IoArch 85 Dec_Jan 2020

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ioArch

Anno 14 | Dic_Gen 2020 euro 9,00 ISSN 2531-9779 FONT Srl - Via Siusi 20/a 20132 Milano Poste Italiane SpA Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in l. 27.02.2004 n. 46) Art. 1 Comma 1 - DCB Milano

Architettura e design per il commercio

IL PROGETTO

DEL RETAIL NUOVI CONTESTI TRA VIRTUALE E REALE

OBR | MAXIM ZHESTKOV | GIOVANNI FIAMINGO | PARK ASSOCIATI | 967 AA FABBRICANOVE | UNSTUDIO | DUCCIO GRASSI | PATRICIA URQUIOLA | SCE PROJECT MARCO COSTANZI | DESIGN INTERNATIONAL | L22 RETAIL | VUDAFIERI-SAVERINO

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Ridefinendo le superfici. Ridefinire i limiti.

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51 sommario IoArch 85

42 DESIGNCAFÈ 8, 10 Eventi 12 News 46 Libri

FOCUS 11 L’esperienza acustica dello spazio ARMSTRONG CEILING SOLUTIONS

14 Il cemento-non-cemento GRUPPO BONOMI PATTINI

16 Glassbox | GEZE 18 Easy Wand, l’edificio cambia pelle | ALUBEL 20 Estetica e acustica per gli spazi universitari CARUSO ACOUSTIC

WORK IN PROGRESS 22 24 26 28 30 32 34 36 37 38 39

Mosca | RPBW, GES-2 DI V-A-C FOUNDATION Meyrin | RPBW, CERN SCIENCE GATEWAY Tallinn | ZHA, TERMINAL RAIL BALTICA Andøya | DORTE MANDRUP, THE WHALE Tirana | MARIO CUCINELLA ARCHITECTS, MET Catania | PARK ASSOCIATI, MASTERPLAN Palermo | HOK, BUROHAPPOLD E PROGETTO CMR, RI.MED Pavia | POLITECNICA, CAMPUS DELLA SALUTE Milano | CL&AA, NUOVA SEDE CAP Milano | BERETTA ASSOCIATI, CAMPUS CATTOLICA Milano | L22, ARCHEIAS E F&M INGEGNERIA LE CORTI DI BAIRES

40 Madrid | ROGERS STIRK HARBOUR MASTERPLAN NUEVO NORTE

ARCHIWORKS 42 Un corpo nero in alta quota

ANDREA CASSI E MICHELE VERSACI

68 Stesso volto nuove funzioni | PARK ASSOCIATI 74 Trasparenza e dinamismo | 967 AA 76 Microcosmo formativo | FABBRICANOVE

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DIAMO AL PANORAMA DI MILANO L’ECCELLENZA CHE MERITA

Torre Unicredit Unilever

Gioia 22 IBM Studios

Torre Galfa Bosco Verticale

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Rasoio


sommario IoArch 85

88 I PROFILI DI LPP

NUOVI CONTESTI VIRTUALI

di Luigi Prestinenza Puglisi

a cura di Carlo Ezechieli

48 Le ragioni dell’architettura 51 OBR, quattro progetti 58 Particelle elementari | MAXIM ZHESTKOV

60 Giovanni Fiamingo | STUDIO NEXTBUILD

ARCHITETTURA PER IL RETAIL 82 84 88 94 98 100 102

60

Come un tessuto trasparente | UNSTUDIO Prospettiva sul tempo | DUCCIO GRASSI Lo stile di Patricia | PATRICIA URQUIOLA Progettare storie | MARCO COSTANZI Lo store Leica di Parigi | GARIBALDI ARCHITECTS Stile Liberty rivisitato

| L22 RETAIL

Il carattere urbano di un mall polivalente DESIGN INTERNATIONAL

104 Stile italiano in Oriente | VUDAFIERI-SAVERINO

ELEMENTS

a cura di Elena Riolo

107 Retail

ioArch

Anno 14 | Dic_Gen 2020 euro 9,00 ISSN 2531-9779 FONT Srl - Via Siusi 20/a 20132 Milano Poste Italiane SpA Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in l. 27.02.2004 n. 46) Art. 1 Comma 1 - DCB Milano

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Architettura e design per il commercio

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IL PROGETTO

DEL RETAIL NUOVI CONTESTI TRA VIRTUALE E REALE

OBR | MAXIM ZHESTKOV | GIOVANNI FIAMINGO | PARK ASSOCIATI | 967 AA FABBRICANOVE | UNSTUDIO | DUCCIO GRASSI | PATRICIA URQUIOLA | SCE PROJECT MARCO COSTANZI | DESIGN INTERNATIONAL | L22 RETAIL | VUDAFIERI-SAVERINO

In copertina, UNStudio the looking glass, 2019 foto © Eva Bloem

Direttore editoriale Antonio Morlacchi

Contributi Maurizio Carta, Pietro Mezzi Luis Moya, Luigi Prestinenza Puglisi Elena Riolo, Graziella Trovato

Direttore responsabile Sonia Politi

Grafica e impaginazione Alice Ceccherini

Comitato di redazione Myriam De Cesco, Carlo Ezechieli Antonio Morlacchi, Sonia Politi

Marketing e Pubblicità Elena Riolo elenariolo@ioarch.it

Editore Font srl, via Siusi 20/a 20132 Milano T. 02 2847274 redazione@ioarch.it www.ioarch.it Fotolito e stampa Errestampa

Prezzo di copertina euro 9,00 arretrati euro 18,00 Abbonamenti (6 numeri) Italia euro 54,00 - Europa 98,00 Resto del mondo euro 164,00 abbonamenti@ioarch.it Pagamento online su www.ioarch.it o bonifico a Font Srl - Unicredit Banca IBAN IT 68H02 008 01642 00000 4685386

© Diritti di riproduzione riservati. La responsabilità degli articoli firmati è degli autori. Materiali inviati alla redazione salvo diversi accordi non verranno restituiti.

Reg. Tribunale di Milano n. 822 del 23/12/2004. Spedizione in abbonamento postale 45% D.L. 353/2003 (convertito in legge 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1 - DCB Milano

ISSN 2531-9779


finitura foro/braccio

exenia.eu | lumenpulsegroup.com

finitura proiettore R2

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› DESIGNCAFÈ L’ECOLOGIA MATERIALE DI NERI OXMAN AL MOMA

Refik Anadol, Engram, Data sculpture (courtesy Centre Pompidou)

MUTATIONS/CREATIONS #4 SULL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE Il ciclo Mutations/Creations del Centre Pompidou prosegue l’esplorazione delle frontiere dell’innovazione con due nuove esposizioni. In particolare Neurons, simulated intelligence (fino al 20 aprile) sottolineando i legami tra la ricerca di architetti, artisti, designer e musicisti e gli ultimi progressi scientifici e industriali, mette al centro dell’attenzione il fenomeno sempre più pervasivo dell’intelligenza artificiale nel contesto delle neuroscienze. Cinque le aree tematiche, a cominciare dai primi esperimenti (come la sfida a scacchi tra Deep Blue e Kasparov) fino all’inquietante attualità dell’estensione delle capacità cognitive e del deep learning, ovvero la capacità di processare immense quantità di dati mediante nuove forme di reti neurali, messo a confronto con le forme di classificazione della conoscenza e dell’esperienza espresse nelle ere storiche che ci hanno preceduto.

Neri Oxman, designer e docente al Mit Media Lab di Boston, sarà ospite del MoMA di New York dal 22 febbraio al 25 maggio prossimi. La mostra monografica Neri Oxman: Material Ecology comprende otto importanti progetti realizzati nel corso di una carriera ventennale. Con il proprio lavoro la Oxman ha aperto la strada a nuove idee nel campo di materiali, oggetti, edifici e processi costruttivi. Ha coniato il termine “ecologia materiale” per spiegare il processo di unione tra la scienza dei materiali, le tecnologie di fabbricazione digitale e la progettazione organica per arrivare a produrre tecniche e oggetti ispirati alla saggezza sistemica ed estetica della

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Neri Oxman e The Mediated Matter Group, Aguahoja I

MAXXI, GRCIC E L’ARCHITETTURA FANTASTICA Si rinnova anche per il 2020 il sodalizio tra Alcantara e il Maxxi di Roma, nato nel 2011 per esplorare le potenzialità e le capacità espressive del materiale. Per la terza edizione di Studio Visit – programma che ogni anno invita un designer a dialogare con l’opera di uno o più maestri della collezione permanente del Museo per restituirne una propria personale visione – Konstantin Grcic si confronta con un intero filone che ha recuperato negli archivi, quello della cosiddetta architettura fantastica. Il lavoro di ricerca del designer tedesco indaga il percorso di alcuni autori accomunati da una forte propensione alla visionarietà, concentrandosi, da un lato, su un ingegnere e due architetti italiani attivi nel secondo dopoguerra, Sergio Musmeci, Giuseppe Perugini e Maurizio

AL DVO_ LEARNING+INNOVATION CENTER LA FABBRICA DEL FUTURO DI BIG

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natura. Il fulcro della mostra è Oxman’s Silk Pavilion II: installazione site specific che prosegue la ricerca avviata nel 2013 dalla designer sul rapporto tra fabbricazione digitale e biologica e scala architettonica.

Sacripanti, e dall’altro su un architetto libanese contemporaneo, Bernard Khoury. La mostra Konstantin Grcic. L’immaginazione al potere, curata da Domitilla Dardi, sarà aperta al pubblico dal 7 febbraio fino al 15 marzo (ingresso gratuito).

Sarà lo studio BIG, Bjarke Ingels Group, ad aprire il 19 febbraio il calendario di incontri 2020 del DVO_ Learning+Innovation Center di Milano, di cui IoArch è Media Partner. Giulio Rigoni (Big) insieme a Federica Norzi di S. Pellegrino (gruppo Nestlè) e a Stefano Tagliacarne di Atelier Verticale, local architect, presentano il progetto di valorizzazione del sito produttivo San Pellegrino Flagship Factory, nell’omonima località della Val Brembana. Vincitore del concorso internazionale di progettazione bandito dall’azienda nel 2016, il cantiere è partito lo scorso settembre e la conclusione dei lavori è prevista per il 2022. L’incontro, coordinato da Danilo Premoli, è alle 18:00 del 19 febbraio a Milano, in via Maroncelli 5 presso il DVO_ Learning+Innovation Center. Previsto il rilascio di 1 Cfp per gli architetti.



› DESIGNCAFÈ

DIRETTA DA ALFONSO FEMIA, IN DIECI GIORNI LA TERZA EDIZIONE DELLA BIENNALE DI PISA HA COSTRUITO UN DIBATTITO RICCO DI CONTRIBUTI STRAORDINARI SUL TEMA DELL’ACQUA

BIENNALE DI ARCHITETTURA DI PISA

TEMPODACQUA E IL FUTURO POSSIBILE Sessanta ospiti, venti talk, quattro mostre e due premi, sei eventi fuoribiennale, otto lectio magistralis, sei special guest internazionali: sono questi i numeri di Tempodacqua, la terza edizione della Biennale di Architettura di Pisa. La manifestazione, ospitata negli spazi degli Arsenali Repubblicani, è stata ideata e organizzata dall’Associazione Culturale LP - Laboratorio Permanente per la città, curata e diretta da Alfonso Femia. Nel corso di dieci giorni, dal 21 novembre all’1 dicembre, architetti, urbanisti, designer e artisti si sono confrontati sull’aspetto più tangibile del cambiamento climatico: il rapporto con l’acqua in relazione al tempo. Ne è emersa la consapevolezza che la fragilità del territorio va accettata e trasformata in forza progettuale. Significativo il gemellaggio tra Tempodacqua e il progetto Forest Open Night del Forum Mondiale sulla Forestazione Urbana Milano Calling 2019 organizzato dalla Triennale di Milano guidata da Stefano Boeri. L’allestimento di Femia, la Pangea, ha raccontato

di un tempo dell’acqua fatto di emergenze e criticità, ma di un futuro possibile se solo se ne capovolge la prospettiva. «Dai progettisti invitati sono arrivati ‒ ha affermato in conclusione dei lavori Alfonso Femia ‒ una molteplicità di ‘sguardi liquidi’ che, senza la pretesa di offrire ricette, hanno messo a fuoco una visione di fragilità nel rapporto tra territorio-acquatempo, che si può riscattare solo abbandonando le soluzioni forzanti messe in atto nell’ultimo secolo». Due i premi internazionali assegnati nel corso della manifestazione, ad Andreas Kipar (Studio Land) per la qualità urbana e ai sette progettisti che a Pisa hanno tenuto le loro lecture: Carla Juaçaba, Vincent Parreira, Junia Ishigami, Valerio Barberis, Anna Heringer, Javier Corvàlan e Vector Architects. L’edizione della Biennale di quest’anno rappresenta l’inizio di un percorso i cui sviluppi proseguiranno sul sito dedicato www.tempodacqua.com per tutto il 2020 con la cura di Alfonso Femia e dell’Ateliertempodacqua.

POLITICHE PER LA RIGENERAZIONE DELLE PERIFERIE Il principale convegno della 16a edizione di Urbanpromo Progetti per il Paese, a Torino, ha messo a confronto quattro casi interessanti di rigenerazione urbana, a cominciare dall’iniziativa Mirafiori Sud, promossa proprio a Torino dalla Onlus Fondazione Mirafiori che raggruppa alcune realtà del terzo settore ed è sostenuta da Compagnia di San Paolo. La Fondazione realizza attività di solidarietà sociale e di pubblica utilità, promuovendo così lo sviluppo e il miglioramento della vita dei residenti di Mirafiori sud. Il secondo caso riguardava l’esperienza del quartiere Corvetto di Milano, dove il programma triennale Lacittàintorno di [ 10 ]

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Fondazione Cariplo ha sviluppato Made in Corvetto, primo spazio di aggregazione all’interno di un mercato comunale coperto. Si tratta di luoghi aperti in cui incontrarsi, fruire di servizi e partecipare ad attività aggregative, formative, orientate al lavoro. Di Napoli invece è stata presentata l’operazione di valorizzazione del complesso immobiliare dell’ex Manifattura Tabacchi. Il complesso, acquisito nel 2003 da Cassa depositi e prestiti Immobiliare, era inizialmente destinato a ospitare la nuova Cittadella della Polizia. Venuto meno il progetto originario, ne è stato elaborato uno di quartiere con un mix di funzioni integrate a grandi spazi verdi.

Ultimo caso la rigenerazione di Marsiglia, un intervento radicale sul patrimonio residenziale esistente sviluppato nel quadro del Piano nazionale di riqualificazione promosso dall’Agenzia per il rinnovo urbano: il 92% degli edifici ricompresi nel piano sono stati prima demoliti e poi ricostruiti con volumetrie inferiori e una migliore distribuzione degli spazi.


› FOCUS

Foto di Simon Miles

L’esperienza

acustica dello spazio

Foto di Nike Bourgeois

NELL’ERA DELL’EXPERIENCE ECONOMY GLI AMBIENTI DIVENTANO I PROTAGONISTI DI UN’ESPERIENZA REALE, CON UNA SUA PROIEZIONE VIRTUALE LIBERAMENTE CONDIVISA DAL CONSUMATORE, GRAZIE A INTERNET E AI SOCIAL MEDIA. I CONTROSOFFITTI POSSONO MODIFICARE RADICALMENTE IL CARATTERE E LA QUALITÀ DEGLI SPAZI DEL CONSUMO E QUINDI MIGLIORARNE LA PERCEZIONE

Gli spazi del Retail sono luoghi di incontro, di passaggio e di sosta che richiedono al progettista una moltitudine di valutazioni, tra cui le performance acustiche. I controsoffitti di Armstrong Ceiling Solutions – azienda specializzata nella produzione e commercializzazione di soluzioni complete per controsoffitti acustici – possono trasformare uno spazio semplice e funzionale in un ambiente confortevole, migliorare la qualità dell’aria e creare percorsi esperienziali, all’interno di un’area che diventa luogo di incontro e convivialità. Realizzati con pannelli in fibra minerale, questi sistemi garantiscono inoltre ottime prestazioni in termini di riflessione della luce: la colorazione bianco puro, combinata a soluzioni vetrate, diffonde una luce naturale correttamente calibrata, a favore di una generale sensazione di serenità e benessere. Allo stesso modo, i controsoffitti sospesi concorrono ad affinare la percezione visiva degli ambienti al fine di rendere piacevole l’atmosfera. I canopy permettono, infatti, di celare gli impianti e plasmare ambienti dinamici ed esuberanti, provvedendo al contempo a modellare e direzionare il suono. Non solo negli spazi del retail ma in tutti gli ambienti: in aule e auditorium l’equilibrio tra estetica e assorbimento acustico garantisce agli insegnanti di essere uditi e agli studenti di apprendere in modo più efficace; negli uffici diventa possibile conciliare la concentrazione con la collaborazione tra colleghi; i canopy rendono i reparti ospedalieri più accoglienti e confortevoli

www.armstrongceilingsolutions.co.uk/it-it


› DESIGNCAFÈ

MOMA, REMIXED CON L’INAUGURAZIONE DELLO SCORSO OTTOBRE IL MUSEO D’ARTE MODERNA DI NEW YORK AMPLIA GLI SPAZI DELLA SEDE DI MANHATTAN E RICERCA UN NUOVO RAPPORTO CON IL PUBBLICO E LA CITTÀ. IL PROGETTO È DI DILLER SCOFIDIO + RENFRO CON GENSLER Qualità, non quantità. L’ampliamento dell’ala ovest della sede di Manhattan sviluppata dallo studio newyorchese Diller Scofidio + Renfro (Dfr) in collaborazione con Gensler ha consentito al Museo d’Arte Moderna di New York di ripensare ai modi di condividere l’arte con il pubblico. Cogliendo l’inadeguatezza del termine ‘museo’ rispetto al tempo presente, l’intera superficie espositiva – che cresce di un terzo rispetto a prima – è stata rimixata per dare vita a nuovi spazi e promuovere nuove esperienze artistiche. Sono nati così lo Studio (Marie-Josée and Henry Kravis Studio) per la programmazione sperimentale e le performance dal vivo; un nuovo store, più ampio e a doppia altezza; una maggiore offerta di ristorazione; il Creativity Lab dove si approfondiscono temi, idee e processi artistici che prendono spunto dalle esposizioni in corso. La ristrutturazione dell’ala est dell’edificio ha permesso di riconfigurare circa 1.400 metri quadrati per creare due ampie gallerie al terzo piano e ottenere così maggiore flessibilità per le installazioni e le esposizioni temporanee. Per migliorare l’accesso alle gallerie del secondo e terzo piano la storica scala Bauhaus è stata portata a livello dell’ingresso. Al primo piano è stata aggiunta una nuova scala che fronteggia il giardino delle sculture di[ 12 ]

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segnato nel 1953 da Philip Johnson (The Abby Aldrich Rockefeller Sculpture Garden). Cogliendo al meglio il valore della facciata vetrata che Yoshio Taniguchi aveva realizzato nel 1984, su questo salone dell’arte a cielo aperto si affacciano ora dal secondo piano un bar e una nuova sala. Ampliato altresì l’atrio principale, ora a doppia altezza, per creare all’interno del museo percorsi facili e intuitivi. L’ala occidentale del museo è dedicata quasi interamente alle esposizioni, con una serie di

gallerie, di diverse altezze, poste in verticale. Il West End del MoMA comprende oggi nuove gallerie collocate a livello strada, con sale destinate al design contemporaneo e ai media, e spazi per performance e proiezioni. Al sesto piano è stato realizzato uno spazio terrazzato affacciato sulla 53a strada. Su questo fronte i visitatori sono protetti da una pensilina e accolti in un ambiente a doppia altezza, mentre la lobby è aperta e attrezzata per ospitare installazioni d’arte con accesso libero e gratuito



› FOCUS

Nelle foto, l’Under Armour Store di via Orefici a Milano. Le pareti sono arredate con i pannelli Conclad che illustrano la mappa di Milano. Il pavé milanese è stato reinterpretato ed è diventato il pattern grafico delle pareti.

L’ESTETICA DEL CEMENTO A VISTA E LA LAVORABILITÀ DEL LEGNO: BIOCOMPATIBILE LEGGERO E IGNIFUGO CONCLAD, DISTRIBUITO DAL GRUPPO BONOMI PATTINI, STA DESTANDO L’INTERESSE DEI PIÙ PRESTIGIOSI STUDI DI ARCHITETTURA E DI INTERIOR DESIGN ED È GIÀ UN MATERIALE DI TENDENZA IN ALBERGHI RISTORANTI E AMBIENTI RETAIL COME LO SPAZIO MILANESE DI UNDER ARMOUR

Il cemento-non-cemento che libera la creatività La mappa di Milano, con luci al neon che segnalano monumenti e percorsi, e il pattern del pavé cittadino decorano le pareti nel progetto di interni di P6 Studio per Under Armour, negozio di abbigliamento sportivo per runner. È solo una delle possibili applicazioni di Conclad, l’innovativo materiale made in Italy già apprezzato anche dal Centre Georges Pompidou, che lo ha scelto per allestire la boutique ufficiale del centro espositivo parigino, e da grandi marchi del lusso che lo hanno inserito nei loro locali di rappresentanza. Conclad, distribuito dal Gruppo Bonomi Pattini, è un composto di gesso di prima qualità e fibre naturali di cellulosa provenienti dal riciclo della carta che unisce l’estetica del cemento a vista e la leggerezza e la lavorabilità del legno. Notevoli le possibilità di personalizzazione che schiudono nuovi orizzonti alla creatività di architetti e designer: pigmentazioni speciali, ossidazioni che ne accelerano il

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processo di invecchiamento, lavorazioni di fresatura per grafiche 3D, personalizzazione tramite laser o stampe a raggi UV, fino alla creazione di veri e propri oggetti scenografici come colonne di cemento armato spaccato. Ignifugo – classificato in A2-s1, d0 – e con buone capacità di isolamento acustico, Conclad possiede inoltre la peculiarità di assorbire umidità in caso di concentrazioni elevate e rilasciarne in caso di ambiente secco, contribuendo al benessere della permanenza nell’ambiente. Conclad è un materiale molto recente e quindi conviene seguirne le evoluzioni. Sono già allo studio nuove possibilità, ad esempio quella di ‘cementificare’ ogni tipo di superficie, comprese quelle degli arredi; di renderlo calpestabile; di produrre partizioni interne e infine – data l’elevata stabilità agli sbalzi di temperatura – pannelli per pareti ventilate. www.gruppobonomipattini.com


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› FOCUS

Lo showroom BMW in Frankfurter Ring. Sotto, le 4 ante telescopiche vetrate ben integrate nella facciata dell’edificio. L’azionamento automatico sincronizzato è garantito da una soluzione ad hoc sviluppata da Geze con Slimdrive SLT.

BMW DEALERSHIP, MONACO DI BAVIERA

Glassbox PER I SUOI SPAZI ESPOSITIVI LA CASA DI MONACO DI BAVIERA SCEGLIE LA LUCE E LA TRASPARENZA Malgrado gli evidenti problemi ambientali, nelle sue forme e qualità meccaniche l’automobile conserva gran parte del fascino conquistato nel Novecento come massima espressione della libertà individuale. E alla cultura del Novecento, in particolare al razionalismo della Bauhaus, si rifà anche lo stile architettonico scelto da BMW per i suoi punti di vendita. Come quello in Frankfurter Ring a Monaco di Baviera, poco distante dagli stabilimenti, dai quattro cilindri della sede amministrativa (1972, architetto Karl Schwanzer) e dal BMW-Welt di Coop Himmelb(l)au: un progetto di riqualificazione e ampliamento sviluppato dalla società di progettazione K+P Planungsgesellschaft (parte del gruppo Obermeyer) che si basa su parallelepipedi puri, interamente trasparenti dove condurre relazioni con i clienti, esporre gli ultimi modelli e gestire il service e la customer care. Uno spazio pulito, aperto, luminoso, con ambienti a doppia e tripla altezza che sviluppa una slp di 38.800 metri quadrati costato circa 13,3 milioni di euro. Definito su più lati da facciate totalmente vetrate con profili particolarmente sottili, appare di rilievo la soluzione adottata per la totale integrazione del portone principale di accesso, un varco ampio 380 cm in continuo movimento per l’ingresso e l’uscita dei veicoli, per il quale è stata messa a punto una soluzione custom di Geze: quattro ante telescopiche che si aprono a pacchetto ai lati del varco con un meccanismo automatico sincronizzato, comandabile anche a distanza

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Tecnologia Slimdrive per porte telescopiche automatiche Ampiezza, azionamento rapido e integrazione architettonica: queste le esigenze risolte da Geze per lo showroom BMW con un doppio sistema per porte telescopiche realizzato su misura. La sincronizzazione millimetrica della doppia apertura ha permesso di ottenere un varco di 380 cm di ampiezza con le quattro ante che si impacchettano su se stesse ai lati del passaggio senza ingombrare lo spazio interno. La misura di ogni anta – 95 cm – ha consentito d’altra parte di realizzare ante completamente vetrate secondo il medesimo passo della facciata: quando è chiusa, la porta è la prosecuzione della facciata stessa. Soprattutto, i meccanismi di automazione Slimdrive SLT assicurano un azionamento veloce e silenzioso in soli 7 centimetri di altezza, integrandosi alla perfezione nei sottili profili in alluminio delle ante e della facciata. Il sistema Slimdrive SLT dispone di un bus CAN per gestirne la messa in rete e di conseguenza la sincronizzazione ma anche, ove necessario, l’integrazione in un sistema di gestione elettronica dell’edificio (Bms). Una volta in rete il sistema può essere gestito, come in questo caso, anche da remoto. www.geze.it


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› FOCUS

Lastre Easy Wand e l’edificio cambia pelle Mantenendo invariata la struttura, un intervento di riqualificazione dell’involucro eseguito con lastre Easy Wand di Alubel ha modificato radicalmente l’aspetto di un edificio per uffici degli anni Settanta a Fara Novarese. La palazzina oggetto dell’intervento fa parte del complesso industriale di Manifattura Sesia, dove si producono filati pregiati destinati alla maglieria per l’alta moda. Ad accentuare la trasformazione contribuisce in maniera determinante il colore bianco puro dei pannelli (in alluminio con finitura smooth), in gradevole contrasto con il verde delle colline della zona. Il rivestimento di Alubel, posato da CM Srl, l’impresa esecutrice dei lavori, si adatta all’edificio preesistente in ogni dettaglio, anche in corrispondenza degli elementi più problematici, come ad esempio in coincidenza del fascione di gronda, ora allineato alla nuova facciata grazie all’adozione di staffe in acciaio di 400 mm di lunghezza realizzate appositamente. La posa delle lastre (di 11/10 millimetri di spessore) è stata pensata e progettata per rispettare l’allineamento delle finestre a nastro esistenti e per ottenere un risultato su misura, così com’è avvenuto per le lattonerie di completamento abbinate. La finitura smooth delle lastre è una verniciatura in poliestere hd, rugosa e dall’effetto tridimensionale: la sua microstruttura fornisce un effetto brillante quasi metallizzato.

www.alubel.com

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UNA PALAZZINA PER UFFICI DEGLI ANNI SETTANTA CAMBIA ASPETTO CON L’IMPIEGO DELLE LASTRE ALUBEL. L’INTERVENTO DI RIQUALIFICAZIONE VALORIZZA ELEMENTI ARCHITETTONICI DEL PROGETTO ORIGINALE COME LE FINESTRE A NASTRO

CREDITI Località Fara Novarese Committente Manifattura Sesia Impresa installatrice CM Srl, Trino Lastre Alubel Easy Wand (in alluminio,

spessore 11/10 mm; colore bianco puro, finitura smooth) L’edificio dopo il restyling e, accanto, come si presentava prima.


Austerlitz Auditorium - Paris, France

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lamm.it


› FOCUS

Libera Università di Bolzano Fondata nel 1997 con una vocazione internazionale e multilingue (tedesco, italiano, inglese e ladino) la Libera Università di Bolzano attualmente dispone di cinque facoltà e due centri di competenza con un’alta percentuale di docenti e studenti provenienti dall’estero che studiano, insegnano e fanno ricerca nei campi delle scienze economiche, naturali, ingegneristiche, sociali, dell’educazione, del design e delle arti. Oltre 4.100 studenti sono iscritti a più di 30 corsi di laurea e post-laurea. L’offerta formativa e i progetti di ricerca sono collegati a reti internazionali e interregionali – ad esempio, nell’ambito dell’Euregio, con le Università di Innsbruck e Trento – e si orientano verso elevati standard qualitativi. Ciò che distingue unibz da tutte le altre università è il trilinguismo. Italiano, tedesco e inglese sono usati a lezione, durante le riunioni, i convegni e, in generale, nelle varie manifestazioni. Anche nel 2019 la Libera Università di Bolzano si è collocata al primo posto tra le piccole università non statali italiane nella classifica del Censis.

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Estetica e acustica per gli spazi universitari RECENTEMENTE CARUSO ACOUSTIC HA ESEGUITO UN PROGETTO DI RIQUALIFICAZIONE ACUSTICA NELL’EDIFICIO STORICO CHE OSPITA IL CAMPUS DI BRUNICO DELLA LIBERA UNIVERSITÀ DI BOLZANO Fondata nel 1997, la Libera Università di Bolzano è una delle migliori piccole università del mondo secondo il 2019 World’s Best Small Universities Ranking del Times Higher Education. Le funzioni didattiche e di ricerca si sviluppano in tre campus distinti: oltre al campus principale di Bolzano, a Bressanone e a Brunico, dove si tengono i corsi di laurea in management del turismo dello sport e degli eventi della Facoltà di Economia. Già sede del locale liceo scientifico, l’edificio di Brunico venne ristrutturato circa quindici anni fa su progetto dell’architetto Roland Baldi per la trasformazione in campus universitario anche con un ampliamento ipogeo che accoglie l’aula magna con 100 posti, aperta anche a manifestazioni pubbliche. Il progetto di riqualificazione acustica, realizzato con le soluzioni di Caruso Acoustic, ha interessato l’ampia reception, la sala riunioni, un ufficio e alcune aule del campus di Brunico. In fase di progettazione sono state effettuate le misurazioni strumentali dei tempi di riverberazione dei locali, necessarie per lo sviluppo di un intervento di riqualificazione acustica. La massima attenzione è stata prestata oltre che alle caratteristiche strutturali degli ambienti, che presentano irrego-


› FOCUS

lari soffitti a volta, alla loro destinazione d’uso. Nella reception, che ospita diverse postazioni di lavoro, sono stati installati elementi fonoassorbenti a copertura dell’intera superficie della sala. Sospesi a soffitto mediante un sistema di fissaggio con cavo d’acciaio, gli elementi Kubo di Caruso Acoustic si inseriscono nello spazio in maniera versatile, creando una composizione coerente con le esigenze acustiche dell’ambiente. Le stesse logiche compositive e funzionali sono state seguite per gli allestimenti dell’ufficio adiacente la reception e della sala riunioni, dove è stata inserita anche una selezione di pannelli fonoassorbenti Silente, installati in aderenza a parete, con il fine di garantire un corretto assorbimento acustico e un adeguato livello di comfort. La scelta cromatica del tessuto di rivestimento dei prodotti fonoassorbenti, contraddistinta da una palette naturale con alcuni accenti di colore, contribuisce a diffondere una sensazione di riservatezza e intimità. Gli elementi fonoassorbenti introducono un senso di misurata modernità tra le spesse mura portanti di un edificio austero che tuttavia, nelle decorazioni affrescate e a stucco, conserva la memoria dell’originaria destinazione a Ballhausplatz

Kubo Interamente rivestito in tessuto, l’elemento fonoassorbente Kubo di Caruso Acoustic è realizzato in resina melamminica Basotect di Basf, un materiale eco-sostenibile, prodotto senza l’utilizzo di idrocarburi alogenati o metalli pesanti tossici, e conforme alle normative internazionali di sicurezza antincendio. www.carusoacoustic.com

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› WORK IN PROGRESS

Località Mosca Committente V-A-C Foundation Progetto Renzo Piano Building Workshop Design team A.Belvedere (partner in charge) Local Architect APEX Project Bureau Superficie del sito 22.500 mq Slp 27.500 mq Superficie utile 20.000 mq Cronologia 2015 - in corso

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Nel progetto di trasformazione della centrale elettrica di Mosca, invece di emettere fumi inquinanti le nuove ciminiere in acciaio prelevano aria pulita per immetterla nel circuito di ventilazione naturale del complesso. Nei render uno dei vasti spazi interni e, a destra, un ambiente espositivo (disegni e render ©RPBW, lo schizzo ©Renzo Piano).


› WORK IN PROGRESS

MOSCA IL PROGETTO GES-2 DI RPBW Sulla vivace isola della Moscova che i giovani chiamano Ottobre Rosso, in ricordo di una fabbrica sovietica di cioccolato ora trasformata in contenitore di Start-up, sorge la centrale elettrica GES-2, eretta ai primi del Novecento e oggi abbandonata, che la V-A-C Foundation, affidando il progetto allo studio di Renzo Piano, sta trasformando – attualmente il cantiere è in corso – in un grande hub culturale dedicato all’arte contemporanea in tutte le sue forme. All’interno del vasto edificio di circa 20.000 mq, il progetto organizza gli spazi e le funzioni in quattro poli principali. Il polo civico è un prolungamento della città con spazi e attività di libero accesso, aperto su una piazza esterna per catturare la vivacità della strada e con una piazza pubblica coperta. Qui troveranno posto anche una biblioteca e media hub, uno spazio di arte pubblica e un ristorante.

Dalla piazza coperta si accede al welcoming pole, con biglietteria, corner informativi e negozi al piano terra e uno spazio dedicato alle arti performative affacciato sul bosco al livello superiore. Il polo espositivo accoglierà tutte le mostre con una combinazione di spazi di differenti ampiezze e altezze, adatti perciò a ospitare ogni genere di opera. Infine, il progetto prevede un polo formativo, con la Scuola d’Arte la cui missione è quella di preparare la prossima generazione di curatori e critici d’arte e la Lifelong Learning, sorta di scuola d’arte rivolta al largo pubblico di appassionati privi di preparazione specifica. Nella torre nord inoltre trovano posto alcune residenze d’artista.

Le attuali ciminiere in mattoni del sito saranno sostituite da 4 camini in acciaio di pari forma e altezza invertendone però la funzione: da agenti inquinanti diventeranno strumenti di sostenibilità prelevando aria pulita a 70 metri di altezza, attivando la ventilazione naturale dell’organismo architettonico e riducendone di conseguenza il fabbisogno energetico. Anche la natura, del resto, fa parte del progetto, che prevede la messa a dimora di un bosco di betulle trasformando progressivamente in “paesaggio scolpito” il giardino di sculture che sorge sul lato ovest del sito. L’organizzazione degli spazi segue due principi di fondo: consentire ai visitatori di orientarsi da soli, dove andare e come muoversi, e creare un rete di flussi visibile trasformando molti elementi architettonici e strutturali in punti di orientamento, una sorta di ‘scultura’ dello spazio fatta di scale, corridoi, ascensori, soppalchi e piattaforme.

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MEYRIN RPBW PROGETTA IL SCIENCE GATEWAY DEL CERN Il ponte, i tunnel, i collettori fotovoltaici e la foresta: sono i quattro elementi che informano il concept architettonico sviluppato dallo studio di Renzo Piano per il Science Gateway, il nuovo edificio che con fini scientifico-divulgativi Il Cern realizzerà sul sito di Meyrin (Ginevra), non lontano dall’altro edificio iconico dell Globo della Scienza e dell’Innovazione. I progressi della ricerca scientifica comportano un grado di specializzazione così elevato da allontanare la scienza dal sentire comune, e questo basta a spiegare l’esigenza di un’attività divulgativa pubblica indirizzata in particolare alle nuove generazioni. Con un’impronta al suolo di 7.000 mq, l’edificio progettato da RPBW offrirà una varietà di aree espositive. Il “ponte”, la spina distributiva del nuovo complesso, scavalcherà la Route de Meyrin a sei metri da terra accompagnando i visitatori all’ingresso del Science Gateway con mostre dedicate ai segreti della natura e ai benefici tecnologici che le attività del Cern portano alla società. Il ponte condurrà ai tre padiglioni del complesso, tutti coperti da pannelli fotovoltaici: quello della reception, il padiglione nord, con un auditorium da 900 posti che, in maniera flessibile, potrà essere divisio in tre ambienti più piccoli, e il padiglione sud, destinato a esposizioni interattive. Allo stesso livello sopraelevato del ponte i “tunnel”, due tubi all’interno dei quali i [ 24 ]

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visitarori potranno replicare l’esperienza che si prova nell’acceleratore di particelle, 100 metri più sotto, accoglieranno mostre temporanee e permanenti del Cern. La “foresta” infine è l’elemento che con percorsi pedonali verdi connette i diversi volumi. Con 400 alberi, la foresta ricorda ai visitatori che tutta la ricerca, dall’infinitamente grande all’infinitamente piccolo, riguarda la natura.

Località Meyrin, Ginevra Committente Conseil européen pour la recherche nucléaire Progetto architettonico Renzo Piano Building Workshop in collaborazione con Brodbeck Roulet Architectes Associés Team di progettazione A.Belvedere, J.Moolhuijzen, L.Piazza Impronta al suolo 7.000 mq Cronologia 2018 - in corso Nei render, i tunnel e il ponte del Science Gateway. Sotto, il grande auditorium che può essere diviso in tre sale più piccole (©RPBW).



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TALLINN IL TERMINAL RAIL BALTICA DI ZAHA HADID ARCHITECTS Dopo essersi aggiudicato due anni fa il concorso internazionale di progettazione del masterplan del porto vecchio di Tallinn, a settembre lo studio Zaha Hadid Architects ha ricevuto l’incarico per la progettazione del nuovo terminal ferroviario di Ülemiste, quartiere centrale della capitale estone. La nuova stazione sarà il punto di partenza della Rail Baltic, la linea ferroviaria lunga 870 chilometri che nel prossimo futuro collegherà Tallinn al confine polacco. Il nuovo hub intermodale, il cui progetto è stato realizzato secondo i principi dello standard Breeam per la valutazione dell’impatto ambientale degli edifici, verrà realizzato per fasi, per non interferire con il funzionamento dei servizi ferroviari esistenti. Per questo i progettisti hanno optato per un sistema costruttivo strutturale di tipo modulare. Il progetto, di cui è local architect lo studio di architettura estone Esplan, prevede la realizzazione di un terminal a forma di ponte di collegamento con la città. La geometria degli spazi è pensata per facilitare i movimenti interni alla futura stazione e per migliorare l’integrazione intermodale con le linee di trasporto di autobus, tram e treni nazionali e internazionali che fanno capolinea a Ülemiste e che servono il vicino aeroporto della capitale. [ 26 ]

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La stazione di testa della Rail Baltic (render di negativ.com), il diagramma dei flussi (©ZHA) e, sotto, un interno della nuova stazione (render di ZOA Studio).

Località Tallin, Estonia Committente Rail Baltica Estonia Progetto Zaha Hadid Architects Progettazione Patrik Schumacher (ZHA) Direttore del progetto Gianluca Racana (ZHA) Direttori della progettazione Ludovico Lombardi, Michele Salvi (ZHA) Team di progetto Luciano Letteriello, Kate Revyakina, Serra Pakalin, Yuzhi Xu, Anthony Awanis, Hendrik Rupp, Davide del Giudice (ZHA) Local Architect Esplan, Estonia


Occhio LED: Energy efficiency class A+

a new culture of light

Mito

linear

– the new shape of light

www.occhio.de /mito-linear


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ANDØYA LA BALENA DI DORTE MANDRUP Come un lembo di terreno che si solleva, la volta del tetto fa pensare alla coda di una balena, mentre il passo della facciata vetrata ne ricorda i fanoni che filtrano l’acqua per ricavarne plancton. Ed è precisamente un centro espositivo, di studio e osservazione dedicato ai grandi cetacei The Whale, il progetto più recente di Dorte Mandrup che sorgerà sull’isola norvegese di Andøya, 300 chilometri a nord del Circolo Polare Artico, uno dei migliori punti di osservazione per praticare il whale watching e che per questa ragione già oggi attrae circa 50mila visitatori all’anno. La curvatura parabolica della volta è stata disegnata avendo a mente tre emergenze del paesaggio circostante; la copertura in pietra, esposta agli agenti atmosferici, assumerà la medesima patinatura dei graniti circostanti; le grandi finestre aperte sull’arcipelago rimarcano la connessione tra l’edificio e l’orizzonte: ancora una volta l’architetto danese realizza un progetto che non si limita a inserirsi nel paesaggio ma ambisce ad esserne parte. All’interno dell’edificio troveranno posto uffici, caffetteria, uno shop e un’esposizione divulgativa che, attraverso la scienza, l’arte e l’architettura, illustrerà la vita e la storia dei grandi cetacei. Al progetto hanno collaborato per la progettazione paesaggistica Marianne Levinsen Landskab, Jac Studios per il progetto espositivo, Thornton Tomasetti [ 28 ]

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per i servizi di ingegneria, Nils Øien per la ricerca scientifica e Anders Kold per la consulenza artistica. Al concorso internazionale avviato la scorsa primavera scorsa avevano partecipato 37 studi di progettazione, quattro dei quali ammessi alla fase finale: oltre a Dorte Mandrup Big, Snøhetta e Reiulf Ramstad. L’inizio dei lavori è previsto per il 2022.

Località Andøya, Vesterålen, Norvegia Committente The Whale A/S Progettazione architettonica Dorte Mandrup A/S Progettazione paesaggistica Marianne Levinsen Landskab Progettazione strutturale e impiantistica Thornton Tomasetti Consulenza artistica Anders Kold Progetto espositivo JAC Studios Consulenza scientifica Nils Øien Superficie dell’area 4.500 mq Inizio dei lavori 2022


EXTERNO Ipe woodco.it


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TIRANA IL LANDMARK URBANO DI MC A Lo studio Mario Cucinella Architects ha concepito il progetto del MET Building Tirana, a cui sta lavorando da alcuni anni, come un landmark attorno al quale ordinare e ricostruire un intero pezzo di città. Si tratta di un nuovo edificio a uso misto – commerciale, terziario e residenziale – ad alta densità circondato da spazi verdi (in attesa di essere riqualificati) che presto si inserirà nel tessuto urbano consolidato. L’intervento completerà una delle ultime aree libere della zona centrale della capitale, concludendo il percorso di riqualificazione urbana attualmente in corso. La volumetria del nuovo edificio è concepita per 12 piani di residenze e uffici. Una serie di terrazze e diaframmi vegetali garantiranno a ogni unità

Località Tirana, Albania Progetto Mario Cucinella Architects Team di progetto Mario Cucinella, Eurind Caka, Paolo Greco, Michele Roveri, Kseniya Shkroban, Marta Bordi, Marta Torsello Concept Michele Olivieri, Giovanni Sanna, Francesco Visco, Alberto Menozzi Anno 2014 - in corso Progettazione impianti idraulici ArchiMED Progettazione impianti elettrici Fishta Electric Progettazione strutturale Erjon Petriti

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abitativa spazi esterni di elevata qualità. L’elemento generatore delle scelte architettoniche è la città albanese di Berat, famosa per le bianche case ottomane e le sue mille finestre. Il progetto si è infatti da subito indirizzato verso un sistema di facciata che alterna elementi opachi a elementi trasparenti, conferendo leggerezza ed eleganza all’edificio, garantendo agli uffici e agli appartamenti differenti viste sull’esterno e un deciso apporto di luce naturale. Nella scelta dei materiali il progetto ha preferito soluzioni capaci di accentuare la matericità dei volumi. IAlcuni render del MET Building che sorgerà a Tirana. Dal disegno della planimetria si coglie la distribuzione del verde alle terrazze dei diversi piani della torre (©Mario Cucinella Architects).


Fotografie Davide Galli Atelier

UN UNICO SOGGETTO CHE INTERPRETA I VALORI DEL CLIENTE, LI ESPRIME

Design&Build

l’integrazione tra progetto e messa in opera

IN UN PROGETTO E LI METTE IN OPERA NEL RISPETTO DI ESIGENZE ORGANIZZATIVE PROGRAMMI, SCADENZE,

Creata nel 2003 e acquisita nel 2007 dal Gruppo di consulenza immobiliare JLL, Tétris è leader in Europa nella progettazione e ristrutturazione di spazi di lavoro e commerciali realizzati in modalità Design&Build, un processo che prevede la completa gestione chiavi in mano di un progetto di fit-out, dal briefing iniziale fino alla completa realizzazione dei lavori. «Il D&B è una risposta concreta ed economica alla richiesta di integrazione tra la componente progettuale e quella realizzativa – ci spiega Philippe Sourdois, managing director di Tétris Italia – accorpate in un unico soggetto che garantisce l’intero processo, con evidenti vantaggi in termini di costi che scendono del 20%, e di tempo dove il risparmio arriva al 30% rispetto a un progetto tradizionale». Con 32 uffici tra Europa, Africa e Brasile, un fatturato 2018 di 711 milioni di dollari e un network multidisciplinare di oltre 800 collaboratori tra architetti, construction manager, designer e site manager, Tétris nel 2018 ha realizzato e consegnato più di 7mila progetti a clienti nazionali e grandi gruppi internazionali. «L’approccio integrato e flessibile di Design&Build, la capacità di interpretare i valori della committenza e l’esperienza internazionale – continua Sourdois – fanno

di noi l’interlocutore ideale per società e investitori del settore uffici, ma anche per grandi brand della distribuzione e player internazionali del settore alberghiero e della logistica che ci affidano tutte le fasi del progetto: consulenza, workplace management, interior design, space planning, lavori di ristrutturazione, fornitura e installazione di arredi, gestione della fase di trasloco e change management».

TEMPI E COSTI

Via San Paolo, 7 | 20121 Milano www.tetris-db.it


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CATANIA MASTERPLAN DI PARK ASSOCIATI Park Associati si è aggiudicato il concorso internazionale per la riqualificazione del lungomare di Catania. Con lo studio milanese hanno lavorato il Consorzio stabile di ingegneria R1, Coprat e Project Base, oltre a numerosi esperti in differenti campi di attività. Il masterplan – Catania guarda il mare – pone al centro della progettazione l’acqua e il rinnovato rapporto tra la città e il mare. Catania deve la sua origine e la sua fortuna alla vicinanza al mare e alla montagna, componenti naturali che hanno conferito al capoluogo siciliano rilevanza e identità. Nel tempo, la linea di confine tra il mare e la città si è offuscata, divenendo un fattore di rischio più che una risorsa per la comunità. Il distacco fu dovuto principalmente alla costruzione di due importanti infrastrutture: la ferrovia e il porto, che generarono una separazione tra le attività legate alle infrastrutture e la vita cittadina. Il masterplan di Park Associati ridisegna il lungomare per una lunghezza di quattro chilometri, creando un nuovo punto di riferimento e riportando Catania a essere una città di mare, anche grazie al progetto che prevede la dismissione in questa zona della linea ferroviaria. Ponendo l’acqua al centro del progetto si è inteso anche affermare la crescente consapevolezza riguardo le condizioni future delle città costiere, sempre più soggette agli effetti dei cambiamenti [ 32 ]

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climatici. Trasformare i rischi legati alla gestione delle risorse idriche in opportunità è stata la sfida che i progettisti si sono posti nel loro lavoro, per immaginare nuovi spazi di incontro tra la città e l’acqua. Riscoprire il lungomare, come propone il masterplan, significa lavorare sui margini e sugli spazi interrotti: la riqualificazione e la creazione di nuovi luoghi di convivialità per camminare, fare sport, divertirsi permetterà di ritrovare la continuità urbana tra l’acqua e la città.

Località Catania Committente Comune di Catania, Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Orientale Concorso 2019 Superficie 180.000 mq Concept Park Associati Gruppo di progettazione Capogruppo Park Associati (Filippo Pagliani, Michele Rossi, project leader Elisa Taddei); Consorzio stabile di ingegneria R1 (trasportistica ed economica); Projet Base Sarl (paesaggistica); Coprat Soc. Coop. (energetica e ambientale) Rendering More, Architectural Visualization


Sopra solo cielo. Sotto solo Isotec. ISOTEC consente di realizzare coperture isolate e ventilate, con tutti i tipi di struttura portante ed è compatibile con qualsiasi rivestimento, dalle tradizionali tegole alle più moderne soluzioni continue in metallo. Il tutto con la massima efficienza energetica ed un’eccezionale rapidità di posa. Anche nella soluzione Isotec Parete per facciate isolate e ventilate. isotec.brianzaplastica.it


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PALERMO HOK, BUROHAPPOLD E PROGETTO CMR PER IL NUOVO CENTRO BIOMEDICO Iniziano a gennaio, a nove anni di distanza dalla pubblicazione del bando del concorso internazionale di progettazione, i lavori di realizzazione del Centro per le biotecnologie e la ricerca biomedica di Carini, comune poco distante da Palermo. Il complesso si sviluppa su un’area di 25mila metri quadrati di superficie. Si tratta di un’opera importante, sia per le attività di ricerca sulla salute che nel centro si svilupperanno sia per l’impulso che ne deriverà all’intero Mezzogiorno d’Italia. Si stimano infatti 600 nuovi posti di lavoro tra ricercatori e personale

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amministrativo, oltre a nuovi occupati nell’indotto che il Cbrb contribuirà a generare. Il Centro per le biotecnologie permetterà alla Sicilia di assumere una posizione di primo piano nello sviluppo di farmaci, vaccini e dispositivi medici di nuova generazione, attraendo a Palermo ricercatori, medici e scienziati. Partner fondamentale del progetto è Fondazione Ri.Med di Palermo, che sostiene e promuove progetti di ricerca in campo biomedico e biotecnologico da trasferire nella clinica medica. Alla progettazione del Centro biomedico

hanno lavorato diversi studi e società di progettazione: da Hok (Hellmuth Obata & Kassabaum, lo studio statunitense di architettura e ingegneria che figura come mandatario) ai britannici Buro Happold agli italiani di Progetto Cmr, De Cola Associati e Eupro. Il complesso di ricerca, di tre piani fuori terra, si sviluppa su un asse centrale che definisce una piazza lineare a cielo aperto, sulla quale si affacciano dieci edifici di differente conformazione planimetrica e con diverse destinazioni. Al livello zero, oltre l’ingresso, sono


Località Carini, Palermo Team di progetto HOK (mandataria), Buro Happold, Progetto CMR, De Cola Associati, Eupro, Giovanni Randazzo (geologo) Superficie area 160.000 mq Superficie coperta 52.400 mq Finanziamento statale Impresa aggiudicataria Ati tra Italiana Costruzioni (mandataria), Gemmo, Isa, Tamco Importo opere 90,5 milioni di euro Inizio lavori gennaio 2020 Fine lavori 2022

Nel render la piazza lineare a cielo aperto attraversata da volumi di collegamento tra i diversi edifici del complesso. Sotto, planimetria dell’intervento e, a sinistra, un prospetto. Gli edifici si sviluppano su tre piani f.t. (immagini courtesy Fondazione Ri.Med).

concentrati la piazza comune, l’auditorium, la caffetteria, i laboratori, le suite dei ricercatori, sette sale congressi e un’area break. Al primo piano sono collocati i laboratori, altre suite per i ricercatori, sale per conferenze e una seconda zona break. Il compito di realizzare le opere spetta all’Associazione temporanea di imprese formata da Italiana Costruzioni (mandataria), Gemmo, Isa e Tamco. La fine dei lavori, il cui importo complessivo è di oltre 90 milioni di euro stanziati dallo Stato, è prevista per il 2022.


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PAVIA POLITECNICA LAVORA AL CAMPUS DELLA SALUTE Al Policlinico San Matteo di Pavia sono iniziati i lavori per la realizzazione del primo lotto del Campus della Salute. Al termine delle operazioni, che dureranno circa tre anni, il campus universitario, con i suoi 350mila metri quadrati e i 4.500 studenti attesi, sarà uno dei più grandi d’Europa. I lavori del primo lotto interessano le attività di recupero e rifunzionalizzazione del padiglione Cliniche mediche, un complesso degli anni Trenta, dove troveranno spazio 16 aule per la didattica 12 sale studio, un’aula informatizzata e due sale di simulazione. Il progetto è stato predisposto dalla società di progettazione integrata Politecnica Ingegneria e Architettura, che curerà anche la direzione lavori. Ultimate le opere, lo storico padiglione diventerà la sede della facoltà di Medicina dell’università pavese. Gli interventi edilizi

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e impiantistici sono articolati in più attività: dal consolidamento e rinforzo dei solai agli interventi di miglioramento sismico di parti del complesso. Politecnica ha progettato le opere di adeguamento strutturale dei vari piani, nonché l’adeguamento dell’edificio alle normative di sicurezza, prevenzione incendi e funzionalità degli impianti. Con questo intervento e con il padiglione di Chirurgia e Dermatologia si andrà a definire il nuovo profilo del campus, che diventerà polo didattico e scientifico all’interno del quale si alterneranno funzioni assistenziali, di insegnamento e di ricerca. Nel complesso la cittadella della salute potrà contare su 50 aule, sale multimediali, laboratori, caffetterie e aree verdi. Nel nucleo centrale è prevista la realizzazione di una nuova biblioteca di 1.500 metri quadrati, che accoglierà oltre 200mila volumi, gli uffici amministrativi e della presidenza.

Con i lavori del secondo lotto, quello che interesserà i padiglioni dell’ex Chirurgia, troveranno posto i corsi di Odontoiatria e delle professioni sanitarie. Il terzo lotto, infine, che si concentrerà sulla struttura dell’ex clinica Dermatologica, ospiterà i nuovi laboratori di ricerca.

Località Pavia Committente Università degli Studi di Pavia Progettazione Politecnica Ingegneria e Architettura + Coprat Progetto 2013 - 2018 Stato in corso Valore delle opere 15,5 milioni di euro L’intervento di trasformazione e valorizzazione conserverà l’organizzazione in padiglioni dello storico complesso ospedaliero (render courtesy Politecnica).


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Località Milano, via Rimini Committente Gruppo Cap Progettazione architettonica CL&AA Claudio Lucchin & Architetti Associati Progettazione statica Ingenieurteam Bergmeister Progettazione impianti ZH (spin-off del Politecnico di Milano) Impresa di costruzioni CMB Cemento Holcim (Italia) Superficie dell’area 5.638 mq Superficie coperta 15.235 mq Superficie utile lorda 10.611 mq Volume fuori terra 46.735 mc Volume interrato 36.060 mc

MILANO LA NUOVA SEDE DI CAP FIRMATA CL&AA Hanno preso ufficialmente nei primi giorni di dicembre i lavori di realizzazione del quartier generale del Gruppo Cap, la società pubblica che gestisce il servizio idrico integrato della città metropolitana di Milano e di numerosi comuni delle province limitrofe. Si tratta di un progetto ambizioso, che punta anche a riqualificare una parte del quartiere Romolo, nella zona sud della città, aprendo alcuni spazi della nuova sede agli abitanti del quartiere. Il progetto è dello studio CL&AA (Claudio Lucchin & Architetti Associati) di Bolzano, che ha immaginato il nuovo edificio come un’arca fluttuante su una piazza d’acqua. I lavori di preparazione dell’area erano iniziati due mesi prima con la demolizione dell’edificio esistente, la bonifica dei terreni e le operazioni di scavo. Il compito di realizzare le opere è stato affidato a Cmb, che avrà due anni di tempo per completare i lavori. Per la realizzazione della platea di fondazione verranno utilizzati calcestruzzi impermeabili, con cemento pozzolanico contro le fessurazioni di Holcim Italia. Con questo progetto Lucchin mette in rilievo due caratteri fondamentali dei nuovi headquarter: la sua funzione pubblica attraverso l’apertura alla città e l’enfatizzazione dei caratteri peculiari

di Cap. Lo spazio si apre infatti verso l’esterno attraverso l’eliminazione dei muri di confine e la realizzazione di una piazza accompagnata da una vasca d’acqua. Da questo nuovo spazio urbano emerge il grande volume dell’edificio, che si presenta con una forma solida e compatta, ma in movimento nel continuo cambio di prospettiva. Un rimando al concetto di solidità dell’azienda e che ne svela allo stesso tempo il dinamismo. Gli uffici e gli altri spazi della sede si svilupperanno su circa 11mila metri quadrati di superficie, distribuiti su sei piani. Verranno realizzati, oltre gli uffici, open space, laboratori, una caffetteria, un asilo nido e un auditorium. Una volta terminati i lavori vi troveranno posto oltre 400 dipendenti. Il principio base sarà la combinazione di strutture modulari,

spazi aperti e aree delimitate da utilizzare secondo le tendenze dello smart working. Altro elemento di novità è l’auditorium, che avrà una capienza di 200 persone e che, affacciandosi sulla piazza, sarà uno spazio disponibile per essere usato dagli abitanti della zona. Il nuovo quartier generale sarà quindi un edificio dallo sviluppo orizzontale, così pensato per non rompere l’equilibrio di una zona prevalentemente residenziale. Per il riscaldamento e il raffreddamento verrà utilizzata acqua di prima falda, con una termoregolazione ad aria controllata. L’edificio avrà finestre a nastro, a motivo ortogonale, distribuite in modo irregolare, che richiamano la conformazione dei canali e delle reti idriche del territorio milanese.

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› WORK IN PROGRESS

MILANO A BERETTA ASSOCIATI IL CAMPUS DELLA CATTOLICA L’ex caserma Garibaldi, costruita nel 1807, diventerà il campus dell’università Cattolica di Milano, in stretta sinergia con la vicina sede storica di largo Gemelli. L’edificio militare, un austero fabbricato dalle linee neoclassiche, a pianta quadrangolare e con un impianto interno caratterizzato da due corti di uguale misura, verrà interessato da lavori di restauro conservativo e di ampliamento. Il progetto di Beretta Associati, con Redesco Progetti che curerà la progettazione strutturale e Tekser l’impiantistica, consiste nella creazione di nuovi spazi che andranno ad accorpare le attività didattiche e i servizi esistenti. Un’operazione che comporterà la rimozione di un edificio, estraneo all’impianto originario, nel cortile sud prospiciente via Santa Valeria e il ripristino delle quote originarie dei solai dei sottotetti, alterate negli anni Settanta per la realizzazione di nuove camerate per la Polizia di Stato. L’idea progettuale, preso atto dell’impossibilità di realizzare grandi spazi per la didattica all’interno dei corpi [ 38 ]

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di fabbrica esistenti, ha optato per un intervento ipogeo in corrispondenza del cortile nord (già interessato in precedenza dalla realizzazione di un’autorimessa sotterranea). All’interno della corte verrà così realizzata un’aula magna di 776 posti e un complesso di aule di grandi dimensioni (di circa 400 posti ciascuna), per un totale di 2.500 posti collocati ai piani interrati. Fuori terra la struttura prevede la realizzazione di un nuovo volume vetrato al centro del cortile: un’architettura semplice che ospiterà l’ingresso e i collegamenti verticali agli spazi sottostanti. L’accesso principale di piazza Sant’Ambrogio verrà mantenuto e valorizzato, accentuandone la permeabilità attraverso l’utilizzo delle aperture ad arco già presenti: ciò conferirà maggiore importanza e leggibilità all’ingresso, rafforzando l’immagine dell’edifico. Gli spazi al piano terra del corpo centrale che divide i cortili accoglieranno un grande atrio d’ingresso, in continuità con l’entrata principale. La fine dei lavori è prevista per il 2026.

Render dello spazio ipogeto previsto nel cortile nord (courtesy Beretta Associati).

Località Milano, piazza Sant’Ambrogio Committente Università Cattolica del Sacro Cuore Progettazione architettonica Beretta Associati Progettazione impiantistica Tekser Progettazione strutturale Redesco Progetti Superficie fondiaria 19.853 mq Superficie intervento 54.175mq Aule 132 Cronologia settembre 2020 - 2023 (inizio uso per attività didattiche - 2026 (completamento)


MILANO

L22, ARCHEIAS E F&M INGEGNERIA PER LE CORTI DI BAIRES Le Corti di Baires, un complesso immobiliare che affaccia su una delle più importanti vie dello shopping di Milano, tornano alle origini grazie a un importante intervento di riqualificazione. L’iniziativa è promossa da Meyer Bergman, che ha affidato la supervisione del progetto a Kryalos, fra i più attivi player del mercato immobiliare italiano, mentre la progettazione è stata realizzata da Archeias Architetti Associati per la parte commerciale e Lombardini22 per quella residenziale, mentre la direzione lavori è stata affidata a F&M Ingegneria Dopo quindici anni di abbandono e diversi passaggi di proprietà, alcuni mesi fa sono iniziati i lavori per il recupero del complesso che, tra corso Buenos Aires e via Petrella, si estende su un’area di 25mila metri quadrati di superficie. Lungo il corso e la via verrà realizzato un fronte commerciale continuo di sette negozi, che si svilupperà sui livelli interrato, terra e primo. Le corti interne e le residenze verranno riqualificate con la realizzazione di nuove aree verdi. La parte residenziale (166 appartamenti) invece si sviluppa su una superficie complessiva di circa 13.500 metri quadrati, comprensivi dei sottotetti e degli spazi comuni; quella commerciale misurerà 8mila metri quadrati.

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Render della corte interna e delle residenze delle Corti di Baires, in via Buenos Aires a Milano (©L22 Retail e IDV)..

Località Milano, corso Buenos Aires e via Petrella Committente Meyer Bergman, Mb Cba 59 A e Mb Cba 59 B Funzioni residenziale e commerciale Superfici 13.500 mq (residenziale), 8.000 mq (commerciale) Valore delle opere 28 milioni di euro Impresa costruttrice Italiana Costruzioni Project e construction manager Ital Development Progettazione architettonica commerciale Archeias Architetti Associati Progettazione architettonica residenziale Lombardini 22 Progettazione strutture e direzione lavori F&M Ingegneria Fine lavori 2020

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› WORK IN PROGRESS

Render del vasto sviluppo immobiliare previsto dal piano Madrid Nuevo Norte (fonte Castellana Norte). Sotto, la prevista destinazione delle aree.

MADRID NUEVO NORTE MASTERPLAN DI ROGERS STIRK HARBOUR

Località Madrid Sviluppatori DCN - Distrito Castellana Norte: BBVA 75%, San José Construcciones 25% Masterplan Rogers Stirk Harbour + Partners (Simon Smithson) - Rh Arquitectos Superficie dell’area 2.000.020 mq Supoerficie edificata 2.830.000 mq Numero di abitazioni 11.000 (VPO 20%) Zona Verde 424.500 mq (50% sopra il sedime ferroviario) Edilizia sociale 259.500 mq Terziario 1.730.000 mq

Il Comune di Madrid ha finalmente approvato all’unanimità il progetto Madrid Nuevo Norte che suppone un’espansione di circa 300 ettari di terreno nella terminazione nord dell’asse centrale e strutturante della capitale che è il Paseo de la Castellana (continuazione del Paseo del Prado). Il progetto, ancora in attesa di approvazione definitiva da parte dell’ente regionale, è stato elaborato da Simon Smithson (Rogers + partners) in collaborazione con lo studio locale RH Arquitectos, autore di una proposta anteriore. L’operazione,

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promossa dalla banca con maggiore peso economico in Spagna (seconda solo al gruppo Santader) che è il BBVA, sorto dalla dissoluzione della banca pubblica Argentaria, proprietaria con la costruttrice San José del 30% dei terreni, prevede un’edificabilità di più di 2,8 milioni di mq di cui 1,7 milioni destinati ad uffici. La creazione di un CBD (Central Business District) ad alta densità, concentrato nella zona nord della città, accentuando le differenze con la fascia sud dell’area metropolitana, storicamente piú povera, suscita da anni le proteste di associazioni


› WORK IN PROGRESS

civiche e di quartiere. È questo finalmente il risvolto di un’operazione, inizialmente denominata “Chamartín” dal nome della stazione ferroviaria progettata dagli architetti Corrales e Molezún alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso, concepita dal governo socialista nel 1993 con l’intento di rigenerare un tessuto urbano fortemente caratterizzato dalla presenza dell’infrastruttura ferroviaria, in parte obsoleta, di terreni militari e poligoni industriali. Da allora sono per lo meno quattro i progetti redatti dai diversi poteri politici che si sono succeduti nel tempo, con un aumento progressivo dell’estensione dell’operazione e degli indici di edificabilitá. Il primo, aggiudicato su concorso pubbico a Bofill, occupava un’area di 62 ettari, già allora ceduti ad Argentaria e a San José, con 375.000 mq

di edificabilità. Posteriormente Ezquiaga Arquitectura, seguito da RH Arquitectos e per ultimo l’equipe tecnico della ex sindaca Carmena, che aveva cercato di contenere la pressione speculativa con una proposta piú sostenibile. Oggi si da luce verde a Madrid Nuevo Norte in un clima di protesta contro la recente decisione della giunta municipale di sospendere le misure di riduzione del traffico nel centro della capitale (il “Madrid Central”) avviate dalla ex sindaca Carmena. C’è da sperare che il crescente numero di mobilizzazioni, tese a rivendicare una cittá meno inquinata, piú equlibrata, resiliente e sostenibile, faccia riflettere l’amministrazione municipale e regionale sulla necessitá di puntare su modelli di sviluppo adeguati all’emergenza non solo climatica dei nostri tempi. Luis Moya, Graziella Trovato

GLI AUTORI

Architetti, docenti dell’Universidad Politecnica di Madrid (Luis Moya cattedratico emerito alla Escuela Técnica Superior de Arquitectura; Graziella Trovato ricercatrice) e autori di numerose pubblicazioni, si occupano di urbanistica, valorizzazione del patrimonio storico, spazio pubblico e abitazioni sociali. Recentemente Luis Moya ha sviluppato un’analisi comparata sulla patrimonializzazione dei quartieri di edilizia pubblica a Madrid e in altre città europee.

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› ARCHIWORKS

Tutto intorno, appena toccate dal sole le montagne candide e brune, nuove come create nella notte appena svanita e insieme innumerevolmente antiche. Erano un’isola, un altrove Primo Levi

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BIVACCO MATTEO CORRADINI, ALTA VALLE DI SUSA

UN CORPO NERO IN ALTA QUOTA IL PROGETTO DEI DUE GIOVANI ARCHITETTI ANDREA CASSI E MICHELE VERSACI È UN DISPOSITIVO OTTICO PROIETTATO SUL PAESAGGIO ALPINO. A 2.900 METRI DI QUOTA TRA ITALIA E FRANCIA, È STATO INSTALLATO IN POCHI GIORNI CON UN SISTEMA COSTRUTTIVO PREFABBRICATO, LEGGERO E REVERSIBILE

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› ARCHIWORKS

Andrea Cassi Andrea Cassi (Rivoli, 1985) si laurea in architettura al Politecnico di Torino con una tesi sul ruolo delle tecnologie digitali nella città contemporanea sviluppata al Senseable City Lab dell’Mit. Ha sviluppato alcuni progetti in ambiente alpino collaborando con professionisti attivi nel campo della realizzazione di bivacchi e rifugi. Attualmente è partner e project manager nello studio di progettazione Carlo Ratti Associati. www.andreacassi.com

Michele Versaci Michele Versaci (Messina, 1986) si laurea in ingegneria edile-architettura all’università di Catania. Sviluppa un padiglione sperimentale presso l’Eth di Zurigo. Dal 2013 inizia una serie di collaborazioni, prima a Zurigo con EM2N Architekten poi in Sicilia con Amore Campione Architettura e successivamente a Madrid con Nieto Sobejano Arquitectos. Tornato in Italia diventa senior architect presso Carlo Ratti Associati e dal 2017 collabora con Park Associati occupandosi del progetto dei nuovi spazi Luxottica a Milano. www.micheleversaci.com

CREDITI Località Valle di Susa, Dormillouse, 2.908 metri Committente Famiglia Corradini, comune di Cesana Torinese

Progetto Andrea Cassi e Michele Versaci,

con Lorenza Bianco (involucro), Luca Giacosa (strutture), Secondo Antonio Accotto (relazione geologica), Fabrizio Carosso e Luca Borello (Abitare, Strutture e case in legno)

Realizzazione Abitare - Strutture e case in legno Rivestimento involucro Prefa Fondazioni Edilg, Perfor Trasporto E+S Air [ 44 ]

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› ARCHIWORKS

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ome scrivono nella relazione i giovani autori «un corpo nero, in fisica, è un oggetto ideale che assorbe totalmente l’energia per poi irradiarla nell’ambiente circostante. Appoggiato su una piccola sella – al di sotto dei pendii finali della vetta della Dormillouse – il Bivacco Matteo Corradini è un prisma scuro con profilo esagonale, incastonato nel paesaggio alpino. Materiali e volumetria sono stati progettati in relazione al paesaggio: ripide creste di roccia scura da cui si sviluppano pendii erborsi e pietraie, completamente ricoperti di neve nella stagione invernale. Un’interferenza discreta che, come un’opera di land-art abitata, definisce punti di vista inaspettati nel paesaggio naturale. Un guscio metallico a protezione dalle rigide condizioni atmosferiche d’alta quota e in grado di assorbire la massima radiazione solare». Un bivacco è un segnale di speranza per un alpinista sorpreso da una tempesta, la necessaria sosta lungo un percorso impervio e la plastica dimostrazione della solidarietà e dell’empatia del genere umano, che a queste quote si manifesta con più facilità. Per queste e altre ragioni, non ultima la sorte dell’architettura italiana, è di sollievo ammirare e pubblicare quest’opera, così minima e così potente, visibile e necessaria, che apre nuovi orizzonti a chi la osserva da lontano e a coloro che si trovano al suo interno, al riparo dalle intemperie e respirando il profumo del legno di pino cembro. L’involucro, grazie al rivestimento esterno con il

sistema a nastro Prefalz di Prefa e alla sua stratigrafia, garantisce un’elevata performance in termini di isolamento invernale ed estivo. Il guscio metallico protegge un piccolo ambiente interno realizzato in pino cembro: un sistema di gradonate disposte intorno a un tavolo centrale, che diventano letti per la notte. Il volume si adatta al pendio appoggiandosi a terra solo per un quarto della sua superficie. La costruzione è stata interamente prefabbricata in officina, poi smontata e trasportata in elicottero per essere riassemblata sul posto in pochi giorni

In apertura e a sinistra, il bivacco Matteo Corradini in alta Valle di Susa e dettaglio dell’appoggio a terra; in questa pagina l’interno completamente in legno. Sotto, vista notturna del prisma scuro. Il rivestimento esterno è in nastro di alluminio Prefalz di Prefa (foto ©Delfino Sisto Legnani).

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› DESIGNCAFÈ URBANISTICA E BUON GOVERNO Il futuro è già domani e dunque oggi gli indizi ci sono tutti. Perciò il futuro non è altro che un ‘diverso presente’. Non abbiamo bisogno di visioni utopiche ma di utopie possibili, perché, scrive Maurizio Carta, «il futuro nasce dall’interazione tra il reale e il possibile, ma si nutre del coraggio e della caparbietà di metterli insieme». È quasi un manifesto di azione il testo dell’architetto e urbanista siciliano, professore ordinario di Urbanistica presso il Dipartimento di Architettura dell’Università di Palermo, che dai lavori precedenti, come il recente “Augmented City” (ListLab, 2017), allarga lo sguardo alla politica, anzi alla buona politica che nel tempo presente della disintermediazione dovrebbe creare armonia, come un bravo direttore d’orchestra, tra intervento privato e interesse pubblico, attivismo e sicurezza, spinte identitarie e necessità di integrazione. Lo spartito del direttore d’orchestra è l’urbanistica. Così come la ‘città aumentata’ del precedente lavoro non era quella che aggiunge tecnologia all’organismo esistente bensì quella che è capace di ripensare il proprio metabolismo garantendo un’alta qualità di vita per tutti e una gestione responsabile delle risorse attraverso una politica più aperta e condivisa – una ‘co-politica’ – lo stesso vale per i territori, a cominciare dal Sud, e per il quadro geopolitico generale di un mondo che troppo spesso sembra dare risposte opposte a quelle che servirebbero per affrontare le sfide del futuro, a cominciare dal cambiamento climatico.

LA FORZA DEL LO-TEK Julia Watson compie una panoramica sulle innovazioni architettoniche delle popolazioni indigene. Trecento anni fa gli illuministi costruirono il mito della tecnologia: un mito che non considerava la saggezza e la tecnologia delle popolazioni. Oggi ci si rende conto che l’eredità di questo pensiero continua a perseguitarci. Consapevoli della necessità di ridurre l’impatto dell’uomo sull’ambiente, ci ostiniamo a riproporre ipotesi basate sullo sfruttamento della natura. Senza l’implementazione di sistemi a basso impatto che considerino la biodiversità come un elemento costruttivo, il design rimane essenzialmente non-sostenibile. Lo-TEK (Traditional Ecological Knowledge) è un insieme di saperi tramandati che si oppone al pensiero di un’innovazione indigena primitiva e separata dalla tecnologia. Il libro organizza le soluzioni Lo-TEK in quattro diversi ambienti: montagne, foreste, deserti e aree umide.

Julia Watson Lo-TEK Design Radical Indigenism (a cura di Julia Watson e W-E Studio) Taschen, 2019 436 pp, euro 40 ISBN: 9783836578189

IL ‘900 DI BASILICATA E PUGLIA Il volume raccoglie i contenuti della mostra 9 itinerari per 100 Architetture del ‘900 in Basilicata e Puglia, che ha catalogato il patrimonio architettonico del Novecento nelle due regioni. Si tratta di un territorio antico, quello di Basilicata e Puglia, reso moderno dall’assimilazione di opere architettoniche del secolo scorso che ne hanno interpretato in modo originale

le caratteristiche identitarie. Aymonino, Cucinella, De Carlo, De Lucchi, Nervi, Piacentini, Piano, Piccinato, Ponti, Purini, Quaroni, Ridolfi, Rossi sono alcuni degli architetti e ingegneri che hanno lavorato in queste terre. La pubblicazione, dopo l’introduzione curata da alcuni storici e critici dell’architettura, è suddivisa in nove itinerari tematici e contiene, per ciascuna delle cento opere, una scheda analitica che, insieme alle immagini, riporta progettista, anno di realizzazione descrizione, destinazione d’uso e stato di conservazione.

Docomomo Italia - Sezione Basilicata Puglia 9x100=’900 Gangemi Editore, 2019 303 pp, 40 euro ISBN 978-884923827-3

L’IMPORTANZA DEI MATERIALI

Maurizio Carta Futuro. Politiche per un diverso presente Rubbettino, Soveria Mannelli 2019 pp 380, euro 19,00 ISBN 978-8-84986-072-6

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Oltre alla forma, i materiali adottati svolgono un ruolo centrale nella riuscita di un progetto di interni, ma la crescente varietà di materiali disponibili rende complessa la scelta. Materials and finishings, che raccoglie i risultati di una ricerca condotta alla Detmolder Schule für Architektur und Innenarchitektur, presenta una panoramica e una conoscenza di base dei materiali e delle loro applicazioni. Tutti i materiali sono classificati nelle rispettive sezioni d’uso previsto; le descrizioni spaziano da quelli tradizionali ai più recenti, con valutazioni che riguardano anche la loro compatibilità ambientale. Tuttavia, non è solo il materiale a determinare l’effetto di una superficie ma gli accostamenti e i pattern. Per questo il volume descrive in dettaglio una vasta gamma di esempi di combinazioni.

Carsten Wiewiorra - Anna Tscherch Materials and Finishings Construction and Design Manual DOM publishers, 2019 480 pp, 98 euro ISBN 978-3-86922-726-9


› NUOVI CONTESTI VIRTUALI

VIRTUALITÀ REALE LA SOCIETÀ E DI CONSEGUENZA L’ARCHITETTURA SI RITROVANO OGGI IMMERSE IN UN UNIVERSO DIGITALE. UNA SITUAZIONE INEDITA DOVE UNA SEQUENZA DI SCHERMI INTERVIENE SIA COME INTERFACCIA CHE COME BARRIERA. QUALI SONO LE RICADUTE SULLA QUALITÀ ARCHITETTONICA DEGLI SPAZI?

Carlo Ezechieli

Il Museo di Pitagora a Crotone, una delle prime opere di OBR (foto© Mariela Apollonio).


› NUOVI CONTESTI VIRTUALI

Virtualità reale Viviamo in un mondo dove la quantità, la diffusione e la gestione di dati è ormai di primaria importanza. Un vero e proprio reticolo relazionale capace di creare schemi produttivi e influenzare opinioni. Ma se, volendo riprendere postulati di impronta modernista, l’architettura è anche la traduzione in forma costruita di un sistema complesso di relazioni, qual è l’impatto di questo reticolo immateriale e onnipresente sulla qualità architettonica degli spazi? Era una domanda già presente in testi come City of Bits (1996) di William J. Mitchell, un tempo molto influenti e che oggi, a distanza di anni dall’entusiasmo di quel periodo, possiamo considerare con la giusta maturità. Da un lato vediamo l’architettura, ultima frontiera della fisicità, oscillare tra il ritorno agli schemi tradizionali e il tentativo di interpretare questa nuova condizione. L’ubiquità operativa ad esempio ci consente di svolgere attività che un tempo avvenivano solo nell’ambito di spazi dedicati. Si può lavorare a casa, ascoltare musica in treno, pensare e scrivere articoli sulla panchina del parco. Ma questa condizione, piuttosto che dare origine a forme di espressione compiute, tende prevalentemente a trasformare strutture esistenti, a qualsiasi scala, in contenitori neutrali, versatili e almeno in parte, indifferenti all’utilizzo originario. Fondamentalmente un supporto per gli onnipresenti e giganteschi schermi che – soprattutto nelle società post-industriali, dove l’intervento sull’esistente è inevitabile – facilmente conquistano un primato sull’estetica delle facciate, un tempo il principale medium di rappresentazione. Da un altro punto di vista si pone il tema della produzione di opere di architettura in un contesto dove, malgrado indiscutibili progressi tecnologici, persiste un vero e proprio abisso tra la capacità di generare forme al computer e costruirle veramente. Se il progetto di strutture parametriche di grande complessità – capaci perfino di emulare la bellezza e la funzionalità del mondo naturale – è ormai molto facilitato, la loro realizzazione è tuttora estremamente costosa e quasi impossibile secondo le tecniche costruttive convenzionali. Questo perché le stesse forme generate tramite algoritmi all’interno dei computer hanno probabilmente una sola, credibile possibilità di essere costruite: essere realizzate dalle macchine stesse. Attorno a questi temi, due interviste ad autori in realtà molto diversi tra loro – il premiato studio di architettura italiano OBR e il video artist Maxim Zhestkov – rivelano riflessioni profonde, di grande interesse e potenzialmente dense di sviluppi. Carlo Ezechieli

Dall’alto: Padiglione Terrazza Triennale, sulla copertura del Palazzo dell’Arte di Milano, 20142016 (foto ©Gianluca di Ioia); Ospedale dei Bambini di Parma, 2006-2013 (foto ©Mariela Apollonio); complesso residenziale Milanofiori, 2005-2010 (foto ©Mariela Apollonio).

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LE RAGIONI DELL’ARCHITETTURA Da Genova a Londra a Milano, OBR ha conservato l’iniziale vocazione alla progettazione come gesto collettivo e come libera ricerca sul costruire. Il percorso dello studio in una conversazione con Paolo Brescia di Carlo Ezechieli

Fondato a Genova da due allievi di Renzo Piano, Open Building Research (OBR) nasce come una piattaforma aperta, multidisciplinare e internazionale, rivolta ai temi e soprattutto all’arte del costruire. Ed è proprio quest’ultima che – senza mai deragliare nei confini, spesso sterili, della pura ricerca formale o tecnologica – è sempre rimasta al centro del loro lavoro. Paolo Brescia e Tommaso Principi, i due fondatori, dopo le sedi di Genova e di Londra negli ultimi anni hanno consolidato la propria attività a Milano insediandosi in un luogo luminoso e accogliente di Brera, uno dei quartieri più caratteristici della città. È qui che parliamo con Paolo della loro attività e della loro carriera, ormai quasi ventennale. Brevemente, in cosa consiste il vostro lavoro?

Quando abbiamo fondato OBR, acronimo di Open Building Research, volevamo esprimere qualcosa che sintetizzasse la “libera ricerca sul costruire” e al tempo stesso emanciparci dalla classica impostazione di studio professionale gerarchico. Oggi OBR è un gruppo di venti architetti in cui tutti sono ugualmente coinvolti nel processo progettuale.

Fino a che punto pensi sia compatibile la specializzazione col mantenere una certa autonomia creativa?

L’architettura è poietica, nel senso classico del saper fare. Il tecnico sa il come. L’architetto deve domandarsi anche il perché. Non credo che il progetto sia tanto una questione di problem solving, quanto di saper porre le domande giuste. Quindi come si sviluppa concretamente l’attività?

Abbiamo imparato a coinvolgere chi ne sa più di noi, gli specialisti. Troviamo più interessante ibridare saperi diversi acquisiti facendo cose diverse. Del resto, abitando in ufficio e lavorando a casa, come architetti è meglio mantenere una certa trasversalità. Il design per noi in OBR non è l’obiettivo, ma il risultato. Il progetto non è un fatto individuale, ma una common task. È chiaro che all’inizio non la pensiamo tutti esattamente allo stesso modo, ma in questo modo gli esiti sono superiori alle aspettative iniziali. A distanza di tempo credo che sia proprio il dialogo – soprattutto l’ascolto reciproco – la linfa vitale del processo progettuale. Lavorando insieme stiamo convergendo verso un’idea di architettura come processo collettivo, cooperativo, evolutivo, che si sviluppa mettendosi in

gioco, prendendosi dei rischi, anche compiendo degli errori, ma pur sempre esplorando il futuro. La ricerca è una condizione costante, ha radici antiche. Da quello che dici mi viene in mente una bella frase di Carlo Levi: “Il futuro ha un cuore antico”.

Questo ha ancora più senso se pensi alla condizione contemporanea, in cui è doveroso azzerare il consumo ulteriore di suolo e favorire interventi che rivalutino ciò che abbiamo ricevuto, ovvero al tema del costruire sul costruito. In architettura la verità di un’opera è a partire dal luogo. Nel costruire sul costruito è l’architettura che fa il luogo, diventando una sorta di “memoria di un futuro assoluto”, con una vita propria al di là del tempo, che sopravvive alle sue funzioni. Quella che inseguiamo è un’idea di architettura che sia “già lì da sempre”, che appartiene al nostro tempo ma è come se ci fosse sempre stata, sovrapponendo il presente con il passato e il futuro. Cosa ti ha portato verso l’architettura?

In realtà volevo fare il regista, ma allo stesso tempo non riuscivo a sottrarmi all’infinito piacere di costruire qualsiasi cosa. Inoltre mi piaceva disegnare e nella mia famiglia non c’erano

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› NUOVI CONTESTI VIRTUALI Accanto, due progetti di OBR entrambi vincitori di concorsi di progettazione: il futuro museo Mitoraj a Pietrasanta e il progetto per il Parco Centrale di Prato.

chitettura oggi, intesa come spirito del nostro tempo, come specchio della nostra realtà. Ora, essendo la realtà in continuo mutamento, credo che come architetti siamo chiamati a manifestare questo divenire. Michel Foucault diceva che l’architetto crea dei benefici sociali nel momento in cui avviene la coincidenza tra la volontà “liberatrice” da parte dell’architetto e la reale pratica della libertà da parte delle persone. Non so se cambieremo il mondo, ma credo che con l’architettura possiamo fare qualcosa per migliorarlo. Quali dei vostri progetti ami di più?

architetti, dunque studiare architettura era un modo per trovare la mia strada. Poi ho conosciuto Tommaso, figlio di architetti, con un trascorso nei cortometraggi. Ci siamo completati. Sei cresciuto a Milano ma il vostro primo studio era a Genova, come descrivi quel periodo?

Tommaso e io ci siamo conosciuti lavorando con Renzo Piano a Genova. Entrambi sentivamo l’irrefrenabile desiderio di partecipare ai concorsi di architettura. Così è nata OBR. Abbiamo scelto Genova perché era un “laboratorio urbano”, città portuale, al centro del Mediterraneo, crocevia di culture, ricca di pluralismi, carica di mondo. Abbiamo cominciato come collettivo. Avevamo tutti meno di trent’anni. Lo ricordo come un periodo molto intenso, vivevamo a pane e concorsi e… tanta adrenalina. Com’erano gli inizi di OBR?

A pensarci bene, forse, più che un collettivo, agli inizi eravamo una comune. Partecipando ai concorsi internazionali, OBR attraeva molti [ 50 ]

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ragazzi e ragazze da tutti i continenti, ognuno portava il proprio contribuito. Si era formato un gruppo di amici con percorsi differenti, ma animati dalla stessa visione per l’architettura. Eravamo una piccola comunità, abitavamo tutti nel raggio di cento metri intorno allo studio, in Piazza San Matteo, nel centro storico di Genova. E quando è arrivata Milano?

Milano è arrivata dopo Londra. Londra è stata la nostra seconda sede, da lì lavoravamo in India, Emirati, West Africa, Cina. Poi Milano con l’Expo (e la Brexit). Oggi rappresenta un riferimento. Quali pensi siano i temi fondamentali dell’architettura oggi e forse anche del futuro?

Come dice Paul Virilio, oggi viviamo in un mondo che è diventato un “mondo-città”, all’interno del quale circolano informazioni, messaggi, immagini, cose e persone. Ma è anche vero che la città oggi è sempre più una “città-mondo”, con le proprie differenze etniche, culturali e sociali. È su questo terreno incerto che pensiamo all’ar-

Ogni progetto è un grande sforzo collettivo, che nasce e si sviluppa con esiti differenti. Per poi accorgerti che non ti appartiene più, che vive di vita propria. Comunque, per risponderti, forse i progetti a cui tengo di più sono quelli in corso. In Italia stiamo lavorando prevalentemente sul tema del costruire sul costruito, come per il complesso per uffici di Generali in via Bassi a Milano dove recuperiamo le strutture di un precedente complesso; per il riuso dell’ex ospedale psichiatrico di Genova per CdP ripensato con nuove funzioni aperte alla città; per il comparto stazioni di Varese con un progetto di rigenerazione urbana che riconnette due parti di città separate tra loro; per Prato dove insieme a Michel Desvigne stiamo realizzando il Parco Centrale all’interno delle mura storiche sul sedime dell’ospedale dismesso che sarà presto demolito. In India invece stiamo realizzando il cluster Lehariya a Jaipur con laboratori, uffici e art galleries. In mancanza di una vera e propria industria dell’edilizia in India, la nostra intenzione è dimostrare che è possibile sviluppare un progetto di real estate con un alto grado di sostenibilità sociale mediante la valorizzazione delle maestranze locali, contribuendo in questo modo allo sviluppo del territorio. Lavorando con gli artigiani locali abbiamo cercato una trasposizione dalla piccola scala dell’art-andcraft alla grande scala dell’architettura combinando una progettazione parametrica con la tecnologia costruttiva locale. In questo caso, l’approccio è quello della Multiplicity, intesa come ripetizione (artigianale), e non come moltiplicazione (industriale). L’obiettivo che stiamo perseguendo in India non è un progetto for India, ma by India. Per concludere, cosa credi che manchi di più a questa società?

I social network rivelano il paradosso “sociale” in cui viviamo: siamo tutti digitalmente connessi, ma sconnessi nella realtà. Come architetti, credo che il nostro compito sia quello di ricreare quell’urbanità in cui il rito dello stare insieme sia un rito reale.


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La strada e la piazza al centro Il progetto per l’headquarter Michelin di Nuova Delhi si articola intorno a un ampio percorso interno, spina funzionale del campus e luogo di connessione aperto e protetto Le strade in India sono un’estensione della vita sociale. Questo concetto viene ripreso nel progetto per il nuovo campus alla periferia sud-orientale di Nuova Delhi dove il gruppo Michelin riunirà per la prima volta le funzioni amministrative e i laboratori di ricerca. L’architettura del campus si articola lungo una strada interna. L’entrata principale è disegnata per invitare le persone ad entrare nella Bibendum

plaza, costeggiando il centro espositivo e la caffetteria fino all’atrio di ingresso, che in questo modo viene spinto nel centro del progetto. La strada interna e le corti che ospitano le aree comuni sono caratterizzate da giardini indiani ombreggiati da una grande copertura. La composizione degli spazi prevede all’interno di una maglia strutturale ortogonale di 10x10 metri una diagonale che articola un doppio piano

terra e definisce una graduale progressione dalle aree pubbliche a quelle più controllate e sicure. Spina funzionale del campus, la strada interna riflette anche l’idea di spazio pubblico, teatro del lavorare insieme, luogo di scoperta, creatività e convivialità. La copertura che protegge tutti gli spazi, aperti e chiusi, assume una doppia valenza: ambientale sfruttando l’energia del sole e contribuendo alla regolazione termica degli spazi semi-esterni, e architettonica sfumando il confine fra interno ed esterno. Allo stesso modo, schermi verticali ombreggiano l’edificio e favoriscono le visuali dall’interno verso il paesaggio esterno, preservando – come nel tipico Jali indiano – la privacy richiesta dalle attività svolte nei laboratori di ricerca.

Località Gurgaon, Nuova Delhi Committente Gruppo Michelin Progetto architettonico OBR (Paolo Brescia,Tommaso Nello spaccato assonometrico, lo schema della strategia ambientale nel progetto del Campus Michelin. Sopra il titolo, vista dalla Bibendum plaza (disegni e render courtesy OBR).

Principi, Ipsita Mahajan (project coordinator), Elisa Siffredi, Andrea Casetto, Edoardo Allievi, Francesco Cascella, Teresa Corbin, Iris Gramegna, Emma Greer, Gayatri Joshi, Giulio Lanzidei, Maria Lezhnina, Giulia Negri, Cecilia Pastore, Enrico Pinto, Carlotta Poggiaroni, Stella Porta, Ludovic Tiollier)

Gruppo di progettazione OBR, Buro Happold, Masters, Michel Desvigne Paysagiste, MIC Mobility in Chain, Human Project, Currie and Brown, Perfact Solution Superficie lotto 55.000 mq, edificata 32.000 mq Cronologia 2014 concorso (progetto vincitore)

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Elogio della continuità Alla riscoperta del progetto del Museo Pitagora di Crotone Il Museo di Pitagora nasce da un concorso internazionale di idee indetto dal Comune di Crotone e reso possibile grazie a fondi della Comunità Europea. Nonostante il Museo sia l’opera più nota e celebrata, il tema del concorso era in realtà indirizzato alla sistemazione di un parco, il Parco Pignera, posto in un contesto collinare al margine sud-est della città. L’idea e il programma del Comune si sviluppava su due fronti: definire un parco tematico dedicato alla figura di Pitagora, che 2.500 anni fa a Crotone fondò

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la Scuola Pitagorica, una pietra miliare della cultura dell’occidente; e dotare di servizi e connessioni un’area urbana in via di consolidamento. In questo contesto è un caso del tutto singolare che un padiglione, inizialmente proposto quale “complemento edificato” nell’ambito del più esteso disegno del parco, non solo abbia trovato realizzazione, ma sia infine emerso quale opera principale dell’intero programma. Una circostanza senza dubbio fortunata in una nazione dove i progetti risultanti da

concorsi pubblici, malgrado gli onori e l’entusiasmo iniziali, spesso non vengono realizzati o qualora prendano avvio, si ritrovano ad attraversare le innumerevoli vicissitudini legate a impossibilità decisionali, a fondi a malapena sufficienti e ad una burocrazia sempre più infernale. Grazie a una grande idea di progetto e a un insieme di condizioni favorevoli, si è invece realizzata un’opera originale: un nuovo paesaggio radicato morfologicamente al suolo attraverso la continuità della copertura con l’orografia esistente.


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Località Crotone Committente Comune di Crotone Progetto architettonico OBR (Paolo Brescia,

Tommaso Principi, Antonio Bergamasco, Giulia Carravieri, Dahlia De Macina, Chiara Farinea, Manuel Lodi, Paola Pilotto, Gabriele Pisani, Gabriele Pitacco, Giulio Pons, Michele Renzini, Paolo Salami, Onur Teke, Massimo Torre, Francesco Vinci)

Gruppo di progettazione OBR, Erika Skabar,

Favero & Milan Ingegneria, Claudia Lamonarca, Giuseppe Monizzi, Giovanni Panizon, SISSA, Alessandro Bonaventura

Cronologia 2003-2011

Con una sola grande vetrata il foyer si affaccia a cannocchiale sulla città. Sotto, uno degli spazi interni (foto ©Mariela Apollonio).

In modo coerente con il nome dello studio, Il Museo di Pitagora è una vera e propria architettura aperta. L’accesso alla struttura museale avviene sia dal livello inferiore, salendo dalla città, sia dal livello di copertura scendendo da monte. Una sola, grande apertura, posta in corrispondenza degli spazi del foyer e della caffetteria, interviene anch’essa favorendo la continuità del rapporto visuale con il paesaggio esterno. Come pure, all’interno, una “promenade architecturale a spirale”, gestisce la distribuzione delle funzioni museali (foyer, sale espositive permanenti e temporanee, laboratori didattici, uffici, caffetteria), e accompagna in modo fluido il visitatore fino alla copertura-giardino: un belvedere sul parco e la città e allo stesso tempo un luogo di socializzazione. Il Museo di Pitagora è un sistema ben bilanciato di spazi di connessione e di permanenza ed un elogio della continuità fondata su una grande attenzione nella configurazione dello spazio aperto pubblico.

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Gli orti di Carignano Conformandosi all’orografia del sito, il progetto preliminare per il Nuovo Ospedale Galliera di Genova per la gestione dell’invecchiamento e della fragilità, aggiunge qualità al tessuto urbano con coperture a giardino pensile che ricordano gli antichi orti terrazzati Il progetto preliminare di OBR per il Nuovo Ospedale Galliera integra, mediante un approccio olistico, gli aspetti medico-organizzativi con quelli architettonico-paesaggistici. Per inserirsi armoniosamente nel contesto urbano del quartiere di Carignano, l’intervento si articola in due parti: una semi-ipogea, che ricalca organicamente la dimensione irregolare del lotto, ed una epigea, che riprende la dimensione regolare degli edifici esistenti circostanti e che risponde alle logiche sanitarie contemporanee dell’Ospedale a rete. Più in particolare, la piastra semi ipogea è articolata su quattro livelli (logistica, pronto soccorso, blocco operatorio, ambulatori) ed è caratterizzata da una copertura a giardino pensile che, raccordando le diverse quote altimetriche del lotto (da un livello +25.00 a uno di +38.40 slm), ricorda gli orti urbani che caratterizzavano storicamente l’area di progetto. Al di sopra della piastra sanitaria si artico[ 54 ]

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lano i volumi regolari delle degenze, pensati in un’ottica sia di massima efficienza sanitaria, sia di massima integrazione con il contesto urbano: le dimensioni, le proporzioni e gli allineamenti sono, infatti, definiti a partire dagli edifici esistenti su Via Vannucci e Corso Mentana. Tra la copertura a verde pensile della piastra sanitaria e i volumi delle degenze si sviluppa un piano trasparente e permeabile che ha il vantaggio di alleggerire visivamente i corpi soprastanti della degenza, che “galleggiano” come sospesi sopra il giardino. I visitatori possono fare visita ai degenti attraversando il giardino, senza passare per la piastra sanitaria. Le facciate delle degenze sono caratterizzate da lamelle frangisole verticali che dall’interno garantiscono la privacy verso l’esterno, consentendo al tempo stesso un buon ombreggiamento e un’ottima trasparenza verso il paesaggio. I frangisole

saranno realizzati con sottili elementi in ceramica che conferiscono alla facciata un aspetto “atmosferico”, assumendo i colori delle nuvole, scomponendo i raggi del sole e massimizzando la percezione dei cambiamenti dei fenomeni naturali. Il nuovo giardino si articola tra i due ingressi, quello pubblico a nord-est, in via Alessandro Volta, e quello del Pronto Soccorso a sud-ovest, generando piani inclinati lungo il perimetro del lotto che consentono di allontanare e abbassare visivamente i corpi delle degenze, dei quali si apprezzano solo i tre livelli superiori (in realtà l’edificio è complessivamente composto da sette piani). Si realizza in questo modo un giardino continuo che funge da connessione organica tra ospedale e città. Il progetto definitivo del Nuovo Galliera è stato sviluppato da un diverso gruppo di progettazione, guidato da Politecnica. Il completamento dei lavori è previsto per il 2023.


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Opoporunc orbi esse et am fortiam inpra volus. Olii tus, ne peri patusses iam pon scio in ditum rem et; num, Catis.Natiam inc

Località Genova Committente Ente Ospedaliero Ospedali Galliera Progetto architettonico preliminare OBR (Paolo

Brescia, Tommaso Principi, Andrea Casetto, Michele Renzini, Margherita Menardo, Tamara Akhrameeva, Edoardo Allievi, Paola Berlanda, Sidney Bollag, Francesco Cascella, Gaia Galvagna, Giovanni Glorialanza, Ahmad Hilal, Yari Marongiu, Giulia Callori di Vignale, Elena Lykiardopol, Marta Nowatarska, José Quelhas, Léa Siémons-Jauffret, Elisa Siffredi, Izabela Sobieraj, Panos Tsiamyrtzis, Louise Van Eecke, Kalliopi Vidrou, Paula Vier, Anais Yahubyan, Marianna Volsa)

Alla pagina di sinistra, il corpo degenze visto da via Vannucci; sopra l’ingresso al pronto soccorso in corso Aurelio Saffi e, accanto, la terrazza-giardino a copertura dei livelli interrati (disegni e render courtesy OBR).

Gruppo di progettazione preliminare OBR, Pinearq,

Steam, D’Appolonia, Buro Happold, Gae Engineering

Gruppo di progettazione definitiva Politecnica

Architettura e Ingegneria (capogruppo), Mythos, 3TI, Ingegneria integrata, arch. Burlando

Superficie 26.000 mq (lotto), 54.000 mq (edificata)

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Località Varese Committente Comune di Varese Progetto architettonico OBR

(Paolo Brescia, Tommaso Principi, Gabriele Boretti, Francesco Cascella, Andrea Casetto, Chiara Gibertini, Anna Graglia)

Gruppo di progettazione

Vetro temprato e stratificato extra-chiaro PVB, sp. 6 mm + 3,2 mm + 1,56 mm + 8 mm pendenza 1%

+12.00

OBR, Arcode, Studio Corbellini, Milan Ingegneria, Systematica, Marco Parmigiani

Pannelli in lamiera stirata, RAL 9016, con fissaggio sopra l'ala inferiore della trave HEA 200

Superficie 48.000 mq (lotto) 4.380 mq (edificata)

Colonne in acciaio Ø esterno 200 mm, sp.10mm, RAL 9016, con all'interno pluviale circolare Ø esterno 76mm

Cronologia 2016 concorso (primo

premio) - 2017 (definitivo) - in corso

Proiettore a LED, tipo iGuzzini iRoll 65, Up Down Light, RAL 9016 (o equivalente)

Il pavimento della copertura del mercato è flottante, orizzontale e piano.

+7.00

Collare in acciaio, spessore 10mm, con scuretto inferiore h15mm da p.f., profondità 20mm Terreno vegetale

Quello per il Comparto Stazioni di Varese è un progetto su scala urbana (alla pagina di destra una vista a volo d’uccello dell’area di intervento) che tra le numerose azioni comprende la realizzazione di un padiglione leggero – nel render e nella sezione 1:50 qui accanto – come spazio di attività sociali e culturali della cittadinanza (disegni e render courtesy OBR).

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Specchio a tutta larghezza e tutta altezza (dim.5480x2700mm), con scuretto inferiore h 80mm, realizzato in 4 elementi uguali affiancati a giunto chiuso.

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Griglia in acciaio inox satinato per mandata a elementi lineari orizzontali mandata a filo esterno dei setti in CA 0.35 0.00

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› NUOVI CONTESTI VIRTUALI

Ri-connessioni urbane Risolvendo la cesura tra due parti della città e assolvendo importanti funzioni intermodali il progetto per il Comparto Stazioni di Varese disegna un nuovo ampio spazio pubblico protetto e permeabile come luogo di incontro e socialità aperto a una molteplicità di usi Uno dei progetti per rinnovare Varese nei prossimi decenni è quello del Comparto Stazioni con il quale il Comune ha partecipato, vincendo, al Bando Periferie. Da fine Ottocento in città vi sono due stazioni ferroviarie di testa vicine tra loro, una di FS e l’altra di Ferrovie Nord, ed è in corso il potenziamento della linea ferroviaria che collegherà Lugano al vicino aeroporto della Malpensa, facendo della stazione di Varese un punto di convergenza importante per il trasporto pubblico di una vasta zona. Il progetto di sistemazione dell’intero comparto non si limita a risolvere un problema di intermodalità tra due stazioni ferroviarie, ma ricrea una forte urbanità. Si tratta di una ricucitura che trasforma ciò che prima era un luogo di transito in uno spazio pubblico in cui avere il piacere di stare, un luogo urbano immediatamente connesso alla città. Il progetto disegna un dispositivo urbano

che risolve la cesura prodotta dalle infrastrutture ferroviarie e viarie tra il quartiere di Giubiano e il centro di Varese. Per questo motivo l’approccio è stato quello di partire dai “vuoti”. Per ricercare la qualità dell’intervento OBR ha messo al centro della riflessione una profonda attenzione verso gli spazi aperti e i giardini (tipicamente varesini) da dove si dispiegano vedute inedite e sorprendenti sulla città. Il progetto si configura come una promenade che, evocando la “Varese Città Giardino”, assume il carattere di un giardino continuo. Il sistema dei giardini diventa elemento unificante di creazione di un rinnovato spazio pubblico. La promenade è caratterizzata da una pavimentazione continua composta da moduli di pietra naturale, alberi e aiuole, che orientano i percorsi pedonali lungo i flussi naturali dei passanti tra le funzioni esistenti, creando al

contempo dei buffer vegetali di protezione dalla viabilità. Così disegnata, la promenade caratterizza un luogo super-urbano, in cui riscoprire la voglia di ritrovarsi in pubblico. Dal punto di vista della mobilità il progetto privilegia situazioni di connessione pedonale ottimizzando la sezione stradale viaria a favore di un maggior sedime pedonale, migliorando al contempo l’efficienza del transito e della sosta dei mezzi pubblici e privati. Nuovi spazi pubblici o ad uso pubblico, capaci di fertilizzare il contesto, doneranno nuovo significato all’area e nuovi motivi di frequentazione, di incontro e di scambio, con spazi aperti e permeabili, vissuti e percepiti come propri da parte di tutti. Il Comparto Stazioni sarà punto nodale della vita urbana di Varese, quasi più urbano della città stessa, in cui potrà esserci tutto il pensabile, dove succederà sempre qualcosa, per tutti, all’insegna dell’inclusione e della policultura

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› NUOVI CONTESTI VIRTUALI

Maxim Zhestkov Maxim Zhestkov (1985) è un media artist il cui lavoro si concentra sull’influenza dei media digitali sulle arti visive. Cresciuto a Ul’janovsk, la città sul Volga che diede i natali a Lenin, e affascinato fin da bambino dall’arte, dalla fisica e dai computer, Maxim ha condotto studi in campo architettonico e artistico. Nel 2015 fonda, con alcuni colleghi, Zhestkov Studio col quale esplora nuovi orizzonti nell’ambito di progetti artistici e spettacoli dal vivo. Molti i commercial prodotti per brand internazionali come Adobe, Google, Microsoft, Samsung, LG, PlayStation, Nike, Under Armour, Jimmy Choo.

https://zhestkov.studio

PARTICELLE ELEMENTARI

Maxim Zhestkov, sopra, Optics. In basso a destra, Supernova.

Sviluppa progetti di comunicazione in equilibrio tra reale e virtuale per i più importanti gruppi del mondo. Il media artist russo Maxim Zhestkov ci parla del suo lavoro in equilibrio tra natura, materia e fisica di Carlo Ezechieli

Come un tormentone dell’estate, le opere di Maxim Zhestkov entrano dentro. Non solo i video, ma anche la musica che li accompagna e che compone lui stesso: un originale incrocio tra Massive Attack, Radiohead, Olivier Messiaen e qualche altra indecifrabile influenza. Non solo media artist ma autore poliedrico, molto riferito all’architettura e alla scienza. I suoi video si svolgono sempre in interni, in ambientazioni quasi museali. Il suo lavoro è stato in mostra in tutto il mondo, dall’Hermitage al Shanghai Modern Art Museum al Massachusetts Institute of Technology. Non male per un ragazzo cresciuto in una piccola città sul Volga. Qual è lo scopo fondamentale del tuo lavoro?

Credo che il mio interesse principale sia comprendere come funziona la natura, come si comportano la materia e la fisica. Come hai iniziato?

Fin da bambino ero molto affascinato dal concetto e dagli studi sulle particelle. Ho studiato architettura ma ben presto mi sono reso conto che era una disciplina troppo tecnica per me e, per molti versi, limitante. Ho pertanto concluso i miei studi come progettista grafico. Quando ho iniziato, nel 2002, lavo[ 58 ]

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ravo con piccole unità elementari, nei limiti delle tecnologie di allora, e su qualche progetto commerciale. A un certo punto ho iniziato a lavorare su un software, chiamato Houdini, sviluppato per gli effetti speciali in stile Hollywood. Non è uno strumento per grafici, né tantomeno per artisti, ma per programmatori, estremamente complesso, ma che mi ha consentito di realizzare simulazioni virtuali non con centinaia, ma con miliardi di piccoli elementi. Ho iniziato a sviluppare progetti e installazioni su incarico di grandi marche che, ad un certo punto, hanno cominciato a chiedermi di tradurre gli stessi concetti in installazioni fisiche. Strano a dirsi ma, nello sconcerto generale, la mia risposta è sempre stata no. Una traduzione di un’opera pensata come videoinstallazione in qualcosa di materiale mi era semplicemente impossibile pensarla, non solo tecnicamente, ma anche concettualmente. Anche se più di recente ho incominciato a ricredermi. Come organizzi i tuoi progetti?

Preferisco non dedicarmi troppo a lungo a un singolo progetto. Cerco di contenerne la durata in non più di tre mesi. Questo mi per-

mette di spaziare in una notevole quantità di territori. Ho aperto uno studio di nome Media.Works dove lavoro con un gruppo di artisti multimediali, architetti, programmatori. Poco tempo fa ho lanciato Zhestkov Studio col quale ho deciso di realizzare installazioni concrete lavorando con particelle vere. Ovviamente, dobbiamo sviluppare tecniche completamente nuove. È una vera sfida. Parlavi prima della tua esplorazione nelle leggi della fisica e della materia, ma come è possibile farlo con strumenti virtuali, per definizione del tutto astratti dalla materia?

In realtà si tratta di ricostruire un modello affidabile, un’emulazione delle forze realmente esistenti. Posso attribuire alle sfere un peso, 25 grammi ad esempio, ma posso anche aggiungere una forza vettoriale che corrisponde a una forza di gravità addizionale, o aggiungere la forza del vento. Sono un vero fanatico di Leonardo Da Vinci, di come abbia cercato di comprendere il funzionamento dei flussi, le loro dinamiche. Probabilmente i miei progetti sono fatti collaborando con la natura, allo scopo di comprendere il comportamento di unità elementari come le particelle, appunto.


› NUOVI CONTESTI VIRTUALI

del Bauhaus sta alla base del mio lavoro, ma è più che altro un punto di partenza per divagare nell’ambito di influenze senza tempo e che riguardano la scienza molto da vicino: le forme di vita, i frattali, le nuvole. E sicuramente la musica. Della quale c’è sempre una trasfigurazione mentale e la corrispondenza ad immagini. Cerco di fare io stesso musica e questa, sicuramente, è una fonte importante di ispirazione. Vuoi dire che tu stesso sei il compositore della musica delle tue installazioni?

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È una musica particolare, originale, molto affascinante e molto adatta alle immagini. Davvero complimenti. E per concludere: qual è il tuo messaggio dal futuro?

Qual è il tuo rapporto con il contesto attuale?

Dato che le leggi della natura sono senza tempo, voglio sfidare il riferimento a un periodo temporale specifico. Credo anzi che un’opera d’arte si debba sviluppare secondo un principio di autonomia. Come del resto Leonardo Da Vinci, più concentrato sulla comprensione dei processi che osservava che non sulle idee del tempo. Anche se negli ultimi anni ho iniziato a riflettere su come potrebbe essere il concetto di un computer nel futuro. Di certo qualcosa di molto differente dalle scatole nere di oggi e profondamente integrato con la realtà che ci circonda. Con questo non intendo la smart home, che è un semplice dispositivo che ti circonda, ma un apparato complesso, uno sciame di elementi, ispirato alle nanoparticelle, un sistema capace di adattare la sua forma.

che un edificio incorpori processi e dinamiche tali che lo rendano capace di adattarsi, di svilupparsi in quanto entità dinamica, al punto da ipotizzare una sua autoricostruzione, per esempio dopo un terremoto. Quali sono le tue fonti principali di ispirazione?

Cerco di non guardare né all’arte né all’architettura. Probabilmente il Modernismo

Cerca di pensare come sarà il mondo tra uno, cinque, cinquanta, cento anni e infine pensa su un orizzonte di cinquemila anni. È un esercizio che espande la mente e che ridimensiona totalmente il ruolo e l’importanza della tecnologia attuale. Invece di pensare alla nuova tecnologia trendy, a oggetti e apparecchi che peraltro cambiano in continuazione, tra cinquemila anni avremo modi di comunicare, di pensare, completamente differenti, forse anche un genere umano trasformato. Basti pensare a quanto sono cambiate radicalmente le cose solo negli ultimi cento anni, molte era impossibile perfino immaginarle. Fate questo esercizio per 5 minuti, ogni mattina!

Quanto tempo ci vorrà per colmare il divario attuale tra un’incredibile capacità di generare strutture al computer e costruirle veramente?

Come convertire un mondo totalmente elettronico in uno reale è per me davvero un grande problema. La stampa 3D è sicuramente una buona idea ma, indipendentemente dalle dimensioni, con una stampante di questo genere è possibile realizzare l’equivalente di un singolo frame di un video. Prendendo coscienza di questi limiti ho trovato alcune soluzioni. Il vento, l’acqua e la temperatura ad esempio sono forze dinamiche che danno forma alle cose e corrispondono a principi rintracciabili nel mondo biologico. La questione fondamentale è trovare il modo

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› I PROFILI DI LPP

IN UN NON FACILE CONFRONTO CON LE CONTRADDIZIONI DELLA SUA TERRA, GIOVANNI FIAMINGO FA EMERGERE LA BELLEZZA DELLA SICILIA AGENDO PER SOTTRAZIONE E VALORIZZANDO LO SPAZIO APERTO. ARCHITETTURA E PROGETTO DI PAESAGGIO PONGONO COSÌ RIMEDIO ALLE FERITE PROVOCATE DALL’INCULTURA E DALLA SPECULAZIONE

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› I PROFILI DI LPP

Nuovi architetti italiani

GIOVANNI FIAMINGO Luigi Prestinenza Puglisi

NextBuild, lo studio di progettazione fondato nel 2009 da Giovanni Fiamingo, oggi gestito in partnership con Giovanna Russo, opera in una delle realtà più belle e più difficili della Sicilia: l’area intorno a Milazzo, caratterizzata da un sublime paesaggio in bilico tra l’orizzontalità del mare e la verticalità delle alture che proteggono e recintano la costa. In cui una ineguagliabile natura convive con i ruderi del passato e gli scempi del presente. Orrori questi ultimi verso i quali occorre inventare strategie ad hoc, realistiche, innovative e volta per volta specifiche e quindi tra loro differenti. Il più importante progetto di NextBuild è il recupero di Villa Hera, un abuso tanto pazzesco che non è stato possibile, per le sue dimensioni, pensarne la demoli-

zione. E difatti è stato sanato per poi diventare un gigantesco problema ambientale. Inutile dire che l’area in cui insiste la costruzione è densa di materiali storici e tutelata (?) da vincoli paesaggistici, idrogeologici e di ogni altra natura. La strategia proposta da NextBuild, già sperimentata con altri interventi sia pur di minore dimensione, è duplice. Da un lato cercare di togliere: i rivestimenti e gli elementi costruttivi che stridono con il luogo e che maggiormente fungono da ‘detrattore visivo’. Del resto oggi non è possibile pensare ad alcun progetto di recupero ambientale in cui la sottrazione non giochi un ruolo prevalente o, quanto meno, paritario con la costruzione di nuovi segni. Costruzione che, a sua volta, punta su alcune mosse. La prima e più importante è la abolizione della netta separazione tra interno ed esterno. Che permette di sovvertire l’aspetto chiuso e insolentemente concluso del brutto, dissolvendolo nella natura e nell’ambiente circostante. Un compito facilitato dall’inserimento del verde e da specie vegetali autoctone. Hanno la funzione non solo e non tanto di nascondere (secondo il vecchio precetto di Frank Lloyd Wright che vedeva i rampicanti come la soluzione per nascondere le brutte architetture) quanto di vanificare la preesistente gerarchia degli spazi stimolando l’osservatore ad aprirsi verso direzioni in precedenza trascurate. La seconda mossa consiste nel recupero di materiali naturali appropriati con lo scopo di stabilire una relazione tattile con l’ambiente circostante. La terza, alla quale abbiamo già accennato, è il considerare il paesaggio come parte integrante del progetto architettonico. Potremmo dire con una battuta che il posto migliore da cui non si vede l’abuso edilizio è proprio dal suo interno. E, più seriamente, che a volte le viste potenziali che si possono ricavare da questi manufatti sono così straordinarie da riuscire a conferire senso e

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› I PROFILI DI LPP

Giovanni Fiamingo_Studio NextBuild L’architetto Giovanni Fiamingo (Acireale,1967) nel 2009 fonda lo studio NextBuild, che conduce insieme all’architetto Giovanna Russo (Messina, 1989). Fra i riconoscimenti conseguiti, i primi premi al concorso Scuole Innovative con la riqualificazione di un istituto scolastico a Lentini, 2017; il progetto del quartiere fieristico di Barcellona Pozzo di Gotto del 2012 e la riqualificazione dell’arredo urbano del Comune di Fonte Nuova, Roma, 2007. Socio fondatore di Archinzeb - Associazione nazionale Architetti italiani ad energia zero, fino al 2019 Fiamingo è stato docente a contratto presso le facoltà di Architettura di Reggio Calabria e Siracusa (Sds) e il dipartimento di Ingegneria di Messina. La sua ricerca teorico/progettuale si sofferma sugli aspetti compositivi e disciplinari della dualità edificio-linea di terra, esplorando il complesso rapporto fra architettura e paesaggio con incursioni sui temi della sottrazione, del negativo, del complementare. www.nextbuild.it

significato anche a costruzioni che altrimenti giudicheremmo mostruose. La quarta è la strategia dei percorsi che possono essere ridisegnati, mutando la percezione da statica in dinamica. Se si articola la promenade architecturale con continue aperture, anche il mostro acquista una sua inquietante bellezza. Il recupero è fatto. E l’intero compendio di Villa Hera appare come una cornice connotata da una numerosa costellazione di punti visuali di interesse storico, artistico e naturalistico: il Castello di Milazzo e la grotta del ciclope Polifemo a Sud; il Golfo di Patti e di Milazzo a Est e ad Ovest; il promontorio del Capo, la Baia del Tono e lo scenario delle Isole Eolie a Nord. Una ideale “Mappa del Mito” della Sicilia. L’attenzione di NextBuild per il paesaggio emerge anche in Ground Fold_un progetto di Fattoria didattica e spazi attrezzati a Capo Milazzo. In questo caso l’edificio si allunga sul terreno diventandone parte. Al resto provvedono la struttura e i rivestimenti in legno che dialogano abilmente con la campagna circostante. La costruzione, come racconta Fiamingo, gioca più con l’ombra che con la luce. Siamo in Sicilia e occorre proteggere gli animali dal caldo e dal sole. Motivo per in quale non ha senso una forte prevalenza di parti vetrate. La Nuova Baia, una ristrutturazione sostenibile di uno spazio per la ristorazione a Capo Milazzo, ci mostra come un oggetto precedentemente senza forma possa acquistare vita articolando le funzioni secondo un sistema dinamico di fasce, sottolineate da arredi fissi in legno che ne amplificano le direzionalità. Lo stabilimento balneare Horizon è un’intelligente operazione per rendere fruibile una porzione di spiaggia senza aggredire l’ambiente, lavorando secondo la logica dell’elenco funzionale. Ogni progetto, in ogni luogo, anche il più delicato può essere portatore di qualità e di plusvalore estetico, se il luogo lo si sa bene interpretare e non si ha paura, quando serve, di lavorare per sottrazione. LPP

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Interventi puntuali hanno trasformato un grande abuso edilizio sanato in un’opera in dialogo con lo straordinario ambiente circostante (alle pagine precedenti, la planimetria di Villa Hera).


› I PROFILI DI LPP

Villa Hera La riqualificazione di un imponente abuso edilizio, poi sanato, ha offerto al progetto l’occasione di riflettere sulla fragilità dei paesaggi dell’area mediterranea. Fragilità che il progetto ha risolto con un approccio sottrattivo, composto di interventi mirati di dimensioni ridotte, che hanno permesso di riconsiderare i manufatti esistenti. Siamo nell’area attorno a Milazzo, all’interno di un ambiente straordinario: il castello, il golfo di Patti e quello di Milazzo e le isole Eolie a fare da sfondo. Il progetto ha cercato di ridefinire l’anima delle parti interne degli immobili prolungandone il disegno verso l’esterno e gli spazi di connessione. Il paesaggio ha quindi assunto un ruolo preminente nel processo progettuale. Sul piano delle azioni, NextBuild ha inteso eliminare i detrattori visivi, superare le barriere architettoniche, mettere in sicurezza i percorsi e gli affacci, implementare il verde esistente, rinverdire i suoli, realizzare giardini cromatici e una promenade e riqualificare il belvedere dell’antica torre e gli edifici esistenti. Le grandi aperture del lato sud dell’edificio principale, dove si sviluppa la facciata semicircolare, sono state protette da una pergola bioclimatica che contribuisce a ridurne l’impatto volumetrico. È stato anche riqualificato il pianoro dell’antica torre: il nuovo belvedere è stato amplificato dalla grande copertura circolare, sfruttata per la sua ombra e per essere un luogo privilegiato di osservazione. Un inserimento che è diventato un nuovo landmark e che richiama il leitmotiv progettuale fondato sulla circolarità del paesaggio.

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› I PROFILI DI LPP

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› I PROFILI DI LPP

Nuova Baia

Più che sul costruito, l’intervento di ristrutturazione si fonda sulla sua assenza e invece su una forte integrazione con il paesaggio attraverso la valorizzazione di un uliveto. Su di esso si apre l’edificio, ricondotto alla sua essenzialità, come anche le scelte di arredo confermano.

La ristrutturazione di un vecchio edificio a Capo Milazzo ha offerto l’occasione di un dialogo fra natura e architettura. Si è trattato di un’operazione avvenuta attraverso la contestuale valorizzazione di un uliveto secolare e l’inserimento di oggetti di design. L’intervento ha previsto il ridisegno della facciata dell’edificio, ricondotta alla preesistente ossatura metallica, aprendone lo spazio interno alla via pubblica e al paesaggio. Pochi segni connotano l’intervento: sostanzialmente un sistema di calotte che modella delle cavità orientate verso il paesaggio. Tale sistema ha incorporato mobili, angolo bar, elementi di seduta ricreando un vero e proprio paesaggio interno alla stessa architettura. L’intero arredo è stato disposto trasversalmente, come un fondale che intende rimarcare l’assenza architettonica di un prospetto. La sequenza di tali elementi ha inteso produrre un ritmo cinematografico, una sequenza che raccontasse la traccia di un attraversamento nello spazio: una suggestione futurista che ha fatto riaffiorare alla memoria gli studi scientisti sul movimento di Étienne-Jules Marey. Tale ideale sequenza trova origine nelle flessuosità della seduta lignea posta vicino al muro fontana, si sviluppa nella serie di mobili in legno e pietra lamellare e si conclude nella pacata longitudinalità del bancone bar che unisce interno ed esterno, conducendo nel nuovo giardino. Lo sfondamento laterale verso il nuovo giardino persegue l’obiettivo di un’integrazione ai multipli paesaggi che offre il contesto, organizzando una promenade e definendo delle aree di sosta all’ombra dell’uliveto secolare.

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Fattoria didattica L’area su cui è collocata la fattoria è a margine di un sito di interesse comunitario a Capo Milazzo. Il progetto faceva parte di una più vasta operazione di valorizzazione e riqualificazione degli immobili della proprietà (una Fondazione) con l’obiettivo di ampliare l’offerta educativo-didattica. Metodologicamente, l’intervento si è preoccupato di sottrarre anziché aggiungere. Per tale ragione, i volumi delle stalle sono stati scomposti e riassorbiti sotto il grande piano ligneo ricoperto dal verde pensile che lega indissolubilmente l’insieme ai circostanti piani di verde. La sfida di questo progetto consiste nel dare dignità architettonica a un tema umile per definizione (la stalla), coniugando le logiche additive del costruire (capanna) a quelle sottrattive dello scavo (caverna). Il rapporto con il paesaggio è affidato a una semplice tettoia lignea ricoperta da un tetto giardino, che sollevandosi gradatamente da terra si integra al verde circostante. Il sistema strutturale consta di due tipologie di telaio, che si alternano nello sviluppo longitudinale: una a trave singola, poggiante direttamente sui pilastri, l’altra a trave doppia, che permette di avere delle interruzioni della copertura sul lato sud, atte a favorire l’ingresso di lame di luce nelle stalle. Scavo e costruzione sono stati momenti coincidenti e complementari. Le due scarpate laterali sono state realizzate recuperando la terra dello scavo di fondazione; le gabbionate di contenimento dei piani inclinati sono state riempite riutilizzando lo stesso pietrame del fondo. L’intera struttura è in legno.

Planimetria e pianta dell’intervento. Il rapporto con il paesaggio è affidato a una semplice tettoia lignea ricoperta da un tetto-giardino che si solleva gradatamente da terra.

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Stabilimento Horizon Il progetto dello stabilimento balneare Horizon di Milazzo si ispira idealmente a due esempi del passato, realizzati rispettivamente dall’architetto Filippo Rovigo (Lido di Mortelle a Messina) e da Pierluigi Nervi (Lido di Reggio Calabria). Il progetto mostra come anche una struttura balneare possa aspirare alla concreta costruzione del paesaggio nel più ampio tema del waterfront. La strategia d’intervento perseguita ha mirato alla restituzione di un rinnovato equilibrio fra l’intervento antropico esistente e il paesaggio circostante. Nel rispetto dei caratteri di precarietà previsti dalla normativa, che prescrive l’adozione di materiali e metodologie che consentano la facile rimozione, il progetto ha preferito l’uso di materiali eco-bio-compatibili, anche di tipo innovativo, lignei o similari, limitando la costruzione di opere fisse in cemento alle esigenze tecniche di ancoraggio a terra dei manufatti (e comunque previo utilizzo di soluzioni facilmente amovibili). La struttura è stata quindi realizzata prevalentemente in legno, con esclusione dei dispositivi di ancoraggio a terra realizzati in plinti di cemento e lame di acciaio. I progettisti hanno cercato di esaltare i valori di mediterraneità del contesto di riferimento lavorando con volumi elementari e forme stereometriche che intendono dialogare con l’ambiente.

Ispirato a precedenti illustri, lo stabilimento balneare Horizon “costruisce” un paesaggio mediterraneo affrontando il più ampio tema del waterfront con interventi facilmente reversibili.

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Park Associati Fondato nel 2000 da Filippo Pagliani e Michele Rossi, Park Associati ha sviluppato negli anni un filone importante di attività legato al mondo degli headquarter, tra questi le sedi di Salewa a Bolzano e di Luxottica e Nestlé a Milano. Altra peculiarità dello studio riguarda la cura dei dettagli e la scelta di materiali innovativi come avvenuto per i ristoranti itineranti The Cube e Priceless o per i progetti di retail e degli spazi multifunzionali per il gruppo giapponese Tenoha a Milano, per la boutique di Hermès a Roma e per Brioni. Altra specificità dello studio riguarda la progettazione di forme residenziali alternative, in particolare quelle legate agli alloggi per studenti. Di recente lo studio si è aggiudicato la progettazione del masterplan per la riqualificazione del waterfront di Catania. www.parkassociati.com

Lo spazio commerciale che occupa parte della corte interna, l’edificio nell’insieme e, alla pagina di destra, vista di dettaglio del sopralzo al settimo piano.

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› ARCHIWORKS

CORDUSIO 2.0, MILANO

IL PROGETTO DI PARK ASSOCIATI VALORIZZA UN PALAZZO OTTOCENTESCO CON IL RESTAURO FILOLOGICO DELLE FACCIATE, LA QUALITÀ IMPIANTISTICA CHE PREMIA LE VOLUMETRIE E LO STUDIO DEI PERCORSI CHE NE FANNO UN EDIFICIO APERTO, IN SINTONIA CON LA NUOVA VOCAZIONE SOCIALE E COMMERCIALE DI PIAZZA CORDUSIO

STESSO VOLTO NUOVE FUNZIONI Era la piazza delle banche e delle assicurazioni, prima che queste si trasferissero nella zona dei grattacieli. Oggi, dopo le trasformazioni degli ultimi anni, piazza Cordusio, tra il Duomo e il castello Sforzesco, si sta trasformando in nuovo polo di attrazione sociale e commerciale, tanto che nel 2020, secondo le intenzioni del Comune, diventerà uno spazio pedonale attraversato solo dai binari dei tram. Affacciato su un lato della piazza, l’edificio disegnato ai primi del Novecento da Francesco Bellorini e Ippolito de Strani è stato oggetto di un restyling e di una rifunzionalizzazione per ospitare uffici (ai piani alti) e il primo megastore in Italia di Uniqlo (piani primo, terra e interrato). Il progetto di Park Associati ha ricercato il dialogo tra l’eclettismo neorinascimentale dell’edificio esistente e gli elementi del contemporaneo intro-

dotti per le nuove funzioni. L’intervento si caratterizza per due scelte fondamentali: la realizzazione di un sopralzo e la copertura vetrata di larga parte della corte interna. Soluzioni rese possibili dalla traslazione e dall’aumento delle superfici e dei volumi ottenuto a fronte di una riqualificazione energetica dell’intero edificio. Dal secondo al sesto piano trovano collocazione gli uffici, le cui dimensioni vengono valorizzate dalle ampie superfici vetrate e dalla flessibilità delle piante interne, che consentono ai tenant di disegnare layout su misura. In copertura, al sesto piano, sono stati ricavati nuovi uffici per complessive 50 postazioni di lavoro: il sopralzo è un volume leggero, in vetro opaco. [segue a pag. 72]

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› ARCHIWORKS

VIA CASATI

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Flessibilità: fin dalle prime fasi del progetto lo studio Park Associati ha immaginato per ogni livello diverse possibili soluzioni di layout degli spazi interni. Nei disegni, due piante dello stesso piano/tipo suddiviso tra due ipotetici tenant. In alto, in versione spazio aperto; accanto, con postazioni separate da partizioni mobili. Sotto, due immagini degli uffici. L’utilizzo di sistemi a secco Saint-Gobain Gyproc e Isover, oltre che per le partizioni interne, anche per la placcatura delle pareti perimetrali, ha contribuito in misura sostanziale al miglioramento delle performance energetiche dell’edificio, che di conseguenza, secondo le norme del regolamento edilizio comunale, è stato premiato con una volumetria aggiuntiva.

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› ARCHIWORKS

SAINT-GOBAIN ITALIA GYPROC E ISOVER PER ISOLARE E PROTEGGERE STRUTTURE E MURATURE STORICHE

È motivo di orgoglio per noi l’aver preso parte a questo progetto così importante per Milano, città che ospita la nostra sede. Uno dei nostri principali obiettivi è infatti riqualificare e rivalorizzare l’esistente, sempre nel rispetto della storia e della cultura locale, promuovendo un nuovo modo di costruire, attento alla sostenibilità, al risparmio energetico e all’estetica, con un forte focus sulla sicurezza, sul comfort e sul benessere di chi abita

gli edifici

Gaetano Terrasini AD Saint-Gobain Italia

Nel progetto di rifunzionalizzazione degli ambienti di Cordusio 2 sono stati richiesti divisori interni, contropareti e controsoffitti a secco: componenti adatti negli interventi di recupero degli edifici storici in grado di aumentare le prestazioni termo-acustiche e garantire la corretta protezione antincendio degli ambienti interni. Sono stati scelti i sistemi a secco Saint-Gobain Gyproc e Saint-Gobain Isover per la realizzazione dei divisori interni, per il rivestimento e la placcatura delle murature storiche e delle pareti perimetrali, per i controsoffitti a membrana e per le varie fasce di compensazione presenti nei soffitti. Sono stati utilizzati pannelli isolanti in lana di vetro (Isover Par 4+ e Isover Par Gold 4+) e diversi tipi di lastre (Gyproc Wallboard, Gyproc Hydro, Gyproc Fireline, Gyproc Lisaplac, Gyproc Habito Vapor Activ’Air e Gyproc DuraGyp Activ’Air). Per garantire

la protezione dal fuoco della carpenteria metallica e dei solai in laterocemento e in legno, è stata adottata la soluzione Saint-Gobain Gyproc. Si tratta di un intonaco isolante leggero, Gyproc Igniver, un premiscelato ad applicazione meccanica, a base di gesso e vermiculite, con leganti speciali e additivi specifici, appositamente studiato per la protezione passiva dal fuoco. L’isolante assicura bassa conducibilità termica, aderenza al supporto e classe di fumo F0. Nei solai in legno e in latero cemento Gyproc Igniver viene spruzzato dopo la posa di una rete porta-intonaco.

Saint-Gobain Italia Spa

Via Ettore Romagnoli 6 - 20146 Milano Tel. 02 611151 www.isover.it | www.gyproc.it

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› ARCHIWORKS Accanto, la posizione del volume pentagonale nell’insieme di piazza Cordusio. [da pag. 69]

Le partiture della superficie vetrata, lame di acciaio e fibrocemento, riprendono quelle della facciata. La corte interna dello stabile è stata completamente ridisegnata con l’inserimento di un nuovo volume in vetro: una soluzione che ha aiutato a ridefinire gli spazi interni di Uniqlo ai piani inferiori. In questo modo si è creata totale continuità tra le superfici del negozio e il passaggio coperto, mettendo allo stesso tempo in comunicazione piazza Cordusio con la vicina piazza Affari. I tre piani dello store sono in continuità visiva tra loro grazie a una scala e a un ponte interno situato al primo piano. Rimosse ovunque le partiture che delimitavano gli spazi, creando un anello continuo, flessibile e luminoso, che si snoda tra la corte interna e la facciata esterna. Quest’ultima è stata restaurata in modo filologico: ripulita e tinteggiata in due toni di grigio caldo

A sinistra e sopra, la copertura vetrata della corte interna crea un nuovo spazio a disposizione della funzione retail dei primi piani dell’edificio. A destra l’edificio, eretto nel 1892, e in primo piano il monumento a Giuseppe Parini che domina piazza Cordusio, realizzato da Luca Beltrami e inaugurato nel 1899.

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› ARCHIWORKS CREDITI Località Milano, via Cordusio, 2 Committente Hines Italy Re, Bvk Highstreet

Retail Cordusio, Bvk Highstreet Retail Cordusio Fund

Superficie 1.500 mq Progetto Park Associati Progettazione architettonica Park Associati,

Filippo Pagliani, Michele Rossi, Marco Panzeri (project leader)

Progettazione strutturale F&M Ingegneria Progettazione impianti Tekser Progetto di restauro Architecno Imprese di costruzioni Carron, Tagliabue, Diesse Electra, Maser Group

Certificazione Leed Greenwich Certificazioni energetiche Leed Gold Core & Shell

Tempi 2016-2017 (progetto), 2017-2018 (cantiere), 2019 (completamento)

Vetri AGC Flat Glass Pavimenti e rivestimenti Mirage Lastre in cartongesso Saint-Gobain Gyproc Isolamento Saint-Gobain Isover Climatizzazione Mitsubishi Electric Fotografie Andrea Martiradonna, Mario Frusca, Lorenzo Bartoli per Saint-Gobain Italia

POMPE DI CALORE POLIVALENTI MITSUBISHI ELECTRIC - CLIMAVENETA

MITSUBISHI ELECTRIC Per l’impianto di climatizzazione estiva e invernale di Cordusio 2 si è scelto di affidare la produzione dei fluidi termovettori primari a due pompe di calore polivalenti Mitsubishi Electric a marchio Climaveneta ERACS2-Q SL-CA 2622, a quattro tubi, condensate ad aria. Le unità polivalenti – impiegate per ridurre l’ingombro in pianta, le emissioni sonore e quelle inquinanti – sono equipaggiate con elettropompe di circolazione a bordo a portata variabile, gestite direttamente dall’elettronica di ciascuna unità, e sono in grado di garantire la contemporaneità dei carichi durante tutto l’anno con un considerevole recupero energetico. La scelta delle unità polivalenti ha permesso di massimizzare l’efficienza energetica dell’edificio anche grazie alla presenza del sistema di gestione e ottimizzazione ClimaPro, che consente di monitorare e ottimizzare costantemente il funzionamento dell’intero impianto di climatizzazione, nonché di gestire in anticipo gli interventi di manutenzione.

Mitsubishi Electric Europe

Via Colleoni, 7 - I - 20864 Agrate Brianza MB Tel. +39 039 60531 clima@it.mee.com | it.mitsubishielectric.com

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› ARCHIWORKS

LINEE TESE, COLORI TENUI DELL’INVOLUCRO METALLICO CHE RIFLETTE LA LUCE DELLA CAMPAGNA E GRANDI VETRATURE NEL PROGETTO DI 967 ARCHITETTI ASSOCIATI PER GLI UFFICI ITALIANI DI PETRONAS

UFFICI PETRONAS, VILLASTELLONE

TRASPARENZA E DINAMISMO Vista da Google Maps l’area dove sorge – su un lotto di 80.000 mq – l’insediamento produttivo di Petronas Lubricants Italy è un triangolo che si incunea tra i comuni a sud di Moncalieri, alcune cascine sparse e i terreni coltivati che con le trame regolari dei confini catastali e delle semine hanno ispirato il progetto architettonico del nuovo centro ricerche e uffici della multinazionale di oli lubrificanti, che ha scelto di concentrare qui tutte le attività della filiale italiana. L’architettura del nuovo complesso trae ispirazione da tali trame con linee nette la cui tensione esprime sia la volontà di realizzare un intervento in sintonia con l’ambiente circostante, ripreso anche nei colori dell’involucro metallico che riflette la luce tenue tipica di questa zona di pianura, sia l’identità dinamica e tecnologica di Petronas, attiva, oltre che nel settore industriale, anche nelle competizioni automobilistiche sportive. Il complesso edilizio, che si sviluppa su una superficie complessiva di 17.000 me-

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tri quadrati, si compone di due corpi di fabbrica interconnessi, l’uno con prevalenza di attività ad uso ufficio che occupa un’area di 4.000 metri quadrati, l’altro con attività di tipo prevalentemente industriale. Il comparto a uso terziario, suddiviso su tre livelli, ospita una hall centrale di ingresso, un’area espositiva in grado di accogliere eventi e presentazioni di prodotti, un auditorium con capienza massima di 150 persone, una sala board, due sale training e 97 postazioni di lavoro distribuite tra open space e uffici singoli. L’intero edificio è pensato in ottica di sostenibilità e benessere, e il layout degli interni riflette questo orientamento con pareti divisorie vetrate W80 di Tecno che smaterializzando l’aspetto strutturale garantiscono a chi lavora in azienda luminosità, trasparenza e pulizia visiva. Per le postazioni di lavoro architetti e committente hanno scelto le workstation Clavis, il programma di tavoli ad altezza regolabile di Tecno caratterizzato


› ARCHIWORKS

967 Architetti Associati Fondato nel 1999 da Cesare Chichi e Stefano Maestri, lo studio opera con un team di architetti e designer nei settori dell’architettura e dell’interior design, in Italia e all’estero. Negli anni ha collaborato con aziende private ed enti pubblici, progettando spazi per uffici, laboratori, hotel ed edifici residenziali. Ha realizzato le sedi italiane di Google, Cisco, Amplifon, Accenture, Fc Internazionale, Campari e Wpp. Il portfolio dello studio include progetti di design e di interni per Dieffebi, Dnd, Giussani, Poltrona Frau, Las mobili e Mdf Italia. www.967arch.it

A sinistra due viste esterne del complesso. In questa pagina gli interni. Il layout è realizzato con pareti divisorie vetrate W80 di Tecno. Tavoli di lavoro ad altezza regolabile (foto in basso) del programma Clavis di Tecno per le workstation.

dall’assemblaggio tool-free che garantisce numerose opzioni di flessibilità e personalizzazione: il giunto brevettato e una serie di componenti modulari permettono infatti di scomporre, ricomporre e aggregare facilmente le scrivanie, adattando rapidamente il sistema alle esigenze individuali e alle modifiche organizzative che si rendano necessarie

CREDITI Committente Petronas Lubricants Italy Località Villastellone, Torino Progettazione architettonica 967 Architetti Associati con Broadway Malyan Londra

Progettazione ingegneristica F&M Ingegneria, Gae Engineering

Superficie complessiva17.000 mq Cronologia 2015 - 2018 Pareti divisiorie vetrate Tecno (W80) workstation Tecno sistema Clavis

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› ARCHIWORKS

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› ARCHIWORKS

CON UN PROGETTO DI TRASFORMAZIONE RADICALE MA CAPACE DI CONSERVARE IL CARATTERE DEGLI SPAZI ARTIGIANALI DELLA CITTÀ, A MILANO LO STUDIO FABBRICANOVE CREA UN AMBIENTE CHE OSPITA UN PROGRAMMA INNOVATIVO DELL’UNIVERSITÀ ROMANA LUISS: MANIFATTURA 4.0, FORMAZIONE MANAGERIALE E ACCELERATORE DI IMPRESA

MILANO LUISS HUB

MICROCOSMO FORMATIVO A sinistra, vista di dettaglio della ‘teca’ dotata di gradinate mobili (nella foto piccola sopra) utilizzabili come sedute in caso di eventi. In alto, uno dei due volumi del corpo a L (foto ©Filippo Romano).

Da dieci anni Enzo Fontana e Giovanni Bartolozzi, dello studio fiorentino di Fabbricanove, lavorano assieme. Due lustri dedicati a realizzare progetti di recupero e di rigenerazione urbana in tutta Italia. A Milano confermano questa loro vocazione trasformando un ex deposito merci in un luogo dedicato alla ricerca e alla manifattura digitale 4.0: il Milano Luiss Hub. Il complesso, a pochi passi dalla stazione di Porta Garibaldi, ospita i nuovi spazi dell’università romana destinati a formazione, sviluppo d’impresa e attività creative.

Il fabbricato esistente si sviluppava su un unico piano, articolato in due capannoni disposti a L: nonostante la sua demolizione, i progettisti hanno voluto farlo rivivere come memoria del passato. Attraverso questo e altri segni riemerge la sensibilità di Fontana e Bartolozzi verso il valore della storia e dei suoi edifici. Che si materializza anche nelle capriate: le nuove richiamano infatti quelle originarie, ma al tempo stesso il nuovo registro cromatico le smaterializza attraverso l’uso del bianco. Inoltre, la nuova sagoma dell’edificio ricalca il disegno della pian-

ta originaria e nel progetto sono i colori – il bianco, il grigio e il nero – e i materiali, vetro, acciaio e cemento, che definiscono il linguaggio contemporaneo della nuova struttura, mentre le forme alludono in parte alla preesistenza. Proprio quest’ultima è stata svuotata e poi nuovamente riempita con una serie di volumi disposti in planimetria in maniera libera rispetto allo schema rigido dell’edificio originario. Le due ali principali, insieme alla teca, funzionano in modo indipendente l’una dall’altra e al tempo stesso sono collega-

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› ARCHIWORKS

Fabbricanove

Il planivolumetrico dell’intervento e tre sezioni di progetto. A destra l’acceleratore di start-up e, nella foto piccola al centro, una vista del FabLab. Sotto, un ambiente distributivo (foto ©Filippo Romano).

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Con sede a Firenze, Fabbricanove è uno studio guidato da Enzo Fontana e Giovanni Bartolozzi che opera nei settori dell’urbanistica, dell’architettura e dell’interior design. Nel 2009 ha vinto il concorso internazionale per la riqualificazione del Forte San Pietro di Livorno e il concorso del Cna di Prato e Arezzo per La casa del III Millennio. Tra i più recenti incarichi pubblici la ristrutturazione del complesso di Santa Chiara a Sansepolcro, il restauro del Municipio e Teatro Comunale di Pieve Santo Stefano, l’ampliamento del plesso scolastico di Fivizzano, il piano urbanistico attuativo per la nuova sede della Cmc a Ravenna. Numerose realizzazioni anche nel privato: la riconversione del complesso ricettivo del Collegio Alla Querce di Firenze, l’Auditorium del Banco di Credito Cooperativo di San Cataldo e una cantina vinicola a Baratti. www.fabbricanove.it


› ARCHIWORKS

te tra loro dall’interno. I tre corpi, con le pareti vetrate, stabiliscono un rapporto osmotico con l’ambiente esterno, sia con il verde del giardino sia con lo scenario cittadino grazie a una delimitazione vetrata che sostituisce il muro di recinzione. I tre volumi principali ospitano la Teca, il FabLab, l’Acceleratore di sturt up e l’Education Center. Il primo è un volume leggero, prevalentemente vetrato e con un’altezza di circa quattro metri. Con una superficie di 300 metri quadrati de-

nuncia la sua importanza sollevandosi di circa 70 cm rispetto al piano di calpestio. È destinato a ospitare eventi, laboratori, esposizioni e prodotti realizzati all’interno del FabLab. Il Fablab è il cuore funzionale del nuovo progetto. Si sviluppa su due livelli con una superficie di circa 380 mq e si colloca sull’ala più corta della L. Al piano terra si trova lo spazio per maker, designer e artigiani; è dotato di macchinari, attrezzi e dispositivi per la realiz-

EXENIA

Forma e funzione nel progetto illuminotecnico Alla luce scenografica che accoglie i visitatori nella zona di ingresso, con le lampade Hola sospese a diverse altezze lungo una linea prospettica che segue l’andamento della scala, nell’hub Luiss si aggiunge la luce invisibile dei corpi illuminanti Museo small indirizzati verso il grande soffitto bianco, che mette in risalto i volumi architettonici. I corridoi che tracciano i percorsi dell’intero edificio sono segnati in modo netto e preciso dai fasci puntuali degli incassi LumenAlpha (azienda con sede in UK che come Exenia fa parte del gruppo Lumenpulse) mentre l’illuminazione tecnica nelle aree di lavoro, con i corpi illuminanti Led Runner e Zero, efficienti e non abbaglianti, offre il massimo confort visivo.

Exenia

Via della Chiesa, 38 - 50041 Calenzano FI www.exenia.eu | info@exenia.eu

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› ARCHIWORKS CREDITI Committente L. Lab srl (Luiss Guido Carli,

Italiacamp e Fond. Brodolini) e Comune di Milano

Progetto Fabbricanove Gruppo di progettazione

Giovanni Bartolozzi, Enzo Fontana

Collaboratori

Daniele Capolicchio, Francesco Capriotti

Progettazione strutturale Massimiliano Antonazzo Progettazione impianti Danilo Meloni Cronologia 2016 - 2018 Superficie 3.000 mq (di cui 1.500 mq scoperti) Importo lavori 3,3 milioni di euro Impresa di costruzioni Ecofast Sistema Opere in acciaio Chimismi Srl Pavimenti in resina IPM Italia Corpi illuminanti Exenia Serramenti e cancello Thema Srl Illuminazione esterna iGuzzini Glasses box Neri Glass Pareti manovrabili Oddicini Sistemi di copertura in legno Dirolegno Pareti scorrevoli consentono di riconfigurare come un ambiente unico le tre sale dell’Education Center (foto ©Filippo Romano).

zazione e la prototipazione dei progetti e dei prodotti. Al primo piano insiste il Fablab scolastico con macchine e stampanti per la formazione e la didattica. L’Acceleratore di startup è uno spazio di circa 320 mq situato al primo livello dell’ala più lunga, collocata dietro la Teca. Si tratta di un open space con postazioni di lavoro libere e piccoli uffici delimitati da pareti in vetro. Al piano terra della stessa ala si trova infine l’Education Center, uno spazio di circa 210 metri quadrati dedicato alla formazione. È organizzato su tre sale di circa 65 posti a sedere che, all’occorrenza e con pareti scorrevoli, possono essere configurate in un unico spazio

IPM ITALIA

Trattamento speciale per pavimentazioni cementizie Per far risaltare gli oltre 400 mq di pavimentazione in calcestruzzo del complesso, IPM ha effettuato un trattamento decorativo a base di resina con la tecnologia IPM Aquaperm. Ottenuto con una miscela di prodotti idrodispersi, traspiranti e a bassissime emissioni Voc, il sistema è la soluzione più adatta per consolidare i sottofondi cementizi a scarsa resistenza. Grazie alla loro struttura microporosa possono essere applicati sulla generalità dei supporti, anche in presenza di alti tassi di umidità e controspinte osmotiche, come il calcestruzzo non ancora maturato. Disponibili in una varietà cromatica pressoché infinita, i pavimenti in resina IPM Italia possono rivestire e proteggere superfici preesistenti conferendo resistenza, impermeabilità e azione preventiva antipolvere. L’assenza di fughe garantisce massima igiene, un’ottima resa estetica e una grande praticità d’uso.

IPM Italia

Via delle Industrie, 23 - 20884 Sulbiate MB www.ipmitalia.it | commerciale@ipmitalia.it

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› ARCHITETTURA PER IL RETAIL

RETAIL DESIGN DA SPAZIO DELLE MERCI A RACCONTO: L’EVOLUZIONE DEGLI AMBIENTI COMMERCIALI IN 12 PROGETTI

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› ARCHITETTURA PER IL RETAIL

UNStudio Fondato nel 1988 da Ben van Berkel e Caroline Bos (nella foto), UNStudio è specializzato in architettura, architettura di interni, product design e progetti di infrastrutture e di urbanistica con sedi ad Amsterdam, Shanghai, Hong Kong e Francoforte dove attualmente operano più di 200 professionisti provenienti da 27 Paesi. Attualmente UNStudio è diretto da un team che oltre a Ben van Berkel e Caroline Bos comprende Gerard Loozekoot, Astrid Piber e Hannes Pfau, affiancati da un gruppo coeso di direttori di lunga data e associati. Tra i progetti più noti e premiati lo sviluppo Raffles City Hangzhou in Cina (2008-2017), il masterplan e gli edifici dell’hub trasportistico della stazione di Arnhem (1996-2015), la Casa della Musica di Graz (1998-2008) e il Mercedes-Benz Museum a Stoccarda (2001-2006). www.unstudio.com

Qui e nella pagina precedente la spettacolare facciata in vetro che caratterizza un atelier sartoriale in una via dello shopping di Amsterdam. Si tratta di una facciata evoluta realizzata in prefabbricazione. Nel disegno, dettagli in sezione dei nodi costruttivi (foto ©Eva Bloem, disegni courtesy UNStudio).

CREDITI Località Amsterdam Committente Warenar Real Estate Progetto architettonico UNStudio (Ben van

Berkel, Astrid Piber with Ger Gijzen, Marc Salemink, Sontaya Bluangtook) con Lars van Hoften, Pauline Caubel, Paul Challis, Tiia Vahula

Ingegneria strutturale Brouwer en Kok Ingegnerizzazione facciate Arup Architetto esecutivo Gietermans & Van Dijk Architecten Bv.

Realizzazione facciata Octatube Nederland Bv. Fotografie ©Evabloem [ 82 ]

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› ARCHITETTURA PER IL RETAIL

THE LOOKING GLASS, AMSTERDAM

COME UN TESSUTO TRASPARENTE IL FLUTTUANTE ABITO DI VETRO DI UNSTUDIO DICHIARA IN FACCIATA LA FUNZIONE DI ATELIER DI ABITI SU MISURA IN PIETER CORNELISZ HOOFTSTRAAT, VIA DELLO SHOPPING DI AMSTERDAM

C

ompletato di recente, questo intervento di UNStudio sintetizza al meglio il mestiere dell’architetto, che sa realizzare un incrocio esemplare tra moda e architettura in una riuscita sintesi tra forma e funzione. La ristrutturazione di questa palazzina di tre piani, in una via dello shopping non lontana dal quartiere dei musei di Amsterdam, si basa sulla ricerca di soluzioni costruttive evolute che esprimono con concretezza la creatività di un atelier di sartoria e conferiscono un volto nuovo alla tradizione architettonica locale. Mentre comunicano visivamente l’attività che si svolge all’interno – la creazione di abiti su misura – i tre pannelli di vetro curvato che sembrano fluttuare fino a terra sono un piccolo capolavoro

di prefabbricazione evoluta: cellule realizzate in stabilimento, formate da lastre di vetro laminato low-iron sia curve sia dritte fissate con silicone strutturale a profili in acciaio inox, poi applicate in cantiere a un telaio nascosto in acciaio. Nella sua modernità, la facciata conserva la geometria, gli allineamenti e, in parte, i materiali delle vicine town house, con sezioni di mattoni faccia-a-vista tra una fascia vetrata e l’altra, incollati a sottostanti pannelli di Grc e relativa membrana isolante, che assicurano all’edificio eccellenti performance energetiche. Lo spazio dell’atelier occupa il piano terra; ai due piani superiori UNStudio ha realizzato anche l’architettura di interni di un appartamento su due livelli

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› ARCHITETTURA PER IL RETAIL

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› ARCHITETTURA PER IL RETAIL

FLAGHSIP MAX MARA, FIRENZE

PROSPETTIVA SUL TEMPO NEL PROGETTO DI DUCCIO GRASSI PER MAX MARA A FIRENZE IL DISEGNO PUNTUALE DEI DETTAGLI E UN LAYOUT APERTO VALORIZZA GLI AMBIENTI STORICI E TRE SECOLI DI APPARATI DECORATIVI

Un’insegna leggera e poche linee di luce sottolineano gli archi dell’architettura. Sopra, lo spazio centrale con le tre librerie restaurate (foto ©Giulio Boem).

Residenza di un cardinale nel ‘500, l’edificio che ospita gli spazi MaxMara in via Tornabuoni a Firenze venne parzialmente modificato nell’800 in stile neo rinascimentale. Il recupero e restauro degli spazi destinati alla nuova funzione commerciale – che in precedenza ospitavano una libreria frequentata soprattutto dalla comunità anglosassone della città – è il risultato di un complesso intervento riguardante la parte architettonica, gli arredi e il recupero di apparati decorativi di grande interesse risalenti ai secoli XVI e XVIII. All’esterno il progetto si limita a inserire delicate insegne nere che con poche linee di luce sottolineano i grandi archi cin-

quecenteschi della facciata tradizionale fiorentina in bugnato, mentre all’interno il disegno puntuale dei dettagli sottolinea le caratteristiche uniche – e tutelate – dello spazio. Della vecchia libreria storica rimangono tre alte scaffalature in legno che dominano la stanza centrale, un salone a doppio volume con soprastante volta a botte. Le librerie sono state sottoposte a un generale restauro manutentivo ad opera del laboratorio di Andrea Fedeli di Firenze e trasformate in eleganti pareti accessori, arricchite da preziosi dettagli in vetro e ottone. Le loro proporzioni vengono riprese da ampie strutture che coronano l’ingresso, disposte in modo

da formare un cannocchiale prospettico che indirizza lo sguardo senza appesantire l’ambiente, che risulta comunque chiaro e dominato dalle tinte tenui delle decorazioni murarie. Anche il cash desk segue questo principio di integrazione: un grande blocco in acciaio DeLabré di De Castelli si posiziona davanti ad un affresco trompel’oeil rinascimentale, senza occluderne la vista. Di fronte alla cassa, nella parte più antica dell’edificio, ampie scale conducono al piano superiore, che interessa solo la parte ottocentesca del fronte strada e un piccolo locale soprastante la zona cassa. Lo spazio del primo piano è concluso da volte a crociera sempre ri-

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› ARCHITETTURA PER IL RETAIL

A destra, il blocco monolitico del banco cassa in acciaio DeLabré di De Castelli domina un ambiente caratterizzato da un ciclo pittorico risalente al XVI secolo, con un trompe l’oeil a imitazione di un gazebo esterno. Sotto, una vista generale dell’interno e, alla pagina di destra, gli espositori degli accessori e le strutture delle librerie storiche, conservate per trasformarle in espositori (foto ©Giulio Boem).

Duccio Grassi Architects Si laurea in ingegneria civile a Bologna dove alle conoscenze in campo architettonico unisce un ricco bagaglio di competenze strutturali e tecniche che gli permette di crescere anche come designer creativo. È innata la sua sensibilità per l’estetica degli oggetti, delle forme e dei materiali – il padre Tonino realizzava sculture in bronzo – con una propensione sapiente alla composizione di superfici, volumi e piani prospettici. Nel 1983 fonda a Reggio Emilia, città dove è nato, Duccio Grassi Architects, studio di architettura e interior design con sede anche a Milano oggi considerato una realtà di riferimento nell’ambito del retail design internazionale. Il suo lavoro ha generato eccellenze testimoniate da un rapporto di lavoro di oltre tre decenni con il gruppo MaxMara, che prosegue ancor oggi con i progetti dei negozi monomarca del gruppo nel mondo. Numerose le collaborazioni con altri brand, tra i quali Zara, Ray Ban, Canali, Guess by Marciano e Street One. www.ducciograssiarchitects.com

Vista assonometrica dell’edificio (courtesy Bdr bureau) e una foto del complesso (foto ©Simone Bossi). Nella pagina a destra, dettaglio di facciata in scala 1:20 e l’ambiente della biblioteca, aperto al pubblico (courtesy Bdr bureau).

CREDITI Località Firenze, via de’ Tornabuoni Committente Maxima Progetto Duccio Grassi Architects Superficie 500 mq Anno ottobre 2014 Restauro architettonico Mauro Severi Restauro affreschi Andrea Fedeli e Mauro Fedeli

Consulenza illuminotecnica Viabizzuno

(collaboratori Malcol Fedrigo, Susanna Mazzoni)

Consulenza generale Ufficio tecnico Maxima,

VM Factory (merchandising), Gruppo MaxMara

General contractor Tecton Progettazione impianti Studio Termotecnici

Associati, electric engineering Cavazzoni Ass.

Arredi funzionali Arredo 91, De Castelli Fornitori Viabizzuno (luci); Nord Resine e

Kibea (pavimenti); Kvadrat (tessuti); B&B Italia, Redaelli, Agape casa, Classicon (arredi d’ambiente); Golran (tappeti); Refin (ceramiche); Flaminia e Rapsel (arredobagno)

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› ARCHITETTURA PER IL RETAIL

salenti al momento della ricostruzione ottocentesca della parte del nuovo palazzo Tornabuoni, Corsi-Salviati. Un nuovo pavimento in terrazzo si pone armoniosamente in linea con la soglia e i gradini in pietra Serena esistenti, e corpi lineari in metallo nero illuminano l’ambiente in modo ottimale rispettando l’integrità delle decorazioni murarie. In definitiva si tratta di un intervento esemplare nell’integrazione di nuovo e antico: un progetto su misura realizzato in sintonia con il luogo e nel quale la disposizione degli oggetti in pianta, pur funzionale alla destinazione d’uso, mette in risalto gli spazi dell’architettura esistente

DE CASTELLI

Acciaio e ottone DeLabré per l’allestimento Appenderie, espositori, teche e specchiere del negozio di Firenze sono stati realizzati da De Castelli, azienda che ha trasferito in processi tipicamente industriali la maestria artigianale di quattro generazioni di fabbri esperti nel trattamento dei metalli. Nasce così la finitura DeLabré dell’acciaio inox e dell’ottone scelti da Duccio Grassi per l’allestimento del negozio di Firenze: un’ossidazione naturale che conferisce al metallo particolari effetti cromatici di volta in volta diversi, così che ogni pezzo è un’opera unica non solo per forme e dimensioni, realizzate su misura, ma anche per le tonalità delle ossidazioni del materiale. In particolare, il fronte del bancone è in acciaio inox DeLabré b di tonalità omogenea sui toni del marrone, come le specchiere. Ottone DeLabré per le appenderie (foto a fianco) e le teche per gli accessori; i due metalli insieme, con la medesima lavorazione, per gli espositori.

De Castelli Srl

Via delle Industrie, 10 31035 Crocetta del Montello TV Tel. 0423 638218 info@decastelli.com | www.decastelli.com

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› ARCHITETTURA PER IL RETAIL

LO STILE DI

PATRICIA UN’ELEGANZA INNATA NEI MOOD, NELLA SCELTA DI COLORI E MATERIALI E NELLA FRESCHEZZA CON CUI INTERPRETA IL RIGORE DELL’EREDITÀ MILANESE CHE HA CONDIVISO IN ANNI DI CARRIERA. QUATTRO PROGETTI DI RETAIL INTERIOR DESIGN CHE ESPRIMONO L’EMPATIA E L’ENERGIA VITALE DI PATRICIA URQUIOLA foto ©Massimiliano Sticca

SHOWROOM DI CASSINA IN VIA DURINI, MILANO Patricia Urquiola Laureata nel 1989 al Politecnico di Milano con Achille Castiglioni, Patricia Urquiola (Oviedo, 1961) apre il proprio studio a Milano nel 2001 dopo una lunga collaborazione con Maddalena De Padova, Vico Magistretti e Piero Lissoni. Al suo attivo un elenco sterminato di progetti di architettura e di product design, e un’altrettanto lunga lista di premi, tra i quali la Medalla de Oro al Mérito en las Bellas Artes del Governo Spagnolo e l’Ordine di Isabella la Cattolica consegnatole dal re Juan Carlos I. Tra i suoi progetti più recenti il Museo del Gioiello di Vicenza, il Mandarin Oriental di Barcellona, l’Hotel Das Stue a Berlino, la spa del Four Seasons di Milano, le torri per uffici di Marienturm e Marienforum a Francoforte, progetti retail e allestimenti per Bmw, Cassina (di cui dal 2015 è direttore creativo), Ferragamo, Flos, Missoni, Molteni, Officine Panerai, H&M, Santoni. www.patriciaurquiola.com

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Ambienti articolati

Inaugurato più di cinquant’anni fa, a riprova della lungimiranza delle aziende del design di quegli anni, su progetto di Mario Bellini, lo spazio espositivo di Cassina in via Durini di recente è stato completamente riqualificato da Patricia Urquiola con un progetto complesso, che ha coinvolto sia il mood degli ambienti, ora ispirato all’InStore Philosophy 4.0 dell’azienda di Meda, di cui Urquiola è art director, sia aspetti prettamente architettonici e strutturali per estendere gli spazi adeguandoli a nuove esigenze d’uso, mettendoli anche in diretto collegamento (sopraelevato) con gli uffici del gruppo Frau, di cui Cassina fa parte. Le vetrine del negozio sono state rinnovate con vetro antiriflesso con cornici nere e la nuova soglia d’ingresso in ferro nero apre

la porta al percorso principale in seminato veneziano che conduce all’interno dello showroom. Diverso dal resto della pavimentazione, fatta di doghe di rovere spazzolato, il percorso funziona come una passerella, guidando il visitatore nello spazio e dirigendone il punto focale verso una parete dipinta di arancione con un logo bianco retroilluminato. Nello spazio centrale del negozio è stata realizzata una scultorea scala elicoidale in ferro verniciato di circa 550 cm di diametro, con gradini ‘a vasca’ in ferro al cui interno è alloggiato il gradino in seminato, che porta al piano superiore nello spazio espositivo denominato “Cupola”, ricavato nella cupola leggermente ribassata, rivestita in lastre di rame pre-ossidato, che storicamente carat-


› ARCHITETTURA PER IL RETAIL

A sinistra, le vetrine dello showroom di via Durini. In quesata pagina due ambienti espositivi. A destra, sedie Back Wing di Patricia Urquiola e tavolo Mexique di Charlotte Perriand (foto ©Stefano De Monte).

terizza il volume dello showroom e che in precedenza era nascosta da un controsoffitto. Giunti nel nuovo ambiente, altri tre gradoni rivestiti in parquet portano alla quota della terrazza degli uffici alla quale si può accedere uscendo dalla cupola, dalla quale sono stati rimossi due ‘spicchi’, sostituiti da un’ampia vetrata. All’interno la cupola è rivestita di un materiale fonoassorbente che alla vista appare come intonachino e al centro si trova un lucernario che salendo appare come un oculo sul cielo. L’illuminazione della cupola è affidata a una striscia led alloggiata alla base della lanterna, a un binario calandrato pendinato e a lampade lineari poste al piede. L’esterno, invece, è rivestito in lastre di rame aggraffate e patinate in verde. All’ingresso esterno della cupola un camminamento in pietra di ceppo di Grè affiancato da un giardino di graminacee porta a una terrazza rivestita con tavole di legno composito dalla quale si può accedere direttamente agli uffici del gruppo Frau situati al primo piano del vicino edificio. Un ulteriore intervento ha infine riguardato parte del seminterrato, ora collegato allo showroom esistente da una nuova scala in ferro e legno, con uno specchio nebbioso sul retro che riflette le scale e le colonne originali in granito al piano superiore.

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› ARCHITETTURA PER IL RETAIL

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Fondata nel 2001, la società di ingegneria e architettura con sede principale a Milano ha realizzato oltre 700 progetti in Italia e all’estero, caratterizzandosi per l’approccio integrato alla progettazione, prerogativa in particolare di SCE Project Italia, mentre la sezione Usa è specializzata nel project management, accompagnando clienti e investitori nell’affrontare il complesso iter di sviluppo progettuale in Italia. Progettazione dettagliata e ristrutturazioni strutturali sono invece le peculiarità di SCE Project Asia, apprezzata per l’esperienza e la cultura italiane nel restauro del patrimonio architettonico. Presente a Roma, Los Angeles, Singapore e Ho Chi Minh City, negli anni SCE Project ha lavorato al fianco dei migliori architetti del mondo. www.sceproject.it

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SCE Project

Pianta della cupola e sezione dell’edificio di via Durini a Milano che ospita lo showroom Cassina. A sinistra due immagini a cantiere in corso (courtesy SCE Project).

Intervenire sull’esistente La progettazione integrata e la direzione lavori della ristrutturazione dello showroom Cassina di Via Durini sono state curate da SCE Project. L’intervento ha riguardato la cupola, con l’apertura di uno ‘spicchio’ della copertura esistente (che ha comportato il rinforzo flessionale – membranale e radiale – degli elementi in c.a.), il rifacimento del soppalco interno e lo sviluppo al centro dell’ambiente della nuova scala elicoidale autoportante con cosciali strutturali metallici. Il soppalco è stato realizzato in carpenteria metallica con getto di completamento su lamiera grecata: il comportamento è bidirezionale con due travi principali HEA650 di luce 16m in ciascuna direzione appoggiate su otto pilastri perimetrali, [ 90 ]

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rinforzati e svincolati dal punto di vista dei carichi orizzontali dal nuovo solaio, che risulta vincolato orizzontalmente alla trave di bodo della cupola soprastante. Collegata al soppalco in carpenteria metallica e al solaio del piano inferiore, la scala elicoidale, realizzata con cosciali portanti in acciaio, poggia su fondazioni dirette tipo a plinto, le cui dimensioni in pianta sono state calcolate al fine di mantenere le pressioni trasferite al terreno, in condizioni di normale esercizio, inferiori a 1 kg/cmq. Da ultimo, SCE Project ha curato anche la rifunzionalizzazione dei locali interrati mediante contro-pareti in cartongesso, nuove partizioni interne e l’adeguamento degli impianti elettrici e meccanici.


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La scala elicoidale in ferro diventa l’elemento centrale dello showroom. Accanto l’arrivo nell’ambiente della cupola, che è stata aperta sulla terrazza (foto piccola a sinistra) e da cui si possono raggiungere gli uffici del gruppo, al primo piano del vicino edificio (foto ©Stefano De Monte e courtesy SCE Project).

CREDITI Località Milano, via Durini 16 Committente Cassina, Gruppo Poltrona Frau Progetto architettonico Patricia Urquiola Progettazione integrata SCE Project (progettazione architettonica, strutturale, impiantistica), Manuela Fantini, Marco Tommaseo, Laura Sarchi, Michele Polizi

General contractor Arved e WIP Direttore di progetto Marco Tommaseo Superficie 1.300 mq (3 livelli, 5 vetrine) Tempi Dicembre 2016 (inizio) - Aprile 2017 (fine) Fornitori Nemo (luci); Listone Giordano (parquet); KME (rivestimento rame cupola); Vetreria Re (vetrata ingresso e vetri fissi)

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› ARCHITETTURA PER IL RETAIL AL CENTRO DEL PROGETTO DI PATRICIA URQUIOLA PER IL BRAND INTERNAZIONALE INTERATTIVITÀ SPERIMENTAZIONE E GIOCO. COSÌ L’INTERIOR DESIGN REINVENTA L’ESPERIENZA D’ACQUISTO

Swarovski Crystal Studio Il nuovo concept store di Swarovski ruota attorno all’idea del Crystal Studio con un ambiente dinamico e creativo, un’esperienza interattiva e social in cui i clienti possono sperimentare e divertirsi. Idea che Patricia Urquiola ha trasformato in realtà con un linguaggio di design fresco e vivace. Il cuore dell’esperienza è lo Sparkle Bar, una postazione coinvolgente dove i clienti possono dedicare tempo a scoprire nuovi prodotti, creare nuovi look, pubblicarli istantaneamente sui loro profili Instagram ed esplorare virtualmente le parure.

Touch point digitali interattivi puntano a migliorare il processo di acquisto e a creare uno spazio accogliente. Gli interni del negozio sono caratterizzati da effetti bi- e tridimensionali, in cui i materiali svolgono un ruolo cruciale: un contrasto tra colori vivaci ed elementi tattili. L’iconico colore blu, omaggio a Swarovski, è evidente nel design dell’intero negozio. Sul pavimento piastrellato in porcellana grigia gli espositori si presentano come vetrine aperte e modulari, definite da una rete metallica in una raffinata tonalità oro rosa.

Missoni Firenze NELLA BOUTIQUE FIORENTINA LAMIERE PERFORATE ALLE PARETI, UN GRANDE SPECCHIO ROSA SATINATO, FINITURE IN RESINA DI COLORE GRIGIO NEUTRO E APPENDIABITI IN RAME

La boutique di Firenze, terzo monomarca di Missoni in Italia dopo il flagship store di Milano nel 2013 e la boutique di Venezia, entrambi progettati da Patricia Urquiola, si distingue per l’atmosfera che la designer ha saputo creare attraverso l’impiego, su alcune pareti, di una resina di colore grigio neutro capace di esaltare i colori delle collezioni esposte. Il negozio di via Porta Rossa, collocato nel cuore dello shopping di lusso della città, si sviluppa su una superficie di 103 metri quadrati ed è stato ultimato nel 2016. Lo store è organizzato su tre sale. Lo spazio principale è caratterizzato dalla presenza di un grande specchio rosa satinato e, alle pareti, di lamiere a tutt’altezza perforate e piegate color champagne. Un controsoffitto ribassato con finitura in resina distingue l’area della cassa, alle cui spalle è installato un monitor incassato in uno specchio di colore rosa satinato. In tutta la boutique i sistemi di sospensione appendiabiti sono in rame. Le vetrine e un interno del punto vendita Missoni di Firenze.

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PATRICIA URQUIOLA RIDISEGNA LO SHOWROOM HAWORTH DI NEW YORK: AMBIENTI ARTICOLATI COME GLI SPAZI DI UN UFFICIO CONTEMPORANEO

HAWORTH SHOWROOM, NEW YORK CITY

Loft metropolitano

Tutte le foto ©Adrian Gaut, courtesy Haworth

Lo showroom di Haworth, al 125 di Park Avenue a New York, riflette la cultura dell’azienda che dal 1948 produce mobili per ufficio e, soprattutto, rispecchia il modo di interpretare gli spazi lavorativi odierni. Il salto di altezza, dal tunnel di ingresso agli ampi ambienti espositivi, trasmette immediatamente una sensazione di apertura e al contempo crea un senso di collegamento tra gli ambienti – e le soluzioni che vi sono esposte – e la città vista attraverso le grandi finestrature. Non piccolo – la superficie complessiva è di 1.600 metri quadrati – lo spazio appare in questo modo ancora più vasto. Elementi centrali dello showroom sono

i due spazi del DRC, hub creativo e vivace dove sperimentare abbinamenti di materiali e tessuti proposti dall’azienda per creare un proprio specifico progetto di ufficio, e del Cafè, che sia qui sia nella logica contemporanea del lavoro collaborativo è luogo di incontro e di condivisione di percorsi e di idee. In tutto lo spazio, oltre alle numerose collezioni è rappresentata, con un’ampia varietà di postazioni di lavoro individuali e collettive, l’identità del brand Haworth. Ultimato nel dicembre 2018, il progetto di ristrutturazione di Patricia Urquiola è stato seguito in loco da Gmb, leader architect Adam Clark.

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› ARCHITETTURA PER IL RETAIL

PROGETTARE STORIE Parafrasando McLuhan, nell’epoca dell’omnicanalità il negozio è il messaggio. Ne parliamo con Marco Costanzi, esperto di progetti di fashion retail Al corso di Architettura per la Moda della Fondazione Fashion Research Italy dove insegna, Marco Costanzi porta la sua esperienza trentennale in questo settore. Trent’anni in cui – con l’avvento del digitale – tutto è cambiato. Quanto cambiato, Marco?

Marco Costanzi Architects Dopo la laurea in architettura all’Università di Firenze Marco Costanzi avvia la propria attività professionale, fino al 2005 con Rita Bedeschi e in seguito con lo studio Marco Costanzi Architects a Imola. Nel 2015 apre una seconda sede a Roma per seguire il progetto di riqualificazione del Palazzo della Civiltà Italiana e la sua trasformazione nella sede internazionale di Fendi. Opera prevalentemente nel settore residenziale e del retail, con la progettazione di un largo numero di negozi, showroom, uffici e hotel. Collabora con brand del lusso come Dolce & Gabbana, Fendi, Sergio Rossi, Philippe Model, Elie Saab, Philippe Model. Ha progettato gli interni di due yacht di Perini Navi. Per Fendi, dopo le Châteaux Residences di Miami Beach, sono in fase di progettazione altri complessi residenziali di lusso a Scottsdale e Punta del Este, mentre a Tokyo è in corso il progetto degli interni di una torre residenziale nel quadro dello sviluppo Toranomon Azabudai Project promosso da Mori Building Co. Marco Costanzi ha sviluppato anche progetti di design per Viabizzuno, Fendi Casa e Fendi Cucine. www.marcocostanzi.com

Due immagini del flagship Rimowa di Milano, che Marco Costanzi ha progettato come un luogo industriale ispirato alla città. Zero elementi decorativi, pochi materiali, tra cui il lombardo Ceppo di Grè e un’illuminazione di carattere ‘urbano’ ispirata ai lavori al neon di artisti americani degli anni Sessanta (foto ©Marco Beck Peccoz).

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Dobbiamo fare una premessa. I miei clienti sono brand internazionali del ‘lusso’, che per definizione è il superfluo. Come fai a vendere la sovrabbondanza? Semplice, non la vendi. Sono le persone che si sentono affini alla tua storia, o che in quella storia cercano rassicurazioni, a mettersi in fila per comprarla. Voglio dire che riesco a portare a termine un progetto di high-end retail solo se riesco a comprendere fino in fondo lo stile e la strategia di marketing del committente e a tradurla in uno spazio capace di rifletterla. Lo store come vetrina e assortimento non esiste più da decenni. Oggi la vetrina, ma anche gli spazi interni, devono essere instagrammabili perché la vetrina più importante è quella dei social network. Ti basta guardare due volte a distanza di un’ora la bacheca della tua pagina per capire quanto rapido dev’essere l’aggiornamento dei mood, e quanto però nello stesso tempo deve con-

servare la coerenza della storia che il brand racconta e che lo rende desiderabile. Quindi non è semplicemente la solita faccenda che con internet puoi confrontare i prezzi.

Certo che no, il pubblico si informa sui prezzi ma i social network propongono gusti, stili e tendenze che possono diventare dominanti da un momento all’altro. E forme sempre più evolute di intelligenza artificiale li presentano in modo diverso a pubblici diversi. Gli stili che proponeva la televisione erano rivolti indistintamente a tutti, oggi invece la comunicazione è personale, parla direttamente a te. Come quando cerchi un volo per New York e poi per una settimana, qualsiasi sito visiti, ricevi offerte di voli per New York. L’osservazione dei fenomeni sociali allora diventa essenziale per sviluppare un progetto.

Senza dubbio, ma c’è da dire che tutti i miei clienti hanno uffici studi che si dedicano esclusivamente a questo. Altrimenti un brand come Rimowa, che deve la sua notorietà al rigore e alla solidità tedesca dei bagagli in alluminio corrugato, non avrebbe mai proposto una valigia rossa con il maxi logo bianco di Supreme, inventore dello streetwear di lusso. Ecco, parliamo di Rimowa.


› ARCHITETTURA PER IL RETAIL Dopo l’acquisizione da parte del gruppo Lvmh Rimowa ha trasformato il bagaglio tecnico – le tipiche valigie degli operatori audio e video in trasferta – in un must have che alla solidità associa un forte stile urbano contemporaneo. Ed è questo lo stile che ho ‘trasportato’ nella boutique di via Sant’Andrea: urbano e milanese. Perché l’altra cosa che Alexandre Arnault vuole è che ogni negozio assuma i caratteri della città. E fa bene perché se ci fai caso la stessa persona – tu stesso per esempio – tende a muoversi diversamente secondo il luogo in cui si trova. In totale antitesi con la logica dei franchising, uguali in tutto il mondo, i negozi Rimowa sono sempre differenti. Anche per questo il brand cerca architetti sempre diversi, che possono portare idee nuove per le nuove aperture e i rinnovi. L’illuminazione del negozio è piuttosto fredda.

È un effetto voluto. Per quelle sequenze di neon (in realtà si tratta di Led) mi sono ispirato ai lavori di Robert Irwin e l’effetto è molto urbano, specie ora che tutta l’illuminazione pubblica sta passando ai Led. Ma in generale quello della luce è un problema: le nuove sorgenti sono molto efficaci, fin troppo. Ho sempre dato grande importanza alla luce nel mio lavoro, ma mentre in passato mi servivano potenze maggiori per luci calde, oggi al contrario cerco di togliere potenza per non ‘appiattire’ il lavoro, per permettere ai volumi e ai prodotti di creare profondità e suggestioni con le ombre. Antonio Morlacchi

RIMOWA STORE MILANO

Minimalismo urbano Rimowa ha trasformato la valigia tecnica su cui si basa la propria fama, in alluminio (oggi anche in policarbonato), leggera, impermeabile e da sempre usata da fotografi e videomaker, in un oggetto del desiderio per i nuovi globetrotter urbani. Più che per la vendita – le Rimowa si possono acquistare online – il flagship aperto di recente a Milano, e gli altri della marca, racconta questa storia, con un taglio che di volta in volta riflette il carattere della città in cui si trova ma conservando quell’aspetto ‘tecnico’, di sapore industriale, su cui il brand ha costruito la propria fortuna. Per disporre di diversi punti di vista interpretativi, per ogni apertura l’azienda invita alcune firme a presentare dei concept, e per Milano (e il prossimo di Hong Kong) ha scelto lo studio di Marco Costanzi, che ha

immaginato lo spazio milanese di 80 metri quadrati come un contenitore minimale (una valigia?) in cui colori e materiali sono ridotti al minimo. Lamiere verticali di metallo zincato dalla particolare texture a macchie fanno da fondale ai prodotti, esposti in perfetto ordine, per tipologia e per famiglia, su semplici scaffali. Un pavimento in ceppo di Gré, tipica pietra lombarda, ricorda le facciate della città. Nessuna concessione alla decorazione, fatta eccezione per il progetto della luce che presenta una combinazione tra illuminazione tecnica e decorativa che si ispira ai progetti minimali della generazione di artisti americani degli anni ‘60 come Robert Irwin, con neon a soffitto che riflettono sulle pareti un mix di colori. Un progetto apparentemente semplice ma colto e sofisticato.

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INSIGHT MONOPOLI

Neoclassico contemporaneo ATTENTO ALLA QUALITÀ DELLO SPAZIO PUBBLICO, QUESTO INTERVENTO DI MONOPOLI VALORIZZA UN’ARCHITETTURA DEL LUOGO E SOTTRAE IL CENTRO CITTADINO DALL’OMOLOGAZIONE DELLE INSEGNE COMMERCIALI

Legno, ottone e specchi che riflettono la pavimentazione in seminato che richiama l’antica tecnica del cocciopesto per gli interni a volte di Insight a Monopoli. In alto, la palazzina di fine Ottocento accuratamente ristrutturata (foto ©Mario Antenucci).

Del tutto diverso dall’intervento di Rimowa il progetto sviluppato per il secondo punto vendita – il primo è a Roma – di Insight, insegna multibrand alto-di-gamma. Marco Costanzi è un architetto che non ha timore a confrontarsi con interventi delicati e complessi, come ha dimostrato nell’importante intervento di riqualificazione funzionale del Palazzo della Civiltà Italiana all’Eur, oggi sede degli headquarter di Fendi. La palazzina di fine Ottocento di Monopoli venne edificata con murature portanti in tufo e subì in seguito trasformazioni strutturali, con interventi in cemento armato per il rinforzo delle volte, quando divenne sede di una banca. Mettendo a nudo gli interni, il progetto di ristrutturazione disvela la storia dell’edificio per poi adattare gli ambienti, che si sviluppano su due piani, alle nuove funzioni commerciali con arredi custom,

realizzati con cura da un’impresa artigiana: mensole e appenderie in metallo, vetro e specchio, e vetrine ricavate dalle originarie aperture che fanno da filtro tra l’esterno e l’interno. La pavimentazione in seminato di Laboratorio Morseletto riproduce la texture dell’antica tecnica del cocciopesto con la quale fin dall’antichità si impermeabilizzavano le superfici. Tre i metalli utilizzati: l’ottone, il ferro nero e l’argento, che insieme al legno, al vetro e agli specchi vengono reinterpretati in chiave moderna. Nel progetto l’illuminazione gioca un ruolo fondamentale: all’interno, accogliente e funzionale all’esperienza di acquisto; all’esterno, valorizzando l’edificio ristrutturato con cura e l’intorno cittadino.

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LO STORE LEICA DI PARIGI APERTO NELLA CAPITALE FRANCESE UN NUOVO PUNTO VENDITA LEICA DUE AMBIENTI DALLO STILE MINIMAL, DAI TONI CALDI ED ELEGANTI. PROGETTO DI GARIBALDI ARCHITECTS

Garibaldi Architects È il nuovo brand per l’interior design di Alessia Garibaldi. L’approccio progettale di Garibaldi Architects si contraddistingue per la ricerca creativa e l’originalità nell’armonizzare aspetti strutturali, concettuali e tecnologici. Il rapporto professionale con Leica è iniziato nel 2012 con la realizzazione del primo store a Milano, cui sono seguiti incarichi in altre città tra cui Londra, Istanbul, Porto e Madrid.

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In rue du Cherche-Midi, VII Arrondissment di Parigi, in uno spazio di 60 metri quadrati, recentemente è stato aperto un nuovo Leica Store. Il progetto è di Garibaldi Architects. Lo spazio è costituito da due ambienti consecutivi che affacciano su strada con vetrine in legno modanato in perfetto stile parigino. Gli architetti hanno però immaginato qui un layout differente rispetto allo standard che caratterizza i flagship store Leica nel resto del mondo. Si è pensato cioè di calare lo stile minimal e pulito del brand in un’atmosfera dai toni caldi, con un pavimento in legno di rovere, pareti rivestite in seta grigia ed elementi bronzati. Scelte che hanno reso l’atmosfera intima ed elegante. Nel primo ambiente lo spazio è dominato dal social table di forma ovoidale: quasi

una scultura dalle linee curve rétro, in legno di rovere tinto nero e tortora, che oltre a definire la simmetria dell’ambiente ne determina la spazialità. Lo showcase, disegnato su misura, alterna, sospesi alla parete, espositori a forma di parallelepipedo in vetro e in metallo; nella parte inferiore il mobile espositore delle macchine fotografiche avvicenda pieni in legno e vuoti in vetro: questi elementi creano una parete scenografica incassata in una nicchia illuminata dalla carta da parati di colore bronzo. Sempre nella prima stanza, sul lato opposto, sono collocate fotografie e libri esposti su mensole illuminate. L’accesso al secondo ambiente avviene attraverso un portale impreziosito da una carta da parati di colore oro: si entra così nel cuore dello store caratterizzato da-


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GLI ARREDI Nel nuovo punto vendita Leica di Parigi, Garibaldi Architects ha inserito le eleganti sedute Malmö, CMP Design: sedie e poltrone lounge con scocca in multistrato, struttura e braccioli in massello di frassino. Accostate ai tavolini Inox con base centrale in ghisa sabbiata, copribase e colonna in acciaio inox satinato, lucidato o verniciato, abbinabili a ripiani in diverse dimensioni e finiture. Tutto Pedrali.

A sinistra, decisamente parigina la vetrina del nuovo negozio Leica in rue du Cherche-Midi. Il punto vendita è caratterizzato dal social table ovoidale in legno di rovere, sovrastato dal grande specchio a soffitto. Nella foto in alto il passaggio, rivestito con una wallpaper color oro, che introduce a un ambiente più riservato, allestito con panche color senape. In entrambi gli ambienti pavimento in parquet di rovere e luci a incasso in gole nere che bucano il soffitto (foto ©Xavier Béjot).

gli show case nei colori corporate rosso e nero. Qui un corner living su misura, con un bar anni ‘50 dal bancone cannettato scuro e i dettagli in bronzo, crea una zona privata dove incontrare i clienti e ospitarli su panche in velluto color senape. Per la funzione e i colori utilizzati, questo secondo ambiente ha una natura più intima rispetto al precedente. Entrambi gli ambienti, di altezza contenuta, sono stati valorizzati con luci a incasso inserite in gole nere che bucano il soffitto. Infine, il grande specchio a soffitto sopra il social table all’ingresso del punto vendita, oltre a rappresentare un escamotage illusionistico, rende riconoscibile e identificabile lo store Leica parigino

CREDITI Località Parigi, Rue du Cherche-Midi Committente Leica France Interior design Alessia Garibaldi, Garibaldi

Architects (ha collaborato Luca Paviglianiti)

Superficie commerciale 60 mq Impresa di costruzioni Tramonte Europe Fornitori Erco e Louis Poulsen (luci), Ima (mobili

su misura), Pedrali (sedute e tavolini)

Fotografie Xavier Béjot

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Esteticamente il centro è caratterizzato da motivi grafici stilizzati che si richiamano alle decorazioni Liberty delle vicine terme (foto ©Dario Tettamanzi).

FONTI DEL CORALLO, LIVORNO

STILE LIBERTY RIVISITATO RICONNOTARE GLI AMBIENTI PUBBLICI PER GENERARE UNA MIGLIORE FRUIZIONE DEGLI SPAZI: CON UN RESTYLING ESTETICO E FUNZIONALE LOMBARDINI22 RETAIL ADEGUA IL CENTRO COMMERCIALE AI MUTATI STILI DI VITA E DI ACQUISTO

Un’estetica stilizzata ispirata ai motivi floreali del vicino complesso Liberty delle Terme del Corallo, una delle architetture più significative della zona, segnala l’intervento di restyling di Lombardini22 Retail – eseguito tra il 2018 e il 2019 – del Centro Commerciale che dell’antico centro termale, oggi in disuso, prende il nome. A conferma di una tendenza in atto da diversi anni, il progetto ha riorganizzato gli spazi commerciali riducendo la superficie dell’ipermercato a favore della galleria, in cui sono state inserite nuove unità di medie superfici (circa 5.400 mq di Gla aggiuntiva). La lobby al piano terra è stata adeguata al nuovo concept proposto con l’inserimento di attività commerciali per una funzione più attiva dello spazio. [ 100 ]

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I temi della riqualificazione sono l’accoglienza, il comfort, l’espressività e la domesticità, ottenuti con un miglioramento complessivo della qualità degli spazi, un completo sistema di illuminazione, l’utilizzo di nuovi materiali a partire dalla pavimentazione e dalle doghe metalliche che incorniciano le gallerie. L’aggiornamento complessivo della food court la rende ora più visibile grazie a un collegamento tra il mezzanino, dove è collocata, e il livello sottostante attraverso una grande apertura a solaio, e percettivamente più ricca con un fronte di “casette” la cui grafica richiama il concept di tutto il centro. L’insieme si trasforma in un disegno floreale, con motivi grafici che ricorrono con differenti modalità espressive, su


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L22 Retail L22 Retail è diretta da Adolfo Suarez, architetto e partner di Lombardini22. La mission di questa business unit è generare e mantenere valore per gli spazi commerciali. La visione del processo che accompagna lo sviluppo di un sistema retail in cui competenze architettoniche, sociologiche e semiologiche si incrociano ad aspetti di analisi economica, marketing e comunicazione, commerciale e di sviluppo, rendono L22 Retail uno dei soggetti più accreditati del comparto. Alcuni lavori più di altri hanno rappresentano un riferimento per il settore retail: il restyling del Centro Sarca a Milano, il progetto Relooking di ristrutturazione coordinata di numerosi centri Unicoop di Firenze, il Freccia Rossa a Brescia e il Forum a Palermo. www.l22.it

L’intervento di restyling ha dato più importanza alla food court, situata al piano mezzanino, resa più visibile da un trattamento “a casetta” delle balaustre che ne delimitano lo spazio (foto ©Dario Tettamanzi).

CREDITI tutti gli elementi compositivi, dai pavimenti alle serigrafie che decorano le parti trasprenti fino ai pannelli insonorizzanti, sospesi a soffitto come petali. Funzionale al flusso degli utenti, il restyling rende il complesso commerciale esteticamente piacevole e attraente, un accogliente luogo di incontro e di sosta

Località Livorno, via Graziani Committente IGD Progettazione Aldolfo Suarez, direttore L22 Retail (concept, preliminare, definitivo ed esecutivo, direzione artistica)

Capo progetto Cristian Catania, L22 Senior architect Gianluca Fusari, L22 Superficie 7.300 mq Fine lavori 2019

Il centro commerciale di Livorno dopo l’intervento di restyling: la grafica interna ed esterna si ispira ai petali dell’orchidea presenti sui fregi dell’architettura Liberty del vicino complesso termale da tempo dismesso (foto Dario Tettamanzi).

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TRE LIVELLI DI NEGOZI TRASFORMANO LA GALLERIA COMMERCIALE IN UNA QUINTA URBANA. SOPRA, UNA FOOD COURT PROTETTA DA UNA COPERTURA TRASPARENTE. IL CONCEPT ARCHITETTONICO DI DAVIDE PADOA PER IL CENTRO COMMERCIALE AURA VALLE AURELIA, NEL CENTRO DI ROMA

CENTRO COMMERCIALE AURA VALLE AURELIA, ROMA

IL CARATTERE URBANO DI UN MALL POLIVALENTE

Solo a Roma poteva esistere, vicino alle mura Vaticane, il borghetto della Valle dell’Inferno. Si chiamava così per il fumo che usciva dai camini della Fornace Veschi, che per decenni – finché non vennero soppiantati dal cemento armato – sfornò i mattoni di cui è fatta la città. Dismessa la fornace, l’area è diventata oggetto di un progetto di riqualificazione il cui sviluppo più significativo – su un lotto di 48mila metri quadrati – è il centro commerciale Aura Valle Aurelia. Un centro commerciale sui generis, data la posizione, quasi in centro città, e dunque un progetto che ambisce, per forme, materiali e funzioni rappresentate, ad essere un mall urbano anziché il tipico big box di periferia preceduto da sterminati parcheggi che consumano, impermeabilizzandolo, più suolo del costruito. Aura Valle Aurelia si configura prima di tutto come elemento di ricucitura urbana perché mette in connessione le aree residenziali con le [ 102 ]

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Design International Oggi guidato da Davide Padoa, Design International – fondato a Toronto 55 anni fa – è un pluripremiato studio internazionale con base a Londra e uffici a Milano, Shanghai e Dubai. Considerato uno dei più qualificati studi di progettazione nel campo dell’architettura retail, del tempo libero e dell’ospitalità, lo studio opera attraverso sei divisioni integrate: architettura, masterplanning, interiors, lighting, landscape e graphic design. Tra i centri commerciali sviluppati da Design International Odysseum a Montpellier (2009), Morocco Mall a Casablanca (2011), Nave de Vero a Marghera (2014) e Il Centro di Arese (2016). www.designinternational.com

Ignoc, vivis mum ipse consceperte diusquam sed Catur. Sent, niriore es vid re nicturorum in tam. Num te, cae, oc, unu mus conihil icessimus, omantem vis Maet; et intem hae a neniuscris in suliquo nscriu mentem ursulviris,

CREDITI Località Roma, via di Valle Aurelia Committente Orion Capital Managers Sviluppatore CDS Holding Concept e direzione artistica Davide Padoa, Design International

Progettazione architettonica Cristiano Gemma Progettazione impianti Artelia Italia Progettazione strutturale SCE Project, H&B Holzner&Bertagnolli

Sicurezza e direzione lavori Starching General contractor CDS Holding Facciate Tecnomont Strutture in ferro e carpenteria metallica MAP Legno lamellare Albertani Superficie del lotto 48.000 mq Superficie lorda di pavimento 31.000 mq Superficie commerciale 17.000 mq

Alla pagina di sinistra, in alto la galleria commerciale sulla quale si affacciano i tre livelli dei negozi che si configura, anche nei colori della pavimentazione, come una strada cittadina, e, sotto, la nuova piazza della Fornace, con l’edifiicio che recupera i resti dell’antica Fornace Veschi. In questa pagina, due viste esterne del centro (foto ©Stefano Corso).

stazioni del trasporto pubblico e la nuova Piazza della Fornace, dove quel che resta dell’antica fornace è stato restaurato, a scomputo degli oneri di urbanizzazione, e ora è di proprietà comunale. La funzione connettiva determina il carattere permeabile – aperto/chiuso e facilmente attraversabile – del centro, il cui elemento distintivo è la terrazza dell’ultimo piano, destinata a food court e da cui si gode un’interessante vista sulla città. Interamente realizzata in legno lamellare e vetro, la copertura della terrazza sottolinea la volontà di annullare la separazione tra interno e esterno e di privilegiare il ricorso alla luce naturale, trasformando il cielo in elemento scenografico con i colori e i disegni delle nuvole sempre cangianti. Il mall si sviluppa su quattro livelli, oltre alle due autorimesse interrate per 700 posti auto, con un andamento digradante che segue il dislivello del terreno, favorendo l’accesso da tutti i

livelli e creando quinte cittadine sempre diverse su ogni lato. La galleria commerciale, semiaperta e non climatizzata, sulla quale si affacciano tutti i tre livelli dei negozi, appare come una vera e propria quinta stradale e si conclude in una piazza privata ad uso pubblico. La galleria funge anche da collegamento tra la stazione della metropolitana, l’area residenziale e la Piazza della Fornace. Il tema della strada viene sottolineato anche nella scelta dei materiali degli interni: per le pavimentazioni è stato scelto un grès effetto pietra, che richiama il lastricato stradale e che, giocando sui sistemi di posa e sulle diverse tonalità dal bianco al grigio scuro, crea un pattern che ricorda le strade di Roma. Il materiale usato per la pavimentazione degli interni è stato scelto anche per gli esterni, in modo da creare una continuità e rafforzare il concetto di permeabilità

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SHOWROOM GLORY CASA, KUNMING E SHENZHEN

STILE ITALIANO IN ORIENTE LO STUDIO DI ARCHITETTURA VUDAFIERI-SAVERINO PARTNERS HA SVILUPPATO UN NUOVO CONCEPT PER I NEGOZI DEL MARCHIO GLORY CASA, LEADER IN CINA NELLA VENDITA DI COMPLEMENTI D’ARREDO DI ALTA GAMMA

La facciata e un percorso interno dello showroom Glory Casa di Kunming, capoluogo della provincia dello Yunnan, nella Cina interna meridionale. Gli archi in marmo creano percorsi esterni che danno la sensazione di passeggiare sotto i portici di una cittadina italiana (foto ©Alan Grillo).

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L’identità italiana affermata con un unico elemento architettonico, l’arco a tutto sesto, che caratterizza facciate e interni degli showroom di Glory Casa, azienda specializzata nella vendita in Asia di mobili e complementi d’arredo haut de gamme, quasi un ambasciatore del made in Italy in Oriente. La scelta è di Vudafieri-Saverino Partners, lo studio di architettura milanese chiamato a dare un registro estetico univoco ai nuovi indirizzi Glory Casa di Pechino, Shanghai, Shenzhen e Kunming (le foto di questo servizio si riferiscono agli ultimi due), recentemente inaugurati all’interno di quattro grandi mall commerciali. Interamente rivestiti in marmo grigio,

nella facciata esterna gli archi definiscono ampi porticati dall’immediato impatto visivo, con l’obiettivo di ricreare quei percorsi a portici caratteristica di molte città italiane, invitando il pubblico a passeggiare come se si trovasse nel Bel Paese e nello stesso tempo ad avvicinarsi alle vetrine. Alle ampie vetrate che lasciano intravedere le collezioni ospitate all’interno si alternano pareti piene in marmo: una soluzione che preservando la privacy dei clienti del negozio al contempo parla – con il silenzio del marmo – dell’esclusività di quanto vi è contenuto. Gli stessi archi si ritrovano anche nelle facciate interne - che definiscono gli spazi Glory Casa nel mall – permettendo al

brand di distinguersi immediatamente dagli altri marchi ospitati nel centro commerciale. Vudafieri-Saverino Partners ha curato anche il layout degli interni, a partire dalla distribuzione degli spazi, che si sviluppano su superfici da 1.100 ai 3.800 metri quadrati. I percorsi sono articolati in modo da dare ai visitatori la possibilità di frequentare fluidamente le differenti aree commerciali, senza costringerli in percorsi obbligati, trasformando il design dei marchi italiani esposti nel paesaggio di una passeggiata tra luoghi e storie carichi di evocazioni lontane. Alle aree comuni (reception, sala Vip, desk informativi e servizi allo shopping) si alternano una serie di ambienti dedi-


› ARCHITETTURA PER IL RETAIL

Vudafieri-Saverino Partners È un atelier del progetto il cui lavoro spazia tra architettura, design d’interni, retail, hotellerie e ristorazione. Con sede a Milano e – dal 2012 – a Shanghai, in vent’anni di attività lo studio fondato e diretto dagli architetti Tiziano Vudafieri e Claudio Saverino ha sviluppato progetti in tutti i continenti con un approccio attento al confronto con i grandi temi del presente, della città, del paesaggio e della società. Ogni spazio progettato esprime lo stretto rapporto tra i valori del committente e quelli del contesto, mettendo in scena un’attenta composizione tra forma e funzione, segno e dettaglio. Il risultato è un metodo di progetto capace di coniugare il senso dell’identità dei luoghi e una precisa “strategia di racconto”. www.vudafierisaverino.it

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› ARCHITETTURA PER IL RETAIL CREDITI Località Kunming e Shenzhen, Cina Progetto Vudafieri Saverino Partners, Tiziano Vudafieri e Claudio Saverino

Team di progetto Sean Gotha, Stefano Piontini, Kun Yang, Ana Arango, Iris Cai

Superficie commerciale

Kunming 3.800 mq; Shenzhen 1.167 mq

Fornitori Danilo (stucco e marmorino), Suekae (illuminazione), Sicis (mosaici), Primary Color e Roberto Cavalli Home (wallpapers), Roberto Cavalli Home (pavimenti), Rubelli (tende)

cati ai singoli brand: vere e proprie scatole architettoniche che ogni marchio ha potuto personalizzare, riaffermando la propria identità. Gli archi metallici che segnano il passaggio da uno spazio all’altro conservano invece l’identità visiva e il carattere del retailer. Attraverso un codice architettonico italiano il progetto ha così dato vita a showroom che non si limitano a vendere costosi elementi di arredo ma che, attraverso tali elementi, suggeriscono alla nuova classe affluente cinese un’esperienza culturale affascinante perché lontana dallo stile di vita della nazione asiatica

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Il negozio Glory Casa di Shenzhen è una media superficie di circa 1.200 mq all’interno di un grande shopping mall. Il motivo dell’arco a tutto sesto ricorre, oltre che in facciata, anche all’interno del mall (foto in alto). Accanto, i corner di due brand del design italiano alto-di-gamma (foto ©Alan Grillo).


elements Retail a cura di Elena Riolo

Missoni - Patricia Urquiola


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PERFORMANCE iN LIGHTING PROIETTORI, APPARECCHI A PLAFONE E A INCASSO PER L’ADIGEO DI VERONA EB435, SL787AB Led e SL764EB Led sono tra i prodotti che Performance iN Lighting ha utilizzato per illuminare gli interni dell’Adigeo Shopping Centre di Verona. EB435 è un proiettore a Led da incasso, che risponde ai requisiti più rigorosi di efficienza energetica, economicità e comfort luminoso. Aspetto peculiare è il corpo basculante verso l’interno. Il secondo, SL787AB, è un apparecchio di alta qualità e grande flessibilità applicativa. SL764EB Led (nella foto) è un apparecchio a incasso dal design filiforme, di alta qualità che si presta a utilizzi flessibili e che crea accenti di luce di tipo architetturale enfatizzando l’effetto spaziale.

www.performanceinlighting.com

foto ©Renato Begnoni

ESSE-CI TERES HF, SPOTLIGHT AD ALTE PRESTAZIONI La famiglia degli spotlight professionali Teres, ideati per il mondo retail, si arricchisce di una nuova versione: Teres HF (High Flux), pensato per un utilizzo nelle aree che richiedono un’illuminazione decisa e performante. Pur mantenendo dimensioni contenute (il diametro è di 110 mm) e proporzioni eleganti, garantisce un’ampia gamma di potenze (36-42-50W) e un flusso fino a 5.000 lumen, tra i più importanti della sua categoria, senza sacrificare l’elevata resa cromatica (CRI >90).

www.esse-ci.com

NEMO LINESCAPES, LA RIVOLUZIONE DELL’ILLUMINAZIONE

ROSSINI YEN, DESIGN MINIMAL ED ESTETICA RIGOROSA

Linescapes è un sistema modulare (a sospensione, a soffitto o a parete) che consente di modificare radicalmente l’illuminazione diretta e indiretta. Offre alte prestazioni sia nella versione lineare sia in quella spot. I singoli moduli sono collegati da snodi plastici in polimero stampato che permettono una rapida installazione jack e una rotazione a 360°. I vari elementi consentono la composizione di linee continue e angoli garantendo efficienza luminosa e grado di diffusione grazie a un diffusore opalino in policarbonato.

La lampada Yen, dal design minimale e l’estetica rigorosa, è indicata per illuminare l’ambiente ufficio con una luce calda, diretta e intensa. Si tratta di un sistema lineare e componibile a Led che garantisce elevata efficienza. Yen è disponibile nelle versioni per applicazione a soffitto, a sospensione o a sistema in fila continua. La struttura è in alluminio estruso dalla forma squadrata ed essenziale; è disponibile in diverse misure e relative potenze, in due gradazioni di colore e, in alcune versioni, con sistema di gestione elettronica Casambi e Dali.

www. nemolighting.com

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www.rossinigroup.it


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AXOLIGHT LAMPADE A SOSPENSIONE VIRTUS: CILINDRI SOTTILI E ALLUNGATI Virtus, design Manuel Vivian, è una collezione di lampade a sospensione caratterizzate da una forma cilindrica, sottile e allungata. Le lampade raggiungono il massimo effetto scenografico se utilizzate a cluster in installazioni luminose di forte impatto. Sono realizzate in alluminio, con lampade a Led integrate con fascio luminoso regolabile, e proposte in diverse combinazioni di colori. A una versione neutra, con verniciatura in bianco opaco sia per il clindro sia per la parte terminale, si affiancano le combinazioni grigio antracite o marrone ruggine per il cilindro, abbinabili a un finale in nickel nero lucido o oro lucido.

www.axolight.it

EXENIA R2, PICCOLO, COMPATTO E MOLTO PERFORMANTE Il design di R2, con camera di ventilazione passante, ha permesso di ridurre le dimensioni del proiettore e di migliorare le temperature di esercizio. Un risultato che si combina con le nuove ottiche in alluminio e le lenti di spessore ridotto, che garantiscono prestazioni uniformi e qualità della luce. È possibile combinare i colori del corpo dell’apparecchio con quelli del braccio, dell’anello colorato e dell’adattatore. Diametro 84 mm, è realizzato per assemblaggio di elementi pressofusi collaboranti.

www.exenia.eu

OCCHIO LO STILE MINIMALE DI MITO LINEAR Con Mito Linear Occhio propone una nuova interpretazione della serie Mito, che nella sua versione lineare crea nuove opportunità illuminotecniche. Il sistema multifunzione coniuga design minimale e tecnologia all’avanguardia. Funzioni innovative come il touchless control e il color tune accrescono il piacere dell’utilizzo dei prodotti dell’azienda tedesca. Mito linear è un sistema completo, con versioni da terra, a sospensione o a soffitto, e uno stile contraddistinto da leggerezza e cura del dettaglio. Finiture diverse nei colori soft touch bianco opaco e nero opaco, argento o oro opaco e le finiture in Pdv in oro rosa e bronzo che fanno del nuovo prodotto un accattivante allrounder. ©Occhio, fotography: Robert Sprang

www.occhio.de

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DAVIDE GROPPI RAIL, IRONIA E LEGGEREZZA DI UN PERCORSO DI LUCE Se fare lampade significa inserire una fonte luminosa nello spazio nel modo più semplice possibile, con ironia e leggerezza, ecco una nuova interessante proposta: Rail, i binari di un trenino elettrico disegnano paesaggi immaginari. Rail è il confine tra utilità e rappresentazione, design e arte. La sua configurazione è un cuore. Luce per vedere e luce per sentire. Luce per emozionare e luce per sedurre. Per raccontare la propria idea di illuminazione Davide Groppi ha aperto gli Spazio Esperienze, a Milano, Piacenza, Bologna e Verona.

www.davidegroppi.com Rail allo Spazio Esperienze di Bologna

ZUMTOBEL MICROS II, PICCOLO APPARECCHIO, GRANDE EFFETTO Illuminazione moderna in formato mini con Micros II di Zumtobel, spotlight orientabile disponibile in due misure (68 e 100 mm) e numerose possibilità di abbinamento cromatico. Riflettori ottimizzati e flussi luminosi fino a 1.700 lumen fanno di Micros II lo strumento ideale per illuminare in maniera efficace negozi, hotel e abitazioni private. Le varie temperature di colore e i diversi angoli di emissione, sempre con un’ottima schermatura, migliorano sensibilmente il comfort visivo. Gestibile anche con comandi DALI, BasicDIM Wireless e taglio fasico.

www.zumtobel.it

SIMES CATCH, IL DOWNLIGHT ORIENTABILE MIGLIORA IL COMFORT LUMINOSO Catch è un innovativo downlight che coniuga comfort visivo, ingombri ridotti e, nella versione con ottica basculante, possibilità di preciso orientamento direzionale. Il sofisticato sistema ottico focalizza il fascio e rende la luce confortevole, riducendo la possibilità di abbagliamento diretto. L’angolo di rotazione massimo consentito è di +/- 20° sia nel caso di montaggio a filo, sia nel caso di montaggio in sporgenza. Tutte le versioni di Catch sono disponibili con fascio medio di 30° o fascio largo di 60° per rispondere a tutte le esigenze progettuali.

www.simes.it

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MOBART BEN NODO, COFFEE TABLE SU MISURA È la gamba a incastro a caratterizzare Nodo, il coffee table in larice spazzolato con finitura in tinta anticata e piano rotondo in cristallo. Nodo, che punta sulla qualità dell’handmade, è realizzabile su misura e in qualsiasi essenza. Adatto per case di città, chalet di montagna e per l’allestimento di showroom. La produzione di Mobart Ben si caratterizza per la qualità delle materie prime (tutte made in Italy), la cura dei dettagli, l’artigianalità delle lavorazioni e tecnologie produttive d’avanguardia.

www.mobartben.it


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MARTE PARO, ALLE ORIGINI DEL DESIGN Paro è la nuova collezione di sedute disegnata da Enzo Berti. Il suo design è essenziale e si compone di pochi elementi costruttivi: due tubolari metallici intrecciati, assemblati con due sole saldature, e la scocca lignea curvata, con lo schienale a T. È proposta in tre differenti finiture: con la scocca interamente in legno, imbottita su schienale e seduta o interamente imbottita nella parte anteriore. Le imbottiture a loro volta sono disponibili in pelle o tessuto. Paro è Selezione ADI Design Index 2019.

www.martedesign.it

DESALTO L’INNOVAZIONE DI STRONG PREMIATA A COLONIA La collezione Strong si compone di sgabello, tavolino bar, sedia e tavolo: disegnata da Eugeni Quitllet, è stata premiata con lo Stylepark Selected Award all’imm 2019 di Colonia per il carattere innovativo della produzione. Tutti gli elementi che la compongono sono realizzati in tubo d’acciaio curvato di differente diametro. Sgabello e tavolino bar sono disponibili in tre differenti altezze. Il tavolo ha un top laccato o in Mdf rivestito con spatolatura manuale; la sedia una seduta imbottita rivestita in tessuto o in pelle.

CIMENTO LINEE LEGGERE PER LA CIMENTO COLLECTION Cimento, brand di Sai Industry, progetta e realizza prodotti cementizi su misura per il retail, il contract e l’hotellerie. La matericità, le texture e i colori assumono forme tridimensionali e scultoree nella prima Cimento Collection: una famiglia di arredi per interni ed esterni; art direction di Parisotto + Formenton Architetti. Realizzati con un composto che impiega per oltre il 90% aggregati minerali mescolati a un legante cementizio. La collezione si distingue per le linee pure, il carattere monolitico e la leggerezza degli elementi. Nella foto, tavoli da pranzo Giudecca, coffee table e sgabello Tronchetto e Zitelle.

www.cimentocollection.com

www.desalto.it

PURALUCE TUSCANY LIGHTING LUCE SARTORIALE PER IL LUXURY RETAIL Puraluce propone prodotti di illuminazione che si adattano in maniera sartoriale con le peculiarità architettoniche degli spazi commerciali coniugando esigenze tecniche ed estetiche. L’alta qualità dei Led e la personalizzazione delle ottiche per la fedele restituzione dei cromatismi e delle texture, insieme alla scelta delle finiture, connotano l’azienda toscana come interlocutore privilegiato per progetti unici nel mondo del lusso. Showroom Sahrai di Londra

www.puraluce.com

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DORMAKABA HSW EASY SAFE, SICUREZZA NEI CENTRI COMMERCIALI La parete impacchettabile HSW Easy Safe offre trasparenza e sicurezza. I carrelli garantiscono un movimento fluido dei pannelli e una portata di 150 kg per anta, mentre la tecnologia Clamp&Glue permette l’utilizzo del vetro stratificato in tutta sicurezza, raggiungendo spessori fino a 22 mm. Le pareti sono progettate su misura, con componenti modulari che ne garantiscono la flessibilità. Nella vetrata è possibile inserire pannelli con funzione di passaggio grazie all’integrazione di chiudiporta a scomparsa.

www.dormakaba.com

SERRALUNGA JUJU, SGABELLO O TAVOLINO LUMINOSO Per le sue ridotte dimensioni e la forma semplice Juju design Garth Roberts, è - secondo le esigenze - uno sgabello o un tavolino. Realizzato in polietilene lineare a bassa porosità, è di facile pulizia. Ha una struttura stabile, è dotato di un’ampia seduta ed è estremamente maneggevole. Può essere equipaggiato con una illuminazione interna a Led. È adatto per utilizzi indoor e outdoor ed è disponibile nell’intera gamma di colori di Serralunga.

www.serralunga.com

MIDJ DALLA RICERCA NASCE SUITE La collezione Suite di Midj si compone di poltrona, lounge, coffee table e tavolo con struttura in legno e piano in cristallo. Firmata da AtelierNanni, è frutto di una lunga ricerca sul tema progettuale della seduta. Suite è la ridefinizione della poltroncina ‘importante’, che grazie al disegno innovativo e alla precisione dell’esecuzione sfida felicemente il passare del tempo. Suite Lounge in particolare è una poltrona realizzata in frassino tinto, sedile e schienale in cuoio che trova applicazione negli spazi di attesa.

www.midj.com

DE CASTELLI GRAFFIO, INCISIONI COME METAFORA DI VITA VISSUTA La madia Graffio di De Castelli recentemente ha vinto un Good Design Award. Con solchi e segni filiformi il design di Paolo Benevelli traccia intrecci casuali che rigano la superficie del rame e dell’ottone con la tecnica di erosione controllata DeErosion H10 ideata dall’azienda di Crocetta del Montello. La lavorazione tridimensionale del metallo suggerisce l’idea del graffio, tipicamente associata all’uso intensivo di un oggetto e per estensione a una lunga storia di vita vissuta. Le imperfezioni esaltano l’essenza della materia, il segno richiama una memoria che in questo caso attende ancora di essere condivisa. La struttura è in legno di rovere naturale con due cassetti interni. Graffio misura 140 x 55 cm e ha un’altezza di 145 cm.

www.decastelli.com [ 112 ]

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elements_retail MOROSO TAPE, IL SISTEMA MODULARE E COMPONIBILE Tape, design Benjamin Hubert, è un sistema modulare di sedute e tavolini che riutilizza i nastri di poliuretano impiegati nell’abbigliamento sportivo. Il nastro assolve a una doppia funzione estetica e funzionale. Il divano Tape si compone infatti di sedute, schienali e braccioli che, accostati, creano combinazioni differenti in grado di adattarsi ai vari ambienti. Le tasche sui braccioli, collegate al modulo con il nastro, diventano utili contenitori di giornali o telecomandi.

www.moroso.it

LA CIVIDINA SUISEKI, UN ELEGANTE RICHIAMO ALL’ARTE GIAPPONESE DI DISPORRE LE PIETRE Suiseki, firmata da LaCividina e Andrea Steidl, è una collezione di sedute imbottite ispirate all’arte giapponese di disporre le pietre. Moduli essenziali composti di sedile, schienale e bracciolo: la combinazione sfalsata di questi 3 elementi dà vita a divani-scultura adatti a ogni esigenza di arredo degli spazi domestici e contract. Nella foto, il divano Suiseki arreda Y Piazza San Carlo, la nuova boutique torinese dedicata all’eleganza maschile. Uno showroom della sartorialità, progettato dallo Studio Fabio Fantolino e ispirato a una moderna interpretazione dell’arredamento retrò, dove moquette, boiserie e vetri colorati si abbinano a complementi innovativi.

www.lacividina.com

PEDRALI JAZZ, LE SEDUTE CHE FONDONO LEGGEREZZA, STILE ED ERGONOMIA Armonia di forme, ergonomia ed eleganza sono le caratteristiche della collezione Jazz: accoglienti sedute imbottite con schienale curvato e avvolgente, separato dal sedile da un’apertura che le rende funzionali. Le sedute sono sostenute da una leggera struttura in tubo d’acciaio che ne garantisce il giusto equilibrio di proporzioni e spessori. La personalizzazione è assicurata dalla combinazione del rivestimento, in tessuto o ecopelle, e dalle numerose finiture dell’acciaio (verniciato, bronzo satinato, ottone anticato, rame anticato o titanio). La collezione comprende sedia, poltrona e sgabello in due altezze.

www.pedrali.it

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SCHÜCO AWS 75 PD.SI, IL SISTEMA PLURIPREMIATO Vincitore dell’iF Design Award 2019 e del Red Dot Design Award 2019, il sistema in alluminio per finestre e porte finestre Schüco AWS 75 PD.SI si distingue per i profili snelli; caratteristica che permette di massimizzare la quantità di superficie vetrata e di aumentare l’apporto di luce naturale all’interno dei locali. La linearità e la leggerezza estetica dipendono dalle ridotte sezioni in vista esterne (55 mm) e dall’anta a scomparsa, il cui telaio fisso ricopre completamente quello della parte apribile, per un effetto di completa uniformità visiva.

www.schueco.it

LG ELECTRONICS DIGITAL SIGNAGE, SOLUZIONI BRILLANTI PER SPAZI PUBBLICI E RETAIL Per il digital signage LG propone le serie XE4F e XS4F. Le due nuove soluzioni, che si inseriscono nella linea di display High Brightness, rispondono a differenti applicazioni: la prima è ideale per gli spazi pubblici all’aperto, la seconda è stata pensata per i punti vendita. Entrambe vantano una luminosità di 4000nit e pannello Ips. Il display XE4F è leggero e sottile e non richiede l’applicazione di protezioni aggiuntive. Può essere posizionato su pareti, soffitti e altri supporti. La serie XS4F (tipologia window facing) è nata per stare in vetrina. È dotata di un design elegante e garantisce immagini brillanti in qualsiasi condizione di luminosità.

www.lg.com

SAMSUNG DISPLAY MONO E BIFACCIALI PER VETRINE E NEGOZI Samsung ha lanciato le serie Omn/Omn-D semi-outdoor. Si tratta di display per vetrine, disponibili nei formati da 46 e 55 pollici e caratterizzati da un design sottile. Grazie alla loro luminosità e all’elevato rapporto di contrasto, offrono una soluzione di visual display capace di attrarre l’attenzione, anche se sottoposti a luce solare diretta. La serie Omn-D è dotata di display bifacciali, utilizzabili contemporaneamente in vetrina e in negozio. I modelli sono adatti per attività al dettaglio, come ristoranti e grandi magazzini.

www.samsung.com

SAN.CO TENDE TAGLIAFUOCO A SECCO E TAGLIAFUMO Le tende tagliafuoco a secco e le tende tagliafumo di San.Co, brand del gruppo Zanini Porte, sono una novità nella compartimentazione in caso di incendio. Le tende a secco sono avvolte a un albero posizionato all’interno del cassonetto ed entrano automaticamente in funzione al segnale di allarme, isolando le aree e rendendo sicuro l’ambiente. Sono disponibili in diverse classi di resistenza al fuoco. Per alcuni ambienti rappresentano un’alternativa a porte e portoni tagliafuoco. Le tende tagliafumo possono essere fisse o avvolgibili: servono per convogliare i fumi verso i canali di evacuazione. Tutte a marchio Ce.

www.sancoct.com

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