Anno 9 - n 57 - Febbraio 2015 - euro 4,50
POLONIA
IDENTITĂ€ RITROVATE
Profili
BARRECA & LA VARRA OBR a Milano
TERRAZZA TRIENNALE Space planning
DEGW PER ALCATEL Font srl - via Siusi 20/a 20132 Milano - Poste Italiane SpA Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in. 27.02.2004 n. 46) Art. 1 Comma 1 DCB Milano
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PIENI E VUOTI Un filo sottile lega i lavori presentati in questo numero ed è il progetto dello spazio, delimitato dai pieni e composto di vuoti entro cui scorrono la luce, le ombre e le relazioni. Legato alla storia, come negli interventi in Polonia ma anche nel ristorante temporaneo della terrazza della Triennale, e al luogo, come nelle residenze private di Alatri e nella campagna di Trapani. Natura del tempo e del luogo sono materiali da costruzione che trasformano l’architettura in esperienza e conoscenza sensibile e generano empatia nelle relazioni umane. Anche quelle che rendono più proficuo l’ambiente di studio o di lavoro.
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12 4 EREDITÀ E IDENTITÀ
33 ARCHITETTURA RELAZIONALE
18 ORTI SU MILANO
54 CANDIDA PLASTICITÀ
22 SPAZI DI INTERAZIONE Nuova sede Alcatel Italia a Vimercate
Courtyard house of stone di Studio 4e
28 GEOMETRIA DEI FLUSSI
63 LARGO AI GIOVANI
Tre progetti in Polonia
In copertina, Lahdelma & Mahlamäki Architects, museo di storia degli ebrei polacchi a Varsavia (ph. ©Wojciech Krynski)
IOARCH Costruzioni e Impianti n. 57
Direttore responsabile Sonia Politi
Profili: Barreca & La Varra
OBR per la Terrazza della Triennale
RossiProdi Associati per UNIMORE a Modena
Una villa di Danilo Lisi ad Alatri
58 ABITARE LA CAMPAGNA
Comitato di direzione Myriam De Cesco Carlo Ezechieli Antonio Morlacchi
Contributi Web Atto Belloli, Ginevra Bria, Moreno www.ioarch.it Maggi, Stefano Mavilio, Silvia Zotti, Marianna Zuretti Editore Font srl, via Siusi 20/a - 20132 Milano Pubblicità Tel. 02 2847274 - Fax 02 45474060 Franco Bonisoli redazione@ioarch.it | www.ioarch.it
Grafica e impaginazione Cristina Amodeo Alice Ceccherini
Fotolito e stampa Pinelli Printing Milano
Abbonamenti Tel. 02 2847274 - Fax 02 45474060 abbonamenti@ioarch.it
Tre progetti per Milano
Prezzo di copertina euro 4,50 arretrati euro 9,00. Abbonamento (6 numeri) euro 27,00; estero euro 54,00. Pagamento online su www.ioarch.it o bonifico a Font Srl - Unicredit Banca IBAN IT 68H02 008 01642 00000 4685386 Reg. Tribunale di Milano n. 822 del 23/12/2004. Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1 DCB Milano
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‹ EREDITÀ/IDENTITÀ
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› EREDITÀ/IDENTITÀ
TEATRO SHAKESPEARIANO DI DANZICA
LA QUARTA SCENA Nominato per il Mies Van Der Rohe Award 2015, il teatro progettato dall’architetto Renato Rizzi rilegge in chiave tecnologica l’impianto originale costruito agli inizi del XVII secolo ed è il primo al mondo con tetto apribile a libro
L’edificio amministrativo visto dal versante nord del complesso teatrale che è percorso in copertura da una serie di camminamenti pubblici (foto ©Matteo Piazza). A sinistra, il teatro con le “ali” del tetto aperte visto dalla torre del municipio di Danzica (foto ©Matteo Piazza). Sotto, prospetto del fronte sud e pianta del livello +3.20 m.
Vincitore di un concorso internazionale indetto nel 2004, lo stesso anno in cui la Polonia entra a far parte dell’Unione Europea, il progetto dell’architetto Renato Rizzi condensa due presupposti fondamentali, il primo di natura storica, il secondo politico-culturale. Il nuovo teatro di Danzica infatti è stato ideato a partire dalle tracce archeologiche dell’impianto ligneo seicentesco rinvenute in situ e intende rappresentare un punto di svolta simbolico nel panorama urbano e culturale della città baltica. Il complesso si articola formalmente e funzionalmente in tre parti principali: un sistema perimetrale di percorsi pubblici, iI teatro vero e proprio e l’area amministrativa. L’insieme dei camminamenti che cinge l’impianto teatrale eleva l’orizzonte urbano a una quota di +6 metri rispetto al piano stradale e offre un nuovo punto di vista sulla città storica. Dal punto di vista
funzionale, i parapetti dei percorsi assicurano le vie d’uscita di sicurezza della sala teatrale e i collegamenti pedonali con tutti i livelli del complesso, compreso il basamento interrato a quota - 4,00 metri. La sagoma dell’edificio è caratterizzata da tre elementi: i volumi, il tetto apribile, le nervature murarie. Dal profilo del complesso emergono due ambiti distinti, il primo relativo alla sala teatrale dall’impianto elisabettiano che raggiunge quota +12 metri, il secondo corrispondente alla torre scenica del teatro all’italiana dalla quale si può osservare anche la cavea interna attraverso il tetto apribile. Rivestito esternamente in rame e definito all’interno da una griglia romboidale, questo elemento altamente tecnologico è stato concepito per assumere una valenza al contempo funzionale e simbolica. Si tratta di una copertura formata da due grandi “ali” in grado di ruotare di 90° gra-
zie a un sistema a cerniera posto sul lato più lungo del tetto e amplificando verso l’alto il volume dell’auditorium. Una volta aperti, i piani mobili raggiungono una quota di +24 metri concludendo la progressione verticale dei diversi livelli dell’edificio posti rispettivamente a quota 6, 12, 18 e 24 metri. Infine, le nervature murarie esterne mostrano la progressione ritmica della struttura modulare interna del teatro e fungono da contrafforte alle ali di copertura che, una volta aperte, scaricano sulle murature sottostanti la pressione esercitata dai venti. In pianta, il complesso assume la forma di un diapason con l’asse maggiore disposto secondo l’orientamento est-ovest. La posizione baricentrica della torre scenica separa trasversalmente l’ambito teatrale da quello amministrativo. All’interno del pe(segue a pagina 8)
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‹ EREDITÀ/IDENTITÀ
Dall’alto, il podio del palcoscenico italiano con, in primo piano, il cosiddetto Tiring House, elemento fondamentale del teatro Elisabettiano. Vista del teatro con le ali del tetto aperte a 12 metri dal livello del suolo. La parete sullo sfondo appartiene alla torre scenica. A destra, vista interna dell’auditorium con i tre livelli di palchi lignei e l’ala aperta del tetto che raddoppia l’altezza del volume interno (foto ©Matteo Piazza).
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› EREDITÀ/IDENTITÀ
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‹ EREDITÀ/IDENTITÀ
Renato Rizzi Laureato in architettura a Venezia nel 1977, dal 1984 al 1992 Rizzi avvia una collaborazione a New York con Peter Eisenman, al termine della quale torna in Italia per dedicarsi all’insegnamento, alla progettazione e alla teoria. Nel 1986 fonda a Trento la Sezione Trentina dell’Istituto Nazionale di Architettura In/Arch. Partecipa a numerosi concorsi internazionali in Nuova Zelanda, Varsavia, Berlino, Barcellona, Copenhagen, Cracovia. Nel 2003 riceve la menzione d’onore per la Medaglia d’Oro dell’Architettura Italiana, vinta nel 2009 con il progetto per la Casa d’Arte Futurista Fortunato Depero a Rovereto che nel 2011 riceve anche la menzione d’Onore Compasso d’Oro ADI. Nel 2009 ottiene una menzione al Premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa. Professore associato di composizione architettonica allo IUAV di Venezia, dal 2009 è direttore della collana Estetica e Architettura per Mimesis Edizioni. Proteco Engineering La società di progettazione e consulenza opera dal 2011 nell’ambito dell’architettura, pianificazione territoriale, ambiente e paesaggio raccogliendo il patrimonio di conoscenze ed esperienze di Proteco Scarl, società fondata nel 1978. L’approccio di Proteco Engineering si basa sulla ricerca di una visione condivisa del progetto che contenga gli elementi di innovazione necessari per uno sviluppo sostenibile e capace di generare nuove opportunità sociali e imprenditoriali. All’interno del gruppo si coniugano competenze socio-economiche legate all’uso del territorio, attività di ricerca e progettazione delle infrastrutture, pianificazione territoriale e architettura. Grazie alle competenze di architetti, urbanisti, geologi, forestali, paesaggisti e informatici, Proteco sviluppa un approccio integrato alla progettazione basato su quattro presupposti fondamentali: esperienza, qualità, innovazione, etica. www.protecoeng.com/proteco
rimetro della pianta, profondo 3,60 metri, sono stati collocati tutti i camminamenti orizzontali e verticali della sala teatrale, ambito autonomo e separato dal sistema dei bordi pedonali esterni. L’ingresso è posto a quota -1.20 metri. Alla gravità e alla compattezza dell’involucro murario esterno in mattoni scuri è contrapposta la leggerezza materica e la luminosità del legno chiaro con cui sono stati realizzati la platea del teatro elisabettiano e il volume sospeso sopra il foyer. La platea è stata ricostruita secondo il modello tipologico originario – 2,80x2,80x2,80 metri – emerso dagli scavi archeologici, con una pianta a C che presenta sei moduli sui due lati lunghi e cinque su quello frontale per un totale di 51 moduli capaci di ospitare circa 600 spettatori. [8]
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La struttura portante in acciaio è rivestita da colonne lignee che definiscono il pattern modulare della cavea. Per rispondere alle diverse configurazioni e necessità teatrali, i due palcoscenici di tipo elisabettiano (circondati dal pubblico su tre lati) e italiano (in posizione arretrata rispetto alla platea) sono regolati da movimentazioni meccaniche poste nel basamento. L’area amministrativa accoglie invece tutte le funzioni di supporto al teatro - uffici, camerini, sala prove, ristorante, spazi di sorveglianza - mentre il livello interrato è destinato a ospitare un’area museale. Il volume a due piani è coronato da un tetto a terrazza, posto alla stessa quota dei camminamenti esterni, che diventa piazza pubblica e palco all’aperto definito dalla torre scenica
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SCHEDA Località Danzica, Polonia Anno di realizzazione 2011-2014 Committente GTS - Gdanski Teatr Szekspirowski Progetto Renato Rizzi Capogruppo Renato Rizzi Gruppo di lavoro Renato Rizzi – Proteco, Roberto Rossetto, Roberto Giacomo Davanzo, Andrea Rossetto, Emiliano Forcelli, Susanna Pisciella, Denis Rovetti, Lorenzi Sivieri, Luca Sirdone, Ernst Struwig
Le pareti di mattoni della torre scenica che fronteggiano la piazza realizzata in copertura a 6.00 m da terra, sotto la quale si trovano gli uffici amministrativi (foto ©Matteo Piazza).
Strutture Armando Mammino Meccanica tetto A.C.R. Consulente impiantistico Gianfranco Rorato Coordinamento specialistico Q-Arch Sp. z o.o. Direzione Artistica Renato Rizzi Direzione lavori Bud-Invent Superficie costruita totale 4.000 mq Importo lavori 25.000.000 euro
CONTROPARETE FONOASSORBENTE
PAVIMENTO VINILICO DECORATIVO www.evolutionpanel.com www.evolution-virag.com
‹ EREDITÀ/IDENTITÀ
EUROPEJSKIE CENTRUM SOLIDARNOśCI
RITMO INDUSTRIALE La monumentalità del Centro Europeo Solidarnośc è esaltata dalle facciate rivestite in lamiera di acciaio corten (foto ©FORT/Wojciech Kryński). Sotto, la “piazza d’acqua” che fronteggia l’edificio (foto ©Danuta Dębowska).
La patina arrugginita del nuovo Centro Europeo Solidarnośc rimanda agli scafi delle navi costruite qui, nei cantieri di Danzica già fiore all’occhiello della Polonia socialista Semplicità, dinamismo e universalità sono i concetti-guida del progetto firmato dallo studio Fort di Danzica, vincitore del concorso internazionale indetto nel 2007 per realizzare la sede del museo dedicato alla storia del libero sindacato Solidarnośc inaugurato lo scorso agosto. La severità dell’edificio rimanda da un lato all’immagine tradizionale dei cantieri, ora in gran parte dismessi, dall’altro costituisce un elemento di riconoscibilità nel panorama urbano e rappresenta la prima tappa di una risistemazione post-industriale dell’intera area degli ex cantieri navali, destinata a diventare il nuovo quartiere urbano Città Giovane.
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L’edificio è costituito da due volumi principali, il minore a sud di circa 20 m di altezza e il maggiore a nord che raggiunge quasi i 30 m d’altezza, ed è caratterizzato da una serie di pareti parallele e ritmicamente intervallate, prive di dettagli e rivestite da una lamiera di acciaio corten. Compatto e austero, l’involucro è interrotto da fenditure orizzontali ed è fronteggiato da una piazza ricoperta d’acqua. I profili della nuova architettura si relazionano con quelli dell’adiacente monumento agli operai caduti negli scontri del 1970 e con le architetture del porto. Elemento dominante della composizione, le grandi facciate metalliche appaiono come in movimento e il loro andamento obliquo e
› EREDITÀ/IDENTITÀ
Fort Lo studio, fondato nel 1989 dagli architetti Piotr Mazur (scomparso nel 2013), Wojciech Targowski (foto) e Antoni Taraszkiewicz, è oggi guidato da questi ultimi con un team di 15 collaboratori. L’attività dello studio comprende la progettazione di edifici residenziali, uffici, edifici pubblici e di servizio, complessi multifunzionali, masterplanning, lo sviluppo e la progettazione urbana. Targowski e Taraszkiewicz inoltre sono docenti presso la Facoltà di Architettura dell’Università Tecnologica di Gdańsk. www.fort-architekci.pl
SCHEDA Località Gdańsk, Polonia Anno di progetto/realizzazione 2007/2014 Committente GIK sp. z o.o per la Città di Gdańsk Progetto architettonico e interior PPW FORT Capo progetto Wojciech Targowski Allestimento Studio 1:1 Progetto paesaggistico RS AK Architektura Krajobrazu Warszawa
Ingegneria strutturale MSE sp. z o.o. Impianti elettrici e meccanici RECORD sp. z o.o. General contractor Polimex-Mostostal SA Superficie costruita 6.901 mq Superficie totale 28.988 mq Volume 198.778 mc Importo lavori (incluso allestimento) 230.000.000 PLN (circa 55 milioni di euro)
La forma dell’edificio e la disposizione interna degli ambienti è caratterizzata dalla scansione ritmica di superfici oblique e parallele che appaiono come in movimento (foto ©FORT/Wojciech Kryński).
ritmico traduce in architettura la dinamicità dei cambiamenti politici testimoniati negli ambienti interni, caratterizzati invece da una complessiva semplicità e dall’alternanza di spazi stretti e ampi, di luminosità e penombra. Nel cuore dell’edificio è stato ricavato un grande giardino d’inverno dal quale si dipana un sistema di ascensori e scale mobili che conduce al primo piano verso le sale dell’esposizione permanente del museo e l’adiacente sala Giovanni Paolo II, concepita come un luogo di meditazione e contemplazione. Al giardino d’inverno si accede attraverso corridoi simili a fenditure con pareti verdi che controbilanciano la severità dell’involucro in corten. La luce naturale che penetra attraverso i lucernai e le fenditure delle pareti assume un ruolo significativo nel determinare l’atmosfera degli ambienti ed esaltarne le caratteristiche architettoniche
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‹ EREDITÀ/IDENTITÀ
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› EREDITÀ/IDENTITÀ
IL MUSEO DELLA STORIA DEGLI EBREI POLACCHI A VARSAVIA
TRA LE ANSE DELLA STORIA Un parallelepipedo austero racchiude un nucleo espositivo ispirato alle forme forgiate dalla natura e dal tempo. Vincitore del Finlandia Prize in Architecture 2014 e nella shortlist del MiesArch 2015 il museo progettato dallo studio Ladhelma & Mahlamäki sorge sul sito del ghetto ebraico di Varsavia
Il monumentale atrio d’ingresso è definito da grandi superfici curve e strutturalmente portanti in spritzbeton che riprende il colore della pavimentazione in travertino e hanno rappresentato una vera e propria sfida progettuale (foto ©photo room). A destra, masterplan del progetto e, in alto, il fronte sud-ovest del museo (foto ©Wojciech Kryński).
Per settant’anni il lotto delimitato dalle vie Anielewicza, Karmelicka, Lewartowskiego e Zamenhofa nella zona nord di Varsavia ha rappresentato un simbolo di memoria e di lutto, di lotte e di conflitti. Qui, dove un tempo sorgeva il ghetto ebraico, ora c’è Piazza della Resistenza e il monumento dedicato ai protagonisti della rivolta del 1943, un monolitico volume alto undici metri realizzato con pietre donate alla città dall’architetto del Terzo Reich Albert Speer. Questo luogo così denso di memoria è stato scelto per ospitare il Museo della storia degli Ebrei Polacchi progettato dagli architetti finlandesi Rainer Mahlamäki e Ilmari Lahdelma, vincitori di un concorso a inviti indetto nel 2005: un’architettura elegante e austera contenente la più grande e uniforme superficie a doppia curvatura mai realizzata finora, che taglia in larghezza e in altezza l’intero volume. Ispirato alle forme dell’adiacente Monumento agli Eroi del Ghetto, il rigore del prisma vetrato che definisce esternamente l’edificio è interrotto sul fronte est da un monu(segue a pagina 16)
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‹ EREDITÀ/IDENTITÀ
Lahdelma & Mahlamäki Architects Works A cura di Peter MacKeith Editore Rakennustieto 152 pp – euro 58,00 ISBN 978-952-267-071-7 (testo in inglese)
IMPRONTA BALTICA PRIMA MONOGRAFIA DEDICATA ALLO STUDIO LAHDELMA & MAHLAMÄKI ARCHITECTS, CON UNA SELEZIONE DELLE OPERE PIÙ IMPORTANTI, DAI PRIMI LAVORI DEGLI ANNI ’90 FINO ALLA RISONANZA INTERNAZIONALE RISCOSSA DAL LORO PROGETTO PER IL MUSEO DELLA STORIA DEGLI EBREI POLACCHI A VARSAVIA
Uno degli aspetti distintivi dell’architettura finlandese è rappresentato dal gran numero di concorsi di architettura aperti al pubblico. Tale propensione a una “sana” competizione ha contribuito – e contribuisce tuttora – a favorire la crescita professionale e la carriera di molti giovani talenti - bastino come esempio le carriere di maestri indiscussi come Eliel Saarinen o Alvar Aalto. È questo anche il caso del duo di progettisti Ilmari Lahdelma e Rainer Mahlamäki, collaboratori fin dalla metà degli anni Ottanta e dal 1997 soci fondatori dello studio Lahdelma & Mahlamäki Architects. Con un’introduzione critica di Peter MacKeith, il volume presenta immagini e schede di approfondimento relative a diversi progetti dello studio, visti sia in relazione al contesto nazionale che alla cultura architettonica internazionale. oltre al Museo che presentiamo in queste pagine, il progetto per il Finnish Forest Museum Lusto a Punkaharju, la Biblioteca Comunale di Lohja, il Finnish Folk Arts Center di Kaustinen e il Centro Marittimo Vellamo a Kotka. In appendice, un’intervista ai due architetti sui più diversi argomenti, dall’istruzione ai concorsi di progettazione, dalla museografia al futuro dell’architettura in Finlandia. [ 14 ]
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Vista del fronte d’ingresso (in primo piano il monumento agli Eroi del Ghetto). A destra, particolare della facciata vetrata riflessa sulle pareti curve della hall (foto ©Juha Salminen). Sotto, disegni dei prospetti nordovest, nord-est e sud-ovest dell’edifcio.
› EREDITÀ/IDENTITÀ
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foto ©Tuomas Uusheimo
‹ EREDITÀ/IDENTITÀ
Lahdelma & Mahlamäki Architects
mentale portale d’ingresso di grande impatto visivo. Questo passaggio ricurvo, illuminato dall’alto e rivestito da spritzbeton, rappresenta un’ideale separazione dei mari (“Yam Suf”) e un varco rituale attraverso la storia e la cultura millenaria degli ebrei polacchi. Le facciate dell’edificio sono rivestite da pannelli di rame pre-patinato e vetro serigrafato con un pattern dell’artista israeliana Klementyna Jankiewicz composto con la parola Polin (“riposo qui”), scritta in caratteri ebraici e latini, che rimanda all’arrivo degli ebrei in Polonia. Caratterizzate da una leggera sfumatura verde, le facciate riflettono pattern luminosi all’interno dell’ingresso principale e del centro informazioni al piano terra. [ 16 ]
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Il museo ha un impianto ortogonale razionale e si sviluppa su diversi livelli - uno dei quali interamente destinato a spazio espositivo di 4.000 mq posto sotto il livello d’ingresso, che ospitano una biblioteca, una caffetteria, negozi, un auditorium da 470 posti, spazi per uffici e aule didattiche. Il portale monumentale immette nell’enorme atriocaverna percorso da scale, rampe e passerelle sospese che consentono ai visitatori di accedere su più livelli agli spazi espositivi. Le evoluzioni plastiche delle pareti curve, che costituiscono elementi strutturalmente portanti, sono visibili dall’esterno attraverso la trasparenza di una grande porzione del fronte sud-ovest
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Fondato a Helsinki nel 1997 dagli architetti finlandesi Ilmari Lahdelma (1959, Salo) e Rainer Mahlamäki (1956, Ilmajoki), entrambi membri SAFA (Associazione Architetti Finlandesi) e partner fin dal 1985 negli studi Architects Company 8Studio a Tampere e Architects Kaira-Lahdelma-Mahlamäki a Helsinki. Lo studio, che comprende un team di circa 20 professionisti, è specializzato nella progettazione di edifici pubblici, uffici, abitazioni, interventi di riqualificazione, urbanistica, interior design e arredamento per committenti pubblici e privati soprattutto in Finlandia e Polonia. www.ark-l-m.fi
SCHEDA
Nelle immagini, gli ambienti interni del museo (foto ©photo room). In alto a destra, l’auditorium (foto ©Wojciech Kryński).
Località Varsavia, Polonia Anno di progetto/realizzazione 2005-2013 Committente Città di Varsavia Superficie lorda totale 18.300 mq Superficie netta 16.000 mq Volume 123.000 mc
› OCCH
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‹ ARCHITETTURE TEMPORANEE
Pianta della terrazza del Palazzo dell’Arte, con il percorso di accesso coperto dall’ascensore panoramico e gli spazi di servizio al piano inferiore.
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› ARCHITETTURE TEMPORANEE
TERRAZZA TRIENNALE
ORTI SU MILANO Una serra bioclimatica termoregolante e trasparente protetta da una tenda mobile: è il nuovo ristorante che aprirà un mese prima di Expo sulla terrazza del Palazzo dell’Arte di Giovanni Muzio Render notturno e diurno del ristorante protetto dalla tenda mobile, che funge anche da sfondo multimediale animato da immagini che rimandano ai temi e agli eventi promossi da Triennale ed Expo (©OBR).
Con il ristorante temporaneo progettato da Paolo Brescia e Tommaso Principi (OBR), vincitori di un concorso a inviti cui hanno partecipato 15 studi, la terrazza panoramica del Palazzo dell’Arte acquista quella funzione di ospitalità già prevista a suo tempo da Giovanni Muzio. Defilato rispetto al portico, il nuovo padiglione è un parallelepipedo vetrato a pianta libera di 33x5 m per 3 metri d’altezza, realizzato con una struttura leggera e modulare in acciaio a sette campate che segue la successione ritmica dei portali storici. I componenti sono pensati per consentire l’allestimento dell’opera in situ: il padiglione poggia infatti sul terrazzo esistente senza danneggiarne il rivestimento grazie a una pedana realizzata con un pavimento galleggiante in legno contenente l’impiantistica necessaria. L’involucro è definito da pareti apribili e scorrevoli lungo i binari incassati nel pavimento galleggiante e i traversi superiori. Ante verticali e copertura leggermente inclinata sono in lastre di vetro bassoemissivo stratificate e temprate, protette da una tenda scorrevole in tessuto bi-spalmato che oltre a garantire l’ombreggiamento diurno, di notte potrà essere animato da luci e immagini. L’ingresso al ristorante è in asse con il percorso coperto che dall’ascensore panoramico conduce alla terrazza. La pianta interna del padiglione e i tavoli modulari in acciaio (100x70cm) sono pensati per offrire una distribuzione flessibile dello spazio. Tra le varie
configurazioni possibili, con due aree diversamente caratterizzate: a nord-ovest verso la Torre Branca con un grande tavolo formato da 8 moduli, e a sud-est verso il Castello con tavoli più piccoli e accorpabili. Il ristorante sarà circondato da un orto-giardino che declina il tema dell’alimentazione con piante aromatiche e decorative stagionali. Il sistema del verde è disegnato su una griglia regolare in base al disegno della pavimentazione, con fioriere modulari basse tra la pensilina esistente e l’involucro vetrato, contenitori squadrati di cemento secondo il progetto originale di Muzio lungo il perimetro che fronteggia la balaustra e alberi di giuggiolo alle due estremità della terrazza. L’illuminazione, parte integrante del progetto architettonico, prevede sottili corpi luce inseriti nell’orditura orizzontale della struttura
metallica e diffusori lineari a parete disposti in corrispondenza dei pilastri a valorizzare il porticato storico. Particolare attenzione è stata posta al comfort ambientale riducendo al minimo l’apporto dei sistemi impiantistici: l’utilizzo della tenda mobile ombreggiante riduce il surriscaldamento nel periodo mite e caldo favorendo al contempo l’apporto solare passivo durante l’inverno, quando è ripiegata. L’inserimento di lame d’aria con convettori a pavimento controbilancia le basse temperature radianti delle vetrate e il rischio condensa. La ventilazione sarà ottimizzata da sensori di CO2. Finanziato da Triennale con una sorta di crowdfunding a cui hanno partecipato un centinaio di privati e provvisto di una prima concessione comunale di 4 anni, il nuovo ristorante sarà inaugurato il prossimo 9 aprile
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‹ ARCHITETTURE TEMPORANEE
OBR | Open Building Research Lo studio nasce nel 2000 dalla volontà degli architetti Paolo Brescia (1970) e Tommaso Principi (1970), già collaboratori di Renzo Piano, di indagare i nuovi modi dell’abitare contemporaneo creando una rete tra Genova, Milano, Londra e New York, poi estesa a Mumbai e Accra. Il loro approccio progettuale trascende l’ambito fisico per promuovere, attraverso l’architettura, il senso della comunità e le identità individuali. I progetti di OBR sono stati esposti in diverse mostre internazionali tra cui le Biennali d’architettura di Venezia (2006 e 2014), la mostra londinese Architecture: Where to e la V Bienal de Arquitetura di Brasilia (2007), l’Expo di Shanghai (2010) e il MAXXI di Roma (2013). Tra i riconoscimenti: il premio Urbanpromo indetto dall’INU alla 11° Biennale di Venezia (2008), la menzione d’onore della Medaglia d’Oro all’Architettura Italiana (2009), il premio In/Arch e Ance per la migliore opera realizzata in Italia da un giovane architetto (2011), il Green Good Design Award di Chicago (2012) e il premio Ad’A per l’Architettura italiana (2013) www.obr.eu
SCHEDA Località Milano Anno di progetto/realizzazione 2014/in corso Committente Triennale di Milano Progetto OBR Paolo Brescia e Tommaso Principi Collaboratori Andrea Casetto, Elisa Siffredi, Maria Lezhnina, Teresa Corbin, Enrico Pinto, Cecilia Pastore, Giulia Negri
Consulenti Buro Happold Engineering, Milan Ingegneria, DBA Progetti, GAD Studio Global Assistance Development, Maddalena D’Alfonso, Antonio Perazzi Studio del Paesaggio, Rossi Bianchi, Lighting Design, Artiva Design, Suono e Vita Ingegneria Acustica,Marzia Bianchi
Budget 900.000 euro
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La cena sulla terrazza del Palazzo dell’Arte la sera dell’inaugurazione (1933). A fianco, nel fotoinserimento di OBR, la percezione della nuova struttura temporanea dal Parco Sempione.
COPPO DEL BORGO® Bellezza a prova di tempo
Classica come un coppo tradizionale, funzionale come Wierer. Garantita 50 anni. Apparentemente identico a un coppo in cotto, ma sostanzialmente diverso nella materia e nel design, Coppo del Borgo® rappresenta l’alternativa ideale per interventi architettonici finalizzati al recupero di edifici situati nei centri storici e nuove realizzazioni. L’esperienza Wierer, maturata in oltre 50 anni di attività, permette di garantire la tegola Coppo del Borgo® per 50 anni e l’intero sistema di copertura per 15 anni. Wierer, un unico interlocutore per il tetto. Una tranquillità impagabile. Per maggiori informazioni vai su www.wierer.it
‹ SPACE PLANNING
NUOVA SEDE DI ALCATEL ITALIA A VIMERCATE
SPAZI DI INTERAZIONE Luoghi di lavoro aperti e flessibili per una maggiore collaborazione e produttività Con l’obiettivo di integrare uffici e laboratori in una nuova sede, Alcatel Lucent Italia ha scelto Degw Italia per seguire l’intero processo di consolidamento dello spazio dedicato alla ricerca. La situazione di partenza era quella di un campus di oltre 30.000 mq tra uffici, laboratori e mensa aziendale, per circa 1.700 dipendenti. La sede è distribuita
Sopra, la hall, uno spazio a doppia altezza fluido, aperto e articolato. Accanto, vista esterna della vetrata della hall. Nella pagina di destra, corpi illuminanti fuoriescono dal soffitto evidenziando le zone dell’informal meeting (foto ©Dario Tettamanzi).
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in cinque edifici, all’interno del parco tecnologico Segro Energy Park di Vimercate (progetto architettonico Garretti Associati), in continuità con la sede storica. Dewg ha supportato il cliente durante tutto il processo, dalla definizione delle esigenze organizzative, al supporto tecnico nella scelta di Vimercate come location, fino alla
progettazione dello space planning, dell’interior design e delle personalizzazioni degli impianti, compresi circa 7.000 mq di laboratori dove sono stati applicati i criteri di efficienza energetica e di integrazione fra architettura e impianti. Lombardini22 ha affiancato Dewg per la valutazione energetica e di sostenibilità ambientale. Il 3 novembre 2014 è avvenuta l’inaugurazione ufficiale dei nuovi spazi. L’obiettivo di Alcatel era quello di realizzare una sede confortevole, tecnologicamente avanzata ed ecosostenibile, che migliorasse la qualità delle dotazioni offerte ai collaboratori e contribuisse al processo generale di cambiamento. Il campus si compone di una grande hall a doppia altezza che mette in connessione cinque edifici a diversa destinazione. Corpi illuminanti verticali fuoriescono dal soffitto e evidenziano le zone degli informal meeting, organizzate con poltrone fonoassorbenti, pouf dai colori brillanti e tavolini bassi. Adiacente alla hall si trova il Multimedia Communication Centre, uno spazio che
› SPACE PLANNING
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‹ SPACE PLANNING
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› SPACE PLANNING accoglie un auditorium di 150 posti. Il piano-tipo degli uffici intende ottimizzare le dimensioni dell’edificio e immagina una circolazione ad anello alternando postazioni in open space ad uffici chiusi, con sequenze di sale riunioni lungo il perimetro esterno. La parte centrale dell’edificio è dedicata alle aree con alti livelli di condivisione e mobilità. Le zone di passaggio tra gli edifici sono pensate come aree aperte e di condivisione. Lo spazio ottenuto è molto colorato, funzionale, flessibile, luminoso, disegnato sulla base delle esigenze organizzative e in grado di favorire momenti di interazione e momenti di privacy, all’interno dei valori aziendali orientati alla collaborazione, innovazione, semplicità, fiducia e responsabilità delle persone. Dewg ha caratterizzato l’interior design attraverso la scelta di materiali naturali come il legno, e colori neutri (bianchi e grigi) accesi da cromature acide e fluo degli arredi (verde e viola)
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Accanto, l’anfiteatro da 60 posti contenuto nel Multimedia Communication Center è caratterizzato da gradoni in legno (foto ©Dario Tettamanzi).
In basso, masterplan dell’area, con gli edifici esistenti (sulla destra) e i nuovi corpi di Alcatel Lucent.
SCHEDA Località Vimercate, MB Superficie 33.000 mq Anno di progettazione 2009 Anni di realizzazione 2012-2014 Project leader Marco Agazzi Client leader Alessandro Adamo – DEGW Italia Progettazione impianti e direzione lavori Roberto Cereda – L22
Progetto Architettonico del campus Garretti Associati (cliente Segro)
Area 30.000 mq Impresa costruttrice ISG Importo lavori interni 20.000.000 € Importo lavori totale 60.000.000 €
Nella pagina accanto, in alto, la caffetteria. In basso, hub centrale del piano tipo uffici con postazioni touchdown in primo piano (foto ©Dario Tettamanzi).
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‹ SPACE PLANNING
Progettare il cambiamento Dal 1999 Alessandro Adamo è responsabile per l’Italia della consultancy area di DEGW e, dopo una parentesi di due anni in AEDES, nel gennaio 2009 ne diventa direttore. Oggi Adamo è uno dei massimi esperti internazionali della progettazione integrata di ambienti per il lavoro. Partendo dall’osservazione dei comportamenti organizzativi e di come questi vengano influenzati dall’ambiente fisico, in vent’anni Adamo con il team di DEGW Italia ha accompagnato nella gestione del cambiamento grandi società italiane e internazionali. Dal 2008 DEGW Italia fa parte di Lombardini22. Cosa ha rappresentato questa integrazione per una società specializzata nella progettazione dei luoghi di lavoro? Con le sue competenze sui temi dell’architettura, dell’ingegneria, dell’impiantistica e dei processi di certificazione Leed, Lombardini22 ci ha dato la possibilità di ampliare i servizi offerti ai nostri clienti, permettendoci di focalizzare meglio le nostre competenze nell’organizzazione degli spazi e dei flussi anche in ambito alberghiero e commerciale. La sinergia ci ha permesso di realizzare progetti importanti in aree che forse DEGW da sola non avrebbe raggiunto, con la possibilità di proporre alla committenza un processo di progettazione completo. Sembra che l’integrazione abbia aperto nuove prospettive anche a livello internazionale. Stiamo lavorando molto all’estero, soprattutto in Arabia Saudita e in Medio Oriente e il fatto che siamo basati in Italia è un valore aggiunto importante: il Made in Italy è molto apprezzato e crea, a sua volta, nuovo valore aprendo ulteriori canali di business. Come si sono modificati i budget destinati agli ambienti di lavoro? Negli ultimi tre anni prima di tutto è cambiata la committenza. Dopo le grandi aziende del settore dell’informatica oggi siamo molto sollecitati dal settore finanziario e da quello farmaceutico. Aziende che hanno sempre dato poca importanza allo spazioufficio oggi guardano ai propri spazi come una risorsa importante. Le sedi devono diventare un bene consolidato e ancor prima vanno analizzate per emancipare l’intera organizzazione del lavoro. Ma dal punto di vista degli investimenti l’ultimo progetto con un budget adeguato ad una riqualificazione di rilievo risale al 2006. Oggi tutto si è ridotto e le voci di acquisto si sono più che dimezzate. Sono stati tagliati i dettagli più tecnici e molti progetti riguardano operazioni di restyling. In questo momento le aziende stanno soprattutto “razionalizzando” le proprie sedi accorpando uffici e personale. A livello immobiliare è plausibile affermare che si sia assistito a un decentramento delle sedi lavorative? È un fenomeno molto evidente ad esempio in centro a Milano. I gruppi abbandonano [ 26 ]
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i palazzi storici a favore di sedi più ampie e meglio gestibili in periferia, dove i canoni sono molto più bassi. Inoltre è più semplice operare su edifici non vincolati e già improntati all’efficientamento energetico, offrendo al cliente una qualità elevata nella scelta delle diverse sedi disponibili. Nel progetto di Alcatel, quale è stato il primo passo per migliorare la collaborazione e la comunicazione tra i dipendenti? Con Alcatel l’intenzione primaria è stata proprio quella di promuovere maggiore comunicazione tra i dipendenti. È stata data importanza alle aree di reception, ai welcome desk e agli spazi dove portare i propri clienti. La sede di Alcatel è diventata una sorta di agorà, di punto di incontro anche per altre cinque aziende che confluiscono nel medesimo complesso. Sono state riprogrammate le singole aree e, come mi ha confermato un componente del management, l’umore del personale è cambiato. Ora non si scambiano più mail da un ufficio all’altro ma si interagisce più volentieri di persona. I colori: come influiscono sulla percezione del marchio e sui rapporti tra le persone? A partire dal marchio e dunque dai colori corporate, abbiamo usato palette di colori pastello, il più possibile vicini agli elementi naturali. Per Alcatel è stato realizzato un progetto che generasse veri e propri habitat.
Ad esempio abbiamo trasformato l’area break in una sorta di grande cucina dove è possibile condividere un momento di relax ma anche, se necessario, completare il lavoro in remoto. O tenere un riunione. L’evoluzione delle aree ufficio si nota quando nascono spontaneamente riunioni di lavoro che, forse perché meno formali e programmate, sono più produttive. Quali i progetti futuri? State lavorando anche per Expo 2015? Stiamo collaborando con il padiglione UK e stiamo lavorando con Ernst & Young, con clienti di respiro internazionale che presenteranno progetti durante Expo. Si preannuncia comunque un 2015 in cui dedicheremo la giusta attenzione anche a società poco conosciute e, ancora, verso i nostri clienti di lungo corso. Inoltre, devo sottolinearlo, siamo molto concentrati sull’estero e sul nostro ruolo di advisor. Un invito per le aziende che stanno per aprire una sede in Italia? Quello di non avere paura nell’affrontare cambiamenti e nuovi progetti. Soprattutto in un periodo così delicato dell’economia mondiale. Bisogna affrontare positivamente ogni diversa prospettiva per evolversi e creare nuove opportunità.
Ginevra Bria
Alessandro Adamo, direttore di DEGW Italia. Sotto, uno sketch della caffetteria.
www.stile.com
design_zeromaggio.it
‹ LUOGHI DEL SAPERE
NUOVI DIPARTIMENTI DELL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MODENA E REGGIO EMILIA
GEOMETRIA DEI FLUSSI
La morfologia dei nuovi dipartimenti gioca sui pieni e i vuoti per creare uno spazio in movimento Il progetto nasce nel 2006 con la vincita, da parte dello studio RossiProdi Associati, del concorso promosso dal Fondo Aristotele, Fabrica Immobiliare SGR per la realizzazione della nuova sede dei diparti-
In alto la piazza sopraelevata (foto ©Pietro Savorelli) e, sotto, il planivolumetrico dell’area di intervento. A destra una vista aerea dal drone e in basso, la sezione nord-sud e la pianta del piano terra.
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menti di chimica e scienze farmaceutiche dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia. Grazie alla formula di concessione dell’area al Fondo Aristotele in diritto di superficie per 90 anni, non ci sa-
ranno esborsi finanziari da parte dell’Universit à. La struttura non risponde solo ai requisiti organizzativi e funzionali dei dipartimenti, ma mira a creare un piacevole spazio per gli studenti e i ricercatori, ben integrato con la città e con l’ambiente circostante, pieno di luce, con viste panoramiche ed eleganti spazi interni. L’erosione e la deformazione del blocco originario intorno al sistema delle corti, aperte e chiuse, determinano una visione sempre variata e dinamica dell’edificio secondo una sensibilità contemporanea di percezione dello spazio e dell’architettura non schiacciato su viste frontali e statiche, ma sospinto da ottiche dinamiche sempre variate e legate al movimento. In particolare l’edificio si articola in quattro corpi, costituiti da quattro piani fuori terra più un piano seminterrato, che definiscono due corti interne, luogo di incontro e sosta per gli studenti, orientate verso il centro della città. I dipartimenti poggiano su un basamento compatto, alto un piano, organizzato intorno alle due corti verdi rettangolari chiuse, sulle quali si af-
› LUOGHI DEL SAPERE
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‹ LUOGHI DEL SAPERE
RossiProdi Associati Srl RossiProdi Associati è uno studio di architettura con sede a Firenze. La società è stata fondata nel 2006 da Fabrizio Rossi Prodi, laureato all’Università di Firenze dove oggi insegna Architettura e Urban Design. I punti di forza dello studio sono i progetti urbani e i sistemi di spazi pubblici oltre che i progetti sugli insediamenti residenziali e l’housing sociale. Lo studio è specializzato nella progettazione di ospedali, strutture sanitarie e spazi per l’istruzione. Tra gli altri progetti da segnalare ci sono la realizzazione di due dipartimenti e della biblioteca della Facoltà di Agraria al Campus universitario dei Rizzi (Udine), il Misericordia Hospital a Grosseto, Housing and Ricreational Park a Pesaro, l’incubatore all’interno del Polo Scientifico e Tecnologico di Sesto Fiorentino (FI). www.rossiprodi.it
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facciano gli spazi dedicati alla didattica. Le corti, declinazione contemporanea del chiostro degli antichi istituti universitari, non sono estranee alla città ma sono percepibili dall’esterno attraverso gli alberi che affiorano oltre la loro sagoma e sono visibili in tutta la loro ampiezza da coloro che camminano sulla terrazza del basamento dell’edificio, vera e propria piazza pubblica soprelevata raggiungibile attraverso due gradinate. Dalla piazza soprelevata ha luogo l’ingresso principale all’interno della sede universitaria. Il fronte rappresentativo e simbolico si apre a Nord Ovest ed ha un’altezza più contenuta rispetto alle altri parti dell’edificio, scandito dal ritmo variato dei pieni e dei vuoti. Il sistema di corti, terrazze e scalinate si completa con le sistemazioni a verde e i percorsi che creano un tessuto urbano di spazi ciclopedonali e di relazione con l’intorno, curando anche il collegamento fra quest’area e il resto del Campus, con un’ampia permeabilità del complesso (privo di recinzioni) in modo da favorire i contatti, gli scambi e la gradevolezza delle aree di sosta e di studio. Il sistema dei percorsi è stato studiato per f luidificare il movimento degli studenti, concentrandoli ai piani bassi, e per poter dare ad ogni sezione o dipartimento una propria entrata riconoscibile e facilmente raggiungibile. I parcheggi sono inseriti nella sistemazione paesaggistica e ampiamente dotati di spazi verdi, concepiti più come giardini che come aree di sosta. Le aule sono profonde e illuminate naturalmente e le finestre hanno oscuramenti
esterni a lamelle di alluminio orientabili, in modo da poter garantire una schermatura completa in caso di necessità. La continua trasformazione dei caratteri dello spazio è l’elemento dominante del progetto. Dallo spazio urbano della strada, allo spazio recintato del giardino, allo spazio protetto delle corti, a quello comune della galleria e dei corridoi, fino agli ambienti raccolti e tecnici delle aule e dei laboratori
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SCHEDA Località Modena Anno di costruzione 2010 - 2014 Committente Fondo Aristotele – Fabrica Immobiliare SGR SpA
Project management Ingenium Real Estate SpA Coordinamento direzione lavori Ingegneri Riuniti SpA
Direzione lavori RossiProdi Associati Srl Team di progetto Prof. Arch. Fabrizio Rossi Prodi, Arch. Marco Zucconi, Arch. Simone Abbado (Rossiprodi Associati) con Arch. Francesca Genise, Arch. Tommaso Rafanelli, Ing. Francesco Verrazzani
Coordinamento della progettazione RossiProdi Associati Srl
Progetto strutturale ed impiantistico Ingegneri Riuniti SpA
Impresa costruttrice CMB Società Cooperativa Muratori e Braccianti di Carpi
Importo lavori 27.560.000 € Area di progetto 19.970 mq Spazi aperti 17.387 mq Superficie coperta 4.618 mq Volume progettato 83.690 mq
In alto, vista del retro della struttura (foto ©Pietro
Savorelli).
Knauf aMf per l’università di Modena e reggio eMilia Prestazioni e design Grazie alla vasta gamma dei sistemi costruttivi Knauf AMF e alla flessibilità di Thermatex è possibile progettare e realizzare idee architettoniche con controsoffitti ad alto contenuto tecnologico soddisfacendo i più elevati requisiti tecnici - REI, acustica, lavabilità, necessità impiantistiche. Il progetto declina le diverse soluzioni esclusive di Knauf AMF per i diversi ambienti dello spazio Universitario (tecnico didattico connettivo) rispondendo alle diverse necessità specifiche. Il tutto con grande ottimizzazione del budget. Il soffitto è uno spazio attivo che esalta le qualità architettoniche dell’ambiente migliorandone al contempo le qualità prestazionali. Due funzioni che il sistema soffitti Knauf AMF rende perfettamente compatibili.
THermaTex DB acoustic 24 mm THERMATEX dB Acoustic è il controsoffitto studiato per le più elevate esigenze di isolamento acustico longitudinale. Allo stesso tempo questo pannello garantisce valori elevati di assorbimento acustico e migliora il design del controsoffitto grazie all’omogeneità della superficie. La nuova composizione con lana minerale biosolubile, perlite, argilla e amido garantisce eccellenti caratteristiche fisico-costruttive.
THermaTex Thermaclean S AMF THERMATEX Thermaclean S ha una superficie lavabile e di conseguenza altamente igienica. È composto da un pannello minerale THERMATEX nobilitato con un foglio di vinile bianco su base d´alluminio.
Assorbimento acustico ∝w = 0,65(H) la norma EN ISO 11654 NRC = 0,70 la norma ASTM C 423
Assorbimento acustico ∝w = 0,10 la norma EN ISO 11654 NRC = 0,15 la norma ASTM C 423
Isolamento acustico Tipi di bordi Classe dei materiali Classe antincendio Riflessione luminosa Conducibilità termica Resistenza all’umidità Spessore/peso Colore
Isolamento acustico Tipi di bordi Classe dei materiali Classe antincendio Riflessione luminosa Conducibilità termica Resistenza all’umidità Spessore/peso Colore
■ Dn,c,w = 41 dB secondo EN 20140-9 ■ SK, VT 15/24, VT-S15F, AW/GN, AW/SK, GN/SK ■ A2-s1, d0 secondo EN 13501-1 ■ REI120 (normativa europea N. 13501-2) ■ bianco simile RAL 9010 88% ■ λ = 0,052 - 0,057 W/mK secondo DIN 52612 ■ fino al 95% dell’umidità relativa ■ 24 mm (ca. 8,4 kg/m2) ■ bianco simile RAL 9010, altri colori a richiesta
■ Dn,f,w = 34 dB secondo EN ISO 10848 ■ SK ■ A2-s3, d0 secondo EN 13501-1 ■ REI120 (normativa europea N. 13501-2) ■ bianco simile RAL 9010 81% ■ λ = 0,052 - 0,057 W/mK secondo DIN 52612 ■ fino al 95% dell’umidità relativa ■ 15 mm (ca. 4,5 kg/m2) ■ bianco simile RAL 9010, altri colori a richiesta
Knauf amF Italia Controsoffitti Srl Via Morimondo, 26 20143 Milano Tel. 02 870 334 30 Fax 02 870 334 31 amfitalia@knaufamf.it www.knaufamf.it
‹ DESIGNCAFÈ CONNECTING MINDS
STILNOVO È TORNATA
GLI APPUNTAMENTI GRI SONO FORUM ANNUALI PER I LEADER GLOBALI DEL MERCATO IMMOBILIARE
IL 17 FEBBRAIO I DESIGNER PROTAGONISTI DI STILNOVO SI SONO INCONTRATI A MILANO PRESSO LA GALLERIA CARLA SOZZANI IN OCCASIONE DELLA RIEDIZIONE DEI LORO PROGETTI ICONICI
Lo scorso novembre a Milano più di 100 investitori internazionali interessati al mercato immobiliare italiano hanno partecipato ai gruppi di discussione informali di GRI (Global Real Estate Institute) Italia, una sorta di Leopolda del real estate per discutere di opportunità di sviluppo. Per progettisti e imprese, un appuntamento unico per trovare nuovi partner commerciali. www.globalrealestate.org/Italia2014
Nato nel 1946 e presto diventato un marchio tra i più significativi del design italiano nel peculiare ambito della luce, dopo un periodo di inattività Stilnovo è stata ricostituita da Massimo Anselmi e Roberto Fiorato insieme a un comitato scientifico creato per valorizzarne il patrimonio culturale. Da quest’anno, Stilnovo riedita le sue icone senza tempo: intatte nella forma estetica, aggiornate negli apparati tecnologici.
I SALONI 2015
L’S.O.S. DI MARIO CUCINELLA
L’edizione 2015 dei Saloni (14-19 aprile, fiera di Milano Rho), oltre al tradizionale percorso espositivo e al XVIII Salone Satellite, ospita quest’anno le manifestazioni biennali dedicate all’ufficio e alla luce. Workplace 3.0 è il salone ufficio con un percorso espositivo progettato da Michele De Lucchi. Torna anche Euroluce, la biennale dedicata al mondo dell’illuminazione che presenterà le novità in fatto di apparecchi architetturali, sorgenti luminose e software per le tecnologie della luce. www.salonemilano.it
Nasce a Bologna S.O.S. School of Sustainability, un progetto di Mario Cucinella volta alla formazione di nuove figure professionali nel campo della sostenibilità. S.O.S. è aperta a giovani creativi e ricercatori, professionisti e imprese del settore per sviluppare progetti innovativi con un impatto positivo sulla società, l’economia e l’ambiente, attraverso la ricerca e la sperimentazione. La scuola nasce a stretto contatto con lo studio di architettura MC A e l’associazione no profit Building Green Futures. L’interazione con il mondo dell’impresa offre un’esperienza educativa unica e fortemente orientata al mondo del lavoro. Per il 2015 sono in programma 4 corsi post-laurea, tutti di 1.500 ore su 12 mesi: architecture as a social
LAMINATO IMPRESSIVE UN PAVIMENTO INNOVATIVO IN ESCLUSIVA ITALIANA Quick-Step Impressive è una collezione di pavimenti laminati con un aspetto e una superficie assolutamente naturali. Le autentiche venature del legno nelle doghe sono riprodotte perfettamente anche nella bisellatura del pavimento. Grazie all’esclusivo rivestimento idrorepellente “HydroSeal”, il laminato Impressive diventa molto più resistente all’acqua. Il pavimento, disponibile in 16 varianti, è dotato del sistema di posa senza colla Uniclic® che ne permette un immediato utilizzo. Impressive è un’esclusiva nazionale Virag. www.quick-step.it [ 32 ]
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Courtesy Galleria Carla Sozzani, foto ©Sara Scanderebech
business (rigenerazione urbana); post carbon architecture (edifici di nuova generazione); right for a shelter (costruire la resilienza) e blue design (innovazione nell’industrial design). www.schoolofsustainability.it
Education into action è il motto della nuova School of Sustainability di Mario Cucinella.
PROFILO
BARRECA & LA VARRA
ARCHITETTURA RELAZIONALE UN LUNGO SODALIZIO CON STEFANO BOERI, CON CUI NEL 1999 FONDANO BOERI STUDIO E CON CUI CONDIVIDONO LA PROGETTAZIONE DEL FAMOSO BOSCO VERTICALE RECENTEMENTE PREMIATO CON L’HIGH RISE AWARD. NEL 2008 LA SVOLTA. OGGI LO STUDIO BARRECA & LA VARRA, DA POCO NELLA NUOVA SEDE MILANESE IN ZONA GIAMBELLINO, PORTA AVANTI PROGETTI ITALIANI E LAVORI INTERNAZIONALI. PRESTANDO ATTENZIONE AI SISTEMI DI RELAZIONE CHE I PIENI E I VUOTI ARCHITETTONICI METTONO IN MOTO: TRA GLI EDIFICI E LA CITTÀ, TRA GLI SPAZI E CHI LI ABITA QUOTIDIANAMENTE
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PROFILI
Da sinistra, Gianandrea Barreca e Giovanni La Varra.
BARRECA & LA VARRA L’attività professionale dei fondatori dello studio è strettamente intrecciata con il lavoro di ricerca e insegnamento. Dal 2004 Gianandrea Barreca (Genova, 1969) collabora con Domus Academy, di cui è Scientific Advisor per il master in Urban Vision and Architectural Design, e insegna presso la facoltà di Ingegneria Edile – Architettura dell’Università di Genova. Giovanni La Varra (Milano, 1967), dopo avere insegnato Composizione e Progettazione Urbana alla facoltà di Architettura del Politecnico di Milano e Urbanistica alla facoltà di Lettere e Filosofia della Statale di Milano, oggi è professore associato di Progettazione Architettonica all’Università degli Studi di Udine. In particolare, al Politecnico Giovanni ha coordinato le ricerche relative al progetto Metrobosco, Cronache dell’abitare, lo studio di fattibilità per il recupero del quartiere Sant’Elia a Cagliari e al progetto tuttora in corso Carcere e territorio. Dagli edifici (insieme sono autori di “Barreca & La Varra. Questioni di facciata”, Skira Editore) l’attività dello studio in questi anni si è estesa al masterplanning, anche con la progettazione di vaste aree urbane, in coincidenza con la partecipazione a concorsi di progettazione internazionali e al consolidarsi delle relazioni con committenti importanti. Nel contempo, lo studio continua a seguire lo sviluppo esecutivo e costruttivo di progetti avviati negli anni precedenti con Boeri Studio, come il rinnovo dell’Ospedale Maggiore Policlinico a Milano. Gianandrea Barreca, curatore di diverse pubblicazioni nate dai lavori svolti in collaborazione con gli studenti della Domus Academy, è uno dei soci fondatori di Gruppo A12 (www.gruppoa12.org), con il quale promuove e realizza seminari, ricerche, mostre, installazioni sulla condizione urbana contemporanea e in particolare sulle relazioni tra contesto urbano e arte pubblica
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Dall’alto, alcune recenti realizzazioni di Gianandrea Barreca e Giovanni La Varra: Incubatore per l’arte - come Boeri Studio, Milano, 2010 (foto ©Lidia Korotaeva) Villa Méditerranée - come Boeri Studio e con Stefano Boeri Architetti, Marsiglia, 2013 (foto ©Carlo Alberto Mari) Bosco Verticale - come Boeri Studio e con Stefano Boeri Architetti, Milano, 2014 (foto ©Adriana Sandicchi) Royal Sun Alliance - Genova, 2010 (foto ©Patrick Dolo) Misheel Expo - Ulan Bator, 2013-in corso (courtesy Barreca&La Varra) A destra, il volume “Questioni di Facciata”, Barreca&La Varra, Milano 2012, Skira.
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BARRECA & LA VARRA
CORPORATE ARCHITECTURE Una collaborazione di otto anni con Siemens Real Estate ha permesso allo studio di portare a termine progetti di natura diversa, sia per estensione sia per tema e livello di definizione
Sopra, masterplan completo degli Headquarters in via Vipiteno a Milano. Sotto dall’alto, render della sede di Siemens Buc a Parigi e di Siemens a Genova (courtesy Barreca&La Varra).
Fin dal 2007 Gianandrea Barreca e Giovanni La Varra hanno avuto occasione di avviare una collaborazione tuttora attiva con il gruppo Siemens. Una collaborazione che si è sviluppata lungo tre grandi aree di intervento coinvolgendo, di conseguenza, altrettanti temi di ricerca e sviluppo, in un continuo e proficuo scambio tra progettisti e committenza. La prima area di intervento riguarda la realizzazione di nuovi edifici per ospitare le sedi di Siemens, con i progetti per le sedi di Parigi, Genova e Milano. La seconda riguarda lo sviluppo di un progetto pilota per la riorganizzazione degli spazi di lavoro (Pilot Paradigm Shift), che ha trovato immediata applicazione all’interno di alcune aree dell’edificio di Siemens Bicocca a Milano e successivamente in altri edifici del gruppo, sempre a Milano. La terza riguarda invece lo sviluppo di progetti di ristrutturazione e sistemazioni esterne di aree di proprietà di Siemens o cedute al pubblico in ottemperanza a obblighi legati ai permessi di costruire convenzionati, attualmente in corso di sviluppo. Tra questi, rilevante per estensione e complessità, la ristrutturazione degli spazi esterni della sede di via Vipiteno a Milano, che include una serie di spazi privati e pubblici dedicati al parcheggio, al tempo libero e allo sport.
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PROFILI
In alto, render della torre e del nuovo edificio Headquarters in via Vipiteno, Milano (courtesy Barreca&La Varra).
Sotto, render dell’esterno della sede Siemens in via Filzi a Milano (courtesy Barreca&La Varra).
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Siemens Headquarters Il progetto dei nuovi headquarters milanesi nasce da un’iniziativa di Siemens Real Estate che nel 2007 ha bandito una consultazione privata per la trasformazione e valorizzazione dell’area di proprietà compresa tra le vie Vipiteno, Ponte Nuovo e del Ricordo. Si tratta di un area che complessivamente misura 104mila metri quadri. Tale area include 80.000 mq di uffici, servizi e un parco pubblico di 3 ettari. La proposta presentata in fase di concorso si basava su un sistema di quattro corti disposte secondo un orientamento est-ovest. Un corpo di base continuo di tre piani interrotto da una serie di torri ed elementi verticali
di differenti altezze, che, date le loro posizioni dislocate, generavano una impressione di movimento e dinamismo. Una serie di fasce orizzontali, caratterizzate da usi differenziati e dal cambiamento nella densità e tipologia degli spazi verdi, segnavano visibilmente il principio organizzativo dell’intervento che è stato comunque mantenuto nella variante finale. Il progetto infatti è poi proseguito con lo sviluppo e approfondimento di due dei quattro edifici previsti nella prima fase e si trova attualmente allo stato di definitivo avanzato, completo dei documenti necessari per l’ottenimento dei permessi edificatori.
SCHEDA HEADQUARTERS Località Milano Anno di costruzione 2007 - in corso Committente Siemens S.p.A. Real Estate Concorso di progettazione e progetto preliminare Boeri Studio (S. Boeri, G. Barreca, G. La Varra) (2007-2008)
Progetto definitivo Barreca & La Varra, Stefano Boeri Architetti (2009)
Developer Bnp Paribas Real Estate Property Development Italy SpA
Progetto strutturale Arup Italia Srl Progetto impiantistico Hilson Moran Italia SpA Progetto VV.F. Studiogamma Srl Collaboratori F. Lampis, A. Perego,
Siemens, intervento di ristrutturazione in via Vipiteno Questo progetto riguarda la risistemazione di un area molto vasta e comprende la risistemazione di alcuni spazi e immobili da destinarsi a uffici, e soprattutto il riordino di ampie aree esterne da destinarsi a parcheggi, campi sportivi e percorsi vita e verde pubblico. In particolare, oltre al riordino di circa 4.000 mq di spazi ufficio, è stata realizzata una nuova mensa di circa 150 posti a sedere e la nuova portineria di ingresso di circa 300 mq. Attraverso il progetto si sono riorganizzati e ampliati tutti gli spazi prospicienti agli uffici, dove una nuova pensilina e una grande pedana
L. Malafronte, M. Ranieri, G. Güvenç
Area di progetto 104.000 mq Superficie costruita 80.000 mq Importo lavori 54.000.000 €
Nella pagina accanto, in alto, interni dell’edificio Siemens ristrutturato in via Vipiteno a Milano (foto ©Arianna Garutti).
Sotto, pensilina d’ingresso nell’edificio ristrutturato nel quale sono stati creati ambienti open space
(foto ©Chiara Capponi, Arianna Garutti, Adriana Sandicchi).
In basso, spazi interni pianificati utilizzando il Pilot Paradigm Shift (foto ©Carola Merello).
BARRECA & LA VARRA
SCHEDA RISTRUTTURAZIONE Località Milano Anno di costruzione 2013-2014 Committente Siemens SpA Real Estate Progetto preliminare e definitivo Barreca & La Varra
Collaboratori Chiara Capponi, Görkem Güvenç Opera di urbanizzazione Alpina SpA Superficie costruita 2.700 mq
rialzata riorganizzano il sistema degli spazi pedonali e gli accessi agli uffici, così separati dalle aree invece dedicate ai parcheggi anch’essi riorganizzati e ampliati. Inoltre, nell’ambito degli obblighi di convenzione per la realizzazione del nuovo headquarter e della ristrutturazione degli uffici, sono stati sviluppati i progetti di riorganizzazione degli spazi verdi in cessione, degli spazi dedicati alle attività sportive, degli spazi verdi in proprietà e delle sistemazioni stradali vicine
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Pilot paradigm shift, un modello per l’ufficio 2.0 Il progetto pilota sperimenta un concetto di ufficio che applica nuove modalità di relazione interpersonale tra i dipendenti e con gli ambienti di lavoro. Qui la relazione tra utente e postazione risponde ad una moderna concezione spaziale. Si abbandona la classica visione del posto scrivania, i posti a sedere sono in numero inferiore rispetto al personale effettivo in modo da ottimizzare lo spazio. La postazione di lavoro fissa andrà via via scomparendo in favore di una più flessibile, adatta alle necessità lavorative del momento. Caratterizzante è la fascia centrale, la lounge strip, lungo la quale sono collocate
una serie di attività per il lavoro flessibile ed informale: phone booth, think tank, informal meeting, sofa, lockers, etc. costituiscono una famiglia di oggetti delimitati da vetrate, librerie e alti divani, pensati per favorire la riflessione e la concentrazione. CREDITS Località Milano Progetto/realizzazione 2010/2011 Committente Siemens S.p.A. Real Estate Progetto preliminare e definitivo Barreca & La Varra Collaboratori Marina Ranieri, Görkem Güvenç Superficie costruita 350 mq
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PROFILI
RAPPORTI DI FACCIATA Il B5, un edificio a stecca rivestito di vetro serigrafato, con una facciata che dialoga con edifici e corti verdi del campus RCS
In apertura, la sede RCS a Milano con il B5 (primo piano) adiacente al comparto C (torre). Sotto, vista sul lato corto del B5 (foto ©Paolo Rosselli).
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L’edificio B5 del distretto RCS Mediagroup fa parte di un più ampio comparto finalizzato alla riqualificazione e ampliamento dell’area occupata dai vecchi edifici tipografici della Rizzoli. La ristrutturazione del comparto inizia nel 2001, quando Boeri Studio (all’epoca composto da Stefano Boeri, Gianandrea Barreca e Giovanni La Varra) vince il con-
corso di progettazione a inviti. Nel 2007, mentre il personale di RCS comincia a occupare gli spazi del cosiddetto blocco C (Boeri Studio), inizia la progettazione, da parte dello studio Barreca&La Varra, di un nuovo edificio che prolunga la corte aperta del primo progetto, il B5. L’edificio, che si articola su cinque piani fuori terra, ospita le redazioni, i teatri di posa e gli spazi del settore multimedia. La facciata ha lo scopo di mantenere la continuità con gli altri edifici del comparto. In particolare si pone in relazione, grazie alla somiglianza dei materiali, all’adiacente costruzione che è un landmark della zona. Il B5 è rivestito di lastre di vetro serigrafate e colorate di bianco, grigio e nero (ad eccezione del piano terra dove domina il nero). Gli imbotti verticali vetrati che escono dal filo esterno della facciata formano delle “pinne” frangisole che favoriscono l’interazione del B5 con il resto del complesso. Esse forniscono il supporto sul quale si specchiano gli altri edifici, la città e l’ambiente circostante. La morfologia dei fronti è semplice ma allo stesso tempo mutevole e dinamica grazie
agli sfondati delle finestre che oltre ad essere elementi tecnici acquisiscono significato come elementi di decoro. Elemento centrale del progetto, le facciate permettono all’edificio di istituire un preciso rapporto con lo spazio urbano al suo contorno, favorendo allo stesso tempo una maggiore flessibilità e qualità spaziale degli ambienti di lavoro
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SCHEDA Località Milano Anno di costruzione 2008-2011 Committente Iniziativa Immobiliare Due Srl
(Prelios, Morgan Stanley, RCS Mediagroup)
Prog. preliminare, definitivo e direzione artistica Barreca & La Varra
Developer Prelios SpA Progetto architettonico esecutivo e strutturale S.C.E. Project Srl
Progetto impianti Teknema Consulting Srl Collaboratori A. Perego (coord. progetto), D.
Polverino (coord. dir. artistica), A. Grassi, F. Lampis, S. Oberti, M. Ranieri
Superficie costruita 12.500 mq Importo lavori 14.500.000 €
BARRECA & LA VARRA
Particolare dell’esterno di vetro serigrafato tricolore (foto ŠPaolo Rosselli) e disegno di dettaglio della facciata (courtesy Barreca&La Varra).
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PROFILI
PROGETTO POLICLINICO Una piastra verde rialzata al centro della nuova sede dello storico ospedale milanese fornisce nuovi spazi pubblici alla città
Sopra, render della piastra a giardino accessibile al pubblico e della nuova piazza coperta. Sotto, ricostruzione della vista aerea del complesso nella città, una volta realizzato (courtesy Barreca&La Varra).
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Nel 2007 il progetto redatto da Boeri Studio (insieme ad altri studi di progettazione) vince il concorso internazionale promosso da Fondazione IRCCS Cà Granda per la realizzazione del nuovo Policlinico di Milano, poi affidato per il definitivo e la direzione artistica a Stefano Boeri Architetti e Barreca & La Varra. Il sito dell’intervento si trova nel centro di Milano, alle spalle della storica Ca’ Granda (sede dell’Università Statale) dove i padiglioni, cresciuti e rimaneggiati nel corso del tempo, formano uno spazio ad uso pubblico componendo una vera e propria parte di città. Il progetto proposto mette in relazione lo spa-
zio aperto dei padiglioni con gli altri elementi fuori scala e di natura più introversa (come il Palazzo di Giustizia o la caserma di via La Marmora) che caratterizzano questo pezzo di città. La costruzione del nuovo complesso valorizza la valenza pubblica dell’Ospedale Maggiore come spazio collettivo ponendo particolare attenzione alla continuità degli spazi verdi e ai luoghi di sosta. Il progetto prevede l’abbattimento e ricostruzione della sede principale. L’intervento consiste nella realizzazione di due edifici identici e paralleli posti a Nord e Sud dell’area di intervento alti 28 mt e con una superficie per piano di 2.880 mq, separati e connessi da un corpo centrale più basso sulla cui copertura verrà realizzato un giardino praticabile di 7.000 mq. L’orientamento permette di massimizzare l’effetto dell’irraggiamento solare sulle facciate esposte a sud e di avere illuminazione costante in quelle a nord. Il corpo centrale va dal livello -1 dei parcheggi al livello +4 del giardino di copertura (+18,25 mt). All’interno del corpo centrale troviamo la piazza coperta che introduce agli accessi del nuovo ospedale e dei restanti padiglioni. Essa ha un’altezza che varia da 7 mt, verso via della Commenda, a 3,60 mt, nella parte più interna. Nel primo tratto lo
sbalzo della struttura è sostenuto da un cilindro strutturale. Sul fronte del cilindro, visibile dall’esterno, saranno proiettati i nomi di battesimo dei nuovi nati. Questo edificio è diviso dai due più alti da spazi aperti (patii praticabili) al livello -1. È prevista anche la realizzazione di un nuovo edificio di servizio, prossimo ai due precedentemente descritti. Un percorso rialzato (+16,30 mt) unisce il giardino, posto sulla copertura del corpo centrale, al resto del Policlinico e al nuovo edificio
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SCHEDA Località Milano Anno di costruzione 2007 – in corso Committente Fondazione IRCCS Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico
Concorso internazionale (2007) 1° classificato: Boeri Studio (S. Boeri, G. Barreca, G. La Varra) in ATI con Techint SpA, ABDarchitetti, B.T.C. srl, C+S associati, Labics, Land Srl, TRT Trasporti e Territorio Srl)
Progetto preliminare, definitivo e direzione artistica (2009/2010) Barreca & La Varra, Stefano Boeri Architetti
Collaboratori F. Cesa Bianchi (coordinamento), S. Gangemi, A. Grassi, F. Lampis, M. Ranieri, A. Sfikas
Area di progetto 80.000 mq Superficie costruita 70.000 mq
BARRECA & LA VARRA
Render della piazza coperta e masterplan dell’intervento (courtesy Barreca&La Varra).
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PROFILI
DIALOGARE CON IL VERDE Una nuova palazzina milanese salvaguarda e valorizza la vegetazione spontanea attraverso un’architettura aperta e articolata
In alto, ricostruzione del rapporto della palazzina con la città. L’edificio rispetta le tipologie e le altezze del contesto integrandosi completamente. Sotto, render con vista sui pilotis, elemento che permette all’edificio di dialogare meglio con lo spazio verde (courtesy Barreca&La Varra).
Vincitore di un concorso ad inviti promosso nel 2011 dalla società di costruzioni Botta SpA, il progetto preliminare della palazzina isolata su un lotto di via Tintoretto a Milano traduce sul territorio la storica tipologia edilizia borghese dell’area Fiera. Il lotto in questione non è mai stato edificato e ad oggi risulta completamente ricoperto di vegetazione spontanea. Per adeguare la storica tipologia scelta alle condizioni dell’abitare contemporaneo sono state messe a punto tre strategie. La prima è quella di salvaguardare al massimo
la natura spontanea della vegetazione che ha preso possesso del lotto. La giacitura dell’immobile, il suo orientamento e le sue aperture dialogano con la vegetazione circostante. Da questa prima strategia deriva la seconda: il suolo viene lasciato libero e continuo, l’edificio tocca il terreno solo con gli elementi strutturali e quelli di servizio (portineria, accessi), fino a sei metri di altezza. In terzo luogo le facciate nord e sud sono caratterizzate da un motivo dinamico verticale, che slancia l’edificio verso l’alto, facendolo emergere dalla vegetazione spontanea entro la quale si insedia. La trama verticale del prospetto permette di calibrare le aperture garantendo una schermatura verso sud (cucina e giorno) e la massima apertura verso nord (camere). All’opposto, i prospetti est e ovest sono dispositivi di apertura alla luce e al paesaggio, guardano le parti più consolidate della natura spontanea che si è creata nel tempo (soprattutto a est), e accolgono grandi balconi che, a tutti gli effetti, rappresentano una stanza in più, aperta e sospesa sugli alberi
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SCHEDA Località Milano Anno di costruzione 2011/in corso Committente Impresa Botta SpA Progetto preliminare Barreca & La Varra Agronomi Studio AG&P Collaboratori Chiara Capponi, Valentina De Palo, Claudio Barborini, Görkem Güvenç
Superficie costruita 2.400 mq
Nella pagina accanto, sopra, render dell’edificio inserito nel giardino esistente. Sotto, la pianta rivela l’intima relazione tra la palazzina e il giardino (courtesy Barreca&La Varra).
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PROFILI
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UNA CORTE A MUSCAT The Office è un nuovo blocco per uffici organizzato attorno a una corte aperta e visibile dalla strada che riproduce una tradizionale articolazione dei vuoti favorendo il raffrescamento passivo degli ambienti interni Muscat è la capitale dell’Oman e ha una popolazione di 1,2 milioni di abitanti. La città è situata in una zona desertica e si affaccia sul golfo dell’Oman, sull’oceano Indiano. L’intervento si trova in un’area di sviluppo collocata ai margini del centro di Muscat. Il nuovo blocco per uffici occupa intera-
mente il lotto di intervento. L’edificio di sei piani si sviluppa attorno ad una corte che, oltre a garantire l’illuminazione degli interni offre uno spazio ombreggiato al riparo dal caldo del deserto. Nello spazio cavo creato dalla corte si articolano una serie di passaggi aerei e balconate orizzontali che permettono di accorciare le distanze tra i diversi ambienti del medesimo piano. Le facciate interne, così come il piano terra, sono quasi interamente in vetro permettendo in questo modo alla luce di entrare nell’edificio. La facciata è piatta, rivestita di travertino, il ritmo delle bucature e la loro articolazione valorizza l’aspetto materico e volumetrico dell’edificio. La corte è aperta verso la strada attraverso un varco caratterizzato da una grande scala che incide sulla facciata e suggerisce l’articolazione dello spazio interno, invitando i passanti ad entrare. Il cantiere si è aperto nel 2014 e il completamento è previsto per il 2016
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SCHEDA Località Muscat, Oman Anno di costruzione 2013- in corso Committente Mandressi GmbH Progetto preliminare Barreca & La Varra Project Management Alessandro Daverio Mandressi GmbH
Collaboratori C. Barborini, G. Guvenç Modello Alterazioni Video Video e visualizzazione 3d Aquadro Group Superficie costruita 12.000 mq
Nella pagina accanto, render della facciata dei nuovi uffici. In questa pagina, render della corte interna che diventa un’estensione dello spazio pubblico e un’immagine del cantiere (foto ©Alessandro Daverio).
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PROFILI
ORIZZONTE 2030 Terra di nomadi, la Mongolia si sta rapidamente urbanizzando. Il masterplan di Khovd porterà alla creazione di nuovi parchi, spazi pubblici e servizi alla città. Un trinomio fondamentale per il benessere collettivo
Sopra, panoramica della città di Khovd (foto ©F. Casati). Sotto, ipotesi progettuali di densificazione del tessuto urbano e aumento degli spazi pubblici (courtesy Barreca&La Varra).
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Khovd è la città più grande della regione occidentale della Mongolia contraddistinta da un clima desertico e contornata da laghi. È localizzata all’interno del Mankhan Nature Reserve, in una zona strategica al confine con la Cina e il Kazakhistan. Il progetto nasce a seguito di un concorso indetto dal Ministero delle Infrastrutture mongolo per la stesura del nuovo Piano di Governo del Territorio di tutte le regioni della nazione. Lo studio, impegnato da tempo con Termigas in diversi progetti di sviluppo urbano in Mongolia, ha vinto il concorso per la città di Khovd in collaborazione con lo studio locale UPI. L’obiettivo del masterplan è quello di far fronte all’inarrestabile crescita della popolazione con orizzonte 2030, quando la densità prevista sarà di 4.000 ab/kmq a fronte dei 1.700 ab/kmq attuali. Khovd però possiede uno standard di servizi inadeguato al numero di abitanti (istruzione, sanità,
servizi pubblici). Il progetto mira dunque ad aumentatare la dotazione di servizi pubblici e a densificare il tessuto edilizio esistente per ottimizzare i costi di infrastrutturazione. Le tre principali aree di intervento sono rappresentate dal centro, dalla strada del mercato e dai collegamenti stradali. Ognuna è caratterizzata da una diversa atmosfera, ottenuta variando l’assetto stradale, l’organizzazione degli edifici, le funzioni, l’architettura, la densità e l’altezza del tessuto urbano. Per il centro città la priorità sono i pedoni e il trasporto pubblico. Gli edifici storici sono protetti e sono ammesse solo piccole nuove costruzioni. I servizi previsti sono misti, ma di piccola scala. Nella strada del mercato è vietata la circolazione dei veicoli durante le ore della fiera e sono permesse altezze maggiori. Sul collegamento viario principale il flusso veicolare scorre al centro della sezione stradale con ampi marciapiedi ai lati. Gli edifici che si af-
facciano su questa strada sono tra i più antichi e interessanti della città e ospitano le funzioni più prestigiose. Infine è prevista la realizzazione di un grande parco urbano con terrazze panoramiche sulle sponde del fiume, il Buyant River Border Park. Le terrazze sono arricchite da una serie di servizi dedicati al tema del mercato e del cibo. Interessante è la scelta di posizionare, nella zona tra i due fiumi, aree per il campeggio e una serie di service point
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SCHEDA Località Khovd, Mongolia Orizzonte temporale 2013-2030 Committente Governo Regionale Progetto urbanistico Barreca & La Varra, Termigas Mongolia, UPI
Collaboratori Kaat Boon, Federico Casati Programma 2030 80.000 abitanti (27.000 attuali, 35.000 confluenti)
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Fiume Area boscata esistente Area boscata in progetto Campi agricoli esistenti Campi agricoli in progetto Parco urbano Cintura verde Piazza Terrazza sul fiume Campeggio Area commerciale Strada del mercato Area di riposo e relax Aree destinate a nuova edificazione residenziale
Masterplan complessivo dell’area. I maggiori interventi sono di riqualificazione, riuso dell’esistente e creazione di nuovi spazi per la città (courtesy Barreca&La Varra).
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PROFILI
CERAMICHE RUSSE Interni essenziali, luminosi e spaziosi per la sede di Kerama Marazzi a Mosca L’intervento riguarda la realizzazione della sede centrale di Kerama Marazzi: 1.800 mq su un unico piano del complesso multifuzionale Vivaldi Plaza in Letnikovskaya a Mosca che è stato completamente ristrutturato. Mentre la realizzazione di arredi su misura e l’introduzione di pareti mobili risponde all’articolato programma della committenza, gli interventi fondamentali, con una struttura di base per la pavimentazione flottante e la controsoffittatura che accoglie le soluzioni illuminotecniche,
In alto, spazi interni degli uffici dove solo le vetrate dividono gli spazi. Sotto, particolare della reception e dei servizi igienici (courtesy Barreca&La Varra).
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organizzati sulla griglia di base di 8,40 metri dell’edificio, assicurano la necessaria flessibilità consentendo future riorganizzazioni delle funzioni. Il ricorso a pannellature vetrate favorisce l’afflusso di luce naturale nei diversi ambienti della sede, dagli uffici alle sale riunioni all’area break. Fondata nel 1988, acquisita dal gruppo Marazzi nel 2005 e ora sotto il controllo del gruppo americano Mohawk, Kerama Marazzi è il primo marchio di ceramiche in Russia
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SCHEDA Località Mosca Anno di costruzione 2012 Committente Kerama Marazzi, Marazzi Group Progetto esecutivo e direzione artistica Barreca & La Varra
Collaboratori Francesco De Felice (coordinamento progetto)
Area di intervento 1.800 mq
BARRECA & LA VARRA
New Water Anthropology Curato da G. Barreca Editore ListLab 160 pp - euro 19,00 | Lingua inglese ISBN 978-88-956-2352-8
LA CITTÀ DELL’ACQUA PROGETTI DEL MASTER OF URBAN VISION AND ARCHITECTURAL DESIGN DI DOMUS ACADEMY SULLA RELAZIONE TRA ACQUA, CITTÀ E CITTADINI
PAESAGGI LIQUIDI Un progetto che aiuta a rallentare i ritmi di vita per ricostruire il rapporto tra uomo e ambiente fluviale
Sopra, mappa della Pianura Padana, delle connessioni fluviali e dei punti di interesse sia naturalistici, sia antropologici che valorizzano il sistema del Po. Sotto, sezione di un pontile tipo. Il progetto prevede infatti una serie di punti di sosta lungo il corso del più lungo fiume italiano (courtesy Barreca&La Varra).
Primo classificato al concorso di idee Paesaggi liquidi della seconda Biennale del Paesaggio promosso dalla provincia di Reggio Emilia e dall’autorità di bacino del Po, il progetto consiste nella realizzazione di pontili e punti di sosta lungo l’intero corso del Po. Le aree di progetto riguardano le province di Reggio Emilia, Piacenza e Parma, ma il modello proposto può essere applicato anche in altre zone. I concetti chiave sono due: ripensare in chiave moderna il rapporto uomo-ambiente f luviale e individuare forme di relazione tra uomo e natura che nella vita contemporanea stanno perdendo forza. Alcune parti del territorio abbandonate o dismesse saranno rinaturalizzate. Il Po sarà scandito da un sistema di approdi, dall’acqua e dalla terra, dove i servizi commerciali e di intrattenimento saranno ridotti al minimo al fine di rinaturalizzare i nostri comportamenti. Sull’asse pedonale si innestano elementi fisici atti ad ospitare una serie di funzioni che si configurano in relazione a quanto avviene a margine
dell’asse stesso: si partirà dalle aree a parcheggio nel verde, per proseguire con uno sviluppo di funzioni ricettive e ricreative sempre più soft, dal ritmo progressivamente più lento: ristorazione, spazi per la musica, vendita di prodotti, esposizioni di oggetti, installazioni, ricettività notturna, spazi di incontro e lettura, luoghi di osservazione dell’ambiente naturale. Tutti gli spazi saranno fortemente connotati facendo ricorso a materiali, forme e colori in stretta sintonia con l’ambiente naturale, in prevalenza autocostruiti sul posto: strutture in legno, coperture vegetali, sostegni in tubi Innocenti
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SCHEDA Località Reggio Emilia, Piacenza, Parma Anno 2008 Committente Provincia di Reggio Emilia, in
collaborazione con l'Autorità di Bacino del fiume Po
Progettazione urbanistica e architettonica
Barreca & La Varra, YellowOffice, Nature Mood
Collaboratori
A. Ferratini, F. Feraco, D. Kim, L. Imbriani
Il volume presenta una serie di lavori sviluppati a partire dal 2008 all’interno del Master of Urban Vision and Architectural Design alla Domus Academy di Milano. New Water Anthropology significa porre al centro del dibattito il rinnovato interesse dei cittadini a interagire con la natura, e in particolare con l’acqua, all’interno delle aree urbane. L’acqua è vista come elemento rigeneratore della città, Milano, immaginata come un laboratorio all’aria aperta. Il libro nasce da due aspirazioni. La prima è il desiderio di presentare pubblicamente, condividendole, le ricerche e i progetti esito del Master. La seconda quella di riunire tutte le esperienze maturate durante gli anni all’interno del corso di studio in un unico grande lavoro. Si tratta di una collezione di materiali, foto, testi di progetti che possono aiutare nella creazione di visioni per il futuro di Milano e non solo. Si evince la volontà di studenti e docenti di progettare determinate aree della città in modo da ristabilire l’antico legame tra l’acqua e gli spazi collettivi, tra l’acqua e l’architettura e tra l’acqua e i cittadini.
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PROFILI
Progettare al tempo della crisi Tra necessità contingenti e istanze di cambiamento, quale contributo può dare oggi uno studio di architettura per migliorare l’ambiente costruito? Un colloquio con Gianandrea Barreca e Giovanni La Varra 2008: aprite il vostro studio proprio quando inizia la peggiore crisi economica degli ultimi 100 anni. Già. E certo, in un ambiente così profondamente mutato abbiamo dovuto modificare sia l’approccio al mercato sia il nostro modo di progettare. Da una parte abbiamo rivolto molta della nostra attenzione all’estero e dall’altra abbiamo modificato alcune modalità di rapportarci alla clientela in Italia. Un’attenzione ai costi asfissiante... Non è solo questo. Rispetto ad alcuni anni fa i progetti sono più “ridotti”, non tanto nel senso della dimensione, ma nel senso della loro capacità di entrare in un dialogo più ampio con tutta la città, di suggerire, a partire da un singolo ambito di trasformazione, regole e modalità ripetibili e riadattabili. É come se la propensione a osservare, a partire da una singola occasione, l’intero corpo urbano, venga sottoposta a una sorta di disincanto. Se già prima tutto ciò era difficile, ma valeva sempre la pena di provare, adesso i tempi stretti, le domande apparentemente più precise tendono a ridurre l’ambito di influenza di una trasformazione. Quali conseguenze avrà questo atteggiamento sul tessuto urbano nei prossimi anni? È sempre più difficile avanzare ragionamenti complessivi sulla città intera, sempre più abbandonata a una pratica pianificatoria consolidata ma anche incapace spesso di portare visioni di vera trasformazione. [ 50 ]
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Però in questi anni l’attenzione verso la qualità degli edifici è cresciuta È vero, alcune cose sono cambiate in meglio. Si lavora di più sul dettaglio, se pure in tempi stretti, si presta più attenzione alla scelta dei materiali, non solo nell’ottica di risparmiare, ma anche nell’ottica lungimirante di risparmiare nel tempo lungo, e quindi nelle manutenzioni future, e questo comporta che ogni progetto è spesso un mix strano di tecnologie tradizionali e tecnologie avanzatissime, magari ancora poco collaudate, ma capaci di garantire, sui tempi lunghi, un risparmio reale. Si tratta di lavorare con una lungimiranza non appiattita al presente, non chiedersi sempre, insieme al committente, “quanto costa questo?”, ma anche suggergli che la vera domanda è: “quanto mi costerà fra 10 o 20 anni mantenere questa facciata o questo pavimento?”. Del resto questo è anche il risultato di un cambiamento nella committenza: meno sviluppatori che costruiscono per vendere e più investitori per i quali gli edifici sono asset importanti da mettere a reddito. Una sorta di selezione naturale che premia le imprese più disposte a investire nelle nuove tecnologie e nella sperimentazione. Quindi, da una parte una visione meno “olistica” rispetto al contesto ma al contempo una domanda di maggiore efficienza in ogni singolo progetto? È così. E questa “apertura” amplifica alcune
caratteristiche del nostro studio. Noi non abbiamo un linguaggio precostituito, non abbiamo regole formali da riproporre ogni volta: il nostro metodo è sempre quello di far emergere il progetto esasperando i vincoli, sviscerando le varie difficoltà che si presentano e cercando di prevenirle (anche se questo non sempre è possibile), invitando il committente a immaginare la lunga durata dell’edificio come il vero banco di prova dell’architettura costruita. Così per noi progettare nella crisi finora ha significato dare più peso ad alcune caratteristiche di metodo e di atteggiamento che avevamo coltivato in tempi diversi e ormai lontani. È stato difficile iniziare a progettare per l’estero? Per certi versi il lavoro all’estero non ha poi caratteristiche tanto diverse dal lavoro in Italia, oltre le ovvie differenze di cultura e di contesto. Se c’è un elemento che il pensiero sull’architettura e la città può portare al di fuori dei nostri confini, è quello di un pensare articolato, sia l’architettura che la città, pensare i due termini come due poli di tensione che vanno tenuti in relazione, anche conflittuale. Ci siamo trovati a lavorare in luoghi dove, se c’è un’idea di città, è spesso un’idea appena accennata o addirittura anacronistica rispetto alle nuove domande. Cerchiamo di assumere il punto di vista di questi nuovi mondi senza smarrire la complessità del discorso.
Barreca & La Varra, masterplan per lo sviluppo Italian Living Culture - Ulan Bator, Mongolia, 2012-in corso, in progress (courtesy Barreca&La Varra).
› LIBRI
REGOLAMENTI A CONFRONTO ECCESSIVE LIMITAZIONI NELLA NORMATIVA EDILIZIA ITALIANA IMPEDISCONO LA REALIZZAZIONE DI COSTRUZIONI INNOVATIVE ADEGUATE ALLE ESIGENZE DELLA SOCIETÀ CONTEMPORANEA Habito è un’indagine dell’Aim realizzata in collaborazione con il Politecnico di Milano, l’Università di Pavia, il contributo di Cassa dei Depositi e Prestiti e Fondazione Housing Sociale, che analizzando l’impatto della normativa sul costruito illustra come l’eccessiva restrittività della regolamentazione edilizia italiana limiti la libertà progettuale. Sono stati presi in considerazione 34 edifici, realizzati in Spagna, Portogallo, Inghilterra, Francia, Olanda e Svizzera, messi a confronto con i parametri prescritti dal regolamento edilizio di Milano, città presa come caso di studio reale. Il risultato è stato che nessuno è a norma. Il secondo passo è stato quello di ripensare i 34 alloggi studiati mettendo in luce le conseguenze della riprogettazione secondo la normativa italiana. Habito dimostra che si potrebbe ottenere maggiore flessibilità e libertà progettuale, migliorando al contempo le performances degli edifici, riducendo la natura prescrittiva e aumentando quella prestazionale delle leggi. Il Comune di Milano ha presentato la bozza di un nuovo regolamento edilizio aperto ad alcune proposte di Habito
CREDITS Gruppo di coordinamento operativo Carlo Berizzi, Mario Motta, Matteo Tartufoli, Orsola Torrani, G. Ferri, D. Piludu, C. Miccichè, L. Toeschi Comitato scientifico F. Karrer, G. Pastori, E. Pizzi, F. Auricchio, P. Torrani, M. Breglia, G. D’Onofrio Collaboratori C. Bona, P. Daledo, S. Striato, P. Pantalone
Sopra, confronto dei parametri con la normativa vigente nel Comune di Milano. Sotto, verifica dei parametri non conformi alla normativa del Comune di Milano.
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L’Aim, Associazione Interessi Metropolitani, è un’associazione no profit fondata nel 1987 dai professori Luigi Guatri, Giancarlo Mazzocchi e Mario Monti e dall’avvocato Pier Giuseppe Torrani per promuovere lo sviluppo economico, sociale e culturale dell’area metropolitana milanese. Le attività e i progetti di Aim sono sostenuti da banche, enti pubblici e imprese. www.aim.milano.it
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‹ DESIGNCAFÈ
MACKINTOSH ARCHITECTURE
I FINALISTI DEL MIES ARCH 2015
A LONDRA UNA MOSTRA DEDICATA ALL’ARCHITETTURA E ALLO STILE DI CHARLES RENNIE MACKINTOSH
4 GLI STUDI ITALIANI TRA I 40 IN GARA PER IL PIÙ AUTOREVOLE PREMIO D’ARCHITETTURA EUROPEO
Mackintosh Architecture è un’esposizione organizzata dal Royal Institute of British Architects (RIBA) interamente dedicata a Charles Rennie Mackintosh di cui sarà possibile ammirare l’architettura attraverso più di sessanta disegni e acquarelli originali, modelli, foto e ritratti. Documenti che rivelano l’evoluzione del suo stile, dall’apprendistato al lavoro come architetto e designer indipendente. La mostra permette al visitatore di immergersi nei contesti entro i quali Mackintosh (18681928) disegnava i suoi progetti. La mostra, che segna la conclusione di un progetto di ricerca durato quattro anni, rimarrà aperta fino al 23 maggio, con ingresso gratuito. Londra, 66 Portland Place. www.architecture.com
Sono stati resi noti i progetti selezionati per il Premio di Architettura Contemporanea dell’Unione Europea Mies van der Rohe 2015. Quattro delle 40 opere scelte tra le 420 candidate sono firmate da progettisti italiani: l’Expo Gate di Scandurra Studio a Milano, le Cantine Antinori di Archea Associati nel Chianti, l’Hostel Wadi in Hoge Rielen (Belgio) dello Studio Associato Bernardo Secchi Paola Viganò e la Filarmonica di Szczecin, Polonia, dello studio italo-spagnolo Barozzi Veiga. La giuria presieduta da Cino Zucchi renderà noti i cinque finalisti entro la fine di febbraio. Il vincitore del Premio e l’Architetto Emergente 2015 saranno annunciati l’8 maggio nel corso della cerimonia di premiazione presso il Pabellón Mies van der Rohe di Barcellona. www.miesarch.com Nelle foto, la cantina Antinori, Archea Associati, e la filarmonica di Stettino, studio Barozzi Veiga.
AL VIA FONDAZIONE PRADA MILANO Sabato 9 maggio 2015 apre al pubblico la nuova sede milanese della Fondazione Prada progettata dallo studio OMA di Rem Koolhaas. Frutto della trasformazione di una distilleria risalente a inizio Novecento, il complesso di Largo Isarco combina edifici preesistenti e tre nuove costruzioni, un’area didattica sviluppata con gli studenti dell’École nationale supérieure d’architecture de Versailles e un bar ideato dal regista Wes Anderson su una superficie totale di 19.000 mq, di cui 11.000 mq destinati alle attività espositive. Tra le attività organizzate per l’apertura, le mostre “Serial Classic” (9/5-24/8/15) a Milano e “Portable Classic” (9/5-13/9/15) a Venezia, curate da Salvatore Settis e allestite da OMA. fondazioneprada.org
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RIBA AWARDS EVERYMAN THEATRE, IL VINCITORE DEI RIBA STIRLING PRIZE PER IL MIGLIOR NUOVO EDIFICIO 2014 Haworth Tompkins è stato proclamato lo scorso 16 ottobre vincitore della XIX edizione del più importante premio annuale di architettura inglese per il nuovo Everyman Theatre di Liverpool, commissionato dal Liverpool and Merseyside Theatres Trust. L’edificio, interamente di nuova costruzione, nasce sul sito del precedente teatro (inaugurato nel 1964, costruito in una cappella del XIX secolo) che faceva parte dei beni culturali più cari della città, ma che è stato demolito perché in rovina. Haworth Tompkins ha saputo interpretare l’essenza dello storico teatro in un edificio di straordinaria qualità attraverso un progetto realizzato nel corso di nove anni. All’interno ci si interfaccia con un teatro a tecnologia avanzata e molto flessibile da 400 posti che rispecchia interamente la forma dell’originale e che ne ha saputo interpretare lo spirito. www.haworthtompkins.com
“The new Everyman in Liverpool is truly for every man, woman and child.” judges’s citation
Fotografie: Philip Vile e Haworth Tompkins
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‹ VILLA AD ALATRI
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› VILLA AD ALATRI
NEL SOLCO DEI MAESTRI
CANDIDA PLASTICITÀ Una villa ad Alatri dell’architetto Danilo Lisi Stefano Mavilio
La loggia del fronte nord rivolto verso la valle e i setti sfalsati della terrazza che immette all’ingresso principale (in alto) sono rivestiti in pietra color ocra (foto ©Moreno Maggi). A destra, disegno del prospetto laterale.
Nota la storia del villino, altrettanto nota quella della villa, che in realtà esiste da sempre giacché villa è quella dimora che si costruisce in villa, in vigna, in campagna (taluni ci vanno perfino in villeggiatura). Erano romane le ville di campagna, bellissime quelle imperiali - quella di Piazza Armerina per tutte, quella di Settefinestre per rimanere più vicini. Le ville palladiane e quelle degli epigoni, con un rapido salto di mille anni, erano addirittura bucoliche, perché bucolica divenne Venezia che pure fu regina dei mari. Diverso il caso della palazzina, che sciatta o di lusso che sia, mette insieme pezzi di ville e villini prima di darsi un albero genealogico coi Pediconi, i Moretti e i Ridolfi, autore – quest’ultimo – a sua volta di magnifiche ville bucoliche. A che pro questo preambolo? Perché il villino dell’architetto Lisi – nella poetica più che nelle forme – è palazzina e villino ma è an-
che e soprattutto villa di campagna; e delle due varianti note, quella accentrata-cubica e quella decentrata-aperta (la palladiana con barchesse, per intenderci), certamente afferisce alla prima, secondo un modello dive-
nuto alla moda nell’Ottocento. È – ancora – Architettura più che edilizia. E dei maestri di cui sopra e di altri che citerò più avanti, rammenta qualcosa, pur nella sua contemporaneità. Ci vedo perfino Loos, nell’inca-
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‹ VILLA AD ALATRI
Dall’alto in senso orario, vista dell’angolo tra il fronte d’ingresso e il parcheggio esterno, la zona giorno caratterizzata da grandi aperture panoramiche (foto ©Moreno Maggi), disegni di sezione e del fronte nord della villa.
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› VILLA AD ALATRI stro-modulazione dei volumi, in un perfetto raumplan di campagna. Vengo ai fatti. Il villino ad Alatri, progettato e portato a compimento nel 2013, risponde ad una precisa istanza della committenza: “una casa aperta verso le montagne, ma contemporaneamente un luogo intimo e raccolto” compatibilmente e in ottemperanza alle “necessità” del luogo. Risponde a questa richiesta un edificio che copre una superficie complessiva di 170 metri quadri al piano rialzato – piano nobile diremmo noi – con ampia cucina, pranzo, soggiorno e i letti nel numero necessario. Il progetto sviluppa primariamente il tema del rapporto pieni/vuoti, in sintesi del duale, che a sua volta si declina secondo tematiche diverse. Nei rapporti con l’ambiente: la cittadella, all’apparenza fortificata ma che si apre al paesaggio mediante un sistema complesso di aggetti (logge, balconi, sporti di tetto, alla maniera di un quadro di Mondrian); nei rapporti con l’edificio – di contro – sviluppa il tema del “pozzo”, secondo il quale lo spazio interno si struttura intorno al vuoto della scala interna, che come un attrattore – certamente non caotico – chiama a sé i diversi luoghi nei quali si articola lo spazio medesimo. Dualità chiaramente avvertibile nel difficile ma risolto rapporto fra la calma del “nido familiare” – ordinato – e l’apparente disordine delle “facce” esterne – in particolare mi piace il prospetto della “zona giorno”, prospetto Ovest, disegnato non senza un rimando alla casa progettata da Luis Kahn per Margaret Esherick nel 1961 – che si presentano diverse l’una dall’altra con infiniti rimandi alla Storia. Cito a caso, non senza evidenza documentale e con chiaro riferimento alla “Scuola Romana” alla quale Lisi appartiene di diritto: Gaetano Minnucci, via Cari-
ni, nel 1928; Umberto Travaglio e Attilia Vaglieri, tre villini degli anni ‘30 al viale Aventino, due dei quali improvvidamente demoliti; Mario Marchi, palazzina Federici del 1938; e ancora: Vincenzo Monaco e Amedeo Luccichenti, in via San Valentino (1948-50); Luigi Pellegrin, in via Francesco Mengotti, anni ‘50; Mario Paniconi e Giulio Pediconi, a villa Balestra e – per chiudere una lista che si farebbe troppo lunga – Pietro Sforza, in via B. Oriani 67, negli anni ‘30. Intendo dunque quello straordinario momento culturale nel quale le istanze storiche non erano andate smarrite del tutto, legando Tradizione e Modernità in una composizione semplice ma non corriva di volumi, insieme ad un corretto funzionamento delle piante (funzionamento, non funzionalismo) che a cavallo fra l’existenz minimo e il “gran lusso” ci consegnarono piccoli capolavori, sommariamente “giustiziati” in nome di una incompresa modernità. Su questa linea lavora Lisi, nel solco dei Maestri. E non posso che compiacermene. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
SCHEDA Località Alatri Anno di progetto/realizzazione 2011/2014 Committente privato Progetto architettonico e direzione lavori Arch. Danilo Lisi
Progetto del paesaggio Arch. Danilo Lisi Progetto strutturale opere in C.A. Arch. Giovanni Fontana opere in acciaio e legno Ing. Marco Spaziani Certificazione energetica Arch. Giansandro Di Iorio Superficie coperta 170 mq
Danilo Lisi Architetto Nato a Frosinone nel 1953 e laureato presso l’Università La Sapienza di Roma, l’architetto Danilo Lisi negli ultimi anni si è dedicato principalmente al tema dell’architettura cultuale ed è stato invitato dalla CEI al concorso progetto pilota 2009 per una chiesa a Racalmuto (AG). Titolare della cattedra di Elementi di Architettura e Urbanistica e dell’insegnamento di Analisi del Territorio e Progettazione del Paesaggio presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, è impegnato nella realizzazione dei complessi parrocchiali S. Giovanni Bosco a Terni e S. Paolo Apostolo a Manila. www.danilolisiarchitetto.com
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‹ VILLA A TRAPANI
COURTYARD HOUSE OF STONE
ABITARE LA CAMPAGNA Le caratteristiche naturali del terreno diventano elementi fondanti dell’architettura nell’intervento di Studio 4e che riqualifica una costruzione abbandonata Partendo da una struttura esistente mai ultimata e ormai in stato di abbandono, gli architetti Fabio Costanzo e Maria Rosaria Piazza dello Studio 4e hanno valutato un’operazione d’integrazione e di astrazione, eliminando parti architettoniche non significative e valorizzando, al contempo, le qualità plastiche
Il prospetto d’ingresso della villa è caratterizzato dal contrasto materico tra il basamento rivestito in mattoni rossi e l’intonato bianco delle restanti superfici. sotto, la scalinata di accesso alla villa (foto di Angelo Geloso ©Studio 4e).
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e volumetriche dell’edificio nei suoi caratteri essenziali. Il risultato punta alla massima leggerezza e ogni diversa parte si accorda all’altra secondo un disegno equilibrato. Gli elementi guida del progetto consistono nel recupero di una corte ipogea scavata nella roccia calcarea e nella salvaguardia di un carrubo
secolare, valorizzato e integrato nella nuova costruzione. L’ingresso della casa si raggiunge sia percorrendo un viale pedonale che attraversa il giardino sia per mezzo di un accesso carrabile integrato nel verde. Una scalinata in pietra scavata nella roccia e sapientemente recuperata introduce alla corte interna che dà accesso alla casa svelando gradualmente la vista del fronte principale. Particolare attenzione è stata rivolta all’impostazione del giardino, coniugando un approccio razionalista alla libertà espressiva tipica dell’architettura organica, nel pieno rispetto delle preesistenze ambientali. Il basamento della casa, che appare come incastonata nel terreno, è rivestito in mattoni di cotto realizzati a mano e trasmette un effetto di solidità in contrasto con le restanti superfici a intonaco bianco che enfatizzano le volumetrie pure dell’edificio. Gli spazi abitativi sono stati totalmente riconfigurati secondo le esigenze dei nuovi proprietari definendo un raffinato equilibrio visivo tra opacità e trasparenza evidenziato nella composizione dei nuovi prospetti. Isolato con rivestimento a
› VILLA A TRAPANI
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‹ VILLA A TRAPANI
Studio 4e Fondato nel 1996 a Palermo dagli architetti Fabio Costanzo (Palermo, 1967) e Maria Rosaria Piazza (Trapani, 1966), lo Studio 4e architetti associati si occupa principalmente di progettazione architettonica, ristrutturazione e design d’interni, allestimenti espositivi, progetti di industrial design, retail e garden design. Negli anni, l’attenzione dello studio si è focalizzata nell’ambito della progettazione di ville private con un approccio attento all’impatto ambientale e alle tradizioni costruttive del territorio, alla cura del dettaglio e alla ricerca tecnologica, prediligendo un attento uso dei materiali naturali. www.studio4e.it
cappotto da 5 cm in polistirene espanso, l’edificio si sviluppa su due livelli: al piano terra la zona giorno e una camera per gli ospiti, al primo piano uno spazio living di disimpegno, le camere da letto e due ampie terrazze. Illuminato da una lunga parete costituita da ampie vetrate scorrevoli, il soggiorno al piano terra assicura la continuità spaziale tra l’interno della casa e il portico che in estate diventa la prosecuzione naturale del living. Gli interni si caratterizzano per la grande luminosità, l’uso di colori e materiali basici come il legno, il cotto e la pietra e la riduzione degli elementi decorativi. L’unica eccezione è rappresentata da una parete in marmo traforato, che rimanda alle mashrabiya della cultura arabo-siciliana, utilizzata come scenografico divisorio tra le diverse aree della zona giorno. Il riscaldamento è assicurato da pannelli radianti a pavimento alimentati da pannelli fotovoltaici da 6 KW posti sul lastrico solare
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SCHEDA Località Provincia di Trapani Anno di realizzazione 2011-2014 Committente Privato Progetto architettonico e Direzione dei Lavori Studio 4e, arch. Fabio Costanzo e Maria Rosaria Piazza
Collaboratori arch. Filippo Grutti Consulente botanica Lucia Gitto Superficie coperta 240 mq Volume edificio 1.800 mc Superficie del lotto 6.000 mq
Dall’alto, gli interni si contraddistinguono per la semplicità formale e l’impiego di materiali basici come il legno, la pietra e il cotto (foto di Angelo Geloso ©Studio 4e).
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› VILLA A TRAPANI
In alto, vista del salone al piano terra definito da ampie vetrate scorrevoli e da una scenografica parete divisoria in marmo traforato (foto
di Angelo Geloso ŠStudio 4e). Planimetria generale
della villa.
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‹ DESIGNCAFÈ
LE CASE DEL BENESSERE ABITARE L’ITALIA DEL BOOM ECONOMICO
PIÙ LEGNO, MENO CONSUMI Prendendo spunto da molteplici esperienze nell’ambito del Master CasaClima della Libera Università di Bolzano, il volume rappresenta una sorta di manuale d’uso per la progettazione e la realizzazione di una struttura con i sistemi costruttivi X-lam e a telaio.
Oltre venti ricercatori di diversa formazione ricostruiscono nel dettaglio la storia di altrettanti edifici o complessi residenziali costruiti nei decenni di espansione del dopoguerra a Milano, Roma e Torino. Si tratta di veri e propri traguardi sociali, incarnazioni tangibili degli ideali di benessere e modernità da trasmettere alle generazioni future, che dietro il loro apparente anonimato celano piccole scelte quotidiane così come grandi strategie individuali e collettive che hanno contribuito alla loro definizione architettonica, sociale e culturale. Basandosi su un approccio interdisciplinare e fonti differenti, il volume propone uno sguardo inedito su alcuni aspetti fondamentali della storia delle grandi città italiane finora poco indagati.
Costruire in legno. Edifici a basso consumo energetico A cura di Cristina Benedetti Editore Bozen-Bolzano University Press 176 pp – euro 40,00 | ISBN 978-88-604-6026-4
LA GENESI DEL PROGETTO
L’UMIDITÀ COME SINTOMO Il testo tratta da un punto di vista innovativo i problemi legati agli effetti dell’umidità sulle murature analizzandone la vera causa, ovvero l’azione dei sali solubili trasportati dalle infiltrazioni attraverso la muratura. Un’accurata analisi nell’interesse del patrimonio artistico e architettonico. Risanamento di murature umide e degradate Sintomi e cause, rimedi, soluzioni progettuali Autore Edgardo Pinto Guerra Editore Dario Flaccovio 336 pp – euro 48,00 | ISBN 978-88-579-0301-9
NUOVE VALUTAZIONI ANTISISMICHE L’ingegner Angelo Biondi introduce le diverse modalità d’Impiego dell’analisi di spinta (pushover) necessaria non solo per valutare la vulnerabilità sismica dei fabbricati esistenti, ma anche come valido strumento per ottimizzare la progettazione strutturale e il controllo dei nuovi edifici. Analisi pushover Autore Angelo Biondi Editore Dario Flaccovio 168 pp – euro 28,00 | ISBN 978-88-579-0315-6
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Storie di case. Abitare l’Italia del boom A cura di Filippo De Pieri, Bruno Bonomo, Gaia Caramellino, Federico Zanfi Editore Donzelli 526 pp – euro 38,00 | ISBN 978-88-684-3133-4
Behind the scenes Progetti dietro le quinte Autore Frigerio Design Group Editore LetteraVentidue Italiano/inglese 240 pp – euro 25,00 | ISBN 978-88-624-2145-4
Chi osserva un edificio difficilmente pensa alla sua lunga storia e alla moltitudine di relazioni e protagonisti che tale storia hanno costruito. Behind the scenes, modificando il classico format dei libri di architettura, che presentano e descrivono un’opera al suo stadio finale, affronta questo racconto in una prospettiva ottimistica. Lo spunto nasce dalla bella esperienza fatta da Enrico Frigerio quando, ancora studente universitario, visitò una mostra di Le Corbusier che presentava non l’architetto in sé, ma il suo rapporto con i clienti svelando così il “dietro le quinte” delle opere architettoniche. Raccogliendo una serie di recenti storieprogetti a lieto fine, che sfatano il mito dell’eterno scontro tra progettisti e committenti, il volume racconta quelle relazioni e percorsi altrimenti destinati a rimanere segreti.
L’ARCHITETTO CORALE QUANDO PROGETTARE DIVENTA UN’ATTIVITÀ A PIÙ VOCI GRAZIE AL WEB Nel 2011, alla richiesta di Domus di un editoriale sull’architettura open source, Carlo Ratti rispose appunto in modalità open source, coinvolgendo una pluralità di autori in una pagina di Wikipedia dedicata al tema. La pagina è ancora aperta (http://it.wikipedia.org/wiki/Architettura_Open_ Source) e ora questo agile volumetto affronta il tema in modo più esaustivo. Il testo è stato affinato da 14 autori provenienti da diverse dimensioni, sottolineando come l’avvento di internet metta prima di tutto in discussione l’idea di autorialità in architettura. Il saggio si pone in modo critico rispetto alla figura dell’archistar e si dedica a sua volta a un’attenta ricostruzione storica, per quanto possibile essendo il fenomeno recente, delle tappe principali della “rivoluzione open source”, non solo rispetto alla cibernetica ma anche per gli studi sulla progettazione spaziale. In architettura sta emergendo la figura dell’”architetto corale” che interagisce con gli utenti sul web per progettare le città in cui vivremo. Il volume tratta del diverso approccio alla pianificazione degli spazi: non più il singolo autore che rivendica la proprietà intellettuale dei suoi progetti, ma i molti che con strumenti e attitudini provenienti da fonti eterogenee pensano e producono un processo nuovo. Un libro insieme omogeneo e disomogeneo, capace di leggere il cambiamento da diversi punti di vista.
Architettura Open Source Verso una progettazione aperta Autore Carlo Ratti Contributi Matthew Claudel Editore Einaudi 144 pp – euro 11,00 ISBN 978-88-062-1427-2
RIQUALIFICAZIONE AREA GARIBALDI - PORTA NUOVA - ISOLA
LARGO AI GIOVANI
Un metodo innovativo per partecipare ai bandi di progettazione online. Sono tre i primi concorsi sviluppati attraverso Concorrimi, la nuova piattaforma web
In apertura, render del cavalcavia della Bussa immaginato da T-Spoon con il progetto Guardami (courtesy T Spoon).
A Milano nel novembre 2014, su un totale di 829 partecipanti, sono stati scelti i vincitori dei tre bandi lanciati con il sistema Concorrimi. Si tratta di una semplice piattaforma informatica realizzata dall’Ordine degli Architetti di Milano in collaborazione con l’Assessorato all’Urbanistica del Comune, con tutte le informazioni del bando e alla quale il progettista accede per iscriversi. Proprio grazie alla sua efficacia l’Ordine sta lavorando perché la piattaforma venga adottata anche da altre amministrazioni.
A tutti i progettisti ammessi è riconosciuto un rimborso spese ed è prevista l’obbligatorietà per l’amministrazione di affidare la realizzazione all’autore del progetto vincente, a meno che la stessa non rinunci a realizzare l’opera o che il vincitore non soddisfi i requisiti tecnico-economici. Tre i concorsi promossi attraverso la nuova piattaforma, tutti relativi all’area Garibaldi-Isola: la sistemazione del cavalcavia Bussa, un Centro Civico e un Padiglione per l’Infanzia.
Il vincitore per la riqualificazione del cavalcavia Bussa è lo studio T Spoon con il progetto Guarda-mi, una strategia operativa in grado di trasformare uno spazio che ha perso la sua funzione urbana in un extra-spazio, uno spazio vivente e vissuto, restituito alla città. Il progetto di trasformazione si andrà progressivamente ad inserire nell’immaginario collettivo del panorama urbano come luogo dotato di una propria identità, seppur mutevole e in continuo divenire.
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‹ CONCORSI
Sezione e pianta del progetto Guarda-mi. Sotto, render del cavalcavia e, fondo pagina, render del Padiglione dell’Infanzia di Barrio+Balmaseda con Esaú Acosta. Pagina di destra, render e piante del Centro Civico all’interno del parco Biblioteca degli Alberi (courtesy KM 429).
Con il progetto vincitore del Centro Civico lo studio KM 429 ha inteso invece rendere omaggio all’architettura milanese del Novecento delle case a ringhiera, qui tradotte in un’architettura sobria. Elemento generatore del progetto è il parco che sta sorgendo nell’area come parte dello sviluppo Hines: un intreccio di percorsi pedonali che si snodano fra le diverse specie botaniche della Biblioteca degli alberi. Il Centro Civico interagisce con esso attraverso una rampa, omaggio al Carpenter Center di Le Corbusier. L’edificio, che pur vuole essere assimilato dal contesto, adotta un impianto rigoroso, quasi severo che rifiuta ogni gesto autoreferenziale o inutilmente ‘estroso’.
Per quanto riguarda il progetto della Ludoteca e Padiglione dell’Infanzia per bambini disabili firmato dallo studio Barrio+Balmaseda con l’architetto Esaú Acosta, infine, il tema progettuale intende rappresentare l’idea di accessibilità universale e inclusiva. Tutti gli spazi della ludoteca sono percorsi da una rampa e definiti da patii disposti intorno a uno spazio centrale, una “scatola” lignea aperta in punti strategici. Tale configurazione determina quindi due ambiti concentrici: quello centrale, più intimo e protetto, e quello perimetrale che intende stabilire una relazione con l’esterno, obiettivo reso possibile al piano terra attraverso la continuità delle aule con il giardino della ludoteca
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KM 429 KM 429 è uno studio di architettura /interior design basato a Viadana (MN). Con radici antecedenti alla sua fondazione formale, viene costituito nel 2013 da Simona Avigni e Alessio Bernardelli. Il nome manifesta il carattere locale e l’approccio fluido alle varie scale e ai diversi contesti nei quali opera. Nel 2009 Simona Avigni frequenta il Master in Yacht Design al Politecnico di Milano sviluppando una sensibilità per l’interior design anche nel settore nautico. Nel 2012 il sito web newItalianblood inserisce Alessio Bernardelli tra i dieci migliori studi italiani di architettura under 36. L’attività di KM 429 è rivolta alla progettazione di abitazioni private, spazi per il retail, show-room e negozi, architettura d’interni, spazi industriali e direzionali. www.km429architettura.com T Spoon Lo studio formato da Nina Artioli, Alessandra Glorialanza, Eliana Saracino si occupa di progettazione urbana e paesaggio e opera a Roma dal 2004, attraverso progetti, ricerche, installazioni e iniziative editoriali. L’obiettivo di T Spoon è la creazione di ecosistemi derivanti da un processo progettuale basato sull’interazione tra strategie urbane alla grande scala e la natura minuta e molteplice delle condizioni della vita quotidiana contemporanea. Il progetto è inteso come una griglia aperta di possibilità in grado di catalizzare mutazioni, trasformazioni e riappropriazioni in un costante processo dialettico tra lo spazio e gli abitanti. www.tspoon.org
Barrio+Balmaseda / Esaù Acosta Peréz La collaborazione tra Ariadna Barrio Garrudo (Gijón, 1985) e Alba Balmaseda Domínguez (La Coruña, 1985) ha inizio fin dagli anni di studio presso la ETSAM-Escuela Técnica Superior de Arquitectura de Madrid, durante i quali sono coinvolte in progetti accademici e lavori professionali sia insieme che individualmente. La comunanza d’interessi riguardo ai temi dello sviluppo sostenibile, degli spazi collettivi e della rigenerazione urbana le spinge a creare nel gennaio 2014 lo studio Barrio+Balmaseda. Nello stesso anno vincono il concorso per il progetto del Padiglione d’Infanzia di Milano sviluppato assieme all’architetto Esaù Acosta Peréz, membro fondatore di Estudio Sic. www.barriobalmaseda.com www.estudiosic.es
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› CONCORSI
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