contabile dove venivano registrati i beni ricevuti in pegno e le somme erogate: pagine palinsesto dove danzano figure tracciate a carboncino che, come in processione, rimandano all’effimero dell’esistere. Sagome ibride di memoria surrealista e collage di forme geometriche puntellate da volti ricorrenti nel lavoro dell’artista, protagonisti dell’incedere in un mondo dove la sfortuna scorre come in un fiume. Ma la necessità di sperare rimane e trova senso nella magia di immagini e suoni che l’artista compone e che invitano all’immersione in una profondità celeste che abbraccia tutti, anche se non tutti potrà salvare. You Whom I Could Not Save è organizzata da ruber.contemporanea e sostenuta da Fondazione Sicilia con il coordinamento di Sicily Art and Culture

In alto, arazzo della Porter Series: Carte de France Divisèe en 86 departements (Dancing Lady), 2006-2007. Disegnato da William Kentridge, tessuto da Marguerite Stephens Weaving Studio 250×350 cm. Sopra, William Kentridge ritratto da Norbert Miguletz.

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Dall’alto in senso orario: Tiara con cera e chiodi, 2006. Tempera al latte su tela, ferro, ago d’oro, lino, ostrica, cera, rame, tessuto, struttura motorizzata rotante, 290x 100x60 cm (©Pier Paolo Calzolari / Adagp, ph. Michele Alberto Sereni). Appunti Appunto, Performance 1978, Galleria Salvatore Ala (© Pier Paolo Calzolari / Adagp, ph. Paolo Mussat Sartor). Tolomeo, 1989 Rame, ferro, piombo, struttura ghiacciante, motore refrigerante, 93 x 500 x 200 (© Pier Paolo Calzolari / Adagp, Paris ph. White Cube (Ben Westoby).

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CASA IDEALE LO SCRITTO DI PIER PAOLO CALZOLARI DÀ IL TITOLO ALLA MOSTRA A MONACO E NE DESCRIVE LA DIMENSIONE A UN TEMPO INTIMA E SPERIMENTALE

Fino al 7 aprile 2024 i tre piani di Villa Paloma, sede del Nouveau Musée National de Monaco, sono occupati dalla retrospettiva dedicata a Pier Paolo Calzolari, con opere prodotte dalla fine degli anni Sessanta al 2014. Alla fine degli anni Sessanta il suo scritto ‘Casa Ideale’, tradotto poi in una serie di opere, divenne il manifesto ideale dell’Arte Povera. Noto per l’originalità formale della sua pratica multidisciplinare, fin dal 1972 l’artista bolognese (che oggi vive e lavora a Lisbona) si è costantemente confrontato con le grandi questioni sollevate dalla pittura contemporanea, scegliendo un approccio anticonvenzionale e

supporti diversi dalla classica tela. Oggetti e materiali organici e il coinvolgimento fisico delle persone hanno condotto Calzolari verso performance e ‘opere-installazioni’ come Lasciare il Posto (1970) o il celebre lettino-sindone Tolomeo (1989), Tiara con cera e chiodi (2006) e Performance Appunti Appunto (1978), esposte a Monaco insieme a opere di pittura monocromatica nelle quali un minimalismo contemporaneo si confonde con le scienze alchemiche medievali lasciando trasparire una poetica vicina all’esoterismo


D-Wave

Massima flessibilità nei progetti, anche quelli impossibili Con D-WAVE abbiamo realizzato il primo sistema illuminante flessibile su due assi. Abbiamo dato una possibilità all’impossibile. D-WAVE è la nuova frontiera dei segnapasso lineari per outdoor. Grazie alla estrema flessibilità del materiale composito completamente riciclabile, è possibile adattare il suo profilo a qualsiasi perimetro, anche il più complesso e sinuoso. I vani interni passanti su tutta la lunghezza permettono di inserire, ad esempio, i cablaggi e mantenerli protetti. Frontalmente è possibile inserire diverse sorgenti lineari flessibili come le nostre Rubber 2D, Rubber 3D, PU_C Plus e Silicone_C. Le sorgenti Rubber 3D consentono di sfruttare al massimo la doppia curvatura.


› DESIGNCAFÈ

SEDIAMOCI E PARLIAMO LE SEDIE DI MARTINO GAMPER ALLA HAUS DER KUNST DI MONACO DI BAVIERA

Fino al prossimo 1 aprile l’installazione Sitzung di Martino Gamper anima la Mittelhalle della Haus der Kunst di Monaco di Baviera. Libere di essere spostate per mano del pubblico e dello staff del museo secondo le regole stabilite dal designer altoatesino le sedie, che insieme al paesaggio luminoso definiscono una sorta di coreografia dello spazio che cambia ogni settimana, sono state prodotte in una varietà di processi – industriali e artigianali – e di materiali, e sebbene adatte alla funzione sono da considerare – nelle parole di Gamper – strumenti per esplorare il tema della seduta come oggetto scultoreo. Presentato per la prima volta a Londra nel 2007, questo progetto è composto da 100 sedie abbandonate che il designer ha recuperato, ridisegnato e trasformato in 100 giorni, con l’intento di trasformarne la natura o la maniera di [ 16 ]

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usarle. Ciò che colpisce è l’effetto sullo spazio nel quale l’installazione è collocata: l’ambiente monumentale disegnato da P. L. Troost nel 1937 diventa un luogo giocoso che stimola la fantasia e promuove il dialogo e la conversazione, in attesa che prenda il via il progetto di riqualificazione totale del museo presentato da David Chipperfield, vincitore di un concorso internazionale nell’ormai lontano 2013. Sitzung, illuminata da Occhio, è il risultato della collaborazione tra Martino Gamper e il team curatoriale della Haus der Kunst (Andrea Lissoni, Emma Enderby, Hanns Lennart Wiesner, Camille Latreille)

Martino Gamper (al centro) e viste dell’installazione. Foto ©Judith Buss.


vimar.com


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Particolare della mostra di Alberto Meda in Triennale. Foto. ©Gianluca Di Ioia.

Physix, studio degli angoli di movimento di seduta e schienale, 2011. A destra, Physix. Foto ©Marcus Gaab_ courtesy Vitra.

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Alberto Meda. Foto ©Miro Zagnoli.

ALBERTO MEDA TENSIONE E LEGGEREZZA FINO AL 7 GENNAIO UNA MOSTRA IN TRIENNALE MILANO RIPERCORRE LA CARRIERA DI UNO DEI MAESTRI DEL DESIGN INDUSTRIALE ITALIANO

Curata da Marco Sammicheli, la mostra in Triennale Milano che ripercorre gli oltre cinquant’anni di carriera di Alberto Meda presenta una selezione di prodotti, prototipi, disegni fotografie e schizzi inediti provenienti da aziende, prestatori e dall’archivio dello studio. Nell’allestimento di Riccardo Blumer, il percorso mette al centro il processo che, unendo il pensiero e la visione con la materia, la tecnica e la produzione ha dato vita a straordinari esiti tecnici, estetici e formali. Lo dimostrano gli oggetti e i progetti che costellano una carriera che prese avvio in Kartell, di cui Meda fu direttore tecnico dal 1973 al 1979, proseguita poi in una intensa attività indipendente che si

distingue per i sodalizi con alcune delle principali aziende del design, da Luceplan a Vitra, da Alias a Caimi Brevetti. Le polarità della tensione strutturale come forza fisica e della leggerezza come atteggiamento alla riduzione, da cui prende il nome la mostra, determinano il recinto concettuale in cui si articola e si sviluppa la ricerca compositiva dell’ingegnere e designer e di conseguenza dell’esposizione, che affronta alcune delle caratteristiche compositive e metodologiche del lavoro di Meda come la costante ricerca di leggerezza, visiva e costruttiva, l’attenzione all’integrazione delle funzioni, la tecnologia concepita come fonte di suggestioni e soluzioni.

Vengono analizzati anche l’impiego della luce come componente immateriale e il concetto di comfort, sviluppato in molteplici sedute, per dare vita a oggetti dall’immagine semplice e unitaria, evitando stravaganze formali in favore di una speciale attenzione verso l’efficacia delle relazioni tra le diverse componenti degli oggetti e tra gli oggetti e coloro che li utilizzano. Alias, Azimut Holding, Caimi Brevetti, Pharmathek, Th.Kohl, Tubes Radiatori, Zucchetti Rubinetteria e il technical partner Foscarini affiancano i partner istituzionali di Triennale nel sostegno alla mostra


› DESIGNCAFÈ

LA POESIA DELLE PICCOLE COSE LO SPAZIO ESTERNO DI UN’ABITAZIONE RURALE SI TRASFORMA IN UNA STANZA A CIELO APERTO. PROGETTO DI ALESSANDRO SERVALLI

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La soglia è definita dal cerchio in ferro di un vecchio tino dove un tempo fermentava il vino: appesa al centro, la lampada illumina il piccolo giardino di un’abitazione rurale a Borgofranco d’Ivrea che Alessandro Servalli (laurea in architettura nel 2019, studio a Gaby, in Val d’Aosta) ha trasformato in un luogo dove riunirsi nella bella stagione e mangiare all’aperto. In delicato equilibrio tra elementi recuperati e di nuova realizzazione, il ferro ossidato forma anche la sottile cornice – su cui il gelsomino officinalis è libero di arrampicarsi – che inquadra il bancone in ferro con il lavabo in pietra.

Il piano è un gioco di materiali: pochi millimetri di resina epossidica, sabbia di quarzo e cocciopesto rivestono un cassero a perdere poggiato su gambe di ferro. Dall’altro lato, davanti alla piccola scala che conduce alla stanza a cielo aperto, una vasca, rinnovata e ricollocata. I rubinetti sono semplici tubi di ferro curvati. L’insieme dà vita a un ambiente calmo e sereno, dove entrare in silenzio calpestando il tappeto erboso che della stanza costituisce il pavimento



le storie di lpp Fabrizio Carola ritratto da Roberto Malfatti e, a destra, le volte nubiane del suo ospedale in Mauritania.

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FABRIZIO CAROLA

un gigante sconosciuto che ha costruito soprattutto in Africa di Luigi Prestinenza Puglisi Illustrazioni di Roberto Malfatti

Fabrizio Carola, nato nel 1931 e scomparso a inizio 2019, è stato un architetto atipico. Ha lavorato al di fuori dei confini nazionali e particolarmente in Africa, dove ha utilizzato tecnologie povere e sostenibili. E così, nonostante abbia vinto nel 1995 l’Aga Kahn Award, il premio Nobel per chi costruisce nei paesi in via di sviluppo, ha avuto scarso risalto sulle nostre riviste di architettura. «A me – dirà più volte – l’architettura interessa farla, non parlarne». Provocando più di una delusione a tutti coloro che credono che per fare buoni edifici, occorra appoggiarli su sofisticate teorie della forma. I libri scritti da Carola parlano della vita più che delle costruzioni. Perché è solo recuperando l’esistenza, nelle sue intime motivazioni e nelle sue ragioni, che si può costruire decentemente.

Carola la vita l’ha vissuta. Erede di una delle famiglie più facoltose di Napoli, con avi architetti e ingegneri (la madre aveva, però, scritto un best seller di ricette di cucina), a diciotto anni decide di vendere la Vespa e andare a studiare a Bruxelles dove si laurea nel 1956, e di rimanere all’estero per scappare dal servizio militare. Seguono una laurea all’università di Napoli e, a partire dal 1972, numerosi viaggi in Africa. Ha una vita sentimentale movimentata. A consuntivo: quattro matrimoni e cinque figli. «Mio padre – dirà in una intervista – mi rimproverava perché a quaranta anni non mi ero ancora fatto una posizione. Io volevo una vita vera e l’ho avuta». I lavori in gran parte sono stati eseguiti in Africa, con persone che hanno libertà concettuale e non subiscono impedimenti normativi. In Italia, per alcune cupole sperimentali di piccole dimensioni


› LE STORIE DI LPP

in tufo, realizzate oltretutto con i prescritti nulla osta, è stato processato per abusivismo e prosciolto solo per decorrenza dei termini. Potrebbe sembrare un avventuriero che si muove anche oltre le regole. In realtà, è stato un personaggio normale, a partire dal modo di comportarsi e dal vestire, e particolarmente assennato. Non c’è progetto da lui eseguito, e ne ha realizzati di molto innovativi, che non risponda puntualmente alle prescrizioni della logica e della razionalità. Il metodo è semplice: fare tabula rasa, cercando di dimenticare i preconcetti accumulati con le esperienze precedenti, e dare ad ogni problema la risposta più ragionevole ed economica. In Africa le tecnologie migliori usano la terra cruda o il laterizio ed evitano legno e ferro, materiali costosi da reperire e difficili da utilizzare. Da qui l’uso di cupole e geometrie curvilinee, spe-

rimentate in tutte le loro conformazioni. Nell’ospedale in Mauritania la disposizione di pianta permette al personale medico di raggiungere le camere attraverso un corridoio e, nello stesso tempo, a ogni stanza di accedere a uno spazio all’aperto nel quale possono accamparsi i familiari del degente e assisterlo. Le curve, oltre ad

essere le forme più vicine alla natura e a ricordare la civiltà mediterranea, che ha fatto grande uso di archi e volte, soddisfano maggiormente la sensibilità perché sono più morbide e sensuali. Vi è, oltre il rigore del metodo, una serie di motivazioni che lo trascendono. Se l’architettura migliore è senza architetti, il compito del progettista è insegnarla, per dare a tutti la possibilità di praticarla. Carola riprende da Hassan Fathy, che lo aveva a sua volta appreso dalla cultura numbiana, l’uso del compasso ligneo. Un utensile molto semplice che aiuta il più sprovveduto dei muratori a realizzare archi e volte senza commettere errori. L’importante non è la bellezza ma fare e insegnare a fare le cose giuste. Oggi, in una società che predica l’ecologia ma solo per nascondere i difetti della società industriale, Carola è un piccolo gigante con il quale ancora fare i conti


› DESIGNCAFÈ

ALGORITMI DELLA BELLEZZA MASSIMO RUSSO, ARCHITETTO CON INTERESSI IN AMBITO MATEMATICO, FILOSOFICO, ANTROPOLOGICO, PRATICA UNA PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA PARAMETRICA E IN VENT’ANNI HA COSTRUITO UNA PERSONALE BIBLIOTECA DI ALGORITMI COME ELEMENTI ESTETICI. OGGI STA IMPLEMENTANDO INTERAZIONI CON L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE (AI) PER ESPLORARE NUOVI SCENARI CREATIVI

di Antonio Morlacchi

Massimo, come definisci brevemente l’architettura parametrica?

È pensiero computazionale, ovvero un approccio matematico all’architettura e al design. Puoi svilupparla utilizzando software subdivision di modellazione esplicita, per esempio Modo o Maya di Autodesk, oppure applicando algoritmi sviluppati in precedenza. Personalmente procedo scegliendo dal mio archivio algoritmi che avevo creato, magari per altri progetti su altre scale, o raccolti in rete, perché il bello è che si tratta quasi sempre di stringhe open source.

Qual è il nesso tra la progettazione parametrica e l’AI? [ 24 ]

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Quasi nessuno, a parte l’approccio matematico e il fatto che entrambi seguono comunque una logica algoritmica. Ma mentre un algoritmo consente di aggiungere e di modellare un elemento estetico del progetto, l’AI amplia infinitamente le possibilità creative. Trovo incredibile che un semplice prompt testuale generi risposte grafiche che stimolano il pensiero associativo, secondo me ben più importante del pensiero razionale nel processo creativo. Ad esempio, se poni una domanda legata all’architettura, puoi applicare le risposte che ricevi dall’AI ad altri oggetti, a scale diverse. Sulla mia pagina instagram (@massimorussoarchitetture) puoi vedere degli esempi.

Ti riferisci alla seduta in marmo che hai presentato a Marmomac?

No, Coral Sitting è disegno parametrico. È un’altra ragione del mio interesse per il pensiero computazionale: la possibilità di dare vita a un’opera in marmo inviando con una semplice email il codice di ciò che avevo in mente a una macchina a controllo numerico che opera a centinaia di chilometri di distanza è straordinaria. Ormai pratico la progettazione parametrica da diversi anni, mentre l’AI è uno strumento nuovo che sto ancora esplorando. Piuttosto la borsa il cui design deriva da un progetto di architettura. Come ti dicevo, ciò

che trovo più interessante dell’AI sono gli scenari creativi che dischiude, e con essi il pensiero associativo. È come contemplare una nuvola in cielo e il momento dopo immaginarla come base di una nuova architettura.

Ma quali sono poi le possibilità di trasferire nel mondo reale quello che hai immaginato? Come affronti i diversi aspetti pratici, statici e impiantistici della costruzione? Qualche tempo fa ho sviluppato con l’IA un padiglione in vetro e acciaio che presto verrà costruito. Non sarà ambientato sull’acqua come aveva immaginato MidJourney [nel render sopra] ma affacciato su un bosco a Monteverde, in provincia di Avellino. Sarà un padiglione privo di barriere architettoniche al cui interno i visitatori potranno sperimentare l’Intelligenza Artificiale tramite speciali interfacce a comandi vocali pensate per persone con disabilità.

Ma a quel punto di chi saranno i diritti d’autore, tuoi o di MidJourney?

Senza dubbio miei, l’AI è stata l’ispirazione ma il progetto è del mio studio. Tuttavia la tua domanda solleva solo una delle questioni che insieme ad altre – in che misura la mia creatività viene condizionata dall’AI? Le risposte che ottengo sono statiche o dinamiche? – spiegano perché in questo momento il mio approccio all’AI è di carattere sperimentale


credit: Andrea Piovesan

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› REPORT | LA QUESTIONE DI GENERE

La questione di genere

Aldo Norsa Già professore ordinario di tecnologia all’università Iuav di Venezia, associato al Politecnico di Milano, incaricato all’università di Firenze, a contratto all’università di Chieti e ricercatore all’università di Montréal, Aldo Norsa, master all’università di Princeton, è direttore scientifico della società di ricerca e consulenza Guamari di Milano, che anima l’annuale conferenza Tall Buildings e cura i Report on the Italian Architecture, Engineering and Construction Industry e il Rapporto Classifiche - le Prime 60 Imprese dell’Edilizia Privata. www.guamari.it [ 26 ]

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Il progressivo aumento delle donne nella professione

La questione di genere nella professione dell’architetto vede un progressivo aumento (almeno numerico) delle donne rispetto agli uomini tra i soggetti censiti nel documento redatto ogni due anni dall’Architects’ Council of Europe intitolato The Architectural Profession in Europe. Per quanto riguarda l’Italia, nel 2022 (ultimi dati disponibili) risulta una composizione del campione di 151mila architetti per la prima volta a prevalenza femminile, con il 56 per cento. Ma – antico problema – esse guadagnano in media il 17 per cento meno degli uomini: uno squilibrio economico che si pone in termini del tutto analoghi nell’Europa nel suo insieme (Regno Unito incluso) dove peraltro le donne rappresentano il 46 per cento di un totale di 620 mila architetti. Malgrado questo scompenso i ruoli significativi riservati alle donne, perlomeno laddove la professione è esercitata in forma societaria, sono in continua crescita. In questo articolo si intervistano cinque laureate in architettura e una in ingegneria che hanno conquistato posizioni di responsabilità in sei società di progettazione (una delle quali, Politecnica, di ingegneria); esse spiegano come la parità di genere è sempre meglio risolta e quali soddisfazioni hanno nel tempo ottenuto svolgendo ruoli di crescente responsabilità che non hanno nulla da invidiare a quelli dei colleghi maschi. Le sei interviste che seguono sono rivolte a laureate che hanno ruoli apicali ma … non sono socie fondatrici (dall’inizio) e/o titolari delle società stesse. Si tratta di: • Daniela Baldo, architetto, founding partner di Studio Marco Piva • Sara Busnelli, architetto, partner di Acpv Architects Antonio Citterio Patricia Viel • Camilla Calviello, architetto, direttore tecnico in Abdr Architetti Associati • Giulia Carravieri, architetto, head of International business development, Ati Project • Beatrice Gentili, architetto, head of Italian business development di Politecnica • Martina Martino, ingegnere, Ceo di Mca Mario Cucinella Architects

Peraltro tra le prime cento società di architettura nella classifica elaborata dalla società Guamari questo è l’elenco, in ordine decrescente di fatturato 2022, delle 18 che hanno una fondatrice/titolare (quasi sempre in abbinamento con colleghi maschi) laureata in architettura, raramente in ingegneria: Lombardini22 (Elda Bianchi), Acpv Architects (Patricia Viel), Starching (Maria Paola Pontarollo), Progetto Cmr (Antonella Mantica), Archea Associati (Laura Andreini), Tekne (Laura Rusconi Clerici), Fuksas Architecture (Doriana O. Mandrelli), Patricia Urquiola, Piuarch (Monica Tricario), Archilinea (Monica Rivi), Metis Lighting (Marinella Patetta), Fortebis (Edith Forte), Giò Forma (Cristiana Picco), Peregalli Sartori (Laura Sartori Rimini), Cairepro (Letizia Gilardi), Studio Marco Piva (Sarah Gabaglio), Coima Image (Alida Forte Catella), Pier Currà Architettura (Priya Baldazzi). Inoltre, l’unica primaria società di ingegneria interpellata (tramite chi guida il suo dipartimento di architettura, l’architetto Beatrice Gentili) è presieduta dall’ingegnere Francesca Federzoni.

3 DOMANDE per 6 architetti 1 La questione della parità di genere è stata rilevante nella sua carriera? Se sì, come l’ha affrontata? 2 Quali sono i progetti/incarichi che le stanno dando maggiori soddisfazioni e nei quali sente di esprimere al meglio le sue potenzialità? 3 Come attrezzarsi per rispondere al meglio alle minacce e alle opportunità presenti nel mercato della progettazione?


› REPORT | LA QUESTIONE DI GENERE

Daniela Baldo Founding partner, Studio Marco Piva

In alto, Studio Marco Piva, progetto di interior design del complesso ricettivo a Reykjavík (in corso).

1 _ Nella mia esperienza, in alcuni Paesi essere donna rappresenta persino un vantaggio, specialmente in Medio Oriente dove le scelte relative alle abitazioni private sono spesso guidate dalle donne. In quanto professioniste siamo sempre più riconosciute anche in cantiere ma ci sono ancora sfide significative per quanto riguarda la rappresentanza femminile in generale ai livelli manageriali. Infatti nelle conferenze e riunioni con clienti internazionali a cui ho partecipato spesso sono stata l’unica donna presente. Nel nostro studio vi sono collaboratori di 17 nazionalità tra cui alcuni provenienti da Paesi in cui la libertà di esercitare la professione è limitata. Le donne costituiscono la maggioranza del nostro team e non esiste alcuna disparità salariale tra i generi. 2 _ Ho avuto l’opportunità di lavorare su numerosi progetti in tutti i continenti affrontando sfide affascinanti e complesse. Una di queste, attualmente in corso, è rappresentata dal progetto di

un esclusivo complesso ricettivo, integrato in modo sostenibile nell’ambiente circostante, che sorgerà su un’isola a 75 km da Reykjavik. 3 _ Nella progettazione le principali minacce includono eventi imprevisti che possono interrompere i progetti o chiudere l’accesso ai mercati, come pandemie, conflitti, catastrofi naturali, crisi economiche. Per mitigare questi rischi la geodiversificazione è efficace ma necessita una profonda comprensione della cultura al di là degli stereotipi. Ad esempio, in Asia, la comunicazione è spesso implicita richiedendo la capacità di leggere tra le righe. La diversificazione non si limita alla geografia ma coinvolge anche la varietà di servizi offerti, che non solo ampliano le opportunità di mercato ma favoriscono una sinergia creativa tra le varie scale di progetto.

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Abdr Architetti Associati, masterplan per la rigenerazione urbana dell’area Tiburtina-Pietralata, Roma, 2021 (immagine ©Abdr).

Camilla Calviello Direttore tecnico, ABDR Architetti Associati 3 DOMANDE per 6 architetti 1 La questione della parità di genere è stata rilevante nella sua carriera? Se sì, come l’ha affrontata? 2 Quali sono i progetti/incarichi che le stanno dando maggiori soddisfazioni e nei quali sente di esprimere al meglio le sue potenzialità? 3 Come attrezzarsi per rispondere al meglio alle minacce e alle opportunità presenti nel mercato della progettazione?

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1 _ Lo studio Abdr (Arlotti, Beccu, Desideri, Raimondo) Architetti Associati, dove lavoro da più di 20 anni, ovvero da quando sono abilitata alla professione di architetto, è un ambiente estremamente inclusivo nel quale ogni stereotipo di genere, e qualsiasi altra forma di discriminazione, è naturalmente non presente. Così come me, tutte le colleghe donna – che sono in maggioranza rispetto agli uomini e rivestono numerosi ruoli apicali – possono esprimere al meglio le proprie competenze e, anche in virtù dei propri meriti, vengono valorizzate. 2 _ Nel ruolo di direttore dell’area tecnica (che ricopro dal 2011), seguo tutti i progetti e le iniziative della società comprese le gare e i concorsi di progettazione. Senza dubbio in questo momento una delle sfide più intense e appaganti è rappresentata dai numerosissimi appalti integrati che ci siamo aggiudicati nell’ambito del Pnrr; dapprima con la preparazione delle gare e ora con la gestione delle commesse e la contempo-

ranea attivazione di molte squadre di lavoro. 3 _ Sicuramente la riaffermazione dell’appalto integrato, tra gli strumenti principali per la realizzazione del Pnrr, rappresenta un’opportunità per il mercato della progettazione. Per sfruttare al meglio tale formula contrattuale è fondamentale implementare l’utilizzo del Bim (che è oltretutto obbligatorio in tutti i progetti finanziati dal Pnrr stesso).



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Mca-Mario Cucinella Architects, museo d’Arte Fondazione Luigi Rovati. Foto ©Duccio Malagamba.

Martina Martino Ceo, Mario Cucinella Architects

3 DOMANDE per 6 architetti 1 La questione della parità di genere è stata rilevante nella sua carriera? Se sì, come l’ha affrontata? 2 Quali sono i progetti/incarichi che le stanno dando maggiori soddisfazioni e nei quali sente di esprimere al meglio le sue potenzialità? 3 Come attrezzarsi per rispondere al meglio alle minacce e alle opportunità presenti nel mercato della progettazione? [ 30 ]

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1 _ Sempre più spesso ho il piacere di confrontarmi con professioniste che stimo e che sono fonte di ispirazione per giovani donne che professionalmente si avvicinano al settore. Nella mia esperienza affrontare le sfide con perseveranza, passione e continua voglia di miglioramento ha contribuito a raggiungere competenze riconosciute, indipendentemente dalle questioni di genere. 2 _ Il mio bagaglio professionale si è sviluppato in aziende internazionali strutturate in cui ho affrontato la gestione di progetti complessi e team particolarmente articolati sia nel ruolo di cliente che in quello di service provider. Infine nell’esperienza che precede il mio mandato in Mca ho avviato la filiale italiana di una multinazionale americana che opera nel settore del project & construction management. Credo che queste esperienze rappresentino il maggior valore aggiunto che porto ogni giorno nella gestione di uno studio come il nostro, in cui da sempre la

ricerca e la tecnica si mescolano sapientemente alla creatività. 3 _ In un periodo storico particolarmente complesso come quello che stiamo vivendo le opportunità e le minacce che i progettisti devono affrontare sono due aspetti del medesimo progetto. Fortunatamente vedo una sempre maggiore sensibilità da parte dei committenti alla generazione di valore aggiunto per la comunità, con una visione olistica del progetto e un’attenzione particolare alle mille sfaccettature dell’area in cui verrà realizzato. Probabilmente oggi gli aspetti che richiedono particolare attenzione attengono all’incremento dei costi delle materie prime e, nel caso dei concorsi pubblici, a una maggiore difficoltà a generare il bello per la continua rincorsa al ribasso che rischia di impoverire i progetti nei contenuti.


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Acpv Architects, dettaglio di facciata del complesso residenziale ‘Salaino 10’ a Milano, 2011. Foto courtesy Acpv.

Sara Busnelli Partner, ACPV Architects 3 DOMANDE per 6 architetti 1 La questione della parità di genere è stata rilevante nella sua carriera? Se sì, come l’ha affrontata? 2 Quali sono i progetti/incarichi che le stanno dando maggiori soddisfazioni e nei quali sente di esprimere al meglio le sue potenzialità? 3 Come attrezzarsi per rispondere al meglio alle minacce e alle opportunità presenti nel mercato della progettazione?

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1 _ La figura dell’architetto, sia uomo o donna, ha le radici nel periodo della formazione e si plasma sulle esperienze lavorative. Nel mio caso queste sono avvenute in contesti geografici e culturali molto diversi alimentando una visione della professione nella quale si mescolano competenze umanistiche, tecniche e sociali. Per me queste qualifiche e il progetto, con le sue storie e i suoi contesti, sono sempre stati al centro della discussione, permettendomi di risolvere ogni eventuale questione di parità di genere. 2 _ Essere referente di Acpv Tech, il nostro dipartimento che porta avanti una ricerca continua nella progettazione e nel metodo, mi regala un senso di pienezza professionale, mai pago, che mi proietta verso le sfide future. Le soddisfazioni arrivano quando questo lavoro di squadra trova compimento nelle architetture che prendono vita e, solo grazie alle persone che abitano i nostri progetti, ritrova un senso il nostro essere curatori dell’ecosistema urbano.

3 _ Il mondo della progettazione necessita, soprattutto in Italia, di riconoscere all’architetto un ruolo centrale nella costruzione della società di domani. Occorre che vi siano standard elevati e che operino società competenti con incarichi chiave in team multidisciplinari. Un vero dibattito sui temi pertinenti alla progettazione può avvenire solo combattendo una normalizzazione verso il basso della qualità dei servizi e promuovendo azioni che portino valore reale alla comunità, all’ambiente e al patrimonio costruito.


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Politecnica, restauro e trasformazione dell’ex fonderia di Follonica, facciata su via Roma. Foto courtesy Politecnica.

Beatrice Gentili Head of Italian business development, Politecnica 3 DOMANDE per 6 architetti 1 La questione della parità di genere è stata rilevante nella sua carriera? Se sì, come l’ha affrontata? 2 Quali sono i progetti/incarichi che le stanno dando maggiori soddisfazioni e nei quali sente di esprimere al meglio le sue potenzialità? 3 Come attrezzarsi per rispondere al meglio alle minacce e alle opportunità presenti nel mercato della progettazione?

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1 _ Nel passaggio dalla libera professione a una società di ingegneria ho apprezzato l’approccio egualitario di Politecnica, dove non ho mai avuto esperienza di trattamenti non inclusivi o penalizzanti per le donne. L’ambiente si è evoluto negli anni per un approccio multigenerazionale che ha permesso ai giovani, più immuni da preconcetti o pregiudizi, di contribuire a migliorare il clima già buono di accettazione della diversità. Invece l’ambiente più generale, ovvero il contesto lavorativo della filiera delle costruzioni, è più duro e ancora condizionato da stereotipi. 2 _ Con Politecnica ho avuto la fortuna di mettermi alla prova in ruoli diversi: come progettista architettonica, project manager, responsabile del settore architettura e infine direttore commerciale. Credo che la curiosità di andare verso sfere professionali inesplorate, senza paura, con determinazione ed entusiasmo abbia contribuito ad alimentare la mia passione per portare Politecnica alla conquista di nuovi mercati, nuovi

clienti, nuovi orizzonti professionali. La soddisfazione più recente è il campus della salute di Pavia, sfida condotta in prima linea dalla gara al progetto, un luogo restituito alla città, proiettato al futuro per la ricerca e lo studio delle nuove generazioni. 3 _ Attualmente l’Italia vive un momento di straordinaria domanda di progettazione e le opportunità per crescere sono a mio giudizio senza precedenti; la vera sfida sarà però riuscire a sfruttare questo momento per rafforzarsi sui mercati esteri e nel privato. La diversificazione diventa necessaria anche per garantire un futuro a tutti i talenti che oggi abbiamo la fortuna di attirare e che devono poter contare sulla serietà e la lungimiranza della nostra società per garantirsi un futuro e non essere costretti a espatriare.



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ATI Project, Toscana Resort Castelfalfi, Montaione, riqualificazione in corso. Immagine courtesy ATI Project.

Giulia Carravieri Head of international business development, ATI Project

3 DOMANDE per 6 architetti 1 La questione della parità di genere è stata rilevante nella sua carriera? Se sì, come l’ha affrontata? 2 Quali sono i progetti/incarichi che le stanno dando maggiori soddisfazioni e nei quali sente di esprimere al meglio le sue potenzialità? 3 Come attrezzarsi per rispondere al meglio alle minacce e alle opportunità presenti nel mercato della progettazione? [ 36 ]

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1 _ Ho visto la situazione delle donne cambiare nei venti anni trascorsi da quando sono entrata nel mondo AEC (Archiecture, Engineering, Construction). Un tempo nelle riunioni ce n’erano al massimo una o due e raramente prendevano la parola. Oggi invece mi capita spesso di partecipare o assistere a incontri in cui le donne non solo sono la maggioranza ma esprimono opinioni, indirizzano processi e assumono decisioni economiche. 2 _ Ho avuto una mentore importante, Amanda Boyle, un’imprenditrice scozzese mia insegnante all’Mba ad Aberdeen, che si è saputa reinventare diverse volte nella sua vita. In quel momento ho capito che anche quando non si ha potere esplicito, in realtà c’è sempre spazio per far sì che i modelli proposti siano più inclusivi. Sono curiosa delle persone e i progetti che più mi danno soddisfazione sono quelli in cui, prima ancora di firmare un contratto, si è stabilito, con il cliente e con gli altri stakeholder, un rapporto

umano autentico. Inoltre ATI Project dà il meglio di sé su progetti integrati in cui copriamo internamente più discipline: è una modalità che ha grandi vantaggi e un altissimo potenziale, quindi ci credo (e ci crediamo) molto. 3 _ Trovo che il tasso di innovazione e la capacità di abbracciare la tecnologia siano la chiave che permetterà nei prossimi anni alle società di progettazione di accelerare e staccare i concorrenti. È per questo che abbiamo integrato nella nostra pratica l’intelligenza artificiale, il machine learning e il processo di generazione e gestione di grandi quantità di dati prodotti e raccolti internamente: sarà ciò che renderà alcuni studi in grado di rispondere alle sfide del futuro e altri meno.



› FOCUS Sono molteplici le soluzioni di Vimar utilizzate per rendere confortevole ed efficiente il ristorante Ca’ Apollonio Heritage: il sistema di building automation, videosorveglianza, la serie civile di placche e i comandi elettronici.

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› FOCUS

Le soluzioni Vimar per il comfort e la sicurezza di Ca’ Apollonio Heritage Si trova ai piedi del Monte Grappa a Romano D’Ezzelino (Vicenza) l’edificio del Cinquecento che oggi ospita il ristorante Ca’ Apollonio Heritage. Nel 2015 la nuova proprietà ha ridato vita alla struttura con un progetto di recupero con grande rispetto della sua tradizione e della sua architettura originaria. Un luogo come Ca’ Apollonio, dove al centro è il benessere dell’ospite, richiede la massima efficacia e funzionalità per parametri come la climatizzazione e la gestione delle luci con la creazione di scenari specifici: proprio per questo è stato scelto il sistema di building

automation su protocollo KNX Well-contact Plus di Vimar, che permette di controllare da computer tutte le funzioni e le automazioni. La reception diventa così la cabina di regia per garantire il massimo comfort e benessere degli ospiti. Sono numerose le soluzioni di Vimar installate nel ristorante. La serie civile scelta è Eikon Exé, con placca grigio antracite, che si inserisce perfettamente nell’ambiente: i toni scuri delle placche che incorniciano prese, termostati, pulsanti e sensori si armonizzano con quelli neutri delle pareti e dell’arredamento.

I comandi Eikon Tactil, presenti all’esterno degli ascensori, donano un ulteriore tocco di eleganza, con la loro finitura in vetro nero su pareti dello stesso colore. Non solo il comfort, ma anche la sicurezza è un aspetto di fondamentale importanza a Ca’ Apollonio, come dimostra la presenza del sistema di videosorveglianza con telecamere Elvox Tvcc installate all’esterno della struttura. www.vimar.com

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› FOCUS La struttura lignea dei serramenti migliora il livello di comfort termico dell’edificio.

Sistema uni_therm in legno e alluminio di Uniform per una facciata continua Lo studio Archingegno ha progettato e realizzato a Verona il nuovo headquarter di Cromsource, multinazionale che lavora nella ricerca clinica e farmaceutica. La sede integra il rifacimento fedele di un edificio storico, senza nascondere né mimetizzare l’innesto e la connessione con il nuovo. Il progetto è stato realizzato utilizzando le migliori soluzioni architettoniche e prestazionali sia per i materiali sia per gli impianti, per rendere l’edificio energeticamente efficiente attraverso il certificato di sostenibilità ambientale protocollo Itaca. La facciata-ponte è l’elemento protagonista del progetto per la capacità di equilibrare formalmente le due anime dell’edificio, il cui rigore è interrotto soltanto da un volume leggermente aggettante e asimmetrico, posto in corrispondenza delle sale riunioni ai piani primo e secondo. Per la vetrata continua, caratterizzata da montanti in legno lamellare, rivestiti esternamente in lamiera metallica, è stato utilizzato il siste[ 40 ]

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ma uni_therm di Uniform in grado di soddisfare le prestazioni necessarie e le esigenze formali di massima trasparenza. Il sistema uni_therm è composto da una struttura portante in rovere lamellare con taglio termico in pvc e finiture esterne in alluminio. Gli elementi in alluminio installati verso l’esterno offrono una maggiore resistenza agli agenti atmosferici mentre la parte in legno rivolta verso l’interno aumenta il comfort termico e rende gradevole l’ambiente. www.uniform.it

Località Verona Progetto Headquarter Cromsource Committente Cromsource Progettisti Archingegno Fotografo Maurizio Marcato Sistema Uniform utilizzato uni_therm



› FOCUS

Forme d’Acqua, natura e architettura per i water garden di Palazzo Buonaparte A Milano, in Foro Buonaparte, sono stati recentemente restaurati due stabili d’epoca, Foro 54 e 56, con un accurato intervento di M2P Associati, che hanno lavorato nel rispetto dello stile architettonico e delle finiture originali. In ognuno dei due cortili si trova una fontana per piante acquatiche che accoglie alcuni esemplari di ninfea Mangkala Ubol. Progettate e realizzate da Forme d’Acqua Venice Fountains, che ha curato la progettazione e la realizzazione delle parti Mep, i water garden a filo pavimento sono rivestiti con lo stesso materiale della pavimentazione delle corti e gli skimmer in acciaio sono stati verniciati nella stessa tonalità del rivestimento. Per garantire un’acqua sempre limpida e cristallina è stata adottata la tecnologia avanzata: ogni vasca è dotata di un impianto di filtrazione biologica, basato sul sistema FiltoClear di Oase, che opera per purificare e arricchire na[ 42 ]

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turalmente l’acqua. Questo processo coinvolge una combinazione di tre diversi tipi di filtri: una pompa per la movimentazione dell’acqua, un chiarificatore Uvc e uno skimmer. Gli elementi filtranti in espanso agiscono meccanicamente per intrappolare le particelle di sporco, fornendo un supporto ideale per la crescita di batteri benefici che decompongono biologicamente gli agenti inquinanti. L’illuminazione è data da quattro spot Led White 3000° posizionati lungo la parete superiore del bordo, così da illuminarle in modo uniforme e suggestivo. Le fontane sono monitorabili tramite My Fountain, l’app ideata e realizzata da Forme d’Acqua per la gestione e il controllo da remoto tramite device elettronici. www.formedacqua.com


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› FOCUS

Il calcestruzzo innovativo di Holcim per il cantiere di CityWave AVVIATO IL CANTIERE DI CITYWAVE, CHE CON LA GRANDE ONDA ESTESA TRA DUE TORRI PER UFFICI DIVENTERÀ IL NUOVO LANDMARK DELL’INGRESSO NORD-OVEST DI MILANO. PROGETTO DI BIG BJARKE INGELS, COSTRUZIONE COLOMBO COSTRUZIONI E CMB

In alto, render di CityWave, il nuovo complesso per uffici di Citylife caratterizzato da una vela lunga 200 metri che collega i due edifici (courtesy BIG).

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Anziché competere con le tre torri di Citylife, il nuovo edificio di CityWave le incornicia senza superarle in altezza. Il progetto di BigBjarke Ingels Group distribuisce in due torri, rispettivamente di 21 e 11 piani fuori terra, i 63mila metri quadrati di superficie lorda destinata prevalentemente a uffici. Ciò che più lo caratterizza sarà poi l’imponente copertura a catenaria – lunga 200 metri – che li collega: un nuovo spazio pubblico verde coperto e, al di sopra della vela, uno dei più estesi parchi urbani fotovoltaici d’Europa, che con una superficie di circa 11.000 mq e una potenza installata che sfiora i 2 MW sarà in grado di fornire energia elettrica per circa 1.200 MWh/anno. Il parco fotovoltaico fa parte di una strategia progettuale e costruttiva – geotermia per la climatizzazione, raccolta e riuso delle acque meteoriche, abbondante presenza di verde sia sotto il loggiato coperto sia sulle balconate dei due edifici – che mira non solo all’impatto zero ma a fornire addirittura un contributo positivo all’ambiente. Strategia premiata con la pre-certificazione Leed Core and Shell v4 Platinum e che comprende anche l’uso dell’inno-

vativo calcestruzzo a ridotte emissioni di CO2 EcoPact di Holcim Italia. 20mila i metri cubi di EcoPact finora forniti per le fondazioni dei building di CityWave, spiega l’amministratore delegato di Holcim Aggregati Calcestruzzi Calogero Santamaria, che si dichiara «orgoglioso di far parte di questo grande progetto che ci vede di nuovo protagonisti della fornitura di calcestruzzi altamente performanti consentendoci di lavorare fianco a fianco con importanti attori del mercato come Cmb e Colombo Costruzioni» con i quali Holcim Italia collabora da anni. Il calcestruzzo EcoPact è prodotto con il cemento a basso calore di idratazione e resistenza ai solfati EcoPlanet Prime, che rispetto al normale cemento Portland genera la metà delle emissioni di CO2: un minore impatto clima-alterante ottenuto riducendo il contenuto di clincker, in parte sostituito con pozzolana naturale calcinata; macinando scarti da demolizione per la parte della restante componente di clincker; e utilizzando combustibili alternativi in sostituzione di quelli fossili nel processo produttivo. www.holcim.it



› WORK IN PROGRESS

MILANO BOVISA

CON I GASOMETRI PRENDE IL VIA LA RIGENERAZIONE DELLA ‘GOCCIA’ Più che di posa della prima pietra è corretto parlare di messa a dimora del primo albero (dedicato a Federico Bucci, prorettore del polo territoriale di Mantova del Politecnico di Milano, recentemente scomparso). La cerimonia ha segnato l’avvio dei lavori per il rifacimento dei gasometri della Bovisa e insieme il primo passo verso la realizzazione di uno degli interventi urbani più significativi del futuro di Milano. Il contesto è quello dell’area ‘Bovisa-Goccia-Villapizzone’: 32 ettari – 23,4 di proprietà comunale e 9,1 appartenenti al Politecnico di Milano – del futuro campus dell’università milanese. Il concept, aperto, verde e permeabile, è di Renzo Piano, con un masterplan che prevede la costruzione di venti nuovi edifici di quattro piani, con gli attacchi a [ 46 ]

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Render della futura area dei gasometri (courtesy Politecnico di Milano) e Renzo Piano alla presentazione del masterplan.

terra completamente trasparenti, per una superficie totale di circa 105mila mq. I lavori prendono il via con il recupero dei due gasometri, progettati da un team coordinato dall’architetto Paolo Bodega, già progettista del Polo di Lecco, con Milan Ingegneria e Beta Progetti. Il Gasometro 1 sarà dedicato allo sport: su tre livelli troveranno spazio una piscina, un campo multisport e un’area fitness. Il Gasometro 2 (Innovation Hub), ospiterà un centro dedicato all’innovazione, progettato per accogliere laboratori di

ricerca all’avanguardia, e altre strutture destinate alla ricerca e all’insegnamento. In aggiunta, saranno forniti servizi tecnologici essenziali per garantire il funzionamento dei laboratori. Il piano complessivo prevede di preservare un bosco di 24 ettari oltre il confine con la storica centrale termica integrando tra gli edifici alberi di grandi dimensioni e percorsi pedonali alberati di collegamento tra il campus, le scuole civiche e le stazioni ferroviarie di Bovisa e Villapizzone


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› WORK IN PROGRESS Render del futuro campus delle facoltà umanistiche in Città Studi (courtesy Ottavio Di Blasi and Partners).

MILANO

IL CAMPUS UMANISTICO DELLA STATALE A CITTÀ STUDI Avviato a Città Studi a Milano, nell’area di via Celoria, il cantiere del nuovo campus umanistico dell’Università degli Studi di Milano, dove troveranno sede i corsi di laurea dell’ambito dei beni culturali e le attività di alcuni corsi della facoltà di scienze politiche e sociali. Il progetto architettonico e di restauro, curato da Ottavio Di Blasi - Odb & Partners, in Ati con Buromilan (capogruppo) e Tekser e con la collaborazione della Direzione Edilizia dell’Università, prevede la riqualificazione di edifici risalenti agli anni Trenta del Novecento e la creazione di nuove architetture contemporanee. In particolare, di nuova costruzione sono previsti: l’edificio di ingresso su via Celoria, con una sala/auditorium da 250 posti e spazi espositivi destinati a [ 48 ]

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completare l’offerta delle biblioteche adiacenti; la nuova sede del museo delle scienze antropologiche ‘Musa’ e il nuovo caveau dell’Archivio della Parola, dell’Immagine e della Comunicazione Editoriale Apice. La ristrutturazione integrale dei dieci edifici storici del complesso – che saranno messi in comunicazione tra loro da un sistema di passerelle pedonali coperte – comprende il rifacimento completo degli impianti degli edifici, la riorganizzazione dei layout interni, la messa in sicurezza sismica, la sostituzione integrale dei serramenti e la deumidificazione degli interrati. Riducendo al minimo i parcheggi esistenti verranno incrementate le aree a verde, andando a coprire una superficie totale di 5.846 metri quadrati.

A lavori ultimati, il nuovo campus svilupperà una superficie totale di circa 25mila metri quadrati, 2.617 posti nelle aule didattiche, 228 posti nei laboratori didattici e un’aula magna da 250 posti

Committente Università degli Studi di Milano Team di progettazione Buromilan (capogruppo e strutture); Ottavio Di Blasi - Odb & Partners (architettura, restauro e riqualificazione, paesaggio); Tekser (impianti); Progetto Decibel (acustica); Studio Idrogeotecnico (geotecnica); Ing. Corbo (antincendio) Area di progetto 26.055 mq Superficie a verde 5.846 mq Slp complessiva 25.614 mq


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› WORK IN PROGRESS

Nei render, la nuova facciata di Ivory su piazza Zavattari e dettaglio delle terrazze (courtesy Piuarch).

MILANO

TRA SAN SIRO E CITYLIFE NASCE IVORY. ARCHITETTURA DI PIUARCH Era la sede dell’Italtel, annessa allo stabilimento di via Monte Rosa che a sua volta aveva preso il posto della fabbrica di automobili Isotta Fraschini: diventerà il direzionale ‘Ivory’, con 14mila mq di uffici e 1.400 di terrazze panoramiche, oltre a spazi polifunzionali e di retail. Lo sviluppo è di Coima Sgr e il progetto architettonico dello studio milanese Piuarch, che mira a valorizzare la verticalità dell’edificio attraverso il recupero di alcuni elementi architettonici della struttura originale. Sostituita la facciata degli anni Cinquanta con un curtain wall di vetro [ 50 ]

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e acciaio, all’edificio verrà giustapposta una seconda maglia di snelli pilastri che reggono, ogni due piani, ampie balconate e terrazze intese come autentiche estensioni all’aperto degli uffici. Spazi aperti che culminano in due grandi terrazze verdi all’ottavo e al decimo piano, inserendo elementi di rinaturalizzazione che miglioreranno il microclima di una delle zone a più intenso traffico di Milano. Il dialogo con il contesto urbano passerà anche attraverso un ripensamento delle aree esterne al piano terra, rese accessibili al passaggio del pubblico.

Per quanto riguarda le strategie ambientali la costruzione, che si candida al raggiungimento del livello Gold dei protocolli Leed, Well e WiredScore, prevede l’impiego di materiali certificati ‘Cradle-to-Cradle’. Oltre il 65% del fabbisogno energetico sarà coperto da fonti rinnovabili (geotermia e fotovoltaico). Significativo, per la climatizzazione degli ambienti, il ricorso alla tecnologia delle ‘travi fredde’, un sistema di raffreddamento Free Cooling il cui funzionamento si basa unicamente sulla differenza di temperatura tra interno ed esterno


TORRE ISOZAKI - CITY LIFE MILANO, ITALIA


› WORK IN PROGRESS Sezione e render della ‘Torre Diamante’ (courtesy GaS Studio).

MILANO

LEGNO, VETRO E ACCIAIO NEL PROGETTO DI GAS STUDIO Mentre la forma prismatica ricorda, in scala ridotta, la torre ‘Diamante’ nella vicina piazza Lina Bo Bardi, visibile al termine della strada, dal punto di vista strutturale il progetto di GaS Studio per la sede della compagnia di assicurazioni S2C rappresenta una novità assoluta per l’Italia: l’involucro sfaccettato in vetro e acciaio avvolge una struttura in legno massiccio (mass timber) interamente visibile dall’esterno. L’edificio, alto 42 metri, è composto da 8 piani fuori terra e due livelli interrati. Progettato come una tradizionale struttura a trave/colonna, il suo scheletro è composto da tre elementi: nucleo, colonne e solai. Il nucleo ospita i servizi, locali tecnici, sistemi di distribuzione verticale, ed è un elemento monolitico [ 52 ]

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all’interno della composizione, progettato per resistere alle forze laterali. Gli spazi interni sono composti da più livelli. Il piano terra, soppalcato, ospita una gradinata in legno, spazi di coworking e piccole sale riunioni. I piani dal primo al sesto sono destinati alle postazioni di lavoro dell’azienda mentre all’ultimo piano si trova la boardroom, dalla quale, tramite una scala interna, è possibile raggiungere il solarium sul tetto con una spettacolare vista sullo skyline della città. I due livelli interrati sono destinati a deposito e locali tecnici. Le scelte impiantistiche includono il fotovoltaico, il ricorso all’acqua di falda per la climatizzazione, la raccolta delle acque meteoriche, impianti ad alta efficienza e il

Bms per la gestione del sistema edificioimpianto. La nuova sede della compagnia assicurativa è una delle prime strutture in Italia a perseguire contemporaneamente le certificazioni Leed Platinum, Well Platinum e WiredScore Gold

Committente S2C Spa Progetto di architettura GaS Studio Progetto di ingegneria Ets Srl Project Management Arkè Certificazioni Leed, Well, WiredScore Rilo Digital Planning General Contractor Tekton Società Benefit Strutture Legnotek Società Benefit, Pichler Projects


mitsubishielectric.it

DIAMO AI PROGETTI L’ECCELLENZA CHE MERITANO

Nuovo Rettorato Università Roma Tre ha scelto Mitsubishi Electric per la realizzazione di sistemi per il riscaldamento e raffrescamento d’aria e la produzione di acqua calda sanitaria.

Mitsubishi Electric è sempre più coinvolta in prestigiosi e avveniristici progetti, grazie alla qualità delle sue soluzioni tecnologiche e ad un’ampia gamma di servizi dedicati pre e post vendita. Oggi è il partner ideale perché ha a cuore non solo il rispetto ambientale, ma anche il risparmio energetico che si traduce in una significativa riduzione dei consumi.

Mitsubishi Electric, il piacere del clima ideale.


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TORINO

IL PROGETTO DI OMA PER IL MUSEO EGIZIO Si concluderà nel 2024, nel bicentenario dalla sua fondazione, la riqualificazione del Museo Egizio di Torino realizzata sul progetto esecutivo che il managing partner di Oma David Gianotten ha presentato il 26 ottobre alla stampa. Il progetto di Oma – vincitore del concorso internazionale indetto da Fondazione Compagnia di San Paolo in collaborazione con la Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino e la Fondazione per l’architettura / Torino – apre il museo al pubblico, che sarà libero di accedere, anche senza biglietto, a nuovi ambienti ricavati nel Collegio dei Nobili – il palazzo che dal 1824 accoglie la collezione museale – anche grazie alla riapertura di spazi che erano stati chiusi nella precedente ristrutturazione del 2010. Il principale di questi ambienti sarà la nuova Piazza Egizia, una corte coperta su due livelli attraversata da una spina centrale che collega i due ingressi di via Accademia delle Scienze e di via Duse (su questa facciata verranno aperti due [ 54 ]

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nuovi ingressi). La struttura metallica che regge la copertura trasparente della nuova piazza, la cui maglia segue il ritmo della facciata del palazzo, funzionerà anche come sistema per la raccolta dell’acqua piovana e come elemento impiantistico per luce e climatizzazione. Il pattern della pavimentazione si ispira ai reperti egizi del museo, come la maschera funeraria di Merit. Nel progetto, diventerà liberamente visitabile anche il tempio di Ellesya, donato dall’Egitto all’Italia nel 1967 come riconoscimento del contributo del nostro Paese al salvataggio dei templi nubiani sommersi a causa della costruzione della diga di Assuan. L’architettura interpreta così la visione di un museo aperto, inteso, nelle parole della presidente Evelina Christillin, come “un luogo inclusivo, che operi per abbattere le barriere economiche che frenano lo sviluppo culturale”

David Gianotten. Foto ©Vincent van den Hoogen. In alto, render della piazza del Museo Egizio (courtesy Oma).

Committente Fondazione Compagnia di San Paolo Progetto architettonico Oma: David Gianotten e Andreas Karavanas (project leader) Team Oma Rui Pedro Couto Fernandes, Giovanni Nembrini, Michael den Otter, Vincent Kersten Local architect Andrea Tabocchini Architecture Conservazione e restauro Studio Strati Ingegneria strutturale Manfroni Engineering Lighting Design Studio De Camillis - Fibbi


SISTEMI DI RIVESTIMENTO PER L’ARCHITETTURA SOSTENIBILE

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TORINO

IL POLO DELLE ARTI ALLA CAVALLERIZZA REALE Tre funzioni – Collegio Einaudi, Accademia Albertina di Belle Arti e Conservatorio – nel progetto di trasformazione di una porzione del complesso della Cavallerizza Reale presentato recentemente dagli studi Picco Architetti, Baietto Battiato Bianco e De Ferrari Architetti, vincitore di una gara a inviti per 10 studi di architettura con procedura privata bandita dal Collegio Einaudi ad agosto 2022. La direzione artistica architettonica sarà di Matteo Robiglio (Studio Tra), autore di un precedente progetto di prefattibilità. Il Polo sarà dedicato alle professioni teatrali, della musica elettroacustica e della composizione, della televisione, delle arti visive e dei nuovi linguaggi artistici in generale. Il progetto esecutivo, pronto alla cantierizzazione, è stato inviato al [ 56 ]

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Ministero dell’Istruzione e Merito, competente per ottenere i fondi dedicati all’Alta Formazione Artistica Musicale Coreutica. Prosegue anche così, dopo il concorso internazionale indetto dalla Fondazione Compagnia di San Paolo con l’Università degli Studi di Torino e la Città di Torino, in accordo con Cassa Depositi e Prestiti e vinto dallo studio di Cino Zucchi, il piano di rigenerazione del vasto complesso ad oggi abbandonato nel cuore di Torino. Si tratta di un progetto di adeguamento degli spazi più che di trasformazione, che riconosce i valori dell’esistente e, nel completamento della manica su via Verdi, con una trama verticale di sottili elementi metallici e un serramento di grandi specchiature – con vetri accoppiati a una maglia metallica bronzata – ricerca una contiguità con il passato.

Nuova anche l’addizione alla testata della manica, che ospiterà il punto di ricevimento e informazioni del Polo e, ai tre piani superiori, aule per la didattica

Committente Collegio Einaudi Progetto architettonico Picco Architetti, Baietto Battiato Bianco, De Ferrari Architetti Direzione artistica architettonica Matteo Robiglio Slp totale (fuori terra e ipogea) 7.652 mq di cui: Accademia 1.026 mq Conservatorio 1.556 mq Aree comuni del Polo 1.080 mq Collegio Einaudi 2.889 mq Locali tecnici 1.100 mq Superficie cortile esterno 1.216 mq Investimento previsto circa 25,5 milioni di euro



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UDINE

PROGETTO CMR PER LA NUOVA SEDE DEL DIPARTIMENTO AREA MEDICA DELL’UNIVERSITÀ Prosegue a Udine il cantiere (completamento previsto entro fine 2024) per la costruzione della nuova sede del Dipartimento di Area Medica dell’Università degli Studi di Udine, un complesso di 7.000 metri quadrati destinato a ospitare attività ad alto contenuto tecnologico composto da due blocchi principali distinti: Il primo edificio è dedicato alle aule, il secondo ai laboratori e agli uffici dei docenti, affacciati su un giardino pensile. Entrambi i corpi di fabbrica sono pensati seguendo il principio progettuale dell’InsideOut, dall’interno verso l’esterno: partendo dalle esigenze dei futuri fruitori degli spazi il progetto viene adattato al luogo in cui sorgerà, studiando la dinamica dei flussi, sino a coinvolgere gli elementi naturali del sito. [ 58 ]

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L’architettura ha un disegno essenziale che valorizza gli elementi costruttivi prefabbricati e il ritmo delle aperture; la pensilina di accesso e le scale di sicurezza esterne completano l’edificio da un punto di vista funzionale e lo caratterizzano nella sua struttura compositiva attraverso l’uso del colore. Il carattere dell’involucro, i livelli di opacità delle facciate e la differenziazione delle superfici trasparenti sono il risultato dell’analisi dell’esposizione solare per definire i migliori livelli di apporto di luce naturale e di comfort interno insieme all’ottimizzazione delle prestazioni energetiche dell’edificio. Dal punto di vista ambientale l’intervento è pensato per preservare al massimo l’equilibrio naturale del sito, un’area di oltre 33.000 metri quadrati.

Percorsi, aree di soste e parcheggi, così come gli edifici stessi sono concepiti per minimizzare il proprio impatto e massimizzare la superficie a verde nel rispetto delle essenze arboree esistenti. Coerente con i principi guida dei Criteri Ambientali Minimi (Cam) e con i criteri di valutazione dei principali protocolli di certificazione ambientale, il progetto mira alle certificazioni Leed (Rating System Building Design and Construction for New Construction) e CasaClima

Committente Università degli Studi di Udine Progetto architettonico e DL Progetto Cmr Superficie 7.000 mq Cronologia 2023 - fine 2024


Salamander proEvolution: Efficiente. Flessibile. Senza tempo.

Il migliore della sua categoria Casa da sogno in campagna con grandi finestre per un ingresso ottimale della luce? Ristrutturazione di un immobile esistente? proEvolution, il profilo per finestre intelligente e scalabile di Salamander, offre la massima flessibilità per diversi progetti edilizi con un linguaggio di design equilibrato. In questo modo la finestra diventa un oggetto di design tangibile che unisce la facciata esterna con l‘interno in un look minimalista e senza tempo. Con proEvolution, ogni ambiente gode di una luce naturale significativamente maggiore grazie all‘altezza massima visibile di 113 mm e alla conseguente maggiore percentuale di vetro. Il sistema intelligente è stato progettato e realizzato nel rispetto della sostenibilità globale, senza fibre di vetro nocive e altri materiali compositi. In linea con la strategia di sostenibilità di Salamander, proEvolution è progettato per essere riciclato dall‘inizio alla fine.

Prestazioni sostenibili Imparare dalla natura: l‘isolamento a camera d‘aria di proEvolution, progettato in modo intelligente secondo principi bionici, immagazzina il calore come le piume degli uccelli in inverno. Nella logica bionica di Salamander, la combinazione di queste camere d‘aria e guarnizioni garantisce valori di isolamento ottimali e quindi un notevole risparmio energetico. L‘aspetto della sostenibilità è pensato fino in fondo da Salamander. I profili sono ottimizzati nel peso e raggiungono la stessa stabilità di altri sistemi con meno materiale. Ciò significa che utilizzano meno risorse e meno energia durante il trasporto e l‘installazione. Un ulteriore contributo alla riduzione dell‘impronta di CO2.

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FIDENZA E ALBAREDO D’ADIGE

FUTURA, IL MODELLO DI VITTORIO GRASSI ARCHITECTS PER DUE SCUOLE Due dei 216 progetti di scuole finanziati dal Pnrr con la missione ‘Istruzione e ricerca’ sono sviluppati, in maniera tra loro analoga, dallo studio Vittorio Grassi Architects. Si tratta dei nuovi poli scolastici di Villa Ferro a Fidenza (Parma) e di Albaredo D’Adige in provincia di Verona, che sostituiranno gli edifici esistenti. Entrambi comprendono sia le scuole primarie che secondarie e sono concepiti per un possibile futuro ampliamento dei volumi. Il progetto strutturale e impiantistico sarà di Incide engineering e la geologia affidata a Sergio Drago. [ 60 ]

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Il progetto dei nuovi poli scolastici si fonda su una concezione ‘multiscalare’ dello spazio. L’elemento che accomuna le diverse scale di progetto è la concezione del nuovo insediamento come luogo di relazioni, sia spaziali che semantiche e percettive, promosse da un accurato disegno della planimetria, delle tipologie, delle componenti tecnologiche e materiche. Il valore della convivialità e del benessere della comunità scolastica traspare anche dalle scelte fatte sull’area mensa, che potrà gestire diete specifiche, e il vasto ambiente del refettorio.

Come negli altri progetti del bando Futura, alcuni spazi dei nuovi edifici – come la palestra e l’auditorium – sono pensati per adattarsi anche a usi extrascolastici, nella prospettiva di trasformare la scuola in luogo di aggregazione per l’intera comunità circostante. La presenza del verde si pone come elemento di primaria importanza del linguaggio architettonico: il rapporto con la natura viene ricercato sia in modo diretto, attraverso la fruizione del parco e dei percorsi pedonali interni, sia favorendo la relazione visiva tra le aule e il contesto paesaggistico


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CASERTA

PARCO LAUDATO SI’ STUDIO DI FATTIBILITÀ DI ALVISI KIRIMOTO Gli obiettivi sono ambiziosi e la prima fase è un masterprogram – affidato a Luiss LabGov – per la costruzione del quadro di investimenti in ambito pubblico e privato, ma quello delineato dallo studio AlvisiKirimoto per il recupero e trasformazione dell’area dell’ex-presidio militare ‘Macrico’ a Caserta, attualmente di proprietà della Curia e la cui gestione è affidata alla Fondazione Casa Fratelli Tutti, potrebbe segnare una svolta per la città e diventare il perno di una proposta del comune di Caserta per attingere a fondi cofinanziati da Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) e Fondo sociale europeo plus (Fse+) 2021-27 destinati a Regione Campania. Mentre l’ipotesi di finanziamento ruota attorno alla trasformazione della Fondazione in un partenariato pubblico-privato-comunità (con il coinvolgimento diretto di attori sociali, civici e scientifici), lo studio di prefattibilità sviluppato dalla società di progettazione romana per l’area di oltre [ 62 ]

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30 ettari prevede la drastica riduzione – quasi il 50% – delle volumetrie esistenti, con l’abbattimento degli edifici in lamiera in favore di un vasto parco urbano aperto e fruibile dalla collettività, e il restauro di quelli in muratura tutelati per trasformarli in infrastrutture sociali ed economiche destinate ad attività di cura della persona (salute e sport), di accoglienza, culturali, di formazione, di innovazione e trasferimento tecnologico. Cinque gli ambiti principali di intervento, collegati l’uno all’altro mediante una rete di percorsi pedonali e ciclabili, piazze e spazi attrezzati: un vasto ‘Parco della biodiversità’ a nord-est del sito; il ‘Parco delle arti’ a sud-ovest, dove avranno luogo attività legate allo spettacolo e alla produzione culturale; uno spazio verde a sud-est con edifici per attività sociali e luoghi per la spiritualità, come la cappella Laudato Si’; il ‘Parco della cura’, in prossimità del palazzetto dello sport e dello stadio; e il ‘Parco dell’economia di

Francesco’, nella zona centrale del lotto, caratterizzato da manufatti in muratura da recuperare, manufatti parzialmente demoliti e il cosiddetto ‘hangar’, dallo straordinario valore simbolico, trasformato in uno spazio per gli eventi e l’innovazione

Committente Fondazione Casa Fratelli Tutti Visione strategica, sostenibilità socio-economica, impatto ambientale Luiss LabGov / Ldis (Christian Iaione, Pier Paolo Zitti, Beatrice Sigurtà, Valeria Lembo) Urbanistica e architettura Alvisi Kirimoto (Massimo Alvisi, Junko Kirimoto, Eloisa Susanna, Roberto Fioretti, Aurelia Volpe) Landscape design Greencure (Marilena Baggio, Cassi Ranaivoson) Sostenibilità ambientale Thornton Tomasetti (Sergio de Gaetano, Duncan Cox) Superficie totale 324.505 mq


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LIVORNO

ROSSIPRODI ALLA GUIDA DEL GRUPPO PER IL NUOVO OSPEDALE Per lo sviluppo del progetto definitivo è necessario attendere l’esito della fase di ascolto rivolta al personale sanitario e agli enti e associazioni che operano sul territorio ma il secondo grado del concorso di progettazione per il nuovo ospedale di Livorno si è concluso individuando come vincitore il progetto di fattibilità tecnico-economica presentato dal team guidato dallo studio Rossiprodi di Firenze e comprendente Politecnica Ingegneria e architettura, Prodim, Land Italia, Massimo Moglia, Giorgio Della Croce. Quattro, per quasi 500 posti letto, gli ambiti del nuovo ospedale che andrà ad aggiungersi alle strutture esistenti: Emergenza, area Chirurgica, area Medico Oncologica e area Materno infantile. Compatto ma articolato ai suoi limiti per mitigare l’impatto visivo, sarà un city[ 64 ]

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hospital ecologico, con giardini curativi, l’integrazione delle strutture con sistemi di mobilità dolce e limitazioni al traffico veicolare. Nelle degenze i letti guardano sempre all’esterno e le terapie intensive sono dotate di luce naturale. Le strategie di riduzione dell’impatto ambientale prevedono un’estesa dotazione di fotovoltaico, soluzioni per la conservazione dell’acqua piovana e l’impiego di materiali di riciclo nella costruzione. Ispirato ai principi dell’Universal design, dal progetto sono del tutto assenti barriere architettoniche. A sua volta, la chiarezza dell’impianto distributivo, l’aggregazione delle aree funzionali e la distinzione delle parti e dei flussi per tipologie accresceranno l’orientamento da parte di tutti gli utenti. All’interno gli impianti

adottano le più aggiornate tecnologie e sono stati concepiti per raggiungere elevati standard di affidabilità di esercizio e di flessibilità di impiego per le possibili variazioni future

Committente Usl Toscana Nord Ovest Responsabile del procedimento Riccardo Casula Capogruppo Rossiprodi Associati Architettura Massimo Moglia (Moma Studio) Strutture, prevenzione incendi, acustica, ict, ambiente Politecnica Ingegneria e Architettura Paesaggio Land Italia Geologia Giorgio Della Croce Archeologia Cristiana Bigazzi Restauro Anna Meddori Tecnica ospedaliera Marco Geddes Da Filicaia


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Roma LA MODERNISSIMA RINASCENTE DI PIAZZA FIUME Il grande magazzino progettato da Franco Albini e Franca Helg, tra le opere più note dell’architettura italiana degli anni Sessanta, è considerato uno dei migliori esempi di inserimento di un edificio moderno nel tessuto storico di Roma. Ora è stato interamente rinnovato da 2050+ che ha mirato a costruire una continuità filologica con il lavoro di Albini e Helg, sviluppando un rapporto dinamico con il passato

Il progetto grafico di Lora Lamm per il poster realizzato in occasione dell’apertura del 18 settembre 1961. Archivio Gian Carlo Ortelli. A destra, vista dell’edificio ristrutturato su progetto di 2050+. Foto ©Alessandro Saletta, Agnese Bedini, Dsl Studio.

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In occasione dei sessant’anni dalla sua inaugurazione avvenuta nel 1961, la Rinascente di piazza Fiume a Roma, nei pressi delle mura aureliane, è stata oggetto di un complesso e radicale intervento di riqualificazione che ha coinvolto in successione l’involucro, la copertura e gli interni dei diversi piani in modo da consentire il normale svolgimento delle attività di vendita. Lo studio 2050+ ha sviluppato l’intervento con l’obiettivo di far rivivere soluzioni tecniche e spaziali che facevano parte del progetto originale. Il restauro si confronta con uno dei capolavori dell’architettura italiana: un edificio «semplice e quasi classico», come lo descrivevano i suoi progettisti Franco Albini e Franca Helg, un’architettura nata per rispettare la città, interpretarne alcuni caratteri salienti ed

essere al contempo autentica espressione contemporanea. Questa ricerca aveva investito volume, struttura, partitura, materiali, colori, dettagli. Punto nevralgico del progetto attuale è l’intervento sugli esterni di Studio 2050+. Il restauro delle facciate e la sostituzione delle vetrine lungo piazza Fiume e via Salaria hanno riproposto geometrie e proporzioni del progetto originario di Albini e Helg: un semplice volume chiuso pensato per ottimizzare gli spazi commerciali con «cornicioni assai marcati di precisa derivazione tradizionale [che] completano la tessitura di elementi architettonici già impostata dalle lesene e dagli elementi strutturali portanti in ferro», così Franco Albini e Franca Helg spiegavano a “Cronache Rinascente Upim”


RETAIL

A sinistra, modello del progetto di Franco Albini e Franca Helg per i magazzini la Rinascente di Roma piazza Fiume, 19571960. Fotografia: Giorgio Casali Archivio Progetti, Università Iuav di Venezia – Fondo Giorgio Casali. A destra, La Rinascente Roma Piazza Fiume, in “Albini-Helg La Rinascente. Il progetto di architettura. Disegni e progetto de la Rinascente di Roma”, 1982. Archivio Italo Lupi.

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LA RINASCENTE

La modernità è senza tempo, non dipende dallo stile o dall’aspetto, quanto dai materiali e dalla funzione Ippolito Pestellini Laparelli

nel 1961. Le esigenze funzionali, raccontate attraverso l’architettura, suggerirono soluzioni formali che definiscono tutt’oggi l’aspetto del palazzo, caratterizzato da un prospetto in leggeri pannelli prefabbricati sagomati in graniglia di granito e marmo rosso scanditi orizzontalmente dai marcapiani in lamiera. La sostituzione di specifici componenti edilizi ha mirato a ripristinare soluzioni tecniche e spaziali che facevano parte del progetto originale, adattandolo anche alle esigenze contemporanee. Sono state sostituite tutte le vetrine che costeggiano piazza Fiume e via Salaria, ripristinando geometrie e proporzioni originali. Inoltre è stata ripristinata la trasparenza della vetrata sulla corte interna, restituendo alle scale mobili la loro funzione scenografica. La porzione di tetto rivolta verso le mura aureliane è stata trasformata con l’introduzione di una superficie vetrata, che rivela gli elementi strutturali del progetto del 1961 dotando il ristorante al sesto piano di una vista inedita sulla città. Un nuovo ascensore panoramico affianca ora le scale di uscita, precedentemente ad accesso limitato, migliorando i flussi interni e fornendo al tempo stesso un accesso diretto al ristorante. Questo nuovo volume verticale, che replica la forma del vano scala immaginato nel 1957 ma non realizzato, sostituisce una serie di balconi con struttura metallica. Il rinnovamento del layout commerciale di ogni piano dell’edificio è stato affidato a un diverso studio di architettura. Studio 2050+ ha firmato il piano terra e il sesto piano. Il primo e il quarto livello sono ideati da Dwa Design Studio; il secondo e quinto piano sono opera di Design Retail di Paolo Lucchetta. L’interrato è firmato dallo studio fiorentino Fabbricanove, mentre il terzo livello da Studio Wok

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Le poche aperture della facciata sono state concepite da Albini e Helg per rivelare alcuni dettagli spettacolari, come la scala elicoidale e le scale mobili. In alto, dettaglio della nuova addizione degli ascensori panoramici e assonometria dell’edificio dove sono evidenziati i nuovi interventi. Foto ©Alessandro Saletta, Agnese Bedini, Dsl Studio.


RETAIL

2050+ Lo studio, che opera tra design, architettura, tecnologia, arte, ambiente e politica, progettazione di installazioni e direzione artistica di video e pubblicazioni, ha iniziato a farsi conoscere con la curatela del Padiglione della Russia alla Biennale di Architettura di Venezia 2021, premiato con una menzione speciale. 2050+ è stato fondato da Ippolito Pestellini Laparelli, già architetto e partner di Oma, dove aveva dirretto una serie di importanti progetti architettonici, tra cui la ristrutturazione del KaDeWe a Berlino e del Fondaco dei Tedeschi. Attualmente insegna al Royal College of Arts di Londra.

www.2050.plus

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LA RINASCENTE

THEMA Il nuovo involucro di facciata di Rinascente è stato sviluppato da Thema, specializzata nella progettazione e nella realizzazione di sistemi personalizzati per vetrate, serramenti, facciate e strutture in alluminio e in acciaio per ogni tipologia di edificio. L’azienda ha ingegnerizzato custom le soluzioni di facciata con montanti e traversi in alluminio che, per merito della versatilità e della resistenza del materiale, hanno dato solidità alla struttura preservandone la trasparenza. Grazie anche al lavoro congiunto con altre aziende del network Theatro, di cui Thema è founder, sono state soddisfatte tutte le richieste estetiche, prestazionali e di sicurezza dell’involucro. www.th-italia.com

CREDITI Località Roma Committente La Rinascente Progetto architettonico 2050+ Project team Giacomo Ardesio, Mattia Inselvini, Francesca Lantieri, Camilla Morandi, Ippolito Pestellini Laparelli, Massimo Tenan, Chiara Tomassi Direzione lavori Archilabo Local architect Pei Engineering Lighting design Cs Progetti Progetto strutture Studio Bartoloni Progetto impianti Bre Engineering Sistemi di risalita TK Elevator Progettazione integrata facciate Thema Srl Sistema di facciata in alluminio Schüco Italia Vetri Agc Flat Glass Italia Schermature Resstende Consulente per il restauro delle facciate Enrico Montanelli General Contractor Cmb Completamento primavera 2023

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L’ultimo piano, pensato inizialmente per gli uffici, si è trasformato negli anni in un ristorante panoramico e dopo l’intervento di 2050+ è oggi caratterizzato da un’ampia superficie vetrata che mette in mostra la struttura che sorregge la copertura. Foto ©Alessandro Saletta, Agnese Bedini, Dsl Studio.


RETAIL

Posta dii fronte alle mura aureliane, la complessità del progetto emerge nella disposizione orizzontale dei telai in acciaio, che riprendono le modanature tipiche dei palazzi romani, e nei tamponamenti ondulati che un tempo ospitavano i locali tecnici e gli impianti. Foto ©Alessandro Saletta, Agnese Bedini, Dsl Studio.

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Roma HAUSMANN & CO. L’ATELIER DEL TEMPO Loft è il nuovo showroom dove la misura del tempo diventa luogo di esperienza e tendenza. Uno spazio di vendita e di incontro dedicato a cultori e collezionisti di alta orologeria in cui numerose e articolate sono le connessioni di tradizione e innovazione, storia e contemporaneità. Progetto di Giorgio Grandi e Marco Covini

Rispecchiando la storia del marchio e la cultura dell’alta orologeria, lo spazio dedicato alla vendita e all’accoglienza è improntato sul dialogo tra antico e contemporaneo. Foto ©Stefano Pinci.

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La visione e l’esperienza di due specialisti del retail design hanno dato vita a Loft, il nuovo indirizzo romano concepito come un salotto contemporaneo rivolto all’accoglienza degli appassionati di alta orologeria vintage. Si tratta di GgaStudio di Giorgio Grandi, architetto e consulente strategico per il mondo corporate, attualmente interior expert e training consultant per alcuni gruppi del settore, e Visual Project Studio dell’architetto Marco Covini, formato da un team esperto di progettazione di shop-in-shop e di visual merchandising specializzato nell’ambito della gioielleria e orologeria nazionale e internazionale. Nel negozio nel pieno centro di Roma, l’alta orologeria si declina a 360 gradi attraverso

slanci verso futuri scenari e citazioni storiche che ripercorrono la tradizione secolare di Hausmann & Co, marchio impegnato da cinque generazioni nella creazione, nel restauro e nella vendita di esemplari delle principali maison internazionali e di nuove firme dell’orologeria di lusso. Lo spazio, un open space dislocato su due livelli, è concepito come luogo di vendita, di incontri e scoperte per gli appassionati di questo mondo. Varcando la soglia di Loft si è subito proiettati in un’atmosfera senza tempo dove i rimandi al passato sono cuciti con sapienza all’interno di un impianto moderno. Il nuovo negozio instaura infatti trasversali connessioni tra tradizione e innovazione, dichiaratamente illustrate attraverso la riproposizione di


RETAIL

Grandi e Covini Lo studio Gga | Vps è un atelier creativo il cui focus progettuale spazia dal retail all’ospitalità, con una prospettiva integrata tra prodotto allestitivo e spazio architettonico. Gli architetti Giorgio Grandi, a sinistra nella foto, e Marco Covini, attraverso un metodo progettuale che mette in sinergia comunicazione, design e servizio, combinano l’identità dei luoghi con una narrazione transdisciplinare.

www.ggastudio.design www.visualprojectstudio.com

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249 402

HAUSMANN, LOFT

sottoscala non rilevata

spessore non rilevato

spessore non rilevato

0.00

spessore non rilevato

spessore non rilevato

+2.96

+2.96

302 511

0.00

295 512

256 522

spessore non rilevato

frammenti che citano e rievocano il negozio di via del Corso, dove nel 1794 ebbe inizio la storia di Hausmann & Co.: lo chandelier in vetro collocato al centro dell’ingresso, le antiche casseforti, l’orologio sospeso sulla galleria, gli inserti in pelle e il bancone di vendita in legno, accuratamente restaurato e situato in corrispondenza dalla welcome area, il tappeto decorativo a pavimento. Nella welcome area, in un articolato abaco di arredi, vetrine ed espositori su disegno in Fenix di Arpa Industriale, si trova uno storico banco per la vendita, memoria del negozio in via del Corso. Subito a destra, il laboratorio è arricchito da una scenografica carta da parati, realizzata su disegno dei progettisti da Wall&decò, che ricompone graficamente pagine e ruotismi del planisferologio farnese, un antico meccanismo in grado di connettere il passaggio del tempo con l’allineamento dei pianeti, ristrutturato nel 1913 su commissione del Vaticano. [ 74 ]

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Sopra, sezioni, piante e disegni dei mobili espositori. Il mastro pellaio realizza e personalizza in loco qualsiasi tipo di cinturino.

A destra, la principale area dedicata alla vendita e il laboratorio artigianale rivestito con una carta da parati che richiama i meccanismi del planisferologio farnese. Arredi ed espositori sono tutti realizzati su misura. Foto ©Stefano Pinci.


RETAIL

COSENTINO Nella galleria, a pavimento è stato scelto il rivestimento Dekton Makai di Cosentino, in color crema, con delicate venature ocra che ricreano la texture del legno decapato. Le lastre di Dekton, la superficie ultracompatta di Cosentino in porcellana, vetro e quarzo dall’elevata resistenza e versatilità, sono alternate a cornici decorative in grès porcellanato Verde Alpi. Sono stati posati da Sace anche i rivestimenti parietali del piano terra, di una parte del laboratorio e della scala: sono di Cosentino, collezione Sasea in Dekton, tutto a misura. Lo stesso rivestimento è stato utilizzato per alcuni arredi e tavoli. Infine, i due medaglioni della parte superiore dell’area vendita, il banco lavoro e i mobili della nicchia centrale, sono nella preziosa lastra minerale Prexury Wild Agate. www.cosentino.com

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HAUSMANN, LOFT L’ingresso dell’area vendita si presenta come un salottino intorno al grande camino scultureo disegnato ad hoc dai progettisti: un invito a sedersi e a respirare l’atmosfera che unisce passato e futuro. Foto ©Stefano Pinci.

CREDITI Località Via di San Giacomo 20-21, Roma Committente Hausmann & Co. Progetto architettonico GGAStudio, Visual Project Studio Fornitura, posa pavimenti e rivestimenti Sace Arredi su disegno Nuova Bianca Arredamenti Rivestimenti in pelle Poltrona Frau Illuminazione Viabizzuno, Henge, Brokis Rivestimenti Cosentino, Wall&decò, Fenix Tappeti Besana Carpet Lab

Dalla welcome area si accede anche alla zona vendita: un salone moderno, definito da scenografiche lampade a soffitto di Henge, con aree riservate poste di fronte al camino disegnato ad hoc dai progettisti. Al primo piano si trovano l’angolo per realizzare cinturini personalizzati, lo spazio per meeting ed eventi privati e la Vip Room, arredata con i prodotti di Poltrona Frau e illuminata con elementi di Viabizzuno, che ha curato il progetto illuminotecnico generale. Mobili e pareti, realizzati anch’essi su disegno, sono imbottiti in tweed, a creare un’atmosfera ovattata grazie anche alle qualità fonoassorbenti del materiale: un elemento visivo che ricorre in tutti gli ambienti. Infine, la grande cornice nera in Fenix di Arpa Industriale, che ruota intorno a tutti gli ambienti creando un altro fil rouge visivo, diventa la strategia architettonica per nascondere l’impianto di condizionamento

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NUOVA BIANCA ARREDAMENTI Valeria Bianchini, titolare di Nuova Bianca Arredamenti con Mirko Modigliani, Stefano Cappelli e Gian Luca Motta, descrive il progetto come «una sfida articolata e avvincente». Sono state infatti complesse le soluzioni messe a punto: delicate opere di assemblaggio e di accostamento tra componenti imbottiti, strutture lignee, subsistemi vetrati e dettagli metallici hanno costituito da subito la chiave taylor made dell’intervento. Nella massima collaborazione con i fornitori, arredi su disegno e pre-assemblati in finitura laccata sono stati composti e abbinati con sistemi completi in Fenix in diversi colori, spesso prevedendo piani e superfici integrate di Cosentino appositamente calibrati per le fasi finali di posa. La cura artigianale, unita a una meticolosa attenzione ai dettagli, ha garantito la messa a punto di una macchina scenica ideale per i preziosi orologi in esposizione. www.nuovabiancaarredamenti.com


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Passione che arreda

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Dal 1967 tradizione e innovazione nella produzione su misura per arredi su progetto in ambito residenziale, terziario, alberghiero e commerciale.

legno marmo acciaio inox cristallo ferro plexiglass

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imbottiti

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Via Cesena, 1704 47020 LONGIANO (FC) Tel. e Fax 0547/665335

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Hausmann&Co. LOFT | Roma, Italia

info@nuovabiancaarredamenti.com www.nuovabiancaarredamenti.com


Milano MONOCROMATICO E POLIMATERICO La sobrietà dello stile classico e informale del brand milanese di abbigliamento e accessori Eleventy si riflette nel progetto di Parisotto + Formenton Architetti per il negozio inaugurato in primavera in via della Spiga, al centro del quadrilatero della moda

Le vetrine e due ambienti interni dello store di Eleventy. I toni neutri dell’insieme, favoriti da scelte orientate verso la naturalità dei materiali, esprimono l’idea di eleganza e understatement del brand di abbigliamento. In basso a destra, l’invenzione della barra luminosa integrata nell’appenderia. Foto ©Pietro Savorelli.

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Da più di dieci anni lo studio Parisotto + Formenton Architetti collabora con Marco Baldassari e Paolo Zuntini, i fondatori di Eleventy. Una collaborazione nata nel 2007, con il progetto del primo negozio, e proseguita con il concept design e il roll-out degli altri store e corner, ormai circa 25 e con prospettive di espansione a Londra, in Medio Oriente e in futuro negli Stati Uniti. Quello inaugurato in primavera a Milano, quasi 400 metri quadrati su due piani in via della Spiga, nel cuore del quadrilatero della moda, è la sintesi architettonica della filosofia del brand. «Il retail design – spiega Aldo Parisotto – deve trasmettere i valori del marchio e valorizzarne le creazioni, non il segno dell’architetto»: nel caso di Eleventy, la sobria eleganza di un abbigliamento classico ma informale, i toni neutri, lievi accenti di colore che segnano le diverse stagioni, la cura dei dettagli, la naturalità dei materiali e la vestibilità dei capi. Niente di vistoso, perché la convinzione di Eleventy è che lo stile non si vede ma si

percepisce, e il lusso non si dichiara ma l’occhio educato lo nota. Il concept riflette queste convinzioni, che nello store milanese assumono anche nuove forme, destinate ad esser replicate nelle nuove aperture, come le barre appenderia a tutta luce, disegnate dallo studio e realizzate da Qu, che ha curato tutto il progetto illuminotecnico dello spazio. Nel progetto e nella realizzazione, arredi e scatola architettonica diventano un unicum


RETAIL

P+F Parisotto+Formenton Architetti Fondato da Aldo Parisotto e Massimo Formenton, lo studio con sedi a Padova e Milano ha 30 anni di esperienza internazionale in diversi ambiti. Il core business è il retail design per brand della moda, del lusso e del food. Nel campo dell’architettura, P+F ha progettato edifici museali, residenziali e commerciali/ direzionali. Nel design, significativa è la collaborazione con aziende italiane dell’illuminazione e dell’arredo. Come yacht-designers hanno progettato interni di barche a vela e a motore. Aldo Parisotto è art director di True Design, Cimento Collection, QU.

www.studioparisottoeformenton.it

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ELEVENTY

che dà vita a una morbida atmosfera d’insieme, in cui tutto è neutro e naturale, dagli intonaci in terra cruda di Matteo Brioni al legno di rovere, dalla pietra dei tavoli scultorei – un’altra invenzione che potrà essere replicata nei nuovi store – all’acciaio lucido delle appenderie e della libreria. L’ingresso si apre a piano terra su uno scenografico spazio-vetrina con un pavimento custom-designed in travertino, e prosegue in una sala lounge dedicata all’uomo e agli accessori. Una grande scalinata – schermata da un filtro leggero in listelli di rovere naturale – conduce al piano superiore dove una sequenza di stanze a cannocchiale ospita la collezione donna, gli accessori e il tailor made uomo. Il percorso si conclude in un ambiente riservato, che gli architetti hanno concepito come un salotto della buona borghesia milanese, con camino, libreria, mobile bar e una terrazza che affaccia sul cortile interno del palazzo

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CREDITI Località Milano, via della Spiga Committente Eleventy World Srl Progetto architettonico Parisotto + Formenton Architetti Lighting QU Srl Realizzazione arredi custom Lpl Arredamenti Arredi a catalogo True, Living, Kettal, cc-tapis Intonaci in terra cruda Matteo Brioni Superficie 380 mq Cronologia 2022 (progetto) - aprile 2023


RETAIL

Nella pagina di sinistra la terrazza affacciata sul cortile di via della Spiga. Foto grande sotto, le scelte materiche includono anche il marmo per il piano del tavolo. Il progetto illuminotecnico di P+F, messo in atto da QU, esprime una grande coerenza tra corpi illuminanti decorativi e funzionali. Foto ©Pietro Savorelli.

Il progetto illuminotecnico del flagship di Eleventy è stato curato da QU, sia per quanto riguarda l’illuminazione generale, con spot orientabili a semi-incasso Rocchetto Maxi O, sia con la produzione custom di soluzioni espositive e lampade scenografiche disegnate da Parisotto + Formenton. Il risultato finale è una totale coerenza tra esigenze funzionali e valore decorativo dei corpi illuminanti.

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Cortina NUOVE FUNZIONI CON IL RESTAURO DEL MODERNO Il nuovo negozio Diadora di Cortina d’Ampezzo al piano terra del Palazzo delle Poste di Edoardo Gellner. Progetto e interni di RPC8 Architects di Rosario Picciotto

Dall’alto, la vetrina in legno e vetro ricostruita, vista del Palazzo delle Poste e il negozio visto dall’ingresso. Foto ©Alessandro Saletta e Melania Dalle Grave DSL Studio.

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Il progetto di RPC8 Architects per il nuovo negozio Diadora a Cortina d’Ampezzo trova collocazione all’interno del Palazzo delle Poste, opera di dell’architetto Edoardo Gellner, realizzato per i Giochi Olimpici Invernali del 1956. Il piano terra del palazzo ospitava il grande ufficio postale dal quale partiva la corrispondenza che i giornalisti provenienti da tutto il mondo ogni giorno spedivano alle loro redazioni. Un luogo denso di storia e rappresentativo del pensiero di Edoardo Gellner, che da questo incarico, così come da quello dell’adiacente Palazzo Telve, aveva trovato l’opportunità di piena espressione del suo pensiero architettonico, basato sullo studio della tradizione dell’architettura cadorina e sull’invenzione di un linguaggio moderno che della tradizione riconosceva principi costruttivi e funzioni, restituendoli attraverso l’uso di una nuova materia come il calcestruzzo e plasmando nelle nuove forme i materiali del territorio, il legno, la pietra. L’Ufficio Postale aveva mantenuto la propria funzione oltre i Giochi Olimpici, adattandosi alle nuove esigenze di innovazione tecnologica e di sicurezza attraverso puntuali modifiche che, pur privandolo di parti significative del lavoro di Gellner, come gli arredi o i serramenti, tuttavia non avevano compromesso il suo valore architettonico e testimoniale, riconosciuto anche attraverso il vincolo di tutela imposto

dalla Soprintendenza in base al Ppt della Regione Veneto che lo include nell’Elenco delle Architetture del Novecento. Il progetto trova lo spazio ormai dismesso e svuotato di ogni suppellettile. L’architettura ormai priva di una funzione restava lì, fine a sé stessa, abbandonata al degrado che la nuova funzione ha fermato e risanato. La trasformazione di un bene culturale trova nel regime di vincolo cui è soggetta i limiti della possibilità di essere attuata, nel rispetto del valore storico e testimoniale che il bene stesso rappresenta. Coloro che promuovono la trasformazione del bene, l’imprenditore come l’architetto, devono farlo confrontando le proprie ragioni con le ragioni della tutela. Chi decide di farsi promotore del recupero di un bene culturale e della sua trasformazione assume una responsabilità, non soltanto nei confronti della propria impresa, ma anche verso la comunità e il territorio a cui quel bene appartiene e della cui storia è divenuto parte. Se la trasformazione raggiunge lo scopo della conservazione del bene e della riconoscibilità dei suoi significati, questa responsabilità diventa contributo alla comunità e al territorio. Quanto più il risultato si avvicina all’obiettivo dell’intrapresa privata, tanto più il recupero del bene risulta sostenibile. La sostenibilità è parte integrante del pensiero Diadora, espressione del dna della nuova generazione dell’azienda dopo il suo rilancio da


RETAIL RPC8 Architects Con sedi a Roma, Padova e Pechino RPC8 Architects, fondata da Rosario Picciotto (nella foto) opera dal 2002 nel settore della progettazione architettonica, dell’interior e del lighting design con una particolare vocazione per il settore dell’ospitalità e del residenziale di lusso, nonché nel restauro di edifici storici. Tra i progetti recenti, oltre agli interventi sulle opere di Gellner, il restauro e trasformazione di Villa Pliniana sul lago di Como e l’Usunhome Contemporary Art Museum di Chengdu.

www.rpc8.com

All’ingresso un tappeto protegge il pavimento in marmo Grigio Carnico. Foto ©Alessandro Saletta e Melania Dalle Grave - DSL Studio.

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FLAGSHIP DIADORA

I nuovi arredi espositivi con le quinte in ferro calamina si inseriscono nella struttura originale dell’ufficio postale disegnato da Gellner. Il progetto della luce accentua la matericità della pietra e del cemento a vista. Foto ©Alessandro Saletta e Melania Dalle Grave DSL Studio.

parte della nuova proprietà. Sostenibilità rispetto al contesto, all’architettura e all’ambiente. Da qui il recupero del disegno originale dei serramenti in legno dell’Ufficio Postale e la loro ricostruzione con una facciata strutturale in legno di larice altoatesino, a ridefinire l’involucro e le vetrine del nuovo negozio, nel rispetto dei parametri di trasmittanza dettati dal contesto climatico. Lo spazio espositivo viene disegnato sul progetto architettonico ricercando gli allineamenti della struttura in calcestruzzo, la cui maglia rimane elemento ordinatore dello spazio e della suddivisione delle diverse zone merceologiche. Interessante la soluzione per il posizionamento dei due pannelli espositivi frontali, concepiti simbolicamente come un grande sesamo le cui ante scorrono nello spazio tra i pilastri binati che Gellner stesso aveva utilizzato per collocarvi una parete impacchettabile in acciaio che separava una zona di rivendita all’interno del più ampio spazio dell’Ufficio Postale. Dominano i toni cromatici scuri, del ferro calamina che riveste i pannelli espositivi, del pavimento in marmo grigio carnico, dei soffitti e della parte sommitale delle pareti. Lo scuro delle superfici fa da sfondo al prodotto, illuminato da fasci di luce concentrati che dall’alto del soffitto nero rendono lo spazio quasi drammatico. Una tenda traforata secondo un pattern ricavato dalla ripetizione dei cerchi del logo Diadora fa sì che i raggi del sole contribuiscano a creare dei chiaroscuri sulle pareti che sembrano vibrare di luce. La parete in pietra di Castellavazzo, molto cara a Gellner, rimane protagonista nel suo aspetto volutamente aspro che rappresentava il basamento della casa ampezzana, e facendo da [ 84 ]

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quinta tra le pareti di ferro e il prodotto esposto. Le grafiche luminose sono volutamente statiche, preferite all’uso di schermi led, e contribuiscono all’ambientazione luminosa di alcuni spazi come la zona dei camerini di prova. Tutti i materiali provengono da una distanza inferiore ai 200 km, nel rispetto dei protocolli di sostenibilità più diffusi, e dal territorio provengono le maestranze artigiane che hanno contribuito alla realizzazione dell’opera. Dopo il restauro di Palazzo Telve, completato nel 2019 sempre su progetto di RPC8 Architects per la Lis Srl, il progetto di restauro dell’ex Ufficio delle Poste e il nuovo negozio Diadora danno nuova vita a una grande architettura che, dopo i contrasti del tempo tra modernisti e fautori della tradizione, oggi unisce tutti nel ricordo e nella celebrazione dell’opera di Edoardo Gellner anche in prospettiva dei nuovi Giochi Olimpici Invernali del 2026

CREDITI Località Cortina d’Ampezzo Committente Diadora Retail Progetto architettonico e di interni Rosario Picciotto - Rpc8 Progetto impianti Studio Nord Est Lighting design Marco Bisenzi Cipriani Imprese Faggian Costruzioni (opere edili); Falegnameria Lot (vetrine); Fabbro Zino (opere in ferro); Falegnameria Zampieri (arredi custom) Pavimento in marmo Grigio Carnico Ferrari marmi Slp 150 mq Cronologia 2022


370 260

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RETAIL

DEPOSITO mq 35,67 H. 2,21

DEPOSITO mq 23,17 H. 2,29

+2,34

LOC. COMMERCIALE 014 mq 87,72 H. 4,47

WC mq 2,38 H. 2,50

ANTI WC +2,34

CAMERINO 1

CAMERINO 2

mq 0,94 H. 2,21

mq 0,94 H. 2,21

0,02

80 210

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mq 1,36 H. 2,21

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RIPOSTIGLIO mq 1,48 H. 2,50

DISIMPEGNO 80 210

mq 4,78 H. 2,21

A sinistra la pianta del flagship Diadora. Allo spazio espositivo si aggiunge l’area del magazzino scarpe (courtesy RPC8).

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Torino TODREAM UNA CITTÀ NELLA CITTÀ Al confine nord di Torino, dove si trovava lo stabilimento Michelin sta ora crescendo una nuova città: una promenade del commercio, dei servizi e del divertimento costeggiata da un parco lineare lungo un chilometro

La torre Snia introduce alla piazza bassa circondata da negozi e ristoranti. Gli edifici sono caratterizzati da tetti a falda con intradosso in legno. Lo spazio esterno così creato è quello tipico di una piazza lapidea dura, ingentilita dall’inserimento di alberature e aiuole verdi e attrezzata con panchine per la sosta. Foto ©Carlos e Dario Tettamanzi.

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A Torino, sull’area ex Michelin di 270.000 metri quadrati, L22 Retail, brand del Gruppo Lombardini22, ha progettato il concept e il masterplan di ToDream, un polo multifunzionale il cui sviluppo avviene e avverrà nel corso di quattro fasi. Alla fase uno, completata, seguirà il secondo step, con merceologie e caratteristiche complementari rispetto alla fase uno, che verrà inaugurato a breve. Il centro comprenderà anche un hotel e spazi dedicati al divertimento, con cinema e palestra. Questo ambito costituisce il tema progettuale della fase 3 cui seguirà l’ultimo sviluppo che prevede la realizzazione di un retail park: il giardino a livello del piano terra con passeggiata sopraelevata e altri negozi su due livelli. La sequenza di spazi e ambienti è pensata come un percorso narrativo: un racconto che assimila l’esperienza retail a una destinazione che comprende, anche con notevoli distanze, l’acquisto, il ristoro, il divertimento, l’attività sportiva e l’hospitality nella dimensione di una microcittà. Integrata in una paesaggistica attrezzata e qualificante. Ad accogliere i clienti è una piazza bassa, che si sviluppa intorno a una torre piezometrica preesistente mantenuta come memoria del

passato industriale dell’area. La transizione allo spazio commerciale rialzato è gestita attraverso una grande scalinata realizzata in legno tecnico. La sezione di questo grande boulevard commerciale è caratterizzata da un edificio più basso da un lato e da uno più alto sul lato opposto. I negozi che si dispiegano a destra e a sinistra sono protetti da ampi portici che richiamano la tradizione storica di Torino e i 18 chilometri di portici ad arcate del centro cittadino. Gli archi della galleria commerciale sono in aquapanel, lastre in cemento fibrorinforzato. I materiali predominanti sono quelli del cemento faccia a vista per gli edifici, doghe metalliche per le facciate, listelli di legno massello per i controsoffitti delle pensiline. I pilastrini sono in acciaio. Proseguendo la passeggiata si raggiunge una food court con ampi dehor a servizio delle unità di ristorazione. Sistemi di ombreggiamento in legno a protezione dei tavolini e delle sedute si ispirano formalmente all’immagine delle foglie.


RETAIL

Il masterplan illustra le quattro fasi di sviluppo del centro che a regime ospiterà più di un centinaio di attività commerciali, ristoranti, uffici, cinema e spazi destinati a benessere e tempo libero (courtesy L22 Retail).

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TODREAM, URBAN DISTRICT

Lombardini22 Gruppo leader nello scenario italiano dell’architettura e dell’ingegneria, Lombardini22 ha introdotto un metodo multidisciplinare e multiautoriale basato su attività di analisi e consulenza strategica pre-progetto, sviluppata da professionisti specializzati in tutte le discipline dell’architettura, dell’ingegneria, della comunicazione. Orientata ai processi e con forti competenze digitali, l’azienda è una comunità internazionale di oltre 400 professionisti di 28 nazionalità diverse specializzata negli ambiti ufficio, retail, hospitality, data center, Esg, neuroscienze.

www.lombardini22.com

La piazza termina nel parco lineare che fiancheggia corso Romania attraverso una collina verde attraversata da percorsi pedonali e ciclopedonali. Il percorso procede, quindi, nel secondo lotto dell’intervento, oggi in fase di completamento. Qui il mix funzionale si arricchisce di ambienti di co-working e uffici, in massima parte occupati dal direzionale di Michelin. La transizione che porta al lotto dedicato all’intrattenimento sarà gestita da una passerella aerea che sovrasta la rotonda sottostante e che condurrà a una nuova food court coperta da un grande velarium con tende scorrevoli a protezione dei dehor. L’ultimo lotto sarà quello del retail park, dove un grande specchio d’acqua convertibile in area per eventi, insieme ad altre aree dedicate allo sport e alla ristorazione, comporrà la grande piazza attrezzata a servizio delle medie superfici circostanti. Il tema del landscape è un aspetto fondamentale di tutta l’operazione. Il paesaggio è definito da un parco lineare di circa un chilometro: i filari alberati mitigano l’impatto del traffico della strada ad alto scorrimento a nord del centro

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La grande scalinata in legno conduce al piano commerciale rialzato dove archi e portici accolgono le vetrine dei negozi. Significativo è il parcheggio coperto che si trova interamente al piano terra mentre il camminamento è al primo piano. Foto ©Carlos e Dario Tettamanzi.


RETAIL

L’architettura si richiama alla tradizione sabauda, reinterpretata con grandi archi dal disegno minimale e contemporaneo, in un continuo gioco di arcate, contrafforti e nicchie. Foto ©Carlos e Dario Tettamanzi.

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TODREAM, URBAN DISTRICT

Alle spalle delle arcate trovano spazio le vetrine dei negozi, rettangolari per gli edifici bassi e ad arco per quelli più alti. Foto ©Carlos e Dario Tettamanzi.

GEZE Gli ingressi di Geze, leader a livello globale per i sistemi automatici per porte, finestre e tecnologia di sicurezza, sono stati integrati negli oltre 50 negozi presenti all’interno della prima parte edificata del centro commerciale, offrendo a operatori e clienti il massimo della fruibilità. In questo contesto è stata scelta l’automazione per porte scorrevoli lineari Slimdrive SL NT nella sua versione ridondante per l’utilizzo sulle vie di fuga, in abbinamento al lineare e discreto profilo Iso, con sezione da 30 mm. Questa soluzione permette di abbinare sicurezza, comfort ed estetica data la possibile continuità stilistica con le facciate esterne. www.geze.com

CREDITI Località Torino Committente Romania Sviluppo, Antea Re Masterplan, concept design, progettazione preliminare, landscape design, direzione artistica L22 Retail Lombardini22 Progetto urbanistico e amministrativo Studio Rolla Lighting design Atmos – Lombardini22 Sviluppatore, general contractor, project management, pilotage Master Retail Opere di urbanizzazione Ai Engineering Certificazione di sostenibilità Deerns Superficie Gla di 85.000 mq su un’area di intervento di 270.000 mq Porte automatiche Geze Porte e serramenti Gualini Scale mobili e ascensori Otis Opere in legno Wood Beton Rivestimenti metallici Metalscreen Illuminazione Cariboni, Side, iGuzzini, AEC Cronologia 2019 - in corso

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RETAIL

Il progetto si fonda su principi di sostenibilità che passano attraverso l’uso di materiali naturali, l’approvvigionamento da energie rinnovabili, il trattamento per il riciclo delle acque piovane e di scarico e 45.000 mq di verde. Foto ©Carlos e Dario Tettamanzi.

Il pavimento drenante centrale richiama il pietrisco e lo sterrato delle cascine piemontesi, elemento che ritorna nei parcheggi a raso dove i colori si ispirano ai toni della campagna. Nella zona dei negozi il pavimento drenante è associato alla ceramica, nella food court a rivestimenti lignei. Foto ©Carlos e Dario Tettamanzi.

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Livorno LA RIGENERAZIONE URBANA INIZIA DAL MARE Retail e intrattenimento sotto le navate delle Officine Storiche di Porta a Mare, nuova tappa di un percorso di riqualificazione che con i docks e gli ex-cantieri navali coinvolge la città. Masterplan di Isola Architetti e Eet-Cobolli Gigli & Monico. Interni delle Officine Storiche di RetailDesign - Paolo Lucchetta

A destra, planimetria dell’ambito commerciale e residenziale appena concluso, con le Officine Storiche al centro (courtesy Eet Cobolli Gigli & Monico).

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Città di fondazione del granduca Ferdinando, ancor oggi Livorno, come scriveva Guido Piovene nel 1956 nel suo Viaggio in Italia, “ha un aspetto straordinario: nel senso che è fuori dalla regola estetica delle nostre vecchie città, senza rientrare nella regola di una città moderna”. Circondata dall’acqua che entra anche nel tessuto urbano con il ‘giro dei fossi’, Livorno ha il mare come motore economico, e il tema della rigenerazione urbana non può prescindere dalla trasformazione di vaste aree che hanno perso l’originaria funzione, come è il caso degli ex-cantieri navali Orlando. Il vasto progetto di riconversione, avviato nel 2003 da Isola Architetti e da Eet-Cobolli Gigli e Monico, dopo alterne vicende è sfociato nel 2007 nel masterplan di Porta a Mare, di cui l’ambito delle Officine Storiche, completato lo scorso settembre, rappresenta il fulcro di un intervento che riguarda una superficie complessiva di più di 10 ettari e che, insieme alla nuova Marina di Livorno, comprenderà gli ulteriori ambiti del Lips (alberghiero), Arsenale (convention center e auditorium) e Molo Mediceo (residence).

Promossa da Igd Siiq, la riqualificazione di Officine Storiche era iniziata nel 2019 ma era stata sospesa per un anno a causa della pandemia. Dopo il rifacimento della copertura, i lavori di impiantistica e il restauro filologico delle murature interne, condotto dall’impresa specializzata Nicola Restauri, le tre navate delle officine sono diventate la nuova piazza coperta di Porta a Mare: un luogo di ritrovo, commercio e intrattenimento per gli abitanti delle nuove residenze – 42 appartamenti in classe energetica A affacciati sulla darsena, costruiti traslando parte della volumetria


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Sopra, interno delle Officine Storiche e, a sinistra, il complesso residenziale dell’intervento di Porta a Mare. Foto ©Giacomo Maestri.

SUB AMBITO "D" PIAZZA MAZZINI

UFFICI UFFICI STSTORICI ORICI Ved i Tavole d a D01U a

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+2,65

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NUOVOCANALE

MARE DARSENA NUOVA

+3,67

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+3,55

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+2,40

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+3,67

+2,50

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+2,23

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+2,25 +2,15

+3,42

+1.90 +3,42

TI CASSONET

+3,30

+1.90 +2,23 +3,30

NUOVOSTRADA +1,97

+1,97

TI CASSONET

+1,72

+2,30

+2,30

+2,30

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GALLERIA OFFICINE STORICHE

A sinistra, vista dall’acqua. Le Officine Storiche diventano una nuova agorà al centro dell’ambito di sviluppo commerciale e residenziale di Porta a Mare. Foto ©Giacomo Maestri.

del complesso precedente – e per livornesi e turisti. Con 5 medie superfici e 21 punti vendita il progetto degli interni, sviluppato da RetailDesign, la società specializzata in retail dell’architetto Paolo Lucchetta, dà in realtà grande spazio a una food court con insegne come Starbucks, La Piadineria e McDonald’s. Ad essi si aggiunge un’area di intrattenimento (bowling, biliardo, area feste) a insegna Wappy e 4.700 mq di un centro fitness. In continuità tra passato e presente, malgrado le cesure imposte dalle funzioni militari, cantieristiche e portuali, l’operazione di Officine Storiche è un ulteriore passo verso la rigenerazione del waterfront di Livorno, che per la natura della città disegnata dal Buontalenti nel 1577, più che in altri luoghi è parte integrante del centro urbano

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CREDITI Località Livorno Committente Gruppo Igd Siiq Progettazione esecutiva e DL architettonica Eet-Cobolli Gigli e Monico Progettazione spazi interni galleria RetailDesign Srl - Paolo Lucchetta Le Officine Storiche in una foto d’epoca e oggi. Il progetto di trasformazione concilia le nuove funzioni con la conservazione, anche mediante un lavoro di restauro dei paramenti murari, della struttura originaria. Foto ©Giacomo Maestri.

Progetto e DL strutture Studio Beta Associati Progetto e DL impianti Tecno Ci-Emme Impianti (parte elettrica); Tekis (parte meccanica) Restauro murature Officine Storiche Nicola Restauri Imprese Cmb; Di Vincenzo Dino; Giò Costruzioni Finiture residenze e urbanizzazione Edinfra Slp totale Officine Storiche 20.468 mq di cui 15.578 commerciale-terziario e 4.890 residenziale Cronologia 2017-2023


RETAIL

Eet-Cobolli Gigli e Monico

Retail Design

Con Eet gli ingegneri Stefano Cobolli Gigli e Riccardo Monico proseguono il sodalizio avviato nella seconda metà degli anni ’50 dai rispettivi padri, gli architetti Sergio Cobolli Gigli e Giorgio Monico. La società di progettazione ha la sua sede storica a Milano, e opera nei principali settori dell’architettura in ambito pubblico e privato. I clienti sono banche e assicurazioni, sviluppatori immobiliari e gruppi del settore sanitario.

Fondato e diretto da Paolo Lucchetta, RetailDesign è un laboratorio di ricerca e progettazione composto da un team di architetti e designer che sviluppano nuovi concetti di architettura e design con intenti sociali e commerciali. Laureato in architettura a Venezia con Aldo Rossi, dal 2012 al 2015 Paolo Lucchetta è stato docente di Design e Processi per l’Innovazione all’Università Iuav di Venezia. Dal 2006 è docente di Architettura d’interni al master del Politecnico di Milano.

www.eet-arch.com

www.retaildesignweb.it

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› DESIGNCAFÈ

Da sinistra in senso orario. Venere de’ Medici, Manifattura Ginori di Doccia, 1747; Alzata dal servizio del Kedivè Manifattura Ginori di Doccia 1872; Piattella Venere Stracciona, Gio Ponti per Richard-Ginori Manifattura Ginori 1927- 1929 (Museo Ginori); Cista Passeggiata archeologica, Manifattura Ginori 1926-1927, Gio Ponti (disegno) e Libero Andreotti (courtesy Museo Poldi Pezzoli).

ORO BIANCO TRE SECOLI DI PORCELLANE GINORI IN MOSTRA A MILANO AL MUSEO POLDI PEZZOLI

Sono circa sessanta, in larga parte provenienti dal Museo Ginori e dalla collezione del Poldi Pezzoli, le porcellane in mostra fino al prossimo 19 febbraio negli ambienti del museo milanese. L’esposizione, a cura di Rita Balleri, Oliva Rucellai e Federica Manoli, racconta alcuni dei momenti più significativi della storia della Manifattura di Doccia, fondata nel 1737, quando finalmente l’Europa apprende l’alchimia che dà vita alla porcellana, dal marchese Carlo Ginori: dalle riproduzioni dei marmi delle collezioni Medicee, alcune delle quali qui accostate ai rispettivi archetipi in bronzo, alle due ciste in porcellana dura conservate al Museo Poldi Pezzoli, dono di Paola Ojetti del 1973, che aprono il periodo della direzione di Gio Ponti (quando la manifattura era già stata acquistata dal commerciante milanese di ceramiche Richard). [ 96 ]

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Nella storia della porcellana europea, la Manifattura Ginori possiede un marcato carattere di unicità. Alla creazione di eleganti pezzi da tavola Carlo Ginori affianca l’arte come terreno di sperimentazione e indirizza l’impresa verso l’esecuzione di sculture in porcellana, equivalenti delle grandi statue del passato. Sulle ceneri delle manifatture medicee inizia così una florida produzione di oggetti d’arte che unisce la tradizione delle copie dall’antico a una nuova formula estetica, apprezzata dai primi viaggiatori del Grand Tour: immagini tratte dalla memoria di statue già scolpite si trasformano in porcellane di naturale gentilezza e finissimo candore. È una straordinaria storia dell’arte, ma anche una storia sociale fatta di lavoro, scioperi e di una grande comunità, quella di Sesto Fiorentino, che è indissolubilmente legata alla vita del Museo, oggi di proprietà dello Stato che

nel 2017 ha dato vita alla Fondazione Museo Archivio Richard Ginori della Manifattura di Doccia diretta da Tomaso Montanari. Oro Bianco, nell’allestimento espositivo dello studio fiorentino Guicciardini&Magni Architetti Associati, è realizzata con il sostegno di Ico Falk e Afl, con il contributo di Regione Lombardia e il patrocinio di Ministero della Cultura, Regione Lombardia, Regione Toscana, Comune di Milano e Comune di Sesto Fiorentino. Sponsor tecnici Atm, Big - Broker Insurance Group / CiaccioArte e Mitsubishi Electric


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L’ARCHITETTURA AL TEMPO

dell’INTELLIGENZA

ARTIFICIALE a cura di Carlo Ezechieli

Interno di una biblioteca. Immagine generata con strumenti di IA da Shail Patel (©Shail Patel).


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Assistenti elettronici Già vent’anni fa, con l’avvento di internet, il ruolo e la diffusione delle immagini ha progressivamente acquisito un’importanza fondamentale. Gli smartphone ne hanno scatenato il potenziale e oggi, con l’emergere dell’Intelligenza Artificiale, questa ondata sta diventando ancora più imponente, con effetti e ricadute sorprendenti. Anche in architettura l’IA funziona infatti come una sorta di super assistente capace, sulla base di indicazioni testuali, di produrre una quantità impressionante di immagini, talvolta di qualità. Viene coinvolto, e in parte stravolto, non solo il metodo di produzione di un progetto, ma anche il processo creativo, in un chiaroscuro di conseguenze per ora non decifrabili, ma che si stanno sviluppando all’insegna di una produzione ormai strabordante e sempre più tendente all’omologazione: un fatto quest’ultimo che paradossalmente porterà ad una rivalutazione di aspetti come identità, luogo e appartenenza. Come architetto e curatore di una rivista di architettura, non posso tuttavia non considerare gli aspetti positivi di questa evoluzione. Le immagini del resto hanno storicamente un ruolo fondamentale in architettura. I disegni di Giovan Battista Piranesi, ad esempio, hanno ispirato e tuttora ispirano intere generazioni di architetti. Come pure è nota l’influenza delle immagini neofuturistiche di Archigram su opere come il Centre Pompidou di Parigi. In queste pagine abbiamo pertanto deciso di mostrare alcune delle immagini architettoniche più avvincenti prodotte con l’Intelligenza Artificiale. Partendo da un’analisi teorica e dalle ambientazioni hi-tech di Neil Leach, questa breve rassegna raccoglie le suggestioni raffinatamente ironiche di Jean Jacques Balzac, le immagini di ispirazione storicista di Qasim Irbal, le atmosfere surrealiste di Shail Patel e l’espressione di un metodico straniamento compositivo delle opere di Brian Kelly. Il tutto nella speranza che anche queste immagini, pur lontane dall’eccellenza di un Piranesi, siano fonte se non di ispirazione, almeno di discussione. Carlo Ezechieli [ 98 ]

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Neil Leach Architetto e docente universitario, Leach dirige il programma Doctor of Design presso la Florida International University. Ha insegnato all’Architectural Association, Harvard Gsd, Columbia Gsapp, Cornell, IaaC e Sci-Arc. È co-fondatore di DigitalFutures; ex ricercatore della Nasa e membro dell’Academia Europaea, che comprende 50 premi Nobel. Ha pubblicato oltre 40 libri sulla teoria architettonica e la progettazione digitale; è il traduttore (con Joseph Rykwert) di Leon Battista Alberti, On the Art of Building in Ten Books (Mit Press, 1988). Attualmente si occupa di intelligenza artificiale. Tra i suoi libri più recenti Architecture in the Age of Artificial Intelligence: An Introduction to AI for Architects (Bloomsbury, 2022) e Machine Hallucinations: Architecture and AI (con Matias del Campo, Wiley, 2022).

INTELLIGENZA ALIENA È IL CASO DI ANDARE NEL PANICO? di Neil Leach

INCREDIBILMENTE POTENTE, L’IA FUNZIONA COSÌ BENE CHE CI DOMANDIAMO COS’ALTRO SAPPIA FARE DI CUI NON SIAMO ANCORA A CONOSCENZA. UN INTERROGATIVO TERRIFICANTE

Cosa dobbiamo pensare dell’IA? È uno strumento straordinario che tutti dovrebbero usare, come sostiene Patrik Schumacher? O è terrificante, come potrebbero sostenere alcuni? O, come ha affermato Mo Gawdat, ex direttore finanziario di Google, rappresenta una minaccia più grande per l’umanità rispetto al cambiamento climatico? Per me è entrambe le cose. È sia uno strumento incredibilmente potente, ma – proprio per questo – è anche una minaccia. Sia chiaro, non c’è nulla di intrinsecamente malvagio nell’IA. Per quanto ne sappiamo non ha intenzionalità e, senza intenzionalità, non ci possono essere cattive intenzioni. È solo uno strumento.


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Ma. come ogni altro strumento, nelle mani sbagliate potrebbe essere letale. Dopotutto, una persona può usare un coltello da cucina sia per tagliare le verdure sia potenzialmente per uccidere qualcuno. Ma non si può incolpare il coltello da cucina. Finora nessuno strumento è stato mai condannato per un crimine. Tuttavia, l’IA ha sorpreso molti esperti, perché si è rivelata molto più capace di quanto chiunque avesse mai immaginato. Nessuno aveva previsto che i chatbot, come ChatGPT, sapessero 10mila volte di più di un essere umano e nessuno aveva previsto che i modelli di generazione di immagini, come MidJourney, sarebbero stati in grado di proget-

tare meglio di qualsiasi architetto. Nessuno è più allarmato di colui che viene definito il ‘padrino’ dell’IA, Geoffrey Hinton. Hinton è una figura notevole, proviene da un’illustre famiglia di scienziati britannici. Ammesso alla facoltà di architettura dell’Università di Cambridge, la abbandonò dopo due giorni, non appena si rese conto che l’architettura non faceva per lui. Si dedicò invece alle scienze orientandosi verso l’IA. Hinton, eroe dell’IA, ha sempre agito nella convinzione che per farla funzionare sarebbe stato opportuno modellarla sul cervello umano. In un periodo in cui le reti neurali, non ottenendo i risultati sperati, erano state scartate, Hinton le ha perseguite testardamente.

Finché, all’inizio del millennio, con l’introduzione dei processori grafici (Gpu) e con computer molto più veloci e potenti, le reti neurali hanno cominciato a realizzare le loro promesse, riscattando il ruolo di Hinton. Sono sviluppi che hanno portato alla rivoluzione del Deep Learning che oggi alimenta l’IA, tanto che reti neurali e Deep Learning sono ormai considerati sinonimi di IA. Sembrerebbe che l’IA stia funzionando in modo incredibile e questo, ovviamente, è un enorme successo. Allora perché le persone sono così preoccupate? Il problema é che l’IA funziona troppo bene e ha iniziato a sviluppare capacità che molti pensavano richiedessero decenni

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Sopra, la sala da pranzo di un’abitazione sulle Alpi. A destra, un altro interno prismatico. Nella pagina precedente, un monolite riflettente (tutte le immagini, generate con strumenti di AI, courtesy Neil Leach).

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o forse un’eternità per svilupparsi. Ad esempio, si parte dalla generalizzazione che l’IA non abbia una capacità intellettiva superiore a quella di una calcolatrice tascabile e che difficilmente potrebbe arrivare a pensare in termini umani. Ma secondo alcuni esperti non è così. D’altra parte, quando l’ingegnere di Google, Blake Lemoine, ha affermato che l’IA potrebbe essere senziente e avere sentimenti, è stato da tutti sbeffeggiato fino a perdere il proprio lavoro. Ma ora gli esperti non sono più così sicuri. Secondo Hinton, il primo segnale che l’IA potesse essere più capace di quanto si pensasse è arrivato quando ha scoperto che PaLM – la ver-

sione di Google di GPT – era in grado di spiegare una barzelletta. Ora, se avesse potuto spiegare una barzelletta, avrebbe anche dovuto essere in grado di capire quella barzelletta. Un’altra preoccupazione è sorta quando Hinton ha cominciato a chiedersi se l’IA potesse pensare e, nel caso, se fosse un uso metaforico del termine ‘pensare’ o se fosse esattamente lo stesso tipo di pensiero a cui siamo abituati come esseri umani. Per convincersi infine di quest’ultima ipotesi. Come ha detto, «credo fermamente che l’uso della parola ‘pensare’ sia esattamente lo stesso che usiamo per le persone». Tutto questo si


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È come se la Terra fosse stata invasa da una specie invisibile, super intelligente e aliena Neil Leach

aggiunge al fatto che l’IA ha un metodo di apprendimento migliore e un modo più efficiente di condividere le conoscenze rispetto agli esseri umani. Questo perché molte copie dello stesso modello di IA possono funzionare su hardware diversi per svolgere esattamente gli stessi compiti. «Quando una [copia del modello] impara qualcosa, tutte le altre lo sanno – ha osservato Hinton – mentre le persone non possono farlo. Se imparo molte cose sulla meccanica quantistica e voglio trasmettere queste conoscenze il processo è lungo e faticoso». Possiamo quindi affermare che l’IA è genuinamente intelligente? Molto dipende, ovviamente,

da cosa intendiamo per ‘intelligenza’. Ci sono sicuramente diverse forme di intelligenza ed è sbagliato limitarsi a una definizione legata all’intelligenza umana. Per Hinton, i due principali tipi di intelligenza risiedono nel cervello degli animali e nelle reti neurali, e l’intelligenza delle reti neurali è superiore: «è una forma di intelligenza completamente diversa, una forma di intelligenza nuova e migliore». Personalmente, mi piace chiamarla ‘intelligenza aliena’, un termine che è stato utilizzato già da Philip Rosedale e più di recente da Yuval Harari. Nel mio libro Architettura nell’era dell’intelligenza artificiale: un’introduzione all’IA per

gli architetti, propongo il commento: «è come se la Terra fosse stata invasa da una specie invisibile, super intelligente e aliena». Dal mio punto di vista esistono molte forme diverse di intelligenza, così come ci sono molte forme diverse di ‘pensiero’, ‘comprensione’ e ‘apprendimento’. Dobbiamo usare le virgolette quando usiamo questi termini per evitare il rischio di antropomorfizzarli. Il problema è che noi esseri umani tendiamo ad adottare un punto di vista antropocentrico. Tendiamo a giudicare il mondo secondo i nostri termini e a considerarci il centro della vita intelligente nell’universo. Ma non è un errore? Se invece di giudicare l’IA secondo i nostri termini giudicassimo noi stessi secondo i termini dell’IA? Non appariremmo enormemente inferiori? Questo, in ogni caso, è il motivo per cui alcuni chiedono una Seconda Rivoluzione Copernicana. Dobbiamo correggere questo punto di vista antropocentrico e riconoscere che noi esseri umani non siamo più il centro della vita intelligente nell’universo. Come ha fatto l’IA a raggiungere queste misteriose capacità? È qui che la storia si fa interessante. Dopotutto, le reti neurali in questi Large Language Models (Llm) non sono così complicate. L’algoritmo utilizzato consiste in un codice di appena duemila righe. Ma è proprio la dimensione di questi Llm che si è rivelata così significativa. Stranamente, essi stanno manifestando ciò che viene definito ‘capacità emergenti’, proprio grazie alla loro dimensione. Il termine ‘emergenza’ si riferisce a un principio che conosciamo da tempo, ma finora non siamo stati in grado di spiegarlo in modo convincente. L’emergenza può essere trovata nei sistemi naturali, come le acrobazie aeree di uno stormo di storni – chiamato murmurazione – quando si radunano per la notte; possiamo rintracciarla nel comportamento stigmatergico (un metodo utilizzato nei sistemi decentralizzati in cui gli individui comunicano tra loro modificando l’ambiente circostante, ndt) delle formiche che lasciano tracce di feromoni;

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Dobbiamo correggere il nostro punto di vista antropocentrico e riconoscere che noi esseri umani non siamo più il centro della vita intelligente nell’universo Neil Leach

e può essere trovata nel comportamento collettivo di una muffa mucillaginosa, in cui migliaia di singole cellule si uniscono per formare un’unica entità in cerca di cibo. Il principio qui è che in ogni sistema multi-agente tende ad esserci una forma di comportamento emergente dal basso verso l’alto che è imprevedibile, in cui il tutto è maggiore della somma delle parti. Inoltre, più grande è il sistema multi-agente, più straordinaria è l’emergenza che si manifesta. Gli scienziati, pur da tempo consapevoli di questo principio, faticano a spiegarlo. Forme notevoli di emergenza sono state persino paragonate alla magia. Naturalmente, la magia non esiste tecnicamente. Un mago non fa magia. Piuttosto, un mago esegue un trucco, in cui le operazioni effettive sono nascoste, al fine di ingannare il pubblico. La magia però – se vogliamo credere a una dichiarazione comunemente attribuita ad Arthur C Clarke – è semplicemente un fenomeno che la scienza deve ancora spiegare. Sono queste capacità emergenti che hanno permesso all’IA di essere creativa, ed è grazie a queste che è stata in grado di imparare a scrivere, tradurre il linguaggio e generare codici. Infatti, come ha affermato Yuval Harari, l’IA ha ora hackerato il sistema operativo umano: il linguaggio. Questo è potenzialmente terrificante, perché le parole sono fondamentali. Voglio comunque sostenere che l’IA ha anche hackerato il nostro sistema visivo: il design. Osservando, infatti, le illustrazioni generate da MidJourney che accompagnano questo articolo è chiaro che l’IA è perfettamente in grado di comporre un progetto. Queste immagini vengono generate sulla base di suggerimenti o descrizioni verbali che MidJourney traduce in immagini. Ma questi suggerimenti – per quanto dettagliati, quando si tratta di descrivere attributi specifici dell’immagine generata, come condizioni di illuminazione, dettagli iperrealistici, rendering e così via – contengono solo poche parole per descrivere un edificio e il suo paesaggio. In effetti, le uniche parole usate per descrive[ 102 ]

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re l’architettura si limitano a espressioni come “casa ultramoderna futuristica in cima a una montagna nelle Alpi austriache”. Nulla di più. MidJourney fa il resto. Genera immagini in modo così convincente che offrono una forte sensazione di materialità. Aggiunge riflessi; aggiunge alberi, rocce e montagne sullo sfondo; aggiunge tutti i dettagli. In breve, MidJourney genera l’intero disegno. Inoltre, possiamo utilizzare esattamente lo stesso suggerimento, ma cambiare il riferimento da edificio a gioiello o oggetto di moda, e genererà risultati sorprendenti. Questo è sia incredibile sia un po’ terrificante. Ma la cosa più terrificante è il quesito su

cos’altro l’IA abbia imparato a fare e di cui non siamo a conoscenza. Ciò che vorrei sottolineare è che quando qualsiasi entità intelligente opera a un livello che si estende ben oltre la comprensione umana, noi esseri umani semplicemente non possiamo comprendere ciò a cui sta pensando, proprio come non possiamo percepire gli odori e i suoni allo stesso modo di un cane. Si dice infatti che gli sciocchi non sappiano quanto sono sciocchi. L’IA ha pertanto hackerato sia il linguaggio sia il design. Ma non potrebbe aver hackerato anche il genoma stesso della cultura umana? Coloro che conoscono la serie di libri e il film di culto


› INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Guida galattica per autostoppisti si ricorderanno che il supercomputer Deep Thought forniva la risposta ‘alla vita, all’universo e a tutto’. E come sappiamo la risposta, sconcertante, era: ‘42’. Ma l’IA non potrebbe effettivamente fare ora la stesa cosa? Potrebbe spiegarci l’intera nostra esistenza? L’unica differenza – se basiamo la nostra esperienza su ChatGPT o MidJourney – è che mentre a Deep Thought ci sono voluti 10 milioni di anni per trovare la risposta, l’IA sarebbe in grado di rispondere in 3 secondi. Sulla quarta di copertina del mio libro sono scritte le parole NIENTE PANICO! Ma non è forse il momento di preoccuparci?

L’IA ha hackerato il sistema operativo umano: il linguaggio. Questo è potenzialmente terrificante perché le parole sono fondamentali Neil Leach

Sopra, disegno ottenuto con l’input ‘Red Box nel parco di Yosemite’ e, a sinistra, la risposta al prompt ‘casa ultramoderna futuristica in cima a una montagna nelle Alpi austriache’ (tutte le immagini, generate con strumenti di AI, courtesy Neil Leach).

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› INTELLIGENZA ARTIFICIALE *Jean Jacques Balzac è uno pseudonimo creato per la pagina instagram @jeanjacquesbalzac, intesa come uno spazio dove giocare ed esplorare le possibilità di un nuovo mezzo di espressione

ESPLORAZIONI E IRONIA WRONG ARCHITECTURE ILLUSTRATIONS di Jean Jacques Balzac*

Le mie immagini sono create con uno degli strumenti generativi di intelligenza artificiale esistenti oggi: MidJourney. È un nuovo mezzo di espressione che utilizza l’apprendimento automatico per analizzare grandi quantità di dati visivi prima di creare nuove informazioni su richiesta, in questo caso un’immagine. Dopo aver generato le prime due immagini, mi sono reso conto del potere e del potenziale di questo nuovo strumento. Rispetto al modo tradizionale di creare immagini di architettura mi sembrava di tenere in mano una bacchetta magica. In architettura, che si tratti di fotografia o di una visualizzazione tridimensionale, la creazione di immagini è un processo che richiede pianificazione, organizzazione, solitamente un team di persone e molto tempo per l’esecuzione. Con questo nuovo strumento tutto avviene istantaneamente e praticamente sul tuo dispositivo mobile. Immagina di essere in coda aspettando l’imbarco su un aereo e contemporaneamente confrontare opzioni di facciata per un futuro progetto. Sono emerse molte domande e mi sono chiesto cosa sarebbe interessante sperimentare su vari soggetti. Il primo tema è emerso come reazione al fatto che le immagini oggi sono principalmente concepite per vendere il progetto o sedurre lo spettatore. I motivi sono generalmente commerciali e il prodotto sono rappresentazioni ideali prive delle imperfezioni della realtà. Sia che si tratti di visualizzazioni architettoniche o di foto di progetti realizzati, viene inesorabilmente applicato lo stesso criterio di congelamento di un progetto in un momento felice, senza mostrare segni di invecchiamento o della vita di chi lo abita. Seguendo lo stesso pensiero, ho voluto esplorare quali potrebbero essere altri momenti nella vita di un edificio o altri temi non sfacciatamente commerciali, [ 104 ]

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Dall’alto, House Ornament Unhappy with Parisian Climate, e Last Days of Summer. Jean Jacques Balzac, 2023.


› INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Great Time for a Walk. Jean Jacques Balzac, 2023.

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› INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Ho voluto esplorare quali potrebbero essere altri momenti nella vita di un edificio o altri temi non sfacciatamente commerciali degni di essere presentati attraverso un’immagine J.J. Balzac

degni di essere presentati attraverso un’immagine. Il primo tema è stato ispirato dai disegni di Piranesi sulle rovine, in cui ho cercato di esplorare la bellezza delle rovine dell’architettura contemporanea. Perché siamo attratti dalla magia delle rovine, dal passare del tempo, dall’anima di un luogo? Analogamente, mi interessava anche la bellezza della fase di costruzione. Questa fase spesso trascurata mette in mostra le qualità strutturali dei progetti che non sono visibili in seguito. Possiamo vedere la bellezza delle strutture grezze: sempre più nascoste a causa degli standard energetici. Uno dei temi ricorrenti riguarda la relazione tra naturale e artificiale. O l’esplorazione dei gesti architettonici come traccia della presenza umana nel corso della storia. Rispetto a questo tema un bellissimo riferimento o ispirazione sono le piscine di Leça di Alvaro Siza. Ciò che è bello di questo progetto è un luogo definito da una forte presenza di rocce naturali sovrapposte a un gesto architettonico rappresentato dai bordi astratti della piscina e dall’acqua come elemento vivo e dinamico. Talvolta nel mio lavoro lo scopo è semplicemente quello di testare un nuovo strumento come supporto progettuale. Questo strumento può essere utilizzato nella pratica quotidiana del lavoro? Questo è il tema che sarà principalmente discusso in futuro nonché una delle domande più frequenti che mi vengono poste come architetto. Oggi è ancora presto per formulare dei pensieri definitivi, ma ignorarlo sarebbe semplicemente irresponsabile. In altre occasioni si tratta di affrontare il lato sociale, economico o ambientale della pratica dell’architettura con un po’ di umorismo e ironia. Altre ancora gioco con i dogmi e i pregiudizi quotidiani, come la paura del pastiche ornamentale... E a volte si tratta semplicemente di bellezza

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Da sinistra in alto, When I was a Kid there wasn’t the Internet; Useless facade; e Swiss family house. Jean Jacques Balzac, 2023.


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Investors are Worried About the Quantity of the Loggias. Jean Jacques Balzac, 2023.

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Mohammad Qasim Iqbal Studente di 25 anni del corso di laurea magistrale in architettura a Nottingham, sua città natale, Mohammad Qasim (@ studio_mqi) ritiene la storia una fonte inestimabile di ispirazione per l’innovazione contemporanea. Esploratore delle applicazioni dell’Intelligenza artificiale all’architettura e in particolare dei generatori testo-immagine, con un particolare focus su Midjourney, crede convintamente che nell’IA risieda un immenso potenziale, specialmente nel campo del design, offrendo agli architetti la capacità di creare visualizzazioni altamente sofisticate capaci di dare vita a idee con una precisione e una creatività senza precedenti.

QASIM IQBAL SEZIONARE LA STORIA di Carlo Ezechieli

Risposta curiosa quanto audace quella di Mohammad Qasim Iqbal, quando alla richiesta di alcune delle sue immagini per la pubblicazione su questo numero, mi rispose per prima cosa con un link di Paypal per pagarle. Malgrado questo approccio forse un po’ ruvido ma allo stesso tempo altamente imprenditoriale Qasim Iqbal, uno studente di architettura venticinquenne, è autore di alcune notevoli visioni architettoniche realizzate con l’aiuto dell’intelligenza artificiale. Le sue esplorazioni iniziano con un attento esame di precedenti architettonici storici. Guidato dal metodo di impronta scolastica di esplorazione e smontaggio analitico di capolavori, ne ripercorre il processo creativo per ritrovarvi l’essenza

Sculptural Allegorical Renaissance Façade Questa immagine è un’esplorazione nella lavorazione della pietra che coinvolge lo stile rinascimentale. La serie esplora l’uso di opere scultoree e allegoriche nella facciata per creare forme che non seguono necessariamente una regola strutturale, ma un design fluido e interconnesso che crea una griglia in cui si colloca la scultura e la storia della facciata (©Qasim Iqbal).

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Corbusian Forms A destra, la serie di queste forme corbuseriane è stata un’esplorazione ispirata al post di Integrated 4x Four Compositions di Le Corbusier. L’idea era quella di esaltare un approccio stilistico apparentemente organico e naturale senza perdere l’idea di una forma architettonica. Si possono notare leggeri riferimenti agli edifici della Unitè d’habitation con le vivaci finestre contro il cemento grezzo (©Qasim Iqbal).


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Muqarnas Stone Façade A sinistra, il muqarnas, conosciuto anche nell’architettura iberica come Mocárabe, è una forma di volta ornamentata dell’architettura islamica. La serie Facciata di pietra muqarnas investiga come l’arte della scultura e della lavorazione della pietra possano essere combinate con i dettagli affascinanti dei disegni muqarnas islamici in un progetto di facciata. Il modello Midjourney antico si aggiunge all’essenza concettuale e astratta di questo esperimento e sottolinea ulteriormente questa fusione di idee (©Qasim Iqbal).

The Red [is not a colour] 01 & 02 Questa serie di Midjourney ha preso spunti dallo stile rinascimentale combinati con qualcosa di sorprendente e esteticamente dominante. L’idea era quella di imporre all’edificio una struttura tensile di colore rosso che contraddice le regole e le ripetizioni del Rinascimento. «Il rosso – afferma Qasim Iqbal – deriva dall’uso che ne fa Bernard Tschumi, che non lo considera un colore ma l’idea stessa. In modo crudo, volevo che l’intervento o ciò che rappresenta l’idea fosse rosso» (©Qasim Iqbal).

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Shail Patel Shail Patel (@shael.ai) ha iniziato il suo percorso professionale come architetto presso Flxbl Design ad Ahmedabad, India, per poi trasferirsi in Cina lavorando presso Plasma Studio, Spactrum, In:Flux Architecture e UN Studio. Attualmente residente negli Stati Uniti, Shail lavora come responsabile di progetto presso Uacdc, un centro di divulgazione dell’Università dell’Arkansas. Come pioniere nell’uso dell’intelligenza artificiale in architettura, Shail esplora le sue applicazioni in vari settori, tra cui l’arte e la moda.

SHAIL PATEL LE ARCHITETTURE ETEREE di Carlo Ezechieli

Shail Patel è un architetto indiano, pioniere nell’utilizzo dell’intelligenza artificiale applicata al progetto di architettura, che ha guadagnato visibilità con le sue immagini di strutture imponenti che si integrano armoniosamente nel paesaggio circostante. Le sue creazioni sono caratterizzate da una curiosa dualità tra monumentalità e leggerezza eterea. Se da un lato una delle caratteristiche distintive del lavoro di Patel è la sua abilità di disegnare strutture monumentali che sembrano emergere dal paesaggio circostante, creando un senso di continuità tra l’edificio e l’ambiente naturale, dall’altro il Wand inteso in senso semperiano di parete/ abito diventa un elemento chiave della composizione. Utilizzando materiali leggeri e trasparenti, Patel riesce a proporre concetti architettonici, a creare strutture che sembrano fluttuare nell’aria, svelando solo sottili velature che si intrecciano con l’ambiente circostante e reagiscono con la luce creando suggestioni e atmosfere. E forse sono proprio queste ultime le sue immagini più interessanti, in quanto realisticamente traducibili in una forma costruita

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The Temple, Shail Patel, 2023.

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Una delle caratteristiche del lavoro di Shail Patel è la sua abilità di disegnare strutture monumentali che sembrano emergere dal paesaggio

Dall’alto, Lucid Library, 2023, e House in the Waterfall (©Shail Patel 2023).

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The Glass Box (©Shail Patel, 2023).

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Brian Kelly Brian M. Kelly (@brianmkelly_), AIA, è un architetto e professore associato di architettura presso l’Università del Nebraska. Il focus della sua ricerca è indagare in generale la paternità nell’ambito del processo di progettazione, con particolare attenzione rivolta al diritto d’autore nell’ambito delle applicazioni software, inclusa l’intelligenza artificiale. È inoltre impegnato in un progetto di ricerca sul patrimonio indirizzato ai silos missilistici Atlas-F dismessi della guerra fredda e situati in tutto il Midwest degli Stati Uniti. Il suo lavoro ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti ed è stato pubblicato a livello internazionale.

BRIAN KELLY TRA AVANGUARDIA ELETTRONICA E DIRITTO D’AUTORE di Carlo Ezechieli

Brian M. Kelly, professore di architettura presso l’Università del Nebraska, si concentra su un tema tanto innovativo quanto controverso: il diritto d’autore relativamente ai progetti architettonici generati tramite intelligenza artificiale. I suoi studi analizzano come le nuove tecnologie di progettazione algoritmica e generativa stiano ridefinendo il concetto stesso di autorialità in architettura. Le immagini architettoniche di Kelly, generate tramite sistemi di IA, si collocano in una posizione ibrida tra il disegno concettuale delle avanguardie moderniste e la precisione fotorealistica del rendering digitale. Ritraggono interessanti composizioni di volumi geometrici e facciate modulari immerse in paesaggi desertici dai colori saturi: visioni futuristiche che evocano allo stesso tempo la purezza formale del Razionalismo e l’immaginario fantascientifico. L’elemento ricorrente è la facciata, declinata in pattern intricati e forme biomorfiche generate al computer. Questi echi di sperimentazioni nel campo della prefabbricazione sembrano emanciparsi dalla funzione strutturale per diventare manifesti di una nuova estetica algoritmica. Sono architetture impossibili, che esistono solo come rendering digitali, ma allo stesso tempo così concrete nella loro perfezione elettronica

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A destra, tutti i lavori di Brian Kelly cercano di raccogliere le condizioni latenti di errore e stravaganza presenti nelle piattaforme di intelligenza artificiale, dove le supposizioni compositive rimangono irrisolte, richiedendo l’occhio curatoriale dell’architetto. La serie Odd Facade esplora un effetto di straniamento attraverso la bizzarra composizione di volumetrie, aperture e modularità dei materiali. Sotto, l’illustrazione fa parte di una serie di immagini in cui la forma e la materialità dell’architettura comunicano sistemi organizzativi in un edificio urbano densamente popolato, considerando relazioni alternative con il fronte strada.


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Nequam et fuga. Ut exceptium a aliem qui omniam et pro inullore et aliqui coreriscim.Udia nim aut etum et eium

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Abitazione privata

Casa MP Il punto di partenza dell’intervento di ristrutturazione è consistito nella messa a nudo della preesistenza, una pianta rettangolare di 27×7 metri composta dal susseguirsi di sei ambienti comunicanti con spessi muri portanti in tufo. A conclusione della successione di stanze si trova un terrazzo collocato sul lato opposto rispetto all’ingresso. Questa disposizione ha portato a una reinterpretazione dei concetti di corridoio e di separazione tra l’ambito privato e quello più sociale. La percezione della sequenza di ambienti passanti è rimarcata dall’introduzione di portali in marmo che stabiliscono un rapporto di scala con i volumi ribassati dei servizi, posizionati come spina centrale delle prime tre stanze e illuminati da lucernari.

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La planimetria di Casa MP con il terrazzo opposto rispetto all’ingresso.

Il corridoio assume una nuova forma, dilatandosi e comprimendosi, divenendo una porzione della stanza e non più elemento lineare di collegamento. I primi tre ambienti vedono il dialogo tra il marmo Nero Marquinia dei portali, il legno rovere del pavimento e della boiserie e la luce proveniente dalle finestre e dal lucernario rettilineo. Nelle ultime tre stanze semplici varchi nella muratura portante concorrono alla continuità tra i diversi ambiti: il living, la cucina, la zona pranzo e il terrazzo che, grazie alla grande vetrata, diviene vera e propria estensione della casa.

Località Marigliano (Napoli) Committente privato Progetto architettonico Michela Ekström, Sara Ceccoli

Impresa di costruzioni 2bGestioni Superficie 200 mq Cronologia 2021 Foto Lorenzo Catena


I PROFILI DI LPP / ARCHITETTI ITALIANI

Dal 2016 Michela Ekström si dedica alla progettazione architettonica e di interni partecipando a diversi concorsi di progettazione. Tra gli interventi più significativi figura il Riverside Complex di Tirana, realizzato in collaborazione con Luciano Soldi e Sara Ceccoli. Il complesso residenziale e commerciale, che occupa circa 160.000 mq, è attualmente in fase di costruzione. I suoi lavori sono stati selezionati e inclusi nel Padiglione Italia della Biennale di Architettura di Venezia del 2021 all’interno della sezione curata dalle Rebel Architette. È co-fondatrice dell’associazione culturale Architettrici, organizzazione che promuove attività culturali focalizzate sull’empowerment femminile nel campo dell’architettura.. www.michelaekstrom.com

LA RACCOLTA DI PROGETTI DI MICHELA EKSTRÖM EVIDENZIA ALCUNI FILI CONDUTTORI STRETTAMENTE LEGATI TRA LORO: LA RICERCA DI CONTINUITÀ TRA SPAZIO URBANO ED EDIFICI, UN MODO PECULIARE DI CONCEPIRE IL PAESAGGIO CHE SI FA ARCHITETTURA E IL ROVESCIAMENTO DEI LIMITI CHE SI TRASFORMANO IN OPPORTUNITÀ DI PROGETTO E DI VITA, PRIVATA E SOCIALE INSIEME

MICHELA EKSTRÖM di Luigi Prestinenza Puglisi

Michela Ekström si laurea in architettura a Roma nel 2008 per poi acquisire il dottorato. Tra i suoi professori Raffaele Panella, Giuseppe Rebecchini e Roberto Secchi, cioè i rappresentanti di una scuola romana che ha a cuore il buon funzionamento e la razionalità costruttiva dell’edificio ma è aperta a suggestioni organiche e a una controllata sperimentazione. È durante il dottorato che avviene il distacco da questi modelli e l’incontro con la dimensione paesaggistica che approfondisce frequentando la Francia e, in particolare, l’università a Parigi. La prima importante scommessa progettuale è la casa studio che decide di costruire per se stessa. Si tratta di sfruttare le opportunità offerte dalla legislazione edilizia con il Piano Case che permette aumenti di cubatura agli edifici preesistenti, aumenti che si possono concretizzare in piccoli oggetti edilizi autonomi. Nel caso specifico, la possibilità di realizzare una costruzione di circa 40 metri quadrati. Nonostante le limitate dimensioni e ricorrendo a tutti gli accorgimenti permessi dalle norme tecniche, ne viene fuori un oggetto spazialmente intrigante in cui il non costruito viene a fare parte dell’edificio: entrando al primo piano dentro la casa e diventando una terrazza racchiusa da muri al piano superiore. Pur essendo aperto e spazialmente intrigante, il fabbricato non si perde in un ambientalismo di maniera: presenta un aspetto compatto, sottolineato dal rivestimento in travertino, da cui il nome Stonehouse. Quindi niente tegole, niente balconi con ringhiere in legno. Un oggetto volumetricamente ben definito che si offre per essere percorso e scoperto. In antitesi con le ricerche architettoniche tipiche di questi ultimi anni che puntano più a ottenere l’effetto della leggerezza che quello opposto della gravità, del peso. Ma anche in antitesi con le poetiche conservatrici legate al concetto di massa, compattezza e solidità, perché la costruzione ideata da Michela Ekström

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MICHELA EKSTRÖM

ha, come dicevamo, un suo modo peculiare di aprirsi e di articolarsi. Un modo che ricorda le ricerche di Rem Koolhaas per la Casa da Música di Porto anche se filtrate da una sensibilità nordica per la luce garantita dal posizionamento strategico delle aperture, pensate in funzione del movimento del sole. Tanto che non ci sono elementi oscuranti di sorta. L’approccio da paesaggista emerge nei progetti per gli interni, tra i quali ricordiamo la casa a Marigliano in provincia di Napoli e quella alla Camilluccia a Roma, disegnate in collaborazione con l’architetto Sara Ceccoli. Entrambi gli appartamenti sono organizzati in funzione di percorsi scanditi da sequenze lineari di armadi. Lungo le quali, punteggiati da portali asimmetrici in marmo o da elementi ritmici, si aprono gli ambienti della casa e si appoggiano i servizi che, grazie al fatto di richiedere altezze più contenute, consentono inaspettati scorci. All’effetto di fluidità e dilatazione contribuiscono gli specchi che moltiplicano, attraverso riflessioni all’infinito, le viste. Vi è in questo gioco, che altrimenti correrebbe il rischio di diventare barocco, il minimalismo dei dettagli e un’etica dei materiali, usati secondo le loro caratteristiche: il legno è legno, il marmo è marmo, il ferro è ferro. Il complesso scolastico di Capriati al Volturno è un intervento di modellazione di un frammento di territorio precedentemente compromesso da una volumetria invadente e quindi oggetto di demolizione. Le due nuove scuole, media ed elementare, sono inserite in un sistema di terrazzamenti che rende l’intervento paesaggisticamente accattivante, oltre che funzionalmente interessante per il dinamico alternarsi degli spazi pubblici costruiti e all’aperto. Questo progetto, come altri per le scuole disegnati da Michela Ekström, mostra che le nuove costruzioni, oltre a risolvere i problemi di luoghi adeguati alla didattica, possono contribuire al ridisegno del territorio urbano. Il paesaggio sarà il tema nodale dei prossimi anni. E il paesaggio non è composto di soli alberi e spazi all’aperto. In proposito suggerisco di dare un’occhiata anche al progetto per il Parco tra i Mari a Milazzo. Se si vuole costruire futuro, bisognerà lavorare proprio sul tema di un nuovo equilibrio tra edificato e natura

Abitazione a Fiano Romano

Stonehouse Una casa-pietra lavorata per sottrazione di materia. Unitario e articolato, l’edificio interamente rivestito di travertino è un piccolo oggetto edilizio autonomo, una composizione di masse equilibrata che presenta volutamente una forte dicotomia tra interno ed esterno. Da fuori appare come un volume solido, definito da spigoli netti e scavato in alcune parti; l’interno diventa un cavum, un vuoto che genera continui cambi di percezione. Il progetto si basa sul montaggio di sequenze percettive, sul tema dell’osservare e dell’essere guardati e del contemplare inteso come atto creativo.

Località Fiano Romano (Roma) Committente privato Progetto architettonico Michela Ekström Strutture Stefania Caravelli Superficie 43+17 mq Cronologia 2021 [ 120 ]

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I PROFILI DI LPP / ARCHITETTI ITALIANI

Il camino esterno nel patio fronteggia l’abitazione. La pavimentazione esterna ha la piscina incorporata. Foto ©Carlo Oriente.

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MICHELA EKSTRÖM

Scuola primaria e secondaria

Istituto Felice Rossi Il progetto dà vita a un sistema di paesaggi concepiti per condividere importanti esperienze pedagogiche e didattiche e per stimolare la libera espressione dei bambini e dei ragazzi e lo sviluppo armonico e personale delle loro potenzialità. È l’articolazione orografica a generare fisicamente il polo scolastico permettendo alla città di essere accolta al suo interno. Il nuovo edificio si costruisce nel luogo e costruisce il luogo dichiarando la sua presenza dal carattere articolato. Volumetrie, corti interne, spazi esterni, rampe e gradonate costituiscono una successione di dispositivi

educativi e di spazi collettivi mutevoli e reattivi alla luce e all’ombra. L’edificio è stato concepito per garantire una struttura integrata, ma al contempo separata e autonoma, per la scuola elementare e per la scuola secondaria mediante la definizione di ambiti spaziali distinti e accessi indipendenti alle due quote. Le aule/sezioni e gli spazi collettivi – la palestra e la mensa – sono arricchiti da patii, rampe e ballatoi, in modo da creare delle connessioni tra i vari livelli, ma anche relazioni con gli ambiti esterni al complesso.

Località Capriati a Volturno (Caserta) Progetto Michela Ekström, Gianluca Graziani, Studio Faraone srl, Laura Naitana, Studio Geologico Graziano e Masi, Ing. Emauela Montalto, Cristina Tascioni

Superficie 1.600 mq Progetto esecutivo approvato 28/09/2023

Rigenerazione urbana

Parco tra i mari Sono diversi gli elementi costitutivi del nuovo parco di piazza Marconi a Milazzo, uno spazio urbano totalmente rinnovato, un luogo polifunzionale fatto di socialità, sport, cultura, servizi e infrastrutture per la città. La piazza/agorà rappresenta il punto di riferimento per la distribuzione dei percorsi orizzontali. Suo polo è una gradonata con al centro un totem circolare, memoria della vecchia torre dell’acqua presente sul sito. Fanno parte del progetto il restauro e la completa rifunzionalizzazione della vecchia stazione ferroviaria affacciata su piazza Marconi; un centro cul-

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turale concepito come un luogo di incontro per l’arte e per il tempo libero; un edificio commerciale; un parcheggio interrato su due piani e il parco verde. Quest’ultimo costituisce il cuore pulsante dell’intervento, luogo di riferimento per il quartiere e per l’intera città, caratterizzato da un impianto ricco di funzioni distinte e integrate. L’edificio commerciale, collocato su di una topografia artificiale, è una terrazza che offre una vista privilegiata sullo spazio aperto, sulla quinta monumentale degli edifici della ex fabbrica contigua e traguarda al di là di queste il profilo delle montagne che coronano l’orizzonte.

Località Milazzo (Messina) Progetto Michela Ekström, Gianluca Graziani, Studio Faraone, Cristina Tascioni, Giuseppe Marotta

Superficie 1600 mq Cronologia progetto 2023


I PROFILI DI LPP / ARCHITETTI ITALIANI

Località Roma Committente privato Progetto architettonico

Michela Ekström, Sara Ceccoli

Impresa di costruzioni 2bGestioni Superficie 250 mq Cronologia 2022

Lo spazio è scandito da due volumi scultorei che ne definiscono percorsi e funzioni. Foto ©Lorenzo Zandri.

Abitazione privata

Casa Fefe Per rispondere alle esigenze di una giovane coppia, la ristrutturazione dell’appartamento di circa 250 mq, situato in una zona residenziale nord di Roma, è partita dalla tabula rasa dell’esistente. Sono stati progettati due volumi scultorei che riconfigurano integralmente lo spazio. Il primo, di colore nero, composto da vani contenitori bifacciali, camino, mobile tv, porte scorrevoli e a bilico integrate, genera nuovi scenari e definisce differenti ambiti funzionali che mantengono tra loro una forte relazione fisica e visiva. Quindi lo spazio qui è fluido, flessibile e aperto alla vista sulla natura circostante.

Il secondo volume, un dispositivo lungo 11 e profondo 0,90 metri, realizzato in rovere naturale e bruciato, è invece un elemento contenitore e di separazione oltre che di accesso alle camere da letto. La sua presenza si manifesta anche nell’ingresso e nella zona giorno e definisce l’assialità delle percorrenze. C’è, infine, un terzo elemento utilizzato in maniera trasversale: lo specchio. Inserito in maniera puntuale nella zona giorno e nei punti di raccordo tra il volume di rovere e le tramezzature, modifica la percezione della suddivisione spaziale e la dimensione dei singoli elementi.

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› VIGNAMAGGIO

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› ARCHIWORKS

VITIGLIANO

VIGNAMAGGIO INTRECCI DI EPOCHE STORIE E VITE MDU ARCHITETTI TRASFORMA UN BORGO RINASCIMENTALE IN UN COMPOSITO ECOSISTEMA DI OSPITALITÀ DIFFUSA DOVE IL MADE IN ITALY E LA RICERCA DEL BELLO SI INNESTANO NELLE TRADIZIONI TOSCANE E IN UNA STORIA DI FAMIGLIA

L’edificio principale del borgo è la villa rinascimentale. Foto ©Pietro Savorelli, Dook Photo.

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› VIGNAMAGGIO

Mdu Architetti Lo studio associato di architettura, nato a Prato nel 2001, è composto da tre soci: Alessandro Corradini, Cristiano Cosi e Marcello Marchesini. L’acronimo che dà il nome allo studio significa ‘misuratori del differenziale urbano’. Il metodo di lavoro è il dubbio, la messa in discussione delle certezze e di ciò che appare evidente, nella convinzione che esistono molteplici città invisibili oltre quella ufficiale. L’approccio è teso verso la ricerca di nuove traiettorie; lo scopo è forare la realtà: l’architettura è una collisione tra le identità che compongono ogni paesaggio. I risultati del dibattito e la ricerca che Mdu Architetti svolge costantemente hanno favorito la partecipazione a mostre e iniziative intorno alla dimensione teorica dell’architettura.

www.mduarchitetti.it

Foto courtesy Vignamaggio.

Planimetria e vista generale del borgo di Vitigliano, parte della tenuta di oltre 400 ettari che comprende oltre alla villa, alcuni casali storici, l’hotel La Pensione e una fattoria.

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› ARCHIWORKS

Vista e sezione della serra in vetro che collega gli edifici principali, affacciata sulla vallata e sui vigneti. Foto ©Pietro Savorelli, Dook Photo.

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ituato sulle pendici delle colline chiantigiane tra Firenze e Siena, il borgo di Vitigliano racconta una lunga storia che inizia nel quindicesimo secolo, con l’acquisizione di terreni e la costruzione di un grande palazzo da parte della famiglia da Verrazzano. Da oltre trent’anni la tenuta di Vignamaggio era in stato di abbandono, fino a quando nel 2016 venne acquisita dai nuovi proprietari, l’architetto paesaggista Patrice Taravella e la designer francese Emmanuelle Sebillet. Mantenendo intatto lo spirito del tempo, l’ambizioso e accurato progetto di ristrutturazione condotto con la collaborazione di Mdu Architetti ha riportato alla luce la tenuta, attraverso

l’ampliamento dei giardini, la diversificazione agricola e un restauro totale dei siti storici, delle cantine e degli interni. I lavori strutturali, dalla sostituzione delle capriate e delle tegole del tetto al rinforzo dei solai, dalla posa delle tubature elettriche e idrauliche alla coibentazione, fino alla riprogettazione di porte e finestre, sono durati sei anni. I lavori di rinnovamento del cuore della tenuta, la villa rinascimentale edificata dalla famiglia Gherardini, si concluderanno nel 2024 per ospitare 13 suite. Molteplici le strutture accessorie che fanno parte integrante del borgo: un dormitorio con 8 posti letto, un teatro con 144 posti, una

cappella con affreschi settecenteschi, una sala da ballo, una barberia, un grande salone per i banchetti e tre bar. Una serra in vetro, che collega gli edifici principali, si affaccia sulla vallata e i vigneti, così come la piscina riscaldata inserita nel giardino. Il parco si estende per oltre 400 ettari e comprende anche l’hotel La Pensione con 21 camere, ognuna delle quali è dedicata a una novella di Boccaccio, la fattoria biologica, che aprirà nei prossimi mesi come ristorante e punto vendita, la cantina storica in attività dal 1404. Il paesaggio che circonda gli edifici è stato trasformato in un giardino con un orto, un frutteto, un roseto con vista su vigneti e uliveti.

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› VIGNAMAGGIO

La torre dei libri, ricavata nel volume sottostante la colombaia della casa del fattore, ospita opere d’arte e oltre 5.000 libri. Foto courtesy Vignamaggio.

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› ARCHIWORKS

La villa, insieme alle altre strutture della tenuta Vignamaggio, compone un insieme eclettico ispirato alla storia della famiglia da Verrazzano, suoi primi e antichi proprietari. Foto ©Pietro Savorelli, Dook Photo.

Al centro del borgo è stata progettata una grande piazza minerale ispirata alla geometria e alla percezione prospettica rinascimentale, contornata da grandi alberi come pini domestici dalla chioma a ombrello, tigli e palme. Luci soffuse illuminano l’ampia piazza circondata da piccole corti e pergolati. Ogni decisione progettuale è stata dettata dal rapporto con il territorio. E infatti la storia e la tradizione si riconoscono ovunque: nei pavimenti in cotto, nei colori tipici delle cromie del territorio come il verde lorena, nei bagni in cui

non sono state utilizzate piastrelle ma la resina, in accordo alle radici rurali del luogo. Sono stati scelti artigiani e prodotti grevigiani locali. Per gli arredi, realizzati su disegno ispirato anch’esso alla tradizione artigianale locale, è stato scelto un mix di stili, come se si trattasse di una vera e propria abitazione con oggetti collezionati e stratificati negli anni. Non solo tradizioni locali. Anche la storia del borgo e della famiglia che lo fece edificare ha influenzato profondamente il processo di progettazione. Come i salotti della villa che rap-

presentano un tributo all’esploratore Giovanni da Verrazzano, attraverso una selezione di dettagli legati alla scoperta della baia di New York: dipinti, modellini di barche e una collezione di strumenti di navigazione. La collezione è il frutto di un accurato lavoro di ricerca svolto in collaborazione con la Morgan Library di New York, che ha fornito gli scritti originali dove l’esploratore usava annotare tutte le sue scoperte e spedizioni

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› VIGNAMAGGIO

Pianta e immagini del piano seminterrato dove l’ex vinaia, frutto di un ampliamento ottocentesco della villa, è stata rinnovata integralmente da Mdu Architetti per ospitare eventi e meeting. Sotto, il bar del teatro. Foto ©Alessandro Moggi.

CREDITI Località Vitigliano, comune di Greve in Chianti Committente Petriolo Progetto architettonico Mdu Architetti Progetto di interior design Emmanuelle Sebillet Progetto del paesaggio Patrice Taravella Imprese di costruzioni Sire società italiana restauri edili, Badii restauri edili, Edilchianti Rivestimento in cotto piazza Cotto Manetti Rivestimenti in cotto serra e barberia Fornace Brioni Poltrone teatro Lamm Arredi in legno teatro Tempora Arredamenti Illuminazione Davide Groppi, Tornabuoni Lighting Viabizzuno Infissi e porte Badii e Cappelletti Piscina Itaca Piscine Verde Gaia Giardini Cronologia 2016-2022

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› ARCHIWORKS

Sopra, sul palco, un guscio in legno assolve a una doppia funzione: accoglie i corpi illuminanti e migliora l’acustica. A sinistra, sezione del teatro il cui pavimento è stato realizzato riutilizzando il legno di vecchie botti in rovere. Foto ©Pietro Savorelli, Dook Photo.

LAMM Sotto la volta in mattoni dell’ex vinaia, frutto di un ampliamento ottocentesco della villa rinascimentale, è stato creato il teatro, un luogo per eventi e meeting. Lo spazio è arredato con le poltrone Lamm C100 di Baldanzi & Novelli dal design nitido e lineare, scelte nella versione con schienale basso e fiancate fino a terra. Le poltrone sono interamente imbottite e rivestite nel tessuto Steelcut Trio 3 di Frans Dijkmeijer & Giulio Ridolfo per Kvadrat. L’installazione, in file diritte, è avvenuta sia sul pavimento in pendenza sia su gradoni, con struttura fissata al suolo. www.lamm.it

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› VILLA BARCHETTA Fondamentale per l’intera opera compositiva dello studio di Giuseppe Passaro è il dialogo tra i materiali e tra i colori. Foto ©Luca Capuano.

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› ARCHIWORKS

RESIDENZA PRIVATA, CASALGRANDE

RIELABORAZIONE MATERICA UNA COMPOSIZIONE METALLICA IN COLOR BRONZO SI STACCA DAL CONTESTO GRAZIE ALLA CONTEMPORANEITÀ DI SOLUZIONI COSTRUTTIVE E DI RIVESTIMENTO FRUTTO DI UNA RICERCA ESTETICA, FUNZIONALE E FORMALE. PROGETTO DI GPA + PARTNERS

A Salvaterra di Casalgrande (Reggio Emilia), uno dei centri più importanti per la produzione di ceramiche per l’architettura e l’edilizia, lo studio Gpa + Partners ha completato una residenza che si caratterizza per la scelta dei materiali di rivestimento. Una scelta che non denota una semplice esercitazione stilistica, ma un’accurata analisi di funzionalità e di prestazioni. Una copertura in alluminio aggraffato Prefa color bronzo si accompagna a un involucro ventilato in pannelli metallici tridimensionali Fielitz, scelti sia per motivi estetici – con effetti riflettenti che variano secondo l’incidenza della luce nel corso del giorno – sia per l’ottima resistenza agli sbalzi termici, alla luce solare, allo smog e alle polveri. Copertura e facciata costituiscono una calot-

ta che avvolge e protegge l’abitazione, creando un corpo unico tramite la composizione metallica, il colore bronzo e le superfici piene da cui non emergono aperture: le finestre sulle facciate sud e nord si rendono infatti visibili soltanto con l’apertura di grandi scuri a ginocchio. Il progetto è una rielaborazione dell’archetipo della cascina emiliana a corpo unico: volumi importanti con setti verticali che evocano i fienili nella parte sovrastante, e grandi aperture alternate a muri in mattoni nella parte bassa, a ricordare la stalla. Due elementi distinti che marcano due abitazioni indipendenti cui si accede, passando sotto un ‘ponte’ verde, attraverso una corte comune. Due sono gli aspetti compositivi fondamentali del progetto, contemporaneo e sperimen-

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› VILLA BARCHETTA

PROSPETTO OVEST

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PROSPETTO EST

Schizzi, prospetti, sezioni e il modello dell’architettura che rielabora l’archetipo della cascina emiliana a corpo unico: volumi importanti con grandi setti verticali a indicare il fienile, nella parte sovrastante, e aperture alternate a muri in mattoni, nella parte bassa, per ricordare la stalla. Disegni Gpa + Partners. Foto ©Luca Capuano.


› ARCHIWORKS

Gpa + Partners – Giuseppe Passaro Architetto Fondato nel 2000 da Giuseppe Passaro, laureato in Architettura a Firenze, Gpa + Partners, con sede a Casalgrande (Reggio Emilia), si occupa di architettura e interior design seguendo uno stile ricco di dettagli e materiali costruttivi innovativi. Lo studio si avvale di consolidate collaborazioni esterne con professionisti specializzati e qualificati. La cooperazione è infatti al centro della gestione dei progetti: tecnici e artigiani si confrontano costantemente per tutta la durata dell’intervento.

www.giuseppepassaroarchitetto.com

tale in un contesto tradizionale: l’equilibrio delle proporzioni formali che coinvolge l’intero disegno, mantenendo un rapporto dimensionale fra tutte le parti architettoniche, semplificando così la lettura dell’intervento all’interno dello spazio compositivo; e i contrasti tra vuoti e pieni e tra i colori chiari e scuri, dettati da una armonia autunnale data dalle scelte materiche e cromatiche. Giuseppe Passaro, titolare dello studio Gpa + Partners, spiega così la sua visione: «progettare rappresenta un momento di creazione spaziale in cui l’uomo, insieme alla natura, è l’autore del risultato. Non basta definire lo spazio attraverso una forma architettonica, creare una struttura funzionale e rapportarsi con il contesto circostante; bisogna raccontare una storia, provocare emozioni, stabilire

un equilibrio tra anima e forma, andare oltre il semplice esercizio tecnico. L’architettura è come il teatro, due universi che si inseguono da sempre. Per godere della loro rappresentazione bisogna viverli». E così il progetto per questa casa in campagna ha sostituito una preesistente struttura fatiscente attraverso un audace inserimento contestuale, alla ricerca di un nuovo equilibrio: il percorso progettuale è stato quello di ricostruire non solo un edificio, ma un luogo e il suo spirito, per riprendere a dialogare con la campagna e il suo ritmo

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› VILLA BARCHETTA

Dettaglio della porzione di facciata tridimensionale realizzata con i pannelli metallici Fielitz nel colore bronzo, modellati individualmente e realizzati attraverso la moderna tecnologia dei fluidi che consente una manipolazione più delicata di tutti i metalli e di tutte le superfici. Foto ©Luca Capuano.

ALPEWA

Area sito 1.748 mq

Nella sua costante ricerca tecnologica, Alpewa si affianca ai migliori produttori europei di sistemi per coperture e facciate ventilate. Per questo progetto la copertura in alluminio Prefa, dalla superficie goffrata bronzo, e posata con il sistema della doppia aggraffatura, è stata scelta in quanto pratica, duratura, totalmente impermeabile e semplice per la posa dei pannelli solari e fotovoltaici. Le pareti ventilate in lamiera tridimensionale Fielitz 3D Kristall 100/matrix colore flat Matte68 approx. C32 anodized si caratterizzano per l’elevata resistenza agli sbalzi termici, alla luce solare, allo smog e alle polveri. I pannelli tridimensionali sono modellati individualmente attraverso la moderna tecnologia a fluidi che consente una deformazione più delicata di tutti i metalli e di tutte le superfici.

Cronologia 2021-2023

www.alpewa.com

CREDITI Località Salvaterra, Casalgrande (Reggio Emilia) Committente Privato Progetto architettonico Gpa + Partners Coperture e facciata ventilata Alpewa Materiale Copertura Alluminio Prefa Materiale pareti ventilate lamiere tridimensionali Fielitz Realizzazione coperture e facciate ventilate Fratelli Ceresoli Pareti ventilate grigie Laminam Infissi Wolf Fenster Scuri a ginocchio Rosseni Reti parapetti Wolfsgruber Realizzazione arredi Falegnameria Iacovino Superficie lorda mq 333

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COPERTURA

PREFA MARRONE P10

Rivestiamo l’architettura Progetto VILLA BARCHETTA Architetto GPA + PARTNERS Rivestimento di COPERTURA & FACCIATA Installatore FRATELLI CERESOLI SRL

GRONDAIE

FIELITZ 3D KRISTALL 100/MATRIX

www.alpewa.com


› NH COLLECTION MURANO VILLA

La struttura alberghiera si sviluppa dall’ingresso principale su Fondamenta Navagero fino al lato opposto, con affaccio sulla laguna. Foto ©Daniele Domenicali.

Prospetto del fabbricato principale, affiancato dalla ciminiera in mattoni. Cuore del vasto complesso industriale riconvertito in hotel è la corte centrale. Foto ©Daniele Domenicali.

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› ARCHIWORKS

NH COLLECTION MURANO VILLA

DA FABBRICA DEL FARE A FABBRICA DELL’OSPITARE L’ATTENTA VALORIZZAZIONE DELL’ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE DI UNA ANTICA VETRERIA SULL’ISOLA DI MURANO, TRASFORMATA IN HOTEL DALLO STUDIO H&A ASSOCIATI, PAPPRESENTA UN SENTITO TRIBUTO ALLA STORIA E ALLA TRADIZIONE VENEZIANA

Il progetto, curato dallo studio H&A associati, si sviluppa sull’insediamento della storica vetreria di Murano conosciuta con il nome di Fornace De Majo. Il nuovo hotel NH Collection Venezia Murano Villa mantiene intatto il carattere industriale, essenziale, funzionale, duro, quasi scabro del vasto complesso concepito per la lavorazione del vetro e composto da dodici fabbricati, cui è stato aggiunto un edificio realizzato ex novo adiacente alla torre-faro. L’estensione dell’area – 12.000 metri quadrati – la diversità volumetrica e di aspetto dei corpi, la loro distribuzione con diversi orientamenti conferivano alla fabbrica l’aspetto di un borgo,

con un luogo d’incontro principale e percorsi di collegamento fra le varie costruzioni. Il progetto ha inteso conservare questa dimensione, facendo dell’hotel una sorta di albergo diffuso unito da calli, corti e campielli. Ciò che più ha caratterizzato lo sviluppo del progetto è stata l’attenzione verso le caratteristiche strutturali, i materiali e le finiture per rendere riconoscibile la matrice pragmatica, funzionale dell’intervento. A strutture in cemento e in laterizio a vista, putrelle in acciaio esposte e intonaci grezzi sono stati giustapposti elementi in grado di conferire un senso di accoglienza e comodità senza però cercare contrapposizioni o contrasti, ma piuttosto fa-

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› NH COLLECTION MURANO VILLA H&A associati Lo studio di architettura con sede a Venezia e Shanghai, composto da oltre trenta professionisti, è nato dall’unione di Hyd Architettura e ArkaAssociati. H&A associati considera da sempre il ‘progetto totale’ come tema di sviluppo e soluzione progettuale integrata, che significa affrontare ogni tema nei vari aspetti, sviluppandoli per tavoli di lavoro specifici in collaborazione tra loro. Il progetto quindi si sviluppa coinvolgendo diverse professionalità all’interno dello studio favorendo il contributo e l’apporto di ciascuno. Questo lavoro in team è considerato la vera forza di H&A associati che ha saputo comunicare questa filosofia anche a molte realtà professionali strettamente collegate allo studio, creando di fatto un network di competenze e conoscenze, unica soluzione per affrontare progetti complessi che il mercato richiede con sempre maggior frequenza.

www.hastudio.it

Illumina la hall la grande scultura luminosa, realizzata da De Majo, come omaggio alla laguna e alla sua acqua in continuo movimento. Foto ©Daniele Domenicali.

vorendo un dialogo fra vecchio e nuovo, industriale e residenziale, seriale e unico. Anche negli interni il dialogo fra il carattere produttivo della costruzione originaria e l’esigenza di comfort e accoglienza della nuova destinazione rappresenta il filo conduttore del progetto. Ogni luogo – l’ingresso, gli oltre 3.000 metri quadrati di spazi comuni interni, le 104 camere – vede l’impiego di materiali industriali uniti a finiture curate e oggetti appositamente disegnati, leggeri ed eleganti. Al mondo industriale appartengono i pavimenti in getto di cemento levigato del piano terra, i serramenti in profili metallici grigio scuro opaco, i frammenti di muratura e intonaco preesistenti lasciati a vista. [ 140 ]

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Fin dalla hall d’ingresso emerge la duplice identità del luogo e la sua densità poetica. Qui una grande scultura luminosa realizzata da De Majo illumina un ‘tappeto’ a mosaico: la tradizione del terrazzo alla veneziana, con i frammenti di marmo inseriti nell’impasto un tempo di calce, oggi di cemento, è coniugata con quella del mosaico vetroso in un omaggio a Carlo Scarpa. Richiamano il mondo industriale anche le sedute disegnate per l’hotel, che abbinano essenziali strutture in tubolare d’acciaio con i tessuti di Rubelli. Anche nelle camere, ognuna diversa dall’altra per forma e dimensione, essendo ricavate da spazi esistenti o vincolate a elementi strutturali e architettonici, prosegue il confronto fra

il contesto e la funzione attraverso mattoni dietro le testate dei letti, finestre dalla forma simile a quelle delle fornaci, impianti a vista e oggetti d’arte testimonianza della produzione artistica del vetro. L’illuminazione degli spazi è stata studiata da Artemide assieme allo studio H&A. I corpi luminosi a catalogo sono stati abbinati a due famiglie di lampade realizzate su disegno: Livia è una ‘torcia’ in acciaio crudo e ottone con un diffusore in vetro trasparente, usata come sospensione e da parete; Maria invece è la riproposizione della figura ancestrale della lampada con uno stelo in ottone che sorregge un diffusore a campana, in ferro crudo e vetro artigianale rosso


› ARCHIWORKS

SECCO SISTEMI Il principale elemento del progetto è la valorizzazione dell’archeologia industriale della ex vetreria, resa luminosa dalle ampie aperture vetrate inserite con coerenza materica e cromatica nel rispetto del contesto. Per realizzarle sono stati scelti i serramenti della serie OS2 in acciaio zincato verniciato di Secco Sistemi caratterizzati da spessori sottili e massima trasparenza, isolamento termico e acustico. La serie, premiata nel 2018 con il Compasso d’Oro, è qui un ulteriore tassello della fusione tra innovazione e cura artigianale del dettaglio che connota l’intero progetto di riqualificazione. www.seccosistemi.com

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› NH COLLECTION MURANO VILLA

Una pianta del nuovo complesso alberghiero. Negli spazi essenziali e scabri, testimonianza del passato industriale del sito, sono disposti arredi contemporanei rivestiti con tessuti che richiamano le cromie veneziane. Foto ©Daniele Domenicali.

CREDITI Località Murano, Venezia

Impianto elettrico Vimar

Committente Leon srl (proprietà); NH Collection Murano Villa (management)

Illuminazione Artemide, Di Majo

Progetto architettonico H&A associati

Gres e sanitari Porcelanosa

General contractor Setten Genesio, Errico Costruzioni

Vasche Kaldewai

Contract arredi Enterijer Janković

Rubinetteria Zucchetti

Serramenti Secco Sistemi

Attrezzature fitness Technogym

Coperture VMZinc

Tessuti Rubelli

Parquet Italparchetti

Chiudiporta Geze

Climatizzazione Mitsubishi Electric

Superficie 12.000 mq

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Arredi Saba Italia, Calligaris, Varaschin

Nelle camere la tessitura muraria irregolare delle pareti in mattoni a vista è accentuata dalla luce radente che circonda l’ampia testiera. Foto ©Daniele Domenicali.


› ARCHIWORKS

L’attenzione ai segni e alle tracce lasciate dal tempo sui materiali e all’unicità della tradizione artigiana locale sono stati ispirazione parimenti per strutture, architettura e interior Piero Giovannini (H&A)

ITALPARCHETTI Per le camere è stato scelto il parquet 100% made in Italy della collezione Nobile Veneziano di Italparchetti, azienda che utilizza solo tronchi di foreste a crescita controllata. L’essenza usata è un rovere in selezione Premium con una verniciatura personalizzata calda e naturale messa a punto in collaborazione con H&A associati. Nell’area ristorante è stata invece posata la collezione Assito delle Alpi, anch’essa 100% made in Italy, in rovere in una selezione naturale chiamata Terra, arricchita da un trattamento superficiale effetto taglio sega e da una colorazione scura. www.italparchetti.it

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› MIRADOR Intorno alla piscina sulla terrazza al settimo piano RGAstudio ha composto un ambiente informale con cuscini e daybed rivestiti in tessuti di diverse trame e colori. Foto ©Michele Nastasi.

La vista permette di ammirare in un solo colpo d’occhio tutta la città da sud, da San Siro alla torre Velasca, passando per City Life, Porta Nuova, il Duomo. Foto ©Michele Nastasi.

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› ARCHIWORKS

21 HOUSE OF STORIES NAVIGLI, MILANO

I MIRADOR, PIAZZE SOSPESE SULLA CITTÀ AFFACCIATA SUL NAVIGLIO PAVESE, A POCHI METRI DALLA DARSENA, LA DOPPIA TERRAZZA DE I MIRADOR GUARDA ALLA CITTÀ CON UN RINNOVATO SPIRITO INTERNAZIONALE, TRA NATURA E ARCHITETTURA. PROGETTO DI RGASTUDIO

21 House of Stories, il progetto di ospitalità ideato da Alessandro e Mauro Benetton, approda in zona Navigli dopo il successo ottenuto dalla prima struttura in Città Studi. Il concept alberghiero integra un hotel di design a quattro stelle e vari ambienti progettati per il co-working, la ristorazione e il divertimento. L’identità multifunzionale e disinvolta dell’ospitalità che diventa esperienza rispecchia un format che negli ultimi anni dal Nord Europa si sta diffondendo in tutto il mondo. 104 camere, oltre 1.500 mq di spazi comuni interni ed esterni e due bar ristoranti indipendenti sono i numeri che distinguono il nuovo 21 House of Stories Navigli. Al settimo e all’ottavo piano sorgono I Mirador, due piazze

sospese sulla città, con ingresso indipendente rispetto all’albergo. Ispirandosi al termine mirador che connota le terrazze panoramiche iberiche, RGAstudio ha disegnato uno spazio dove le persone possono godere di una magnifica vista su Milano. La terrazza al settimo piano ospita una piscina, una zona lounge, un cocktail bar e un lungo tavolo panoramico. Ci si può accomodare a bordo vasca su cuscini e daybed rivestiti in tessuti di diverse trame e colori, o sui divani e poltrone color ruggine sotto la pergola. Il rooftop all’ottavo piano accoglie il bar e il ristorante panoramico con vista a 360° sulla città componendo un ambiente più intimo rispetto al piano sottostante. I tavoli e le sedute

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› MIRADOR RGAstudio Fondato nel 2006 da Giuliano Iamele (a sinistra nella foto) e Raffaele Azzarelli, lo studio si occupa di progettazione architettonica e interior design, lavorando in team con consulenti di varie discipline. A oggi sono stati sviluppati progetti e realizzazioni di edifici pubblici e privati, scuole, uffici, residenze e spazi commerciali. Negli ultimi anni lo studio ha maturato una specifica competenza nella progettazione di spazi per il mondo della ristorazione, tra cui i ristoranti Ratanà, Erba Brusca, Taglio, le caffetterie dei musei Hangar Bicocca e Pinacoteca di Brera a Milano e il bistrot nella Nuvola Lavazza a Torino.

www.rgastudio.it

CREDITI Località Milano, via Ascanio Sforza, 7 Committente 21 House of Stories Progetto architettonico RGAstudio Progetto illuminotecnico Viabizzuno Progetto del verde P’arcnouveau Arredi su disegno BF Arredamenti Arredi Pedrali Rivestimenti Made a Mano, La Pietra Compattata, Marazzi Verde Riva Giardini Superficie 390 mq + 150 mq Anno 2023

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› ARCHIWORKS Il fulcro dell’ottavo piano è il grande banco semicircolare rivestito di tessere circolari di pietra compattata. L’illuminazione è stata sviluppata con la consulenza e con le soluzioni di Viabizzuno. Foto ©Michele Nastasi.

PEDRALI La qualità e l’ampia gamma cromatica e di finiture degli arredi di Pedrali ha conferito una forte personalità al progetto. Lo confermano Raffaele Azzarelli e Giuliano Iamele di RGAstudio che hanno selezionato diverse collezioni Pedrali per l’outdoor come Reva Twist di Patrick Jouin; le sedie, gli sgabelli, i divanetti e i tavoli Nolita di CMP Design; le poltrone e le lounge Panarea, sempre di CMP Design, che con il loro intreccio artigianale in corda di polipropilene richiamano un’idea di paesaggio costiero mediterraneo. La semplicità stilistica definisce invece i tavoli Laja, di Alessandro Busana, e il tavolino Circuit, leggero e versatile. www.pedrali.com

sono disposti intorno al grande banco semicircolare al centro dello spazio. Il rivestimento di tessere circolari di pietra compattata con diverse nuance rendono il banco scenografico, tridimensionale e materico. Su questa terrazza si trova anche una seconda area ristorazione allestita con una panca a disegno e una zona lounge più privata con vista sulla piscina. L’acqua, enfatizzata dalle superfici riflettenti del bancone bar e della piscina, la combinazione di ceramiche decorate a mano, le grafiche dai toni di blu e la rigogliosa vegetazione conferiscono un’atmosfera mediterranea al progetto. L’intento progettuale di RGAstudio è stato infatti quello di offrire a ospiti e clienti la sensazione di sentirsi altrove e prendere le distanze da Milano pur potendola vivere con un’intensità inedita. La natura, materia viva e permeabile ai cambiamenti, è una componente fondamentale

dello spazio, a partire dal progetto del verde affidato a Margherita Brianza dello studio di landscape P’arcnouveau, che è riuscita a realizzare un ambiente accogliente ed equilibrato in una studiata coesistenza di ordine e disordine, naturale e culturale. La natura è inoltre presente nella selezione di materiali green e di texture come i pavimenti e i rivestimenti in bambù ricomposto di Moso, utilizzato anche per le pedate della grande scala in ferro che collega il settimo e l’ottavo piano. Fondamentali anche le scelte cromatiche per restituire un’esperienza ricercata e conviviale di ispirazione mediterranea. Sono state quindi selezionate tonalità naturali, in primo luogo per la ceramica smaltata decorata a mano di Made a Mano, con i colori propri dei chiostri del sud Italia

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› DESIGNCAFÈ LA VERSIONE DI PIERO

LA CITTÀ È POLITICA

Anche un libro è un oggetto e infatti, prima di essere stampato, Environments è stato attentamente progettato dallo studio di Piero Lissoni, dalla scelta della confezione alle carte, diverse per distinguere le diverse sezioni in cui racconto e illustrazioni si articolano. Ma se la copertina ‘doveva’ essere nera, ecco che la fascetta, arancione come il titolo e i nomi dell’autore e del curatore, in accordo con l’editore, ne fa un ‘prodotto’ vendibile. Il che segnala il metodo di Lissoni che, da art director di importanti aziende, sa che solo il lavoro in team completa, trasformandola in qualcosa di utile e finito, quella dose di invenzione e di emozione immaginata e dà vita al prodotto. In inglese perché rivolto a un pubblico internazionale ma con un sedicesimo finale con tutti i testi in italiano, le quasi 500 pagine di Environments raccolgono quarant’anni di lavori di colui che è ormai universalmente considerato uno dei nuovi maestri del design contemporaneo e del suo poliedrico studio, che sviluppa e realizza progetti di architettura, interni, allestimenti espositivi, product e graphic design. Tutto parte dalla curiosità, senza la quale, scrive Piero Lissoni, “questo mestiere è niente”. E dalla voglia di superare i limiti, inoltrandosi in terreni sconosciuti, anche a costo di complicarsi la vita, con un approccio umanistico, perché “l’architettura è la negazione del primato della specializzazione e l’architetto dovrebbe mettere in pratica un modello aperto, disarticolato”. Solo dopo, quando è emersa l’idea, interviene la scientificità, il cui compito è “far stare in piedi le cose”. 31, organizzati in sette capitoli, i progetti che Environments, magistralmente curato da Stefano Casciani, descrive e illustra compiutamente.

Murray Bookchin (1921-2006) ripercorre la storia delle città, che considera “manifestazione unica di vita comunitaria, umana, etica ed ecologica”, alla ricerca del comunalismo autentico, in contrapposizione agli Stati-nazione dei quali si augura invece la dissoluzione. L’auspicio del ritorno alla ‘polis’ come fondamento dell’etica della politica e la formazione di confederazioni, ovvero reti interconnesse di comunità che operano attraverso deleghe revocabili, comporterà un cambio di paradigma radicale anche in campo economico, improntando i ‘bisogni’ della vecchia massima marxista a standard razionali ed ecologici, rimpiazzando l’imperativo capitalista della crescita ad ogni costo con gli antichi concetti di limite ed equilibrio. Purché tutto non si trasformi in forme di ‘egoismo sociale’ come quelle che l’autonomia regionale oggi fa intravedere.

Dall’urbanizzazione alle città Murray Bookchin Elèuthera, Milano, 2023 pp. 392, 24 euro ISBN 978-88-330-2178-2

ATMOSFERA, ATMOSFERE Conduttività, convezione, emissività, effusione, radiazione, evaporazione, pressione. E le risposte dell’organismo, dal benessere alla sonnolenza all’insolazione e così via. Potrebbe sembrare un trattato di medicina, in realtà – così come l’ergonomia studia le posture e le misure – quello di Philippe Rahm, architetto svizzero con studio a Parigi, è un trattato scientifico di architettura climatica. Tanto più interessante quanto più attuali sono i temi legati a mutazioni climatiche percepibili nella vita di ogni giorno, ma anche perché saper ‘creare atmosfere’, a tutte le scale, dai progetti di interni ai parchi pubblici, non è questione di creatività bensì di razionalità: le emozioni originano dalle sensazioni fisiche che percepiamo in quanto organismi viventi.

Climatic Architecture Philippe Rahm Actar publishers, Barcellona New York, 2023 pp. 360, En, 56 euro ISBN 978-1-63840-039-4

ARCHITETTURA INVISIBILE

Environments. Piero Lissoni A cura di Stefano Casciani Rizzoli International, New York, 2023 pp. 480, En/It, 114 euro ISBN 978-88-918-3851-3

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Reflections Aa. Vv. nai010 publishers, Rotterdam, 2023 pp. 176, En, 39,95 euro ISBN 978-94-6208-807-8

Con tempestività – il museo è stato inaugurato il 22 aprile 2023 – Reflections racconta l’ampliamento operato da Kaan Architecten di Paleis Het Loo, l’antica residenza di caccia degli Orange, e con esso la storia di questa Versailles del nord. Un intervento letteralmente invisibile perché lasciando intatto l’aspetto e la simmetria seicentesca del palazzo e dei giardini lo studio di Rotterdam, con un progetto ingegneristicamente ardito, ha realizzato un’estensione sotterranea di 5.000 metri quadrati. Illuminati da ampi lucernari ricavati sul fondo della vasta fontana al centro della corte, gli ambienti interni che ospitano l’arte contemporanea sono resi ancora più luminosi dalle bianche lastre di marmo Macael che li rivestono. Un intervento straordinario accuratamente descritto con grandi immagini e disegni, anche di dettaglio, da questo libro.


AMBIENTE

Ufficio elements a cura di Elena Riolo

Un’ampia selezione di soluzioni di design versatili orientate alla qualità e attente al benessere delle persone. Per uffici belli e confortevoli, per luoghi di lavoro dove è facile concentrarsi ed è piacevole incontrarsi.


FANTONI PANORAMA. Il progetto sviluppato da Ben van Berkel di UNStudio compone un sistema di divisori a diverse altezze per diversi livelli di privacy e di postazioni di lavoro per un workspace integrato. I moduli si completano con diversi accessori come appendiabiti, kit appendimonitor, salite cavi magnetiche.

www.fantoni.it

MILANI BAKKU. Disegnata da Margherita Rui, la collezione di pouf e accessori dalle forme organiche ispirate a elementi naturali è pensata per creare composizioni dinamiche e destrutturate. Si declina in quattro dimensioni – mini, small, medium, large – e può essere corredata con due accessori: uno schienale e un tavolino.

www.sm-milani.com

THONET S 32 LOUNGE. Il classico senza tempo arriva ora sul mercato come poltrona che ammortizza e asseconda il movimento della persona consentendo una seduta dinamica. Il progetto, basato sulla sedia cantilever in tubolare d’acciaio ideata da Marcel Breuer negli anni Venti del Novecento, ha la seduta più ampia e leggermente inclinata all’indietro.

www.thonet.de

CESARE ROVERSI 6X6. La semplicità di costruzione è la principale caratteristica di 6x6, progettato dall’architetto Nicholas Bewick: il sistema flessibile di telai da personalizzare con diversi materiali di finitura e accessori nato per combinare configurazioni di arredo e divisori. Il suo giunto innovativo, con la sua forma ovale, è l’elemento che collega i listelli di legno lamellare. Nell’immagine, un progetto per ufficio dove le pareti attrezzate includono mobili contenitore, panche, tavoli, tende, ripiani, monitor, lavagna e illuminazione.

www.roversi.it

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PEDRALI POLAR. La nuova seduta operativa disegnata da Jorge Pensi Design Studio si caratterizza per una forma organica orientata al benessere delle persone. È possibile regolare la profondità del sedile in schiumato poliuretanico. Un elemento in polipropilene stampato a iniezione, in prossimità della zona lombare, può essere regolato in base alle esigenze. Polar è conforme alla Classe A, Uni En 1335-1:2020.

www.pedrali.it

NESITE FLOORA. Il sistema modulare di piante per pavimento sopraelevato permette di progettare aree di verde indoor con estrema facilità. Il modulo è infatti intercambiabile con qualsiasi pannello, consentendo una facile installazione e flessibilità di layout. La sua composizione consente di creare isole o percorsi verdi con piante di varie tipologie e altezze, utilizzate come elemento decorativo o divisorio.

floora.design Foto ©Andrea Garuti

CAIMI SNOWCUSTOM. Il pannello fonoassorbente brevettato realizzato in fibre di poliestere a densità variabile rivestito in tessuto Snowsound-Fiber 3 Melange o 8 Bouclè, è disponibile nella versione a parete e a soffitto. L’ampia gamma di dimensioni e finiture consente di adattarsi alle diverse esigenze. Gli elementi possono essere agganciati a parete con piastre metalliche o a soffitto con strutture in acciaio dotate di cavi regolabili in altezza.

www.caimi.com

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CAPPELLINI LOTUS. Grandi possibilità di personalizzazione e un ampio ventaglio di rivestimenti, dimensioni e poggiatesta per la famiglia disegnata da Jasper Morrison composta da una collezione completa di sedute basse, medie e alte, con e senza braccioli, con base a cinque razze, con o senza ruote e movimento basculante ad altezza variabile.

www.cappellini.com

LINEA LIGHT GROUP MODUS. L’approccio industrial si sposa con l’estetica degli uffici più contemporanei mettendo al centro l’esperienza dell’individuo con il sistema a sospensione modulare disegnato da Jacopo Acciaro, che comprende un profilo in alluminio nelle finiture bianco, nero, brunito combinabili tra loro.

www.linealight.com

ESTEL DOLLY CHAT. La composizione progettata da Stefano Gallizioli è costituita da due divanetti imbottiti. La particolare morfologia dello schienale e i materiali fonoassorbenti garantiscono un ottimo livello di privacy acustica. Nell’immagine, la versione privè con cappottina e tavoli estensibili elettrificati.

www.estel.com

VERDE PROFILO MOSSWALL. A Milano, nella sede di Korian Sanità di Progetto Cmr il verde è integrato in numerose soluzioni. Nell’area di ingresso, per esempio, il MOSSwall (muschio stabilizzato) è stato installato a soffitto nel color wasabi, mentre negli uffici sono numerosi i giardini verticali, i pannelli e le boiserie di muschio stabilizzato.

www.verdeprofilo.com Foto ©Diana Lapin

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HAWORTH HUSHMEET.L È la cabina acustica modulare, ideale per riunioni che richiedono massima privacy e comfort. Indipendente ed elettrificata, dotata di illuminazione a Led e sistema di ventilazione, può essere facilmente spostata senza smontare tutti i componenti. Con alti livelli di insonorizzazione, ospita 4, 6 o 8 persone in base ai moduli di cui si compone. Può essere integrata con pannello esterno per piante e fioriere Green Wall, comprensivo di impianto di irrigazione elettronica.

www.haworth.com/eu

S.CAB SQUID OF. Il tavolo con gambe in pressofusione di alluminio studiato da RadiceOrlandini DesignStudio con aperture per il passaggio di cavi, canaline verniciate e coperchi di chiusura nella stessa finitura del piano. Nell’immagine si completa con la seduta Lady B Pop nata dalla collaborazione con Studio Zetass.

www.scabdesign.com

LIUNI POLIPLANK. Sono sei le tipologie di fondi disponibili per la nuova collezione, di cui una 100% plastic-free, realizzata con materiali rinnovabili come legno, sughero, olio di colza, gomme e fibre naturali: pavimentazione in versione acustica, in basso spessore, ad alta resistenza, da incollo per una posa veloce o autoposante per pavimenti sopraelevati oltre che in versione digital e personalizzabile.

www.liuni.com

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DIEMMEBI CALA. La sedia con seduta e schienale 3D, progettata dal designer tedesco Martin Ballendat si distingue per la struttura reticolare, ad alto impilaggio, e per le linee pulite ed essenziali. Impilabile, funzionale, Cala è ecosostenibile in quanto composta di materiali riciclati: metallo da fonti sostenibili e plastica di seconda vita certificata ReMade in Italy.

www.diemmebi.com

FLOS WORKMATES. Progettata da Flos Architectural, la famiglia di sottili corpi illuminanti, composta da sospensioni, plafoni, moduli a binario e lampade da terra, nasce da un estruso in alluminio appiattito e arrotondato alle estremità. La luce, diffusa in modo omogeneo, viene emessa sia verso il basso sia verso l’alto.

www.flos.com

INFINITI KAI. Disegnato da Formidable studio, il tavolo è disponibile con struttura delle gambe in tubo ellittico a croce o ad arco in acciaio verniciato, che possono rispettivamente essere abbinate a piani di forma quadrata o rettangolare. L’arredo è pensato per sale meeting, uffici, stanze dedicate all’home-office e ambienti di co-working.

www.infinitidesign.it

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Foto ©Paolo Carlini

iGUZZINI BETWO. Un prodotto classico come la sospensione minimale è stato immaginato da Alfonso Femia attraverso due elementi cilindrici assemblati in versione monocroma o bicolore. L’emissione luminosa è mutuata dal design professionale della tecnologia Opti Diamond, che offre un’emissione luminosa perfetta per il benessere visivo, non abbagliante e morbida.

www.iguzzini.com


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HERMAN MILLER FULD. Progettata in collaborazione con Stefan Diez, la seduta impilabile orizzontale consente una facile riconfigurazione dello spazio. Anziché la tipica forma a X di una sedia impilabile, la forma della seduta è costituita da una linea semplificata a Y rovesciata con braccioli tubolari. Sedile, schienale e gambe sono pensate in una tonalità o combinazioni bicolore.

www.hermanmiller.com

KNOLL COLOURFOLD. I mobili dedicati all’archiviazione per casa, studio e ufficio sono blocchi di colore che si combinano con toni neutri e si abbinano a tutti i sistemi europei di Knoll. I corpi e i pannelli posteriori, sempre in acciaio, sono verniciati, le ante sono disponibili in numerose finiture: metallo verniciato, melaminico, laminato, legno.

www.knoll.com

SAB GREEN Il verde è un elemento d’arredo e, insieme, fonte di salute e benessere per le persone. È questa l’essenza di Sab Green che ha selezionato per questo ufficio le piante che suddividono lo spazio dell’area ristoro, con la zona cucina e i tavoli, creando ambienti distinti. Sullo sfondo, l’area coffee break con due esemplari di Ficus binnendijkii inseriti all’interno del tavolo alto circondato da alcuni sgabelli.

www.sabgreen.it

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INTERFACE UPON COMMON GROUND. Nata in Australia, la nuova collezione di pavimenti tessili è il risultato di un lungo viaggio di apprendimento e collaborazione con esperti e studenti aborigeni. Riflette la connessione del popolo australiano con la propria terra di origine e, insieme, rispecchia l’impegno dell’azienda a percorrere nuove vie e a creare un impatto positivo.

www.interface.com

Foto ©Marco Zanta

CARUSO ACOUSTIC

ISOPLAM

I pannelli e gli elementi fonoassorbenti dell’azienda, rivestiti in tessuto sfoderabile, sono disponibili in differenti forme e dimensioni. Grazie alle diverse tipologie di applicazione – a soffitto, a parete o autoportanti – consentono grande flessibilità nella messa in opera e nella creazione del layout. Possibile l’integrazione di sistemi di illuminazione a Led.

DECO NUVOLATO. La superficie decorativa a base cementizia consente di dare vita a pavimentazioni continue con effetto sfumato, grazie ai leggeri giochi di colore che la caratterizzano. Le componenti in cemento, quarzo e pigmenti resistenti alla luce e ai raggi UV permettono di realizzare pavimenti resistenti all’usura, agli urti e al traffico, idrorepellenti, antimacchia, antiolio e antipolvere.

www.isoplam.it

www.carusoacoustic.com

HYDROPLANTS L’azienda di Modena è specializzata in idrocoltura, la tecnica di coltivazione delle piante che, escludendo completamente l’utilizzo della terra, permette la coltivazione di quasi tutte le piante da interni, garantendone uno sviluppo rigoglioso e sano, rendendo molto più facile la cura e la manutenzione del verde.

www.hydroplants.it

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USM MODULAR FURNITURE USM HALLER. L’elemento centrale su cui si basa la costruzione del versatile sistema d’arredo modulare è la sfera di giunzione in ottone cromato, cui vengono collegati i tubi di collegamento in acciaio cromato che servono per creare la struttura portante, nella quale vengono poi inseriti i pannelli di rivestimento in metallo verniciato, in 14 colori e 3 materiali.

www.usm.com

VITRA ACX. La decima seduta per l’ufficio che l’azienda ha sviluppato con Antonio Citterio è una sedia sobria, con uno schienale ridotto e una gamma di colori caldi per i rivestimenti, adatti sia agli uffici in casa sia alle soluzioni lavorative open space. Al suo design compatto contribuisce l’integrazione degli elementi di comando di tutte le funzioni nel pannello sotto il sedile. Il meccanismo si regola automaticamente sulla base del peso dei diversi utilizzatori: non occorre regolare nulla se non l’altezza di seduta.

www.vitra.com

ARPER ONEMM. Il tavolo snello e scultoreo di Peter Kunz è una costruzione monoscocca realizzata con un singolo foglio di acciaio piegato, di un solo millimetro di spessore. Rifinito in acciaio verniciato nero, bianco o rosso, il top si abbina a gambe in metallo, disponibili in due altezze, o a gambe in legno rovere europeo, certificato Fsc, nella finitura naturale o nera.

www.arper.com

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ARTEMIDE IXA XL. Il progetto di Foster+Partners dà vita a una famiglia completa e trasversale composta dalla combinazione di una testa sferica regolabile, di aste e di contrappesi. È un principio scalabile che consente alla serie di espandersi con l’aggiunta di nuove versioni. Una testa più grande è combinata con due nuove strutture, a parete e a soffitto, ricalibrate per bilanciare il peso.

www.artemide.com

ZUMTOBEL TRAMAO. Grazie al diffusore brevettato Acoustic Light Shaper, l’apparecchio luminoso potenzia la sensibilità sensoriale per concentrarsi in ufficio o immergersi in atmosfere accoglienti in hotel e ristoranti. Lo fa attraverso la copertura di tessutonon-tessuto, disponibile in 19 colori diversi, che vanta eccellenti proprietà fonoassorbenti, eliminando i rumori di disturbo.

www.zumtobel.com

PROTEK BIGFOOT GIO. Tramite un sistema brevettato, il modulo è studiato appositamente per allestire una postazione di lavoro efficiente, grazie al suo piano scrivania a ribalta che scompare una volta terminato l’utilizzo, portando a zero l’ingombro a terra in un gesto. Completano il modulo due cassetti, un piano di appoggio e mensole portadocumenti.

www.protek-controtelai.com

GUIALMI ORIGAMI 3.0. In catalogo da molti anni e in continua evoluzione, il sistema direzionale progettato da Favaretto & Partners per l’azienda portoghese, è composto di scrivanie, tavoli riunioni, armadi, cassettiere, disponibili in diverse misure e finiture, come il legno massello, l’impiallacciato, la pelle per i piani. La palette colori rinnovata è la novità della terza edizione del sistema.

www.guialmi.pt

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DIEFFEBI READY LOCKERS. La serie di armadi concepiti per uffici e spogliatoi, disegnata dallo studio 967arch, utilizza la ripetizione dei moduli per creare un’estetica che rimanda all’effetto casellario. Realizzati in robusta lamiera metallica con verniciatura a polveri, sono dotati di ante battenti singole o multiple con serratura e fori posteriori per l’aerazione. Le ante e la struttura possono essere coordinate per creare continuità lungo le pareti, oppure è possibile optare per due diverse colorazioni per enfatizzare il pattern.

www.dieffebi.com

HW STYLE HW LIVE PANEL. Il sistema a cassette per la realizzazione di pareti vegetali è caratterizzato da moduli precostituiti, ciascuno composto da tre cassette per l’alloggiamento delle piante. Il sistema permette il rivestimento di pareti di tutte le dimensioni affiancando fra loro i diversi moduli. Non necessita di allacciamento alla rete idrica ed elettrica, né d’impianto di scarico per le acque in eccesso e prevede un servizio di manutenzione periodica programmata.

www.hw-style.it

SEDUS SE:AIR. La nuova seduta operativa ibrida dal design essenziale e monocromatico. Una membrana traspirante per sedile e schienale, con diversi gradi di durezza, supporta posture e movimenti. Dinamica, fresca, leggera e sostenibile è disponibile nei colori rosso rubino, blu mezzanotte, verde salvia, bianco e nero.

www.sedus.com

Foto ©Gavriil Papadiotis

ERCO Nella ristrutturazione dell’ufficio londinese di Zaha Hadid Architects ha avuto un ruolo decisivo il sistema di illuminazione progettato su misura dall’azienda tedesca Erco. L’impianto utilizza molteplici apparecchi come i wallwasher Opton che migliorano la percezione complessiva di luminosità e i downlight Jilly per binari elettrificati. Il controllo wireless Casambi Bluetooth permette di sostituire o dimmerare facilmente le luci.

www.erco.com

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3F FILIPPI 3F HAL. Risultato di anni di ricerca e sviluppo dedicati a migliorare la qualità di vita attraverso un’illuminazione intelligente e sostenibile, il sistema 3F Hal è stato sviluppato in collaborazione con Studio Scandurra. Ora è parte integrante della linea 3F Architectural, pensata per una luce dinamica, diffusa e morbida e per un ottimo comfort visivo.

www.3f-filippi.com

LUXY ITALIA. Il progetto di Favaretto & Partners si identifica per le cuciture a vista che regalano stabilità e comfort attraverso 22 modelli disponibili in tre varianti. Sono Italia Steel dal carattere industriale con la struttura in acciaio a vista, Italia Extra Soft avvolgente con le sue morbide imbottiture, e Italia Flat dallo stile minimale.

www.luxy.com

DIEMME JUL. Lo schienale e la seduta della poltrona direzionale dalla particolare coda a frac, progettata dal designer Nicola Cacco, sono composti da una scocca in multistrato con imbottitura in poliuretano espanso. Il meccanismo syncron, grazie alla combinazione con il traslatore, permette l’oscillazione di sedile e schienale, rendendo la seduta performante e tecnica anche per uffici operativi di alto livello.

www.diemmeoffice.com

IBEBI BEA. La nuova seduta versatile ed ergonomica si caratterizza per lo schienale sagomato e dotato di un gioco di fori, che garantiscono una corretta postura e un’ottima traspirazione. La scocca in polipropilene a iniezione termica è disponibile in una gamma di colori arricchita da diverse sfumature pastello.

www.ibebi.com

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GRUPPO BONOMI PATTINI WOODPECKER. Il pannello isolante termico e acustico è costituito da una miscela di materiali naturali: lana di legno di abete rosso mineralizzata e legata con cemento Portland grigio. La struttura cellulare del legno conferisce isolamento, leggerezza, elasticità; gli interstizi fra le fibre sono responsabili dell’assorbimento acustico e dell’ottimo aggrappaggio a tutte le malte. Il cemento garantisce infine un’elevata resistenza all’acqua e al gelo e superiori proprietà meccaniche.

www.gruppobonomipattini.com

Foto ©Gianluca Bellomo

SLALOM IDOL. Le tre sculture fonoassorbenti, progettate da Isabella Del Grandi, designer e art director del marchio, danno vita a una serie di totem contemporanei, costituiti da un assemblaggio di geometrie non tradizionali in equilibrio tra loro. Sono rivestiti con feltri e tessuti etici e di alta manifattura made in Italy combinati secondo uno studio accurato dei colori.

www.slalom-it.com

ANAUNIA PML. Con un isolamento acustico che arriva a 41 dB, il sistema di pareti manovrabili è concepito per offrire configurazioni flessibili dello spazio, con pochi e facili movimenti. La soluzione non necessita di alcuna guida a pavimento e i moduli possono essere realizzati su misura in larghezza e altezza fino a un massimo di 3 metri.

www.anaunia.it

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› DESIGNCAFÈ

GEOGRAFIA SENTIMENTALE UNA STORIA VISIVA DELLA PROVINCIA DI BRESCIA NELLE FOTOGRAFIE DI EDOARDO DELILLE RACCOLTE IN UN PREZIOSO VOLUME A TIRATURA LIMITATA COMMISSIONATO DAL GRUPPO DONATI

Forse la pietra che campeggia sulla copertina di Elementi venne usata, millenni fa, per incidere nella roccia alcuni dei disegni dell’area archeologica della Val Camonica, e ricorda il rapporto universale che lega l’attività dell’uomo alle risorse naturali. Allora come oggi, i segni esprimono una necessità di progresso, si trasformano in progetti e trovano poi compimento nei manufatti che dagli elementi del territorio traggono origine e che il territorio stesso modificano, trasformandolo in quello che chiamiamo paesaggio. Elementi e paesaggio che Edoardo Delille racconta con le foto a tutta pagina che, opposte due a due come dittici nelle pagine di questo libro, voluto da Armando Donati come un inno all’area dove il gruppo industriale (Donati, Metalpres, Platek) è nato e cresciuto, dal dettaglio degli oggetti e degli strumenti del lavoro risalgono all’insieme per ritrovare nei paesaggi della provincia di Brescia la stessa luce e gli stessi colori o il loro contrasto. Diventa difficile distinguere i prodotti dell’uo[ 162 ]

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mo da quelli del Creato, così che lo strato di alluminio che si forma all’interno della ‘siviera’, il secchio refrattario usato per movimentare i metalli fusi, fa pensare alla luna piena, mentre le acque del fiume Chiese appena uscite dalla centrale idroelettrica di Canova (Valsabbia) sembrano alluminio fuso. Salti di scala mettono accanto una visione notturna del lago d’Idro e le forme sinuose impresse da un battilastra su un’auto d’epoca al museo delle Mille Miglia per raccontare una terra dove le miniere di ferro e l’energia dell’acqua hanno permesso agli uomini di progredire attraverso il lavoro, migliorando il proprio futuro e quello delle successive generazioni

In alto, doppia pagina del libro fotografico Elementi: miniera di ferro, Val Trompia e pulpito dell’Arengario di piazza della Vittoria, Brescia. Accanto, strato superficiale dell’alluminio all’interno di una siviera.



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