SpecialHEALTH 2020
LA CAMPANIA SICURA DI TE
AORN SANTOBONO PAUSILIPON ASL NA 1 Centro
Covid Hospital Ospedale del Mare Covid Hospital Loreto Mare
ASL NA 2 Nord
Santa Maria delle Grazie San Giovanni di Dio San Giuliano Anna Rizzoli
ASL NA 3 Sud
Covid Hospital Boscotrecase
AORN OSPEDALI DEI COLLI D. Cotugno
IS. NAZIONALE TUMORI IRCCS- Fondazione Pascale
AORN NAPOLI A. Cardarelli
HEALTH EXCELLENCES Paolo Ascierto Francesco S. Faella
AORN AVELLINO San G. Moscati
ASL AVELLINO
Frangipane - Ariano Irpino
AOU SALERNO
AOU S. Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona Giovanni da Procida
AORN S. PIO BENEVENTO G. Rummo
AORN CASERTA
Sant’Anna e San Sebastiano
ASL CASERTA
Covid Hospital Maddaloni
S U M M A R Y
i
36
10
4
24 44
4 Vincenzo De Luca 10 Nino Postiglione 18 La protezione civile 20 La statistica al servizio della salute 24 Asl Napoli 2 Nord 28 Il cuore di San Giuliano 36 S. Maria delle Grazie Fabio Numis
44 Un piccolo ospedale dai grandi orizzonti
91 Cotugno, eccellenza mondiale
54 L’importanza della pianificazione
99 Le colonne del Cotugno 108 Ciro Verdoliva
59 La prima linea dell’emergeneza
110 Il Covid Hospital nel cuore della città
62 Insieme, più forti 65 Missione infermiere
118 Covid Hospital Ospedale del Mare
76 Garantire assistenza a tutti
126 Francesco S. Faella
80 Il più grande PS del Sud
24
CREDITS editorinchiefcreativedirector riccardosepevisconti executivedirector silviabuchner marketingdirector ceciliad’ambrosio
editors silviabuchner riccardosepevisconti
PHOTO riccardosepevisconti T. 347 61 97 874
SpecialHEALTH 2020
COVER PHOTO_ Riccardo Sepe Visconti Per la pubblicità: direttore marketing Cecilia D’Ambrosio 334. 2931628 marketing@ischiacity.it
80
91
editore officinaischitana delleartigrafiche s.r.l. via A. De Luca, 42 80077 ischia - italy rsv@ischiacity.it
108 118 136 Rummo Benevento 150 Il protocollo Polverino 156 Percorsi blindatissimi al Covid Hospital di Maddaloni 160 Caserta: un Covid Hospital in 15 giorni 168 Moscati: l’ospedale che protegge gli irpini 175 Nuovi orizzonti: la rianimazione aperta
126 182 Frangipane: impegno senza limiti 192 Boscotrecase: un Covid Hospital al servizio della gente
168 retefissa +39.081.5074161 retemobile 347.6197874 direttoreresponsabile riccardosepevisconti N°57, anno 2020 registrazione tribunale di napoli, n°5 del 5 febbraio 2005 stampa tipografia microprint, napoli
P R E S I D E N T
i
VINCENZO DE LUCA
Text_ VDL, 12 luglio 2020; photo_ Riccardo Sepe Visconti
I
n tutta Italia si aspettavano l’ecatombe in Campania. Bene, diciamolo con sobrietà e con umiltà, ma anche a testa alta: la Cam-
pania è la Regione che è stata prima in Italia nella lotta contro l’epidemia da coronavirus. Chiaro?.
Q
uando tra qualche mese dovremo discutere del riparto del fondo sanitario nazionale, la Campania farà la guerra
termonucleare. E misureremo la coerenza di tutti, a cominciare dal Pd, perché la verità viene prima delle bandiere di partito, anche di quelle del Pd. E’ una vergogna intollerabile.
I
mparate a memoria questo catechismo, questo versetto del Vangelo la Regione Campania ogni anno riceve 45 euro pro ca-
pite in meno rispetto a un cittadino del Veneto, 40 euro in meno rispetto alla Lombardia, 65 euro in meno rispetto all’Emilia Romagna, 30 euro in meno rispetto al Lazio, che è la Regione omologa alla Campania. Quando difendiamo i nostri interessi, dobbiamo stringere i pugni.
6
S c i e n c e
i
8
COVID 19: NULLA VIENE DAL NULLA, NULLA DIVENTA NULLA. Interview to dr. Ciro di Gennaro by Riccardo Sepe Visconti
D
a Empedocle passando per Lavoisier e arrivando a Darwin si è congetturato, e in parte dimostrato, che tutto ha un fine. Ebbene ci siamo chiesti quale fine abbia un virus letale qual è il SARS-CoV-2, che “scopo” persegua negli equilibri della Natura e rispetto alle nostre esistenze. Una domanda sospesa a mezza strada tra la curiosità scientifica e l’indagine filosofica... Attraversando in punta di piedi i terreni della fede. Ascoltando
una squisita spiegazione che m’ha offerto il dottor Ciro Di Gennaro, ho deciso di sbobinare la nostra telefonata e proporre ai lettori questo interessante
punto di vista che, personalmente, trovo affascinante.
In questo momento fare delle previsioni sull’evoluzione dell’epidemia che
due grosse categorie di virus, una sono i batteriofagi o fagi, cioè virus
siano attendibili è un’impresa ardua, c’è infatti una quota di aleatorietà
di batteri, che riescono, cioè, a parassitare solo i batteri. I batteri sono
enorme legata al fatto che noi il virus lo conosciamo poco; anzi i virus
organismi monocellulari, che non hanno una struttura complessa come
in generale sono difficili da gestire. A cosa serve un virus? Il virus è il
la nostra: sono, infatti, costituiti da un’unica cellula priva di nucleo e di
trionfo della vita, è un meccanismo che l’evoluzione ha inventato per
organuli, nel citosol (componente liquida del citoplasma) della cellula c’è
fare in modo che delle piccole informazioni genetiche possano rapida-
solo il dna. Tuttavia, attenzione, i batteri fanno tutta una serie di cose
mente passare da una specie all’altra. Di solito, quando ci riferiamo ai
essenziali per la vita sulla terra, a iniziare dal ruolo che hanno nel degra-
virus pensiamo sempre a quelli patogeni per l’uomo; in realtà esistono
dare le spoglie degli organismi pluricellulari, senza di loro noi, per fare
un esempio, moriremo sepolti dal fogliame delle foreste, insomma sono
provoca il Covid-19 con il passaggio dai pipistrelli, con l’influenza suina
importanti. Adesso torniamo ai virus fagi: essi servono a trasmettere in-
ecc. Ma è sempre un trionfo di vita, perché il virus ha una capacità di
formazioni genetiche nuove da un batterio all’altro per permetterne così
replicarsi rapida, anche se poi da solo non può fare niente, non ha un
una rapida evoluzione. I batteri, infatti, non hanno la riproduzione ses-
apparato biosintetico, non si può riprodurre da sé, è un parassita endo-
suata che serve a mischiare le carte continuamente, a combinare fra loro
cellulare: se è un fago deve parassitare obbligatoriamente batteri, se è
informazioni di dna differenti, e queste nuove combinazioni potrebbero
un virus degli eucarioti la specie specifica, sennò non si riproduce. Quin-
essere più adatte, ragionando in termini di evoluzione, all’ambiente in cui
di, non esisterà mai un virus che uccide completamente la specie che
gli organismi portatori del dna modificato vivono e, quindi, innescare un
sta parassitando perché a quel punto scomparirebbe anche lui. Un virus
meccanismo evolutivo positivo. Si evolve, infatti, tutto ciò che è adatto
umano può riprodursi solo in cellule umane, quindi se uccidesse tutti gli
all’ambiente in cui si trova, perché questo essere ben adattato gli con-
uomini sulla terra non si potrebbe più riprodurre e avrebbe programmato
sente di avere maggiori possibilità di riprodursi con successo. Faccio un
anche la propria estinzione. L’infezione, perciò, deve programmare la ri-
esempio relativo a organismi superiori: un fringuello delle Galapagos che
produzione del virus ma non la morte di tutti i contagiati, alcuni di questi
si nutre esclusivamente dei semi di un pianta che si trova in quelle isole
devono sviluppare resistenza in modo che la specie ospite non sparisca
qualora, per una qualsiasi ragione, la pianta cresca meno, è destinato a
del tutto, pena la scomparsa anche del virus. Questa che ho illustrato è
non potersi più nutrire e quindi riprodursi e rischia perciò di estinguersi.
una teoria sviluppata da biologi americani evoluzionisti che hanno una
Se, però, grazie ad un incrocio di geni conseguente alla riproduzione
visione teleonomica, finalistica, cercano sempre un perché ai fenomeni
sessuata nascono anche fringuelli che possono nutrirsi di altro - nel caso
che registrano: da Darwin in poi i biologi hanno cercato di rispondere al
dei fringuelli studiati d Darwin alle Galapagos da frugivori sono diventati
perché la vita si presenta con certi meccanismi e manifestazioni invece
ematofagi - ciò consente a quelli che grazie all’incrocio genetico avevano
di altri, da Darwin in poi ci sono stati tantissimi studi che cercano di dare
registrato questo mutamento nella loro nutrizione di continuare a ripro-
delle risposte. Allo stato attuale alla domanda “A cosa serve un virus?” la
dursi e quindi a esistere, mentre gli altri si estingueranno. Il meccanismo
risposta è che il virus serve a scavalcare la barriera fra specie, soprattutto
dell’evoluzione, è guidato infatti dalla nascita stocastica, cioè casuale, di
le più semplici, con lo scopo di indurre una variabilità genetica notevole.
nuovi caratteri genetici che si possono trasmettere alla prole, e se tale carattere genetico migliora la compatibilità con l’ambiente è una pressione selettiva positiva che si trasmetterà ai discendenti, assicurando le generazioni future di chi ha subito quella modifica. Tutto ciò vale però per gli organismi che si riproducono in maniera sessuata, sia piante, le angiosperme, che organismi superiori animali. I batteri che non hanno questo meccanismo riproduttivo non hanno possibilità di trasmettersi materiale genetico, quindi non potrebbero evolversi, se non in tempi molto lunghi: supplisce a questa mancanza appunto il virus fago, che inserisce un gene nel batterio che, a sua volta, lo integra nel proprio genoma e lo passa anche alle cellule figlie, consentendo l’immissione di un nuovo carattere genetico. Questo meccanismo, però, talvolta a noi dà dei problemi, è infatti il meccanismo con cui alcuni fagi hanno trasmesso ai batteri la non sensibilità a certi farmaci, in particolare antibiotici. E nei batteri il meccanismo ha funzionato perfettamente, tanto che nei batteri pluriresistenti è accaduto che hanno acquisito i geni di resistenza attraverso i plasmidi che sono una forma di fagi o attraverso i fagi. Noi possiamo usare quintali di antibiotici contro i batteri, ma non è che essi conseguano improvvisamente la resistenza ai farmaci, ci deve essere un gene che codifica una proteina che inibisce il farmaco. Se, infatti, in un batterio passa dai virus un gene che distrugge, dissolve un farmaco, noi ci siamo giocati tutta quella classe di farmaci, perché tutti i batteri che acquisiscono questo gene attraverso il meccanismo dell’infezione virale fra di loro (grazie ai fagi) diventano resistenti a quei farmaci. Dal punto di vista evolutivo per i batteri è un carattere positivo perché gli consente di riprodursi più facilmente nell’ambiente, non essendo più ostacolati dal farmaco. Quindi i virus sono nati con questo ruolo rispetto ai batteri; mano a mano poi, come tutti gli organismi viventi, hanno trovato nuove nicchie e anche la possibilità di arrivare alle cellule superiori, le eucarioti, dotate di nucleo, sia vegetali che animali e quindi accanto ai batteriofagi, i fagi, sono nati i virus propriamente detti, molti dei quali sono patogeni. Di solito la patogenicità è specie-specifica, cioè un virus che causa il cimurro al cane a noi non fa nulla, ancora il virus che causa la leucemia felina ai gatti a noi non fa nulla e naturalmente ci sono i casi contrari, virus a cui noi siamo sensibili e a questi animali non provocano danno. Talvolta, però, avviene un passaggio di specie e ciò può generare problemi seri, probabilmente è quanto è accaduto con il coronavirus che
icityadv
D I R E C T O R
i
CRONACHE DI TRINCEA
Q
uesta pubblicazione ha un potere: genera una connessione. For-
Quando la pandemia ha iniziato a mostrare il suo lato più violento, mor-
te e sistemica. Tra gli addetti al settore (molto!) ma anche tra chi
tale e soprattutto oscuro, ho avvertito un enorme disagio nel ritrovarmi
opera all’interno degli ospedali e tutta il resto della popolazione
a casa a dover ascoltare cronache, giudizi, e perfino consigli espressi da
che normalmente si tiene il più distante possibile da questa realtà.
persone molto distanti dalla seppur minima conoscenza della realtà in
È molto importante connettersi per capire ma anche per confrontarsi.
corso… perché per conoscere c’è un solo modo: devi essere lì, dove si
Nei miei giri ho conosciuto persone di grande spessore e profonde com-
svolgono i fatti, dove la realtà si arroventa e la lotta diventa quotidianità.
petenze del proprio mestiere (medici, infermieri, semplici assistenti oss,
Non puoi mai capire i pensieri di un operatore di rianimazione se in quella
ricercatori, amministratori, impiegati, etc.) che tuttavia nel momento di
sala non entri anche tu e non condividi, insaccato per ore nelle tute pro-
massima crisi pandemica non avevano alcuna possibilità (mancanza di
tettive, il rischio del contagio.
tempo) di potersi rapportare con costanza a realtà assai diverse dalla propria. Ma – almeno a mio giudizio – è dal confronto costante che è reso possibile l’approfondimento della realtà.
RINGRAZIAMENTI PARTICOLARI
Girando tutte le aree cosiddette “rosse” dei presidi ospedalieri della Campania ho potuto raccogliere del materiale esclusivo (immagini e te-
Devo molto a quattro persone che, in particolare, hanno reso possibile
stimonianze) che metto a disposizione di tutti voi affinché attraverso i
questo mio viaggio nel ventre del COVID 19, esse sono la dottoressa An-
miei occhi e le mie molte domande vi possiate fare una personale idea
namaria Minicucci, che per prima mi ha introdotto nelle sale operatorie
di tutto ciò che è stato fatto in Campania per combattere il COVID 19;
degli ospedali, permettendomi, grazie al suo ruolo di Direttrice Sanitaria,
una battaglia che, naturalmente, è tutt’oggi in pieno svolgimento e che
di iniziare le mie esperienze prima al Rizzoli ad Ischia, quindi al Santobo-
non potrà dirsi mai vinta finché non verrà costruito il vaccino in grado di
no di Napoli; successivamente sono stati il dr. Pietro Rinaldi, dirigente
sconfiggere il Coronavirus, ma soprattutto resterà sempre incerta fin tan-
dell’ASL NA2 ed il suo Direttore Generale il dr. Antonio D’Amore a
to che gli esperti non saranno in grado di CAPIRE esattamente la natura
darmi piena fiducia e ad aprirmi tutte le porte delle rianimazioni degli
di questo virus, la sua origine e le sue evoluzioni.
ospedali Santa Maria delle Grazie a Pozzuoli, San Giuliano a Giugliano,
Sul piano strettamente personale ho sempre immaginato che per inter-
San Giovanni di Dio a Frattamaggiore e, ancora, il Rizzoli ad Ischia; infine
pretare (possibilmente bene) il mestiere di giornalista fosse necessaria
un ringraziamento davvero speciale lo rivolgo all’on. Bruno Cesario che
una dose massiccia di curiosità: la voglia irrefrenabile di capire dinamiche
in piena pandemia, dalla sua postazione operativa presso l’Unità di Crisi
e finalità dei fatti che sono alla base di qualsiasi racconto. Se non si scava
della Protezione Civile, ha chiamato tutte le direzioni degli ospedali cam-
in profondità – ma anche in ampiezza – diventa difficile ricostruire un
pani rendendo possibili le mie visite di documentazione in quei luoghi.
evento, capirlo, valutarlo… Purtroppo troppi miei colleghi pensano che
Spero di aver lavorato in modo tale da ripagare la fiducia e l’amicizia che
sia possibile affidarsi alla sola esperienza della rete, come surrogato alla
queste quattro persone mi hanno accordato.
conoscenza palpabile dei fatti. E questo genera, superficialità, sciatteria, irrilevanza dei giudizi.
RICCARDO SEPE VISCONTI
NAPOLI CENTRO DIREZIONALE
NINO POSTIGLIONE
14
MISSIONE PROTEZIONE Interview & Foto_ Riccardo Sepe Visconti
È
la mente strategica di uno degli ambiti più delicati dei tanti su cui ha competenza la Regione, Nino Postiglione infatti, guida la Direzione generale per la Tutela della Salute e il Coordinamento del Sistema Sanitario Regionale. Insieme a Italo Giulivo, Direttore Generale per i lavori pubblici e la Protezione Civile, ha coordinato la gestione della pandemia provocata dal coronavirus, prendendo decisioni cruciali da cui
è dipesa la salute e la sicurezza di 6 milioni di campani. Ma il campo d’azione dell’avvocato Postiglione, secondo il suo mandato, va naturalmente oltre l’emergenza sanitaria: la programmazione dei prossimi anni in cui finalmente la sanità della Regione potrà ulteriormente rafforzarsi e crescere in qualità, libera dal pesante fardello del risanamento del bilancio che è stato raggiunto, vede infatti, Postiglione fra i protagonisti.
Lei è uno dei consiglieri più ascoltati dal
Lei ha presieduto l’unità di crisi della
pandemia. Successivamente, la protezione civile
presidente De Luca nel settore della Sanità,
protezione civile contro il Covid-19 per
nazionale è stata affiancata da un commissario
ambito in cui lo Stato assegna alle Regioni
la parte inerente agli aspetti sanitari: ci
straordinario, Domenico Arcuri, cui sono state
una forte autonomia e piena competenza.
spiega come nasce questa task force?
affidate una serie di attività, principalmente il
Come nascono le strategie relative alla
Quando l’emergenza sanitaria è esplosa, a
reperimento e l’acquisto di dpi e strumentazione
sanità in Campania? Il presidente De Luca
livello nazionale è stato consigliato alle Regioni
utile per i sanitari e la popolazione. In tal modo
le stabilisce in autonomia o le tracciate
di costituire delle task force con all’interno
la protezione civile ha potuto dedicarsi, invece,
insieme?
una pluralità di competenze, ma l’unità di
alle attività di logistica ed organizzazione, per
Il presidente De Luca ha maturato un’esperienza
crisi regionale, presieduta da Italo Giulivo, si
esempio lo spostamento di personale, le call
quasi ineguagliabile nel campo della pubblica
costituisce in virtù di un provvedimento della
internazionali per richiamare personale medico
amministrazione, e con il suo arrivo 5 anni fa
regione Campania. Con un successivo decreto
e allestire ospedali supplementari, ecc. Creare
alla guida della Regione è stata tangibile l’aria
è stato poi precisato che era meglio avere unità
l’interfaccia regionale con la protezione civile
di rinnovamento che ha portato. E’ evidente,
di crisi coordinate dalle diverse protezioni civili
ha significato mettersi su un sentiero ben
d’altra parte, che quando si devono prendere
regionali che interfacciavano con la protezione
collaudato, perché le due protezioni civili,
decisioni tecniche il Presidente dà le linee di
civile nazionale, identificata dal Governo come
regionale e nazionale, si attivano sempre
indirizzo e poi si confronta con i tecnici.
primo soggetto attuatore delle misure anti
in occasione di grandi catastrofi (terremoti,
disastri naturali, ecc.) ed è un meccanismo efficiente. Nel caso della pandemia, l’aspetto sanitario ha dovuto integrare le protezioni civili regionali: i collaboratori sanitari sono stati scelti da me e ogni atto della protezione civile campana porta la doppia firma di Italo Giulivo come coordinatore della protezione civile e mia come direttore generale della sanità per gli aspetti tecnici pertinenti a questo settore. Parliamo
delle
strategie
attuate
in
Campania per limitare la diffusione del contagio e rafforzare la rete sanitaria. Mi riferisco in particolare alla scelta fatta da un certo momento di separare nettamente i malati covid e chi li curava da tutto il resto. Cosa che si è attuata con diverse modalità, in alcuni casi adeguando ad accogliere i pazienti covid edifici già esistenti, mentre in altri casi si è preferito realizzare ex novo ospedali covid modulari. Queste decisioni le ha prese l’unità di crisi e quindi lei per quel che riguarda gli aspetti tecnico sanitari?
sanitaria, abbiamo affrontato tutti i problemi
le possibilità di mettere al meglio in sicurezza i
Tutte le attività messe in campo per contrastare
che si sono posti via via in questi mesi, e
nostri servizi sanitari.
la diffusione di Covid-19 hanno avuto una sede
che sono stati di volta in volta segnalati dal
Ci
istruttoria nell’Unità di crisi regionale, che
Presidente stesso, dalle singole Asl, dalle
praticamente siete intervenuti?
ispira nei contenuti di indagine le ordinanze
forze dell’ordine, dalle autorità, dal 118, ecc.
Sul piano scientifico la prima arma di contrasto
finali emesse dal presidente De Luca. In ogni
Abbiamo tenuto conto anche delle indicazioni
è il distanziamento sociale e l’isolamento delle
ordinanza, infatti, è sempre premesso “Sentita
venute attraverso le ordinanze del primo
persone positive. E’ evidente, però, che nei
l’Unità di crisi…”: grazie alla pluralità di
ministro Conte, dei pareri del Comitato Tecnico
luoghi di cura isolamento e distanziamento
competenze che essa ha al suo interno, dagli
Scientifico e dalla protezione civile nazionale.
non si possono applicare perché si tratta di
infettivologi agli esperti di organizzazione
In sintesi, abbiamo tradotto in sede regionale
una delle pochissime realtà in cui non ci può
dà
qualche
esempio
di
come
essere soluzione di continuità fra le persone.
per Salerno, ecc.). Dove ciò non era fattibile,
Ma dovevamo far sì che gli ospedali lavorassero
grazie alla Protezione Civile si sono istallate
nella massima sicurezza. Anche in base
postazioni di pretriage, che precedevano i
all’esperienza dolorosamente vissuta nel nord
Pronto Soccorso. Infatti pur avendo come
Italia, ci era ben chiaro che una commistione
organizzazione sanitaria sospeso le attività di
di servizi può essere deleteria e produrre molti
elezione e specialistica ambulatoriale dentro
danni, e che identificare strutture sanitarie
gli ospedali (e lo abbiamo fatto 3 giorni
miste come le rsa e usarle per ospitarvi sia pazienti ordinari
che
pazienti
positivi al coronavirus, è assolutamente
contrario
ad ogni regola di buona sanità. Quindi, il principio generale che ci ha guidato è stato il seguente: dove era una
possibile netta
creare
separazione
andava fatto, per esempio all’ospedale Cardarelli che
prima della Lombardia),
Abbiamo rischiato di non poter far scendere i pazienti dalle ambulanze perché gli ospedali erano pieni, per cui si è deciso di aggiungere tre strutture modulari con posti letto di terapia intensiva da porre in tre punti strategici della Regione, a Napoli, Salerno e Caserta.
è strutturato in padiglioni
abbiamo
dovuto
mantenere
le
urgenze,
le cure oncologiche e i trattamenti salva vita come la dialisi. E per poter tutelare al massimo gli accessi
indispensabili
a
questi servizi e ai Pronto Soccorso
abbiamo
creato appunto le tende di pretriage in cui si realizzavano
screening
sierologici veloci su tutti
uno è stato destinato esclusivamente ai malati
quelli che vi accedevano, con l’obiettivo di
covid. Nelle aziende più piccole che hanno al
abbattere al massimo il rischio che entrassero
loro interno 3-4 presidi ospedalieri chi ha potuto
persone positive al virus in pronto soccorso,
ha convertito uno solo di questi presidi a covid
arrivando a contagiare magari anche i reparti
hospital (per es, l’ospedale di Boscotrecase
ordinari. Ecco, queste sono tutte decisioni
per la asl Napoli 3, il Giovanni da Procida
prese dall’Unità di crisi per poter evitare di
diffondere il contagio nelle strutture sanitarie
rischiato di non poter far scendere i pazienti
regionali competenti hanno inviato il piano
ed era uno dei nostri obiettivi primari, dato che
dalle ambulanze perché gli ospedali erano
di realizzazione al Ministero, adesso è in fase
queste stesse strutture si dovevano dedicare a
tutti pieni, abbiamo deciso di aggiungere tre
di valutazione e siamo certi di validazione
curare i malati di Covid-19.
strutture modulari con posti letto di terapia
da parte del ministero della Salute appunto.
Per aumentare i posti di terapia intensiva
intensiva, riconvertibili anche in semintensiva,
Quindi polemizzare sul fatto che le rianimazioni
e semintensiva da affiancare a quelli già in
da porre in tre punti strategici della Regione,
modulari sono vuote è senza senso, dato che
attività, abbiamo visto che avete adottato
a Napoli, Salerno e Caserta. Volutamente
per volontà del Governo nazionale dobbiamo
due strategie: riconvertire strutture già
li abbiamo realizzati in
esistenti come il Loreto Mare e creare
contiguità con strutture
nuovi posti ex novo con la formula degli
ospedaliere che potevano
ospedali modulari, come quello installato
fornire
davanti all’Ospedale del Mare. Queste
supporto indispensabili a
scelte sono state anche oggetto di
farli funzionare al meglio.
polemiche, per esempio la trasmissione
E’ la soluzione sanitaria
televisiva Report ha fatto notare che
più corretta e a Napoli ci
all’interno dell’Ospedale del Mare ci sono
è parsa la cosa migliore
due piani che potevano essere convertiti
da fare scegliere l’area
in reparti covid, invece di impiantare i
contigua
moduli. Le chiedo adesso quale delle due
del Mare che era già
scelte giudica la più giusta, anche in una
pronta per accogliere i
prospettiva di medio termine.
prefabbricati dei moduli. Ma le dirò di più, il
sarà una svolta per l’intera assistenza sanitaria
Tenendo da parte la querelle innescata da
DL “Rilancio” ha stabilito un nuovo parametro
regionale. Avendo più posti di terapia intensiva
Report contro cui De Luca ha sporto querela,
per i posti di terapia intensiva, originariamente
si potranno, infatti, moltiplicare gli interventi
poiché sono state dette delle inesattezze e
previsti dal DM 70: adesso ogni Regione deve
chirurgici, le attività di cardio e neurochirurgia.
falsità, ambedue le scelte sono valide. Quando
avere 0,14 posti letto di intensiva ogni 1000
E se tornasse l’epidemia, non avremmo più il
era possibile avere padiglioni dedicati li
abitanti, che in Campania significa 847 posti
terribile problema di dover cercare un posto
abbiamo usati, quando si avevano strutture da
di rianimazione. Prima di realizzare gli ospedali
letto per una persona in pericolo di vita.
trasformare in presidio covid lo abbiamo fatto
modulari ne avevamo 315, dopo la fase 1
Mi dà una sua opinione sull’ospedale
e nell’asl Napoli 1 Centro il Loreto Mare era
siamo arrivati a circa 580, ciò vuol dire che
Cotugno?
adatto a essere trasformato in covid hospital.
ne dovremo realizzare almeno altri 200, per i
Il Cotugno è un’eccellenza, identificato in tempi
E poiché, nonostante questa attività, abbiamo
quali peraltro siamo stati finanziati. Gli uffici
non sospetti dall’ISS come presidio ospedaliero
i
servizi
di
all’Ospedale
addirittura accrescerne il
Per risolvere il grave problema di carenza di medici in alcune specialità, il ministero dell’Università deve dialogare di più con il ministero della Salute per organizzare l’offerta universitaria tenendo conto dei fabbisogni del territorio.
numero - che ci sia o no il covid. Tutto ciò, inoltre, rende chiaro come era sottodimensionata dotazione
la
precedente:
i posti letto altamente specialistici
non
sono
finalizzati solo al covid, in questo modo potremo aggiornare i macchinari in
dotazione
alle
rianimazioni già esistenti e
17
di riferimento regionale per le malattie infettive
c’è stato il blocco del turn over del personale,
di fare un salto di qualità e di abbattere la
e tropicali in seguito alle valutazioni eseguite,
che è durato oltre 10 anni. Questo ha fatto
mobilità passiva. La seconda grande opera
come lo Spallanzani nel Lazio e in Lombardia il
necessariamente saltare una generazione di
da mettere in campo è il potenziamento della
Sacco. Della qualità dei servizi di questa struttura
medici che, se fossero stati assunti, avrebbero
medicina territoriale: consideri che gli articoli
abbiamo avuto prova evidente quando qualche
potuto attingere alle competenze dei primari
1 e 2 del decreto 34/2020, che assegnano i
tempo fa c’è stato un focolaio di meningite e
che mano a mano sono andati invece in
finanziamenti alle Regioni per realizzare i posti
hanno messo in piedi una rete perfetta per
pensione senza lasciare degli eredi, e ciò ha
letto di intensiva e il potenziamento appunto,
debellarlo. Sono straordinari, appassionati
avuto un forte riflesso negativo sulla quantità
ha visto un investimento rispettivamente di 1
e hanno un’organizzazione scientifica che è
e sulla qualità dei servizi che abbiamo potuto
miliardo di euro per l’articolo 1 e 1 miliardo e 300
stata esaltata dal fatto che sia stato uno degli
erogare.
milioni di euro per l’articolo 2, quindi potremo
ospedali in prima linea contro il Covid-19
Sperando che il Covid-19 sia presto solo un
rafforzare le USC, le UCCP (Unità Complesse
senza nessuna conseguenza sugli operatori.
ricordo, va detto che questa emergenza
di Cure Primarie), le AFT (Aggregazioni
Aggiungo che ci hanno aiutato tanto nella
gravissima
riconversione di posti letto da ordinari a covid,
sì che si decidesse di
tutte le emergenze di questi mesi hanno avuto
spostare
nel Cotugno un punto di snodo fondamentale.
investimenti
Hanno lavorato moltissimo sui tamponi, in
sanità.
una prima fase in solitaria, e posseggono
quindi,
macchinari di analisi all’avanguardia nell’UOC
direzioni vi muoverete
di microbiologie e virologia diretta dall’ottimo
a partire dal prossimo
dottor Luigi Atripaldi.
autunno.
Il Cotugno ha anche attivato insieme
Come ho già accennato,
all’oncologo Paolo Ascierto un protocollo
abbiamo
riformulato
per l’applicazione del farmaco Tocilizumab
il
ospedaliero
per combattere alcune gravi conseguenze
secondo i nuovi parametri
del Covid-19.
richiesti dal Governo e adesso il nostro
la precedenza all’approvazione con grande
La pandemia ha messo in luce in modo
operato è all’esame del ministero della Salute.
celerità dei piani triennali di fabbisogno delle
evidente le ottime professionalità che abbiamo
Quindi, per quanto riguarda la dotazione di
singole aziende, abbiamo un ufficio strutturato
in campo medico nella Regione. Il protocollo
un maggior numero di posti letto in terapia
con un dirigente che segue con grande passione
Tocilizumab per contrastare la pericolosa
intensiva, semintensiva e il potenziamento
questo ambito, che poi era il mio lavoro un
cascata infiammatoria connessa all’infezione
delle unità operative di pneumologia e malattie
tempo. La nuova stagione che si prospetta
dal Covid ha avuto una vasta eco mediatica,
infettive, il progetto è stato già steso ed è in
vedrà grande attenzione all’edilizia sanitaria,
ma non posso non ricordare altre notevoli
via di finanziamento per iniziare dopo l’estate
l’aumento di posti letto, la velocizzazione delle
professionalità come l’oncologo di fama
a realizzare quanto previsto, dando corpo a
procedure di reclutamento, la rivalutazione
internazionale Cesare Gridelli ad Avellino,
una grande rete ospedaliera che ci consentirà
dell’organizzazione della medicina sul territorio
Giuseppe Catapano a Benevento, grande neurochirurgo che adesso opera all’Ospedale del Mare. Siamo in grado di dare assistenza di alto livello in tanti settori: tuttavia devo anche dire che i cittadini ci hanno finora contestato che, nonostante queste figure professionali di alto profilo, il panorama dell’edilizia sanitaria campana sia disastrato, con un territorio che comprende anche distretti sanitari cui non si è data la necessaria cura ed attenzione. A questo rispondo ricordando in primo luogo ciò per cui il presidente De Luca si batte da tempo, vale a dire modificare il riparto dei fondi nazionali destinati alla sanità che vedono la Campania penalizzata, i cittadini del Veneto, della Liguria valgono dal 50% in più fino al doppio di quelli della Campania. Nel momento in cui abbiamo approvato il piano di rientro, conseguenza della enorme mole di debiti accumulata nel passato, 14mila miliardi delle vecchie lire al 12 dicembre 2005, non potevamo non avere l’obbligo di mettere un punto e ricominciare daccapo. Ebbene, fra le misure più nefaste previste per ripianare il dissesto nel minor tempo possibile,
piano
ha
fatto
consistenti sulla
Le
chiedo,
in
quali
Funzionali Territoriali) e
Per ripianare il dissesto della sanità regionale nel minor tempo possibile, è stato necessario bloccare il turn over del personale per oltre 10 anni. Finalmente, da poco, abbiamo ricominciato ad assumere, sostituendo i medici che vanno in pensione.
ammodernare i distretti. Finalmente non ci sarà più il problema del blocco del turn over: tenga conto che fino a poco tempo fa a fronte di 100 professionisti che uscivano ne entravano zero! Da un po’ potevamo assumerne 10 ogni 100 in uscita, adesso tutti i 100 che escono vengono rimpiazzati. Stiamo dando
e una serie di attività destinate a tentare di direzionare il più possibile verso gli ospedali solo i pazienti che ne abbiano davvero bisogno, creando per gli altri un efficace, capillare filtro sul territorio con l’aiuto anche della medicina convenzionata. In tal modo, il paziente sentirà il servizio più vicino e vedrà il suo problema di salute risolto attraverso realtà a lui prossime, mentre il grande Pronto Soccorso, come quello del Cardarelli per esempio, che adesso spesso si vede costretto a mettere in barella persone che tutto hanno salvo l’esigenza di stare in un pronto soccorso, potrà finalmente dedicarsi a curare chi necessita di interventi per patologie gravi. Quali sono gli ostacoli che dovrete superare per raggiungere questi obiettivi? Abbiamo
difficoltà
che
sono
il
riflesso
di meccanismi di portata nazionale, per
100 borse per l’ortodonzia mentre servono i
maggiormente finanziati i corsi di laurea in
esempio
profili
cardiologi questa è una mancanza di dialogo
medicina e certe scuole di specializzazione; nel
professionali, il numero chiuso della facoltà
che si riverbera negativamente sui servizi che
settore infermieri e oss invece la situazione è
di medicina ci costringe spesso a ricorrere
possiamo dare, ma credo che parlandosi si
migliore.
a call internazionali, abbiamo chiesto aiuto
possa raggiungere un bilanciamento utile.
Durante l’emergenza le Regioni hanno
a medici tedeschi, albanesi, perché in Italia
Inoltre, come Regione abbiamo finanziato
potuto avvantaggiarsi di una serie di
non esce dalle scuole di specializzazione un
borse aggiuntive, privilegiando i settori in cui
facilitazioni per la gestione degli appalti
numero sufficiente di medici dell’emergenza,
siamo carenti di specialisti; paradossalmente,
connessi all’emergenza stessa. Adesso
di radiologi, ecc. Per risolvere questo grave
tuttavia, anche per le borse finanziate come
cambieranno le cose e come?
problema è necessario un maggiore raccordo
Regione dobbiamo passare per l’approvazione
Naturalmente valgono le direttive nazionali:
fra il Mur, cioè il ministero dell’Università e della
del Mur. Ciò significa che se il Ministero decide
al momento le deroghe sono vigenti fino
Ricerca Scientifica, e il ministero della Salute,
di non approvare borse per avere più anestesisti
a che è dichiarato lo stato di emergenza
affinché il primo strutturi il bisogno formativo
e lo fa in ragione delle capacità formative
a
confrontandosi con il secondo, in modo da
dell’Università noi avremo dei problemi. Questo
deroghe di cui ci siamo avvantaggiati non
tenere conto delle necessità del territorio
dialogo va accelerato, altrimenti le possibilità
riguardano solo l’edilizia sanitaria, ma anche
nel momento in cui si organizza l’offerta
di curare con un numero adeguato di medici
le capacità occupazionali e di reclutamento:
universitaria. Se promuovono, per esempio,
nelle varie branche diminuisce: devono essere
per l’emergenza abbiamo potuto richiamare
mancano
determinati
causa
dell’epidemia.
Attualmente
le
in servizio personale in quiescenza, abbiamo
unità operative che sono state pensate per
e quindi l’affidamento dei lavori all’inizio del
introdotto personale al quarto e quinto anno
una località dove è necessario poter eseguire
2021. Una volta ultimata la nuova ala, il Rizzoli
delle scuole di specializzazione; poi addirittura
anche una prima stabilizzazione dei pazienti.
potrà lavorare con un respiro più ampio e con
si è immesso in servizio personale solo
Inoltre, è stato previsto il potenziamento dei
una dotazione di tecnologie più aggiornate
laureato in medicina e iscritto ad una scuola di
collegamenti con la terraferma per i casi di
che daranno maggior sicurezza a chi vivendo
specializzazione, dando un titolo abilitativo alla
emergenza,
laurea, cosa che ordinariamente non è possibile
che l’eliambulanza e la
perché senza titolo di specializzazione non si
base di elisoccorso siano
può svolgere attività di tipo sanitario.
funzionanti h 24. A Capri,
Poiché sia lei che io abbiamo un pezzo
per
del nostro cuore a Ischia, le faccio una
problemi
domanda “interessata”: il presidente De
mentre nell’isola d’Ischia
Luca ha annunciato che fra i numerosi
il comune di Lacco Ameno
interventi compresi nel progetto regionale
ha
per la sanità ci sarà anche il tanto atteso
adibita
ampliamento dell’ospedale A. Rizzoli. Ci
dell’elicottero
racconta a che punto è l’iter?
non
Ischia, come tutte le isole e le comunità
difficoltà. Certo per il
montane, è stata dichiarata zona disagiata e già
futuro
per questo è dotata di un Pronto Soccorso in
rafforzato ed è ormai
deroga rispetto al DM 70. Per le stesse ragioni,
quasi
ci siamo battuti perché restasse aperto il punto
progettazione esecutiva da parte dell’Asl per
pazienti infetti per i quali è necessaria questa
nascita, in deroga alle direttive nazionali in
ampliare gli edifici, con un nuovo corpo di
precauzione potrà essere fatto nel modo più
base alle quali si sarebbe dovuto chiudere, non
fabbrica su un terreno in via di acquisizione dalla
veloce e agevole.
raggiungendo il numero di parti richiesto per
Curia, confinante con la struttura attuale. Ci
rimanere attivo. Quindi Ischia ha nel Rizzoli
auguriamo di avere entro l’anno l’approvazione
un Pronto Soccorso funzionante, con delle
della consulta nazionale per l’edilizia sanitaria
facendo
esempio,
abbiamo maggiori,
ristrutturato
l’area
all’atterraggio ci
e
quindi
sono
grandi
l’ospedale operativa
in un’isola ha oggettive
sì
va
I nostri obiettivi adesso sono: edilizia sanitaria, potenziamento di posti letto, velocizzazione delle procedure di reclutamento e riorganizzazione della medicina sul territorio, per creare un efficace, capillare monitoraggio dei bisogni della gente con l’aiuto della medicina convenzionata.
difficoltà a spostarsi in terraferma
per
curarsi.
Infine, grazie anche alla grande collaborazione del capo del reparto operativo della Capitaneria di porto di Napoli, il C.V. Francesco Cacace, stiamo lavorando per ottenere che la barella di
biocontenimento
possa entrare in una delle eliambulanze al
servizio
adibite nelle
isole
del Golfo, in tal modo anche
una
il
trasporto
di
I
n collaborazione con tutti i corpi di Forze dell’Ordine dello Stato, la dottoressa Claudia Campobasso, Dirigente di Staff Prote-
zione Civile e responsabile SOR, ha diretto personalmente le procedure di distribuzione delle mascherine chirurgiche messe a disposizione dalla regione Campania a favore dei bambini e per essi appositamente disegnate. Un modo premuroso e al tempo stesso efficiente di aiutare la popolazione campana nei momenti di massima difficoltà nel reperimento dei dispositivi di protezione (per altro resi obbligatori dalle ordinanze del Presidente di Giunta). In particolare, come si vede nelle immagini, molte migliaia di DPI sono state distribuite nelle Isole di Ischia, Procida e Capri.
L’UNITÀ DI CRISI DELLA PROTEZIONE CIVILE I Compiti dell’Unita di Crisi Regionale sono di provvedere alle “Misure operative di protezione civile inerenti alla definizione della catena di comando e controllo, del flusso delle comunicazioni e delle procedure da attivare in relazione allo stato di emergenza determinato dal diffondersi del virus COVID-19”. Il raggiungimento di questi obiettivi è affidato a: - Italo Giulivo- DG per i lavori pubblici e la Protezione Civile Regione Campania, con funzioni di coordinatore; Antonio Postiglione- DG Tutela Salute e Coordinamento del Sistema Sanitario Regionale; Claudia Campobasso- Dirigente di Staff Protezione Civile e responsabile SOR; Giuseppe Galano –Referente Sanità per le Maxi emergenze e responsabile 118 Regione Campania Maurizio Di Mauro, Direttore Generale dell’Ospedale “Cotugno” di Napoli; Enrico Coscioni – Consigliere per la Sanità del Presidente della Regione Campania Alessandro Perrella – Dirigente Medico Infettivologo Regione Campania; Angelo D’Argenzio – Dirigente Prevenzione Regione Campania; Ugo Trama – Dirigente Farmaceutica Regione Campania; Maria Rosaria Romano-Dirigente Assistenza Ospedaliera Regione Campania; Giuseppina TommasielliRappresentante Medici di Medicina Generale o suo delegato; Direttori Generali delle ASL della Campania o loro delegati; Carlo Marino - Presidente ANCI Campania o suo delegato; Paolo Russo - Capo Ufficio Stampa del Presidente della Giunta Regione Campania; Roberta Santaniello - Ufficio di Gabinetto Giunta Regionale della Campania per la Protezione Civile; Michele Cioffi – Avvocato dell’Ufficio Speciale Avvocatura Regionale; Guido Maria Talarico – Avvocato dell’Ufficio Speciale Avvocatura Regionale;
F O N D A Z I O N E
P A S C A L E
i
PAOLO ANTONIO ASCIERTO
LA TERAPIA INNOVATIVA Interview & Photo_ Riccardo Sepe Visconti
N
25 ei giorni più bui e difficili della pandemia quando - agli inizi di marzo 2020 - tutta l’Italia con timore, sconcerto, anche incredulità, prendeva coscienza che c’era da combattere un nemico subdolo, che mandava quotidianamente nelle terapie intensive centinaia di persone, i cui polmoni non riuscivano più a funzionare, a Napoli nel giro di pochi giorni prende corpo il protocollo Ascierto. Una
possibilità concreta di intervenire con successo, almeno in una parte dei pazienti, su una delle più insidiose conseguenze dell’infezione da coronavirus, la tempesta infiammatoria che l’organismo malato innesca come reazione di difesa al virus e che se non frenata può danneggiare gli organi fino a condurre alla morte. In questa avvincente intervista il dottor Paolo Antonio Ascierto, campano di Solopaca, oncologo e ricercatore di fama mondiale, Direttore dell’Unità di Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto nazionale per lo studio e la cura dei tumori - fondazione Giovanni Pascale, spiega passo dopo passo come insieme ai colleghi impegnati nella cura dei malati Covid sia nata l’idea di somministrare il Tocilizumab, un farmaco già impiegato per combattere la reazione immunitaria dei pazienti oncologici, agli ammalati di Covid-19 e come sia stata attuata grazie alla collaborazione fra la fondazione Pascale e L’Azienda ospedaliera dei Colli, di cui fa parte il Cotugno. Nel giro di poche settimane, poi, è stato adoperato in decine di ospedali ed è diventato oggetto di Tocivid-19, il primo studio clinico approvato dall’AIFA nel corso dell’emergenza pandemica, tutto questo grazie ad un lavoro di squadra e all’eccellenza della ricerca nella nostra Regione.
Come è arrivato un oncologo a occuparsi di Covid-19?
è proprio la polmonite interstiziale, molto simile a quella che affligge i
E’ la domanda che mi pongo anche io…! Tutto nasce dalla nostra attività
pazienti colpiti da Covid-19. Noi ne curiamo spesso, sia con gli anti PD1,
quotidiana, noi infatti trattiamo i tumori con l’immunoterapia, una me-
che sono i farmaci che usiamo di più, e in passato abbiamo avuto anche
todologia che ci ha dato tante soddisfazioni. L’immunoterapia moderna
esperienze con quelli che si chiamano anticorpi bispecifici, che rientrano
nasce proprio per curare il melanoma, che è il tumore di cui mi occupo
sempre nell’ambito dell’immunoterapia, e sono in grado di portare nel
di più, e da lì si è poi passati ad applicarla ad altre patologie oncologiche.
tumore le cellule del sistema immunitario che, una volta lì, liberano le
L’immunoterapia, tuttavia, provoca anche effetti collaterali ed uno di essi
sostanze e provocano appunto la sindrome da rilascio di citochine, che
comporta un effetto positivo importante contro il tumore ma anche effetti
guro e il direttore generale del Pascale Attilio M. Bianchi, e Buonaguro ha
collaterali che vanno contenuti. Questa sindrome da rilascio citochinico,
scritto: “queste polmoniti sembrano proprio di natura immunocorrelata,
conosciuta anche come tempesta citochinica, dà una sintomatologia, fra
sembrano causate da una iperproduzione di citochine”. Allora io ho rispo-
cui lo choc ipotensivo, crolla cioè la pressione, e un distress respiratorio
sto “Tempesta citochinica-interleuchina 6-Tocilizumab”. A questo punto
molto simile a quello provocato da Covid-19. Nei pazienti oncologici ab-
il direttore Bianchi ci consigliò di sentire i colleghi cinesi, dato che abbiamo
biamo curato questi effetti collaterali con il Tocilizumab, fra l’altro esso
con loro un protocollo di intesa, e vengono qui ogni anno per un periodo
è molto ben conosciuto dagli ematologi, che utilizzano le famose Car-T
di studio. Era il 5 marzo e il giorno dopo abbiamo tenuto una conference
Cell, terapia innovativa che anch’essa provoca una sindrome da rilascio di citochina molto importante. Fra l’altro a breve, devo iniziare ad usare le Car-T Cell nella cura dei tumori solidi e la mia collaboratrice la dottoressa Claudia Traianiello è appena stata a Pittsburgh per imparare come si trattano gli effetti collaterali della terapia con Car-T Cell. Tornando al Covid, fra le citochine prodotte dall’organismo, l’interleuchina 6 è quella che sembra avere un ruolo maggiore nel generare questi effetti collaterali, e il Tocilizumab è appun-
call con i medici cinesi durante la quale abbiamo rac-
Il direttore Bianchi ci consigliò di sentire i colleghi cinesi, dato che abbiamo con loro un protocollo di intesa, e vengono qui ogni anno per un periodo di studio. Era il 5 marzo.
to un anti-interleuchina 6.
contato loro della nostra idea di usare il Tocilizumab. Loro ci hanno risposto che il Tocilizumab lo stavano già somministrando e su 21 pazienti 20 avevano avuto un miglioramento in 24-48 ore. Questo ci ha confortato nella nostra idea. Noi infatti, non abbiamo mai affermato di aver scoperto questo uso del Tocilizumab: eravamo di fronte ad una similitudine fra ciò che vediamo nei nostri pazienti in tempesta citochinica e negli affetti da Covid-19 e indagando abbiamo scoperto che in Cina si stava già applicando la cura. Parlando con
Si è molto letto sui giornali delle chattate notturne fra lei e i colle-
il mio amico fraterno, il dottor Vincenzo Montesarchio del Monaldi, an-
ghi impegnati sul fronte della lotta al Covid-19…
ch’egli esperto di immunoterapia, gli ho spiegato di questa possibilità e
Sì, quando durante i nostri brain storming notturni, i medici che avevano
gli ho proposto di provare il farmaco con i pazienti del Cotugno. A quel
in cura gli affetti da Covid-19 hanno segnalato queste polmoniti con ef-
punto i due direttori generali, Bianchi e Di Mauro, si sono parlati, anche
fetti molto simili a quelli che riscontriamo noi nei pazienti oncologici che
perché avere l’appoggio del management è fondamentale. Avuto il via li-
subiscono la sindrome da rilascio citochinico, ci siamo detti: perché non
bera, sabato 7 marzo eravamo al Cotugno Enzo Montesarchio, Fiorentino
proviamo ad usare gli stessi farmaci?! Noi adoperiamo anche il cortisone
Fraganza che vi dirige il reparto di rianimazione, Rodolfo Punzi, Roberto
in alte dosi, che è un immunosoppressivo che può avere anche delle con-
Parrella, Giovanni Sangiuliano, Luigi Atripaldi ed io, pronti ad iniziare il
troindicazioni, e quando non è efficace impieghiamo anche altri farma-
trattamento che avevamo deciso di eseguire non come i cinesi che usa-
ci che vanno a colpire appunto alcune citochine. Nei brain storming era
vano un dosaggio inferiore, ma nelle dosi che adoperiamo per trattare gli
coinvolta anche la dottoressa Maria Grazia Vitale, una mia collaboratrice,
effetti collaterali dell’immunoterapia nei pazienti oncologici. Decidemmo
e lei è riuscita a trovare in rete dei lavori sulle autopsie di pazienti affetti da
di trattare per primi i due pazienti più gravi, già intubati e nel pomeriggio
Sars (Ndr. Infezione alle vie respiratorie provocata da un Corona virus siile
si è iniziato. Ci siamo rivisti la domenica successiva e Fiorentino Fraganza
a quello responsabile di Covid-19), e anche un lavoro sull’autopsia di un
era entusiasta, entrambi i pazienti erano migliorati, e ci disse che uno
paziente affetto da Covid-19 e da queste autopsie eseguite in Cina emer-
in particolare avrebbe anche potuto estubarlo. A quel punto, Fraganza
gevano i segni della tempesta citochinica nel polmone dei corpi esaminati.
propose di trattare anche gli altri ammalati. Ci siamo chiesti se era il caso
Abbiamo, quindi, proposto di somministrare lo stesso farmaco, il Tocilizu-
di comunicare ciò che stavamo facendo, anche perché eravamo in un mo-
mab, che usiamo noi contro l’interleuchina 6, sostanza che in ambedue i
mento drammatico, crescevano i contagi in Campania, la gente moriva,
casi aveva un ruolo nell’indurre il distress respiratorio.
non si vedevano soluzioni all’orizzonte e avere un farmaco che aiutasse in
Poi come è andata avanti? Avete avuto contatti con i medici cinesi?
terapia intensiva, magari consentendo di fare uscire i pazienti dalla riani-
In questa chat si è inserito il nostro virologo, li dottor Franco M. Buona-
mazione, era una cosa importante. Fra l’altro che i colleghi cinesi stessero
facendo la stessa cosa pensavamo di saperlo solo noi e se in Italia qualcun
ficienti a che sia approvata, ma se io ritengo che possa essere utile, per
altro stesse percorrendo la medesima strada non era a nostra conoscenza,
esempio in un paziente giovane, richiedo il farmaco che già uso contro il
nessuno ce lo aveva comunicato.
melanoma come off label per il tumore cerebrale, ma il costo è a carico
Come vi siete procurati il farmaco che è molto costoso?
del centro, ripeto. Tornando al Covid-19, Pantellini mi disse che l’azienda
Ho contattato l’azienda produttrice del Tocilizumab, la Roche, con cui
era disposta a cedere il Tocilizumab per uso compassionevole, in realtà non si trattava di reale uso compassionevole, ma di un
collaboro per i protocolli contro il melanoma, in particolare ho parlato con il dottor Federico Pantellini che è il mio punto di riferimento all’interno della casa farmaceutica per l’oncologia e gli ho spiegato che avevamo testato il Tocilizumab su 2 pazienti, peraltro prendendo il farmaco dalle nostre scorte. Pantellini mi disse che avrebbero dovuto parlare con l’amministratore delegato ma che erano pronti a metterlo a disposizione gratuitamente. Ci spiega cosa significa uso off label ed uso compassionevole di un farmaco e quale strada avete seguito nel caso del Tocilizumab? L’uso compassionevole si ha quando un farmaco nelle sperimentazioni si è dimostrato di una certa efficacia
Questo è un virus che è stato sequenziato a metà dicembre 2019, ne sappiamo poco. La sottovalutazione che si è fatta in principio viene dal fatto che si è pensato che Covid-19 sarebbe stato come SARS, MERS, Aviaria che non ci hanno mai toccato.
off label, tuttavia la procedura dell’uso compassionevole consentiva di cederlo gratuitamente. Tanto che in seguito con l’AIFA hanno messo a punto una piattaforma per far sì che questo uso off label gratuito fosse gestito dalla stessa Agenzia Italiana per il Farmaco. Quindi se è vero che si tratta di un prodotto costoso, a parte le prime due somministrazioni, che peraltro mi pare che abbiano anche rimpiazzato, il resto è stato messo a disposizione gratuitamente dalla Roche attraverso la procedura che ho descritto, in tutta Italia. Una volta saputo che la Roche ci dava il farmaco ho chiamato Gerardo Botti, direttore scientifico del Pascale, e gli ho detto che dovevamo organizzare anche una sperimentazione che ci consentisse di avere i dati suffi-
ma non è in commercio e l’azienda produttrice lo mette a disposizione per usarlo nei pazienti, previa approvazione del comitato
cienti per usare il farmaco, due pazienti infatti non bastano.
etico. Poi c’è l’uso off label: il farmaco già è in commercio e viene impie-
Quanti pazienti sono necessari per una sperimentazione di questo
gato per altri scopi, se ne conoscono tutti gli effetti tossici, e si può fare
tipo?
una richiesta di uso off label, cioè fuori indicazione. Il costo del farmaco
D’accordo con il direttore scientifico ho contattato il dottor Francesco
per l’uso off label è a carico della struttura sanitaria. Io effettuo diversi off
Perrone, direttore dell’ufficio sperimentazione clinica del Pascale, per
label ma non posso farne infiniti, per esempio in alcuni tumori cerebrali
coinvolgerlo e da quel momento lui è diventato l’interlocutore principale
l’immunoterapia non è approvata, perché gli studi prodotti non sono suf-
con AIFA. Ho parlato con lui lunedì 9 marzo e il protocollo per la speri-
mentazione è stato finalizzato e attivato il 19 marzo, in 10 giorni, quin-
ti sono più cinici di noi. Quindi abbiamo deciso di comunicare che iniziava
di, grazie anche ad AIFA che ha snellito una serie di passaggi burocratici
la sperimentazione clinica e che il farmaco era disponibile per chiunque
(normalmente sono necessari 5-6 mesi). La sperimentazione era su 330
ne facesse richiesta, tutti hanno preso consapevolezza di questa possibilità
pazienti: di solito le sperimentazioni sono randomizzate con il placebo,
ed hanno richiesto il Tocilizumab per usarlo sui pazienti covid, al punto
questo significa che alcuni malati si trattano con il farmaco, altri con il
che l’azienda farmaceutica era in difficoltà a fornirlo. Da parte nostra,
placebo per capire se il farmaco è efficace. Ma date le circostanze non ce
ci chiamavano da tutti gli ospedali della Regione ed il farmaco è stato
la siamo sentita di procedere nel modo tradizionale, per cui abbiamo fatto
somministrato anche sottocute oltre che per endovena con risultati simili.
un’ipotesi di studio con l’obiettivo di dimostrare una certa idea, l’ipotesi
Al S. Maria delle Grazie di Pozzuoli, il dottor Diurno, primario della
è stata: usiamo il tasso di mortalità ad 1 mese, se riusciamo a ridurlo del
rianimazione, ha usato un farmaco affine.
10% il farmaco funziona. L’Istituto Superiore di Sanità ci ha dato il tasso
Sì, l’Eculizumab, l’anti complemento 5. Quando noi abbiamo iniziato ci
di mortalità a 1 mese che era del 35% e noi ci siamo posti l’obiettivo di
siamo concentrati non sul virus ma sulla sua complicanza indotta dalla
ottenere un tasso di mortalità al di sotto del 25%. E per fare questo con
tempesta citochinica. Fra l’altro è proprio l’interleuchina 6 che genera le
una potenza statistica importante erano necessari 330 pazienti trattati,
trombosi polmonari di cui si è tanto parlato, se quindi spegni la tempesta
che sono stati arruolati in 20 ore, quindi la ricerca dei pazienti è stata
blocchi anche il processo che genera i gravi problemi vascolari. E sono
aperta e chiusa in tempo brevissimo, una cosa mai vista prima: questo è
stati dati anche altri farmaci affini, sempre per intervenire sulla tempesta
lo studio Tocivid 19. Ma attenzione, in contemporanea, c’è stata anche
citochinica come l’Eculizumab appunto e il Ruxolitinib, entrambi vengono
la cosiddetta coorte osservazionale che ha avuto dei criteri di selezione
somministrati precocemente rispetto al Tocilizumab, durante la fase della
meno rigidi rispetto alla sperimentazione. Per la sperimentazione infatti
polmonite, insieme all’antivirale, e servono a non far iniziare la tempesta
il paziente doveva avere insufficienza respiratoria stabilita a determinati
citochinica. Noi abbiamo sperimentato anche il Sarilumab, un altro anti
parametri e poteva essere intubato ma da non più di 24 ore, invece nello
interleuchina 6 e gli esiti verranno pubblicati a breve. Mano a mano che si
studio osservazionale poteva essere intubato anche da più tempo. Inoltre,
andava avanti con i trattamenti abbiamo capito che l’efficacia era maggio-
avendo già raggiunto il numero di pazienti stabiliti per la sperimentazione,
re se si interveniva precocemente: quando il paziente ha già elevati livelli
la coorte osservazionale consentiva di somministrare il farmaco ad altri, si
di interleuchina 6 e inizia a desaturare, somministrando il Tocilizumab si
è arrivati credo a 2700 pazienti. E altri 1200 sono stati trattati nel periodo
riesce a non farlo andare in terapia intensiva.
fra il 5 ed il 19 marzo in regime di off label, quindi circa 4000 in tutto.
Questa sperimentazione vi ha consentito di acquisire nuovi dati
Inoltre, mi sono sentito con la Roche negli USA attraverso una call e lì si
sui comportamenti del virus e cosa pensa che accadrà nei prossimi
stava facendo lo studio anche nel modo classico, con il placebo, loro infat-
mesi?
Questo è un virus che è stato sequenziato a metà dicembre 2019, ne sap-
bili, per esempio circa l’aumento di determinati tumori in una certa zona e
piamo poco. La sottovalutazione che si è fatta in principio è motivata dal
solo a quel punto si hanno gli elementi per riflettere su cosa fare. Si deve
fatto che si è pensato che Covid-19 si sarebbe comportato come SARS,
dare tempo al registro dei tumori di incamerare informazioni.
MERS, Aviaria che non ci hanno mai toccato, abbiamo sottovalutato il messaggio che veniva dalla Cina. Quanto ai prossimi mesi, diceva Manzoni “meglio agitarsi nel dubbio che riposare nell’errore”, e dato che già all’inizio di questa vicenda si è peccato di sottovaluta-
Lei è un medico e ricercatore di
Quando noi abbiamo iniziato ci siamo concentrati non sul virus ma sulla sua complicanza indotta dalla tempesta citochinica. Fra l’altro è proprio l’interleuchina 6 che genera le trombosi polmonari di cui si è tanto parlato, se quindi spegni la tempesta blocchi anche il processo che genera i gravi problemi vascolari.
zione, adesso non si deve ripetere il medesimo sbagli. Se ci sarà una seconda ondata non lo sa nessuno, è
primissimo piano, ma è anche diventato un simbolo della riscossa del Sud rispetto al Nord Italia, è un personaggio a metà fra politico e mediatico, il writer Jorit le ha dedicato uno dei sui iconici murales: come si ritrova nei panni di un simbolo?
una lotteria, perché non sappiamo questo virus come si comporta, se sarà
Fa piacere ma al tempo stesso mi imbarazza, la gente mi ringrazia per
come gli altri Corona virus addirittura potrebbe scomparire.
strada, vogliono scattare i selfie con me… Pensi che sono molto amico dei
Cosa pensa delle polemiche sui covid center allestiti nei moduli in
comici Gigi e Ross e prima di tutta questa vicenda quando andavamo a
diverse aree della Regione?
mangiare insieme mi divertiva che la gente li fermasse per fare i selfie con
Sono polemiche stupide, che mi ricordano quando ci fu l’aviaria e allora io
loro, adesso Ross mi dice “vengo io con te per farmi pubblicità!”.
sono stato fra i consulenti di Francesco Storace, che era ministro della Salute. E lui l’ha gestita benissimo, fra l’altro De Luca e Storace si somigliano molto come carattere. Ebbene, egli fece fare delle scorte di amantadina, considerato utile contro la malattia, che poi però non sono servite. Ora io le domando: è meglio avere delle scorte da usare se l’ondata del contagio arriva o non fare nulla e poi si devono contare 35mila morti? La risposta è ovvia. E’ importante essere preparati e ora lo siamo, anche a livello di personale. Una domanda dedicata all’oncologo che opera in Campania: cosa pensa della Terra dei fuochi e del possibile nesso fra l’inquinamento ambientale presente in certe aree della Regione e l’incidenza dei tumori nella popolazione? Se ne è parlato tanto, ma io credo che il modo corretto per farlo siano i dati, fortunatamente abbiamo adesso il registro dei tumori che dà la fotografia di ciò che accade, certo è necessario analizzare questi dati nel tempo. Adesso che è stato istituito, vedremo cosa sta accadendo nel nostro territorio. I dati sono indispensabili perché danno elementi incontroverti-
O S P E D A L E
C O T U G N O
i
COTUGNO, ECCELLENZA MONDIALE
31
Interview & Photo_ Riccardo Sepe Visconti
I
l dottor Fiorentino Fraganza, direttore del reparto di terapia intensiva del Cotugno, è stato davvero sulle barricate contro il Covid-19, fin dal primissimo momento, quando l’ospedale napoletano specializzato nella cura delle malattie infettive e il suo reparto sono diventati, nel giro di pochissimo tempo, il punto di riferimento cui tutti guardavano. Tanto più quando proprio i pazienti del dottor Fraganza
sono stati i primi a ricevere il Tocilizumab, frutto della collaborazione fra i medici del Cotugno e quelli del Pascale guidati dall’oncologo Paolo Ascierto, per contenere la pericolosissima reazione infiammatoria eccessiva che si innesca nei malati di polmonite da Covid-19.
Come agisce il virus e quali meccanismi patologici innesca quando colpisce? I virus necessitano di meccanismi cellulari, che sono propri delle cellule che infettano, per poter sintetizzare le loro proteine. Da un punto di vista immunologico interessa conoscere i meccanismi che sottendono il ciclo di replicazione del virus, che inizia dall’unione del virus libero con i recettori specifici della cellula ospite. Questi recettori determinano il tropismo e la specificità dell’infezione. L’interazione tra il virus e la cellula ospite attiva una serie di cellule mediatrici dell’infiammazione che a loro volta liberano sostanze proinfiammatorie. Questo processo che avviene a cascata ed ha un carattere esponenziale, è responsabile della risposta infiammatoria sistemica che si osserva in tutti i pazienti affetti da infezione. Oltre ad un attacco nei confronti del virus la risposta infiammatoria sistemica può causare, quando è particolarmente violenta ed aggressiva, danni ai tessuti dell’organismo ospite causando una sindrome da disfunzione e/o insufficienza d’organo. L’infiammazione sistemica viene contrastata dal sistema immunitario attraverso la produzione di mediatori antiinfiammatori, come le interleuchine, che contribuiscono a determinare una risposta antagonista compensatoria. Tale meccanismo spiega il problema dell’accumulo nei pazienti affetti da Covid-18 di interleuchina 6, una proteina prodotta dal sistema immunitario della persona ammalata e che ha come conseguenza un’azione lesiva al livello dei polmoni. Questa è la ragione per cui ci si è indirizzati all’uso di specifici farmaci utili a bloccare tale
risposta esagerata, e perciò dannosa, del sistema immunitario al virus. Preliminarmente, però, dobbiamo distinguere le diverse fasi in cui la malattia può evolvere: nella sua espressione virologica (per esempio, febbre, diarrea, ecc. cioè la fase che la rende simile ad una influenza) questa può essere controllata facilmente, anche con farmaci antivirali, che tuttavia non hanno una specificità di azione contro il Corona virus. L’evoluzione della stessa è in direzione di una manifestazione polmonare che conduce alla polmonite interstiziale che rappresenta la prima manifestazione seria del Covid-19 che, se non arrestata dà origine ad una endotelite, una forma di vasculite, che determina un’infiammazione del tessuto che riveste la superficie interna dei vasi sanguigni, linfatici e del cuore, e dalla quale
Dr. Giuseppe Fiorentino si può sfociare anche in una MOF - la sindrome da disfunzione multior-
gravità delle manifestazioni cliniche è correlata alla tempesta citochinica
gano. Nei nostri pazienti abbiamo registrato le manifestazioni tipiche di
che procura il virus. Tale condizione scatena una reazione incontrollata
questo tipo di lesioni, caratterizzate da trombosi e poi l’alterazione di altri
dell‘organismo, con quadri infiammatori generalizzati. Cerchiamo, quin-
organi, per esempio l’insufficienza renale e quella epatica.
di, di contenere lo storm citochinico e raffreddare la risposta infiamma-
Come avete contrastato questo meccanismo?
toria disregolata riequilibrando la bilancia tra attività antinfiammatoria e
Non esiste al momento uno schema terapeutico di sicura efficacia e i
pro infiammatoria. Per farlo, utilizziamo diverse strategie terapeutiche
meccanismi di aggressione all’ospite del virus sono in corso di studio
anche in combinazione. Il tocilizumab è un anticorpo monoclonale che
da parte della comunità scientifica internazionale. Le difficoltà a gesti-
agisce bloccando la produzione di interleuchina 6, una potente molecola
re la fase conclamata della malattia, quella che si manifesta come ho
infiammatoria prodotta dal sistema immunitario in risposta all’infezione,
detto, con la ARDS (cioè la sindrome da distress respiratorio acuto) e
come abbiamo già visto. E la conoscenza che bassi livelli di anticorpi
con la sindrome da disfunzione multiorgano (MOF) sono state molte. La
protettivi contro l’insulto infettivo si correla all’outcome dell’infezione,
numero enorme e in tempi molto brevi: la compattez-
evidenzia un ruolo degli anticorpi per combattere le infezioni. Nel contesto di una terapia multimodale e in relazione a queste considerazioni, è possibile utilizzare contro il Covid-19 immunoglobuline polivalenti che possono rappresentare un possibile elemento terapeutico di sostegno nella modulazione della risposta immunitaria e infiammatoria dell’ospite all’insulto. Utilizziamo immunoglobuline ad alto contenuto di Iga ed Igm e inoltre tecniche extracorporee di rimozione citochinica. Inoltre, somministriamo eparina e, in
Arrivavano tanti pazienti gravissimi, tutti insieme, con insufficienza respiratoria conclamata, la rianimazione era già piena, quindi abbiamo dovuto assisterli e stabilizzarli in Pronto Soccorso, altrimenti li avremmo persi.
sinergia con infettivologo e pneumologo, cortisone. L’utilizzo del Tocilizumab per combattere la rea-
za di tutti i medici e del personale di fronte alla patologia da combattere è stata per noi determinante, ci ha dato forza. E’ difficile immaginare ciò che è successo nei due mesi peggiori, è difficile far comprendere le difficoltà in cui il personale si muoveva e i rischi che ha corso. Quali erano i problemi maggiori che avete affrontato? Giungevano in Pronto Soccorso pazienti da tutti gli ospedali in condizioni gravissime, in una fase già assai avanzata della malattia, con il sospetto che fossero af-
zione infiammatoria innescata dal Corona virus è frutto della col-
fetti da Covid-19. Sono arrivati in molti e tutti insieme, con insufficienza
laborazione con i colleghi dell’Istituto dei tumori Pascale.
respiratoria conclamata, in stato di shock e la rianimazione era già pie-
Sì, la collaborazione è nata fin dal primo momento con Paolo Ascierto,
na, quindi abbiamo dovuto assisterli e stabilizzarli rimanendo in Pronto
Franco M. Buonaguro, l’amico Enzo Montesarchio e altri colleghi del Co-
Soccorso, altrimenti li avremmo persi. Noi anestesisti rianimatori, muniti
tugno e del Pascale, il dialogo è stato forte anche a livello aziendale fra i due ospedali, fra il nostro direttore generale Maurizio De Mauro e il direttore generale del Pascale Attilio A. M. Bianchi. Dal suo racconto emerge un grande lavoro interdisciplinare fra medici di diverse specialità. Infatti, ho sempre espresso il mio pensiero che ad agire doveva essere una triade composta da infettivologo, intensivista e pneumologo, questo è stato il team working attorno a cui si è coesa la risposta terapeutica al Covid-19. Devo dire che Maurizio Di Mauro, cui è affidata la direzione strategica degli ospedali dei Colli di cui fa parte il Cotugno, è un grande professionista, ci è sempre stato accanto, attento, pronto, disponibile, supportandoci nelle nostre necessità di attrezzature, personale, spazi e ha permesso che le diverse specialità dialogassero il più possibile e ancora adesso continua a sostenerci in questa fase che definirei di quiescenza del virus. Una delle specialità maggiormente messa sotto pressione è stata la microbiologia, se si pensa ai tamponi faringo-nasali da eseguire in
di dpi, che abbiamo sempre avuto, ci recavamo in Pronto Soccorso ed eravamo costretti a intubare i malati sul posto, li abbiamo sottoposti a ventilazione, a supporti emodinamici, li abbiamo tenuti lì anche 6-7, 12 ore finché non avevamo un posto in terapia intensiva. Nei primi giorni abbiamo trasferito al II Policlinico, Loreto Mare, Santa Maria delle Grazie e al Monaldi. Poi anche il Cotugno, secondo una politica adottata in molte altre strutture, ha dedicato una palazzina esclusivamente al Covid. L’epidemia ha ridato il giusto ruolo a questo ospedale che è un’eccellenza in campo infettivologico - come ha sottolineato anche il servizio che vi ha dedicato Sky News Regno Unito - e che però è sempre stato poco considerato. Quando all’inizio dell’epidemia si tendeva a sminuirne la portata sottolineando che i casi erano pochissimi, qui con rapidità si è fatta partire l’organizzazione per fronteggiare l’emergenza che sapevamo sarebbe arrivata. D’altra parte, noi del Cotugno siamo mentalmente e professionalmente rivolti a queste patologie infettive perché fanno parte della nostra cultura, purtroppo abbiamo vissuto precedenti infezioni come H1N1 e Sars, non tralasciando quelle malattie infettive che quotidianamente curiamo e che in parte possono essere molto gravi e contagiose. Qualcuno con molta enfasi ha detto che siamo fra i migliori al mondo: ciò che è sicuramente vero è che abbiamo svolto il nostro lavoro con la massima attenzione, facendo tutto il possibile per i pazienti e cercando di non avere problemi di contagio con il personale. Tutto il personale dell’UOC di anestesia, rianimazione e terapia intensiva del Cotugno è stato eccezionale per la capacità e la duttilità avute nell’approcciare la malattia, dando la migliore assistenza possibile senza contagiarsi. Ma soprattutto un plauso va a quei colleghi che sono riusciti a gestire con maestria situazioni davvero complesse in Pronto Soccorso e accettazione, tenendo i pazienti ricoverati e ventilati in stanze non di rianimazione per aspettare la disponibilità a trasferirli: l’organizzazione, di cui noi siamo stati parte integrante, ha funzionato. Tuttavia, auspico la creazione di un dipartimento dedicato alle intensività infettivologiche, con posti di
terapia intensiva e subintensiva da gestire con elasticità, ma che siano pronti in caso di bisogno e, contestualmente, è fondamentale aggiornare il personale perché sia sempre formato e pronto e per non disperdere il know how acquisito dagli operatori di prima linea. Le autopsie sui deceduti per Covid-19 si sono eseguite in ritardo e solo al Nord: per quale ragione, perché nessuno dei nostri ospedali le ha fatte? Molte autopsie sono state eseguite al Nord appunto, qui c’è ancora un problema culturale, non è semplice dire ai familiari che si vuole fare l’esame autoptico sul loro congiunto e non sono molte le sale attrezzate per questo tipo di patologia. Che idea si è fatta dell’evoluzione dell’epidemia in Italia? E’ evidente che la situazione ad un certo momento sia cambiata. La mutazione del virus è indubbia e la manifestazione clinica del Covid-19 attualmente è davvero molto bassa, la virulenza è bassa, ma questo non vuol dire che il virus non circoli ancora. Potrebbe riprendere forza? Nulla è codificato, ma non è escluso che un ritorno dell’epidemia in autunno ci sia; l’aver imposto un lockdown molto rigoroso è stato fondamentale per ridurre in modo sostanziale i contagi. Adesso tocca alle singole persone riuscire con i propri comportamenti a farlo circolare il meno possibile, quindi mascherina e distanziamento. Come immagina il futuro del Cotugno? Spero che questo ospedale possa diventare un IRCCS (Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico), sarebbe un giusto riconoscimento. Nel frattempo, credo che si possa candidare a essere l’hub di infettivologia in Campania e nel sud Italia e avere un dipartimento di alta intensità infettivologica flessibile e attrezzato, che possa accogliere i malati con patologie infettive molto gravi che necessitano della rianimazione.
O S P E D A L E
C O T U G N O
37
i
Loredana La Pia
Daniela Catapano
Giuseppe Trocciola
I PROBLEM SOLVING DEL COTUGNO Interview & Photo_ Riccardo Sepe Visconti Special Thanks: Marta Cattaneo, responsabile della comunicazione per l’ospedale Cotugno, che mi ha accompagnato personalmente nelle aree di degenza della struttura
L
a parola a tre dirigenti dell’ufficio infermieristico del Cotugno, Loredana La Pia, Daniela Catapano e Giuseppe Trocciola, responsabili del processo assistenziale nel dipartimento di malattie infettive ed urgenze infettivologiche del più importante ospedale dedicato alle malattie infettive del Sud Italia, che naturalmente sono stati in prima linea durante l’emergenza infettiva dovuta al Covid-19.
Anzi hanno colto le avvisaglie della tempesta che si avvicinava e hanno lavorato intensamente per far sì che tutto il personale avesse a disposizione il necessario per affrontarla. Oggi, in fase 3 dell’epidemia, il Cotugno è una delle strutture scelte dalla regione Campania per accogliere gli eventuali nuovi pazienti covid.
Mi spiega in cosa consiste il vostro lavoro
nella cura delle malattie infettive vi ha con-
arrivato ma, benché fossimo partiti per tempo,
al Cotugno?
sentito di capire prima degli altri il pericolo
a un certo punto ci siamo trovati l’onda d’urto
Daniela Catapano. Sono responsabile assi-
che stava arrivando? E quali iniziative sono
dell’epidemia addosso.
stenziale nel dipartimento di malattie infettive
partite di conseguenza?
Catapano. Fin dal primo momento ho guarda-
ed urgenze infettivologiche, cioè devo gestire e
Loredana La Pia. Se ne parlava fra colleghi
to all’arrivo dell’epidemia come ad un’onda che
sovrintendere tutto il personale del dipartimen-
già da gennaio e da quel momento abbiamo
avremmo dovuto fronteggiare e dovevamo farci
to di malattie infettive che al Cotugno rappre-
stabilito che dovevamo organizzarci, quindi,
trovare pronti, a partire dai dispositivi di prote-
senta quasi l’intero ospedale, e naturalmente il
sfruttando le ore di straordinario, abbiamo at-
zione individuale fondamentali per proteggere
personale dei reparti covid, devo essere l’occhio
tivato un corso per preparare tutto il personale,
il personale. Nello specifico, avevamo già una
vigile sul lavoro di infermieri e coordinatori. Non
anche l’addetto alla morgue e l’autista dell’au-
scorta di dpi in quanto ospedale specializzato in
è un compito facile perché ciascuno di noi ha
toparco sono stati obbligati a seguirlo, in modo
malattie infettive; il resto lo abbiamo comprato
un suo vissuto lavorativo con pochi protocolli al
che fosse pronto a mettere in atto le pratiche
e il nostro ufficio preposto agli acquisti si è subi-
proprio attivo, quelli che esistono sono abba-
indispensabili in caso di epidemia, dalla vestizio-
to attivato. Il nostro referente è la Soresa, la so-
stanza calati dall’alto e trovano poca adesione
ne ai percorsi. Il 31 gennaio si è deciso di dare
cietà della regione Campania che fornisce beni
nel personale. Condividiamo queste responsa-
le mascherine alle guardie giurate che stanno
e servizi, tutto ciò che esula dalle competenze
bilità con altri colleghi, sia nuovi che già presen-
all’esterno, in quel momento si stava sconvol-
della Soresa lo abbiamo acquistato in proprio.
ti al Cotugno da tempo, e spesso i due gruppi
gendo la normalità. In realtà la trasformazione
Da parte nostra siamo stati molto presenti per
discutono fra loro. E anche per l’emergenza Co-
dell’ospedale in funzione dell’emergenza sani-
sorvegliare che ci fosse una distribuzione equi-
vid-19 è stato così, tanto più che per le specifi-
taria è stata progressiva e abbiamo dovuto spie-
librata dei dispositivi, per evitare eccessi in certi
che del nostro ruolo siamo stati subito in prima
gare al personale le dinamiche con cui avreb-
reparti e carenze in altri, anche monitorando il
linea nel contrasto all’epidemia.
bero dovuto lavorare. Tutto questo lo abbiamo
loro tasso di utilizzo che varia da reparto a re-
Il fatto di essere un ospedale di eccellenza
fatto quando il Covid-19 qui non era ancora
parto, maggiore in rianimazione e subintensiva
minore nei reparti in cui si potevano limitare le
sonale è stato la consacrazione del vostro
to è avvenuto altrove in Italia.
entrate a 3-4 al giorno, concentrando le attività
lavoro.
Avete avuto problemi nei rapporti con la
da svolgere in quel lasso di tempo, anche per
Catapano. E’ vero. Quel reportage ha consa-
gente durante la pandemia per il fatto di
ridurre i rischi di contagio.
crato un ospedale che fino a quel momento era
lavorare al Cotugno?
Come è possibile che ci sono ospedali che
stato considerato il brutto anatroccolo, prima
Catapano. Assolutamente no, anzi… Piuttosto
hanno avuto carenza o addirittura mancan-
della pandemia quando dicevamo che lavoria-
c’è stato “l’effetto eroe” nei nostri confronti,
za di presidi di protezione?
mo al Cotugno la gente ci guardava con timore
siamo stati visti come i soldati che in prima linea
Catapano. Queste attrezzature ci arrivano nella
a mostrare con chiarezza la paura che c’è anco-
difendevano la popolazione e la gente ci ha mo-
quasi totalità dalla Cina e in particolare proprio
ra verso la malattia infettiva.
strato la sua gratitudine.
dalla regione di Wuhan, epicentro della pan-
Giuseppe Trocciola. Il nostro ufficio aveva
Trocciola. I vicini di casa nello stabile dove vivo
demia. Quindi essendo lì tutto chiuso dal lock-
l’incarico di seguire la distribuzione e bilancia-
qui a Napoli bussavano alla porta per lasciarmi
down è stato inevitabile che qui ci sia stata una
mento delle scorte di dispositivi di protezione
in regalo dolci, verdure e non era mai successo!
penuria di dpi. Noi siamo stati fortunati perché
individuale, una procedura strategica perché da
La Pia. La sera attendevano il nostro ritorno non
a causa del protocollo relativo all’epidemia di
essa dipendeva l’efficienza dell’ospedale e sia-
solo i familiari ma anche i vicini di casa che ci sa-
Ebola del 2009, ogni anno abbiamo acquistato
mo riusciti a portarlo a termine in modo egre-
lutavano dal balcone e volevano sapere, avere
materiale destinato a questo vecchio progetto
gio. E’ proprio per quella procedura che Sky ci
una parola di rassicurazione, hanno cucinato
e ci è tornato utilissimo allo scoppio dell’epide-
ha individuato come l’ospedale per eccellenza
per noi. Oggi che possiamo parlare nuovamen-
mia.
contro la pandemia. Il poco che avevamo siamo
te da vicino ci ringraziano per il nostro lavoro.
Il servizio di Sky News Regno Unito che
stati bravi a distribuirlo bene al personale che è
Ci sono componenti del personale che
vi ha eletti durante l’emergenza Covid-19
stato molto attento a gestire i contatti con gli
hanno avuto ricadute negative sul piano
il miglior ospedale italiano per quanto ri-
ammalati. Questo ci ha permesso di avere po-
psicologico? E voi stessi che avete vissuto
guarda la protezione dal contagio del per-
chissimi contagi interni, diversamente da quan-
da protagonisti la fase cosiddetta “eroica”
come avete retto l’impatto con mesi di la-
zienti ricoverati sia dei corpi dei deceduti
di diagnosi, farmaci, medici che amministrano
voro oltre ogni limite?
per covid, che i parenti non hanno potuto
la cura. La malattia deve essere combattuta
La Pia. So di colleghi, qui in ospedale, che han-
incontrare in vita dal momento in cui sono
pure attraverso aspetti che sono complementari
no disturbi importanti da stress post traumatico
entrati in ospedale e non hanno potuto
alla terapia e di essi fa parte l’attenzione alla
e per questo vengono seguiti dal nostro servizio
rivedere per l’ultima volta nel caso in cui
persona, non solo al suo corpo malato ma an-
di psichiatria che ha messo a punto un piano
siano morti.
che all’anima, attraverso il modo di porgersi, i
di decontaminazione psicologica da Covid-19.
Trocciola. Qui al Cotugno quando il paziente
gesti che si compiono verso il paziente, le rela-
Personalmente, vivere senza sosta l’epidemia
entrava nel reparto era trattato in maniera mol-
zioni che si costruiscono.
ha voluto dire avere giorni tutti uguali, senza
to umana, direi familiare da tutto il personale,
Secondo voi gli ospedali come dovranno
distinzione nella settimana e fra giorno e notte,
le visite erano proibite dalle regole imposte da
affrontare i prossimi mesi?
accompagnata sempre dagli stessi odori, dagli
protocolli nazionali, estesi anche ai corpi dei de-
Catapano. In autunno tutti gli episodi di febbre
stessi scenari, dalle stesse pratiche da eseguire,
funti perché la vittima andava immediatamen-
dovranno essere valutati per capire se si tratta
oggi questo mi ha lasciato come strascico di
te sanificata, sigillata in buste e portata in sala
di Covid-19 o di influenza stagionale, è questa
sentire il peso della fatica, sei sempre stanco. La
mortuaria. Non lo trovo normale, ma dovevamo
l’ottica in cui dobbiamo ragionare e i reparti
paura di contagiarci la faceva da padrona, l’o-
farlo.
devono essere pronti a questa evenienza. Quin-
biettivo era “portare la pelle a casa”, propria e
Catapano. I parenti degli ammalati di covid a
di si devono organizzare in ogni reparto delle
dei colleghi, anche se tutti l’abbiamo affrontato
loro volta erano automaticamente posti in iso-
stanze cuscinetto in cui mettere i pazienti che
con coraggio, nessuno si è messo in malattia.
lamento domestico, quindi non potevano ma-
entrano per altre malattie e che comunque de-
C’era una fortissima tensione a fare bene ciò
terialmente muoversi da casa, al punto che non
vono ricevere il tampone. Se il primo tampone
per cui peraltro siamo pagati, perché da questo
c’era neppure la possibilità per loro di portare
è negativo, nelle stanze cuscinetto attende-
dipendeva anche la sicurezza degli altri. E non
effetti personali ai degenti e l’ospedale ha forni-
ranno il secondo tampone negativo, per poi
sempre siamo stati sicuri delle scelte fatte per-
to il kit di igiene personale e i pigiami monouso.
essere allocati nei reparti per i degenti covid
ché tante cose erano inedite anche per noi.
Io lavoro qui da 30 anni e ricordo che i pazienti
free. Questo significa che il personale tratterà
Siamo entrati nella fase 3: qual è l’atmosfe-
deceduti per aids venivano chiusi nelle casse di
il paziente in questo lasso di tempo come se
ra al Cotugno, la tensione è calata?
zinco e poi in cassa di legno e anche loro non
fosse un sospetto covid con tampone negativo,
La Pia. Non siamo più rigidi come nei mesi fra
potevano essere visti dai parenti. La tutela della
quindi con cautela ma non con la rigidità che
gennaio ed aprile, ma solo perché abbiamo avu-
salute della popolazione era prioritaria.
abbiamo avuto nei mesi della fase 1 verso chi
to la possibilità di distinguere bene all’interno
L.a Pia. Mettendoci dal punto di vista dei paren-
entrava in ospedale come sospetto. Il personale
della struttura i percorsi covid e non covid: ciò
ti che restano a casa l’ammalato è come precipi-
dovrà sempre indossare la mascherina ffp2, un
ci ha permesso di far tornare la cittadinanza a
tato in un buco nero, nel senso che da un mo-
camice idrorepellente, i guanti; peraltro anche
curarsi in ospedale, dato che siamo un ospedale
mento all’altro, quando è entrato in ospedale
nei reparti covid free e all’interno dell’ospedale
per le malattie infettive e non solo un covid ho-
non hanno più potuto incontrarlo, ed è difficile
siamo obbligati a indossare la mascherina, per-
spital. In particolare i nostri pazienti cronici ave-
accettare di vedere scomparire una persona con
ché dobbiamo ragionare nei mesi che verranno
vano dovuto smettere di venire nei mesi scorsi,
cui hai diviso magari la vita: comunque quando
come se fossimo tutti potenziali infetti.
adesso i sieropositivi e i pazienti con tubercolosi,
si è potuto hanno consentito di vedere i degenti
Trocciola. Un’altra ipotesi che si sta conside-
per esempio, possono di nuovo curarsi qui.
attraverso un vetro. Più in generale credo che
rando è di creare in ospedale due percorsi net-
All’interno degli ospedali è stata imposta a
l’esperienza del Covid-19 ci abbia dato l’occa-
tamente distinti: uno per malati sospetti covid
livello nazionale una serie di rigide regole
sione di capire che la medicina non può essere
e con febbri che li incanali, nel caso risultino
molto poco pietose nei confronti sia dei pa-
costruita solo su un sistema convenzionale fatto
positivi al Corona virus, fino al corpo G del Co-
tugno, dedicato al Covid-19, e uno per tutti gli
Catapano. De Luca è stato ammirevole, è la
era vuota quando tutti ci aspettavano al varco
altri.
persona che ci invidiano, la sua determinazione,
pensando che saremmo stati indisciplinati. E poi
Cosa pensate della gestione dell’emergen-
il suo approccio deciso, anche autoritario sono
i suoi discorsi informali, le sue uscite nei social
za condotta dal presidente della Regione
stati funzionali, la popolazione lo ha ascoltato e
sono stati efficaci, con la sua gestualità è riusci-
De Luca?
ha fatto fare bella figura alla Campania. Napoli
to a raggiungere tutti, ogni ceto sociale.
A S L
N A
2
N O R D
i
42 LE ANALISI STATISTICHE E IL TRACCIAMENTO PER COMBATTERE IL COVID-19 Interview_ Silvia Buchner Photo_ Riccardo Sepe Visconti
I
l Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione Asl Napoli 2 Nord, diretto dal dottor Enrico Bianco, ha avuto un ruolo fondamentale durante la pandemia, a loro infatti è stato affidato il compito di individuare la catena di contagi delle persone positive e hanno coordinato l’esecuzione dei tamponi a domicilio e nelle rsa. Ma questa UOC dell’Asl svolge anche un compito essenziale nella pianificazione
dei servizi da erogare: è grazie alle loro indagini e rilevazioni statistiche che l’Asl Napoli 2 Nord può programmare i propri interventi avendo un quadro preciso dei bisogni sanitari della popolazione, in ogni ambito e per ogni fascia di età. Di tutto questo abbiamo parlato con la dottoressa Maria Rosaria Granata Dirigente referente della UOC di Epidemiologia e Prevenzione.
Quanti cittadini serve il dipartimento di
nale, monitoriamo i casi di malattie infettive
e investimenti in ambito sanitario. Abbiamo
epidemiologia dell’asl Napoli 2 Nord e che
(la meningite, per esempio) e lo stato di salute
unità operative distribuite capillarmente sul
servizi eroga?
della popolazione realizzando indagini a cam-
territorio all’interno dei distretti per raccogliere
Ci dedichiamo a un bacino di oltre 1 milione
pione (che possono riguardare per esempio
le informazioni e aggiornare regolarmente le
di abitanti, i residenti nei 32 Comuni che fan-
una fascia di età, come gli anziani, o l’inci-
statistiche raccolte. Strategica è a questo sco-
no capo all’Asl Na2 Nord. Noi facciamo parte
denza dell’obesità infantile). Il nostro compito,
po la collaborazione costruita negli anni con
dell’unità operativa complessa di epidemiolo-
infatti, è seguire i cittadini dalla nascita fino
i medici di medicina generale e con i pediatri
gia e prevenzione che si occupa di diversi am-
alla morte. Queste indagini ci consentono di
di libera scelta, con questi ultimi, per esempio,
biti fra cui le malattie infettive, e per questa
definire con precisione per esempio l’incidenza
abbiamo steso degli accordi per aumentare le
ragione abbiamo una parte attiva nella lotta
di una determinata patologia, che può essere
coperture vaccinali, per rintracciare e vaccinare
all’epidemia di Covid-19. Tuttavia, siamo im-
diversa da una Regione all’altra. Elaborare que-
i bambini ritardatari. Il loro ruolo, d’altra par-
pegnati in molti altri ambiti che riguardano la
sti dati consente di conoscere lo stato di salu-
te, è determinante per segnalare prontamente
salute della popolazione: vaccinazioni, nascite
te dei campani e quindi di destinare in modo
la presenza di malattie infettive, per esempio
(per esempio monitoriamo il numero di tagli
mirato, agli ambiti che ne hanno più bisogno,
episodi di meningite, e abbiamo collaborato
cesarei che si eseguono, registriamo le nasci-
gli investimenti di prevenzione e cura. I dati
molto durante l’epidemia di Covid-19.
te di bambini con malformazioni), fa capo al
raccolti, infatti, vengono analizzati e trasferiti
Rispetto a un’epidemia così grave e diffu-
nostro dipartimento il registro tumori per il
agli uffici di epidemiologia regionale, cui tut-
sa come quella che abbiamo appena vissu-
quale abbiamo seguito un percorso di accre-
te le Asl fanno capo, e sono indispensabili per
to quale è stato il vostro ruolo?
ditamento e siamo riconosciuti a livello nazio-
stabilire la programmazione degli interventi
Il nostro compito è di lavorare per contenere
la diffusione della malattia. Per farlo abbiamo
giungere il minor numero possibile di perso-
controllo l’evolversi della diffusione dei conta-
un sistema di segnalazione, i medici sul ter-
ne negli ospedali: fra i positivi abbiamo avuto
gi. Dopo la segnalazione del paziente sospet-
ritorio, infatti, possono comunicare con noi
anche quelli con pochi o nessun sintomo, ma
to di contagio, ci sono due possibilità, la più
molto agevolmente, basta una mail e ci atti-
li contattavamo a casa più volte ugualmente e
strategica sono i caselli, presso i quali si è fatta
viamo per svolgere l’indagine epidemiologica
se c’erano peggioramenti dovevano avvisarci e
la maggioranza dei tamponi eseguiti nella asl
mirata ad individuare i contatti della persona
noi allertavamo il 118. Nelle situazioni più dif-
Napoli 2 Nord. L’utente si reca con la propria
infetta. Il medico di famiglia ci segnala un suo
ficili, per esempio madri positive con bambini
auto in un luogo prestabilito e lì si fa il tam-
assistito con sintomi sospetti, noi lo prendia-
piccoli che dovevano necessariamente rimane-
pone senza che scenda dalla macchina. E’ un
mo in carico e lo contattiamo chiedendo una
re lontane dai figli abbiamo dato loro anche un
sistema rapido, facile da gestire e che consente
serie di informazioni che vanno dalla data di
sostegno psicologico. Molto preziosa è stata la
di eseguire in poco tempo tanti tamponi. Per
inizio dei sintomi alle loro caratteristiche, e
collaborazione con i Comuni per far arrivare
tutti gli altri, non automuniti o in condizioni di
poi il lavoro svolto, le comunità frequentate
farmaci e beni di prima necessità a famiglie to-
salute che non consentano di guidare, scatta
per definire i contatti, familiari e sociali, della
talmente isolate in casa.
la richiesta al 118. Anche in caso di tampone a
persona. Nel caso il soggetto lavori in un Co-
E con i contatti non familiari come vi siete
domicilio abbiamo coordinato noi le richieste e
mune che appartiene ad un’altra Asl, comu-
regolati?
il 118 le ha eseguite, facendo un giro che con-
nichiamo alla struttura omologa alla nostra il
In principio è stato impegnativo perché le nor-
senta di eseguirne il più possibile in una gior-
dato in modo che possa, a sua volta, eseguire
me di distanziamento e l’uso massiccio delle
nata. Ricordo che ogni volta gli addetti devono
l’indagine presso i contatti sul luogo di lavoro.
mascherine non c’erano ancora o erano attivi
indossare i dispositivi di protezione per entrare
Naturalmente, se il paziente è andato in Pron-
da poco e il Ministero ha indicato come “con-
a casa del malato e poi dopo ciascuna visita
to Soccorso presso un ospedale saranno loro
tatto” anche una persona a cui si era semplice-
a domicilio devono sanificare l’ambulanza. In
a comunicarci l’informazione. Nel caso in cui
mente stretta la mano o con cui si era parlato
strutture come le rsa e i centri di dialisi, invece,
l’ospedale dopo aver eseguito il tampone invia
senza indossare protezione, quindi il numero
abbiamo inviato l’automedica: previa opportu-
il paziente al proprio domicilio in isolamento,
dei contatti cresceva molto. E’ capitato anche
na programmazione, per cui conosciamo esat-
attiviamo ugualmente l’indagine.
che persone che erano entrate in contatto con
tamente il numero di test da fare, fra degenti e
Quante persone avete contattato durante
positivi al virus si siano dichiarate autonoma-
operatori. Gli addetti si recano presso le strut-
l’epidemia?
mente, quando non siamo riusciti a rintracciar-
ture ed eseguono i tamponi sul posto, in que-
Abbiamo realizzato più di 20mila interviste.
le. Nella fase iniziale un’ulteriore complicazione
sto modo i soggetti non devono spostarsi e il
Quando il paziente si è rivelato effettivamen-
è venuta dal fatto che cercavamo il Covid-19 e
personale può ricevere il controllo senza essere
te positivo abbiamo continuato a seguirlo, in
trovavamo l’influenza, e non avevamo i tam-
costretto a lasciare il posto di lavoro.
caso contrario abbiamo fatto solo sorveglian-
poni necessari a stabilire di quale patologia si
In questo periodo successivo alla gravissi-
za sanitaria in collaborazione con il medico di
trattasse.
ma emergenza della fase 1, qual è la vo-
base. Contattiamo ogni giorno, noi e il medico
Fra i vostri compiti c’è quello di richiedere
stra attività?
curante, il paziente a casa anche più volte al
i tamponi per definire la positività certa al
Lavoriamo allo screening degli operatori sani-
giorno per seguirne l’evoluzione e per monito-
virus.
tari, in primo luogo: quindi abbiamo eseguito
rare i conviventi, tanto più che abbiamo avuto
Infatti. In altre Asl è soprattutto il medico di me-
tamponi sistematicamente a tutti gli operatori
diversi focolai nelle famiglie, spesso infatti è
dicina generale a richiederli, invece nella nostra
facenti capo all’asl Napoli 2 Nord, medici, in-
stato difficile realizzare un effettivo isolamen-
Asl i medici ci segnalano i pazienti sospetti e
fermieri, oss, addetti, dipendenti amministra-
to all’interno delle abitazioni. L’obiettivo del
noi richiediamo il tampone: questa procedura
tivi ma pure ai medici di medicina generale e
monitoraggio domiciliare dei positivi è di far
ci ha consentito di tenere maggiormente sotto
pediatri che dovevano riaprire i loro studi. I
sanitari sono stati controllati periodicamente, ma come centro epidemiologico ci premeva di avere una istantanea in un dato momento della situazione. Pochi sono risultati positivi, tutti asintomatici e sono stati posti in isolamento. La fase successiva di screening riguarda la popolazione, ed è di competenza dell’istituto zooprofilattico che deve individuare le categorie di persone che lavorano nei servizi essenziali e che vanno testate, per esempio vigili urbani, addetti alle aziende di servizi come la nettezza urbana, ecc. L’ultima fase riguarda le realtà produttive, anche se già il Servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro ha eseguito controlli nelle aziende. Molti laboratori privati eseguono su richiesta specifica test sierologici per verificare la presenza degli anticorpi del Corona virus. Ricevete comunicazione degli esiti? Sì, i laboratori devono comunicarci la eventuale presenza di IgM e IgG (Ndr. Anticorpi prodotti se si è avuto contatto con il virus) riscontrata nelle analisi del sangue dei soggetti che si sono rivolti a loro e poiché l’attendibilità dei test sierologici è intorno al 90%, quindi alta,
ha avuto la malattia ma si è negativizzata, gli
nale molto accurata, perché ci serve a fare una
noi contattiamo le persone interessate, le in-
consentiamo di lasciare la quarantena.
rapida diagnosi differenziale: diversamente ai
tervistiamo per capire per quali ragioni hanno
Quali sono i vostri obiettivi per i prossimi
primi sintomi ci sarà il problema di capire se
deciso di eseguire l’analisi di ricerca degli anti-
mesi?
si tratta di Covid-19 o di influenza, appunto.
corpi, cerchiamo di capire gli eventuali contatti
Siamo proiettati sui mesi dell’autunno, ottobre
I pediatri premono moltissimo per poter som-
sensibili ed eseguiamo comunque un tampo-
e novembre, per noi sarà importante eseguire
ministrare il vaccino antinfluenzale anche ai
ne: se risulta negativo, segno che la persona
una campagna di vaccini per l’influenza stagio-
bambini, cosa che prima dell’epidemia non si
faceva. Inoltre, si pensa di abbassare la soglia
spinta assolutamente a vaccinarsi per l’influen-
sotto la quale il vaccino viene dato gratuita-
za, mentre al momento lo fa poco, è proprio
mente e che al momento è di 65 anni (mentre
quella degli operatori sanitari: è un obiettivo
per i cittadini dai 65 in su si vorrebbe intro-
strategico a mio parere e noi forniamo le dosi
durre in maniera più diffusa anche il vaccino
direttamente presso la struttura in cui lavorano
antipneumococcico, cioè contro la polmonite
in modo che possano vaccinarsi con comodità.
da batteri). La categoria che secondo me va
45
A O R N
C A R D A R E L L I
i
PRONTI AD OGNI EMERGENZA Interview & Photo_ Riccardo Sepe Visconti
E
ssere il Direttore dell’UOC di anestesia, rianimazione e terapia intensiva del Dipartimento di Emergenza e Accettazione (DEA) dell’AORN Cardarelli, il più grande ospedale del Mezzogiorno d’Italia, significa lavorare perennemente a contatto con l’emergenza. Il reparto guidato dalla dottoressa Maria Giovanna De Cristofaro è, infatti, centro di riferimento regionale per i
traumi maggiori, per la cura delle emorragie subaracnoidee da rottura di aneurismi cerebrali ed è il primo reparto in Italia per numero di accertamenti di morte cerebrale e prelievo multiorgano da cadavere a cuore battente. In questa intervista la dottoressa De Cristofaro racconta come è stata affrontata la pandemia, allestendo una rianimazione covid ex novo e lavorando allo stesso tempo, insieme a tutti i suoi colleghi, per garantire prestazioni di alto livello alle emergenze che richiedevano assistenza rianimatoria e che hanno continuato ad arrivare al Cardarelli durante tutto il periodo del lockdown.
Che tipo di problemi tecnico-organizzativi avete dovuto risolvere a livello di reparto di rianimazione per affrontare l’epidemia da coronavirus? Dovevamo far sì che la rianimazione ordinaria venisse preservata e che potessimo garantire il medesimo livello di assistenza precedente all’emergenza ai pazienti non covid che sarebbero necessariamente venuti. E’ vero, infatti, che i casi di traumi sono stati in numero inferiore perché la popolazione è rimasta chiusa in casa, ma emorragie cerebrali, ictus, infarti, per esempio, si sono verificati ugualmente. Dopo il periodo di lockdown abbiamo registrato anche un certo numero di casi di tentativi di suicidio con conseguenti traumi e ce lo aspettavamo perché alcune patologie psichiatriche, le depressioni, per esempio, potevano essere accentuate nelle loro manifestazioni dall’isolamento coatto. Per riuscire a preservare la rianimazione per i pazienti covid free e al tempo stesso aumentare i letti di terapia intensiva da destinare ai pazienti positivi, la direzione strategica dell’ospedale ha deciso di creare questi ultimi ex novo, e bisogna sapere che ciascun posto letto di rianimazione necessita di una serie di macchinari e presidi che non ci sono nei normali reparti di degenza, per esempio almeno 10 prese elettriche, il vuoto per l’aspirazione, la presenza a parete degli allacci per l’ossigeno, l’aria compressa, ecc. La direzione strategica e il settore dell’ingegneria clinica dell’ospedale hanno lavorato moltissimo per individuare il luogo giusto per ospitare una nuova rianimazione per i pazienti covid, e si è scelto di farlo a spese delle sale operatorie. In particola-
47
re abbiamo trasferito tutto il complesso della
della malattia erano quelle che giungevano dai
mazione DEA che dall’altro servizio di anestesia
chirurgia ortopedica e il piano che lo ospita di
colleghi del Nord che ci raccontavano di pazienti
e rianimazione che abbiamo, guidato dal dottor
solito è diventato terapia intensiva dedicata alla
con una ARDS (sindrome da distress respiratorio
Franciosa: insomma, si sono uniti due servizi per
cura del Covid-19. Si sono dovuti eseguire lavori
acuto) diversa dalla normale ARDS, e che ser-
curare pazienti affetti da una malattia che in so-
di muratura e pavimentazione e in un ambien-
vivano altre modalità di ventilazione, quindi ho
stanza era per noi sconosciuta. Eravamo spaven-
te molto ampio abbiamo potuto allestire i posti
preferito avere in reparto due figure di professio-
tati, dovevamo vedere almeno un primo caso
per 6 pazienti, ma se avessimo avuto bisogno di
nisti, i dottori Luigi Mendetta e Paolo Francesco
per capire con cosa si aveva a che fare: quando
aggiungere ulteriori postazio-
è accaduto, ci siamo resi conto
ni di rianimazione, avevamo a
che era sì una gravissima insuf-
disposizione tutto il comples-
ficienza respiratoria ma che si
so operatorio che, come tale,
poteva trattare.
è già dotato dei presidi di cui
Avete applicato particolari
ho detto, indispensabili per la
protocolli terapeutici?
rianimazione. Quindi, abbiamo
Abbiamo utilizzato il Tocili-
installato nuovi letti, respirato-
zumab su 4 pazienti 2 hanno
ri, pompe per infondere i far-
risposto benissimo, due pur-
maci, il sistema di aspirazione
troppo no, e va detto che ab-
delle secrezioni bronchiali, i
biamo messo in campo tutto
cateteri venosi centrali, tutto.
ciò che potevamo dal punto di
La scelta di avere una riani-
vista dell’assistenza intensiva.
mazione open space vi con-
Il modo di approcciare la
sente di rendere più agevo-
cura di questi pazienti è mu-
le la gestione dei pazienti
tato rapidamente in base
da parte del personale.
alle conoscenze accumulate in questi mesi? Insomma
E’ così, creare un unico grande ambiente, invece di collocare i pazienti di inten-
Marsilia, che si alternavano al mattino e al po-
oggi li curereste con un approccio diverso?
siva ciascuno in un singolo spazio, ha consentito
meriggio, di cui mi fido moltissimo sia per l’as-
Sì, in parte è così, forse non utilizzeremmo l’I-
di massimizzare le risorse di personale disponi-
sistenza al paziente che per la capacità di saper
drossiclorochina, perché nel momento in cui ar-
bili, che seguivano contemporaneamente più
eseguire la ventilazione, ci era chiaro, infatti, che
rivano in rianimazione non è più utile. Tuttavia,
pazienti. Tuttavia, avendone la possibilità, ho
si trattava di malati con una gravissima insuffi-
ribadisco che a tutt’oggi non possiamo dire di
scelto comunque di prendere molto persona-
cienza respiratoria. Quindi, ho spostato questi
avere chiare in tutti i loro aspetti le manifestazio-
le aggiuntivo, in grado di dare un’assistenza di
due operatori alla rianimazione covid togliendoli
ni di Covid-19. Per esempio, la FDA (Food and
tipo intensivo a livelli molto elevati: ho deciso
dai turni della rianimazione DEA (Dipartimento
Drug Administration) americana ha approvato
così perché non sapevamo che tipo di pazienti
di Emergenza e Accettazione). Inoltre, è arrivato
l’uso dell’antivirale Remdesivir per il trattamento
avremmo dovuto curare, le notizie che avevamo
altro personale per coprire i turni, sia dalla riani-
del Covid-19 così come oggi pare acclarato che
49
si debba utilizzare il cortisone, cosa che in effetti
sociale il giorno dopo sono entrata in reparto
che abbiamo chiuso e in cui sono tornate le sale
anche noi abbiamo fatto per i pazienti che sono
dicendo ”se fra 14 giorni non avremo nuovi
operatorie, cui si aggiungerebbero i letti di in-
arrivati qui nella fase iniziale della malattia; pro-
ricoveri significa che il Covid a Napoli non c’è
tensiva della palazzina M, tuttora allestita e dedi-
babilmente in una fase più tardiva non sarebbe
più”. E in effetti nuovi casi non ce ne sono stati.
cata al Covid. Inoltre, la Regione ci ha chiesto di
utile. Ripeto, la verità è che di questa malattia
E’ possibile, quindi, che in questo momento la
aumentare in modo strutturale i posti di terapia
sappiamo ancora poco. Un infettivologo di fama
situazione, almeno sul piano della manifestazio-
intensiva e quindi con il direttore generale Longo
come Pierluigi Viale, che lavora a Bologna, ha
ne patologica dell’infezione da coronavirus, sia
stiamo ragionando su come organizzarli.
detto pubblicamente di non fidarsi di chi affer-
decisamente più tranquilla. Cosa accadrà in au-
Nella gestione ordinaria di cosa si occupa la
ma che sa come curare il Covid, di chi si dichiara
tunno non lo so: ciò di cui sono sicura è che noi
rianimazione DEA che lei dirige?
“esperto in Covid-19” perché al momento non
al Cardarelli ci siamo mossi in modo tale che se
La rianimazione DEA è destinata a pazienti che
ve ne sono trattandosi di una patologia nuova.
la situazione dovesse mutare in peggio, nel giro
hanno un’insufficienza d’organo che ne mette
Cosa dobbiamo aspettarci per l’autunno?
di 24 ore abbiamo di nuovo a disposizione i posti
a rischio la vita e che hanno di conseguenza bi-
Quando ho visto i festeggiamenti per la vittoria
in terapia intensiva, riconvertendo gli spazi di cui
sogno di assistenza rianimatoria, siamo perciò il
in Coppa Italia del Napoli durante i quali la gen-
ho detto in reparto Covid. In caso di una nuova
centro di riferimento per i politraumi gravi, per le
te non ha rispettato le regole di distanziamento
ondata sarebbero subito disponibili i 12-16 posti
stroke, quindi gli ictus, per l’emodinamica.
A O R N
C A R D A R E L L I
i
CARDERELLI, IL PIÙ GRANDE PRONTO SOCCORSO DEL SUD Interview & Photo_ Riccardo Sepe Visconti
D
50
a circa un anno alla direzione generale del Cardarelli, uno degli ospedali più grandi del Paese, sicuramente il più grande del Sud Italia, hub, cioè centro di riferimento, per quasi tutte le specialità dell’emergenza-urgenza (infarto, ictus, grandi traumi, ecc), centro unico regionale per i grandi ustionati, primo per la radiologia interventistica e per tante specialità tempo dipendenti - il dottor
Giuseppe Longo illustra gli interventi che intende realizzare durante il suo mandato in una struttura oltremodo complessa, punto di riferimento non solo per la popolazione ma anche per gli altri ospedali con cui è in rete, per cui è evidente che il rafforzamento di una realtà come il Cardarelli non può prescindere dal rafforzamento del sistema ospedaliero di cui fa parte.
Tutti sappiamo che il Cardarelli è il più grande ospedale del Sud
quotidianamente dobbiamo avere disponibili 50-60 posti letto solo per
Italia: ci spieghi tecnicamente cosa significa.
il settore dell’emergenza-urgenza, per il quale abbiamo quasi tutte le
È così, il Cardarelli è il più grande ospedale del Sud Italia, la dotazione di
specialità a eccezione della cardiochirurgia, perché nell’area ospedaliera
posti letto è vicina a mille, e ciò fa capire la complessità della struttura che
della città di Napoli sono già presenti il Monaldi e l’Azienda Ospedaliera
fondamentalmente ha due mission, l’emergenza-urgenza e l’alta speciali-
Universitaria Federico II che assolvono a questo compito. Su quasi tutte le
tà. Per quanto riguarda la prima, siamo un Pronto Soccorso da circa 200
linee dell’emergenza-urgenza il Cardarelli è un Hub, vale a dire il centro
accessi al giorno di cui il 25-30% necessita di ricovero. Ciò significa che
principale delle attività. Il modello organizzativo delle reti ospedaliere e
dell’emergenza-urgenza è strutturato, infatti, in hub e spoke, cioè centri
E’ possibile addirittura un peggioramento della situazione ge-
principali coordinatori e centri aggregati che sono gli spoke. Il Cardarelli
nerale della salute della popolazione in seguito alla drastica ri-
è Hub per tutte le attività tempo-dipendenti, cioè per quelle attività in cui
duzione o interruzione delle attività degli ospedali a causa della
è indispensabile intervenire prima possibile e comunque entro un tempo
pandemia?
dato, pena il decesso o l’aggravamento del paziente, quindi infarto, ictus
Sì, abbiamo assistito ad un aggravamento della complessità delle ma-
e i grandi traumi. In questo ambito siamo particolarmente attivi, con alti
lattie, perché i malati nel periodo del lockdown è come se si fossero
numeri di interventi e proprio in questi giorni abbiamo aperto la nuova stroke unit, per la cura delle malattie cerebrovascolari, a partire dall’ictus; a breve iniziano i lavori per ristrutturare la cardiologia UTIC, così come il trauma center, che è l’altra linea di attività in cui ci muoviamo, che sarà oggetto di una rivisitazione degli spazi per ospitare tecnologie rinnovate, e ci apprestiamo a ristrutturare anche il Pronto Soccorso e la medicina d’urgenza. Nel campo dell’emergenza-urgenza il Cardarelli non è presente solo nelle reti tempo-dipendenti, ma anche in molte attività per le quali risulta essere una realtà unica all’interno della Regione. Per esempio, il centro grandi ustionati (il solo appunto per tutta la Regione), la radiologia interventistica (primi della Regione), il centro per le emorragie, attivo h 24, la chirurgia vascolare, la chirurgia toracica, la
trascinati le loro patologie di base senza intervenire e
Stiamo risolvendo un problema storico del Cardarelli, l’uso delle barelle, per supplire alla mancanza di posti letti per i nuovi pazienti. Non vogliamo che accada più e per riuscirci stiamo incrementando il turn over dei posti letto, grazie a una maggiore efficienza dei servizi, per esempio quelli di diagnostica.
maxillo-facciale, insomma tutte le specialità che fra di
adesso arrivano in ospedale allo stremo delle condizioni, con quadri clinici molto più severi. Come direttore generale ho approfittato della enorme riduzione di ingressi durante il Covid per imporre alla ripresa delle attività l’eliminazione delle “barelle”, quelli che propriamente definiamo “posti tecnici aggiuntivi”: si tratta in realtà di un problema di cui il Cardarelli soffre e che va assolutamente risolto. E in effetti da quando abbiamo ripreso le attività (quasi due mesi) (Ndr. Intervista rilasciata il 18 luglio 2020) non utilizziamo più posti letto tecnici aggiuntivi. Con quali strategie ci è riuscito? Grazie a un intervento che ha agito in primo luogo sull’organizzazione interna. Stiamo lavorando tantissimo sull’efficientamento di ogni unità operativa migliorando il cosiddetto turn over per posto letto,
loro concorrono a caratterizzare l’alta specializzazione del Cardarelli e nel
vale a dire riducendo la degenza media. Mi spiego meglio: se facciamo
contempo sono anche quelle specialità che entrano nella rete dell’emer-
rimanere troppo a lungo in attesa gli ammalati ricoverati, i posti letto non
genza. Durante la fase 1 gli accessi e ingressi in ospedali si sono ridotti
ruotano a sufficienza. Attenzione però, ciò non vuole significare che pur
moltissimo, ma con la fine del lockdown le attività sono riprese e adesso
di accelerare il turn over siamo disposti a un calo della qualità del servi-
viaggiamo sugli stessi numeri precedenti alla pandemia Covid-19.
zio, in quanto si è troppo sbrigativi nella definizione del quadro clinico e
Riccardo Sepe Visconti 20 Aprile 2020
Ogni volta che entro in Area Covid c’è un infermiere che mi prende in carico e mi conduce nella “sala vestizione” per indossare i DPI - delle coperture integrali (calzari, tuta, maschera, cuffia, occhiali, visiera e 3 paia di guanti sovrapposti gli uni sugli altri) che servono per evitare di contagiarsi con il virus - e tutto questo va fatto con estrema cura poichè un errore si paga con il rischio di infettarsi. Nei miei viaggi tra queste trincee ho incontrato moltissimi infermieri che mi hanno guidato con estrema perizia in ogni mio movimento: perfino la mia amatissima Canon D5 deve “vestirsi”!... Infatti per non trasformarla in vettore di contagio devo chiuderla in dei sacchi trasparenti lasciando che fuoriesca il solo obiettivo... capirete che con occhiali, maschera e visiera sul volto e la macchina fotografica avvolta in una busta non è, come dire, facilissimo, fare foto di buona qualità... (Però io sono un geniaccio e ci riesco!...). Per tornare all’immagine postata, questo è il braccio del mio supervisore alla vestizione!... Un modo
per sentirmi particolarmente protetto. Stamattina sono andato al Cardarelli di Napoli e posso garantirvi che è stata un’esperienza incredibile: prossimamente racconterò in dettaglio il lavoro di queste persone perché, ve lo assi-
curo, le loro storie sono davvero straordinarie: difficilmente tanta qualità e potenza umana si concentra in così tante donne e uomini riuniti in spazi così ristretti... c’è qualcosa di soprannaturale in tutto ciò...
739
Commenti: 47
nella risoluzione delle problematiche assistenziali. In realtà, ci siamo resi
Se da un lato lavoriamo a rendere le degenze più efficienti per ridurre il
conto che c’erano dei colli di bottiglia connessi principalmente ai tempi
tempo di permanenza dei pazienti e migliorare il turn over, dall’altro va
di esecuzione della diagnostica strumentale. Per esempio, per riuscire a
intensificata la rete che collega le strutture ospedaliere fra loro perché il
eseguire una tac o una gastroscopia potevano volerci anche più giorni e
problema delle barelle è connesso sì in parte a criticità interne dell’azien-
intanto il paziente occupava “inutilmente” il posto letto. Velocizzando
da, ma anche a un contesto che vede il Cardarelli quale unico punto di
e rendendo più efficienti questi passaggi della degenza essa si accorcia,
riferimento per determinate patologie. Il Cardarelli non può rifiutare ri-
e riducendo i tempi di degenza si accelera il turn over dei posti letto.
coveri, anche quando ha occupato tutti i posti letto. Ecco perché alla fine
È evidente che per conseguire tale obiettivo è necessaria una serie di
i pazienti, se si rendesse necessario, li poggiamo temporaneamente sulle
interventi, sia di tipo organizzativo che strutturale, in altri termini il set-
barelle pur di poterli assistere; siamo l’Ospedale che ha una molteplicità
tore della diagnostica va potenziato. Per esempio, per fronteggiare la
di discipline mediche e chirurgiche e, pertanto, in grado di trattare qual-
domanda durante la pandemia abbiamo montato due tac aggiuntive e
siasi patologia complessa. In altri termini, rappresentiamo un punto di
ciò ci ha permesso di aumentare l’offerta di questo importante esame diagnostico. Ciò è stato possibile perché avete avuto finanziamenti aggiuntivi? Sì, dovendo tenere rigidamente distinti i percorsi destinati ai malati ordinari e ai sospetti covid, abbiamo avuto finanziamenti per adattare le strutture a queste nuove esigenze, ma anche la possibilità di eseguire celermente l’acquisto dei macchinari e i lavori necessari a entrare subito in attività. Le procedure che ci sono state permesse durante la fase 1 della pandemia hanno costituito un piccolo test di ciò che dovrebbe consentirci il decreto-legge Semplificazione, rendendo più snelli i processi di approvvigionamento di macchinari e la realizzazione delle opere. Torniamo all’eliminazione delle “barelle”. Al Cardarelli abbiamo il Pronto Soccorso e l’OBI (osservazione breve intensiva), che sulla carta ha 32 posti ma in realtà arriviamo anche a 60, una medicina di urgenza e tre medicine interne (per un totale di 176 posti letto) a valle del DEA e a supporto della medicina di urgenza e del Pronto Soccorso. Per ora riesco a non avere “barelle”, ma l’equilibrio è delicato, e devo dire che uno scotto lo paghiamo, l’OBI è più affollata, perché il paziente attende in OBI prima di essere trasferito nei reparti e quindi questo settore del Pronto Soccorso è quello maggiormente gravato di accessi e attività complesse. E’ chiaro che anche quest’ultima problematica dell’OBI deve trovare, in tempi rapidi, una idonea soluzione. Per rendere duraturi questi risultati positivi di quali interventi avreste bisogno?
riferimento non solo per la popolazione, ma anche per gli altri ospedali,
tare strutturale. Cioè, d’ora in poi, dobbiamo lavorare per avere percorsi
è come se fossimo un hub per tutte le specialità.
distinti e separati per le malattie infettive, ragionando nella prospettiva
C’è da dire che dall’approvazione dell’ultimo Piano Ospedaliero, la Dire-
che ogni 5-10 anni potremmo trovarci a dover fronteggiare una pande-
zione Generale della Tutela della Salute della regione Campania, presie-
mia. Quindi dobbiamo organizzarci per tempo. Nel complesso abbiamo
duta dall’avvocato Nino Postiglione, ha messo in atto un processo teso
dato un’ottima risposta all’epidemia, ma si è capito che sul versante delle
a velocizzare la realizzazione di quanto programmato dallo stesso Pia-
malattie infettive, che sono la nuova frontiera, c’è ancora da lavorare. Questo è un aspetto su cui tutti ci dobbiamo concen-
no. L’accelerazione dei processi di attuazione farà in modo che tutti gli ospedali, a partire dal Cardarelli, si rinforzino e siano quindi in grado di coprire, nell’interno della rete provinciale e regionale, il ruolo che la programmazione sanitaria ha previsto per ognuno di loro. Tale processo produrrà sicuramente effetti positivi anche sul fenomeno delle cosiddette barelle. I problemi non si risolvono attraverso una singola azione, ma piuttosto richiedono un modello di sistema, in cui si deve agire su più piani per conseguire il risultato: quanto detto per la rete ospedaliera ne è un tipico esempio. Che strategia ha attuato il Cardarelli di fronte all’emergenza sanitaria da Covid-19? Il Cardarelli, come l’azienda ospedaliera della Federico II, ha un’architettura in padiglioni che attualmente nei modelli organizzativi e strutturali dell’edilizia sanitaria è considerato tra i più inefficienti perché è superato,
Vogliamo destinare i finanziamenti che avremo a potenziare le terapie intensive e semintensive: di conseguenza ci sarà un miglioramento qualitativo di tutte le attività assistenziali ed in particolare di quelle chirurgiche che potranno qualificarsi ulteriormente, avendo a disposizione più posti letto di intensiva postoperatoria.
poco razionale nella gestione; ma in una situazione
trare, si deve introdurre la cultura necessaria a gestire le malattie infettive già a livello strutturale all’interno dell’ospedale, dai corridoi separati ai trattamenti dell’aria ecc., per mettere in sicurezza pazienti e operatori sanitari. L’opportunità data dal Covid è quella di ripensare, a partire dalla mentalità con cui gestirli, gli spazi e il modo stesso in cui si fruisce degli ospedali. L’insegnamento è stato colto e la sanità inizierà una nuova fase di crescita, di potenziamento delle proprie strutture in questa ottica. Da parte mia, mi sono mosso su due fronti: in primo luogo, per quanto riguarda il Pronto Soccorso, ho liberato alcuni locali che avevano un’altra destinazione, trasformandoli in spazi per il pretriage e locali di isolamento. Essendo il più grande Pronto Soccorso della Regione con tantissimi accessi era necessario avere gli opportuni tempi e spazi per
pandemica, per contrappasso, è risultato essere il migliore! Ci ha dato,
individuare i sospetti, nonché i malati di Covid-19 che, nel frattempo,
infatti, la possibilità di destinare nella fase acuta due padiglioni unica-
non potevano accedere liberamente, perché bastano pochi minuti a in-
mente all’attività di contrasto al covid, con percorsi distinti. E questo ci ha
fettare tante altre persone, dato l’alto livello di contagiosità di questa
aiutato moltissimo. In questa fase le nuove linee di indirizzo emanate dal
malattia. Poi abbiamo trasformato la palazzina M dedicata ai servizi intra
Ministero per la riorganizzazione della rete ospedaliera ci dicono che ciò
moenia, in struttura covid con una sua autonomia di gestione, quindi
che abbiamo fatto in emergenza, e quindi in via temporanea, deve diven-
allestendo 2 sale operatorie, terapia intensiva e semi intensiva, degenza
ordinaria, tac e servizi di supporto.
coincidono in genere con il mandato. Avere dei padiglioni, ossia delle
Dopo la fine della fase di emergenza acuta, l’attività di intra mo-
Unità Operative, completamente ristrutturati ti consente di intervenire
enia è ripresa?
in maniera più incisa sull’organizzazione, di rendere il sistema più effi-
SÌ, con difficoltà perché la palazzina M è ancora allestita come covid
ciente e ottenere risultati migliori, anche in termini di resa lavorativa del
hospital e opera con un modello flessibile relativamente al personale, nel
personale. In seguito all’emergenza Covid-19 godremo di finanziamenti
senso che quest’ultimo aumenta o diminuisce a secondo della necessità.
con i quali si prevede di ristrutturare il Pronto Soccorso e potenziare le
I rapporti con i sindacati consentono questa flessibilità?
terapie intensive, che passano da 44 a 70 posti letto, nonché la riconver-
Quello con i sindacati è un rapporto che continuamente gestiamo e ri-
sione di 26 posti di area medica in altrettanti posti di semintensiva. Con
sulta essere essenziale per la funzionalità dell’Azienda, rientrando negli
l’incremento dei posti di rianimazione, assisteremo ad un miglioramento
aspetti del management. In realtà, nella fase emergenziale tutti hanno
qualitativo di tutte le attività assistenziali ed in particolare le attività chi-
mostrato un grande senso di responsabilità e hanno partecipato a ren-
rurgiche possono qualificarsi ulteriormente, grazie al potenziamento dei
dere il più efficiente possibile il lavoro. E, anche adesso che la fase acuta
posti letto di terapia intensiva post-operatoria. Quello che avverrà nell’A-
è alle spalle, tutti hanno capito che si tratta di un modello che deve
zienda Ospedaliera Antonio Cardarelli, si registrerà in realtà in tutta la
diventare modalità operativa ordinaria. Un aspetto importante è che a
Campania e, pertanto, osserveremo tale potenziamento e miglioramento
partire dal livello nazionale e regionale ci hanno consentito di reclutare
della qualità assistenziale su tutta la rete ospedaliera regionale.
personale e questo è stato lo strumento principale che ci ha permesso di raggiungere l’obiettivo. Inoltre, è in fase di applicazione una premialità che, dati i turni di lavoro e i rischi che il personale ha corso, era necessaria. In Regione stanno stabilendo i premi: una gratificazione, cui si aggiungono le indennità, come per esempio quella per le malattie infettive sono, in realtà, strumenti contrattuali che permettono di far riconoscere pienamente, anche a livello retributivo, il lavoro svolto. Come immagina lo sviluppo a breve termine di questo ospedale e della sanità campana? Per quanto riguarda il Cardarelli, io sono direttore generale da 11 mesi e il mio incarico scadrà tra circa 2 anni. Per vedere i cambiamenti, in particolare quelli connessi agli interventi strutturali, ci vogliano anni che non
55
C A R D A R E L L I
i
L’ARTE NELLA CURA Text_ Silvia Buchner Photo_ Riccardo Sepe Visconti
C
entocinquanta sono stati gli ospedali,
stituzione ben diversa dalle strutture moderne
gli orfanotrofi, le istituzioni benefiche
e si prende cura dell’uomo in toto, dalla nasci-
attivi nella città di Napoli durante la
ta alla morte. Molte confraternite ed ordini
sua storia di capitale, prima del Vicereame
religiosi che sostenevano e controllavano gli
spagnolo, poi del Regno bor-
stabilimenti ospedalieri, ge-
bonico, ma uno dei primi enti
stivano anche orfanotrofi e
assistenziali risale già all’età angioina: in epoche in cui la malattia e la morte convivevano con la vita, in un legame fortissimo che attraversava l’esistenza della gente, la cura di masse spesso poveris-
Il Giardino dell’Orco con le tante attività che propone vuole soddisfare il bisogno di Natura che ciascuno di noi ha.
sime passava per la benefi-
cimiteri in un ciclo continuo della
vita,
sottolineando
un’interpretazione della salute non solo in chiave di bisogno del corpo sofferente, ma nel senso più ampio di “salus” quale integrità fra corpo, mente e spirito”. Con queste
cenza, attraverso le associazioni caritatevoli e
efficaci parole (federica.unina.it – “Come alla
grazie alla munificenza dei singoli, che mette-
corte di Federico II. Gli ospedali e la città anti-
vano a disposizione il denaro necessario a edi-
ca: uno spunto per una passeggiata tra medi-
ficare e far funzionare queste strutture di cura
cina antica e arte”) il dottor Gennaro Rispoli,
ed assistenza. “L’ospedale del passato è un’i-
primario chirurgo presso gli ospedali Ascalesi
tro della sofferenza umana e della fede trova
sistemi per fornire loro medicine e cibo dall’al-
una sua altissima espressione proprio nei
to e di un sistema di eliminazione dei corpi di
complessi in cui si andava per guarire. Pratica-
quanti morivano, in un luogo che è sintesi di
mente sempre essi contemplano la presenza
bellezza e di soluzioni legate al loro uso pri-
di un edificio di culto che erano parte inte-
mario, curare gli ammalati. Quindi un’infinità
grante della struttura e nel
di realizzazioni di pregio arti-
tempo si sono riempiti di
gianale ed artistico ha avuto
opere d’arte, anzi erano essi stesse opere d’arte. E’ il caso degli edifici ospedalieri commissionati da laici o da enti religiosi a grandi architetti, come l’Annunziata che fu disegnata da Vanvitelli e gli In-
Venti appassionati hanno avuto la possibilità di prendere in affitto un pezzo di terra per coltivarsi da soli il proprio orticello.
curabili dove lavorò Domeni-
e S. Giovanni Bosco (anch’essi ospedali storici della città) e sensibile ed appassionato difensore delle infinite memorie presenti all’interno di queste realtà, che spesso hanno alle spalle anche più di 500 anni di attività, sintetizza quel complesso sistema che fu la cura nei secoli passati. Sistema in cui la religiosità ha avuto uno spazio fondamentale, per molteplici ragioni: “accanto ad ogni chiesa ed ospizio, di norma, esisteva un piccolo ospedale per curare i pellegrini e la popolazione limitrofa. Ma la religiosità entrava nella cura anche attraverso i medici: Giuseppe Moscati, vissuto fra ‘800 e ‘900, il cui lavoro ha costituito una svolta nella storia della medicina, di fronte alla malattia quando vedeva che la scienza era impotente, non aveva difficoltà a rivolgersi all’ammalato chiedendogli di pregare” - spiega infatti Rispoli. E questo camminare uno accanto all’al-
una parte attiva nella vita di questi antichi ospedali, salvo che nel tempo la dispersione è stata inevitabile. Alcune strutture sono ancora attive ma hanno subito modificazioni, altre sono state dismesse e di conseguenza ciò che
co Antonio Vaccaro. E come negli edifici di
in esse era contenuto ha subito una diaspora:
culto ad essi collegati, anche al loro interno
gli oggetti, e non si tratta solo di quadri ma
venivano realizzate decorazioni pittoriche - si
anche di mobili e strumenti della vita ospeda-
pensi agli affreschi che impreziosiscono nel
liera, fanno parte del patrimonio artistico na-
cinquecentesco complesso ospedaliero di S.
zionale e regionale e sono in custodia presso
Maria della Pace, in via dei Tribunali, il soffitto
le Aziende sanitarie o presso altri ospedali.
della sala del Lazzaretto, l’ambiente in cui si
L’ospedale Cardarelli, per esempio, come do-
confinavano appunto gli appestati, dotato di
cumentano le fotografie che corredano l’arti-
colo, ha in custodia una raccolta di opere di
blioteca. “Ed emergono informazioni inaspet-
getti – come è il caso del Cardarelli con il di-
artisti napoletani per lo più del ‘600 prove-
tate - continua Rispoli - per esempio l’asl Na-
rettore generale Giuseppe Longo. Il modello
nienti in maggioranza dalla chiesa di S. Maria
poli 2 Nord è proprietaria del santuario di
proposto dall’associazione guidata da Rispoli,
del Popolo, attigua all’ospedale degli Incurabi-
Giugliano, essendo la chiesa accanto ad un
che è stato esportato anche in altre Regioni,
li, che peraltro custodisce ancora un nucleo
vecchio ospedale dismesso. Il paradosso è che
contempla la presenza di un volontariato qua-
ragguardevole di beni artistici, come vedre-
se accade qualcosa a questi edifici vecchi e
lificato che comprende storici dell’arte e re-
mo, ma anche da S. Maria della Pace. Al Car-
spesso malandati sono responsabili i direttori
stauratori della Soprintendenza che mettono
darelli ci sono pure oggetti antichi legati all’at-
delle asl! E’ evidente quanto sia necessario un
a servizio dell’Associazione le loro competen-
tività di cura, per esempio i bracieri di corsia:
ripensamento di un tale impianto poiché, no-
ze al di fuori degli orari di lavoro. E proprio al
in passato, infatti, si credeva che le malattie
nostante l’attenzione dei direttori, oggettiva-
Faro di Ippocrate si deve l’allestimento del
fossero trasmesse dall’aria corrotta e quindi,
mente è un tema che esula dal loro lavoro e
Museo delle Arti Sanitarie, di cui il dottore Ri-
per secoli, soprattutto fra ‘600 e ‘700, si po-
non hanno la struttura per occuparsene.
spoli è direttore, all’interno dei magnifici spazi
nevano nei corridoi degli ospedali questi og-
All’interno delle asl, peraltro, non esistono e
dell’ospedale degli Incurabili, che fu il più
getti con all’interno canfora, incenso, liquirizia
non possono esistere, figure istituzionalizzate
grande del regno borbonico: fondato nel ‘500
che bruciavano per ripulire l’aria: furono messi
addette a preservare il patrimonio storico, e
da una pia donna spagnola, contava 1600 po-
da parte con l’arrivo dell’acido fenico come
non ci sono finanziamenti ad hoc per farlo,
sti letto, servizi qualificati, 4 farmacie, un ma-
disinfettante. “Altre collezioni si sono sposta-
ma solo la consuetudine che l’Azienda pro-
cello e persino un servizio di interpreti per i
te da siti ospedalieri verso i musei - racconta
prietaria se ne curi”. La Soprintendenza eser-
degenti stranieri. Nel museo ci sono anche
ancora il dottor Rispoli - come la collezione
cita un ruolo di controllo e, quando si tratta di
spazi dedicati a medici celebri come Cardarel-
della galleria dell’Annunziata, che compren-
opere importanti ne segue il restauro, anche
li e San Giuseppe Moscati, che agli Incurabili
deva anche ori ed argenti, trasferita a Castel-
se con oggetti minori l’associazione procede
hanno prestato la loro opera. “Quando abbia-
nuovo, ma anche a Capodimonte e al museo
in autonomia, in accordo con i direttori delle
mo organizzato il Museo - spiega Rispoli - ho
Diocesano, sempre a Capodimonte è esposto
Asl e degli ospedali che custodiscono gli og-
preteso che i quadri provenienti da lì e che
la Salita al Golgota di Battistello Caracciolo, proveniente da S. Maria del Popolo, quindi dal complesso degli Incurabili. Che a sua volta ha incamerato il patrimonio artistico del Fatebenefratelli, e così via”. E’ evidente, quindi, come fosse necessario un lavoro di catalogazione di queste opere che ha un duplice obiettivo: in prima istanza, quello di preservarle dalla dispersione: “avere un inventario accurato con una documentazione fotografica rende più difficili i furti, è uno strumento di tutela, e non a caso il nostro archivio, creato anche grazie a convenzioni con la Regione e le Asl, è presente nel database del nucleo tutela del patrimonio artistico dei Carabinieri” - spiega Rispoli che da 30 anni con l’associazione culturale per l’arte e la stria della medicina Il Faro di Ippocrate fondata insieme ad altri medici, storici dell’arte, appassionati si è dato appunto l’obiettivo di salvare dall’oblio queste opere, riportarle quando possibile nella sede per la quale erano state pensate, valorizzarne il portato storico-culturale e il valore artistico. “Anche se - aggiunge - la tutela migliore la fate voi i giornalisti rendendo noto il nostro operato. Quando attraverso un buon articolo si fa uscire un’opera dall’oscurità in cui l’hanno posta il tempo e le circostanze, farla poi sparire è molto più difficile!”. E poiché in tutta Italia esistono ospedali monumentali è nata l’associazione Consi, che tutela gli antichi ospedali monumentali d’Italia. Anzi il dottor Rispoli ha anche realizzato una pubblicazione che costituisce il primo inventario di tutti gli ospedali sul territorio nazionale che contengono un museo, un archivio, una pinacoteca, una bi-
erano custoditi presso l’Ascalesi, dove lavoravo, fossero riportati nella loro sede, per esporli nella quadreria. Ci sono riuscito nel 90% dei casi, sono opere del ‘600, concepite per la chiesa di S. Maria del Popolo e per adornare le corsie ospedaliere. Ogni volta che è possibile bisogna fare in modo che l’opera torni nel suo contesto, che rende comprensibile la genesi del quadro stesso e quindi il suo significato storico, oltre che artistico. Queste opere possono nascere, infatti, come ex voto, in seguito ad una guarigione da una malattia (vaiolo, lebbra per esempio), oppure il committente può essere stato un medico importante che accade sia anche raffigurato nel quadro. Ancora, c’era una committenza da parte degli stessi ospedali, è il caso della farmacia degli Incurabili,
splendida
realizzazione
baroc-
co-roccocò, emblematica del passaggio che stava avvenendo dall’alchimia, cui si richiamavano le antiche accademie napoletane che facevano capo a Giovan Battista della Porta, alla chimica farmaceutica. Allora c’era un vi-
sione romantica della scienza, in cui la bellezza aveva un suo ruolo accanto alle cure mediche per lenire la sofferenza: in questa chiave vanno lette anche creazioni architettoniche come il chiostro di S. Maria delle Grazie a Caponapoli (vicino agli Incurabili), la sala del Lazzaretto a S. Maria della Pace o il chiostro cinquecentesco dell’ospedale S. Gennaro, luoghi attraenti per la loro armonia che, al tempo stesso, erano parte igrante di complesse strutture destinate a curare migliaia di persone o almeno ad alleviarne le sofferenze. Ma, contemporaneamente, la storia di un ospedale, capire come è nato e come si sosteneva significa capire l’impostazione mentale e culturale e l’attenzione ai problemi sociali del tempo che lo ha prodotto. Guardare gli eventi attraverso una lente speciale qual è quella dei luoghi di cura e quindi anche del progresso tecnico-scientifico che in essi veniva messo in pratica, offre un punto di vista privilegiato: per capire il ‘600 si deve conoscere la storia del lazzaretto del S. Gennaro, per comprendere il ‘700 la campagna di vaccini contro il vaiolo, nell’800 non si può prescindere dall’epidemia di colera raccontata da Matilde Serao, anche le 4 giornate le capisci di più studiando i registri degli ospedali che quelli militari perché il binomio sanità-società è sempre stato una chiave di lettura da cui non si può prescindere”.
60
NAPOLI CENTRO
A S L
N A P O L I 1
C E N T R O
i
LA CAMPANIA È COMPETITIVA Interview & Photo_ Riccardo Sepe Visconti
U
n bilancio di 1 miliardo e 820 milioni di euro, 5 presidi ospedalieri, di cui quattro DEA di primo livello e una di secondo livello, presidi sanitari intermedi, 11 distretti sanitari di base, competenze in ambiti fondamentali come la prevenzione e la salute mentale, l’Asl Napoli 1 Centro, in sostanza l’Asl della terza città d’Italia, è guidata dall’ingegner Ciro Verdoliva che spiega come hanno affrontato l’emergenza Covid-19
- nell’asl Napoli 1 rientra il covid center dell’Ospedale del Mare - ma spazia anche su altri temi, dalle modalità per attrarre giovani medici specializzati alla necessità di accrescere i servizi sanitari offerti, in modo da non dover andare più fuori Regione per curarsi.
Lei è alla testa, da circa un anno e mezzo, di
le (Loreto mare) cui si aggiunge 1 presidio sani-
il susseguirsi di direttori generali e commissari
un’ASL strategica, la Napoli 1 Centro: ci fac-
tario intermedio (a Barra). È organizzata su 11
che hanno lavorato con mandati brevi tempo-
cia un quadro delle peculiarità dell’Azienda
Distretti Sanitari di base e si occupa anche di
ralmente, per cui quando mi sono insediato, nel
e della situazione che ha trovato al suo in-
prevenzione, dipendenze e
sediamento.
salute mentale. Insomma,
L’ASL Napoli 1 Centro ha competenza su un ter-
è una realtà enorme con
ritorio enorme che comprende non solo Napoli,
un’articolazione aziendale
ma anche l’isola di Capri. È una ASL che conta 1
complessa. Napoli, a sua
milione di potenziali utenti e dispone di un bilan-
volta, è una città speciale,
cio di circa 1 miliardo e 800 milioni di euro. Con-
complessa anch’essa, non
ta 5 presidi ospedalieri (ed un ospedale situato
solo per la sua estensione
sull’isola di Capri) di cui 1 è Dipartimento Emer-
ma anche per la differenza
genza-Accettazione di II livello (Ospedale del
fra i vari distretti territoriali
Mare), 3 sono Dipartimento Emergenza-Accet-
in cui è suddivisa ed è nostro compito arrivare
zione nonché una grande carenza di protocolli
tazione di I livello (dei Pellegrini, San Paolo, San
ovunque garantendo prestazioni omogenee per
e percorsi diagnostici terapeutici assistenziali che
Giovanni Bosco), 1 Presidio Sanitario Assistenzia-
tutti. L’ASL Napoli 1 Centro ha visto negli anni
stabilissero “chi fa cosa”.
febbraio 2019, ho trovato
L’asl Napoli 1 Centro è responsabile della salute nelle carceri di Poggioreale, Secondigliano e Nisida, serviamo l’isola di Capri, siamo sede della centrale operativa territoriale del 118.
un’Azienda con molteplici unità operative complesse/ dipartimentali prive di vertice essenziale: mancavano i dirigenti incaricati. C’erano tantissimi “facenti funzione” e addirittura molte caselle vuote, quindi con intere strutture senza dire-
65 Cosa intende esattamente con l‘espressione “senza direzione”? Significa che molte strutture erano governate da personale nominato senza concorsi, sulla base di decisioni e atti addirittura informali. Ritengo che la “acefalia” delle strutture sia ex se causa e occasione di disfunzioni o di condotte e abitudini inappropriate o, peggio, illegittime. Addirittura non esisteva un vero e proprio organigramma. Quindi, in primo luogo, abbiamo dovuto disegnare l’Azienda, perché dovevamo poterla vedere nella sua complessità. È stato un lavoro così articolato che alla fine abbiamo deciso di esporre un “organigramma” nella sala d’attesa della direzione generale. Ne ho messo uno anche di fronte alla mia scrivania affinché nessuno perda
mai di vista - neanche il direttore generale - la
mergenza. La mia idea di quest’azienda è quella
Secondigliano e di Nisida. Sono tutte realtà in
complessità aziendale. E, finalmente, abbiamo
di un’ASL che possa occuparsi di salute e non
cui il bisogno di salute è acuito dalla restrizione
iniziato concretamente e meritocraticamente a
solo di sanità. L’obiettivo deve essere quello di
e privazione di libertà. Ancora, siamo parte inte-
“riempire le caselle vuote”.
migliorare la salute dei
Qual è l’obiettivo più importante che la gui-
cittadini tramite program-
da in questa fase nel suo ruolo di Direttore
mi di screening efficaci,
generale e quali settori dell’ASL dovrebbero
prevenire la malattia e
secondo lei che crescere ulteriormente?
non solo curarla quando
L’ASL Napoli 1 Centro non può e non deve ser-
insorge. Credo inoltre che
vire solo le acuzie, bisogna anche offrire servi-
l’ASL debba fare di più
zi territoriali complessi con una presa in carico
su temi molto delicati e
globale del paziente e prestazioni ambulatoriali,
spesso trascurati, quali la
residenziali, semiresidenziali e domiciliari. L’ASL
salute mentale o la salute
guarda con grande attenzione a questo livello
dei detenuti. Ad esempio,
assistenziale, basti pensare che abbiamo attivato
si è puntato a migliorare
la prima SUAP (struttura residenziale per pazien-
l’assistenza a Poggiorea-
ti in stato vegetativo) e abbiamo programmato
le dove abbiamo oggi un
il primo Hospice per pazienti terminali. Il nostro
centro clinico da 60 posti letto. Ma non è tutto.
estiva. Nell’agosto 2019 abbiamo istituito il tavo-
obiettivo è andare ben oltre la gestione dell’e-
Offriamo salute anche ai detenuti del carcere di
lo che analizza i “bisogni di salute dell’Isola” e ci
grante delle reti tempo-di-
La scelta di realizzare i covid center con nuovi reparti di terapia intensiva è così corretta che lo stesso Governo ci ha chiesto di creare ogni 1000 abitanti 0,14 posti di intensiva: in Campania siamo arrivati a circa 580, ne dobbiamo realizzare ancora alcune centinaia.
pendenti, quelle cioè che si occupano di infarti, ictus e politraumi maggiori, il cui corretto
funzionamento
garantisce di salvare tantissime vite umane. Ci occupiamo di servire l’isola di Capri, anch’essa una realtà complessa per i collegamenti con la terraferma e per la forte oscillazione nel numero degli abitanti tra la stagione invernale e quella
consente di confrontarci con i sindaci e con tutti
ascoltare. È difficile dar loro appuntamento e in-
provocata dalla pandemia può rappresenta-
gli stakeholder. Ancora, l’ASL Napoli 1 Centro
contrarli uno per uno, ma quando vado nelle di-
re un’opportunità per chi la sa cogliere. Qui
è chiamata a gestire l’emergenza: siamo infatti
verse strutture è più facile che possano parlare e
in Campania avete dimostrato durante la
sede della centrale operativa territoriale del 118
a me fa piacere ascoltarli. Faccio tutto il possibile
fase 1 grande rapidità di azione e concretez-
e coordiniamo a livello regionale elisoccorso ed
per dare risposte ai problemi dei quali vengo a
za, facendo nascere ospedali in pochi giorni,
idrosoccorso per tutte le isole. Siamo molto at-
conoscenza grazie a questi contatti. In tal modo
riallestendo strutture, spostando dipenden-
tenti al ruolo dei Medici di Medicina Generale e
ricevo molti stimoli, molte osservazioni che nella
ti. A ciò si aggiunge che adesso - finalmente
dei Pediatri di Libera Scelta, fulcro del Sistema Sa-
stragrande maggioranza dei casi trovo giuste.
- vi trovate ad avere fondi e risorse che pri-
nitario Nazionale, con i quali stiamo sviluppando
Chi vive sul campo queste realtà può dirmi cosa
ma stentavano ad arrivare. E che vi consen-
uno stretto rapporto di collaborazione e coinvol-
va e cosa no. Proviamo a risolvere ciò che non va,
tono di progettare iniziative di ampio respi-
gimento nella programmazione e svolgimento
talvolta ci riusciamo, talvolta abbiamo bisogno di
ro, che davvero potrebbero realizzare quel
delle attività territoriali di diagnosi e cura, non-
più tempo per riuscirci.
rinnovamento richiesto. E lei presiedendo la
ché a quello degli Specialisti Ambulatoriali. Tutto
L’impatto del Covid-19 è stato definito da
ASL Napoli 1 avrà un ruolo da protagonista
questo è solo un piccolissimo spaccato di ciò che
molti come uno tsunami sulla sanità ita-
nell’indirizzare la sanità campana, anche
fa la ASL Napoli 1 Centro, un’azienda viva, atti-
liana, ma ha anche offerto la possibilità di
guardando all’immediato futuro.
va h/24 - 365 giorni all’anno. È un’Azienda che
fermarsi a considerare su come si era agito
Nel gennaio 2020 la sanità campana è uscita dal
cerco di vivere ogni giorno in prima persona. Ho
fino a quel momento, inducendo una serie
piano di rientro, dopo 4 anni e mezzo di lavo-
sempre girato nelle strutture e continuo a farlo,
di riflessioni che possono preparare il neces-
ro del governo regionale e naturalmente delle
ho un rapporto diretto con i dipendenti, li voglio
sario rinnovamento. In questo senso, la crisi
aziende sanitarie ed ospedaliere. Doveva essere
un momento di ripartenza dopo anni di soffe-
suo stile, proponendosi come interlocutore in
renza, con i bilanci in ordine e la griglia LEA (Ndr.
prima persona, sia con i cittadini che con tutti gli
Monitoraggio del ministero della Salute sulle
attori in campo. È stata inoltre essenziale la na-
prestazioni sanitarie essenziali erogate dalle Re-
scita della task force divenuta poi Unità di crisi.
gioni) ben al di sopra dei valori minimi previsti
Una cabina di regia con al suo interno professio-
legati all’emergenza sanitaria abbiamo sempre
dal Governo. Ci siamo invece ritrovati a dover
nalità trasversali, fattore essenziale per elaborare
cercato di andare anche al di là della stretta
gestire l’epidemia Covid-19, è stato uno stress-
le risposte che servivano a supporto delle deci-
emergenza. Il Covid-19 ci ha insegnato a ema-
test fortissimo. Affrontare questo nemico scono-
sioni del Governatore.
nare all’improvviso e con tempi strettissimi mi-
sciuto ed invisibile è stato terribile. L’intuizione
Con quale impostazione avete affrontato
sure importanti anche molto restrittive, ma si è
del presidente De Luca è stata di affrontarlo in
l’epidemia di Covid-19?
pensato sempre anche a ciò che poteva accade-
modo diretto, senza se e senza ma, com’è nel
Mentre lavoravamo per rispondere ai bisogni
re nei successivi 15 o 30 giorni. E quindi abbia-
mo pianificato e programmato definendo sce-
gli spazi, creando i percorsi necessari ad abbas-
nari plurimi. In particolare, per quanto riguarda
sare il più possibile il rischio di contagi, realizzan-
la ASL Napoli 1 Centro abbiamo trasformato in
do 10 posti di intensiva, 20 di sub-intensiva e 40
48 ore un ospedale, il Loreto Mare, in struttura
di degenza. Proprio perché era la prima volta che
capace di gestire al meglio i pazienti Covid-19.
ci dedicavamo a pazienti con una malattia infet-
Abbiamo dovuto muoverci su un terreno ine-
tiva, abbiamo portato in squadra - tra gli altri - il
splorato, affrontando una crisi senza precedenti.
professor Franco Faella. La sua professionalità in
Sapevamo che in Campania si sarebbe potuta
questo campo era essenziale, perché mai avrei
verificare la stessa situazione della Lombardia,
voluto mettere a rischio gli operatori sanitari fa-
ma con effetti ben peggiori. Così, abbiamo
cendo fare loro cose su cui non avevano alcuna
trasformato un presidio assistenziale
esperienza, e soprattutto volevo dare ai pazienti
con Pronto Soccorso, che è stato
la possibilità di essere curati con cognizione ed
chiuso, in Covid Center dedicato
esperienza. Il professor Faella ha immediatamen-
(il Loreto Mare, appunto). Ab-
te accettato ed è stato uno dei punti di forza di
biamo ristrutturato e adeguato
questa esperienza di lotta contro il Covid-19. La
squadra nata al Loreto Mare ci ha permesso di
quando avete deciso di realizzare gli ospe-
duando nei Presidenti di Regione i Commissari
fare formazione a tutto il personale impegnato
dali modulari?
attuatori. Ed è nelle specificità della Protezione
sul campo e lottare al meglio contro questo ne-
È sempre importante guardare a ciò che fanno
Civile realizzare strutture prefabbricate, come
mico. È stata quindi una tappa importante del
gli altri, sia per decidere di seguire quella linea
accade quando si verifica un terremoto. A quel
nostro impegno. Ma non bastava, perché in Re-
sia per fare bene sfruttando l’esperienza altrui.
punto è stato quasi automatico indirizzarsi su
gione mancavano i posti letto di terapia intensi-
La Cina è stata la prima a dover affrontare l’epi-
strutture di rapida realizzazione per far fronte
va. Per questo a Ponticelli il Governo regionale
demia e l’ha fatto anche costruendo in tempi di
alla carenza di terapie intensive. Dovendo spen-
ha programmato - tra gli altri - la realizzazione
record un Covid hospital prefabbricato da mille
dere denaro pubblico, però, anziché pensare a
ex novo di un ospedale dedicato alla cura di Co-
posti. Quando il contagio è arrivato da noi, la
strutture temporanee si è ritenuto fosse meglio
vid-19, con 72 posti letto di intensiva.
gestione è stata affidata alla Protezione Civile
concepirle come realtà permanenti, che dopo la
Vi siete ispirati a quanto hanno fatto i cinesi
nazionale e, a cascata, a quelle regionali indivi-
fine dell’emergenza potessero arricchire i servi-
zi dati ai cittadini. Così, in Campania, la terribile
o di degenza, a secondo delle circostanze con-
ecografici e radiografici, apparecchi per l’elettro-
esperienza del Covid-19 lascia anche una rica-
seguenziali allo scenario epidemiologico. Anche
cardiogramma, reni artificiali, tutto ciò abbatte
duta positiva per il futuro, mettendo al servizio
la contiguità con la struttura ospedaliera è stra-
la necessità di movimentare i degenti fra le due
dei cittadini strutture funzionanti che potenziano
tegica: i pazienti che hanno contratto l’infezione
strutture.
l’assistenza sul territorio. Per fare un esempio, i
in modo serio, infatti, spesso hanno bisogno per
Eppure, si sono alzate voci di critica rispetto
72 posti che definiamo Covid Center all’Ospeda-
lo meno di una consulenza specialistica. Realiz-
alla scelta di creare il Covid Center all’Ospe-
le del Mare sono stati realizzati in una modalità
zare il Covid Center all’interno di un complesso
dale del Mare, facendo osservare che all’in-
tale che la dotazione di spazi, arredi, attrezzature
ospedaliero come l’Ospedale del Mare che è un
terno della struttura c’erano già degli spazi
siano rimodulabili, così che i posti letto di tera-
DEA di II livello garantisce questi servizi ai pa-
in cui si potevano installare i reparti destina-
pia intensiva (la massima intensità di cura pos-
zienti. Nella struttura Covid abbiamo installato
ti alla cura dei malati covid.
sibile) possano anche diventare di semintensiva
anche una TAC, emogasanalizzatori, apparecchi
Sì, ci sono. Ma se lo avessimo fatto, il primo lu-
72
glio di quest’anno non avremmo potuto aprire in
rispetto per le visioni degli altri, persone diverse
su una gestione che è servita solo ad una cosa:
quegli spazi i reparti con le specialità cui essi era-
da noi al nostro posto forse avrebbero adottato
cercare di evitare una catastrofe assistenziale.
no destinati, cioè chirurgia maxillo facciale, tora-
soluzioni differenti e magari anche più efficaci.
Quindi, penso che la Magistratura faccia più che
cica, chirurgia plastica, trauma center, rendendo
O forse no. Non lo sappiamo, perché questo è
bene, assieme alle Forze dell’Ordine, ad indagare
appunto DEA di secondo livello l’Ospedale del
il classico ragionamento fatto con il “senno del
per fare nuovamente luce su tutto e spazzare via
Mare e lasciando - ed è questo il valore aggiun-
poi”. Chi aveva responsabilità istituzionali, di
ogni dubbio. La cosa che mi fa più male è quan-
to - attiva e disponibile una struttura dedicata al
ruolo, in quella fase e con quella tragedia che ci
do qualcuno afferma che “quel Covid Center è
Covid-19. Quello che avevamo investito nei posti
stava colpendo come uno tsunami ha fatto del-
uno spreco”. Da cittadino pago le tasse da 30
da dedicare al Covid lo avremmo perso, doven-
le scelte che non sono state solo concepite, ma
anni, da quando ho iniziato a lavorare. Come
do smontare le installazioni dei posti di terapia
anche attuate. La critica, l’osservazione tecnica
amministratore pubblico il mio lavoro è spende-
intensiva per lasciare spazio alle altre specialità.
si può accettare, le insinuazioni sono tutt’altra
re i soldi dei cittadini e il principio che applico
La scelta fatta ci consente, invece, essendo l’in-
cosa. Non condivido il tentativo di gettare ombre
è chiaro, voglio governare l’Azienda che dirigo
fezione ancora presente, di separare le reti di assistenza covid da quelle covid free. Al di là della polemica politica, secondo lei cosa motiva chi prende posizioni negative come quella contro la realizzazione dei 72 posti del Covid Center presso l’Ospedale del Mare, quando è evidente che si trattava della via giusta? Ci sono momenti nei quali vanno prese certe decisioni, e chi critica dovrebbe aver vissuto il “momento” in cui sono state prese per capire. Rapidità, immediatezza, capacità sono le caratteristiche che servono a permettere di mettere in pratica le scelte, ci ha guidato l’obiettivo di dare ai nostri cittadini strutture adeguate al peggior scenario immaginabile, tuttavia nutro il massimo
PONTICELLI/ NAPOLI EST
come un buon padre di famiglia, non sprecan-
è destinata a durare negli anni, non è una tendo-
spalle. Ricordo bene che quando ero Direttore
do, ed a tal proposito sono sereno in scienza e
poli o un ospedaletto costruito in un capannone,
Generale al Cardarelli, ogni giorno uno dei miei
coscienza.
lontano da strutture ospedaliere. Infine, anche
primi pensieri era di sapere quanti posti di ria-
Perché realizzare quei 72 posti di terapia in-
alla luce dello scenario che si è venuto a concre-
nimazione fossero liberi per permettere ai chi-
tensiva non è uno spreco?
tizzare nel mese di agosto, qualcuno può ancora
rurghi di eseguire quei complessi interventi che
Chi grida allo spreco lo fa lamentando un man-
affermarlo?
cato utilizzo. Ma non abbiamo messo in piedi
A cosa lo si può destinare
una tenda gonfiabile, abbiamo avuto bisogno
quando il Covid-19 sarà de-
di 30 giorni per realizzare le strutture modulari,
finitivamente alle spalle?
ed è quanto abbiamo fatto. Lo scenario epide-
Può servire ad aumentare i
miologico che si è poi concretizzato è il migliore
posti di terapia intensiva (e
che potessimo sperare, e io dico che è accaduto
sub intensiva) della Regione e
proprio perché ci siamo impegnati in ogni modo
renderli disponibili in rete per
per frenare il contagio, senza lasciare nulla al
prendere pazienti a medio-lun-
caso. Sarebbe come dire che un vaccino non
ga degenza in intensiva, libe-
serve perché la gente non si ammala, quando
rando così negli ospedali le
invece è proprio l’efficacia del vaccino a salvare
terapie intensive da dedicare
le vite. Tutto ciò che abbiamo fatto e che si è
alle urgenze, per gli acuti che
fatto a livello regionale ha consentito di evitare
ne hanno bisogno quotidiana-
una catastrofe, ma dovevamo farci trovare pron-
mente. In questo modo, inol-
ti anche al peggiore degli scenari. Se il virus fosse
tre, si potranno eseguire più
stato più aggressivo, se avessimo perso qualche
interventi chirurgici, curare più
colpo, quella struttura sarebbe stata usata come
persone, addirittura contribu-
le terapie intensive del Nord Italia. Fra l’altro non
ire ad abbattere le liste di at-
richiedono nel post-operatorio
Il covid center dell’Ospedale del Mare è una struttura che ha una vita attesa di qualche decina di anni e ci assicura 72 posti letto di rianimazione da destinare a pazienti a mediolunga degenza, liberando negli ospedali le terapie intensive da dedicare alle urgenze e agli interventi operatori.
la terapia intensiva. Oppure per accogliere i politraumatizzati maggiori che arrivano al Cardarelli a decine al mese e che obbligatoriamente devono essere ricoverati a lungo in intensiva. Lasciare quanto più possibile posti di intensiva liberi al Cardarelli (ad esempio) che ne ha 24, o anche all’Ospedale del Mare, che ne ha 20, mettendo i pazienti nei nuovi posti, significa permettere a queste strutture di produrre di più e la nostra produzione significa migliori sevizi ai pazienti. Quindi, quei 72 posti in futuro saranno usati per aiutare la
è esattamente vero che non ha avuto pazienti,
tesa. Questo lo dico perché l’ho vissuto in prima
rete ospedaliera. La scelta che abbiamo fatto è
ci sono stati, ce ne sono ancora e ancora ce ne
persona: chi ricopre certi ruoli è importante che
così corretta che lo stesso Governo in fase 2 ha
saranno. Ciò che più conta è che quella struttura
abbia fatto una gavetta e abbia esperienza alle
emesso un decreto con il quale chiede che ogni
1000 abitanti ci siano 0,14 posti letto di intensi-
cili da trovare, abbiamo bandito concorsi andati
medici, altrimenti sceglieranno di andare altrove.
va, quindi facendo i conti, nonostante il grande
deserti e quando non sono andati deserti abbia-
Come si attrae un professionista della sani-
sforzo che ci ha portati dai circa 350 posti di in-
mo proposto l’assunzione ottenendo tantissimi
tà?
tensiva pre Covid ad averne dopo la fase 1 circa
rifiuti. Ci troviamo in questa condizione perché
Con quello che fai e che puoi costruire. Ad
580, ne dobbiamo realizzare ancora alcune altre
si sono sommate una serie di contingenze nega-
esempio, rendendo disponibili per i medici ap-
centinaia.
tive: non potevamo assumere, non abbiamo un
parecchiature di ultima generazione, equipe
Per far funzionare queste nuove strutture
numero sufficiente di medici che si specializzano
preparate, mettendoli in grado di eseguire in-
di cura serve il personale, che sicuramente
in questi settori più richiesti e
in alcuni ambiti manca. Anche se va sotto-
certamente il numero chiuso
lineato che alcune criticità rispetto alla ca-
alla facoltà di medicina, ed il
renza di medici sono estranee alla vostra re-
numero di specialisti diplomati
sponsabilità e per essere risolte avrebbero
nelle discipline critiche, sono
bisogno, per esempio, di intese diverse con
punti su cui si deve ragionare.
le Università.
Ma qualunque cosa si faccia
Innanzitutto diciamo che la regione Campania è
oggi non avrà ripercussioni
stata in piano di rientro fino a gennaio 2020, per
prima di alcuni anni. Durante il
cui non potevamo assumere, e quindi le nostre
periodo dell’emergenza Covid
risorse umane si sono ridotte perché non abbia-
abbiamo sospeso tutte le attivi-
mo potuto sostituire chi è andato in questi anni
tà non connesse direttamente
in pensione. Queste misure ci hanno veramente
alla cura dell’infezione e quel-
ridotto all’osso. Poi, nel momento in cui poteva-
le che si potevano appunto
mo finalmente iniziare le assunzioni, e si tratta
fermare, e quindi problemi di
di numeri alti, è arrivato il Covid-19. Nella ASL
personale non ce ne sono stati.
Napoli 1 Centro secondo il piano di fabbisogno
Durante il lockdown, ad esem-
del personale dovremmo essere in 10mila, men-
pio, nel dipartimento di prevenzione la sezione
efficienza, diventare una struttura che funziona
tre raggiungiamo circa 6.500 unità. Per fortuna
che si occupa di igiene degli alimenti l’abbiamo
e che di conseguenza offre queste possibilità al
a gennaio abbiamo assunto circa 800 infermieri
spostata sull’unità di prevenzione collettiva che
suo personale. In tal senso, consentire accanto
e 300 OSS; sulla parte medica invece ci sono tre
gestiva i contagi e le indagini epidemiologiche.
all’urgenza di fare attività programmate è im-
punti deboli, sicuramente gli anestesisti, gli orto-
In epoca post Covid è chiaro che per far funzio-
portante, specialmente per i giovani che hanno
pedici e i medici di accettazione e di urgenza, in-
nare 72 posti di intensiva servirà il personale e
davanti una carriera e desiderano lavorare con
somma chi lavora in Pronto Soccorso. Sono diffi-
quindi dobbiamo essere attrattivi verso i nuovi
apparecchiature di qualità e su casi interessanti.
terventi complessi, in modo da
I medici specializzati si attraggono dando loro la possibilità di lavorare oltre la routine, il che significa fornire apparecchiature di ultima generazione ed equipe preparate, insomma è vitale consentire di fare attività in programmazione accanto all’urgenza.
poter essere all’avanguardia. I medici, e anche gli infermieri, pubblicano i loro studi, le loro attività sulle riviste specializzate, crescono e si fanno un nome. Si vive anche di queste soddisfazioni che vengono dal lavoro duro, in campo in prima linea. Se uno specialista, ad esempio un neurochirurgo, deve scegliere fra due offerte di lavoro opterà sicuramente per quella che gli dà la chance di realizzare interventi importanti e non di fare solo un lavoro di routine. Attrattività significa
Quindi la Campania deve diventare competitiva nel settore sanitario. La Campania è già competitiva, a lungo abbiamo pensato che l’erba del vicino fosse più verde. E devo dire che i nostri vicini se la sono ben venduta. Ma noi abbiamo fatto passi da gigante negli ultimi cinque anni. Devo sottolineare, per esempio, che grazie ad una legge regionale voluta dal presidente De Luca abbiamo finalmente attivato la procreazione medicalmente assistita all’ospedale San Paolo e due settimane fa abbiamo avuto la gioia della prima mamma che aspetta un bambino concepito con questo metodo. Ebbene, prima per avere questo servizio si doveva andare fuori Regione. Da noi ci sono eccellenze sconosciute, ho visto tanti pazienti partire, per esempio, per operarsi di prostata a Milano. Venivano dimessi e poi per le complicazioni postoperatorie si rivolgevano al Cardarelli. Con la conseguenza che le strutture del Nord mettono in statistica numeri importanti in termini di interventi e noi al Sud ci gestiamo le complicazioni. Perciò una migliore comunicazione da parte delle nostre realtà di cura, sulle eccellenze che operano al loro interno, andrebbe fatta. Da qualche anno comunque le eccellenze hanno iniziato a farsi conoscere: certo il Covid-19 ha richiesto
che ritardassimo questa partenza. Ma voglio
realizzato nel complesso. Facendo, insomma, un
sottolineare che la regione Campania anche in
bilancio, senza strumentalizzare la sofferenza di
piena fase 1 ha garantito tutti gli interventi in reti
chi ha vissuto situazioni drammatiche.
tempo dipendenti (infarto, ictus, politrauma), in-
Tanti giovani infermieri sono stati assunti
terventi e terapie (ospedaliere e domiciliari) per
durante l’emergenza Covid e adesso si chie-
i pazienti oncologici. Nel peggior momento del
dono cosa sarà di loro: cosa possiamo dire a queste persone?
Covid non abbiamo dimenticato i pazienti non covid. Lo stesso vale per altri ambiti cruciali, come la salute mentale, i ragazzi con autismo, le donne vittime di violenza per le quali abbiamo avuto un’attenzione massima, visto che si trovavano costrette in casa con partner violenti. Per queste donne è stato attivato un numero verde che ci ha permesso di supportarle psicologicamente ed intervenire quando necessario.
Il piano regionale ci chiede di assumere, a tempo determinato, 8 infermieri ogni 50.000 abitanti, quindi nel caso dell’Asl Napoli 1 Centro sono 160 posti per rafforzare l’assistenza a casa dei positivi asintomatici.
Con questo non voglio dire che
Fin da subito è stato detto con chiarezza che si trattava di contratti a tempo determinato, necessari per rispondere ad una situazione eccezionale. Non possiamo pensare di dover assorbire
obbligatoriamente
delle risorse al di là dell’emergenza Covid-19, non possiamo sovraccaricare nuovamente il servizio sanitario di un numero di addetti che non sia commisurato alle effettive esigenze. Se accadesse, torneremmo a
non ci siano stati problemi, che alcuni non pos-
fare un buco nei bilanci, assegnando una spe-
sano raccontare storie di disservizio, ma posso
sa non sostenibile al servizio sanitario nazionale.
affermare con certezza che ho avuto l‘onore di
Ciò non significa che dobbiamo abbandonare
condurre una squadra di persone fortissime, di-
queste donne e questi uomini. Si deve avere il
sponibili, professionali, che non si sono mai tira-
massimo rispetto per coloro che hanno accetta-
te indietro, sapendo che quello era il loro lavoro,
to di lavorare accanto a noi nell’emergenza, e
e mi riferisco pure agli amministrativi, ai tecnici e
non si può pensare di farli passare da eroi e figu-
a tutti coloro che lavorano in ASL. Se oggi qual-
re indispensabili a figure professionali che non
cuno racconta episodi di disservizi, non respingo
servono più. Il sistema sanitario si rinnova nelle
la realtà, ma vorrei che si guardasse a quanto
risorse umane e sono certo che con l’esperienza
che hanno accumulato in questi mesi avranno la
determinato, 8 infermieri ogni 50.000 abitanti
Per questo non faccio mai promesse a vuoto,
possibilità di rientrare dalla porta principale con
per il supporto territoriale ai positivi in quaran-
mantengo sempre ciò che dico, ma tutto va fat-
concorsi a tempo indeterminato (meritocratici)
tena domiciliare, quindi nel caso dell’ASL Napoli
to nella piena legittimità, nella piena trasparenza
quando ci sarà bisogno di rinfoltire le squadre,
1 Centro sono 160 posti, per rafforzare questa
e soprattutto con meritocrazia, in piena sintonia
sostituendo chi va in pensione. Da qualche gior-
tipologia di assistenza a casa dei positivi asin-
con gli indirizzi del governo regionale.
no, ad esempio, abbiamo assunto 29 laureati
tomatici. Ma, attenzione, anche in questo caso
in giurisprudenza ed economia nel settore am-
si tratta di posti a tempo determinato e voglio
ministrativo per sostituire i funzionari andati in
dirlo con molta chiarezza, perché non si deve
pensione nel 2019. Ancora, per l’emergenza Co-
mai promettere ciò che non si può mantenere.
vid-19 è necessario assumere, sempre a tempo
La nostra parola deve avere un valore assoluto.
Concedi abilità alla mia mano, una chiara visione alla mia mente, gentilezza e comprensione al mio cuore. Concedimi sincerità d’intenti e la forza di sollevare almeno una parte dei fardelli di questi sofferenti e fiduciosi uomini. E concedimi di realizzare il compito che mi spetta. Madre Teresa di Calcutta
83
A S L
N A P O L I 1
C E N T R O
i
L’UOMO CHE VINSE IL COLERA Interview & Photo_ Riccardo Sepe Visconti
84
U
na cavalcata attraverso i grandi temi posti dall’emergenza sanitaria Covid-19, quella con l’infettivologo Francesco Saverio Faella, a riposo dal 2015, dopo aver sviluppato tutta la sua carriera all’ospedale Cotugno, vivendo come giovane medico l’epidemia di colera nell’estate del 1973, quando il Cotugno ricoverò oltre 900 malati in 10 giorni, fino all’incarico di direttore del dipartimento infettivologico. L’Asl Napoli 1
Centro lo ha richiamato quando è scoppiata la pandemia e si è deciso di riconvertire il Loreto Mare in Covid Center, per potersi giovare della sua profonda esperienza e affidargli ambiti fondamentali come l’organizzazione dei percorsi di sicurezza all’interno dell’ospedale e l’addestramento del personale, 150 persone fra medici, infermieri ed oss che hanno seguito i pazienti covid.
punti fragili della nostra sanità ha fatto di tut-
Cosa pensa della fase iniziale dell’epidemia? La Cina può aver nascosto al mondo ciò che stava accadendo e la scelta della Cina di ritardare l’allarme può aver condizionato a sua volta le strategie attuate in Lombardia, dove il Covid-19 è arrivato in maniera dirompente? E, ancora, a sua volta l’Organizzazione Mondiale della Sanità si è attivata troppo tardi? Il direttore dell’Oms scaturisce da una elezione e quello attuale, l’etiope Tedros Adhanom, ha una contiguità troppo stretta con la Cina. La mentalità cinese è diversa dalla nostra e di conseguenza anche il modo di affrontare i problemi; se guardiamo la cosa nella prospettiva della difesa della propria egemonia economi-
A chi mi ha chiesto se non giudicassi inutili i 72 posti d rianimazione realizzati nei moduli prefabbricati presso l’Ospedale del Mare, ho risposto: “Non so se altri 72 posti di rianimazione siano inutili, ma una cosa è certa, i medici non si dovranno mai trovare nella necessità di scegliere chi rianimare e chi no”.
ca e non solo, si comprende il ritardo con cui hanno comunicato al mondo lo scoppio dell’epidemia. La nostra Lombardia è un grande mistero: è una regione con notevoli interessi e rapporti commerciali con la Cina e penso quindi che il contagio in quella Regione sia arrivato attraverso questi intensi contatti. E a cascata dalla Lombardia si è diffuso nella penisola. Ma anche Napoli è un importante porto in cui arrivano merci dalla Cina, eppure è evidente che l’epidemia non è nata qui. Oggi ci sono circa 4 miliardi di transiti nel mondo attraverso gli aerei e sono loro il vettore che ha veicolato la diffusione del virus; i viaggi in nave, invece, durano settimane per cui un’eventuale situazione anomala a bordo si individua più facilmente; con un aereo in 36 ore si fa il giro del mondo, ciò vuol dire che nell’arco di pochi giorni è possibile recarsi in un’area di contagio lontanissima e tornare a casa portando con sé la malattia in incubazione. Non a caso anche le epidemie di influenza che hanno preceduto il Covid-19 sono nate in Cina: nei wet market cinesi c’è una commistione pericolosa fra animali domestici, selvatici e uomini, è certo per esempio che lo zibetto è stato il veicolo della Sars 1, altro virus che attacca le vie respiratorie, agli inizi del XXI secolo. Quindi, non ci stupisce che queste epidemie trovino in quegli ambienti un terreno favorevole. Il presidente della Regione Vincenzo De Luca che conosce bene i
to per fermare il virus con una doppia strategia, chiudendo i confini e rinforzando le strutture di cura. Noi siamo stati innanzitutto fortunati, se avessimo avuto un impatto, in proporzione, come quello subito dalla Lombardia non ce l’avremmo fatta. Premesso ciò, rispondo alla sua affermazione raccontandole come ho risposto ad un giornalista che mi ha chiesto se non giudicassi inutili i 72 posti d rianimazione realizzati nei moduli prefabbricati allocati all’esterno dell’Ospedale del Mare. Ebbene, gli ho detto questo: “Non so se altri 72 posti di rianimazione sono inutili, ma una cosa è certa, che i medici non si dovranno mai trovare nella necessità di scegliere chi rianimare e chi
no”. Questo in Lombardia è successo e nessuno lo dice con chiarezza per-
del genere, i problemi di tipo pratico diventavano insormontabili.
ché non si può, ma leggendo i dati del mese di marzo scorso è probabile
Lei sa che la trasmissione Report ha dedicato due puntate alla
che sia andata proprio così.
gestione dell’emergenza in Campania per criticarne certe scelte.
Si aspettava che i napoletani osservassero con tanta disciplina le
Cosa ne pensa da medico?
regole imposte durante il lockdown?
E’ solo un attacco politico. Ho sempre l’impressione che i mezzi di in-
Napoli ha capito cosa significava l’isolamento, sono riusciti a far compren-
formazione deformino la realtà, ma quando io quella realtà la conosco
dere alla gente che se si resta a casa il virus non lo si incontra. D’altron-
direttamente posso fare un confronto fra le due versioni e farmi un’idea
de non abbiamo fatto nulla di nuovo con l’istituzione del confinamento:
precisa: ebbene, nel caso di quelle trasmissioni non trovavo aderenza con
quando nel 1348 è scoppiata la peste nera, che è giunta da noi sempre
i fatti.
dall’Oriente, attraverso la cosiddetta via della Seta - con la differenza
Mostrando, come ha fatto Report, il covid hospital da 72 posti let-
che nel XIV secolo ci impiegava anni e non settimane per arrivare - le
to nei moduli presso l’Ospedale del Mare e dicendo allusivamente
navi genovesi entrate nel porto della città con la peste a bordo non le fecero sbarcare, per cui gli equipaggi si spostarono a Marsiglia, e da lì la peste si diffuse in Francia e nel resto dell’Europa. A Venezia, città molto attiva dal punto di vista commerciale e dei contatti con l’esterno e quindi esposta più facilmente alla diffusione di un contagio, si scelse un luogo circoscritto, l’isola S. Maria di Nazareth (che sta di fronte a Venezia) per confinarvi i malati contagiosi. E proprio dalla corruzione di Santa Maria di Nazareth è nato il termine lazzaretto! Quando non si ha né il vaccino, né una cura efficace isolare le persone resta l’unico modo per contenere la diffusione del contagio. Parliamo della gestione dei corpi dei defunti per Covid-19: non si è consentito ai parenti di vedere le salme, cosa pensa di questa scelta? Non era possibile trovare un modo di mostrare il proprio caro per un ultimo saluto almeno attraverso un vetro? Noi al Cotugno, poiché si tratta di un ospedale specializzato in malattie infettive, abbiamo sempre avuto degli spazi con vetrate destinati a questo scopo, ma era possibile adoperarli quando si doveva gestire un numero limitato di salme. Quando i morti sono decine per volta - e ricordo che a Napoli nel mese di marzo abbiamo avuto anche 70 decessi nelle 24 ore e al Nord erano molto di più - allora è impossibile controllare una situazione
che dentro c’era solo un paziente, è facile mettere in cattiva luce
che vuol dire anche investire denaro senza sapere se poi quell’investimen-
le scelte di chi ha realizzato quella struttura…
to sarà utile o si rivelerà superfluo. In conclusione, penso fosse un bene
Quando nel 2011 si prospettava il pericolo dell’arrivo dell’H1N1, nei fri-
che i nuovi posti di rianimazione siano stati realizzati.
goriferi dell’ospedale in cui lavoravo a Roma avevamo milioni di dosi di
Si è anche detto che magari era meglio rimettere in funzione gli
vaccino, per un valore di miliardi e, poiché non accadde nulla e non fu-
ospedali dismessi, e a Napoli ce ne sono diversi.
rono usate, si disse che l’allora direttrice dell’OMS si era accordata con la
E’ vero, come l’Ascalesi che ha rianimazioni ancora moderne ma chiuse.
casa farmaceutica produttrice del vaccino per creare un caso e spingere
Ma bisogna pensare che non si può impiantare una rianimazione in un
l’acquisto del farmaco! L’Oms in queste circostanze deve scegliere se cre-
deserto qual è un ospedale dismesso, perché il reparto di rianimazio-
dere che ci sia un pericolo e far produrre i vaccini o dire è una sciocchezza
ne ha bisogno dell’apporto dei medici delle diverse specialità per curare
e risparmiare quel denaro: e se poi l’epidemia arriva?! La scelta migliore
al meglio i malati ricoverati e, quindi, della presenza di un ospedale in
in questo ambito è sempre di prevenire ed arrivare preparati agli eventi, il
funzione. L’errore inziale, che però va storicizzato, è di non aver usato i medici di base come carabinieri, come sentinelle sul territorio. Andavano preparati e responsabilizzati, non si è fatto e questo ha provocato ritardi e quindi morti. Ci vuole una rete territoriale più forte. Non pensa che non eseguire subito le autopsie sia stato un errore molto grave? Le autopsie sono fondamentali, soprattutto quando non hai certezze sulle terapie da adottare. Io ho detto subito che andavano fatte. Il Covid-19 si vince nella semintensiva, non nella rianimazione perché lì si perde sempre. Il paziente covid che va in rianimazione perché deve andarci non ne esce vivo, quello che ci va perché lo mandano un po’ prima, ce la può fare. Ma è sempre in base all’esperienza che possiamo dire questo adesso. A cosa serve un virus? Qual è la sua funzione nel quadro della vita sulla terra? Devo dire che questa domanda non me la ero mai posta. Non tutto ciò che è in natura deve essere giustificato. Da dove provengano i virus non lo sappiamo, quanto alla loro utilità è una domanda difficile, è un dato di fatto che esistono. Possono servire a contenere l’aumento demografico della popolazione che di volta in volta attaccano e a selezionare i più forti?
Sta attribuendo una precisa finalità ai virus, in questo caso di operare una selezione, cosa che non è dimostrabile, è una visione terribilmente finalistica la sua. Dai primi del mese di marzo lei è stato impegnato ad organizzare i percorsi sicuri all’interno del Loreto Mare che nel giro di poche settimane è stato convertito in covid hospital. Sì, e accanto all’organizzazione dei percorsi il mio compito era di creare una mentalità da infettivologo nei colleghi che infettivologi non sono e nello staff. Ho trovato un’accoglienza affettuosa e attenta, tutti sono stati pronti a seguire le indicazioni e penso che abbiamo fatto un lavoro valido, visto che nessun medico e nessun infermiere si è contagiato. Questo era il mio obiettivo e quindi sono particolarmente contento di poter dire che ci siamo riusciti. Sono un giornalista che è entrato in tutte le aree covid degli ospedali campani e devo dire che una pecca l’ho trovata al Loreto Mare: nelle stanze dei degenti meno gravi non c’erano apparecchi televisivi che, per persone che trascorrono sole o quasi intere settimane, è un servizio essenziale, credo. E’ vero, ma questo esula dai miei compiti. Le dirò che mi era stato posto il problema se lasciare o meno i cellulari ai pazienti e ho detto che dovevano averlo assolutamente. E la preparazione che abbiamo fatto agli infermieri era destinata in primo luogo a fargli capire una cosa che poi è diventata evidentissima negli ospedali di tutta Italia, vale a dire che i pazienti ricoverati sarebbero stati in stretto isolamento e non avrebbero più incontrato i familiari, neppure se si fossero aggravati fino alla morte e che, quindi, il personale avrebbe dovuto tenere un atteggiamento il più affettuoso possibile verso queste persone. Ho raccontato loro il drammatico contenuto del capitolo XXXIV dei Promessi Sposi, dedicato alla peste di Milano, in cui è protagonista la mamma di Cecilia, che porta il corpo della figlia appena morta di peste, avvolto in una veste bianca, sul carretto dei monatti e regala delle monete per farli tornare più tardi a prelevare lei stessa e l’altra figlia. Ho fatto notare al personale come Cecilia ha potuto avere la madre vicina fino all’ultimo momento, mentre i poveri ammalati di covid sarebbero stati lontani dai familiari e in parte sarebbero morti senza neppure una carezza ed un sorriso gentile, per cui toccava a loro prendere il posto dei familiari. Li ho fatti piangere e devo dire che c’è stata una sintonia notevole con tutti, si sono comportati molto bene. Quando sono stato a visitare l’area covid dell’ospedale Cotugno, dove lei ha lavorato come infettivologo per 45 anni, quello che mi ha colpito è il rigore, la serietà dell’organizzazione interna. Personalmente, l’ho paragonata a quella del collegio militare della Nunziatella. Quel tipo di organizzazione non nasce da un giorno all’altro, il progetto è partito agli inizi del 2000 ed è frutto della collaborazione fra il dottor Massimo Miniero, il mio caposala di allora, Carmine Silvestri e me. Come è entrato a lavorare al Cotugno? Sono arrivato al Cotugno grazie a Ferruccio De Lorenzo, che allora era il direttore sanitario e sono diventato infettivologo grazie a lui, anzi direi che me lo impose. E ci sono rimasto appunto per 45 anni. Nel 1970 ero al Pausilipon, volevo specializzarmi in chirurgia pediatrica e andai al Cotugno da volontario per imparare a eseguire la puntura lombare. Allora c’era una carenza notevole di medici ed era appena stato indetto un concorso per 8 medici con 7 candidati. Il direttore sanitario De Lorenzo si informò presso i primari dei reparti se ci fossero volontari validi, e il primario del mio reparto, la prima divisione, dove sono sempre stato dopo, mi segnalò e poi mi disse: “Il direttore vuole vederti”. Avevo poco più di 24 anni e il direttore De Lorenzo mi disse di preparare i documenti perché l’indomani c’era la guardia. Io risposi che ero specializzando in chirurgia, ma lui ripeté con tono duro la stessa frase. Con le lacrime agli occhi gli
replicai che non ero neppure iscritto all’ordine dei medici, dimenticando
rezza è stata terribile.
che lui era presidente nazionale dell’Ordine, deputato e sottosegretario al
Torniamo a parlare del suo ritorno all’attività medica in occasione
ministero della Sanità - oltre che direttore sanitario del Cotugno! E infatti,
dell’epidemia, chiamato a portare la sua pluridecennale esperien-
rispose: “Ti ho appena iscritto io e adesso vai a prendere il certificato!”. Il
za per ridisegnare il Loreto Mare che non era nato per le malattie
giorno dopo feci la mia prima guardia al Cotugno e divenni infettivologo,
infettive come ospedale dedicato al covid.
anche se non era proprio la passione della mia vita. Nel marzo scorso era-
E’ così, lì non si aveva nessuna idea, per esempio, di cosa siano i percorsi,
no 50 anni da quella famosa iscrizione e di solito l’Ordine dei Medici con-
basilari in una struttura in cui sono ricoverati malati contagiosi. Si tratta
segna una medaglia ricordo ai medici che festeggiano questo traguardo.
di questo: gli operatori, medici o del personale, prima di recarsi in un re-
Naturalmente, quest’anno non si è potuto organizzare la cerimonia, ma
parto di malati infettivi devono avere a disposizione determinati locali in
spero di arrivare a parteciparvi perché a quella medaglia ci tengo e voglio
cui togliere i propri abiti per mettere la divisa, poi devono passare in altri
andare a ritirarla con il mio nipotino, ci eravamo già accordati per farlo
ambienti in cui indossare i dispositivi di protezione individuale, e devono imparare a farlo seguendo una precisa sequenza. Solo
insieme. Come è proseguita la sua carriera al Cotugno? Dal 1994 al 2005 sono stato direttore di reparto, un reparto di grandissimo livello, eccellente nel campo delle patologie infettive del sistema nervoso, per esempio la leishmaniosi viscerale per la quale eravamo centro di riferimento regionale. Avevamo una capacità diagnostica veloce notevolissima, cosa fondamentale quando si ha a che fare con patologie acute che vanno bloccate immediatamente. C’erano oltre 10 collaboratori nel mio reparto, tutti in grado di fare una diagnosi nel giro di 15-30 minuti per iniziare subito la terapia, cosa che in altri ospedali non accadeva. Lei ha conosciuto il dottor Raffaele Pempinello, ex primario del Cotugno e scomparso a causa del Covid-19?
Ho usato l’episodio della madre di Cecilia, dal capitolo dedicato alla peste nei Promessi Sposi, per far capire agli infermieri come mentre la piccola Cecilia ha potuto avere la madre vicina fino all’ultimo momento, i poveri ammalati di covid erano totalmente soli per cui toccava a loro prendere il posto dei familiari.
Mi commuove parlandomi di Lello Pempinello, io non
a questo punto potranno entrare nel reparto; quando hanno terminato devono uscire attraverso un itinerario diverso, non tornando indietro, altrimenti inquinano gli spazi puliti. Grazie alla collaborazione totale dell’Asl Napoli 1 guidata dall’ingegner Ciro Verdoliva, io ed il mio vecchio caposala Silvestri che ho portato con me abbiamo avuto tutto il necessario e c’è stata un’ottima collaborazione con l’ingegnere incaricato e con Pasquale De Pasquale che hanno lavorato notte e giorno per creare in pochissimi giorni spazi, locali, percorsi che non c’erano. Oggi ci sono pressioni per far tornare il Loreto Mare alla sua precedente destinazione: lei cosa pensa che dovrebbe diventare terminata l’emergenza covid? Non riesco più a vedere una funzione importante per
sono una persona espansiva ma con lui ho diviso 30 anni di lavoro, era-
quella struttura, perché adesso è in funzione anche l’Ospedale del Mare
vamo i due aiuti anziani del dottor Coppola, il nostro primo primario.
a poca distanza, che deve crescere ancora per alcuni settori ma ha già
Abbiamo trascorso la vita insieme, eravamo due caratteri allegri e “sfru-
tante specialità. Sono stato anche ricoverato lì alcuni mesi fa, ero solo
culiavamo” il modo intero. La nostra divisione aveva 35 posti letto ed
a casa e avevo un dolore al petto, ho pensato subito ad un infarto e ho
era articolata in due sezioni, la prima seguita da me, la seconda da Lello
chiamato il 118. Mi hanno portato prima al S. Leonardo di Castellammare
Pempinello e quando uno di noi non c’era, quello presente seguiva tutti i
dove il collega mi ha dato la morfina per il dolore che era terribile e poi
pazienti, senza avere mai problemi. Ho tanti ricordi insieme, poi entrambi
all’Ospedale del Mare dove mi hanno fatto la coronografia, inserito lo
diventammo primario. Quando si è ammalato ci siamo sentiti finché lui
stend e dopo 5 minuti avevo voglia di andare a casa… Anche a piedi,
ha potuto parlare. Era un grande professionista e un grande amico ed è
perché c’era una bell’aria quella notte! Questo per dire che la struttura
stato terribile quando il covid se lo è portato via, sono cose che nella vita
c’è, e fra l’altro il personale è quello del Loreto Mare: insomma, il nuovo
si accettano perché ci si rende conto che prima o poi accade, ma l’ama-
ospedale gli sta risucchiando il suo ruolo. Gli ospedali piccoli non servono
Carmine Silvestri
Pasquale Di Pasquale
più perché oggi un ospedale per lavorare bene deve avere una neuro-
Ciò nonostante, non tutti hanno il coraggio di ammettere di non
chirurgia e una rianimazione forti per affrontare i casi con gravi traumi,
sapere.
se mancano non possono funzionare. Per adesso però deve rimanere lì
Certo, ma io devo dire che non so certe cose, semplicemente perché il vi-
perché se ci sarà una seconda ondata della pandemia insieme al Cotugno
rus è nuovo, quello che so è che il Corona virus aveva tutte le caratteristi-
dovrà accogliere i pazienti.
che per scatenare un’epidemia importante. Ma questo è la storia ormai…
Crede, quindi, che ci sarà una nuova ondata?
Sappiamo anche che il virus della stessa famiglia che provocò l’epidemia
Nessun medico dalla mia generazione in giù ha mai visto un’epidemia,
di Sars nel 2003 dopo qualche caso è scomparso come un fiume carsico
dell’influenza mi parlò a suo tempo mia nonna che aveva perso un figlio
e non sappiamo perché sia andata così. E la Sars fu studiata a fondo, fu
con la spagnola nel 1918-19. Spagnola di cui sappiamo tutto, il primo
individuato il primo ammalato e tutta la catena dei contagi. Anche per il
morto fu un soldato in Kansas, negli USA, e furono proprio i soldati ame-
Corona virus non sappiamo come si comporterà, l’unico modo per difen-
ricani alleati con Francia e Regno Unito durante la prima guerra mondiale
derci è il vaccino che deve portare la percentuale di immuni sopra il 65%.
a portare la malattia in Europa. Poiché si era in guerra, tutti nascosero i
E, comunque, le malattie infettive che partono da animali non possono
contagi, trattando l’epidemia come un segreto militare, tranne gli spa-
mai essere del tutto eradicate. L’unico realmente eradicato è stato il vaio-
gnoli che essendo neutrali, denunciarono i tantissimi morti per influenza
lo perché il suo serbatoio era umano, quindi vaccinando tutti nel mondo
ed è per questa ragione che la battezzarono spagnola. Ebbene, poiché
il virus del vaiolo è scomparso e oggi sta solo nelle provette custodite nei
le ondate di spagnola furono due, oggi pensiamo sulla scorta di quella
laboratori americani e russi, e questo perché nel caso ricomparisse come
esperienza che possa accadere anche con l’epidemia da Corona virus, ma
arma biologica in mano a terroristi il virus in quelle provette ci serve a
se sarà così non lo so. La verità è che si sa pochissimo su questo virus e si
sintetizzare di nuovo il vaccino.
dicono cose non provabili.
Ferruccio De Lorenzo a ds. con un amico
Raffaele Pempinello
LAGO D’AVERNO
A S L
N A P O L I 2
N O R D
i
ASL Na2 nord Text_ Riccardo Sepe Visconti Photo_ Alessandro Ascione, Lysa Latypova
Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra
OSP. SANTA MARIA DELLE GRAZIE
I
n queste ore le corsie degli ospedali, gli ambulatori, i laboratori sono pieni di sentimenti e sguardi mai visti prima. Si legge il dubbio in chi non ha mai temuto nulla, la preoccupazione anche in chi con razio-
nalità, scienza ed esperienza è da sempre un riferimento per colleghi, pazienti e superiori. Non siamo macchine, siamo medici, infermieri, operatori sociosanitari, tecnici, amministrativi. Abbiamo famiglie da cui tornare e rimaniamo in silenzio ad aspettare ciò che non abbiamo mai visto prima; pronti e tesi, come quando ci si concentra prima di una gara. Lo scrittore Tolkien nel suo libro più famoso fa dire a un suo personaggio che lotta contro il Regno del Male: “Noi non dovremmo nemmeno essere qui. Ma ci siamo. È come nelle grandi storie. Quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericoli, e a volte non volevi sapere il finale. Perché come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare com’era dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine è solo una cosa passeggera, quest’ombra. Anche l’oscurità deve passare. Arriverà un nuovo giorno. E quando il sole splenderà, sarà an-
cora più luminoso.” Tocca a noi, ora, fronteggiare questa nuova sfida; possiamo essere più forti delle paure e più solidi dell’incertezza solo se anche in quest’occasione riusciremo a fare squadra, se riusciremo a trovare negli occhi del nostro vicino l’amico, il collega, il professionista attento. Scrive Tolkien: “Le persone di quelle storie avevano molte occasioni di tornare indietro e non l’hanno fatto. Andavano avanti, perché loro erano aggrappate a qualcosa. C’è del buono in questo mondo. È giusto combattere per questo.” Staremo insieme da qui alla fine della storia e festeggeremo tutti insieme il nuovo sole, che splenderà ancora più luminoso.
O S P E D A L E
S A N
G I U L I A N O
i
IL CUORE DEL SAN GIULIANO Interview & Photo_ Riccardo Sepe Visconti
U
no dei punti di forza di questo ospedale, nel comune di Giugliano - fondamentale presidio della zona Nord di Napoli che serve un bacino di utenza in continua crescita - è il reparto di cardio-
logia-utic diretto dal dottor Giovanni Napolitano, che è riuscito con una intensa attività a farne una vera eccellenza, grazie a nuovi macchinari e ad una squadra di valore, sia per l’impianto di device cardiologici come pacemaker e defibrillatori (500 negli ultimi 4 anni) sia per l’attività di urgenza legata alla rete dell’infarto.
Da primario del reparto di cardiologia, uno dei reparti più importanti del San Giuliano e da medico ospedaliero che ha sempre lavorato in questa struttura, come valuta la reazione del sistema della sanità campana alla drammatica emergenza posta da Covid-19, cosa avete imparato e che ricaduta pensa che possa avere l’esperienza fatta sul futuro? Covid-19 è stato uno spartiacque che ci ha consentito di dimostrare che si può organizzare una sanità meno macchinosa, con procedure veloci, si è dato spazio ad uno strumento come le donazioni che consentono di ottenere con rapidità i risultati di cui si ha bisogno risparmiando anche del denaro pubblico. Noi con le donazioni abbiamo fatto acquistare dispositivi validissimi che sono arrivati in 5 giorni. I tempi tradizionali, infatti, sono assai lunghi per qualsiasi acquisto si voglia effettuare, per un ecografo o un elettrocardiografo nuovo si deve attendere mesi, talora anche anni. Per quanto il settore dell’amministrazione lavori, è la procedura burocratica ad essere complessa ed è comprensibile che chi ha la responsabilità di dover ratificare questi acquisti vuole essere tutelato. Da quello che dice è evidente che anche per un medico sia importante avere una capacità ‘politica’, nel senso di saper mediare e insieme avere iniziativa. Si deve partecipare alla gestione della cosa pubblica, non possiamo fermarci al nostro lavoro di clinici, chiudendoci ciascuno nel proprio reparto, altrimenti si finisce per essere un terminale passivo, limitandosi a fare gli spettatori di una situazione in cui bisogna invece assumere il ruolo dei protagonisti. Di questo ospedale ho fatto fin dal primo momento la mia
popolazione, se il contagio si fosse diffuso maggiormente quanto meno
bandiera: ho iniziato al San Giuliano a 26 anni come assistente volontario
avremmo avuto un numero congruo di strutture ospedaliere dedicate
in Pronto Soccorso, il mio primo turno è stato una guardia nel carnevale
alla lotta al virus. Nella fase critica della pandemia tutto era possibile pur
del 1987, affiancando un medico di ruolo. Da quel momento ho agito
di raggiungere questo obiettivo primario, e spero che dal covid ci resti
e costruito per dare dignità ad un presidio che è importantissimo ma
questa lezione: si deve fare in modo che le cose siano possibili.
purtroppo è sempre stato ignorato e addirittura considerato una zavorra
Qual è il ruolo del San Giuliano oggi, visto dal primario di cardio-
dell’asl Napoli 2 Nord. E invece durante l’emergenza per il Covid-19 ha
logia?
risposto ai bisogni della cittadinanza, andando anche oltre le sue reali
Giugliano è la terza città della Campania, ha 125mila abitanti solo in cit-
possibilità: la domanda era pressante e ci siamo organizzati, correndo
tà, con il suo hinterland arriviamo a 395mila circa. Siamo il primo centro
dietro all’emergenza, ma se si riesce a partire per tempo, è molto più
spoke della Campania, cioè la nostra unità coronarica tratta il maggior
facile. L’attività della regione Campania ha consentito di proteggere la
numero di infartuati della Regione, ma non abbiamo l’emodinamica,
97
quindi nell’ambito della rete integrata per la gestione dell’infarto miocardico acuto facciamo capo al policlinico universitario della Federico II che è a soli 8 minuti da noi e quindi quasi sempre ci va bene… Questo accade perché ci portiamo ancora dietro le conseguenze di un ritardo storico: Aversa e Pozzuoli hanno l’emodinamica e Giugliano no, la verità è che non si è creduto in un ospedale che però nonostante tutto è diventato un punto di riferimento per l’area a Nord di Napoli. Ora realizzarla non è immediato: Siamo riusciti ad avere l’ecocardio 3D che è un macchinario fantastico senza nessun ostacolo in termini amministrativi, ma i tempi sono stati molto dilatati, 1 anno e mezzo! E va detto che la direzione strategica, l’ingegneria clinica, hanno sempre sostenuto il progetto ma la procedura della gara è assai complessa. Anche perché in contemporanea l’ecocardio 3D è stato acquistato per 3 ospedali Pozzuoli, Giugliano e Ischia, per un valore di 350-400mila euro. Penso che siamo l’unica Asl della Regione che ha tre strutture con un tale macchinario. Questo è merito della direzione strategica, la nostra fortuna è avere un direttore generale che è anche un medico, questa Asl è risorta da quando alla sua guida c’è un medico! Per cui, per esempio, non dobbiamo spiegargli perché va rimpiazzato un collega andato in pensione. Prima c’era la tendenza a non dare a chi è in periferia, si cercava di risolvere con gli straordinari, usando il personale già presente, per anni abbiamo sofferto una carenza drammatica di risorse umane, e certo il commissariamento non consentiva di avere margini di manovra. Oggi ho 13 cardiologi nel mio reparto, in passato ho organizzato i turni con 6 cardiologi, me compreso. Con la fine del commissariamento l’aria è cambiata, il presidente De Luca ha alzato il tiro e dietro di lui i direttori generali, non tutti allo stesso modo, ma lo hanno fatto. E la ricaduta positiva, in una sorta di
effetto domino, c’è stata anche nelle ’periferie’ e quindi sugli ospedali.
un bellissimo reparto che funziona. Tenga conto che in questo ospedale
Come primario del mio reparto ho fra i miei doveri far conoscere la realtà
fino a 3-4 anni fa non si installava neanche un pacemaker temporaneo,
positiva costituita da questa struttura che nella cardiologia è eccellente
adesso mettiamo quelli definitivi, i defibrillatori. Siamo cresciuti davvero
e sto portando qui pazienti da Napoli centro. Ospedali, distretti, presidi
tanto, uno dei nostri punti di forza sono gli ambulatori sul territorio,
intermedi sono sistemi messi a garanzia della salute della gente, ciascuno
perché noi siamo l’ospedale per eccellenza del territorio e iniziamo a
deve svolgere il proprio ruolo per raggiungere questo scopo e l’ospedale
dare le risposte giuste: prima per impiantare un defibrillatore si andava a
deve essere in osmosi con il tessuto sociale.
Ravenna, a Milano o nelle cliniche private, adesso si può fare al S. Giulia-
Di cosa ci sarebbe bisogno in modo prioritario nel suo reparto?
no. Questo è un ospedale che ha 2 vocazioni, l’urgenza/emergenza e le
Mi piacerebbe si riuscisse a realizzare una sala ibrida di emodinamica ed
prestazioni ambulatoriali. Lavoriamo tanto nella gestione delle urgenze:
elettrostimolazione con un costo ragionevole - in attesa che si costruisca
di recente, per esempio, abbiamo diagnosticato una endocardite acuta
il nuovo ospedale che è nei progetti dell’Asl, ma nel migliore dei casi
con rottura della valvola aortica. La paziente è stata stabilizzata nella no-
saranno necessari 5 anni e sono tanti per un’area in continua crescita. A
stra unità coronarica, la mattina, dopo 7 ore, è stata trasferita al Monaldi,
Giugliano e nel suo territorio si sono trasferiti in tanti anche da Napoli,
con cui abbiamo una convenzione per la cardiochirugia che da noi non
incrementando il tasso demografico in modo notevole. Realizzare la sala
c’è, dove l’hanno operata e sta bene.
ibrida darà alla popolazione l’ultimo tassello che manca per completare
O S P E D A L E
S A N
G I U L I A N O
i
TUTTO QUELLO CHE LA MORTE RACCONTA Interview & Photo_ Riccardo Sepe Visconti
P
102
resso l’Ospedale San Giuliano, in Giugliano, dal novembre 2019, è aperto il Centro Medico-Legale e Forense “Alfredo Paolella”, in cui l’Asl Napoli 2 Nord ha investito oltre 2 milioni di euro: sviluppata su 500 mtq è una delle prime tre strutture di questo tipo in Italia. E’ dotata di 3 tavoli autoptici (di cui 1 per espianti) di ultima generazione, di dispositivi di protezione, doccia antiradiazioni, 40 celle frigorifere per gestire al
meglio quanto occorrerà all’attività giudiziaria. Ci sono, inoltre, locali per la conservazione dei reperti prelevati alle salme destinate alla cremazione e una sala per il prelievo degli organi. Delle attività che il Centro Medico Legale di Giugliano offre abbiamo parlato con il suo direttore, il dottor Maurizio Municinò, che ha illustrato con grande chiarezza quanto gli esami autoptici abbiano contribuito a far luce sulle gravi conseguenze del Covid-19 ed ad individuare terapie più efficaci. Il dottor Municinò ha altresì chiarito come oggi la Medicina Legale non è solo al servizio delle Procure, essa, infatti, assume spesso anche un compito di medicina sociale per il ruolo fondamentale che ricopre in diversi ambiti, dalla violenza di genere, agli espianti, alla prevenzione, grazie al grande numero di dati che consente di raccogliere.
Nel Centro Medico Legale che lei dirige
nità campana: laddove gli altri centri nazionali,
to la persona in vita. Noi siamo dotati di una
avete eseguito autopsie sui deceduti affet-
pur ravvisando la necessità di eseguire autopsie
sala settoria biologica BLS3, l’unica presente in
ti da Covid-19, e sappiamo che quello del-
diagnostiche sui pazienti affetti da Covid dece-
Campania che consente l’espletamento in sicu-
le autopsie è stato un elemento di criticità
duti, hanno fatto un passo indietro, l’unico cen-
rezza di attività autoptiche sia per finalità giu-
nella strategia di lotta al Covid-19. Difatti,
tro che ha scelto di procedere assolvendo sia a
diziarie che diagnostiche, grazie ad un sistema
in un primo tempo le autopsie sui deceduti
funzioni tecnico giuridiche, ovvero più propria-
di filtrazione e aspirazione a pressione negativa
da Covid-19 sono state “evitate”, ma una
mente medico-legali, che diagnostiche e anato-
che aspira ed elimina appunto il pulviscolo e gli
volta eseguite hanno rivelato informazioni
mopatologiche è il nostro.
agenti presenti nell’ambiente, annullando il ri-
preziosissime per individuare una strategia
Perché gli altri fanno un passo indietro?
schio di contagio. Questa moderna ed efficace
terapeutica più efficace contro il virus.
Per il timore di contrarre la malattia, infatti il
dotazione tecnica ci ha permesso di eseguire
Questo centro è una delle eccellenze della sa-
corpo senza vita può essere contagioso quan-
le autopsie sui pazienti deceduti con Covid-19.
Dopo la fine della fase dell’emergenza altre re-
Come si svolge l’esame autoptico sui pa-
pi potendo esaminarne un certo numero:
altà hanno annunciato di voler allestire strutture
zienti Covid?
esistono dei fattori di costanza, di ripetiti-
simili, ma al momento la nostra realtà rimane
In primo luogo si esegue un esame TC (TAC)
vità che ha notato?
unica in Campania.
del torace dei cadaveri e siamo l’unica struttu-
Polmoni e cuore sono oggetto di un’attenzio-
Cosa ha consentito di scoprire l’autopsia
ra in Campania e una delle poche in Italia che
ne particolare: abbiamo osservato aree di ipo-
nei deceduti con Covid-19?
ha l’apparecchiatura per farlo. Successivamente,
vascolarizzazione che si alternano ad altre con
Finora (Ndr. l’intervista è stata rilasciata il 24 lu-
si procede con l’esame medico-legale e quel-
normovascolarizzazione e in quelle con ipova-
glio 2020) abbiamo esaminato 15 casi di pazien-
lo anatomopatologico, quindi medico legale e
scolarizzazione troviamo microarteriole con un
ti deceduti avendo contratto la malattia o che
anatomopatologo (per l’esame istologico) sono
diametro maggiore, segno di un’evidente soffe-
si sospetta l’abbiano contratta, e i risultati sono
figure professionali fondamentali. Nello speci-
renza vascolare. Tale dato pone l’attenzione sul
ancora in fase di elaborazione: a breve avremo
fico evisceriamo gli organi e in particolare nel
fatto che la malattia si manifesta con una pol-
un riscontro istologico più preciso che oltre ad
caso delle autopsie su deceduti con Covid-19, ci
monite interstiziale e con una vasculite che svol-
avere una finalità giudiziaria ne avrà una tecni-
siamo concentrati su polmoni, cuore, testicoli e
ge un ruolo determinante nel causare il decesso.
co-clinica e tecnico-scientifica. Difatti, lo studio
cervello. Dopo aver eviscerato procediamo alla
Questa Struttura è l’eccellenza nel settore me-
anatomico macroscopico ed istologico del corpo
sezione degli organi, che vengono prima foto-
dico-legale della regione Campania, essendo
ormai senza vita consente di valutare quali sono
grafati ed esaminati macroscopicamente e poi
in grado di ottenere risultati tecnico-clinici e
gli organi maggiormente coinvolti e con quali
sottoposti, mediante l’ausilio di microscopi, alla
scientifici oltre che tecnico-giudiziari. Abbiamo
effetti. Nel caso specifico del Covid le autopsie
valutazione istologica dall’anatomopatologo.
lavorato nelle retrovie con l’obiettivo di dare un
ci hanno permesso di capire che la conseguen-
Ciò che abbiamo riscontrato de visu attraverso
contributo alla scienza per arrivare a una sintesi
za più grave dell’infezione è la vasculite, come
l’esame autoptico sono dei polmoni collassati
sempre più precisa di quanto va fatto per com-
abbiamo potuto riscontrare grazie alle sezioni
particolarmente ipoperfusi e la stessa situazione
battere un nemico inizialmente pericolosissimo
di polmoni, cuore e altri organi, interessati da
l’abbiamo rilevata in altri organi. Sezionando i
e sconosciuto a tutti noi ma che, grazie alle atti-
un’evoluzione vascolare negativa che in molti
polmoni abbiamo potuto verificare in alcuni casi
vità messe in campo, comincia ad essere meno
casi ha condotto i pazienti alla morte. Attraverso
dei diametri vascolari fino a 3-5 millimetri, segno
oscuro. Tutto quanto scopriamo grazie alla forte
gli esami macroscopico-autoptico ed istologico,
che il vaso è andato in sofferenza e si è dilatato
interlocuzione con i medici clinici, diventa subito
cioè prelevando ed esaminando parti di organi
per cercare di determinare una migliore ossige-
operativo sul piano pratico e quindi terapeutico.
e tessuti, abbiamo verificato che il polmone è
nazione. E’ evidente che di fronte a questo qua-
Come è possibile che i medici cinesi non
l’organo maggiormente colpito ma sono bersa-
dro è stato ritenuto utile somministrare ai malati
abbiano individuato anche loro questi pro-
glio del Covid-19 soprattutto i vasi, del polmone
gli anticoagulanti per evitare le ischemie, come
blemi?
stesso e di altri organi, determinando una ipo-
infatti ad un certo punto è stato fatto.
I cinesi dovrebbero spiegare questa come tan-
perfusione generalizzata degli organi e quindi
In sintesi, il Covid-19 non determina solo un pro-
te altre cose e certamente se sono arrivati ad
la loro ischemia. Ed è proprio grazie ai risultati
blema respiratorio ma un importante disturbo
una precisa deduzione deve esistere uno studio
delle autopsie che oggi il protocollo terapeutico
vascolare che può sicuramente costituire la cau-
compiuto, strutturato risalente a diversi mesi
è differente rispetto alla fase iniziale della pan-
sa della morte di questi pazienti.
prima della diffusione dell’epidemia da noi, es-
demia.
Lei sta realizzando un lavoro seriale sui cor-
sendo ormai evidente che l’infezione in Cina era
già in circolazione da qualche mese, e questo
territoriali che si sono rivelate talora infauste.
interagendo con il servizio di prevenzione dell’A-
vantaggio temporale avrebbe dovuto consentire
Cosa che qui non è accaduta, perché siamo stati
sl e con il 118, ci recavamo dove si segnalava
di studiarne a fondo le conseguenze.
più cauti, più lucidi e organizzati, mettendo a
il decesso di una persona con sospetta infezio-
Come giudica il modo in cui è stato affron-
frutto ciò che è accaduto nel Nord per non fare
ne da coronavirus ed eseguivamo il tampone al
tato il Covid-19 in Campania?
i medesimi errori organizzativi. La governance
soggetto deceduto consentendo di stabilire con
Si è dovuto affrontare un nemico sconosciuto
regionale da noi ha affrontato nel migliore dei
certezza la presenza dell’infezione e quindi di
che si diffondeva con grande velocità e lo si
modi l’evento, limitando e controllando l’afflus-
mettere in atto, se necessario, la procedura di
è fatto grazie al lavoro di intelligenze, di pro-
so di persone da altre Regioni e questo è sta-
isolamento della famiglia del defunto, evitando
fessionalità che hanno proceduto sulla base di
to fondamentale. La popolazione ha seguito in
così il crearsi di ulteriori focolai.
personali intuizioni. Si è fatta una serie di valu-
modo ortodosso le direttive per il contenimento
Voi medici che costituivate la prima linea
tazioni ed analisi del tutto spontanee, anche i
del contagio, anche grazie alla dialettica diretta
in che modo avete comunicato con i vertici
virologi hanno cercato di dare un indirizzo che
ed efficace del Presidente De Luca. Per quanto ci
della Regione?
talvolta però è stato sviante, soprattutto in Lom-
riguarda, per volontà della direzione strategica,
Quando si devono affrontare e gestire emer-
bardia, finendo per confondere gli interlocutori
durante il periodo covid oltre al lavoro autoptico
genze di questo tipo la catena di comando deve
istituzionali e politici e determinando strategie
abbiamo fatto anche un’attività di prevenzione:
essere breve, io parlavo direttamente con il di-
rettore generale della mia Asl, la Napoli 2 Nord,
stanno realizzando, grazie alla sua attività siamo
catalogati, firmati e conservati opportunamen-
il dottor Antonio D’Amore il quale, a sua volta,
diventati l’Azienda che è riuscita a rafforzarsi
te. Così, qualora accada, per esempio, che un
valutava come procedere rispetto ai livelli supe-
maggiormente. Questa è un’Azienda che ha una
pentito accusi di un reato un deceduto che è
riori.
prevalenza territoriale su quella ospedaliera per
stato cremato, abbiamo la possibilità di avere il
Con quali colleghi lei interagisce in modo
cui il lavoro è leggermente più agevole, ma ciò
suo dna per stabilire se lui è stato realmente re-
preferenziale?
non toglie che l’attuale Direzione ha contribui-
sponsabile del reato stesso. Ma questo servizio
Per rispondere faccio un esempio: diversamente
to a rendere migliori tutte le linee diagnostiche,
è indispensabile anche per altre ragioni legali,
da un medico come Paolo Ascierto che ha avuto
cliniche e soprattutto medico-forensi. E proba-
se ci sono ad esempio rivalse testamentarie che
la possibilità di interloquire con tante strutture,
bilmente nel settore medico-forense siamo ar-
coinvolgono un defunto cremato è possibile con
con i colleghi del Cotugno per esempio e con al-
rivati ad avere una valenza che travalica l’Asl,
il suo dna conservato stabilire eventuali rapporti
tri, per arrivare ad una sintesi, qui al Centro Me-
ponendoci come riferimento di livello regionale
parentali.
dico-Legale, essendo punto di riferimento regio-
per non dire nazionale. Questo Complesso non
Che definizione darebbe del suo lavoro, lei
nale abbiamo interagito fra di noi e sono stati
ha eguali in tutta Italia: è il primo in Campania
è alla ricerca continua della verità?
piuttosto gli altri a chiedere il nostro parere, poi-
con un Servizio di Medicina Legale attivo h 24,
Sono un Medico Legale che ha una visione mo-
ché altre strutture, come quella della Federico
e oggi è al centro di tantissimi ragionamenti a
derna di questa branca, non limitandomi al solo
II, per esempio, si sono dovute necessariamente
livello regionale e nazionale, non solo connessi
ambito tecnico-giudiziario, oggi infatti diamo
fermare non avendo sale settorie in sicurezza
alla lotta a Covid-19. Le attività autoptiche, in-
forte attenzione pure ad altri settori, come la
come la nostra da dedicare alle autopsie covid.
fatti, consentono di raccogliere un quantitativo
medicina sociale. In definitiva, la Medicina Le-
Quindi, è stato impossibile confrontarci con re-
di dati, anche statistici, su cui basare una serie
gale non può essere semplicemente al servizio
altà analoghe, non essendocene nessuna con i
di valutazioni con valenza clinica, terapeutica,
delle Procure, ha una valenza più ampia, nel
nostri stessi requisiti. Quella che dirigo, infat-
scientifica. E’ dalla morte che riusciamo a rica-
campo della violenza di genere, degli espianti,
ti, è una Struttura di riferimento regionale con
vare elementi per capire la vita, e non il contra-
della prevenzione, temi tutti molto cari al Presi-
un protocollo di intesa con le Procure di Napoli,
rio. E se sapremo sfruttare nel modo migliore
dente De Luca.
Napoli Nord, Benevento, Nocera Inferiore cui a
le potenzialità di questo Centro avremo tutti gli
Al Centro di Giugliano eseguite espianti?
breve si aggiungeranno quelle di Torre Annun-
elementi che ci consentiranno di raggiungere
Siamo attrezzati per farlo, il direttore D’Amo-
ziata, Avellino e Salerno ed avendo un Servizio
obiettivi clinici e terapeutici sempre più elevati.
re sta organizzando protocolli di intesa con le
di Medicina Legale centrale ha finalità non solo
Quanti professionisti ci sono nel suo staff?
Università e a breve procederemo. Le Procure,
tecnico-giudiziarie ma anche tecnico-sociali, per
Ad oggi sei medici, 5 tecnici e tre necrofori, ma
inoltre, vorrebbero che assumessimo una fun-
esempio ci occupiamo di riscontro clinico, vio-
lo staff è in corso di ampliamento.
zione centrale per la violenza di genere perché
lenza di genere, espianti e di tante altre attività.
Quanti corpi analizzate mensilmente?
siamo in grado di ricercare non solo prove tecni-
Questo Centro Medico Legale è in attività
Dalla metà di gennaio 2020 fino al 30 giugno
co-forensi ma elementi tecnico-giudiziari idonei
da pochi mesi e la sua realizzazione è stata
2020, abbiamo esaminato circa 100 salme,
a sostenere la verità processuale.
fortemente voluta dall’attuale Direzione
quindi una media di 20-25 al mese. Ci siamo
C’è un episodio legato al suo lavoro di me-
Strategica che ha imposto un cambio di
occupati di incidenti stradali, infortuni lavorati-
dico legale che ricorda in modo particola-
passo a tutta l’Asl Napoli 2 Nord.
vi, Covid-19. Il nostro è un bacino vasto. Inoltre,
re?
Sì, ha imposto una decisa svolta a questa Azien-
forniamo un servizio che si rende indispensabile
La mia prima autopsia. La feci a un collega che
da dando forza alle eccellenze che sono presenti
quando il corpo del defunto viene cremato. Con
subì un tamponamento cardiaco a causa di un
al suo interno, sostenendole e soprattutto se-
la cremazione, infatti, si perdono tutte le trac-
incidente stradale, vale a dire che ebbe una rac-
guendole in questo percorso. Il dottor D’Amore
ce genetiche per cui si deve procedere preven-
colta di sangue nella camera cardiaca che im-
è sicuramente stato lungimirante e lo dico rife-
tivamente a prelievi del dna, tramite tampone
pedisce il movimento del cuore, arrestandolo, e
rendomi non solo alla nostra Struttura ma anche
salivare e prelievo dei bulbi piliferi, che vengo-
quindi conduce alla morte. Ebbene, lui riuscì a
ad altri interventi già portati a termine o che si
no inseriti in appositi contenitori per poi essere
eseguire una diagnosi corretta di ciò che gli era accaduto e a riferircelo, e tuttavia di lì a poco morì. In quel momento capii quanto siamo vulnerabili. Voglio chiudere con una domanda che ho posto anche ad altri medici: perché i virus esistono? Il virus è un’azione-reazione del mondo biologico a una serie di eventi che poi si manifestano sotto forma di fenomeni come le epidemie. Le epidemie nascono per un motivo biologico non sempre palese ma con una cadenza temporale che sembra quasi programmata, ogni 100 anni circa si sono verificati eventi epidemici, quasi a chiudere un ciclo. Noi dovremmo cercare di indagare il più possibile ciò che sta accadendo per acquisire elementi importanti di conoscenza e farne tesoro!
O S P E D A L E
S A N
G I U L I A N O
i
VINCERE IL DOLORE Interview & Photo_ Riccardo Sepe Visconti
A
lle spalle una lunga esperienza come responsabile della struttura complessa di anestesia, rianimazione e medicina del dolore del centro di riferimento oncologico della Basilicata, oggi Pasquale De Negri, specializzato in anestesia, pediatria, medicina iperbarica, è il responsabile della struttura complessa di Anestesia e Rianimazione e del reparto di Medicina del dolore dell’ospedale S. Giuliano a Giugliano (ASL
Napoli 2 Nord), che contano 8 posti letto di rianimazione e 6 per la terapia del dolore. Il dottor De Negri ripercorre alcune delle tappe fondamentali che hanno caratterizzato la ricerca di protocolli terapeutici efficaci per aiutare i pazienti affetti da Covid-19, ma illustra anche l’importanza del lavoro del reparto di Medicina del dolore che dirige e che è un HUB regionale, insieme al Monaldi, per il trattamento di pazienti con dolore cronico neuropatico ed oncologico.
Nessuna rianimazione della Campania, fatta eccezione per l’ospedale
ritenuto indispensabili, infatti, lavori di adeguamento al reparto per rendere
Cotugno, specializzato in malattie infettive, era attrezzata ad
spazi e percorsi sicuri e ho voluto divise adeguate per tutti, tute, calzari, ecc.
un’emergenza come quella posta dal Covid-19, quindi vi siete dovuti
Quando ho avuto il necessario, abbiamo aperto.
organizzare con grande velocità.
Da quel momento come sono andate le cose, l’impatto è stato
Nella fase inziale, come responsabile della rianimazione ho contrastato
difficile?
l’apertura del reparto covid fino a che non fossero stati disponibili i
Questo ospedale serve un ampio bacino di popolazione, circa 500mila
dispositivi di protezione e l’organizzazione non fosse stata pronta. Ho
abitanti, abbiamo trattato in rianimazione 7 casi covid, di cui 3 sono
deceduti. Non ci sono mai stati problemi di affollamento eccessivo del
pazienti che non hanno ricevuto assistenza ventilatoria invasiva ed a cui
reparto, l’ondata non è stata violenta. La mortalità è stata contenuta
sono stati somministrati farmaci come il Tocilizumab, o appartenenti alla
perché basandoci sull’esperienza diretta fatta con i primi ricoveri ci siamo
stessa famiglia come l’Eculizumab (usato anche al S. Maria delle Grazie
allontanati dai consigli terapeutici iniziali, ed è stata una scelta giusta.
di Pozzuoli dal dottor Diurno), che agiscono entrambi contro la cascata
La rianimazione dell’ospedale San Giuliano è una delle prime che
infiammatoria, ma in momenti diversi dell’evoluzione della malattia; sempre
ho visitato, durante il mese di marzo scorso, e ricordo che in quel
contro la reazione infiammatoria polmonare per una paziente abbiamo
periodo eseguivate la pronazione sui pazienti in terapia intensiva.
impiegato con successo anche farmaci usati in ambito onco-ematologico
Sì, perché in Lombardia si faceva, ma con il senno del poi possiamo dire
per la policitemia come il Ruxolitinib. Tutti, inoltre, hanno ricevuto dosi
che non è risultata una manovra corretta. In realtà, all’inizio negli ospedali del Nord, che per primi hanno subito l’urto violentissimo dell’infezione, sono state messe in atto una serie di manovre terapeutiche che non hanno portato i risultati attesi. Per esempio, si considerava inutile somministrare il cortisone, si riteneva che se i pazienti non rispondevano alla ventilazione non invasiva andavano subito intubati e ventilati a frequenze elevate, e si diceva anche, appunto, di tenerli in posizione prona. Queste sono le indicazioni che si seguono per la sindrome da distress respiratorio
massicce di eparina a basso peso molecolare, in un
I corpi dei deceduti con il Covid-19 andavano esaminati subito perché le autopsie ci avrebbero permesso di apprendere molto e rapidamente sulla malattia, consentendoci di aiutare gli altri pazienti.
classico, ma nel caso del Covid-19 non era corretto
dosaggio simile a quello usato per l’embolia polmonare. Avete sempre avuto il personale in numero sufficiente? Ci sono state rinunce? Il personale era sufficiente e ciò ci ha consentito di gestire sia una rianimazione dedicata ai pazienti covid che una rianimazione per tutti gli altri. E’ stato molto importante conversare sia con il personale medico che infermieristico per sottolineare l’importanza di partecipare al lavoro in maniera unita nonostante le difficoltà iniziali, poi la sensazione di smarrimento correlata con il nuovo scenario è rientrata e le cose sono
applicarle, perché il problema più serio generato da questa malattia è, in
andate bene. Credo sia più facile lavorare in rianimazione che in Pronto
realtà, lo stato infiammatorio che ha come conseguenza una coagulazione
Soccorso, in situazioni come quelle che si sono create durante la fase acuta
disseminata (trombosi). E intubare e ventilare persone con un albero
della pandemia: qui quando entriamo in contatto con i pazienti sappiamo
vascolare polmonare completamente chiuso a causa della coagulazione era
che situazioni dobbiamo affrontare e siamo molto protetti, indossando
come dare dei colpi di martello sugli alveoli polmonari che, in ogni caso,
tuta, occhiali, due mascherine, tre paia di guanti uno sull’altro, mentre
non riuscivano ad eseguire lo scambio gassoso perché dall’altro lato c’era
fuori, nel Pronto Soccorso, il paziente arriva e va gestito non sapendo se sia
il muro costituito dal coagulo. Migliori risultati sono stati ottenuti per quei
positivo oppure no.
Con lei che è responsabile del reparto di terapia intensiva vorrei
Ma un morto per Covid-19 non è più pericoloso di un vivo, con cui
parlare della questione spinosa delle autopsie sui corpi dei deceduti
pure dovevate avere a che fare.
per Covid-19 che non sono state eseguite immediatamente. Perché
Sicuramente è così, sono infetti entrambi, in egual misura.
non si sono fatte?
Allora perché non si sono eseguite le autopsie?
In teoria, a prescindere dal problema che lei mi pone, ogni paziente
Nella sala autoptica del I Policlinico in cui andavo da studente c’era scritto
deceduto in rianimazione dovrebbe essere sottoposto ad autopsia, non per
“Hic est locus ubi mors gaudet succurrere vitam” (Questo è il luogo dove
ragioni medico-legali ma per un riscontro diagnostico, per capire, cioè, se
la morte gioisce nell’aiutare la vita). Il riscontro diagnostico, tuttavia, negli
le cure somministrate sono state utili. Questo in teoria, perché il riscontro
ospedali italiani viene visto come profanazione del cadavere, nessuno di noi
diagnostico in realtà è proficuo solo in un caso su mille. Per quale ragione è utile solo in un caso su mille? Perché, per esempio, in un paziente di 80 anni che muore per insufficienza respiratoria e problemi cardiorespiratori l’autopsia troverà un polmone anziano e un’insufficienza cardiaca, quindi in casi del genere l’autopsia è solo il riscontro di dati che sono prevedibili data l’età e i sintomi del paziente. Diversamente, se un paziente che ha subito un intervento serio come una lobectomia per un tumore polmonare muore al terzo giorno, teoricamente dovrebbe andare subito all’autopsia, sempre intesa come riscontro diagnostico, non per colpevolizzare il chirurgo ma per capire quale
vuole che il proprio caro sia sottoposto ad autopsia salvo
La conseguenza più grave dell’epidemia è che gli altri malati, quelli non affetti da Covid-19, sono scomparsi: pazienti oncologici, con infarto, con patologie croniche nono sono venuti in ospedale e ciò ha aggravato la loro condizione.
sia stato il problema che lo ha portato alla morte, per
se ci sono ragioni legali. Avendo lavorato per 18 anni in un istituto di ricovero e cura oncologico non sono mai riuscito a far eseguire un riscontro diagnostico! Ma in questo modo si perdono tantissime occasioni di aiutare altri pazienti attraverso ciò che si può apprendere dalle autopsie. Da rianimatore cosa ha capito del Covid-19? Molti socraticamente mi hanno detto di “aver capito di non aver capito”! E’ un virus che scatena un’attività infiammatoria fortissima e la cosa più importante è combattere la coagulazione intravasale che si verifica subito come esito dell’attività infiammatoria.
esempio la trombosi imprevista di un vaso, e in questo caso dalla autopsia
In base all’esperienza accumulata finora, che idea si è fatto sulle
noi medici potremmo imparare. Nel caso del Covid i corpi dei deceduti
terapie che si sono rivelate più efficaci contro il Covid-19?
andavano esaminati perché le autopsie ci avrebbero permesso di apprendere
Direi che sono utili l’uso di un cortisonico, dell’anticoagulante contro
molto e rapidamente sulla malattia. Ma, all’inizio soprattutto questi morti
possibili trombosi e naturalmente la terapia antibiotica. E’ ancora in atto
erano visti come degli appestati.
una discussione accesa sull’opportunità di usare l’idrossiclorochina, per
gli effetti collaterali che può avere a carico del sistema cardiaco, come
non erano affetti da Covid-19. Presso il nostro ospedale, per esempio,
sull’uso degli antivirali. Inoltre, è sicuramente positiva l’ossigenoterapia, ma
ha continuato a lavorare regolarmente l’ortopedia trattando tutti i casi
senza intubazione e ventilazione meccanica - almeno finché è possibile.
di fratture non altrimenti rinviabili, ma pazienti oncologici, con infarto,
Adesso, si ragiona molto attorno agli anticorpi monoclonali, visti come una
con patologie croniche sono scomparsi, i ricoveri nel Pronto Soccorso
possibilità di protezione in attesa di realizzare il vaccino, ma non mi piace
sono crollati. Peraltro, questo problema si è registrato ovunque, perché i
la corsa furiosa che c’è per essere i primi, si ha la sensazione che molti
pazienti avevano paura di contagiarsi venendo in ospedale, e dopo la fine
abbiano agito guardando soprattutto a eventuali royalties e pubblicazioni
dell’emergenza acuta abbiamo fatto un grande lavoro per recuperarli.
scientifiche: c’è stata troppa vanità personale. Mentre il lavoro difficile lo
Qual è il paziente tipo cui si rivolge il centro di terapia del dolore che
hanno fatto in Pronto Soccorso e nei reparti di rianimazione e subintensiva,
lei guida al S. Giuliano?
ma i rianimatori non sono apparsi in tv - a parte Alberto Zangrillo, ma lui è
Il nostro centro lavora con persone che soffrono di dolore cronico di diversa
una figura particolare…
origine: sicuramente abbiamo pazienti con patologie oncologiche, anche
Quali sono secondo lei le conseguenze più gravi dell’epidemia da
se si tende a far confusione fra cure palliative e terapia del dolore che in
coronavirus?
realtà non sono la medesima cosa. La terapia del dolore ha come obiettivo
Un problema importante l’hanno costituito gli altri malati, quelli che
di restituire l’individuo alla piena attività, tenendo conto che abbiamo
pazienti che per la loro età lavorano ancora e un dolore cronico può essere altamente invalidante. Si rivolge a noi, per esempio, chi ha subito interventi di stabilizzazione vertebrale: può accadere, infatti, che un paziente che non riesce a camminare perché ha una stenosi del canale vertebrale, in prima battuta si rechi dall’ortopedico o dal neurochirurgo, viene operato e però nel giro di pochi mesi nell’80% dei casi avrà una cicatrice fibrosa e gli stessi problemi di dolore che lo hanno portato ad operarsi, ebbene, in questi casi noi possiamo intervenire con successo; e poi ci sono molti pazienti anziani. La terapia del dolore è un settore senza voce perché non esistono associazioni che riuniscono persone che hanno questo problema (come avviene per altre patologie), quello con dolore cronico è il “paziente di nessuno” cui di solito ci si limita a prescrivere un antinfiammatorio. Eppure, la convivenza con il dolore cronico è difficile e può provocare anche danni a livello della psiche, mentre oggi si può fare molto per aiutarli a recuperare serenità.
111
Riccardo Sepe Visconti 13 Aprile 2020
Sono molto grato al mio vecchio prof. Francesco D’Andrea che in 5° ginnasio mi costrinse a studiare Lucrezio. Ero un asino e per capirci qualcosa dovetti imparare a memoria l’incipit del “De Rerum Natura”. Questa Lezione impartita (a me, come a tutta l’Umanità) da Tito Lucrezio Caro - da 2000 anni di distanza! - mi spinge a dare un SENSO ALLA SOFFERENZA. Un senso laico, naturalmente; un significato all’esperienza: qualcosa di educativo... La sofferenza - quando è la sofferenza degli altri - non possiamo viverla con senso di alterità (è toccato ad altri, a me non riguarda), la sofferenza andrebbe sempre sentita con uno spirito di partecipazione inclusiva (è toccato ad altri, avrebbe potuto succedere a me). Se riusciamo a provare un autentico coinvolgimento verso la sofferenza altrui, a condividerla sentendoci parte di un destino collettivo che colpisce alcuni e grazia altri al solo scopo di riunirci attraverso quel sentimento equilibratore che è la solidarietà... forse potremmo far maturare una sorta di compiuta consapevolezza verso l’accettazione del senso autentico dell’esistenza di ciascuno come parte di un unico insieme. La frase di Lucrezio è questa: “Suave, mari magno turbantibus aequora ventis,e terra magnum alterius spectare laborem; non quia vexari quemquamst iucunda voluptas, sed quibus ipse malis careas quia cernere suave est” - e la traduzione che vi offro è intesa così: “È dolce, assistere dalla riva, all’altrui travaglio, quando i venti sconvolgono la distesa del grande mare; non perché sia piacevole lo spettacolo della sofferenza altrui ma poiché è dolce comprendere da quali mali noi stessi siamo stati risparmiati”. Per me questa è rimasta, tra tante, una delle grandi Lezioni della Vita. NdA: la foto l’ho scattata alcuni giorni fa ad un paziente che - purtroppo - non si è mai più risvegliato: da terra sono stato spettatore del gran turbamento del vento che lo ha reso naufrago nella distesa di un mare nero... Ma la “dolcezza” che mi ha confortato è stata quella di assistere nel contempo al tentativo estremo di coloro che hanno speso ogni energia per aiutarlo... Il mondo sa essere assai migliore di come alcuni lo intendono ed io ho avuto il privilegio di essere testimone di una storia di lotta tra gli Uomini Giusti ed il Destino... 2657
Commenti: 98
O S P E D A L E
S . M A R I A
D E L L E
G R A Z I E
113
i
Francesco Diurno, o capitano! Mio capitano! Interview & Photo_ Riccardo Sepe Visconti
D
a circa 3 anni Francesco Diurno, anestesista e rianimatore, è a capo della terapia intensiva del S. Maria delle Grazie di Pozzuoli, reparto che in questo arco di tempo è stato al centro di un intervento di ristrutturazione che lo ha dotato di impianti adeguati al sempre crescente livello di servizi che l’ospedale intende fornire e a una nuova concezione che si sta affermando della rianimazione,
in cui si tiene conto del bisogno di aggiornare spazi ed attrezzature e della necessità di assicurare ai pazienti una certa privacy e la compagnia dei familiari. In questa rivoluzione positiva, che ha come ricaduta, per esempio, la possibilità di intensificare l’attività chirurgica dell’ospedale, il dottor Diurno ha rivestito un ruolo determinante, anche in qualità di direttore del Dipartimento dell’emergenza e dell’area critica per l’intera Asl Napoli 2 Nord. E, in questa veste, ha coordinato pure l’apertura della rianimazione del S. Giovanni di Dio a Frattamaggiore.
Il vostro reparto ha sperimentato un farmaco simile al Tocilizumab per contrastare alcune conseguenze del Covid-19: ci racconti di cosa si tratta. Siamo la struttura ospedaliera che ha utilizzato sul numero maggiore di pazienti l’Eculizumab in un progetto che ci ha visti protagonisti, si tratta appunto di un farmaco simile al Tocilizumab, e i risultati sono stati confortanti. Come il farmaco sperimentato dal gruppo dell’oncologo Paolo Ascierto, esso impedisce la cascata infiammatoria e viene di solito usato nelle patologie nefrologiche. Lo studio è stato coordinato dal nostro primario di oncologia, il dottor Gaetano Facchini e lo abbiamo impiegato sui pazienti nella formula off label: rispetto al Tocilizumab agiva a mon-
te della cascata infiammatoria inibendo alcuni
a fiala. Lo studio è stato fatto in piena libertà
fattori del complemento che inducono la co-
da parte nostra: ho scelto io il farmaco e ho
siddetta tempesta citochinica, una delle con-
contattato la casa produttrice che ce lo ha mes-
seguenze più pericolose della polmonite interstiziale da Covid-19, e in effetti usato nelle fasi precoci della malattia ha dato buoni risultati, anche se i dati riguardano un numero limitato di pazienti. A quanti malati di Covid-19 lo avete somministrato? A ventisei, dato che ci pone al primo posto In Italia, seguiti dall’ospedale di Bergamo, ma noi abbiamo iniziato a sommi-
so a disposizione. Abbiamo
Mentre sul piano logistico siamo più forti e preparati, dal punto di vista medico non abbiamo individuato nulla di nuovo e risolutivo, e se il virus tornasse, useremmo le medesime terapie di due mesi fa.
nistrarlo prima. Lo abbiamo
pubblicato un lavoro incentrato sui primi 4 casi trattati con Eculizumab in una rivista internazionale che ha avuto un buon impatto nella comunità scientifica e dall’estero ci hanno chiesto di collaborare con loro per uno studio. Il farmaco lo abbiamo usato anche nei pazienti in terapia intensiva, ma ci siamo resi conto che aveva maggiore efficacia se
somministrato
precoce-
ottenuto gratuitamente dall’azienda farmaceu-
mente, prima che l’insufficienza respiratoria
tica ed è un farmaco costosissimo, 7000 euro
richiedesse ventilazione e quindi ricovero in ri-
Ma alcune dinamiche dell’evoluzione della
autopsie eseguite a Bologna, hanno confer-
patologia voi medici le avete capite…
mato questa idea e i protocolli di cura si sono
Questa malattia viene definita una polmonite
uniformati prescrivendo appunto la sommini-
virale e noi di polmoniti virali ne abbiamo curate
strazione degli anticoagulanti. Lei coordina il reparto di ri-
tante: nei giovani volgono favorevolmente in pochi giorni nella stragrande maggioranza dei casi. Covid-19, invece, è una polmonite molto diversa dalle altre, abbiamo visto morire tante persone ed è stata una novità assoluta. Abbiamo capito, e siamo stati fra i primissimi in Italia a intuirlo, che c’era un problema grave sul versante vascolare del polmone, abbiamo compreso presto
Al S. Maria delle Grazie, durante l’emergenza Covid-19 nessuno dei medici del reparto che dirigo, la rianimazione, si è dato malato per non lavorare con i pazienti positivi, e siamo 34.
che il coronavirus attaccava
animazione. I pazienti che sono andati bene, alcuni molto bene, sono stati trattati, infatti, in subintensiva e nell’OBI del Pronto Soccorso al S. Maria delle Grazie, mentre al S. Giovanni di Dio di Frattamaggiore lo abbiamo impiegato in terapia intensiva perché l’organizzazione dell’ospedale non prevedeva la presenza di un reparto di subintensiva. Abbiamo sempre detto con chiarezza che non si tratta di una cura per la malattia, ma di un farmaco che contribuisce a contenerne certi effetti molto gravi. Sono tentativi che abbiamo fatto e, a emergenza covid quasi finita, va detto che a tutt’oggi mentre sul piano logistico siamo più forti e preparati, dal punto di vista medico, delle cure, non abbiamo individuato nulla di nuovo e risolutivo, e se il virus tornasse manifestandosi anche con casi gravi, useremmo le medesime terapie di due mesi fa.
animazione sia al S. Maria delle Grazie a Pozzuoli che presso l’ospedale S. Giovanni di Dio a Frattamaggiore: ha notato differenze nei pazienti delle due strutture ? No, non ci sono state differenze apprezzabili, neanche dal punto di vista della mortalità in terapia intensiva, che purtroppo in entrambi i casi è stata alta, intorno all’85-90%.
non solo il parenchima polmonare, ma indu-
E’ vero, invece, come registrano i dati statisti-
ceva anche delle trombosi al circolo polmonare
ci, che in linea generale si è infettata di più la
e di conseguenza abbiamo introdotto nella te-
classe sociale medio-alta, ed è comprensibile,
rapia gli anticoagulanti che ci hanno aiutato. A
sono persone che hanno più contatti ester-
distanza di settimane, i dati emersi dalle prime
ni, che si muovono di più, viaggiano di più, e
quindi il virus in questa fetta della popolazione
non dovremmo correre più grandi rischi, ma
possibilmente intercambiabili, così che ogni pa-
ha circolato maggiormente. Mentre i quartieri
non penso andrà così, i tempi sono più lunghi.
ziente riceva la medesima risposta diagnostica
popolari sono rimasti più preservati rispetto a
C’è una parte degli studiosi che si aspetta una
e terapeutica qualunque sia il medico di turno
quelli economicamente più forti perché sono
nuova ondata ma io non sono uno di loro, con-
che lo curerà. Ovviamente in gruppi numero-
normalmente più chiusi in se stessi, quindi se al
cordo piuttosto con ciò che ha detto il dottor
si c’è sempre qualcuno che è meno forte e si
loro interno non ci sono state persone infette e
Alberto Zangrillo del S. Raffaele di Milano, nel
deve fare in modo che il reparto sia comunque
la gente è uscita poco da quell’ambito ristretto,
senso che i casi gravi noi che lavoriamo negli
in sicurezza, sta all’abilità di chi lo organizza
il virus non si è diffuso.
ospedali non li vediamo più, eppure un certo
di amalgamare il personale in modo che non
Adesso (Ndr. Intervista rilasciata il 15 lu-
numero di contagiati - seppur ridotto - c’è. Per
ci siano grandi divari. Devo dire che durante
glio 2020) i reparti Covid degli ospedali
spiegare questa incongruenza si deve pensare
l’emergenza dovuta al Covid-19 non abbiamo
dove lavora sono chiusi?
o che il virus sia cambiato, ma non sono in gra-
avuto problemi di defezioni, sono stati pochis-
Sì, in questa fase i pazienti che necessitano di
do di dirlo in modo incontrovertibile, o che si è
simi quelli che si sono messi in malattia.
ricovero vanno nei covid center della Regione,
affievolita la sua virulenza.
Penso che non si debba essere troppo se-
cioè Cotugno e Loreto Mare a Napoli, covid
Parliamo del suo lavoro in ospedale: in un
veri con chi ha scelto di tirarsi fuori, perché
center di Maddaloni e Boscotrecase.
reparto complesso come quello di terapia
ai medici è richiesta competenza nel loro
Che prospettive ci sono nel prossimo futu-
intensiva, quanto è importante operare
lavoro ma non eroismo.
ro rispetto al problema Covid-19?
come una squadra?
Sì, ma se tutti avessero fatto questo tipo di
L’unica soluzione definitiva è il vaccino, se si
L’obiettivo massimo di un gruppo di lavoro
ragionamento chi sarebbe rimasto a curare i
riesce a realizzarlo nell’arco di qualche mese
come il nostro è che tutti siano autonomi e
pazienti?! Un minimo di rischio professionale
è insito in questo mestiere. Se ne hanno dei
il personale e fra i pazienti, sono stati note-
vantaggi ma comporta anche dei rischi, allo
volmente al di sotto di quelli avvenuti in altre
stesso modo del carpentiere che sale sull’im-
strutture della Regione. Le polemiche per i
palcatura, prende tutte le precauzioni e spera
nostri contagi hanno motivazioni connesse al
di non cadere, ma sono compiti che qualcuno
rapporto fra le istituzioni locali e la direzione
deve assolvere. Al S. Maria delle Grazie nessuno dei medici del mio reparto si è dato malato, e siamo 34. Noi d’ufficio abbiamo escluso dal lavoro con i pazienti covid una collega che ha due figli disabili gravi, peraltro contro il suo parere. Al S. Giovanni di Dio abbiamo avuto un solo caso di un medico che ha rifiutato di entrare in area covid.
strategica. E questo è un pec-
L’obiettivo massimo nel nostro reparto è che tutti siano autonomi e possibilmente intercambiabili, così che ogni paziente riceva la medesima risposta diagnostica e terapeutica.
L’ospedale S. Maria delle
cato, perché dovremmo, invece, lavorare insieme, tanto più in una Regione in cui esiste un forte deficit di fiducia nelle istituzioni da parte della popolazione, la gente non si fida delle banche, della scuola, e anche degli ospedali. Ora, se noi facciamo uno sforzo per essere più accoglienti ma un’altra istituzione non sta accanto a noi nel momento in
Grazie è stato al centro d un episodio di
cui ci sono dei problemi, crea una frattura che
contagio all’interno del reparto di medici-
danneggia in primo luogo proprio i cittadini.
na che ha visto emergere una contrapposi-
I percorsi che tutti gli ospedali hanno attivato
zione fra la struttura ospedaliera e le am-
servono proprio a far sì che un cardiopatico
ministrazioni dei Comuni flegrei che sono
possa eseguire la sua coronarografia in piena
il bacino d’utenza dell’ospedale. Mi dà la
sicurezza, senza incrociare eventuali pazienti
sua opinione su quanto accaduto?
covid positivi.
I contagi nel nostro reparto di medicina, fra
A S L
N A 2
N O R D
i
IL NUMIS TUTELARE Text_ Redazione ICity Photo_ Riccardo Sepe Visconti
DIRETTORE UNITA’ OPERATIVA DI MEDICINA DI URGENZA/ PRONTO SOCCORSO OSPEDALE S. MARIA DELLE GRAZIE POZZUOLI Per lei il lavoro più bello del mondo qual è?
permane ancora), la squadra del pronto soccorso si allestiva con
Il medico, il medico di urgenza! E’ un lavoro particolare, non lo si fa
specialisti prestati dai diversi reparti - cardiologo, chirurgo, otorino,
certo per lo stipendio perché la retribuzione media di un dirigente di
ecc.- insomma la figura del medico di urgenza non esisteva e lo stesso
pronto soccorso è identica a quella di un collega di pari grado che, per esempio, sta in ambulatorio ed è certamente sottoposto ad uno stress inferiore a quello che tocca a noi. Siamo in costante contatto con persone che vivono un disagio: quindi o si riesce ad essere empatici rispetto a questo stato di disagio o non si parte col piede giusto e il lavoro sarà più stressante. Anche i colleghi con cui negli ultimi due anni e mezzo ho avuto la fortuna di lavorare al Santa Maria delle Grazie hanno fatto propria questa mentalità e sono sicuro che riescono a tornare a casa meno stanchi, come accade a me, del resto. Quali sono le differenze fra i medici di urgenza
pronto soccorso era considerato un’area di transito
Noi del Pronto Soccorso insieme alla rianimazione, con il nostro staff di medici, infermieri ed OSS, ci siamo accollati l’onere di seguire totalmente l’emergenza, cercando di far sì che non ne fossero toccati i colleghi nei reparti.
e tutti gli altri?
dei pazienti. Adesso, invece, chi fa parte della scuola di specializzazione e della società scientifica di medicina di urgenza ha cercato in tutti i modi di creare un’identità per i medici di pronto soccorso considerandola una specialità con dignità pari alle altre. L’acquisizione di questa identità ha mutato le sorti dei pronto soccorso – o almeno di quelli dove esistono squadre che si identificano nella medicina di urgenza intesa in questo modo nuovo. Da noi non esiste più il termine “accettazione”, facciamo inquadramento diagnostico, trattamento, dimissioni, tutte cose che qui al Santa Maria delle grazie fino a qualche anno fa non venivano effettuate e che
Fino a un po’ di anni fa i medici dei pronto soccorso non avevano
ancora molti pronto soccorso della Campania e di Italia e non fanno. La
un’identità propria (e in alcune realtà purtroppo questa situazione
squadra che lavora con me ha acquisito questa nuova mentalità e vedere
il paziente critico non li spaventa e, cosa più importante, tale cambio di impostazione mentale consente di gestire meglio chi si rivolge a noi. Facciamo un passo indietro di 3 mesi: nel pronto soccorso siete abituati a vedere ogni tipo di problema, dato che costituite il filtro fra i reparti dell’ospedale e le persone che hanno bisogno di cure, ma l’’arrivo dell’epidemia di covid 19, invece, spazza via questo sistema consolidato: da una parte, infatti, i ricoveri ordinari sono crollati perché la gente ha avuto timore di entrare in ospedale e perché molti reparti hanno lavorato con ritmi assai ridotti; dall’altra parte, tuttavia, il pronto soccorso si è trovato ad essere maggiormente esposto ad uno stress di accessi straordinari, perché i pazienti che avevano (o temevano di avere contratto) il corona virus l’hanno preso d’assalto. Ci racconti cosa è accaduto dal punto di vista di chi è stato davvero in trincea. Se c’è stato un errore nella gestione dell’epidemia da covid 19 (anche se io penso che in generale in Italia la gestione sia stata quella giusta), esso è consistito nel considerare figura essenziale durante la crisi sanitaria l’infettivologo e non il medico di terapia intensiva e semintensiva: oggi possiamo dire che non esiste una terapia farmacologica efficace contro il corona virus, ciò significa che l’unico modo per curare attualmente i pazienti è sostenere l’organismo e cercare di ridurre la risposta immunitaria, cioè la reazione che si innesca in esso quando è attaccato dal virus e che è il vero problema dei pazienti affetti da covid. Il problema principale che ci si poneva, infatti, è stato controllare l’infezione respiratoria correlata alla polmonite interstiziale innescata dal virus. Per tutte queste ragioni la figura strategica è appunto quella del medico intensivista insieme al medico di medicina di urgenza: entrambi nel loro lavoro quotidiano hanno a che fare con pazienti che presentano insufficienze respiratorie e insufficienze multiorgano, dovute magari ad altre cause, ma l’esito finale è il medesimo, i polmoni non sono in grado di svolgere il loro compito. E il trattamento di questi pazienti, la ventilazione invasiva e non, è un’attività che queste figure professionali applicano ogni giorno. Eppure, anche nel caso dell’epidemia non si è capito bene quale sia stato il grandissimo ruolo svolto dal medico di urgenza. Facciamo un’analisi cruda di ciò che è accaduto: il paziente molto grave che è andato in terapia intensiva per lo più non ce l’ha fatta; quelli con una manifestazione paucisintomatica della malattia sono rimasti a casa, seguiti dal medico curante. La percentuale più alta
di pazienti rientrava in uno stadio intermedio, non abbastanza gravi
spiegare con pazienti arrivati troppo tardi in ospedale o che fin dall’inizio
per andare in terapia intensiva ma neppure in grado di essere curati
hanno avuto un decorso molto più grave rispetto a chi è rimasto nella
presso il domicilio, e loro sono rimasti in gestione ai medici di urgenza.
semintensiva e quindi è stato gestito in modo meno invasivo.
Gli infettivologi hanno svolto il loro lavoro essendo sempre affiancati
Cosa vuol dire arrivare “troppo tardi” in ospedale, come si può
dagli intensivisti e dagli pneumologi che però dovevano avere una
quantificare questo tempo?
cultura della ventilazione non invasiva superiore a quella che hanno
In termini di tempo la differenza la può fare anche qualche giorno: uno
gli internisti o gli pneumologi che normalmente non si occupano di
dei pochi dati certi che possediamo rispetto al decorso del covid 19 è che accade un po’ come avviene
questo tipo di ventilazione. In sintesi, i malati di covid 19 ad un certo stadio richiedono una gestione multidisciplinare di tipo semintensivo e intensivo, mentre virologo e infettivologo hanno un ruolo marginale.
Noi del Pronto Soccorso insieme alla rianimazione, con il nostro staff di medici, infermieri ed OSS, ci siamo accollati l’onere di seguire totalmente l’emergenza, cercando di far sì che non ne fossero toccati i colleghi nei reparti.
Facciamo una fotografia di
in chi ha uno shock settico di tipo batterico. Nel senso che il problema è dato soprattutto dalla risposta che l’organismo mette in atto di fronte all’attacco del virus. Quando questa risposta non è più regolamentata da leggi
cosa è accaduto in questo ospedale.
di fisiologia del corpo il paziente si aggrava molto in fretta e la causa
Al Santa Maria delle Grazie la mortalità nella terapia intensiva si è
principale di morte è la risposta infiammatoria eccessiva che provoca danni
avvicinata al 100%, quella della semintensiva si è attestata al 25-28%. E’
irreparabili all’organismo e conduce alla morte. Da questa constatazione
chiaro che la gravità dei pazienti è diversa, mai come in questa malattia
parte anche lo studio del dottor Paolo Ascierto, oncologo dell’istituto
secondo me l’azione del medico nella fase iniziale è relativa. Il decorso
dei tumori Pascale di Napoli, e l’uso dal lui promosso del tocilizumab o
nei primissimi giorni prende una certa piega, virando cioè verso una
di un farmaco simile, che abbiamo adoperato qui, l’eculizumab, farmaci
gravità maggiore o minore, indipendentemente dalla gestione medica
biologici che riducono appunto la pericolosa risposta immunitaria
dell’ammalato. Quindi questa alta mortalità in terapia intensiva si può
eccessiva. All’inizio della pandemia in questo ospedale abbiamo gestito
una cinquantina di pazienti covid 19 in terapia semintensiva e circa 15
caratteristiche assume a causa della malattia e applicare pressioni alte
in intensiva e la mortalità così elevata in intensiva è da spiegare col
può essere dannoso. E questo è stato il primo errore, se tale lo vogliamo
fatto che il paziente è giunto da noi quando la risposta infiammatoria
definire, dei colleghi della Lombardia, che hanno applicato e trasmesso
era così importante da non poter essere reversibile. Nei pazienti morti
questo metodo di ventilazione con pressioni molto alte all’interno del
in terapia intensiva la risposta immunitaria si era già innescata ed era in
sistema bronchiale e alveolare e che ha ulteriormente distrutto gran
fase avanzata, la cascata infiammatoria era forte e quindi l’efficacia dei
parte delle vie aeree dei malati che poi sono morti. Abbiamo quindi
farmaci di cui ho detto è stata molto inferiore a quella avuta quando
capito che ventilare nel modo giusto i polmoni di pazienti affetti da
abbiamo intercettato il paziente in una fase non così avanzata dell’infiammazione. In terapia intensiva i pazienti sono stati intubati: cosa ha comportato
questa
pratica
invasiva? Siamo
partiti
covid 19 è molto difficile.
C’è un gruppo di persone nuove, a iniziare dal direttore generale Antonio D’Amore, che hanno deciso di cambiare radicalmente il corso della sanità locale, badando poco o nulla a una realtà che vede spesso un eccesso di integrazione fra politica e vita sanitaria.
dall’esperienza
Perché
non
sono
state
eseguite subito autopsie sui deceduti per covid per capire cosa fosse accaduto ai loro organismi? Non
so
dire
perché
non
è
accaduto, è stata una mancanza
dei colleghi che lavorano negli ospedali lombardi, i quali inizialmente
anche perché sappiamo che tante scoperte importanti nella storia
hanno pubblicato una serie di esperienze in cui loro adottavano un
della medicina si sono avute grazie allo studio dei cadaveri. Forse ci si è
certo tipo di ventilazione invasiva. Alla lunga questo sistema si è rivelato
spaventati, non tanto perché potessero essere contagiosi (e comunque
fallimentare: questi errori sono dovuti al fatto che non si conoscevano
lo sono), ma forse perché si è temuto che le autopsie potessero mettere
- e non si conoscono ancora - le caratteristiche di un polmone infettato
in ginocchio anche il sistema delle anatomie patologiche, una finestra
dal virus, che ha un modo di comportarsi al momento non confrontabile
andava aperta e non si è fatto e questo è stato un errore. Ma eseguire
con nessun altra patologia che comporti insufficienza respiratoria. In
l’autopsia su tutti sarebbe stato un inferno.
una prima fase anche noi, in considerazione di un paio di parametri
Ho come la sensazione che ci sia stata una forma di “rigetto
respiratori, tendevamo a coinvolgere il rianimatore e quindi la terapia intensiva nella gestione della malattia; poi ci siamo resi conto, nel giro di pochi giorni, che era meglio non intubare questi pazienti e continuare con una ventilazione non invasiva. Usando i caschi, per esempio. Di solito in altre patologie questo tipo di ventilazione ha un tempo di 7296 ore, mentre noi abbiamo fatto anche 10 giorni di ventilazione non invasiva pur di non intubarli! E probabilmente, era la strada giusta. Che complicanze comporta intubare? Attaccare un sistema cardiopolmonare ad un ventilatore esterno sconvolge la fisiologia del sistema cuore-polmoni, un sistema molto complesso che lo diventa ancora di più in presenza di una patologia. Infatti, mentre somministriamo l’ossigeno esercitiamo anche delle pressioni all’interno delle vie aeree che tengono le vie aeree sempre aperte ma al tempo stesso non possono non avere delle conseguenze. Noi non conosciamo, se non ora grazie ad alcune autopsie, (ndr. Evidenziare quando sono iniziate…) qual è la consistenza di un polmone infettato dal virus, che
collettivo”, di ripugnanza verso i cadaveri dei deceduti per
malato. In ospedali come il Cotugno o il covid hospital Loreto Mare, dove
covid 19: perché non si è provato a prevedere una procedura di
si è avuta una gestione realmente di tipo infettivologico, il non-contatto
smaltimento pietoso dei corpi e di sepoltura altrettanto pietosa
è stato ancora più forte: la terapia poteva essere passata attraverso un
e rispettosa, sostanzialmente diversa da quella che è stata
cassetto, la comunicazione avvenire attraverso un citofono. Da noi è
adottata? Di fatto i malati di COVID 19 sono stati allontanati
stato un po’ differente, il contatto fisico con il paziente c’è stato, sia
da tutto e da tutti, separati definitivamente dai loro affetti
pure usando tutti i dispositivi di sicurezza. Sicuramente, per chi vive la
fino al momento del decesso, ed anche dopo, da morti, le
sofferenza in prima persona è stato molto drammatico. Per eventuali
salme sono state occultate alla vista di chiunque: sigillate in
futuri pazienti come per il personale, che non poteva tornare a casa
doppi sacchi mortuari , di cui uno avvolto in lenzuola imbevute
per timore di provocare altri contagi, l’auspicio è, avendo una migliore
di disinfettanti, e successivamente sigillati nin bare chiuse o
conoscenza del virus, di individuare un modo per garantire la sicurezza
avviati all’inceneritore…
È come se si fosse
fatto questo ragionamento: “sono morti e devono sparire, sono malati e devono essere tenuti lontani dai loro familiari”. Certo, si doveva tener conto del problema del contagio, ma forse era possibile prevedere un modo per farli comunicare con i parenti, invece le famiglie sono state costrette ad abbandonare letteralmente i loro cari ammalati. Il fatto che non potessero avere alcun contatto è stato
e insieme preservare i rapporti umani.
Avere più personale e fondi è utile per affrontare il nemico che ci si presenta tutti i giorni, ma per quanto mi riguarda lo faccio ugualmente, anche se mi si dà 1 invece di 100.
davvero impietoso e questa scelta, che credo
Restando in tema di rapporti tra malattia ed emozioni a lei è capitato di vivere momenti di disperazione? No, ciò che ho provato era la sensazione di non avere le armi giuste per affrontare ciò che stava accadendo - sia dal punto di vista medico che psicologico. Non a caso, in questi mesi si sono sovrapposti in grande quantità consigli, linee guida, indicazioni, anche sul modo di comunicare con la famiglia dei pazienti. Questo è un aspetto che mi sta molto a cuore,
sia stata adottata dall’Amministrazione Centrale dello Stato, va
nei reparti di pronto soccorso chi ha l’incarico di comunicare
condannata e sarebbe necessario che per analoghi casi futuri si
ai familiari che il loro congiunto è morto, esiste una figura
adottino comportamenti e procedure che mostrino un maggior
specializzata per assolvere a questo delicatissimo compito?
senso di responsabilità etica nei confronti della sofferenza degli
Non esiste nella nostra struttura un’organizzazione per cui ci sono
altri.
figure specifiche incaricate di questo, ciascuno di noi quando ha vissuto
Queste riflessioni pongono una serie di problemi da cui non si può
il decesso di un ricoverato ha dovuto affrontare il compito di parlare
prescindere. Viviamo un’epoca in cui si parla tanto di umanizzazione
con la famiglia. Molti di noi medici non sanno che esiste un settore
delle cure, di come è importante essere empatici con i pazienti, di come
della medicina d’urgenza che si occupa proprio della comunicazione
spesso una mano sulla spalla o una carezza sono fondamentali quanto
delle notizie infauste. Ci sono, infatti, tecniche per farlo, prevedono che
le terapie. Questa malattia ci ha tolto questo aspetto della cura degli
il medico parli attraverso il corpo, gli atteggiamenti ancor prima che
ammalati, ce lo ha strappato, ha messo fuori la porta il senso della
con le parole. Naturalmente questo si può fare quando si ha il contatto
pietà. Penso che se c’è una cosa di cui le persone che hanno vissuto
diretto con i parenti del deceduto; dover comunicare al telefono che il
questa esperienza, come pazienti o come parenti di ammalati, potranno
familiare non ce l’ha fatta a persone che già stanno vivendo il distacco
raccontare negativamente non è tanto la malattia in sé, ma proprio la
da quando il parente è ricoverato come è accaduto per i malati di covid
gestione che c’è stata a livello di rapporto umano. Che però in molti casi
19 è stata una grande sconfitta.
non aveva alternative: il covid 19 non ha un indice di gravità particolare
Crede che l’esperienza accumulata in questi mesi possa avere fra
ma ha un indice di contagio altissimo e quindi uno degli obiettivi primari
le sue conseguenze una profonda revisione della gestione dei
è stato contenere il contagio, cosa che si ottiene con il distacco totale dal
pazienti dal punto di vista umano?
Credo che dei cambiamenti siano necessari e che ci saranno: ci deve
aspettavo. Gli ospedali campani, italiani, del mondo sono stati invasi
essere anche nel modo in cui noi medici ci rapportiamo alla realtà. Oggi
dal corona virus e si sono messe in atto tante azioni volte a limitare il
quando ci occupiamo di un ammalato critico lo facciamo tenendolo in
contagio, ma di fatto non siamo riusciti a farlo. Conosco colleghi che
un ambito il più possibile chiuso, cercando di far accedere i familiari il
lavorano in ospedali dell’area metropolitana dove il numero di contagi
meno possibile, soprattutto per il timore di essere criticati, è una paura
fra gli operatori sanitari è stato molto elevato, decine ogni giorno. Ma
molto presente e che ci condiziona. La società sanitaria deve maturare,
nulla è stato detto a riguardo. Al Santa Maria delle Grazie, invece, nel
deve avere la capacità di aprirsi, anche mostrando le proprie debolezze,
momento in cui il contagio c’è stato, siamo stati molto attaccati: forse
sapendo però che dall’altro lato non c’è necessariamente chi vuole
perché si avvicinano le elezioni e questo ospedale ha sempre vissuto in
insinuarsi nella tua mancanza per lucrarci.
maniera intensa la politica, anche la politica sindacale. Oggi tanti non
Quando si è verificato il contagio al Santa Maria delle Grazie la
riescono a splendere di luce propria e lo fanno buttando fango sugli altri:
comunità flegrea, attraverso i suoi rappresentanti, i sindaci, vi
questo, temo, sia accaduto qui. La verità è che c’è un gruppo di persone
ha attaccato, manifestando un senso di forte contrapposizione
nuove, a iniziare dal direttore generale Antonio D’Amore che, secondo
rispetto all’ospedale, invece di vederlo come parte fondamentale
me, hanno deciso di cambiare radicalmente il corso della sanità locale,
del sistema sociale del territorio. Perché è accaduto?
badando poco o nulla a una realtà che vede spesso, come dire, “un
Sono rimasto molto deluso da questo comportamento, non me lo
eccesso di integrazione fra politica e vita sanitaria”… Questo non ha
fatto piacere a molti e quindi qualsiasi cosa accade all’interno del Santa
noi dell’area critica, infatti, io con il dottor Franco Diurno, che dirige
Maria delle Grazie e dell’Asl si cerca di amplificarla per enfatizzarne gli
la rianimazione, e il nostro staff di medici, infermieri ed oss ci siamo
aspetti negativi. Sicuramente abbiamo avuto un problema di gestione
accollati l’onere di seguire totalmente l’emergenza, cercando di far sì
che però non è stato analizzato in modo lucido dalle forze politiche
che non ne fossero toccati i colleghi dei reparti. E di fatto ci siamo quasi
locali, si è voluto invece strafare, spinti da un populismo assolutamente
sempre riusciti: ma faccio autocritica perché con questa scelta abbiamo
fuori luogo. La politica doveva stare accanto a noi, invece nel momento
consentito di abbassare la guardia a chi era alle nostre spalle e vedeva
della defaillance, piuttosto che fare squadra attorno all’ospedale che
l’emergenza solo in tv. Questa era la critica da fare: solo una piccola
nel corso degli ultimi anni ha dato ampia dimostrazione di grande
quota dell’ospedale ha avuto la responsabilità di gestire il problema
professionalità, sono corsi giudizi molto brutti.
covid e tutto il resto se ne è fregato.
Come ne è uscita l’immagine dell’ospedale da questo episodio?
Cosa le ha insegnato l’emergenza che ha vissuto in prima linea?
Avverto una profonda disaffezione. Qui spesso si è pensato che la
Dobbiamo sempre tenere presente che il virus è fra di noi, anche se
sanità sia al servizio di chi riesce a inserirsi grazie a favori e cortesie
delocalizziamo la gestione dei pazienti sicuramente affetti da covid,
all’interno del sistema e questo ospedale, purtoppo, non è da meno. Il
ospitandoli in una palazzina dedicata (che è stata inaugurata – a
risultato è che oggi la persona comune ha paura di venire in ospedale,
seguito di lavori realizzati con estrema rapidità – il giorno 6 maggio
mentre chi ha sempre utilizzato l’ospedale per vie traverse continua a
2020), questo non ci dà la sicurezza totale rispetto ai pazienti che si
farlo perché le vie traverse non sono state intaccate. In realtà, si volevano intaccare proprio grazie a una gestione limpida da parte della direzione dell’asl: il direttore generale D’Amore, che è il vertice, ha due bracci operativi la dottoressa Monica Vanni, direttore sanitario dell’asl Napoli nord 2 e il direttore amministrativo ( ////////manca il nome). Loro fanno la strategia dell’azienda sanitaria e in questi 2 anni e mezzo ho potuto toccare con mano come qui si dia
trovano nell’ospedale ma naturalmente abbatte in
Avere più personale e fondi è utile per affrontare il nemico che ci si presenta tutti i giorni, ma per quanto mi riguarda lo faccio ugualmente, anche se mi si dà 1 invece di 100.
maniera esponenziale la possibilità che avvengano contatti tra persone contagiate e persone sane. Le nostre conoscenze del virus sono ancora limitate, ma non ci devono spingere a non avere contatti, ad allontanarci gli uni dagli altri, a non visitare i pazienti. Cosa questa che sta accadendo e temo continuerà a succedere fino a quando non si dirà “la pandemia è finita” e i nostri specialisti torneranno in pronto
importanza al sociale, nel senso che il loro obiettivo
soccorso a farci le consulenze come accadeva prima.
è erogare un’offerta sanitaria equa, che abbia
Oggi la nostra sottocultura ci dice che non si possono
delle regole. E questo cozza con quel modo di pensare che è ancora
visitare le persone che possono essere portatrici del virus e si usa spesso
molto radicato e che ho spiegato prima. Molte cose devono cambiare:
come giustificazione di questa scelta il fatto di avere famiglia e figli a
l’ospedale ha avuto un momento di debolezza che poteva non dico
casa. La mia coscienza ha fatto sì che non modificassi in peggio il modo
passare inosservato perché questo sarebbe stato sbagliato, ma doveva
di assistere i pazienti, ho scelto però di allontanarmi dai miei cari per
essere oggetto di una critica più costruttiva. Alcuni ospedali hanno
evitare di essere veicolo di contagio. In questi mesi abbiamo rischiato
deciso di rifiutare le persone che potevano essere sospetti casi covid ed
di far morire persone che si sono rivolte a noi non per il covid 19 ma
è una politica che, a parte che dal punto di vista legale non è giusta,
perché per paura di contagiarsi c’è chi non le ha curate bene. Alcuni
dal punto di vista etico è assurda. Ebbene, dalla politica locale è arrivato
dei miei colleghi specialisti, infatti, hanno deciso di limitare la propria
quasi il messaggio che era preferibile chiudere le porte dell’ospedale
attività e questo è fuori da ogni etica. E sentirsi poi criticare, con una
piuttosto che correre il rischio di infettarlo. E la cosa più grave è che
critica quasi personale, mi ha ferito molto.
questa posizione ha avuto fautori anche all’interno dell’ospedale
A voi medici manca la capacità di sapervi raccontare: presi
stesso. In una prima fase di gestione dell’emergenza ho commesso
dall’agire
un grande errore, quello di non far vivere all’ospedale l’emergenza,
all’esterno spiegazioni sulle vostre scelte. A tutto questo
sul
campo
sottostimate
l’importanza
di
dare
(facendo autocritica a nome di tutta la mia categoria) aggiungo che l’informazione giornalistica è stata sciatta e ha disorientato le persone poiché si è troppo spesso interessata di rincorrere temi sensazionalistici ed urlati a scapito di quelli ragionati e realmente informati. E’ vero la comunicazione è stata carente. Chi ha studiato come si gestisce una maxi emergenza sa bene che si individua un team all’interno del quale c’è sempre una figura addetta esclusivamente alla comunicazione, con i media, con la gente. E noi non l’abbiamo avuta. Che destinazione avrà l’edificio allestito per ospitare pazienti covid separato dall’ospedale quando l’emergenza sarà finita? E il personale assunto a tempo determinato? La palazzina che ospiterà la degenza ordinaria semintensiva covid è un reparto di medicina covid con dei posti di semintensiva. La destinazione quando non avremo più pazienti non so quale sarà, ma se si decide di fare programmazione per non essere impreparati, realizzando quindi reparti, strutturando organici, acquistando attrezzature necessari a gestire questi pazienti, tutto ciò non deve essere visto come una spesa accessoria o superflua, in altre parole non si deve guardare solo all’immediato. Stiamo continuando ad acquisire esperienza nella gestione di questi malati e ci prepariamo all’eventualità di una seconda ondata e, comunque, questo tipo di strutture può tornarci utile per la gestione di altre patologie. Quanto al personale, è stato assunto a tempo determinato per fronteggiare l’emergenza: qualora tornasse si dovrebbe continuare a garantire loro i contratti, e intanto si dovrebbe mettere in atto procedimenti di tipo concorsuale per assumerli nella previsione futura che qualcosa possa accadere e tenendo presente che siamo sempre sottorganico. C’è anche da dire che ci sono i tetti di spesa da rispettare. Da parte mia avere più personale e fondi è utile per affrontare il nemico che ci si presenta tutti i giorni, ma lo faccio ugualmente, anche se mi si dà 1 invece di 100.
Riccardo Sepe Visconti 20 Aprile 2020
Piccole storie marginali... dal campo di battaglia. Ieri ho vissuto - toccandola con mano - la divisione in 2 dell’Italia: da un lato quelli che stanno bene (e non capiscono cosa ci sia dall’altra parte), dall’altro quelli che stanno male (e sanno tutto!...). Sono entrato nei reparti di rianimazione e di terapia intensiva e sub intensiva COVID 19 ed ho assistito al muto e lento spettacolo della morte che lotta per divorare la vita. Dapprima sono stato nel reparto sub-intensiva ed guardato negli occhi quegli uomini e quelle donne sui letti: una di esse mi ha sorriso e mi
ha chiesto di fotografarla così, sorridente... per la figlia; perché se le cose le andassero male voleva lasciare un’immagine di sé forte! Ma io non conosco il suo nome e se mai le succedesse qualcosa come potrei spedire il suo ritratto alla figlia?!... Ho visto un infermiere di oltre 60 anni, terrorizzato. Non dal virus ma dalla claustrofobia: restare chiuso sigillato per ore ed ore in una tutascafandro, con maschere strette al volto e casco che ti asfissiano... per lui era impossibile!... Con gli occhi lucidi, terminato il turno, ha chiamato la caposala e le ha detto: “non riesco... non ce la faccio”!... La caposala gli ha sorriso e gli ha risposto di non preoccuparsi, lo capiva… (lo avrebbe spostato in un altro settore). La caposala ha una figlia... che si sta specializzando... a Bergamo, la “Città martire”... Io sospetto che la caposala sia forte con gli altri (perché ve lo assicuro è una donna che infonde sicurezza) perché questo è l’unico modo che ha di proteggere anche la figlia... a Bergamo! La protegge attraverso la sua forza d’animo, in questi casi diventa la tua più grande ricchezza. Mioddio come avremmo mai potuto immaginare di vivere questa vita precipitata in un abisso?! Come potevamo anche solo pensare di finire in questo inferno? Un inferno popolato da demoni, coloro che ancora rubano, speculano sul dolore, sulla fragilità, quelli che si arrampicano sui cadaveri per prendere qualche voto in più o qualche pacchetto di banconote (dio, come li odio!); ma anche popolato da Cherubini, quelli che non dicono mai no, quelli che ci sono, sempre. Quelli che nell’uragano del dolore trovano la forza di sorridere agli altri o di mandare un sorriso alla figlia... attraverso un fotografo di passaggio nella tormenta... (l’immagine è di ieri, Ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli – reparto terapia intensiva COVID 19) 3874
Commenti: 217
ISCHIA
O S P E D A L E
A .
R I Z Z O L I
i
UN PICCOLO OSPEDALE DAI GRANDI ORIZZONTI Interview & Photo_ Riccardo Sepe Visconti
I
l dottor Ciro Di Gennaro è primario dell’UOC di medicina e quindi direttore del Pronto Soccorso dell’ospedale Anna Rizzoli di Ischia, presidio essenziale per un’isola con oltre 60mila residenti e che nella stagione estiva vede crescere in modo esponenziale i suoi abitanti. Inoltre, durante l’emergenza Covid-19 Di Gennaro, che è infettivologo, ha diretto il reparto covid del nosocomio ischitano e ha fatto parte dell’Unità di Crisi Regio-
nale. In queste molteplici vesti, quindi, illustra l’importante progetto di innovazione che ha portato avanti nel tempo, su molteplici fronti, per rendere più efficiente il Pronto Soccorso e per costruire un rapporto positivo fra le diverse parti dell’ospedale, la medicina del territorio e la popolazione, e racconta come la struttura ha affrontato l’emergenza sanitaria che ha visto nell’isola quasi 100 contagiati.
Quali incarichi riveste presso l’ospedale A.
nità operativa semplice di pronto soccorso. Fa
anziani e il Pronto Soccorso era organizzato in
Rizzoli?
eccezione il Santa Maria delle Grazie a Pozzuoli
modo del tutto diverso, medici di medicina e
Sono appena diventato primario dell’unità ope-
dove ci sono 2 distinte UOC di medicina, una è
chirurgia si alternavano in servizio e l’utenza era
rativa complessa (UOC) di medicina, di cui da
l’AFO (Area Funzionale Omogenea) di medicina
inferiore ad oggi: ho quindi deciso di intervenire
5 anni ero direttore facente funzione in attesa
interna, e l’altra è la medicina di urgenza, diret-
su più fronti, sia nel reparto di medicina che nel
che si tenesse il concorso che ho appunto vin-
ta da dottor Fabio Numis che ha sempre sotto
Pronto Soccorso. Per quanto riguarda il primo,
to, inoltre sono dirigente preposto (direttore)
di sé come unità operativa semplice il Pronto
ho arruolato nuovi professionisti per cercare di
dell’UOS (unità operativa semplice) di pronto
Soccorso. Quando sono arrivato al Rizzoli 5
far decollare la medicina che era troppo legata
soccorso, che è annessa alla prima. In tutti gli
anni fa ero il più giovane dei colleghi nel repar-
a un modo superato di intendere il lavoro.
ospedali dell’asl Napoli 2 Nord, infatti, c’è un’u-
to di medicina e quando ho ricevuto la nomina
I risultati quali sono stati?
nità operativa di medicina che ha sotto di sé l’u-
a primario facente funzione avevo pochi aiuti
E’ andata bene, sono arrivati dei giovani che
hanno creduto in questo diverso modo di intendere il reparto e ne abbiamo modificato radicalmente l’assetto, a partire dagli aspetti tecnici, per esempio introducendo l’uso del computer per la dimissione, che così viene subito inviata al medico di base del paziente. Uno degli obiettivi, infatti, era di creare uno scambio sistematico fra territorio ed ospedale: noi come specialisti dobbiamo essere di ausilio al medico di medicina generale che resta il “direttore d’orchestra” nell’assistenza al paziente, quello che deve stabilire il grado di gravità della malattia e quindi il livello di assistenza di cui ha bisogno. Solo così possiamo chiudere con successo il cerchio dell’assistenza, sia ordinaria che per le patologie specialistiche. Quale ruolo ricopre la struttura dell’ospedale in questa filiera dell’assistenza? Noi medici ospedalieri non dobbiamo dedicarci solo all’emergenza, i pazienti cronici li dobbiamo rivedere periodicamente, stabilizzarli sì nelle fasi acute della malattia, ma anche lavorare con l’obiettivo di distanziare le fasi acute fra di loro, in modo che abbiano sempre meno bisogno dell’ospedale per il ricovero ordinario.
che si alternano fra Pronto Soccorso e reparto
una ventina di figure disponibili per questi ruoli.
Tanto è vero che il passo successivo nel nostro
di medicina.
Come funziona lo smistamento dei pazien-
progetto è stata la creazione degli ambulatori.
Quanti sono?
ti di Pronto Soccorso?
La battaglia per gli ambulatori è stata impor-
Si alternano quattro medici che appartenevano
In passato, in Pronto Soccorso ci si regolava
tante perché gli specialisti ambulatoriali a Ischia
all’urgenza e lavoravano con le ambulanze e
così: o si eliminava il sintomo di ingresso e la
sono pochi, quindi abbiamo creato ambulatori
sono stati assegnati definitivamente al Pronto
persona tornava a casa, magari con indicazione
interni all’ospedale. Lo specialista retribuito per
Soccorso, loro coprono una postazione, l’altra è
di un approfondimento specialistico, o si veniva
essere aiuto di medicina, e che effettua i turni
coperta da un internista. Dobbiamo avere sem-
ricoverati. Da quando c’è questo nuovo sistema,
nei reparti e in Pronto Soccorso, fa anche am-
pre 2 postazioni attive in Pronto Soccorso per-
oltre al triage abbiamo 4 posti dedicati all’OBI,
bulatorio, e nell’ambulatorio mette a frutto la
ché se un paziente va trasferito in terraferma il
l’osservazione breve intensiva, per cui i pazienti
propria specializzazione: abbiamo assunto me-
medico deve accompagnarlo, e l’altro resta a
che arrivano al Pronto Soccorso con patologie
dici di allergologia, endocrinologia, tre per la
presidiare le urgenze, diversamente si dovrebbe
minori ma che non possono essere trattate e
neurologia, una pneumologa, geriatri, ecc.
chiuderlo. Per cui devo avere sempre almeno
risolte nelle 2-3 ore destinate a chi si rivolge alla
Come è stato rinnovato il Pronto Soccorso?
due medici in Pronto Soccorso e uno in reparto
struttura (per esempio se il paziente ha avuto
Abbiamo adottato anche qui il triage e ho vo-
a medicina quindi 3 per turno: al momento c’è
un trauma cranico non tale da ricoverarlo, ma
luto che si seguissero i criteri nazionali. Ci sono infermieri stabili, formati per lavorare al triage, cioè assegnare un codice di gravità alle persone che si rivolgono al Pronto Soccorso, sulla scorta dei protocolli vigenti. In tal modo si disciplina l’ingresso in base alla serietà del problema e non al momento di arrivo. E’ stata dura farlo capire alla gente, ma ci siamo riusciti. Inoltre abbiamo incanalato in modo più ordinato i diversi codici e incrementato la strumentazione, fino a creare un pool di infermieri che si dedica esclusivamente al Pronto Soccorso e uno esclusivamente per la medicina. I medici devono, invece, essere uno staff misto perché il paziente che arriva va poi seguito anche nei reparti. Se si tengono i due ambiti troppo separati, il Pronto Soccorso tende ad eccedere nei ricoveri e medicina tende a non dimettere i pazienti per evitare che arrivino casi nuovi. Per risolvere questo problema abbiamo creato un pool unico di medici
che necessita di restare in osservazione per 24
Facciamo qualche esempio per spiegare
è essenziale, ma è chiaro che non si può avere
ore), invece di eseguire un ricovero ordinario si
meglio come funziona il sistema di soccor-
anche l’emodinamica che è l’aspetto più brillan-
va in OBI, seguiti da medico e infermiere. Ciò
so nel caso di patologie gravi che necessi-
te e terminale dell’UTIC, perché l’emodinamica
comporta rispetto al ricovero ordinario, che nel
tano di un intervento d’urgenza.
ha dei costi che si possono sostenere solo se
caso il problema si risolva si possa essere dimes-
Un paziente neurochirurgico,
si in qualsiasi momento entro le 24 ore, anche
per esempio, magari con trau-
di notte, facilitando il turn over dei pazienti.
ma del sistema nervoso cen-
Quanti posti letto avete?
trale o emorragico, deve esse-
A medicina 17, in tutto l’ospedale circa 80.
re trasferito per forza. Ma ciò
Quali sono le peculiarità di cui si deve tener
avviene anche presso gli ospe-
conto per un ospedale che serve un’isola?
dali di Giugliano o Frattamag-
Ho sempre fatto notare che mentre chi fa riferi-
giore (sempre strutture dell’asl
mento, per esempio, all’ospedale di Pozzuoli in
Napoli 2 Nord), la differenza
caso di carenza di posti può indirizzarsi ad un
sta nel fatto che lì si adopera
altro nosocomio della zona, se uno dei 60mila
l’ambulanza, qui ci vuole l’eli-
isolani ha un problema serio c’è unicamente
cottero. Una donna incinta che
questa struttura cui rivolgersi, e nel tempo ho
minaccia di partorire a 24 set-
potuto riscontrare una accresciuta sensibilità
timane va trasferita dove c’è
della Direzione su temi connessi al migliora-
la terapia intensiva neonatale,
mento dei servizi. In passato, inoltre, il Rizzoli
ma accade anche se si trova
non faceva un calcolo preciso delle prestazioni
all’ospedale di Pozzuoli, perché determinate ul-
strumentazioni di alta specializzazione. Quindi,
erogate, mentre io sono convinto che per par-
traspecialistiche sono centralizzate. Ancora, l’U-
per fare un esempio, se un nostro infartuato
lare bisogna avere il puntello dei numeri. Quin-
TIC (Unità di terapia intensiva cardiologica) qui
presenta determinate caratteristiche è suffi-
di in questi anni li abbiamo forniti, in modo da poter comprovare l’andamento delle prestazioni erogate grazie ai cambiamenti introdotti, e il loro aumento. Così ho mostrato che il trend delle prestazioni del Pronto Soccorso è cresciuto fino ad arrivare a 25mila ed oltre. Un punto di debolezza è costituito dal fatto che l’oscillazione degli utenti dell’ospedale è condizionata dalla stagione turistica, per cui se c’è una contrazione di presenze di turisti l’ospedale ha una contrazione di prestazioni. Altro aspetto critico su cui abbiamo lavorato molto è il tasso di trasferimento. Prima trasferivamo i pazienti in continente per ogni tipo di prestazione, adesso accade solo in pochi casi, quelli per i quali manca completamente la struttura specialistica.
si effettua un certo numero di
In questi anni abbiamo documentato con i numeri l’andamento delle prestazioni erogate grazie ai cambiamenti introdotti e il loro aumento. Così ho mostrato che il trend delle prestazioni del Pronto Soccorso è cresciuto.
trattamenti annui, numeri irraggiungibili in un’isola come Ischia. Quindi, abbiamo attivato le reti tempo-dipendenti, la rete ima (infarto miocardico acuto) e stroke (rete per l’ictus cerebrale). Le reti sono organizzate secondo il sistema di spoke e hub: gli spokes sono i raggi della ruota, l’hub è l’asse centrale, per cui chi è spoke, come
noi,
deve
rivolgersi
all’hub per certe prestazioni. L’hub, infatti, è un centro di secondo livello, dotato di
ciente la metodica che possiamo applicare qui
pronto quando è scoppiata la pandemia.
ganizzati?
(trombolisi, utic per terapia intensiva), se invece
Veniamo dunque alla crisi sanitaria sca-
La politica con cui è stata affrontata la fase 1
l’infarto necessita di trattamenti che qui non ci
tenata da Covid-19. A lei è stata affidata
dell’epidemia è consistita nell’assegnare dei
sono, lo trasferiamo all’hub di riferimento.
l’organizzazione del reparto covid dell’o-
covid center ad ogni ospedale dell’Azienda,
Dopo aver reso i servizi di Pronto Soccorso
spedale Rizzoli, come mai?
e medicina di urgenza del Rizzoli più effi-
Per due ragioni, la prima è
cienti quale è stato il passo successivo?
che è naturale che il diretto-
Limitarsi a concepire la medicina interna come
re del Pronto Soccorso diriga
una medicina di base un po’ più elevata è un’i-
anche un’emergenza che da
dea perdente, vecchia, oggi si tende all’ultra-
esso transita qual è quella del
specialistica. Ma nel singolo reparto molto
contagio da coronavirus. Inol-
specializzato non si ha la visione a tutto tondo
tre, sono infettivologo e per
che si riesce ad ottenere quando appunto c’è
questa ragione ho anche fatto
un internista che, a partire dai dati forniti dai
parte del tavolo tecnico dell’U-
diversi specialisti, punta a curare il paziente e
nità di crisi e di una serie di or-
non solo la malattia. Il paziente infatti, soprat-
ganismi interni all’Azienda che
tutto l’anziano, è portatore di più patologie che
hanno steso le regole da adot-
necessitano di questa visione d’insieme, anche
tare in tutte le strutture dell’a-
per evitare che le diverse terapie di cui ha biso-
sl Napoli 2 Nord per fronteggiare il Covid-19.
del resto dell’ospedale doveva rimanere attiva,
gno possano entrare in conflitto. Questa scelta
L’epidemia ha determinato la necessità di
perché continuavano ad esserci partorienti, pa-
è stata vincente: abbiamo migliorato le perfor-
realizzare rapidi cambiamenti nella gestio-
zienti infartuati, traumi ecc. Quindi, abbiamo
mances offerte con gli specialisti aggiunti e ci
ne dell’ospedale per renderlo funzionale
trasformato il reparto di medicina in seminten-
accingiamo ad aprire il day hospital, che era
rispetto all’emergenza: come vi siete rior-
siva covid, ma dei 17 posti usualmente dispo-
per cui ciascuno dei quattro
Nel singolo reparto specializzato non si ha la visione a tutto tondo che si riesce ad ottenere quando c’è un internista che, a partire dai dati forniti dai diversi specialisti, punta a curare il paziente e non solo la malattia.
nosocomi che ne fanno parte è stato dotato di reparti che potessero assistere pazienti in semintensività, supportandoli nella respirazione con strumenti come la maschera di Venturi o il casco e l’alto flusso, e in intensività, quando dovevano essere intubati. Abbiamo, quindi, creato dei reparti di medicina e di rianimazione covid. Ovviamente, una quota della funzionalità
nibili in reparto ne abbiamo potuti usare solo una quota, perché i pazienti ricoverati come covid dovevano avere una necessaria distanza di sicurezza fra di loro, in attesa del responso del tampone che in una prima fase dava solo l’ospedale Cotugno di Napoli, e i tempi di attesa erano lunghi. Non si poteva correre il rischio che alcuni dei sospetti infetti in realtà non lo fossero e stando vicini ad altri positivi si contagiassero. Creando le barriere che garantissero questa distanza di sicurezza i posti si sono ridotti a 12. La medicina per i non covid l’abbiamo ricavata nel reparto di chirurgia, che è quello che maggiormente ha potuto contrarre la propria attività poiché si operavano solamente le grandi urgenze, cedendo a medicina non covid 10-15
posti su 23. Le sale operatorie le abbiamo usa-
za sanitaria senza che nessuno del personale si
cauzioni estreme, che sono state obbliga-
te, insieme a quella per l’endoscopia, per dare
contagiasse, avendo trattato circa una trentina
toriamente adottate, per cui i corpi dei de-
vita alla rianimazione covid che si affiancava alla
di casi con ricovero in medicina covid e solo 4-5
funti sono stati chiusi nelle bare senza che
rianimazione non covid che era assolutamente
in rianimazione covid. I deceduti sono stati tut-
i parenti potessero vederli, fossero giuste?
necessario mantenere con i suoi 5 posti letto. La
ti ultraottantenni con polipatologie, tranne un
La procedura comprendeva in primo luogo un
cardiologia ha conservato i suoi 4 posti e così la
paziente che era intorno ai 70 anni.
elettrocardiogramma della durata di 20 minuti
pediatria. Si sono ridotti insomma molto chirur-
Da medico infettivologo pensa che le pre-
che ratificasse con certezza la morte del malato,
gia ed ortopedia per fare spazio alla medicina non covid; dovevamo però recuperare le sale chirurgiche prestate alla rianimazione covid, e dato che la ginecologia aveva già due sale funzionali, una chirurgica d’urgenza e una sala parto, abbiamo deciso di spostare la sala parto in un’altra stanza per organizzare al suo posto una sala chirurgica d’urgenza che ci ha permesso di operare in ogni momento se era necessario, avendo due sale operatorie su cui contare, una per le partorienti e una chirurgica d’urgenza. I ventilatori presenti nelle sale operatorie potevano essere usati come respiratori di emergenza, nel caso avessimo avuto un’intensa presenza di pazienti covid e poi abbiamo selezionato i percorsi, distinguendo con rigore all’interno dell’ospedale gli spazi in cui si muovevano i pazienti covid e il personale ad essi addetto e tutti gli altri: sono stati la vera carta vincente che ci ha permesso di arrivare al termine della emergen-
ciò ha consentito di portare via il corpo senza attendere le 24 ore che devono trascorrere di solito prima di poter affidarlo alle pompe funebri. Inoltre, le direttive che abbiamo avuto a livello nazionale prescrivevano che ai deceduti per Covid-19 si mettesse in bocca una schiuma per chiudere le vie aeree e impedire l’uscita eventuale di liquidi infetti. In realtà non è stata usata quasi mai, essendo al limite del vilipendio di cadavere. Il corpo non doveva essere manipolato, sempre per impedire che uscissero secrezioni dalle vie aeree, per questo tubi e cateteri non andavano staccati. Quindi il corpo andava chiuso in un doppio sacco e poi nella cassa mortuaria, che veniva subito sigillata e portata via. Qui da noi, anzi, si poteva scegliere se inumare o incenerire, ma altrove c’era l’obbligo dell’incenerimento. Detto ciò, è vero che vedere il corpo del proprio caro defunto è un passaggio essenziale per il normale processo di metabolizzazione del lutto. Durante la fase peggiore della pandemia il distacco totale imposto fra i pazienti e i loro familiari ha sicuramente costituito uno degli aspetti più drammatici. A questo proposito lei mi ha raccontato un episodio che vorrei condividere anche con i lettori. Sì, è una storia che spiega bene il dramma umano innescato da questa epidemia. Il figlio di una paziente ammalata di Covid-19 che si è aggravata nel tempo, ci chiamava tutti i giorni, facevamo anche delle videochiamate per metterlo in contatto con la madre con un tablet dedicato. Una sera gli ho detto che la condizione della signora era ormai senza speranza, lui era fuori regione e non poteva rientrare: ci ha ringraziato molto per ciò che avevamo fatto per la madre e ha chiesto di poterla seppellire con un segno di fede, un crocefisso, un rosario, dato che era molto religiosa. Voleva anche far mandare degli abiti, attraverso i parenti di Ischia, ma gli ho spiegato che i vestiti non erano concessi, però volevo esaudire almeno l’altro suo desiderio. Erano le 23, e ci siamo messi alla ricerca di un oggetto sacro adatto, siamo arrivati nella cappella e lì ho trovato dei piccoli rosari in legno, ne ho preso uno insieme ad un’immagine sacra e ne ho anche mandato la foto al figlio, che era davvero provato. Quando la madre è deceduta abbiamo messo gli oggetti sacri nel sacco insieme al corpo: ci ha ringraziato moltissimo, per lui era essenziale che portasse con sé qualcosa che fosse legato alla sua vita e alle sue convinzioni profonde. La verità è che il dramma di essere lontani dai propri cari malati è stata una delle conseguenze più terribili dell’epidemia.
LA BATTAGLIA DALLA PRIMA LINEA Interview Silvia Buchner Photo_ Riccardo Sepe Visconti
D
urante la crisi sanitaria scatenata dal Covid-19, l’ospedale Anna Rizzoli ha assunto per l’isola d’Ischia il ruolo assolutamente fondamentale di struttura adibita, per una sua parte, alla cura dei pazienti infettati dal coronavirus. Ciò ha comportato profondi cambiamenti nell’organizzazione degli spazi e del lavoro del personale medico ed infermieristico all’interno del noso-
comio. In particolare, sono stati gli infermieri di sala operatoria e di rianimazione a dedicarsi completamente ai malati covid: Michele Caruso, referente coordinatore del complesso operatorio, con una lunga esperienza professionale, racconta tutte le efficaci disposizioni messe in atto dalla Direzione della struttura per tutelare pazienti e personale, ma dalle sue parole emerge anche con evidenza quanto sia stato duro e impegnativo il loro lavoro. Come è stata modificata l’organizzazione dell’ospedale Rizzoli per
indispensabile per uscire poi dal reparto. La sala di endoscopia, sempre
fronteggiare l’emergenza causata dal Covid-19?
gestita dal personale della sala operatoria e della rianimazione, è stata
Nel giro di pochi giorni, la sala operatoria è stata trasformata in area de-
destinata invece ai sospetti covid, che andavano comunque separati dai
stinata ad accogliere i pazienti covid e, quindi, nonostante su quel piano
pazienti sicuramente ammalati. Se, infatti, il sospetto fosse poi risultato
gli spazi fossero molto limitati, abbiamo dovuto creare dei percorsi per far
negativo mettendolo con i conclamati poteva infettarsi.
sì che i pazienti sospetti o sicuramente infetti vi accedessero attraverso
Come vi siete organizzati per la fase della vestizione e svestizione,
un percorso protetto. Per ottenere questo scopo, le scale principali che
momento delicato sia in entrata che in uscita dalle aree covid?
collegano i diversi piani sono state ridotte di dimensioni attraverso l’instal-
In effetti è la fase più pericolosa, in quanto non sempre si aveva la pos-
lazione di tramezzi e porte. In tal modo, era più rapido ed agevole trattare
sibilità di eseguirla insieme ad un collega che potesse controllare che i
con i disinfettanti appositi le aree in cui passava il paziente positivo o sup-
diversi passaggi fossero fatti correttamente. L’Azienda, inoltre, ci ha for-
posto tale e il personale vestito con le opportune bardature di sicurezza
nito i video tutorial per poter apprendere rapidamente ad eseguire queste
che aveva avuto contatti con lui, e che dopo l’attraversamento da parte di questi ultimi dovevano essere necessariamente sottoposte a disinfezione. Ai pazienti non covid e al personale addetto a loro, invece, era destinata la scala di emergenza, sempre interna. Anche l’ascensore era impiegato per spostare i pazienti covid: in quel caso si allertavano tutti i piani affinché non lo adoperasse nessun altro fino ad avvenuta disinfezione. Dove avete collocato i pazienti affetti da Covid? I pazienti covid conclamati li abbiamo collocati in una delle sale operatorie, divenuta rianimazione covid, sempre delimitando con tramezzi gli spazi per ridurne le dimensioni e organizzando percorsi puliti e percorsi sporchi. Poteva ospitare 5 pazienti, mentre la sala di rianimazione dell’ospedale è stata destinata ai pazienti covid free. La sala operatoria già di per sé è dotata di percorsi sporchi, dove passano gli strumenti chirurgici dopo l’intervento, e puliti, per il passaggio degli strumenti dopo la sterilizzazione. Poiché in questo caso si trattava di far passare degli infetti, gli spazi fra un corridoio e l’altro sono stati sigillati, in modo che dalla stanza covid si potesse recarsi direttamente al locale di svestizione, tappa
operazioni. Comunque, per dare sicurezza al personale è stato appeso
Come avete organizzato i turni?
uno specchio in cui poter sorvegliare i movimenti fatti, se si era soli du-
Di mattina il turno era di 8 ore: il personale di sala operatoria iniziava alle 8
rante la svestizione. Il bisogno di andare in bagno, la stanchezza, la pau-
fino alle 12.30, poi eravamo a disposizione per il lavoro in sala operatoria
ra, il caldo rendevano questa fase facilmente soggetta ad errore, anche
per le urgenze, sia per pazienti covid che non; di notte era, invece, di 16
perché i passaggi della vestizione come della svestizione sono molti e più
ore, in più la notte dovevamo essere sempre reperibili, fra l’altro io come
di una volta noi infermieri abbiamo sorvegliato la vestizione e svestizione
referente coordinatore di sala operatoria venivo chiamato e consultato
degli operatori socio sanitari, che presi dal panico potevano sbagliare. Li
a qualsiasi ora. Per garantire la sala operatoria sia in caso di emergenza
abbiamo affiancati e consigliati affinché si rendessero conto che il posto
che di doppia emergenza, avendone trasformata una in rianimazione co-
più tranquillo, sicuro era proprio all’interno del reparto covid, in quanto
vid, abbiamo usato una sala operatoria di ginecologia per continuare ad
essendo ben protetti dai dispositivi non c’erano rischi di contaminarsi.
effettuare i parti cesarei, mentre la sala parto l’abbiamo destinata a sala
Quanti pazienti avete dovuto seguire?
operatoria per le emergenze. Ed è accaduto più di una volta che mentre
In rianimazione, cinque, nel complesso compreso il reparto di medicina
stavamo operando un paziente non covid è sopravvenuta una seconda ur-
destinato a quelli meno gravi circa trenta.
genza. Abbiamo operato anche i sospetti covid, indossando le bardature
Come erano suddivisi i pazienti covid nei diversi reparti?
usate nel reparto e sotto le lampade il caldo era terribile. E tutto ciò è stato
C’erano pazienti in rianimazione, altri non erano intubati, ma avevano
sempre gestito dal personale di sala operatoria. Di solito lavoriamo 150
bisogno dei caschi per essere aiutati a respirare, poi c’erano i positivi che
ore al mese, in emergenza covid in un mese ho fatto anche 100 ore in più,
respiravano autonomamente. La degenza per i casi meno gravi era affida-
e come me altri colleghi. Il personale di sala operatoria e di rianimazione è
ta al reparto di medicina, appunto, e anche medicina era rigorosamente
stato in prima linea nella battaglia, quello di medicina era subito dietro di
suddivisa fra pazienti covid conclamati e pazienti covid free.
noi. Abbiamo dato davvero tutto. Psicologicamente è stato molto pesan-
Parliamo del personale infermieristico: come lo avete organizzato?
te, non è facile trascorrere ogni giorno 5 ore dentro il reparto covid, ogni
Tutto il personale di sala operatoria è diventato covid?
volta che si tocca qualcosa si devono cambiare i guanti, se ti prude il viso
Tutto il personale della sala operatoria e della rianimazione è stato dedi-
non puoi toccarti, lacrima un occhio e non puoi pulirti, è stato un incubo,
cato ai pazienti covid: abbiamo coperto sia la rianimazione in cui c’erano i
quando ne parlo ho la pelle d’oca e a volte mi dà anche fastidio ricordare.
pazienti intubati che il Pronto Soccorso per i casi covid e il Pronto Soccorso
Pensi che una notte ero reperibile, mi chiamarono alle 2 e andando in
contumacia, in cui venivano isolati i casi sospetti al momento dell’arrivo.
ospedale mi fermò un finanziere ad un posto di blocco; il giorno dopo
E’ stata allestita anche una tenda di pretriage.
andai a lavorare di nuovo e mi fermò alle sette di sera lo stesso finanziere
Dal pretriage sono transitati tutti i pazienti che chiedevano di accedere
e disse “Ma sei sempre in ospedale!”.
all’ospedale: lì venivano intervistati per capire come potevano essere en-
Ad ogni turno quanti eravate?
trati in contatto con persone infette e ricostruire un’eventuale catena di
2 infermieri di sala operatoria; inoltre 2 chirurghi e un medico rianimatore
contagio, erano visitati da personale sempre vestito con i dpi, e se esiste-
del reparto covid, un rianimatore per l’urgenza e uno per la sala operato-
vano i presupposti sintomatici si eseguiva la tac o la radiografia ai polmoni
ria. E’ anche accaduto che dopo aver terminato il lavoro in sala operatoria
e, di conseguenza, si attivavano le procedure di disinfezione degli spazi
era arrivata l’ora di entrare di nuovo nel reparto covid: mi è successo di
da cui erano passati.
aver fatto in sequenza 4 ore di reparto covid, 4 di sala operatoria, e di
Avete avuto casi di contagio nel personale?
nuovo 4 nel reparto covid.
Nessuno del personale si è contagiato, salvo un’infermiera che lo ha fatto
Invece gli ingressi al Pronto Soccorso si sono ridotti drasticamente.
molto presumibilmente fuori dall’ospedale e non ha portato il contagio
E’ così, al Pronto Soccorso, dove facevano anche loro turni di 16 ore, è
all’interno, anche perché abbiamo sempre avuto i dispositivi e siamo stati
accaduto pure che in quel lasso di tempo non ci sia stato nessun accesso!
molto attenti nel loro utilizzo e nel praticare il distanziamento fisico.
O S P E D A L E
S A N
G I O V A N N I
D I
D I O
i
L’IMPORTANZA DELLA PIANIFICAZIONE Interview* & Photo_ Riccardo Sepe Visconti
I
l San Giovanni di Dio è un ospedale posto al centro della città di Frattamaggiore e fa parte delle strutture dell’asl Napoli 2 Nord, che comprende un territorio articolato in 32 Comuni dell’area settentrionale della provincia di Napoli. Rientra nell’attività sistematica
di rinnovamento delle tecnologie disponibili negli ospedali di questa Asl, l’entrata in funzione della nuova Tac 128 slices, operativa al S. Giovanni di Dio dal mese di luglio (nella foto di apertura, l’arrivo del macchinario), un’apparecchiatura con prestazioni di altissima tecnologia, per velocità di esecuzione degli esami, basso livello di radiazioni e precisione nella riproduzione dei dettagli, anche quando sono oggetto di esame organi che si muovono molto velocemente, come cuore e polmoni. Ma il S. Giovanni di Dio è stato un presidio essenziale anche durante la battaglia contro il Covid-19: la direttrice sanitaria dottoressa Maria Rosaria Cerasuolo con tutto il suo personale infatti, ha dovuto affrontare la crisi sanitaria sia a livello di organizzazione del Pronto Soccorso che di attivazione di un’area di cura per i pazienti contagiati, come richiesto dai piani regionali. In poche ore, quindi, s’è resa necessaria una totale rivoluzione dei reparti ed un’immediata riconversione dei protocolli di gestione di tutti gli ambiti per adeguarli con efficacia all’emergenza.
Nel giro di poco più di un mese questo ospedale, e lei come direttrice sanitaria, vi siete trovati proiettati nell’emergenza dovuta all’epidemia da Covid-19. Tutto il personale della struttura che ho incontrato mi ha parlato molto bene del suo lavoro, definendo la sua attività di direzione “efficace”. Cosa significa operare con efficacia in un momento del genere, gestendo un’emergenza di questa portata… Pensi che mi sono insediata come direttore sanitario del S. Giovanni di Dio nel dicembre 2019, dopo 15 anni di direzione sanitaria a Pozzuoli. Il mio ruolo comporta che debba avere una visione generale della struttura e delle sue esigenze, mettendo al primo posto i pazienti e poi gli operatori. Per farlo si deve riuscire ad immedesimarsi nelle loro priorità e necessità, tenendo il paziente al centro della nostra azione. Nel caso specifico del Covid-19 cosa significa prendersi cura del paziente? In una fase iniziale abbiamo solo gestito le persone che lamentavano sintomi suggestivi di infezione da coronavirus, i cosiddetti sospetti Covid, non essendo l’ospedale un presidio per la cura della malattia, e ciò ha significato proteggere dal contagio gli operatori che sono essenziali per poter curare i malati. Le istituzioni hanno fatto la loro parte, vi hanno dato i dispositivi necessari? In principio, abbiamo dovuto centellinare i dispositivi di protezione individuale (dpi), avendo il timore di rimanere senza, e ci siamo riusciti, non siamo mai stati in difficoltà. Quali considera i momenti che ha sentito più impegnativi? Direi due: in primo luogo, quando ci siamo ritrovati il Pronto Soccorso pieno di pazienti sospetti di aver contratto l’infezione e non c’era spazio sufficiente per accoglierli. E’ stato difficile, perché isolare il paziente significa mettere una persona accanto a lui nella stanza di isolamento, abbiamo perciò dovuto rendere flessibile l’organizzazione, anche del Pronto Soccorso, e riuscirci è stato fonda-
mentale per poter gestire l’emergenza. L’al-
bio, e ci siamo riusciti appunto potenziando
reparto covid. E sono stati scelti quelli che
tro momento duro l’ho vissuto quando ho
l’organico, in primo luogo degli infermieri,
io chiamo i Valorosi, coloro i quali erano più
dovuto scegliere gli infermieri da mandare
che sono quelli più presenti nel reparto, ma
pronti ad andare in rianimazione.
nel reparto di rianimazione covid che, quan-
anche quello medico è stato rafforzato.
Quando questa emergenza sarà passata,
do la pressione dell’emergenza è cresciuta,
Il lavoro che medici e infermieri devo-
o almeno attenuata, che volto crede che
mi è stato chiesto di attivare nell’arco di 24
no fare per curare i pazienti affetti da
avrà la sanità campana?
ore. Ciò ha significato realizzare i percorsi
Covid-19 è diverso da quello che si fa in
Nel complesso la sanità campana credo stia
per preservare dal contagio, e in questo il
una normale rianimazione?
reggendo bene, le istituzioni sono state suf-
personale della rianimazione è stato eccezio-
Sì, infatti fra gli infermieri ho preferito gli uo-
ficientemente rapide nella risposta, forse an-
nale, ma ho dovuto anche reclutare figure
mini perché questi pazienti vanno movimen-
che grazie al vantaggio temporale che il Sud
supplementari e quando l’ho comunicato ai
tati per essere messi in posizione prona. Però
ha avuto e che gli ha consentito di osservare
prescelti c’è stato chi mi ha chiesto “Perché
abbiamo preso anche donne, alcune sono
quanto stava accadendo in Lombardia e di
proprio io?”.
volontarie, perché dopo il primo momento
attrezzarsi. In prospettiva, penso che vadano
Lei cosa gli ha risposto?
c’è stato il tempo di individuare persone che
potenziati i posti letto in rapporto al numero
Perché siete i migliori, quelli pronti per l’e-
hanno deciso di loro iniziativa di lavorare nel
di abitanti. Va detto che le Regioni seguo-
mergenza. All’inizio hanno avuto molta paura, ma ho preso le persone giuste: la rianimazione è già un reparto speciale, servivano i soldati più pronti a questa battaglia. Quindi, la scelta è caduta, per esempio, su chi già era addetto ai codici rossi, su quanti avevano esperienza di gestione di pazienti in emergenza, pratiche affini a ciò che si deve fare nella rianimazione. Per quanto tempo si riesce a lavorare con lucidità nella rianimazione Covid, in cui è necessario indossare dpi altamente faticosi da gestire? Con quella bardatura non è pensabile fare turni di 6 ore, quindi li abbiamo dimezzati a 3 ore, dopo di che hanno ricevuto il cam-
no le direttive ministeriali e probabilmente questo ripensamento va fatto proprio a livello dello Stato centrale. Anche il numero degli infermieri dovrebbe aumentare, sono sicuramente sottodimensionati rispetto alla domanda. E la gestione da parte del presidente De Luca come la giudica? Si è mosso benissimo, la scelta di anticipare addirittura certe scelte nazionali era quella giusta, è stata una mossa vincente, in particolare dovendo gestire l’emergenza in una regione molto popolosa con un capoluogo come Napoli, dove con il suo metodo è riuscito a far osservare le regole anticontagio, parlando un linguaggio che è arrivato in modo diretto ai cittadini. Che bilancio può fare dell’emergenza covid nel territorio di Frattamaggiore fino a questo momento, tenendo conto che siamo ai primi giorni di aprile?
nimazione hanno seguito le indicazioni con
si trova in un ambito cittadino che ci vincola
E’ un bilancio nel complesso positivo, oggi
diligenza, e non è stato semplice perché ogni
in questo senso. Si tratta di una struttura che
per la prima volta da quando l’infezione è
giorno ci sono state disposizioni nuove da
è stata adattata nel tempo ad ospedale e ciò
esplosa da noi non ci sono pazienti positi-
parte del Ministero della Salute, che hanno
costituisce un punto debole: ecco, gli ospe-
vi, o sospetti covid, in Pronto Soccorso, e ci
richiesto un ottimo spirito di adattamento.
dali andrebbero pensati come tali, partendo
sono 3 posti liberi in terapia intensiva. Que-
Sono stati davvero bravi!
da zero.
sto è un dato importante che va letto al di
Guardando anche al di là dell’emergenza
là dell’efficienza dell’ospedale come frutto di
dovuta alla pandemia, quale è la necessi-
una buona risposta da parte della popolazio-
tà più urgente per il San Giovanni di Dio,
ne alle direttive anticontagio. Da parte loro,
secondo lei?
le squadre del Pronto Soccorso e della ria-
Acquisire ulteriori spazi, tuttavia l’ospedale
*Intervista rilasciata l’8 aprile 2020
O S P E D A L E
S A N
G I O V A N N I
D I
D I O
i
BALSAMO CONTRO IL DOLORE Interview* & Photo_ Riccardo Sepe Visconti
I
l Pronto Soccorso è stato davvero il reparto di frontiera nella lotta contro l’epidemia da Covid-19. Vi sono arrivati, infatti, pazienti nei quali il contagio era evidente, ma anche tantissime persone con sintomi che richiamavano quelli dell’infezione da coronavirus (cosiddetti “sospetti”), ma che andavano verificati con cura, in modo che al reparto covid fossero avviati solo e soltanto quelli effettivamente contagiati e, ancora, una quota di cittadini
che chiedeva aiuto per altre patologie, ma bisognava essere certi che non fossero affetti da Covid, prima di farli accedere ai rispettivi reparti di cura. E tutto, naturalmente, andava fatto con i tempi frenetici dettati dall’emergenza, che ha spinto decine e decine di persone spaventate a rivolgersi ogni giorno a ciascun Pronto Soccorso. Il dottor Giuseppe Balsamo, che dirige il Pronto Soccorso dell’ospedale S. Giovanni di Dio di Frattamaggiore, che fa parte dell’asl Napoli 2 Nord, ha raccontato come nella struttura in cui lavora sono stati organizzati spazi, percorsi, protocolli di questo reparto molto speciale, che in epoca covid è diventato un vero e proprio filtro per garantire la sicurezza dell’intero ospedale, per riuscire a gestire al meglio i pazienti evitando i contagi nel personale e nei reparti, spiegando le difficoltà vissute in quei giorni terribili ma anche come essere abituati a lavorare nell’emergenza li ha avvantaggiati “anche nei colleghi non ho mai visto un cedimento, neppure sul piano psicologico”.
Lei dirige un reparto di cruciale importanza nella lotta al Covid-19:
del torace. Se, invece, arriva trasportato da un’ambulanza, il medico
il Pronto Soccorso, dove arrivano ammalati o comunque persone
del 118 riferisce a noi lo stato del paziente e nel caso sia un sospetto di
che hanno bisogno di aiuto che dovete assistere seguendo rigidi
Covid, anche questo paziente passerà dal pretriage. Quando dai primi
protocolli per preservare la salute degli operatori e di tutte le
esami, che si fanno in circa mezz’ora, emerge che si tratta di un caso
persone presenti nell’ospedale. Quali sono le procedure che
fortemente sospetto, la persona viene spostata attraverso il percorso
dovete seguire per gestire questo complesso sistema?
sporco dallo spazio di pretriage fino alle stanze di isolamento.
Abbiamo allestito un pretriage, che consiste in un ambiente
Il comprensorio a nord di Napoli che comprende circa diversi centri
completamente separato dal Pronto Soccorso: il paziente che giunge
(Casoria, Afragola, Casalnuovo, Grumo Nevano, Frattaminore,
in autonomia al S. Giovanni di Dio presentando sintomi ascrivibili al
Frattamaggiore appunto) conta circa 300mila abitanti che hanno
Covid-19 viene smistato nel pretriage, cioè l’area “sporca” del Pronto
nel S. Giovanni di Dio il loro punto di riferimento ospedaliero.
Soccorso. Qui si rilevano i parametri vitali, lo si sottopone ad una
Nei momenti di picco della malattia, quante persone si sono
emogas-analisi, misuriamo la saturazione e si esegue una radiografia
rivolte a voi con il timore di aver contratto il coronavirus?
Riccardo Sepe Visconti 8 Maggio 2020
Questa immagine l’ho realizzata durante la mia terza visita in un ospedale campano, quando l’epidemia era nel pieno della sua devastante virulenza e negli ambienti Covid si viveva una tensione molto, molto, palpabile... Stesa su una barella di pronto soccorso, in attesa di essere visitata, una donna anziane - sola - mi appariva smarrita: il suo modo per orientarsi e cercare un punto d’equilibrio era quello di stringere tra le mani una minuscola collanina (appena visibile) da sgranare al fine di mantenere il conto per la recita del rosario. Ancorché non sia credente, il rapporto tra la malattia e la fede è un aspetto della vita che mi cattura e mi appassiona. I protocolli di allontanamento da tutto e da tutti - imposti dal contagio - rafforzano il rapporto tra il
credente ed il suo mondo spirituale. Questa reazione mistica produce senz’altro un conforto e perfino un ricovero a chi rischia di lasciare completamente nudo! - la propria esistenza: una sorta di condanna terribile, e senza possibile appello, che puoi affrontare solo se affidi le tue aspettative a qualcosa di soprannaturale, che trascende le miserie umane... Credo che in casi come questi l’idea di Dio ti possa avvicinare all’idea stessa di ritrovare una casa pronta per accoglierti... E questo aspetto, forse, può concederti un po’ di pace.
3672
Commenti: 124
Non abbiamo mai avuto un affollamento eccessivo del Pronto
tamponi sistematici sul nostro personale e sono risultati tutti negativi:
Soccorso, anche perché chi non manifestava sintomi evidenti lo
ciò significa che le misure adottate sono quelle giuste. Inoltre, al S.
abbiamo rimandato a casa: le linee guida, infatti, dicono che il paziente
Giovanni di Dio non abbiamo sottovalutato nessun tipo di paziente,
che non abbia una sintomatologia clinica importante, ma solo una
per cui non è successo ciò che è accaduto altrove, cioè che si sono
febbricola, mal di gola, cefalea, dopo una rapida valutazione va posto
ritrovati nei reparti normali pazienti Covid-19, i pazienti anziani, con
in isolamento domestico. Rispetto agli ospedali del Nord e Centro
febbre e insufficienza respiratoria, nei reparti non li abbiamo proprio
Italia, dove la malattia si è diffusa in modo molto aggressivo, abbiamo
fatti salire.
avuto il tempo di prepararci. Già a metà del mese di febbraio si è
In base alla sua esperienza nel Pronto Soccorso, quindi in prima
tenuta una serie di incontri di preparazione organizzati dall’Asl, che
linea, cosa si sentirebbe di consigliare su come gestire questa
ha allertato la nostra direzione sanitaria. Abbiamo, quindi, cercato di
situazione?
applicare le indispensabili precauzioni nella gestione del contagio fin
Non si deve assolutamente abbassare la guardia, perché ciò
dall’inizio. Ciò significa che sono stati attivati subito i percorsi e da
significherebbe far circolare il virus: in questo momento, infatti, il
questo punto di vista ci siamo dimostrati molto efficienti: sono fiero del
nostro problema è la frequenza di casi di positività fra la popolazione
fatto che al momento, oggi è l’8 aprile, non abbiamo nessun operatore
giovane, che spesso è asintomatica e, quindi, può diffondere il virus
del Pronto Soccorso positivo al coronavirus. Abbiamo anche eseguito
inconsapevolmente, anche fra la popolazione a rischio, anziani e
soggetti con altre patologie. Quindi, si deve continuare nei Pronto
napoletani siamo bravi.
Soccorso a essere molto attenti a chi vi giunge avendo fra i sintomi
Le è capitato di provare paura? Quando?
la febbre. Ormai, l’influenza stagionale non è più presente e quindi
Certe sere in cui sono rientrato a casa particolarmente stanco, con il mal
febbri che insorgono all’improvviso fino a prova contraria nei pazienti
di testa, un po’ di bruciore agli occhi ho temuto di essermi contagiato e
dei Pronto Soccorso devono essere trattate con estrema attenzione per
ho misurato la febbre, è accaduto 2-3 volte: ecco, in quei momenti ho
escludere che siano sintomo di Covid-19.
avuto paura. Ma il giorno dopo stavo bene…! E ho sempre dentro di
Lei ha famiglia, continuate a vivere tutti insieme?
me la forza di continuare.
Sì, sono sposato e ho due figli; viviamo insieme ma ho preso delle
Alle sue spalle vedo appeso un crocefisso, quindi penso che lei
misure per preservarli, in casa indosso sempre la mascherina, non
sia credente: che ruolo ha giocato la fede in questa situazione
mangio con loro, non dormo con mia moglie da un mese, ho un bagno
così drammatica?
riservato a me, i miei abiti vengono lavati separatamente.
Io sono molto credente, e mi sono chiesto se tutto questo, una pandemia
Si è posto il problema se fosse opportuno vivere in casa in
che non ha risparmiato nessuno, non fosse una punizione divina, uno
questo periodo?
stimolo a riflettere su certe cose che stavano accadendo e che non
Sì, mi sono anche consultato con la mia famiglia che mi ha chiesto di
sono giuste. Dobbiamo uscire rafforzati da una tale esperienza, perché
tornare comunque a casa dopo il lavoro, usando tutte le precauzioni
abbiamo toccato con mano la morte, la paura.
necessarie. Peraltro, li vedo poco trascorrendo in ospedale anche 12 ore al giorno. Il Pronto Soccorso è per definizione un ambiente in cui si è pronti all’imprevisto, dove siete abituati a lavorare nell’emergenza, e tuttavia credo che l’epidemia vi abbia portato un forte stress aggiuntivo. Osservando le mie reazioni a questa situazione così difficile e confrontandole con quelle di chi opera in altri reparti, ho notato che quanti lavorano nel Pronto Soccorso si sono dimostrati meno timorosi nei confronti del virus, meno preoccupati di contagiarsi. Invece ho riscontrato maggiori resistenze a recarsi in Pronto Soccorso da parte degli specialisti che devono farci le consulenze come cardiologi, ginecologi, pediatri. Noi abbiamo un’impostazione un po’ diversa, siamo portati a vivere nell’emergenza per definizione e questo ci ha avvantaggiato, anche nei colleghi non ho mai visto un cedimento, neppure sul piano psicologico. In questo lavoro di documentazione all’interno degli ospedali, parlando con operatori di tutti i livelli, dagli inservienti fino ai medici, ho potuto osservare come in tutti a un certo momento è scattato un forte spirito di squadra, per cui nessuno si è tirato indietro di fronte al nemico da combattere. L’emergenza sanitaria ha modificato la nostra percezione della malattia e anche il modo di relazionarci fra di noi: in effetti non abbiamo più avuto scontri, cosa che prima accadeva, fatto salvo qualche situazione particolare dettata solo dal fatto che alcuni, come ho detto, quando venivano a visitare in Pronto Soccorso erano maggiormente impreparati ad adottare i nostri protocolli di protezione. Ma con l’eccezione per questi comportamenti dovuti anche ai problemi inediti che il Covid-19 pone, è vero che è scattato un bello spirito di corpo. Pensa che passata l’emergenza tornerà tutto come prima, o ci saranno cambiamenti duraturi? Rimarrà una maggiore attenzione da parte nostra al modo di porgersi con i malati. La mascherina, i guanti, le protezioni andavano usati anche prima dell’epidemia, ma nella realtà lo si faceva solo in situazioni estreme. Ebbene, questa esperienza ci cambierà in tal senso, i dispositivi di protezione individuale saranno il corredo quotidiano per noi. Pensa che ci sia una differenza di comportamento nel modo di approcciare alla malattia fra i medici e il personale sanitario del sud e del nord? Abbiamo dimostrato di non essere inferiori ai colleghi del Nord nel nostro approccio all’emergenza. E’ vero, abbiamo avuto il vantaggio temporale in quanto al Sud il virus è arrivato dopo, ma siamo stati bravi a sfruttarlo per preparare personale e strutture all’impatto con la malattia. Peraltro, mi aspettavo che sarebbe andata così, noi medici
*Intervista rilasciata l’8 aprile 2020
O S P E D A L E
S A N
G I O V A N N I
D I
D I O
i
INSIEME, PIU’ FORTI Interview* & Photo_ Riccardo Sepe Visconti
M
auro De Stefano e Roberta Pariggiano sono colleghi di lavoro e compagni nella vita: dividono tutto, integrandosi l’uno nell’altra. Li abbiamo incontrati nel periodo di massima crisi pandemica all’ospedale San Giovanni di Dio di Frattamaggiore, intenti ad organizzare la sala di rianimazione diretta dal dottor Francesco Diurno. Un lavoro che entrambi svolgono in modo tanto
eccellente da essere convocati con frequenza all’ospedale S. Maria delle Grazie a Pozzuoli per intervenire nelle fasi di allestimento dei nuovi reparti. La loro dedizione alla professione è assoluta, mi è personalmente capitato di incontrarli una decina di volte in altrettante diverse occasioni e non mi è mai successo di vederli in pausa. C’è sempre un paziente da accudire, un magazzino da ordinare, un nuovo reparto da immaginare, prima e realizzare poi... Mauro e Roberta tutto ciò lo sanno fare molto, ma molto bene.
Voi ricoprite entrambi il ruolo di infermieri nel reparto dedicato ai pazienti covid dell’ospedale
S.
Giovanni
di
Dio
di
Frattamaggiore e siete anche una coppia. Come vi siete organizzati per conciliare un lavoro tanto impegnativo con la famiglia? Roberta.
Siamo
sposati
dal
2014,
ma
conviviamo dal 2009 e abbiamo una bambina di 15 mesi, abitiamo nello stesso palazzo in cui vivono i miei genitori che ci aiutano moltissimo con la piccola, prima di andare al lavoro, infatti, la portiamo da loro. Quanta paura avete di contagiarla? Mauro. Tantissima, ma essendo molto piccola non potevamo separarci da lei per un tempo
che al momento non avremmo potuto neanche
consapevolezza. Fra l’altro noi due facciamo
determinare, e quindi abbiamo deciso di
lo stesso turno, andiamo al lavoro insieme
tenerla accanto a noi. Ma quando torniamo a
e rientriamo insieme. Prima dell’emergenza
casa siamo sempre preoccupatissimi.
sanitaria alle 15.00 staccavamo, adesso non
Roberta. Ci laviamo in primo luogo in
è possibile perché oltre al reparto covid ci
ospedale, alla fine del turno, poi appena entrati
sono anche altre attività che devono andare
a casa abbiamo un rituale: ci disinfettiamo di
avanti, per esempio coordiniamo l’assistenza
nuovo accuratamente e solo dopo averlo fatto
domiciliare di terzo livello per i pazienti affetti
ci abbracciamo, giochiamo e saltiamo insieme.
da sla e questo servizio deve rimanere attivo,
In realtà, due volte al giorno dedichiamo del
quindi al mattino in generale ci dedichiamo ai
147
tempo a lei coccolandola, appena svegli e
pazienti affetti da Covid-19 e di pomeriggio al
di Dio, abbiamo avuto la fortuna di lavorare al
quando rientriamo, appunto.
resto: i pazienti non covid, infatti, ci chiamano,
Nord, a Pavia, in un policlinico universitario,
Vedervi meno le è pesato?
hanno bisogno di un parere da noi, hanno
molto ben organizzato. Tornando qui, dal
Roberta. Ci sono state giornate che abbiamo
problemi con la farmacia, si devono coordinare
punto di vista lavorativo ci siamo sentiti un po’
trascorso quasi per intero in ospedale e al
i colleghi che si recano a fare terapie e controlli
spenti; poi ci ha chiamato a lavorare con lui il
rientro lei faceva quasi l’indifferente, ora invece
a domicilio, ecc.
dottor Francesco Diurno (Ndr. Il dottor Diurno,
quando ci vede urla di gioia e ci mettiamo a
Avete consapevolezza di essere in prima
primario del reparto di rianimazione al S. Maria
giocare insieme.
linea in un momento che
Questa esperienza che riflesso ha avuto
entrerà a far parte della
sulla vostra giovane famiglia? Vi ha posto
storia si questo Paese, anzi
dei problemi? Vi ha reso più uniti?
del mondo intero?
Mauro. In questa fase la nostra vita è così
Roberta. Il senso del dovere
accelerata che non abbiamo neppure il tempo
prevale su tutto in questo
di fermarci a pensare a tutto ciò che è accaduto
momento, ma accade da
e alle sue conseguenze possibili sulle nostre
sé senza neanche che ci
esistenze. Non so se ci abbia rafforzato, il
soffermiamo
nostro rapporto è già molto saldo.
sulle implicazioni. All’inizio
Quindi non hai il tempo di porti domande
di questa vicenda ho avuto
sull’esperienza che state vivendo?
anche discussioni con mia
Mauro. Mi è capitato solo una volta: stavo
madre che non capiva cosa
rientrando in ospedale perché c’era un
stessa accadendo, la verità è
problema e mi sono fermato a riflettere come
che lo capivamo solo noi. Sono
il medesimo virus abbia fatto ammalare di
in contatto con un’amica che
polmonite milioni di persone in tutto il mondo,
vive e lavora in ospedale a Pavia, ci sentivamo
paziente covid ero molto in ansia, molto tesa
in un certo senso ponendole tutte sullo stesso
quasi tutti i giorni e lei mi raccontava l’evolvere
per dover essere attenti a tutto, mentre adesso
piano. Per il resto il lavoro assorbe tutte le mie
terribile della situazione in Lombardia. Così ci
siamo diventati una bella squadra.
energie mentali.
siamo caricati d’ansia e abbiamo fatto di tutto
Mauro. Qui tutto il meccanismo è ben oleato,
Il tuo essere madre è cambiato in questo
per non ritrovarci nelle medesime difficoltà che
siamo molto tutelati, se faccio il confronto con il
frangente?
per settimane hanno attanagliato i colleghi al
disagio che tanti nostri colleghi vivono nel Nord
Roberta. Talvolta nei confronti di Benedetta,
Nord. Quindi, soprattutto all’inizio, abbiamo
Italia, l’Asl ci ha messo nelle migliori condizioni
nostra figlia, mi sento un po’ in colpa, la guardo
avuto giornate di lavoro lunghissime per cercare
per operare con serenità. Sicuramente, loro
e mi chiedo se non avrei dovuto rimanere a
di organizzare tutto per bene prima che il virus
hanno un numero di contagi molto più alto
casa, ma ho scelto di fare questo lavoro in piena
arrivasse al Sud. E mia madre, appunto, mi
del nostro, ma qui ci hanno consentito di
a
riflettere
chiedeva conto del tempo in più che trascorrevo
in ospedale. Noi, prima di venire al S. Giovanni
delle Grazie a Pozzuoli, è stato
Ci laviamo in primo luogo in ospedale alla fine del turno, poi appena entrati a casa abbiamo un rituale: ci disinfettiamo di nuovo accuratamente e solo dopo averlo fatto ci abbracciamo e giochiamo con nostra figlia Benedetta.
chiamato ad organizzare il nuovo reparto di rianimazione del S. Giovanni di Dio, aperto poco più di un anno fa) che ci ha dato una nuova carica. Ebbene, forse grazie a lui e alla nuova direttrice Maria Rosaria Cerasuolo siamo riusciti a non accusare l’insicurezza che tanti hanno denunciato nel dover affrontare il coronavirus. Mi sono stupita di me stessa, sono una persona di solito critica, puntigliosa, e quando abbiamo
avuto
il
primo
organizzarci bene. Una domanda personale: siete innamorati? Vi risposereste? Insieme. Sì, certo! Fate l’amore in questo periodo? Insieme. Sì! E’ cambiato rispetto a prima che foste in trincea a causa del Covid-19? Mauro. E’ più veloce! Abbiamo poco tempo a disposizione, quando siamo a casa dedichiamo tempo soprattutto a nostra figlia. Ma non posso dire che sia diverso, riusciamo ad isolarci da tutto quello che c’è fuori. Abbiamo delle ansie, ma lo stare insieme non è cambiato a causa delle tensioni dovute al lavoro. Roberta. All’inizio del lavoro nel reparto Covid
la bimba dormiva con noi, poi l’abbiamo messa
Mauro. Precedentemente alla trasformazione
Alla luce dell’esperienza maturata durante
nella culla, ma adesso siamo tornati alle vecchie
della rianimazione in reparto dedicato ai
questa emergenza, cosa vorreste chiedere
abitudini: tutti insieme, uno addosso all’altro!
malati Covid-19, veniamo da un anno in cui
al sistema della sanità italiana, al ministro
(Ndr. Ridono).
si è registrata una bassa mortalità nel nostro
della Salute Roberto Speranza?
Parliamo del reparto Covid in cui lavorate.
reparto di terapia intensiva e questo successo ci
Mauro. Bella domanda…! In Italia rispetto ad
Mauro. Io ci sono arrivato per primo quando il
riempie di orgoglio. Quindi, naturalmente non
altre nazioni siamo privilegiati nel senso che
direttore dottor Diurno mi ha chiamato come
riuscire a salvare tutti quelli che arrivano da noi
tutti hanno accesso alle cure gratuitamente,
coordinatore per aprire la rianimazione al S.
ammalati a causa del coronavirus costituisce una
tuttavia nel tempo le risorse destinate a questo
Giovanni di Dio, che poi con
frustrazione, non fa differenza
settore sono state tagliate molto. L’esperienza
l’emergenza sanitaria è stata
che si tratti di persone con cui
della pandemia ci fa capire che si deve investire
abbiamo avuto contatti diretti
nella sanità, ma guardando alla qualità di ciò
o che siano pazienti con cui
che viene realizzato. Nell’emergenza, il nostro
non abbiamo mai parlato:
presidente De Luca si sta comportando in
cerchiamo di fare tutto il
maniera eccellente, bisogna rendergli merito
possibile per tutti i pazienti.
degli sforzi enormi che stanno compiendo.
Vi succede di avere contatti
Roberta. Vorrei che tutti i pazienti potessero
con i parenti dei pazienti?
usufruire della medesima assistenza che,
Roberta.
Io
parlo
con
in caso di malattia, riceverebbe il papà del
i
dei
degenti
trasformata in reparto Covid. Quando Roberta è rientrata dal congedo di maternità, poiché aveva anche lei esperienza in rianimazione al S. Matteo di Pavia, si è aggiunta allo staff: si tratta di un reparto giovane, l’abbiamo
reso
operativo
infatti nell’ultimo anno, in particolare io ho lavorato
Credo che ci voglia più qualità nel sistema sanitario e sono convinta che se si inizia a ragionare in questi termini a livello di vertici, a cascata i giovamenti arriveranno anche in periferia.
in tandem con l’infermiere
al
ministro Speranza. Mi è successo (non in questa
telefono: ci chiamano e sono
parenti
Azienda) di dovermi occupare di persone
contrariati dal fatto di non
illustri o di parenti di persone illustri ammalati
specialist Roberto Conchiglia e questo progetto
poter incontrare i loro congiunti. Penso che
e ti assicuro che è tutto diverso, pretendono
ci ha dato tante soddisfazioni professionali.
forse si dovrebbe fare uno sforzo maggiore
tantissimo per i loro cari! Ebbene dovrebbero
Hai mai pensato di fare un altro lavoro?
per andare incontro alle loro esigenze: in realtà
pretendere che altrettanto venga dato a tutti i
Mauro.
esperienza
non so neanche se è realizzabile, ma mi chiedo
cittadini italiani. Credo che ci voglia più qualità
estremamente positiva della attivazione della
perché non possano incontrarli, naturalmente
nel sistema sanitario e sono convinta che se
rianimazione al S. Giovanni di Dio, essendo un
indossando i dispositivi di protezione, almeno
si inizia a ragionare in questi termini a livello
ex informatico mi affascinava l’idea di dedicarmi
quando ci rendiamo conto che il paziente non ce
di vertice, a cascata i giovamenti arriveranno
al web marketing, anche se il vincolo di esclusiva
la farà, per dare l’ultimo saluto. Certo, capisco
anche in periferia. Nel nostro lavoro quotidiano
con l’azienda sanitaria non mi consente nella
anche la necessità di stabilire un protocollo
qui al S. Giovanni di Dio di Frattamaggiore
realtà di fare un altro lavoro.
uguale per tutti, data la situazione drammatica
puntiamo moltissimo sulla qualità.
Roberta.
Prima
Sono
di
questa
pienamente
soddisfatta
e la scarsità di dpi a disposizione.
dell’attuale situazione lavorativa. Anche se
Mauro.
siamo giovani, infatti, lavoro da quando avevo
videochiamate con i cellulari di far avere più
22 anni, oggi ne ho 34 e negli ultimi tempi mi
contatti possibili con i parenti ai pazienti che
sentivo un po’ demotivata, ma da quando sono
sono svegli.
entrata nel progetto della rianimazione del S.
Raccontatemi una scena, un momento bello
Giovanni sono rinata, mi piace moltissimo.
che avete vissuto in queste settimane.
Quanto è emotivamente difficile per voi
Mauro e Roberta insieme. Sicuramente, il
che lavorate nella rianimazione avere
messaggio video che ci ha inviato una settimana
dei contatti, parlare con i pazienti e poi
fa un paziente guarito per annunciarci che
assistere alla loro fine, vedere che non ce
tornava a casa. Abbiamo esultato come se
la fanno?
fossimo stati allo stadio.
Stiamo
cercando
grazie
alle *Intervista rilasciata l’8 aprile 2020
O S P E D A L E
S A N
G I O V A N N I
D I
D I O
i
MISSIONE INFERMIERE Interview* & Photo_ Riccardo Sepe Visconti
R
oberto Conchiglia è un personaggio assai complesso: strutturato su una solida base di tensione spirituale, affida ogni sua scelta alla mediazione tra ciò che sa di dover fare e il progetto mistico al quale sente di appartenere. Ha una fede profonda, ma non è un bigotto; appartiene a quella nutrita schiera di uomini che si lasciano guidare dal senso etico della propria religione, esaltando gli aspetti morali senza lasciar pre-
valere le rigidità dottrinali. È istrionico, meticoloso, tanto attento ai particolari quanto capace di avere una visione ampia della scena lavorativa alla quale si dedica - è il caso di dirlo - anima e corpo. Dove passa Roberto Conchiglia tutto è ordinato, tutto è controllato, tutto è pronto per aiutare le vite degli altri.
Quali sono le tue mansioni? Sono un infermiere di area critica, ho lavorato per 15 anni all’ospedale S. Andrea a Roma, sono tornato grazie alla mobilità extraregionale e sono stato destinato alla rianimazione dell’ospedale di Pozzuoli e lì il direttore del reparto il dottor Francesco Diurno ha scelto me e Mauro De Stefano come specialist nel progetto finalizzato all’apertura del reparto di rianimazione al S. Giovanni di Dio a Frattamaggiore, dove siamo da un anno. Quindi avete creato un reparto fondamentale che non esisteva? Gli spazi c’erano, ma mancavano le figure professionali esperte necessarie a renderlo operati-
vo. Attualmente, quindi, Mauro De Stefano è il
Sì, sì! Ho pianto quando al primo giorno di lavo-
sone che ci sostengono.
coordinatore, io sono lo specialist, con noi c’è
ro in area covid ho scelto di allontanarmi dalla
Hai un sentimento religioso profondo.
uno staff di infermieri: quando abbiamo aperto
mia famiglia, ho detto a mia madre, ai miei fra-
Sì, molto. C’è stato anche un momento, tanti
eravamo una decina, adesso per l’emergenza
telli, ai nipoti che mi sarei isolato da loro. In re-
anni fa, in cui ho pensato di entrare in semina-
Covid siamo arrivati a 23 unità, cui si aggiunge
altà, già vivo per conto mio ma tenermi distante
rio.
una decina di OSS. In sostanza siamo raddop-
da tutto ciò che per me è vita, la mia famiglia
Hai comunque scelto una strada che richia-
piati, per poterci dare ogni 4 ore il cambio con
ma anche le tante attività cui mi piace dedicarmi
ma quella della missione religiosa, per certi
l’area critica che fa parte sempre del reparto
quando non lavoro (faccio teatro, sono coordi-
versi… Dato che sei credente, ti sei doman-
covid.
natore dell’oratorio della parrocchia) mi è pesa-
dato sul piano della fede che senso ha tutto
Superata l’emergenza il numero degli ad-
to moltissimo, è stato un vero dramma. Inoltre,
quanto sta accadendo?
detti si ridurrà nuovamente?
un anno e mezzo fa ho perso mio padre per una
Sono convinto che nulla avvenga per caso. Da
Sì, perché nella gestione ordinaria i posti letto
malattia che lo ha portato anche in rianimazio-
noi, in Campania, l’epidemia è esplosa nel pe-
della rianimazione sono 5 e il nostro carico di la-
ne, quindi inevitabilmente assistendo i pazienti
riodo della Quaresima: non dimenticherò mai
voro è distribuito in modo che per ciascun turno
in reparto penso a lui. Dopo la morte di papà ho
che dovevo andare ad una festa di carnevale,
ci sono 2 infermieri e un OSS.
fatto un viaggio in Terra Santa, durante il quale
avevo anche noleggiato l’abito, ero felicissimo
La pandemia ha messo a dura prova tutto
ho riflettuto sulla morte. Ma mi capita di pian-
… Ma la festa fu annullata, perché intanto gli
il Paese, ma voi operatori sanitari siete in
gere anche di gioia, so che fuori ci sono tanti
assembramenti di persone erano stati proibi-
prima linea: in queste settimane terribili ti è
che pregano per noi, che “fanno il tifo” per noi,
ti. La chiesa fu chiusa nella prima domenica di
capitato di aver bisogno di piangere?
ho avuto molti messaggi, chiamate, foto di per-
Quaresima, si celebrava la Messa ma i fedeli non
potevano entrare, e mentre dall’altare assistevo
sa Cerasuolo mi ha detto: “Sono stata in Pronto
provvisa ed istantanea. Tuttavia, nell’ospedale a
il parroco nella funzione prendevo coscienza
Soccorso e non abbiamo neanche un nuovo
Roma dove lavoravo prima, per esempio, i pa-
che c’era qualcosa che non andava. Quindi, nei
caso, neppure un caso sospetto, niente!”. E
zienti erano un numero: “E’ morto il numero 5”
successivi 40 giorni, quelli che precedono la Pa-
questa è la settimana Santa! Per me sono se-
e lo mandavano nella camera mortuaria. Ebbe-
squa, abbiamo sofferto moltissimo e credo che
gnali molto forti.
ne, tutto questo non mi piaceva e ho educato i
dall’alto Dio ci abbia voluto dire qualcosa, ci ha
Essendo così religioso, cosa provi quando
miei colleghi a pronunciare almeno la preghiera
ricordato che non siamo noi a stabilire come va
chi muore non riesce a ricevere l’estrema
del Padre Nostro Eterno Riposo, quando ci ren-
la vita, non siamo gli artefici delle nostre esi-
unzione?
devamo conto che il paziente era in procinto di
stenze. E’ “qualcun altro” che decide, in questo
Il sacerdote somministra l’unzione degli infermi
morire, quando vedevo che l’elettrocardiogram-
caso è stato il virus a decidere per noi e tutto si
(che comunemente si chiama estrema unzione)
ma andava verso l’asistolia, ho sempre preso la
è fermato, prima parlavo con una collega che
ogni volta che un paziente entra in rianimazio-
mano dei miei pazienti e ho recitato la preghie-
intendeva sposarsi a giugno, e non potrà farlo.
ne, anche se è vigile.
ra. Sempre. E adesso tutti i colleghi che ho avuto
Venendo all’oggi, stamattina ho pianto perché
E c’è sempre il tempo di far incontrare l’am-
a Pozzuoli fanno lo stesso.
sono andato in direzione sanitaria (come faccio
malato con il sacerdote nel reparto di riani-
Ti sei trovato a farlo anche in questi giorni?
ogni 3 giorni) per prendere i dispositivi di prote-
mazione?
No, perché io opero nell’area verde del reparto
zione individuale (dpi) e la direttrice la dottores-
Sì, a meno che non si tratti di una morte im-
Covid. Accade pure che non sempre sei presen-
Riccardo Sepe Visconti 6 Giugno 2020 “The Conchiglia’s touch”. Se visiti il reparto di un
ospedale - non ha alcuna importanza se ciò avviene nel bel mezzo dell’uragano di una pandemia o in una giornata di noiosa quiete - e trovi i
magazzini dell’approvvigionamento dei materiali, gli armadi dei medicinali, l’infermeria, le stanze
di degenza, la sala della rianimazione, insomma ogni angolo del reparto in perfetto(issimo) ordi-
ne, con un’attenzione molto dettagliata persino all’equilibrio dell’arredo... puoi essere sicuro che in quel luogo è passato Roberto Conchiglia.
È così importante spiegare quanto sia utile alla perfetta efficienza di un’equipe ospedaliera po-
ter contare su di una organizzazione puntuale dell’inventario e della sistemazione dei materiali di consumo: quando la vita dipende dalla scelte
di un attimo... è in quell’attimo che devi trovare ciò che ti occorre a portata di mano! 3672
Commenti: 124
te quando il paziente sta per morire, ma anche
mezza, infatti, abbiamo perso un altro paziente.
non poter avere vicina la mia famiglia, e poi c’è
qui al S. Giovanni di Dio ho cercato di parlare
E’ stata una delle giornate più brutte da quando
il periodo particolare costituito dalla Pasqua…
con gli infermieri, perché stiano vicini ai pazienti
è iniziata l’emergenza. In verità, un momento
Cosa hai provato vedendo il Papa dire Mes-
che sono in procinto di andarsene e preghino
molto difficile lo abbiamo avuto anche all’ini-
sa da solo sul sagrato di S. Pietro?
per loro. Ti voglio raccontare un altro episodio
zio, quando i pazienti arrivavano all’interno dei
E’ una persona sofferente e mi è sembrato come
accaduto di recente. Qualche giorno fa sono ve-
dispositivi di biocontenimento e ci sembravano
impotente, lui che di solito è così risoluto, sor-
nuto al lavoro in anticipo perché la notte non
il nemico, non avevamo mai affrontato una si-
ridente, certo fa tutto ciò che deve ma non lo
sempre riesco a riposare come prima.
tuazione del genere. Certo abbiamo avuto a
avevo mai visto così e mi è dispiaciuto tanto. E
Perché non riesci a dormire?
che fare con ammalati di meningite fulminante,
credo che anche lui si senta impotente, non a
Io non stacco mai, quando rientro a casa ripen-
per esempio, però non nel numero enorme che
caso ha scelto il passo del Vangelo di Giovanni
so a quello che ho fatto, se ho lasciato tutto in
vediamo adesso con i malati di Covid-19. Oggi
in cui si dice “siete tutti sulla stessa barca”. An-
ordine per i colleghi del turno successivo che,
non sono sereno quando vengo al lavoro, ho
che noi che abbiamo fede ci ritroviamo come
fra l’altro, mi chiamano continuamente quando
una paura fottuta di morire, nel senso che ho
se quella fede l’avessimo persa. Seguo tutti i
sono in difficoltà. Per tutti noi la situazione in
paura che qualcosa possa andare storto… Mi
giorni il mio parroco che ci sta vicino attraverso
cui ci troviamo ad operare è nuova e abbiamo
trovo anche a domandarmi: ma come tornere-
le dirette su FB, ci dà coraggio, ma in questo
bisogno di confrontarci. Stanotte, mi sono sve-
mo alla normalità, che comunque vedo ancora
momento se ti dovessi dire che mi basta pregare
gliato di soprassalto alle 6.00, avevo una gamba
lontana? Dopo come saremo?
per sentirmi forte, non è così.
fuori dal letto e mi sono detto: “Caspita! Non
La vostra è una vita particolarmente utile,
Di cosa altro avresti bisogno?
sono coperto!”. Perché d’istinto la mia mente
direi indispensabile in questo momento!
(Lungo silenzio) Già oggi sono un po’ più solle-
è andata alla tuta che indossiamo durante il la-
Ci sono anche tanti altri colleghi, però sì, è vero
vato, perché dopo essere arrivati al punto che i
voro in reparto, senza prendere coscienza che
quello che dici. In tantissimi adoperano il video
pazienti non potevano scendere dalle ambulan-
ero a letto! Giorni fa, invece, mi sono svegliato
guida che ho realizzato per illustrare le corrette
ze non sapendo dove metterli, aver appreso che
ancora prima, come ti dicevo, con il dubbio di
procedure di vestizione e svestizione quando si
in Pronto Soccorso non ci sono nuovi pazienti
aver lasciato qualcosa che riguarda i dispositivi
entra ed esce dall’area covid. Ecco, facendolo
positivi e avere una rianimazione piena solo per
fuori posto. A quel punto ho deciso di andare
sono stato molto utile e continuo ad esserlo.
metà, è già molto. Raccontandolo a mio fratello
in ospedale alle 6 e un quarto, c’era un silen-
Quando si vestono per entrare nell’area rossa
come sto facendo con te, gli ho detto: “Oggi
zio assoluto, tombale e quando sono entrato
del reparto covid chiamano me, mi chiedono di
sento un’aria diversa!”. Non voglio illudermi,
in reparto mi hanno detto che un paziente era
controllare se sia tutto in ordine, perché hanno
ma forse riusciamo a intravedere la luce in fon-
morto. E mi addolora sempre che accada! Noi
fiducia. E quando sono impegnato e non pos-
do al tunnel.
lavoriamo allo spasimo per riuscire a salvarli,
so essere presente, mi chiedono consiglio sulle
La forza e la profondità della fede vengono
perché con i pazienti Covid si lavora tantissimo,
decisioni prese. Anche loro hanno tutti paura,
fuori nei momenti di difficoltà: che prova è
non solo in senso fisico ma anche mentale, e
hanno famiglia, figli a casa, e io sono diventato
stata questa per la tua fede?
quando torni a casa prendi in mano il telefono e
un punto di riferimento. Questo mi carica di un
Quando il direttore della rianimazione il dottor
chiami i colleghi per sapere come sta andando.
grande peso, di una responsabilità enorme. Al
Francesco Diurno ci disse “Entro ieri si deve apri-
E la mattinata è stata bruttissima, dopo un’ora e
punto di piangere. Si aggiunge, infatti, al peso di
re il reparto Covid! anche al S. Giovanni di Dio”
perfetto, aver studiato, puoi sbagliare e mi sono tornate in mente quelle parole dette a Dio “Io sono qui, fai tu”. E mi sono ritrovato ad avere una forza che certe volte non so spiegarmi. Ritieni che questo reparto sia un’eccellenza? Prima dell’emergenza Covid-19 eravamo una delle terapie intensive a zero infezioni, come documentano gli esami culturali che eseguiamo ogni settimana e ad ogni ingresso di un paziente; ci sono arrivati anche pazienti già infetti, e noi abbiamo azzerato le infezioni, tanto che la nostra farmacia si è complimentata perché facciamo una richiesta minima di antibiotici rispetto alle altre terapie intensive che bombardano gli ammalati di questi farmaci perché hanno molte infezioni. La nostra rianimazione la definisco una bomboniera: oltre ad essere perfettamente allestita, ha volutamente dei colori vivaci, perché vogliamo dare speranza, ottimismo. Anche qui dentro. *L’intervista è stata rilasciata l’8 aprile 2020 non si è capito più niente: per 15 giorni non ab-
E Lui “ha fatto”?
biamo mai avuto un riposo, abbiamo lavorato
Sì. La prima volta che mi sono vestito per entra-
allo spasimo e in quei giorni, ad un certo pun-
re nel reparto covid piangevo sotto il casco ma
to, sono sceso nella cappella dell’ospedale e ho
dovevo dare forza anche ai colleghi che stavano
detto: “Io mi metto nelle tue mani, faccio tutto
dentro, poi a un certo momento mi sono ferma-
quello che posso, però sono uno strumento nel-
to, perché davanti ai miei occhi sfilavano tante
le tue mani, FAI TU…!”.
immagini, pensavo che per quanto puoi essere
Riccardo Sepe Visconti 10 Maggio 2020
153 La Paranza della beatitudine_ Nei miei giri, in particolare all’Ospedale Loreto Mare, ho incontrato un sacerdote che porta il mio stesso nome - Riccardo - al quale, incuriosito, ho chiesto se aveva con sé un rosario, un libro della Bibbia, insomma, qualunque cosa gli potesse fare da tramite tra i suoi intimi pensieri e la dimensione soprannaturale nella quale egli crede fortemente. Riccardo mi ha sorriso e mi ha detto di non aver nulla: nel tumulto delle fasi del ricovero - spesso davvero traumatiche - diventa impossibile portare con sé le cose importanti!... Però, in Ospedale, un compagno (lettore organizzatissimo) gli ha dato in prestito il libro di Roberto Saviano - La paranza dei Bambini - la cui copertina è sormontata da un’immagine della Madonna. Un’icona spesso utilizzata dalla camorra in un perverso miscuglio di orrore da confondere nelle spire del “disegno divino”... Ma don Riccardo a quella immagine, così tanto dissacrata, ha restituito la sua funzione di purezza originaria e quel libro è diventato un piccolo santuario, una sorta di bitta sicura a cui ancorare la propria scialuppa nella tempesta agitata dell’uragano Covid. Ecco, allora, avverarsi un sorprendente Miracolo: un libro dal contenuto così duro e spietato si trasforma nel più dolce e salvifico strumento di liberazione dell’anima... 897
Commenti: 35
i
A S L
N A P O L I 2
N O R D
154
INSEGNAMO I PASSI ALLE STELLE DANZANTI Text_ Silvia Buchner Photo_ Riccardo Sepe Visconti
A
“
nche riuscire ad andare in un negozio per scegliere un vestito nuovo, invece di delegare l’acquisto ad altri, è un segnale che la riconquista di sé sta avvenendo, che si sta mettendo in atto un processo di
autodeterminazione e scelta, un momento fondamentale per uscire dalla malattia psichica che, quando irrompe nella vita delle persone, ne blocca drammaticamente il corso, sconvolgendo il mondo degli affetti, sociale e lavorativo della persona colpita. E per riappropriarsi della propria vita si deve passare per una serie di tappe, di conquiste quotidiane” racconta la dottoressa Carmen Cimmino, responsabile del centro diurno di riabilitazione psichiatrica di S. Antimo, che accoglie circa 20 pazienti che stanno compiendo il loro cammino. Per alcuni dura sei mesi, per altri molto di più, è un percorso individualizzato, che i terapeuti studiano per ciascun ospite del Centro ma che ha uno dei suoi perni fondamentali nel gruppo con cui si condividono le attività. I centri di riabilitazione psichiatrica come questo vengono definiti di secondo livello, quelli di primo si occupano degli stadi acuti della malattia, delle emergenze, qui invece arrivano persone che abbiano già superato la fase acuta, che può richiedere anche il ricovero in ospedale e/o un trattamento farmacologico. Prevalentemente sono affetti da psicosi con conseguenti alterazioni sul piano comportamentale, da forme di depressione molto gravi e resistenti che possono evolvere in stati
psicotici, da disturbi d’ansia generalizzata, in cui la
l’uso e abuso di sostanze allucinogene, droghe,
quota d’ansia, la fobia sociale sono così limitanti
alcool già dall’età adolescenziale. Sarebbe necessario
che il soggetto si chiude in un contesto sempre
avere maggiori servizi in grado di intercettare questi
più angusto, al punto che il disturbo psichico ne
problemi prima che si aggravino: l’ideale, che non
invalida la socialità e l’affettività. “La verità è che
sempre è attuabile, sarebbe cercare di intervenire
nella popolazione a livello mondiale c’è un forte
sul malessere quando si radica nella persona, prima
bisogno di salute mentale e di salute psichiatrica,
che si aggravi e possa sfociare in una psicopatologia.
a secondo dei livelli di gravità in cui il malessere si
Tuttavia, avendo lavorato in diversi dipartimenti di
manifesta: il tipo di società in cui viviamo, accelerata
salute mentale in Italia, devo dire che nella nostra Asl
e competitiva è una delle ragioni di questo aumento
le azioni mirate a dare risposte a chi ha un bisogno
di casi. Ma se alla prevenzione delle malattie fisiche
psichiatrico ci sono, sia per la fase acuta che per la
si dedicano grandi sforzi, per la salute mentale non
riabilitazione, e noi del centro diurno sentiamo forte
si pone lo stesso impegno, mentre sicuramente la
il sostegno e l’impegno dei direttori del dipartimento
domanda per la patologia psichiatrica è in aumento,
di salute mentale dell’asl Napoli 2 Nord, Antonino
anche a causa di stili di vita scorretti, per esempio
Iaccarino e Angelo Cucciniello”. Impressionante
è l’età degli ospiti del centro di S. Antimo, in media fra i 35 e i 45 anni, ma
ma anche con chi le sta più vicino. Gli interventi psicoeducativi diretti alle famiglie,
ci sono anche persone molto più giovani, arrivano dopo aver attraversato
quindi, sono determinanti e, anzi, i parenti delle persone in cura possono essere
la fase di emergenza, grazie alla segnalazione delle UOSM (Unità operative
a loro volta una risorsa, consideriamo infatti che essi sanno bene cosa significano
complesse salute mentale, i centri di salute mentale territoriali) o attraverso il loro
queste malattie. In un processo riabilitativo vanno considerati e valorizzati tutti
psichiatra quando si considera necessario il percorso riabilitativo accanto a quello
questi aspetti, ma le attività di gruppo devono avere le loro fondamenta in un
farmacologico. L’impegno presso il Centro per i suoi ospiti è intenso: fra le 8.30
processo di ricostruzione di Sé che è individuale. Dobbiamo riuscire a dare un
e le 15, ogni giorno, insieme agli operatori - tecnici della riabilitazione, psicologi,
senso al dolore psichico che inevitabilmente si riversa anche sul soma. Non a
un infermiere, volontari, fra cui anche due ex pazienti - partecipano a una serie di
caso i pazienti sono spesso molto rallentati, non sono attenti all’alimentazione,
attività che hanno l’obiettivo di affiancarli e sostenerli nel recupero di abilità che
prendono peso e non fanno attività di nessun tipo, fumano, gli stili di vita sono
lo stato psicopatologico ha inficiato, e che consistono in laboratori dedicati alle
molto trascurati”. Data l’età degli ospiti, sono frequenti i casi di giovani che a
emozioni, al problem solving, alla salute e al benessere per riportare le persone a
causa delle loro psicopatologie non riescono ad accedere al mondo del lavoro:
prendersi cura di sé. Ma ci sono pure momenti liberi e autogestiti dai pazienti, in
quindi molti sono gli sforzi e le strategie che il Centro di S. Antimo sta mettendo in
cui scelgono loro cosa fare, anche andare a mangiare una pizza o partecipare a
atto per favorire l’inserimento o il reinserimento occupazionale degli ex pazienti.
iniziative sociali fuori dal Centro. E poiché la malattia psichica arresta tutto il sistema
Il processo riabilitativo punta a riportare alla luce le abilità dei soggetti in cura,
esistenziale, di chi ne è stato colpito come dei loro cari, fa parte del cammino da
compromesse dalla psicopatologia e che hanno bisogno di essere recuperate
percorrere anche il rapporto con le famiglie. “Una psicopatologia importante
e incanalate anche verso il lavoro, di cui è riconosciuta la capacità terapeutica.
può interrompere la storia familiare e non si può pensare di guarire una persona
“Quando ero a Trieste, eccellenza nazionale nel campo della salute mentale,
semplicemente allontanandola da un contesto disfunzionale, perché essa patirà
mi dicevano sempre che se necessario dovevamo essere noi a creare il lavoro
la mancanza dei familiari, quindi per un buon esito si deve lavorare con la persona
per i pazienti” - sottolinea la dottoressa Cimmino. Sta crescendo, quindi, una
sezione della struttura dedicata al mondo del lavoro in cui si impara a sviluppare e seguire un curriculum, a mettersi in contatto con le aziende e anche il progetto Mascherinamente (nelle foto che illustrano l’articolo), nato durante la pandemia fa parte di questo percorso. In primo luogo, infatti, ciascun paziente impegnato ha dovuto metterci le sue competenze per autoprodurre i dispositivi da dare alla popolazione, dalla scelta del disegno da applicarvi, affidata a uno di loro con conoscenze di grafica, al taglio responsabilità di una paziente abile nel cucito, dal ricamo del logo delegato a un’altra paziente, al rapporto con i fornitori della stoffa, al confezionamento in barattolini di vetro. Più in generale, poi, questo progetto è fra quelli che puntano ad ampliare la rete di collaborazioni del Centro con aziende, associazioni e realtà della zona. Nel caso specifico, l’associazione Fracta Sativa Unicanapa che si adopera per rilanciare l’uso di questo materiale, facendo formazione, informazione e vendita di prodotti in canapa e allestendo siti per la produzione, e le mascherine si è scelto di realizzarle appunto in tessuto di canapa, la cui coltivazione e lavorazione apparteneva alla tradizione manifatturiera di quest’area. Lo scopo, in cui rientrano anche i seminari a tema dedicati al rapporto con l’impresa, è sempre creare opportunità per i pazienti legandoli alla realtà in cui vivono e a ciò che offre, per aprire scenari e prospettive formative destinate alle persone con fragilità psichiche.
CENTRO SALUTE MENTALE ARZANO Photo_ ICity press
“Per noi questa struttura rappresenta una sfida importante e l’occasione per mettere nuovamente al centro della discussione pubblica il tema della Salute Mentale. Da molti anni, temi come questo, sono relegati alla marginalità del dibattito sulla salute pubblica. Nell’ambito di un percorso di rifondazione del Dipartimento di Salute Mentale, abbiamo voluto riorganizzare i percorsi, incentrandoli sul paziente. Da qui i Programmi Terapeutici Individuali e una nuova centralità dell’offerta pubblica nell’ambito dei servizi di salute mentale. Questa è una delle Residenze di Riabilitazione Psichiatrica pubbliche più grandi in Italia e di questo siamo estremamente orgogliosi.” Antonio D’Amore DG ASL NA2 Nord
A S L
N A
2
N O R D
i
AL PRINCIPIO DI TUTTO C’È IL 118 Text_ Silvia Buchner Photo_ Riccardo Sepe Visconti
T
esto di fantasia utilizzato esclusivamen-
fantasia utilizzato esclusivamente per riempire
te per riempire temporaneamente degli
temporaneamente degli spazi. Testo di fanta-
spazi. Testo di fantasia utilizzato esclu-
sia utilizzato esclusivamente per riempire tem-
sivamente per riempire temporaneamente
poraneamente degli spazi. Testo di fantasia
degli spazi. Testo di fantasia utilizzato esclusivamente per riempire
temporaneamente
degli spazi. Testo di fantasia utilizzato esclusivamente per riempire
temporaneamente
degli spazi. Testo di fantasia
utilizzato esclusivamente per
Testo di fantasia utilizzato esclusivamente per riempire temporaneamente gli spazi
utilizzato esclusivamente per
riempire
temporaneamente
degli spazi. Testo di fantasia utilizzato esclusivamente per riempire
temporaneamente
degli spazi. Testo di fantasia utilizzato esclusivamente per riempire
temporaneamente
riempire temporaneamente degli spazi. Te-
degli spazi. Testo di fantasia utilizzato esclusi-
sto di fantasia utilizzato esclusivamente per
vamente per riempire temporaneamente degli
riempire temporaneamente degli spazi. Te-
spazi. Testo di fantasia utilizzato esclusivamen-
sto di fantasia utilizzato esclusivamente per
te per riempire temporaneamente degli spa-
riempire temporaneamente degli spazi. Testo
zi. Testo di fantasia utilizzato esclusivamente
di fantasia utilizzato esclusivamente per riem-
per riempire temporaneamente degli spazi.
pire temporaneamente degli spazi. Testo di
Testo di fantasia utilizzato esclusivamente
sto di fantasia utilizzato esclusivamente per
riempire temporaneamente degli spazi. Testo
riempire temporaneamente degli spazi. Testo
di fantasia utilizzato esclusivamente per riem-
di fantasia utilizzato esclusivamente per riem-
pire temporaneamente degli spazi. Testo di
pire temporaneamente degli spazi. Testo di
fantasia utilizzato esclusivamente per riempire
fantasia utilizzato esclusivamente per riempire
temporaneamente degli spazi. Testo di fanta-
temporaneamente degli spazi. Testo di fan-
sia utilizzato esclusivamente per riempire tem-
tasia utilizzato esclusivamente per riempire
poraneamente degli spazi. Testo di fantasia
temporaneamente degli spazi. Testo di fantasia utilizzato esclusivamente per riempire temporaneamente degli spazi. Testo di fantasia utilizzato esclusivamente per riempire temporaneamente degli spa-
utilizzato esclusivamente per
Testo di fantasia utilizzato esclusivamente per riempire temporaneamente gli spazi
zi. Testo di fantasia utilizzato
per riempire temporaneamente degli spazi. Testo di fantasia utilizzato esclusivamente per riempire temporaneamente degli spazi. Testo di fantasia utilizzato esclusivamente per riempire temporaneamente degli spazi. Testo di fantasia utilizzato esclusivamente per riempire temporaneamente degli spazi. Testo di fantasia utilizzato esclusivamente per riempire temporaneamente degli spazi. Testo di fantasia utilizzato esclusivamente per riempire temporaneamente degli spazi. Testo di fantasia utilizzato esclusivamente per riempire temporaneamente degli spazi. Testo di fantasia utilizzato esclusivamente per riempire temporaneamente degli spazi. Testo di fantasia utilizzato esclusivamente per riempire temporaneamente degli spazi. Testo di fantasia utilizzato esclusivamente per riempire temporaneamente degli spazi. Te-
temporaneamente
degli spazi. Testo di fantasia utilizzato esclusivamente per riempire
temporaneamente
degli spazi. Testo di fantasia utilizzato esclusivamente per riempire
temporaneamente
esclusivamente per riempire temporaneamen-
degli spazi. Testo di fantasia utilizzato esclu-
te degli spazi. Testo di fantasia utilizzato esclu-
sivamente per riempire temporaneamente
sivamente per riempire temporaneamente
degli spazi. Testo di fantasia utilizzato esclu-
degli spazi. Testo di fantasia utilizzato esclusi-
sivamente per riempire temporaneamente
vamente per riempire temporaneamente degli
degli spazi. Testo di fantasia utilizzato esclusi-
spazi. Testo di fantasia utilizzato esclusivamen-
vamente per riempire temporaneamente degli
te per riempire temporaneamente degli spazi.
spazi.
Testo di fantasia utilizzato esclusivamente per
161
riempire
SANNIO
A O R N
S A N
P I O
i
164 LA FORTEZZA BENEVENTANA CONTRO IL COVID Interview & Photo_ Riccardo Sepe Visconti
R
estyling dei reparti, assunzioni di nuovi primari e dirigenti medici, razionalizzazione e cresci-
Parliamo della fase iniziale della crisi sani-
ta dei servizi, dal Pronto Soccorso agli ambulatori, potenziamento delle specializzazioni già
taria, in cui era necessario prendere rapida-
presenti nell’ospedale, acquisto di nuovi macchinari, una gestione attenta e previdente dell’e-
mente iniziative importanti per modificare la
mergenza Covid-19: ha già al suo attivo tutta una serie di interventi Mario Nicola Vittorio Ferran-
struttura dell’ospedale in funzione del peri-
te, Direttore generale dell’Azienda ospedaliera S. Pio di Benevento che comprende il presidio ospe-
colo che si avvicinava.
daliero G. Rummo di Benevento e il presidio S. Alfonso de’ Liguori di sant’Agata dei Goti. Un’AORN
Abbiamo messo in atto dal primo momento al-
con DEA di II livello quella di Benevento, che presentava però problemi che hanno progressivamente
cune azioni forti che ci hanno consentito di ge-
ridotto la qualità dell’ospedale. Insediatosi nell’estate 2019, il dottor Ferrante, già direttore generale
stire bene l’emergenza, tanto che siamo stati
dell’ospedale S. Anna di Caserta e, prima, commissario straordinario e poi direttore sanitario azien-
anche interpellati da altre strutture interessate a
dale ad Avellino, ha subito messo in atto un progetto articolato in più step: obiettivo il rilancio di una
sapere che strategie avessimo adottato. E’ stato
struttura che ha in sé grandi potenzialità ma che ha anche bisogno di nuovo slancio. Da qui la scelta,
fondamentale l’aver provveduto all’approvvigio-
appunto, di aumentare il personale medico puntando su reparti già di qualità che vanno rafforzati e
namento dei dispositivi destinati al personale fin
affiancati da altri con l’obiettivo di rendere il S. Pio un punto di riferimento per la popolazione, non
dalle prime avvisaglie dell’epidemia Covid-19, per
solo nell’emergenza e nella quotidianità ma anche per cure ed interventi programmati per i quali
cui quando in un secondo momento tutti hanno
guardare anche ad un’utenza fuori Regione.
cercato di acquistare i dpi (dispositivi di protezione
individuale, cioè tute, mascherine, occhiali, visiere,
in tempi molto brevi e con la garanzia di muoverci
era stato in 15 minuti; anche spazi comuni come
ecc.) e non erano più reperibili, noi li avevamo già.
in sicurezza, sia per quanto riguarda gli operatori
radiologia, i laboratori, il Pronto Soccorso sono
Tanto è vero che l’indice di contagio fra i dipen-
che gli ammalati. Abbiamo attivato inoltre la ten-
stati sanificati quotidianamente con questo appa-
denti è stato bassissimo, meno dell’1%. Inoltre,
da di pretriage della Protezione Civile davanti al
recchio: si è rivelato di enorme utilità e ha dato
ci siamo resi subito autonomi rispetto all’elabora-
Pronto Soccorso: tutti coloro che accedevano alla
sicurezza a noi e ai pazienti, aiutandoci molto an-
zione dei tamponi che assai presto abbiamo pro-
struttura dovevano passare da lì, dove abbiamo
che sul piano psicologico.
cessato autonomamente, i tempi inviandoli al Co-
installato una macchina per eseguire subito la ra-
Se ci fosse un nuovo aumento dei casi di Co-
tugno, infatti, erano troppo lunghi e per renderci
diografia dei polmoni e, nel caso fosse necessario,
vid-19 cosa farete?
indipendenti abbiamo acquistato l’analizzatore,
il paziente passava poi al padiglione dedicato ai
Abbiamo un’area covid che non è stata dismessa,
in questo mi ha aiutato anche il prefetto di Be-
malati covid. Inoltre, abbiamo avuto la possibilità
in un settore dedicato, inoltre per ottobre saranno
nevento che ha chiamato l’azienda fornitrice per
di porre in atto un’azione preventiva, con lo Xe-
pronti ulteriori 10 posti di rianimazione.
farlo sdoganare rapidamente: da quel momento
nex, un robot che esegue la sanificazione degli
Che rapporto c’è fra questa struttura ospe-
abbiamo processato noi i tamponi, quelli della no-
spazi con raggi ultravioletti molto velocemente,
daliera e la popolazione?
stra Azienda, sia per i pazienti che per il personale,
per cui tutte le volte che un paziente si è rivelato
Io sono direttore generale dall’agosto 2019 e dal
e anche una quota di tamponi per conto dell’Asl.
positivo, abbiamo poi sanificato l’ambiente in cui
primo momento ho voluto apportare dei cambia-
Anche l’Anaao Assomed, sindacato nazionale di categoria, ci ha portato ad esempio, avendo certificato che noi avevamo provveduto per tempo ad acquisire i dpi, a processare i tamponi e a sanificare con costanza la struttura. Il Rummo di Benevento, come accadeva per le strutture ospedaliere qualche tempo fa, è stato realizzato in padiglioni, una logica ritenuta superata dalla concezione attuale dell’ingegneria ospedaliera, ma che nel caso del Covid si è rivelata molto utile. E’ così, ci ha consentito, infatti, di individuare un unico padiglione da destinare ad area covid, dopo aver trasferito i reparti che ospitava. Al suo interno abbiamo collocato i reparti per malattie infettive, quello di subintensiva pneumologica e la terapia intensiva per un totale di circa 56 posti letto. In tal modo, abbiamo ulteriormente abbassato il pericolo di portare il contagio nel resto dell’ospedale. E’ stata una soluzione che si è concretizzata
menti molto decisi, poi ci siamo dovuti fermare
ulteriormente tutte queste specialità per farne un
di guidare l’AORN San Pio, sono stato direttore
a causa dell’epidemia, ma so che la popolazione
polo di attrazione verso il nostro ospedale.
generale a Caserta e commissario straordinario e
aveva subito percepito le novità positive e quindi
In base alla sua lunga esperienza quali sono
poi direttore sanitario aziendale ad Avellino, e ho
hanno vissuto in sintonia con l’ospedale anche la
le strategie che deve mettere in atto un ospe-
sempre avuto l’abitudine di tenere una riunione
crisi. Abbiamo avuto attestati di stima dalla gente
dale per attrarre medici specializzati di valo-
quindicinale con i primari: non lavoro mai da solo,
che ha capito che avrebbe ricevuto da noi le rispo-
re?
la mia gestione è sempre stata in condivisione con
ste che cercava.
Il fatto di collocarci geograficamente in un’area
gli altri e le riunioni hanno, per esempio, il fonda-
Quando si è insediato come direttore gene-
interna della Campania può costituire un limite,
mentale scopo di illustrare le direttive che vengo-
rale si è trovato di fronte la sfida di rilanciare
dobbiamo quindi offrire un ventaglio di opportu-
no applicate molto meglio se non ci limitiamo a
un ospedale che si trovava in grande difficol-
nità che compensi questa nostra fragilità: se, per
calarle dall’alto. E’ un sistema efficace che conti-
tà: da quali presupposti è partito?
esempio, la chirurgia non si limita solo all’attività
nuo ad adottare anche qui.
Questo è un ospedale che aveva al suo interno al-
ordinaria ma dà pure la possibilità ai pazienti del
Che obiettivi si è dato quando è venuto a di-
cune specialità importanti e voglio lavorare perché
ricovero confort con l’A.L.P.I. (Ndr. Attività Libero
rigere questa azienda ospedaliera?
tornino di nuovo ad essere delle eccellenze. Per
Professionale Intramuraria), consentendo ai pro-
In primo luogo, ho lavorato sull’impatto immedia-
esempio, la neurochirurgia e la neurorianimazione
fessionisti di eseguire interventi in libera profes-
to che la struttura ha su chi vi entra: si tratta di
di cui è primario il dottor Pompilio De Cillis che
sione accanto a quelli per l’ospedale, questo può
una vecchia costruzione ma la manutenzione che
ha guidato lo staff che ha seguito i malati Covid.
costituire un buon incentivo. La verità è che un
sto facendo è attenta e costante, molti mi hanno
Vogliamo creare un team di neurochirurghi e ra-
ospedale è attrattivo quando i pazienti decidono
detto che questa sembra più una clinica che un
diologi interventisti e abbiamo già eseguito un
di andarci anche per un intervento programmato,
ospedale, ed è così perché voglio che tutto sia in
intervento endocranico che si è potuto realizzare
non se si limitano a venirci solo perché sono in
ordine, il flusso di entrata e uscita è regolamenta-
grazie alla collaborazione fra chirurgo vascolare e
emergenza.
to, di sera l’ospedale chiude con l’eccezione di un
neuroradiologo. Altro punto di forza è la chirurgia
L’esperienza inedita e durissima dell’epi-
unico accesso e c’è la sorveglianza, non si può più
oncologica, abbiamo infatti il dottor Mario Annec-
demia ha avuto anche delle conseguenze
entrare senza motivi validi, mentre in precedenza
chiarico, primario particolarmente esperto in chi-
positive, aprendo le porte a una riflessione
non era così, ho fatto subito rimettere in sesto i
rurgia robotica e vogliamo attrezzarci per operare
sul mondo della sanità e sulla necessità di
tunnel di collegamento fra i diversi padiglioni, in
con il robot Da Vinci. In urologia il dottor Luigi Sal-
portarvi dentro nuove idee e fondi per rea-
cui passano gli ammalati, e a breve rifaremo la pa-
zano ha ottime competenze e vorremmo sfruttare
lizzarle.
vimentazione. Stiamo lavorando sulle attrezzatu-
il robot anche per la ginecologia. Il nuovo primario
Qui da noi l’esperienza del Covid-19 ha consentito
re, apriremo la rianimazione a ottobre, creeremo
otorino Domenico Di Maria è molto bravo, e al
di formare una squadra e molto è stato fatto con
un padiglione autonomo dedicato esclusivamente
Rummo già operiamo molti bambini, avendo gli
una grande condivisione, cosa che normalmente
alla medicina nucleare il cui allestimento è già fi-
anestesisti competenti per questo settore, cosa
non accade, di solito, infatti, nella pubblica ammi-
nanziato. La nostra azione si spalma su tre livelli
che non accade in tutti gli ospedali che non siano
nistrazione non comunichiamo molto. In questa
temporali, breve, medio e lungo termine. I lavori a
pediatrici. La reumatologia è un centro di eccellen-
circostanza, invece, le istituzioni hanno dovuto
breve termine sono quelli che consentono di avere
za con l’unica struttura complessa, oltre a quella di
necessariamente parlarsi tanto e ciò è positivo:
dei risultati già nel giro di un paio di settimane, in
Potenza, per tutto il centro sud, un bacino di cir-
abbiamo avuto rapporti diretti con la Regione,
primo luogo cura della manutenzione, per esem-
ca 18 milioni di abitanti, per cui arrivano pazienti
il presidente De Luca ci convocava per chiederci
pio il padiglione S. Teresa, quello dedicato al covid,
dalle regioni circostanti, tenendo anche conto del
regolarmente dei problemi che ciascuno di noi
ha gli ascensori nuovi, porte scorrevoli, che subito
fatto che le patologie muscolo-scheletriche sono
aveva e abbiamo sempre collaborato con le isti-
danno una sensazione di confort. Dopo ci dedi-
statisticamente la prima ragione di ricovero per
tuzioni sul territorio. Ogni giorno, durante la fase
cheremo ai miglioramenti strutturali intermedi e,
acuti e causano un elevatissimo numero di pazien-
dell’emergenza, ho tenuto un briefing con il Pre-
intanto, vogliamo ulteriormente rafforzare i settori
ti cronici. Anche la dermatologia è una struttura
fetto, i Carabinieri, l’Asl, la Questura, la Guardia
di eccellenza di cui ho parlato e di quest’ultimo
complessa e fa attività anche operatoria, sui tumo-
di Finanza, per aggiornarli costantemente. Ho
ambito di intervento fanno parte anche i concorsi
ri della pelle, per esempio. Vogliamo far crescere
molta esperienza di direzione ospedaliera, prima
per acquisire nuovo personale.
A O R N
S . P I O
i
IL PERFETTO LAVORO DI SQUADRA Interview & Photo_ Riccardo Sepe Visconti
I
l dottor Pompilio De Cillis, primario della rianimazione presso l’ospedale Rummo di Benevento è stato il Coordinatore dell’unità di crisi per il Covid-19, dell’azienda ospedaliera S. Pio che comprende, con il Rummo, il presidio sanitario di S. Agata dei Goti. Il lavoro di squadra con un’ottima equipe medica, di cui fa parte anche a dottoressa Giovanna Di Salvio, e il coordinamento con il Direttore Generale Mario Nicola
Vittorio Ferrante, che ha curato per tempo l’acquisto degli indispensabili presidi necessari ad entrare in sicurezza nel reparto covid, ha consentito all’ospedale del capoluogo sannita di fronteggiare con successo la terribile ondata del contagio. E di salvare tante vite, grazie ad un lavoro della rianimazione assai accurato, con un costante monitoraggio dell’evoluzione della malattia in ciascun paziente consentito dal fatto di avere un laboratorio d’analisi interno alla struttura, che ha reso il Rummo autonomo anche dal punto di vista dell’elaborazione dei tamponi.
Come avete affrontato l’arrivo dell’epide-
fortuna di poter lavorare in una struttura dota-
sapessimo e che c’era il pericolo che contagias-
mia?
ta di presidi di protezione che non tutti gli altri
sero altri reparti. Questo episodio ha creato
Pompilio De Cillis. In ospedale altri, non io,
ospedali avevano e ciò ci ha dato comunque
tanto spavento e nei primi giorni di diffusio-
avevano già previsto che il contagio sarebbe
una certa serenità.
ne della notizia ha prevalso la paura e non la
arrivato, nell’Azienda c’era stato infatti chi,
Quali sono stati i problemi più gravi che
razionalità. E’ per questo che ho proposto di
Direttore Generale e responsabili dell’ingegne-
avete affrontato, allora?
scegliere una persona che coordinasse il lavoro
ria clinica, si era mosso per tempo in base alle
De Cillis. Il grande lavoro lo abbiamo fatto
e i colleghi medici hanno individuato la persona
notizie che arrivavano. Quindi, eravamo pronti
sulle cure da somministrare ai pazienti, non si
adatta nella mia figura. Ma di fatto ero già un
fin dal primo momento e quando sono diven-
sapeva da dove cominciare e c’è stata una crisi
punto di riferimento, arrivando a ricevere 70-
tato coordinatore dell’unità di crisi dell’azienda
quando si è presa coscienza che erano arrivati
80 telefonate al giorno dai miei stessi colleghi
ospedaliera S. Pio per il Covid-19, ho avuto la
dentro l’ospedale pazienti covid senza che lo
dell’ospedale per avere chiarimenti. Il mio caso
presenta anche un’anomalia, per dir così: durante la fase acuta dell’epi-
Di Salvio. Sì, perché arrivavano persone per le quali si sospettava il con-
demia, sono stato un medico di trincea senza mai entrare nel reparto di
tagio e le abbiamo ricoverate in attesa di accertare la loro condizione.
rianimazione a diretto contatto con i pazienti. I miei collaboratori, infatti,
Abbiamo anche dovuto far ricorso ad uno strumento che la Regione ci
non hanno voluto che ci andassi: dentro c’erano loro al mio posto, da me
ha dato, la possibilità di mandare in cliniche private i pazienti guariti
volevano altro, volevano la coordinazione del lavoro, l’organizzazione e
sintomatologicamente ma ancora positivi e in attesa di negativizzarsi, liberando così posti.
una visione su ciò che stava accadendo. Che scelta si è fatta al Rummo, avete trasformato un’area dell’ospedale in reparto Covid? De Cillis. Abbiamo avuto la capacità di trasformare in una sola settimana la struttura dal punto di vista logistico-funzionale: il padiglione Santa Teresa è diventato in 7 giorni padiglione dedicato al Covid-19, trasferendo altrove altre unità operative come oncologia, neurochirurgia, neurologia; volutamente abbiamo scelto di convertire in terapia intensiva per il Covid-19 la rianimazione che si trova sullo stesso piano dei reparti di malattie infettive e pneumologia. Inoltre, in 15 giorni abbiamo aumentato i posti per i pazienti
Dopo un momento iniziale di paura anche per noi che operiamo nell’urgenzaemergenza, ma non con patologie contagiose e sconosciute come il Covid-19, abbiamo fatto un grande lavoro di squadra.
covid, compresi quelli di rianimazione, passando nel
I tamponi li analizzavate nel laboratorio interno? De Cillis. Questo è un passaggio importante. Dopo la prima fase di difficoltà, la svolta è arrivata proprio con la scelta del nostro management di esaminare all’interno i tamponi, invece di inviarli in al Cotugno e poi ad Avellino, cosa che comportava tempi di risposta troppo lenti. Quando la nostra Azienda, grazie anche alla competenza del primario di patologia clinica, Vincenzo Rocco, ha scelto di processare interamente i tamponi la nostra attività è cambiata radicalmente. Inoltre, potendo lavorare i nostri tamponi qui, abbiamo deciso di applicare i tamponi di sorveglianza, cioè li abbiamo fatti anche a chi era asintomatico, fosse-
complesso da 21 a 56 posti. Le scelte organizzative interne sono state
ro essi pazienti o personale. Così 3-4 infermieri sono risultati positivi e
decisamente efficaci. Erano in prima linea con noi il reparto di malattie
abbiamo potuto solarli. Da quel momento la situazione è stata sempre
infettive, come ho detto, e hanno partecipato anche pneumologia, me-
sotto controllo e abbiamo avuto un solo altro componente del personale
dicina interna e naturalmente il Pronto Soccorso.
contagiato, non dentro l’ospedale.
Quanti posti letto ci sono all’ospedale Rummo?
Dottoressa Di Salvio, lei è anestesista rianimatore e lavora nello
Giovanna Di Salvio. 450, naturalmente non tutti dedicati a pazienti
staff medico del dottor De Cillis, che ci ha detto di aver potuto
covid.
coordinare le attività della rianimazione senza entrare effettiva-
I posti a disposizione si sono riempiti tutti?
mente perché sapeva che dentro c’eravate voi, persone di cui si
fidava moltissimo. Ci spieghi cosa è successo nella rianimazione:
Di Salvio. Partiamo dal presupposto che non c’erano protocolli medici
avete dovuto intubare i pazienti?
definiti, in nessuna parte d’Italia, essendo la patologia sconosciuta e ci
Di Salvio. Sono arrivati da noi sia pazienti già intubati che pazienti che
è stato detto, nel tempo, di tutto. Per fortuna, il nostro era un gruppo
abbiamo dovuto intubare qui al Rummo, anche nei reparti in cui erano
ristretto e questo ci ha aiutato perché ci siamo confrontati con costanza
ricoverati. E’ stata necessaria una notevole coordinazione, perché attuare
valutando i pazienti, che non erano molti e, osservando il loro andamen-
l’attività rianimatoria intensiva fuori dal reparto dedicato prevede una
to, abbiamo modificato via via l’approccio alla cura. Nella fase iniziale
gestione differente e più complessa. Inoltre, fino a che non abbiamo do-
ci siamo attenuti alle indicazioni che venivano da grandi medici a livello
vuto confrontarci con la pandemia da Covid-19 noi rianimatori eravamo
nazionale e alle prescrizioni dell’OMS, fino a che non ci siamo resi conto
abituati a intubare quasi sempre persone che non erano contagiose, e
che queste indicazioni non erano attuabili nel concreto. Mi riferisco per
farlo bardati con i dpi e in ambienti diversi da quelli consueti ha reso tutto
esempio alla modalità della ventilazione: siamo partiti da peep partico-
molto più difficile. Abbiamo imparato in fretta a proteggere noi stessi e
larmente elevate per poi capire subito che non era il caso di farlo. Finché
gli altri. Non aver vissuto il dramma di altri colleghi che dovevano lavorare
non sono state eseguite le autopsie non sapevamo con certezza a cosa
senza i presidi è stato fondamentale, quindi dopo un momento inziale di
andavano incontro i polmoni dei malati di Covid-19. Tuttavia, potendo
paura anche per noi che operiamo sì nell’urgenza-emergenza, ma non
valutare continuamente con ecografie questi polmoni ci siamo accorti
con patologie contagiose e sconosciute come il Covid-19, abbiamo fatto
che non avevano bisogno di peep elevate, ma di altro, che il problema era
un grande lavoro di squadra, è stato molto soddisfacente, e l’essere ben
cioè di vascolarizzazione. Inoltre, eseguivamo un continuo monitoraggio
coordinati e affiatati ci ha resi più forti.
attraverso gli esami di laboratorio e ciò ci ha permesso di individuare il
Ho la netta sensazione che nel periodo più drammatico siano sva-
problema vascolare e di capire che quella provocata dal coronavirus non
niti i sindacati e tutti abbiano lavorato anche al di là dei rispettivi
era la classica insufficienza respiratoria, il fatto è che ci hanno proposto
ruoli, eliminando i distinguo rigidi.
questi pazienti come casi di ARDS, ma non lo erano.
Di Salvio. Sono svanite tante figure: in una situazione di crisi così seria o
Dagli incontri che sto facendo con i medici impegnati a vario tito-
fai gruppo o il rischio si moltiplica in modo esponenziale.
lo nell’emergenza da Covid 19 emerge con evidenza che sarebbe
De Cillis. Da coordinatore ho lavorato tanto dietro le quinte, puntando
utile organizzare una struttura dedicata a raccogliere i dati accu-
sulla diplomazia e sul buon senso e, anche se con momenti difficili, il ri-
mulati curando migliaia di persone ed elaborare delle statistiche,
sultato è stato positivo. In particolare mi sono concentrato molto nel fare
sia all’interno dei singoli ospedali che mettendo insieme e con-
da interfaccia fra l’area covid dell’ospedale e tutto il resto della struttura.
frontando i dati fra loro.
Che terapie avete scelto adottare?
De Cillis. Nella fase inziale, per circa 20 giorni, non si riusciva a quan-
tificare con precisione il numero di contagiati. E’ stato dunque chiesto
rate, infatti, le ambulanze per portare tutti i pazienti della rsa al Rummo,
agli ospedali campani di comunicare in modo informale a una persona
e sarebbe stato un grandissimo errore. Ma il dottor De Cillis è riuscito a
incaricata dell’Azienda, che a sua volta lo comunicava in Regione, quanti
bloccare questa iniziativa e siamo andati a curarli dentro la casa di ripo-
posti erano occupati da pazienti affetti da Covid-19. Quindi i dati conso-
so, mentre in ospedale sono arrivati solo i più gravi e ciò ha sicuramente
lidati la regione Campania ha iniziato ad averli con grande ritardo e solo
limitato il numero di contagi.
ora si sta pensando di elaborarli. Noi siamo una realtà che ha avuto un
Quanti decessi avete avuto qui al Rummo?
numero limitato di casi e siamo in grado di quantificarli: abbiamo trattato
De Cillis. Da noi sono morti 21 pazienti positivi, 23 in tutto l’ospedale. La
80 casi di covid accertati, di cui il 50% avrebbe anche potuto rimanere
gran parte dei deceduti erano pazienti che provenivano dalla rsa, pazienti
a casa avendo sintomi blandi; l’altro 50%, invece, ha avuto bisogno di
fragili con una serie di patologie pregresse.
un supporto avanzato e siamo stati fra i primi a vivere il problema delle
Avete potuto avere del personale in più di supporto?
residenze sanitarie assistite.
Di Salvio. Fra gli infermieri sì, i medici sono sempre stati solo quelli inter-
Cosa è accaduto?
ni, anche se qualcuno si è messo in malattia.
Di Salvio. Siamo stati allertati del fatto che in una residenza per anziani
Come si rapporta oggi con un collega che nel momento più dram-
c’erano molti casi con sintomi da Covid-19 e se non ci fosse stato un otti-
matico ha fatto questa scelta?
mo coordinamento avremmo avuto dei problemi. Erano già state prepa-
Di Salvio. Non l’ho apprezzato, fare il pompiere quando non c’è l’incen-
dio è bellissimo. Quella di diventare medico è una scelta, in particolare
Di Salvio. Ventilazioni estremamente delicate perché ci siamo resi conto
per chi è anestesista rianimatore e si può avere a che fare con pazienti
che si trattava di polmoni che con peep elevate andavano facilmente
gravi, anche con malattie infettive e si sa che possiamo essere esposti a
incontro a problemi di rottura, cioè si creavano degli pneumotoraci spon-
dei pericoli. Durante l’emergenza non ho visto i miei genitori per quattro
tanei e per evitarli abbiamo ventilato dolcemente. Abbiamo usato i cor-
mesi, ho colleghi che sono andati ad abitare lontano dalla famiglia, è sta-
tisonici, anche se all’inizio si era detto di non farlo. Ciò che ci ha aiutato
ta una scelta di protezione e di tutela verso i nostri cari. Anche io, come
molto è stato di prendere in carico i pazienti prima possibile. In genere
tutti, ho avuto paura, la nostra forza è venuta dall’essere un gruppo uni-
il rianimatore è l’ultima spiaggia, quello a cui si ricorre quando il malato
to, per cui non mi sono mai sentita sola. Io, fra l’altro, ho scelto di lavo-
sta molto male; invece noi avendo accesso grazie alla coordinazione del
rare qui, sono entrata nella rianimazione per pazienti Covid il 15 marzo,
dottor De Cillis a tutti i pazienti covid, anche negli altri reparti, siamo
prima ero in rianimazione centrale che non si occupava dell’epidemia.
intervenuti precocemente, portandoli subito in rianimazione; vedevamo
E’ vero che con i pazienti covid il lavoro maggiore è quello degli
le loro tac, consideravamo l’emogas e con l’esperienza abbiamo capito
infermieri, che per esempio devono praticare le pronazioni?
che alcuni erano predisposti al peggioramento, in tal caso li trasferivamo
Di Salvio. Qui non abbiamo fatto pronazioni per scelta terapeutica,
subito in rianimazione.
avendo visto che i malati non se ne giovavano. Quanto al lavoro degli in-
E lì cosa facevate?
fermieri, è sicuramente pesante, anche il banale accudimento diventa più
Di Salvio. Ci siamo resi conto che l’intubazione precoce li proteggeva.
difficile, indossando i presidi. La differenza fra noi e gli infermieri consisteva nel fatto che loro erano interscambiabili, con turni di 4 ore, mentre noi medici no. E uscivamo veramente stravolti dal la reparto: non si poteva bere né andare in bagno, si sudava terribilmente dentro le bardature e non potevamo allontanarci perché eravamo i soli medici presenti. Crede sia vero ciò che hanno detto medici del Nord e cioè che erano costretti ad indossare il pannolone, non potendo andare in bagno per molte ore? Di Salvio. Ci sono state volte in cui ci siamo veramente sentiti male, quindi è credibile che abbiano adottato questa soluzione per essere autonomi dal punto di vista del bisogno di andare in bagno. La nostra media di permanenza in reparto era di 8 ore, si usciva con i segni ben visibili dei presidi addosso e se era necessario dovevamo anche rivestirci e rientrare. La carenza di anestesisti è ben nota, eravamo pochi e dovevamo per forza stare in prima linea. Che protocolli terapeutici avete adottato?
La nostra esperienza ci ha mostrato, infatti, che chi è stato trattato con
“Dì a mia moglie che la amo ancora”.
caschi e ventilazioni non invasive non ha avuto buoni risultati perché si
De Cillis. Il paziente zero aveva 56 anni, aveva sì una serie di comorbi-
è solo ritardato il peggioramento. Ci ha salvato il fatto di sedarli e poi
lità, ma è stato un brutto colpo per noi perché sembrava che ne stesse
intubarli il più precocemente possibile, ventilandoli in modo delicato e
uscendo.
naturalmente applicando contemporaneamente il protocollo terapeuti-
Quali farmaci hanno funzionato?
co. La differenza fra questo pazienti e quelli con una normale insufficien-
De Cillis. Riguardo ai trattamenti terapeutici la dottoressa Di Salvio ha
za respiratoria è che questi ultimi diventano ipercapnici, aumenta cioè il
detto che in una prima fase eravamo bombardati da tante informazioni,
quantitativo di anidride carbonica nel sangue per cui sono poco lucidi. I
con decine di protocolli diversi in poche settimane, e fra di noi è accaduto
pazienti covid, invece, non diventano ipercapnici e anche i più gravi era-
che parlandoci tutti i giorni, studiando anche la notte per capire quale
no sempre coscienti. Ciò ci ha indotto ad un approccio nei loro confronti diverso da quello standard. Me lo descriva. Di Salvio. Di solito un paziente con grave insufficienza respiratoria è soporoso, obnubilato, invece i pazienti affetti da Covid-19 anche con insufficienza respiratoria erano svegli e ci dicevano di essere angosciati perché sentivano che mancava l’aria: Quindi dovevamo tranquillizzarli e spiegare loro che dovevamo sedarli e intubarli per aiutarli a respirare. Altro problema che avevamo era che, di solito, quando un paziente sta molto male ed è a rischio di morte c’è sempre un familiare cui spiegare la situazione, con cui condividere la responsabilità. Con questi pazienti non potevamo farlo perché i familiari erano di necessità lontani, tutto era sulle nostre spalle. Anche quando li abbiamo svegliati, appena il loro stato lo ha permesso, la cosa più dura da sopportare era di rimanere lontano da tutti, noi costituivamo per settimane l’unico contatto con il mondo, quindi abbiamo scritto i nostri nomi sulle tute in modo che sapessero almeno con chi parlavano. C’era una forte perdita di identità e per i pazienti non era facile interagire con persone che apparivano tutte uguali, infilati come eravamo nei presìdi. C’è anche chi da quei reparti non è mai uscito. Qual è stata la situazione più difficile che si è trovata a vivere? Di Salvio. E’ stato un dramma per loro ma era difficile anche per noi. Il momento più duro è stato perdere il nostro paziente zero, che purtroppo non ce l’ha fatta, avevamo parlato a lungo con lui; tenga conto che noi diventavamo anche un punto di riferimento affettivo in qualche modo. Sentivamo i loro parenti e mi è accaduto che un paziente mi abbia detto
fosse la via giusta, a un certo punto abbiamo avuto la possibilità di fare una sintesi. Che è consistita nello sfoltire moltissimo gli elenchi enormi di
farmaci che tutti hanno somministrato in principio. Con l’esperienza di
Esistono brevetti su questi cocktail di farmaci contro l’infezione d
rianimatori abbiamo capito quali farmaci ci potevano aiutare, e il nostro
coronavirus?
gruppo non si è meravigliato che si dovesse usare l’eparina per prevenire
Di Salvio. Assolutamente no! Tenga conto che quando abbiamo iniziato
i trombi ai polmoni, perché è una cosa che facciamo di routine ai nostri pazienti con problemi respiratori. Di Salvio. Sono stati positivi i risultati dati dall’uso di eparina per preve-
a usare i tantissimi farmaci che ci suggerivano i protocolli ufficiali, ci siamo resi conto che provocavano una marea di effetti collaterali, al punto
nire i microtrombi ai polmoni e i cortisonici, adoperati fin da principio a
da essere difficile anche capire come interagissero fra di loro e con quali
pieno dosaggio, cosa non prevista nei protocolli ufficiali.
conseguenze. La stessa OMS in breve tempo ha eliminato dai protocolli
Andando oltre questi protocolli, vi assumete una responsabilità?
medicinali dati inizialmente come obbligatori, per esempio molti antivi-
Di Salvio. Certo, ma non si tratta mai di farmaci off label; abbiamo usato
rali.
per esempio, i cortisonici perché ci trovavamo di fronte a una patologia con una forte componente infiammatoria e questo ce lo dicevano con chiarezza le analisi dei pazienti, grazie all’ottima intesa con il laboratorio interno. Abbiamo avuto puntuali dosaggi delle interleuchine, per esem-
De Cillis. Sappiamo ancora molto poco di come si sviluppa la malattia, e soprattutto a livello terapeutico c’è ancora tanto da capire, ma sono sicuro che nel tempo le cose miglioreranno. Inoltre, anche se il virus tor-
pio, ma in questo ci ha aiutato sicuramente il fatto di avere comunque
nerà siamo più preparati, organizzati per fronteggiarlo rispetto alla fase
un numero limitato di malati da seguire, sarebbe stato infatti impossibile
iniziale.
misurare le interleuchine su centinaia di pazienti perché il laboratorio di
Mi sta dicendo che vi aspettate una nuova ondata di contagi?
analisi non sarebbe riuscito a starci dietro. Insomma, noi abbiamo avu-
Di Salvio. Non è finita, lo dicono i dati e la soglia di attenzione si è ab-
to modo di valutare determinati parametri sui nostri pazienti come altri ospedali con un numero abnorme di ricoverati rispetto alla loro possibilità non hanno potuto fare. Ciò ci ha consentito di adeguare con preci-
bassata troppo rapidamente ma questa rischia di essere una scelta poco lungimirante. Non a caso qui non si è smantellato nulla delle strutture
sione la terapia all’evoluzione della malattia nel singolo paziente, cosa
dedicate alla cura di Covid-19: i reparti tornati alla normalità in 24 ore
fondamentale per combatterla. Abbiamo lavorato molto sui dati che ci
possono essere di nuovo operativi contro il virus, anche dal punto di vista
venivano dai diversi strumenti di analisi, dalle ecografie all’analisi del san-
dei turni del personale, inoltre, il nostro direttore generale sta acquistan-
gue, per stabilire i farmaci, calcolavamo continuamente il valore migliore
do nuovi presidi.
di ventilazione per questi pazienti.
Nei periodi più drammatici il personale aveva un supporto psico-
De Cillis. Abbiamo razionalizzato la somministrazione dei farmaci, fra l’altro si trattava di terapie dal costo farmacologico molto basso. Mentre di solito le aziende farmaceutiche condizionano pesantemente il lavoro
logico? Di Salvio. No, ma sarebbe stato utile, anche perché le nevrosi di alcuni
dei medici, nel caso di Covid-19 abbiamo fatto ragionamenti minimalisti.
inevitabilmente si riversavano su chi lavorava accanto a loro. Per fortu-
Inoltre, voglio aggiungere che all’interno dell’equipe che ho coordinato
na siamo riusciti ad aiutarci fra di noi nei momenti peggiori di paura e
alcuni colleghi hanno suggerito una soluzione inedita per inibire la selet-
sconforto.
tività recettoriale del virus attraverso farmaci di tipo antivirale e antipertensivo, soluzione che è al momento oggetto di studio per una futura pubblicazione.
175
BENEVENTO
A S L
C A S E R T A
i
CASERTA: IL COVID HOSPITAL COSTRUITO IN 15 GIORNI Interview_ Silvia Buchner Photo_ Riccardo Sepe Visconti
P
er supplire al numero insufficiente di posti in terapia intensiva, indispensabili per curare i pazienti affetti da Covid-19, la regione Campania ha stabilito, oltre a razionalizzare i posti già esistenti all’interno delle strutture ospedaliere, di realizzarne altri e per farlo nei tempi più rapidi possibile si è scelta la formula degli ospedali modulari, da dislocare in 3 province, a Caserta, Napoli e Salerno, sempre collegati a strutture
ospedaliere già presenti che fornissero l’indispensabile supporto tecnico e medico. Al S. Anna di Caserta l’architetto Virgilio Patitucci, direttore dell’ufficio tecnico dell’azienda ospedaliera S. Anna e coordinatore per l’emergenza Covid-19, ha diretto i lavori, oltre ad aver impostato le indispensabili, complesse modifiche degli spazi dell’ospedale stesso per garantire sicurezza a tutti.
Come avete affrontato l’emergenza covid
perciò, di realizzare un numero supplementare
nel più importante ospedale di Caserta?
di posti di terapia intensiva, ma non sempre si
Osservando ciò che accadeva nelle regioni del
sono potute installare all’interno degli ospedali,
Nord, dove l’epidemia è arrivata prima, ci siamo
soprattutto quando sono strutture datate. Per
resi conto che si richiedeva di quadruplicare il
questi motivi, con intelligenza, la Regione ha
numero dei posti di terapia intensiva: l’evoluzio-
stabilito di affiancare agli ospedali esistenti - in
ne della malattia, infatti, vedeva un peggiora-
cui peraltro si è ottimizzato lo spazio per aumen-
mento repentino delle condizioni dei pazienti
tare il numero di posti e come vedremo lo abbia-
che dovevano essere intubati, cosa che si fa nel
mo fatto anche al S. Anna - delle unità prefab-
reparto di rianimazione, appunto. Sapevamo,
bricate dedicate agli ammalati di Covid, poste
inoltre, che i posti di intensiva, che vengo-
all’esterno degli ospedali stessi. Quindi alla metà
no realizzati in rapporto al numero di
di marzo si è espletata una gara, con un proget-
abitanti seguendo direttive mini-
to basato su moduli in tutto simili a quelli dei
steriali, erano insufficienti ri-
container adoperati per il trasporto merci (paral-
spetto alla domanda cresciuta
lelepipedi di mt 6 x 2,43): al S. Anna di Caserta
in modo esponenziale. La re-
ne sono stati installati circa 30 che ospitano 24
gione Campania ha stabilito,
posti di terapia intensiva, cui si aggiungono i lo-
cali di servizio. Le pareti dei moduli sono state
genza di aprire la struttura in tempi brevi, ma
una delle risposte era negativa non venivano
rinforzate da pannelli coibentati e tutto è stato
stiamo lavorando ai collaudi in modo che una
considerati come possibili affetti da covid, men-
preassemblato in fabbrica; nel tetto dei moduli,
eventuale seconda ondata dell’epidemia ci trovi
tre non era richiesta nessuna attenzione ai sinto-
invece, sono collocate le reti di approvvigiona-
pronti ad affrontarla. D’altra parte, anche il cor-
mi. In seguito questa direttiva è stata modifica-
mento dell’energia elettrica, dell’acqua, dell’os-
po principale dell’ospedale ha subito profonde
ta: a chi arrivava in Pronto Soccorso si misurava
sigeno, l’impianto dell’aria condizionata, mentre
modificazioni per ospitare i pazienti covid già
la febbre e si verificava se avessero tosse. Quindi
gli scarichi sono stati collegati
dai primi giorni di marzo, e gli
chi manifestava anche una lieve alterazione del-
alla rete fognaria. I moduli
interventi necessari sono stati
la temperatura e/o tosse, era preso in carico per
eseguiti contemporaneamente
fare il tampone.
alla realizzazione della struttu-
Avete creato un’area di pretriage?
ra supplementare.
La persona che manifestava questi sintomi non
Lei ha seguito direttamente
entrava proprio in ospedale, veniva material-
questo complesso lavoro di
mente isolata in attesa dell’esito del tampone.
riadattamento del S. Anna
Che poteva arrivare anche dopo 24-36 o anche
alla necessità di gestire
48 ore. Nel frattempo i pazienti sospetti rimane-
l’emergenza: ci spieghi in
vano in totale isolamento presso la struttura. Ciò
cosa è consistito.
ha comportato di dover moltiplicare gli spazi da
L’ospedale S. Anna ha 620 po-
dedicare all’isolamento dei sospetti covid, infatti
sti letto, con circa 70mila ac-
questi ultimi non aspettavano l’esito del tampo-
cessi l’anno, per un bacino di
ne insieme, ciascuno ha avuto la sua stanza.
contenevano già le teste-letto, i ventilatori polmonari e tutte le attrezzature necessarie. Oltre che a Caserta sono stati realizzati altri 2 covid hospital con moduli. La Regione ha seguito la gara e il tipo di allestimento e ha deciso do collocarne 3, tutti uguali e realizzati dalla medesima azienda in posizione strategi-
Con intelligenza, la Regione ha stabilito di affiancare agli ospedali esistenti delle unità prefabbricate dedicate agli ammalati di Covid, poste all’esterno degli ospedali stessi, a Caserta, Napoli e Salerno.
ca, uno a sud, a Salerno, uno al centro a Napoli, all’Ospedale del Mare, e uno
circa 1 milione di abitanti. Alcuni reparti sono in
Siete stati in grado di gestire gli spazi in
più a nord, a Caserta. Naturalmente, cambiano
ristrutturazione, per cui i posti effettivi sono al
modo da avere stanze sufficienti?
le dimensioni e quindi il numero di posti letto,
momento 500 circa. Prima dell’epidemia i posti
Sì, rivoluzionando l’ospedale con diverse azioni
essendo questi stabiliti in rapporto al numero
di terapia intensiva erano 9, ne abbiamo allestiti
congiunte. In primo luogo abbiamo sospeso tut-
degli abitanti. Il modulo da 24 posti è il modulo
altri 18 e abbiamo creato 4 reparti dedicati al
te le attività di elezione, cioè programmabili e
base, all’Ospedale del Mare ne hanno costruiti 3
covid, articolati a secondo della gravità dei pa-
l’ospedale si è trasformato, creando i 4 livelli di
per un totale di 72 posti, mentre a Salerno come
zienti. Ai più gravi è stata destinata la terapia
intensità di cui ho detto e riuscendo ad accoglie-
a Caserta c’è un solo modulo base.
intensiva, cui abbiamo aggiunto 9 posti letto
re e isolare in attesa dell’esito del tampone tutti
Che ruolo ha avuto l’ufficio tecnico dell’a-
nel reparto di subintensiva; poi c’era il reparto
quelli che si sono rivolti a noi, non abbiamo mai
zienda ospedaliera S. Anna che lei dirige
di malattie infettive covid con altri 9 posti e, infi-
dovuto respingere un paziente.
nella realizzazione dell’opera?
ne, il quarto e ultimo reparto di medicina covid,
Siete riusciti anche a non contaminarvi?
L’agenzia regionale Soresa ha seguito la gara,
destinato ai pazienti con pochi sintomi. Inoltre,
Sì, solo in fase finale è risultato positivo un medi-
poi su ciascun sito si è dovuto studiare il modo
ho dovuto rivoluzionare il Pronto Soccorso per
co del Pronto Soccorso ma non si è infettato da
migliore di installare il covid hospital prefabbri-
creare un percorso destinato ai soli pazienti so-
noi. Credo che in principio il problema del Covid
cato. Abbiamo dovuto identificare il sito e ade-
spetti covid: in principio le direttive del Ministero
sia stato un po’ sottovalutato, ma il ritardo di
guarlo, il terreno era infatti in pendenza: abbia-
imponevano ai sanitari di porre a chi arrivava in
circa 15 giorni nella diffusione del virus che ab-
mo quindi lavorato parallelamente all’azienda
pronto soccorso solo 2 domande, se avessero
biamo avuto rispetto alla provincia di Bergamo e
che allestiva i moduli per preparare tutto ciò che
viaggiato e se provenissero dalla regione cinese
alla Lombardia ci ha dato il tempo di organizzare
sul posto era necessario all’installazione, dalle
di Wuhan, epicentro della pandemia, e se anche
la struttura in funzione dell’epidemia e questo
forniture di energia, acqua, ossigeno al sistema antincendio. La centrale autonoma che fornisce l’energia elettrica all’ospedale ha alimentato anche i moduli, e si tratta di una quantità notevole di energia da erogare trattandosi di macchinari sofisticati ad alta tecnologia; lo stesso procedimento è stato attuato per la fornitura di ossigeno, sempre di nostra competenza. Quanto tempo è stato impiegato per realizzare la struttura? In un giorno sono stati assemblati i moduli; altri 7 giorni sono stati necessari per rendere la struttura funzionale, montando gli impianti sul tetto e in un totale di circa 15 giorni l’opera era completa. L’azienda che ha prodotto i moduli ha portato proprie maestranze e tecnici per montarli. Tuttavia, si devono ancora eseguire i collaudi. E’ così. Non essendoci più pazienti è caduta l’ur-
tempo è stato sfruttato bene a partire dalla fine
no ci sia una seconda ondata della malattia i
Per ottenere una struttura funzionale che con-
del mese di febbraio-inizi di marzo, anche ac-
pazienti covid andranno ad occupare in primo
ciliasse tante esigenze complesse ho sempre la-
quistando macchinari e attrezzature necessari.
luogo il covid hospital a moduli, solo se questi si
vorato a stretto contatto con i sanitari: io avevo
L’ospedale era coinvolto nella sua interezza e ri-
satureranno apriremo di nuovo spazi dedicati al
la visione logistica e loro le esigenze mediche,
voluzionare un ospedale contraendone le attivi-
covid nell’ospedale, insomma l’esatto contrario
insieme abbiamo chiuso, contratto, compattato,
tà per far posto a 4 reparti covid non è una cosa
di ciò che si è fatto adesso. Con l’esperienza ac-
facendo delle scelte, perché non tutti gli spazi
facile. Inoltre, tutte le attività che non erano rin-
cumulata sarà tutto più facile
viabili, i grossi traumi, la ginecologia, l’oncolo-
da gestire e velocemente po-
gia hanno continuato a essere operativi ma con
tremo, se necessario, riattivare
misure precauzionali stringenti. Per esempio,
posti anche nel S. Anna.
abbiamo creato un mini reparto di ginecologia
Il protocollo di controllo nel
con una stanza di degenza, una sala travaglio e
Pronto Soccorso rimarrà in
una sala operatoria covid dedicata - e abbiamo
vigore?
anche dovuto usarla.
Sì, l’attenzione rimane alta e
Come è andata con i dispositivi di protezio-
ci gioviamo di strumentazioni
ne per il personale?
come il termoscanner per la
E’ stata una’ tragedia’ sul piano psicologico ma
temperatura e i test sierologici
in realtà è andata bene. Li avevamo ma ogni
di ricerca del virus sulle perso-
sera le scorte erano assottigliate e non sape-
ne che hanno sintomi sugge-
vamo mai con certezza se sarebbero arrivati il
stivi di coronavirus. Abbiamo
giorno successivo. Da un certo momento in poi,
riaperto alle visite dall’ester-
infatti, la Protezione Civile ha avocato a sé ac-
no, ma in ospedale nessuno
quisto e distribuzione dei dispositivi di protezio-
può stare senza mascherina, è
ne e ce li mandava nella quantità sufficiente per
sempre richiesta anche la distanza fisica, per cui
il 6 marzo ho chiuso la mensa perché non pote-
un giorno, ma gli invii ci sono sempre stati, non
per esempio al CUP, dove si prenotano le presta-
vamo tenere i tavoli distanziati e si è scatenata la
siamo mai rimasti senza.
zioni specialistiche, abbiamo organizzato la pre-
rivoluzione, mi hanno attaccato tutti, salvo poi
A chi compete l’acquisto dei dpi? Alla Re-
notazione in modo da tenere le persone lontane
che il 7 è arrivata la direttiva ministeriale di chiu-
gione o al singolo ospedale?
fra loro. Altro cambiamento che rimarrà per un
dere i locali pubblici all’interno degli ospedali!
Lo hanno fatto entrambi, ma essendo richiesti
lungo tempo è il fatto che gli ambulatori che pri-
Come coordinatore per la emergenza Covid-19
in tutto il mondo contemporaneamente era og-
ma dell’epidemia erano quasi sempre all’interno
per prendere questa e tantissime altre decisioni
gettivamente difficile trovarli, per cui ci siamo
dei relativi reparti, adesso sono tutti fuori dei
mi sono confrontato continuamente, soprat-
mossi anche in autonomia , siamo stati riforniti
reparti che sono chiusi agli accessi incontrollati.
tutto nelle prime due settimane di marzo, con
inoltre attraverso donazioni, e da un certo mo-
L’ambulatorio è un luogo critico, destinato a chi
l’Unità di crisi che avevamo creato, composta
mento dalla Protezione Civile, appunto.
viene da fuori e deve essere ricoverato: abbiamo
oltre che da me dal Direttore Generale, dal com-
Siamo nel mese di giugno e l’epidemia è in
seguito in realtà una direttiva che ci ha dato il
missario, dal direttore sanitario, dall’infettivolo-
evidente regressione: il S. Anna sta tornan-
Ministero ma abbiamo lavorato per personaliz-
go, dallo pneumologo, dal direttore del Pronto
do ad essere un ospedale che si dedica alle
zarla a secondo le nostre esigenze.
Soccorso e di volta in volta dagli specialisti del
sue normali attività?
Come vi siete coordinati per organizzare il
dipartimento toccato dagli interventi.
Sì, ma siamo sempre all’erta. Nel caso in autun-
S. Anna in funzione dell’epidemia?
sono disponibili. In questo
Ho lavorato a stretto contatto con i sanitari: io avevo la visione logistica e loro le esigenze mediche, insieme abbiamo chiuso, contratto, compattato, facendo delle scelte, perché non tutti gli spazi erano disponibili, ma siamo riusciti ad accontentare tutti.
modo, siamo riusciti ad accontentare tutti, ma l’ospedale ancora adesso e a lungo non sarà uguale a prima, stiamo sfruttando i piani terra e, ancora, abbiamo blindato in modo particolare i malati oncologici, allontanando da loro il settore della preospedalizzazione che prima si trovava accanto all’oncologia, i medici devono usare gli ambulatori a turno, e così via. Le faccio un esempio molto chiaro di come è cambiata la mentalità che ci guida ora rispetto a qualche mese fa:
MADDALONI
I PERCORSI BLINDATISSIMI DEL COVID HOSPITAL MADDALONI Interview_ Silvia Buchner Photo_ Riccardo Sepe Visconti
L
a corsa contro il tempo che in tutta Italia è stata fatta nei mesi di marzo e aprile 2020 per adattare nel modo più efficace possibile le strutture ospedaliere alla necessità di curare le migliaia di pazienti affetti da Covid-19 ha fra i suoi protagonisti principali, accanto ai medici e al personale, gli ingegneri e gli architetti che con i loro staff hanno dovuto risolvere i problemi tecnici assai complessi posti dalla necessità di trasformare
reparti fino al giorno prima adibiti ad altri usi, in degenze, semiintensive ed intensive covid. Reparti speciali, questi ultimi, in cui accanto ai macchinari altamente tecnologici tipici delle rianimazioni si è dovuta avere sempre grande cura della sicurezza rispetto al contagio di chi in quei reparti avrebbe poi combattuto la sua battaglia contro il coronavirus. All’ospedale di Maddaloni, individuato come covid center regionale anche nella fase 3 della pandemia, i lavori che nel giro di 10 giorni hanno consentito di consegnare la prima rianimazione e in 2 mesi hanno trasformato completamente la struttura sono stati diretti dal responsabile tecnico Raffaele Aceti.
A Maddaloni si è scelto di ospitare all’in-
vamente a pazienti covid. I lavori sono iniziati
multidisciplinare dedicata ai pazienti covid. Nel
terno della struttura ospedaliera già atti-
il 9 marzo, la prima terapia intensiva è stata
complesso abbiamo impiegato circa 2 mesi. In
va il covid hospital: cosa ha comportato
consegnata dopo 10 giorni, nei successivi 15
sintesi, abbiamo messo a disposizione di medici
e quanto tempo avete impiegato per tra-
abbiamo realizzato altri 18 posti letto, e un ul-
e pazienti terapia intensiva 1 e 2, pneumolo-
sformare l’ospedale?
teriore reparto di 22 letti, comprensivo di una
gia 1 e 2 con posti di subintensiva: i posti letto
La struttura già in esercizio è stata svuotata e
seconda terapia intensiva, in altri 25 giorni.
complessivi, fra 50 e 60, sono stati tutti occu-
trasformata in un ospedale dedicato esclusi-
Cui si è aggiunta successivamente la chirurgia
pati, con un turn over iniziale molto forte.
185 In apertura e nell’ultima pagina, momenti delle visite del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del Ministro dell’Interno Matteo Salvini nelle aree colpite dal sisma.
Lei ha dovuto organizzare anche gli indispensabili percorsi per evitare il contagio. Sì, mi sono occupato anche dei percorsi differenziati, cosiddetti pulito e sporco, dedicati a pazienti, operatori e ospiti in modo che non si intersechino mai. I pazienti, dunque, entravano nel percorso sporco attraverso uno spazio di filtro e gli operatori passavano invece dal percorso pulito a quello sporco, in cui avrebbero trovato gli ammalati, con il tramite di un ambiente in cui eseguire la vestizione con i dispositivi di sicurezza. Uscendo facevano il percorso inverso, passando dallo spazio di degenza, sporco,
ta. All’interno, invece, abbiamo realizzato un
multidisciplinare per interventi d’urgenza su
a quello dedicato alla svestizione e disinfezione
impianto a pressione negativa, una tecnologia
pazienti covid, per garantire a tutti i pazienti
per poi accedere agli spazi puliti.
che fa sì che l’aria presente negli spazi sporchi
che hanno avuto contatto con il virus, ancora
Che tipo di modifiche alla struttura è stato
non passi in quelli puliti all’apertura delle porte.
positivi o che non si siano negativizzati, un’as-
necessario apportare?
Per ottenere tutto questo gli impianti esistenti
sistenza ad ampio raggio, anche chirurgica ma
Negli spazi dedicati agli ammalati, trattandosi
sono stati modificati, sia nei reparti di terapia
sempre sicura per i medici e gli operatori.
di una patologia infettiva, abbiamo dovuto as-
intensiva che in quelli di subintensiva e degen-
sicurare 6 volumi di aria/h, in pratica un ricam-
za ordinaria. Inoltre, abbiamo dovuto assicura-
bio forzato dell’aria all’interno delle degenze
re la presenza degli impianti che portano i gas
in modo che venga sostituita in continuazione,
medicali (ossigeno). Abbiamo, infine, allestito
usando filtri che ripulissero anche l’aria in usci-
2 sale operatorie facenti capo a una chirurgia
C O V I D
H O S P I T A L
M A D D A L O N I
i
UNA LOTTA DISPERATA CONTRO IL TEMPO Interview & Photo_ Riccardo Sepe Visconti
I
l Covid Hospital di Maddaloni ha costituito fin dall’inizio dell’emergenza sanitaria in Campania (dopo che l’ospedale ordinario è stato riorganizzato in funzione della cura dei malati di Covid-19, a proposito si veda anche l’intervista a Raffaele Aceti responsabile tecnico dei lavori di conversione della struttura) un punto di riferimento per la provincia di Caserta, tanto che, dopo essere stato oggetto di ulteriori interventi da parte della
Regione, che hanno portato il numero di posti letto a 86 fra degenza ordinaria, semintensiva e intensiva, è uno dei presidi ospedalieri rimasti attivi contro il Covid anche durante la fase di riapertura del Paese, a partire dal mese di maggio 2020. E come ospedale di riferimento, Maddaloni ha dovuto fronteggiare l’impatto gravissimo delle prime settimane del contagio, quando, come spiega il dottor Pasquale Lerro primario di anestesia e rianima-
zione, insieme a Raffaele Fusco primario di subintensiva pneumologica, i pazienti giungevano in ospedale con grande ritardo a causa delle difficoltà di identificazione e gestione della malattia. Sempre la struttura di Maddaloni, ha avuto un ruolo importante nel controllo del focolaio sviluppatosi più di recente a Mondragone, ha ricoverato, infatti, diverse decine di contagiati, curati con un antivirale di solito adoperato contro l’epatite C, grazie ad uno studio realizzato in collaborazione con l’università Federico II.
Dottor Lerro, lei dirige il reparto di rianimazione dell’ospedale di Maddaloni, trasformato all’inizio della pandemia in Covid Center, per cui è stato in prima linea durante tutta la gravissima emergenza sanitaria. Mi illustri la situazione che vi siete trovati a dover gestire e i problemi che avete avuto. Pasquale Lerro. Purtroppo fra i pazienti intubati e sottoposti a ventilazione meccanica invasiva, quindi quelli ricoverati nel reparto di rianimazione, abbiamo registrato un tasso di decessi terribile, come del resto è accaduto un po’ ovunque in Italia. Devo aggiungere che non so altrove quanti pazienti in ventilazione invasiva ce l’abbiano fatta, è probabile che quelli che sono usciti dalla rianimazione non abbiano dovuto subire questa procedura, che su di loro siano state praticate ventilazioni più leggere, con il casco o con la maschera. Una delle cose per me più sconcertanti è stata la rapidità con cui i quadri clinici mutavano, è accaduto che una paziente di 58 anni, con diverse
Pasquale Lerro
comorbilità, che eravamo pronti ad estubare il giorno dopo ha avuto una crisi improvvisa e non ce l’ha fatta, e lo stesso è accaduto con altri casi. Il crollo era rapido, poteva avvenire nel giro di poche ore, la nostra missione era sostenere le funzioni vitali dei pazienti guadagnando tempo per consentire all’organismo di reagire alla malattia, ma ci ha travolti una valanga. Quanti pazienti avete trattato in rianimazione? Lerro. Diciotto (Ndr. Intervista rilasciata il 3 agosto 2020), il primo è arrivato intorno al 17 marzo. In quali condizioni giungevano in ospedale i pazienti? Raffaele Fusco. Nel reparto di medicina subintensiva ci arrivavano pazienti con la polmonite interstiziale, li mettevamo in terapia, quando miglioravano abbiamo atteso che negativizzassero; nei casi in cui non ci sono stati miglioramenti bisognava passare alla fase successiva, cioè la ventilazione. In subintensiva abbiamo avuto in totale circa 100 pazienti, di cui 5-6 sono poi passati in terapia intensiva; gli altri andati in intensiva sono giunti già intubati da altri ospedali campani, in fase molto avanzata della malattia, portati dal 118 rianimatorio. Lerro. A questo proposito, devo spezzare una lancia a favore del 118. Nei giorni del 18-20 marzo sono arrivati al covid hospital di Maddaloni pazienti molto gravi, che erano stati sottovalutati sul territorio: ma da quel momento in poi non è accaduto più. Mi riferisco in particolare a due casi, un uomo di 70 anni ed uno di 43, giunti con una gravissima insufficienza respiratoria e deceduti rispettivamente dopo 12 ore e dopo 2 giorni. Purtroppo da 10-12 giorni giravano fra gli ospedali napoletani,
fase stiamo adoperando un farmaco antivirale nato per contrastare
i medici di base, gli specialisti ma non li volevano ricoverare, dicendo
l’epatite C, e sembra che alla terza giornata di somministrazione il virus
che si trattava di influenza. Attribuisco queste decisioni ad inesperienza,
negativizza. Sulla base della nostra esperienza la negativizzazione arriva
non si era ancora capito che la malattia era presente in Campania, non
in realtà alla sesta/nona giornata, ma ha una sua efficacia. In effetti, al
si pensava che fossero già casi di Covid-19. Dopo di loro nessuno è
momento contro Covid-19 è necessario impiegare un cocktail di farmaci,
stato portato in ospedale con un tale ritardo perché gli operatori sono
alcuni previsti, altri off label. Il fatto è che questa patologia agisce su diversi
diventati più esperti, l’organizzazione territoriale è migliorata sia nella
fronti: c’è la cascata infiammatoria ma anche la coagulazione intravasale
conoscenza dei sintomi della malattia che nell’esecuzione dei tamponi.
disseminata che colpisce il polmone e altri organi irrorati da vasi sanguigni,
Lei come ha vissuto questa situazione così difficile?
quindi fegato, apparato digerente, cuore, arti, addirittura provoca
Lerro. Con una sindrome da burnout incredibile, oggi i carichi sono
lesioni cutanee. E’ una ‘bomba atomica’ all’interno dell’organismo. I
minori ma soprattutto nel mese di aprile è stato insopportabile.
protocolli ci hanno prescritto di usare l’antiinfiammatorio per bloccare
Pensa che ancora non si sia capito come fronteggiare il Covid-19?
l’interleuchina 6, il cortisone per rafforzare il sistema immunitario e
Lerro. Forse si è capito qualcosa in più su come agisce la malattia, ma
fermare la replicazione virale - o almeno in questo caso è sembrato
non abbiamo ancora i mezzi efficaci per contrastarla.
utile. L’abbiamo adoperato, infatti, da un certo periodo in poi, quando
Cosa pensa sia necessario avere a disposizione per gestire con
ci siamo resi conto che gli antivirali da soli non funzionavano e i pazienti
successo questi pazienti?
non miglioravano, e quindi abbiamo adottato la classica terapia che noi
Lerro. Credo siano necessari antivirali efficaci, gli antivirali che abbiamo
pneumologi usiamo per le broncopolmoniti che richiede appunto l’uso
adoperato finora non hanno inciso in alcun modo sulla cinetica del virus.
del cortisone. Abbiamo trattato anche pazienti con il plasma e risultati
Fusco. Grazie ad una collaborazione con l’università Federico II, in questa
ce ne sono stati. Ma mi riferisco sempre a pazienti del reparto di terapia
Raffaele Fusco
Antonella Foglia
subintensiva. Nelle fasi iniziali, nei pazienti arrivati con stress respiratorio
Le procedure di gestione dei malati di Covid-19 sono cambiate
abbiamo applicato anche la terapia Ascierto, cioè il Tocilizumab,
con il crescere delle vostre conoscenze?
inoltre l’idrossiclorochina, la zitromicina, controllando periodicamente
Fusco. Adesso esiste una precisa classificazione dei pazienti infetti
l’elettrocardiogramma e gli indici infiammatori compresa l’interleuchina
da coronavirus in base ai sintomi che presentano e ciò ha consentito
6. Quando questi indici miglioravano riuscivamo a tenere i pazienti in
di organizzare meglio l’accesso in ospedale. Attualmente, i casi che
subintensiva e se avevano una ipossia lieve li ventilavamo con la maschera Venturi, con peep ad alti flussi, in questo modo ne abbiamo mandati pochi in rianimazione, ed erano anziani con comorbilità, che rendevano
scopriamo per lo più vengono
In subintensiva abbiamo avuto circa 100 pazienti, di cui 5-6 sono poi passati in terapia intensiva. Gli altri andati in intensiva sono giunti già intubati da altri ospedali campani, in fase molto avanzata della malattia.
l’organismo più fragile.
isolati e curati a domicilio, gli stessi tamponi si eseguono fuori dall’ospedale, direttamente sul territorio.
Quando
è
esplosa
l’epidemia, è anche accaduto che tanti pazienti con una serie di patologie che non devono essere
Avete avuto 18 pazienti in rianimazione, si tratta di un numero
trascurate, per esempio, cardiopatie, edema polmonare, diabete, che
abbastanza alto che offre un range di ricerca di un certo interesse.
avevano un punto di riferimento in questo ospedale improvvisamente,
State facendo uno studio sulle cartelle cliniche dei vostri ammalati
da quando si è deciso di dedicarlo ai pazienti covid, si sono trovati in
di Covid-19?
difficoltà, sono andati in altre strutture della provincia che però non li
Lerro. Lo sta facendo l’università Federico II e abbiamo due tesi di
hanno accettati per timore del contagio, o comunque ci sono stati ritardi
specializzazione incentrate su Covid-19.
per cui alcune di queste persone sono morte. Oggi, invece, in ospedale
i tamponi sono più veloci, in 45 minuti si ha la risposta e chi è negativo
lui è stato l’unico contagiato in tutta la famiglia! Come è possibile?! Un
viene curato e chi è positivo viene smistato nelle strutture dedicate al
altro, purtroppo deceduto, invece ha contagiato un figlio che è rimasto
Covid-19. Inoltre, una parte dei reparti covid si sono riconvertiti e sono
asintomatico, mentre la moglie e l’altro figlio erano negativi. Vorrei
tornati con tutte le precauzioni all’attività consueta.
sapere dai virologi qual è la modalità del contagio! La verità è che il
Come è organizzata la gestione di questi malati adesso, in fase 3
meccanismo del contagio non è chiaro e ogni caso è una storia a sé.
della pandemia?
Come del resto, anche la manifestazione della malattia è multiforme,
Fusco. Non credo che il virus sia cambiato, è il nostro approccio alla
si è cominciato dalla polmonite, poi si è capito che si innescava una
malattia a essere diverso. Gli ospedali si sono liberati e i pazienti
trombosi a carico di più organi.
riusciamo a gestirli meglio, non c’è più la pressione dei primi mesi e
Fusco. A mio parere i consigli di rimanere fisicamente distanziati, di
abbiamo dei protocolli terapeutici più efficaci perché redatti in base all’esperienza.
Abbiamo
anche
steso un progetto post covid dedicato ai pazienti che mostrano una
fibrosi
polmonare
come
conseguenza della malattia, per
indossare quando non è possibile
Non credo che il virus sia cambiato, è il nostro approccio alla malattia a essere diverso. Gli ospedali si sono liberati e riusciamo a gestire meglio i pazienti, usando dei protocolli più efficaci perché redatti in base all’esperienza.
seguirli con un follow up a lungo
stare a distanza la mascherina e lavarsi continuamente le mani sono sempre da seguire, perché restano il modo migliore per non contrarre la malattia. Ma spesso queste
regole
non
vengono
più rispettate, anche nei luoghi
termine e stavamo per aprire la struttura per la riabilitazione respiratoria,
pubblici, ed è sbagliato.
ma il focolaio di Mondragone, scoppiato alla fine del mese di giugno, ci
Come stanno i pazienti del focolaio di Mondragone?
ha bloccato perché abbiamo accolto noi 32 pazienti provenienti da lì e
Fusco. Stanno tutti bene, molti erano paucisintomatici e chi poteva è
adesso, agli inizi di agosto, sono ancora ricoverati in cinque.
tornato a casa in isolamento fino alla raggiunta negativizzazione. Su di
Come è possibile che si contagino tante persone tutte insieme?
loro abbiamo adoperato l’antivirale che si usa contro l’epatite C di cui
Lerro. In base alla mia esperienza posso dire di aver visto le situazioni
ho già detto e che ci ha consentito di dimetterli. Abbiamo iniziato lo
più diverse, anche in termini di possibilità o meno di contagiarsi. Ho
studio in collaborazione con l’università di Napoli, anche perché siamo
avuto, per esempio, un paziente con moglie, 5 figli, 5 generi, 10-12
l’unico ospedale della zona con pazienti covid. Previa approvazione
nipoti, che nel mese di marzo era già sintomatico, aveva un po’ di tosse,
del comitato etico, stiamo usando questo farmaco, in tutti i pazienti
qualche linea di febbre e continuava ad accompagnare i nipoti a scuola e
abbiamo monitorato gli indici infiammatori che sono migliorati fino alla
qualcuno dei generi al lavoro con un’auto chiusa naturalmente. Ebbene,
negativizzazione arrivata nel giro di circa nove giorni.
AVELLINO
i
A O R N
M O S C A T I
MOSCATI: L’OSPEDALE CHE PROTEGGE GLI IRPINI Interview & Photo_ Riccardo Sepe Visconti
L
a profonda competenza del dottor Renato Pizzuti nel campo dello studio statistico dei fenomeni legati alla sanità, come nella gestione amministrativa delle strategie direttive si è consolidata grazie ai molteplici incarichi ricoperti prima presso l’Assessorato regionale alla Sanità e presso la Direzione Generale per la Tutela della Salute e il Coordinamento del Sistema Sanitario Regionale e negli ultimi anni come commissario
straordinario dell’Asl Napoli 1 e come Direttore Generale dell’AORN S. Pio a Benevento. Oggi, da Direttore Generale dell’AORN S. Giuseppe Moscati di Avellino, dopo aver affrontato insieme ai medici ed al personale della struttura che guida la pandemia che ha visto l’Irpinia come l’area di più alta incidenza del contagio in Campania, traccia un bilancio che si apre a interessanti riflessioni sul possibile futuro del sistema sanitario in Italia.
Facciamo il punto su come ha reagito
riusciti a far sì che nessun irpino fosse co-
un considerevole aumento dei posti letto di
l’ospedale Moscati durante l’emergenza
stretto a ricoverarsi fuori dalla provincia di
terapia intensiva e semi-intensiva e la rior-
sanitaria con un occhio rivolto anche a
Avellino. Ciò grazie anche al fatto che agli
ganizzazione dei Pronto Soccorso, sia con
cosa accadrà dopo.
inizi di aprile l’ospedale Frangipane di Ariano
un potenziamento del territorio attraverso le
Abbiamo dovuto gestire una crisi che, in pro-
Irpino ha aperto ai pazienti covid assorben-
USCA e il rafforzamento dei dipartimenti di
vincia di Avellino, è stata molto impegnativa
done una quota non trascurabile. L’ospeda-
prevenzione.
perché qui si è avuto il focolaio epidemico più
le ha, quindi, fatto un grande sforzo per far
Torniamo all’emergenza: come avete co-
importante della Campania. Il 20 marzo era-
fronte all’emergenza; ora siamo in una fase
ordinato gli interventi?
no ricoverati circa 130 pazienti fra accertati
di attenzione, non sappiamo cosa accadrà,
Il punto di riferimento è stata la Direzione
e sospetti, mentre in quello stesso periodo il
ma dobbiamo comunque essere pronti ad af-
Sanitaria, dove abbiamo tenuto riunioni quo-
Cotugno ne ricoverava circa 150. E’ stato un
frontare una possibile ripresa dell’epidemia,
tidiane per stabilire gli assetti organizzativi
impatto violentissimo che ci ha costretti ad
la nostra capacità di risposta dipenderà da
più adeguati. Il fatto che la struttura dell’o-
accorpare reparti, ampliarne altri, azzerare le
quanto riusciremo a mettere in campo con le
spedale sia moderna ha reso più agevole la
attività di elezione, continuando a garantire
risorse che saranno rese disponibili dal decre-
riorganizzazione interna. Contemporanea-
però le prestazioni per i malati oncologici e
to “Rilancio”. La Regione sta predisponendo
mente, come indicato dalle maggiori agenzie
per l’emergenza; medici ed infermieri sono
un programma operativo che, se approvato
nazionali ed internazionali, è nata l’esigenza
stati straordinari, si sono adattati a tutti i
dal Governo, potrà avere un forte impatto,
di creare anche una struttura dedicata ai soli
cambiamenti che abbiamo dovuto realizza-
modificando in maniera significativa l’attuale
pazienti covid per rendere l’ospedale più si-
re. Nonostante il numero alto di casi, siamo
organizzazione sanitaria, sia in ospedale, con
curo, e noi lo abbiamo fatto in una palazzi-
na già esistente, dedicata di solito all’attività
sibile abbiamo messo la struttura Covid in
Penso possa ritornare ad ospitare in parte
intra moenia dei medici. Abbiamo eseguito
stand by, anche per razionalizzarne i costi,
l’attività di libera professione ambulatoria-
minime modifiche, gli ambulatori sono di-
in quanto tenerla attiva significa raddoppiare
le, in parte vi si potrebbero allocare attività
ventati stanze di degenza e siamo riusciti ad
i turni del personale. Abbiamo, comunque,
specifiche, per esempio una chirurgia parti-
acquisire le attrezzature necessarie, sia pure
definito un turno di operatori pronto ad es-
colarmente complessa. Vi è stata installata,
con grande difficoltà. Ciò grazie ad alcune
sere attivato in ogni momento, in modo che
infatti, una nuova tac e stiamo valutando se
gare già avviate in precedenza dall’Azienda
se si presentasse la necessità di ricoverare
realizzarvi una sala operatoria.
ed alle forniture della Protezione Civile. In tal
pazienti che abbiano contratto l’infezione è
In base all’esperienza accumulata in que-
modo, abbiamo realizzato un Covid Hospital
possibile farlo immediatamente.
sti mesi, quali sono le iniziative che han-
con 50 posti letto, 25 per la degenza ordi-
Quale sarà il futuro di questa struttura
no funzionato meglio nel contenimento
naria e la restante metà suddivisi fra terapia
finita l’emergenza sanitaria?
dell’epidemia?
intensiva e subintensiva. Il Covid Hospital è entrato in attività il 17 aprile: tutti i pazienti presenti in quel momento al Moscati sono stati spostati al Covid Hospital e l’edificio principale è tornato ad essere ospedale non covid. Il suo avvio è stato importante, sia per accelerare la normalizzazione della struttura che per essere già pronti nel caso malaugurato di una ripresa dell’epidemia. Nel frattempo, abbiamo chiuso temporaneamente il Pronto Soccorso del Landolfi di Solofra, l’altro presidio dell’Azienda, e lo abbiamo trasformato in area non covid per assistenza in medicina interna e chirurgia, e nel corso dell’epidemia vi abbiamo trasferito circa 150 pazienti non covid. Non appena è stato pos-
L’intervento di sanità pubblica per il quale
to anche tutta una serie di opportuni-
per i pubblici esercizi, igiene degli alimenti,
esiste evidenza scientifica nelle epidemie di
tà nel settore sanitario. In primo luogo
veterinaria. Ecco, il rilancio dei dipartimen-
malattie ad alta diffusione trasmesse per via
perché la sanità è tornata finalmente al
ti di prevenzione mi sembra prioritario. Le
aerea, è il contact tracing. Consiste nel ricer-
centro degli interessi nazionali: come
USCA (Unità Speciali di Continuità Assi-
care attivamente i casi positivi e i loro contat-
immagina questo settore nell’immediato
stenziale) realizzate in quest’occasione, mi
ti, tracciarli nello spazio e seguirli nel tempo.
futuro?
sembrano un’ottima idea, si tratta, accanto
Le Regioni lo hanno attuato, però, in manie-
Innanzitutto bisogna essere rapidi, non ab-
all’assistenza domiciliare, di una forma di as-
ra non omogenea: il Veneto, per esempio, ha
biamo molto tempo per attuare ciò che po-
sistenza diretta al cittadino e sono molto utili
esteso, è vero, il numero dei tamponi som-
trebbe servirci da ottobre in poi, rendendo
in emergenza Covid-19, per praticare a casa
ministrati, ma lo ha fatto attuando contem-
stabili gli sforzi fatti negli ospedali nel cam-
il tampone e somministrare cure che nor-
poraneamente un incrocio di svariate banche
po dell’assistenza intensivistica, migliorando
malmente non hanno bisogno dell’ospedale,
dati, sanitarie e non, violando di fatto la pri-
e adeguando alle nuove esigenze le strutture
evitando ricoveri inutili. Infine, andrebbero
vacy dei cittadini. Ciò ha prodotto un effetto
di Pronto Soccorso; contestualmente vanno
rivitalizzati una serie di servizi socio-sanita-
certamente positivo, l’incidenza del contagio
inoltre riorganizzate subito le cure territoria-
ri che nel tempo si sono indeboliti, anche
e la mortalità sono state, infatti, più con-
li, un settore che in tutta Italia è stato nel
per mancanza di risorse economiche. Poi c’è
tenute. Si pone a questo punto un quesito
tempo smantellato.
tutto l’ambito ospedaliero, la cui program-
importante sul piano costituzionale: è me-
Si riferisce ai medici di Base?
mazione è regolata da norme nazionali che
glio violare i diritti dei cittadini alterando la
Anche, ma da parte loro un grosso sforzo c’è
vanno necessariamente riviste alla luce di
fiducia nelle istituzioni o evitare i morti? È
stato; mi riferisco soprattutto all’assistenza
quanto è successo.
un modello che ha dato sicuramente risultati
territoriale gestita direttamente dalle ASL.
Tutto ciò ha bisogno di personale per
positivi, ma non so quanto riproducibile. Sui
Per esempio l’assistenza domiciliare, laddo-
funzionare.
sistemi informativi, infatti, si ragiona da tanti
ve strutture come le RSA hanno dimostrato
Quella del personale è una questione mol-
anni ma una soluzione univoca ancora non si
tutta la loro vulnerabilità. Poi ci sono i dipar-
to complessa. Dal punto di vista economico
è individuata: intorno al 2005 è nata l’inizia-
timenti di prevenzione, il cuore di tutta l’or-
nel decreto “Rilancio” è prevista una serie di
tiva condivisa tra Ministero Salute e Regioni
ganizzazione della prevenzione sul territorio:
deroghe rispetto ad una normativa naziona-
denominata NSIS (nuovo sistema informati-
nel tempo si sono sempre più ridimensionati
le che è tassativa sul costo del personale e
vo sanitario), che ha dato molti risultati con-
in termini di personale. Oggi mi sembra che
che prescrive che tale costo abbia un tetto
creti ma stenta ancora a produrre in modo
in Campania ci siano complessivamente sot-
che non deve superare quello che aveva nel
stabile e definitivo tutti quelli programmati.
to le 300 unità di personale per una Regione
2004, abbattuto del 1,4%. Ciò comporta
Sono convinto che il ruolo delle Regioni sia
di quasi 6 milioni di abitanti, un numero lar-
che le aziende che nel 2004 avevano molto
importante, ma in questo caso un ruolo forte
gamente insufficiente. Al di là del problema
personale sono meno penalizzate di quelle
del Governo centrale lo è anche di più. Le
del Covid-19, i dipartimenti di prevenzione
che ne avevano di meno. Ebbene, queste in-
Regioni forse lo vivono come un limite, ma
coordinano e spesso gestiscono tutto il mon-
dicazioni andrebbero riformulate e andrebbe
penso che una cabina di regia nazionale ed
do delle vaccinazioni e degli screening, che
almeno praticato un riequilibrio tra le Azien-
europea sarebbe opportuna.
costituisce una quota sostanziosa della pre-
de all’interno della Regione. Il problema, poi,
Va detto che l’emergenza Covid ha aper-
venzione, oltre a occuparsi di autorizzazioni
non è solo e non è tanto di carattere econo-
mico, ma di reale disponibilità dei professio-
no caratterizzato la gestione delle fasi acute
nisti: per gli infermieri la situazione è buona,
dell’emergenza da parte del Governatore ci
mancano invece in tutta Italia specialisti in
hanno aiutato, nelle settimane più difficili il
certe discipline, in primo luogo anestesisti e
presidente De Luca si è mosso molto bene,
medici di Pronto Soccorso. Ogni specialità
ha richiamato a un forte senso di responsabi-
medica viene finanziata dal Ministero con un
lità e tutti i cittadini campani hanno risposto
certo numero di borse di studio ogni anno e,
a questa esortazione in maniera esemplare.
a mio parere, in passato si è fatta una sotto-
Abitiamo una Regione che potenzialmente è
stima del fabbisogno per queste specializza-
ad altissimo rischio per la sua densità abita-
zioni. Il decreto “Rilancio” ha cercato di in-
tiva. Fra Caserta Sud, Napoli e Salerno Nord
vertire questa tendenza con il raddoppio del
si concentra l’area a più alta densità abita-
finanziamento delle borse di studio per alcu-
tiva dell’intera Italia, per un totale di circa
ne discipline critiche. La medicina di urgenza
4,5 milioni di persone. Il fatto che l’epidemia
ha anche il problema di essere una specia-
sia esplosa prima al Nord ci ha favorito, altri-
lità di recente istituzione, per cui prima di
menti poteva essere un vero disastro.
arrivare al numero sufficiente di specializzati
Secondo lei quali dovrebbero essere le
dovranno trascorrere alcuni anni.
priorità per il prossimo quinquennio in
Regione come responsabile dell’assistenza
La Campania ha dovuto fronteggiare l’e-
ambito sanitario?
ospedaliera e dell’osservatorio epidemiolo-
pidemia con un handicap supplementa-
Ho lavorato in Regione per 30 anni: la prima
gico regionale per più di 10 anni. Probabil-
re: la sanità regionale è, infatti, appena
cosa da mettere in agenda è il mantenimen-
mente, pensare a una tecnostruttura regio-
uscita da anni di commissariamento per
to del pareggio di bilancio. Detto ciò, quanto
nale potrebbe essere utile, qualunque forma
rientrare da un eccessivo debito.
è scritto nel decreto “Rilancio” in merito agli
le si voglia dare. L’ARSAN è stata per me
Avevamo un disavanzo che superava il mi-
obiettivi da perseguire è sacrosanto, ho qual-
un’esperienza molto formativa: è una realtà
liardo di euro e si è scelto di bloccare il ri-
che perplessità sul metodo per attuarlo. Si-
creata nel 1997 e terminata intorno al 2015,
cambio del personale per riuscire a raggiun-
curamente il rafforzamento del territorio (as-
aveva strutture che davano supporto alla
gere il pareggio di bilancio, questo è stato il
sistenza domiciliare e ruolo del dipartimento
programmazione sanitaria regionale, con in
principale intervento, il più significativo, che
di prevenzione) e l’aumento dei posti letto
organico medici di sanità pubblica, esperti di
ha determinato il risparmio conseguito. Ma
in intensiva e subintensiva sono soluzioni più
sistemi informativi, economisti.
il risultato è che il sistema è sotto organico,
che valide.
Cosa pensa dell’autonomia regionale nel
non ci sono i professionisti che lo facciano
Quali sono le perplessità sul metodo?
settore sanitario?
funzionare.
Se non si vuole trasformare tutto ciò solo in
Ha prodotto risultati positivi nel tempo, con-
I funzionari campani, e in particolare
una corsa al finanziamento in cui vince chi
sentendo lo sviluppo di modelli organizzativi
quelli come lei che conoscono bene la
riesce a sovrastare gli altri, è necessaria una
anche molto diversi tra loro e ciò costitui-
struttura del sistema sanitario regiona-
regia nazionale strutturata che non si limi-
sce la ricchezza del nostro sistema sanitario.
le, hanno capito che si doveva correre ai
ti ad approvare o bocciare i progetti inviati
Ma in presenza di questa emergenza, che
ripari e prendere al tempo stesso una se-
al Ministero ma che dialoghi con le compo-
io considero una sorta di terza guerra Mon-
rie di misure anche drastiche per offrire
nenti tecniche delle Regioni costruendo un
diale, la storia e la scienza insegnano che è
meno possibile il fianco al contagio.
percorso condiviso. Ho lavorato all’ARSAN
necessario un fortissimo coordinamento che
Sono d’accordo, le scelte restrittive che han-
(Agenzia regionale sanitaria) per 5 anni e in
venga dal centro, con una impostazione di
197
tipo quasi militare. Il fatto che in tanti hanno
Proviamo a dare una valutazione sul-
sia per quanto riguarda l’assistenza sanita-
detto la loro sicuramente non ha agevolato
la gestione campana dell’emergenza in
ria e socio-sanitaria, sia per la prevenzione.
la risoluzione dei problemi, probabilmente
confronto con altre regioni italiane.
In passato si sono prese decisioni criticabili
nelle aree più colpite si poteva pensare ad un
Se penso alla sanità veneta, quella che ha
a discapito della sanità pubblica, adesso si
intervento più deciso, fermo, non lasciando
prodotto i migliori risultati, questi sono stati
sta lavorando bene anche da questo punto
troppa autonomia alla Regioni. Ma questa è
raggiunti con azioni poco trasparenti, vio-
di vista, non si sta smantellando il privato ma
una scelta che spetta alla politica.
lando in certi casi il diritto alla privacy dei
lo si regolamenta.
A un dirigente della Sanità cosa ha inse-
cittadini. Sono contento, invece, di essere in
Qui i problemi sono stati affrontati e av-
gnato l’esperienza dell’epidemia?
Campania e di come si è lavorato qui, no-
viati a soluzione in tempi brevissimi, a
Quando dirigevo l’osservatorio epidemiolo-
nostante tutte le problematiche storiche che
partire dalla riconversione dei reparti e
gico regionale tutte le epidemie passavano
pure ci portiamo dietro. Ma se devo ragiona-
abbiamo dimostrato grande efficienza;
per le mie mani, quindi avevo già una certa
re comparativamente, sia rispetto al passato
inoltre, e adesso parlo in linea genera-
esperienza, ma ero inesperto per quanto ri-
che al presente nelle altre Regioni, penso che
le, questo è un ambiente molto sindaca-
guarda la gestione diretta, perché a livello
la nostra sia una delle situazioni migliori. Ciò
lizzato, dove ciascun dipendente ha un
regionale mi occupavo di programmazione e
che ci differenzia in questo momento è una
ruolo definito e resta entro i confini di
monitoraggio. Mi ha insegnato soprattutto il
forte presenza del privato, l’Emilia ne ha po-
esso. Invece, mi è parso di capire che di
rispetto dei tempi, la rapidità dell’intervento
chissimo e il Veneto lo sta aumentando. Se
fronte all’emergenza sanitaria ognuno
è assolutamente essenziale. E’ fondamen-
da un lato questa diversificazione dell’offer-
ha fatto tutto ciò che era necessario ma
tale, poi, il rapporto con le persone, o hai
ta può essere un bene per la domanda del
anche di più, andando oltre i compiti per
un rapporto diretto con tutti, dal portantino
cittadino, se si tratta di assistenza di quali-
cui era contrattualizzato.
delle ambulanze al primario, o non riesci a
tà, ciò non può e non deve penalizzare, in
È vero. La nostra è una realtà di provincia
risolvere i problemi che si presentano di ora
termini di risorse, quelle funzioni che sono
e come tale è più facilmente leggibile sotto
in ora.
peculiari della sanità pubblica territoriale,
questo aspetto, il Moscati è l’ospedale degli irpini, della gente, che ad esso è molto legata, in un modo direi quasi “ossessivo”. Quindi, quando si è trattato di difendere la salute della popolazione, tutti sono stati molto attivi e disponibili, solo per qualcuno la paura ha avuto il sopravvento. Insomma, la coesione dimostrata qui è stata aiutata dal fortissimo senso di appartenenza che c’era già, al di là dell’epidemia. Nel periodo peggiore i sindacati sono scomparsi, e anche la politica si è messa da parte, salvo poi ricomparire dopo. Spero che in questa fase, successiva al picco epidemico, tutti i sacrifici fatti non vengano vanificati. Pensa che ci riusciremo? Non lo so, se tutti la pensassero come me, direi di sì. Dentro il nostro ospedale si sono fatti davvero tanti sacrifici, molti hanno rinunciato ai rapporti con la famiglia per svolgere il proprio lavoro e contribuire al bene comune. È questo ritrovato senso di solidarietà civile la chiave del successo.
198
A O R N
M O S C A T I
i
LA RIVOLUZIONE DELLA RIANIMAZIONE APERTA Interview & Photo_Riccardo Sepe Visconti
R
iorganizzare secondo schemi totalmente nuovi la rianimazione di un ospedale ad alta ricettività – qual è il Moscati di Avellino - è un’operazione tanto impegnativa quanto rivoluzionaria, cui il dottor Angelo Storti, primario del reparto di rianimazione del nosocomio irpino, insieme a tutto il suo staff, e sintonizzato perfettamente con la direzione generale del dottor Renato Pizzuti, si
dedica da alcuni anni, con l’obiettivo di attuare questo progetto che punta ad avere la rianimazione aperta H/24. Una scelta che è in primo luogo una strategia terapeutica che assume un’importanza centrale quale coadiuvante delle terapie farmacologiche utilizzate per salvare la vita dei pazienti e, in ogni caso, per migliorare la loro condizione. La presenza costante dei congiunti, che nella rianimazione aperta hanno la possibilità di stare accanto al proprio caro per gran parte della giornata (con l’obiettivo di arrivare all’accesso al reparto per tutte le 24 ore, appunto), agisce, infatti, in modo benefico tanto nelle fasi di recupero degli ammalati quanto a sanare evidentissimi vulnus familiari che scompensano - talvolta anche in modo grave - gli equilibri dei tanti che improvvisamente vivono la separazione traumatica imposta dall’avere un congiunto in rianimazione. Il protocollo Storti è una complessa procedura, che fa leva sul rapporto impegno/responsabilità del personale di rianimazione parametrato al rapporto benefici/equilibrio dei pazienti e del loro asset familiare. E questa è senz’altro la pratica medica che più ci piace!
Gli irpini sono molto legati al loro ospedale. Da irpino e medico
lasciare libera la struttura centrale.
che lavora al Moscati ci può spiegare il rapporto fra la struttura e
Sì, il primo paziente covid è arrivato nella nostra rianimazione il 7 marzo e
la cittadinanza?
circa un mese dopo ci siamo spostati nel Covid hospital. E’ stata una scel-
E’ vero, il sentimento che unisce la popolazione all’ospedale è molto for-
ta giusta, che ci ha consentito di preservare l’ospedale che ha continuato
te, forse perché siamo in provincia e il senso di appartenenza è saldo; per
sempre la sua attività: abbiamo eseguito interventi in pazienti oncologici,
carità, riceviamo anche critiche, ma il valore di una struttura che è qui
interventi urgenti, e l’attività di ginecologia e ostetricia. Il laboratorio di
per aiutare le persone è stato ben compreso. La nostra è gente forte e
analisi ha potuto eseguire fin dal primo momento i tamponi sul posto, e
con molta dignità, attaccata alla propria terra e ai suoi valori, e l’ospedale
ci ha consentito di lavorare con maggiore sicurezza.
costituisce un punto di riferimento. Inoltre abbiamo avuto la fortuna di
Ci sono stati casi di contagio del personale?
vedere avvicendarsi negli anni sia amministratori che medici molto capaci
Sì, alcuni operatori del 118 che uscivano sul territorio; nel mio reparto un
e ciò ha rafforzato il legame. La vecchia sede era al centro di Avellino ed
solo infermiere, ma non siamo sicuri che lo abbia contratto qui, e in tutto
eravamo suddivisi in tre plessi distanti tra loro; siamo qui dal 2011 e per
l’ospedale solo 7 casi. Siamo stati molto attenti, se pensa che ci sono
noi irpini è stato motivo di orgoglio riuscire ad ottenere una struttura che
stati giorni in cui nella struttura erano ricoverati 130 pazienti per Covid.
riunisse tutte le specialità. Non è un caso che quando è esplosa l’epide-
Qual è stato il tasso di mortalità?
mia nessuno si è tirato indietro, e quando abbiamo chiesto un maggior
Siamo nella media nazionale, nella nostra rianimazione, dotata di 12 po-
impegno lavorativo il senso di appartenenza, il desiderio di lottare per la
sti letto, aumentati a 16 durante l’emergenza, abbiamo trattato comples-
cittadinanza contro il Covid-19 ha prevalso in tutti.
sivamente 37 casi con 16 decessi. Il problema è stato che gli ammalati
Nel giro di circa un mese avete trasformato la palazzina A.L.P.I.
arrivavano in rianimazione dopo un percorso di giorni che sicuramente
dedicata all’attività medica intra moenia in ospedale Covid per
ha reso più difficile intervenire con successo; per 7 malati abbiamo usato
il protocollo con il Tocilizumab, partito da un’intuizione dell’oncologo
ore, per trattare eventuali nuovi casi di contagi che abbiano bisogno di
Paolo Ascierto, con risultati che stiamo analizzando.
ricovero ospedaliero.
Volgendosi indietro a guardare quanto è accaduto, pensa che si
Ci sono stati casi di disturbi da stress post traumatico dovuto all’e-
sia usata l’intubazione troppo spesso?
pidemia nei pazienti e nel personale?
No, abbiamo adottato dei protocolli che distinguevano 3 step: ammalati
Per i pazienti guariti è troppo presto per dirlo, alcuni con cui siamo in
che avevano bisogno solo di assistenza con ossigeno terapia, ammalati
contatto stanno sicuramente meglio, ma si deve aspettare qualche mese
che necessitavano di ventilazione non invasiva e, infine, una terza fase
per capire se avranno conseguenze psicologiche. Nel personale c’è chi
in cui era necessaria l’intubazione. E, da subito, in modo molto chiaro
ha avuto problemi; all’inizio hai una carica di adrenalina che non ti fa
abbiamo seguito i tre passaggi, e se nella seconda fase non c’erano i ri-
sentire stress, paura, fatica, poi alla fine qualcuno può cedere. Penso
sultati positivi sperati i pazienti venivano intubati. Ed è quello che è stato
sia normale, all’inizio siamo stati tutti un po’ incoscienti perché molto
fatto, quando era necessario li abbiamo portati in rianimazione. Adesso
della malattia era a noi sconosciuto, tuttavia bisognava esserci. Abbiamo
bisogna analizzare i dati e confrontarli, siamo in una fase ancora preco-
vissuto un periodo terribile, soprattutto rispetto ai rapporti con l’esterno,
ce, sappiamo troppo poco per poter dire una parola definitiva. Anche
la famiglia, gli amici; tornavi a casa e dovevi cambiarti fuori dalla porta,
per queste ragioni abbiamo deciso come reparto di non postare foto né
stare separato dai tuoi figli che praticamente non vedevi, perché quando
commenti nei social, ma lavorare in silenzio a testa bassa, scegliendo di
uscivi dormivano ancora e quando tornavi la sera erano già a letto.
parlare solo quando ne avessimo saputo di più. Devo dire che l’Italia nel
Parliamo adesso dell’innovativo reparto di rianimazione che lei
complesso ha risposto bene, abbiamo superato i 35 mila morti, che sono
dirige.
tanti, ma ci siamo mossi meglio di altri paesi europei.
Un sogno che ho sempre cullato, un progetto in cui ho sempre creduto.
Cosa pensa che accadrà in autunno, teme una nuova ondata con-
Ho fatto in modo di utilizzare un programma regionale sulle rianimazioni
sistente di contagi?
aperte e, preparando un nuovo progetto, ho pianificato i lavori necessari
Io penso che saremo più tranquilli solo quando avremo un vaccino; tut-
per renderlo reale. Devo dire che ho trovato una forte apertura a questa
tavia se dovesse ritornare il contagio saremmo più pronti, perché adesso
iniziativa da parte della direzione strategica del nostro ospedale, e vo-
abbiamo i percorsi, sappiamo cosa fare, e chi lo deve fare, la struttu-
glio ringraziare il Direttore Generale dottor Pizzuti e il Direttore Sanitario
ra dedicata ci consentirà di tenere preservato l’ospedale senza ripetere
dottor Lanzetta per l’attenzione e la sensibilità dimostratemi. Il vecchio
quella compresenza di reparti covid e i non covid che necessariamente
allestimento della rianimazione era di tipo tradizionale e privilegiava il
c’è stata all’inizio, mentre si allestiva il covid hospital. Non immagino la
numero di posti letto piuttosto che i metri quadrati a disposizione di
stessa gravità, ma far passare l’idea che sia tutto definitivamente passato
ciascun paziente.
è a mio parere sbagliato.
Quali sono i cambiamenti che lei apportato?
Fra quanto tempo la palazzina A.L.P.I. cesserà di essere covid ho-
Abbiamo ridisegnato il reparto, confrontandoci con la direzione e con i
spital?
tecnici, geometri ed ingegneri, abbiamo eliminato per esempio alcune
Almeno per tutto il 2020 rimarrà in una condizione di stand by, chiusa
postazioni, avere un numero maggiore di ammalati dentro la rianima-
se non ci sono pazienti ma pronta ad essere utilizzata nel giro di poche
zione ma troppo ravvicinati può comportare per esempio una maggiore
probabilità di infezioni nosocomiali (Ndr. Infezioni che si contraggono
rispetto del loro dolore e della privacy.
all’interno degli ospedali, durante la degenza). Adesso i posti di rianima-
Per attuare un progetto di questo tipo è sicuramente necessario
zione sono 10 cui si aggiungono due di isolamento. Lo step successivo quale è stato? Il secondo step del progetto ha visto il coinvolgimento di tutto il per-
formare il personale: come lo avete fatto? Grazie alla bontà e condivisione del progetto, al lavoro delle psicologhe
sonale della rianimazione, medici, infermieri ed ausiliari (6 medici, 25
che come ho già detto prima hanno incontrato il nostro personale, fatto
infermieri e 3 ausiliari sanitari): ma devo dire che questo momento era
report e riunioni, e in un tempo relativamente rapido, tutti hanno ac-
già stato affrontato prima dei lavori di ristrutturazione, con l’obiettivo
colto il cambiamento. Abbiamo stabilito che due volte al mese, ci siano
comune di aprire il reparto per molto più tempo di quanto avvenisse
incontri con il personale per valutare l’andamento della situazione ed
prima ai parenti dei nostri ricoverati. La fortuna in questa fase del nostro percorso, è stata di avere con noi 3 psicologhe che fanno parte del progetto rianimazione aperta, che ci hanno aiutato nel percorso di cambia-
analizzarne i contenuti per un percorso di crescita di tutto il reparto. Accade che i congiunti di degenti perdano il controllo nel reparto?
mento con incontri, questionari per tutto il personale, riunioni periodiche
Qualche volta succede, ma per dinamiche che di solito non sono legate
e incontri individuali.
al reparto ma a rapporti familiari non sani (E il dottor Storti mi porge una
Ci sono esperienze simili in altri ospedali della Regione?
piccola guida alla rianimazione aperta stampata a cura dell’ospedale).
La situazione sta cambiando anche in Campania e ci sono altre realtà come la nostra, ma avere nel nostro team anche tre psicologhe fa sicuramente la differenza. Ci sono report sul numero di cause intentate dai parenti dei de-
Esiste un regolamento che i parenti devono rispettare? Sì, al momento del ricovero in rianimazione diamo loro delle brochure con tutte le informazioni.
genti in una rianimazione aperta rispetto a quelle tradizionali?
Cosa si augura per il futuro del reparto?
Sì, l’evidenza scientifica ha dimostrato che le rianimazioni aperte hanno
Dopo l’interruzione forzata dovuta all’epidemia del Covid-19, spero di ri-
un numero inferiore di contenziosi, rispetto a quelle tradizionali, con l’a-
uscire a ritornare , nei prossimi mesi ad una apertura con 7-8 ore di visita
pertura delle rianimazioni si mette fine a quello che definirei il “sequestro
per i congiunti dei nostri ricoverati. In prospettiva vogliamo arrivare a 12
del paziente”, i parenti possono vedere i loro cari, toccarli, avere contatti continui con i medici e gli infermieri, capire quanto lavoro, professionalità, abnegazione sono necessari per poter assistere pazienti così comples-
ore di apertura (08-20). Ogni visitatore deve restare presso il proprio caro almeno 30 minuti, e se un degente ha più visite si spalmeranno lungo
si e fragili. Questa modalità di assistenza recupera anche la dignità dei
il periodo di apertura. Questo per non creare confusione all’esterno del
pazienti, che prima del ricovero, erano persone come noi con progetti,
reparto e neppure in rianimazione, dove i parenti devono sedere accanto
sogni, affetti, e ci permette di far partecipare i parenti a questo cambio
al paziente e se gli infermieri devono fare delle manovre sul paziente
di filosofia delle cure, dove paziente e famiglia diventano i soggetti del
durante la visita, possono restare o allontanarsi. Tutto ciò è il futuro della
nostro percorso di cura, e ci permette di poter far accompagnare il paziente verso il fine vita con maggiore consapevolezza dai propri cari. Cosa accade ai pazienti che non ce la fanno? La nostra rianimazione è dotata di una stanza in cui viene posta la salma dopo il decesso, dove i parenti possono fermarsi per l’ultimo saluto, nel
rianimazione, secondo noi, ma aggiungo che tutto questo non avrà un senso se non ci sarà l’ospedale aperto, quindi il nostro lo considero un primo passo che ha un obiettivo molto più ambizioso.
A O R N
M O S C A T I
i
LA RIANIMAZIONE APERTA: DA REPARTO BUNKER A PONTE CON L’ESTERNO Interview & Photo_ Riccardo Sepe Visconti
I
l progetto di rianimazione aperta all’AORN G. Moscati di Avellino, partito alcuni anni fa e andato a regime nel mese di dicembre 2019, se ha nel dottor Angelo Storti, primario del reparto, il suo promotore indiscusso, ha trovato però nel lavoro di tre psicologhe che fanno parte dello staff un elemento essenziale per essere effettivamente realizzato, come lo stesso dottor Storti racconta nella sua intervista. In una prima fase la dottoressa
Elena Grimaldi, cui in un secondo tempo si sono aggiunte le colleghe Antonella Sica e Antonella Bonavita, tutte psicologhe e psicoterapeute familiari con formazione in psicologia ospedaliera e specializzate in psicologia dell’emergenza e delle catastrofi naturali, hanno avuto un ruolo determinante nella preparazione e nella messa in pratica quotidiana di questa rivoluzione che vuole portare ad interagire al massimo con l’esterno il reparto tra-
dizionalmente più chiuso di un ospedale, la rianimazione. Medici, personale infermieristico, familiari dei degenti e i pazienti stessi sono visti come un tutt’uno attraversato da dinamiche complesse che vanno capite e gestite, ma mai negate, con un unico obiettivo: migliorare la condizione degli ammalati.
Da cosa è nato il progetto di aprire il reparto blindato per eccel-
volga non solo i pazienti e i loro familiari ma anche il personale, si sono
lenza, vale a dire la rianimazione e in cosa consiste?
introdotti gli psicologi all’interno del processo di cura. Nello specifico,
Elena Grimaldi. All’interno dei luoghi di cura, fino a un po’ di tempo fa,
la rianimazione è da sempre stato considerato un reparto bunker, dove
si dava spazio in modo preponderante solo agli aspetti organici della ma-
i parenti vedono i propri cari attraverso i monitor, anche nell’idea che
lattia, adesso, invece, nella catena bio-psico-sociale che si instaura dentro gli ospedali sta assumendo sempre maggiore importanza la Psicologia ospedaliera. Questo modello nuovo si inscrive all’in-
da fuori si possano veicolare infe-
La rianimazione aperta è un concetto articolato, non significa solo dilatazione dell’orario di accesso da parte dei familiari, ma implica un vero cambiamento culturale che passa per la formazione del personale.
terno di quello proposto dall’OMS
zioni che siano un rischio ulteriore per degenti già in pericolo di vita. Ma studi scientifici sulle infezioni all’interno del reparto hanno dimostrato che non sono i visitatori che arrivano dall’esterno a portar-
che considera la salute non solo come assenza di malattia ma come uno
le e finalmente la possibilità dell’ingresso in reparto dei familiari, nell’am-
stato di benessere fisico, psichico e sociale. Per conseguire l’obiettivo di
bito del cambiamento verso una rianimazione “aperta” si è fatta stra-
sostituire il modello semplicemente medico-organico e, in assoluto, per
da. E’ un concetto articolato, con molte implicazioni, non significa solo
avere una maggiore umanizzazione del rapporto in un sistema che coin-
dilatazione dell’orario di accesso da parte dei familiari, ma propone un
Il dottor Angelo Storti, primario del reparto, ha sottolineato come la prima tappa di realizzazione del progetto di rianimazione aperta al Moscati ha fatto perno sul personale, per il quale avere per molte ore al giorno presenti in reparto i parenti degli ammalati ha rappresentato un cambiamento notevole rispetto alla loro usuale situazione di lavoro, e il vostro ruolo di mediazione per far accettare il nuovo sistema è stato fondamentale. Grimaldi. La prima fase del progetto di apertura della rianimazione ha previsto un lavoro psicologico sulle rappresentazioni mentali del concetto di rianimazione da parte del personale. Abbiamo chiesto individualmente agli operatori di illustrare la loro idea di rianimazione: il 60% era incuriosito dalla prospettiva di aprirla; il 20% impaurito, il restante 20% già sapeva cosa significasse la presenza dei familiari in reparto. Alcuni di loro hanno affermato che temevano di sentirsi osservati mentre svolgevano le loro mansioni, altri che potessero essere giudicati dai parenti, altri ancora semplicemente non sono abituati a comunicare con i congiunti dei loro assistiti in situazioni drammatiche come quelle che si possono facilmente creare nella rianimazione, un reparto dove la vita e la morte convivono costantemente. Abbiamo quindi organizzato corsi di forma-
Antonella Bonavita
Elena Grimaldi
zione sulla gestione delle emozioni e sulla comunicazione per formarli professionalmente attorno a tematiche a sfondo psicologico e per far
ra famiglia, anche simbolicamente parlando, con tutto ciò che può impli-
emergere aspetti che nella rianimazione tradizionale non entrano in gio-
care. A me, ad esempio, è accaduto di avere al capezzale di un paziente
co, per esempio il fatto che il familiare può addirittura diventare un aiuto
sia l’ex moglie che la nuova compagna e volevano fare la visita nello stes-
per l’infermiere nell’accudimento del paziente. Esistono studi eseguiti
so momento. Poiché fra loro i rapporti erano tesi, il mio ruolo è stato di
in ospedali del nord Italia da cui emerge che il personale provava una
mediare e creare uno spazio di riflessione e di calma per gestire al meglio
maggiore gratificazione dall’interagire e condividere l’accudimento con
la modalità dell’ingresso di entrambe in reparto, anche perché l’amma-
i familiari, fermo restando che, trattandosi di un reparto di area critica e
lato deve essere circondato da una situazione il più possibile tranquilla e
di emergenza, la presenza di figure esterne è regolata e, ad esempio, nel
non da persone che litigano. Nel caso specifico, grazie alla presenza della
caso di manovre invasive e situazioni critiche i familiari, se è il caso, de-
figlia che aveva rapporti anche con la seconda moglie, siamo riusciti a
vono uscire. Il progetto è stato attuato con gradualità: prima qualche ora
stabilire delle regole accettate da ambedue le parti.
in più nel pomeriggio, poi con la presenza strutturata di noi psicologhe
Antonella Sica. Accade di frequente che siano ricoverati in reparto ge-
è andato a regime.
nitori con figli minorenni e spesso l’altro genitore ci riferisce che i figli
Nella pratica quotidiana che tipo di situazioni si possono creare e
vogliono vedere il papà o la mamma ammalati. A quel punto, viene valu-
vi trovate a dover gestire nella rianimazione aperta?
tata di volta in volta la possibilità che il minore abbia accesso al reparto in
Grimaldi. L’ingresso dei familiari comporta l’entrata in reparto dell’inte-
base all’età e alla situazione specifica e si concorda insieme alla famiglia
un colloquio che ha lo scopo di conoscere il suo vissuto emotivo, il rap-
nostro compito è in primo luogo contenere le loro emozioni e stabilire se
porto con il genitore degente e le dinamiche familiari. Ad ogni modo, un
è il caso di far entrare in reparto qualcuno di loro ed eventualmente chi
eventuale accesso al reparto, sempre supportato dalla nostra presenza,
può essere una risorsa in quel momento.
avverrà in modo graduale, in quanto il minore vedrà il genitore ricoverato
Quindi può anche accadere che decidiate di non far accedere nes-
prima attraverso un monitor posizionato in una stanza dedicata e solo
suno?
successivamente entrerà nella sala di Terapia Intensiva.
Bonavita. Sì, ed è importante il lavoro di mediazione per far comprende-
Quindi la possibilità di vedere il ricoverato attraverso il monitor
re le ragioni del rifiuto e finora ci siamo sempre riuscite: cerchiamo di far
è rimasta?
capire ai parenti che l’obiettivo primario è il benessere del loro caro che
Sica. Sì, perché accade che ci siano parenti che non sono emotivamente
si trova in un momento estremamente delicato.
in grado di entrare nella rianimazione o che persistano dinamiche fami-
In rianimazione sono ricoverate solo persone in stato di incoscien-
liari che non consentono l’accesso. Comunque hanno bisogno di arrivarci
za o ci sono anche pazienti coscienti?
per gradi e questa gradualità contempla anche l’uso del monitor. Accade
Grimaldi. In generale chi è in rianimazione è sedato o può essere in
soprattutto quando siamo in presenza di coppie di anziani, in cui uno dei due è ricoverato: in questi casi è capitato che i figli ci abbiano chiesto aiuto per informare, insieme all’equipe medica, nel modo meno doloroso possibile l’altro co-
coma, indotto o spontaneo. Chi,
Per il familiare è essenziale poter toccare il proprio caro, per quanto incosciente, perché ciò li farà sentire meno in colpa rispetto a quanto è accaduto, e il senso di colpa è uno dei sentimenti più frequenti nei parenti dei nostri assistiti.
niuge riguardo alle gravi condizio-
però, riesce ad uscire dalla fase più critica deve affrontare quella successiva, che chiamiamo di svezzamento - usando il termine adoperato per indicare il passaggio dall’allattamento all’alimentazione con il cibo nei bambini. I nostri
ni di salute del proprio congiunto. Si deve tenere conto inoltre del fatto
pazienti, infatti, devono fare un vero svezzamento dalle macchine che li
che, spesso, pure il coniuge rimasto a casa soffre di patologie dovute
hanno tenuti in vita e da cui devono imparare a staccarsi, anche psico-
all’età che vanno considerate nel momento in cui gli si comunicano le
logicamente. E in questo tempo essi sono coscienti e possono vedere i
condizioni critiche del proprio caro. Abbiamo, quindi, colloqui con i figli
parenti. Inoltre, in terapia intensiva non si finisce solo per malattie che
che ci informano della situazione pregressa e sono sempre molto protet-
coinvolgono il cervello, per esempio l’emorragia cerebrale, per cui si è in
tivi nei confronti dei genitori, che invece, spesso, sanno poco della reale
stato di incoscienza, ma anche per gravi problemi respiratori, di pressio-
condizione del coniuge ricoverato. Noi partiamo sempre dal principio che
ne sanguigna, per esempio, per cui i pazienti sono coscienti ma devono
il paziente ricoverato fa parte di un sistema-famiglia di cui dobbiamo
restare attaccati alle macchine per vivere. Per tutti loro, sia quando sono
considerare gli attori e le relazioni, e infatti conosciamo tutte le famiglie
addormentati o in coma, sia quando sono coscienti, la presenza dei fa-
dei nostri ricoverati.
miliari è fondamentale: ci sono molti studi che dimostrano che queste
Dinamiche familiari conflittuali si possono riprodurre anche den-
persone anche in coma sentono la musica e le parole di chi sta accanto a
tro la rianimazione?
loro. Inoltre, dobbiamo considerare che anche per il familiare è essenziale
Antonella Bonavita. Nel reparto è presente anche un’unità politrauma,
poter toccare il proprio caro, per quanto incosciente, perché ciò li farà
che viene attivata per gestire pazienti che presentano molteplici trau-
sentire meno in colpa rispetto a quanto è accaduto, e il senso di colpa è
mi anche, ad esempio, in seguito a tentativi di suicidio. In questi casi
uno dei sentimenti più frequenti nei parenti dei nostri assistiti.
l’intervento è complesso: è necessario accogliere tutta la famiglia che si
Qual è l’impatto traumatico, l’aspetto destabilizzante, di ritrovarsi
precipita in ospedale e vuole comprensibilmente capire l’accaduto. Men-
con un familiare in rianimazione?
tre i medici stabilizzano il paziente, noi prendiamo in carico la famiglia
Grimaldi. Spesso dobbiamo spiegare ai familiari cosa sia un’area critica
per conoscerne il funzionamento e le specifiche dinamiche relazionali. Il
e che i loro parenti sono in pericolo di vita, perché la gente si trova per
to, di cosa li ha portati in ospedale e, accanto ai dati oggettivi, emergono quelli soggettivi e quindi le loro emozioni rispetto agli eventi. In questo modo, a poco a poco, il paziente diventa soggetto del processo di cura, è maggiormente partecipe della malattia stessa; inoltre, lavoriamo per rafforzarne il senso di autodeterminazione, il desiderio di autonomia gradualmente - anche in un letto di rianimazione - deve emergere ed è fondamentale nel processo di svezzamento dalle macchine di cui ho detto prima. In tal modo, i pazienti riescono a riconnettersi più facilmente con la vita di prima, perché finire in rianimazione è un evento paranormativo, nel senso che nessuno di noi mette in conto che accada, è un’esperienza traumatica, che produce un taglio con la vita precedente. E questo trauma riguarda il paziente, la sua famiglia e il personale curante. Mensilmente incontrate sia il personale infermieristico che i medici: cosa accade in questi incontri? Bonavita. Questi incontri avvengono su due livelli differenti e complementari: partecipiamo alle riunioni organizzative dedicate al personale perché in quanto parte di un’equipe multidisciplinare il nostro lavoro come psicologhe non deve essere avulso da quello che fa il resto del gruppo, è assolutamente indispensabile l’integrazione delle competenze e, pertanto, le decisioni sono frutto di scelte condivise da tutto lo Qual è l’impatto traumatico, l’aspetto destabilizzante, di ritrovar-
staff. La rianimazione del Moscati, infatti, è un sistema dinamico che,
si con un familiare in rianimazione?
se necessario, va modificato in base alle esigenze del momento. L’altro
Grimaldi. Spesso dobbiamo spiegare ai familiari cosa sia un’area critica
livello concerne la supervisione psicologica che consiste nell’aiutare ad
e che i loro parenti sono in pericolo di vita, perché la gente si trova per
elaborare il vissuto emotivo degli operatori. Lavorando in un reparto in
la prima volta di fronte a un’esperienza del genere. Infatti, al primo in-
cui si è in continuo confronto con la morte, l’equipe diventa un vero
contro che abbiamo, prevale in loro il disorientamento, sono sconvolti,
contenitore emotivo nel quale vengono convogliati sentimenti come an-
uno dei sentimenti principali è il senso di colpa perché si accusano di
goscia, paura, rabbia, senso di impotenza che vanno elaborati onde evi-
aver trascu rato il congiunto che si è ammalato. Inoltre, dobbiamo far capire loro che non possono fare calcoli a lungo termine, che si deve ragionare giorno per giorno, anzi addirittura all’interno della stessa giornata la situazione può
tare il rischio burn out, ma viene
Davanti alla prospettiva di avere i parenti presenti per molte ore alcuni infermieri hanno affermato che temevano di essere giudicati, in realtà emerge che il personale prova una maggiore gratificazione dall’interagire e condividere l’accudimento con i familiari.
evolvere, in direzione del migliora-
condivisa anche gioia che infonde energia preziosa. Nel caso sia necessario come intervenite per riportare l’equilibrio? Grimaldi. Si interviene attraverso modelli psicologici cui siamo abi-
mento o del peggioramento. Abbiamo una stanza dedicata in cui favo-
tuati, in particolare lavoriamo in gruppo, riunendo gli operatori che ne
riamo una sorta di decompressione emotiva nei familiari, li accogliamo,
hanno bisogno, medici, infermieri e oss. Queste riunioni sono uno spazio
li ascoltiamo e raccontiamo come funziona il reparto, cosa vedranno.
controllato in cui si confrontano i vissuti emotivi, anche per esempio
La vostra sala di rianimazione è un open space, in cui tutti i pa-
rispetto ad uno specifico caso clinico che li ha visti impegnati. Inoltre,
zienti sono insieme, naturalmente a debita distanza fra di loro:
analizziamo le dinamiche che si sviluppano all’interno dello staff, per
questo non comporta dei problemi?
esempio le forme di comunicazione nel gruppo, i ruoli di leadership che
Bonavita. Non tutti sono pronti ad entrare, come abbiamo detto, o
emergono, l’organizzazione del lavoro.
a vedere, ad esempio, il proprio familiare che è cosciente, ma si trova accanto ad un’altra postazione letto con una persona che può essere giovane e/o intubata: spieghiamo, quindi, come entrare in reparto, come comportarsi quando sono accanto al letto. Siamo sempre presenti in sala e quando ci rendiamo conto che possono scattare meccanismi emotivi correlati alla situazione straordinaria che le persone stanno vivendo, interveniamo. Abbiamo parlato finora soprattutto del rapporto fra i familiari dei pazienti e la rianimazione aperta. Ma qual è il riscontro che avete sui pazienti stessi? Ci sono vantaggi che vengono loro da questo sistema? Grimaldi. Con i pazienti coscienti naturalmente il nostro lavoro consiste nell’aiutarli a prendere consapevolezza delle esigenze emotive che hanno, con l’obiettivo di renderli maggiormente partecipi del processo di cura che in questo modo si velocizza. Diamo sempre loro le coordinate spazio temporali perché la condizione di essere in un letto di ospedale disorienta; poi quando è possibile parliamo con loro di quanto è accadu-
Cosa è accaduto quando è scoppiata l’epidemia di Covid-19 e la
laborazione del lutto ed è un’attività che peraltro facciamo anche con i
rianimazione del Moscati ha iniziato ad accogliere i pazienti con-
familiari dei pazienti non ricoverati per covid della rianimazione.
tagiati?
L’elaborazione del lutto mancando il rituale funebre è più diffi-
Bonavita. Avevamo iniziato ad aprire le porte del reparto a pieno regi-
cile.
me a dicembre, quindi dopo 3 mesi dall’inizio dell’attività strutturata di
Grimaldi. Sì, vivere un lutto senza che possa esserci la cerimonia fu-
rianimazione aperta ci è piombata addosso l’emergenza sanitaria. Natu-
nebre consueta con tutto ciò che comporta crea in chi resta un vuoto che viene riempito da fantasie,
ralmente, il reparto è stato chiuso alle visite esterne e abbiamo dovuto riorganizzare il nostro lavoro per essere coerenti con i decreti ministeriali e, insieme, con l’obiettivo che ci eravamo dati, di creare un ponte fra il dentro e il fuori del
Lavorando in un reparto in cui si è in continuo confronto con la morte, l’equipe diventa un vero contenitore emotivo nel quale vengono convogliati sentimenti come angoscia, paura, rabbia, impotenza che vanno elaborati per evitare il rischio burn out.
paure, frustrazioni. C’è stato chi ci ha raccontato di aver visto il carro funebre con il proprio caro da dietro ai vetri e quello è stato l’unico contatto di realtà con la perdita subita. E voi come avete vissuto il vo-
reparto. Quindi la nostra attività è stata tutta da remoto a partire dal 9 marzo: attraverso la piattaforma
stro ruolo, complesso quanto quello dei medici?
digitale ospedaliera siamo state abilitate ad accedere alle cartelle clini-
Grimaldi. Ridefinire la nostra attività durante la pandemia ha significato
che per poter interagire con i medici e, contemporaneamente, abbiamo
lavorare senza orari, in uno spazio dilatato in cui ci siamo adattati ai bi-
lavorato per recuperare i contatti con i familiari e ricostruire così il ponte
sogni dei familiari dei degenti covid. Siamo, infatti, sempre state a dispo-
relazionale, attraverso colloqui video e audio spesso quotidiani con i pa-
sizione dei coniugi, dei figli che avevano perso il proprio caro a causa del
renti dei degenti per covid e con gli stessi pazienti al loro risveglio.
Covid,-19 in certi momenti siamo state l’unico elemento di collegamento
Cosa è emerso? Che dinamiche si innescano nella famiglia rispetto
con il proprio caro malato e le domeniche, la pasqua sono stati momenti
all’attesa che può durare anche settimane prima di sapere se la
per loro particolarmente difficili.
persona ammalata ce la farà?
Bonavita. E’ stata dura, le festività e i fine settimana erano i periodi in
Bonavita. Disorientamento totale, paura, impotenza per cui nella prima
cui ci contattavano di più e noi stesse li chiamavamo. Adesso stiamo
fase di contatto con i parenti, che a loro volta erano in isolamento a casa,
seguendo l’evoluzione di questa elaborazione del lutto così particolare
li abbiamo aiutati ad immaginare la vita nel reparto, il contesto anche
attraverso colloqui anche di persona, ma è necessario del tempo per capire come procede. Noi siamo
fisico in cui i loro cari erano per poter dare una cornice, un “contenimento emotivo” fatto anche di elementi di realtà, laddove la fantasia e l’angoscia la facevano da padrone. Cercavamo poi di ricostruire la storia del contagio, ma anche l’anamnesi clinica del pa-
Vivere un lutto senza che possa esserci la cerimonia funebre crea in chi resta un vuoto che viene riempito da fantasie, paure, frustrazioni. C’è stato chi ci ha raccontato di aver visto il carro funebre con il proprio caro da dietro ai vetri e quello è stato l’unico contatto di realtà con la perdita subita.
presenti, sanno che possono fare riferimento a noi per orientarsi nel caso abbiano bisogno di un aiuto specifico. Avete seguito dal punto di vista psicologico anche il personale durante l’emergenza? Bonavita. Certo. Abbiamo suddi-
ziente per avere informazioni che potessero essere utili ai colleghi medici (malattie croniche, precedenti
viso fra di noi le tre categorie, medici, infermieri ed oss e li abbiamo chia-
ospedalizzazioni, terapie che i pazienti facevano già). Li abbiamo accom-
mati costantemente per dare loro uno spazio di decompressine emotiva
pagnati nel tempo dell’attesa dell’evoluzione della malattia, nei casi più
virtuale: ci sono colleghi che ci hanno chiamato spontaneamente, altri
gravi abbiamo aiutato la famiglia ad avvicinarsi al lutto, a immaginare
sono stati contattati da noi, altri ancora non hanno voluto sostegno.
cosa sarebbe potuto accadere, ma abbiamo anche parlato della vita che
Passata la prima fase dell’epidemia, abbiamo ricominciato ad incontrarli
conducevano insieme all’ammalato, del suo lavoro, del suo carattere,
da vicino, in un grande spazio dedicato e siamo sempre a disposizione
del rapporto con familiari e mondo sociale. Tutto ciò serve appunto all’e-
del personale che ci chiede sostegno.
IRPINIA
A S L
A V E L L I N O
i
FRANGIPANE:
l’impegno senza limiti alla lotta Interview_ Silvia Buchner Photo_ Riccardo Sepe Visconti
A
ngelo Frieri, specializzato in analisi cliniche, microbiologia e medicina nucleare, Direttore sanitario del presidio ospedaliero Criscuoli di S. Angelo dei Lombardi, nel momento più buio della pandemia, il 17 marzo 2020, è stato chiamato a guidare anche il Sant’Ottone Frangi-
pane di Ariano Irpino, Comune in cui l’infezione da coronavirus si è diffusa in modo particolare, per cui ha dovuto subire una ulteriore
restrizione come zona rossa. Il compito per il direttore Frieri è stato arduo, da una parte traghettare una struttura - il Frangipane - che aveva visto il contagio arrivare al suo interno, in una città duramente colpita, con una residenza per anziani che si era contaminata, verso una gestione il più possibile efficiente ed efficace, sia pure in un contesto di piena emergenza e, dall’altra, preservare l’ospedale di S. Angelo dei Lombardi, mantenendolo assolutamente libero da contagi, dato anche che ospita un polo riabilitativo con oltre 100 degenti che sono rimasti al suo interno durante tutto il lockdown. Frieri, dunque, ha governato due strutture con obiettivi diversi (e complementari); una trasformata a tutti gli effetti nella quasi totalità della sua capienza in ospedale covid, ad Ariano Irpino, ed una da tenere aperta anche se con molte limitazioni, dedicata a pazienti covid free a S. Angelo dei Lombardi. Adesso che l’emergenza più dura è passata, per il direttore sanitario Frieri resta massima l’attenzione per individuare rapidamente e con precisione eventuali positivi, perché la parola d’ordine, anche dopo la difficile esperienza vissuta da tutto il personale del Frangipane, è difendere con ogni mezzo gli ospedali dai contagi.
Mi faccia un quadro della situazione che
mando la medicina generale in medicina covid e
poraneamente abbiamo realizzato percorsi interni
ha trovato al suo arrivo al Frangipane, alla
facendo confluire il personale degli altri reparti su
alla struttura dedicati per evitare interferenze con
metà di marzo 2020.
questo. Abbiamo attivato 32 posti letto al primo
il personale, soprattutto. Ariano Irpino è stata par-
I pazienti positivi al coronavirus erano tantissimi,
piano e altri 18 al quarto piano. Si trattava di posti
ticolarmente toccata dal contagio al punto che è
ricoverati anche negli ambulatori, il Pronto Soccor-
non ventilati; oltre a questi se ne sono ricavati 7
stata blindata per evitare che la gente uscisse dal-
so era pieno, quindi al mio arrivo ho aperto subito
di terapia intensiva nella rianimazione del Frangi-
la città senza controllo, c’erano molti focolai ed
un reparto covid, che ancora non c’era, trasfor-
pane, riconvertita a rianimazione covid. Contem-
era pericoloso che si continuasse ad accedere al
Pronto Soccorso, per cui si è deciso di destinare il
anziani non ce l’hanno fatta. Erano affetti anche
zienti negativizzati, chiuso i reparti Covid e reso
Frangipane esclusivamente ai pazienti covid.
da altre patologie, che hanno influito negativa-
l’ospedale covid free. Sono tornati alla loro sede
Quanti pazienti avete ricoverato?
mente sull’esito finale. La cosa peggiore è stata
consueta i reparti di chirurgia, medicina genera-
110 nel complesso su 120 posti letto totali, per-
che obbligatoriamente andavano messi all’inter-
le, neurologia, cardiologia e ci apprestiamo ad
ché appunto da un certo momento in poi l’ospe-
no di sacchi di contenimento per malattie infet-
aprire anche ginecologia e ostetricia. La terapia
dale è stato dedicato solo al Covid-19, anche se
tive e portati direttamente al cimitero - come del
intensiva covid è destinata di nuovo a rianima-
è stata mantenuta attiva una struttura chirurgica
resto è accaduto ovunque.
zione ordinaria. Tuttavia, la regione Campania
di emergenza e l’UTIC per l’infarto, mentre tutti
Avete avuto carenze di dispositivi di prote-
ha stabilito che l’allerta ospedaliera in questa
i ricoveri in ginecologia, ortopedia, neurologia,
zione individuale?
fase sia articolata in 3 livelli, A, B e C. Nell’allerta
cardiologia non intensiva, pediatria erano chiusi.
No, e voglio ribadirlo, fin dal primo momento
A sono attivi solo il Cotugno, il covid hospital
E tutto il personale è stato convogliato ai reparti
tutti gli operatori sanitari hanno sempre avuto a
all’Ospedale del Mare e il covid center di Mad-
covid, abbiamo avuto, tuttavia, carenze di ane-
disposizione i dispositivi adeguati, grazie ad ac-
daloni, ma proprio in questi giorni, siamo alla
stesisti rianimatori ed infettivologi, che sono sta-
quisti effettuati da noi, ai rifornimenti della Pro-
fine di agosto, visto l’andamento del contagio,
te colmate accorpando i reparti
tezione Civile e un grande aiuto è venuto dalle
siamo passati alla fase B, che allarga l’allerta ad
Qual è il bilancio dei decessi al Frangipane?
donazioni di associazioni.
altre strutture ospedaliere ma solo per quanto
Ce ne sono stati sicuramente parecchi, anche
Veniamo all’oggi: qual è la situazione al
riguarda quelle che fanno capo alle Asl di Napoli
perché abbiamo dovuto ricoverare 23 ospiti del-
Frangipane?
e provincia. Noi siamo ancora in standby, ma se
la rsa Minerva di Ariano Irpino e molti di questi
Il 4 giugno abbiamo dimesso gli ultimi due pa-
scattasse l’allerta B anche in Irpinia, il Frangipa-
ne dovrebbe rendere attivi almeno 8 posti di de-
Questo è vero, a ciò si aggiunge il fatto che in
sorvegliare l’andamento dell’infezione e questo
genza da dedicare ai malati covid. Va detto che,
questo momento ad ammalarsi sono soprattutto
tipo di controllo, organizzato dall’ASL, è sempre
guardando in prospettiva all’autunno-inverno,
i giovani che non avendo, nella stragrande mag-
attivo.
stiamo contemporaneamente realizzando un re-
gioranza dei casi, altre patologie reggono assai
Per individuare i positivi senza o con po-
parto covid in una struttura contigua al Frangi-
meglio l’urto dell’infezione e risultano molto
chissimi sintomi sono indispensabili i tam-
pane ma del tutto autonoma per gli accessi, con
spesso asintomatici o paucisintomatici. Ma pos-
poni: il Frangipane come ha gestito questo
7 posti letto di rianimazione,
sono comunque contagiare gli
passaggio importante per far emergere e
10 per la semintensività e 14 di
anziani e devono stare lontano
isolare chi può diffondere il contagio?
da questi ultimi, perché il virus
In una prima fase ci rivolgevamo al Cotugno,
è sempre lo stesso, sempre
poi al Moscati; quando il numero di tamponi da
potenzialmente pericoloso se
eseguire è aumentato vertiginosamente ci siamo
attacca un organismo già in-
resi conto che si doveva essere autonomi e ci
debolito da malattie pregres-
siamo rivolti a un laboratorio privato di Ariano
se. Di conseguenza, noi come
Irpino, con il quale avevamo già un rapporto
ospedale siamo in uno stato di
consolidato e ci garantisce tempi di consegna
perenne allerta.
del referto molto celeri. Adesso, per migliorare
In questa fase in cui il Fran-
l’attività diagnostica ho attrezzato i due labora-
gipane è ospedale covid
tori di analisi dell’ospedale di Ariano e di quello
free e si è riaperto ai pa-
di S. Angelo dei Lombardi con strumentazioni
zienti con altre malattie, nel
per eseguire tamponi rapidi.
degenza ordinaria. Quindi, pensate che l’ospedale Frangipane debba continuare ad essere un presidio contro il Covid-19 in caso di una recrudescenza dei contagi nei prossimi mesi? Sì, anche perché nel caso tornasse un’emergenza seria l’o-
Chiunque entri in ospedale deve eseguire sia il test sierologico che consente di individuare la presenza di anticorpi, sia il tampone rapido, che ci dice se la persona in quel momento è portatrice del virus.
spedale Moscati di Avellino non potrebbe soddisfare da solo tutta la domanda di ricoveri: durante la fase peg-
caso arrivi un caso positivo come vi compor-
Nella fase successiva alla gravissima emer-
giore sia noi che il Moscati avevamo fuori una fila
tate?
genza di marzo ed aprile scorso, quindi,
di ambulanze con a bordo pazienti che attende-
I positivi con pochi o nessun sintomo devono
avete scelto di lavorare molto sulla preven-
vano di poter essere ricoverati.
assolutamente restare a casa in isolamento, è
zione, intesa come necessità di preservare
Tuttavia, adesso i medici hanno una mag-
inutile, anzi dannoso recarsi in ospedale, devo-
l’ospedale dall’ingresso del virus.
giore conoscenza della malattia e di come si
no essere le USCA, le unità mobili che si muo-
Sì, sia attraverso l’attivazione ed il mantenimen-
deve intervenire.
vono sul territorio, a recarsi presso di loro per
to di percorsi che con la diagnostica. Siamo,
infatti, in grado di esaminare in 20 minuti i pazienti che necessitano di ricoveri per altre ragioni prima di farli accedere ai reparti, ma anche i pazienti sospetti di essere positivi al coronavirus. Infatti, tutti coloro i quali hanno bisogno di entrare in ospedale devono obbligatoriamente eseguire sia il test sierologico (in questo momento quello che si effettua con la puntura di un dito, ma presto attiveremo quello con il prelievo di sangue che ci fornisce una maggiore specificità nella risposta), che ci consente di individuare l’eventuale presenza di anticorpi, che indicano che il soggetto ha contratto l’infezione, sia appunto il tampone rapido, che ci dice se la persona in quel momento è portatrice del virus. Il tampone ha una validità di 72 ore, per cui se una persona torna in momenti distanziati fra di loro di un tempo maggiore di questo, lo ripetiamo. Anche i malati che provengono da altre strutture ricevono questo test, e lo stesso vale per i ricoveri in day hospital. Insomma, abbiamo lavorato molto per migliorare la qualità diagnostica che siamo in grado di offrire ai nostri utenti e, naturalmente, in questo modo tuteliamo anche gli operatori e tutta la struttura da eventuali contagi. Lei è anche direttore sanitario dell’ospedale Criscuoli di S. Angelo dei Lombardi: lì come ha gestito la fase più difficile? Abbiamo scelto di mantenere quell’ospedale covid free anche nella fase 1, perché vi è annessa la struttura riabilitazione intensiva ospedaliera con oltre 100 ricoverati che andava assolutamente preservata dal contagio.
tac ai polmoni per sincerarci delle loro condizioni e
costituito dai giovani infettati che hanno molti
E ci siete riusciti?
se risultavano ammalati, li trasferivamo di volta in
rapporti sociali e sono molto mobili, il che si-
Sì, senza chiudere la struttura, nel senso che i rico-
volta ad Ariano, ad Avellino o anche a Napoli, sa-
gnifica che ci sono tanti positivi che non sono
verati al polo riabilitativo don Carlo Gnocchi sono
nificando successivamente gli spazi dell’ospedale.
stati identificati e questo è un pericolo per i più
sempre rimasti all’interno, ma abbiamo chiuso
A S. Angelo dei Lombardi in questi mesi abbiamo
anziani. E si avvicina il momento in cui inizierà
del tutto l’accesso alle visite esterne. Per quanto
anche creato una terapia intensiva di 6 posti che
a diffondersi l’influenza stagionale: dobbiamo
riguarda l’ospedale, abbiamo anche trasferito a S.
prima non esisteva: è tutto pronto ma è necessa-
attrezzarci per distinguere le due malattie, alla
Angelo pazienti non covid che avevano bisogno di
rio il personale per attivarla.
luce dell’esperienza fatta che ci consente di mo-
ricovero, dato che il Frangipane era tutto dedica-
Che valutazione dà dell’attuale momento
dificare comportamenti non corretti dettati dalla
to al covid. Durante la fase peggiore, inoltre, se il
dal punto di vista sanitario?
non conoscenza del virus e tenere sempre alto il
118 portava pazienti sospetti covid eseguivamo la
Siamo in una fase molto delicata, il problema è
livello di attenzione nei Pronto Soccorso.
Riccardo Sepe Visconti 10 Maggio 2020
LA PORTA DELLA LIBERTÀ Ariano Irpino è stata - in Campania - una delle zone più martoriate dal Covid 19: l’ospedale Frangipane ha intrapreso una battaglia durissima per salvare vite umane. Ieri ho avuto la fortuna di assistere alla scena in cui uno dei pazienti ha potuto lasciarsi l’ospedale; lo ha fatto con sobria e composta dignità: ha salutato e ringraziato le tante persone che si sono prese cura di lui, silenziosamente ha impugnato la sua grande busta di plastica contenente i pochi indumenti utilizzati ed ha varcato la porta d’uscita... prima di chiudersela alle spalle mi ha rivolto un ultimo saluto affinché lo potessi raccontare con un mio scatto. Fai cose belle, caro signore (e salutami le belle colline di Ariano Irpino... che in primavera profumano di fresco e riluccicano di verde splendente).
1374
Commenti: 57
ARIANO IRPINO
A S L
N A 3
S U D
i
L’ALGORITMO DEL BUON SISTEMA SANITARIO Interview & Photo_ Riccardo Sepe Visconti
G
ennaro Sosto, calabrese, ingegnere, Direttore Generale dell’Asl Napoli 3 Sud dal settembre 2019, dopo un’esperienza come Direttore Generale dell’Azienda regionale sanitaria del Molise, illustra il potenziale enorme insito nella ingente mole di dati informativi (farmaci, esami clinici, prestazioni) che il Servizio Sanitario Nazionale ha sui suoi assistiti e che analizzati con il giusto algoritmo
possono dare macroinformazioni preziose sulle patologie che affliggono fasce precise della popolazione, in particolare quelle croniche, ed sul relativo costo per il SSN. E, di conseguenza, possono servire ad orientare l’offerta sanitaria in modo mirato, fare programmazione e, soprattutto, fornire un più oggettivo criterio per la ripartizione delle risorse pubbliche da destinare alle diverse Regioni. La Campania è una Regione complessa sul
di popolazione. Si va dalla penisola sorrentina al
azioni a tutela di un singolo territorio non fanno
piano sanitario in tutti i suoi distretti, ma la
Nolano e al Vesuviano, e il mandato non scritto
più parte di una politica sanitaria moderna. Bi-
Asl Napoli 3 Sud si presenta particolarmen-
ma che ci siamo detti con i vertici regionali è di
sogna provvedere a un’offerta diffusa e univoca
te impegnativa: copre un’area molto popo-
dare un’identità precisa a questa Azienda che
potenziando alcuni dei nostri siti che si devono
lata e ha al suo interno strutture in soffe-
peraltro è nata dalla fusione, intorno al 2007,
specializzare in determinate attività, cercando
renza che richiedevano un cambio di passo.
di altre due Asl, Napoli 4 e Napoli 5. Ebbene,
di individuare servizi che sono già strutturati
Essendo queste le premesse, ha avuto una
questa unificazione nella realtà delle cose non
per potenziarli, e bisogna far crescere l’offerta
è ancora pienamente avvenuta, si è data un’a-
per i territori adiacenti. Pensare di avere l’alta
nima amministrativa unica ma non un’anima
specializzazione ovunque è una cosa abbastan-
aziendale unitaria. Questa è la grande sfida.
za complessa, tenendo anche conto del fatto
Come pensa di riuscirci?
che siamo prossimi alle aziende ospedaliere
Facendo capire che divisioni, campanilismi,
napoletane che costituiscono il nostro riferi-
missione precisa da ottemperare? E’ vero la Napoli 3 Sud ha delle sue peculiarità importanti: una popolazione importante, più di 1 milione di abitanti, su un territorio vasto e con grandi differenze al suo interno nelle tipologie
217
un’area che abbia un’expertise particolare nel
taria, ma graduata, scaturita dalla valutazione
settore delle patologie cardiocircolatorie, una
curriculare e dai colloqui e io mi sono dato
per i traumi, una per il materno infantile. Cia-
una regola, rispettare sempre l’ordine propo-
scuno snodo della rete deve essere valorizzato,
sto dalla Commissione giudicatrice, in tutte le
individuando appunto queste peculiarità da
nomine ho agito così, finora ne ho fatte circa
far crescere, naturalmente partendo dalle pro-
15. Entro fine anno vorrei non dico coprire tut-
fessionalità presenti ma sempre tenendo ben
ti i vuoti che arrivano a circa 45 posizioni, ma
presente la rete, che deve essere diffusa e rag-
quasi. Ma le dirò di più: accade anche che per
giungere tutti gli utenti. Per riuscirci una delle prime cose da fare è coprire i vari punti della rete, infatti questa azienda ancora non ha la copertura di tutte le funzioni apicali, i cosiddetti primari, oggi chiamati direttori di struttura complessa. Sono le persone che devono governare le diverse unità operative, i reparti e il grosso sforzo in atto è di completare i concorsi per insediare queste figure. Servono a supportarci
alcune specializzazioni nono-
La Napoli 3 Sud è un’Azienda che si presta molto all’applicazione di metodiche innovative nella gestione dei pazienti in contesti fuori dall’ospedale, e la nuova frontiera della medicina è molto incentrata sulla gestione a domicilio.
tissima specializzazione. Noi dobbiamo essere bravi nell’offerta territoriale, creando strutture con servizi di base di buon livello, in ciascuna delle quali attivare anche delle specializzazioni peculiari, che possano diventare il riferimento per una determinata branca di cura per l’intero territorio della Napoli 3 Sud e, al tempo stesso, dobbiamo costituire il polo intermedio fra il territorio e le realtà specialistiche cittadine. Lei ha già un organigramma, sa già quali sono le strutture da potenziare e in che direzione? La struttura la stiamo elaborando adesso insieme ai miei collaboratori in Direzione Strategica e a breve verrà messa su un modello cartaceo. Conterrà un’offerta di base omogenea su tutto il territorio con peculiarità in ciascuno dei gangli che intendiamo creare, per esempio
mo ad avere il personale che ci serve. Per esempio, è stato pubblicato da poco un bando per 15 specialisti di Pronto Soccorso a tempo indeterminato e i partecipanti sono stati 6! Alla fine, siamo riusciti ad assumerne 2 o 3. Noi non possiamo incidere più di tanto su questo problema di carenza di certe specialità, i correttivi andrebbero adottati più a monte Perché i nuovi medici non
nelle scelte strategiche dire-
mento per i casi che necessitano appunto di al-
stante i concorsi non riuscia-
zionali, senza di loro non arriviamo al livello
sono in numero sufficiente? Uno dei pro-
sottostante, i medici di prima linea, che hanno
blemi
il front office coi pazienti, sia sul territorio che
all’interno dell’Università?
negli ospedali. Avere in carica figure provvisorie
Sì, il nuovo ministro Manfredi per fortuna ha
non fa bene ad un modello organizzativo com-
aumentato le borse di specializzazione di 2000
plesso.
unità. Oggi ci sono 13mila iscritti all’anno a me-
I primari li sceglie il Direttore Generale
dicina, di cui circa 11mila dopo la laurea vanno
dell’Asl all’interno di una rosa ristretta di
alla scuola di specializzazione: andrebbe accre-
nomi scaturita da un concorso. Lei che è ar-
sciuto il numero di posti disponibili nelle facoltà
rivato da poco e non conosce il territorio
di medicina e quelli nelle scuole di specializza-
come si orienta per prendere queste deci-
zione, senza dimenticare che lo specializzando
sioni?
riceve già uno stipendio, quindi servono risorse.
Il modus operandi legislativo è in effetti di ri-
Il Ministro ha incrementato sia il numero dei po-
cevere una terna da parte della commissione
sti per medicina, quest’anno saranno 1500 in
che valuta i primari nei concorsi e il Direttore
più, sia il numero dei posti di specializzazione,
sceglie al suo interno. Non è una terna pari-
ma ci vogliono diversi anni per vederne gli effet-
è
costituito
dall’organizzazione
ti. Noi, a nostra volta, nell’immediatezza dob-
un po’ assuefatto a vedere la propria sede di la-
di cura, in diversi ambiti che siano in rete fra
biamo cercare di essere attrattivi per recuperare
voro definita una struttura non importante, ha
loro. Vogliamo costruire un’area per le subin-
le poche risorse che ci sono, ma mi chiedo cosa
dato prova di muoversi molto bene, gli operato-
tensive di tipo pneumologico collegata a questo
ri si sono spesi al loro meglio,
polo rianimatorio, vogliamo dar vita ad un’area
abbiamo trattato tanti casi di
per la gestione dei grossi traumi e attivarne una
malati di Covid-19 con ottimi
per il controllo cardiologico, abbiamo anche
risultati e questa esperienza
una buona chirurgia da potenziare nel settore
ha favorito il formarsi di un
dell’urgenza, sempre collegata al trauma cen-
gruppo che funziona.
ter. Questo sito si presta per la sua vicinanza
Anche la scelta del diretto-
all’arteria autostradale, anche se l’asse viario fra
re sanitario è stata felice...
l’uscita autostradale e il presidio ospedaliero va
Salvio Marziani è aggregato
migliorato, ma la posizione è buona e potreb-
alla Direzione sanitaria ed in
be favorirci anche come alternativa a strutture
quel momento avevamo bi-
della città di Napoli per il trattamento dei grossi
sogno di una figura che si de-
traumi.
dicasse esclusivamente alla ri-
Come vi preparate a fronteggiare un’even-
conversione dell’ospedale, per
tuale recrudescenza dell’epidemia?
significhi “essere attrattivi”… A questo proposito, vorrei fare una riflessione che sconfina nell’etica: cercare di diventare più attrattivi, vuol dire riuscire a intercettare professionisti che verranno da me invece di andare in un’altra Asl? Ma il buco rimane! Ovvio che ciascuno cerca di risolvere il proprio problema ma, in un’ottica di sistema, non credo che il rimedio sia questo. Se produ-
Contiamo di impiantare su oltre 1000 pazienti cronici dispositivi per controllare i loro parametri fisiologici. I medici potranno condividere le informazioni ricavate e intervenire subito se ci sono dei problemi.
ciamo 15-20 nuovi specialisti di emergenza all’anno in Campania e solo la
cui abbiamo preferito designare a responsabile
Credo sia essenziale l’attività sul territorio, raf-
mia Asl ne cerca 20, è evidente che il serbatoio
del covid hospital una persona che costituisse
forzando i dipartimenti di prevenzione sul tema
di offerta non corrisponde alla domanda.
un forte trait-d’union fra noi e l’ospedale, che
del contact tracing, della gestione corretta e
I cittadini come guardano ai servizi sanitari
doveva avere una sterzata decisa. Trasformare,
tempestiva dei casi sospetti e dei casi a domi-
che offrite? Che considerazione hanno per
infatti, un ospedale tradizionale in struttura di
cilio. Uno dei grandi sforzi che si sta facendo,
esempio dell’ospedale di Boscotrecase?
cura per infetti non è semplice, era necessa-
anche sulla scia dell’esperienza con il Covid-19,
Da parte loro c’è sicuramente della diffidenza
rio avere alla testa del gruppo un trascinatore,
è modificare il rapporto fra il paziente che sta a
ma, paradossalmente, proprio un evento nega-
con certe caratteristiche non solo tecniche ma
casa e i servizi sanitari. La Napoli 3 Sud è un’A-
tivo come la pandemia ha consentito di appor-
anche umane, e Marziani le possiede. Adesso
zienda che si presta molto all’applicazione di
tare energie nuove e positive a Boscotrecase,
stiamo anche costruendo per il futuro, andando
metodiche innovative nella gestione dei pazien-
struttura che per decenni ha stentato a parti-
oltre l’emergenza, attraverso la realizzazione di
ti in contesti fuori dall’ospedale. Siamo un’A-
re. Ho fatto una scelta asettica nell’individua-
una serie di poli che rendano l’ospedale di Bo-
zienda molto estesa, che non ha poli ospedalieri
re quell’ospedale come covid hospital, non mi
scotrecase una struttura importante all’interno
di particolare eccellenza, sappiamo infatti che
sono fatto condizionare, anche se ho sentito
dell’Azienda, da coniugare con quella di Torre
i grandi DEA sono tutte nella zona centrale di
la pressione dei tanti che mi hanno detto “Ma
del Greco.
Napoli, noi abbiamo buoni ospedali di livello
come? Scegli proprio Boscotrecase?!”. Una
Quali reparti pensa che vi si debbano raf-
medio. La nostra mission deve essere gestire il
struttura che qualitativamente aveva dei punti
forzare?
territorio e la nuova frontiera della medicina è
di fragilità, ma come posizione era quella che
Abbiamo fatto un grande investimento sulla te-
molto incentrata sulla gestione a domicilio. Noi
si prestava di più. E vedendo la trasformazione
rapia intensiva di ultima generazione, in questo
stiamo cercando di interconnettere i nostri di-
che adesso sta avvenendo al suo interno sono
momento ha 13 posti letto: nata per contrasta-
stretti, che sono le realtà dell’Asl sul territorio,
orgoglioso di non essermi fatto influenzare. Già
re il Covid adesso fa parte dell’ospedale e intor-
con i medici di base che costituiscono una delle
si respira un’aria diversa, il personale che si era
no vogliamo crescere nel settore delle intensità
chiavi di volta della funzionalità del sistema.
Ma sono anche un elemento con delle fra-
ultimi mesi, le Aggregazioni Funzionali Terri-
sa dispositivi che consentano il monitoraggio a
gilità.
toriali (AFT). Sono state create circa 30 AFT e
distanza. Lo abbiamo già sperimentato con i
E’ vero, vanno potenziati: noi abbiamo circa
in ciascuna convergono almeno una ventina di
pazienti covid, e se è stato utile per loro, lo sa-
medici di medicina generale
rebbe ancor di più per quelli affetti da malattie
che, al di fuori del loro orario
croniche. In realtà, anche la maggior parte delle
di studio, si riuniscono in un
vittime del Covid-19 sono pazienti affetti già da
luogo fisico ben individuato
altre patologie e, quindi, tenere sotto controllo
dove, dalle 8 alle 20, possono
i cronici, soprattutto quelli che hanno bisogno
recarsi gli assistiti di ciascuno
di un livello di assistenza elevato, significa mo-
dei componenti dell’AFT, tro-
nitorare la maggioranza dei pazienti con malat-
vando sempre uno dei medici
tie importanti e che sono i soggetti sui quali gli
afferenti. Noi abbiamo messo
effetti dell’infezione da coronavirus possono es-
a loro disposizione una serie
sere peggiori. Contiamo, quindi, di impiantare
di dispositivi e apparecchia-
su oltre 1000 pazienti cronici dispositivi tramite
ture sanitarie, ecografo, spi-
i quali vengono controllati nei loro parametri
rometro, strumentazione in-
fisiologici. Condividendo queste informazioni
le che ha già avviato le attività di connessione
novativa per poter fare una diagnosi di primo
che arrivano tramite il device posto sul pazien-
infrastrutturale telematica delle realtà che la
impatto. E’ possibile, inoltre, per il medico con-
te, il medico di famiglia con i nostri specialisti
regione Campania ha messo in campo negli
trollare da remoto il proprio paziente che indos-
ambulatoriali e con i medici ospedalieri possono
mille fra medici di medicina generale (800) e pediatri di libera scelta (200), quindi sfruttare bene la forza di penetrazione di queste figure facendone la vera interfaccia con l’utenza, significa riuscire a realizzare una grande attività di prevenzione. Per raggiungere questo risultato abbiamo creato un’infrastruttura di rete, appoggiandoci ad un
La suddivisione della popolazione in base al livello di rischio clinico dà un criterio oggettivo di ripartizione economica ed è richiesta da tutti i programmi ministeriali, per riuscire a pianificare l’offerta.
grosso provider internaziona-
discutere insieme del caso, capire se il soggetto
farmaci, visite mediche frequenti: non è il sin-
che rappresenta i 20-30 medici di medicina ge-
cronico ha dei cambiamenti allarmanti del suo
golo intervento occasionale anche di alto livello
nerale afferenti a questo unico sito e una rete
stato, e possono quindi intercettarlo e portarlo
che ci preoccupa ma il fatto che questa tipolo-
wireless che consentirà di trasferire le operazio-
precocemente in ospedale o modificare la cura,
gia di utenza già oggi assorba il 76% delle risor-
ni dal tablet di ciascun medico alla sua AFT di
e così via. Ciò consente di evitare l’accesso in
se economiche della sanità. Gestendo in modo
riferimento. Questa è una banda wireless dedi-
ospedale se inutile, o anticiparlo se necessario,
efficiente il paziente a domicilio queste risorse
cata, e al medico di medicina generale conver-
con una maggiore possibilità di bloccare l’insor-
possono essere fortemente ottimizzate, mentre
geranno attraverso questa banda i suoi 1500
gere di problemi più seri. Per i pazienti covid
attualmente la gran parte di esse è dispersa a
assistiti. Quindi il medico di famiglia ha il suo
asintomatici abbiamo acqui-
causa di una non elevata ef-
tablet per gestire il programma e, per esempio,
sito 300 device e li abbiamo
ficienza del sistema, che si
ha 5-10 pazienti che tiene sotto controllo trami-
traduce nella pratica in esami
te i device messi a casa del paziente dal nostro
ridondanti, prestazioni che si
personale, riceve le informazioni che li riguar-
susseguono, una mancanza
dano sul tablet e le condivide con l’AFT dove ci
di sinergia nella gestione. Per
sono i medici di famiglia dalle 8 alle 20. Questi
fare solo un esempio, accade
nodi della rete sono collegati fisicamente con le
che questi pazienti non siano
nostre strutture ospedaliere e i distretti di riferi-
in grado di assumere corretta-
mento. In tal modo, si può mettere in funzione,
mente i farmaci, se ciò viene
per esempio, un altro servizio che è quello del-
monitorato con costanza dal
la cosiddetta “dimissione protetta”: il paziente
medico si può correggere il
in ospedale per uno scompenso cardiaco che il
stire bene questi ultimi a domicilio. Il partner
loro comportamento aiutandoli così a non peg-
medico ospedaliero non manda a casa perché
con cui stiamo portando avanti questa inizia-
giorare il loro stato di salute.
sa che lì non sarà monitorato, con questo siste-
tiva svilupperà nel corso del 2021 circa 1200
Per realizzare tutto ciò, è necessario un si-
ma lo si può dimettere in maniera anticipata,
dispositivi impiantabili, con una centrale unica
stema informatico molto efficiente.
garantendo la dotazione di un dispositivo e sa-
di servizi che fornirà anche ausilio al medico,
Abbiamo commissionato una rete fisica dedica-
pendo che già lui da remoto, dall’ospedale, può
al paziente e alle persone che gli sono vicine
ta, su cui viaggeranno esclusivamente le infor-
seguirlo e in caso di problemi, scatta un allarme
nella gestione dell’apparecchio e tutto ciò ci
mazioni sanitarie dei mille medici di medicina
e si può intervenire prontamente.
darà modo di raccogliere un numero enorme
generale della nostra Asl.
Da quello che mi dice sembra che la sua
di informazioni. Su scala internazionale circa i
Quindi esiste un protocollo cui si devono
missione sia di dare corpo a un nuovo
tre quarti delle risorse che oggi si spendono in
attenere i medici di base?
modo di fare medicina territoriale e che
sanità sono destinate ai pazienti cronici, si tratta
Certo, ci sarà una piattaforma sulla quale i me-
in questa Asl stiate sperimentando un go-
di un paziente spesso anziano e l’aumento del
dici di base faranno convergere i loro database,
verno differente dei pazienti. E’ possibile
numero di cittadini con una età media in cre-
un collegamento fisico via cavo dedicato per le
immaginare, per esempio, di organizzare
scita significa che avremo sempre più pazienti
30 macroaggregazioni AFT, un collegamento
degli algoritmi che consentano non solo
cronici. Il che comporta assunzione continua di
wifi all’interno di ciascuna sede fisica centrale
di avere una gestione personalizzata del
impiantati su un centinaio di persone che sono state monitorate da questa rete nel momento più difficile dell’emergenza. Adesso l’abbiamo ampliata mettendo in rete tutti i medici di medicina generale e allargando il medesimo modello ai cronici, la grande
Le informazioni sanitarie codificate dal SSN opportunamente elaborate con un algoritmo consentono di orientare in maniera mirata l’offerta sanitaria in una determinata zona.
sfida del futuro, infatti, è ge-
singolo paziente, ma anche di mettere in
ter attuare i suoi progetti.
sandomi sull’esperienza in Molise, dove ho già
campo una sorta di sentinelle: avendo, in-
Certo, la forza di un catalizzatore, un trascina-
sperimentato ciò di cui parlavamo, e passare
fatti, grandi quantità di dati inerenti i sin-
tore come il presidente De Luca è stata una del-
dalla gestione di 350mila persone a un milione,
goli assistiti, con formule studiate potreste
le ragioni che mi ha spinto a venire qui, in Cam-
come è nell’Asl Napoli 3 Sud, significa triplicare
addirittura prevedere con un certo anticipo
pania adesso c’è un contesto interessante per
i volumi e disporre di un laboratorio importante
l’evoluzione nel tempo di determinate si-
attuare nuove idee. Nonostante in Molise mi
in un territorio che si presta; questo insieme alla
tuazioni sanitarie.
avessero riconfermato, e lo dico con un pizzico
possibilità di lavorare con una persona come il
Questa è la mia idea della sanità e la scelta di
di orgoglio dato che lo aveva fatto una Giunta
presidente De Luca che ha una grande capacità
venire alla Asl Napoli 3 Sud, nonostante alcu-
di colore politico diverso da quella con cui mi
di visione mi sono sembrati gli elementi giusti
ne controindicazioni che pure c’erano, è stata
ero insediato la prima volta. Il mio libro (Ndr.
necessari a realizzare un progetto importante e
dettata dall’aver visto qui un laboratorio idea-
L’ingegner Gennaro Sosto è autore di una pub-
non si poteva rinunciarci.
le in cui applicare questa che sarà la sanità del
blicazione appena uscita per Rubbettino editore
L’arrivo della pandemia, avvenuto poco
futuro.
dal titolo “Una popolazione a strati”, in cui illu-
dopo il suo insediamento, cambia nuova-
Lei è stato attratto anche da una visione
stra le possibili applicazioni dei dati provenienti
mente gli scenari: in primo luogo, da un
politica che l’ha messa in condizione di po-
dai flussi informativi sui pazienti) l’ho scritto ba-
punto di vista medico, avendo prodotto
tanti pazienti tutti con la stessa malattia,
Questa è la grande sfida che soprattutto noi
importanti, per esempio dove vive e quante
un fenomeno interessante ed unico sul pia-
meridionali dobbiamo vincere, quella posta
altre persone hanno una malattia simile nella
no statistico. Inoltre, essa ha stimolato una
dall’adozione di modelli organizzativi nuovi,
stessa area. Usando tutti questi darti, riesco a
nuova attenzione sul settore della sanità:
che facciano ciò che racconto appunto nel li-
orientare l’offerta sanitaria in quella determi-
anche se di fatto è sempre stata al primo
bro che ho scritto a partire dall’esperienza avu-
nata zona in maniera mirata, per esempio se
posto nel bilancio della Regione, adesso lo
ta come direttore dell’Asl regionale unica del
viene fuori che i diabetici sono in crescita devo
è con fondi e obiettivi di portata maggiore.
Molise, cioè riuscire ad individuare dei modelli
potenziare il centro di diabetologia, se ho molti
E’ una grande opportunità che non dobbiamo
previsionali e le assicuro che questa non è fan-
cittadini con scompenso cardiaco dovrò orien-
perdere.
tasia. Ognuno di noi, infatti, produce una serie
tare l’offerta sulle attività cardiologiche, e così
Tuttavia, mentre gli altri lavorano sui re-
di informazioni sanitarie codificate, soprattutto
via. La popolazione va stratificata, ossia suddivi-
parti, sul personale, tutte cose assolu-
i soggetti con patologie croniche: mi riferisco,
sa per classi di rischio clinico e così facendo si ri-
tamente necessarie intendiamoci, lei mi
per esempio alle ricette ripetute per i farmaci
esce anche a valorizzare queste classi dal punto
sembra che si muova su un altro piano, di
necessari cronicamente appunto, prestazioni
di vista economico.
grande modernità, andando a monte di
di visita periodiche, accessi in ospedale per una
Perché è necessario stabilire il “peso eco-
tutto ciò, per coordinare in modo integrato
certa attività che va eseguita, ecc. Questo tipo
nomico” di ciascun assistito?
le informazioni che provengono dai milioni
di informazioni sono già nei database della Sa-
Se conosco quante persone hanno una cronici-
di cittadini che fruiscono del Servizio Sani-
nità, se le prendo tutte e le processo appunto
tà lieve e so che per gestire una cronicità lieve
tario, con lo scopo di razionalizzare le risor-
con un algoritmo, so quel singolo individuo che
occorrono, per esempio, 3000 euro annui a te-
se e incanalarle nel modo migliore.
patologia ha, ma ho anche altre informazioni
sta, mentre per gestire nella medesima persona
due cronicità sovrapposte, per esempio diabete
cittadino residente nella Regione, con un coef-
per la sanità. Ciò significa, per i sistemi delle Re-
con scompenso cardiaco c’è bisogno di 5000
ficiente correttivo in base all’età anagrafica che,
gioni che li accolgono non spendere nulla per
euro all’anno, mentre per un utente sano, che
peraltro, potrebbe essere un
ha un accesso sporadico all’ospedale, servono
parametro di nessuna rilevan-
500 euro annui, riesco a conoscere il fabbiso-
za, perché potrei avere il pa-
gno sanitario e il corrispondente fabbisogno
dre 78enne con nessuna pato-
economico di una determinata popolazione.
logia che pesa quasi zero sul
Ho individuato così un criterio oggettivo per
Sistema Sanitario, mentre suo
assegnare risorse economiche ai territori che
figlio di 56 anni è un cronico
devono costruire la loro offerta sanitaria. Que-
scompensato che pesa tantis-
sta prospettiva che sto proponendo per stabilire
simo. Il criterio oggettivo che
il riparto dei fondi è essenziale, mentre oggi il
propongo andrebbe allargato
riparto si fa ancora in base alla quota capitaria:
su scala nazionale e riuscire a
si assegna, cioè, per ciascun cittadino la mede-
farlo avrebbe delle importanti
sima cifra di spesa, per una persona sana come
ricadute di tipo sociale. Porto,
per una con più malattie croniche. La persona
per esempio, la sua attenzione sul fatto che i
suddivisione della popolazione in base al livel-
sana non pesa nulla sul sistema sanitario, ma
nostri giovani migrano in altri territori, sempre
lo di rischio clinico è richiesta, direi pretesa, da
la Regione cui appartengo prende anche per
all’interno del Paese, portando con sé la loro
tutti i programmi ministeriali, per riuscire ad
quella una quota di fondi solo perché sono un
quota di ripartizione delle risorse economiche
orientare l’offerta.
quelle persone, perché sono
I malati cronici assorbono il 76% delle risorse economiche della sanità e gestendo in modo efficiente il paziente a domicilio queste risorse possono essere fortemente ottimizzate.
giovani e quindi in linea generale sane, ma ricevere comunque quei fondi in quanto sono residenti lì. Mentre qui al Sud restano tanti anziani che in linea generale pesano molto sul Sistema Sanitario, avendo spesso delle patologie croniche: c’è una sperequazione nella ripartizione delle risorse che così come è attuata oggi non è oggettiva. Fra l’altro la
Per realizzare tutto ciò è necessario avere
non necessario, a me serve strutturare il per-
prescrizione si sa anche che tipo di diabete ha.
personale specializzato, analisti che siano
corso farmaceutico dei soggetti già inseriti nel
A noi servono le macroinformazioni e quelle per
in grado di elaborare i dati.
sistema che sono macroassorbitori di risorse del
le ragioni che ho detto le abbiamo: in questo
Certo, la gestione della nuova sanità è fatta da
Servizio Sanitario per capire di cosa hanno biso-
modo possediamo un grande know-how di no-
grandi medici ma anche da statistici, da infor-
gno, e quel dato io già ce l’ho. E’ un algoritmo
tizie che ci consente di fare programmazione.
matici, da figure di nuova concezione che dia-
che è stato elaborato negli USA e non a caso,
Per esempio, ci consente di decidere con cer-
logano con le informazioni, con le proiezioni,
perché loro si basano su un sistema sanitario
tezza cosa devo acquistare dai privati: dal siste-
con i numeri. Avere una banca
assicurativo e quando una
ma sanitario campano fuoriescono 400 milioni
dati partendo dai singoli sog-
assicurazione deve capire che
di euro all’anno, io devo far capire al privato
tipo di polizza va attivata per
che è inutile cercare di farci comprare ciò di cui
un determinato soggetto, ha
non abbiamo davvero necessità, e che è meglio
bisogno di algoritmi che scan-
anche per l’impresa se acquisto ciò di cui affet-
daglino la persona
tivamente ho bisogno, e magari lo farò anche in
per capire quanto vale. Da
quantità maggiori. Per rendere il ragionamento
quell’algoritmo mutuato sul
più chiaro farò un esempio, se finora ho acqui-
nostro Servizio Sanitario Na-
stato visite cardiologiche che adesso riesco ad
zionale ho tratto il mio studio:
eseguire all’interno delle strutture pubbliche, e
il farmaco, l’accesso in ambu-
però ho bisogno di visite per bambini autistici,
latorio e in ospedale e tutta
ambito nel quale sono invece carente, il privato
una serie di informazioni tali
si dovrà attivare per fornirmi questo servizio e
che elaborate e messe insie-
non più le visite cardiologiche, e ciò comporta
di dati statistici, potrebbe essere interes-
me mi fanno capire che tipo di patologia ha il
naturalmente che il privato dovrà avere, a sua
sante prendere in considerazione anche
soggetto esaminato con un margine di errore
volta, la capacità di riconvertirsi.
quelli delle vendite in farmacia, includendo
bassissimo; naturalmente la stessa persona può
pure gli acquisti cosiddetti da banco, che
soffrire anche di altre sottopatologie. Il consu-
non necessitano di prescrizione medica?
mo di servizi sanitari e di farmaci dei pazienti
Dal punto di vista del macrodato è importante
oncologici, per esempio, sono già all’interno del
il grande mondo della prescrizione per chi ha
Servizio Sanitario Nazionale, perché i farmaci e
un problema strutturato, la singola acquisizione
le prestazioni che devono ricevere vengono si-
si farà sempre grande fatica ad averla, anche
curamente dal servizio pubblico, si tratta di rac-
perché spesso l’acquisto da banco non è trac-
cogliere le informazioni, farle processare da un
ciato con nome e cognome e l’informazione è
algoritmo e trarne il tipo di patologia. Ancora,
più utile se è agganciata ad un soggetto. E poi
il paziente affetto da Alzheimer assume farmaci
l’acquisto può essere fatto per terzi, diventa
e riceve visite che riconducono a quella malat-
insomma un dato difficile da acquisire e forse
tia, così il paziente diabetico, e anzi in base alla
getti consente anche di poter fare una proiezione su quello che servirà nel medio termine. Avendo infatti la storia della sanità di un territorio negli ultimi 5-7 anni si può elaborare una proiezione su cosa potrà avvenire, e quindi sulle esigenze che ci saranno, da qui a 2-3 anni secondo un modello matematico-statistico.
La gestione della nuova sanità è fatta da grandi medici ma anche da statistici, da informatici, da figure di nuova concezione che dialogano con le informazioni, con le proiezioni, con i numeri.
In questa ottica di raccolta
224
BOSCOTRECASE
i
O S P E D A L E
D I
B O S C O T R E C A S E
ABBIAMO APERTO L’OSPEDALE COVID IN UNA SETTIMANA Interview & Photo_ Riccardo Sepe Visconti
L
o hanno definito “l’uomo dell’emergenza”, ma l’essere stato scelto per trasformare in una manciata di giorni il presidio ospedaliero S. Anna e S. Maria della Neve a Boscotrecase in Covid Center è stata solo l’ultima sfida accettata da Savio Marziani. Chirurgo estetico ma anche anestesista rianimatore che da molti anni ha messo a frutto le sue capacità di gestione manageriale nella direzione ospedaliera. Prima a Castellammare e,
quando è esplosa la pandemia, nella riconversione di una struttura con 150 posti letto e 300 dipendenti, per farne un punto di riferimento per le centinaia di migliaia di abitanti della zona. Ma guardando sempre al futuro, con l’obiettivo dichiarato di trasformare Boscotrecase in un’eccellenza regionale.
Come è arrivato un chirurgo estetico a dirigere un ospedale covid? Sono anche specialista in anestesia e rianimazione e fui assunto nell’Asl con questo ruolo, per essere poi trasferito alla direzione sanitaria per problemi di salute 14 anni fa; nel tempo ho acquisito competenze che mi hanno consentito di accedere anche al ruolo di direttore sanitario, che penso di svolgere molto bene perché in sostanza sono un manager. I direttori sanitari sono quasi sempre degli igienisti, con una grande capacità nel loro lavoro e anche nel governo clinico: io ho avuto la fortuna in questi anni di imparare ciò che mi mancava per quanto riguarda l’ambito dell’igiene e della prevenzione appunto, avendo già una forte
229
base tecnica che mi veniva dall’essere chirurgo e rianimatore, per cui riesco a gestire tutti questi aspetti. E poi ho un gruppo valido che lavora con me. Prima di venire a Boscotrecase ero alla direzione del S. Leonardo a Castellammare, dove ho aperto, inaugurato, organizzato, riqualificato, dando un nuovo volto alla struttura ( per esempio, terapia intensiva neonatale, tac con contrasto, nuova pediatria che sono riuscito ad aprire, riqualificazione del reparto di ginecologia, reparto di nefrologia anch’esso aperto durante la mia direzione), insomma ho cambiato il volto a quell’ospedale. Sono incardinato nella direzione sanitaria strategica, alle dirette dipendenze del direttore generale dell’asl Napoli 3 Sud, l’ingegner Gennaro Sosto e del direttore sanitario Gaetano D’Onofrio e sono sempre in contatto con il direttore amministrativo aziendale Giuseppe Esposito. Il mio incarico ufficiale è monitoraggio, vigilanza e controllo delle funzioni datoriali, vale a dire lavoro a supporto di tutti i direttori. Lei ha dalla sua una personalità molto dinamica, con tanti interessi ed è stato proiettato in una realtà ospedaliera complessa come quella di Boscotrecase in cui proprio queste sue capacità di problem solving sono un valore aggiunto. Con quale ruolo ha preso servizio a Boscotrecase?
Ho preso servizio agli inizi di marzo, nella sostanza mi hanno mandato qui a trasformare l’ospedale. Qualche giornalista mi ha definito “l’uomo dell’emergenza”, un appellativo che insieme mi lusinga e mi spaventa. E come l’ho fatto in altre strutture per riqualificarle, qui a Boscotrecase la mia missione era di trasformare l’ospedale in funzione dell’emergenza sanitaria, facendone un covid hospital ma non solo. E’ vero, questo è un ospedale complesso e io arrivo come commissario responsabile dell’emer-
li per cui a me viene affidata la direzione sanitaria
Come infettivologo ho voluto Carmine Coppola, grande patologo interventista, è riuscito a negativizzare 1000 casi di epatite C, lui si è portato anche il suo aiuto Fernando Scarano.
del solo ospedale di Boscotrecase. Nei primi giorni il caos era totale: c’era bisogno di ventilatori e di posti letto di rianimazione. Come è riuscito a superare questi problemi? Alcune attrezzature c’erano già, per il resto la direzione strategica ha iniziato ad acquistarli, successivamente altri li ha forniti la Protezione Civile. In 7 giorni ho azzerato completamente l’ospedale nelle sue specialità ordinarie e ho fatto realizzare la ria-
genza Covid-19 nell’Azienda e qui c’era già un altro
nimazione nella sala operatoria, con 12 posti. Dopo
direttore, in quanto il direttore di Boscotrecase è an-
3 giorni avevamo 12 ricoverati in intensiva, quindi
che il direttore del Maresca di Torre del Greco (anche le UOC dei due
era piena, e 40 in subintensiva: a quel punto ho fatto trasferire da altri
ospedali sono affidate allo stesso primario). Presto ci siamo resi conto
ospedali alcune specialistiche, per esempio la pneumologia, e in pochi
che il direttore non poteva seguire contemporaneamente due ospeda-
giorni ancora trasformiamo l’ospedale in struttura covid con un’offerta
di prestazioni sanitarie a 360°. Abbiamo garantito tutti gli interventi
persone anziane, con altre malattie pregresse cui si è aggiunto il Co-
necessari ai malati covid per tutte le specialistiche mediche, tutte le
vid-19: di questi ne abbiamo salvati abbastanza e lo abbiamo fatto pur
chirurgie, ortopedia, tutte le medicine, psicologia, che ha supportato
ricevendo tutti i giorni input contrastanti, senza protocolli certi. Di con-
anche il nostro personale, due stanze di psichiatria per i ricoverati: tut-
seguenza, ci siamo necessariamente mossi secondo le conoscenze ed esperienze acquisite sul campo e secondo coscienza,
to questo ha fatto sì che diventassimo un punto di riferimento, avendo al momento 150 posti letto e un personale di 300 unità, con cui abbiamo formato un’ottima squadra. Ha trovato buona accoglienza per i suoi progetti? Al mio arrivo ho trovato una situazione complessa anche sotto il profilo organizzativo, avevo una quota del personale ammalata a casa e una quota in smart working. Il primario pneumologo è venuto da Pollena, per la medicina generale ho preso un primario nuovo perché qui non c’era la medicina, ho avuto un buon supporto da cardiologia, reparto diretto da Carlo Sestri con il suo caposala Giovanni Savino, e
Io sono fatto per le battaglie, fin da giovane, il mio obiettivo è il malato, farlo ricoverare, curarlo nel modo migliore e riuscire a farlo uscire guarito, una morte per me è una sconfitta, noi siamo i meccanici di Dio e questo mestiere dobbiamo farlo bene.
dal primario di anestesia e rianimazione Emilio Di
con la pesante responsabilità di avere nelle nostre mani la vita dei pazienti. Coloro i quali sono venuti lamentando disturbi respiratori seri li abbiamo salvati tutti e quando sembrava che la situazione si stesse calmando, sono arrivati 14 positivi da una rsa, il più giovane aveva 80 anni e anche molti di loro li abbiamo guariti. L’ultima deceduta aveva 99 anni, la consideravamo la nostra mascotte... Io voglio che la gente abbia fiducia nell’ospedale, deve sapere di avere a disposizione una struttura e degli interlocutori che la curino e - forse - riescono a guarirla e a farla tornare a casa. Ma si deve avere la certezza della cura, non si deve temere di entrare in ospedale. Il personale ha avuto problemi di approvvigio-
Caterino con il suo caposala: tutti loro si sono ritrovati a gestire una
namento dei dispositivi di sicurezza, ci sono stati contagi?
rianimazione che fino a pochi giorni prima non esisteva, con tutto ciò
Ci sono stati momenti in cui avevamo una sola mascherina per tutta
che comporta data la complessità di questo tipo di reparto. Come in-
la giornata, e ciò ci preoccupava per un eventuale contagio, e talvolta
fettivologo ho voluto Carmine Coppola, grande patologo interventista,
scarseggiavano le tute; molti di noi non sono tornati a casa, io stesso
è riuscito a negativizzare 1000 casi di epatite C, lui si è portato anche
avendo una figlia oncologica e quindi immunodepressa non me la sono
il suo aiuto Fernando Scarano. Ecco queste sono le eccellenze, persone
sentita di rischiare, e così tanti colleghi e infermieri, chi non aveva una
che stanno in reparto accanto ai malati. Poi essendoci anche la possi-
seconda casa ha dormito qui: va detto che nessuno di noi si è con-
bilità di creare una rianimazione strutturata, l’abbiamo realizzata in 36
tagiato, ma abbiamo anche avuto fortuna avendo gestito allo stesso
giorni, conta 12 posti letto e uno di isolamento, ed è sempre diretta dal dottore Di Caterino. Comunque quella messa su nel blocco operatorio ha garantito la possibilità di accogliere e curare malati che, diversamente, non avevano un posto in ospedale, che giravano nelle ambulanze senza trovare collocazione o che erano fermi nei Pronto Soccorso. Nel momento in cui questo ospedale si è assunto il carico dei pazienti covid avete consentito alle altre strutture di lavorare più serenamente. E di interrompere la catena dei contagi. Tutti qui hanno avuto il posto letto e assistenza, e subito dopo le cure, l’alternativa era che queste persone morissero per strada. Abbiamo vissuto un momento di emergenza storico, come non se ne vedevano dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, è stato un attacco da parte di un nemico che ci ha trovati impreparati. Ma parliamo anche di decessi, perché non voglio raccontare una favola, dire che è andato tutto bene. Tenga presente che abbiamo accolto malati già intubati nei Pronto Soccorso, quindi spesso
momento oltre 100 malati covid.
poli 3 Sud, medicina generale, chirurgia e traumatologia, la cardiologia
Avete usato il protocollo Ascierto, la terapia basata sul Tocili-
utic-emodinamica, reparto salvavita, infatti si dedica alla cura degli in-
zumab?
fartuati. Questo reparto era stabilito che si facesse nel presidio di Ca-
Sì e da noi il risultato è stato positivo, molti ammalati sono migliorati.
stellammare ma nel frattempo lo abbiamo realizzato qui, lo considero
Adesso che l’epidemia, almeno in Italia, appare meno aggressi-
un punto di forza che, quando verrà aperto il reparto di Castellamma-
va, questo ospedale può cominciare a guardare verso altri oriz-
re, trasformeremo in chirurgia vascolare con il dottor Pignatelli. Altra
zonti: quali sono?
eccellenza è l’ortopedia che si dedicherà per ora alle sole fratture di fe-
In questo momento non abbiamo nessun ricoverato per Covid-19, se dovesse arrivare qualcuno lo trasferiremmo al Cotugno. Le indicazioni della Direzione Strategica sono di una ripresa delle attività normali, anche se siamo in grado in due giorni di tornare ad essere struttura per la cura del Covid-19, ma non possiamo nasconderci che l’esperienza dell’epidemia ha cambiato di molto certi aspetti tecnologici e organizzativi degli ospedali, nel caso specifico di Bo-
more e, ancora, poiché abbiamo il Pronto Soccorso
Ho un mandato che termina quando finirà l’emergenza, perché sono arrivato qui per gestire l’emergenza, ma anche per riqualificare la struttura.
scotrecase adesso l’ospedale ha una rianimazione, e
chiuso per riqualificazione, realizzeremo una “piastra” di accettazione di Pronto Soccorso e medicina di urgenza con una sezione di OBI e una seconda tac, tutto sullo stesso livello, in modo da razionalizzare e rendere più efficiente il lavoro. Il suo mandato quanto dura? Ho un mandato che termina quando finirà l’emergenza, perché sono arrivato qui per gestire l’emergenza, ma anche in realtà per riqualificare la strut-
abbiamo ricevuto fondi, attrezzature, personale.
tura. Attendiamo il completamento delle indicazioni da parte della
Quali considera i punti di forza di questo ospedale e quali vor-
Direzione Strategica sulla destinazione dei quattro piani dell’ospedale
rebbe far crescere?
che ancora sono allo stato di grezzo, con i fondi che arriveranno po-
Il Covid ha portato risorse e mi auguro che continui questo trend che
tremmo completare in breve tempo i primi due piani dei quattro.
ci ha già consentito di migliorare i reparti e i servizi offerti: è aperta
Accade che un certo tipo di malavita locale abbia interesse che
infatti la pneumologia, anche di tipo interventistico, unica nell’asl Na-
ci siano ospedali in cui portare, diciamo con tranquillità, i propri
affiliati nel caso abbiano bisogno di cure. L’ospedale di Boscotre-
rico nel momento più difficile, come è accaduto, lo considero un onore,
case ha questo tipo di problema?
è il riconoscimento della stima da parte della direzione e li ringrazio per
Sto parlando con lei in qualità di Direttore di una struttura pubblica,
questo. Poi l’intensificarsi dei rapporti con i direttori Sosto e D’Ono-
ma sono anche un uomo con la sua personalità che inevitabilmente ha
frio mi ha consentito di scoprire due persone eccezionali, Sosto è una
un peso nelle decisioni che prendo. Fatta questa premessa, le dico che
persona seria ed è un grande manager, ci confrontiamo e ci sentiamo
si tratta di logiche di cui sento parlare spesso ma di cui non mi impor-
moltissimo. E va anche detto che in questi mesi drammatici non siamo
ta niente - e so che gli altri crederanno poco a ciò che dico. Quando
mai stati lasciati soli, paradossalmente neppure da voi giornalisti - e lo
arriva una persona che è stata vittima di una sparatoria c’è paura nel
dico in senso positivo.
Pronto Soccorso, soprattutto fra chi è in prima linea, medici, infermieri
Come viene percepito dal territorio questo ospedale che ha avu-
e portantini, perché insieme al paziente arriveranno quelli della sua
to finora una vita altalenante, con fasi anche di compressione
fazione e magari anche i sostenitori della fazione rivale. Da parte mia,
dei servizi erogati? Quando c’è sfiducia possono esserci anche
lo considero un malato da curare esattamente come chi è coinvolto in
episodi violenti, riluttanza a recarsi in ospedale e può crescere
un incidente stradale. Io non ho nella mia esperienza notizia di gente
il numero delle cause contro i medici e la struttura. Lei avverte
che chieda cose strane, ma se dovessi averla non grazio nessuno…
questi problemi?
“neanche il ministro” (come dicono a Napoli) e questa risposta è cer-
E’ vero, problemi di sfiducia ce ne sono stati. Qui ci sono i sindacati
tamente frutto del mio carattere. Il camorrista, ma anche il dipendente
e sono sindacati duri che svolgono il loro lavoro, eppure mi hanno
dell’ospedale che si atteggia a tale, qui con me non ha spazio, perché
dato una grossa mano nella fase più dura, i caposala sindacalisti, gente
la “via del guerriero è la morte”.
decisa, mi sono stati vicini, hanno sentito che siamo una squadra, io
Quindi si sente un guerriero, si sente in trincea?
più che il loro Direttore sono il loro riferimento. E ciò non mi però ha
Sì, ma non in quanto lavoro in questo ospedale, ma perché ho un mio
impedito di firmare provvedimenti disciplinari, quando l’ho considerato
codice d’onore che seguo da sempre.
necessario.
Questo è un cantiere o un campo di battaglia?
Cosa le dà energia tutta l’energia che mette nel suo lavoro?
E’ un ospedale con un’area di cantiere! Per quanto mi riguarda qui si
Io sono fatto per le battaglie, fin da giovane, il mio obiettivo è il mala-
deve parlare di medicina, di cure, di soluzioni ai problemi che devono
to, farlo ricoverare, curarlo nel modo migliore e riuscire a farlo uscire
essere uguali per tutti. Se non piace questo mio modo di vedere le cose
guarito, una morte per me è una sconfitta, noi siamo i meccanici di Dio
la soluzione c’è, mandatemi via, ma finché resto sono io a decidere,
e questo mestiere dobbiamo farlo bene.
sempre su indicazione della Direzione Strategica. Ricevere questo inca-
A S L
N A 3
S U D
i
GLI EFFETTI COLLATERALI DEL COVID19: SINDROME DA CHOCK POST TRAUMATICO Interview_ Silvia Buchner Photo_ Riccardo Sepe Visconti
P
ersonale medico e infermieri, pazienti, i loro familiari, quanti hanno vissuto in prima linea l’esperienza terribile della pandemia, ma anche persone comuni, che hanno visto le loro certezze venir meno all’improvviso, sono tutti potenziali vittime del disturbo da stress post traumatico, un disturbo mentale che può diventare serio se si struttura nella personalità del soggetto colpito condizionando la sua esistenza. A Domenico Nardiello, dirigente psicologo
presso l’Unità Operativa Complessa di Prevenzione e Protezione aziendale dell’asl Napoli 2 Nord, che si interessa della sicurezza sul lavoro e di tutela della salute dei lavoratori dell’Azienda, compreso il loro benessere psicologico, con alle spalle una lunga esperienza nella psicologia delle emergenze, avendo operato in diversi scenari di conflitto armato e di disastri naturali e umani, abbiamo chiesto cosa sia il disturbo da stress post traumatico, cosa comporta, chi è maggiormente esposto a manifestare problemi a livello psicologico per aver vissuto una situazione di profondo sconvolgimento come quella determinata dal Covid-19. Si tratta di problemi che possono insorgere anche dopo diversi mesi dagli eventi traumatici, quindi il sistema sanitario deve tener conto del fatto che dopo aver visto salire nei mesi passati la curva dei bisogni sanitari (per esempio accedere alle cure), e poi dei bisogni materiali (per esempio le mascherine), nel tempo medio e in quello lungo crescerà anche quella dei bisogni psicosociali, in cui rientra la necessità di gestire con successo il disturbo da stress post traumatico.
Perché il personale sanitario ha bisogno di uno psicologo durante una
Ho visto da vicino diverse emergenze, sia in contesti civili che militari, ma
pandemia?
questa ha avuto una particolarità: è stata la prima volta, dall’ultimo conflitto
La classificazione delle vittime dei disastri, secondo lo studio di Taylor e Frazer,
mondiale, che la Sanità pubblica è diventata essa stessa lo scenario dell’e-
si sviluppa su 6 livelli e, se ai primi due gradini ci sono la vittima, i suoi fami-
mergenza, la location in cui si è prodotto un grosso numero di casi, il sito
liari e le persone che le erano accanto durante l’evento catastrofico, al terzo
dell’imprevedibilità e della sproporzione, caratteristiche tipiche del teatro
livello si collocano proprio i soccorritori, le persone che lavorano per aiutare
emergenziale.
le vittime: quindi, nel caso dell’emergenza Covid-19, il personale sanitario.
Prendendo a prestito un termine dalla sismologia, è come se l’epicen-
tro del terremoto fosse stata la Sanità stessa?
giovanissimi perché, ad esempio, si vivono delle esperienze o si possiede una
E’ stato proprio così! Quando descriviamo gli scenari emergenziali li possia-
personalità che spinge in quella direzione. Questi elementi interni aiutano in
mo definire come “luoghi psicotici”, dove vige una follia che è del mondo
caso di un carico emotivo particolarmente pesante e, di conseguenza, è più
esterno, che catapulta le persone in un contesto sovvertito. Nell’emergenza
difficile che in queste persone si strutturi il disturbo da stress post traumatico.
Covid-19 il contesto che ha subito lo sconvolgimento è quello stesso che di
Che specificità ha il disturbo da stress post traumatico?
solito porta soccorso, il sistema della Sanità con tutta la sua organizzazione.
Questo tipo di patologia, fino a circa 10 anni fa, era classificato fra i disturbi
Uno scenario emergenziale è, tipicamente, caratterizzato dalla difficoltà di
d’ansia. Invece, nelle ultime classificazioni, alle patologie che si sviluppano in
prevedere tutto e di muoversi in una situazione organizzata, aspetti che per
seguito a eventi traumatici importanti si è attribuita una maggiore dignità.
definizione caratterizzano, invece, l’ambiente ospedaliero, in cui vige una
Classificate, infatti, a partire dai disturbi manifestati dai reduci della guerra del
precisa organizzazione e tutto segue un protocollo ben definito, prevedibile.
Vietnam, dopo l’attentato alle Torri Gemelle e gli altri attentati terroristici de-
Quando è esplosa la pandemia, invece, la Sanità pubblica si è trovata ad es-
gli inizi del XXI secolo, si è scelto di dedicare alla patologia mentale da stress
sere il palcoscenico principale della catastrofe, proprio perché questa è stata
post traumatico un capitolo a sé chiamandoli appunto “disturbi correlati a
gestita all’interno degli ospedali. Del complesso Sistema Sanitario, attraver-
eventi traumatici e stressanti”. Mentre tutti gli altri disturbi mentali nei ma-
sato dalla crisi, fanno naturalmente parte, insieme ai sanitari stessi, i pazienti
nuali vengono imputati a cause multifattoriali (struttura di personalità, eventi
ed i loro parenti, quindi il disturbo da stress post-traumatico può colpire, per
vissuti, ambiente familiare), questo è l’unico che abbia una causa scatenante
motivi differenti e con diverse probabilità, i pazienti, la prima cerchia attorno
certa, cioè un evento critico grave che ha comportato l’insorgere di un certo
a loro (familiari, conoscenti stretti) e gli operatori sanitari. Il fatto che chi di
tipo di manifestazioni. E tutto ciò conferisce ancora maggiore dignità alla
solito porta soccorso agli altri si sia percepito minacciato nelle strutture dove
psicologia delle emergenze, ambito di studi che si interessa di come funzio-
quotidianamente opera è un passaggio essenziale: la Sanità è stata obbligata
niamo in situazioni che non sono quelle ordinarie: i servizi di Pronto Soccorso
a riorganizzarsi rapidamente, per rendere possibile una risposta che gli ospe-
sono sì reparti di emergenza, ma non sono ordinariamente il teatro di una
dali generali non sono tenuti a fornire in un tempo ordinario.
catastrofe, come è stato invece nei mesi in cui ha dilagato il virus, e lo stesso
Discorso a sé stante è quello che riguarda le strutture come l’ospedale Co-
vale per i reparti di rianimazione che sono sicuramente un contesto particola-
tugno di Napoli: lì medici ed infermieri si sanno muovere perfettamente nei
re ma non quello che si è visto durante la fase 1.
protocolli per le malattie infettive, al punto che hanno dato supporto ad altre
Che conseguenze ha il disturbo da stress post traumatico sulla psiche?
strutture, ad esempio con lezioni sull’uso dei dispositivi di sicurezza individuali
La nuova classificazione di cui ho detto afferma che quando la criticità del
utili all’evento critico Covid-19. Invece, i medici e gli infermieri degli ospedali
contesto si innalza oltre un certo livello, generando eventi traumatici o stres-
generali, come quelli del Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli o dell’ospedale
santi, le persone possono risentirne manifestando, per esempio, il disturbo
di Giugliano, in tempi brevissimi hanno dovuto apprendere e mettere in atto
da stress acuto o alcuni disturbi dell’adattamento, situazioni reattive acute,
regolamenti e tecniche diversi dalla loro ordinarietà, riscrivere i percorsi, ecc.
dell’immediato, cose di cui si parla pochissimo, ma che invece sono prepon-
Questi operatori hanno dovuto in qualche maniera modificare i loro sche-
deranti nel personale che sto ascoltando in questo periodo e che ha diverse
mi comportamentali e, oltre a essere concentrati sull’operato tecnico, hanno
manifestazioni, come non riuscire più a dormire, sviluppare insofferenza ver-
dovuto aumentare l’attenzione per non contagiarsi con gesti banali, come
so l’ambiente in cui prima ci si trovava bene, per esempio il reparto in cui si
asciugarsi il sudore dal viso, con il timore di infettarsi e di portare il contagio a
lavora. La percentuale di persone colpite da questi problemi sarà molto bassa,
casa. In queste condizioni ci sono tutte le premesse perché aumentino i fattori
in particolare fra gli operatori sanitari che sono più protetti psicologicamen-
di stress che aprono la strada ad un disagio, che in alcuni casi si concretizza in
te- come abbiamo detto - ma, sicuramente, esiste la probabilità che alcu-
un disturbo da stress post traumatico.
ni, pochi, soggetti possano sviluppare una patologia. Al momento vediamo
Tutte le figure presenti con ruoli distinti sul teatro dell’emergenza
ancora i casi di disturbo acuto da stress, la cui manifestazione più diffusa è
(degenti, parenti, personale) sono passibili di essere colpite dal distur-
l’insonnia e in genere i disturbi del sonno (difficoltà nell’addormentamento,
bo da stress post traumatico: non c’è nessuna differenza fra loro di
risvegli notturni, risvegli mattutini precoci, ecc.), che sono il primo campanello
fronte a questa evenienza? Sì, una distinzione va fatta! Le persone comuni, come i cittadini colpiti dal Covid-19, allo stesso modo dei superstiti di un terremoto, non sono preparate all’evento critico, si sono trovate coinvolte nell’emergenza involontariamente. L’operatore sanitario ha, invece, tutta una serie di elementi protettivi interni ed esterni che aumentano un po’ la sua resistenza psicologica: questa è una delle ragioni per cui molti di loro hanno potuto lavorare per due o tre mesi pur essendo sottoposti a forte stress. Quali sono questi fattori protettivi che gli operatori sanitari hanno rispetto allo stress? Ci sono fattori esterni ed interni. Quelli esterni sono dati in primo luogo dall’appartenenza ad un gruppo, che ha il suo segno più evidente nell’indossare un’uniforme. E’ uno status fortemente protettivo in situazioni di emergenza. Poi la formazione, quella di base e quella continua, sono molto importanti. I fattori protettivi interni sono, ad esempio, la struttura di personalità o la motivazione che ha spinto a scegliere proprio quel tipo di lavoro. Si può anche decidere di diventare medico per ragioni di carriera o di soddisfazione economica, ma in genere lavorare a tu per tu con la sofferenza, con persone che stanno male e possono morire non è da tutti. E’ una scelta che si fa da
d’allarme. Ma, attenzione, accanto al disturbo acuto da stress, cioè quello che
già gravi. Ignorare il problema, non ricorrere alle cure avrà come effetto che
si manifesta nell’immediato ed entro un mese dall’evento, esiste anche quello
la curva dei bisogni psicosociali si allungherà nel tempo e crescerà in altezza:
che insorge fino a sei mesi dopo, e che noi psicologi chiamiamo disturbo da
ma le strutture ci sono, nella Asl Napoli 2 Nord, ad esempio, abbiamo 7 unità
stress post traumatico, quindi se il momento critico in Campania è stato fra
territoriali di salute mentale e due reparti di tipo psichiatrico per la diagnosi e
la metà di marzo e la metà di maggio, potremmo avere persone che a Natale
la cura, quindi l’offerta terapeutica è grande, il problema è che la domanda
cominceranno a non dormire bene.
da parte della popolazione ha il freno a mano tirato.
C’è quindi una gradualità anche temporale nel manifestarsi di even-
Quali sono le terapie?
tuali problemi a livello psicologico dovuti all’esperienza traumatica, in
In fase acuta, quando ci sono sintomi che disturbano molto (contro l’inson-
questo caso la pandemia?
nia, per gestire attacchi di panico, per ridurre l’ossessività di alcuni pensieri),
In uno scenario di emergenza la curva dell’emersione dei bisogni che si eleva
può essere utile il supporto farmacologico che deve essere prescritto dallo
per ultima, ma che rimane alta più a lungo, è proprio la curva dei bisogni psi-
psichiatra, ma in certi casi anche dal medico di base. Se necessario si può
cosociali: nell’immediato dell’emergenza, infatti, cresce rapidamente la curva
attuare una strategia terapeutica congiunta fra farmaci e psicoterapia. Sono
dei bisogni sanitari (per esempio accedere alle cure), successivamente sale la
utili gli approcci di tipo psicologico breve, che abbiamo messo in atto, con il
curva dei bisogni materiali (per esempio le mascherine), ma nel tempo medio
Servizio per il quale lavoro, anche per il personale attraverso i gruppi di scarico
e in quello lungo ecco che si eleva quella dei bisogni psicosociali, in cui rientra
emotivo. La nostra Azienda è una delle poche che ha attuato, anche in fase
la necessità di gestire con successo il disturbo da stress post traumatico. Inol-
1, gruppi dal vivo per gli operatori, mentre molti hanno preferito lavorare solo
tre, mentre il disturbo acuto dà la possibilità di lavorare subito sul paziente,
con il sostegno a distanza, via telefono o via skype. Noi, accanto a questo, ab-
quello post traumatico ha avuto modo di strutturarsi nella personalità del
biamo organizzato anche incontri diretti con il personale, naturalmente con
soggetto e quindi è più difficile da eradicare.
tutte le precauzioni sulla distanza interpersonale, in ambienti molto ampi, per
Cosa si deve fare se si pensa di avere questo problema?
esempio le cappelle all’interno degli ospedali, che dopo venivano sanificati e
I sintomi sono simili per il disturbo acuto da stress e per quello post traumati-
con l’uso dei dispositivi di protezione individuale. Qui due psicologi hanno in-
co, la differenza sta solo nei tempi in cui si manifesta. E sono le difficoltà del
contrato fino a 5 persone che hanno potuto parlare dal vivo durante la piena
sonno, i pensieri ricorrenti sull’evento subito, magari una persona che è stata
emergenza, cosa non da poco in fase 1. Abbiamo attagliata all’emergenza
ricoverata non riesce a scollarsi dall’immagine del letto e della stanza in cui era in ospedale, dei medici bardati con visiera e mascherina, e questi pensieri diventano intrusivi, cioè disturbano gli altri pensieri, magari mentre si è intenti a fare altro. Ancora oscillazioni dell’umore che aumentano rispetto al solito, flashback importanti del vissuto anche accompagnati da odori, suoni sentiti nell’ospedale, tendenza all’isolamento sociale, irritabilità, aumento della rabbia. Ecco, tutti questi segni nelle persone che hanno vissuto il contesto emergenziale, pazienti, loro stretti congiunti e personale sanitario, devono essere dei campanelli d’allarme, come la febbre e i dolori articolari rispetto al sospetto di aver contratto l’influenza. Quindi se si manifestano bisogna andare dal medico di famiglia (mentre l’operatore sanitario andrà dal medico aziendale, essendo una patologia correlata al proprio lavoro) che saprà indirizzare adeguatamente la persona. Ma non si deve ignorare il problema, anche se è vero che per ragioni culturali in Occidente la richiesta di aiuto psicologico fa ancora fatica a emergere. E non mi riferisco solo al disturbo da stress post traumatico: la conseguenza è che i pazienti arrivano da noi con i disturbi conclamati
Covid-19 una tecnica famosa della psicologia emergenziale che è il defusing.
in una patologia o è qualcosa di normalizzabile. Il primo obiettivo della psi-
Si tratta di un incontro di breve durata, 25 minuti, e le persone che parteci-
cologia delle emergenze, infatti, è il processo di normalizzazione: le persone
pano devono aver vissuto le medesime situazioni - anche lo psicologo deve
sono spaventate dai sintomi che manifestano ma, in realtà, in una grossa
essere una figura interna all’ospedale, in modo da conoscere già il lavoro
fetta della popolazione, come negli operatori, questi sintomi post traumatici
degli operatori sanitari. L’epidemia si è caratterizzata per un enorme bombar-
restano ad un livello fisiologico. I soggetti hanno subìto un’offesa straordi-
damento di informazioni, quindi il parlare sui fatti, per esempio la mancanza
naria da parte del contesto e la mente ha dovuto lavorare per produrre una
delle strumentazioni, dei dispositivi ma anche del senso di inadeguatezza,
risposta a questa offesa. Quindi, tutta una serie di segni e sintomi sul corpo,
era continuo e disturbante per gli operatori, per cui questi concetti sono stati
sulla mente e sulle relazioni umane è fisiologica e il ruolo dello psicologo in
dati come noti ai presenti, che erano tutti professionisti ospedalieri e che di
questo momento consiste nel capire se i segnali che una persona riceve da
questo discutevano fra di loro sempre, e tenuti fuori dal setting del defusing,
se stessa rimangono nell’ambito fisiologico o sfociano nel patologico. Se essi
per lasciare spazio ad altro, per supportare le persone direttamente nelle fasi
sono fisiologici lavora per raggiungere appunto la normalizzazione, che si ot-
dei pensieri e delle emozioni. Quindi, in un tempo breve hanno potuto far
tiene conducendo il soggetto durante i 3 incontri ad utilizzare le sue strategie
riaffiorare ciò che provavano e che non necessariamente avevano fino a quel
di fronteggiamento, a formulare una risposta di normalizzazione attraverso
momento condiviso.
l’analisi delle proprie risorse e delle proprie competenze e la valorizzazione
Cosa è venuto fuori?
della sua personale capacità di risposta.
Tante lacrime, senso di angoscia, paure. Ma anche vicinanza umana, senso
Se, al contrario, dagli incontri emerge che i segni ed i sintomi si sono già or-
di appartenenza, supporto reciproco. In quei 20 minuti molti colleghi hanno
ganizzati in un disturbo acuto da stress (perché siamo ancora in quella fase),
messo in parole cose che fuori da quella stanza e senza quel sostegno tecnico
si indirizza la persona ad uno psichiatra o ad uno psicoterapeuta. In questo
non sarebbero emerse.
momento gli incontri sono essenziali per capire cosa stia accadendo nelle
Quanto gli operatori sanitari hanno usato questi servizi messi a dispo-
persone che si rivolgono a noi: quindi, in questo tempo, la psicologia dell’e-
sizione dall’Asl?
mergenza ha la funzione di prevenzione secondaria rispetto all’insorgere di
Durante la fase 1 della pandemia al servizio di sostegno telefonico, con 6
una patologia della psiche (mentre nei gruppi di defusing, durante a fase 1, si
psicoanalisti a disposizione, non è arrivata nessuna chiamata, mentre i piccoli
trattava di prevenzione primaria).
gruppi dal vivo hanno avuto una certa risposta, timida, ma c’è stata con un totale di circa 20 gruppi, che in quella fase non è stato poco. Peraltro, noi tecnici ce lo aspettavamo perché quella è la fase dell’agire, del fare, la chiamiamo della “luna di miele”, è la fase eroica, il periodo in cui il soccorritore, l’operatore sanitario quasi non sente la fatica. In quel momento solo sapere che l’appoggio psicologico è a disposizione è sufficiente. Appena, però, è scattata ufficialmente la fase 2, ed è quindi terminata quella che ho definito “luna di miele”, abbiamo assistito a un’inversione di atteggiamento: è iniziata la richiesta di aiuto, è emerso insomma il bisogno psicosociale da parte degli operatori. Molti operatori hanno, infatti, iniziato in quel tempo a chiamare i medici competenti. Come si articola l’appoggio psicologico ai sanitari che la ASL Napoli 2 Nord ha strutturato nella fase successiva all’emergenza acuta? Abbiamo attivato lo sportello di ascolto Covid-19 fase 2: sono ripresi i colloqui individuali di persona, offerti in numero di 3 incontri per operatore, che servono allo psicologo per capire se il malessere lamentato si è già strutturato
A O U
S .
G I O V A N N I
D I
D I O
E
R U G G I
D ’ A R A G O N A
i
RUGGI D’ARAGONA Interview Riccardo Sepe Visconti _photo Riccardo Sepe Visconti, archivio Ruggi D’Aragona
V
incenzo D’Amato, nominato direttore generale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria S. Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona a Salerno dopo aver gestito, nella veste di commissario straordinario, l’emergenza sanitaria causata dalla pandemia, illustra, insieme al direttore sanitario dottoressa Anna Borrelli, le procedure adottate per contrastare il Covid-19 presso il più importante ospedale della città, che comprende cinque
plessi fra cui il Giovanni da Procida. Tale struttura, a indirizzo prevalentemente riabilitativo e broncopneumologico, è stata riconvertita in tempi record in Covid Hospital ed ha preso in carico con esiti oltremodo positivi i pazienti affetti da SARS-CoV-2. In tal modo, si è consentito al Ruggi di continuare a operare quale DEA di II livello di riferimento per un territorio provinciale molto vasto, e ai restanti plessi di assicurare le proprie attività, incluso quello di Castiglione di Ravello, collegato al presidio ospedaliero di Cava de’ Tirreni, che insiste su un’area a forte vocazione turistica, con un notevole incremento dei potenziali fruitori dei servizi sanitari durante la stagione estiva.
Direttore, che tipo di organizzazione avete messo a punto per fronteggiare l’epidemia? Vincenzo D’Amato. In accordo con la regione Campania, da cui abbiamo ricevuto uno
specifico
finanziamento,
abbiamo
individuato nel Giovanni da Procida, ospedale dedicato prevalentemente alla riabilitazione e alla broncopneumologia, la struttura da riconvertire in covid hospital eseguendo lavori di manutenzione straordinaria, della durata massima di 60 giorni, al fine di realizzare reparti a intensità di cura crescente per un totale di 102 posti letto di degenza ordinaria, con possibilità di ventilazione assistita al letto del paziente, cui si aggiunge una terapia subintensiva di 6 posti
ed una intensiva di 8. Tutto ciò è stato realizzato in un tempo inferiore a quello previsto, e ha compreso anche la completa acquisizione di attrezzature e il reclutamento del personale. L’apertura è avvenuta in fasi successive: prima i reparti, poi la ventilazione assistita al letto del paziente con monitoraggio continuo, poi la subintensiva e, da ultimo, l’intensiva che per fortuna non abbiamo mai usato. Mentre i lavori di adeguamento al Giovanni da Procida procedevano, abbiamo dedicato ai malati covid il nuovo reparto di malattie infettive del plesso Ruggi di Salerno, dove abbiamo completato. dei lavori in itinere. Il reparto è stato pensato su più piani: nell’immediato abbiamo attivato una subintensiva con ventilazione assistita oltre a 2 degenze di cui una infettivologica e
percorsi per gestire in sicurezza il personale
autonomamente: quanti ne elaborate al
una broncopneumologica, inoltre, abbiamo
e i pazienti.
giorno?
potenziato le attività di pronto soccorso
La dottoressa Anna Borrelli, che è adesso
Adesso circa 400; nel periodo più difficile siamo
specifiche per i pazienti covid, creando due
qui con me, con il dottor Francesco De Caro
arrivati a 700-800 al giorno lavorando dalle
stanze di isolamento, una tenda multifunzione
e la dottoressa Angela Annecchiarico, poi
7 alle 23 ed utilizzando più apparecchiature.
e tre posti di isolamento per le reti tempo-
nominata direttore sanitario a Caserta, hanno
Ove se ne ravvisi l’esigenza saremmo pronti
dipendenti, in quanto il Ruggi interviene come
realizzato i percorsi in modo efficace, tanto che
a incrementare nuovamente la capacità del
hub nelle reti tempo-dipendenti per l’ictus, il
i contagi fra i dipendenti sono stati pochissimi
nostro laboratorio arrivando a processare fino
trauma e l’infarto. Di conseguenza, i pazienti
e, probabilmente, sono avvenuti al di fuori
a 800/1000 tamponi al giorno. Insomma, il
con questi problemi che erano anche covid
dell’ospedale. Abbiamo ricevuto ispezioni e
vero punto di forza nel contrastare la pandemia
positivi hanno avuto la possibilità di essere
sopralluoghi in tutti i nostri presidi ospedalieri
è rappresentato dalla elevata possibilità di
assistiti già in Pronto Soccorso in attesa
sia da parte degli organi di vigilanza che degli
flessibilità della nostra Azienda grazie anche
dell’esito del tampone. Nel frattempo siamo
RLS nel corso delle quali sono state condivise
alla piena disponibilità e partecipazione del
stati i primi in Campania ad entrare a far
le misure adottate al fine di tutelare operatori
personale.
parte della rete dei laboratori da affiancare al
e pazienti. Oggi il Da Procida è tornato ad
Dottoressa Borrelli, a lei nella veste di
Cotugno, che, in una fase iniziale, era il solo
essere ospedale riabilitativo mentre nei Pronto
direttore sanitario vorrei fare alcune
ad analizzare i tamponi, e siamo stati i primi ad
Soccorso degli altri plessi le misure di sicurezza
domande più specifiche sui problemi
attivare un laboratorio specifico.
sono rimaste immutate.
medici posti dal Covid-19. Cominciamo
Quindi avete anche dovuto organizzare i
Avete assai presto processato i tamponi
dal personale: avete potuto assumere
personale aggiuntivo?
inoltre, in contatto con i colleghi delle strutture
il quadro non peggiorasse. In seguito, abbiamo
Anna Borrelli. Sì, abbiamo reclutato molto
ospedaliere di Napoli con i quali scambiavamo
associato il cortisone che ha funzionato
personale aggiuntivo che veniva formato di
ogni tipo di informazione. Abbiamo pubblicato
bene, anche se in principio era dato come
volta in volta circa la corretta vestizione e
un lavoro sull’associazione di due farmaci che
controindicato, e gli anticoagulanti e i risultati
svestizione e i protocolli di comportamento
agiscono bloccando la cascata infiammatoria
sono stati buoni, in aprile già non avevamo più
per evitare il contagio, particolare attenzione
responsabile del danno polmonare e sistemico
pazienti in subintensiva. Sono rimasti a lungo,
l’abbiamo dedicata al personale più esposto,
nei pazienti covid. E’ stato un lavoro coordinato
invece, in degenza, perché era necessario avere
quindi quello dei reparti di rianimazione,
dal professor Carmine Selleri, Direttore della
due tamponi negativi prima delle dimissioni, e
malattie infettive, pneumologia e Pronto
Struttura Complessa di Ematologia, che ha
hanno impiegato molto tempo a negativizzarsi.
Soccorso. Inoltre, poiché tranne che per le
studiato le autopsie eseguite negli USA e in
Adesso l’età dei pazienti si è abbassata molto
urgenze e per i malati oncologici tutti i ricoveri
Cina, dove peraltro ne avevano fatte poche.
e abbiamo molti paucisintomatici o del tutto
erano stati bloccati, i Dirigenti Medici di
Mano a mano, poi, tutti gli studi hanno
asintomatici, mentre gli anziani sono diminuiti,
otorinolaringoiatria si sono resi disponibili per
orientato verso questa associazione di farmaci,
a mio parere perché sono molto più attenti a
eseguire i tamponi rino-faringei e a formare
usata nel nord anche per la cura a domicilio.
osservare le misure di prevenzione.
altri operatori all’esecuzione corretta di questo
Noi come equipe formata da pneumologo,
Nel caso in autunno doveste tornare ad
esame.
infettivologo, medico di medicina interna e,
attivarvi come vi siete organizzati?
Che tasso di mortalità avete avuto?
se necessario, rianimatore abbiamo usato
Aumenteranno le ore di lavoro del laboratorio,
Il tasso di mortalità è dipeso molto dalle
molto precocemente la terapia antivirale che
abbiamo delocalizzato anche nei plessi di
comorbilità e la situazione è mutata nel corso
funziona solo se somministrata presto, quando
Castiglione di Ravello e Mercato S. Severino
dei mesi: all’inizio, infatti, ci arrivavano per
il danno polmonare non c’era ancora. A questo
e Cava de’ Tirreni strumenti che consentono
lo più pazienti anziani con una media di 2,7
il dottor Polverino ha associato la ventilazione
di processare il tampone in 20 minuti; siamo
comorbilità, anche molto serie come il linfoma
non invasiva che garantiva l’ossigenazione,
pronti, inoltre, se necessario a riconvertire il
al quarto stadio e il diabete grave e in questi
sotto il controllo del rianimatore, attento a che
Giovanni da Procida come Covid Hospital;
casi il tasso di mortalità è stato elevato. Di contro, non abbiamo avuto molti ricoveri in terapia intensiva. Al Giovanni da Procida dove il dottor Polverino ha coordinato il lavoro dello staff medico ci sono stati risultati molto buoni. Ciò che abbiamo capito presto di questa malattia è che nel momento in cui il paziente entrava in intensiva aveva poche possibilità di sopravvivenza, perché significava che era iniziata la cascata infiammatoria e i gravissimi problemi conseguenti di coagulazione intravascolare: con il suo approccio alla malattia il dottor Polverino, che è pneumologo, ha fatto sì che il paziente non si aggravasse. Hanno lavorato in modo efficace somministrando antinfiammatori e anticoagulanti in squadra con il dottor Alfonso Masullo, primario di malattie infettive. Il fatto è che dai medici cinesi erano arrivate indicazioni del tutto diverse, loro infatti consigliavano di intubare subito il paziente cosa che, anche sulla scorta della esperienza negativa negli ospedali lombardi, noi abbiamo evitato di fare quando possibile. Quindi voi, come del resto anche altri medici che ho sentito preparando questo lavoro di documentazione sull’emergenza in Campania, di fatto vi siete discostati dai protocolli che ricevevate dal Ministero e dalle autorità centrali. I nostri medici hanno studiato di notte alla ricerca di notizie utili e, per esempio, dalla documentazione relativa alle autopsie effettuate negli altri paesi hanno ricavato dati importanti per la terapia nei nostri pazienti. Eravamo,
241
siamo tranquilli anche sul piano del personale
della rete ospedaliera campana, il Plesso
di questo importante ambito, che ne ha
e, soprattutto, adesso conosciamo il problema
Giovanni da Procida diventerà un polo di
bisogno in fase di trattamento postacuto dei
che dobbiamo affrontare.
riabilitazione di eccellenza con unità spinale
traumatizzati.
Può
sulla
e neuroriabilitazione, destinato a pazienti
destinazione del Giovanni da Procida una
darmi
qualche
indicazione
mielolesi e i cerebrolesi. In questa ottica,
volta che l’epidemia sarà del tutto finita?
anche il reparto di terapia intensiva realizzato
Così come previsto dal Piano di Programmazione
per il Covid-19 potrà essere messo al servizio
A O U
S .
G I O V A N N I
D I
D I O
E
i
OSPEDALE GIOVANNI DA PROCIDA IL PROTOCOLLO POLVERINO Interview_ Silvia Buchner Photo_ Riccardo Sepe Visconti
R U G G I
D ’ A R A G O N A
244
A
Salerno si è scelto di dedicare ai pazienti affetti da Covid-19 una struttura apposita, il Giovanni da Procida, uno dei plessi che compone l’AOU S. Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona, in modo che l’ospedale principale della città potesse continuare il suo lavoro a favore di quanti avessero bisogno di cure non collegate all’infezione. Affidato alla grande esperienza e professionalità dello pneumologo Benedetto Maria
Polverino, con uno staff di specialisti che lo ha affiancato, il Covid hospital di Salerno ha conseguito ottimi risultati in termini di guarigioni. La particolarità del protocollo adottato dal dottor Polverino consiste nel non aver mai applicato ventilazione meccanica invasiva sui suoi pazienti, cioè nessuno di loro è stato intubato, mentre fin dal primo momento, oltre ad eseguire, quando necessaria, la ventilazione meccanica non invasiva con i caschi e le maschere full face, si è proceduto alla somministrazione di farmaci antitrombotici, che, con il crescere delle conoscenze sulla malattia, si sono rivelati determinanti per proteggere dai danni vascolari diffusi che costituiscono una delle conseguenze più pericolose dell’infezione da coronavirus.
Quando l’epidemia è esplosa, l’ospedale Giovanni da Procida
tutte le attrezzature necessarie. I piani sono tre: al primo piano ci sono
a Salerno è stato completamente dedicato ai pazienti affetti
due reparti, ciascuno con 26 posti letto, lo stesso per il secondo pia-
da covid. Che tipo di struttura era e quali interventi sono stati
no, dove si trova la subintensiva di cui sono il responsabile, anche se
realizzati?
di fatto ho seguito di persona tutti i reparti; al terzo piano abbiamo la
Il Giovanni da Procida è un ex sanatorio, poi convertito in struttura
rianimazione con 8 posti letto. In vista della possibile evoluzione della
ospedaliera con un reparto dedicato alla cura dei pazienti con ma-
patologia da Covid 19, all’interno della pneumologia è stata allestita
lattie respiratorie e quando è iniziata l’emergenza sanitaria la regio-
una endoscopia bronchiale o toracica. Oltre ad avere la sala bronco-
ne Campania ha deciso di farne un covid hospital con dotazioni di
scopica siamo dotati anche di broncoscopi monouso, che quindi non
alto livello, in modo da consentire alle restanti strutture della città di
necessitano di sterilizzazione: servono a broncoaspirare ed eseguire
dedicarsi ai pazienti affetti da altre patologie. L’abbiamo, quindi, ri-
diagnosi in pazienti con tampone negativo ma con una clinica e ra-
strutturato integralmente e oggi la pneumologia ha anche un reparto
diologia suggestiva per infezione da coronavirus o in pazienti positivi.
di terapia subintensiva da 6 posti letto, che peraltro ha la medesime
Il broncoaspirato, infatti, è essenziale perché recuperando i liquidi del
dotazione tecnica dell’intensiva. Nella fase 1 dell’epidemia l’intero
polmone profondo dà la certezza della presenza o meno di materiale
ospedale è stato trasformato per accogliere pazienti covid nei diversi
genetico del virus. Abbiamo inoltre un safety box che consente a noi
stadi di gravità della malattia per un totale di circa 110 posti letto, con
operatori di essere in sicurezza mentre eseguiamo l’esame.
Mano a mano che un numero crescente di ammalati guarisce
conseguenza di ciò problemi fun-
sta emergendo un dato preoccupante: sembra che in una certa
zionali.
percentuale di persone che hanno contratto il Covid-19 restino
La strategia terapeutica da lei at-
danni a livello polmonare.
tuata ha avuto un grande successo in
Noi pneumologi avevamo già messo in preventivo che una quota dei
termini di pazienti guariti ed ha la particola-
pazienti affetti da polmonite da Covid-19 potesse lamentare problemi
rità di non aver mai fatto ricorso all’intubazione.
cronici. E i primi pazienti dimessi lo confermano: alcuni dopo la gua-
E’ vero, nessuno dei miei pazienti ha subito la ventilazione meccanica
rigione riscontrano presenza di tessuto fibrotico nei polmoni, anche
invasiva, che implica l’intubazione del soggetto mediante il contatto
se partivano da una situazione di organo sano. Per questo motivo
diretto con le vie aeree, attraverso un tubo oronasale o naso -trache-
vogliamo dotarci anche di un pletismografo, cioè uno spirometro con
ale. Secondo le linee guida date all’inizio, in presenza di specifiche
cabina per valutare i parametri funzionali del paziente e stabilire se
condizioni di carenza di ossigeno nel sangue, il paziente andava in-
è necessaria una riabilitazione respiratoria. Questi pazienti in genere
tubato prima possibile. Io, invece, ho scelto di somministrare il sur-
non necessitano di ossigenoterapia, ma dobbiamo definire l’eventuale
fattante, fondamentale per la funzione polmonare, e l’enoxaparina
danno funzionale: una parte, infatti, di quel 30% di ex ammalati di
(Ndr. Farmaco antitrombotico) fin dal primo momento: in realtà non
Covid-19 che presentano alterazioni di tipo anatomico può avere in
sapevo che una delle conseguenze più gravi del diffondersi del virus
Riccardo Sepe Visconti 13 Maggio 2020
Spiaggia d’Ischia, anni ‘70: una fetta di dolce anguria di quel bel colore rosso rosso (la cui brillantezza puoi distinguerla così bene al sole dell’estate), da mordere mentre il succo ti cola tra le mani... per me da ragazzino significava libertà, allegria, felicità... Questa mattina, all’Ospedale Giovanni da Procida di Salerno stavo visitando il reparto Covid in compagnia dello pneumologo Benedetto Polverino e siamo entrati in una stanza dove è ricoverata una delle pazienti (le cui cure per contrastare l’infezione stanno dando ottimi risultati)... ma entrando nella stanza l’abbiamo trovata vuota, al ché il dottore ha incaricato immediatamente gli infermieri di cercare la paziente, preoccupato che si fosse potuta sentire poco bene nel bagno... bussando alla porta del gabinetto la signora non rispondeva e la tensione è immediatamente salita. L’ho trovata io, un paio di stanze più in là: la signora si era andata a sedere al fianco di una luminosa finestra ed aveva scelto quel luogo per pregare. Stringeva tra le mani un semplice rosario di plastica flourescente e guardando al di là delle lastre di vetro il procedere della Primavera nel rigoglioso parco che abbraccia l’Ospedale, recitava sommessamente le sue orazioni. Il volto sereno ed il corpo protetto da una vestaglia di un magnifico rosso-rosso anguria! Vedendo questa scena, pur non credendo in Dio, capisco che c’è molta Bellezza nella Creazione.
3034
Commenti: 93
nei polmoni erano proprio i danni vascolari, microtrombi diffusi ri-
sione, diabete, cardiopatie. In particolare, ricordo un paziente opera-
scontrati solo quando si sono eseguite le autopsie. Ma ricordo che
to al cuore solo un mese prima di arrivare da noi affetto da Covid-19:
da studente quando sui pazienti usavamo la ventilazione meccanica
il cardiochirurgo che lo aveva operato non voleva si adoperasse la
non invasiva, stando essi per ore in posizione supina, con un conse-
ventilazione perché poteva determinare azione cardiovascolare, ma è
guente rallentamento del circolo sanguigno, già allora il mio mae-
stata usata ugualmente senza problemi. Ancora, abbiamo avuto una
stro ci faceva somministrare appunto la calciparina, che è sempre un
paziente che si è infettata in ospedale dove era andata per un inter-
antitrombotico. Quando abbiamo adoperato l’idrossiclorochina (Ndr.
vento all’intestino, ed è guarita.
Antimalarico usato nella fase inziale dell’epidemia, che può favorire
Quanti pazienti avete trattato?
l’insorgenza di aritmie e che quindi è stato vietato dall’Aifa come
Ventiquattro, è deceduta solo una paziente ottantenne in stato di
farmaco da impiegare contro il Covid-19), abbiamo sempre control-
coma vigile da 5 anni per Alzheimer, arrivata già in uno stato di seria
lato i parametri sensibili per sospenderlo se dannoso, e infatti i nostri
prostrazione fisica, in casi del genere il Covid-19 è solo un cofattore
pazienti non hanno avuto nessun tipo di aritmia. Abbiamo anche con-
che porta alla morte.
trollato con attenzione gli elettroliti (cioè il livello del potassio) e il do-
Prima di diventare Covid hospital quanti pazienti gestiva il Gio-
saggio della zitromicina, antibiotico necessario per impedire eventuali
vanni d Procida e a quali specialità è normalmente dedicato?
infezioni batteriche secondarie, ma che può provocare alterazione
Prima di diventare Covid hospital eseguivamo quasi 1500 visite pneu-
dell’elettrocardiogramma, sostituendola quando c’era bisogno con la
mologiche all’anno pur avendo solo 8 posti letto, ero e sono ancora
cefalosporina. Se necessaria abbiamo sempre eseguito la ventilazione
responsabile della polisonnografia, siamo l’unica struttura abilitata
meccanica non invasiva con i caschi e le maschere full face: Diversi
dell’Azienda a eseguire questo esame e nell’ultimo anno abbiamo
pazienti presentavano anche delle comorbilità, per esempio iperten-
fatto 530 polisonnografie (necessarie anche per ottenere la patente).
Siamo inoltre centro regionale per la tubercolosi e facciamo parte del
teo Memoli: è fondamentale per gestire i pazienti affetti da Covid-19
gruppo oncologico multidisciplinare (GOM) per la neoplasia polmona-
avere personale ben preparato che già conosca la fisiopatologia re-
re. Al Giovanni da Procida è in funzione anche un reparto di cardio-
spiratoria e abbia allenamento a eseguire la ventilazione. Abbiamo
logia in cui si eseguono i test cardio-respiratori ed un reparto di ema-
lavorato con 6 infermieri e 3 oss per turno, mentre il medico era uno
tologia: a mio giudizio si tratta di un ottimo ospedale, competitivo.
solo, essendoci sempre alternati noi quattro, con i colleghi abbiamo
Lei ha sempre lavorato al Giovanni da Procida durante l’epide-
un ottimo rapporto, ci confrontiamo con costanza per ottenere i ri-
mia?
sultati migliori.
No, quando è esplosa in Campania, dal 15 al 30 marzo ho lavorato
I dispositivi di sicurezza sono sempre stati disponibili?
con il dottore Enrico Miraglia al S. Leonardo dove era stato realizzato
I dispositivi li abbiamo sempre avuti, come le attrezzature; eravamo
un reparto covid, in attesa di allestire questa struttura. Da aprile sono
poco addestrati alla vestizione ma grazie ai video tutorial abbiamo
arrivati ad affiancarci gli pneumologi Maria Rosaria Castriotti e Mat-
imparato in fretta e non si è registrato nessun contagio del personale.
T
ra i tanti disegni dei bambini che decorano le pareti della sala d’aspetto della clinica Pausilipon uno ha catturato la mia attenzione: un fiore colorato, con un petalo nero. Conosco sufficientemente bene il linguaggio espressivo dei disegni infantili (mediato dal subconscio) per cogliere immediatamente il significato - disperatissimo - di questa raffigurazione. E non credo che siano necessarie spiegazioni... Ecco, il senso del titanico lavoro che svolgono tutti gli operatori dell’Ospedale pediatrico Santobono e, in particolare, l’inarrestabile attività della Fondazione Santobono Pausilipon, votata alla ricerca di aiuti per sostenere le attività a favore dei piccoli pazienti, mi sono stati resi chiarissimi da questo disegno: il fine ultimo (per quanto mai totalmente raggiungibile) è quello di evitare ad ogni costo che altri petali neri possano deturpare il bellissimo campo di fiori immaginato dai bambini nei loro sogni.
S A N T O B O N O - P A U S I L I P O N
i
L’OSPEDALE DEI BAMBINI Interview & Photo_ Riccardo Sepe Visconti
L’
arrivo della pandemia, con la necessità di riorganizzazione delle strutture sanitarie che ha portato con sé, è stato interpretato come occasione di ulteriore sviluppo da parte di una struttura sanitaria come l’AORN Santobono Pausilipon che negli ultimi 10 anni circa, sotto la guida della
dottoressa Anna Maria Minicucci come Direttore Generale e poi come Commissario Straordinario, ha accresciuto il suo dinamismo, attirando grandi professionalità, aprendo nuovi settori di intervento, con un costante turn over che ha consentito di assumere medici giovani, potenziando moltissimo una realtà che già costituiva un punto di riferimento per la Regione Campania e per tutto il Meridione nella cura dei bambini. E con l’obiettivo di mantenere immutati gli standard di qualità dell’assistenza, quando non addirittura di accrescerli, al Santobono nasce il progetto del Teleconsulto, che la dottoressa Minicucci illustra nelle sue peculiarità, è il primo in Italia di questo tipo e verrà presentato al Ministero della Salute per essere proposto come “best practice”. Il suo scopo è di mettere in contatto, grazie all’uso di tecnologie di comunicazione via web, i pediatri di libera scelta con i diversi specialisti del nosocomio napoletano, in modo che i piccoli pazienti possano ricevere una visita specialistica senza doversi spostare dal proprio luogo di residenza per andare in ospedale. Sono evidenti i vantaggi dal punto di vista della sicurezza sanitaria in un momento in cui il pericolo di contagio è sempre presente, ma vi saranno anche ricadute positive per esempio per i pazienti cronici, obbligati di solito a periodiche trasferte per le visite di controllo. Il progetto di Teleconsulto del Santobono, inoltre, s’inserisce perfettamente in quel rafforzamento del rapporto fra medicina del territorio e strutture ospedaliere che costituisce uno degli obiettivi auspicati in tutto il Paese nella fase successiva all’emergenza dovuta al Covid-19.
siamo trovati a dover soddisfare la domanda di
consulto con lo specialista ospedaliero. Per pri-
un’utenza che premeva molto sulla struttura,
mi in Campania abbiamo formalizzato questa
anche per attività a bassa complessità, mentre
collaborazione già partita in via sperimentale
permangono le norme del distanziamento so-
e che da settembre sarà operativa. Abbiamo
ciale che riducono la possibilità di accesso all’ospedale, per cui abbiamo cercato di ragionare su come garantire i medesimi servizi, trasformando le limitazioni dovute al Covid-19 in opportunità, sia per gli utenti che per chi lavora nella struttura. E come ci siete riusciti? Adoperando le nuove tecnologie: grazie alla collaborazione con la Regione Campania e con SORESA, utilizzando la piattaforma Sinfonia, abbiamo creato un sistema di Telecon-
messo molta attenzione nel
La spinta che è venuta dall’epidemia ad usare gli strumenti tecnologici che sono a nostra disposizione è un’opportunità da cogliere e ci consentirà di rendere più efficienti anche le diverse strutture che offrono i servizi sanitari.
sulto tra i pediatri di base e
Il Santobono è la prima struttura di cura pediatrica del Sud Italia ed una delle principali nel Paese, e vi arrivano bambini anche da altre Regioni: durante la crisi pandemica vi siete trovati a dover affrontare sia la lotta quotidiana contro la malattia nei piccoli che i problemi causati dal contagio da coronavirus. Le regole che continuano ad essere in vigore per controllare il contagio hanno cambiato il vostro modo di lavorare? Il Santobono si caratterizza per avere un’ampia attività di emergenza-urgenza e di oncologia e in questi ambiti non ci siamo mai fermati, neanche durante la fase acuta della pandemia. L’attività programmata, i day hospital, la chirurgia non d’urgenza, invece, sono stati obbligatoriamente ripensati nella loro organizzazione. Dopo la fine del lockdown, a seguito della riapertura dell’attività ambulatoriale e di quella programmata, ci
garantire la sicurezza degli operatori e del paziente e la privacy di quest’ultimo, curando gli aspetti assicurativi e medico-legali a tutela di tutte le figure coinvolte. In cosa consiste il servizio? Per una visita semplice il piccolo paziente non dovrà recarsi in ospedale ma può rimanere nella zona di residenza, andando presso lo studio del suo pediatra di libera scelta per la visita, grazie alla possibilità per quest’ultimo di mettersi
i medici ospedalieri. Attivo non dalla casa del
in contatto anche visivo con i nostri specialisti.
paziente verso l’ospedale ma dallo studio del
Con l’installazione di tecnologie avanzate che
pediatra, che in tal modo può giovarsi di un
consentano un collegamento a distanza di qua-
lità, i nostri specialisti potranno, per esempio,
logie croniche, che richiedono controlli periodici
potrà dedicarsi ai casi più gravi, come deve fare
visionare con efficacia lesioni dermatologiche
e costanti. Ci aspettiamo come ricaduta positiva
una realtà di terzo livello come la nostra.
o refertare un elettrocardiogramma o ancora
una maggior accessibilità alle visite, finora in-
Perché questo sistema sia efficiente è ne-
valutare una radiografia o altro esame diagno-
fatti recandosi presso il Santobono le visite pro-
cessario attivare anche una banca dati che
stico.
grammate semplici richiedevano anche sei mesi
consenta di archiviare con efficacia le infor-
Quali sono i vantaggi potenziali del Tele-
di attesa, mentre in questo modo potrebbero
mazioni sui pazienti.
consulto?
effettuarsi in tempi più rapidi. Senza andare
Al termine della fase acuta dell’emergenza, ab-
Il paziente può essere seguito per patologie
fisicamente in ospedale i piccoli possono esse-
biamo riaperto le attività per le visite urgenti,
semplici direttamente presso lo studio del pe-
re presi in cura dal pediatra e dai nostri medi-
per le indifferibili e per quelle su richiesta di bre-
diatra, ma questo servizio esprime tutte le sue
ci congiuntamente senza disorientarli, mentre
ve periodo; il problema sorge, ed è comune a
potenzialità quando siamo in presenza di pato-
l’ospedale riducendo gli accessi inappropriati
tutti gli ospedali italiani, con le visite program-
mate entro i 6 mesi. Per strutturare il progetto di
pediatria ospedaliera, che ha trovato molto en-
efficienti anche le diverse strutture che offrono
Teleconsulto siamo partiti da una base di 10mila
tusiasmo e disponibilità da parte dei pediatri
i servizi sanitari sul territorio, l’ospedale natural-
richieste di visite programmate che non siamo
di base, che si sono sentiti coinvolti alla pari e
mente, ma non solo. E l’ospedale, da parte sua,
in grado di garantire a causa dei limiti richiesti
nel rispetto delle professionalità, in un progetto
potrà dedicarsi a quanti realmente necessitano
dalle normative anti Covid-19 che, ricordiamo-
che ha finalità importanti ed un ampio respiro.
dell’ospedalizzazione, partendo dal fatto che
Altra ricaduta positiva è la ri-
non fare accedere i bambini che non ne hanno
duzione della frammentazione
reale necessità e che possono curarsi altrove,
dell’offerta sanitaria: accade,
è un principio fondamentale che va attuato. Il
infatti, che una madre ansiosa
Teleconsulto, ideato da noi, ci vedrà capofila
si rechi prima dal pediatra, poi
in una pubblicazione che l’Associazione degli
al Pronto Soccorso, e ancora
ospedali pediatrici realizzerà sul Covid-19 e che
dallo specialista ambulatoriale
sarà presentata al Ministero della Salute, e verrà
e magari anche dalla guardia
proposto a livello nazionale come “best practi-
medica, mentre con la piat-
ce”: la creatività e la capacità operativa di noi
taforma informatica e il Tele-
campani diventerà patrimonio di tutti.
consulto speriamo di ridurre
Al Commissario Straordinario di uno dei più
questo fenomeno e giungere
grandi ospedali pediatrici d’Italia non pos-
rapidamente ad una soluzione
so non chiedere cosa pensa della riapertura
programmata e valuterà egli stesso i singoli casi,
per il bene dei pazienti. La spinta che è venuta
imminente delle scuole, in funzione delle
per stabilire quali necessitano assolutamente di
dall’epidemia ad usare questi strumenti inno-
difficoltà poste dai pericoli di contagio. Si
un accesso in ospedale, e quali, invece, si posso-
vativi che sono a nostra disposizione è un’op-
tratta, infatti, di una necessità inderogabile
no gestire con il Teleconsulto. Abbiamo stretto
portunità da cogliere e ci consentirà, se mes-
per le famiglie e per il Paese che però pone
un patto molto forte fra pediatria territoriale e
sa a frutto nel modo corretto, di rendere più
sicuramente dei problemi.
lo, permangono (per esempio, non si possono eseguire più di 2 visite all’ora, in modo da non affollare gli spazi degli ambulatori). Abbiamo analizzato queste liste di attesa, eliminando chi nel frattempo aveva già provveduto e poi disaggregando queste visite per pediatra di base, ciò significa che ogni pediatra avrà l’elenco dei propri pazienti prenotati pres-
Abbiamo stretto un patto molto forte fra pediatria territoriale e ospedaliera, che ha trovato molto entusiasmo e disponibilità da parte dei pediatri di base.
so il Santobono per una visita
Al di là del rapporto di collaborazione che come
sitività dei bambini sottoposti al test. Abbiamo
Sì, anche perché è obbligatorio sia per il bambi-
Santobono abbiamo con gli istituti scolastici e
anche esami per la diagnostica differenziale che
no che per l’adulto che lo accompagna in ospe-
con la Direzione scolastica regionale, come As-
consentono di verificare in meno di un’ora se si
dale eseguire un tampone preventivo prima del
sociazione degli ospedali pediatrici, di cui sono
tratta di positività al coronavirus o ad un virus
ricovero, che sia ordinario o in day hospital, ed
vice presidente, abbiamo sottoscritto un ac-
influenzale o, ancora, ad un virus respiratorio
anche a chi accede al Pronto Soccorso viene ef-
cordo con il Ministero dell’Istruzione per dare
sinciziale (Ndr. La più importante causa del-
fettuato un tampone rapido.
il nostro contributo, affiancando le scuole in
la bronchiolite e della polmonite infantile) nei
questa difficile fase. Negli ospedali già si stan-
bambini sotto i due anni. Più rapida è, infatti, la
no facendo vaccinazioni ai pazienti complessi;
diagnosi, più si riduce il rischio di contagi ulte-
la campagna vaccinale per l’influenza stagiona-
riori e soprattutto si evita l’ansia che genera un
le sarà ampia e diffusa e consigliamo a tutti di
caso di sospetto covid. Dal punto di vista ospe-
vaccinarsi per il virus influenzale. Considerando
daliero, il nostro protocollo richiede di isolare
che i bambini sotto i 5 anni e i portatori di han-
subito i casi sospetti e incanalarli in un percorso
dicap non hanno l’obbligo della mascherina, il
diagnostico precoce ed eventualmente in un
rischio che il virus che causa il Covid-19 conti-
percorso terapeutico. Ci siamo, inoltre, resi di-
nui a circolare rimane molto alto: è vero, infat-
sponibili per supportare la campagna vaccinale
ti, che i più piccoli sono per lo più asintomatici
e per quanto riguarda i pediatri di base, anche
ma possono trasmettere il virus come gli adul-
nel periodo peggiore dell’emergenza c’è stata
ti. Ciò che abbiamo fatto è organizzarci, come
una stretta collaborazione con i nostri specialisti
già è avvenuto durante la fase di emergenza,
per la gestione dei pazienti pediatrici covid cu-
per dotarci di una diagnostica molto rapida per
rati a domicilio.
eseguire i tamponi e verificare nel minor tempo
Processate i tamponi nel vostro laborato-
possibile (anche entro 45 minuti) l’effettiva po-
rio?
257
LA POTENTE ATTIVITÀ DELLA FONDAZIONE SANTOBONO-PAUSILIPON Interview & Photo_ Riccardo Sepe Visconti
L
a Fondazione Santobono Pausilipon nei suoi primi dieci anni di vita ha affiancato con un lavoro di grande spessore l’AORN Santobono-Pausilipon in quella che è a tutti gli effetti una missione: curare i più piccoli, preservare la loro salute ed il loro benessere psico-fisico, restituirli guariti alle famiglie e alla vita quando patologie anche gravissime la mettono in pericolo. Nata grazie alla lungimiranza della dottoressa
Anna Maria Minicucci, Direttore Generale e oggi Commissario Straordinario dell’AORN Santobono-Pausilipon e Presidente Onorario della Fon-
dazione, all’indispensabile sostegno anche dal punto di vista giuridico-amministrativo dell’avvocato Anna Maria Ziccardi, che ne è il Presidente, e all’instancabile attività di pubbliche relazioni di Flavia Matrisciano, intervistata in queste pagine, che ha consentito alla Fondazione di aprirsi a rapporti con le migliori realtà del territorio (e non solo), essa ha oggi al suo attivo una corposa attività che spazia in molteplici ambiti, tutti connessi fra di loro dai precisi obiettivi che si perseguono. Sono davvero innumerevoli i coinvolgimenti a favore della Fondazione di generosi contributori e i rapporti stretti con il mondo del volontariato come con prestigiose istituzioni civili e religiose, considerevoli gli apporti arrivati da artisti, volti noti dello spettacolo, grandi scienziati e ricercatori, chef, pasticcieri, calciatori, come quelli di tantissime persone che preferiscono restare anonime e offrono donazioni importanti, senza dimenticare l’impegno nell’organizzare spettacoli, eventi, manifestazioni pubbliche capaci di attrarre l’attenzione sui temi della salute dei bambini. Tutto ciò nel tempo ha consentito alla Fondazione Santobono-Pausilipon di allestire appartamenti per ospitare i genitori dei piccoli pazienti oncologici che in questo modo possono stargli vicino durante lunghe ed impegnative cure, di acquistare apparecchiature di alta specializzazione per i due ospedali, di ristrutturare reparti, di organizzare campagne di prevenzione sanitaria in collaborazione con le scuole, di istituire borse di studio per giovani medici, e sono alcuni degli ambiti in cui opera.
Che ruolo ha svolto la fondazione Santobono-Pausilipon durante la
duto anche ad assegnare buoni alimentari alle famiglie che erano in città per
pandemia?
far curare i loro figli. Ancora, grazie ad un pulmino donato dal cardinale Cre-
Nel periodo acuto dell’emergenza la fondazione Santobono-Pausilipon e,
scenzio Sepe abbiamo organizzato un servizio di trasporto dei pazienti, che
quindi, il settore del volontariato hanno affiancato l’ospedale pediatrico in
corrono forti rischi utilizzando mezzi pubblici essendo spesso immunodepressi,
primo luogo con l’obiettivo di sostenere le famiglie dei piccoli pazienti, la cui
dal domicilio all’ospedale per le cure e viceversa. E, oltre a garantire il traspor-
situazione, e in taluni casi anche la condizione sociale, è peggiorata a seguito
to dei piccoli durante tutto il periodo dell’emergenza, abbiamo organizzato
della pandemia. Per fare questo abbiamo lavorato su due fronti: da una parte,
un’attività di assistenza domiciliare avanzata, che comprende cioè anche la
garantendo gli alloggi gratuiti a disposizione delle famiglie che hanno bambini
diagnostica: la Fondazione, infatti, insieme ad altre associazioni ha assicurato
degenti, soprattutto quelli oncologici che sono ricoverati per lunghi periodi
il trasporto di medici ed infermieri presso il domicilio dei pazienti. Abbiamo,
e spesso vengono a curarsi presso l’ospedale Santobono Pausilipon da fuori
inoltre, acquistato e donato al Santobono-Pausilipon attrezzature che consen-
provincia e da altre Regioni. D’intesa con altre associazioni abbiamo provve-
tono di eseguire a domicilio esami diagnostici, radio ed ecografici, evitando ai
pazienti fragili e a famiglie disagiate un accesso inappropriato in ospedale oltre
prevenzione nelle scuole attraverso le visite mediche effettuate presso struttu-
lo stretto necessario. In questo modo, infatti, tutto quanto è possibile eseguire
re scolastiche dei quartieri periferici, con lo scopo di contribuire a migliorare
senza recarsi in ospedale, da un prelievo di sangue a una pulizia di un catetere,
la qualità di vita dei più giovani, per i quali abbiamo anche ristrutturato un
da una trasfusione a esami diagnostici si fa e si continuerà a fare a domicilio.
campetto di calcio annesso ad una scuola di Ponticelli: è indubitabile, infatti,
La Fondazione Santobono-Pausilipon si distingue per il lavoro serio
che la qualità di vita dei bambini influisce sulla possibilità di crescere in salute
e importante che svolge a supporto dell’ospedale e, a sua volta, in
o, al contrario, di ammalarsi. Per tutte queste ragioni la Fondazione da anni
questa sua missione è fortemente sostenuta dai cittadini attraverso lo
si è aperta al territorio e di recente abbiamo aggiunto un ulteriore tassello,
strumento della donazione del 5 per mille e da altre forme di contribu-
stringendo un protocollo di intesa con l’Agenzia nazionale dei giovani e con
zione spontanea. Parliamo, allora, del ruolo fondamentale del volon-
l’università Suor Orsola Benincasa per promuovere il primo master dedicato
tariato nel settore della sanità alla luce della vostra ormai consolidata
alla formazione di chi vuole fare volontariato. L’esperienza della Fondazione,
esperienza.
infatti, ci ha fatto capire come il terzo settore può essere un traino determinan-
L’emergenza causata da Covid-19 ha dimostrato che la rete assistenziale pub-
te, non solo perché crea un legame fra cittadini e istituzioni su temi strategici
blica ha risposto ai bisogni complessi come quelli determinati dalla pandemia,
come la salute, ma anche perché può contribuire al finanziamento di servizi
confermando il legame che esiste fra i cittadini e la sanità pubblica, in parti-
ulteriori che migliorino la qualità della vita in ospedale ed al supporto alle fa-
colare al Sud dove quella privata è meno presente, ed ha ribadito il rapporto
miglie, servizi che non sempre possono essere garantiti con fondi pubblici. Il
fra la sanità che funziona e soddisfa le domande dei cittadini e la disponibilità
terzo settore, rinnovato utilizzando anche le nuove tecnologie a disposizione
di questi ultimi a donare per sostenere gli ospedali pubblici. Inoltre, il volon-
e creando reti, è una grandissima risorsa che può collegarsi efficacemente con
tariato, sia quello che opera in ospedale che quello che agisce in altre realtà
realtà pubbliche fondamentali come scuole ed ospedali, strutture per anziani,
esterne, è sempre stato presente e la Fondazione ha continuato ed intensifi-
case famiglie, attività sul territorio, ed è essenziale per il buon funzionamento
cato il suo lavoro di ponte fra i bisogni ospedalieri e i bisogni socio-assisten-
delle stesse strutture pubbliche. Quello a cui pensiamo e che vogliamo far
ziali complessi che emergono durante il ricovero e la cui presa in carico deve
crescere non è più un volontariato spontaneistico, ma un volontariato che
essere garantita anche dopo il ritorno a casa. La Fondazione, inoltre, ha da
ha tutti gli strumenti per supportare in modo forte e responsabile l’offerta di
tempo ampliato la sua attività anche all’esterno dell’ospedale, con iniziative di
servizi che viene dallo Stato.
i
S A N T O B O N O / P A U S I L I P O N
261
UN TIPO SPECIALE Interview & Photo_ Riccardo Sepe Visconti
P
rimario del Pronto Soccorso e dell’OBI al Santobono di Napoli, il più grande ospedale pediatrico del Sud Italia, con circa 100mila accessi annui, Vincenzo Tipo, insieme al dirigente medico di pediatria e Pronto Soccorso Thaililja Gagliardo, racconta l’epidemia vista nell’ottica dei bambini, sia nella fase dell’emergenza, quando gli accessi in ospedale sono crollati e il lockdown ha sconvolto le relazioni sociali e le abitudini dei
più piccoli, sia nella prospettiva di una organizzazione che garantisca l’apertura delle scuole, indispensabile per il loro benessere fisico e psicologico ma che deve necessariamente tenere conto del fatto che i bambini sono anch’essi veicolo di contagio.
Come si è attrezzato ed ha affrontato la pandemia il Pronto Soc-
uno per i pazienti non sospetti. Ci siamo adeguati pedissequamente alle
corso del Santobono, il più grande ospedale pediatrico del Sud
linee guida, eseguendo fin dal primo momento uno screening accurato
Italia ed uno dei primi del Paese? Quali difficoltà avete dovuto af-
per intercettare i pazienti positivi, e in questo ambito ha lavorato molto
frontare?
bene il triage e successivamente il pretriage, quando è stato istituito. Ver-
Vincenzo Tipo. Fra la fine di febbraio e gli inizi di marzo scorso, in modo
so le tende del pretriage, completamente esterne all’ospedale, sono stati
repentino, nel giro di 24 ore, abbiamo registrato una drastica riduzione
indirizzati tutti i sospetti, che hanno ricevuto gli esami necessari a stabi-
degli accessi al Pronto Soccorso - cosa che in realtà è accaduta in tutti i
lire il loro stato, compresi i tamponi rino-faringei. Solo quando eravamo
Pronto Soccorso italiani, con l’eccezione di quelli impegnati nella gestione
certi che fossero covid free, il piccolo paziente ed il suo accompagnatore
diretta dei pazienti covid. Questa circostanza ci ha consentito di poter
accedevano all’ospedale vero e proprio, qualora fosse necessario. E’ sta-
organizzare al meglio le attività ed adeguarle all’evento pandemico: ab-
to un impegno stressante per il personale, in quanto nessuno di noi era
biamo creato un doppio percorso, uno per i cosiddetti sospetti covid ed
abituato a trattare una patologia infettiva in un numero di pazienti tanto
elevato. Ma grazie all’ottimo lavoro di tutti e ad un magnifico gioco di
ricoveri, perché quando in un paziente anziano c’è una riacutizzazione
squadra siamo orgogliosi di dire che nessun caso positivo è passato senza
di una cardio o broncopatia, per esempio, è difficile che possa essere
controllo attraverso il Pronto Soccorso e, in generale, non c’è stato alcun
dimesso in breve tempo. Invece le patologie pediatriche che conducono
positivo al coronavirus non gestito all’interno del Santobono. Come Pron-
in Pronto Soccorso insorgono in forma acuta ma in un organismo sano.
to Soccorso sentivamo una forte responsabilità perché abbiamo reparti
La gestione, quindi, può essere risolta molto spesso in poco tempo: da
assai critici rispetto ad un ipotetico contagio, mi riferisco ad oncologia e
noi funziona bene l’accesso diretto in Pronto Soccorso e l’osservazione
neurochirurgia pediatrica, che per lo più tratta la neurooncologia, e alla
breve intensiva, cioè una degenza fra le poche ore e, al massimo, qualche
nefrologia dove ci sono pazienti immunodepressi, per cui un caso di covid
giorno, e queste modalità riescono a risolvere la maggior parte dei casi di
incontrollato avrebbe causato danni molto seri.
patologia acuta non complicata. La patologia acuta complessa, invece, se-
Ci sono differenze fra la gestione del paziente adulto che va in
gue una procedura che è analoga a quella dei Pronto Soccorso per adulti.
Pronto Soccorso e quella del paziente pediatrico in termini di pro-
Stiamo facendo questa intervista nel mese di agosto, in piena fase
blemi che pone?
3 della pandemia, l’emergenza se non è rientrata nella normalità,
Tipo. Il Pronto Soccorso pediatrico è del tutto diverso da quello per gli
si colloca comunque in parametri maggiormente gestibili rispetto
adulti: in quest’ultimo per lo più le patologie sono riacutizzazioni delle
a quelli con cui vi siete dovuti confrontare durante i mesi di marzo
malattie tipiche dell’età e richiedono un grande impegno in termini di
e aprile. Com’è la vita nel Pronto Soccorso del Santobono adesso,
che attività ci sono?
no attraverso il pretriage, se le condizioni cliniche sono buone eseguiamo
Thaililja Gagliardo. L’uso dei dispositivi di sicurezza adoperati durante
il tampone e li mandiamo in isolamento domiciliare in attesa dell’esito
la fase 1 dell’epidemia è ancora in atto, ma gli accessi sono di nuovo
del tampone stesso; se invece abbiamo dei dubbi li ricoveriamo, sempre
aumentati, diversamente dai mesi peggiori in cui venivano solo i codici gialli e i codici rossi – cosa che, in realtà, dovrebbe avvenire sempre, e non solo perché si ha paura del contagio. Adesso, invece, sono tornati anche i codici verdi e i bianchi, quindi patologie che in
dopo aver eseguito il test rapido:
Come Pronto Soccorso sentivamo la forte responsabilità di dover preservare l’ospedale che ha reparti assai critici rispetto ad un ipotetico contagio, come oncologia e nefrologia dove ci sono pazienti immunodepressi, e un caso di covid incontrollato avrebbe causato danni molto seri.
realtà sono gestibili a domicilio o
se è negativo vanno in un reparto normale, altrimenti si segue il percorso dedicato ai covid positivi. Arrivano anche molti traumatizzati, come accade sempre in estate, molti incidenti stradali anche seri, cadute dalla bicicletta, da muretti, per cui lavorano tantissimo chirur-
da parte del pediatra di base. Vediamo tanti casi di febbre, banali virosi
ghi ed ortopedici, a differenza della stagione invernale in cui è la pediatria
che però data la situazione tendono a venire in ospedale, cosa che prima
a essere molto impegnata.
dell’epidemia non accadeva. I pazienti continuano a fare il percorso ester-
Tipo. E’ vero che durante il lockdown abbiamo visto il Pronto Soccorso
svuotarsi, ma abbiamo visto anche arrivare bambini in condizioni gravissi-
ha penalizzato molto: ci hanno aiutato le mamme, l’uso di qualche gio-
me, al punto che uno di loro è deceduto. I casi più gravi erano patologie
cattolo ma è stato difficile. In realtà, se si fosse trattato solo della masche-
neoplastiche giunte ad una condizione di ingestibilità perché non sono
rina sarebbe stato meno problematico perché i bambini si sono abituati
state seguite nel modo corretto durante il lockdown, fino a mettere i
presto a vedere gli adulti indossarle, ma avevamo addosso diversi dpi e il
pazienti in pericolo di vita. Abbiamo anche avuto almeno due casi di gra-
consueto contatto con i pazienti non è stato possibile. Come pensate che si andrà
ve chetoacidosi diabetica, giunti in uno stato avanzato di malattia, perché trascurata nei suoi sintomi inziali che invece, di solito, i genitori riconoscono. Ci siamo resi conto che nelle famiglie e fra i pediatri di base si era generata un’idea distorta della situazione in Pronto
I bambini hanno sofferto più degli adulti del lockdown. La maggior parte di loro ha riempito il tempo dedicandosi a smartphone, videogiochi e pc, e ciò ha generato disturbi che sono andati dall’insonnia a fenomeni paraconvulsivi, legati agli stimoli continui indotti dai device.
Soccorso, sentito come luogo non
incontro alla riapertura delle scuole? Come si potranno gestire certe regole, per esempio di distanziamento e di uso delle mascherine, che verranno imposte anche a bambini? Tipo. In base alla mia esperienza, posso dire che non è vero che
sicuro, tanto che abbiamo dovuto fare un appello via social e sulla stampa
i bambini sono completamente immuni al coronavirus: abbiamo avuto
per chiedere di non trascurare i sintomi che si manifestavano nei bambini
pochi casi, per lo più paucisintomatici o addirittura asintomatici, e que-
e di venire in Pronto Soccorso nel caso fosse necessario, prima di arriva-
sta condizione predominante ha determinato la scarsa attenzione verso
re a quelle condizioni anche gravissime che abbiamo visto, naturalmen-
i bambini anche in termini di screening, cioè si sono fatti pochi tamponi
te sottolineando che garantivamo un accesso sicuro attraverso percorsi
ai piccoli perché non presentavano una sintomatologia evidente come
non inquinati dal covid. Aggiungo che dall’osservatorio del nostro Pronto Soccorso negli ultimi anni abbiamo visto come Napoli si sia trasformata in città turistica, infatti i bambini non residenti, anche non italiani, sono aumentati molto; inoltre, ogni volta che una nave da crociera attraccava in porto, immancabilmente uno o due bambini richiedevano le nostre cure. Quest’anno, invece, questi accessi non ci sono e finora non abbiamo curato nessun bambino straniero. Adesso la diffidenza verso l’ospedale è rientrata? Tipo. Completamente, anzi forse abbiamo il problema opposto, nel senso che la modalità di accesso è inappropriata in quanto si viene in Pronto Soccorso anche quando in realtà non ve ne è davvero necessità. Noi di solito raggiungiamo i 100mila accessi annui, quindi circa 300 al giorno, che ci rendono sicuramente il più affollato Pronto Soccorso della Campania e forse d’Europa: adesso non siamo ancora a questi numeri ma ci stiamo avvicinando.. Come è cambiato il rapporto fra i bambini e voi personale medico e infermieristico dal momento in cui siete stati obbligati ad avere il volto semicoperto, nascondendo in primo luogo il sorriso che è uno strumento di rassicurazione molto importante? Gagliardo. Essere completamente coperti dai dispositivi di protezione ci
gli adulti. Nella nostra esperienza, nessun bambino, infatti, ha avuto la sintomatologia classica che si riscontra invece negli adulti, per esempio la polmonite interstiziale. Anzi i piccoli che abbiamo visto con polmonite al tampone sono sempre risultati negativi e il confronto con colleghi che operano in ospedali pediatrici di altre città italiane ha dato il medesimo riscontro. Abbiamo avuto un bambino con la sindrome da iperinfiammazione multi sistemica (la cosiddetta Kawasaki like), che comporta una risposta esagerata dei mediatori immunitari dell’organismo e che è stata messa in collegamento con l’infezione da coronavirus. E’ un caso che ci ha fatto penare molto perché si è trattato di una situazione seria e lo stiamo ancora seguendo nella convalescenza. Per gestirlo al meglio siamo entrati in un pool internazionale e anche in questa occasione abbiamo potuto verificare come un po’ tutti hanno riscontrato gli stessi problemi e i sintomi dei bambini positivi in linea generale corrispondevano. Lo studio di prevalenza, da poco pubblicato dal ministero della Salute in base ai test sierologici eseguiti, documenta un contatto 5 volte maggiore rispetto al numero di positivi accertati con i tamponi, ciò significa che la positività della popolazione è 5 volte superiore rispetto ai tamponi. Ebbene, i tamponi si fanno in generale su chi ha sintomi e non a tappeto, quindi c’è da pensare che esista una bella fetta di asintomatici che ha contribuito a far circolare il virus e lo fa ancora, e fra questi molti potrebbero essere
arduo. Gli spazi necessari a separare le persone, infatti, non li abbiamo.
bambini.
Quindi la gestione della fase 4 non può essere lasciata unicamente agli
Guardando all’autunno che si avvicina, come responsabile del
ospedali, è necessaria un’organizzazione che investa del problema anche
Pronto Soccorso del Santobono che suggerimenti vorrebbe far ar-
altre realtà sanitarie.
rivare al presidente De Luca rispetto all’organizzazione sanitaria
Potrebbe essere utile somministrare il vaccino antinfluenzale ai
pediatrica?
bambini?
Tipo. Noi temiamo molto l’autunno e ciò che potrebbe accadere: già
Tipo. Il problema del vaccino contro l’influenza stagionale è che nei bam-
prima della pandemia settembre e ottobre erano un momento difficile,
bini non ha lo stesso effetto protettivo che ha sugli adulti, il cui sistema
perché con l’approssimarsi dell’inverno, e quindi della stagione delle vi-
immunitario ha una sorta di memoria delle migliaia di virus con cui è ve-
rosi, avevamo tantissimi bambini che si ammalavano presentando esatta-
nuto in contatto. Per i bambini non è così: anche se li vacciniamo, saranno
mente gli stessi sintomi identificati adesso come prevalenti per l’infezione
protetti dai ceppi per i quali è stato realizzato il vaccino, ma verranno
da coronavirus, cioè febbre, tosse, problemi respiratori. Avendo un alto
in contatto con tanti altri da cui non sono protetti e si ammaleranno lo
numero di accessi, per noi diventa oltremodo difficile pensare di mante-
stesso, a causa di quei virus che definiamo parainfluenzali e che hanno
nere la rigida separazione fra pazienti sospetti covid e covid free. Lo stesso
la medesima sintomatologia sia del virus dell’influenza stagionale che del
presidente De Luca, quando ha inaugurato il nuovo Pronto Soccorso circa
Covid-19.
un anno fa, ha convenuto sul fatto che 100mila accessi annui sono un
Qual è allora la soluzione?
numero ingestibile: con la nostra organizzazione ben rodata fino a pri-
Tipo. La creazione di un filtro davvero efficace che si serva della medicina
ma della pandemia di fatto ci riuscivamo ma farlo con un’organizzazione
territoriale. Deve essere chi governa il sistema a organizzare questo filtro
più complessa che tenga conto delle norme imposte dal covid è davvero
attraverso realtà intermedie, di cui fa parte anche il pediatra di base. In
altre Regioni già si attua qualcosa del genere, per esempio in Veneto il
Tipo. I bambini hanno sofferto più degli adulti del lockdown, in quanto
paziente pediatrico, come quello adulto sospetto, avvisa il medico di fa-
non hanno potuto capire pienamente perché non potevano andare dai
miglia che a sua volta invia una mail al servizio di prevenzione e si prenota
nonni o giocare con gli amici, è stato un momento davvero difficile in
il tampone che viene poi eseguito recandosi in auto presso luoghi orga-
cui, in verità, era arduo anche trovare il supporto psicologico. La maggior
nizzati appositamente (drive-in). Dopo qualche ora arriva il risultato: se è
parte di loro ha riempito il tempo dedicandosi totalmente a smartphone,
negativo si può accedere con tranquillità all’ambulatorio del pediatra, nel
videogiochi e pc, e ciò ha generato disturbi che sono andati dall’insonnia
caso dei bambini, non essendo fonte di contagio né per il medico né per
a fenomeni paraconvulsivi (ovvero sintomi che arrivavano a mimare una
altri. Il filtro esterno all’ospedale è indispensabile, perché per le ragioni
convulsione pur non risultandone tracce all’elettroencefalogramma), da
che ho detto i bambini sono molto soggetti a patologie parainfluenzali e
ipereccitazioni neurologiche legate agli stimoli continui indotti dai device.
respiratorie simili fra di loro ed è impossibile discriminare se non facendo
Casi di questo tipo ce ne sono stati tanti, al punto che abbiamo realizzato
diagnostica e noi quella non riusciremmo a gestirla sui grandissimi numeri
uno studio oggetto di pubblicazione. Abbiamo avuto un bambino che si
che ci aspettiamo.
comportava come se vivesse nel videogioco, dopo aver giocato per otto
Gagliardo. Vorrei rispondere sia come medico che come madre. Da me-
ore alla playstation. Nei più piccoli abbiamo registrato anche fenomeni di
dico le dico che ci troveremo file di bambini con febbre, insieme a bambini
regressione nel linguaggio, nelle attività e tutto questo era legato al lock-
con bronchiolite e altre patologie respiratorie non covid. E’ indispensabile
down protratto, che li ha privati della socializzazione. Da questo punto di
un filtro a monte, o creando figure mediche infermieristiche, a partire dal
vista la ripresa della scuola, in qualsiasi modo avvenga, sarà positiva, per-
pediatra di famiglia, per eseguire uno screening dei piccoli pazienti e far
ché le lezioni online in realtà non hanno funzionato bene e tutti i bambini
arrivare in ospedale solo quelli che ne hanno davvero bisogno. Già adesso
hanno sei mesi di buio nella loro formazione scolastica ma anche nel loro
arrivano solo perché hanno la febbre, con l’autunno-inverno, periodo di
vissuto emotivo.
elezione per i virus parainfluenzali saremo travolti e, ripeto, non possiamo
Quali sono secondo lei gli accorgimenti da prendere?
isolarli tutti e quindi rischiano di contagiarsi fra di loro. Sarebbe necessaria
Tipo. A mio parere il problema non sono i banchi, la cosa più importante
una realtà intermedia fra i pazienti e l’ospedale che costituisca un riferi-
da fare è che il genitore si assicuri che il figlio vada a scuola nelle migliori
mento per chi ha bambini con questi sintomi, con personale che si rechi
condizioni di salute possibili. Per esempio misuri la febbre al bambino tut-
a domicilio a eseguire un tampone, ma in tempi brevi, perché una madre
te le mattine, evitando di accompagnarlo a scuola se febbricitante o con
non aspetterà mai giorni e giorni il tampone a casa come è accaduto agli
sintomi respiratori importanti (tosse e affanno). Prima dell’epidemia, qual-
adulti, e verrà in ospedale, con tutti i problemi che abbiamo detto. Da
che volta, soprattutto per necessità lavorative, i genitori portavano i figli a
madre, poi, esprimo il timore che si decida di nuovo di chiudere scuole,
scuola anche se con qualche decimo di febbre o con il raffreddore: questo
palestre e altre realtà frequentate dai bambini e ho paura che se avverrà
non potrà più accadere! Il discrimine dell’assenza di febbre e di uno stato
possano insorgere nei più piccoli problemi psicologici. Lo dico anche in
di salute buono potrebbe già costituire un valido filtro da opporre alla
base all’esperienza con mia figlia di 6 anni, che alla riapertura ha avuto
diffusione del contagio nelle scuole. Ugualmente, il personale della scuola
dei problemi, per esempio paura di uscire, inoltre ancora adesso quando
dovrebbe periodicamente sottoporsi a un tampone o comunque a un test
rientro a casa mi chiede con insistenza di lavarmi le mani prima di toccarla,
per assicurarsi di non essere positivi, garantendo così se stessi e i bambini.
di indossare la mascherina.
E’ importante ricordare che i bambini, ancorché asintomatici o paucisinto-
Quali sono state le ricadute psicologiche delle restrizioni imposte
matici, potrebbero essere il veicolo del virus per gli adulti e per gli anziani,
dalla pandemia?
nei quali esso si comporta con maggiore aggressività clinica.
266
UROLOGIA SANTOBONO, UNITÀ STRATEGICA DEL MERIDIONE Interview_ Riccardo Sepe Visconti Photo_ Riccardo Sepe Visconti e Web
Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di
Di cosa si occupa la Struttura Complessa
d’attesa, i piccoli pazienti andavano fuori re-
una serie di attività ed interventi che potrebbe-
(S.C.) di Urologia Pediatrica che lei dirige?
gione, in particolare per la chirurgia, ma stiamo
ro forse essere trattati altrove. Oggi per creare
Siamo l’unico reparto di chirurgia urologica nel
recuperando: consideri che ogni 6 mesi esple-
un centro di eccellenza non basta la scienza, è
centro-sud Italia e si tratta di una realtà strate-
tiamo un’attività di circa il 100%, è possibile
necessaria anche la tecnologia e a tal proposito
gica, perché le patologie urologiche sono le più
quindi che si arrivi anche alla saturazione ma
l’altro sforzo che sta facendo questa azienda è
diffuse fra i bambini, e quelle che si risolvono
speriamo che ci diano la possibilità di allargarci.
di adeguare tecnologicamente il reparto.
chirurgicamente raggiungono l’80% del totale.
Le condizioni per farlo ci sono?
In che quota questo rinnovamento delle
Per molti anni, tuttavia, al Santobono si sono
Sì, perché il Santobono annovera diversi settori
strumentazioni è sostenuto da privati?
eseguiti solo interventi di routine; fino a quando
di eccellenza, abbiamo 20 specialità pediatriche
In modo considerevole. Per esempio, il laborato-
per volontà precisa della direzione dell’ospedale
attivate e questo ci rende unici, certo difetta un
rio di urodinamica che serve a comprendere la
di voler dare una risposta soddisfacente a tutti
po’ di organizzazione, ma va tenuto conto che
fisiologia del bambino dal punto di vista urolo-
i pazienti urologici è stato indetto un concor-
gli spazi sono pochi e dobbiamo spesso rincor-
gico, è avanzatissimo, l’unico nel centro-sud ed
so che io ho vinto e a partire dal giugno 2018
rere il posto letto, a ciò si aggiunge che siamo il
è stato realizzato con 56mila euro tutti da dona-
abbiamo in un certo senso rifondato il reparto.
pronto soccorso pediatrico di tutta la Campania
zioni private. E così altre attrezzature ce le dona-
Quando abbiamo iniziato c’erano lunghe liste
e dobbiamo di conseguenza sobbarcarci tutta
no le associazioni. Il Santobono è un ospedale
comunque molto attento in fatto di donazioni,
era sempre stato un mio pallino, essendo io
Uniti, sentiva il bisogno di far crescere un polo
non accetta di tutto e da chiunque, perché vo-
napoletano. Ho partecipato al concorso per il
di eccellenza nella città di Napoli.
gliono essere sicuri che non ci siano altri fini da
direttore del reparto di urologia pediatrica, l’ho
Dr. /////////////// Questo ospedale voleva cresce-
parte di chi lo fa. Attualmente, grazie a tutto
vinto e ho deciso di tornare. L’eccellenza della
re negli ambiti di cui mi sono sempre occupato,
quello che si è fatto siamo in grado di trattare
sanità che c’è al nord non è data dai professio-
cioè il trapianto del rene e la chirurgia roboti-
le patologie di cui ci occupiamo con il massimo
nisti perché ce ne sono di molto validi anche qui,
ca ed epatica, io ero interessato a collaborare
della tecnologia, esattamente come si fa in tutto
ma dall’efficienza del sistema, dalla sua ottima
a questo progetto e la dottoressa Minicucci ha
il resto del mondo.
organizzazione. Ma ti fa male vedere tutti i pa-
pensato a me. Non tutti gli ospedali, in realtà,
Quali sono i prossimi obiettivi che vi pone-
zienti costretti a venire a Milano per curarsi, e le
sono in grado di attivare questo tipo di specia-
te?
famiglie che hanno grandi difficoltà per pagarsi
lizzazioni, in Italia i centri di trapianto pediatrico
Il trapianto di rene e la chirurgia robotica, ulte-
il soggiorno, tante volte abbiamo dovuto pre-
sono 3, quindi è positivo crearne un quarto qui
riore perfezionamento delle tecniche operatorie
stargli la casa... Tutto ciò mi ha spinto a dire a
al sud e le potenzialità necessarie, anche rispet-
mininvasive ed entrambi li considero davvero
me stesso: hai fatto questa esperienza al nord,
to al bacino di utenza cui ci si rivolge, ci sono.
prossimi. La chirurgia robotica è il futuro di tutte
adesso torna nella tua città e lavora per far sì
E naturalmente, trovare qui il dottor Di Iorio e
le chirurgie, ma come spesso accade per le bran-
che i bambini non debbano percorrere 1000
poter collaborare con lui è stato fondamentale.
che pediatriche, sono un po’ indietro rispetto ai
chilometri per curarsi. Ecco, questa è stata una
In un certo senso è come formare una squadra
medesimi ambiti per gli adulti, perché investire
molla molto importante che mi ha indotto a tor-
di calcio...!
sulla medicina pediatrica rende meno e quindi
nare, prevalendo anche sui vantaggi personali
Esattamente, perché l’idea del primario chirurgo
ci si dedica ai bambini sempre in un secondo
che mi venivano dallo stare a Milano.
che fa tutto è superata, oggi la specializzazio-
momento. Se il Santobono riesce ad avere il ro-
Come ha formato l’equipe che oggi l’af-
ne è così forte che una sola persona non può
bot sarà il primo ospedale pediatrico in Italia ad
fianca?
riuscire a coprire in maniera adeguata tutto gli
eseguire operazioni con questo strumento.
Una parte del personale era già qui, il resto l’ho
ambiti e il reparto funziona esattamente come
Lei ha lavorato a lungo a Milano: come mai
portato io. In un ambiente lavorativo impostato
una squadra di calcio. Ora, quelle vincenti sono
ha deciso di tornare nella sua città?
su vecchie concezioni inevitabilmente i profes-
le squadre in cui puoi anche cambiare uno dei
Nel 2007 sono andato all’ospedale dei bambini
sionisti sono demotivati, quindi la prima tappa
giocatori, ma il team continua a funzionare. Più
V. Buzzi, che fa parte dell’ASST Fatebenefratel-
fondamentale è stata fargli capire che il loro la-
la proprietà, volendo continuare nella metafora,
li-Sacco dove si richiedeva una figura di chirur-
voro non si limitava a quello che avevano fatto
quindi la direzione dell’ospedale, dà strumenta-
go urologico pediatrico e l’esperienza è stata
fino a quel momento. Contemporaneamente,
zioni, possibilità di aggiornarsi, ecc. più l’equipe
davvero soddisfacente perché lì si lavora in un
ho chiamato giovani medici che quando sento-
sarà forte.
ambiente molto ordinato, preciso, dove tutto è
no che si vuole migliorare, crescere, sono sem-
Di recente direi, sempre per rimanere nel
codificato e a Milano si vive bene. Per 14 anni
pre attratti. Tenga conto che chi lavora in campo
linguaggio calcistico, potremmo dire che
insieme ai colleghi abbiamo fatto crescere la
pediatrico lo fa soprattutto perché ha passione
avete vinto il campionato quando avete
struttura che è diventato un’eccellenza dal pun-
e non certo per ragioni economiche. Anche il
eseguito un’operazione di cui si è parlato
to di vista chirurgico. Ma ad un certo punto il
dottor //////////, chirurgo molto esperto che ha
moltissimo, operando di tumore maligno
chirurgo ha bisogno di stimoli e il Santobono
lavorato al Bambin Gesù ma anche negli Stati
all’utero in laparoscopia una bambina di
un anno, conservando l’organo con l’obiet-
Come funziona? Vi riunite e discutete insie-
tero, senza esporlo.
tivo di preservarne la funzionalità futura.
me?
In un sistema complesso qual è quello in
Quell’intervento è stato la prova che abbiamo le
Sì, quando è necessario per i casi importanti e
cui ci troviamo ad agire ci sono i malati, voi
capacità per affrontare qualsiasi tipo di proble-
qui ne abbiamo parecchi, ci riuniamo, di solito il
che li curate e chi racconta tutto questo,
ma, diciamo che abbiamo vinto un’importante
venerdì pomeriggio, e ognuno dice la sua. Sono
permettendo alla gente di comprendere la
partita di Champions e ci siamo detti che forse
presenti in primo luogo i nostri medici, in que-
portata del vostro lavoro.
potremmo vincere anche il trofeo della Cham-
sto caso l’oncologo Abate per capire ciò che la
I medici vecchio stampo pensavano che le per-
pions...
medicina si aspetta da noi chirurghi e cosa noi
sone andassero tenute a distanza, si ponevano
Quanto è grande l’utero di una bambina di
consideriamo fattibile. Così abbiamo individua-
in modo da alzare un muro fra sé e i pazienti
1 anno?
to il percorso più efficace da seguire.
che dovevano in un certo senso dare loro un
Tre centimetri e il tumore era grande 1,3 cm.
Ci spieghi cosa significa operare in laparo-
assegno in bianco, affidandosi completamente.
Considero questo caso molto particolare, per-
scopia?
Io, invece, penso che con le persone bisogna
ché ha avuto un percorso ottimale all’interno
In anestesia totale sii praticano 3-4 fori attraver-
parlare. Anzi, credo che il problema delle ag-
di tutti i reparti del Santobono coinvolti per
so i quali raggiungiamo con appositi strumenti
gressioni ai medici che avvengono in particola-
risolverlo. In qualsiasi altra parte del mondo la
la parte su cui intervenire: è una tecnica minin-
re in Campania sia originato proprio da questa
paziente fosse andata, non avrebbe potuto ri-
vasiva, perché siamo noi a raggiungere le parti
vecchia impostazione del rapporto medico-pa-
cevere un trattamento migliore. Uguale sì, ma
su cui intervenire, non è necessario perciò tra-
ziente, dall’esistenza di quel muro fra noi e la
non migliore. In pediatria, infatti, è stata subito
zionare, portare fuori gli organi, niente di tutto
gente. Se invece si parla con loro, si mostra,
eseguita la diagnosi, grazie agli esami strumen-
questo, nel caso specifico siamo andati noi all’u-
anche attraverso un’attività di documentazione
tali abbiamo capito di cosa si trattava, una patologia molto rara. Quindi è andata in oncologia dove, altro punto di forza dell’ospedale, c’è un nuovo direttore, il dottor Massimo Abate che è un ottimo oncologo e sta facendo crescere quel reparto. Insomma, tutti hanno fatto la loro parte in maniera perfetta. Altri medici consultati altrove, ma non direttamente da noi, avevano consigliato di asportare l’utero e le ovaie, insomma un intervento molto demolitivo su una persona giovanissima. Inoltre, per operarla “a cielo aperto” si sarebbe dovuta ‘aprir’ a metà’ con tutte le conseguenze di una operazione così invasiva. Quindi, poiché nello staff siamo molto esperti in laparoscopia ci siamo sentiti in grado di eseguire un intervento mai praticato finora.
e divulgazione, in cosa consiste il nostro lavo-
preparati a questo intervento chiedendoci cosa
ro, abbatti quel muro. Noi siamo qui per loro,
potevamo fare per lei: poco dolore con la chi-
ma i genitori devono scegliere di far operare al
rurgia laparoscopica, un intervento che mirasse
Santobono i propri figli quando in Italia ci sono
a lasciarle la speranza di avere figli. E poi è mol-
Bambin Gesù e Istituto Nazionale dei Tumori,
ta importante l’esperienza, nel senso che è vero
dei giganti, strutture che fanno numeri molto
che quello specifico intervento non lo avevamo
alti, e per decidere di optare per noi deve cono-
mai eseguito, ma altri 200 simili sì, che hanno
scerci e imparare a fidarsi.
posto problematiche affini le cui soluzioni sono
Come avete preparato l’operazione?
servite a consentirci di realizzare questa deter-
Abbiamo studiato le tac, la risonanza, abbiamo
minata operazione.
studiato la letteratura, e cercando un riscontro
La bambina viene da Giugliano, città che
nel lavoro di altri colleghi abbiamo scoperto che
si trova al centro della cosiddetta terra dei
era la prima volta che si eseguiva questo inter-
fuochi, come si identificano in Campania
vento su una paziente di 1 anno.
quei territori martoriati da discariche abu-
Quindi voi sarete un punto di riferimento
sive di rifiuti, anche tossici, e da continui
per questo tipo di operazione?
roghi che avvelenano l’ambiente: vi siete
Realizzeremo una pubblicazione specialistica: il
chiesti se ci sia un nesso fra la zona in cui la
tipi particolari di tumori, per esempio, bimbi di
progresso della medicina è fatto di tante espe-
bimba vive e l’origine sua malattia?
2 anni con tumore della prostata e con la mia
rienze poi condivise e che messe insieme costi-
Sono tumori congeniti, dovuti all’azione di so-
esperienza, per esempio al Bambin Gesù che
tuiscono una grande esperienza. Quindi la no-
stanze teratogene (cioè sostanze che generano
accoglie piccoli pazienti da tutta Italia, e con
stra piccola esperienza è un’apripista, nel senso
anomalie durante lo sviluppo dell’embrione),
l’esperienza all’estero, non avevo mai visto una
che se qualcun altro si troverà a eseguire la me-
quindi quasi sicuramente sono dovuti al proble-
cosa del genere.
desima operazione, esisterà il nostro preceden-
ma dell’inquinamento che affligge quelle zone,
Di Iorio: Aggiungo che di tumori della vescica
te a cui guardare, magari anche per individuare
quando non ci sono cause genetiche, quindi fa-
molto rari in età pediatrica, in 13 anni di attività
una soluzione differente da quella che abbiamo
miliari. In quella della piccola non ci sono casi
a Milano ho visto 16 casi, mentre in 1 solo anno
adottato noi. Questa operazione è un altro tas-
di tumori di origine genetica, ma una serie im-
qui ne abbiamo avuti già quattro!
sello che ci fa compiere un ulteriore passo in
portante di parenti adulti morti per altri tipi di
Ampliamo il discorso e raccontiamo quali
avanti nell’immenso quadro del progresso della
tumori, che sono tipici tumori da inquinamento.
sono le altre patologie su cui si lavora in
chirurgia, perché dimostra che un intervento del
Quindi, quasi sicuramente la piccola paziente ha
questo reparto.
genere in una bambina di 1 anno è possibile.
risentito di questo tipo di ambiente.
Eseguiamo tutti gli interventi che riguardano
Che vantaggi ha la paziente da questo tipo
Vedete molti casi che arrivano da quelle
l’urologia pediatrica, per esempio le gravi mal-
di operazione?
zone?
formazioni delle vie urinarie, la calcolosi renale
La sera stessa ha potuto mangiare, cosa in re-
Sì, naturalmente non arrivano solo in urologia,
che nei piccoli è in forte aumento negli ultimi
altà normale nella chirurgia laparoscopica dei
dipende dalla patologia sviluppata. Io ho lavora-
decenni, mentre prima praticamente non esi-
piccoli, che recuperano molto in fretta. Ciò che
to a stretto contatto con l’Istituto dei tumori di
steva, e va a costituire una grossa fetta delle
distingue la nostra operazione è di essere stata
Milano, essendo noi i chirurghi dell’Istituto per i
patologie urologiche pediatriche. Una quota
realizzata in modo che l’utero possa conservare
bambini e posso dire, sottolineando che si trat-
di questo aumento si spiega con la crescita dei
la sua funzionalità e che, quindi, da adulta la
ta di una mia sensazione, che venendo qui ho
pazienti extracomunitari che vivono in Italia e
paziente possa avere figli. Questo è un concet-
avuto un impatto enorme con il problema dei
geneticamente hanno una maggiore inclinazio-
to nuovo, ma in realtà già radicato in oncologia
tumori nei piccoli.
ne a produrre calcoli. Poi ci occupiamo di tut-
pediatrica: i bambini non basta salvarli dal tu-
ALTRO MEDICO: E’ anche la mia impressione,
te le malformazioni urogenitali e naturalmente
more, si deve anche garantire loro una vita nor-
ma non abbiamo dati, ma c’è sicuramente un’in-
dell’oncologia.
male o comunque la migliore possibile. Ci siamo
cidenza maggiore che altrove e si registrano
Esperienza molto importante è l’utilizzo del bisturi laser, che usiamo per trattare molte patologie, per esempio in interventi sull’uretra, nella calcolosi renale. Sempre più, inoltre, agiamo per via endourologica, senza bisogno di operare. Lavorate anche su bambini provenienti da altre regioni del Sud Italia? Sì, in particolare arrivano dalla Calabria, soprattutto i neonati con problemi importanti perché siamo l’unico centro che tratta queste patologie in pazienti molto piccoli. Quanti ne seguite in un anno? Seguiamo oltre 3000 pazienti, di cui circa 1500, hanno bisogno di essere operati.