IoArch 60 Sep_Oct 2015

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Anno 9 - n 60 - ottobre 2015 - euro 4,50

LA RINASCITA DEL BORGO Parisotto Formenton e F&M

RITORNO AL FUTURO Cepezed

SFIDA AMBIENTALE Matteo Thun

ICONICO REMIX FONT Srl - Via Siusi 20/a 20132 Milano - Poste Italiane SpA Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in. 27.02.2004 n. 46) Art. 1 Comma 1 DCB Milano


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fiftieth edition marmomacc.com

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INNOVAZIONE E ARCHITETTURA L’innovazione sfida le conoscenze del tempo per creare architetture capaci di esprimere nuovi ideali e assolvere nuove funzioni. Dal Pantheon alla cupola del Brunelleschi, l’Italia è ricca di innovazioni che oggi si sono fatte storia, mentre il tema della conservazione sembra porsi in antagonismo con la contemporanea volontà di innovare. La quale però, più che di forme iconiche o pannelli fotovoltaici, avrebbe bisogno di analisi e progetti capaci di separare quel che va conservato, anche se non porta la firma di studi illustri, dall’esuberante produzione edilizia dal 1945 ad oggi, che a volte merita invece l’abbattimento.

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4 SFIDA AMBIENTALE

32 L’ARCHETIPO DEL BORGO ITALIANO

9 RITORNO AL FUTURO

44 IL MADE IN ITALY IN CLASSE A

Studio Cepezed, Bruxelles

Castello di Postignano, Sellano

Palazzo Ricordi, Milano

Rubinetterie Bresciane Headquarters

14 RAGIONE E SENTIMENTO

Complesso Redentore, Catania

20 INCISIONI DI LUCE

IOARCH Costruzioni e Impianti n. 60

In copertina Il borgo di Castello di Postignano in provincia di Perugia (foto ©Gratet & Maglione).

Direttore responsabile Sonia Politi Comitato di direzione Myriam De Cesco Carlo Ezechieli Antonio Morlacchi Grafica e impaginazione Cristina Amodeo Alice Ceccherini

Nuovo museo storico dell’Alfa Romeo, Arese

26 ICONICO REMIX

Falkensteiner Hotel & Spa, Jesolo

Pubblicità Franco Bonisoli pubblicità@ioarch.it Fotolito e stampa Errestampa

Nuovo store Mondadori, Milano

58 STILE RUGGENTE

Sede Euromatic, Treviglio

Contributi Atto Belloli Ardessi, Gianandrea Barreca, Mariagrazia Leonardi, Moreno Maggi, Giovanna Vitale, Silvia Zotti

50 LEGGERE SOLUZIONI

64 LETTERE DA MOLTO LONTANO Sprawl e mobilità

Editore Font srl, via Siusi 20/a 20132 Milano Tel. 02 2847274 redazione@ioarch.it www.ioarch.it

Prezzo di copertina euro 4,50 arretrati euro 9,00. Abbonamento (6 numeri) euro 27,00; estero euro 54,00. Pagamento online su www.ioarch.it o bonifico a Font Srl - Unicredit Banca IBAN IT 68H02 008 01642 00000 4685386

Abbonamenti Tel. 02 2847274 - Fax 02 45474060 abbonamenti@ioarch.it

Reg. Tribunale di Milano n. 822 del 23/12/2004. Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1 DCB Milano

© Diritti di riproduzione riservati. La responsabilità degli articoli firmati è degli autori. Materiali inviati alla redazione salvo diversi accordi non verranno restituiti.

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‹ EDIFICI PASSIVI

CEPEZED A BRUXELLES

SFIDA AMBIENTALE Un atrio di sette piani di altezza protetto da una copertura curva trasparente Simile a una serra, il nuovo edificio dell’agenzia ambientale di Bruxelles progettato dallo studio olandese Cepezed è l’edificio passivo più grande d’Europa

Caratterizzato da un volume compatto e arrotondato, l’edificio è protetto da un sistema di facciata a taglio termico con vetri basso-emissivi a triplo strato e schermature automatizzate (foto ©Leon van Woerkom | Architectenbureau Cepezed).

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La nuova sede di Bel-Brussels, centro espositivo e informativo di Bruxelles Environnement, l’autorità dell’energia e ambiente della regione di Bruxelles, è stata realizzata nell’ex-area industriale Tour et Taxis, a ovest del porto fluviale ed è il risultato di un progetto pilota per la riqualificazione dell’intera area, prossima al centro cittadino. L’edificio si presenta esternamente con un volume compatto protetto da una copertura curva in parte trasparente e in parte a pannelli fotovoltaici e si apre all’interno su un vasto atrio centrale, continuazione della piazza adiacente che ospita gli edifici storici dei magazzini e delle scuderie reali recentemente restaurati. Affacciati su questo atrio, i primi due livelli ospitano le funzioni pubbliche: un centro espositivo sui temi dell’ecologia, un auditorium, una biblioteca multimediale, un centro conferenze e un ristorante. I quattro livelli superiori sono invece destinati agli uffici, caratterizzati da una disposizione interna molto aperta e flessibile. Al

terzo piano si trova inoltre un laboratorio di prove e analisi dell’agenzia. Una posizione di rilievo è stata data alla scala continua che dall’atrio centrale si snoda e si integra con i loggiati dei piani superiori, invitando gli utenti ad evitare l’ascensore.

L’atmosfera leggera e luminosa dell’atrio e la struttura metallica di supporto dipinta di bianco conferiscono all’architettura l’aspetto di una gigantesca serra. Il grande spazio al pianterreno ospita il banco informazioni di forma ovale e, a partire


› EDIFICI PASSIVI

Legenda facciata e sezioni: 1 terrazza caffetteria 2 parcheggio 3 area uffici 4 sala tecnica 5 spazio espositivo 6 ristorante

Simile a una serra, il grande e luminoso atrio centrale offre un affaccio comune ai ballatoi dei piani superiori, connessi da una scala continua rifinita in legno (foto ŠLeon van Woerkom | Architectenbureau Cepezed).

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‹ EDIFICI PASSIVI

Cepezed Fondato nel 1973 da Jan Pesman (Utrecht, 1951) partner e co-direttore dal 2005 con Ronald Schleurholts (Roden, 1972), lo studio olandese con sede a Delft affronta progetti di architettura, interior, urbanistica, spazi produttivi e di lavoro con un approccio che interconnette estetica e funzionalità, attenzione al dettaglio e alle performance energetiche e utilizzo di materiali di alta qualità. www.cepezed.nl

Gli spazi degli uffici sono delimitati da elementi divisori in legno di ciliegio americano disegnati dall’architetto Nathalie Daele (foto ©Leon van Woerkom | Architectenbureau Cepezed).

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dal 2016, un’esposizione permanente dedicata alle principali sfide ambientali delle città del futuro. Collocato nella parte ovest adiacente all’atrio, l’auditorium pavimentato in legno è dotato di 415 posti a sedere e dispositivi audiovisivei e può essere destinato anche ad eventi esterni. Gli open-space degli uffici sono delimitati da elementi divisori in legno duro di ciliegio americano che contrastano con il rigore delle pareti bianche e dei pavimenti e soffitti in cemento grigio chiaro. Grazie alle ampie superfici vetrate, gli ultimi piani sono inondati di luce naturale e offrono una vista panoramica sullo skyline di Bruxelles. Il legno dei divisori è un elemento ricorrente e unificante i vari livelli. Al primo piano, accanto al ristorante, l’ufficio informazioni ambientali di Bruxelles aperto ai visitatori è caratterizzato da un divisorio in listelli impiallacciati, alti circa 3 metri e accostati verticalmente su una base di legno massiccio. Alcuni listelli sono colorati secondo tonalità che rappresentano i diversi campi delle scienze ambientali di cui l’agenzia si occupa. Certificato come Excellent secondo il protocollo Breeam e conforme alle norme di edilizia passiva, l’edificio ha una superficie di facciata relativamente contenuta ed è ben isolato grazie soprattutto all’utilizzo di triplo vetro in un sistema di facciata a taglio termico. Durante la stagione estiva, l’eleva-

ta resistenza al calore dei vetri si combina all’azione di schermature esterne automatiche e degli impianti di ventilazione integrati nelle facciate. Importanti contributi ai criteri costruttivi passivi provengono dalla ventilazione meccanica, dall’integrazione delle condutture della climatizzazione nelle solette in calcestruzzo con distribuzione radiante a soffitto e dal ricorso alla geotermia, mentre il fabbisogno energetico complessivo è integrato da un’estesa superficie di pannelli PV integrati in facciata. L’atrio centrale funziona inoltre come serra bioclimatica in grado di catturare e riutilizzare il calore accumulato

SCHEDA Località Bruxelles Committente Brussels Environment Agency Anno di realizzazione 2012-2014 Progetto architettonico Architectenbureau Cepezed Local architects Philippe Samyn and Partners Ufficio tecnico di controllo SECO Fisica e progettazione sostenibile dell’edificio DGMR Ingegneria civile Ingenieursbureau SmitWesterman Ingenieursbureau Meijer bvba

Impianto elettrico e di riscaldamento e condizionamento Flow Tech International Design elementi in legno Nathalie Daele Superifcie lorda 19.690 mq Budget € 50 milioni circa


› EDIFICI PASSIVI Legenda sezione facciata sud: 1 reception 2 parcheggio 3 serbatoio per gli sprinkler 4 ristorante 5 terrazza caffetteria

Legenda piante: 1 entrata – 2 desk informazioni – 3 ristorante – 4 spazio espositivo 5 auditorium – 6 penalty desk – 7 area spedizioni – 8 parcheggio bici – 9 terrazza caffetteria 10 area uffici – 11 sala meeting – 12 sala tecnica

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‹ DESIGNCAFÈ

COSTRUIRE LA PACE È stato assegnato ad Hawa Abdi Diblaawe, prima ginecologa somala e attivista per i diritti umani, già candidata al Nobel per la Pace nel 2012, Il Pilosio Building Peace Award 2015. Fra gli ospiti dell’edizione di quest’anno, l’attrice Sharon Stone, insignita del titolo di Building Peace Ambassador per il suo impegno in ambito umanitario. Nel corso della conferenza stampa sono stati inoltre comunicati i dettagli della nuova

iniziativa in Somalia promossa dalla Fondazione Pilosio Building Peace in collaborazione con la Hawa Abdi Foundation: la realizzazione di un Villaggio della Speranza dedicato ai profughi. Il progetto si basa sul sistema costruttivo Re:Build già impiegato per la realizzazione di due scuole destinate ai rifugiati siriani in Giordania, grazie alla collaborazione con la Clinton Global Initiative, Save the Children e Relief International.

DOPPIA GARANZIA SUL SISTEMA TETTO Monier e Velux hanno sottoscritto un accordo grazie al quale sarà possibile estendere la garanzia di Sistema tetto Wierer – fino a 50 anni sulle tegole e 15 sul sistema tetto – in realizzazioni che includano alcuni modelli di finestre per mansarda Velux. La garanzia assicura l’assenza di infiltrazioni d’acqua attraverso ogni componente della copertura, incluse le finestre da mansarda

Velux. Per 15 anni Monier si impegna a intervenire per valutare la natura e l’entità di eventuali interventi e ripristinare direttamente a proprie spese la funzionalità originaria della copertura, includendo manodopera e altri oneri. Il certificato è emesso da Monier, interlocutore unico a cui rivolgersi nel caso in cui uno qualunque dei prodotti installati Wierer o Velux - presenti un difetto.

IL PAVIMENTO CON LE VENTOSE veloce, removibile, riposizionabile

L’INNOVATIVA PAVIMENTAZIONE DI VIRAG GRAZIE AD UN SISTEMA DI MICRO-VENTOSE PUÒ ESSERE INSTALLATA FACILMENTE SENZA UTILIZZO DI COLLE

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Tack Dry è una pavimentazione vinilica adatta ad ambienti residenziali e commerciali, removibile e riposizionabile più volte, la soluzione ideale per sopraelevati e pedane in ambienti espositivi. Le doghe della linea Evolution di Virag non devono essere incollate, restano bloccate al sottofondo grazie a un ecologico sistema di micro-ventose. La posa è rapida e può essere effettuata su tutte le superfici lisce, compatte e prive di polvere quali cemento primerizzato o elicotterato, pavimenti in resina, marmo, ceramica con fughe ridotte, legni e Pvc. In zone a intenso calpestio, le singole doghe eventualmente deteriorate possono essere facilmente rimosse e sostituite. Dopo la posa il pavimento è immediatamente pedonabile e non richiede ceratura in quanto già trattato con superficie in poliuretano puro Tack Dry è compatibile anche con il riscaldamento a pannelli radianti.

Accanto, le finiture Effetto pietra, color ardesia; Effetto lava color grigio-azzurro; Tendency effetto cemento

Dall’alto le finiture effetto legno: Rovere Black Rovere Francese Noce Americano Rovere Grigio Acero Grigio Nelle foto, Tendency, superfici rifinite con poliuretano e, sotto, pavimento a doghe riposizionabili effetto Rovere grigio


› MAJOR RENOVATION

PALAZZO RICORDI, MILANO

RITORNO

AL FUTURO Con un intervento complesso che ha riguardato struttura, involucro, distribuzione interna e impiantistica lo storico palazzo milanese è diventato l’edificio certificato Leed Core & Shell Gold più antico al mondo

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‹ MAJOR RENOVATION

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el cuore di Milano, tra il Duomo e il Teatro alla Scala, lo storico Palazzo Ricordi domina la testata dell’isolato compreso tra le vie San Raffaele, Berchet e Foscolo, a ridosso dell’ingresso laterale est della Galleria Vittorio Emanuele II. Gli ultimi interventi erano stati quelli di Asnago e Vender, che si erano occupati della ricostruzione dopo i bombardamen-

“Palazzo Ricordi è la prova che si può lavorare secondo pratiche green preservando la massima integrità delle strutture storiche che abbiamo in Italia con un po’ di ingegno, fatica e innovazione. Questo rappresenta un’opportunità per ridurre i consumi e diminuire ogni anno grandi quantità di emissioni di anidride carbonica” Gianni Silvestrini, presidente di GBC Italia

In apertura, Palazzo Ricordi: la facciata su via Berchet. La costruzione originale risale al 1880. Nel 1920 l’edificio divenne sede della società discografica Ricordi. Le strade su cui affaccia l’edificio sono state ripavimentate a spese del committente su disegno dei progettisti. Sopra, il fronte su via San Raffaele (foto ©Paolo Utimpergher).

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ti della seconda guerra mondiale e negli anni Sessanta avevano realizzato l’attuale piano soppalco e apportato migliorie distributive. Oggi, dopo due anni di lavori, il team formato dallo studio di architettura Parisotto+Formenton e dalla società di ingegneria F&M, che ha seguito anche la direzione lavori, insieme a Esa Engineering per gli impianti e alla società di consulenza Evotre per il processo di certificazione, consegnano al committente e alla città un edificio completamente rinnovato. La riqualificazione completa dell’immobile, a destinazione commerciale/direzionale, ha coinvolto tutti i sette piani con un im-

pianto di layout nuovo; un importante intervento è stato effettuato sui serramenti, tutti rinnovati con un significativo miglioramento delle performance energetiche e dell’estetica, in particolare liberando tutte le vetrine al piano terra commerciale, attualmente occupato per intero da un Ferrari Store. Sono stati inoltre progettati con massima cura del dettaglio e delle finiture l’ingresso, gli spazi comuni e i percorsi di distribuzione verticali. La riqualificazione del cortile interno, che in precedenza ospitava gli impianti, con la realizzazione di una vasca centrale attraversata da un velo orizzontale d’acqua che scorre sul fondo vetrato e porta luce al piano inferiore, ha trasformato uno spazio di fatto inutilizzato nel vero cuore del progetto: un ambiente vivo e dinamico, fulcro ideale dell’edificio. Importanti elementi progettuali sono inoltre gli open space che ora si affacciano con ampie vetrate su questo nuovo spazio. È stata altresì realizzata ex-novo una grande sala riunioni a sbalzo, completamente vetrata, che si stacca dal corpo principale e si proietta verso il Duomo di cui gode privilegiata vista ravvicinata. Il nuovo edificio risparmia oltre il 35% dei consumi energetici, riducendo del 40% le emissioni di CO 2 equivalente. Un risultato che inquadra Palazzo Ricordi come un edificio di classe A, secondo la classifica-

zione energetica italiana, mentre il parco immobiliare nazionale è tuttora formato per la maggior parte da edifici di classe E o inferiore. Molti gli interventi eseguiti per ottenere la certificazione Leed. Alcuni molto semplici, come la destinazione di un locale interno all’edificio a parcheggio verticale di biciclette o le nuove rubinetterie temporizzate e le cassette a doppio flusso (risparmio idrico del 37%), altri più complessi, resi possibili da una progettazione integrata e dal lavoro di squadra svolto dagli studi di architettura e ingegneria: gli interventi di mantenimento e riutilizzo degli elementi strutturali e di facciata (l’84% del materia-


› MAJOR RENOVATION

Affacci e spazi interni dell’edificio sono stati radicalmente modificati. Da sinistra, una delle facciate aperte sul cavedio centrale e una scala interna (foto ©Paolo Utimpergher).

le conservato) con il loro consolidamento; l’introduzione un termo cappotto interno ad elevato coefficiente di isolamento nonostante la complessità dell’edificio storico; la realizzazione di un impianto geotermico con pompa di calore con emungimento di acqua di falda; il condizionamento con anello di condensazione ad acqua di falda; il rifacimento dei serramenti su disegno originario con vetri selettivi e finestre isolanti; l’ottimizzazione dell’illuminazione naturale per più del 90% degli spazi occupati regolarmente grazie alla distribuzione interna e alle nuove scelte architettoniche e di posizionamento degli impianti. Molto articolata è stata anche la gestione

Particolare della vasca centrale con fondo vetrato che chiude la corte interna e porta luce ai piani commerciali sottostanti (foto ©Paolo Utimpergher).

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‹ MAJOR RENOVATION

F&M Ingegneria F&M Ingegneria svolge da oltre trent’anni attività di progettazione e controllo nella realizzazione di costruzioni civili, commerciali, industriali e di infrastrutture. È qualificata sia in Italia che all’estero per studi di fattibilità, analisi di compatibilità tecnico-economica-ambientale, progettazione preliminare, definitiva ed esecutiva di nuove opere e restauri, direzione lavori, project management, collaudi, consegna al cliente e avviamento attività, gestione della manutenzione. Fino ad oggi la società ha partecipato alla realizzazione di circa 1.100 progetti in tutto il mondo. In F&M Ingegneria operano 100 persone di cui 80 nella sede principale di Mirano, Venezia, gli altri nelle sedi staccate di Milano, Colonia (dove nel 2002 è nata F&M Retail), Pechino, Podgorica e Muscat (F&M Middle East). Nella foto, l’ingegnere Sandro Favero.

www.fm-ingegneria.com

SCHEDA Località Milano Anno di progetto/realizzazione 2012/2014 Committente A. M. Holdings Progetto architettonico P+F Parisotto+Formenton Project Manager Riccardo Bastiani Collaboratori Naomi Sugita, Francesca Squadrelli Progetto strutturale F&M Ingegneria Progetto MEP Esa Engineering Direzione Lavori F&M Ingegneria Consulenza per la certificazione Leed Evotre Consulenza paesaggistica Mario Florena Consulenza energetica Arch. Francesco Ferraro Impresa Edile Tecton Soc. Coop. Impresa impiantistica Elettromeccanica Galli Italo SpA Superficie lorda complessiva 4.642 mq Volumetria complessiva 16.600 m3 c.a.

Accanto, sezione trasversale (CC’) e longitudinale dell’edificio (disegni courtesy P+F Parisotto+Formenton).

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› MAJOR RENOVATION

P+F Parisotto+Formenton Architetti Lo studio viene fondato a Padova nel 1990 da Aldo Parisotto (Monselice, 1962, laurea allo IUAV nel 1988) e Massimo Formenton (Padova, 1964, laurea allo IUAV nel 1989). La ricerca progettuale si orienta verso molteplici temi: in ambito architettonico con realizzazioni museali, commerciali e residenziali; nell’architettura d’interni con il retail design a 360°, dal concept al project management; nel campo del design sia con collaborazioni con aziende dell’illuminazione e dell’arredo come FontanaArte, Viabizzuno, Martini Light, Minotti Cucine, sia nello yacht design, dove dal 2013 è in corso una collaborazione con Mylius Yachts. Parisotto+Formenton sono inoltre autori del concept delle boutique e dei boutique-bar Nespresso di tutto il mondo, compreso il nuovo flagship store di Milano in Piazza Liberty. Dal 2004 lo studio ha una sede anche a Milano. www.studioparisottoeformenton.it

Altre viste degli spazi aperti sulla corte centrale e - a destra - dellla parete vetrata del nuovo corpo uffici a sbalzo (foto ©Paolo Utimpergher).

di cantiere che ha visto lo sviluppo di un attento piano per la riduzione degli impatti delle attività di costruzione e la ricerca di materiali con caratteristiche di sostenibilità. L’installazione degli impianti è stata perfezionata da un processo di commissioning avanzato, che ha preso avvio fin dalle prime fasi della progettazione e ha verificato l’installazione, la taratura e il funzionamento di tutti gli impianti secondo le specifiche di progetto. A corollario dell’intervento e finanziati da iniziativa privata anche i lavori di ripavimentazione delle vie Berchet, Foscolo e San Raffaele, secondo disegno e direzione artistica di Parisotto+Formenton, che portano alla completa pedonalizzazione dell’intera area interessata dall’intervento. Il disegno del nuovo manto riprende temi e materiali storici tipici delle strade milanesi con porzioni di acciottolato e granito, usando ove possibile masselli di recupero provenienti dai depositi comunali, integrati con lastre nuove di granito bianco. Sono stati inoltre demoliti i marciapiedi, preferendo un unico livello a raso, con percorsi laterali protetti dalla tipiche colonnine “parigine” in uso a Milano

ELETTROMECCANICA GALLI ITALO Impiantistica evoluta

Compartecipata dal gruppo francese Eiffage, la società opera da più di 60 anni in Italia nella progettazione, installazione e manutenzione di impianti elettrici e speciali, impianti di climatizzazione e idrico-sanitari, telecomunicazioni e trasmissione dati, nonché nella progettazione e costruzione di quadri elettrici MT/BT. A Palazzo Ricordi l’azienda, che ha già realizzato oltre 10 interventi in edifici certificati Leed, ha installato impianti elettrici e meccanici rispondenti ai più elevati standard tecnologici e energetici, comprendenti sistemi automatizzati di gestione luci e pompe di calore ad acqua di falda per il comfort climatico.

ELETTROMECCANICA GALLI ITALO Viale Prealpi, 31 - 22036 Erba CO T. 031 614111 info@galli.eiffage.it | www.egalit.it

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‹ INNESTI URBANI

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› INNESTI URBANI

COMPLESSO REDENTORE, CATANIA

RAGIONE E SENTIMENTO Sorretto da un impegnativo progetto strutturale in acciaio, il complesso residenziale di Scau a Catania genera una nuova relazione con l’intorno e ripristina in chiave contemporanea la cortina stradale dialogando con la città reale e creando spazi verdi per i residenti In alto, il fronte su strada del complesso residenziale. Nell’immagine a sinistra il ritmo dei pieni e dei vuoti è evidenziato dal contrasto cromatico tra il bianco in aggetto e i grigi dell’involucro e della pietra lavica (foto © Giusy Pelleriti). Sotto, prospetto est.

Mariagrazia Leonardi Un nuovo complesso residenziale che si sviluppa ai margini del centro storico di Catania, nei tre piani interrati ospita un sistema di parcheggio di circa sessantacinque posti auto e, per due piani fuori terra, nove alloggi di cui sei duplex, che si erigono sul suolo artificiale della sua copertura. La composizione volumetrica, lungo gli al-

lineamenti stradali e i confini del lotto, disegna una corte interna: un tetto giardino che permette alle residenze di godere di un personale “polmone verde” in città. Il progetto si realizza in un’area urbana già perfettamente configurata e le nuove architetture riusano le volumetrie preesistenti nel lotto sostituendo fatiscenti case terrane dal-

lo scarso pregio architettonico. L’uso residenziale accomuna il nuovo complesso abitativo agli edifici circostanti ma la differenziazione linguistica manifesta una dichiarata appartenenza ad una contemporaneità che con le proprie differenze dialoga con le preesistenze storiche e con gli scempi edilizi degli anni Cinquanta, evidenzian-

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‹ INNESTI URBANI

Pianta del piano terra. La composizione volumetrica disegna una corte interna con tetto giardino che permette alle residenze di godere di una piccola oasi verde in città (foto © Giusy Pelleriti).

done le criticità. Aderente, per giacitura e allineamenti, al tessuto urbano e rispettoso, nelle condizioni altimetriche, delle preesistenze edilizie dell’intorno, l’organismo architettonico si pone quale elemento di transizione nello skyline urbano tra l’orizzontalità della facciata storica e la composizione verticale del costruito risalente agli anni Cinquanta. Un lungo corpo orizzontale dialoga a tal fine da un lato con l’edificato storico e si raccorda dall’altro con una energica struttura verticale che, pur senza raggiungere le notevoli altezze del costruito preesistente, si confronta con tali volumetrie. La composizione dei prospetti considera l’intero complesso abitativo come un insieme unitario. I pieni e i vuoti sono ritmati da scansioni verticali che, pur ricercando le migliori condizioni di illuminazione e ombreggiamento naturale dei nuovi ambienti abitativi, si confrontano con le configurazioni dell’edilizia classica del contesto senza rinnegare le condizioni linguistiche della contemporaneità. La trama dei paramenti murari in pietra lavica e laterizio che caratterizzano la storia della tecnologia delle costruzioni della città di Catania e sono presenti negli edifici [ 16 ]

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› INNESTI URBANI

SCHEDA Località Catania Progetto e direzione lavori ing. arch. Angelo Vecchio - scau studio srl con arch. Marco Alì

Collaboratori ing. Perla Fiamingo, ing. Giovanni Pane Progetto 1999 Realizzazione 2002-2015 Strutture ing. Giuseppe Gaeta Impresa edile Cantieri riuniti Srl Serramenti in alluminio Cardillo Serramenti Srl Pavimentazione in resina BASF Spa Facciata a cappotto Caparol Superficie del lotto 1.100 mq Superficie dei piani cantinati 3.300 mq Superficie piano terra 600 mq Superficie piano primo 300 mq

La tavola di prospetto evidenzia le altezze e l’articolazione dei volumi che dialogano con le preesistenze storiche dell’intorno urbano. In alto, la composizione dei fronti è ritmata da scansioni verticali studiate per ricercare le migliori condizioni di illuminazione e ombreggiamento naturale (foto © Giusy Pelleriti).

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‹ INNESTI URBANI

La trave continua in sommità definisce la cornice di chiusura orizzontale, rievocando, in chiave moderna, i canoni compositivi dell’edificato storico (foto © Giusy Pelleriti).

Le sezioni longitudinali mostrano i livelli interrati dell’intervento che raggiunge i dieci metri sotto il livello della strada.

CARDILLO SERRAMENTI Soluzioni personalizzate

Specialista nella produzione e posa in opera di facciate continue, strutturali, puntuali e ventilate, la Cardillo Serramenti rappresenta il partner ideale per i progettisti che desiderano sviluppare e realizzare progetti complessi ed innovativi. Con un organico di più di 40 collaboratori e un ufficio tecnico interno, l’azienda offre soluzioni personalizzate nel rispetto dei vincoli prestazionali che un serramento di qualità oggi deve garantire.

CARDILLO SERRAMENTI SRL Via Sicula Orientale 8/a (SS 114) 95016 - Mascali CT T. 0957784128 www.cardillo.it | info@cardillo.it

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attigui, è rievocata dalla massa muraria del nuovo. Pietra lavica e laterizio rivestono infatti il basamento dell’edificio, scanditi da fughe orizzontali e, così come una parasta, marcano chiaramente l’angolo. La trave continua in sommità disegna la cornice di chiusura orizzontale, rievocando ancora una volta, ma in chiave moderna, i canoni compositivi dell’edificato storico. Lo sfalsamento dei piani in facciata, il ritmo dei pieni e dei vuoti è ulteriormente posto in evidenza dalla scelta cromatica delle finiture che seguono le logiche di un con-

trasto visivo che contrappone la purezza del bianco in aggetto ai grigi dell’involucro e della pietra lavica. La difficile condizione geologica, l’elevato numero di piani degli adiacenti edifici moderni preesistenti realizzati in cemento armato, i venti metri di altezza del terzo edificio di fine Ottocento in muratura e la necessità di sviluppare il nuovo intervento fino a raggiungere i dieci metri sotto il livello della strada, hanno indirizzato i progettisti a scegliere l’acciaio quale unico materiale, consentendo la realizzazione delle strutture



‹ RIQUALIFICAZIONI

AMPLIAMENTO UFFICI EUROMATIC, TREVIGLIO

INCISIONI DI LUCE Scelte architettoniche intelligenti e tecnologia costruttiva a secco S/R integrale nella sopraelevazione di un prefabbricato industriale alla periferia di Treviglio

La sede Euromatic. Anche grazie alle scelte cromatiche, la sopraelevazione appare come sospesa sopra lo zoccolo scuro del preesistente capannone (foto ©Giovanna Silva).

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Euromatic progetta e realizza impianti automatici per l’industria farmaceutica. Rappresentativa della capacità italiana nel settore delle macchine utensili, l’azienda cresce e ha bisogno di nuovi uffici e meeting room. L’idea più ovvia è quella di realizzare un nuovo livello sopra i 400 mq della palazzina uffici, realizzabile però solo con una struttura leggera. La scelta cade su una soluzione S/R con telaio portante in acciaio e tamponamenti a secco e da questo momento la progettazione procede di pari passo tra lo studio di architettura GFM e

l’ufficio tecnico dell’impresa Vanoncini, specializzata in questo genere di soluzioni. Per accogliere le nuove funzioni, l’architetto Francesco Forcella progetta due volumi distinti, uno verticale per scale e ascensori e quello orizzontale della sopraelevazione vera e propria. Caratterizzato da una finestratura continua a nastro, le cui dimensioni variano in altezza da 120 a 170 cm secondo le funzioni interne, il nuovo livello si distacca dal corpo esistente su cui è poggiato per il colore bianco dell’intonaco, distacco accentuato

dalla verniciatura scura del basamento. Gli spazi di lavoro sono definiti da pareti mobili per la necessaria flessibilità del layout interno, facilitata anche dalla pavimentazione flottante in lastre di grés porcellanato, sotto le quali corrono gli impianti, e dalla controsoffittatura fonoassorbente. Sporti e gronde metalliche, in misure adeguate ai diversi fronti espositivi, assicurano invece la necessaria schermatura solare senza la necessità di creare elementi schermanti aggiuntivi esterni o interni. Il fronte sud dell’intero corpo uffici è in-


› RIQUALIFICAZIONI

Francesco Forcella Laureato al Politecnico di Milano e con diverse esperienze in Italia e all’estero, l’architetto Francesco Forcella (1982) opera nel campo della progettazione a varie scale, dal master planning al paesaggio, dall’interior all’industrial design, in ambito pubblico e privato. Da sempre attento alle dinamiche di mutazione del contesto urbano, ambientale e sociale, fonda nel 2008 con Davide Brembilla lo studio Brembilla+Forcella Architetti. Dal 2008 al 2014 collabora con lo studio GFM Associati progettando opere soprattutto in ambito socio-sanitario e residenziale. Dal 2014 collabora con lo studio aMDL Michele De Lucchi Srl. www.brembilla-forcella.it

Mirko Berizzi Ingegnere edile/architetto laureato al Politecnico di Milano, attuale direttore tecnico di Vanoncini Spa, Mirko Berizzi coordina da una decina d’anni l’ufficio tecnico dell’azienda specializzata nella progettazione e nella costruzione stratificata a secco S/R [Struttura/Rivestimento]. Esperto nella progettazione fisico tecnica di tutti i sistemi costruttivi mediante lo studio integrato del dettaglio (scala 1:5), approccio con il quale Vanoncini si distingue sul mercato, si occupa anche di diagnosi energetica e monitoraggio, consulenza energetica secondo il protocollo CasaClima, ricerca & sviluppo, supervisione tecnica dei cantieri e formazione in qualità di relatore di numerosi convegni, corsi e seminari tecnici relativi al sistema S/R.

terrotto e sopravanzato, sia in altezza (per consentire l’accesso agli impianti collocati sul lastrico solare) sia nell’impronta a terra, dal nuovo volume verticale del corpo scale e ascensori, di colore grigio, che ingloba l’ingresso e che sottolinea la propria verticalità attraverso ampie vetrate incise nella superficie in cemento. Nelle ore serali, i tagli orizzontali e verticali delle finestre dei due volumi, sfalsati tra loro, si illuminano creando un dialogo di geometrie contrastanti che rendono dinamica la composizione architettonica

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‹ RIQUALIFICAZIONI

DAL PROGETTO ALLA REALIZZAZIONE: UN CANTIERE SU MISURA Durato 5 mesi, l’ampliamento della sede Euromatic è stato realizzato in CA solo per il nuovo volume dei collegamenti verticali, mentre la sopraelevazione è una costruzione leggera realizzata interamente a secco su una struttura portante in carpenteria metallica. La progettazione esecutiva, curata dall’ufficio tecnico di Vanoncini SpA, ha affrontato diversi aspetti fondamentali per la migliore riuscita dell’opera, soprattutto dal punto di vista della coibentazione e del conseguente risparmio energetico dell’edificio. La prima considerazione generale riguarda il comportamento dei diversi materiali dell’edificio e dei loro diversi gradi di dilatazione. Per questa ragione, l’involucro esterno a cappotto del nuovo livello è stato progettato come una “vela” il cui pacchetto è in grado di “scorrere” di decimi di millimetro sopra l’edificio preesistente, cui è congiunta evitando di fare ricorso a giunti di dilatazione. I pannelli EPS “maschiati” – ovvero con profilo a incastro – del pacchetto isolante sono incollati direttamente sulle lastre fibrocementizie, senza fare uso di tasselli. La rasatura su rete annegata, infine, è realizzata con uno speciale intonaco organico, più elastico di un normale intonaco a base cementizia, in modo che l’involucro si adatti meglio ai micromovimenti della struttura. Un secondo aspetto progettuale riguarda la finestratura a nastro (che presenta moduli di diverse altezze) per la quale è stata realizzata un’architrave in tubolare di acciaio zincato a cui sono saldati a pettine altri piccoli tubolari che reggono i singoli elementi del serramento, i quali a loro volta si collegano al carter metallico superiore, fissato alla parete e che funge anche da schermatura solare. Poggiata alla parete sud, l’architrave è fasciata in materiale termoriflettente che riducendo le variazioni di temperatura dell’acciaio (maggiori di quelle delle lastre in fibrocemento) elimina i ponti termici tra esterno e interno. Il piano di copertura, posto a un livello in-

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› RIQUALIFICAZIONI

Pagina di sinistra: dettaglio costruttivo in sezione verticale del raccordo tra il nuovo pacchetto perimetrale d’involucro e il corpo prefabbricato esistente; il nodo individua il sormonto del rivestimento fibrocementizio al pannello prefabbricato di facciata in grado di svincolare i movimenti dei due sistemi costruttivi e di evitare giunti orizzontali a vista.

A destra, dettaglio costruttivo in sezione verticale del sistema di finestratura a imbotti inserito nel pacchetto perimetrale d’involucro; visibili le modalità di raccordo tra serramento, carter di rivestimento esterni e sistema a cappotto termico applicato sulla lastra fibrocementizia, soluzioni che consentono le rispettive dilatazioni termiche. Sotto, lo scheletro di carpenteria in opera e la nervatura metallica del sistema di imbotti con la fasciatura termica del tubolare di sostegno delle finestrature mediante termoriflettenti multistrato.

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‹ RIQUALIFICAZIONI feriore rispetto alle pareti, forma una “vasca” e porta, fissati alla parete nord, una fi la di pannelli fotovoltaici adeguatamente orientati per la cui barra di fissaggio sono state inserite, isolate direttamente in parete, apposite piastre metalliche. Lo studio del sistema di smaltimento delle acque meteoriche della copertura a vasca ha richiesto pendenze variabili tra 1,5 e 2% secondo il tipo di telo impermeabile adottato. Particolarmente articolato, il pacchetto di copertura si compone di un pannello sandwich coibentato con lamiera grecata all’intradosso e carton-feltro all’estradosso. Al di sopra una prima guaina nelle vesti di barriera al vapore e pannelli in lana di legno mineralizzata (densità 450 kg/mc) incollati al manto. A seguire un pacchetto pendenzato composto da una base in EPS accoppiato a schiuma di polyiso sulla quale è stata posata a colla la guaina impermeabile riflettente bianca (sistema cool roof).

SCHEDA Località Treviglio Anno di realizzazione 2013 Committente Euromatic Srl Progetto Architettonico GFM Studio Associato, Arch. Ambrogio Franco Forcella e Francesco Forcella

Collaboratori Ing. Paolo e Marco Manzoni (DL strutturale); Arch. Antonio Reduzzi (DL Architettonica, contabilità, sicurezza)

Progetto e DL MEP SITE Engineering Progetto esecutivo sopraelevazione Vanoncini SpA Opere S/R Vanoncini SpA, Mapello Opere in C.A Intesa Costruzioni Srl, Treviolo Sup. coperta complessiva mq 3.440,26 Sup. coinvolta dal progetto (PT, 1° e 2°) mq 536 A sinistra, dettaglio costruttivo in sezione verticale del parapetto nord della copertura a vasca; si individua il canale di smaltimento acque meteorich integrato nel sistema pendenzato di coibentazione. Sotto, da sinistra, la fase di incollaggio del sistema pendenzato sul pannello di lana di legno mineralizzata e la fase di incollaggio a freddo della guaina bianca riflettente al pendenzato.

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‹ OSPITALITÀ

FALKENSTEINER HOTEL & SPA, JESOLO

ICONICO REMIX L’architettura purista di un nuovo albergo è animata dai colori e dalle atmosfere in stile Art Deco Miami degli interni firmati Matteo Thun & Partners

L’area bar del nuovo Falkensteiner Hotel & SPA Jesolo, con sullo sfondo la terrazza panoramica affacciata sul mare. Il bancone è rivestito con legno di briccola recuperato.

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Situato nelle immediate vicinanze del litorale di Jesolo, l’hotel Falkensteiner colpisce per la leggerezza e allo stesso tempo per l’imponenza della sua architettura (progettata inizialmente da Richard Meier) caratterizzata dall’articolazione di grandi volumi minimali dominati da ampie facciate di vetro protette da frangisole. L’albergo 5 stelle si sviluppa su 8 livelli ed è dotato di 126 camere, 7 suite e 18 appartamenti, 3 sale conferenza, bar e ristorante con ter-

razze esterne e un’area spa di 1.500 mq con sauna, centro wellness e fitness, solarium, piscine interne ed esterne con vista panoramica sul mare. Il progetto di interior design riconferma l’approccio progettuale di Matteo Thun votato al genius loci, in grado di tradurre caratteristiche geografiche e culturali del luogo in elementi stilistici contemporanei. Il contatto diretto con il mare e la spiaggia limitrofa – con area privata ad accesso esclusivo – ha indirizzato il

progetto d’interior verso l’utilizzo di tonalità mediterranee come il beige, il turchese e l’azzurro e di materiali naturali come il legno e la pietra che contrastano con il bianco accecante dei volumi esterni. Il legame con la città di Venezia è riscontrabile invece nelle aree della reception e del bar, dove i corpi di entrambi i banconi e di alcuni tavoli sono rivestiti di legno di briccole (i caratteristici pali di legno una volta usati per indicare le vie d’acqua nelle lagune)


› OSPITALITÀ

A destra, l’hotel visto dalla spiaggia antistante, l’upper-bar animato da grandi lampade sferiche e pianta del piano terra.

trasformati e così riutilizzati. Un’ulteriore fonte d’ispirazione è costituita dalla superficie acquea della laguna, tradotta dall’architetto in arazzi di piastre metalliche, che rendono omaggio allo stile di Paco Rabanne e agli anni Settanta, attraverso le quali amplificare e trasmettere la luce naturale nelle zone lontane dalle ampie facciate di vetro. Camere, suites, appartamenti e zone comuni sono caratterizzate dall’alternarsi di pavimenti in pietra naturale, legno e

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‹ OSPITALITÀ

tappeti. Gli ambienti sono completati da tende scorrevoli, tessuti morbidi e tanti cuscini, mobili in legno e da uccellini e vasi in vetro di Murano della collezione Matteo Thun Atelier. Letti a baldacchino dalle linee contemporanee rappresentano l’elemento dominante delle camere, delle suite e degli appartamenti, accomunati anche da un’atmosfera fresca e luminosa enfatizzata

dall’utilizzo di tessuti leggeri e dal turchese intenso di alcune pareti. I bagni delle camere sono rivestiti da piastrelle a righe in bianco e giallo e completati da specchi in stile barocco per un accento allo stesso tempo iconico e ironico. Nell’ambiente spa il progetto d’interior è caratterizzato in senso cromatico da contrasti e tonalità intense

SCHEDA Località Jesolo VE Anno di realizzazione 2015 Committente Falkensteiner Michaeler Tourism Group Progetto architettonico Richard Meier Interior Design Matteo Thun & Partners Project Management Ilona Lässing

(foto ©Francesca Lotti)

Grandi cuscini e contrasti cromatici per la reception della spa. Sotto, l’area living di una delle suite con vista panoramica sul mare e la spiaggia. Nella pagina accanto, l’area spa con piscina coperta in diretta comunicazione con la terrazza esterna.

Matteo Thun & Partners Fondato nel 2001 in collaborazione con Herbert Rathmaier, Luca Colombo e Antonio Rodriguez, l’attuale studio di Matteo Thun (Bolzano, 1952) è costituito da un gruppo di lavoro multidisciplinare che annovera circa 50 professionisti tra architetti, interior e product designer. In continuità con il pensiero e l’attività del precedente studio fondato da Matteo Thun a Milano nel 1984, il team di lavoro persegue un approccio olistico all’architettura che privilegia la semplicità, il rispetto del genius loci e la filosofia dei 3 zeri: zero CO2, zero chilometri, zero rifiuti. www.matteothun.com

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› OSPITALITÀ

CLIMAVENETA

Comfort e risparmio energetico Un ambiente moderno e ricercato come quello del nuovo Falkensteiner Hotel&Spa di Jesolo, non poteva trascurare un aspetto tanto importante per i propri ospiti come il comfort interno. Rinfrescare puntualmente le stanze in estate, riscaldare l’acqua della piscina nelle stagioni fredde, ancora rinfrescare una sala riunioni affollata in inverno mentre si riscaldano le stanze occupate dagli altri ospiti, sono tutte peculiarità di cui l’impianto di climatizzazione di una struttura ricettiva di questo livello deve poter disporre. Con questi obiettivi, uniti a quello dell’efficienza energetica, i progettisti di Saind Ingegneria hanno studiato l’impianto di climatizzazione del nuovo hotel. Il suo cuore si compone di 2 unità polivalenti ERACS2-Q/-/XL-CA 2722 della gamma INTEGRA, 9 unità trattamento aria WIZARD ed 1 controllore di tipo MANAGER 3000, tutto fornito da Climaveneta. Nello specifico le unità polivalenti sono state scelte per la loro capacità di produrre acqua calda e refrigerata simultaneamente e di servire quindi sia le unità trattamento aria destinate alla diffusione dell’aria nelle zone comuni, che i fan coil installati per il comfort nelle stanze. Le stesse unità soddisfano anche la richiesta di acqua calda sanitaria per le varie esigenze

Nella foto, unità Climaveneta installate presso la nuova torre Intesa Sanpaolo a Torino.

dell’hotel, che non riguardano solo le stanze, ma anche la spa e l’area benessere. La scelta di produrre l’acqua calda sanitaria con un sistema a pompa di calore consente inoltre di usare fonti rinnovabili senza installare pannelli fotovoltaici, quindi senza impattare esteticamente sulla struttura.

CLIMAVENETA SPA Via Sarson, 57/c 36061 Bassano del Grappa VI T. 0424 509500 info@climaveneta.it | www.climaveneta.it

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‹ DESIGNCAFÈ

L’ARCOBALENO DI PORTA GARIBALDI Nuova vita per la celebre Torre Arcobaleno, un tempo anonimo serbatoio dell’acqua realizzato nel 1964 nel perimetro dello scalo ferroviario della stazione FS Milano Porta Garibaldi. La torre fu oggetto di una prima ristrutturazione nel 1990, in occasione dei Mondiali di calcio, che la trasformò da opera di servizio degradata a landmark immediatamente riconoscibile grazie a un rivestimento di 100mila piastrelle colorate. Artefice del progetto e dell’organizzazione dei lavori, oggi come allora, la Divisione Architettura dello studio milanese Original Designers 6R5 Network nell’ambito del progetto Wonderline, che da alcuni anni collega al tema del colore diverse iniziative nel mondo dell’arte e dell’architettura. Patrocinata dal Comune di Milano in collaborazione con Rete Ferroviaria Italiana, Gruppo Fs Italiane, la riqualificazione della torre è un omaggio alla città in occasione di Expo 2015 ed è realizzata grazie al contributo economico degli architetti e delle aziende coinvolte (Bazzea - B Construction Technology, Condor, Fila Solutions, Mapei e Marazzi).

PROGETTARE IL BENE COMUNE

PREMIO URBANISTICA 2015 I VINCITORI

Tamassociati, (l’annuncio ha riguardato il nome di Simone Sfriso ma la proposta, nello stile dello studio, rimane collettiva), saranno i curatori del Padiglione Italia della prossima 15esima Biennale di Architettura diretta da Alejandro Aravena. Il nome del progetto curatoriale, Taking care progettare per il bene comune, esplicita la profonda convinzione dello studio veneziano (nominato Architetto Italiano 2014) riguardo al ruolo dell’architettura nel diffondere e rendere efficaci i principi di socialità, cultura, partecipazione e integrazione in qualsiasi luogo e a qualsiasi scala. Un progetto in linea con il tema scelto da Aravena, Reporting from the front, incentrato sulla necessità di coniugare l’architettura con l’esigenza di una migliore qualità dell’ambiente edificato e, conseguentemente, della vita delle persone.

Saranno premiati nell’ambito della 12a edizione di Urbanpromo, 17-20 Novembre in Triennale a Milano, i 10 vincitori del concorso indetto dall’Istituto Nazionale di Urbanistica. I progetti sono stati selezionati sul sito dell’evento dedicato al marketing urbano e territoriale organizzato da Inu e Urbit. Queste le tre categorie. Equilibrio degli interessi nel rapporto pubblico/privato: • Regione Umbria, Programmi integrati di sviluppo urbano PUC3 • Cassa depositi Prestiti Investimenti Sgr, Fiv-Fondo investimenti per le valorizzazioni • Regione Abruzzo con Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Prospettive per il progetto di Territorio Snodo 2 Abruzzo.

Nella foto da sinistra il team che compone Tamassociati: Emanuela Not, Laura Candelpergher, Simone Sfriso, Raul Pantaleo, Massimo Lepore, Enrico Vianello.

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Inserimento nel contesto urbano • Confcommercio-Imprese per l’Italia, Politiche integrate per la valorizzazione dei sistemi commerciali urbani di Gorizia, Nova Gorica e Šempeter-Vrtojba • Città di Sarno, Piano urbanistico • Fondazione Cassamarca, recupero dell’Area Appiani a Treviso • Compagnia di San Paolo, residenza temporanea di San Salvario a Torino. Qualità delle Infrastrutture e degli spazi pubblici • Regione Umbria, primo concorso per la riqualificazione delle aree produttive dismesse • Fondazione Golinelli, Opificio Golinelli a Bologna • Fondazione CRT, Progetto OGR Officine Grandi Riparazioni di Torino.


Mastro Raphael s.r.l., Via delle Industrie, 21 - 06049 - Spoleto (PG) tel. +39 0743 230801 - www.mastroraphael.com - mastro@mastroraphael.com


‹ ARCHITETTURA SENZA ARCHITETTI

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› ARCHITETTURA SENZA ARCHITETTI

CASTELLO DI POSTIGNANO, SELLANO

L’ARCHETIPO

DEL BORGO ITALIANO

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‹ ARCHITETTURA SENZA ARCHITETTI

Scoperto per caso, Postignano, uno dei seimila borghi abbandonati d’Italia, inizia la sua seconda vita nel 1997 con un accurato progetto di restauro filologico avviato dell’architetto Gennaro Matacena e completato due anni fa. Il borgo comprende 60 abitazioni, la chiesa, un relais, un centro di documentazione, una trattoria e due botteghe ed è abitato stabilmente da sei persone. Fuori dalle mura è in corso di realizzazione il progetto di un albergo di charme con piscina e centro benessere

In apertura, l’ingresso ovest del borgo, in queste pagine visto dall’interno, com’era nel 1967 (foto di Norman Carver Jr) e com’è oggi, dopo il restauro filologico (foto ©Gratet & Maglione).

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Fondato intorno all’anno mille lungo una via di comunicazione che collegava Spoleto ad Assisi, Castello di Postignano svolse un ruolo importante fino al XVI secolo, quando la popolazione cominciò progressivamente a emigrare, e nel 1967, in seguito a uno smottamento, fu definitivamente evacuato. La sua conformazione è analoga a quella di altri borghi murati, specie della Valnerina, con una disposizione a triangolo, addossata alle pendici della montagna, e una torre di avvistamento. Tanto da essere considerato un archetipo dei borghi collinari italiani dall’architetto americano Norman F. Carver Jr, che lo fotografò nel 1967 e ne fece la copertina del suo volume Italian Hill-towns (1979, Documan Press). La proprietà venne acquisita, non senza difficoltà (quasi 300 rogiti con ex-abitanti o loro eredi) tra il 1992 e il 1994 e nel 1997 vennero avviati i primi lavori di restauro, interrotti dal terremoto che il 14 ottobre di quell’anno danneggiò gravemente il borgo (più per lo stato di abbandono in cui versava che per il movimento tellurico in sé: la mancata manutenzione e le infi ltrazioni di acqua avevano indebolito le

strutture amplificando gli effetti del sisma). RA Consulting, lo studio di progettazione degli architetti Gennaro Matacena e Matteo Scaramella, abbandonò il primo progetto di recupero per avviarne un altro, più radicale, di rinforzo strutturale e ricostruzione fi lologica capace di ridare vita al borgo nel rispetto delle sue specificità originarie e delle

caratteristiche storiche, artistiche e paesaggistiche. Alle esitazioni della committenza, dovute all’ingente impegno finanziario – si tratta di un intervento interamente privato – si aggiungevano i tempi della burocrazia: all’origine privo di vincoli, nel 2004 il borgo entrava nell’elenco dei monumenti di interesse storico artistico dal Ministero dei Beni


› ARCHITETTURA SENZA ARCHITETTI

Postignano: planimetria generale e funzioni.

Culturali; nel frattempo le normative antisismiche si erano fatte più stringenti; infine, il complesso era in lista di attesa per la concessione di finanziamenti (pari al 20% delle opere) per la ricostruzione. Trascorsero così dieci anni, un tempo sufficiente a svolgere un meticoloso rilievo materico, un’ampia indagine geologica e geotecnica e un attento studio storico-artistico (particolarmente utile in relazione agli affreschi rinvenuti) preliminari alla fase progettuale esecutiva e alla ripresa dei lavori, nel 2007, per i quali la Direzione Lavori e il Coordinamento per la Sicurezza hanno dovuto affrontare problematiche particolarmente complesse, connesse alla necessità di intervenire all’interno di un borgo gravemente danneggiato e pericolante, alla contemporaneità di alcune lavorazioni, alla presenza di più imprese operanti in aree contigue e di difficile accesso. A pieno regime, su una superficie di sedime di circa 2.500 mq, con case torri alte fino a 25 metri fondate a quote sfalsate anche di oltre 15 metri, hanno operato contemporaneamente quattro gru con interferenza reciproca, in compresenza di oltre una sessantina di addetti tra operai

Fuium addum et; non nonimmo untilium tarit. Icae niur hales iam prox mus; hos in sesside novis. Ipionfece tus omnertuus consules tem de incum telut graribemum hil utem (foto © Xxxx Xxxxx).

(segue a pagina 38)

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‹ ARCHITETTURA SENZA ARCHITETTI

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› ARCHITETTURA SENZA ARCHITETTI ANTISISMICA E RESTAURO STRUTTURALE Le soluzioni strutturali per il consolidamento delle murature, verificate alla luce della nuova normativa sismica, sono coerenti con le linee guide emanate dalla regione Umbria per il restauro di edifici con valenza storico-architettonica, con interventi e tecnologie simili a quelle originali e con carattere di reversibilità. Preventivamente alla progettazione è stata eseguita la verifica sismica dell’intero abitato, a seguito della quale sono stati individuati quindici blocchi (U.M.I.) strutturalmente autonomi, e le conseguenti posizioni di giunti sismici. FONDAZIONI: gli edifici presentano muri che fondano a quote diverse, su terreni inclinati di consistenza non omogenea. Sono stati eseguiti scavi anche in roccia ai piani terra per realizzare cordoli in c.a. per l’allargamento delle fondazioni esistenti, ancorate perimetralmente con solette orizzontali di collegamento. In alcuni casi sono state realizzate sottofondazioni murarie anche su micropali. STRUTTURE MURARIE: sono stati eseguiti interventi di consolidamento mediante iniezioni di malta con miscele a base di calci idrauliche di origine calcarea con l’aggiunta di leganti idonei a base non cementizia; ricostruzioni di porzioni di muratura crollata con intervento di scuci e cuci in mattoni pieni; inserimento di diatoni e catene / barre di acciaio longitudinali nei cantonali; placcaggio con piastre di acciaio di cantonali in fondazione; ristilatura dei giunti con malta composta da miscele a base di calci idrauliche di origine calcarea e l’aggiunta di leganti idonei a base non cementizia; intonaco armato con rete elettrosaldata; cerchiature delle bucature con profili di acciaio. STRUTTURE ORIZZONTALI: i solai sono stati realizzati con travi di legno lasciate a vista, a sezione sbozzata rettangolare, sulle quali è disposto un tavolato o un’orditura secondaria di legname e pianelle di cotto sulla quale è stata realizzata una soletta armata ancorata con connettori di acciaio alle travi e perimetralmente a profilati di acciaio ancorati alle murature con barre filettate.Per alcuni ballatoi esterni sono state

utilizzate strutture di acciaio, opportunamente inghisate alle murature esistenti, rivestite di legno. Le volte sono state consolidate mediante la realizzazione di solette armate sull’estradosso, integrate a mezzo di perforazioni passanti e barre di acciaio inossidabile con possibilità di riportare in tensione la catena con capichiave, o completamente ricostruite secondo le tecniche tradizionali. COPERTURE: realizzate con struttura portante di legno, tavolato, soletta armata, isolante termico, impermeabilizzazione e strato finale con coppi di recupero simili a quelli esistenti.

Alcuni disegni di dettaglio degli interventi strutturali, antisismici e di restauro. Dall’alto, dettaglio dell’inserimento di cordoli di fondazione armati (visibile anche la progettazione di solette aerate); particolare dei rinforzi orizzontali delle murature esistenti e dei collegamenti verticali con murature nuove. Sotto, da sinistra, metodo di restauro e rinforzo dei solai e particolare del rifacimento di una copertura (disegni courtesy RA Consulting). Pagina di sinistra: il borgo oggi (foto ©Gratet & Maglione), nel 1967 (foto di Norman Carver Jr) e in fase di cantiere.

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‹ ARCHITETTURA SENZA ARCHITETTI

RA Consulting

In questa pagina, due immagini della piscina e Spa in corso di completamento - la piscina all’aperto è stata inaugurata il mese scorso - ai piedi del borgo (render courtesy RA Consulting).

e lavoratori autonomi. Castello di Postignano è una testimonianza notevole di “architettura senza architetti”, come furono definite da Bernard Rudofsky le abitazioni realizzate utilizzando tecniche e materiali locali da coloro che le hanno poi abitate. Un’architettura spontanea diversificata nelle rifiniture e nei dettagli, quali infissi, colori, tessiture murarie, che il progetto di restauro ha preservato, recuperato e valorizzato anche ricorrendo a tecniche, procedimenti e materiali tradizionali. Le superfici esterne sono state ripristinate con pietra faccia a vista, intonacate con la tecnica del “raso sasso”, utilizzando intonaci a base di calce o dipinte con pigmenti di terre naturali; infissi e portoni di legno, ringhiere di ferro, sporti di gronda, tegole e comignoli recuperati; pavimentazioni esterne rifatte utilizzando in parte pietra di recupero della vecchia pavimentazione e in parte pietra di cava simile, e rifacendo acciottolati e “battuti” di calce con inerti macinati. Anche i tombini sulla sede stradale o i pannelli di chiusura dei vani contatori esterni

sono stati progettati nel rispetto del valore storico-artistico del contesto. Negli ambienti interni i solai e le coperture di legno sono stati assemblati con travi sbozzate a mano, tavolame irregolare per gli impalcati e capriate con incastri, cunei di legno e piastre di acciaio per le coperture. Il progetto di recupero ha previsto, inoltre, un innovativo restauro degli affreschi rinvenuti nel borgo e danneggiati dal terremoto, con il procedimento dell’anastilosi informatica. L’impatto ambientale determinato dalla presenza di aree di parcheggio a margine dell’abitato è stato ridotto al minimo con l’impiego di materiali cromaticamente compatibili con il contesto, una pavimentazione integrata con aiuole e la predisposizione di un pergolato che forma un continuum col verde della collina circostante. Il progetto di Postignano, che nel 2014 ha ricevuto dai Club Unesco Europa un attestato di merito “come efficace interprete dei valori di salvaguardia e tutela del paesaggio e dell’ambiente”, è oggi il più grande inter-

Fondata nel 1986 dall’architetto Gennaro Matacena (a sinistra nella foto), laureato nel 1970 alla Facoltà d’Architettura dell’Università di Napoli, RA Consulting Srl opera con un approccio interdisciplinare sin dalla fase iniziale della progettazione, in particolare nel recupero dei beni culturali, restauro monumentale e museologia. La società ha vinto numerosi concorsi internazionali. Tra le opere più significative il restauro del Museo dei Fori Imperiali, nei Mercati di Traiano a Roma, il Museo Mediterraneo di arte contemporanea della Zisa a Palermo, il Centro di raccolta di opere d’arte in caso di eventi catastrofici a Spoleto. Attualmente ha in corso il restauro dell’Università di Trieste e il restauro dell’ex convento della visitazione a Reggio Calabria. Nel 1987 è diventato socio di RA Consulting l’architetto Matteo Scaramella (foto in alto a destra); nel 2002 gli architetti Antonio Gravagnuolo e Albino Osnato; nel 2015 gli architetti Francesco Ferraro, Pierre Gratet e Monica Rispoli. www.raconsulting.it

vento di recupero di un borgo abbandonato in Italia (e probabilmente in Europa) e si distingue per la capacità di celare, dietro un meticoloso ripristino dell’aspetto originario, sistemi impiantistici indispensabili per le attuali esigenze abitative. Ma soprattutto per la volontà e la capacità dei progettisti/ committenti di raccogliere testimonianze e documenti sui modi in cui era abitato, per trasferire nelle pietre e nelle vie del borgo lo spirito del tempo. Ad esempio, riducendo al minimo indispensabile il rifacimento di piante e partizioni interne, preservando così le dimensioni e le visuali che degli ambienti avevano le ultime famiglie che lo avevano abitato

SCHEDA Località Sellano PG Anno di progetto/realizzazione 2007/2013 Committente Mirto Srl Progetto architettonico RA Consulting, Architetti Gennaro Matacena, Matteo Scaramella, Antonio Gravagnuolo, Monica Rispoli, Pierre Gratet

Progetto strutturale Ing. Federico Massimo Mazzolani Progetto MEP Ing. Mariano Cannaviello (idrotermica); Ing. Valerio Mangoni di S. Stefano

Direzione Lavori Arch. Gennaro Matacena Collaborazioni Arch. Pietrangelo Trama,

Arch. Gabriella Fratta, Arch. Andrea Carozza, Michele Apicella, Geom. Renato Cimmino

Restauro artistico Dott. Paolo Virilli Consulenza paesaggistica Mario Florena Consulenza energetica Arch. Francesco Ferraro Superficie utile 6.000 mq ca Volumetria complessiva 35.000 mc ca

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› ARCHITETTURA SENZA ARCHITETTI

IMPIANTISTICA D’AVANGUARDIA TRA MURA MEDIEVALI Discreti e sottotraccia, gli interventi di risanamento e impiantistici hanno migliorato la naturale sostenibilità ambientale di questa architettura senza architetti introducendo al contempo gli elementi indispensabili per una fruizione degli spazi secondo gli standard di vita odierni. Per l’isolamento termico e il controllo dell’umidità ambientale sono stati realizzati vespai ventilati e contropareti aerate negli ambienti contro terra; la rete stradale è stata impermeabilizzata previa esecuzione di trincee e drenaggi per evitare infiltrazioni di acque meteoriche e di falda. Dove possibile, murature e coperture sono state isolate con i più moderni sistemi integrati certificati, prevedendo gli accorgimenti necessari a eliminare i ponti termici in corrispondenza di aperture e punti critici. Per migliorare il comfort acustico sono stati previsti pannelli isolanti sottopavimento; negli ambienti con scarsa illuminazione naturale sono stati realizzati pozzi di luce per migliorare il comfort interno e ridurre il consumo di energia elettrica. Reti separate per l’innaffiamento del verde pubblico con acqua di pozzo o acqua piovana recuperata per lo scarico dei servizi igienici

consentono di ottimizzare i consumi idrici. Grande attenzione è stata posta nella progettazione e realizzazione delle reti impiantistiche e di infrastrutture pubbliche, di cui il borgo era totalmente sprovvisto. Lungo le stradine del borgo sono stati realizzati cavedi interrati per alloggiare la rete elettrica, idrica, gas, fognaria e la fibra ottica. Per l’illuminazione pubblica sono stati utilizzati cavi esterni in fibra minerale che alimentano i lampioni da cassette di rame a parete; la trasmissione tv, telefonia e dati avviene tramite una rete in fibra ottica per evitare l’intrusione nel paesaggio di antenne e parabole. Per gli interni si è scelto un sistema di climatizzazione a pannelli radianti che, oltre a ridurre notevolmente i consumi energetici, è a scomparsa e non interferisce con aspetti funzionali, distributivi ed estetici. L’impiantistica elettrica prevede anche una rete di trasmissione dati a servizio di tutti gli ambienti. La rete di scarico, separata in acque grigie e nere, è costituita da tubazioni insonorizzate acusticamente. Per superare le barriere architettoniche è stato realizzato un ascensore, scavato nella roccia, con due fermate, che supera un dislivello complessivo di circa 20 metri. Gli impianti negli edifici a destinazione ricettiva sono stati progettati in modo da ri-

durre al minimo l’impatto all’interno degli ambienti, soprattutto dei gruppi frigoriferi, delle UTA e delle notevoli canalizzazioni in partenza e in arrivo. Gli apparati impiantistici nei dislivelli del terreno, utilizzando interventi di ingegneria naturalistica, sono stati posizionati in terrazzamenti a ridosso della collina e sottratti alla vista anche con l’ausilio di una cortina a verde, mentre i canali sono posizionati in cavedi interrati realizzati tra edificio e collina.

In alto, uno degli esercizi commerciali aperti nel borgo (foto ©Gratet & Maglione). Sotto, la sezione illustra l’inserimento dell’ascensore. Il borgo comprende 60 abitazioni private, parte in vendita e parte gestite come residence.

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‹ ARCHITETTURA SENZA ARCHITETTI

La bottega (foto in alto) è uno degli spazi comuni del borgo. Nelle altre foto immagini dell’interno di alcune abitazioni. Il progetto di restauro ha ridotto al minimo gli interventi sui tagli interni, così da conservare le viste esterne, l’afflusso di luce e le dimensioni originarie degli ambienti (foto @Gratet & Maglione).

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› ARCHITETTURA SENZA ARCHITETTI

ARTE ANTICA SVELATA E RESTAURATA Dalla parete dietro l’altare della piccola chiesa della Santissima Annunziata, ancor oggi consacrata, ai tempi del primo restauro emergeva un piccolo pannello, parte di un più grande affresco, celato da un’imbiancatura. Portato alla luce e restaurato insieme alla Sovrintendenza, lo straordinario affresco rappresentava il ciclo del Martirio di San Lorenzo, datato al 1570 e attribuito a Simone de Magistris. Il terremoto del 1997 fece tuttavia crollare i

Nella foto in alto, i due affreschi della chiesa della Santissima Annunziata (anche nelle foto piccole a destra): la Crocefissione del Quattrocento e ciò che non è crollato del ciclo del Martirio di San Lorenzo del 1570 attribuito a Simone de Magistris. Sopra, uno dei pannelli su cui sono conservati i frammenti dell’affresco crollato (foto ©Gratet & Maglione).

due terzi della parete appena restaurata svelando un altro affresco, una Crocefissione, probabilmente di scuola Folignate, di cento anni precedente. Anche questo secondo dipinto oggi è stato restaurato, al pari di altri piccoli affreschi ritrovati all’interno di una delle abitazioni del borgo, così che parti di entrambi si possono ammirare all’interno della chiesa. I quasi 14mila frammenti del Martirio crollati, invece, raccolti dopo il terremoto tracciando una griglia di un metro per un metro sul pavimento della chiesa per conservarli nell’ordine del ritrovamento, sono stati stabilizzati e portati al medesimo spessore uno ad uno, applicati su supporti numerati e scansionati. Una volta perfezionato il software di rilievo e riconoscimento fotografico, tutti i frammenti potranno essere ricollocati con precisione nella corretta posizione originale. La comparsa del secondo affresco fece altresì comprendere ad architetti e restauratori che la chiesa come appariva era in realtà l’ampliamento di un edificio di culto antecedente di minori dimensioni, la cui struttura a volte era in tutto simile alla chiesa, conosciuta come la Porziuncola, che San Francesco fece costruire ad Assisi e che oggi si trova all’interno della Basilica.

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‹ DESIGNCAFÈ SULLE ORME DEL MAESTRO L’ORDINE DEGLI ARCHITETTI P. P. C. DELLA PROVINCIA DI MILANO, LO STUDIO GABRIELE BASILICO E LA FONDAZIONE STUDIO MARANGONI ANNUNCIANO LA PRIMA EDIZIONE DEL PREMIO INTERNAZIONALE DI FOTOGRAFIA DI ARCHITETTURA E PAESAGGIO GABRIELE BASILICO Riservato agli under 35, il concorso a cadenza biennale intende incoraggiare i giovani a indagare l’architettura e il paesaggio attraverso il linguaggio fotografico per svelarne gli aspetti figurativi, sociali e culturali. La partecipazione avviene su invito di ‘segnalatori’ internazionali: i fotografi sono invitati a sottoporre ai giurati i propri lavori svolti e un progetto da realizzare. Il vincitore, che sarà proclamato a dicembre, riceverà un premio di 15mila euro e avrà a disposizione otto mesi per la realizzazione del progetto, consistente in una ricerca fotografica di max 20 immagini e relativo apparato di lettura. Il premio prevede inoltre la pubblicazione di un volume dedicato.

premiogabrielebasilico.ordinearchitetti.mi.it

RICETTE FUTURISTE

IN TRIENNALE

PRANZO IMPROVVISATO - VENTIDUE ILLUSTRAZIONI DI ARTISTI PROVENIENTI DA OGNI PARTE DEL MONDO CHE INTERPRETANO 22 RICETTE TRATTE DA LA CUCINA FUTURISTA DI FILIPPO TOMMASO MARINETTI E FILLÌA. Ideato dalle illustratrici Cristina Amodeo, Ilaria Faccioli e GaiaStella, il progetto è ispirato da 22 ricette tratte dal testo futurista, stampate in caratteri mobili dalla Tipografia Fratelli Bonvini di Milano e tradotte in immagini dagli illustratori Pablo Amargo, Cristina Amodeo, Gwènola Carrére, Beppe Giacobbe, Giacomo Bagnara, Ilaria Faccioli, Federica Del Proposto, Bruno Zocca, Gaia Stella, Philip Giordano, Anne Laval, Elenia Beretta, Simone Massoni, Sanna Mander, Ilaria Falorsi, Violeta Lopiz + Valerio Vidali, Laurent Moreau, Joohee Yoon, André da Loba, Sac Magique, Studio Fludd, Charlotte Trounce. Il catalogo ufficiale della mostra sarà disponibile dal 24 settembre. ISBN 979-12-200-0387-2 (20,00 euro)

PRANZO IMPROVVISATO 24-30 settembre 2015 Triennale di Milano v.le Alemagna 6, Milano pranzoimprovvisato.blogspot.it

A sinistra, illustrazione di Cristina Amodeo.

UN MANUALE DEDICATO AL DISEGNO QUALE PRIMA E FONDAMENTALE ESPRESSIONE DELL’IDEA CHE CONDUCE AL PROGETTO ARCHITETTONICO

Drawing for Architects A cura di Natascha Meuser Drawing for Architects Editore DOM publishers 220 pp – euro 68,00 ISBN 978-3-86922-414-5 (English)

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METTERE NERO SU BIANCO Non c’è progetto senza disegno. Ma il disegno architettonico è una pratica che ha regole ben precise che forse, con l’intenso utilizzo dei software di progettazione, stiamo dimenticando. L’architetto berlinese Natascha Meuser affronta l’argomento con un manuale stimolante, ricco di spunti e modelli dimostrativi, che si propone come strumento utile per la pratica quotidiana di studenti, giovani professionisti e architetti. La prima parte del testo è dedicata alla storia e alla teoria del disegno architettonico attraverso i contributi di Klaus Jan Philipp, Augusto Romano Burelli, Hans-Dieter Nägelke, Sergei Tchoba. Segue una sezione dedicata al disegno a mano libera, forma originale d’espressione e firma inconfondibile dell’architetto, con gli esempi di dieci

progettisti contemporanei – tra cui Zaha Hadid, Wolf D. Prix e Massimiliano e Doriana Fuksas – e una serie di esercizi volti a dimostrare come la visione spaziale e la capacità di pensare in termini tridimensionali possano essere acquisiti attraverso il metodo.


› PUBBLIREDAZIONALE DAL PROGETTO ALLA REALIZZAZIONE: UN CANTIERE SU MISURA Designate dal Consorzio stabile Research, acquisitore dell’appalto le Imprese Forte Costruzioni e Restauri srl e Ingg. Mario e Paolo Cosenza società unipersonale, hanno operato sin dal 2007 al recupero del Borgo di Postignano e tuttora sono attive, impegnate nella costruzione dell’albergo e della spa. le Ditte in questione hanno apportato il proprio contributo in special modo relativamente alla categoria OG2, quella dedicata al restauro monumentale. La delicatezza dell’intervento e la richiesta di maestranze abili ed esperte sia nell’applicazione di tecniche murarie tradizionali che di lavorazioni di impostazione più innovativa, ha dato modo ad entrambe le Imprese di esprimere al meglio il proprio potenziale e di instaurare con committenza, gruppo di progettazione e tecnici addetti alla direzione dei lavori un sereno e proficuo rapporto di collaborazione, a tutto vantaggio del positivo esito del progetto.

LE IMPRESE: FORTE COSTRUZIONI E RESTAURI - INGG. MARIO E PAOLO COSENZA In un campo delicato come quello del restauro archeologico e di edifici monumentali, le nostre Società hanno da sempre perseguito la ricerca di un’identità ben definita che consentisse loro di prosperare e crescere professionalmente nel rispetto delle attitudini dei loro componenti e dell’ideale comune di un’elevata specializzazione. Entrambe le Imprese vantano decenni di attività continuativa esclusivamente dedicata al restauro, avendo avuto l’opportunità di operare su numerosi siti monumentali ed archeologici, affrontando e risolvendo una notevole varietà tipologica di interventi, di natura sempre specialistica, comprendenti tra l’altro lo scavo archeologico, il restauro murario e l’anastilosi di strutture antiche, il restauro di stucchi, affreschi e mosaici, il risanamento e consolidamento statico di opere in muratura, le coperture su strutture antiche, sia di tipo tradizionale che sperimentale. Operiamo attualmente in varie regioni d’Italia, per conto di committenti privati o di vari enti statali, specie con Soprintendenze Archeologiche e Monumentali con alcune delle quali si è consolidato un rapporto fiduciario tradottosi in centinaia

di interventi perfettamente riusciti. La lunga frequentazione di alcuni dei più importanti complessi monumentali della nostra regione, oltre ad accrescere la nostra competenza, ci ha donato, nel tempo, la capacità di andare oltre gli aspetti puramente tecnici ed imprenditoriali, sensibilizzandoci all’aspetto umanistico del nostro lavoro e consentendoci un sincero rispetto per le opere ed una naturalezza di approccio nell’intervento sulle stesse. Questa lunga, progressiva crescita è stata condivisa con tutti i nostri collaboratori, in particolar modo con le maestranze specializzate (restauratori, decoratori, intonachisti, muratori), che vanno materialmente a tradurre, sui cantieri, la nostra linea operativa. In conclusione le nostre Imprese tendono oggi a presentarsi come punto di fusione tra un patrimonio ormai ben consolidato di valori e procedure tradizionali e l’apertura alle nuove tecnologie esecutive e di gestione del lavoro. Forte Costruzioni e Ingg. Mario e Paolo Cosenza si propongono oggi come imprese dinamiche e concrete, ma nello stesso tempo sensibili al valore culturale ed artistico delle opere che vengono loro affidate.


‹ SPAZI DI LAVORO

RUBINETTERIE BRESCIANE HEADQUARTERS, GUSSAGO

IL MADE IN ITALY IN CLASSE A Il progetto dell’architetto Gianfranco Sangalli per la nuova sede direzionale e produttiva del Gruppo Bonomi si distingue per l’estrema chiarezza formale e per la qualità costruttiva, i volumi articolati e i giochi di trasparenze

In alto, vista notturna della nuova sede direzionale di Rubinetterie Bresciane. A fianco, l’opificio adibito ad attività produttiva e a magazzino (foto ©Massimo Crivellari).

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Inaugurata nel settembre del 2014 dal Presidente del Consiglio, la nuova sede direzionale e produttiva di Rubinetterie Bresciane Bonomi, azienda avviata nel 1901 e specializzata nella produzione di valvole, sorge in località Mandalossa lungo il tracciato dell’antica SS 11 Padana Superiore, in prossimità del nuovo raccordo autostradale Bre-Be-Mi. Affidato allo studio dell’architetto Gianfranco Sangalli, il progetto ha previsto la realizzazione di edifici a destinazione produttiva per un totale di 53.300 mq di superficie coperta suddivisi tra l’opificio e l’ambito uffici e servizi. I fabbricati sono disposti su una superficie di circa 117.500 mq e comprendono spazi pubblici per 23.400 mq, di cui 16.600 mq destinati al verde, ai parcheggi e alle strade annesse. Il nuovo complesso è oggi costituito da un opificio di circa 30mila mq adibito ad attività produttiva e a magaz-

zino, e da una palazzina di circa 4.200 mq di slp destinata a servizi di pertinenza e uffici, oltre a un’area di 22 mila mq di superficie coperta a disposizione per il futuro ampliamento dell’azienda. L’intero complesso si caratterizza per l’im-

piego di elementi metallici. La struttura degli opifici è stata realizzata in acciaio per poter coprire in un’unica campata i 40 metri di larghezza e ampliare gli shed disposti in copertura, sfruttando al meglio la luce naturale che filtra attraverso i piani verti-


› SPAZI DI LAVORO

cali e di estendere la superficie destinata ai pannelli fotovoltaici sui piani obliqui degli shed. Il perimetro esterno delle strutture è interamente rivestito da una leggera tessitura metallica in lamiera grecata microforata. Il rivestimento è stato progettato e posato in modo da accentuare lo sviluppo orizzontale dei volumi, interrotto unicamente dalla verticalità del magazzino automatizzato alto 17 metri. I corpi produttivi definiscono in tal modo delle quinte architettoniche sulle quali si staglia la palazzina uffici e servizi disposta lungo l’asse stradale che lambisce l’area industriale. Adiacente agli opifici dai quali emerge per poi flettere fino a disporsi parallelamente alla strada, la sede direzionale lascia intuire esternamente il telaio strutturale. A differenza dei corpi che ospitano gli opifici, qui

il rivestimento metallico in lamiera stirata, discosto dalla struttura muraria e sostenuto da un’orditura costituita da anelli in acciaio, corre principalmente su fasce disposte in orizzontale e si interrompe ripetutamente per dare spazio alle principali aperture. La parte inferiore del volume è protetta da una parete ventilata in fibrocemento, mentre in corrispondenza della mensa il rivestimento è stato eliminato quasi del tutto per evidenziare l’ampia vetrata e il patio antistante. Questa sorta di sottrazione di materia diventa più evidente all’estremità dell’edificio in corrispondenza dell’area di ingresso tanto da lasciare a vista il solo telaio strutturale. Il corpo direzionale è ripartito in due settori. Il primo, riservato ai servizi, è collocato sul versante orientale e si sviluppa su due pia-

ni fuori terra e uno interrato. Al piano terra un corridoio divide l’area destinata agli spogliatoi, servizi e infermeria dalla cucina e dalla mensa a doppia altezza. Quasi tutti i locali del piano terra sono illuminati da una finestratura a nastro alta 60 cm posta tra la soletta del primo piano e la muratura sottostante rivestita da pannelli modulari in fibrocemento. Tale posizione consente allo stesso tempo di occultare le funzioni svolte all’interno e di ridurre al minimo la trasmittanza termica, soluzione che assicura un’elevata classificazione energetica dell’edificio così come l’adozione di schermature in lamiera sulle superfici maggiormente vetrate poste sul versante sud. Il primo piano accoglie da una parte gli alloggi dei custodi con accesso autonomo dall’esterno e una sala relax per i dipendenti,

Da sinistra, la pensilina d’ingresso alla nuova sede e il patio antistante la sala mensa. In alto, l’opificio visto dal corpo direzionale (foto ©Massimo Crivellari).

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‹ SPAZI DI LAVORO

Gianfranco Sangalli Nato a Brescia nel 1946, si laurea allo IUAV di Venezia nel 1975 e collabora con il suo relatore Carlo Scarpa fino al 1976, quando fonda a Brescia il proprio studio dedicandosi al recupero e al restauro di complessi storici, come la Santissima di Gussago (XIII sec.) e il Monasterino di Sant’Eufemia (XI-XII sec.). Nello stesso periodo inizia a collaborare con grandi aziende – Mandelli Spa, Philips, CIP-ZOO, Jobs, Rubinetterie Bresciane, Officine Meccaniche Galli, NCO – per le quali progetta sedi, arredi, strutture e allestimenti espositivi. Opera inoltre in ambito commerciale e terziario, ospedaliero e urbanistico, residenziale e pubblico (recupero dei cinema Metropol e Astra a Brescia). www.studioarchitettosangalli.com

dall’altra la mensa dirigenti, un auditorium e ambienti di servizio annessi. Il piano interrato è riservato invece ai vani tecnici e all’archivio ed è raggiungibile dalla quota strada attraverso una rampa posta sul versante ovest dell’edificio.

“Il progetto ha un carattere essenziale che interpreta le esigenze dell’azienda coniugando la scelta di un’architettura minimale con soluzioni che privilegiano il benessere ambientale.” Gianfranco Sangalli, architetto

Sviluppato su tre livelli, il settore operativo del corpo direzionale ospita al piano terra la hall di ricevimento, sale d’attesa, una sala riunioni e i servizi. Le sale d’attesa sono caratterizzate sui fronti nord e sud dalla stessa finestratura a nastro e dalle soluzioni costruttive adottate nel settore servizi. Al primo piano sono collocati gli uffici e i relativi servizi, mentre l’ultimo livello è riservato agli uffici amministrativi e alla direzione. Ad escusione dei locali accessori e dei vani tecnici, la distribuzione di tutti gli ambienti è stata realizzata con pareti attrezzate per consentire la massima flessibilità

SCHEDA Località Gussago BS Anno di progetto / realizzazione 2010 / 2015 Committente Rubinetterie Bresciane – Gruppo Bonomi Progetto architettonico Studio Gianfranco Sangalli Direzione Lavori Studio Cominotti Progetto Strutturale opere in c.a. ing. Alessandro Cominotti - opere in acciaio ing. Luca Paderno

Progettazione MEP ing. Giovanni Ziletti Superficie coperta 53.300 mq Superfici opificio 30.000 mq palazzina uffici e servizi 4.200 mq

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Pianta del piano terra, del primo e del secondo piano del complesso. In alto, una vista dell’area produttiva/ magazzino (foto ©Massimo Crivellari).


› OCCH DIARIO DI UN LETTERATO-ARCHITETTO Viaggio in trent’anni di progetti, disegni, scritture di Davide Vargas, ‘letterato architetto’ – definizione di Alessandro Mendini – che traccia un confronto con la propria autobiografia attraverso la narrazione di immagini e parole, omissioni e aspirazioni inespresse, che trovano origine nelle sensazioni e nella memoria personali.

“Credo che ognuno abbia la tensione ad alimentare la propria mitologia personale. […] Ognuno ha tensione a costruire la realtà” Davide Vargas

Davide Vargas. Opere e Omissioni Autore Davide Vargas Editore LetteraVentidue 256 pp – euro 25,00 ISBN 978-88-6242-143-0

BELLEZZA, O DELLA SUA COMPLESSITÀ

L’apparire del bello. Nascita di un’idea Autore Umberto Curi Editore Bollati Boringhieri 130 pp - euro 9,00 ISBN 978-88-3390-036-0

Lo storico della filosofia Umberto Curi affronta in questo saggio sorprendente l’eterna questione: la bellezza è oggettiva o soggettiva? Concetto dalla complessità quasi disarmante e allo stesso tempo usato più o meno a proposito, con frequenza ma senza determinare chiarezza né univocità sulla sua natura e applicazione, ma che di sicuro indica una tensione imprenscindibile dell’animo umano.

“La vera terra senza bellezza non è quella che l’arte non inseminò mai,ma quella che, coperta di capolavori, non seppe né amarli, né conservarli” M. Proust

Nostro Fontego dei tedeschi Autore Lidia Fersuoch Editore Corte del Fortego 36 pp – euro 3,00 ISBN 978-88-95124-60-5

Se conviene all‘ambiente conviene a tutti Climagrün è la sua impresa specializzata per tetti verdi, facciate vegetali, sistemi di anticaduta dall‘alto e impianti fotovoltaici integrati nel verde pensile.

DIBATTITI IN LAGUNA Questo pamphlet-denuncia ad opera della presidente della sezione veneziana di Italia Nostra Lidia Fersuoch racconta le vicende di uno dei monumenti più importanti e amati di Venezia, il cinquecentesco Fontego dei Tedeschi, affrontando la spinosa questione relativa alla trasformazione in atto secondo il progetto di Rem Koolhaas che, secondo l’autrice, «lo traviserà, rendendolo irriconoscibile per sempre».

Climagrün srl | Via della Vigna 43 | 39100 Bolzano (BZ) IOARCH_60 [ 47 ] Tel 0471 91 38 32 | Fax 0471 05 07 22

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‹ RIQUALIFICAZIONI

AMPLIAMENTO CASERMA DEI CARABINIERI, SALUZZO

COLORE MINIMALE Il semplice impianto della Caserma dei Carabinieri di Saluzzo acquista una nuova identità grazie all’utilizzo del colore e alla semplicità formale dell’ampliamento firmato dallo studio Bradaschia Il fronte della nuova ala della caserma di Saluzzo, rivestito in lamiera metallica dipinta di verde, è animato da una texture a corsi verticali di diversa larghezza e da aperture disallineate simili a feritoie (foto ©Alessandra Bello).

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Selezionato nell’ambito di una gara d’appalto basata su curricula e sull’aver realizzato opere affini, il progetto è stato valutato positivamente anche alla luce dell’esperienza acquisita dall’architetto Maurizio Bradaschia con la progettazione delle caserme di Trieste, Feletto Umberto di Tavagnacco in provincia di Udine e di Muggia (quest’ultimo non realizzato). In questo caso però non si trattava di realizzare un edificio ex-novo ma di ampliare una palazzina nel centro di Saluzzo ceduta al Comune nel 1967 per ospitare la locale Compagnia dei Carabinieri. L’edificio a più piani era caratterizzato da un paramento murario in laterizio e da una copertura a falde secondo un impianto piuttosto banale di tipo residenziale. Data quindi la scarsa rilevanza delle preesistenze, l’intervento di ampliamento è stato concepito in maniera autonoma confrontandosi planimetricamente con le geometrie del lotto e dell’impianto originario e prevedendo la costruzione di un nuovo fabbricato a L adiacente al fabbricato esistente. Sviluppato su due livelli fuori terra,

il nuovo corpo ospita la sezione della caserma destinata a fini abitativi. Al piano primo sono state realizzate cinque camere con bagni e un locale lavanderia comune, mentre al piano sottostante una sala mensa dotata di cucina e magazzino che all’occorrenza potrà essere utilizzata come sala riunioni e un piccolo spogliatoio con servizi. La nuova ala del fabbricato prospettante via Don Bosco - retrostante rispetto all’ingresso principale all’area militare - è stata realizzata in base all’allineamento dei fabbricati esistenti mantendendo un accesso diretto su strada grazie alla costruzione di un passaggio al piano terreno. Al piano interrato è stato previsto un archivio/magazzino adiacente all’autorimessa preesistente. La struttura è stata interamente realizzata in cemento armato e rivestita in lamiera metallica tinteggiata con una tonalità “verde mimetico” che rimanda all’immagine di solidità, una sorta di fortezza resa dinamica dalla texture di facciata a corsi verticali di diversa larghezza e dalle aperture simili a feritoie disallineate

SCHEDA Località Saluzzo CN Anno di realizzazione 2010-2015 Committente Comune di Saluzzo Progetto architettonico arch. Maurizio Bradaschia Collaboratori ing. Diego Torbianelli ing. Federica La Rocca

Direzione lavori arch. Maurizio Bradaschia ing. Luca Colombero, ing. Chiara Fascioli

Strutture prof. ing. Fausto Benussi Impianti prof. ing. Antonio Masoli Impresa edile Edilizia Subalpina Srl Importo lavori € 1.000.000

Dall’alto, prospetti e sezioni del nuovo corpo della caserma prospettante su via Don Bosco. Le tavole evidenziano il disegno lineare dell’ampliamento, in contrasto con le preesistenze.


› RIQUALIFICAZIONI

Studio Bradaschia Maurizio Bradaschia (Trieste, 1962) si laurea in Architettura presso lo IUAV nel 1987 con Luciano Semerani. Dottore di ricerca alla Sapienza di Roma, è in seguito professore associato per il dipartimento di Ingegneria e Architettura di Trieste. Fondatore e direttore della rivista Il Progetto, ha tenuto seminari e conferenze presso i principali atenei italiani, la Columbia University di NY, le facoltà di Architettura di Las Palmas di Gran Canaria e della Tianjin University, la Technische Universitat di Vienna. Ricercatore per il SUP e Habitat, ha fatto parte del working team per il progetto Vision Planet (UE Interreg IIC) per lo sviluppo spaziale dell’area centro europea, danubiana e adriatica. Tra i suoi lavori, l’ampliamento del Municipio di Sgonico, il centro civico di via Pagano a Roma, il centro visite dei monti Picentini a Eboli (SA), la nuova sede Midj a Cordovado (PN). www.studiobradaschia.it

EDILIZIA SUBALPINA

Costruzioni, ristrutturazioni, restauri Edilizia Subalpina opera dal 1974 nel settore dell’edilizia privata ed in quello delle opere pubbliche. Dagli anni ’80 all’attività di costruzioni civili e industriali si affianca quella del restauro conservativo e consolidamento strutturale. L’Azienda ricerca la crescita tecnico-qualitativa sia mediante la formazione del personale che con l’utilizzo delle nuove tecnologie. Ha maturato esperienza nell’uso di armature e telature in fibra di carbonio, cavi ed armature in acciaio ad alto limite elastico (lente o post-tese) ed iniezioni di malte reoplastiche a basso modulo elastico.

EDILIZIA SUBALPINA SRL Via Valoria Inferiore 8 12037 Saluzzo T. 0175 248332 info@ediliziasubalpina.it

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‹ OCCH

NUOVO STORE MONDADORI A MILANO

LEGGERE SOLUZIONI Ambienti immersivi e quasi immateriali contrassegnati dal rosso Mondadori per il nuovo store di via San Pietro all’Orto progettato dallo studio Migliore+Servetto Architects Il nuovo store milanese Mondadori, che sostituisce lo storico punto di Corso Vittorio Emanuele, è stato pensato dagli architetti Ico Migliore e Mara Servetto come uno spazio innovativo e fortemente identitario “ad alta densità di prodotto” che permette di orientarsi facilmente e di interagire con ritmi e modalità diversi secondo le esigenze del visitatore. Primo esempio del nuovo format dei punti vendita Mondadori, il negozio è articolato su tre livelli (di cui uno interrato), ha una superficie totale di 750 metri quadrati ed è completato da aree d’intrattenimento, caffè e servizi. Il cuore dello store è rappresentato da un’ampia scala centrale che crea una connessione verticale tra i tre diversi livelli, accompagnando il visitatore attraverso le tappe più significative della storia del gruppo editoriale tra tradizione e contemporaneità. I progettisti hanno dedicato una grande attenzione allo studio degli accostamenti

Pianta del piano terra. Nelle immagini, gli interni dello store. La comunicazione grafica è caratterizzata in chiave identitaria dal rosso Mondadori (foto ©Andrea Martiradonna).

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materici e cromatici in senso identitario, non solo in riferimento al brand ma anche alla sua italianità: il rosso Mondadori, che segna la scala e tutta la comunicazione grafica, si accosta al verde e al bianco dei metalli che disegnano gli espositori inclinati appoggiati alle pareti. Elementi flessibili di allestimento, caratterizzati dalla leggera trasparenza delle lamiere forate e da un sistema articolato di grafica segnaletica, sono pensati come supporto ai percorsi di ricerca ed esplorazione, mentre sullo sfondo scorre il racconto per segni e immagini della storia e della tradizione Mondadori. Il progetto della luce, integrato e sotteso ai diversi elementi espositivi, si traduce in grandi piani luminosi a soffitto che identificano le diverse aree. Tali piani luminosi sono definiti da anelli metallici bianchi all’interno dei quali la luce si espande lungo il tessuto tecnico dalla trama materica iMesh su cui è stampato un rimando al logo


› RETAIL DESIGN

S.I. SRL

LUCEPLAN

Via dell’Artigianato 17-25 Z.I. CAIN 60026 Numana An T. 071 22163 Fax. 071 2210017 www.i-mesh.eu info@i-mesh.eu

Via E.T. Moneta 40 20161 Milano T. 02 662421 Fax 02 66203400 www.luceplan.com info@luceplan.com

LUCEPLAN

Affascinante e inimitabile Costanza (1986, design Paolo Rizzatto) è la moderna rievocazione della tipologia dell’abat-jour. Al centro del progetto c’è la luce nella sua essenza, grazie ad disegno leggero e semplice ma al contempo rigoroso. La grande famiglia Costanza con la sua essenzialità riesce ad essere contemporaneamente nuova e classica, di memoria sulla forma e di ricerca sulle sorgenti. È una lampada che si adatta ad ogni uso grazie alle numerose varianti dimensionali e funzionali.

I-MESH

Il filo che diventa progetto I-MESH è una griglia multi-assiale e multifunzionale formata da fibre minerali e sintetiche stabilizzate da resine. E’ prodotto in pannelli di facile installazione di dimensioni fino a 5x15 metri. Alcune delle principali applicazioni indoor/outdoor sono: divisori interni, controsoffitti, pareti, schermi per proiezioni, complementi d’arredo, scenografie, stand fieristici, accessori di design, eventi. I-MESH è concepito inoltre come materiale di copertura per facciate architettoniche ventilate contribuendo alla riduzione di costo nel raffrescamento di interni.

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‹ RETAIL DESIGN

Migliore+Servetto Architects Mara Servetto e Ico Migliore realizzano progetti a scale diverse, dall’architettura all’allestimento, dall’interior all’urban design alla comunicazione. Insegnano al Politecnico di Milano e sono visiting professor in Giappone. Tra i premi e i riconoscimenti, due Compasso d’Oro e quattro Menzioni d’Onore ADI, il German Design Award, due FX Interior Design Award, sei Red Dot Award, l’Annual Exhibit Design Award e l’International Design Award. Tra i progetti recenti, il nuovo Chopin Muzeum a Varsavia, il Museo del Risparmio per Banca Intesa Sanpaolo a Torino, il concept store per BTicino a Milano, la mostra itinerante Coats! per Max Mara, il progetto della Beijing Design Fair e l’allestimento della mostra Bellissima. L’Italia dell’alta moda 1945-1968 alla Villa Reale di Monza. Sono inoltre creative advisor per il nuovo Museo Egizio di Torino, di cui hanno progettato il logo, l’immagine coordinata, la grafica espositiva degli spazi e gli allestimenti speciali di sei aree tematiche. A maggio 2014 hanno vinto, con Italo Lupi, il concorso per l’allestimento permanente del nuovo Museo della Collezione del Compasso D’oro ADI a Milano. architettimiglioreservetto.it

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della casa editrice. In un osmotico rapporto tra interno ed esterno, il fronte del primo piano è sottolineato da un lungo elemento di appoggio in legno che si configura non solo come una panca, ma anche come uno spazio espositivo pensato come luogo di incontro tra persone e libri. Le pareti, il soffitto e il pavimento sono rifinite in una calda tonalità greige che deter-

mina uno sfondo uniforme per porre in risalto i veri protagonisti, i libri, disposti sulle ampie scaffalature per essere toccati, aperti e sfogliati. Il metallo è l’elemento principale che caratterizza gli espositori in lamiera, elementi flessibili, leggeri e funzionali, che nel primo livello accompagnano la tonalità più calda dell’effetto legno che caratterizza il pavimento e il bancone in laminato

La scala centrale collega i tre livelli dello store (foto ©Andrea Martiradonna). Sotto, pianta del primo piano.


› OCCH

CONTROPARETE FONOASSORBENTE

PAVIMENTO VINILICO DECORATIVO IOARCH_60 [ 53 ] www.evolutionpanel.com www.evolution-virag.com


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TuTTe le forme Dell'

dal 1980 piscine ® e wellness blue pool

GramaGlia GRAMAGLIA Srl Via d’Ancona 67 | 60027 Osimo AN | Tel. 071 7108700 info@gramaglia.it | www.gramaglia.it


› RETAIL DESIGN CUCINOTECA, ANCONA

OLD STYLE FULL OPTIONAL Tra artigianato, memoria rurale ed elementi ludici il nuovo concept retail dell’architetto Subissati è interamente dedicato al mondo della gastronomia Cucinoteca nasce come spazio multitasking dedicato non solo alla vendita di utensili e accessori per cucinare, ma anche per ospitare corsi ed eventi culturali sul cibo e l’arte del convivio. Estensione di Oggetti & Desideri, storico punto vendita di Ancona dedicato all’interior design, il progetto dell’architetto Simone Subissati propone una rilettura dei grandi spazi cucina di memoria rurale. Protagonista dello spazio espositivo è il tavolo-bancone che interpreta con nuove proporzioni la tradizione rurale. Si tratta di un lungo piano integrato composto da 4 moduli (di 1,45 x 0,90 m) a incastro in legno massello di frassino, ciascuno con una propria funzionalità: un modulo in marmo per la lavorazione degli impasti, un modulo contenente il piano cottura e il lavello e gli altri due con piano in legno, completi di nuovi accessori per cucinare. Completano lo spazio espositivo una credenza con moduli espositivi in cartone multistrato e piccoli sticker in legno che riprendono simboli e iconografie dei manuali di cucina; una grande parete a trama metallica dove agganciare liberamente mensole in legno, scale, ganci, portacoltelli magnetici; gabelli impilabili in massello di frassino opaco, anch’essi d’ispirazione rurale, con gambe a forma di mattarello

CUCINOTECA concept store

C.so Carlo Alberto 60 - 60125 Ancona www.oggettiedesideri.it

Simulacri di oggetti da cucina ricavati in blocchi di cartone multistrato trasformano la credenza in elemento scenografico che caratterizza il concept store insieme al grande tavolo a moduli e alla trama metallica della parete espositiva opposta (foto in alto).

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‹ FOTOGRAFIA E ARCHITETTURA

ATTIMO, CORNICE

E RESTITUZIONE DELL’ESPERIENZA UNA SFIDA ATTRAVERSO IL MEZZO FOTOGRAFICO, LE ARCHITETTURE RAPPRESENTATE IN UNA NUOVA VISIONE COMPLESSA. SPEZZARE LA CORNICE PER LASCIARE LIBERI TEMPO, SPAZIO E INTERPRETAZIONE Giovanna Vitale La fotografia nasce come scatto unico, come singolo fotogramma, ma da subito questa tecnologia lascia intuire la possibilità di essere usata come strumento per appunti visivi multipli, veloci e sequenziali, e come strumento per catturare con immediatezza un fenomeno in modo tale da rappresentarlo e condividerlo con altri. È una sua peculiarità il fermare per sempre un istante, scelto tra lo scorrere infinito di immagini, nello spazio e nel tempo. Eppure può essere usata anche per svelare il limite dei quattro lati che la racchiudono fisicamente, per suggerire la possibilità di denotarli come confini aperti che sottolineano una zoomata non solo verso ciò che vi è raffigurato, ma anche verso ciò che c’è oltre il margine della composizione, al di là del limite dell’inquadratura. L’arte ha molto indagato sul rapporto tra artista, cornice e pubblico, sull’elaborazione del limite imposto dai formati delle tele, basti pensare ai futuristi che prolungavano

Vitra Design Museum (Arch. Frank Gehry), Weil am Rhein, 2000 (foto ©Giovanna Vitale).

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le pennellate sulla cornice, in modo da far uscire il gesto dal quadro, o alle cornici sagomate di Dalì, o ancora alla metafora quadro-finestra di tante opere di Magritte. Svelare il limite e moltiplicare l’attimo portano con sé una riflessione sui meccanismi del vedere e del far vedere. Perciò il modello di indagine che le composizioni qui riprodotte rappresentano costituisce un particolare tipo di racconto fotografico che suggerisce ragionamenti sul superamento del margine chiuso, sul mezzo fotografico come strumento di analisi visiva aperta all’istinto soggettivo e, contemporaneamente, alla rappresentazione condivisibile. Si tratta di composizioni nelle quali i singoli scatti fermano la percezione immediata, ciò che l’occhio ha catturato, attimi sensoriali irripetibili, che composti nell’insieme raccontano l’intera azione del guardare. Sono appunti visivi sul fenomeno che il fotografo sta osservando e registrano l’esperienza che sta compiendo, insomma restituiscono

l’emozione del compiere un’operazione notazionale che è sempre spontanea per chi ha l’intento di raccontare con le immagini. Immergersi nel fenomeno, compiere un’esperienza, accorgersi di forme, linee, spazi, luci, colori, volerli fermare nel tempo, sono le attività abituali del fotografo. La sua arte sta nel particolare modo di annotare, di rendere visibile agli altri quello che ha percepito. Il significato di “prendere nota” nel linguaggio comune, è vicino a quello dei verbi “notare” e “annotare”, e non è altro che l’atto di accorgersi di qualcosa, di isolarlo, di dargli una forma visiva, per ricordarlo in seguito, ma anche per comunicarlo agli altri. Questi fotocollage sembrano voler smentire il fatto che in ogni fotografia venga fissato il tempo. Al contrario, sembrano volerlo moltiplicare e dilatare nella descrizione del movimento dell’occhio e di un “attimo dinamico”. Lasciano intravedere la dimensione inarrestabile del tempo.


› FOTOGRAFIA E ARCHITETTURA “Il bordo o la cornice possono descriversi come una ‘lacuna’ continua che distacca il disegno dal suo intorno. Importa poco in qual modo tale discontinuità si realizzi; può essere costituita da un contrasto di forma o di colore, da un mutamento di direzione, o persino da uno spazio vuoto. Basta che l’osservatore venga messo sull’avviso di una netta rottura della regolarità. Scoprendo un simile campo racchiuso ci attendiamo una zona che valga la pena di esaminare. Una volta impegnati in tale esame, il bordo funzionerà come una barriera vista con la coda dell’occhio. Ci dirà dove cominciare e dove finire” E. H. Gombrich, Il senso dell’ordine Leonardo Arte, Milano

Wim Wenders ha detto che ogni foto è anche la prima chiave di un film e ha raccontato l’utilizzo che lui fa del mezzo per i suoi scopi cinematografici. E infatti, la prima foto è l’incipit di una storia e in ogni seconda immagine ha inizio un montaggio entro il quale si forma il senso dello spazio, del movimento e dell’azione. Nel nostro caso, talvolta appaiono dei personaggi, esseri umani o oggetti, che raccontano qualcosa di sé, talvolta balzano all’occhio dei particolari che, altrimenti, non si sarebbero notati. Così, in questa serie dedicata ai musei, fotografati in oltre vent’anni di ricerca in diversi Paesi del mondo, si fa riferimento anche alla magnifica ossessione di ogni collezione e di ciascun collezionista, quella cioè di cogliere un particolare, un tema, una tipologia e raccoglierla in (potenzialmente) infinite sfumature, ripetizioni che differiscono solo per minimi spostamenti. E nel presentarla si cerca di creare lo stesso sguardo meravigliato che ci spinge a visitare i musei

Museo del Novecento (Arch. Italo Rota e Fabio Fornasari), Milano 2012; Memoriale della Shoah (Arch. Peter Eisenman), Berlino 2005 (foto ©Giovanna Vitale).

Giovanna Vitale Visual designer e fotografa, PhD, docente al Politecnico di Milano. Nata a Cortina d’Ampezzo, si trasferisce a Milano nel 1983, per studiare con esponenti del M.A.C. (Nino di Salvatore, Bruno Munari). A fine anni ‘80 fonda il suo studio (www.doppiouni.it). Divide la sua attività tra ricerca teorica, professione e didattica. Il suo ultimo libro è Design di sistema per le istituzioni culturali, Zanichelli 2013.

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OCCH ‹ OCCHIELLO

MUSEO ALFA ROMEO, ARESE

STILE RUGGENTE Da museo storico a spazio contemporaneo. Il nuovo tempio dell’Alfa Romeo riapre al pubblico rinnovato da una rilettura funzionale e stilistica dell’impianto architettonico e dell’allestimento. Progetto di Benedetto Camerana

L’elemento chiave del progetto è rappresentato dalla struttura rossa che attraversa tutto il complesso da nord a sud: dalla pensilina che accoglie i visitatori al nuovo volume iconico, visibile dall’autostrada, che contiene i collegamenti verticali.

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Il Museo Storico dell’Alfa Romeo fu inaugurato nel 1976 come completamento del Centro Direzionale di Arese, costruito negli anni ’60 e in funzione fino al 1986, quando la casa automobilistica fu acquistata dalla Fiat. Aperto fino al 2011 solo alle visite su richiesta, il museo è tornato alla ribalta quando il gruppo FCA ha individuato qui, nell’unica presenza storica e istituzionale dell’azienda a Milano, il fulcro della rinascita Alfa Romeo. Approvato nel 2014 e realizzato in meno di 12 mesi, il progetto affidato all’architetto Benedetto Camerana è impostato su due fronti distinti ma integrati: la ridefinizione del complesso da un punto di vista funzionale e dell’allestimento secondo criteri contemporanei, nel rispetto dei vincoli di tutela stabiliti dal Ministero dei Beni Culturali Lombardia. Oltre ad aver previsto nuove attività di supporto (store, caffetteria, archivio), il programma funzionale ha stabilito una commistione tra l’ambito museale e un brand center con show room, delivery, spazio per eventi, pista di prova su 850 mq, officina visitabile e clas-

sic center (deposito della collezione storica). Il primo passo è consistito nell’adeguare la struttura alle nuove attività e ai flussi dei visitatori attraverso lo spostamento degli accessi sul fronte nord, la valorizzazione del livello basamentale quale area di ingresso e pre-museo, la creazione di un nuovo corpo esterno di salita al complesso museale, l’inserimento di nuovi passaggi obbligati tra i diversi piani, l’apertura di un livello nel vuoto centrale del museo, l’ampliamento del piano interrato. Segno caratterizzante dell’intervento la sinuosa pensilina in colore “rosso Alfa” che, come il biscione del marchio, accompagna i visitatori dal parcheggio alla biglietteria e la cui testa, attraversando senza ferite l’edificio storico, riemerge in forma di fanale come icona distintiva sul fronte opposto, verso l’autostrada, contenendo il corpo scale che collega i diversi livelli . Il progetto espositivo è studiato per valorizzare una selezione di 70 auto della collezione storica ed è ampiamente integrato da sistemi multimediali, interattivi e immersivi. A ogni

piano del museo è associato un valore simbolo del brand e una differente declinazione del design. I diversi livelli sono connessi da un grande vuoto centrale che ospita l’installazione sospesa DNA Alfa Romeo formata da parole e segni luminosi animati da un movimento


› SPAZI ESPOSITIVI

elicoidale discendente. La prima area del percorso, la Timeline, occupa l’intero primo piano ed espone una selezione delle 19 vetture più rappresentative disposte a raggiera in ordine cronologico. Ogni auto è accompagnata da un pannello multimediale con

“Nell’affrontare il rapporto tra ambito storico e contemporaneo, Benedetto Camerana ha lavorato sul concetto di innesto tra le nuove forme e funzioni e l’impianto architettonico originario progettato da Vito e Gustavo Latis, Vittore Ceretti e Antonio Cassi Ramelli.” informazioni storiche e tecniche. Il secondo ambito espositivo, dedicato alla Bellezza, occupa l’intero piano terra. L’allestimento, segnato da linee dinamiche, è sud-

diviso in diverse aree tematiche, dai maestri dello stile (9 esempi di design di ogni epoca) alla scuola italiana (modelli realizzati negli anni ‘30 e ‘40 dalla carrozzeria Touring con il marchio Superleggera). Dedicato alla Velocità, il terzo ambito occupa l’intero piano interrato, notevolmente ampliato. Al centro dello spazio, il Tempio delle vittorie, un volume animato da immagini, suoni e filmati che racconta i trionfi della storia sportiva Alfa Romeo. Il percorso espositivo si conclude con volumi a bolla che ospitano videogiochi e animazioni in 3D a 360° e una sala immersiva, con poltrone interattive, dove assistere alla proiezione dei successi nelle gare dagli anni ‘20 agli anni ‘80

Benedetto Camerana – Camerana&Partners Architetto, paesaggista, PhD in Storia dell’Architettura e dell’Urbanistica, Benedetto Camerana (Torino, 1963) lavora nella direzione di una “green architecture” di chiara matrice ambientale. Nel 1997 fonda a Torino lo studio Camerana&Partners, che opera nel campo del disegno urbano, del paesaggio e dell’architettura pubblica e privata, in particolare nei settori residenziale, uffici, commerciale, dello spettacolo e delle infrastrutture. Relatore al XXIII UIA World Congress of Architecture 2008, è membro del Comitato Scientifico dello IED dal 1999, Presidente del Museo Nazionale dell’Automobile dal 2012 e Presidente del consorzio Lingotto dal 2013. www.camerana.com

Il progetto espositivo si sviluppa su tre piani, ognuno dei quali identificato da una differente declinazione del design e dedicato a un valore Alfa Romeo: la Timeline, che rappresenta la continuità industriale; la Bellezza, che esprime l’eleganza e lo stile; la Velocità, sintesi di tecnologia e leggerezza. L’esposizione è ampiamente integrata da sistemi multimediali.

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‹ LUCE E ARCHITETTURA

Sezione e piante dell’installazione Solis Silos e dello spaziogiardino milanese di Viabizzuno.

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› LUCE E ARCHITETTURA

SOLIS SILOS A MILANO

RACCONTI DI LUCE La cultura della luce e dell’energia nel percorso multisensoriale progettato da Mario Nanni per lo spazio di incontro milanese della sua Viabizzuno

Le opere all’interno di ciascun silo: Terra, Aria, Lampadine, Sole, Luna, Acqua, Fuoco (foto ©Giorgio De Vecchi). 4

Milano, Expo, cibo, luce: semplici associazioni di idee che lo scorso aprile fanno nascere il progetto di Mario Nanni per il suo spaziogiardino in via San Marco: i silos del sole, archetipi dell’accumulazione del cibo che contengono invece la luce e il buio nelle loro diverse forme. Sette strutture metalliche, alte 10 metri per 3,5 di diametro, collegate tra loro da una passerella che li attraversa. Esternamente identici nell’aspetto agroindustriale, i silos sono tra loro del tutto diversi all’interno, per rappresentare ciascuno, in una reinterpretazione dell’antico trattato alchemico Splendor Solis, le infinite 5

variazioni della luce e dell’energia che la genera: dalla terra al fuoco, passando attraverso l’aria, le lampadine tradizionali, il sole, la luna e l’acqua. Naturalmente i lavori di luce che caratterizzano ogni contenitore sono realizzati con prodotti (ma meglio sarebbe dire creazioni) e sistemi Viabizzuno: dall’ottone dorato del sole al blu e al legno dell’acqua, dalla semplicità iconografica delle lampadine al racconto simbolico del fuoco. La forte verticalità dei silos nasconde e protegge lo spazio culturale e formativo inserito nel giardino, che Viabizzuno ha rea-

lizzato come estensione della propria sede milanese in collaborazione con Mitsubishi Electric per la climatizzazione, Frigo2000 e Socomet: un luogo di incontro e di formazione per architetti con un calendario di conferenze che prosegue per tutto il mese di ottobre: dopo Kengo Kuma e Winy Maas sono attesi Peter Zumthor, David Chipperfield e Bernard Khoury (calendario su www. viabizzuno.com). Programmati per essere smantellati a fine ottobre, probabilmente i silos e lo spazio di incontri rimarranno in situ fino al prossimo aprile

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‹ DESIGN MM DESIGN

DESIGN THINKING Anche per l’industrial design trovare un linguaggio comune e condivisibile è la chiave per avere successo. Come nel caso di MM Design, lo studio di design strategico, industriale ed engineering di Alex Terzariol a Bolzano

Alex Terzariol (1961, Bolzano), si diploma presso l’Istituto Europeo di Design a Milano con un progetto di tesi sull’auto in collaborazione con il Centro Stile Fiat Auto. Inizia l’attività professionale a Milano nel 1987 a fianco di Rodolfo Bonetto e nel 1991 fonda lo studio MM Design. Docente presso l’Istituto Europeo di Design a Milano e a Sao Paulo, l’Accademia di Design di Bolzano e lo IUAV a Treviso, dal 2009 al 2014 è presidente della delegazione ADI Veneto e Trentino Alto Adige e dal 2014 membro del board ADI. Tra i riconoscimenti raccolti, il prodotto dell´anno Best of the Best 2011 red dot, il Premio all´Innovazione del Presidente della Repubblica nel 2012, il Compasso d´Oro 2014, l´ADI Design Index 2014, il German Design Prize e IF Product Design Award consegnati allo studio nel febbraio 2015. Nella foto sotto, il team di MM Design. Da sinistra Marco D’Ignazio, Carlo Beltrame, Cristine Stuermer, Alex Terzariol, Alice Scapin, Patrick Perathoner, Alain Brideson. www.mmdesign.eu

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Internazionalizzazione e globalizzazione. Sembrano sinonimi ma non è così. Ne parliamo con Alex Terzariol, industrial designer che da un background nel mondo dell’automotive ha aperto il suo studio a Bolzano quasi venticinque anni fa. Un’era nella storia dell’industria moderna. Bolzano crocevia di culture… Esatto. Come sanno bene gli architetti del Sud Tirolo, che si sono laureati a Venezia o a Innsbruck, che è più vicina, da qui è più facile confrontarsi con committenti che stanno al di là delle Alpi, comprenderne la visione, diversa ma anche simile a quella di molte imprese italiane, dal momento che Germania e Italia sono i primi Paesi trasformatori d’Europa. E in cosa si somigliano le aziende italiane e quelle tedesche? L’efficienza dipende anche da molti fattori endogeni, ma dovunque, anche in Germania, l’insuccesso di un prodotto spesso dipende da un’eccessiva compartimentazione all’interno dell’azienda, da visioni diverse che confliggono tra loro. Per questo il mio primo sforzo, quando ricevo un incarico, non è rivolto solo al progetto ma anche alla ricerca di un linguaggio comune condivisibile con tutti i settori dell’azienda, dalla proprietà alla produzione al marketing. Ora però hai aperto uno studio in Brasile, che con il mondo tedesco c’entra poco. Se vuoi è stato un caso, nato visitando una fiera. Ma la vocazione a confrontarsi con culture diverse mi ha sicuramente aiutato. Tra i molti svantaggi che ha, la globalizzazione ha anche aspetti positivi. Quali sarebbero secondo te gli svantaggi della globalizzazione?

Per paradossale che possa sembrare, almeno nel nostro mestiere la globalizzazione rappresenta un freno all’innovazione, e per una ragione precisa: innovare significa fare dei tentativi, testare nuovi materiali, disporre di maestranze specializzate in grado di realizzare i prototipi. Ma quando hai delocalizzato scompaiono progressivamente tutte le abilità manuali, le conoscenze che si possono formare solo in stabilimento. E se scompaiono è per sempre. Inoltre le tue prove possono anche non andare a buon fine. Un rischio accettabile se hai la produzione in casa, non se si trova in Cina o in Romania. Eppure tu hai sempre sviluppato progetti fortemente innovativi Si, come studio di industrial design è la nostra caratteristica distintiva. Nel tempo le cose sono cambiate. Non mi riferisco solo alle nuove tecnologie (noi lavoriamo con SolidWorks ma sviluppiamo ancora la maggior parte dei prototipi in laboratorio con metodi tradizionali), parlo soprattutto delle quantità: dato che la produzione di massa è stata delocalizzata, in Europa si producono piccole quantità, molto customizzate, quindi occorrono soluzioni nuove, capaci di garantire la produzione seriale ma con investimenti contenuti. Del fresaneve Supra per esempio si producono solo un centinaio di esemplari all’anno. Perciò abbiamo fatto stampi di prototipazione rapida in silicone ricavandone prototipi seriali, che costano infinitamente meno delle tradizionali presse, da cui ricavare i pezzi per iniezione. Consigli per giovani che volessero intraprendere la carriera di industrial designer? Umiltà, condivisione e soprattutto curiosità sono sempre state le mie parole d’ordine.


› DESIGN SNEAKER NEBULA

UNA SCARPA ALL-DAY-LONG Il percorso progettuale inizia dalla suola con una soluzione cushioning nei punti di naturale appoggio del piede: indossata, la scarpa dà l’impressione di camminare su qualcosa di soffice ed enfatizza il sistema di traspirazione brevettato dal cliente, ora abbinato a una fodera che crea un’intercapedine tra piede e tomaia favorendo la termoregolazione nella parte laterale e superiore. La speciale mescola di gomma scelta per la suola offre un grip ideale che assicura massima stabilità alla camminata. Concepita per essere facilmente indossata, con una linea leggera e dettagli discreti, Nebula vuol essere trasversale, indipendente dal look del cliente e adatta sia al lavoro sia al tempo libero.

FRESANEVE SUPRA 5002

ERGONOMIA PER LA SICUREZZA Una cabina innovativa di facile accesso, in vetro curvato e inclinato verso la strada, permette all’operatore di avere la massima visibilità sul ciglio della strada e sulla fresa anteriore. Una consolle girevole e regolabile fissata al pavimento della cabina fornisce informazioni precise e costanti a colpo d’occhio, mentre il joystick sul bracciolo destro consente di comandare la fresa con un semplice movimento del polso. Lo studio ergonomico è stato testato e approvato da una commissione di esperti dell’Università di Monaco di Baviera. Nel febbraio scorso Supra 5002 ha vinto il German Design Award.

MANIGLIA ACAPULCO

LO STILE DEL TEMPO

Da sempre la maniglia, oltre alla funzione che le è propria, evoca lo spirito del tempo, che si esprime nel suo stile e nei materiali, dalle maniglie in ferro battuto all’ottone e all’acciaio dei giorni nostri. La forma di Acapulco nasce proprio dall’evoluzione dello stile e del trattamento superficiale dell’acciaio, generando una forma essenziale, rigorosa e allo stesso tempo caratterizzante. La linea del collo è sottolineata per contrasto dalla rosetta di forma quadrata.

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OCCH DA MOLTO LONTANO ‹LETTERE

GIANANDREA BARRECA Recinti autoriferiti, infrastrutture ridondanti, architetture isolate che caratterizzano lo sviluppo caotico di molte metropoli, soprattutto dei Paesi emergenti, mostrano l’assenza di qualsiasi strategia urbana che non sia finalizzata al profitto. Trascurati gli spazi di mezzo che separano e allo stesso tempo collegano edifici, funzioni e città, lo sviluppo urbano si ripercuote negativamente sulla vita delle persone indipendentemente dal loro ceto sociale. Arginare il caos, combattere il degrado ridisegnando questi spazi all’interno di una visione pianificatoria è il compito che si è assunto Federico Cassani con il team di Mobility in Chain, che su questo numero ci scrive da Monterrey, MX.

FEDERICO CASSANI, UN PROGETTO PER MONTERREY

SPRAWL E MOBILITÀ RIDURRE LA DIPENDENZA DALL’AUTOMOBILE PER RICUCIRE GLI SPAZI DI MEZZO E RIPORTARE ORDINE NELLO SVILUPPO URBANO CRESCIUTO SENZA ALCUNA PIANIFICAZIONE

In questa pagina due immagini della rete verde pensata per il Distretto: in basso a sinistra il percorso nel parco che costeggia il torrente, a destra l’intervento di riqualificazione su Avenida Roble che costeggia una delle aree residenziali pre-esistenti (visualizzazioni di progetto di Attu Studio, di Andrea Antonelli).

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Caro Gianandrea, ti scrivo per parlarti della mia esperienza a Monterrey, nel Distretto di Valle del Campestre, in cui MIC è stata chiamata a trovare una soluzione innovativa ai crescenti problemi di traffico accompagnati da un’esponenziale crescita del tessuto urbano, fra sprawl residenziale e nuovi grattacieli di uffici. San Pedro Garza García (122mila abitanti) è una municipalità della città metropolitana di Monterrey (4 milioni di abitanti) nello Stato del Nuevo León, in Messico. Negli ultimi anni, San Pedro e soprattutto Valle del Campestre, uno dei suoi distretti più importanti, hanno subito un cambiamento radicale in termini di uso del suolo. Da semplice comunità residenziale, il distretto si è trasformato in un centro economico caratterizzato da sviluppi a uso misto, torri di uffici, condomini residenziali, centri commerciali, ristoranti e alberghi. La mancanza di una visione pianificatoria complessiva, tuttavia, sta portando alla creazione di una serie di enclaves di lusso, circondate per lo più da spazi pubblici di bassa

qualità, intasati dal traffico e sopraffatti dalle infrastrutture. Ed è proprio la soffocante presenza di infrastrutture e traffico ciò che colpisce il visitatore non appena arriva a Monterrey e a San Pedro, in cui lo sviluppo della rete stradale ha seguito lo stesso percorso della regione: ha aumentato esponenzialmente la dimensione delle infrastrutture per provvedere alla quantità di traffico privato prevista per gli anni a venire. Questo approccio alla mobilità, tuttavia, crea un circolo vizioso ormai noto: la costruzione di infrastrutture per facilitare il traffico finirà inevitabilmente per creare nuovo traffico. Investire in infrastrutture a sostegno della mobilità privata non solo è inutile ma anche dannoso per tutte le altre modalità di trasporto. Intuendo la necessità di un coordinamento pianificatorio fra gli interventi conclusi e quelli in via di sviluppo nel distretto, gli investitori di Valle Del Campestre si sono impegnati a lavorare in stretta sinergia con le autorità locali per dare vita a uno studio che li aiutasse a identificare le reali necessi-

tà di cittadini e sviluppatori. Per fare questo abbiamo costituito un team di lavoro ben strutturato che oltre a me e ai miei soci e colleghi di MIC - Mobility In Chain si avvale di diversi consulenti fra cui Dennis Frenchman, esperto di pianificazione urbana e docente al MIT di Boston. È nato così il Sustainable Mobility Masterplan, il cui obiettivo primario era intervenire sul costruito e sugli spazi ancora in divenire, per sviluppare un progetto che fosse incentrato sugli spazi per le persone, e non per le automobili. Il concetto base del masterplan è la creazione di un ambiente urbano ricco e sostenibile in cui le persone possano vivere liberamente gli spazi pubblici a piedi o in bicicletta, liberandosi dalla dipendenza dall’automobile fino a prima necessaria. Per fare questo basta seguire una ricetta semplice: la combinazione di un’adeguata pianificazione del territorio con la restrizione dell’uso del mezzo privato e la promozione del trasporto pubblico e dei mezzi di trasporto alternativi. L’idea è quella di sfruttare la potenzialità del nuovo uso misto del territorio di Valle del Campestre


OCCH LETTERE DA MOLTO LONTANO

Accanto, una vista del concept pensato per la piazza creata al posto dell’infrastruttura esistente (nel progetto, interrata) e del ponte pedonale poensato per connettere la piazza e il parco lineare esistente lungo la Calzada del Valle. In basso una veduta della stessa piazza e ancora sotto, la riconfigurazione dell’incrocio fra Avenida Roble e Avenida Manuel Gómez Morín (visualizzazioni di progetto di Attu Studio, di Andrea Antonelli).

per ridurre le esigenze di viaggio alla radice e aumentare le modalità di trasporto non motorizzate, ovvero ipotizzare che chi vive nel distretto vi possa anche lavorare e al contempo trovarvi tutte le funzioni di cui può avere bisogno, dalla scuola per i figli alle palestre ai supermercati, di modo che vi sia un vero e proprio bilanciamento fra le funzioni pianificate. Al giorno d’oggi la mobilità pedonale a Monterrey, e soprattutto a San Pedro, è molto limitata e la percentuale di ripartizione modale sulle vetture private è travolgente, mentre l’utilizzo di mezzi pubblici è circoscritto alle classi meno abbienti che non possono permettersi un’automobile. Un circolo vizioso in cui gli spazi pubblici sono svuotati dalla mancanza pedoni e divengono così sempre meno inclini ad ospitarne, e il trasporto pubblico viene considerato poco sicuro e inadeguato, in realtà proprio perché poco utilizzato. Guardando la storia recente delle grandi metropoli e dei loro centri, specialmente in Europa, sappiamo in realtà come questa tendenza non sia sostenibile nel lungo termine e come il principio della riduzione delle esigenze di viaggio sia un elemento fondamentale per creare efficienti strategie di mobilità, da combinare con la creazione di spazi pubblici di qualità e sistemi di trasporto collettivo efficienti e accoglienti. La sfida del progetto quindi è proprio quella di creare un nuovo modello di sviluppo, sposando un modo sostenibile di concepire le città che affronti tutte le esigenze di trasporto di una società contemporanea. Nello specifico, gli interventi sono stati pianificati per fasi sia temporali sia geografiche (tre fasi da 1, 3, e 5 anni) e hanno toccato diversi temi cari alla cittadinanza e agli amministratori: dalla pubblica si-

curezza dei quartieri residenziali e la loro salvaguardia dal traffico di attraversamento (creazione di zone 30), all’intervento diretto sul sistema esistente di trasporto pubblico, mediante lo sviluppo di una serie disistemi di trasporto alternativi sostenibili e attraenti che potessero competere con i veicoli privati motorizzati (creazione di un sistema di bike sharing e proposta di una linea tramviaria di ultima generazione per connettere il Distretto con il resto della città). Dalla proposta di interrare un intero nodo infrastrutturale per creare una vera e propria piazza urbana, ricca di spazi verdi pedonali, all’idea di creare una rete verde all’interno degli spazi della comunità, fatta di sentieri, corridoi ciclabili e paesaggi boschivi per migliorare la vivibilità dei quartieri e la qualità dell’aria. Immaginare un futuro migliore per una città è sempre un obiettivo ambizioso, e lo è ancora di più se il processo di pianificazione viene portato avanti con modalità partecipative, come è stato fatto per questo masterplan, in cui residenti, membri del consiglio comunale, sviluppatori, scuole, esperti provenienti da tutto il mondo e semplici cittadini si sono seduti assieme al team di progettazione per discutere del loro futuro e di quello della loro città, scoprendo nuovi punti di vista e acquisendo strumenti di comprensione degli spazi da loro vissuti ogni giorno che mai avrebbero pensato di avere. La buona riuscita di questo studio ci ha inoltre permesso di elaborare un ulteriore Sustainable Mobility Masterplan per l’Itesm, l’Istituto Tecnologico Universitario di Monterrey, pianificando anche in questo caso una serie di strategie per la mobilità alternativa del campus universitario e del suo quartiere. Entrambi gli studi sono in fase di realizzazione in questi mesi, ti terremo aggiornato.

Federico Cassani Laureato in pianificazione urbanistica presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, si è specializzato in Planning Studies e Urban Design presso la South Bank University di Londra. È esperto in pianificazione urbana e dei trasporti, design urbano e sistemi di gestione del traffico e della sosta. Durante la sua carriera ha gestito come project manager numerosi progetti di pianificazione dei trasporti e di rigenerazione urbana. Dal 2009 è senior partner, assieme a Federico Parolotto e Davide Boazzi, di MIC Mobility in Chain, società di consulenza sui temi della mobilità, dell’accessibilità, dei parcheggi, dell’ingegneria del traffico stradale e dei sistemi di trasporto. Fra i collaboratori di MIC, hanno lavorato al progetto di San Pedro Garza García: Claudio Minelli (partner), Carlotta Bonvicini, Nicola Tedoldi, Jacqueline Castañeda Nuñez, Maria Alessandra Luccioli

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‹ LIBRI

LA CITTÀ FUNZIONALE

UN MODELLO PER IL FUTURO? Atlas of the Functional City A cura di Gregor Harbusch Kees Somer, Daniel Weiss Evelien van Es, Muriel Pérez Editore Thoth Publishers 480 pp - euro 89,50 ISBN 978-90-6868-648-7

ATLAS OF THE FUNCTIONAL CITY È LA PRIMA ANALISI SISTEMATICA DELLE MAPPE URBANE TRACCIATE IN OCCASIONE DEL IV CIAM

Fondati nel 1928 da un gruppo di 24 architetti europei, tra cui Le Corbusier e Alvar Aalto, i CIAM–Congrès Internationaux d’ArchitectureModerne rappresentano un momento storico per l’architettura e l’urbanistica, una serie di conferenze tenutesi tra il 1928 e il 1959 per discutere e promuovere una via funzionale alla progettazione. Passato alla storia per la presentazione della Carta di Atene e organizzato a bordo di una nave nel Mediterraneo nel 1933, il quarto congresso CIAM fu condotto da Le Corbusier, dall’urbanista Cornelis van Eesteren e dallo storico dell’arte Sigfried Giedion. Nel corso della conferenza dedicata al tema ‘La Città funzionale’, i partecipanti analizzarono 34 modelli urbani basandosi su mappe prodotte appositamente per l’evento. Gli esiti del congresso furono mostrati al pubblico nell’omonima mostra tenutasi presso lo Stedelijk Museum di Amsterdam, ma i lavori per una pubblicazione dettagliata furono fermati dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e il materiale rimase inedito fino ad ora. Una lacuna colmata da questo imponente volume di 480 pagine, corredato da 750 illustrazioni a colori, che offre spunti, chiavi di lettura e nuove prospettive per la pianificazione urbanistica.

SPAZIO URBANO TRA FORMA E CONTENUTO

SI PUÒ CONSIDERARE LA CITTÀ COME UN’OPERA D’ARTE?

L’arte della città Autore Raffaele Milani Editore Il Mulino 170 pp – euro 18,00 ISBN 978-88-15-25802-1

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Dopo L’Arte del Paesaggio (2001), Raffaele Milani, docente di Estetica all’Università di Bologna dove è direttore del Laboratorio di ricerca sulle città, propone un’approfondita analisi degli spazi urbani come prodotto delle comunità e dei singoli, degli architetti e degli artisti, dei progettisti e dei semplici lavoratori, dei cittadini e dei loro rappresentanti politici. Osservando le opere architettoniche che definiscono l’immagine dei piccoli e grandi centri d’aggregazione umana, la città appare dunque come un’entità spaziale e allo stesso tempo astratta, modellata idealmente e concretamente da più fattori e soggetti nello tempo, “disegno straordinario dell’azione collettiva e dei singoli, l’effetto di un’arte dello spazio esteso”.

“La città in me è come un poeta di cui non ho ancora trovato le parole” J. L. Borges, Vaniloquio


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