SpecialHEALT 2020
LA CAMPANIA SICURA DI TE
ASL NA 1 Centro
Covid Hospital Ospedale del Mare Covid Hospital Loreto Mare
ASL NA 2 Nord
Santa Maria delle Grazie San Giovanni di Dio San Giuliano Anna Rizzoli
ASL NA 3 Sud
Covid Hospital Boscotrecase
AORN OSPEDALI DEI COLLI D. Cotugno
IS. NAZIONALE TUMORI IRCCS- Fondazione Pascale
AORN NAPOLI A. Cardarelli
HEALTH EXCELLENCES Paolo Ascierto Francesco S. Faella
AORN AVELLINO San G. Moscati
ASL AVELLINO
Frangipane - Ariano Irpino
AOU SALERNO
AOU S. Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona Giovanni da Procida
AORN S. PIO BENEVENTO G. Rummo
AORN CASERTA
Sant’Anna e San Sebastiano
ASL CASERTA
Covid Hospital Maddaloni
S U M M A R Y
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COVER PHOTO_ Riccardo Sepe Visconti
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36
24 10
24 44
4 Vincenzo De Luca 10 Nino Postiglione 18 La protezione civile 20 La statistica al servizio della salute
44 Un piccolo ospedale dai grandi orizzonti
91 Cotugno, eccellenza mondiale
54 L’importanza della pianificazione
99 Le colonne del Cotugno
59 La prima linea dell’emergeneza
108 Ciro Verdoliva
62 Insieme, più forti
110 Il Covid Hospital nel cuore della città
24 Asl Napoli 2 Nord
65 Missione infermiere
28 Il cuore di San Giuliano
76 Garantire assistenza a tutti
118 Covid Hospital Ospedale del Mare
36 S. Maria delle Grazie Fabio Numis
80 Il più grande PS del Sud
126 Francesco S. Faella
SpecialHEALTH 2020
CREDITS editorinchiefcreativedirector riccardosepevisconti executivedirector silviabuchner marketingdirector ceciliad’ambrosio artdirectorstyle carmelamodarelli
LA CAMPANIA SICURA DI TE
editors silviabuchner riccardosepevisconti
SpecialHEALTH
PHOTO riccardosepevisconti T. 347 61 97 874
2020
Per la pubblicità: direttore marketing Cecilia D’Ambrosio 334. 2931628 marketing@ischiacity.it
editore officinaischitana delleartigrafiche s.r.l. via A. De Luca, 42 80077 ischia - italy rsv@ischiacity.it
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retefissa +39.081.5074161 retemobile 347.6197874 direttoreresponsabile riccardosepevisconti
126 136 Rummo Benevento
175 Nuovi orizzonti: la rianimazione aperta
150 Il protocollo Polverino
182 Frangipane: impegno senza limiti
156 Percorsi blindatissimi al Covid Hospital di Maddaloni 160 Caserta: un Covid Hospital in 15 giorni 168 Moscati: l’ospedale che protegge gli irpini
192 Boscotrecase: un Covid Hospital al servizio della gente
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N°57, anno 2020 registrazione tribunale di napoli, n°5 del 5 febbraio 2005 stampa tipografia microprint, napoli
P R E S I D E N T
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VINCENZO DE LUCA
Text_ VDL, 12 luglio 2020; photo_ Riccardo Sepe Visconti
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n tutta Italia si aspettavano l’ecatombe in Campania. Bene, diciamolo con sobrietà e con umiltà, ma anche a testa alta: la Cam-
pania è la Regione che è stata prima in Italia nella lotta contro l’epidemia da coronavirus. Chiaro?”.
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uando tra qualche mese dovremo discutere del riparto del fondo sanitario nazionale, la Campania farà la guerra
termonucleare. E misureremo la coerenza di tutti, a cominciare dal Pd, perché la verità viene prima delle bandiere di partito, anche di quelle del Pd. E’ una vergogna intollerabile.
I
mparate a memoria questo catechismo, questo versetto del Vangelo la Regione Campania ogni anno riceve 45 euro pro ca-
pite in meno rispetto a un cittadino del Veneto, 40 euro in meno rispetto alla Lombardia, 65 euro in meno rispetto all’Emilia Romagna, 30 euro in meno rispetto al Lazio, che è la Regione omologa alla Campania. Quando difendiamo i nostri interessi, dobbiamo stringere i pugni.
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S c i e n c e
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COVID 19: NULLA VIENE DAL NULLA, NULLA DIVENTA NULLA. Interview to dr. Ciro di Gennaro by Riccardo Sepe Visconti
Da Empedocle passando per Lavoisier e arrivando a Darwin è congetturato, in parte dimnostrato, che tutto ha un fine; ebbene ci siamo chiesti quale fine abbia un virus letale qual’è il SARS-CoV-2, che “scopo” abbia negli equilibri della Natura e verso le finalità delle nostre esistenze. Una domanda sospesa a mezza strada tra la curiosità scientifica e l’indagine filosofica... attraversando in punta di piedi i terreni della fede. Ascoltando una squisita spiegazione che m’ha offerto il dr. Ciro di Gennaro, ho deciso di sbobinare la nostra telefonata e proporre ai lettori questo interessante punto di vista che, personalmente, trovo affascinante.
I
n questo momento fare delle previsioni sull’evoluzione dell’epidemia
siamo sempre a quelli patogeni per l’uomo; in realtà esistono due grosse
che siano attendibili è un’impresa ardua, c’è infatti una quota di alea-
categorie di virus, una sono i batteriofagi o fagi, cioè virus di batteri, che
torietà enorme legata al fatto che noi il virus lo conosciamo poco; anzi i
riescono a parassitare solo i batteri. I batteri sono organismi monocarioti,
virus in generale sono difficili da gestire. A cosa serve un virus? Il virus è il
monocellulari, che non hanno una struttura complessa come la nostra:
trionfo della vita, è un meccanismo che l’evoluzione ha inventato per fare
non solo, infatti, sono costituiti da un’unica cellula priva di nucleo e di
in modo che delle piccole informazioni genetiche possano rapidamente
organuli, nel citosol (componente liquida del citoplasma) della cellula c’è
passare da una specie all’altra. Di solito, quando ci riferiamo ai virus pen-
solo il dna. Tuttavia, attenzione, i batteri fanno tutta una serie di cose
essenziali per la vita sulla terra, a iniziare dal ruolo che hanno nel degra-
parassitare obbligatoriamente batteri, se è un virus degli eucarioti specie
dare le spoglie degli organismi pluricellulari, senza di loro noi, per fare un
specifica, sennò non si riproduce. Quindi non esisterà mai un virus che
esempio, moriremo sepolti dal fogliame delle foreste, insomma sono im-
uccide completamente la specie che sta parassitando perché a quel pun-
portanti. Adesso torniamo ai virus fagi: essi servono a trasmettere infor-
to scomparirebbe anche lui. Un virus umano può riprodursi solo in cellule
mazioni genetiche nuove da un batterio all’altro e per permetterne così
umane, quindi se uccidesse tutti gli uomini sulla terra non si potrebbe più
una rapida evoluzione. I batteri, infatti, non hanno la riproduzione ses-
riprodurre e avrebbe programmato anche la propria estinzione. L’infezio-
suata che serve a mischiare le carte continuamente, a combinare fra loro
ne, perciò, deve programmare la riproduzione del virus ma non la morte
informazioni di dna differenti e queste nuove combinazioni potrebbero
di tutti i contagiati, alcuni di questi devono sviluppare resistenza in modo
essere più adatte, ragionando in termini di evoluzione, all’ambiente in cui
che la specie ospite del virus non sparisca del tutto, pena la scomparsa
gli organismi portatori del dna modificato vivono e, quindi, innescare un
anche del virus. Questa che ho illustrato è una teoria sviluppata da biologi
meccanismo evolutivo positivo. Si evolve, infatti, tutto ciò che è adatto
americani evoluzionisti che hanno una visione teleonomica, finalistica,
all’ambiente in cui si trova perché questo essere ben adattato gli con-
cercano sempre un perché ai fenomeni che registrano: da Darwin in poi i
sente di avere maggiori possibilità di riprodursi con successo. Faccio un
biologi hanno cercato di rispondere al perché la vita si presenta con certi
esempio relativo a organismi superiori: un fringuello delle Galapagos che
meccanismi e manifestazioni invece di altri, da Darwin in poi ci sono stati
si nutre esclusivamente dei semi di un pianta che si trova in quelle isole
tantissimi studi che cercano di dare delle risposte, allo stato attuale alla
qualora, per una qualsiasi ragione, la pianta cresce di meno, è destinato
domanda a cosa serve un virus la risposta è che il virus serve a scavalcare
a non potersi più nutrire e quindi riprodursi e rischia perciò di estinguersi.
la barriera fra specie, soprattutto le più semplici, con lo scopo di indurre
Se, però, grazie ad un incrocio di geni conseguente alla riproduzione
una variabilità genetica notevole. Nei batteri il meccanismo ha funzionato
sessuata iniziano a nascere fringuelli che possono nutrirsi anche di altro,
perfettamente, tanto che quando si dice che certi batteri sono poliresi-
nel caso dei fringuelli studiati d Darwin alle Galapagos da frugivori sono
stenti ciò che è accaduto è che hanno acquisito i geni di resistenza attra-
diventati ematofagi, ciò ha consentito a quelli che avevano registrato
verso plasmidi che sono una forma di fagi o attraverso fagi. Noi possiamo
grazie all’incrocio genetico questo mutamento nella loro nutrizione di
usare quintali di antibiotici contro i batteri e non è che essi acquisiscono
continuare a riprodursi e quindi a esistere, mentre gli altri si sono estinti.
improvvisamente la resistenza ad essi, ci deve essere un gene che codifi-
Il meccanismo dell’evoluzione, è guidato infatti dalla nascita stocastica,
ca una proteina che inibisce il farmaco, se il farmaco non ti permette di
cioè casuale, di nuovi caratteri genetici che si possono trasmettere alla
sintetizzare il peptidoglicano che è la barriera cellulare che si trova dopo
prole e se tale carattere genetico migliora la compatibilità con l’ambien-
la membrana e quindi uccide il virus, il batterio comincia a produrre una
te è una pressione selettiva positiva che si trasmetterà ai discendenti,
proteina che probabilmente inibisce questo enzima e quindi il farmaco
assicurando le generazioni future di chi ha subito quella modifica. Tutto
diventa inefficace.
ciò vale però per gli organismi che si riproducono in maniera sessuata, sia piante, le angiosperme, che organismi superiori animali. I batteri che non hanno questo meccanismo riproduttivo non hanno possibilità di trasmettersi materiale genetico, quindi nono potrebbero evolversi, se non in tempi molto lunghi: supplisce a questa mancanza appunto il virus fago, che inserisce un gene nel batterio che, a sua volta, lo integra nel proprio genoma e lo passa anche alle cellule figlie, consentendo l’immissione di un nuovo carattere genetico. Questo meccanismo, però talvolta a noi dà dei problemi, è infatti il meccanismo con cui alcuni fagi hanno trasmesso ai batteri la non sensibilità a certi farmaci, in particolare antibiotici. Se infatti in un batterio passa dai virus un gene che lisa (distrugge, dissolve) un farmaco, noi ci siamo giocati tutta quella classe di farmaci, perché tutti i batteri che acquisiscono questo gene attraverso il meccanismo dell’infezione virale fra di loro (attraverso i fagi) diventano resistenti a quei farmaci. Dal punto di vista evolutivo per loro è un carattere positivo perché gli consente di riprodursi più facilmente nell’ambiente non essendo più ostacolati dal farmaco. Quindi i virus sono nati con questo ruolo rispetto ai batteri; mano a mano poi come tutti gli organismi viventi hanno trovato nuove nicchie e anche la possibilità di arrivare alle cellule superiori, le eucarioti, dotate di nucleo, sia vegetali che animali e quindi accanto ai batteriofagi, i fagi, sono nati i virus propriamente detti, molti dei quali sono patogeni. Di solito la patogenicità è specie-specifica, cioè un virus che causa il cimurro al cane a noi non fa nulla, il virus che causa la leucemia felina ai gatti a noi non fa nulla e naturalmente ci sono i casi contrari, virus a cui noi siamo sensibili e a questi animali non fanno nulla. Talvolta, però, avviene un passaggio di specie e ciò può generare problemi seri, probabilmente è quanto è accaduto con il covid 19 con il passaggio dai pipistrelli, con l’influenza suina ecc. Ma è sempre un trionfo di vita, perché ili virus ha una capacità di riprodursi rapida, anche se poi da solo non può fare niente, non ha un apparato biosintetico, non si può riprodurre, è un parassita endocellulare: se è un fago deve
icityadv
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D I R E C T O R
CRONACHE DI TRINCEA
Q
uesta pubblicazione ha un potere: genera una connessione. For-
tale e soprattutto oscuro, ho avvertito un enorme disagio nel ritrovarmi
te e sistemica. Tra gli addetti al settore (molto!) ma anche tra chi
a casa a dover ascoltare cronache, giudizi, e perfino consigli espressi da
opera all’interno degli ospedali e tutta il resto della popolazione
persone molto distanti dalla seppur minima conoscenza della realtà in
che normalmente si tiene il più distante possibile da questa realtà.
corso… perché per conoscere c’è un solo modo: devi essere lì, dove si
È molto importante connettersi per capire ma anche per confrontarsi.
svolgono i fatti, dove la realtà si arroventa e la lotta diventa quotidianità.
Nei miei giri ho conosciuto persone di grande spessore e profonde com-
Non puoi mai capire i pensieri di un operatore di rianimazione se in quella
petenze del proprio mestiere (medici, infermieri, semplici assistenti oss,
sala non entri anche tu e non condividi, insaccato per ore nelle tute pro-
ricercatori, amministratori, impiegati, etc.) che tuttavia nel momento di
tettive, il rischio del contagio.
massima crisi pandemica non avevano alcuna possibilità (mancanza di tempo) di potersi rapportare con costanza a realtà assai diverse dalla propria. Ma – almeno a mio giudizio – è dal confronto costante che è reso possibile l’approfondimento della realtà.
RINGRAZIAMENTI PARTICOLARI
Girando tutte le aree cosiddette “rosse” dei presidi ospedalieri della Campania ho potuto raccogliere del materiale esclusivo (immagini e te-
Devo molto a quattro persone che, in particolare, hanno reso possibile
stimonianze) che metto a disposizione di tutti voi affinché attraverso i
questo mio viaggio nel ventre del COVID 19, esse sono la dottoressa An-
miei occhi e le mie molte domande vi possiate fare una personale idea
namaria Minicucci, che per prima mi ha introdotto nelle sale operatorie
di tutto ciò che è stato fatto in Campania per combattere il COVID 19;
degli ospedali, permettendomi, grazie al suo ruolo di Direttrice Sanitaria,
una battaglia che, naturalmente, è tutt’oggi in pieno svolgimento e che
di iniziare le mie esperienze prima al Rizzoli ad Ischia, quindi al Santobo-
non potrà dirsi mai vinta finché non verrà costruito il vaccino in grado di
no di Napoli; successivamente sono stati il dr. Pietro Rinaldi, dirigente
sconfiggere il Coronavirus, ma soprattutto resterà sempre incerta fin tan-
dell’ASL NA2 ed il suo Direttore Generale il dr. Antonio D’Amore a
to che gli esperti non saranno in grado di CAPIRE esattamente la natura
darmi piena fiducia e ad aprirmi tutte le porte delle rianimazioni degli
di questo virus, la sua origine e le sue evoluzioni.
ospedali Santa Maria delle Grazie a Pozzuoli, San Giuliano a Giugliano,
Sul piano strettamente personale ho sempre immaginato che per inter-
San Giovanni di Dio a Frattamaggiore e, ancora, il Rizzoli ad Ischia; infine
pretare (possibilmente bene) il mestiere di giornalista fosse necessaria
un ringraziamento davvero speciale lo rivolgo all’on. Bruno Cesario che
una dose massiccia di curiosità: la voglia irrefrenabile di capire dinamiche
in piena pandemia, dalla sua postazione operativa presso l’Unità di Crisi
e finalità dei fatti che sono alla base di qualsiasi racconto. Se non si scava
della Protezione Civile, ha chiamato tutte le direzioni degli ospedali cam-
in profondità – ma anche in ampiezza – diventa difficile ricostruire un
pani rendendo possibili le mie visite di documentazione in quei luoghi.
evento, capirlo, valutarlo… Purtroppo troppi miei colleghi pensano che
Spero di aver lavorato in modo tale da ripagare la fiducia e l’amicizia che
sia possibile affidarsi alla sola esperienza della rete, come surrogato alla
queste quattro persone mi hanno accordato.
conoscenza palpabile dei fatti. E questo genera, superficialità, sciatteria, irrilevanza dei giudizi. Quando la pandemia ha iniziato a mostrare il suo lato più violento, mor-
RICCARDO SEPE VISCONTI
NAPOLI CENTRO DIREZIONALE
NINO POSTIGLIONE
MISSIONE PROTEZIONE E’ la mente strategica di uno degli ambiti più delicati dei tanti su cui ha competenza la Regione, Nino Postiglione infatti, guida la Direzione generale per la tutela della salute e il coordinamento del Sistema Sanitario Regionale. Insieme a Italo Giulivo, Direttore Generale per i lavori pubblici e la protezione civile, ha coordinato la gestione della pandemia provocata dal Corona virus, prendendo decisioni cruciali da cui è dipesa la salute e la sicurezza di 6 milioni di campani. Ma il campo d’azione dell’avvocato Postiglione, secondo il suo mandato, va naturalmente oltre l’emergenza sanitaria: la programmazione dei prossimi anni in cui finalmente la sanità della Regione potrà ulteriormente rafforzarsi e crescere in qualità, libera dal pesante fardello del risanamento del bilancio che è stato raggiunto, vede infatti, Postiglione fra i protagonisti.
L
ei è uno dei consiglieri più ascolta-
rente gli aspetti sanitari: ci spiega come
il reperimento e l’acquisto di dpi e strumenta-
ti dal presidente De Luca nel settore
nasce questa task force?
zione utile per i sanitari e la popolazione. In tal
della Sanità, ambito in cui lo Stato as-
Quando l’emergenza sanitaria è esplosa, a li-
modo la protezione civile ha potuto dedicarsi
segna alle Regioni una forte autonomia e
vello nazionale si è consigliato alle regioni di
invece alle attività di logistica ed organizzazio-
piena competenza. Come nascono le stra-
costituire delle task force con all’interno una
ne, per esempio lo spostamento di personale,
tegie relative alla sanità in Campania? Il
pluralità di competenze, ma l’unità di crisi re-
le call internazionali per richiamare personale
presidente De Luca le stabilisce in autono-
gionale, presieduta da Italo Giulivo, si costitu-
medico e strutturare ospedali supplementari,
mia o le tracciate insieme?
isce in virtù di un provvedimento della regione
ecc. Creare l’interfaccia regionale con la prote-
Il presidente De Luca ha maturato una espe-
Campania. Con un successivo decreto è stato
zione civile ha significato mettersi su un sentie-
rienza quasi ineguagliabile nel campo della
poi precisato che era meglio avere unità di crisi
ro ben collaudato, perché le due protezioni ci-
pubblica amministrazione e con il suo arrivo 5
coordinate dalle diverse protezioni civili regio-
vili, regionale e nazionale, si attivano sempre in
anni fa alla guida della Regione è stata tangibi-
nali che interfacciavano con la protezione civile
occasione di grandi catastrofi (terremoti, disa-
le l’aria di rinnovamento he ha portato. E’ evi-
nazionale, che il governo ha identificato come
stri naturali, ecc.) ed è un meccanismo che fun-
dente che quando si devono prendere decisioni
primo soggetto attuatore delle misure anti pan-
ziona bene. Nel caso della pandemia, l’aspetto
tecniche il Presidente dà le linee di indirizzo e
demia. Successivamente, la protezione civile
sanitario ha dovuto integrare le protezioni ci-
poi si confronta con i tecnici.
nazionale è stata affiancata da un commissario
vili regionali: i collaboratori sanitari sono stati
Lei ha presieduto l’unità di crisi della pro-
straordinario, Domenico Arcuri, cui sono state
scelti da me e ogni atto della protezione civile
tezione civile per il covid per la parte ine-
affidate una serie di attività, principalmente e
campana porta la doppia firma di Italo Giulivo
come coordinatore della protezione civile e la mia come direttore generale della sanità per gli aspetti tecnici pertinenti a questo settore. Parliamo delle strategie attuate in Campania per limitare la diffusione del contagio e rafforzare la rete sanitaria, mi riferisco per esempio alla scelta fatta da un certo momento di separare nettamente i malati covid e chi li curava da tutto il resto. Cosa che si è attuata con diverse modalità, in alcuni casi adeguando ad accogliere i pazienti covid edifici già esistenti, mentre in altri casi si è deciso di realizzare ex novo ospedali covid modulari. Queste decisioni le ha prese l’unità di crisi e quindi lei per quel che riguarda gli apsetti tecnico sanitari? Tutte le attività messe in campo per contrastare la diffusione del covid hanno avuto una sede istruttoria nell’unità di crisi regionale, noi siamo i primi istruttori che ispirano nei contenuti di indagine le ordinanze finali emesse dal presidente De Luca. In ogni ordinanza, infatti, è
zioni venute attraverso le ordinanze del primo
to delle persone positive. E’ evidente, però, che
sempre premesso “Sentita l’unità di crisi…”:
ministro Conte, dei pareri del Comitato Tecni-
nei luoghi di cura isolamento e distanziamento
grazie alla pluralità di competenze che essa ha
co Scientifico e dalla protezione civile azionale.
non si possono applicare perché si tratta di una
al suo interno, dagli infettivologi agli esperti di
In sintesi, abbiamo tradotto in sede regionale
delle pochissime realtà in cui non ci può essere
organizzazione sanitaria, abbiamo affronta-
le possibilità di mettere al meglio in sicurezza i
soluzione di continuità fra le persone. Per cui
to tutti i problemi che si sono posti via via in
nostri servizi sanitari.
dovevamo garantire agli ospedali la possibilità
questi mesi, e che sono stati di volta in volta
Ci dà qualche esempio di come pratica-
di lavorare nella massima sicurezza. Anche in
segnalati dal Presidente stesso, dalle single Asl,
mente siete intervenuti?
base all’esperienza dolorosamente vissuta nel
dalle forze dell’ordine, dalle autorità, dal 118,
Sul piano scientifico la prima arma di contrasto
nord Italia, ci era ben chiaro che una commi-
ecc. Abbiamo tenuto conto anche delle indica-
al covid è il distanziamento sociale e l’isolamen-
stione di servizi può essere deleteria e produrre
molti danni, e che identificare strutture sanitarie
dovuto mantenere le urgenze, le cure oncolo-
miste come le rsa e usarle per ospitarvi sia pa-
giche e i trattamenti salva vita come la dialisi.
zienti ordinari che pazienti positivi al coronavi-
E per poter tutelare al massimo gli accessi indi-
rus è assolutamente contrario ad ogni regola di
spensabili a questi servizi e ai pronto soccorso
buona sanità. Quindi il principio generale che ci
abbiamo creato appunto le tende di pretriage
ha guidato è stato il seguente: dove era possibile creare una
Per ripianare il dissesto della
netta separazione andava fat-
sanità regionale nel minor
to, per esempio all’ospedale
tempo possibile, è stato
Cardarelli che è strutturato in
necessario bloccare il turn
padiglioni uno è stato desti-
over del personale per oltre
nato esclusivamente al covid.
10 anni. Finalmente, da
Nelle aziende più piccole che
poco, abbiamo ricominciato
hanno al loro interno 3-4 pre-
ad assumere, sostituendo
sidi ospedalieri chi ha potuto
i medici che vanno in
ha convertito uno solo di que-
pensione.
in cui si realizzavano screening sierologici veloci su tutti quelli che vi accedevano per abbattere al massimo il rischio che entrassero covid positivi in pronto soccorso, arrivando a contagiare magari anche i reparti ordinari. Ecco, queste sono tutte decisioni prese dall’unità di crisi per poter evitare di diffondere il contagio
sti presidi a covid hospital (per
nelle strutture sanitarie ed era
es, l’ospedale di Boscotrecase
uno dei nostri obiettivi primari, dato che queste
per la asl Napoli 3, il Giovanni da Procida per
stesse strutture si dovevano dedicare a curare i
Salerno). Dove ciò non era possibile grazie alla
malati di covid.
protezione civile si sono istallate postazioni di
Parliamo della realizzazione di ulteriori
pretriage, che precedevano i pronto soccorso.
posti di terapia intensiva e semintensi-
Infatti pur avendo come organizzazione sanita-
va da affiancare a quelli già presenti ne-
ria sospeso le attività di elezione e specialistica
gli ospedali campani. Abbiamo visto che
ambulatoriale dentro gli ospedali (e lo abbiamo
avete adottato due strategie, riconvertire
fatto 3 giorni prima della Lombardia), abbiamo
strutture già esistenti come il Loreto Mare
e creare nuovi posti ex novo con la formu-
vano fornire i servizi di supporto indispensabi-
ciò, inoltre, rende chiaro come era sottodimen-
la degli ospedali modulari, come quello in-
li a farli funzionare al meglio. E’ la soluzione
sionata la dotazione precedente: questi posti
stallato per esempio davanti all’ospedale
sanitaria più corretta e a Napoli ci è apparsa
letto altamente specialistici non sono finalizzati
del Mare. Queste scelte sono state anche
come la soluzione migliore scegliere l’area con-
solo al covid, in questo modo potremo aggior-
oggetto di polemiche, per esempio la tra-
tigua all’ospedale del Mare che era già pronta
nare i macchinari dotazione dei posti di riani-
smissione televisiva Report ha fatto nota-
per accogliere i prefabbricati dei moduli. Ma le
mazione già esistenti e sarà una svolta per l’in-
re che all’interno dell’Ospedale del Mare ci
dirò di più, il DL Rilancio ha stabilito un nuovo
tera assistenza sanitaria regionale. Avendo più
sono due piani che potevano essere adat-
parametro per i posti di terapia intensiva, ori-
posti di terapia intensiva si potranno, infatti,
tati a reparti covid, invece di impiantare i
ginariamente previsti dal DM
moduli. Le chiedo adesso quale delle due
70: adesso ogni Regione deve
scelte giudica la più giusta, anche in una
avere 0,14 posti letto ogni
prospettiva di medio termine.
1000 abitanti, che in Cam-
Tenendo da parte la querelle innescata da
pania significa 847 posti di
Report contro cui De Luca ha sporto querela,
rianimazione. Prima di realiz-
essendo state dette una serie di inesattezze e
zare gli ospedali modulari ne
falsità, entrambi le scelte sono valide. Quando
avevamo 315, con i modulari
era possibile avere padiglioni dedicati li abbia-
a questi se ne sono aggiunti
mo usati, quando si avevano strutture da tra-
120, ciò vuol dire che ne do-
sformare in presidio covid lo abbiamo fatto e
vremo realizzare altri 200, per
nell’asl Napoli 1 il Loreto Mare era adatto a
i quali peraltro siamo stati fi-
essere trasformato in covid hospital. E poiché,
nanziati. Gli uffici regionali
ospedaliero
nonostante questa attività, abbiamo rischiato
competenti hanno inviato il
regionale per le malattie in-
di non poter far scendere i pazienti dalle am-
piano di realizzazione al Ministero, adesso è in
fettive e tropicali in seguito alle valutazioni
bulanze perché gli ospedali erano tutti pieni,
fase di valutazione e siamo certi di validazio-
eseguite, come lo Spallanzani nel Lazio e in
abbiamo deciso di aggiungere tre strutture mo-
ne da parte del ministero della salute appunto.
Lombardia il Sacco. Della qualità dei servizi di
dulari con posti letto di terapia intensiva, ricon-
Quindi polemizzare sul fatto che le rianimazioni
questa struttura abbiamo avuto prova evidente
vertibili anche in semintensiva, da porre in tre
modulari sono vuote è senza senso dato che
quando qualche tempo fa c’è stato un focolaio
punti strategici della Regione, a Napoli, Salerno
per volontà del governo nazionale dobbiamo
di meningite e hanno costruito una rete orga-
e Caserta. Volutamente li abbiamo realizzati in
addirittura accrescerne il numero per averne,
nizzativa perfetta per debellarlo. Sono straordi-
contiguità con strutture ospedaliere che pote-
che ci sia o no il covid, dopo l’estate 847. Tutto
nari, appassionati e hanno un’organizzazione
moltiplicare gli interventi chiAbbiamo rischiato di non poter far scendere i pazienti dalle ambulanze perché gli ospedali erano pieni, per cui si è deciso di aggiungere tre strutture modulari con posti letto di terapia intensiva da porre in tre punti strategici della Regione, a Napoli, Salerno e Caserta.
rurgici, le attività di cardio e neurochirurgia. E se tornasse l’epidemia, non avremmo più il terribile problema di dover cercare un posto letto per una persona in pericolo di vita. Mi dà una sua opinione sull’ospedale Cotugno? Il Cotugno è un’eccellenza, identificato in tempi non sospetti dall’ISS come presidio di
riferimento
17
scientifica che è stata esaltata dal fatto che sia
Sperando che il covid sia, d’ora in poi, solo un
plesse di Cure Primarie), le AFT (Aggregazioni
stato uno degli ospedali in prima linea contro il
ricordo, va detto che questa emergenza gra-
Funzionali Territoriali) e ammodernare i distret-
covid senza nessuna conseguenza sugli opera-
vissima ha fatto sì che si decidesse di spostare
ti. Finalmente non ci sarà più il problema del
tori. Aggiungo che ci hanno aiutato tanto nella
consistenti investimenti sulla sanità. Chiedo
blocco del turn over e già da un paio di anni
riconversione di posti letto da ordinari a covid,
quindi a lei che è uno dei perni della strategia
riusciamo ad avere il ricambio del personale che
tutte le emergenze di questi mesi hanno avuto
campana in questo settore, in quali direzioni vi
va a riposo fino al 100%: tenga conto che fino
nel Cotugno un punto di snodo fondamentale.
muoverete a partire dal prossimo autunno?
a poco tempo fa a fronte di 100 che uscivano
Hanno lavorato moltissimo sui tamponi, in una
Come ho già accennato, abbiamo riformulato
ne entravano zero! Da un po’ eravamo riusciti
prima fase in solitaria, e posseggono macchi-
il piano ospedaliero secondo
nari di analisi all’avanguardia nell’UOC di mi-
i nuovi parametri chiesti dal
crobiologie e virologia diretta dall’ottimo Luigi
Governo e adesso il nostro
Atripaldi.
operato è all’esame del mini-
Il Cotugno ha anche attivato insieme
stero della Salute. Quindi per
all’oncologo Paolo Ascierto un protocollo
quanto riguarda la dotazione
per l’applicazione del farmaco tocilizumab
di un maggior numero di posti
per combattere alcune gravi conseguenze
letto in terapia intensiva, se-
del covid.
mintensiva e il potenziamento
La pandemia ha messo in luce in modo evi-
delle unità operative di pneu-
dente le ottime professionalità che abbiamo in
mologia e malattie infettive, il
campo medico nella Regione. Il protocollo To-
progetto è stato già steso ed
cilizumab per contrastare la pericolosa cascata
è in via di finanziamento per
infiammatoria connessa all’infezione dal Covid
poter iniziare a realizzare ciò
ha avuto una vasta eco mediatica, ma non pos-
che è previsto dopo l’estate,
so non ricordare altre notevoli professionalità
dando corpo a una grande rete ospedaliera che
potenziamento di posti letto, la velocizzazione
come l’oncologo di fama internazionale Cesa-
ci consentirà di fare un salto di qualità e di ab-
delle procedure di reclutamento, la rivalutazio-
re Gridelli ad Avellino, Domenico Catapano a
battere la mobilità passiva. La seconda grande
ne dell’organizzazione della medicina sul terri-
Benevento, grande neurochirurgo che adesso
opera da mettere in campo è il potenziamento
torio e una serie di attività destinate a tentare
opera all’ospedale del Mare. Siamo in grado
della medicina territoriale: consideri che gli arti-
di direzionare verso gli ospedali il più possibile
di dare assistenza di alto livello in tanti settori:
coli 1 e 2 del decreto 34/2020 che assegnano i
solo i pazienti che ne abbiano davvero bisogno,
tuttavia devo anche dire che i cittadini ci han-
finanziamenti alle Regioni per realizzare i posti
creando per gli altri un efficace, capillare filtro
no finora contestato che, nonostante queste
letto di intensiva e il potenziamento appunto,
sul territorio con l’aiuto anche della medicina
figure professionali di alto profilo, il panorama
ha visto un investimento rispettivamente di 1
convenzionata in modo che il paziente senta il
dell’edilizia sanitaria campana fosse disastrato,
miliardo di euro per l’articolo 1 e 1 miliardo e
servizio più vicino e subito una soluzione pros-
con un territorio che comprende anche distretti
300 milioni di euro per l’articolo 2, quindi po-
sima del suo problema di salute, mentre il gran-
sanitari cui non si è data la necessaria cura ed
tremo potenziare le USC, le UCCP (Unità Com-
de pronto soccorso, come quello del cardarelli
attenzione. A questo rispondo ricordando in primo luogo ciò per cui il presidente De Luca si batte da tempo, vale a dire modificare il riparto dei fondi nazionali destinati alla sanità che vedono la Campania penalizzata, i cittadini del Veneto, della Liguria valgono dal 50% in più fino al doppio di quelli della Campania. Nel momento in cui abbiamo approvato il piano di rientro, conseguenza della enorme mole di debiti accumulata nel passato, 14mila miliardi delle vecchie lire al 12 dicembre 2005, non potevamo non avere l’obbligo di mettere un punto e ricominciare daccapo. Ebbene, fra le misure più nefaste previste per ripianare il dissesto nel minor tempo possibile, c’è stato il bocco del turn over del personale, che è durato oltre 10 anni. Questo ha fatto necessariamente saltare una generazione di personale medico che se fosse stato assunto avrebbe potuto poteva attingere alle competenze dei primari che mano a mano sono andati invece in pensione senza lasciare degli eredi e ciò ha avuto un forte riflesso negativo sulla quantità e sulla qualità dei servizi che abbiamo potuto erogare.
ad ottenere di assumerne 10
Per risolvere il grave problema di carenza di medici in alcune specialità, il ministero dell’Università deve dialogare di più con il ministero della Salute per organizzare l’offerta universitaria tenendo conto dei fabbisogni del territorio.
ogni 100 in uscita, adesso tutti i 100 che escono vengono rimpiazzati. Stiamo dando la precedenza all’approvazione con grande celerità dei piani triennali di fabbisogno delle singole aziende, abbiamo un ufficio strutturato con un dirigente che segue con grande passione questo settore che poi era il mio lavoro un tempo. La nuova stagione che si prospetta vedrà grande attenzione all’edilizia sanitaria, il
per esempio, che adesso spesso si vede costretto a mettere in barella persone che tutto hanno salvo l’esigenza di stare in un pronto soccorso, possa finalmente dedicarsi a curare chi necessita di interventi per patologie gravi. Quali sono gli ostacoli che dovrete superare per raggiungere questi obiettivi’ Abbiamo problemi che sono il riflesso di problematiche di livello nazionale, per esempio mancano determinati profili professionali, il numero chiuso della facoltà di medicina ci costringe spesso a ricorrere a call internazionali, abbiamo chiesto aiuto a medici tedeschi, albanesi, perché in Italia non esce dalle scuole di specializzazione un numero sufficiente di medici dell’emergenza, di radiologi, ecc. Per risolvere questo grave problema è necessario un maggiore raccordo fra il Mur, cioè il ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e il mi-
approvare borse per avere più anestesisti e lo fa
dichiarato lo stato di emergenza per il covid e
nistero della Salute, affinché il primo strutturi il
in ragione delle aule e delle capacità formative
l’ultima disposizione è datata 31 luglio 2020,
bisogno formativo confrontandosi con il secon-
dell’Università noi avremo dei problemi. Questo
anche se si parla di una proroga. Attualmen-
do, in modo da tenere conto dei fabbisogni del
dialogo va accelerato, altrimenti le possibilità di
te le deroghe di cui ci siamo avvantaggiati non
territorio nel momento in cui si organizza l’of-
curare con un numero adeguato di medici nel-
riguardano solo l’edilizia sanitaria, ma anche
ferta universitaria. Se promuovono per esem-
le varie branche diminuisce, quelle che devono
le capacità occupazionali e di reclutamento:
pio 100 borse per l’ortodonzia mentre servono
essere maggiormente finanziate sono i corsi di
per l’emergenza abbiamo potuto richiamare
i cardiologi questa è una mancanza di dialogo
laurea in medicina e certe scuole di specializ-
in servizio personale in quiescenza, abbiamo
che si riverbera negativamente sui servizi che
zazione.; nel settore infermieri e oss invece la
introdotto personale al quarto e quinto anno
possiamo dare, ma credo che parlandosi si
situazione è migliore.
delle scuole di specializzazione poi addirittura
possa raggiungere un bilanciamento utile. Inol-
Durante l’emergenza covid le Regioni han-
si è immesso in servizio personale solo laureato
tre, come Regione abbiamo finanziato borse
no potuto avvantaggiarsi d una serie di
in medicina e iscritto ad una scuola di specializ-
aggiuntive, privilegiando i settori in cui siamo
facilitazioni per tutte le attività connesse
zazione, dando un titolo abilitativo alla laurea,
carenti di specialisti; paradossalmente, tuttavia,
all’emergenza stessa. Adesso cambieranno
cosa che ordinariamente non è possibile perché
anche per le borse finanziate come Regione
le cose e come?
senza titolo di specializzazione non si può svol-
dobbiamo passare per l’approvazione del Mur:
Naturalmente valgono le direttive nazionali: al
gere attività di tipo sanitario.
ciò significa che se il Ministero decide di non
momento le deroghe sono vigenti fino a che è
Come è stato il rapporto fra l’ente Regione
e i Municipi durante la pandemia: accade
a quella garantita adesso. E certi sindaci, pur
di Lacco Ameno ha ristrutturato l’area adibita
che non ci sia intesa fra Regione e Comu-
prevedendo il nostro protocollo che per ragio-
all’atterraggio dell’elicottero e quindi non ci
ni, in Campania il caso più emblematico
ni di sicurezza sanitaria andavano fatti presso
sono grandi difficoltà. Certo per il futuro l’o-
è quello della città di Napoli. Come avete
strutture sanitarie e con personale abilitato,
spedale va potenziato ed è ormai quasi operati-
gestito eventuali situazioni di scarsa colla-
hanno creato delle loro strutture e quindi da
va una progettazione esecutiva da parte dell’asl
borazione?
parte nostra è scattata un attività di diffida e
per ampliare gli edifici, con un nuovo corpo di
La Campania conta 550 Comuni e quindi è na-
contrasto a queste prese di posizione. Invece
fabbrica su un terreno in via di acquisizione dal-
turale che non sempre si riesce ad avere una
nella gestione dei focolai, per esempio, la col-
la Curia, confinante con la struttura attuale. Ci
visione univoca, ma in via generale non ci sono
laborazione delle autorità locali è stata massi-
auguriamo di avere entro l’anno l’approvazio-
stati grandi problemi, una circostanza di por-
ma anche se i sindaci erano di colore politico
ne della consulta nazionale per l’edilizia sani-
tata eccezionale come l’epidemia da covid ha
diverso.
richiamato la maggioranza dei sindaci ad ave-
Il presidente De Luca ha an-
re un forte senso di responsabilità. Nel caso si
nunciato che fra i tanti inter-
divergenze bisogna rifarsi alle norme: è vero
venti compresi nel progetto
che sul territorio comunale il sindaco è la pri-
regionale per la sanità ci sarà
ma autorità sanitaria, ma una norma del nostro
anche il tanto atteso amplia-
ordinamento prevede che per l’organizzazione
mento dell’ospedale A. Riz-
sanitaria lo Stato dà le linee guida e la Regione
zoli. Ci racconta a che punto
ha potestà legislativa concorrente per organiz-
è l’iter?
zare i servizi nel modo che ritiene più giusto.
Ischia, come tutte le isole e le
Qualche discrasia c’è stata, non tanto circa i
comunità montane, è stata di-
provvedimenti generali come distanziamento
chiarata zona disagiata e già
e uso dei dispositivi di protezione individuale,
per questo è dotata di un pron-
ma relativamente a interpretazioni differenti su
to soccorso in deroga rispetto
certe tematiche. Per esempio, i kit rapidi: an-
al Dm 70. Per le stesse ragioni,
che a livello nazionale, in verità, abbiamo visto
ci siamo battuti perché restasse
atteggiamenti differenti ma la linea di fondo è
aperto il punto nascita, in dero-
che l’unico strumento idoneo a fare una dia-
ga alle direttive nazionali in base alle quali si
per ottenere che la barella di biocontenimento
gnosi per il covid 19 è il tampone orofaringeo,
sarebbe dovuto chiudere, non raggiungendo il
possa entrare in una delle eliambulanze adibi-
tuttavia c’è una serie di ulteriori esami (prelievo
numero di parti richiesto per rimanere attivo.
te al servizio nelle isole del Golfo, in tal modo
venoso o capillare, dal dito) che ha un valore di
Quindi Ischia ha nel Rizzoli un pronto soccorso
anche il trasporto di pazienti infetti per i quali
screening più che diagnostico, cioè serve a mo-
funzionante con delle unità operative che sono
è necessaria questa precauzione, potrà essere
nitorare l’andamento dell’infezione nella popo-
state pensate per una località dove è necessario
fatto nel modo più veloce e agevole.
lazione e con questo scopo va utilizzato. Non
poter eseguire anche una prima stabilizzazione
Direzione generale della salute è l’ex assesso-
esiste al momento un’azienda produttrice che
dei pazienti. Inoltre, è stato previsto il poten-
rato alla sanità
possa garantirne il grado di affidabilità quindi
ziamento dei collegamenti con la terraferma
come regione Campania abbiamo stilato un
per i casi di emergenza, prevedendo l’eliambu-
protocollo che ne regoli l’uso. Fra l’altro in un
lanza e una base di elisoccorso che funziona h
primo tempo c’è stata una corsa all’acquisto
24. A Capri, per esempio, abbiamo problemi
dei test e la loro affidabilità era molto inferiore
maggiori, mentre nell’isola d’Ischia il comune
taria e quindi l’affidamento
I nostri obiettivi adesso sono: edilizia sanitaria, potenziamento di posti letto, velocizzazione delle procedure di reclutamento e riorganizzazione della medicina sul territorio, per creare un efficace, capillare monitoraggio dei bisogni della gente con l’aiuto della medicina convenzionata.
dei lavori all’inizio del 2021. Una volta ultimata la nuova ala il Rizzoli potrà lavorare con un respiro più ampio e con una dotazione di tecnologie più aggiornate che daranno maggior sicurezza di chi vivendo in un’isola ha oggettive difficoltà a spostarsi in terraferma per curarsi. Infine, grazie anche alla grande collaborazione del capo del reparto operativo della Capitaneria di porto di Napoli, il C.V. Francesco Cacace, stiamo lavorando
I
n collaborazione con tutti i corpi di Forze dell’Ordine dello Stato, la dottoressa Claudia Campobasso, Dirigente di Staff Prote-
zione Civile e responsabile SOR, ha diretto personalmente le procedure di distribuzione delle mascherine chirurgiche messe a disposizione dalla regione Campania a favore dei bambini e per essi appositamente disegnate. Un modo premuroso e al tempo stesso efficiente di aiutare la popolazione campana nei momenti di massima difficoltĂ nel reperimento dei dispositivi di protezione (per altro resi obbligatori dalle ordinanze del Presidente di Giunta). In particolare, come si vede nelle immagini, molte migliaia di DPI sono state distribuite nelle Isole di Ischia, Procida e Capri.
L’UNITÀ DI CRISI DELLA PROTEZIONE CIVILE
I Compiti dell’Unita di Crisi Regionale sono di provvedere alle “Misure operative di protezione civile inerenti alla definizione della catena di comando e controllo, del flusso delle comunicazioni e delle procedure da attivare in relazione allo stato di emergenza determinato dal diffondersi del virus COVID-19”. Il raggiungimento di questi obiettivi è affidato a: - Italo Giulivo- DG per i lavori pubblici e la Protezione Civile Regione Campania, con funzioni di coordinatore; Antonio Postiglione- DG Tutela Salute e Coordinamento del Sistema Sanitario Regionale; Claudia Campobasso- Dirigente di Staff Protezione Civile e responsabile SOR; Giuseppe Galano –Referente Sanità per le Maxi emergenze e responsabile 118 Regione Campania Maurizio Di Mauro, Direttore Generale dell’Ospedale “Cotugno” di Napoli; Enrico Coscioni – Consigliere per la Sanità del Presidente della Regione Campania Alessandro Perrella – Dirigente Medico Infettivologo Regione Campania; Angelo D’Argenzio – Dirigente Prevenzione Regione Campania; Ugo Trama – Dirigente Farmaceutica Regione Campania; Maria Rosaria Romano-Dirigente Assistenza Ospedaliera Regione Campania; Giuseppina Tommasielli- Rappresentante Medici di Medicina Generale o suo delegato; Direttori Generali delle ASL della Campania o loro delegati; Carlo Marino - Presidente ANCI Campania o suo delegato; Paolo Russo - Capo Ufficio Stampa del Presidente della Giunta Regione Campania; Roberta Santaniello - Ufficio di Gabinetto Giunta Regionale della Campania per la Protezione Civile; Michele Cioffi – Avvocato dell’Ufficio Speciale Avvocatura Regionale; Guido Maria Talarico – Avvocato dell’Ufficio Speciale Avvocatura Regionale;
PAOLO ANTONIO ASCIERTO
LA TERAPIA INNOVATIVA Text_ Riccardo Sepe Visconti Photo_ Riccardo Sepe Visconti_archivio Google
N
ei giorni più bui e difficili della pandemia quando - agli inizi di marzo 2020 - tutta l’Italia con timore, sconcerto, anche incredulità, prendeva coscienza che c’era da combattere un nemico subdolo, che mandava quotidianamente nelle terapie intensive centinaia di persone, i cui polmoni non riuscivano più a funzionare, a Napoli nel giro di pochi giorni prende corpo il protocollo Ascierto. Una
possibilità concreta di intervenire con successo, almeno in una parte dei pazienti, su una delle più insidiose conseguenze dell’infezione da Corona virus, la tempesta infiammatoria che l’organismo malato innesca come reazione di difesa al virus e che se non frenata può danneggiare gli organi fino a condurre alla morte. In questa avvincente intervista il dottor Paolo Ascierto, campano di Solopaca, oncologo e ricercatore di fama mondiale, Direttore dell’Unità di Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto nazionale per lo studio e la cura dei tumori - fondazione Giovanni Pascale, spiega passo dopo passo come insieme ai colleghi impegnati nella cura dei malati Covid sia nata l’idea di somministrare il Tocilizumab, un farmaco già impiegato per combattere la reazione immunitaria dei pazienti oncologici, agli ammalati di Covid-19 e come sia stata attuata grazie alla collaborazione fra la fondazione Pascale e L’Azienda ospedaliera dei Colli, di cui fa parte il Cotugno. Nel giro di poche settimane, poi, è stato adoperato in decine di ospedali ed è diventato oggetto di Tocivid-19, il primo studio clinico approvato dall’AIFA nel corso dell’emergenza pandemica, tutto questo grazie ad un lavoro di squadra e all’eccellenza della ricerca nella nostra Regione. Come è arrivato un oncologo a occuparsi di Covid-19?
anti PD1, che sono i farmaci che usiamo di più, e in passato abbiamo
E’ la domanda che mi pongo anche io…! Tutto nasce dalla nostra attività
avuto anche esperienze con quelli che si chiamano anticorpi bispecifici,
quotidiana, noi infatti trattiamo i tumori con l’immunoterapia, una me-
che rientrano sempre nell’ambito dell’immunoterapia e sono in grado di
todologia che ci ha dato tante soddisfazioni. L’immunoterapia moderna
portare nel tumore le cellule del sistema immunitario che, una volta lì,
nasce proprio per curare il melanoma, che è il tumore di cui mi occupo
liberano le sostanze e provocano appunto la sindrome da rilascio di cito-
di più, e da lì si è poi passati ad applicarla anche ad altre patologie on-
chine, che comporta un effetto positivo importante contro il tumore ma
cologiche. L’immunoterapia, tuttavia, provoca anche effetti collaterali ed
anche effetti collaterali che vanno contenuti. Questa sindrome da rilascio
uno di essi è proprio la polmonite interstiziale, molto simile a quella che
citochinico, conosciuta anche come tempesta citochinica, dà una sinto-
affligge i pazienti colpiti da Covid-19. Noi ne curiamo spesso, sia con gli
matologia, fra cui lo choc ipotensivo, crolla cioè la pressione, e un distress
respiratorio molto simile a quello provocato da Covid-19. Nei pazienti
guro e il direttore generale del Pascale Attilio M. Bianchi, e Buonaguro ha
oncologici abbiamo curato questi effetti collaterali con il tocilizumab, fra
scritto: “queste polmoniti sembrano proprio di natura immunocorrelata,
l’altro esso è molto ben conosciuto dagli ematologi, che utilizzano le fa-
sembrano proprio citochine”. Allora io ho risposto “Tempesta citochi-
mose Car-T Cell, terapia innovativa che anch’essa provoca una sindrome
nica-interleuchina 6-tocilizumab”. A questo punto il direttore Bianchi ci
da rilascio di citochina molto importante. Una mia allieva la dottoressa
consigliò di sentire i colleghi cinesi, dato che abbiamo con loro un pro-
Traianiello è appena rientrata da Princeton dove era andata a imparare
tocollo di intesa, e vengono qui ogni anno per un periodo di studio. Era
come si contrasta la sindrome ///////. Fra le citochine prodotte, l’interleu-
il 5 marzo e il giorno dopo abbiamo tenuto una conference call con i
china 6 è quella che sembra avere un ruolo maggiore nel generare questi
medici cinesi durante la quale abbiamo raccontato loro della nostra idea
effetti collaterali, e il tocilizumab è appunto un anti-interleuchina 6. Si è molto letto sui giornali delle chattate notturne fra lei e i colleghi impegnati sul fronte Covid-19… Sì, quando durante i nostri brain storming notturni, i medici che avevano in cura gli affetti da Covid-19 hanno segnalato queste polmoniti con effetti molto
di usare il ///// 8’ oppure il tocilizumab. Loro ci hanno
Il direttore Bianchi ci consigliò di sentire i colleghi cinesi, dato che abbiamo con loro un protocollo di intesa, e vengono qui ogni anno per un periodo di studio. Era il 5 marzo.
risposto che il tocilizumab lo stavano già usando e su 21 pazienti e 20 avevano avuto un miglioramento in 24-48 ore. Questo ci ha confortato nella nostra idea. Noi infatti, non abbiamo mai affermato di aver scoperto questo uso del tocilizumab: eravamo di fronte ad una similitudine fra ciò che vediamo nei nostri pazienti in tempesta citochinica e negli affetti da covid
simili a quelli che riscontriamo noi nei pazienti onco-
e indagando abbiamo scoperto che in Cina si stava
logici che subiscono la sindrome da rilascio citochi-
già applicando la cura. Parlando con il mio amico
nico, ci siamo detti perché non proviamo ad usare gli stessi farmaci?! Noi
fraterno, il dottor Vincenzo Montesarchio del Monaldi, anch’egli esperto
usiamo anche il cortisone in alte dosi, che è un immunosoppressivo che
di immunoterapia, gli ho spiegato di questa possibilità e gli ho proposto
può avere anche delle controindicazioni, e quando non è efficace usiamo
di provare il farmaco con i pazienti del Cotugno. A quel punto i due di-
anche altri farmaci che vanno a colpire appunto alcune citochine. Nei
rettori generali, Bianchi e Di Mauro, si sono parlati, anche perché avere
brain storming era coinvolta anche la dottoressa Maria Grazia Vitale, una
l’appoggio del management è fondamentale. Avuto il via libera, sabato 7
mia collaboratrice, e lei è riuscita a trovare in rete dei lavori sulle autopsie
marzo eravamo al Cotugno Enzo Montesarchio, Fiorentino Fraganza che
di pazienti affetti da Sars (Ndr. Infezione alle vie respiratorie provocata da
vi dirige il reparto di rianimazione, Rodolfo Punzi, Roberto Parrella, Gio-
un Corona virus siile a quello responsabile di Covid-19), e anche un lavo-
vanni Sangiuliano, Luigi Atripaldi, Cristian Siani, il farmacista dell’ospeda-
ro sull’autopsia di un paziente affetto da Covid-19 e da queste autopsie
le ed io, pronti ad iniziare il trattamento che avevamo deciso di eseguire
eseguite in Cina emergevano i segni della tempesta citochinica nel pol-
non come i cinesi che usavano un dosaggio inferiore, ma nelle dosi che
mone dei corpi esaminati. Abbiamo, quindi, proposto di somministrare
adoperiamo per trattare gli effetti collaterali dell’immunoterapia nei pa-
lo stesso farmaco, il tocilizumab, che usiamo noi contro l’interleuchina
zienti oncologici. Decidemmo di trattare per primi i due pazienti più gravi,
6, sostanza che in ambedue i casi aveva un ruolo nell’indurre il distress
già intubati e nel pomeriggio si è iniziato. Ci siamo rivisti la domenica
respiratorio.
successiva e Fiorentino Fraganza era entusiasta, entrambi pazienti erano
Poi come è andata avanti? Avete avuto contatti con i medici cine-
migliorati, e ci disse che uno in particolare avrebbe anche potuto estubar-
si?
lo. A quel punto, Fraganza propose di trattare anche gli altri ammalati.
In questa chat si è inserito il nostro virologo, li dottor Franco M. Buona-
A quel punto ci siamo anche chiesti se era il caso di comunicare ciò che
stavamo facendo, anche perché eravamo in un momento drammatico,
commercio e viene usato per altri scopi, se ne conoscono tutti gli effetti
crescevano i contagi in Campania, la gente moriva, non si vedevano so-
tossici, e si può fare una richiesta di uso off label, cioè fuori indicazione.
luzioni all’orizzonte e avere un farmaco che aiutasse in terapia intensiva,
Il costo del farmaco per l’uso off label è a carico della struttura sanitaria.
magari consentendo di fare uscire i pazienti dalla rianimazione, era una
Io effettuo diversi off label ma non posso farne infiniti, per esempio in
cosa importante. Fra l’altro che i colleghi cinesi stessero facendo la stessa
alcuni tumori cerebrali l’immunoterapia non è approvata, perché gli studi
cosa lo sapevamo solo noi e se in Italia qualcun altro stesse percorrendo
prodotti non sono sufficienti a farla approvare, ma se io ritengo che pos-
la medesima strada non lo sapevamo, nessuno ce lo aveva comunicato.
sa essere utile, per esempio in un paziente giovane, richiedo il farmaco
Come vi siete procurati il farmaco che è molto costoso? Ho contattato l’azienda produttrice del tocilizumab, la Roche, con cui collaboro per i protocolli contro il melanoma, in particolare ho parlato con il dottor Federico Pantellini che è il mio punto di riferimento per l’oncologia nella casa farmaceutica e gli ho spiegato che avevamo testato il tocilizumab su 2 pazienti, peraltro prendendo il farmaco dalle nostre scorte. Pantellini mi disse che avrebbero dovuto parlare con l’amministratore delegato ma che erano pronti a metterlo a disposizione gratuitamente. Ci spiega cosa significa uso off label ed uso
che già uso contro il melanoma come off label per il
Questo è un virus che è stato sequenziato a metà dicembre 2019, ne sappiamo poco. La sottovalutazione che si è fatta in principio viene dal fatto che si è pensato che Covid-19 sarebbe stato come SARS, MERS, Aviaria che non ci hanno mai toccato, abbiamo sottovalutato il messaggio che veniva dalla Cina.
compassionevole di un farmaco e quale strada
tumore cerebrale, ma il costo è a carico del centro, ripeto. Tornando al Covid-19, Pantellini mi disse che l’azienda era disposta a cedere il tocilizumab per uso compassionevole, in realtà non si trattava di reale uso compassionevole, ma di un off label, tuttavia la procedura dell’uso compassionevole consentiva di dare il farmaco gratuitamente. Tanto che in seguito con l’AIFA hanno messo a punto una piattaforma per far sì che questo uso off label gratuito fosse gestito da AIFA stessa. Quindi se è vero che si tratta di un prodotto costoso, a parte i primi due, che peraltro mi pare che abbiano anche rimpiazzato, il resto è stato messo a disposizione gratuitamente dalla
avete seguito nel caso del tocilizumab?
Roche attraverso la procedura dell’off label, in tutta Italia. Una volta sa-
L’uso compassionevole si ha quando un farmaco nelle sperimentazioni
puto che la Roche ci dava il farmaco ho chiamato Gerardo Botti, direttore
si è dimostrato di una certa efficacia ma non è in commercio e l’azienda
scientifico del Pascale, e gli ho detto che dovevamo fare una sperimenta-
produttrice lo mette a disposizione per usarlo nei pazienti, previa ap-
zione che ci consentisse di avere i dati sufficienti per usare il farmaco, due
provazione del comitato etico. Poi c’è l’uso off label: il farmaco già è in
pazienti infatti non bastano.
Quanti pazienti sono necessari per una sperimentazione di questo
tiva di somministrare il farmaco anche ad altri, si è arrivati credo a 2700
tipo?
pazienti. E altri 1200 sono stati trattati nel periodo fra il 5 ed il 19 marzo
D’accordo con il direttore scientifico contatto il dottor Francesco Perrone,
in regime di off label, quindi circa 4000 in tutto. Inoltre, mi sono sentito
direttore dell’ufficio sperimentazione clinica del Pascale per coinvolgerlo
con la Roche negli USA attraverso una call e lì si stava facendo lo studio
e da quel momento lui è diventato l’interlocutore principale con AIFA.
anche nel modo classico, con il placebo, loro infatti sono più cinici di noi.
Ho parlato con lui lunedì 9 marzo e il protocollo per la sperimentazione è
Quindi abbiamo deciso di comunicare che iniziava la sperimentazione
stato finalizzato e attivato il 19 marzo, in 10 giorni, grazie anche ad AIFA
clinica e che il farmaco era disponibile per chiunque ne facesse richiesta,
che ha snellito una serie di passaggi burocratici, di solito sono necessari
tutti hanno preso consapevolezza di questa possibilità ed hanno richiesto
5-6 mesi. La sperimentazione era su 330 pazienti: di solito le sperimenta-
il tocilizumab per usarlo sui pazienti covid, al punto che l’azienda far-
zioni sono randomizzate con il placebo, questo significa che alcuni malati
maceutica era in difficoltà a fornirlo. Da parte nostra, ci chiamavano da
si trattano con il farmaco, altri con il placebo per capire se il farmaco è
tutti gli ospedali della Regione ed il farmaco è stato somministrato anche
efficace. Ma date le circostanze non ce la siamo sentita di procedere nel
sottocute oltre che endovena e i risultati sono stati simili.
modo tradizionale, per cui abbiamo fatto un’ipotesi di studio con l’o-
Al S. Maria delle grazie di Pozzuoli, il dottor Diurno, primario della
biettivo di dimostrare una certa idea, l’ipotesi è stata: usiamo il tasso di
rianimazione, ha usato un farmaco affine.
mortalità ad 1 mese, se riusciamo a ridurlo del 10% il farmaco funziona.
Sì, l’eculizumab, l’anti complemento 5. Quando noi abbiamo iniziato ci
L’Istituto Superiore di Sanità ci ha dato il tasso di mortalità a 1 mese che
siamo concentrati non sul virus ma sulla sua complicanza indotta dalla
era del 35% e noi ci siamo posti l’obiettivo di ottenere un tasso di mor-
tempesta citochinica. Fra l’altro è proprio l’interleuchina 6 che genera le
talità al di sotto del 25%. E per fare questo con una potenza statistica
trombosi polmonari di cui si è tanto parlato, se quindi spegni la tempesta
importante erano necessari 330 pazienti trattati, che sono stati arruolati
blocchi anche il processo che genera i gravi problemi vascolari. E sono
in 20 ore, quindi la ricerca dei pazienti è stata aperta e chiusa in tempo
stati dati anche altri farmaci affini, sempre per intervenire sulla tempesta
brevissimo, una cosa mai vista prima: questo è lo studio Tocivid 19. Ma
citochinica come l’eculizumab appunto e il ruxolitinib, entrambi vengono
attenzione, in contemporanea, c’è stata anche la cosiddetta coorte os-
somministrati precocemente rispetto al tocilizumab, durante la fase della
servazionale che ha avuto dei criteri meno rigidi rispetto alla sperimenta-
polmonite, insieme all’antivirale e servono a non far iniziare la tempe-
zione. Per la sperimentazione infatti il paziente doveva avere insufficienza
sta citochinica. Noi abbiamo sperimentato anche il sarilumab, un altro
respiratoria stabilita a determinati parametri e poteva essere intubato ma
anti interleuchina 6 e gli esiti verranno pubblicati a breve. Mano a mano
da non più di 24 ore, invece nello studio osservazionale poteva essere
che andava avanti con i trattamenti abbiamo capito che l’efficacia era
intubato anche da più tempo. Inoltre, avendo già raggiunto il numero di
maggiore se si interveniva prima, quando il paziente ha già elevati livelli
pazienti stabiliti per la sperimentazione, la coorte osservazionale consen-
di interleuchina 6 e inizia a desaturare, somministrando il tocilizumab si
riesce a non farlo andare in terapia intensiva.
ritorio. I dati sono indispensabili perché danno elementi incontrovertibili,
Con questa sperimentazione cosa siete riusciti a capire dei com-
per esempio circa l’aumento di determinati tumori in una certa zona e
portamenti del virus e cosa pensa che accadrà nei prossimi mesi?
solo a quel punto si hanno gli elementi per riflettere su cosa fare. Si deve
Questo è un virus che è stato sequenziato a metà dicembre 2019, ne sap-
dare tempo al registro dei tumori di incamerare dati.
piamo poco. La sottovalutazione che si è fatta in principio viene dal fatto
Lei è diventato un simbolo della riscossa dei sud rispetto al Nord
che si è pensato che Covid-19 sarebbe stato come SARS, MERS, Aviaria
Italia, un personaggio a metà fra politico e mediatico, icona di una battaglia, Jorit le ha dedicato uno dei sui iconici
che non ci hanno mai toccato, abbiamo sottovalutato il messaggio che veniva dalla Cina. Quanto ai prossimi mesi, diceva Manzoni “meglio agitarsi nel dubbio che riposare nell’errore, e dato che già all’inizio di questa vicenda si è peccato di sottovalutazione, adesso non si deve ripetere lo stesso errore, se ci sarà una seconda ondata non lo sa nessuno, è una lotteria, perché non sappiamo questo virus come si comporta, se sarà come gli altri Corona virus addirittura potrebbe scomparire. Cosa pensa delle polemiche sui covid center allestiti nei moduli in diverse aree della Regione?
Quando noi abbiamo iniziato ci siamo concentrati non sul virus ma sulla sua complicanza indotta dalla tempesta citochinica. Fra l’altro è proprio l’interleuchina 6 che genera le trombosi polmonari di cui si è tanto parlato, se quindi spegni la tempesta blocchi anche il processo che genera i gravi problemi vascolari.
Sono polemiche stupide, che mi ricordano quando ci fu l’aviaria e io allora sono stato fra i consulenti di Francesco Storace, che era ministro della Salute. E lui l’ha gestita benissimo, fra l’altro De Luca e Storace si somigliano molto come carattere. Ebbene, lui fece fare delle scorte di amantadina, considerato utile contro la malattia, che poi però non sono servite. Ora io le domando: è meglio avere delle scorte da usare se l’ondata del contagio arriva o non fare nulla e poi si devono contare 35mila morti? La risposta è ovvia. E’ importante essere preparati e ora lo siamo, anche a livello di personale. Una domanda dedicata all’oncologo che opera in Campania, una regione problematica almeno in certe sue parti: cosa pensa della Terra dei fuochi e del possibile nesso con l’incidenza dei tumori nella popolazione? Se ne è parlato tanto, ma io credo che il modo corretto per farlo siano i dati, fortunatamente abbiamo adesso il registro dei tumori che ti dà la fotografia di ciò che accade, certo è necessario analizzare i dati nel tempo. Adesso che è stato istituito, vedremo cosa sta accadendo nel nostro ter-
murales: come si ritrova nei panni di un simbolo? Fa piacere ma mi imbarazza, la gente mi ringrazia per strada, vogliono scattare i selfie con me, pensi che sono molto amico di gigi e ros e andavamo a mangiare insieme e mi divertiva che la gente facesse i selfie con loro, adesso ross mi dice vengo io con te per farmi pubblicità.
C O T U G N O
i
COTUGNO, ECCELLENZA MONDIALE Text_ Riccardo Sepe Visconti Photo_ Riccardo Sepe Visconti
I
l dottor Fiorentino Fraganza, direttore del reparto di terapia intensiva del Cotugno, è stato davvero sulle barricate contro il Covid-19, fin dal primissimo momento, quando l’ospedale napoletano specializzato nella cura delle malattie infettive e il suo reparto sono diventati, nel giro di pochissimo tempo, il punto di riferimento cui tutti guardavano. Tanto più quando proprio i pazienti del dottor Fraganza sono
stati i primi a ricevere il Tocilizumab, frutto della collaborazione fra i medici del Cotugno e quelli del Pascale guidati dall’oncologo Paolo Ascierto, per contenere la pericolosissima reazione infiammatoria eccessiva che si innesca nei malati di polmonite da Covid-19.
Come agisce il virus e quali meccanismi patologici innesca quando colpisce? I virus scatenano un’infiammazione che determina una risposta di difesa dell’organismo e spesso tale risposta è eccessiva e innesca un attacco dell’organismo contro se stesso. Tale meccanismo spiega il problema dell’accumulo di interleuchina 6, una proteina prodotta dal sistema immunitario della persona ammalata e che ha come conseguenza un’azione lesiva al livello dei polmoni. E questa è la ragione per cui ci si è indirizzati all’uso di specifici farmaci utili a bloccare tale risposta esagerata, e perciò dannosa, del sistema immunitario al virus. Ma prima di arrivare a questo dobbiamo distinguere le diverse fasi in cui la malattia può evolvere: nella sua espressione virologica, per esempio febbre, diarrea, ecc. cioè la fase che la rende simile ad una influenza, essa può essere controllata facilmente, anche con farmaci antivirali che tuttavia non hanno una specificità di azione contro il corona virus. L’evoluzione però è in direzione di una manifestazione polmonare che conduce alla polmonite interstiziale, la prima manifestazione seria del covid 19. E se non si riesce ad arrestarla la patologia dà origine ad una endotelite, una forma di vasculite, cioè un’infiammazione del tessuto che riveste la superficie interna dei vasi sanguigni, linfatici e del cuore, da cui si può sfociare in una MOF, la sindrome da disfunzione multiorgano. Nei nostri pazienti abbiamo registrato le manifestazioni tipiche di questo tipo di lesioni, caratterizzate da trombosi e poi l’alterazione di altri organi, per esempio l’insufficienza
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renale e quella epatica. Come avete contrastato questo meccanismo? Fin dal primo momento abbiamo avuto difficoltà a gestire la fase conclamata della malattia, quella che si manifesta, come ho detto, con la ARDS (cioè la sindrome da distress respiratorio acuto) e con la sindrome da disfunzione multiorgano (MOF). Devo però aggiungere che abbiamo avuto i primi risultati positivi agendo al livello delle leuchine (proteine prodotte dal sistema immunitario durante la risposta all’infiammazione) per bloccarle, proprio su di esse interviene il tocilizumab e infatti i primi 3 pazienti trattati con questo farmaco hanno reagito bene, anche se ci sono voluti circa 15 giorni.
L’uso del tocilizumab per combattere la reazione infiammatoria innescata dal corona virus è frutto della collaborazione con l’oncologo Paolo Ascierto, dell’istituto oncologico Pascale. Sì, la collaborazione è nata fin dal primo momento fra professionisti molto qualificati come Ascierto appunto, Bonacura, il direttore dell’UOC di oncologia dell’azienda ospedaliera dei Colli Enzo Montesarchio che è stato uno dei più decisi fautori di questa soluzione di cura, ma il dialogo è stato forte anche a livello aziendale fra i due ospedali, fra il nostro direttore strategico Maurizio De Mauro e il direttore generale del Pascale Attilio A. M. Bianchi. E’ vero che già i medici cinesi avevano sperimentato il tocilizumab
contro il covid?
zione ai dosaggi; abbiamo applicato i dosaggi pieni nel momento in cui
Con i colleghi cinesi il dottor Ascierto ha avuto certamente dei rapporti
i pazienti superavano la fase della polmonite per entrare in quella della
che hanno stimolato l’idea di introdurre questo farmaco che appartiene
vasculite con la connessa sindrome da disfunzione multiorgano, di cui ho
alla categoria degli anticorpi monoclonali, va usato al momento giusto e
detto. I riscontri sono stati molto buoni e dall’inizio abbiamo stilato con
il risultato lo dà fermando la risposta infiammatoria eccessiva dell’orga-
i colleghi infettivologi un protocollo di indicazioni sul tipo di ventilazio-
nismo. La direzione generale ci ha consentito di rea-
ne invasiva e soprattutto non invasiva da praticare,
lizzare videoconferenze con i clinici cinesi e il quadro
avendo presente che nel frattempo erano state al-
era chiaro a noi come a loro, in particolare il gruppo che collaborava con Ascierto mostrava delle coerenze e delle finalità. Da una riunione con i colleghi di cui ho detto, è scaturita la volontà di somministrare il tocilizumab prima possibile. Il S. Raffaele di Milano, con il nostro amico Alberto Zangrillo, primario dell’unità di rianimazione, ha impiegato un altro anticorpo monoclonale che grosso modo agisce come il tocilizumab, quindi sicuramente più gruppi di
Arrivavano tanti pazienti gravissimi, tutti insieme, con insufficienza respiratoria conclamata, la rianimazione era già piena, quindi abbiamo dovuto assisterli e stabilizzarli in Pronto Soccorso, altrimenti li avremmo persi
lestite le stanze a pressione negativa in alcuni corpi dell’ospedale, affidate inizialmente ad un collega del Monaldi supportato dalla nostra infettivologia. Dal suo racconto emerge un grande lavoro interdisciplinare fra medici di diverse specialità. Infatti, ho sempre detto in direzione generale che ad agire doveva essere una triade composta da infettivologo, intensivista e pneumologo, questo è stato il fulcro attorno a cui ha girato la risposta terapeuti-
medici sono andati nella medesima direzione presa
ca al covid. E devo dire che Maurizio Di Mauro, cui
da noi e da altri che hanno usato questo farmaco,
è affidata la direzione strategica degli ospedali dei
ottenendo notevoli successi. Qui al Cotugno e soprattutto nel reparto che dirigo abbiamo applicato anche altri metodi per ridurre l’azione delle chinine, sostanze che svolgono un ruolo significativo nei processi infiammatori, mediante filtri per mantenere le chinine fuori dal sangue dei pazienti. Abbiamo usato immunoglobuline, che oltre ad agire sulle interleuchine 3 e 6 e sul complemento, che è un fattore importantissimo, sono di aiuto nell’eliminazione delle chinine dal sangue (minuto 9’ 43’’). Ancora, nella fase acuta abbiamo somministrato i cortisonici e ci hanno aiutato molto. Grazie al riscontro consentito dalle autopsie eseguite nel nord abbiamo avuto la conferma che la vasculite e l’endotelite potevano causare i problemi maggiori e che quindi il nemico su cui concentrarsi, più che quello dell’insufficienza respiratoria, era il problema vascolare. Noi che qui già usavamo i farmaci che ho detto perché avevamo compreso certi passaggi della malattia, ne abbiamo esteso l’impiego a tutto l’ospedale, anche nella fase iniziale della malattia, naturalmente con grande atten-
Colli di cui fa parte il Cotugno, è una persona davvero in gamba, ci è sempre stato accanto, attento, pronto, disponibile, supportandoci nelle nostre necessità di attrezzature, personale, spazi e ha permesso che le diverse specialità dialogassero il più possibile, in particolare intensivistica, subintensiva, infettivologia, radiologia, microbiologia. Uno dei carichi maggiori l’ha avuto infatti la microbiologia, se si pensa ai tamponi faringo-nasali da eseguire in numero enorme e in tempi molto brevi. E adesso continua a supportarci in questa fase che definirei di quiescenza del virus. La compattezza di tutti i medici e del personale di fronte alla patologia da combattere è stata per noi determinante, ci ha dato forza. E’ difficile immaginare ciò che è successo nei due mesi peggiori, è difficile far comprendere le difficoltà in cui il personale si muoveva e i rischi che ha corso. Quali erano i problemi maggiori che avete affrontato? Giungevano in pronto soccorso pazienti da tutti gli ospedali in condizioni gravissime, in una fase già assai avanzata della malattia, con il sospetto che fossero affetti da covid. Sono arrivati ad essere una cinquantina tutti insieme, con insufficienza respiratoria conclamata, in stato di choc e la rianimazione era già piena, quindi abbiamo dovuto assisterli e stabilizzarli direttamente in pronto soccorso, altrimenti li avremmo persi. Noi anestesisti rianimatori, vestiti con tutti i dpi, che abbiamo sempre avuto, ci recavamo in pronto soccorso ed eravamo costretti a intubare i malati sul posto, li abbiamo sottoposti a ventilazione, a supporti emodinamici, li abbiamo tenuti lì anche 6-7, 12 ore finché non avevamo il posto in terapia intensiva. Inizialmente le dimissioni o i trasferimenti in subintensiva erano lenti e il grande supporto che ci ha dato l’uso del tocilizumab è stato di consentirci di trasferire finalmente i primi 2-3 pazienti dall’intensiva alla subintensiva, liberando posti nella prima. Posti che subito venivano occupati. Nei primi giorni abbiamo riempito Monaldi, Policlinico, Loreto Mare, Santa Maria delle Grazie. Adesso anche il Cotugno ha, secondo una politica adottata anche in molte altre strutture, una palazzina dedicata esclusivamente al covid con sala operatoria covid e quindi diventeremo,
insieme all’ospedale del Mare, una delle punte nell’assistenza di pazienti positivi al corona virus che necessitano di supporti chirurgici, emodinamici, neurochirurgici, di chirurgia toracica e generale. L’ epidemia ha ridato il giusto ruolo a questo ospedale che è un’eccellenza in campo infettivologico, come ha sottolineato anche il servizio che vi ha dedicato Sky News Regno Unito, e che però è sempre stato poco considerato. Quando all’inizio delle epidemia si tendeva a sminuirne la portata sottolineando che i casi erano pochissimi, io insieme agli infettivologi che sono poi diventati i referenti del presidente De Luca, abbiamo subito fatto partire l’organizzazione per fronteggiare l’emergenza che sapevamo sarebbe arrivata. Durante la fase acuta della pandemia, ci hanno contattato anche i colleghi ucraini e da questo confronto con medici di altri paesi è emersa con chiarezza la cura con cui al Cotugno abbiamo gestito i pazienti ed il personale per non farlo infettare. Qualcuno con molta enfasi ha detto che siamo fra i migliori al mondo: ciò che è sicuramente vero è che abbiamo svolto il nostro lavoro con la massima attenzione, facendo tutto il possibile per i pazienti e cercando di non avere problemi con il personale. Al Cotugno siamo abituati a confrontarci con le malattie infettive, per
sia sempre formato e pronto. Con il dottor Faella eravamo d’accordo su
esempio la sepsi meningococcica (meningite), che è molto contagiosa, e
questo: la terribile emergenza che abbia affrontato deve far capire che
abbiamo una mortalità veramente bassissima, anche in bambini lattanti,
bisogna ragionare in questi termini a livello organizzativo.
curiamo patologie infettive polmonari che di solito hanno una mortalità
Le autopsie sui deceduti per covid 19 si sono eseguite in ritardo e
altissima, mentre da noi riusciamo a gestirle. Le faccio un altro esempio,
solo al nord: per quale ragione, perché nessuno dei nostri ospedali
nel reparto che dirigo, la rianimazione, per le sue intrinseche caratteristi-
le ha fatte?
che potenzialmente molto soggetta a infezioni che si sviluppano dentro
Non sono state fatte perché erano già state eseguite al nord appunto, e
la struttura, sono riuscito ad ottenere una notevole riduzione delle in-
qui c’è anche il problema culturale, non è semplice dire ai familiari che
fezioni nosocomiali, grazie all’organizzazione del personale che esclude
si vuole fare l’esame autoptico sul loro congiunto; inoltre non abbiamo
passaggi di infermieri da altre zone dell’ospedale. Questa nostra estrema
le stanze settorie in cui eseguirle in sicurezza, dato che si sa poco sulla
specializzazione ci ha consentito di avere i presupposti e la mentalità giu-
permanenza del virus nel corpo dopo il decesso. Anche se all’ospedale
sti per fronteggiare con successo il covid 19. Tutto il personale dell’UOC
S. Giuliano c’è una medicina legale molto attrezzata, dal punto di vista
di anestesia, rianimazione e terapia intensiva è stato eccezionale per la
organizzativo era difficile, perché i corpi dei deceduti per covid, come
capacità e la duttilità avute nell’approcciare la malattia, dando la miglio-
i pazienti, erano considerati infetti. Dobbiamo dire grazie ai medici del
re assistenza possibile senza contagiarsi. Ma soprattutto un plauso va a
nord che con le loro autopsie ci hanno permesso di avere delle certezze
quei colleghi che sono riusciti a gestire con maestria situazioni davvero
rispetto ad aspetti della malattia che già sospettavamo ci fossero.
complesse in pronto soccorso e accettazione, tenendo i pazienti ricove-
Che idea si è fatto dell’evoluzione dell’epidemia in Italia?
rati e ventilati in stanze non di rianimazione per aspettare la disponibilità
E’ indubbio che la situazione ad un certo momento sia cambiata: come
a trasferirli: l’organizzazione, di cui noi siamo stati parte integrante, ha
anestesista sono un grande ammiratore di Luciano Gattinoni che è uno
funzionato. Tuttavia, auspico la creazione di un dipartimento dedicato
dei più autorevoli rianimatori europei se non mondiali, il quale ha ben
alle intensività infettivologiche, con posti di intensiva e subintensiva da
detto che la manifestazione clinica del covid 19 attualmente è davvero
amministrare con elasticità, ma che siano pronti in caso di bisogno, con-
molto bassa, la virulenza è bassa, ma questo non vuol dire che il virus
temporaneamente è fondamentale aggiornare il personale in modo che
non circoli ancora. Potrebbe riprendere forza? Nulla è codificato, ma non è escluso che un ritorno dell’epidemia in autunno ci sia; durante la fase acuta le autorità regionali ci ha dato un sostegno notevole, anche l’aver imposto un lockdown molto rigoroso è stato fondamentale per ridurre in modo sostanziale i contagi. Adesso tocca alle singole persone riuscire con i propri comportamenti a farlo circolare il meno possibile. Come immagina il futuro del Cotugno? Spero che questo ospedale possa diventare un IRCCS (Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico), credo che sarebbe il giusto riconoscimento per tutto ciò che ha dato alla comunità, ma soprattutto vorrei che diventi l’hub di infettivologia in Campania e possa avere un dipartimento attrezzato per l’intensività infettivologica, cioè che possa accogliere i malati con patologie infettive molto gravi che necessitano della rianimazione. Potrebbe essere un punto di riferimento non solo di tutta la Campania ma del Sud Italia, strategicamente sarebbe un’ottima scelta, tenendo conto del fatto che negli ultimi decenni le pandemie sono sempre più frequenti e sistematiche nel loro manifestarsi.
I PROBLEM SOLVING DEL COTUGNO Text_ Riccardo Sepe Visconti Photo_ Riccardo Sepe Visconti
L
a parola a tre dirigenti dell’ufficio infermieristico del Cotugno, Loredana La Pia, Daniela Catapano e Giuseppe Trocciola, responsabili del processo assistenziale nel dipartimento di malattie infettive ed urgenze infettivologiche del più importante ospedale dedicato alle malattie infettive del Sud Italia, che naturalmente sono stati in prima linea durante l’emergenza infettiva Covid-19. Anzi hanno
colto le avvisaglie della tempesta che si avvicinava e hanno lavorato intensamente per far sì che tutto il personale avesse a disposizione il necessario per affrontarla. Oggi, in fase 3 dell’epidemia, il Cotugno è una delle strutture scelte dalla regione Campania per accogliere gli eventuali nuovi pazienti covid.
Mi spiega in cosa consiste il vostro lavoro
sovrintendere tutto il personale del dipartimen-
tori. Non è un compito facile perché ciascuno
al Cotugno?
to di malattie infettive che al Cotugno rappre-
di noi ha un suo vissuto lavorativo con pochi
Daniela Catapano. Sono responsabile assi-
senta quasi l’intero ospedale, e naturalmente
protocolli al proprio attivo, quelli che esistono
stenziale nel dipartimento di malattie infettive
il personale dei reparti covid, devo essere l’oc-
sono abbastanza calati dall’alto e trovano poca
ed urgenze infettivologiche, cioè devo gestire e
chio vigile sul lavoro di infermieri e coordina-
adesione nel personale. Condividiamo queste
responsabilità con altri colleghi, sia nuovi che
stanno all’esterno, in quel momento si stava
competenze della Soresa lo abbiamo acquista-
già presenti al Cotugno da tempo, e spesso i
sconvolgendo la normalità. In realtà la trasfor-
to in proprio. Da parte nostra siamo stati molto
due gruppi discutono fra loro. E anche per l’e-
mazione dell’ospedale in funzione dell’emer-
presenti per sorvegliare che ci fosse una distri-
mergenza Covid-19 è stato così, tanto più che
genza sanitaria è stata progressiva e abbiamo
buzione equilibrata dei dispositivi, per evitare
per le specifiche del nostro ruolo siamo stati
dovuto spiegare al personale le dinamiche con
eccessi in certi reparti e carenze in altri, anche
subito in prima linea nel contrasto all’epidemia.
cui avrebbero dovuto lavorare. Tutto questo lo
monitorando il loro tasso di utilizzo che varia
Il fatto di essere un ospedale di eccellen-
abbiamo fatto quando il Covid-19 qui non era
da reparto a reparto, maggiore in rianimazione
za nella cura delle malattie infettive vi ha
ancora arrivato ma, benché fossimo partiti per
e subintensiva minore nei reparti in cui si po-
consentito di capire prima degli altri il peri-
tempo, a un certo punto ci siamo trovati l’onda
tevano limitare le entrate a 3-4 al giorno, con-
colo che stava arrivando? E quali iniziative
d’urto dell’epidemia addosso.
centrando le attività da svolgere in quel lasso
sono partite di conseguenza?
Catapano. Fin dal primo momento ho guar-
di tempo, anche per ridurre i rischi di contagio.
Loredana La Pia. Se ne parlava fra colleghi
dato all’arrivo dell’epidemia come ad un’onda
Come è possibile che ci sono ospedali che
già da gennaio e da quel momento abbiamo
che avremmo dovuto fronteggiare e dovevamo
hanno avuto carenza o addirittura man-
stabilito che dovevamo organizzarci, quindi,
farci trovare pronti, a partire dai dispositivi di
canza di presidi di protezione?
sfruttando le ore di straordinario, abbiamo atti-
protezione individuale fondamentali per pro-
Catapano. Queste attrezzature ci arrivano
vato un corso per preparare tutto il personale,
teggere il personale. Nello specifico, avevamo
nella quasi totalità dalla Cina e in particolare
anche l’addetto alla morgue e l’autista dell’au-
già una scorta di dpi in quanto ospedale specia-
proprio dalla regione di Wuhan, epicentro della
toparco sono stati obbligati a seguirlo, in modo
lizzato in malattie infettive; il resto lo abbiamo
pandemia. Quindi essendo lì tutto chiuso dal
che fosse pronto a mettere in atto le pratiche
comprato e il nostro ufficio preposto agli ac-
lockdown è stato inevitabile che qui ci sia sta-
indispensabili in caso di epidemia, dalla vesti-
quisti si è subito attivato. Il nostro referente è la
ta una penuria di dpi. Noi siamo stati fortunati
zione ai percorsi. Il 31 gennaio si è deciso di
Soresa, la società della regione Campania che
perché a causa del protocollo relativo all’epi-
dare le mascherine alle guardie giurate che
fornisce beni e servizi, tutto ciò che esula dalle
demia di Ebola del 2009, ogni anno abbiamo
acquistato materiale destinato a questo vecchio
gio. E’ proprio per quella procedura che Sky ci
progetto e ci è tornato utilissimo allo scoppio
ha individuato come l’ospedale per eccellenza
dell’epidemia.
contro la pandemia. Il poco che avevamo siamo
Il servizio di Sky News Regno Unito che
stati bravi a distribuirlo bene al personale che è
vi ha eletti durante l’emergenza Covid-19
stato molto attento a gestire i contatti con gli
il miglior ospedale italiano per quanto ri-
ammalati. Questo ci ha permesso di avere po-
guarda la protezione dal contagio del per-
chissimi contagi interni, diversamente da quan-
sonale è stato la consacrazione del vostro
to è avvenuto altrove in Italia.
lavoro.
Avete avuto problemi nei rapporti con la
Catapano. E’ vero. Quel reportage ha consa-
gente durante la pandemia per il fatto di
crato un ospedale che fino a quel momento era
lavorare al Cotugno?
stato considerato il brutto anatroccolo, prima
Catapano. Assolutamente no, anzi… Piuttosto
della pandemia quando dicevamo che lavoria-
c’è stato “l’effetto eroe” nei nostri confronti,
mo al Cotugno la gente ci guardava con timore
siamo stati visti come i soldati che in prima li-
a mostrare con chiarezza la paura che c’è anco-
nea difendevano la popolazione e la gente ci
ra verso la malattia infettiva.
ha mostrato la sua gratitudine.
Giuseppe Trocciola. Il nostro ufficio aveva
Trocciola. I vicini di casa nello stabile dove vivo
l’incarico di seguire la distribuzione e bilancia-
qui a Napoli bussavano alla porta per lasciarmi
mento delle scorte di dispositivi di protezione
in regalo dolci, verdure e non era mai successo!
individuale, una procedura strategica perché da
La Pia. La sera attendevano il nostro ritorno
essa dipendeva l’efficienza dell’ospedale e sia-
non solo i familiari ma anche i vicini di casa che
mo riusciti a portarlo a termine in modo egre-
ci salutavano dal balcone e volevano sapere,
avere una parola di rassicurazione, hanno cucinato per noi. Oggi che possiamo parlare nuovamente da vicino ci ringraziano per il nostro lavoro. Ci sono componenti del personale che hanno avuto ricadute negative sul piano psicologico? E voi stessi che avete vissuto da protagonisti la fase cosiddetta “eroica” come avete retto l’impatto con mesi di lavoro oltre ogni limite? La Pia. So di colleghi, qui in ospedale, che hanno disturbi importanti da stress post traumatico e per questo vengono seguiti dal nostro servizio di psichiatria che ha messo a punto un piano di decontaminazione psicologica da Covid-19. Personalmente, vivere senza sosta l’epidemia ha voluto dire avere giorni tutti uguali, senza distinzione nella settimana e fra giorno e notte, accompagnata sempre dagli stessi odori, dagli stessi scenari, dalle stesse pratiche da eseguire, oggi questo mi ha lasciato come strascico di sentire il peso della fatica, sei sempre stanco. La
paura di contagiarci la faceva da padrona, l’o-
mente sanificata, sigillata in buste e portata in
Catapano. In autunno tutti gli episodi di feb-
biettivo era “portare la pelle a casa”, propria e
sala mortuaria. Non lo trovo normale, ma do-
bre dovranno essere valutati per capire se si
dei colleghi, anche se tutti l’abbiamo affrontato
vevamo farlo.
tratta di Covid-19 o di influenza stagionale, è
con coraggio, nessuno si è messo in malattia.
Catapano. I parenti degli ammalati di covid a
questa l’ottica in cui dobbiamo ragionare e i re-
C’era una fortissima tensione a fare bene ciò
loro volta erano automaticamente posti in iso-
parti devono essere pronti a questa evenienza.
per cui peraltro siamo pagati, perché da que-
lamento domestico, quindi non potevano ma-
Quindi si devono organizzare in ogni reparto
sto dipendeva anche la sicurezza degli altri. E
terialmente muoversi da casa, al punto che non
delle stanze cuscinetto in cui mettere i pazienti
non sempre siamo stati sicuri delle scelte fatte
c’era neppure la possibilità per loro di portare
che entrano per altre malattie e che comunque
perché tante cose erano inedite anche per noi.
effetti personali ai degenti e l’ospedale ha for-
devono ricevere il tampone. Se il primo tam-
Siamo entrati nella fase 3: qual è l’atmosfera al
nito il kit di igiene personale e i pigiami mo-
pone è negativo, nelle stanze cuscinetto atten-
Cotugno, la tensione è calata?
nouso. Io lavoro qui da 30 anni e ricordo che i
deranno il secondo tampone negativo, per poi
La Pia. Non siamo più rigidi come nei mesi fra
pazienti deceduti per aids venivano chiusi nelle
essere allocati nei reparti per i degenti covid
gennaio ed aprile, ma solo perché abbiamo
casse di zinco e poi in cassa di legno e anche
free. Questo significa che il personale tratterà
avuto la possibilità di distinguere bene all’inter-
loro non potevano essere visti dai parenti. La
il paziente in questo lasso di tempo come se
no della struttura i percorsi covid e non covid:
tutela della salute della popolazione era prio-
fosse un sospetto covid con tampone negativo,
ciò ci ha permesso di far tornare la cittadinan-
ritaria.
quindi con cautela ma non con la rigidità che
za a curarsi in ospedale, dato che siamo un
L.a Pia. Mettendoci dal punto di vista dei pa-
abbiamo avuto nei mesi della fase 1 verso chi
ospedale per le malattie infettive e non solo un
renti che restano a casa l’ammalato è come
entrava in ospedale come sospetto. Il personale
covid hospital. In particolare i nostri pazienti
precipitato in un buco nero, nel senso che da
dovrà sempre indossare la mascherina ffp2, un
cronici avevano dovuto smettere di venire nei
un momento all’altro, quando è entrato in
camice idrorepellente, i guanti; peraltro anche
mesi scorsi, adesso i sieropositivi e i pazienti
ospedale non hanno più potuto incontrarlo, ed
nei reparti covid free e all’interno dell’ospedale
con tubercolosi, per esempio, possono di nuo-
è difficile accettare di vedere scomparire una
siamo obbligati a indossare la mascherina, per-
vo curarsi qui.
persona con cui hai diviso magari la vita: co-
ché dobbiamo ragionare nei mesi che verranno
All’interno degli ospedali è stata imposta
munque quando si è potuto hanno consentito
come se fossimo tutti potenziali infetti.
a livello nazionale una serie di rigide re-
di vedere i degenti attraverso un vetro. Più in
Trocciola. Un’altra ipotesi che si sta conside-
gole molto poco pietose nei confronti sia
generale credo che l’esperienza del Covid-19
rando è di creare in ospedale due percorsi net-
dei pazienti ricoverati sia dei corpi dei de-
ci abbia dato l’occasione di capire che la me-
tamente distinti: uno per malati sospetti covid
ceduti per covid, che i parenti non hanno
dicina non può essere costruita solo su un si-
e con febbri che li incanali, nel caso risultino
potuto incontrare in vita dal momento in
stema convenzionale fatto di diagnosi, farmaci,
positivi al Corona virus, fino al corpo G del Co-
cui sono entrati in ospedale e non hanno
medici che amministrano la cura. La malattia
tugno, dedicato al Covid-19, e uno per tutti gli
potuto rivedere per l’ultima volta nel caso
deve essere combattuta pure attraverso aspetti
altri.
in cui siano morti.
che sono complementari alla terapia e di essi fa
Cosa pensate della gestione dell’emergen-
Trocciola. Qui al Cotugno quando il paziente
parte l’attenzione alla persona, non solo al suo
za condotta dal presidente della Regione
entrava nel reparto era trattato in maniera mol-
corpo malato ma anche all’anima, attraverso il
De Luca?
to umana, direi familiare da tutto il personale,
modo di porgersi, i gesti che si compiono verso
Catapano. De Luca è stato ammirevole, è la
le visite erano proibite dalle regole imposte da
il paziente, le relazioni che si costruiscono.
persona che ci invidiano, la sua determinazione,
protocolli nazionali, estesi anche ai corpi dei
Secondo voi gli ospedali come dovranno
il suo approccio deciso, anche autoritario sono
defunti perché la vittima andava immediata-
affrontare i prossimi mesi?
stati funzionali, la popolazione lo ha ascoltato e
ha fatto fare bella figura alla Campania. Napoli
Special Thanks: Marta Cattaneo, responsabile
era vuota quando tutti ci aspettavano al var-
della comunicazione per l’ospedale Cotugno,
co pensando che saremmo stati indisciplinati.
che mi ha accompagnato personalmente nelle
E poi i suoi discorsi informali, le sue uscite nei
aree di degenza della struttura.
social sono stati efficaci, con la sua gestualità è riuscito a raggiungere tutti, ogni ceto sociale.
A S L
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LE ANALISI STATISTICHE PER COMBATTERE IL COVID 19 Interview_ Silvia Buchner Photo_ RSV
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l Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione Asl Napoli 2 Nord, diretto dal dottor Enrico Bianco, ha avuto un ruolo fondamentale durante la pandemia, a loro infatti è stato affidato il compito di individuare la catena di contagi delle persone positive e hanno coordinato l’esecuzione dei tamponi a domicilio e nelle rsa. Ma questa UOC dell’Asl svolge anche un compito essenziale nella pianificazione dei
servizi da erogare: è grazie alle loro indagini e rilevazioni statistiche che l’Asl Napoli 2 Nord può programmare i propri interventi avendo un quadro preciso dei bisogni sanitari della popolazione, in ogni ambito e per ogni fascia di età. Di tutto questo abbiamo parlato con la dottoressa Maria Rosaria Granata Dirigente referente della UOC di Epidemiologia e Prevenzione.
Q
uanti cittadini serve il dipartimen-
riconosciuti a livello nazionale, monitoriamo i
stabilire la programmazione degli interventi e
to di epidemiologia dell’Asl Na2
casi di malattie infettive( come la meningite,
investimenti in ambito sanitario. Abbiamo uni-
Nord e che servizi eroga?
per esempio) e lo stato di salute della popo-
tà operative distribuite capillarmente sul terri-
Ci dedichiamo a un bacino di oltre 1 milione
lazione realizzando indagini a campione (che
torio all’interno dei distretti per raccogliere le
di abitanti, i residenti nei 32 Comuni che fan-
possono riguardare per esempio una fascia di
informazioni e aggiornare regolarmente le sta-
no capo all’Asl Na2 Nord. Noi facciamo parte
età, come gli anziani, o l’incidenza dell’obesità
tistiche raccolte. Strategica è a questo scopo la
dell’unità operativa complessa di epidemiologia
infantile). Il nostro compito, infatti, è seguire i
collaborazione costruita negli anni con i medici
e prevenzione che si occupa di diversi ambiti
cittadini dalla nascita fino alla morte. Queste
di medicina generale e con i pediatri di libera
fra cui le malattie infettive e per questa ragio-
indagini ci consentono di definire con precisio-
scelta, con questi ultimi, per esempio, abbiamo
ne abbiamo una parte attiva nella lotta all’e-
ne per esempio l’incidenza di una determinata
steso degli accordi per aumentare le coperture
pidemia di covid. Tuttavia, siamo impegnati in
patologia, che può essere diversa da una Re-
vaccinali, per rintracciare e vaccinare i bambini
molti altri settori che riguardano la salute della
gione all’altra. Elaborare questi dati consente
ritardatari. Il loro ruolo, d’altra parte, è determi-
popolazione: vaccinazioni, nascite (per esem-
di conoscere lo stato di salute dei campani e
nante per segnalare prontamente la presenza
pio monitoriamo il numero di tagli cesarei che
quindi di destinare in modo mirato, agli ambiti
di malattie infettive, per esempio episodi di me-
si eseguono, registriamo le nascite di bambini
che ne hanno più bisogno, gli investimenti di
ningite, e abbiamo collaborato molto durante
con malformazioni), fa capo al nostro diparti-
prevenzione e cura. I dati raccolti, infatti, ven-
l’epidemia di covid.
mento il registro tumori per il quale abbiamo
gono analizzati e trasferiti alla Regione cui tut-
Rispetto a un epidemia così grave e diffusa
fatto un percorso di accreditamento e siamo
te le Asl fanno capo, e sono indispensabili per
come quella di covid quale è stato il vostro
ruolo?
numero possibile di persone negli ospedali: fra i
gioranza dei tamponi eseguiti nella Asl Napoli2
Il nostro compito è di lavorare per contenere
positivi abbiamo avuto anche quelli con pochi o
Nord. L’utente si reca con la propria auto in un
la diffusione della malattia: abbiamo un siste-
nessun sintomo, ma li contattavamo a casa più
luogo prestabilito e lì si fa il tampone senza che
ma di segnalazione per cui i medici sul terri-
volte ugualmente e se c’erano peggioramen-
scenda dalla macchina. E’ un sistema rapido,
torio possono comunicare con noi molto age-
ti dovevano avvisarci e noi allertavamo il 118.
facile da gestire e che consente di eseguire in
volmente, basta una mail e ci attiviamo per
Nelle situazioni più difficili, per esempio madri
poco tempo tanti tamponi. Per tutti gli altri,
svolgere l’indagine epidemiologica, mirata ad
positive con bambini piccoli che dovevano ne-
non automuniti o in condizioni di salute che
individuare i contatti della persona infetta. Il
cessariamente rimanere lontane dai figli abbia-
non gli consentano di guidare, scatta la richie-
medico di famiglia ci segnala un suo assistito
mo dato loro anche un sostegno psicologico.
sta al 118. Anche in caso di tampone a domici-
con sintomi sospetti, noi lo prendiamo in carico
Molto preziosa è stata la collaborazione con i
lio coordiniamo noi le richieste e il 118 le ese-
e lo contattiamo chiedendo una serie di infor-
Comuni per far arrivare farmaci e beni di prima
gue, facendo un giro che consenta di farne il
mazioni che vanno dalla data di inizio dei sinto-
necessità a famiglie totalmente chiuse in casa.
più possibile in una giornata. Ricordo che ogni
mi alle loro caratteristiche, e poi il lavoro svolto,
E con i contatti non familiari come vi siete
volta gli addetti devono indossare i dispositivi
le comunità frequentate per definire i contatti,
regolati?
di protezione per entrare a casa del malato e
familiari e sociali, della persona. Nel caso il sog-
In principio è stato impegnativo perché le nor-
poi dopo ciascuna visita a domicilio devono sa-
getto lavori in un Comune che appartiene ad
me di distanziamento e l’uso massiccio delle
nificare l’ambulanza. In strutture come le rsa e
un’altra asl, comunichiamo alla struttura omo-
mascherine non c’erano ancora o erano attivi
i centri di dialisi, invece, abbiamo inviato l’au-
loga alla nostra il dato in modo che possa, a
da poco e il Ministero ha indicato come “con-
tomedica: previa opportuna programmazione,
sua volta, eseguire l’indagine presso i contatti
tatto” anche una persona a cui si era semplice-
per cui conosciamo esattamente il numero di
sul luogo di lavoro. Naturalmente, se il paziente
mente stretta lamano o con cui si era parlato
test da fare, fra degenti e operatori. Così gli ad-
è andato in pronto soccorso presso un ospeda-
senza indossare protezione, quindi il numero di
detti si recano presso le strutture ed eseguono
le saranno loro a comunicarci l’informazione.
contatti cresceva molto. E’ capitato anche che
i tamponi sul posto, in questo modo i soggetti
Nel caso in cui, l’ospedale dopo aver eseguito il
persone che erano entrate in contatto con po-
non devono spostarsi e il personale può riceve-
tampone invia il paziente al proprio domicilio in
sitivi al virus si siano dichiarate autonomamen-
re il controllo senza essere costretto a lasciare il
isolamento, attiviamo ugualmente l’indagine.
te, quando noi non siamo riusciti a rintracciarle.
posto di lavoro.
Quante persone avete contattato durante
Nella fase iniziale un’ulteriore complicazione è
Con quale frequenza si eseguono tamponi di
l’epidemia?
venuta dal fatto che cercavamo il covid e trova-
controllo nelle strutture sensibili (ospedali, rsa,
Abbiamo realizzato più di 20mila interviste. Se
vamo l’influenza, e non avevamo i tamponi ne-
ecc.)?
il paziente si è rivelato effettivamente positivo
cessari a stabilire di quale patologia si trattasse.
Negli ospedali il controllo del personale tramite
abbiamo continuato a seguirlo, in caso contra-
Fra i vostri compiti c’è quello di richiedere i tam-
test è quasi quotidiano; per chi ha bisogno di
rio abbiamo fatto solo sorveglianza sanitaria in
poni per definire la positività certa al virus.
accedere agli ospedali che fanno capo all’Asl
collaborazione con il medico di base. Contat-
Infatti. In altre Asl è soprattutto il medico di
per necessità terapeutiche non legate al covid
tiamo ogni giorno, noi e il medico curante, il
medicina generale a richiederli, invece nella no-
sono attivi percorsi dedicati che contemplano
paziente a casa anche più volte al giorno per
stra Asl i medici ci segnalano i pazienti sospetti
sempre un test rapido o un tampone, anche se
seguirne l’evoluzione e per monitorare i convi-
e noi richiediamo il tampone: questa procedura
non hanno sintomi evidenti. In questo modo
venti, tanto più che abbiamo avuto diversi fo-
ci ha consentito di tenere maggiormente sotto
possiamo mandarli poi ai reparti con maggiore
colai nelle famiglie, spesso infatti è stato diffici-
controllo l’evolversi della diffusione dei conta-
tranquillità. All’ospedale S. Maria delle Grazie
le realizzare un effettivo isolamento all’interno
gi. Dopo la segnalazione del paziente possibile
di Pozzuoli è presente un centro vaccini per i
delle abitazioni. L’obiettivo del monitoraggio
covid, ci sono due possibilità, la più strategica
soggetti a rischio (per esempio persone aller-
domiciliare dei positivi è di far giungere il minor
sono i caselli, presso i quali si è fatta la mag-
giche che quindi devono ricevere il vaccino in
strutture che li garantiscono), ebbene, hanno richiesto per tutti coloro che vi accedono di eseguire il test rapido. L’obiettivo è sempre cercare di non far entrare il covid negli ospedali. In questa fase successiva alla forte emergenza dei mesi di marzo e aprile, qual è la vostra attività? Lavoriamo allo screening degli operatori sanitari, in primo luogo: quindi abbiamo eseguito tamponi sistematicamente a tutti gli operatori facenti capo all’Asl Napoli 2 nord, medici, infermieri, oss, addetti, dipendenti amministrativi ma pure ai medici di medicina generale e pediatri che dovevano riaprire i loro studi. Come ho già detto i sanitari vengono controllati periodicamente, ma come centro epidemiologico ci premeva di avere una istantanea in un dato momento della situazione. Pochi sono risultati positivi, tutti asintomatici e sono stati posti in isolamento. La fase successiva di screening riguarderà la popolazione, ed è di competenza dell’istituto zooprofilattico che deve individuare le categorie di persone che lavorano nei servizi essenziali e che vanno testate, per esempio vigili urbani, addetti alle aziende di servizi come la nettezza urbana, ecc. L’ultima fase riguarda
su richiesta specifica test sierologici per verifica-
bassa, tuttavia li considero un aiuto per indi-
le realtà produttive, anche se già il Servizio di
re la presenza degli anticorpi del Corona Virus.
viduare possibili soggetti asintomatici. Nella
prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavo-
Ricevete comunicazione degli esiti?
fase iniziale in cui ancora non erano disponibili
ro sta eseguendo controlli nelle aziende.
Sì, i laboratori devono comunicarci la eventuale
i test sierologici e i tamponi rapidi, sono sta-
Il vostro dipartimento segue anche i controlli su
presenza di ogm e ogg riscontrata nelle anali-
ti comunque uno strumento che ci è servito a
chi rientra in Campania da altre regioni?
si del sangue dei soggetti che si sono rivolti a
selezionare le persone che dovevano accedere
Sono di nostra competenza come Asl Napoli 2
loro e poiché l’attendibilità dei test sierologici
necessariamente agli ospedali, per esempio.
Nord il porto di Pozzuoli e lo scalo ferroviario
è intorno al 90%, quindi alta, noi contattiamo
Quali sono i vostri obiettivi per i prossimi mesi?
per l’alta velocità di Afragola e i punti di con-
le persone interessate, li intervistiamo per ca-
Siamo proiettati sui mesi dell’autunno, ottobre
trollo sono attivati grazie al lavoro di giovani
pire per quali ragioni hanno deciso di eseguire
e novembre, per noi sarà importante eseguire
medici. Se un soggetto risulta positivo al test
l’analisi di ricerca degli anticorpi, cerchiamo di
una campagna di vaccini per l’influenza stagio-
rapido (il cosiddetto pungidito) lo portiamo
capire gli eventuali contatti sensibili ed eseguia-
nale molto accurata perché ci serve a fare una
all’ospedale S. Maria delle Grazie dove adesso
mo comunque un tampone: se risulta negativo,
rapida diagnosi differenziale: diversamente ai
siamo in grado di processare direttamente (sen-
segno che la persona ha avuto la malattia ma
primi sintomi ci sarà il problema di capire se si
za doverli inviare al Cotugno) tamponi rapidi,
si è negativizzata, gli consentiamo di lasciare la
tratta di covid o di influenza, appunto. I pediatri
che danno risposta entro 5-6 ore, poi il sogget-
quarantena.
premono moltissimo per poter somministrare il
to riceverà anche il tampone ufficiale, che ha
Cosa pensa dell’uso dei test rapidi (eseguiti
vaccino antinfluenzale anche ai bambini, cosa
tempi di lavorazione più lunghi; nel frattempo
pungendo un dito) che spesso si rivelano fal-
che prima dell’epidemia non si faceva. Inoltre,
la persona è comunque inviata al domicilio in
laci?
si pensa di abbassare la soglia sotto la quale il
isolamento e viene seguita da noi e dal medico
Quei test sono più adatti a uno studio sulla
vaccino viene dato gratuitamente e che al mo-
curante.
popolazione che a uno screening, in quanto
mento è di 65 anni (mentre per i cittadini dai 65
In questa fase molti laboratori privati eseguono
la loro attendibilità è intorno al 30%, quindi
in su si vorrebbe introdurre in maniera più dif-
fusa anche il vaccino antipneumococcico, cioè
vaccinarsi con comodità. Temo, peraltro, che i
contro la polmonite da batteri). Al momento
quantitativi di vaccino antinfluenzale disponibili
non si pensa di rendere il vaccino obbligatorio
potrebbero non essere sufficienti a soddisfare
in Campania, come sta accadendo invece in al-
questa accresciuta domanda, soprattutto se lo
tre Regioni, e questo mi lascia perplessa perché
renderanno obbligatorio per alcune categorie
si continua a fare scelte che comportano una
di popolazione. Altro ambito sensibile è quello
sanità diversa fra una Regione e l’altra. La cate-
delle scuole, ci siamo posti il problema di dover
goria che secondo me va spinta assolutamente
fare uno screening prima della riapertura, e già
a vaccinarsi per l’influenza, mentre al momen-
si sta ragionando in questi termini per studenti
to lo fa poco, è proprio quella degli operatori
e personale impegnati negli esami di maturità.
sanitari: è un obiettivo strategico a mio parere e noi forniamo le dosi direttamente presso la struttura in cui lavorano in modo he possano
C A R D A R E L L I
i
PRONTI AD OGNI EMERGENZA Text_ Riccardo Sepe Visconti Photo_ Riccardo Sepe Visconti
E
ssere il Direttore dell’UOC di rianimazione del Dipartimento di Emergenza e Accettazione (DEA) dell’AORN Cardarelli, il più grande ospedale del Mezzogiorno d’Italia, significa lavorare perennemente a diretto contatto con l’emergenza. Il reparto diretto dalla dottoressa Maria Giovanna De Cristofaro è, infatti, centro di riferimento regionale per i traumi maggiori, per la cura dell’emorragie
subaracnoidee da rottura di aneurismi cerebrali ed è il primo reparto in Italia per numero di accertamenti di morte cerebrale e prelievo multiorgano da cadavere a cuore battente. In questa intervista la dottoressa De Cristofaro racconta come è stata affrontata la pandemia, allestendo una rianimazione Covid ex novo, lavorando allo stesso tempo, insieme a tutti i suoi colleghi, per garantire assistenza di alto livello alle emergenze che richiedevano assistenza rianimatoria e che hanno continuato ad arrivare al Cardarelli durante tutto il periodo del lockdown. Che tipo di problemi tecnico-organizzativi avete dovuto affrontare a livello di reparto di rianimazione in vista dell’arrivo dell’epidemia da corona virus? Dovevamo far sì che la rianimazione ordinaria venisse preservata e che potessimo garantire il medesimo livello di assistenza precedente all’emergenza i pazienti che sarebbero necessariamente venuti. E’ vero, infatti, che i casi di traumi sono stati in numero inferiore perché la popolazione è rimasta chiusa n casa ma emorragie cerebrali, ictus, infarti, per esempio, si sono verificati ugualmente. Dopo il periodo di lockdown abbiamo registrato anche un certo numero di casi di tentativi di suicidio con conseguenti traumi e ce lo aspettavamo. Alcune patologie psichiatriche, infatti, le depressioni, per esempio, potevano essere accentuate nelle loro manifestazioni dall’isolamento coatto. Per riuscire a preservare la rianimazione per i pazienti covid free e al tempo stesso accrescere letti di terapia intensiva da destinare ai pazienti positivi, la direzione strategica dell’ospedale ha deciso di creare questi ultimi ex novo e bisogna tener presente che un posto letto di rianimazione necessita di una serie di macchinari e presidi che non ci sono nei normali reparti di degenza, per esempio almeno 10 prese elettriche, il vuoto per l’aspirazione, la presenza a parete degli allacci per l’ossigeno, l’aria compressa, ecc. La direzione strategica e il settore dell’ingegneria clinica dell’ospedale hanno lavorato moltissimo per individuare il luogo giusto per ospitare una nuova rianimazione per i pazienti covid, ed è stato fatto a spese delle sale operatorie. In particolare abbiamo trasferito tutto il comples-
46
so della chirurgia ortopedica e il piano che lo
ché non sapevamo che pazienti ci sarebbero
personale per coprire i turni dalla rianimazione
ospita di solito è diventato terapia intensiva per
arrivati da curare, le notizie che avevamo della
DEA e dall’altro servizio di anestesia e rianima-
il covid. Si sono dovuti eseguire lavori di mura-
malattia erano quelle che giungevano dai col-
zione, guidato dal dr. Franciosa: si sono uniti
tura e pavimentazione e in un ambiente molto
leghi del Nord che ci raccontavano di pazienti
due servizi per curare pazienti affetti da una
ampio abbiamo potuto allestire i posti per 6
con una ARDS diversa dalla normale ARDS, e
malattia che in sostanza era per noi scono-
pazienti, ma se avessimo avuto bisogno di ag-
che servivano altre modalità di ventilazione, ed
sciuta. Eravamo anche spaventati, dovevamo
giungere ulteriori postazioni
vedere almeno un primo
di rianimazione, avevamo
caso per capire con cosa si
a disposizione tutto il com-
aveva a che fare: quando
plesso operatorio che, come
è accaduto, ci siamo resi
tale, è già dotato dei presidi
conto che era sì una gra-
di cui ho detto indispensabili
vissima insufficienza respi-
per la rianimazione. Quindi
ratoria ma che si poteva
abbiamo installato nuovi let-
trattare.
ti, respiratori, pompe per in-
Avete applicato partico-
fondere i farmaci, il sistema
lari protocolli terapeu-
di aspirazione delle secrezio-
tici?
ni bronchiali, i cateteri venosi
Abbiamo utilizzato il to-
centrali, tutto.
cilizumab su 4 pazienti 2
La scelta di avere una ri-
hanno risposto benissimo,
animazione open space vi
due purtroppo no. Ma va
consente di rendere più
detto che noi abbiamo
agevole la gestione deii
messo in campo tutto ciò
pazienti da parte del personale.
ho preferito avere due persone, che si alter-
che potevamo dal punto di vista dell’assistenza
E’ così, creare un unico grande ambiente, inve-
navano al mattino e al pomeriggio, di cui mi
intensiva.
ce di collocare i pazienti di intensiva ciascuno
fido moltissimo (Mendetta e Marsili) sia per
Il modo di approcciare la cura di questi pa-
in una singola sala operatoria, ha consentito di
l’assistenza al paziente che per la capacità di
zienti è mutato rapidamente in base alle
massimizzare le risorse di personale disponibili
saper eseguire la ventilazione in quanto ave-
conoscenze accumulate in questi mesi? In-
che seguivano contemporaneamente più pa-
vamo chiaro che si trattava di pazienti con una
somma oggi li curereste con un approccio
zienti. Anche se avendone la possibilità ho de-
gravissima insufficienza respiratoria. Quindi,
diverso?
ciso di prendere molto personale aggiuntivo in
ho spostato queste due figure professionali alla
Sì, in parte è così, forse non utilizzeremmo l’i-
grado di dare un’assistenza di tipo intensivo a
rianimazione covid togliendoli dai turni della ri-
drossiclorochina, perché nel momento in cui
livelli molto elevati: ho fatto questa scelta per-
animazione DEA, la mia. Inoltre è arrivato altro
arrivano in rianimazione non è più utile. Tutta-
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via, ribadisco che a tutt’oggi non possiamo dire
Quando ho visto i festeggiamenti per la vittoria
di una nuova ondata di covid, quindi, sarebbe-
di avere chiare in tutti i loro aspetti le manife-
in Coppa Italia del Napoli durante i quali la gen-
ro subito disponibili i 12-16 posti che abbiamo
stazioni del covid. Per esempio, l’FDA america-
te non ha rispettato le regole di distanziamento
chiuso e in cui sono tornate le sale operatorie,
no ha approvato l’uso dell’antivirale remdesivir
sociale il giorno dopo sono entrata in reparto
cui si aggiungerebbero i letti di intensiva della
per il trattamento del covid così come oggi pare
dicendo ”se fra 14 giorni non avremo nuovi
palazzina M tuttora allestita. Inoltre, la Regione
acclarato che si debba utilizzare il cortisone,
ricoveri significa che il covid a Napoli non c’è
ci ha chiesto di aumentare in modo strutturale
cosa che in effetti anche noi abbiamo fatto
più”. E in effetti nuovi casi non ce ne sono stati.
i posti di terapia intensiva e quindi con il Di-
per i pazienti che sono arrivati qui nella fase
E’ possibile, quindi, che in questo momento la
rettore generale stiamo ragionando su come
iniziale della malattia; probabilmente in una
situazione, almeno sul piano della manifesta-
organizzarli.
fase più tardiva non sarebbe utile. La verità è
zione patologica dell’infezione da corona virus,
Nella gestione ordinaria di cosa si occupa
che di questa malattia sappiamo ancora poco.
sia decisamente più tranquilla. Cosa accadrà in
la rianimazione DEA che lei dirige?
Infettivologi di fama come Pierluigi Viale, che
autunno non lo so: ciò di cui sono sicura è che
La rianimazione DEA è destinata a pazienti che
sta a Bologna, ha detto pubblicamente di non
noi al Cardarelli ci siamo mossi in modo tale
hanno un’insufficienza d’organo che ne met-
fidarsi di chi dice che sa come curare il covid,
che se la situazione dovesse mutare in peggio,
te a rischio la vita e che hanno quindi bisogno
degli “esperti in covid” perché non ve ne sono
nel giro di 24 ore abbiamo di nuovo a disposi-
di assistenza rianimatoria, siamo perciò il cen-
trattandosi di una patologia nuova.
zione i posti in terapia intensiva, riconvertendo
tro di riferimento per i politraumi gravi, per le
Cosa dobbiamo aspettarci per l’autunno?
gli spazi di cui ho detto in reparto covid. In caso
stroke, quindi gli ictus, per l’emodinamica.
CARDERELLI, IL PIÙ GRANDE PRONTO SOCCORSO DEL SUD Interview_ Riccardo Sepe Visconti Photo_ Riccardo Sepe Visconti e Web
D
a circa un anno alla direzione generale del Cardarelli, uno degli ospedali più grandi del Paese, sicuramente il più grande del Sud Italia, hub, cioè centro di riferimento, per quasi tutte le specialità dell’emergenza-urgenza (infarto, ictus, grandi traumi, ecc), centro unico regionale per i grandi ustionati, primo per la radiologia interventistica e per tante specialità tempo dipendenti - il dottor
Giuseppe Longo illustra gli interventi che intende realizzare durante il suo mandato in una struttura oltremodo complessa, punto di riferimento non solo per la popolazione ma anche per gli altri ospedali con cui è in rete, per cui è evidente che il rafforzamento di una realtà come il Cardarelli non può prescindere dal rafforzamento del sistema ospedaliero di cui fa parte.
Tutti sappiamo che il Cardarelli è il più grande ospedale del Sud
Universitaria Federico II che assolvono a questo compito. Su quasi tutte le
Italia: ci spieghi tecnicamente cosa significa.
linee dell’emergenza-urgenza il Cardarelli è un HUB, vale a dire il centro
È così, il Cardarelli è il più grande ospedale del Sud Italia, la dotazione di
principale delle attività. Il modello organizzativo delle reti ospedaliere e
posti letto è vicina a mille, e ciò fa capire la complessità della struttura che
dell’emergenza-urgenza è strutturato, infatti, in hub e spoke, cioè centri
fondamentalmente ha due mission, l’emergenza- urgenza e l’alta specia-
principali coordinatori e centri aggregati che sono gli spoke. Il Cardarelli
lità. Per quanto riguarda la prima, siamo un pronto soccorso da circa 200
è Hub per tutte le attività tempo-dipendenti, cioè per quelle attività in cui
accessi al giorno di cui il 25% - 30% necessita di ricovero. Ciò significa
è indispensabile intervenire prima possibile e comunque entro un tempo
che quotidianamente dobbiamo avere disponibili 50 - 60 posti letto solo
dato, pena il decesso o l’aggravamento del paziente, quindi infarto, ictus
per il settore dell’emergenza-urgenza, per il quale abbiamo quasi tutte le
e i grandi traumi. In questo ambito siamo particolarmente attivi, con alti
specialità a eccezione della cardiochirurgia, perché nell’area ospedaliera
numeri di interventi e proprio in questi giorni abbiamo aperto la nuova
della città di Napoli sono già presenti il Monaldi e l’Azienda Ospedaliera
stroke unit, per la cura delle malattie cerebrovascolari, a partire dall’ictus;
a breve iniziano i lavori per ristrutturare la cardiologia UTIC, così come il
gressi durante il covid per imporre alla ripresa delle attività l’eliminazione
trauma center, che è l’altra linea di attività in cui ci muoviamo, che sarà
delle “barelle”, che tecnicamente definiamo “posti tecnici aggiuntivi”: si
oggetto di una rivisitazione degli spazi per ospitare tecnologie rinnova-
tratta in realtà di un problema di cui il Cardarelli soffre e che va assoluta-
te, nonché la ristrutturazione del pronto soccorso e della medicina d’ur-
mente risolto. E in effetti da quando abbiamo ripreso le attività (quasi due
genza. Nel campo dell’emergenza-urgenza il Cardarelli non è presente
mesi) non utilizziamo più posti letto tecnici aggiuntivi.
solo nelle reti tempo dipendenti, ma anche in molte attività per le quali risulta essere una realtà unica all’interno della Regione. Per esempio, il
Con quali strategie ci è riuscito?
centro grandi ustionati (il solo per tutta la Regione), la radiologia interventistica (primi della Regione), il centro per le emorragie, attivo h 24, la chirurgia vascolare, la chirurgia toracica, la maxillo-facciale, insomma tutte le specialità che fra di loro concorrono a caratterizzare l’alta specializzazione del Cardarelli e nel contempo sono anche quelle specialità che entrano nella rete dell’emergenza. Durante la pandemia gli accessi e ingressi in ospedali si sono ridotti moltissimo, ma con la fine del lockdown le attività sono riprese e adesso viaggiamo sugli stessi numeri precedenti alla pandemia Covid-19. E’ possibile addirittura un peggioramento della situazione generale della salute della popo-
Grazie a un intervento che ha agito in primo luogo
Stiamo risolvendo un problema storico del Cardarelli, l’uso delle barelle, per supplire alla mancanza di posti letti per i nuovi pazienti. Non vogliamo che accada più e per riuscirci stiamo incrementando il turn over dei posti letto, grazie a una maggiore efficienza dei servizi, per esempio quelli di diagnostica.
lazione in seguito alla drastica riduzione o interruzione delle attività degli ospedali a causa
sull’organizzazione interna. Stiamo lavorando tantissimo sull’efficientamento di ogni unità operativa migliorando il cosiddetto turn over per posto letto, vale a dire ridicendo la degenza media. Mi spiego meglio: se facciamo rimanere troppo a lungo in attesa gli ammalati ricoverati, i posti letto non ruotano a sufficienza. Attenzione però, questo non vuole significare che pur di accelerare il turn over siamo disposti a un calo della qualità del servizio in quanto si è troppo sbrigativi nella definizione del quadro clinico e nella sua risoluzione delle problematiche assistenziali. In realtà, ci siamo resi conto che c’erano dei colli di bottiglia connessi principalmente ai tempi di esecuzione della diagnostica strumentale. Per esempio, per riuscire a eseguire una tac o una
della pandemia?
gastroscopia potevano volerci anche più giorni e intanto il paziente occu-
Sì, direi che abbiamo assistito ad un aggravamento della complessità del-
pava “inutilmente” il posto letto. Velocizzando e rendendo più efficienti
le malattie, perché i malati nel periodo del lockdown è come se si fossero
questi passaggi della degenza essa si accorcia, e riducendo i tempi di
trascinati le loro patologie di base senza intervenire e adesso arrivano in
degenza si accelera il turn over dei posti letto. È evidente che per arrivare
ospedale allo stremo delle condizioni, con quadri clinici molto più severi.
a questo obiettivo sono necessari una serie di interventi, sia di tipo orga-
Come direttore generale ho approfittato della enorme riduzione di in-
nizzativo che strutturale, in altri termini il settore della diagnostica va po-
Ogni volta che entro in Area Covid c’è un infermiere che mi prende in carico e mi conduce nella “sala vestizione” per indossare i DPI - delle coperture integrali (calzari, tuta, maschera, cuffia, occhiali, visiera e 3 paia di guanti sovrapposti gli uni sugli altri) che servono per evitare di contagiarsi con il virus - e tutto questo va fatto con estrema cura poichè un errore si paga con il rischio di infettarsi. Nei miei viaggi tra queste trincee ho incontrato moltissimi infermieri che mi hanno guidato con estrema perizia in ogni mio movimento: perfino la mia amatissima Canon D5 deve “vestirsi”!... Infatti per non trasformarla in vettore di contagio devo chiuderla in dei sacchi trasparenti lasciando che fuoriesca il solo obiettivo... capirete che con occhiali, maschera e visiera sul volto e la macchina fotografica avvolta in una busta non è, come dire, facilissimo, fare foto di buona qualità... (Però io sono un geniaccio e ci riesco!...). Per tornare all’immagine postata, questo è il braccio del mio supervisore alla vestizione!... Un modo per sentirmi particolarmente protetto.
Stamattina sono andato al Cardarelli di Napoli e posso garantirvi che è stata un’esperienza incredibile: prossimamente racconterò in dettaglio il lavoro di queste persone perché, ve lo assicuro, le loro storie sono davvero straordinarie: difficilmente tanta qualità e potenza umana si concentra
in così tante donne e uomini riuniti in spazi così ristretti... c’è qualcosa di soprannaturale in tutto ciò...
tenziato. Per esempio, per fronteggiare la domanda durante la pandemia
riferimento non solo per la popolazione, ma anche per gli altri ospedali,
abbiamo montato due tac aggiuntive e ciò ci ha permesso di aumentare
è come se fossimo un hub per tutte le specialità.
l’offerta di questo importante esame diagnostico.
C’è da dire che dall’approvazione dell’ultimo Piano Ospedaliero, la Di-
Ciò è stato possibile perché avete avuto finanziamenti aggiuntivi?
rezione Generale della Tutela della Salute della Regione Campania, pre-
Sì, dovendo tenere rigidamente distinti i percorsi destinati ai malati or-
sieduta dall’Avv. Nino Postiglione, ha messo in atto un processo teso
dinari e ai sospetti covid, abbiamo avuto finanziamenti per adattare le
a velocizzare la realizzazione di quanto programmato dallo stesso Pia-
strutture a queste nuove esigenze, ma anche la possibilità di eseguire
no. L’accelerazione dei processi di attuazione farà in modo che tutti
celermente l’acquisto dei macchinari e lavori necessari a entrare subito in attività. Le procedure che ci sono state permesse durante la fase 1 della pandemia hanno costituito un piccolo test di ciò che dovrebbe consentirci il decreto-legge Semplificazione, rendendo più snelle i processi di approvvigionamento di macchinari e la realizzazione delle opere. Torniamo all’eliminazione delle “barelle”. Al Cardarelli abbiamo il pronto soccorso e l’OBI (osservazione breve intensiva), che sulla carta ha 32 posti ma in realtà arriviamo anche a 60, una medicina di urgenza e tre medicine interne (per un totale di 176 posti letto) a valle del DEA e a supporto della medicina di urgenza e del pronto soccorso. Per ora riesco a non avere “barelle”, ma l’equilibrio è delicato, e devo dire che uno scotto lo paghiamo, l’OBI è più affollata, perché il paziente attende in OBI prima di essere trasferito nei reparti e quindi questo settore del pronto soccorso è quello maggiormente gravato di accessi e attività complesse. E’ chiaro che anche quest’ultima problematica dell’OBI deve trovare, in tempi rapidi, una idonea soluzione. Per rendere duraturi questi risultati positivi di quali interventi avreste bisogno? Se da un lato lavoriamo a rendere le degenze più efficienti per ridurre il tempo di permanenza dei pazienti e migliorare il turn over, dall’altro va intensificata la rete che collega le strutture ospedaliere fra loro perché il problema delle barelle è connesso sì in parte a criticità interne dell’azienda, ma anche a un contesto che vede il Cardarelli quale unico punto di riferimento per determinate patologie. Il Cardarelli non può rifiutare ricoveri, anche quando ha occupato tutti i posti letto. Ecco perché alla fine i pazienti, se si rendesse necessario, li poggiamo temporaneamente sulle barelle pur di poterli assistere; siamo l’Ospedale che ha una molteplicità di discipline mediche e chirurgiche e, pertanto, in grado di trattare qualsiasi patologia complessa. In altri termini, rappresentiamo un punto di
gli ospedali, a partire dal Cardarelli, si rinforzino e siano quindi in grado
delle malattie infettive, che sono la nuova frontiera, c’è ancora da lavo-
di coprire, nell’interno della rete provinciale e regionale, il ruolo che la
rare. Questo è un aspetto su cui tutti ci dobbiamo concentrare, si deve
programmazione sanitaria ha previsto per ognuno di loro. Tale processo
introdurre la cultura necessaria a gestire le malattie infettive già a livello
produrrà sicuramente effetti positivi anche sul fenomeno delle cosiddette
strutturale all’interno dell’ospedale, dai corridoi separati ai trattamenti
barelle. I problemi non si risolvono attraverso una singola azione, ma
dell’aria ecc., per mettere in sicurezza pazienti e operatori sanitari.
piuttosto richiedono un modello di sistema, dove si deve agire su più
L’opportunità data dal covid è quella di ripensare a partire dalla
piani per conseguire il risultato. Quanto detto per la resta ospedaliera è
mentalità con cui gestirli gli spazi e il modo in cui si fruisce fruizio-
un tipico esempio.
ne degli ospedali.
Che strategia ha attuato il Cardarelli di fronte all’emergenza sani-
Questo insegnamento è stato colto e la sanità inizierà una nuova fase
taria da covid? Il Cardarelli, come l’azienda ospedaliera della Federico II, ha un’architettura in padiglioni che attualmente nei modelli organizzativi e strutturali dell’edilizia sanitaria è considerato tra i più inefficienti perché è superato, poco razionale nella gestione; ma in una situazione pandemica, per contrappasso, è risultato essere il migliore! Ci ha dato, infatti, la possibilità di destinare nella fase acuta due padiglioni unicamente all’attività di contrasto al covid, con percorsi distinti. E questo ci ha aiutato moltissimo. In questa fase le nuove linee di indirizzo emanate dal ministero per la riorganizzazione della rete ospedaliera ci dicono che ciò che abbiamo fatto in emergenza e quindi in via
di crescita, di potenziamento delle proprie strutture
Vogliamo destinare i finanziamenti che avremo a potenziare le terapie intensive e semintensive: di conseguenza ci sarà un miglioramento qualitativo di tutte le attività assistenziali ed in particolare di quelle chirurgiche che potranno qualificarsi ulteriormente, avendo a disposizione più posti letto di intensiva postoperatoria.
temporanea deve diventare strutturale. Cioè, d’ora
in questa ottica. Da parte mia, mi sono mosso su due fronti: in primo luogo, per quanto riguarda il pronto soccorso, ho liberato alcuni locali che avevano un’altra destinazione, trasformandoli in spazi per il pretriage e locali di isolamento. Essendo il più grande pronto soccorso della Regione con tantissimi accessi era necessario avere gli opportuni tempi e spazi per individuare i sospetti, nonché i malati di covid -19 che, nel frattempo, non potevano entrare liberamente nel pronto soccorso stesso, perché bastano pochi minuti a contagiare tante altre persone, dato l’alto livello di contagiosità di questa malattia. Poi abbiamo trasformato la palazzina M dedicata ai servizi intra moenia, in struttura covid con una sua
in poi, dobbiamo lavorare per avere percorsi distin-
autonomia di gestione, quindi allestendo 2 sale ope-
ti e separati per le malattie infettive, ragionando nella prospettiva che
ratorie, terapia intensiva e semi intensiva, degenza ordinaria, tac e servizi
ogni 5-10 anni potremmo trovarci a dover fronteggiare una pandemia.
di supporto.
Quindi dobbiamo organizzarci per tempo. Il covid ha fatto capire che nel
Dopo la fine della fase di emergenza acuta, l’attività di intra mo-
complesso abbiamo dato un’ottima risposta, ma anche che sul versante
enia è ripresa?
SÌ, con difficoltà perché la palazzina M è ancora allestita come covid ho-
Per quanto riguarda il Cardarelli, io sono direttore generale da 11 mesi
spital e opera con un modello flessibile relativamente al personale, nel
e il mio incarico scadrà tra circa 2 anni. Per vedere i cambiamenti, in
senso che quest’ultimo aumenta o diminuisce a secondo della necessità.
particolare quelli connessi agli interventi strutturali, ci vogliano anni che
I rapporti con i sindacati consentono questa flessibilità?
non coincidono in genere con il mandato. Avere dei padiglioni, ossia
Quello con i sindacati è un rapporto che continuamente gestiamo e ri-
delle Unità Operative, completamente ristrutturati ti consente di inter-
sulta essere essenziale per la funzionalità dell’Azienda, rientrando negli
venire in maniera più incisa sull’organizzazione, di rendere il sistema più
aspetti del management. In realtà, nella fase emergenziale tutti hanno
efficiente e ottenere risultati migliori, anche in termini di resa lavorativa
mostrato un grande senso di responsabilità e hanno partecipato a ren-
del personale. Con l’emergenza covid godremo di finanziamenti con i
dere il più efficiente possibile il lavoro. E, anche adesso che la fase acu-
quali si prevede di ristrutturare il pronto soccorso e potenziare le terapie
ta è alle spalle, tutti hanno capito che si tratta di un modello che deve
intensive, che passano 44 a 70 posti letto, nonché la riconversione di 26
diventare modalità operativa ordinaria. Un aspetto importante è che a
posti di area medica in altrettanti posti di semintensiva. Con l’incremento
partire dal livello nazionale e regionale ci hanno consentito di reclutare
dei posti di rianimazione, assisteremo ad un miglioramento qualitativo di
personale ed è stato lo strumento principale che ci ha consentito di rag-
tutte le attività assistenziali ed in particolare le attività chirurgiche posso-
giungere l’obiettivo. Inoltre, è in fase di applicazione una premialità che,
no qualificarsi ulteriormente, grazie al potenziamento dei posti letto di
dati i turni di lavoro e i rischi che il personale ha corso, era necessaria. In
terapia intensiva post-operatoria. Quello che avverrà nell’Azienda Ospe-
Regione stanno stabilendo i premi: la valorizzazione di una gratificazione,
daliera Antonio Cardarelli, si registrerà in realtà in tutta la Campania e,
cui si aggiungono le indennità, come per esempio quella per le malattie
pertanto, osserveremo tale potenziamento e miglioramento della qualità
infettive. In realtà sono strumenti contrattuali che permettono di far rico-
assistenziale su tutta la rete ospedaliera regionale.
noscere pienamente, anche a livello retributivo, il lavoro svolto. Come immagina lo sviluppo a breve termine di questo ospedale e della sanità campana?
C A R D A R E L L I
i
L’ARTE NELLA CURA
Text_ Silvia Buchner Photo_ Riccardo Sepe Visconti
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NAPOLI CENTRO
A S L
N A 1
C E N T R O
i
LA SANITÀ CAMPANA È COMPETITIVA Text_ Riccardo Sepe Visconti_photo Riccardo Sepe Visconti
U
n bilancio di 1 miliardo e 820 milioni di euro, 5 presidi ospedalieri, di cui quattro DEA di primo livello, presidi sanitari intermedi, 11 distretti sanitari di base, competenze in ambiti fondamentali come la prevenzione e la salute mentale, l’Asl Napoli 1 Centro, in sostanza l’Asl della terza città d’Italia, è guidata dall’ingegner Ciro Verdoliva che in questa intervista spiega come hanno affrontato
l’emergenza Covid-19 - nell’Asl Napoli 1 rientra il covid center dell’Ospedale del Mare - ma anche di come si attraggono i giovani medici specializzati e della necessità di accrescere i servizi sanitari offerti in modo che non si debba andare fuori Regione.
Lei è alla testa, da circa un anno e mezzo,
e 820 milioni di euro. Oltre ad avere 5 presidi
la sua estensione ma anche per le differenze
di un’Asl strategica, la Napoli 1 Centro: ci
ospedalieri, 4 DEA di primo livello e una DEA
fra i vari distretti territoriali in cui è suddivisa ed
faccia un quadro della situazione che ha
di secondo livello, cui si aggiungono dei presidi
è nostro compito arrivare in modo omogeneo
trovato al suo insediamento.
sanitari intermedi, è organizzata su 11 distretti
dappertutto. Nel tempo, l’asl Napoli 1 ha visto
L’Asl Napoli 1 Centro è un’azienda che ha
sanitari di base; inoltre ha competenze come
il susseguirsi di direttori generali e commissari
come competenza il territorio della città di
dipartimento di prevenzione, dipartimento del-
che hanno lavorato per poco tempo e poi sono
Napoli e dell’isola di Capri, in sostanza è l’Asl
le dipendenze e dipartimento di salute menta-
stati sostituiti, per cui quando mi sono insedia-
del capoluogo regionale, che è anche la ter-
le. Si connota quindi per un’articolazione molto
to, nel febbraio 2019, ho trovato un’Azienda
za città d’Italia, e il milione di cittadini che la
complessa e trasversale, che raggiunge tutti i
completamente priva di una parte che è essen-
abitano sono per noi tutti potenziali utenti. Il
bisogni di salute dei cittadini. Napoli, a sua vol-
ziale perché possa funzionare bene, vale a dire
nostro bilancio si attesta intorno a 1 miliardo
ta, è una città speciale, complessa, non solo per
i dirigenti. C’erano tanti “facenti funzione”,
figure professionali con ruoli e incarichi non formali, non strutturati e addirittura molte caselle vuote, per cui gli ambiti di cui è composta erano privi di direzione. Quindi, innanzitutto, abbiamo disegnato l’Azienda, perché noi per primi dovevamo vederne la complessità, ed ho messo quell’organigramma di fronte alla mia scrivania perché non devo mai perdere di vista l’articolazione, nell’insieme e nella sostanza, dell’Asl Napoli 1 Centro. Qual è l’obiettivo più importante che la guida in questa fase nel suo ruolo di Direttore generale e quali settori dell’Asl dovrebbero secondo lei che crescere ulteriormente? Non possiamo essere solo l’Azienda che serve gli acuti, dobbiamo potenziare il lavoro sul territorio con l’assistenza domiciliare, perché il bisogno di salute va oltre l’emergenza. Voglia-
mo essere un’Azienda con la A maiuscola che
mo responsabili di un centro clinico da 60 posti
con i sindaci e con gli stakeholder (Ndr. Tutti
lavora sul concetto di salute, non di sanità: le
letto, e probabilmente nessuno lo sa; inoltre,
coloro che hanno un interesse attivo rispet-
siamo presenti al carcere
to all’Azienda) per capire a fondo quali sono
di Secondigliano e a Nisi-
i punti critici e cercare di risolverli. Aggiungo
da, tutti contesti in cui la
che gestiamo l’emergenza, essendo sede della
restrizione e la privazione
centrale operativa territoriale del 118 e coordi-
di libertà rendono la real-
niamo a livello regionale eli ed idrosoccorso per
tà sanitaria ulteriormente
tutte le isole. Questa è un’azienda viva, attiva h
complessa. Ancora, siamo
24 per 365 giorni l’anno. E’ un’Azienda che va
che nessuno possa cadere
parte integrante a pieno
conosciuta e poiché a me piace vivere le cose,
e rompersi una tibia o un
titolo delle reti tempo-di-
vederle piuttosto che farmele raccontare - la re-
faccio un esempio per essere più chiaro, la sanità è quella che cura la persona che si è fatta male finendo in una buca per strada, la salute è andare ad aggiustare quella buca per far sì
L’Asl Napoli 1 Centro è un’azienda che ha come competenza il territorio della città di Napoli e dell’isola di Capri, in sostanza è l’Asl del capoluogo regionale.
femore. L’Asl ha una serie
pendenti. E poi serviamo
altà, infatti, è sempre distorta dal racconto che
di competenze molto interessanti, per esempio
Capri, anch’essa con forti peculiarità dovute
resta comunque frutto di una visione sogget-
la salute mentale, un ambito delicato, in cui
al suo stato di isola caratterizzata da una forte
tiva - preferisco costruirmi le mie opinioni da
spesso le persone coinvolte non riescono a far
oscillazione nel numero degli abitanti a secondo
solo. In tutta la mia carriera ho sempre visitato
sentire il proprio bisogno di salute e quindi a
delle stagioni, e nei mesi estivi siamo in grande
le strutture e continuo a farlo, ho un rapporto
chiedere aiuto. Abbiamo competenza per la
difficoltà. A tal proposito nell’agosto 2019 ab-
diretto con i dipendenti: è difficile dare appun-
salute nelle carceri, dove c’è popolazione di de-
biamo istituito il tavolo che analizza i bisogni
tamento e incontrarli uno per uno, ma quan-
tenuti di circa 4000 persone: a Poggioreale sia-
di salute dell’isola e ci consente di confrontarci
do sono io ad andare da loro è più facile che
possano parlare e mi piace ascoltarli. E dopo
può rappresentare un’opportunità per chi
mediato futuro.
faccio tutto il possibile per essere conseguen-
la sa cogliere. Qui in Campania avete di-
Nel gennaio 2020 c’è stata la certificazione del-
ziale rispetto ai problemi che apprendo grazie a
mostrato durante la fase 1 grande rapidità
la fuoriuscita della sanità campana dal piano
questi rapporti che mi danno molti stimoli: nel-
di azione e concretezza, facendo nascere
di rientro dal debito, dopo 4 anni e mezzo di
la stragrande maggioranza dei casi trovo giuste
ospedali in pochi giorni, riallestendo strut-
lavoro del governo regionale e naturalmente
molte osservazioni che mi vengono sottoposte,
ture, spostando dipendenti. A ciò si ag-
delle aziende sanitarie ed ospedaliere. Eravamo
perché la verità è che chi vive ogni giorno i pro-
giunge che adesso - finalmente - vi trovate
pronti a ripartire dopo anni di sofferenza, con
blemi delle diverse strutture può dire cosa va e
ad avere fondi e risorse
cosa no. E proviamo a risolvere ciò che non va,
che prima stentavano
talvolta ci riusciamo, talvolta abbiamo bisogno
ad arrivare. E che vi
di più tempo per farlo.
consentono di proget-
L’impatto del Covid-19 è stato definito da
tare iniziative di ampio
molti come uno tsunami sulla sanità ita-
respiro,
liana, ma ha anche offerto la possibilità di
potrebbero
fermarsi a riflettere su come si era agito
quel rinnovamento ri-
fino a quel momento, inducendo una se-
chiesto. E lei presieden-
ci siamo ritrovati a dover
rie di riflessioni che possono preparare il
do la asl Napoli 1 avrà
gestire l’epidemia e il Co-
necessario rinnovamento. In questo senso,
un ruolo da protagonista nell’indirizzare la
vid-19 ha costituito uno stress test fortissimo.
la crisi provocata dall’emergenza sanitaria
sanità campana, anche guardando all’im-
Non sono io che devo dirlo ma affrontare un
che
davvero realizzare
i bilanci in ordine, la griglia
L’Asl Napoli 1 Centro è un’azienda che ha come competenza il territorio della città di Napoli e dell’isola di Capri, in sostanza è l’Asl del capoluogo regionale.
LEA (Ndr. Monitoraggio del ministero della Salute sulle prestazioni sanitarie essenziali erogate dalle Regioni) con il minimo superato ampiamente. Invece da quel punto di partenza
L O R E T O
M A R E
i
nemico sconosciuto è stato davvero complesso:
Con quale strategia avete affrontato l’epi-
l’intuizione del presidente De Luca di farlo in
demia di Covid-19?
modo diretto, come è nel suo stile, mettendo
Mentre lavoravamo per rispondere ai bisogni
se stesso in prima linea come interlocutore dei
legati all’emergenza sanitaria abbiamo sempre
cittadini è stata giusta; a ciò si aggiunge la cre-
cercato di andare al di là della stretta emergen-
azione della task force tramutata poi in unità
za: certo il Covid-19 ci ha insegnato a emanare
di crisi, con al suo interno una trasversalità di
all’improvviso e con tempi brevissimi misure
abbiamo pianificato: in particolare, per quanto
professionalità che è stata essenziale per elabo-
importanti anche molto restrittive, ma comun-
riguarda l’Asl Napoli 1 Centro, pur non avendo
rare le risposte immediate che andavano date
que si è sempre pensato anche a ciò che poteva
mai avuto esperienza di malattie infettive fino
alla gente.
succedere nei successivi 15-30 giorni. E quindi
a quel momento, in 48 ore abbiamo trasforma-
to il Loreto Mare, un presidio assistenziale con
non avevano alcuna esperienza, e soprattutto
Pronto Soccorso (che è stato chiuso) in covid
volevo dare ai pazienti la possibilità di essere
center dedicato, ristrutturando, adeguando,
curati con cognizione. Il dottor Faella ha imme-
creando i percorsi necessari ad abbassare il più
diatamente accettato ed è stato uno dei punti
possibile il rischio di contagio, con 10 posti di
di forza di questa esperienza. Hanno lavorato
intensiva, 20 di subintensiva e 40 di degenza.
insieme a noi anche il dr Spagnuolo, responsa-
Proprio perché era la prima volta che ci dedi-
bile della terapia intensiva e il dr Nappi /Nabi,
cavamo a pazienti con una malattia infettiva,
responsabile di medicina per le degenze, insie-
abbiamo portato a bordo il professor Franco
me a tanti medici, infermieri ed OSS, per tutti
Faella e il suo caposala. La loro professionali-
abbiamo fatto formazione prima e l’abbiamo
tà nell’ambito delle malattie infettive
continuata sul campo. Quella della creazione
era essenziale per noi, perché mai
del Covid center al Loreto Mare è stata una tap-
avrei voluto mettere a rischio
pa importante nella nostra lotta al Covid-19 ma
gli operatori sanitari facendoli
non bastava, perché secondo la pianificazione
operare in un ambito su cui
regionale mancavano i posti letto di terapia in-
3
tensiva, che tanto hanno fatto penare anche
E’ sempre importante guardare a ciò che fanno
nale e, a cascata, a quelle regionali perché l’epi-
altre Regioni. Per questo motivo si è stabilita la
gli altri, sia per decidere di seguire quella linea
demia rientrava fra le catastrofi che sono di loro
realizzazione ex novo di un ospedale dedicato
sia per andare in un’altra direzione. La Cina è
competenza, ed è nelle specificità della Prote-
alla cura di Covid-19, con 72 posti letto di in-
stata la prima a dover affrontare l’epidemia e
zione Civile realizzare strutture prefabbricate –
tensiva, collocato presso l’Ospedale del Mare.
l’ha fatto anche costruendo a tempi di record
come accade per esempio quando si verifica un
Vi siete ispirati a quanto hanno fatto i cine-
un covid hospital prefabbricato da mille posti.
terremoto. A quel punto, quindi, è stato quasi
si quando avete deciso di realizzare questo
Quando il contagio è arrivato da noi, la gestio-
automatico indirizzarsi su strutture di rapida re-
e gli altri ospedali modulari?
ne è stata affidata alla protezione civile nazio-
alizzazione per far fronte alla carenza di terapie
4
intensive. Dovendo spendere denaro pubblico,
funzionali. Per esempio, i 72 posti che definia-
gica: i pazienti che hanno contratto l’infezione
però, anziché pensare a strutture temporanee
mo Covid Center all’Ospedale del Mare sono
in modo serio, infatti, spesso hanno bisogno
si è ritenuto fosse meglio concepirle come real-
stati realizzati in una modalità tale che la dota-
per lo meno di una consulenza specialistica e,
tà permanenti che dopo la fine dell’emergenza
zione di spazi, arredi, attrezzature sia scalabile,
quindi, realizzare il Covid Center all’interno di
potessero arricchire i servizi dati ai cittadini. In
in modo che i posti letto di terapia intensiva
un complesso ospedaliero come l’Ospedale del
tal modo, l’esperienza negativa del Covid-19
possono anche diventare di semintensiva o di
Mare che è un DEA di secondo livello garantisce
lascia anche una ricaduta positiva per il futuro,
degenza, a secondo delle esigenze. Inoltre, la
questi servizi. Nella struttura Covid abbiamo in-
dando la possibilità di trovarsi dopo strutture
contiguità con la struttura ospedaliera è strate-
stallato anche una tac, emogas analizzatori,
A S L
N A P O L I
1 / L o r e t o
M a r e
i
apparecchi ecografici e radiografici, apparecchi
aprire in quegli spazi i reparti con le specialità
Al di là della polemica politica, secondo lei
per il tracciamento dell’elettrocardiogramma,
cui essi erano destinati, cioè chirurgia maxillo
cosa motiva chi prende posizioni negative
tutto ciò abbatte la necessità di movimentare i
facciale, toracica, chirurgia plastica, trauma
come quella contro la realizzazione dei 72
degenti fra le due strutture.
center, rendendo appunto DEA di secondo li-
posti del Covid Center presso l’Ospedale
Eppure, da più parti si sono alzate voci di
vello l’Ospedale del Mare. O meglio, avremmo
del Mare, quando è evidente che si tratta-
critica rispetto alla scelta di creare il Co-
anche potuto farlo, ma quanto avevamo inve-
va della scelta più giusta?
vid Center all’Ospedale del Mare, facendo
stito nei posti da dedicare al Covid lo avremmo
Se lei fosse chiamato a realizzare un piano re-
osservare che all’interno della struttura
perso, dovendo smontare le installazioni dei
golatore generale per una città, incaricando
c’erano già degli spazi in cui si potevano
posti di terapia intensiva per lasciare il posto
due tecnici diversi avrebbe due piani regola-
installare i reparti destinati alla cura dei
alle specialità di cui ho detto. La scelta fatta ci
tori diversi: lo stesso ragionamento vale per la
malati covid.
consente, invece, essendo il Covid-19 ancora
pianificazione sanitaria, nel senso che ci sono
Sì, ci sono, ma se lo avessimo fatto, il primo
presente, di separare le reti di assistenza Covid
visioni che non sempre coincidono. E ci sono
luglio appena passato non avremmo potuto
da quelle Covid free e di farle convivere.
anche momenti in cui vanno prese decisioni
PONTICELLI/ NAPOLI EST
A S L
74
N A 1 / O s p e d a l e
d e l
M a r e
i
che chi giudica potrebbe davvero comprendere
penso così, va fatto in modo oculato, ed è
Center sarebbe stato adoperato. Fra l’altro non
solo avendo vissuto in prima persona le situa-
esattamente così che voglio governare l’Azien-
è esattamente vero che non ha avuto pazienti,
zioni che le hanno generate. Rapidità, imme-
da, applicando il principio del buon padre di
ci sono stati e ce ne sono ancora, oggi 15 lu-
diatezza, efficacia ci hanno guidato, tuttavia io
famiglia, non sprecando ma piuttosto facendo
glio 2020 è stato intubato un paziente al Covid
ho il massimo rispetto delle visioni altrui, perso-
fruttare ogni euro investito.
Center dell’Ospedale del Mare. Ma ciò che più
ne diverse da noi, al nostro posto, forse avreb-
Perché realizzare quei 72 posti di terapia
conta è che quella struttura ha una vita attesa
be adottato soluzioni differenti e magari anche
intensiva risponde al principio del “buon
di qualche decina di anni, non è una tendopoli,
più efficaci. Non lo sappiamo, perché questo
padre di famiglia”?
o un allestimento nel capannone di una fiera
è il classico ragionamento che definiamo del
Chi dice che è uno spreco poggia sulla motiva-
che, prima o poi, tornerà ad aprire per cui la
’senno del poi’. Chi aveva responsabilità istitu-
zione che il Covid Center
zionali, di ruolo, in quella fase con quella tra-
non sia stato usato. Poi-
gedia che ci stava colpendo come uno tsunami
ché non si tratta di una
ha fatto delle scelte che non sono state solo
tenda gonfiabile che si
concepite, ma anche messe in atto. Avremmo
alza in qualche ora abbia-
potuto fare altro? Probabilmente sì, ma allora
mo avuto bisogno di 30
la nostra visione ha deciso per ciò di cui abbia-
giorni per metterlo su ed
mo detto. La cosa che mi fa più male è quando
è quanto abbiamo fatto.
si dice “quel Covid Center è uno spreco”, e le
Nel frattempo, lo scena-
spiego perché. Io sento di rivestire un doppio
rio epidemiologico che si
ruolo: da una parte, sono un cittadino e come
è concretizzato è stato il
tale pago le tasse da quando ho iniziato a la-
migliore che potessimo
vorare, 30 anni fa, d’altra parte, il mio ruolo
sperare, e io dico che è
di amministratore pubblico contempla che io
andata così non per caso, ma proprio perché
intensiva, liberando così negli ospedali le tera-
spenda i soldi dei cittadini che come me che
ci siamo impegnati in ogni modo per frenare il
pie intensive da dedicare alle urgenze, per gli
hanno pagato le tasse e che si aspettano che
contagio. Ma se il virus fosse stato più aggres-
acuti che ne hanno bisogno quotidianamen-
quel denaro venga speso bene. E anche io la
sivo, se avessimo perso qualche colpo, li Covid
te. Avendo quei posti di rianimazione in più,
Ha un milione di cittadini che sono tutti potenziali utenti e un bilancio di 1 miliardo e 820 milioni di euro. Oltre ad avere 5 presidi ospedalieri, 4 DEA di primo livello, una DEA di secondo livello cui si aggiungono dei presidi sanitari intermedi, è organizzata su 11 distretti sanitari di base.
struttura si dovrà smontare, la nostra resterà con 72 posti di terapia intensiva. Cosa se ne potrebbe fare quando il Covid-19 sarà
definitivamente
alle spalle? Può servire ad aumentare i posti di terapia intensiva della Regione e, in particolare, per renderli disponibili in rete per pazienti a medio-lunga degenza in
inoltre, si può eseguire un numero maggiore
ti dai circa 350 posti di intensiva precovid ad
mente gli anestesisti, gli ortopedici e i medici di
di interventi chirurgici, curare più persone, ad-
averne dopo la fase 1 circa 580, ne dobbiamo
accettazione e di urgenza, insomma chi lavora
dirittura abbattere le liste di attesa. Questo lo
realizzare ancora 200.
in Pronto Soccorso. Sono difficili da trovare, ab-
dico perché l’ho vissuto in prima persona - chi
Per far funzionare queste nuove strutture
biamo bandito concorsi andati deserti e quan-
ricopre certi ruoli è importante che abbia fatto
di cura serve il personale, che sicuramen-
do non sono andati deserti le graduatorie sono
una gavetta ed abbia esperienza alle spalle - ed
te in alcuni ambiti manca. Anche se va
state a chiamata e i posti sono stati rifiutati,
io ricordo bene che quando ero direttore gene-
sottolineato che alcune criticità rispetto
perché attualmente l’equilibrio della doman-
rale al Cardarelli, ogni giorno uno dei miei primi
alla carenza di medici sono estranee alla
da e dell’offerta è sbilanciato sulla prima, c’è
pensieri era di sapere quanti posti di intensiva
vostra responsabilità e per essere risolte
molta domanda e poca offerta. Ci troviamo in
erano liberi per permettere ai chirurghi di ese-
avrebbero bisogno di intese diverse con le
questa condizione perché si sono sommate una
guire quei complessi interventi che richiedono
università, per esempio.
nel postoperatorio appunto la rianimazione.
Innanzitutto, diciamo che
Oppure per accogliere i politraumatizzati mag-
la regione Campania è sta-
giori che arrivano al Cardarelli a decine al mese
ta in piano di rientro fino
e che obbligatoriamente hanno un tempo di
a gennaio 2020, per cui
utilizzo della terapia intensiva. Lasciare quanto
non potevamo assumere
più possibile posti di intensiva liberi al Cardarelli
e quindi le nostre risorse
richiesti, e certamente il
che ne ha 24, o anche all’Ospedale del Mare,
umane si sono assottiglia-
numero chiuso alla facoltà
che ne ha 20, collocando i pazienti nei nuovi
te, non avendo sostituito
di medicina è uno dei pun-
posti letto, significa permettere a queste strut-
chi è andato in questi anni
ti su cui si deve ragionare,
ture di produrre di più e la nostra produzione
in pensione. E ci siamo davvero ridotti all’osso;
ma comunque la risposta arriverebbe in tempi
significa migliori sevizi ai pazienti. Insomma, mi
poi nel momento in cui potevamo finalmente
lunghi, almeno gli anni necessari a conseguire
auguro che quei 72 posti che in futuro siano
iniziare ad assumere e si tratta di numeri alti,
la specializzazione da parte dei nuovi giovani
usati per aiutare la rete ospedaliera. La scelta
è arrivato il Covid-19. Nella mia Asl secondo il
medici. Durante il periodo dell’emergenza Co-
che abbiamo fatto è così corretta che lo stesso
piano di fabbisogno del personale dovremmo
vid abbiamo sospeso le attività non connesse
Governo in fase 2 ha emesso un decreto con
essere in 10mila, non raggiungiamo neppure
direttamente alla cura dell’infezione e tutte
il quale chiede che ogni 1000 abitanti ci siano
le 6mila unità. Per fortuna a gennaio abbiamo
quelle che si potevano fermare, e quindi pro-
0,14 posti letto di intensiva, e facendo i conti,
assunto 800 infermieri e 300 OSS; sulla parte
blemi di personale non ce ne sono stati. Duran-
nonostante il grande sforzo che ci ha porta-
medica invece ci sono tre punti deboli, sicura-
te il lockdown per esempio nel dipartimento di
serie di contingenze nega-
lo stesso Governo in fase 2 ha emesso un decreto con il quale chiede che ogni 1000 abitanti ci siano 0,14 posti letto di intensiva,
tive, come il fatto di non poter assumere e il non esserci un numero sufficiente di medici specializzati in questi settori più
prevenzione, la sezione che si occupa di igiene degli alimenti l’abbiamo spostata sull’unità di prevenzione collettiva che gestiva i contagi e le indagini epidemiologiche. In epoca postcovid, è chiaro che per far funzionare 72 posti di intensiva serve il personale e quindi dobbiamo essere attrattivi verso i nuovi medici, sennò sceglieranno di andare altrove. Come si attrae un professionista della sanità? Con quello che fai e che puoi costruire: per esempio, mettendo a disposizione dei medici apparecchiature di ultima generazione, equipe preparate, mettendoli in grado di eseguire interventi complessi, in modo da poter essere all’avanguardia. I medici, e anche gli infermieri, pubblicano i loro studi, le loro attività sulle riviste specializzate, crescono, si fanno un nome e si vive anche di queste soddisfazioni che ti vengono dal tuo lavoro. Se uno specialista, per esempio un neurochirurgo, deve scegliere fra due offerte di lavoro opterà sicuramente per quella che gli dà la chance di realizzare interventi importanti e non di fare solo un lavoro di routine. Attrattività significa quindi efficienza, diventare una struttura che funziona e che, di conseguenza, offre queste possibilità al suo personale, in tal senso consentire accanto all’urgenza di fare attività in programmazione
è vitale, specialmente per i giovani che hanno
rentemente, erano perfetti, mentre in realtà
davanti una carriera e desiderano lavorare con
le complicanze le risolveva un’altra struttura!
apparecchiature di qualità e su casi interessanti.
Perciò una migliore comunicazione da parte
Quindi la Campania deve diventare com-
delle nostre realtà di cura andrebbe fatta, e da
petitiva nel settore sanitario.
qualche anno almeno alcune eccellenze hanno
La Campania è competitiva, a lungo abbiamo
iniziato a farsi conoscere. Certo il Covid-19 ha
pensato che l’erba del vicino fosse più verde e il vicino se la è ben venduta, ma noi abbiamo fatto passi da gigante. Devo sottolineare, per esempio, che grazie ad una legge regionale voluta dal presidente De Luca abbiamo finalmente attivato la procreazione
richiesto che ritardassimo
il piano regionale ci chiede di assumere come, sempre a tempo determinato, 8 infermieri ogni 50.000 abitanti quindi nel caso dell’Asl Napoli 1 Centro sono 160 posti, per rafforzare l’assistenza a casa dei positivi asintomatici.
medicalmente
questa partenza dopo la fine del piano di rientro, ma
voglio
sottolineare
che la regione Campania anche in piena fase 1, nel momento peggiore dell’emergenza, non ha dimenticato i pazienti non covid, garantendo tutti gli interventi in reti tempo-di-
assistita all’ospedale S. Paolo e 2 settimane
pendenti (infarto, ictus, politrauma, anche se
fa è arrivata la gioia della prima mamma che
questi ultimi sono stati pochi), interventi e te-
aspetta un bambino concepito con questo me-
rapie per i pazienti oncologici e per malati cro-
todo. Ebbene, prima per avere questo servizio
nici, per esempio i dializzati. Lo stesso vale per
si doveva recarsi fuori Regione. Da noi ci sono
altri ambiti cruciali, come la salute mentale, i
eccellenze sconosciute, ho visto tanti andare,
ragazzi autistici, infatti, sono stati seguiti, come
per esempio, a operarsi alla prostata a Milano,
le donne che subiscono violenza, per loro era-
venivano dimessi e poi per le complicazioni po-
vamo estremamente preoccupati, si trovavano
stoperatorie si rivolgevano al Cardarelli. Con la
infatti ad essere costrette in casa con partner
conseguenza che l’ospedale di Milano poteva
violenti, per cui è stato attivato un numero
dire di aver eseguito 50 interventi che, appa-
verde per seguirle e siamo intervenuti quando
necessario. Con questo non voglio dire che non
chiedono cosa sarà di loro: cosa possiamo
a noi nell’emergenza, e non si può pensare
ci siano stati problemi, che alcuni non possano
dire a queste persone?
di farli passare da eroi e figure indispensabili
raccontare storie di disservizio, ma posso dire
Fin da subito è stato detto loro con chiarezza
a figure professionali che non servono più. Il
con certezza che ho avuto l‘onore di condurre
che si trattava di contratti a tempo determi-
sistema sanitario si rinnova nelle risorse umane
una squadra di persone fortissime, disponibili,
nato, non possiamo pensare di dover assorbi-
e sono certo che con l’esperienza che hanno
professionali, che andavano incontro anche al
re obbligatoriamente delle risorse che in quel
accumulato in questi mesi avranno la possibilità
pericolo ad occhi aperti, sapendo che quello
momento erano aggiuntive e servivano a fron-
di rientrare dalla porta con concorsi a tempo
era il loro lavoro, e mi riferisco pure agli ammi-
teggiare una situazione sanitaria che era gra-
indeterminato quando ci sarà bisogno di rinfol-
nistrativi, ai tecnici, a tutti. Se fuori dal momen-
vissima, andrebbero, infatti, a sovraccaricare
tire le squadre, sostituendo chi va in pensione.
to emergenziale qualcuno racconta episodi che
nuovamente il servizio sanitario di un numero
Stamattina, per esempio, ho assunto 29 laure-
illustrano un livello insufficiente di servizio sa-
di addetti non commisurato alle nostre effet-
ati in giurisprudenza ed economia nel settore
nitario, non respingo la realtà ma vorrei che ci
tive esigenze. Ciò significherebbe nel tempo
amministrativo per sostituire 30 funzionari an-
fosse anche il contraltare delle tantissime cose
tornare a fare un buco nei bilanci, assegnando
dati in pensione nel 2019. Ancora, il piano re-
che hanno funzionato bene.
una spesa non sostenibile al SSN. Si deve, però,
gionale ci chiede di assumere, sempre a tempo
Tanti giovani infermieri sono stati assun-
avere il massimo rispetto per questi professio-
determinato, 8 infermieri ogni 50.000 abitanti
ti durante l’emergenza Covid e adesso si
nisti che hanno accettato di lavorare accanto
quindi nel caso dell’Asl Napoli 1 Centro sono
160 posti, per rafforzare l’assistenza a casa dei
più importante è che la nostra parola valga,
positivi asintomatici. Ma attenzione, anche in
e deve essere piombo: se il direttore generale
questo caso si tratta di posti a tempo determi-
Ciro Verdoliva dice una cosa poi la mantiene,
nato e voglio dirlo con molta chiarezza, perché
tengo moltissimo a questo, ma tutto va fatto
non si deve mai promettere ciò che non si può
nella piena legittimità, nella piena trasparenza
mantenere. Sono convinto, infatti, che la cosa
e soprattutto con meritocrazia.
Concedimi sincerità d’intenti e la forza di sollevare almeno una parte dei fardelli di questi sofferenti e fiduciosi uomini. E concedimi di realizzare il compito che mi spetta. Madre Teresa di Calcutta
“
“
Concedi abilità alla mia mano, una chiara visione alla mia mente, gentilezza e comprensione al mio cuore.
82
L’UOMO CHE VINSE IL COLERA Text_ Riccardo Sepe Visconti Photo_ Riccardo Sepe Visconti
U
na cavalcata attraverso i grandi temi posti dall’emergenza sanitaria Covid-19, quella con l’infettivologo Francesco Saverio Faella, a riposo dal 2015, dopo aver sviluppato tutta la sua carriera all’ospedale Cotugno, vivendo come giovane medico l’epidemia di colera nell’estate del 1973, quando il Cotugno ricoverò oltre 900 malati in 10 giorni, fino all’incarico di direttore del dipartimento
infettivologico. L’Asl Napoli 1 Centro lo ha richiamato quando è scoppiata la pandemia e si è deciso di riconvertire il Loreto Mare in Covid Center, per potersi giovare della sua profonda esperienza e affidargli ambiti fondamentali come l’organizzazione dei percorsi di sicurezza all’interno dell’ospedale e l’addestramento del personale, 150 persone fra medici, infermieri ed oss che hanno seguito i pazienti covid.
C
osa pensa della fase iniziale dell’epidemia, la Cina può aver
i confini e rinforzando le strutture di cura…
nascosto al resto del mondo ciò che stava accadendo e da
Noi siamo stati innanzitutto fortunati, se avessimo avuto un impatto in
parte sua l’OMS si è mossa troppo tardi?
Questa scelta della Cina può aver condizionato a sua volta le strategie attuate in Lombardia, dove il covid è arrivato in maniera dirompente? Il direttore dell’Oms scaturisce da una elezione e quello attuale, l’etiope Tedros Adhanom, ha una
proporzione come quello che c’è stato in Lombardia
Oggi ci sono circa 4 miliardi di transiti nel mondo attraverso gli aerei e sono loro il vettore che ha veicolato l’espansione del virus;
contiguità troppo stretta con la Cina. La mentalità cinese è diversa dalla nostra e quindi anche il modo
non ce l’avremmo fatta. Detto questo, rispondo alla sua domanda raccontandole come ho risposto ad un giornalista che mi ha chiesto se non giudicassi inutili i 72 posti d rianimazione realizzati nei moduli prefabbricati allocati all’esterno dell’ospedale del Mare. Ebbene, io gli ho risposto questo: “non so se altri 72 posti di rianimazione sono inutili, ma una cosa è
di affrontare i problemi, e se guardiamo la cosa nella prospettiva della
certa, che i medici non si dovranno mai trovare nella necessità di scegliere
difesa della propria egemonia economica e non solo, si comprende il
chi rianimare e chi no”. Questo in Lombardia è successo e nessuno la
ritardo con cui hanno comunicato al mondo lo scoppio dell’epidemia. La
dice con chiarezza perché non si può dire, ma leggendo i dati del mese di
nostra Lombardia è un grande mistero: è una regione con notevoli interessi e rapporti commerciali con la Cina e penso quindi che il contagio in quella Regione sia arrivata attraverso questi intensi contatti. E a cascata dalla Lombardia il contagio si è diffuso nella penisola. Ma anche Napoli è un importante porto in cui arrivano merci dalla Cina, eppure è evidente che l’epidemia non è nata qui. Oggi ci sono circa 4 miliardi di transiti nel mondo attraverso gli aerei e sono loro il vettore che ha veicolato l’espansione del virus; i viaggi in nave, invece, durano settimane per cui una eventuale situazione anomala a bordo si individua più facilmente; con un aereo in 36 ore si fa il giro del mondo, ciò vuol dire che nel giro di pochi giorni è possibile recarsi in un’area di contagio lontanissima e tornare a casa portando con sé la malattia in incubazione. Non a caso anche le epidemie di influenza che hanno preceduto il Covid 19 sono nate in Cina: nei wet market cinesi c’è una commistione pericolosa fra animali domestici, selvatici e uomini, è certo per esempio che lo zibetto è stato il veicolo della Sars 1, altro virus che attacca le vie respiratorie, agli inizi del XXI secolo. Quindi non ci stupisce che queste epidemie trovino in quegli ambienti un terreno favorevole. Il presidente della Regione De Luca che conosce bene i punti fragili della nostra sanità ha fatto di tutto per fermare il virus, chiudendo
marzo scorso è probabile che sia andata così.
Lei sa che la trasmissione Report ha dedicato due puntate alla
Si aspettava tanta disciplina e rispetto delle regole imposte duran-
gestione dell’emergenza in Campania per criticarne certe scelte.
te il lockdown da parte dei napoletani?
Cosa ne pensa da medico?
Napoli ha capito cosa significava l’isolamento, sono riusciti a far compren-
E’ solo un attacco politico. Ho sempre l’impressione che i mezzi di in-
dere alla gente che se si resta a casa il virus non lo si incontra. D’altronde
formazione deformino la realtà, ma quando io quella realtà la conosco
non abbiamo fatto nulla di nuovo con l’istituzione del confinamento:
direttamente posso fare un confronto fra le due versioni e farmi un’idea
quando nel 1348 è scoppiata la peste nera, che è giunta da noi sempre
precisa: ebbene, nel caso di quelle trasmissioni non trovavo aderenza con
dall’Oriente, attraverso la cosiddetta via della Seta - con la differenza che
i fatti.
nel XIV secolo ci impiegava anni e non settimane per arrivare - le navi
Mostrando, come ha fatto Report, il covid hospital da 72 posti let-
genovesi giunte nel porto della città con la peste a bordo non le fecero
to nei moduli presso l’ospedale del Mare e dicendo che c’era den-
sbarcare, per cui gli equipaggi si spostarono a Marsiglia e da lì la peste si diffuse in Francia e nel resto dell’Europa; a Venezia, città molto attiva dal punto di vista commerciale e dei contatti con l’esterno e quindi esposta più facilmente alla diffusione di un contagio, si scelse un luogo circoscritto, l’isola S. Maria di Nazareth( che sta di fronte a Venezia) per confinarvi i malati contagiosi. E proprio dalla corruzione di Santa Maria di Nazareth è nato il termine lazzaretto! Quando non si ha né il vaccino, né una cura efficace isolare le persone resta l’unico modo per contenere la diffusione del contagio. Parliamo della gestione dei corpi dei defunti per covid 19: non si è consentito ai parenti di vedere le salme, cosa pensa di questa scelta? Non era possibile trovare un modo di mostrare il proprio caro per un ultimo saluto almeno attraverso un vetro? Noi al Cotugno, poiché si tratta di un ospedale specializzato in malattie infettive, abbiamo sempre avuto degli spazi con vetrate destinati a questo scopo, ma era possibile adoperarli quando si doveva gestire un numero limitato di salme. Quando i morti sono decine per volta - e ricordo che a Napoli nel mese di marzo abbiamo avuto anche 70 decessi nelle 24 ore e al Nord erano molto di più - allora diventa impossibile controllare una situazione del genere, i problemi di tipo pratico diventavano insormontabili.
tro solo un paziente, è facile mettere in cattiva luce le scelte di chi
migliore in questo ambito è sempre di prevenire ed arrivare preparati
ha realizzato quella struttura…
agli eventi, il che vuol dire anche investire denaro senza sapere se poi
Quando nel 2011 si prospettava il pericolo dell’arrivo dell’H1N1 nei fri-
quell’investimento sarà utile o era superfluo. In conclusione, penso fosse
goriferi dell’ospedale in cui lavoravo a Roma avevamo milioni di dosi di
un bene che i nuovi posti di rianimazione siano stati realizzati.
vaccino, per un valore di miliardi e poiché non accadde nulla e non furo-
Si è detto anche che magari era meglio rimettere in funzione gli
no usate, si disse che l’allora direttrice dell’OMS si era accordata con la
ospedali dismessi, e a Napoli ci sono.
casa farmaceutica produttrice del vaccino per creare un caso e spingere
E’ vero, come l’Ascalesi che ha rianimazioni ancora moderne ma chiuse.
l’acquisto del farmaco! L’Oms in queste circostanze deve scegliere se cre-
Ma bisogna pensare che non si può impiantare una rianimazione in un
dere che ci sia un pericolo e far produrre i vaccini o dire è una sciocchezza
deserto qual è un ospedale dismesso, perché il reparto di rianimazione
e risparmiare quel denaro: e se poi l’epidemia arriva?! Quindi la scelta
ha bisogno dell’apporto dei medici delle diverse specialità per curare al meglio quei malati e, quindi, della presenza di un ospedale in funzione. L’errore inziale, che però va storicizzato, è di non aver usato i medici di base come i carabinieri , come sentinelle sul territorio. Andavano preparati e responsabilizzati, non si è fatto e questo ha provocato ritardi e quindi morti. Ci vuole una rete territoriale più forte. Non pensa che non eseguire subito le autopsie sia stato un errore molto grave? Le autopsie sono fondamentali, soprattutto quando non hai certezze sulle terapie da adottare. Io ho detto subito che andavano fatte. Il covid si vince nella semintensiva, non nella rianimazione perché lì si perde sempre. Il paziente covid che va in rianimazione perché deve andarci non ne esce vivo, quello che ci va perché lo mandano un po’ prima, ce la può fare. Ma è sempre in base all’esperienza che possiamo dire questo adesso. A cosa serve un virus? Devo dire che questa domanda non me la ero mai posta. Non tutto ciò che è in natura deve essere giustificato. Da dove provengano i virus non lo sappiamo, quanto alla loro utilità è una domanda difficile, è un dato di fatto che esistono. Possono servire a contenere la popolazione che di volta in volta attaccano?
Sta attribuendo una precisa finalità ai virus, cosa che non è dimostrabile, in questo caso di selezione, è una visione terribilmente finalistica la sua. Dai primi del mese di marzo lei è stato impegnato ad organizzare i percorsi al Loreto Mare che nel giro di poche settimane è stato convertito in covid hospital. Sì, e accanto all’organizzazione dei percorsi il mio compito era di creare una mentalità da infettivologo nei colleghi e nello staff che infettivologi non sono. E ho trovato un’accoglienza affettuosa e attenta, tutti sono stati pronti a seguire le indicazioni e penso che abbiamo fatto un lavoro valido, visto che nessun medico e nessun infermiere si è contagiato. Questo era il mio obiettivo e quindi sono particolarmente contento di poter dire che ci siamo riusciti. Sono un giornalista che è entrato in tutte le aree covid della Campania e devo dire che una pecca l’ho trovata al Loreto Mare, nelle stanze dei degenti meno gravi non c’erano apparecchi televisivi che, per persone che trascorrono sole o quasi intere settimane, è un servizio essenziale, credo. E’ vero, ma questo esula dai miei compiti. Le dirò che mi era stato posto il problema se lasciare o meno i cellulari ai pazienti e ho detto che dovevano averlo assolutamente. E la preparazione che abbiamo fatto agli infermieri era destinata in primo luogo a fargli capire una cosa che poi è diventata evidentissima negli ospedali di tutta Italia, vale a dire che i pazienti ricoverati sarebbero stati in stretto isolamento e non avrebbero più incontrato i familiari, neppure se si fossero aggravati fino alla morte e che, quindi, avrebbero dovuto tenere un atteggiamento il più affettuoso possibile verso queste persone. Ho raccontato loro il contenuto del capitolo XXXIV dei Promessi Sposi, dedicato alla peste di Milano, in cui è protagonista la mamma di Cecilia, che porta il corpo della figlia appena morta sul carretto dei monatti e dà delle monete per farli tornare più tardi a prendere lei e l’altra figlia. Ho fatto notare al personale come Cecilia ha potuto avere la madre vicina fino all’ultimo momento mentre i poveri ammalati di covid sarebbero stati lontani dai familiari e in parte sarebbero morti senza una carezza ed un sorriso gentile, per cui toccava a loro prendere il posto dei familiari. Li ho fatti piangere e devo dire che c’è stata una sintonia notevole con tutti, si sono comportati molto bene. Quando sono stato a visitare l’area covid dell’ospedale Cotugno quello che mi ha colpito è il rigore, la serietà dell’organizzazione interna. Quel tipo di organizzazione non nasce da un giorno all’altro, il progetto è partito agli inizi del 2000 ed è frutto della collaborazione fra il dottor Massimo Miniero, il mio caposala di allora, Carmine Silvestri e me. Come è entrato a lavorare al Cotugno? Sono arrivato al Cotugno grazie a Ferruccio De Lorenzo, che allora era il direttore sanitario e sono diventato infettivologo grazie a lui, anzi direi che me lo impose. E ci sono rimasto per 45 anni. Nel 1970 ero al Pausylipon, volevo specializzarmi in chirurgia pediatrica e andai al Cotugno da volontario per imparare a eseguire la puntura lombare. Allora c’era una carenza notevole di medici ed era appena stato indetto un concorso per 8 medici con 7 candidati. Il direttore sanitario De Lorenzo si informò presso i primari dei reparti se ci fossero volontari validi, e il primario del mio reparto, la prima divisione, dove sono sempre stato dopo, mi segnalò e poi mi disse: “Il direttore vuole vederti”. Avevo poco più di 24 anni e il direttore De Lorenzo mi disse di preparare i documenti perché l’indomani c’era la guardia. Io risposi che ero specializzando in chirurgia, ma lui ripeté con tono duro la stessa frase. Con le lacrime agli occhi gli risposi che non ero neppure iscritto all’ordine dei medici, dimenticando che lui era presidente nazionale dell’Ordine, deputato e sottosegretario al ministero della Sanità – oltre che direttore sanitario del Cotugno! E infatti, replicò “Ti ho appena iscritto io e adesso vai a prendere il certificato!”. Il giorno dopo feci la mia prima guardia al Cotugno e divenni infettivologo, anche
se non era proprio la passione della mia vita. Nel marzo scorso erano 50
La nostra divisione aveva 35 posti letto ed era articolata in due sezioni, la
anni da quella famosa iscrizione e di solito l’Ordine dei Medici conse-
prima era seguita da me, la seconda da Lello Pempinello e quando uno
gna una medaglia ricordo ai medici che festeggiano questo traguardo.
di noi non c’era, quello presente seguiva tutti i pazienti, senza avere mai
Naturalmente quest’anno non si è potuto organizzare la cerimonia, ma
problemi. Ho tanti ricordi insieme, poi entrambi diventammo primario.
spero di arrivare a parteciparvi perché a quella medaglia ci tengo e voglio
Quando si è ammalato ci siamo sentiti finché lui ha potuto parlare. Era
andare a ritirarla con il mio nipotino, ci eravamo già accordati per farlo
un grande professionista e un grande amico ed è stato terribile quando
insieme.
il covid se lo è portato via, sono cose che nella vita si accettano perché
Com’era essere un giovane medico negli anni ’70?
ci si rende conto che prima o poi accade, ma l’amarezza è stata terribile.
Allora si entrava in ospedale come assistente: l’assistente copriva i turni
Parliamo ancora del suo ritorno all’attività medica in occasione dell’epide-
di pomeriggio, le notti, spesso venivano rimproverati e non contavano
mia, chiamato a portare la sua pluridecennale esperienza per ridisegnare
niente; poi c’era l’aiuto, figura che faceva da trait-d’union fra primario e
il Loreto Mare che non era nato per le malattie infettive come ospedale
assistenti. Oggi i sindacati per migliorare la condizione di aiuti ed assistenti ha fatto venir meno questa figura e tutti hanno il ruolo di aiuti. Inoltre, fra gli aiuti è stata istituita la figura dell’aiuto responsabile o dirigente di primo livello, un ruolo che comporta delle responsabilità e capita di avere giovani aiuti che in realtà non sono ancora pronti ad assumersi certi carichi. Da parte mia ricordo con affetto i vecchi medici che mi facevano le “cantate” (Ndr. Rimproveri), se nessuno te le fa significa che non hanno nessuna attenzione per te. Le dirò di più ricordo come fosse
L’errore inziale, che però va storicizzato, è di non aver usato i medici di base come i carabinieri , come sentinelle sul territorio. Andavano preparati e responsabilizzati, non si è fatto e questo ha provocato ritardi e quindi morti. Ci vuole una rete territoriale più forte.
ora anche il mio professore del ginnasio, che mi ha
dedicato al covid. E’ così, lì non si aveva nessuna idea, per esempio, di cosa siano i percorsi, viceversa basilari in una struttura in cui sono ricoverati malati contagiosi. Si tratta di questo: gli operatori, medici o del personale, prima di recarsi in un reparto di malati infettivi deve avere a disposizione determinati locali in cui toglie i propri abiti per indossare la divisa, poi deve passare in altri locali in cui indossa i dispositivi di protezione individuale, e deve imparare ad indossarli seguendo un preciso ordine. Solo a questo punto potrà entrare nel reparto e quando ha terminato deve uscire at-
fatto capire come si studia e vorrei incontrarlo di nuovo per ringraziarlo,
traverso un itinerario diverso, non tornando indietro, altrimenti inquina
è stato quasi un padre per me.
gli spazi puliti. Grazie alla collaborazione totale dell’Asl Napoli 1 guidata
Come è proseguita la sua carriera al Cotugno?
dal dottor Ciro Verdoliva, io ed il mio vecchio caposala che ho portato
Dal 1994 al 2005 sono stato direttore di reparto, un reparto di grandissi-
con me abbiamo avuto tutto il necessario e c’è stata un’ottima collabo-
mo livello, eccellente nel campo delle patologie infettive del sistema ner-
razione con l’ingegnere Bruni e con Pasquale de Pasquale che hanno
voso, per esempio la leishmaniosi viscerale per la quale eravamo centro di
lavorato notte e giorno per creare spazi, locali, percorsi che non c’erano
riferimento regionale. Avevamo una capacità diagnostica veloce notevo-
in pochissimi giorni.
lissima, cosa fondamentale quando si ha a che fare con patologie acute
Oggi ci sono pressioni per far tornare il Loreto Mare alla sua pre-
che vanno bloccate immediatamente. C’erano oltre 10 collaboratori nel
cedente destinazione: lei cosa pensa che dovrebbe diventare ter-
mio reparto, tutti in grado di fare una diagnosi nel giro di 15-30 minuti
minata l’emergenza covid?
per iniziare subito la terapia, cosa che in altri ospedali non accadeva.
Non riesco più a vedere una funzione importante per quella struttura,
Lei ha conosciuto il dottor Raffaele Pempinello, ex primario del
perché adesso è aperto l’ospedale del Mare a poca distanza, che deve
Cotugno e scomparso a causa del covid?
crescere ancora per alcuni settori ma ha già tante specialità. Sono stato
Mi commuove parlandomi di Lello Pempinello, io non sono una persona
anche ricoverato lì alcuni mesi fa, ero solo a casa e avevo un dolore al pet-
espansiva ma con lui ho diviso 30 anni di lavoro, eravamo i due aiuti anzia-
to, ho pensato subito ad un infarto e ho chiamato il 118. M hanno por-
ni del dottor Coppola, il nostro primo primario. Abbiamo vissuto una vita
tato prima al S. Leonardo di Castellammare e poi all’ospedale del Mare.
insieme, eravamo due caratteri allegri e “sfruculiavamo” il modo intero.
Il collega mi ha dato la morfina per il dolore che era terribile e giunto
all’ospedale del Mare mi hanno fatto la coronografia, inserito lo stend
esperienza che possa accadere anche con il Covid, ma se sarà così non lo
e dopo 5 minuti avevo voglia di andare a casa, anche a piedi, perché
so. La verità è che si sa pochissimo su questo virus e si dicono cose non
c’era una bell’aria quella notte! Questo per dire che la struttura c’è, e fra
provabili.
l’altro il personale è quello del Loreto Mare: insomma, il nuovo ospedale
Non tutti hanno il coraggio di ammettere di non sapere.
sta risucchiando il ruolo che era del Loreto Mare. Gli ospedali piccoli non
Certo, ma io devo dire che non so certe cose, semplicemente perché li vi-
servono più perché oggi un ospedale per lavorare bene deve avere una
rus è nuovo, quello che so è che il corona virus aveva tutte le caratteristi-
neurochirurgia e una rianimazione forti per affrontare i casi con gravi
che per scatenare un’epidemia importante. Ma questo è già successo…
traumi, se manca non possono funzionare. Per adesso però deve rima-
Sappiamo anche che il virus della stessa famiglia che provocò l’epidemia
nere lì perché se ci sarà una seconda ondata di covid insieme al Cotugno
di Sars nel 2003 dopo qualche caso è scomparso come un fiume carsico e
dovrà accogliere eventuali pazienti.
sempre non sappiamo perché è andata così. E la Sars fu studiata a fondo,
Crede che ci sarà una nuova ondata di covid?
fu individuato il primo ammalato e tutta la catena dei contagi. Anche
Nessun medico dalla mia generazione in giù ha mai visto un’epidemia,
per il corona virus non sappiamo come si comporterà, l’unico modo per
dell’influenza mi parlò a suo tempo mia nonna che aveva perso un figlio
difenderci è il vaccino che deve portare la percentuale di immuni sopra il
con la spagnola nel 1918-19. Spagnola di cui sappiamo tutto, il primo
65%. E comunque tutte le malattie infettive che partono da animali non
morto fu un soldato in Kansas, in America, e furono proprio i solda-
possono mai essere del tutto eradicate. L’unico realmente eradicato è
ti americani alleati con Francia e Regno Unito durante la prima guerra
stato il vaiolo perché il suo serbatoio era umano, quindi vaccinando tutti
mondiale a portare la malattia in Europa. Poiché si era in guerra, tutti
nel mondo il virus del vaiolo è scomparso e oggi sta solo nelle provette
nascosero i contagi, trattando l’epidemia come un segreto militare, tran-
custodite nei laboratori americani e russi, e questo perché se ricompare
ne gli spagnoli che essendo neutrali, denunciarono i tantissimi morti per
come arma terroristica il virus in quelle provette ci serve a sintetizzare di
influenza ed è per questa ragione che si chiamò poi spagnola. Poiché
nuovo il vaccino.
le ondate di spagnola furono due, oggi pensiamo sulla scorta di quella
LAGO D’AVERNO
A S L
N A
2
N O R D
i
ASL Na2 nord Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra
OSP. SANTA MARIA DELLE GRAZIE
I
n queste ore le corsie degli ospedali, gli ambulatori, i laboratori sono
sione riusciremo a fare squadra, se riusciremo a trovare negli occhi del
pieni di sentimenti e sguardi mai visti prima. Si legge il dubbio in chi
nostro vicino l’amico, il collega, il professionista attento.
non ha mai temuto nulla, la preoccupazione anche in chi con razio-
nalità, scienza ed esperienza è da sempre un riferimento per colleghi,
Scrive Tolkien: “Le persone di quelle storie avevano molte occasioni di
pazienti e superiori.
tornare indietro e non l’hanno fatto. Andavano avanti, perché loro erano
Non siamo macchine, siamo medici, infermieri, operatori sociosanitari,
battere per questo.”
tecnici, amministrativi. Abbiamo famiglie da cui tornare e rimaniamo in silenzio ad aspettare ciò che non abbiamo mai visto prima; pronti e tesi, come quando ci si concentra prima di una gara. Lo scrittore Tolkien nel suo libro più famoso fa dire a un suo personaggio che lotta contro il Regno del Male: “Noi non dovremmo nemmeno essere qui. Ma ci siamo. È come nelle grandi storie. Quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericoli, e a volte non volevi sapere il finale. Perché come poteva esserci un finale allegro? Come poteva il mondo tornare com’era dopo che erano successe tante cose brutte? Ma alla fine è solo una cosa passeggera, quest’ombra. Anche l’oscurità deve passare. Arriverà un nuovo giorno. E quando il sole splenderà, sarà ancora più luminoso.” Tocca a noi, ora, fronteggiare questa nuova sfida; possiamo essere più forti delle paure e più solidi dell’incertezza solo se anche in quest’occa-
aggrappate a qualcosa. C’è del buono in questo mondo. È giusto com-
Staremo insieme da qui alla fine della storia e festeggeremo tutti insieme il nuovo sole, che splenderà ancora più luminoso.
IL CUORE DEL SAN GIULIANO Text_ Riccardo Sepe Visconti_photo Riccardo Sepe Visconti
U
no dei punti di forza di questo ospedale, nel comune di Giugliano - fondamentale presidio della zona Nord di Napoli che serve un bacino di utenza in continua crescita - è
il reparto di cardiologia-utic diretto dal dottore Giovanni Napolitano, che è riuscito con una intensa attività a farne una vera eccellenza, grazie a nuovi macchinari e ad una squadra di valore, sia per l’impianto di device cardiologici come pacemaker e defibrillatori (500 negli ultimi 4 anni) sia per l’attività di urgenza legata alla rete dell’infarto.
C
ome primario del reparto di cardiologia, uno dei pilastri del San Giuliano e come medico ospedaliero che ha sempre lavorato in questa struttura, come valuta la reazione del si-
stema della sanità campano alla drammatica emergenza posta dal covid, cosa avete imparato e che ricaduta pensa che possa avere sul futuro? Il covid è stato uno spartiacque che ci ha consentito di dimostrare che si può organizzare una sanità meno macchinosa, con procedure veloci, che ha dato spazio ad uno strumento come le donazioni che consentono di ottenere con rapidità i risultati di cui si ha bisogno risparmiando anche del denaro pubblico. Noi con le donazioni abbiamo fatto acquistare dispositivi validissimi che sono arrivati in 5 giorni. I tempi tradizionali, infatti, sono biblici per qualsiasi acquisto si voglia effettuare, per un ecografo o un elettrocardiografo nuovo si deve attendere mesi, talora anche anni,
facile. L’attività della regione Campania ha consentito di proteggere la
anche se il settore dell’amministrazione lavora, è la procedura burocrati-
popolazione, se il contagio si fosse diffuso maggiormente quanto meno
ca ad essere complessa ed è comprensibile che chi ha la responsabilità di
avremmo avuto un numero congruo di strutture ospedaliere dedicate
dover ratificare questi acquisti fa vuole essere tutelato.
alla lotta al virus. Nella fase critica della pandemia tutto era possibile pur
Quanto è importante anche per un medico avere una capacità po-
di raggiungere questo obiettivo primario, e spero che dal covid ci resti
litica, saper mediare e insieme avere iniziativa?
questa lezione: si deve fare in modo che le cose siano possibili.
Per come oggi è strutturato questo ambiente, si deve partecipare alla
Qual è il ruolo del San Giuliano oggi, visto dal primario di cardio-
gestione della cosa pubblica, non possiamo limitarci al nostro lavoro di
logia?
clinici, chiudendoci ciascuno nel proprio reparto, sennò si finisce per es-
Giugliano è la terza città della Campania, ha 125mila abitanti solo in cit-
sere un terminale passivo, limitandosi a fare gli spettatori di una situa-
tà, con il suo hinterland arriviamo a 395mila circa. Siamo il primo centro
zione in cui bisogna invece assumere il ruolo dei protagonisti. Di questo
spoke della Campania, cioè la nostra unità coronarica tratta il maggior
ospedale ho fatto fin dal primo momento la mia bandiera: ho iniziato al
numero di infartuati della Regione, ma non abbiamo l’emodinamica,
San Giuliano a 26 anni come assistente volontario in pronto soccorso, il
quindi nell’ambito della rete integrata per la gestione dell’infarto miocar-
mio primo turno è stato una guardia nel carnevale del 1987, affiancando
dico acuto facciamo capo al policlinico universitario della Federico II che è
un medico di ruolo. Da quel momento ho agito e costruito per dare di-
a soli 8 minuti da noi e quindi quasi sempre ci va bene… Questo accade
gnità ad un presidio che è importantissimo ma purtroppo è sempre stato
perché ci portiamo ancora dietro le conseguenze di un ritardo storico:
ignorato e addirittura considerato una zavorra dell’asl Napoli 2 nord. E
Aversa e Pozzuoli hanno l’emodinamica e Giugliano no, la verità è che
invece durante l’emergenza per il covid 19 ha risposto ai bisogni della
non si è creduto in un ospedale che però nonostante tutto è diventato
cittadinanza, andando anche oltre le sue reali possibilità: la domanda era
un punto di riferimento per l’area a Nord di Napoli. Ora realizzarla non è
pressante, dovevamo rispondere e ci siamo saputi organizzare, correndo
immediato: Siamo riusciti ad avere l’ecocardio 3D che è un macchinario
dietro all’emergenza, ma se si riesce a partire per tempo, è molto più
fantastico senza nessun ostacolo in termini amministrativi, ma i tempi
sono stati molto dilatati, 1 anno e mezzo! E va detto che la direzione strategica, l’ingegneria clinica, hanno sempre sostenuto il progetto ma i tempi e la procedura della gara sono assai complessi. Anche perché in contemporanea l’ecocardio 3D è stato acquistato per 3 ospedali Pozzuoli, Giugliano e Ischia, per un valore di 350-400mila euro. Penso che siamo l’unica Asl della Regione che ha tre strutture con un tale macchinario. Questo è merito della direzione strategica, la nostra fortuna è avere un direttore generale che è anche un medico, questa Asl è risorta perché è guidata da un medico! Per cui, per esempio, non dobbiamo spiegargli perché va rimpiazzato un collega andato in pensione. Prima c’era la tendenza a non dare a chi è in periferia, si cercava di risolvere con gli straordinari, usando il personale già presente, per anni abbiamo sofferto una carenza drammatica di personale, certo il commissariamento non consentiva di muoversi. Oggi ho 13 cardiologi nel mio reparto, in passato ho organizzato i turni con 6 cardiologi, me compreso. Con la fine del commissariamento l’aria è cambiata, il presidente De Luca ha alzato il tiro e dietro di lui i direttori generali, non tutti allo stesso modo, ma lo hanno fatto. E la ricaduta positiva, in una sorta di effetto domino, c’è stata anche nelle’ periferie’ e quindi sugli ospedali. Come primario del mio reparto ho fra i miei doveri far conoscere la realtà positiva costituita da questa struttura che nella cardiologia è eccellente e sto portando qui pazienti da Napoli centro. Gli ospedali sono sistemi messi a garanzia della salute della gente, ciascuno nel proprio livello, ospedali, distretti, presidi intermedi devono svolgere il proprio ruolo per raggiungere questo scopo e l’ospedale deve essere in osmosi con il tessuto sociale. Di cosa c’è bisogno in modo prioritario nel suo reparto? Mi piacerebbe si riuscisse a realizzare una sala ibrida di emodinamica ed elettrostimolazione con un costo ragionevole - in attesa che si costruisca
il nuovo ospedale che è nei progetti dell’Asl, ma nel migliore dei casi
risposte che ci chiede: prima per impiantare un defibrillatore si andava a
saranno necessari 5 anni e sono tanti per un’area in continua crescita. A
Ravenna, a Milano o nelle cliniche private, adesso si può fare qui.: Questo
Giugliano e nel suo territorio si sono trasferiti in tanti anche da Napoli,
è un ospedale che ha 2 vocazioni, l’urgenza/emergenza e le prestazioni
incrementando il tasso demografico in modo notevole. Realizzare la sala
ambulatoriali. Lavoriamo tanto nella gestione delle urgenze: la settimana
ibrida darà alla popolazione l’ultimo tassello che manca per completare
scorsa, per esempio, abbiamo diagnosticato una endocardite acuta con
un bellissimo reparto che funziona. Tenga conto che in questo ospedale
rottura di valvola 15’aortica. La paziente è stata stabilizzata nella nostra
fino a 3-4 anni fa non si installava neanche un pacemaker temporaneo,
unità coronarica, la mattina, dopo 7 ore, è stata trasferita al Monaldi, con
adesso mettiamo quelli definitivi, i defibrillatori. Siamo cresciuti davvero
cui abbiamo una convenzione per la cardiochirugia che da noi non c’è,
tanto, uno dei nostri punti di forza sono gli ambulatori sul territorio, per-
dove l’hanno operata e sta bene. gia, e Pirozzi per la chirurgia.
ché noi siamo l’ospedale per eccellenza del territorio e iniziamo a dare le
TUTTO QUELLO CHE LA MORTE RACCONTA Text_ Riccardo Sepe Visconti_photo Riccardo Sepe Visconti
IL CENTRO DI MEDICINA LEGALE A GIUGLIANO DIRETTO DA MAURIZIO MUNICINÒ È IL PIÙ IMPORTANTE E MODERNO LABORATORIO ATTREAZZATO PER LE AUTOPSIE
Abbiamo due eccellenze, da una parte sul
zienti deceduti dopo Covid-19 viene dal timore
traverso lo studio dei corpi degli ammalati
piano clinico Paolo Ascierto, dall’altra questo
di contrarre la malattia, infatti anche il corpo
deceduti,
centro: laddove gli altri centri nazionali pur
senza vita è contagioso quanto la persona in
Esatto, lo studio anatomico e istologico del
ravvisando la necessità di un valore tecnico
vita. La nostra sala ha un sistema di filtrazione
corpo ormai senza vita consente di valutare
diagnostico medico legale anatomopatologico
e aspirazione con un sistema a pressione ne-
quali sono gli organi maggiormente attaccati
ottenuto attraverso un’autopsia diagnostica,
gativa che aspira ed elimina il pulviscolo e gli
e con quali effetti. Nel caso specifico del Covid
hanno fatto un passo indietro, l’unico centro
agenti presenti, eliminando questo rischio. L’u-
le autopsie ci hanno consentito di capire che
che procede assolvendo a funzioni tecnico giu-
nica in Campania per la medicina legale; dopo
la conseguenza più grave era la vasculite, con
ridiche ma anche diagnostiche è il nostro.
la fine della fase dell’emergenza altre realtà
un’evoluzione vascolare negativa per i pazienti
Perché gli altri fanno un passo indietro?
hanno affermato che allestiranno spazi del ge-
fino alla morte in molto casi, come abbiamo
Siamo dotati di una sala settoria in sicurezza
nere ma al momento in Campania siamo i soli.
potuto vedere grazie alle sezioni di parti del
biologica BLS3, che consente le attività autop-
Una struttura del genere consente di in-
polmone, cuore e altri organi.
tiche medico legali per finalità sia tecnico giu-
tervenire su quello che è stato l’anello
Come si sviluppa l’autopsia finalizzata
diziarie che tecnico diagnostiche in sicurezza
debole della lotta al Covid-19, gli esami
a scoprire quali sono gli effetti in que-
ed è l’unica presente in Campania. Questo ci
autoptici, indispensabili per capire cosa
sto caso dell’infezione dal Corona virus
ha consentito di eseguire le autopsie sui pa-
questo virus sconosciuto provocasse at-
sull’organismo?
101
Finora abbiamo esaminato 14 casi di pazienti
segno che il vaso è andato in sofferenza e si è
ipovascolarizzazione che si alternano ad altre
deceduti avendo contratto la malattia o che si
allargato per determinare una migliore ossige-
con normovascolarizzazione e in quelle con
sospetta che l’abbiano contratta e sono an-
nazione. E’ evidente che in questi casi è utile
ipovascolarizzazione troviamo microarteriole
cora in fase di elaborazione: a breve avremo
somministrare gli anticoagulanti per evitare le
con un diametro maggiore, segno di una pa-
un riscontro istologico più preciso che oltre ad
ischemie: quindi il covid non determina solo
lese sofferenza delle arterie e vascolare che ha
avere una finalità giudiziaria ne avrà una tecni-
un problema respiratorio ma un’importante
messo l’attenzione sul fatto che più che di una
co-clinica e tecnico-scientifica.
problema vascolare che può sicuramente co-
polmonite interstiziale si tratta di una vasculite
Agisce sia sui polmoni che sui vasi, attraverso
stituire la causa della morte di questi pazienti.
e questa ha il ruolo determinante nel provoca-
l’esame istologico e quello macroscopico-au-
Il primo esame è un esame TC (tac?), sui ca-
re il decesso.
toptico abbiamo verificato che il polmone è
daveri e siamo l’unica struttura in Campania
Come è possibile che i medici cinesi non
l’organo maggiormente colpito ma sono ber-
che lo fa e una delle poche in Italia. Questo
abbiano individuato anche loro questi
saglio del Covid-19 soprattutto i vasi, sia del
esame ci consente di capire da un punto di vi-
problemi?
polmone che di altri organi, determinando
sta cardiologico le condizioni ///// e lo stato del
Avrebbero dovuto spiegare tante altre cose e
una ipoperfusione dei tessuti e quindi la loro
cuore è importante nella fase pre mortem 5’
certamente se sono arrivati ad una deduzio-
ischemia. Tanto che inizialmente quando veni-
/////. Successivamente si deve eseguire l’esame
ne esiste uno studio compiuto, strutturato che
vano effettuati i primi protocolli terapeutici si
medico-legale e quello anatomopatologico,
risale a diversi mesi prima dell’evento. E’ evi-
somministravano farmaci senza una indicazio-
quindi medico legale e anatomopatologo (per
dente infatti che l’infezione in Cina fosse già
ne specifica; oggi il protocollo terapeutico è
l’esame istologico) sono figure fondamentali.
in circolazione da qualche mese e ciò avrebbe consentito di studiarlo.
differente. La finalità è tecnico-chimica e tecnico-giudi-
Se c’è comorbilità che può incidere sul sistema
Mi disegna una mappa degli uomini che
ziaria: noi evisceriamo gli organi e in particola-
vascolare ciò può condizionare pesantemente
hanno contributo qui in Campania ad af-
re ci siamo concentrati nel caso delle autopsie
l’evoluzione della malattia e può portare fino
frontare il Covid-19?
su deceduti con Covid-19, su polmoni, cuore,
alla morte, mentre magari un soggetto anche
Sono intelligenze, professionalità che hanno
testicoli e cervello. Importanti per stabilire la
anziano ma senza altre patologie, può resiste-
proceduto sulla base di un ragionamento tut-
concentrazione di una serie di elementi che
re meglio all’attacco del virus. Ed accade an-
to personale, dato che si stava affrontando un
consentono di valutare ////. Dopo aver evisce-
che di non sapere di avere certe malattie, per
nemico sconosciuto e che si diffondeva con
rato procediamo alla sezione degli organi, che
esempio una cardiopatia ischemica al 75%,
grande velocità. Si è quindi proceduto rispetto
vengono prima fotografati ed esaminati ma-
che non dà conseguenze sintomatiche, ma nel
ad una serie di valutazioni e analisi del tutto
scoscopicamente e con microscopi e poi sotto-
momento in cui contraggo la malattia può es-
spontanee, senza un percorso anche la diffi-
posti all’anatomopatologo che valuterà istolo-
sere dirimente.
coltà dei virologi che più volte hanno cercato
gicamente gli stessi. Ciò che abbiamo visto de
In un lavoro sistemico e seriale che lei sta
di dare un indirizzo hanno deviato e confuso
visu attraverso l’esame autoptico sono delle
facendo, potendo intervenire su più corpi
la situazione, soprattutto in Lombardia, hanno
scissuliti, dei polmoni collassati particolarmen-
che hanno i problemi di cui stiamo par-
confuso anche gli interlocutori istituzionali e
te ipoperfusi e così altri organi. Sezionando i
lando, esistono dei fattori di costanza, di
politici che hanno determinato strategie terri-
polmoni abbiamo potuto verificare in alcuni
ripetitività che ha notato?
toriali che sono state infauste. Cosa che qui
casi dei diametri vascolari più ampi delle mi-
Polmoni e cuore sono oggetto di un’atten-
non è accaduta, perché siamo stati più cau-
sco ////, con un diametro fino a 3-5 millimetri,
zione particolare e abbiamo osservato aree di
ti, più lucidi e organizzati, mettendo a frutto
di ciò che è accaduto nel Nord per non fare
breve, io parlavo direttamente con il direttore
e Benevento e a breve con Torre Annunziata
i medesimi errori organizzativi, la governance
generale della mia Asl, la Napoli 2 Nord, il qua-
ed Avellino ed essendo una struttura con un
regionale da noi ha affrontato nel migliore dei
le a sua volta valuta come procedere rispetto ai
servizio di medicina legale centrale ha finalità
modi l’evento, limitando e controllando l’af-
livelli superiori.
non solo tecnico-giudiziarie ma anche tecni-
flusso di persone da altre Regioni e questo è
Con quali colleghi lei interagisce in modo
co-sociali, per esempio si occupa di riscontro
stato fondamentale. La popolazione ha seguito
preferenziale?
clinico, violenza di genere, espianti e tante al-
in modo ortodosso le direttive per il conteni-
Un medico come Ascierto ha avuto la possi-
tre attività, quindi non può interfacciare con
mento del contagio, anche grazie al linguaggio
bilità di interloquire con tante strutture, con i
gli altri, sono gli altri a doverlo fare con noi.
diretto e efficace sul piano dialettico del presi-
colleghi del Cotugno per esempio e altri per ar-
Altre strutture sono venute meno, come la Fe-
dente De Luca che è stato efficace.
rivare ad una sintesi. Noi invece essendo punto
derico II, per esempio, perché non hanno sale
Voi medici che costituivate la prima linea
di riferimento regionale abbiamo interagito fra
da dedicare allea autopsie covid come noi e
in che modo avete comunicato con i ver-
di noi: quella che dirigo infatti è una struttura
sono venuti meno per motivi tecnico scientifici
tici?
di riferimento regionale che ha un protocollo
e tecnico clinici. E’ quindi per noi impossibile
In questi casi la catena di comando deve essere
di intesa con le procure di Napoli, Napoli Nord
ragionare con strutture omologhe perché non
hanno i requisiti che abbiamo noi.
della direzione strategica, durante il periodo
forte attenzione alla medicina sociale, la medi-
L’attuale direzione strategica ha imposto
covid oltre al lavoro autoptico abbiamo fatto
cina legale non deve essere semplicemente un
un cambio di passo a tutta l’asl Napoli 2
anche un’attività di prevenzione: andavamo
servizio alle procure, ha una valenza più ampia
Nord.
dove si segnalava il decesso di una persona con
che guarda non solo alla problematica tecni-
Sì, ha dato una fortissima svolta a questa
sospetto di aver contratto il Corona virus, ese-
co-settoria essendo utile nel campo della vio-
Azienda perché ha spinto le eccellenze che
guivamo il tampone al soggetto deceduto con-
lenza di genere, degli espianti, della prevenzio-
sono presenti al suo interno, sostenendole e
sentendo di stabilire con certezza la presenza
ne, temi tutti molto cari al presidente De Luca.
soprattutto seguendole in questo percorso. Il
dell’infezione e quindi consentendo di mettere
Eseguite espianti?
dottor D’Amore è sicuramente stato lungimi-
in sicurezza la famiglia del defunto, isolandola
Siamo attrezzati per farlo, il direttore D’Amore
rante non solo per la nostra struttura ma an-
e quindi evitando il crearsi di ulteriori focolai
sta organizzando protocolli di intesa con l’u-
che per le altre, grazie alla sua strategia siamo
e questa è l’unica Azienda che ha fatto que-
niversità e a breve procederemo. Le Procure
diventati l’Azienda che è riuscita a rafforzarsi
sto, interagendo con il servizio di prevenzione
vorrebbero che noi assumessimo una funzione
maggiormente. Questa è un’Azienda con pre-
dell’Asl e con il 118 e così chiudevamo il cer-
centrale per la violenza di genere perché noi
valenza territoriale su quella ospedaliera per
chio.
non ricerchiamo solo prove tecnico forensi ma
cui il lavoro è leggermente più agevole,ma ciò
Quanti lavorano nel suo staff?
elementi tecnico-giudiziari per portare avanti
non toglie che questa direzione strategica ha
Sei medici, 5 tecnici e tre necrofori.
certi procedimenti.
contribuito a rendere migliori tutte le linee dia-
Quanti corpi analizzate mensilmente?
C’è un episodio che le è accaduto nel suo
gnostiche, cliniche e soprattutto medico foren-
Da quando siamo partiti fino al 30 giugno
lavoro che ricorda in modo particolare?
si. E probabilmente nella parte medico-forense
2020 abbiamo esaminato circa 100 salme,
Tamponamento cardiaco raccolta di sangue
siamo arrivati ad avere una valenza che va oltre
quindi una media di 20-25 al mese. Incidenti
nella camera cardiaca che impedisce il movi-
l’Asl, per essere di livello regionale per non dire
stradali, covid, sinistri lavorativi, è un bacino
mento del cuore, arrestandolo e quindi condu-
nazionale.
vasto. Quando il corpo viene cremato si perdo-
ce alla morte. La mia prima autopsia la feci a un
Questa struttura non ha eguale in tutta Italia: è
no tutte le tracce di dna per cui si procede nei
collega che ebbe un tamponamento cardiaco a
la prima in Campania con un servizio di medi-
casi di cremazione a dei prelievi tramite tam-
causa di un incidente stradale: lui riuscì a ese-
cina legale attivo h 24, e oggi è stata al centro
pone salivare e prelievo dei bulbi piliferi che
guire anche una diagnosi corretta di ciò che gli
di tantissimi ragionamenti a livello regionale e
vengono conservati in appositi contenitori che
era accaduto e a riferircelo, e tutta via morì. Fu
nazionale, non solo in occasione del Covid-19,
poi vengono catalogati, firmati e conservati.
il mio primo orto: gli feci il segno della croce
ma per ragioni tecnico-scientifiche. Quando fai
Qualora accadesse, per esempio, che un pen-
prendendo atto che davanti alla morte si deve
una serie di attività autoptiche raccogli sicura-
tito accusi un deceduto che è stato cremato in
solo abbassare la testa. Lì capii quanto siamo
mente dati statistici che consentono poi di fare
questo caso abbiamo la possibilità di avere il
vulnerabili.
delle valutazioni che possono avere una valen-
suo dna per stabilire se lui è stato responsabile
Perché i virus esistono?
za clinica, terapeutica, scientifica: è dalla morte
realmente di quanto lo si accusa. Ma ci sono
Il virus è una azione-reazione del mondo biolo-
che riusciamo a ricavare elementi per capire la
anche ragioni testamentarie, se ci sono rivalse
gico a una serie di eventi che poi si manifesta-
vita, e non il contrario. E se sapremo a sfrutta-
rispetto ad un defunto è possibile con il suo
no sotto forma di fenomeni come le epidemie,
re ancor di più le potenzialità di questo centro
dna conservato stabilire eventuali rapporti pa-
che nascono per un motivo in sostanza scono-
avremo tutti gli elementi che ci consentiranno
rentali, per esempio.
sciuto ma che ha sempre una spiegazione bio-
di raggiunger egli obiettivi clinici e terapeutici.
Come si definisce, lei ricerca la verità?
logica, con una cadenza temporale che sembra
Sono un medico legale che ha una visione
quasi programmata. Noi dovremmo cercare di
Parliamo del lavoro con le procure.
moderna di questa branca, non limitandomi
far tesoro di ciò che accade per acquisire ele-
A differenza delle altre aziende, per volontà
al solo ambito tecnico-giudiziario ma con una
menti importanti e non dimenticare. L’uomo è l’unico animale che, invece, tende a dimenticare e torna a inciampare nello stesso sasso in cui è inciampato il giorno prima. Ogni 100 anni circa si sono verificati eventi epidemici, quasi a chiudere un ciclo. Questa struttura è l’eccellenza nel settore medico-legale della regione Campania, con risultati tecnico clinici e scientifici oltre che giudiziari, abbiamo lavorato nelle retrovie per dare contributi alal scienza per arrivare a una sintesi sempre più precisa degli elementi che vanno usati per combattere un nemico inizialmente pericolosissimo e sconosciuto a tutti noi ma che grazie a tutte le attività messe in campo comincia ad essere meno oscuro e tutto ciò che scopriamo grazie alla forte interlocuzione con i medici diventa subito operativo sul piano pratico.
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VINCERE IL DOLORE Text_ Riccardo Sepe Visconti Photo_ Riccardo Sepe Visconti
A
lle spalle una lunga esperienza come responsabile della struttura complessa di anestesia, rianimazione e medicina del dolore del centro di riferimento oncologico della Basilicata, oggi Pasquale De Negri, specializzato in anestesia, pediatria, medicina iperbarica, è il responsabile della struttura complessa di anestesia e rianimazione e del reparto di Medicina del dolore dell’ospedale S.
Giuliano a Giugliano (asl Napoli 2 Nord), che contano 8 posti letto di rianimazione e 6 per la terapia del dolore. Il dottor De Negri in questa intervista ripercorre alcune delle tappe fondamentali che hanno caratterizzato la ricerca di protocolli terapeutici efficaci per aiutare i pazienti affetti da Covid-19 ma illustra anche l’importanza del lavoro del reparto di Medicina del dolore che dirige e che è un hub regionale, insieme al Monaldi, per il trattamento di pazienti con dolore cronico neuropatico ed oncologico. Nessuna rianimazione della Campania, fatta eccezione per
Da quel momento come sono andate le cose, l’impatto è stato
l’ospedale Cotugno, specializzato in malattie infettive, era
difficile?
attrezzata ad un’emergenza come quella posta dal Covid-19,
Questo ospedale serve un ampio bacino di popolazione, circa 500mila
quindi vi siete dovuti organizzare con grande velocità.
abitanti, abbiamo trattato in rianimazione 7 casi covid, di cui 3 sono
Nella fase inziale, come responsabile del reparto di rianimazione ho
deceduti. Non ci sono mai stati problemi di affollamento eccessivo del
contrastato l’apertura del reparto covid fino a che non fossero stati
reparto, l’ondata non è stata violenta. La mortalità è stata contenuta
disponibili tutti i dispositivi di protezione e l’organizzazione non fosse
perché basandoci sull’esperienza diretta fatta con i primi ricoveri ci siamo
stata pronta. Ho ritenuto indispensabili, infatti, lavori di adeguamento
allontanati dai consigli terapeutici iniziali, ed è stata una scelta giusta.
al reparto per rendere spazi e percorsi sicuri e ho voluto divise adeguate
La rianimazione dell’ospedale San Giuliano è una della prime che
per tutti, tute, calzari, ecc. Quando ho avuto tutto il necessario, abbiamo
ho visitato, agli inizi del mese di marzo scorso, e ricordo che in quel
aperto.
periodo eseguivate la pronazione sui pazienti in terapia intensiva.
Sì, perché in Lombardia si faceva ma era un errore. In realtà, all’inizio
le cose sarebbero andate ancora meglio.
negli ospedali del Nord, che per primi hanno subito l’urto violentissimo
Avete sempre avuto il personale in numero sufficiente? Ci sono
dell’infezione, si è commessa una serie di errori. Per esempio, si
state rinunce?
considerava inutile somministrare il cortisone, si riteneva che se i pazienti
Il personale è stato sufficiente e ciò ci ha consentito di gestire sia una
non rispondevano alla ventilazione non invasiva andavano subito intubati
rianimazione dedicata ai pazienti covid che una rianimazione per tutti gli
e ventilati a frequenze elevate, e si diceva anche, appunto, di tenerli
altri. All’inizio con alcuni infermieri ho dovuto lottare, allora ho detto loro
in posizione prona. Queste sono le indicazioni che si seguono per la
di tirarsi fuori subito se non ne la sentivano, a chi rimaneva ho chiesto di
sindrome da distress respiratorio classico, ma nel caso del Covid-19 era
lavorare nel modo migliore, la crisi è rientrata e le cose sono andate bene.
sbagliato applicarle, perché il problema più serio generato da questa
Con lei che è responsabile del reparto di terapia intensiva vorrei
malattia è, in realtà, lo stato infiammatorio che ha come conseguenza
parlare della questione spinosa delle autopsie sui corpi dei
una coagulazione disseminata (trombosi). E intubare e ventilare persone
deceduti per Covid-19 che non state eseguite immediatamente.
con un albero vascolare polmonare completamente chiuso a causa della
Perché non si sono fatte?
coagulazione era come dare dei colpi di martello sugli alveoli polmonari
In teoria, a prescindere dal problema che lei mi pone, ogni paziente
che, in ogni caso, non riuscivano ad eseguire lo scambio gassoso perché
deceduto in rianimazione dovrebbe essere sottoposto ad autopsia, non
dall’altro lato c’era il muro costituito dal coagulo. Anzi si è provocata
per ragioni medico legali ma per un riscontro diagnostico, per capire,
una fibrosi polmonare che ha causato il decesso. Viceversa, gli esiti sono
cioè, se le cure somministrate sono state giuste. Questo in teoria, perché
stati positivi per i pazienti che non sono stati intubati e hanno ricevuto
il riscontro diagnostico in realtà è utile solo in un caso su mille.
i farmaci adeguati, come il Tocilizumab o appartenenti alla stessa
Per quale ragione è utile solo in un caso su mille?
famiglia come l’Eculizumab (usato anche al S. Maria delle grazie dal
Perché, per esempio, in un paziente di 80 anni che muore per insufficienza
dottor Diurno), che agiscono entrambi contro la cascata infiammatoria,
respiratoria e problemi cardiorespiratori l’autopsia troverà un polmone
ma in momenti diversi dell’evoluzione della malattia; sempre contro la
anziano e un’insufficienza cardiaca, quindi in casi del genere l’autopsia
reazione infiammatoria polmonare per una paziente abbiamo impiegato
è solo il riscontro di dati che sono prevedibili data l’età e i sintomi del
con successo anche farmaci usati in ambito onco-ematologico per la
paziente. Diversamente, se un paziente che ha subito un intervento serio
policitemia come il Ruxolitinib. Tutti, inoltre, hanno ricevuto dosi massicce
come una lobectomia per un tumore polmonare, muore al terzo giorno,
di eparina a basso peso molecolare, in un dosaggio simile a quello usato
teoricamente dovrebbe andare subito all’autopsia, sempre intesa come
per l’embolia polmonare. Forse se non avessimo intubato neanche i primi
riscontro diagnostico, non per colpevolizzare il chirurgo ma per capire
quale sia stato il problema che lo ha portato alla morte, per esempio la
Direi che sono utili l’uso di un cortisonico, dell’anticoagulante contro
trombosi imprevista di un vaso, e in questo caso dalla autopsia noi medici
possibili trombosi e naturalmente la terapia antibiotica. E’ ancora in atto
potremmo imparare. Nel caso del Covid i corpi dei deceduti andavano
una discussione accesa sull’opportunità di usare l’idrossiclorochina, per
esaminati perché le autopsie ci avrebbero permesso di apprendere molto
gli effetti collaterali che può avere a carico del sistema cardiaco, come
e rapidamente sulla malattia. Ma all’inizio soprattutto questi morti erano
sull’uso degli antivirali. Inoltre, è sicuramente positiva l’ossigenoterapia,
visti come degli appestati.
ma senza intubazione e ventilazione meccanica - almeno finché è
Ma un morto per Covid-19 non è più pericoloso di un vivo, con cui
possibile. Adesso, si ragiona molto attorno agli anticorpi monoclonali,
pure dovevate avere a che fare?
visti come una possibilità di protezione in attesa di realizzare il vaccino,
Sicuramente è così, sono infetti entrambi.
ma non mi piace la corsa furiosa che c’è per essere i primi, si ha la
Allora perché non si sono eseguite le autopsie?
sensazione che molti abbiano agito guardando soprattutto a eventuali
Nella sala autoptica del I Policlinico in cui andavo da studente c’era scritto
royalties e pubblicazioni scientifiche: c’è stata troppa vanità personale.
“Hic est locus ubi mors gaudet succurrere vitam” (Questo è il luogo dove
Mentre il lavoro difficile lo hanno fatto in Pronto Soccorso e nei reparti di
la morte gioisce nell’aiutare la vita). Il riscontro diagnostico, tuttavia, negli
rianimazione e subintensiva, ma i rianimatori non sono apparsi in tv - a
ospedali italiani viene visto come profanazione del cadavere, nessuno di
parte Alberto Zangrillo, ma lui è una figura particolare.
noi vuole che il proprio caro sia sottoposto ad autopsia salvo se ci sono
Indossare per ore i dpi come mi è capitato proprio durante la visita
ragioni legali. Avendo lavorato per 18 anni in un istituto di ricovero e cura
a questo reparto, mi ha consentito di capire bene i problemi che
oncologico non sono mai riuscito a far eseguire un riscontro diagnostico!
avete avuto voi.
Ma in questo modo si perdono tantissime occasioni di aiutare altri pazienti
Io credo che sia più facile lavorare in rianimazione che in Pronto Soccorso
attraverso ciò che si può apprendere dalle autopsie.
in situazioni come quelle che si sono create durante la fase acuta della
Da rianimatore cosa ha capito del Covid-19? Molti socraticamente
pandemia: qui quando entriamo in contatto con i pazienti sappiamo che
mi hanno detto di aver capito di non aver capito!
situazioni dobbiamo affrontare e siamo molto protetti, indossando tuta,
E’ un virus che scatena un’attività infiammatoria fortissima e la cosa più
occhiali, due mascherine, tre paia di guanti uno sull’altro, mentre fuori,
importante è combattere la coagulazione intravasale che si verifica subito
nel Pronto Soccorso, il paziente arriva e lo devi gestire non sapendo se è
come esito dell’attività infiammatoria.
positivo oppure no.
In base all’esperienza accumulata finora, che idea si è fatto sulle
Quali sono secondo lei le conseguenze più gravi dell’epidemia da
terapie che si sono rivelate più efficaci contro il Covid-19? ?
Corona virus?
Sicuramente, l’aver dimenticato gli altri malati, quelli che non erano affetti
per recuperarli.
da Covid-19 e che sono stati messi da parte. Presso il nostro ospedale,
Qual è il paziente tipo a cui si rivolge il centro di terapia del dolore
per esempio, ha continuato a lavorare regolarmente l’ortopedia, ma
die S. Giuliano?
pazienti oncologici, con infarto, con patologie croniche sono tutti
Chi ha dolore derivato da una patologia oncologica, anche se si tende
scomparsi, i ricoveri nel Pronto Soccorso sono crollati - peraltro questo
a far confusione fra cure palliative e terapia del dolore che non sono
problema si è registrato ovunque, perché i pazienti avevano paura di
la stessa cosa. La terapia del dolore ha come obiettivo di restituire il
contagiarsi venendo in ospedale. Devo dire che, anche guardando a
paziente alla piena attività, tenendo conto che abbiamo pazienti che per
questo fenomeno, io non avrei frammentato le strutture covid nei diversi
la loro età lavorano ancora e un dolore cronico può essere altamente
ospedali del territorio, avrei piuttosto accentrato tutto in poche strutture,
invalidante. Si rivolgono a noi anche persone che hanno subito interventi
cercando di far sì che le altre continuassero il loro lavoro, con tutte le
di stabilizzazione vertebrale: può accadere, infatti, che un paziente che
norme di sicurezza ma avrebbero dovuto lavorare. La mia specialità è la
non riesce a camminare perché ha una stenosi del canale vertebrale in
terapia del dolore, per la quale il nostro reparto è un centro di riferimento
prima battuta si rechi dall’ortopedico o dal neurochirurgo, viene operato
regionale, e i miei pazienti sono scomparsi per 4 mesi, anche se lanciavano
e però nel giro di pochi mesi nell’80% dei casi avrà una cicatrice fibrosa
grida d’aiuto. Adesso, e siamo in piena estate, stiamo ancora lavorando
e gli stessi problemi di dolore che lo hanno portato ad operarsi, e in
questi casi noi possiamo intervenire con successo; e poi ci sono molti pazienti anziani. La terapia del dolore è un settore senza voce perché non esistono associazioni che riuniscono persone che hanno questo problema (come avviene per altre patologie), è il paziente di nessuno cui di solito ci si limita a prescrivere un antinfiammatorio. Eppure, la convivenza con il dolore cronico è difficile e può provocare anche danni a livello della psiche, mentre oggi si può fare molto per aiutarli a recuperare serenità.
Riccardo Sepe Visconti 13 aprile 2020
Sono molto grato al mio vecchio prof. Francesco D’Andrea che in 5° ginnasio mi costrinse a studiare Lucrezio. Ero un asino e per capirci qualcosa dovetti imparare a memoria l’incipit del “De Rerum Natura”. Questa Lezione impartita (a me, come a tutta l’Umanità) da Tito Lucrezio Caro - da 2000 anni di distanza! - mi spinge a dare un SENSO ALLA SOFFERENZA. Un senso laico, naturalmente; un significato all’esperienza: qualcosa di educativo... La sofferenza - quando è la sofferenza degli altri - non possiamo viverla con senso di alterità (è toccato ad altri, a me non riguarda), la sofferenza andrebbe sempre sentita con uno spirito di partecipazione inclusiva (è toccato ad altri, avrebbe potuto succedere a me). Se riusciamo a provare un autentico coinvolgimento verso la sofferenza altrui, a condividerla sentendoci parte di un destino collettivo che colpisce alcuni e grazia altri al solo scopo di riunirci attraverso quel sentimento equilibratore che è la solidarietà... forse potremmo far maturare una sorta di compiuta consapevolezza verso l’accettazione del senso autentico dell’esistenza di ciascuno come parte di un unico insieme. La frase di Lucrezio è questa: “Suave, mari magno turbantibus aequora ventis,e terra magnum alterius spectare laborem; non quia vexari quemquamst iucunda voluptas, sed quibus ipse malis careas quia cernere suave est” - e la traduzione che vi offro è intesa così: “È dolce, assistere dalla riva, all’altrui travaglio, quando i venti sconvolgono la distesa del grande mare; non perché sia piacevole lo spettacolo della sofferenza altrui ma poiché è dolce comprendere da quali mali noi stessi siamo stati risparmiati”. Per me questa è rimasta, tra tante, una delle grandi Lezioni della Vita. NdA: la foto l’ho scattata alcuni giorni fa ad un paziente che - purtroppo - non si è mai più risvegliato: da terra sono stato spettatore del gran turbamento del vento che lo ha reso naufrago nella distesa di un mare nero... Ma la “dolcezza” che mi ha confortato è stata quella di assistere nel contempo al tentativo estremo di coloro che hanno speso ogni energia per aiutarlo... Il mondo sa essere assai migliore di come alcuni lo intendono ed io ho avuto il privilegio di essere testimone di una storia di lotta tra gli Uomini Giusti ed il Destino... Mi piace
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Francesco Diurno, o capitano! Mio capitano! Da circa 3 anni Francesco Diurno, anestesista e rianimatore, è a capo della terapia intensiva del S. Maria delle Grazie di Pozzuoli, che in questo arco di tempo è stata al centro di un intervento di ristrutturazione che ha dotato questo fondamentale reparto di strutture adeguate al sempre crescente livello di servizi che l’ospedale intende fornire e a una nuova concezione che si sta affermando della rianimazione, in cui si tiene conto del bisogno di aggiornare spazi ed attrezzature e della necessità di assicurare ai pazienti una certa privacy e la compagnia dei familiari. In questa rivoluzione positiva, che ha consentito per esempio di intensificare l’attività chirurgica dell’ospedale, il dottor Diurno ha avuto un ruolo determinante, anche in qualità di direttore del Dipartimento dell’emergenza e dell’area critica dell’Asl Napoli 2 Nord. E, in questa veste, ha coordinato pure l’apertura della rianimazione del S. Giovanni di Dio a Frattamaggiore.
Il vostro reparto ha sperimentato un farmaco simile al Tocilizumab per contrastare alcune conseguenze del Covid-19: ci racconti di cosa si tratta. Siamo la struttura ospedaliera che ha utilizzato sul numero maggiore di pazienti l’Eculizumab in un progetto che ci ha visti protagonisti, si tratta di un farmaco simile al Tocilizumab, e i risultati sono stati confortanti. Come il farmaco sperimentato dal gruppo dell’oncologo Paolo Ascierto, esso impedisce la cascata infiammatoria e viene di solito usato nelle patologie nefrologiche. Lo studio è stato coordinato dal nostro primario di oncologia, il dottor Gaetano Facchini e lo abbiamo impiegato sui pazienti nella formula off label: rispetto al Tocilizumab
A S L
N A 2 N O R D
agiva a monte della cascata infiammatoria ini-
il farmaco e ho contattato la casa produttrice
bendo alcuni fattori del complemento che in-
che ce lo ha messo a disposizione. Abbiamo
ducono la cosiddetta tempesta citochinica, una
pubblicato un lavoro incentrato sugli ultimi 4
delle conseguenze più pericolose della polmo-
casi trattati con Eculizumab in una rivista inter-
nite interstiziale da Covid-19, e in effetti usato
nazionale che ha avuto un buon impatto nella
nelle fasi precoci della malattia ha dato buoni
comunità scientifica e dall’estero ci hanno chie-
risultati anche se i dati riguardano un numero limitato di pazienti. A quanti malati di Covid-19 lo avete somministrato?
Testo di fantasia. Testo di fantasia. Testo di fantasia. Testo di fantasia. Testo di fantasia. Testo di fantasia.
A ventisei, dato che ci pone
sto di collaborare con loro per uno studio. Il farmaco lo abbiamo usato anche nei pazienti in terapia intensiva, ma ci siamo resi conto che aveva maggiore efficacia se somministrato
al primo posto In Italia, seguiti da Bergamo, ma
precocemente, prima che l’insufficienza respi-
noi abbiamo iniziato a somministrarlo prima.
ratoria richiedesse ventilazione e quindi ricove-
Lo abbiamo ottenuto gratuitamente dall’azien-
ro in rianimazione. I pazienti che sono andati
da farmaceutica ed è un farmaco costosissi-
bene, alcuni molto bene, sono stati trattati in
mo, 7000 euro a fiala. Lo studio è stato fatto
subintensiva, nell’OBI del Pronto Soccorso al S.
in piena libertà da parte nostra: ho scelto io
Maria delle Grazie, mentre al S. Giovanni di Dio
i
rate tante: nei giovani volgono favorevolmente
presso l’ospedale S. Giovanni di Dio a Frat-
in pochi giorni nella stragrande maggioranza
tamaggiore che al S. Maria delle Grazie a
dei casi. Covid-19, invece, è una polmonite
Pozzuoli: ha notato differenze nei pazienti
molto diversa dalle altre, abbiamo visto morire
delle due strutture ?
tante persone ed è stata una novità assoluta.
No, non ci sono state differenze apprezzabili,
Abbiamo capito, e siamo stati fra i primissimi
neanche dal punto di vista della mortalità in
in Italia a intuirlo, che c’era un problema grave
terapia intensiva, che purtroppo in entrambi i casi è stata alta, intorno
sul versante vascolare del polmone, abbiamo compreso presto che il Corona virus attaccava non solo il parenchima polmonare, ma induceva anche delle trombosi al circolo polmonare
Testo di fantasia. Testo di fantasia. Testo di fantasia. Testo di fantasia. Testo di fantasia. Testo di fantasia. Testo di fantasia.
e di conseguenza abbiamo
di Frattamaggiore lo abbiamo impiegato solo in terapia intensiva perché l’organizzazione dell’ospedale non prevedeva la presenza di un reparto di subintensiva. Abbiamo sempre detto con chiarezza che non si tratta di un farmaco che curi la malattia, ma di un farmaco che contribuisce a contenerne certi effetti molto gravi. Sono tentativi che abbiamo fatto e, a emergenza covid quasi finita, va detto che a tutt’oggi mentre sul piano logistico siamo più forti e preparati, dal punto di vista medico delle cure, non abbiamo individuato nulla di nuovo e risolutivo, e se il virus tornasse manifestandosi anche con casi gravi, useremmo le medesime terapie di due mesi fa. Ma alcune dinamiche dell’evoluzione della patologia voi medici le avete capite… Questa malattia viene definita una polmonite virale e noi di polmoniti virali ne abbiamo cu-
all’85-90%. E’ vero, invece, come registrano i dati statistici, che in linea generale si è infettata di più la classe sociale medio-alta, ed è comprensibile, sono persone che hanno più
introdotto nella terapia gli anticoagulanti che
contatti esterni, che si muovono di più, viag-
ci hanno aiutato. A distanza di settimane, i dati
giano di più, e quindi il virus in questa fetta
emersi dalle prime autopsie eseguite a Bolo-
della popolazione ha circolato maggiormente.
gna, hanno confermato questa idea e i pro-
Mentre i quartieri popolari sono rimasti più
tocolli di cura si sono uniformati prescrivendo
preservati rispetto a quelli economicamente
appunto la somministrazione degli anticoagu-
più forti perché sono normalmente più chiu-
lanti.
si in se stessi, quindi se al loro interno non ci
Lei coordina il reparto di rianimazione sia
sono state persone infette e la gente è uscita
poco da quell’ambito ristretto il virus non si è
ospedali non li vediamo più, eppure il numero
che non ci siano grandi divari. Devo dire che
diffuso.
di contagiati - seppur ridotto - c’è. Per spiegare
durante l’emergenza dovuta al Covid-19 non
Adesso i reparti Covid degli ospedali dove
questa incongruenza si deve pensare o che il vi-
abbiamo avuto problemi di defezioni, sono
lavora sono chiusi?
rus sia cambiato, ma non sono in grado di dirlo,
stati pochissimi quelli che si sono messi in ma-
Sì, in questa fase i pazienti che necessitano di
o che si è affievolita la sua virulenza.
lattia.
ricovero vanno nei covid center della Regione,
Parliamo del suo lavoro in ospedale, in un
Penso che non si debba essere troppo se-
cioè Cotugno e Loreto Mare a Napoli, covid
reparto complesso come quello di terapia
veri con chi ha scelto di tirarsi fuori, perché
center di Maddaloni e Boscotrecase.
intensiva, quanto è importante operare
ai medici è richiesta competenza nel loro
Cosa vede nel prossimo futuro rispetto al
come una squadra?
lavoro ma non eroismo.
problema Covid-19?
L’obiettivo massimo di un gruppo di lavoro
Sì, ma se tutti avessero fatto questo tipo di
L’unica soluzione definitiva è il vaccino, se si
come il nostro è che tutti siano autonomi e
ragionamento chi sarebbe rimasto a curare i
riesce a realizzarlo nell’arco di qualche mese
possibilmente intercambiabili, così che ogni pa-
pazienti?! Un minimo di rischio professionale
non dovremmo correre più grandi rischi, ma
ziente possa ricevere la medesima risposta dia-
è insito in questo mestiere, se ne hanno dei
non penso andrà così, i tempi sono più lunghi.
gnostica e terapeutica qualunque sia il medico
vantaggi ma comporta anche dei rischi, allo
C’è una parte degli studiosi che si aspetta una
di turno che lo curerà. Ovviamente in gruppi
stesso modo del carpentiere che sale sull’im-
nuova ondata ma io non sono uno di loro, con-
numerosi c’è sempre qualcuno che è meno
palcatura, prende tutte le precauzioni e spera
cordo piuttosto con ciò che ha detto il dottor
forte e si deve fare in modo che il reparto sia
di non cadere, ma sono compiti che qualcuno
Alberto Zangrillo del S. Raffaele di Milano, nel
comunque in sicurezza, sta all’abilità di chi lo
deve assolvere. Al S. Maria delle Grazie nessu-
senso che i casi gravi noi che lavoriamo negli
organizza di amalgamare il personale in modo
no dei medici del mio reparto si è dato mala-
to, e siamo 34. Noi d’ufficio abbiamo escluso
spedale della tua città attacchi chi lo governa?!
dal lavoro con i pazienti covid una collega che
A ciò si aggiunge che in Campania esiste un
ha due figli disabili gravi, peraltro contro il suo
forte deficit di fiducia nelle istituzioni da par-
parere. Al S. Giovanni di Dio abbiamo avuto
te della popolazione, la gente non si fida delle
un solo caso di un medico che ha rifiutato di
banche, della scuola, e anche degli ospedali.
entrare in area covid.
Ora, se noi facciamo uno sforzo di essere più
L’ospedale S. Maria delle Grazie è stato
accoglienti ma un’altra istituzione, in questo
al centro d un episodio di contagio all’in-
caso il Sindaco, butta fango sull’ospedale, si
terno del reparto di medicina che ha visto
crea una frattura che danneggia in primo luogo
emergere purtroppo una contrapposizione
proprio i cittadini. Dopo quell’episodio, infatti,
forte fra la struttura ospedaliera e le am-
è accaduto che i malati non siano più venuti a
ministrazioni dei Comuni flegrei che sono
curarsi e per esempio la mortalità dei pazienti
il bacino d’utenza dell’ospedale. Mi dà la
cardiologici, che di solito è inferiore al 4%, è
sua opinione su quanto accaduto?
cresciuta fino al 14%. Ed è grave: significa che
Abbiamo avuto contagi nel reparto di medicina
non siamo riusciti a far passare un messaggio
fra il personale e fra i pazienti notevolmente al
di rassicurazione e certo le istituzioni locali non
di sotto di quelli che ci sono stati in altre strut-
ci hanno aiutato. I percorsi che tutti gli ospedali
ture della Regione. Le polemiche per i nostri
hanno attivato servono proprio a questo, a far
contagi hanno alle spalle delle motivazioni po-
sì che un cardiopatico possa eseguire la sua co-
litiche, connesse ai rapporti con l’amministra-
ronarografia in piena sicurezza, senza incrocia-
zione comunale.
re eventuali pazienti covid positivi. Dirò di più,
Il rapporto con l’istituzione ospedale do-
il Primo Cittadino ha inconsapevolmente una
vrebbero essere di grande fiducia, la strut-
responsabilità nella morte di chi non è venuto
tura sanitaria dovrebbe essere vista dai cit-
in ospedale dopo che lui, anche se non solo
tadini come un’altra casa, un luogo dove
lui, aveva esplicitamente detto che non era un
recarsi con tranquillità per essere curati:
posto sicuro.
qui è accaduto il contrario, il Sindaco ha attaccato l’ospedale. Questi attacchi sono figli di un rapporto alterato fra la struttura e la direzione strategica, ed è inspiegabile un comportamento del genere. Come è possibile che se hai un problema nell’o-
A S L
N A 2
N O R D
i
FABIO NUMIS Text_ Redazione ICity Photo_ Riccardo Sepe Visconti
T
esto di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti. Testo di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti. Testo di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti. Testo di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti. Testo di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti. Testo di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti.
Testo di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti. Testo di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti. Testo di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti. Testo di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti. Testo di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti. Testo di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti. Testo di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti. Testo di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti.
Per lei il lavoro più bello del mondo qual è?
Fino a un po’ di anni fa i medici dei pronto soccorso non avevano
Il medico, il medico di urgenza! E’ un lavoro particolare, non lo si fa
un’identità propria (e in alcune realtà purtroppo questa situazione
certo per lo stipendio perché la retribuzione media di un dirigente di
permane ancora), la squadra del pronto soccorso si allestiva con
pronto soccorso è identica a quella di un collega di pari grado che,
specialisti prestati dai diversi reparti - cardiologo, chirurgo, otorino,
per esempio, sta in ambulatorio ed è certamente sottoposto ad uno
ecc.- insomma la figura del medico di urgenza non esisteva e lo stesso
stress inferiore a quello che tocca a noi. Siamo in costante contatto con
pronto soccorso era considerato un’area di transito dei pazienti.
persone che vivono un disagio: quindi o si riesce ad essere empatici
Adesso, invece, chi fa parte della scuola di specializzazione e della
rispetto a questo stato di disagio o non si parte col piede giusto e il
società scientifica di medicina di urgenza ha cercato in tutti i modi di
lavoro sarà più stressante. Anche i colleghi con cui negli ultimi due anni
creare un’identità per i medici di pronto soccorso considerandola una
e mezzo ho avuto la fortuna di lavorare al Santa Maria delle Grazie
specialità con dignità pari alle altre. L’acquisizione di questa identità ha
hanno fatto propria questa mentalità e sono sicuro che riescono a
mutato le sorti dei pronto soccorso – o almeno di quelli dove esistono
tornare a casa meno stanchi, come accade a me, del resto.
squadre che si identificano nella medicina di urgenza intesa in questo
Quali sono le differenze fra i medici di urgenza e tutti gli altri?
modo nuovo. Da noi non esiste più il termine “accettazione”, facciamo
inquadramento diagnostico, trattamento, dimissioni, tutte cose che qui al Santa Maria delle grazie fino a qualche anno fa non venivano effettuate e che ancora molti pronto soccorso della Campania e di Italia e non fanno. La squadra che lavora con me ha acquisito questa nuova mentalità e vedere il paziente critico non li spaventa e, cosa più importante, tale cambio di impostazione mentale consente di gestire meglio chi si rivolge a noi. Facciamo un passo indietro di 3 mesi: nel pronto soccorso siete abituati a vedere ogni tipo di problema, dato che costituite il filtro fra i reparti dell’ospedale e le persone che hanno bisogno di cure, ma l’’arrivo dell’epidemia di covid 19, invece, spazza via questo sistema consolidato: da una parte, infatti, i ricoveri ordinari sono crollati perché la gente ha avuto timore di entrare in ospedale e perché molti reparti hanno lavorato con ritmi assai ridotti; dall’altra parte, tuttavia, il pronto soccorso
si
è trovato ad essere maggiormente esposto ad uno stress di accessi straordinari, perché i pazienti che avevano (o temevano di avere contratto) il corona virus l’hanno preso d’assalto. Ci racconti cosa è accaduto dal punto di vista di chi è stato davvero in trincea. Se c’è stato un errore nella gestione dell’epidemia da covid 19 (anche se io penso che in generale in Italia la gestione sia stata quella giusta), esso è consistito nel considerare figura essenziale durante la crisi sanitaria l’infettivologo e non il medico di terapia intensiva e semintensiva: oggi possiamo dire che non esiste una terapia farmacologica efficace contro il corona virus, ciò significa che l’unico modo per curare attualmente i pazienti è sostenere l’organismo e cercare di ridurre la risposta immunitaria, cioè la reazione che si innesca in esso quando è attaccato dal virus e che è il vero problema dei pazienti affetti da covid. Il problema principale che ci si poneva, infatti, è stato controllare l’infezione respiratoria correlata alla polmonite interstiziale innescata dal virus. Per tutte queste ragioni la figura strategica è appunto quella del medico intensivista insieme al medico di medicina di urgenza: entrambi nel
loro lavoro quotidiano hanno a che fare con pazienti che presentano
gli internisti o gli pneumologi che normalmente non si occupano di
insufficienze respiratorie e insufficienze multiorgano, dovute magari
questo tipo di ventilazione. In sintesi, i malati di covid 19 ad un certo
ad altre cause, ma l’esito finale è il medesimo, i polmoni non sono in
stadio richiedono una gestione multidisciplinare di tipo semintensivo e
grado di svolgere il loro compito. E il trattamento di questi pazienti, la ventilazione invasiva e non, è un’attività che queste figure professionali applicano ogni giorno. Eppure, anche nel caso dell’epidemia non si è capito bene quale sia stato il grandissimo ruolo svolto dal medico di urgenza. Facciamo un’analisi cruda di ciò che è accaduto: il paziente molto grave che è andato in terapia intensiva per lo più non ce l’ha fatta; quelli con una manifestazione paucisintomatica della malattia sono rimasti a casa, seguiti dal medico curante.
intensivo, mentre virologo e infettivologo hanno un
Noi del Pronto Soccorso insieme alla rianimazione, con il nostro staff di medici, infermieri ed OSS, ci siamo accollati l’onere di seguire totalmente l’emergenza, cercando di far sì che non ne fossero toccati i colleghi nei reparti.
La percentuale più alta di pazienti rientrava in uno stadio intermedio, non abbastanza gravi
ruolo marginale. Facciamo una fotografia di cosa è accaduto in questo ospedale. Al Santa Maria delle Grazie la mortalità nella terapia intensiva si è avvicinata al 100%, quella della semintensiva si è attestata al 25-28%. E’ chiaro che la gravità dei pazienti è diversa, mai come in questa malattia secondo me l’azione del medico nella fase iniziale è relativa. Il decorso nei primissimi giorni prende una certa piega, virando cioè verso una gravità maggiore o minore, indipendentemente dalla gestione medica dell’ammalato. Quindi questa
per andare in terapia intensiva ma neppure in grado di essere curati
alta mortalità in terapia intensiva si può spiegare con pazienti arrivati
presso il domicilio, e loro sono rimasti in gestione ai medici di urgenza.
troppo tardi in ospedale o che fin dall’inizio hanno avuto un decorso
Gli infettivologi hanno svolto il loro lavoro essendo sempre affiancati
molto più grave rispetto a chi è rimasto nella semintensiva e quindi è
dagli intensivisti e dagli pneumologi che però dovevano avere una
stato gestito in modo meno invasivo.
cultura della ventilazione non invasiva superiore a quella che hanno
Cosa vuol dire arrivare “troppo tardi” in ospedale, come si può
quantificare questo tempo?
coinvolgere il rianimatore e quindi la terapia intensiva nella gestione
In termini di tempo la differenza la può fare anche qualche giorno:
della malattia; poi ci siamo resi conto, nel giro di pochi giorni, che era
uno dei pochi dati certi che possediamo rispetto al decorso del covid
meglio non intubare questi pazienti e continuare con una ventilazione
19 è che accade un po’ come avviene in chi ha uno shock settico
non invasiva. Usando i caschi, per esempio. Di solito in altre patologie
di tipo batterico. Nel senso che il problema è dato soprattutto dalla
questo tipo di ventilazione ha un tempo di 72-96 ore, mentre noi
risposta che l’organismo mette in atto di fronte all’attacco del virus.
abbiamo fatto anche 10 giorni di ventilazione non invasiva pur di non
Quando questa risposta non è più regolamentata da leggi di fisiologia del corpo il paziente si aggrava molto in fretta e la causa principale di morte è la risposta infiammatoria eccessiva che provoca danni irreparabili all’organismo e conduce alla morte. Da questa constatazione parte anche lo studio del dottor Paolo Ascierto, oncologo dell’istituto dei tumori Pascale di Napoli, e l’uso dal lui promosso del tocilizumab o di un farmaco simile, che abbiamo adoperato qui, l’eculizumab, farmaci biologici che riducono appunto la pericolosa risposta
C’è un gruppo di persone nuove, a iniziare dal direttore generale Antonio D’Amore, che hanno deciso di cambiare radicalmente il corso della sanità locale, badando poco o nulla a una realtà che vede spesso un eccesso di integrazione fra politica e vita sanitaria.
immunitaria eccessiva. All’inizio della pandemia
intubarli! E probabilmente, era la strada giusta. Che complicanze comporta intubare? Attaccare
un
sistema
cardiopolmonare
ad
un ventilatore esterno sconvolge la fisiologia del sistema cuore-polmoni, un sistema molto complesso che lo diventa ancora di più in presenza di una patologia. Infatti, mentre somministriamo l’ossigeno
esercitiamo
anche
delle
pressioni
all’interno delle vie aeree che tengono le vie aeree sempre aperte ma al tempo stesso non possono non avere delle conseguenze. Noi non conosciamo, se non ora grazie ad alcune autopsie,
in questo ospedale abbiamo gestito una cinquantina di pazienti covid
(ndr. Evidenziare quando sono iniziate…) qual è la consistenza di un
19 in terapia semintensiva e circa 15 in intensiva e la mortalità così
polmone infettato dal virus, che caratteristiche assume a causa della
elevata in intensiva è da spiegare col fatto che il paziente è giunto da
malattia e applicare pressioni alte può essere dannoso. E questo è stato
noi quando la risposta infiammatoria era così importante da non poter essere reversibile. Nei pazienti morti in terapia intensiva la risposta immunitaria si era già innescata ed era in fase avanzata, la cascata infiammatoria era forte e quindi l’efficacia dei farmaci di cui ho detto è stata molto inferiore a quella avuta quando abbiamo intercettato il paziente in una fase non così avanzata dell’infiammazione. In terapia intensiva i pazienti sono stati intubati: cosa ha comportato questa pratica invasiva? Siamo partiti dall’esperienza dei colleghi che lavorano negli ospedali lombardi, i quali inizialmente hanno pubblicato una serie di esperienze in cui loro adottavano un certo tipo di ventilazione invasiva. Alla lunga questo sistema si è rivelato fallimentare: questi errori sono dovuti al fatto che non si conoscevano - e non si conoscono ancora - le caratteristiche di un polmone infettato dal virus, che ha un modo di comportarsi al momento non confrontabile con nessun altra patologia che comporti insufficienza respiratoria. In una prima fase anche noi, in considerazione di un paio di parametri respiratori, tendevamo a
il primo errore, se tale lo vogliamo definire, dei colleghi della Lombardia,
futuri si adottino comportamenti e procedure che mostrino
che hanno applicato e trasmesso questo metodo di ventilazione con
un maggior senso di responsabilità etica nei confronti della
pressioni molto alte all’interno del sistema bronchiale e alveolare e che
sofferenza degli altri.
ha ulteriormente distrutto gran parte delle vie aeree dei malati che poi
Queste riflessioni pongono una serie di problemi da cui non si può
sono morti. Abbiamo quindi capito che ventilare nel modo giusto i
prescindere. Viviamo un’epoca in cui si parla tanto di umanizzazione
polmoni di pazienti affetti da covid 19 è molto difficile.
delle cure, di come è importante essere empatici con i pazienti, di
Perché non sono state eseguite subito autopsie sui deceduti per
come spesso una mano sulla spalla o una carezza sono fondamentali
covid per capire cosa fosse accaduto ai loro organismi?
quanto le terapie. Questa malattia ci ha tolto questo aspetto della cura
Non so dire perché non è accaduto, è stata una mancanza anche perché
degli ammalati, ce lo ha strappato, ha messo fuori la porta il senso
sappiamo che tante scoperte importanti nella storia della medicina si
della pietà. Penso che se c’è una cosa di cui le persone che hanno
sono avute grazie allo studio dei cadaveri. Forse ci si è spaventati, non
vissuto questa esperienza, come pazienti o come parenti di ammalati,
tanto perché potessero essere contagiosi (e comunque lo sono), ma
potranno raccontare negativamente non è tanto la malattia in sé,
forse perché si è temuto che le autopsie potessero mettere in ginocchio
ma proprio la gestione che c’è stata a livello di rapporto umano. Che
anche il sistema delle anatomie patologiche, una finestra andava aperta
però in molti casi non aveva alternative: il covid 19 non ha un indice
e non si è fatto e questo è stato un errore. Ma eseguire l’autopsia su
di gravità particolare ma ha un indice di contagio altissimo e quindi
tutti sarebbe stato un inferno.
uno degli obiettivi primari è stato contenere il
Ho come la sensazione che ci sia stata una
contagio, cosa che si ottiene con il distacco totale
forma di “rigetto collettivo”, di ripugnanza
dal malato. In ospedali come il Cotugno o il covid
verso i cadaveri dei deceduti per covid 19: perché non si è provato a prevedere una procedura di smaltimento pietoso dei corpi e di sepoltura altrettanto pietosa e rispettosa, sostanzialmente diversa da quella che è stata adottata? Di fatto i malati di COVID 19 sono stati allontanati da tutto e da tutti,
Avere più personale e fondi è utile per affrontare il nemico che ci si presenta tutti i giorni, ma per quanto mi riguarda lo faccio ugualmente, anche se mi si dà 1 invece di 100.
hospital Loreto Mare, dove si è avuta una gestione realmente di tipo infettivologico, il non-contatto è stato ancora più forte: la terapia poteva essere passata attraverso un cassetto, la comunicazione avvenire attraverso un citofono. Da noi è stato un po’ differente, il contatto fisico con il paziente c’è stato, sia pure usando tutti i dispositivi di sicurezza.
separati definitivamente dai loro affetti fino
Sicuramente, per chi vive la sofferenza in prima
al momento del decesso, ed anche dopo,
persona è stato molto drammatico. Per eventuali
da morti, le salme sono state occultate alla
futuri pazienti come per il personale, che non
vista di chiunque: sigillate in doppi sacchi mortuari , di cui uno
poteva tornare a casa per timore di provocare altri contagi, l’auspicio è,
avvolto in lenzuola imbevute di disinfettanti, e successivamente
avendo una migliore conoscenza del virus, di individuare un modo per
sigillati nin bare chiuse o avviati all’inceneritore… È come se si
garantire la sicurezza e insieme preservare i rapporti umani.
fosse fatto questo ragionamento: “sono morti e devono sparire,
Restando in tema di rapporti tra malattia ed emozioni a lei è
sono malati e devono essere tenuti lontani dai loro familiari”.
capitato di vivere momenti di disperazione?
Certo, si doveva tener conto del problema del contagio, ma
No, ciò che ho provato era la sensazione di non avere le armi giuste
forse era possibile prevedere un modo per farli comunicare con i
per affrontare ciò che stava accadendo - sia dal punto di vista medico
parenti, invece le famiglie sono state costrette ad abbandonare
che psicologico. Non a caso, in questi mesi si sono sovrapposti in
letteralmente i loro cari ammalati. Il fatto che non potessero
grande quantità consigli, linee guida, indicazioni, anche sul modo di
avere alcun contatto è stato davvero impietoso e questa scelta,
comunicare con la famiglia dei pazienti.
che credo sia stata adottata dall’Amministrazione Centrale dello
Questo è un aspetto che mi sta molto a cuore, nei reparti di
Stato, va condannata e sarebbe necessario che per analoghi casi
pronto soccorso chi ha l’incarico di comunicare ai familiari che
il loro congiunto è morto, esiste una figura specializzata per
essere anche nel modo in cui noi medici ci rapportiamo alla realtà. Oggi
assolvere a questo delicatissimo compito?
quando ci occupiamo di un ammalato critico lo facciamo tenendolo in
Non esiste nella nostra struttura un’organizzazione per cui ci sono
un ambito il più possibile chiuso, cercando di far accedere i familiari il
figure specifiche incaricate di questo, ciascuno di noi quando ha vissuto
meno possibile, soprattutto per il timore di essere criticati, è una paura
il decesso di un ricoverato ha dovuto affrontare il compito di parlare
molto presente e che ci condiziona. La società sanitaria deve maturare,
con la famiglia. Molti di noi medici non sanno che esiste un settore
deve avere la capacità di aprirsi, anche mostrando le proprie debolezze,
della medicina d’urgenza che si occupa proprio della comunicazione
sapendo però che dall’altro lato non c’è necessariamente chi vuole
delle notizie infauste. Ci sono, infatti, tecniche per farlo, prevedono che
insinuarsi nella tua mancanza per lucrarci.
il medico parli attraverso il corpo, gli atteggiamenti ancor prima che
Quando si è verificato il contagio al Santa Maria delle Grazie la
con le parole. Naturalmente questo si può fare quando si ha il contatto
comunità flegrea, attraverso i suoi rappresentanti, i sindaci, vi
diretto con i parenti del deceduto; dover comunicare al telefono che il
ha attaccato, manifestando un senso di forte contrapposizione
familiare non ce l’ha fatta a persone che già stanno vivendo il distacco
rispetto all’ospedale, invece di vederlo come parte fondamentale
da quando il parente è ricoverato come è accaduto per i malati di covid
del sistema sociale del territorio. Perché è accaduto?
19 è stata una grande sconfitta.
Sono rimasto molto deluso da questo comportamento, non me lo
Crede che l’esperienza accumulata in questi mesi possa avere
aspettavo. Gli ospedali campani, italiani, del mondo sono stati invasi
fra le sue conseguenze una profonda revisione della gestione
dal corona virus e si sono messe in atto tante azioni volte a limitare il
dei pazienti dal punto di vista umano?
contagio, ma di fatto non siamo riusciti a farlo. Conosco colleghi che
Credo che dei cambiamenti siano necessari e che ci saranno: ci deve
lavorano in ospedali dell’area metropolitana dove il numero di contagi
fra gli operatori sanitari è stato molto elevato, decine ogni giorno. Ma
un momento di debolezza che poteva non dico passare inosservato
nulla è stato detto a riguardo. Al Santa Maria delle Grazie, invece, nel
perché questo sarebbe stato sbagliato, ma doveva essere oggetto di
momento in cui il contagio c’è stato, siamo stati molto attaccati: forse
una critica più costruttiva. Alcuni ospedali hanno deciso di rifiutare le
perché si avvicinano le elezioni e questo ospedale ha sempre vissuto in
persone che potevano essere sospetti casi covid ed è una politica che, a
maniera intensa la politica, anche la politica sindacale. Oggi tanti non
parte che dal punto di vista legale non è giusta, dal punto di vista etico
riescono a splendere di luce propria e lo fanno buttando fango sugli
è assurda. Ebbene, dalla politica locale è arrivato quasi il messaggio
altri: questo, temo, sia accaduto qui. La verità è che c’è un gruppo
che era preferibile chiudere le porte dell’ospedale piuttosto che correre
di persone nuove, a iniziare dal direttore generale Antonio D’Amore
il rischio di infettarlo. E la cosa più grave è che questa posizione ha
che, secondo me, hanno deciso di cambiare radicalmente il corso della
avuto fautori anche all’interno dell’ospedale stesso. In una prima fase
sanità locale, badando poco o nulla a una realtà che vede spesso,
di gestione dell’emergenza ho commesso un grande errore, quello di
come dire, “un eccesso di integrazione fra politica e vita sanitaria”…
non far vivere all’ospedale l’emergenza, noi dell’area critica, infatti,
Questo non ha fatto piacere a molti e quindi qualsiasi cosa accade
io con il dottor Franco Diurno, che dirige la rianimazione, e il nostro
all’interno del Santa Maria delle Grazie e dell’Asl si cerca di amplificarla
staff di medici, infermieri ed oss ci siamo accollati l’onere di seguire
per enfatizzarne gli aspetti negativi. Sicuramente abbiamo avuto un
totalmente l’emergenza, cercando di far sì che non ne fossero toccati i
problema di gestione che però non è stato analizzato in modo lucido
colleghi dei reparti. E di fatto ci siamo quasi sempre riusciti: ma faccio
dalle forze politiche locali, si è voluto invece strafare, spinti da un
autocritica perché con questa scelta abbiamo consentito di abbassare
populismo assolutamente fuori luogo. La politica doveva stare accanto
la guardia a chi era alle nostre spalle e vedeva l’emergenza solo in tv.
a noi, invece nel momento della defaillance, piuttosto che fare squadra
Questa era la critica da fare: solo una piccola quota dell’ospedale ha
attorno all’ospedale che nel corso degli ultimi anni ha dato ampia
avuto la responsabilità di gestire il problema covid e tutto il resto se ne
dimostrazione di grande professionalità, sono corsi giudizi molto brutti.
è fregato.
Come ne è uscita l’immagine dell’ospedale da questo episodio?
Cosa le ha insegnato l’emergenza che ha vissuto in prima linea?
Avverto una profonda disaffezione. Qui spesso si è pensato che la
Dobbiamo sempre tenere presente che il virus è fra di noi, anche se
sanità sia al servizio di chi riesce a inserirsi grazie a favori e cortesie
delocalizziamo la gestione dei pazienti sicuramente affetti da covid,
all’interno del sistema e questo ospedale,
ospitandoli in una palazzina dedicata (che è
purtoppo, non è da meno. Il risultato è che oggi
stata inaugurata – a seguito di lavori realizzati
la persona comune ha paura di venire in ospedale, mentre chi ha sempre utilizzato l’ospedale per vie traverse continua a farlo perché le vie traverse non sono state intaccate. In realtà, si volevano intaccare proprio grazie a una gestione limpida da parte della direzione dell’asl: il direttore generale D’Amore, che è il vertice, ha due bracci operativi la dottoressa Monica Vanni, direttore sanitario dell’asl Napoli nord 2 e il direttore
Al Santa Maria delle Grazie, nel momento in cui il contagio c’è stato, siamo stati molto attaccati: forse perché si avvicinano le elezioni e questo ospedale ha sempre vissuto in maniera intensa la politica, anche la politica sindacale.
con estrema rapidità – il giorno 6 maggio 2020), questo non ci dà la sicurezza totale rispetto ai pazienti che si trovano nell’ospedale ma naturalmente abbatte in maniera esponenziale la possibilità che avvengano contatti tra persone contagiate e persone sane. Le nostre conoscenze del virus sono ancora limitate, ma non ci devono spingere a non avere contatti, ad allontanarci gli uni dagli altri, a non visitare i pazienti. Cosa
amministrativo ( ////////manca il nome). Loro
questa che sta accadendo e temo continuerà a
fanno la strategia dell’azienda sanitaria e in questi
succedere fino a quando non si dirà “la pandemia
2 anni e mezzo ho potuto toccare con mano
è finita” e i nostri specialisti torneranno in pronto
come qui si dia importanza al sociale, nel senso che il loro obiettivo
soccorso a farci le consulenze come accadeva prima. Oggi la nostra
è erogare un’offerta sanitaria equa, che abbia delle regole. E questo
sottocultura ci dice che non si possono visitare le persone che possono
cozza con quel modo di pensare che è ancora molto radicato e che
essere portatrici del virus e si usa spesso come giustificazione di questa
ho spiegato prima. Molte cose devono cambiare: l’ospedale ha avuto
scelta il fatto di avere famiglia e figli a casa. La mia coscienza ha fatto
sì che non modificassi in peggio il modo di assistere i pazienti, ho scelto però di allontanarmi dai miei cari per evitare di essere veicolo di contagio. In questi mesi abbiamo rischiato di far morire persone che si sono rivolte a noi non per il covid 19 ma perché per paura di contagiarsi c’è chi non le ha curate bene. Alcuni dei miei colleghi specialisti, infatti, hanno deciso di limitare la propria attività e questo è fuori da ogni etica. E sentirsi poi criticare, con una critica quasi personale, mi ha ferito molto. A voi medici manca la capacità di sapervi raccontare: presi dall’agire
sul
campo
sottostimate
l’importanza
di
dare
all’esterno spiegazioni sulle vostre scelte. A tutto questo (facendo autocritica a nome di tutta la mia categoria) aggiungo che l’informazione giornalistica è stata sciatta e ha disorientato le persone poiché si è troppo spesso interessata di rincorrere temi sensazionalistici ed urlati a scapito di quelli ragionati e realmente informati. E’ vero la comunicazione è stata carente. Chi ha studiato come si gestisce una maxi emergenza sa bene che si individua un team all’interno del quale c’è sempre una figura addetta esclusivamente alla comunicazione, con i media, con la gente. E noi non l’abbiamo avuta. Che destinazione avrà l’edificio allestito per ospitare pazienti covid separato dall’ospedale quando l’emergenza sarà finita? E il personale assunto a tempo determinato?
ondata e, comunque, questo tipo di strutture può tornarci utile per
La palazzina che ospiterà la degenza ordinaria semintensiva covid è un
la gestione di altre patologie. Quanto al personale, è stato assunto a
reparto di medicina covid con dei posti di semintensiva. La destinazione
tempo determinato per fronteggiare l’emergenza: qualora tornasse si
quando non avremo più pazienti non so quale sarà, ma se si decide di
dovrebbe continuare a garantire loro i contratti, e intanto si dovrebbe
fare programmazione per non essere impreparati, realizzando quindi
mettere in atto procedimenti di tipo concorsuale per assumerli nella
reparti, strutturando organici, acquistando attrezzature necessari
previsione futura che qualcosa possa accadere e tenendo presente che
a gestire questi pazienti, tutto ciò non deve essere visto come una
siamo sempre sottorganico. C’è anche da dire che ci sono i tetti di
spesa accessoria o superflua, in altre parole non si deve guardare
spesa da rispettare. Da parte mia avere più personale e fondi è utile
solo all’immediato. Stiamo continuando ad acquisire esperienza nella
per affrontare il nemico che ci si presenta tutti i giorni, ma lo faccio
gestione di questi malati e ci prepariamo all’eventualità di una seconda
ugualmente, anche se mi si dà 1 invece di 100.
Riccardo Sepe Visconti 29 Marzo 2020
Piccole storie marginali... dal campo di battaglia. Ieri ho vissuto - toccandola con mano - la divisione in 2 dell’Italia: da un lato quelli che stanno bene (e non capiscono cosa ci sia dall’altra parte), dall’altro quelli che stanno male (e sanno tutto!...). Sono entrato nei reparti di rianimazione e di terapia intensiva e sub intensiva COVID 19 ed ho assistito al muto e lento spettacolo della morte che lotta per divorare la vita. Dapprima sono stato nel reparto sub-intensiva ed guardato negli occhi quegli uomini e quelle donne sui letti: una di esse mi ha sorriso e mi Mi piace
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ha chiesto di fotografarla così, sorridente... per la figlia; perché se le cose le andassero male voleva lasciare un’immagine di sé forte! Ma io non conosco il suo nome e se mai le succedesse qualcosa come potrei spedire il suo ritratto alla figlia?!... Ho visto un infermiere di oltre 60 anni, terrorizzato. Non dal virus ma dalla claustrofobia: restare chiuso sigillato per ore ed ore in una tutascafandro, con maschere strette al volto e casco che ti asfissiano... per lui era impossibile!... Con gli occhi lucidi, terminato il turno, ha chiamato la caposala e le ha detto: “non riesco... non ce la faccio”!... La caposala gli ha sorriso e gli ha risposto di non preoccuparsi, lo capiva… (lo avrebbe spostato in un altro settore). La caposala ha una figlia... che si sta specializzando... a Bergamo, la “Città martire”... Io sospetto che la caposala sia forte con gli altri (perché ve lo assicuro è una donna che infonde sicurezza) perché questo è l’unico modo che ha di proteggere anche la figlia... a Bergamo! La protegge attraverso la sua forza d’animo, in questi casi diventa la tua più grande ricchezza. Mioddio come avremmo mai potuto immaginare di vivere questa vita precipitata in un abisso?! Come potevamo anche solo pensare di finire in questo inferno? Un inferno popolato da demoni, coloro che ancora rubano, speculano sul dolore, sulla fragilità, quelli che si arrampicano sui cadaveri per prendere qualche voto in più o qualche pacchetto di banconote (dio, come li odio!); ma anche popolato da Cherubini, quelli che non dicono mai no, quelli che ci sono, sempre. Quelli che nell’uragano del dolore trovano la forza di sorridere agli altri o di mandare un sorriso alla figlia... attraverso un fotografo di passaggio nella tormenta... (l’immagine è di ieri, Ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli – reparto terapia intensiva COVID 19)
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Commenti: 51
ISCHIA
R I Z Z O L I
i
UN PICCOLO OSPEDALE DAI GRANDI ORIZZONTI Interview_ Riccardo Sepe Visconti Photo_ Riccardo Sepe Visconti
Il dottor Ciro Di Gennaro è primario dell’UOC di medicina e quindi direttore del Pronto Soccorso dell’ospedale Anna Rizzoli di Ischia, presidio essenziale per un’isola con oltre 60mila residenti e che durante la stagione estiva vede crescere in modo esponenziale i suoi abitanti. Inoltre, durante l’emergenza Covid-19 Di Gennaro, che è infettivologo, ha diretto il reparto covid del nosocomio ischitano e ha fatto parte dell’unità di crisi regionale. In queste molteplici vesti, quindi, illustra l’importante progetto di innovazione che ha portato avanti nel tempo per rendere più efficiente il Pronto Soccorso e per costruire un rapporto positivo fra le diverse parti dell’ospedale, la medicina del territorio e la popolazione, e racconta come la struttura ha affrontato l’emergenza sanitaria che ha visto nell’isola quasi 100 contagiati.
Che ruoli svolge all’interno dell’ospedale
di sé l’unità operativa semplice di Pronto Soc-
pronto soccorso era organizzato in modo del
Rizzoli?
corso. Fa eccezione il Santa Maria Delle Grazie
tutto diverso: ci alternavamo medici di medicina
Da 5 anni sono direttore facente funzioni, cioè
a Pozzuoli dove ci sono 2 distinte UOC di me-
e chirurgia e l’utenza era inferiore ad oggi. Ho
aiuto designato a svolgere la funzione di prima-
dicina, una l’AFO medica di medicina interna,
agito sia sul reparto di medicina che sul pronto
rio, dell’unità operativa complessa di medicina,
e l’altra è la medicina di urgenza, diretta da dr.
soccorso. Per quanto riguarda il primo, ho ar-
in attesa del concorso e dirigente preposto (di-
Numis che ha come unità operativa semplice il
ruolato nuovi medici per cercare di far decollare
rettore) dell’UOS (unità operativa semplice) di
Pronto Soccorso. Quando ho iniziato 5 anni fa
la medicina che era troppo legata a un modo di
pronto soccorso, che è annessa a medicina. In
ero il più giovane dei colleghi presenti a medici-
intendere il lavoro superato in cui c’erano pochi
tutti gli ospedali dell’asl Napoli 2 Nord, infatti,
na e quando poi sono stato nominato primario
strumenti di secondo livello e una visione vec-
c’è un’unità operativa di medicina che ha sotto
facente funzione avevo pochi aiuti anziani e il
chia. La cosa è andata bene, sono arrivati dei
giovani che hanno creduto in questa idea e abbiamo modificato radicalmente l’assetto del reparto sia negli aspetti tecnici, per esempio introducendo l’uso del computer per la dimissione, che così viene subito inviata al medico di base del paziente. Uno degli obiettivi, infatti, era di creare uno scambio sistematico fra territorio ed ospedale : noi come specialisti dobbiamo essere di ausilio al medico di base che resta il direttore d’orchestra nell’assistenza al paziente, quello che deve dirimere il grado di gravità del malato e quindi il livello di assistenza di cui ha bisogno. Solo così possiamo chiudere il cerchio dell’assistenza, sia ordinaria che per le patologie specialistiche. Noi dell’ospedale, però, non dobbiamo dedicarci solo all’emergenza, i pazienti cronici li dobbiamo rivedere periodicamente, stabilizzarli sì nelle fasi acute della malattia, ma anche cercare di distanziare le fasi acute in modo che abbia sempre meno bisogno dell’ospedale per il ricovero ordinario. Tanto è vero che il passo successivo è stato creare gli ambulatori, che sono carenti sull’isola. Gli specialisti ambulato-
avere sempre 2 postazioni attive in Pronto Soc-
gresso e la persona tornava a casa, magari con
riali a Ischia sono pochi, quindi abbiamo creato
corso perché se un paziente va trasferito in ter-
indicazione di un approfondimento specialisti-
ambulatori interni: così lo specialista retribuito
raferma il medico deve accompagnarlo, e l’altro
co, o si era ricoverati. Da quando c’è questo
per essere aiuto di medicina, e che effettua i
resta in PS, diversamente si dovrebbe chiuderlo.
nuovo sistema, oltre al triage abbiamo 4 posti
turni nei reparti e in pronto soccorso, fa anche
Per cui devo avere sempre almeno due medici
dedicati all’OBI, cioè l’osservazione breve inten-
ambulatorio, dando la sua collaborazione come
in PS e uno in reparto a medicina quindi 3 per
siva, per cui i pazienti che arrivano al PS con
internista, cioè specialista di branca affine, e
turno, e trattandosi di turni da coprire sull’arco
patologie minori ma che non possono essere
mettendo a frutto nell’ambulatorio la propria
delle 24 ore ce ne vogliono 18 (8’) e al momen-
trattate e risolte nelle 2-3 ore destinate a chi si
specializzazione. Veniamo al Pronto Soccorso,
to ho una ventina di figure disponibili per questi
rivolge al PS, per esempio se il paziente ha avu-
che andava rinnovato, oggi abbiamo adottato
ruoli.
to un trauma cranico non tale da ricoverarlo,
anche qui il triage e ho voluto che si seguissero
Quanti posti letto avete?
ma che necessità di stare in osservazione per
i criteri nazionali. Ci sono infermieri stabili, for-
A medicina 17, in tutto l’ospedale circa 80.
24 h, invece di eseguire un ricovero ordinario
mati per fare il triage, cioè assegnare un codice
Come funziona lo smistamento dei pazien-
si va in OBI, seguiti da medico e infermiere. Nel
di gravità alle persone che si rivolgono al PS,
ti di Pronto Soccorso?
caso il problema si risolva si può essere dimessi
sulla scorta dei protocolli vigenti. In tal modo si
In passato, in PS o si eliminava il sintomo di in-
in qualsiasi momento entro le 24 h, anche di
disciplina l’ingresso in base alla gravità del problema e non al momento di arrivo. E’ stato duro farlo capire alla gente ma ci siamo riusciti; inoltre abbiamo incanalato in modo più ordinato i diversi codici e incrementato la strumentazione fino a creare un pool di infermieri esclusivamente di pronto soccorso e uno esclusivamente per medicina. I medici devono invece essere uno staff misto perché il paziente che arriva in PS deve essere poi seguito anche nei reparti. Se si tengono le due cose troppo separate, il Pronto Soccorso tende ad eccedere nei ricoveri e medicina tende a non dimettere per evitare che arrivino casi nuovi. Per evitare ciò abbiamo creato un pool unico di medici che si alternano fra PS e reparto di medicina. Quanti sono? Quattro che appartenevano all’urgenza, lavoravano con le ambulanze e sono stati assegnati definitivamente al Pronto Soccorso e coprono una postazione di pronto soccorso, l’altra postazione è coperta da un internista. Dobbiamo
notte per esempio e ciò facilita il turn over dei
trasferimento. Prima trasferivamo i pazienti in
terapia intensiva cardiologica) qui è essenziale,
pazienti.
continente per ogni tipo di prestazione, adesso
è chiaro che non si può avere anche l’emodi-
Come è riuscito ad ottenere questi servizi e
accade solo in pochi casi quelli per i quali man-
namica che è l’aspetto più brillante e terminale
quali risultati ha conseguito l’ospedale nel
ca completamente la struttura specialistica. Un
dell’utic, perché l’emodinamica ha dei costi che
tempo?
paziente neurochirurgico,
Dobbiamo riuscire a far arrivare le nostre istan-
per esempio, magari con
ze e le idee per risolvere i problemi alla stanza
trauma del sistema nervo-
dei bottoni e ho agito per riuscirci. Ho fatto pre-
so centrale o emorragico,
sente in direzione generale che non potevamo
deve essere trasferito per
essere trattati come la periferia. Certo in con-
forza. Ma ciò avviene an-
fronto, i 60mila utenti potenziali dell’isola sono
che agli ospedali di Giu-
pochi se confrontati con la struttura di Pozzuoli
gliano o Frattamaggiore,
che è al servizio di un bacino di abitanti molto
ma lì lo fanno su ruota, qui
maggiore. Ma io ho sempre fatto rilevare che
ci vuole l’elicottero. Una
se uno dei 60mila isolani ha un problema serio
donna incinta che minac-
ha solo questa struttura cui rivolgersi, vicever-
cia di partorire a 24 setti-
sa chi fa riferimento al Santa Maria delle grazie
mane va trasferita dove c’è
trale, per cui chi è spoke,
in caso di carenza di posti può rivolgersi ad un
la terapia intensiva neona-
come noi, deve rivolgersi
altro ospedale della città. C’è una possibilità di
tale, ma accade anche se si trova all’ospedale
all’hub per certe prestazioni. L’hub, infatti, è
sceglier e che qui manca. Prima non si face-
di Pozzuoli, perché determinate ultraspecialisti-
un centro di secondo livello dotato di strumen-
va un calcolo preciso delle prestazioni erogate,
che sono centralizzate. Ancora, l’UTIC (Unità di
tazioni d alta specializzazione. Quindi, per fare
mentre ho sempre pensato che per parlare ci vogliono i numeri. Quindi in questi anni li ho forniti, in modo da poter provare l’aumento e comunque l’andamento del numero di prestazioni grazie ai cambiamenti introdotti. Così ho mostrato che il trend delle prestazioni di Pronto Soccorso è cresciuto fino ad arrivare a 25mila ed oltre. Abbiamo a Ischia un punto di debolezza ed è costituito dal fatto che l’oscillazione degli utenti dell’ospedale è condizionata dalla stagione turistica, per cui se c’è una contrazione di presenze di turisti l’ospedale ha una contrazione di prestazioni. Se però la contrazione dei turisti secondo i dati forniti dagli organi preposti è del 30% e il Rizzoli la registra dell’8%, ciò significa che noi comunque stiamo facendo bene il nostro lavoro. Altro punto critico su cui abbiamo lavorato molto è il tasso di
si possono sostenere solo
In questi anni abbiamo documentato con i numeri l’andamento delle prestazioni erogate grazie ai cambiamenti introdot ti e il loro aumento. Così ho mostrato che il trend delle prestazioni del Pronto Soccorso è cresciuto fino ad arrivare a oltre 25mila annue.
se si effettua un certo numero di trattamenti annui. Quindi abbiamo attivato le reti tempo-dipendenti, la rete ima (infarto miocardico acuto) e stroke (rete per l’ictus cerebrale): Le reti sono organizzate secondo il sistema di spoke e hub: lo spoke sono i raggi della ruota, l’hub è l’asse cen-
unesempio, se un nostro infartuato ha certe ca-
questa visione d’insieme, anche per evitare che
infettivologo e per questa ragione ho anche
ratteristiche (non STEMI) è sufficiente la meto-
le diverse terapie di cui ha bisogno possano en-
fatto parte del tavolo tecnico dell’unità di crisi
dica che posiamo applicare qui (trombolisi, utic
trare in conflitto. Questa scelta è stata vincente:
e di una serie di organismi interni all’azienda
per terapia intensiva), se invece è uno stemi, lo
abbiamo migliorato le per-
trasferiamo all’hub di riferimento.
formances offerte con gli
Quale è stato il passo successivo?
specialisti aggiunti (2’ 40’’)
Abbiamo fatto la battaglia per gli ambulato-
e ci accingiamo ad apri-
ri: gli specialisti ambulatoriali che ho assunto
re il day hospital, che era
man mano hanno un certo costo per contratto,
pronto ma è scoppiata la
abbiamo assunto medici di allergologia, endo-
pandemia. Con il day ho-
crinologia, 3 di neurologia, una pneumologa,
spital accadrà: i paziente
geriatri, ecc. Concepire la medicina interna
in emergenza viene visto
come una medicina di base un po’ più alta è
in pronto soccorso ////////.
un’perdente, vecchia, oggi c’è l’ultraspecialisti-
Perché a lei è stato affi-
ca. Ma nel singolo reparto molto specializzato
dato il reparto covid?
non si ha una visione a tutto tondo, che si riesce
Per due ragioni, la prima è
ad ottenere quando appunto c’è un internista,
che è naturale che il diret-
che a partire dai dati forniti dai diversi specialisti
tore del Pronto Soccorso
punta a curare il paziente e non solo la malat-
diriga anche un’emergen-
tia. Il paziente infatti, soprattutto l’anziano, è
za che dal pronto soccorso transita qual è quel-
nell’assegnare dei covid center ad ogni ospeda-
portatore di più patologie che necessitano di
la della pandemia da corona virus. Inoltre, sono
le dell’azienda, per cui ciascuno dei 4 nosocomi
che hanno steso le regole
Nel singolo reparto specializzato non si ha la visione a tutto tondo che si riesce ad ottenere quando c’è un internista che, a partire dai dati forniti dai diversi specialisti, punta a curare il paziente e non solo la malattia. Soprattutto Il paziente anziano è portatore di più patologie che necessitano di questa visione d’insieme.
da adottare per il covid su tutte le strutture dell’asl Napoli 2 Nord. La crisi dovuta al covid ha determinato la necessità di realizzare rapidi cambiamenti nella gestione
dell’ospedale
per renderlo funzionale rispetto all’emergenza: come vi siete dovuti riorganizzare? La politica con cui è stata affrontata la fase 1 dell’epidemia è consistita
è stato dotato di reparti che potessero assistere pazienti in semintensività, cioè per i quali si adoperava dalla normale maschera di Venturi fino al casco e all’alto flusso e in intensività, che dovevano essere intubati. Abbiamo quindi creato dei reparti di medicina e di rianimazione covid. Ovviamente, una quota della funzionalità del resto dell’ospedale doveva rimanere attiva, perché continuavano ad esserci donne che dovevano partorire, pazienti infartuati, traumi ecc. Si è deciso, perciò, di eliminare tutta l’attività elettiva, per esempio gli interventi chirurgici programmati e mantenere solo l’urgenza, quest’ultima se possibile trasferendola ad altri ospedali. Da noi è rimasto solo chi non poteva essere trasferito. Quindi, sempre di concerto con l’Asl, abbiamo trasformato il reparto di medicina in semintensiva covid, ma dei 17 posti
usualmente disponibili in reparto ne abbiamo
in un’altra stanza per organizzare al suo posto
di pazienti covid e poi abbiamo selezionato i
potuti usare solo una quota, perché i pazienti
una sala chirurgica d’urgenza che ci ha permes-
percorsi. Questa è stata la vera carta vincente
ricoverati come covid dovevano avere una ne-
so di operare in ogni momento se era necessa-
che ci ha permesso di arrivare al termine del-
cessaria distanza di sicurezza fra di loro, in atte-
rio, avendo due sale operatorie su cui contare,
la emergenza sanitaria senza che nessuno del
sa del responso del tampone che in una prima
una per le partorienti e una chirurgica d’urgen-
personale si contagiasse, avendo trattato circa
fase dava solo l’ospedale Cotugno di Napoli e
za. I ventilatori presenti nelle sale operatorie
una trentina di casi con ricovero in medicina co-
i tempi di attesa erano lunghi. Non si poteva
sono stati usati come respiratori di emergenza,
vid e solo 4-5 in rianimazione covid. I deceduti
correre il rischio che alcuni dei sospetti affetti
nel caso avessimo avuto un’intensa presenza
sono stati tutti ultraottantenni con polipatolo-
da corona virus non lo fossero e stando vicini ad altri realmente positivi si infettassero. Creando delle barriere che garantissero sicurezza i posti si sono ridotti a 12, comprensivi del day hospital. La medicina per i non covid l’abbiamo ricavata nel reparto di chirurgia, che è quella che ha potuto maggiormente ridurre la propria attività, dando a medicina non covid 10-15 posti su 23, poiché si operavano solamente le grandi urgenze. Le sale operatorie le abbiamo usate, insieme a quella per l’endoscopia, per dare vita alla rianimazione covid che si affiancava alla rianimazione non covid che era assolutamente necessario mantenere con tutti i suoi 5 posti letto. La cardiologia ha mantenuto i suoi 4 posti e così la pediatria. Si sono ridotti insomma molto chirurgia ed ortopedia per dare i posti alla medicina non covid; dovevamo recuperare le sale chirurgiche prestate alla rianimazione covid, e dato che la ginecologia aveva già due sale funzionali, una sala chirurgica d’urgenza e una sala parto, abbiamo deciso di spostare la sala parto
gie, tranne uno intorno ai 70 anni; alcuni di essi in realtà erano sospetti covid, e come tali sono stati trattati, anche se il loro tampone quando è giunto post mortem era negativo. Racconto un aneddoto che spiega bene il dramma umano costituito da questa epidemia: il figlio di una paziente proveniente dalla rsa Villa Mercede che si è aggravata nel tempo chiamava tutti i giorni, facevamo anche delle videochiamate per metterlo in contatto con la madre con un tablet dedicato. Una sera gli ho detto che la condizione della signora era ormai senza speranza, lui era fuori regione e non poteva rientrare: ci ha ringraziato per ciò che avevamo fatto per la madre e ha chiesto di poterla seppellire con un segno di fede, un crocefisso, un rosario, dato che era molto religiosa e voleva far mandare degli abiti. Ho spiegato che i vestiti non erano concessi, ma volevo esaudire almeno l’altro suo desiderio. Erano le 23, e ci siamo messi alla ricerca di un oggetto sacro adatto, siamo arrivati nella cappella e lì c’erano dei piccoli rosari in legno, ne ho preso uno insieme ad un’immagine sacra e ne ho anche mandato la foto al figlio che ho visto molto provato. E quando la madre è deceduta abbiamo messo gli oggetti sacri nel sacco insieme al corpo. Ci ha ringraziato moltissimo, per lui era essenziale che lei portasse con sé qualcosa che fosse legato alla sua vita e alle sue convinzioni profonde: il dramma di essere lontani dai propri cari malati è stato una delle conseguenze più terribili dell’epidemia. Da medico infettivologo pensa che queste precauzioni estreme che andavano a colpire i cadaveri fossero giuste? Prima si doveva fare un elettrocardiogramma della durata di 20 minuti che consentiva di portare il corpo via prima delle 24 h che devono trascorrere di solito prima di poter affidare il cadavere alle pompe funebri. Inoltre, le direttive che abbiamo avuto a livello nazionale prescrivevano che ai deceduti per covid si mettesse in bocca una schiuma per chiudere le vie aeree e impedire l’uscita eventuale di liquidi infetti. In realtà non è stata usata quasi mai essendo quasi un atto di vilipendio di cadavere. Il corpo non doveva essere manipolato sempre per impedire che uscissero secrezioni dalle vie aeree, per questo tubi e cateteri non andavano staccati. Poi il corpo andava chiuso in un doppio sacco e poi nella cassa mortuaria, che andava subito sigillata e portata via. Qui da noi, anzi, si poteva scegliere se inumare o incenerire, ma altrove c’era l’obbligo dell’incenerimento. Almeno mostrare i malati dietro un vetro ai parenti era necessario. E’ vero, si pensi che non vedi il corpo del tuo caro defunto non metabolizzi la sua morte.
S A N
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UNA DONNA DALLA VOLONTÀ E NERVI DI ACCIAIO Interview_ Riccardo Sepe Visconti Photo_ Riccardo Sepe Visconti
Il San Giovanni di Dio è un ospedale posto al centro della Città di Fratta che serve un’utenza di circa 300mila cittadini con xy posdti letto, xy reparti e xy medici, xy infermieri, xy etc. Le patologie più comuni sono xy e zc e normalmente il PS effettua xy ricoveri all’anno. La dr.ssa Anna Maria Cerasuolo ne è diventata direttrice strategica appena il gennaio 2020 e in poche settimane ha dovuto affrontare la più grave crisi sanitaria della storia campana ma anche di tutta Italia. Il San Giovanni di Dio non è un ospedale attrezzato alla cura di malattie infettive, che, in Campania, ed in particolare nella Provincia di Napoli, da sempre vengono trattate in esclusiva dall’Ospedale Cotugno. Dunque l’ospedale di Fratta, esattamente come tutti gli altri nosocomi coinvolti in questa epocale battaglia contro la pandemia, ha dovuto affrontare una situazione eccezionale gestendola con comportamenti straordinari: in poche ore s’è resa necessaria una totale rivoluzione di tutti i reparti ed un’immediata riconversione dei protocolli di gestione di tutti gli ambiti per adeguarli con efficacia alla lotta contro l’infezione. Non è stato semplice e di questo grande impegno ne parlerò con la direttrice strategica e successivamente con il primario di Medicina d’Urgenza e i capi infermieri della rianimazione
Dottoressa, Cerasuolo, nessuno di voi aveva mai lavorato a gestire un’emergenza di questa portata… Pensi che mi sono insediata come direttore sanitario del S. Giovanni di Dio va dicembre, vengo da 15 anni di direzione sanitaria a Pozzuoli. Quindi nel giro di poco più d un mese si è trovata proiettata nell’emergenza Covid. Tutto il personale della struttura con cui ho parlato mi ha detto ottime cose di lei, definendo la sua attività di direzione “efficace”. Cosa significa lavorare con efficacia in un momento del genere? Pensare in primo luogo ai pazienti e poi agli operatori. Per farlo si deve riuscire ad immedesimarsi nelle loro priorità e necessità, tenendo il paziente al centro della nostra azione. Nel caso del Covid 19 prendersi cura del paziente cosa significa? In una prima fase abbiamo solo gestito i sospetti Covid, non essendo l’ospedale un presidio per il Covid, e questo ha significato in primo luogo proteggere dal contagio gli operatori che sono essenziali per poter curare i malati. Le istituzioni hanno fatto la loro parte, vi hanno dato i dispositivi necessari? In principio, abbiamo dovuto centellinare i dpi, avendo il timore di rimanere senza, ma ci siamo riusciti. Non ci siamo mai ritrovati in difficoltà. Quali sono stati per lei i momenti più impegnativi? Sono stati due: quando ci siamo ritrovati il pronto soccorso pieno di sospetti di aver contratto l’infezione e non avevamo spazio per accoglierli. E’ stato difficile, perché isolare il paziente significa mettere una persona accanto a lui nella stanza di isolamento, abbiamo perciò dovuto rendere flessibile l’organizzazione, anche del pronto soccorso, e riuscirci è stato fondamentale per poter gestire l’emergenza. L’altro momento duro l’ho vissuto quando ho dovuto scegliere gli infermieri da mandare nella rianimazione Covid che mi è stato chiesto di attivare nell’arco di 24 ore. Ciò ha significato realizzare i percorsi e su questo il personale del-
la rianimazione è stato eccezionale, ma ho do-
reparto, e poi anche medico.
zioni giuste. I napoletani sono famosi per
vuto anche reclutare altro personale e quando
L’attività di cui ha bisogno un paziente Co-
la loro creatività: in che modo si è espressa
l’ho comunicato ai prescelti c’è stato chi mi ha
vid è diversa da che si fa per i pazienti di
nella lotta al Covid?
chiesto “Perché proprio io?”.
una normale rianimazione?
Essere flessibili è espressione di creatività, per
Lei cosa gli ha risposto?
Sì, infatti fra gli infermieri ho preferito gli uo-
esempio ci siamo dovuti inventare i percorsi che
Perché siete i migliori, quelli pronti per l’emer-
mini perché questi pazienti vanno movimentati
rendessero sicuro l’ospedale, percorsi che prima
genza.
per essere messi in posizione prona. Però ab-
non c’erano non essendo questo un ospedale
E come hanno reagito?
biamo preso anche donne, fra cui volontarie,
per malattie infettive.
Alcuni l’hanno preso come una cosa personale,
perché dopo il primo momento c’è stato il tem-
Quando questa emergenza sarà passata, o
pensando che avessi un obiettivo nascosto de-
po di individuare chi volesse andare volontaria-
almeno attenuata, che volto crede che avrà
stinandoli al reparto Covid. Cosa assolutamente
mente in reparto Covid. E sono stati scelti quelli
la sanità campana?
non vera. Comunque tutti lavorano con grande
che io chiamo i Valorosi (7’), quelli che erano
Nel complesso la sanità campana credo abbia
coraggio e professionalità.
più pronti ad andare in rianimazione.
retto bene; in prospettiva penso che vadano
Mi sembra che abbiano un bello spirito di squa-
Questa terribile emergenza sanitaria ha
potenziati i posti letto in rapporto al numero
dra.
preso tutti di sorpresa e quando si è presi
di abitanti. Va detto che le Regioni seguono le
All’inizio hanno avuto molta paura, ma ho pre-
alla sprovvista è necessaria anche una dose
direttive ministeriali e probabilmente questo ri-
so i migliori: la rianimazione è già un reparto
di creatività per riuscire a trovare le solu-
pensamento fa fatto proprio a livello dello Stato
speciale, servivano i soldati più pronti a questa battaglia. Quindi, la scelta è caduta, per esempio, su chi già era addetto ai codici rossi, su quanti avevano esperienza di gestione di pazienti in emergenza, cose affini a ciò che si deve fare nella rianimazione. Quanto tempo si resiste e si riesce a operare co lucidità nella rianimazione Covid, in cui è necessario indossare dpi altamente faticosi da gestire? Con quella bardatura non è pensabile fare turni di 6 ore, quindi li abbiamo dimezzati a 3 ore, dopo di che ricevono il cambio, e ci siamo riusciti potenziando l’organico, in primo luogo degli infermieri, che sono quelli più presenti nel
centrale. Anche il numero degli infermieri dovrebbe aumentare, sono sicuramente sottodimensionati rispetto alla domanda. Che bilancio può fare, oggi 8 aprile, dell’emergenza Covid nel territorio di Frattamaggiore? E’ un bilancio nel complesso positivo, oggi per la prima volta da quando l’infezione è esplosa da noi non abbiamo pazienti o sospetti Covid in Pronto Soccorso e ci sono 3 posti liberi in terapia intensiva. Questo è un dato importante che va letto al di là dell’efficienza dell’ospedale come frutto di una buona risposta da parte della popolazione alle direttive anticontagio. Da parte loro le squadre del pronto soccorso e della rianimazione hanno tutte seguito le indicazioni con diligenza, e non è stato semplice perché ogni giorno ci sono state disposizioni nuove da parte del Ministero della Salute, che hanno richiesto un ottimo spirito di adattamento. Sono stati davvero bravi! Quale è la necessità più urgente per il San Giovanni di Dio, secondo lei? Avere ulteriori spazi, l’ospedale si trova in un ambito cittadino che ci vincola in questo senso, andrebbero rivisti i percorsi. Si tratta di una struttura che è stata adattata nel tempo ad ospedale e questo costituisce un punto debole: ecco, gli ospedali andrebbero pensati come tali partendo da zero. Quali sono i punti deboli e quelli di forza che lei ha individuato nella gestione dell’emergenza Covid? Come punto debole metto al primo posto la paura, il panico che si sono impossessati del personale.
E le istituzioni come si sono comportate?
che è arrivato in modo diretto ai napoletani.
Sono state pronte ad agire o hanno mani-
Dal suo punto di vista di medico cosa è an-
festato indecisione, smarrimento?
cora necessario fare per uscire dall’emer-
Credo si siano mosse bene, sono state sufficien-
genza?
temente rapide nella risposta, forse anche gra-
Nei prossimi mesi dovremo sicuramente usare
zie al vantaggio temporale che il sud ha avuto e
ancora le mascherine nei luoghi pubblici, ma
che gli ha consentito di osservare quanto stava
non sarà per sempre.
accadendo in Lombardia. E la gestione da parte del presidente De Luca come la giudica? Si è mosso benissimo, la scelta di anticipare addirittura certe scelte nazionali era quella giusta, è stata una mossa vincente, in particolare dovendo gestire l’emergenza in una regione molto popolosa con un capoluogo come Napoli, dove con il suo metodo è riuscito a far osservare le regole anticontagio, parlando un linguaggio
A S L
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BALSAMO CONTRO IL DOLORE Interview& Photo_ Riccardo Sepe Visconti Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione
Lei dirige un reparto di cruciale importanza nella lotta al
analisi, misuriamo la saturazione e si esegue una radiografia del torace.
Covid-19: il pronto soccorso. Nel suo reparto arrivano ammalati
Se, invece, arriva trasportato da un’ambulanza il medico del 118 riferisce
o comunque persone che hanno bisogno di aiuto ma voi dovete
a noi lo stato del paziente e nel caso ci sia un sospetto di Covid, anche
assisterli seguendo rigidi protocolli per preservare la salute degli
questo paziente passerà per il pretriage. Quando dai primi esami, che
operatori e di tutte le persone presenti nell’ospedale. Quali sono
si fanno in circa mezz’ora, emerge che si tratta di un caso fortemente
le procedure che dovete seguire per gestire questo complesso
sospetto, la persona viene spostata attraverso il percorso sporco dallo
sistema?
spazio di pretriage fino alle stanze di isolamento.
Abbiamo allestito un pretriage, che consiste in un ambiente
Il comprensorio a nord di Napoli che comprende circa diversi centri
completamente separato dal Pronto Soccorso: il paziente che giunge
(Casoria, Afragola, Casalnuovo, Grumo Nevano, Frattaminore,
in autonomia al S. Giovanni di Dio presentando sintomi ascrivibili al
Frattamaggiore appunto) conta circa 300mila abitanti che hanno
Covid-19 viene smistato nel pretriage, cioè l’area “sporca” del pronto
nel S. Giovanni di Dio il loro punto di riferimento ospedaliero. Nei
soccorso. Qui si rilevano i parametri vitali, lo si sottopone ad una emogas-
momenti di picco della malattia, quante persone si sono rivolte a
Riccardo Sepe Visconti 8 Maggio 2020 Questa immagine l’ho realizzata durante la mia terza visita in un ospedale campano, quando l’epidemia era nel pieno della sua devastante virulenza e negli ambienti Covid si viveva una tensione molto, molto, palpabile... Stesa su una barella di pronto soccorso, in attesa di essere visitata, una donna anziane - sola - mi appariva smarrita: il suo modo per orientarsi e cercare un punto d’equilibrio era quello di stringere tra le mani una minuscola collanina (appena visibile) da sgranare al fine di mantenere il conto per la recita del rosario. Ancorché non sia credente, il rapporto tra la malattia e la fede è un aspetto della vita che mi cattura e mi appassiona. I protocolli di allontanamento da tutto e da tutti - imposti dal contagio - rafforzano il rapporto tra il
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credente ed il suo mondo spirituale. Questa reazione mistica produce senz’altro un conforto e perfino un ricovero a chi rischia di lasciare completamente nudo! - la propria esistenza: una sorta di condanna terribile, e senza possibile appello, che puoi affrontare solo se affidi le tue aspettative a qualcosa di soprannaturale, che trascende le miserie umane... Credo che in casi come questi l’idea di Dio ti possa avvicinare all’idea stessa di ritrovare una casa pronta per accoglierti... E questo aspetto, forse, può concederti un po’ di pace.
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voi con il timore di aver contratto il Corona virus?
pazienti anziani, con febbre e insufficienza respiratoria, nei reparti non li
Non abbiamo mai avuto un affollamento eccessivo del pronto soccorso,
abbiamo proprio fatti salire.
anche perché chi non manifestava sintomi evidenti lo abbiamo rimandato
In base alla sua esperienza nel Pronto Soccorso, quindi in prima
a casa: le linee guida, infatti, dicono che il paziente che non abbia una
linea, cosa si sentirebbe di consigliare su come gestire questa
sintomatologia clinica importante, ma solo una febbricola, mal di gola,
situazione?
cefalea, dopo una rapida valutazione va posto in isolamento domestico.
Non si deve assolutamente abbassare la guardia, perché ciò
Rispetto agli ospedali del Nord e Centro Italia, dove la malattia di è
significherebbe far circolare il virus: in questo momento, infatti, il
diffusa in modo molto aggressivo, abbiamo avuto il tempo di prepararci.
nostro problema è la frequenza di casi di positività fra la popolazione
Già a metà del mese di febbraio si è tenuta una serie di incontri di
giovane, che spesso è asintomatica e proprio per questo costituisce il
preparazione organizzati dall’Asl, che ha allertato la nostra direzione
reale problema, possono, infatti, diffondere il virus inconsapevolmente,
sanitaria. Abbiamo, quindi, cercato di applicare le indispensabili
anche fra la popolazione a rischio, anziani e soggetti con altre patologie.
precauzioni nella gestione del contagio fin dall’inizio. Ciò significa che
Quindi si deve continuare nei pronto soccorso a essere molto attenti a
sono stati attivati subito i percorsi e da questo punto di vista ci siamo
chi vi giunge avendo fra i sintomi la febbre. Ormai, l’influenza stagionale
dimostrati molto efficienti: sono fiero del fatto che al momento, 8 aprile,
non è più presente e quindi febbri che insorgono all’improvviso fino a
non abbiamo nessun operatore del Pronto Soccorso positivo al Corona
prova contraria nei pazienti dei Pronto Soccorso devono essere trattate
virus. Abbiamo anche eseguito tamponi sistematici sui nostri operatori
con estrema attenzione per escludere che siano Covid.
e sono risultati tutti negativi: ciò significa che le misure adottate sono
Lei ha famiglia, vivete tutti insieme?
quelle giuste. Inoltre, al S. Giovanni di Dio non abbiamo sottovalutato
Si sono sposato e ho due figli; viviamo insieme ma ho preso delle misure
nessun tipo di paziente, per cui non è successo ciò che è accaduto
per isolarmi da loro, in casa indosso sempre la mascherina, non mangio
altrove, cioè che si sono ritrovati nei reparti normali pazienti Covid-19, i
con loro, non dormo con mia moglie da un mese, ho un bagno solo per
me, i miei abiti vengono lavati separatamente. Si è posto il problema se fosse opportuno vivere in casa in questo periodo? Sì, mi sono anche consultato con la mia famiglia che mi ha chiesto di tornare comunque a casa dopo il lavoro, usando tutte le precauzioni necessarie. Peraltro, li vedo poco trascorrendo in ospedale anche 12 ore al giorno. Il Pronto Soccorso è per definizione un ambiente in cui si è pronti all’imprevisto, dove siete abituati a lavorare nell’emergenza, e tuttavia credo che l’epidemia vi abbia portato un forte stress aggiuntivo. Osservando le mie reazioni a questa situazione così difficile e confrontandole con quelle dei colleghi che operano in altri reparti, ho notato che quanti lavorano nel Pronto Soccorso si sono dimostrati
Alle sue spalle vedo appeso un crocefisso, quindi penso che lei sia credente: che ruolo ha giocato la fede in questa situazione così drammatica? Io sono molto credente, e mi sono chiesto se tutto questo, una pandemia che non ha risparmiato nessuno, non fosse una punizione divina, uno stimolo a riflettere su certe cose che stavano accadendo e che non sono giuste. Dobbiamo uscire rafforzati da una tale esperienza, perché abbiamo toccato con mano la morte, la paura. Quindi lei vede la sofferenza come una forma di espiazione e purificazione? Certo, è una battaglia che vinceremo a anche un percorso che deve avere l’obiettivo di migliorare tante storture che ci sono. * Intervista rilasciata nell’aprile 2020
meno timorosi nei confronti del virus, meno preoccupati di contagiarsi. Invece ho riscontrato maggiori resistenze a recarsi in Pronto Soccorso da parte degli specialisti che devono farci le consulenze come cardiologi, ginecologi, pediatri. Il medico formato per gestire le emergenze ha un’impostazione un po’ diversa, siamo portati ad aiutare, a vivere nell’emergenza per definizione e questo ci ha avvantaggiato: anche nei colleghi non ho mai visto un cedimento, neppure sul piano psicologico. In questo lavoro di documentazione all’interno degli ospedali, parlando con operatori di tutti i livelli, dagli inservienti fino ai medici, ho potuto osservare come in tutti a un certo momento è scattato un forte spirito di squadra, caratterizzato da una forte coesione per cui nessuno si è tirato indietro di fronte al nemico da combattere. L’emergenza sanitaria ha modificato la nostra percezione della malattia e anche il modo di relazionarci fra di noi: in effetti non abbiamo più avuto scontri, cosa che prima accadeva, fatto salvo qualche situazione particolare dettata solo dal fatto che, come ho detto, erano maggiormente impreparati ad adottare i nostri stessi protocolli di protezione, quando venivano a visitare in Pronto Soccorso. Ma con l’eccezione per queste situazioni dovute anche ai problemi inediti che il Covid-19 pone, è vero che è scattato un bello spirito di corpo. Pensa che passata l’emergenza tornerà tutto come prima, o ci saranno cambiamenti duraturi? Rimarrà una maggiore attenzione da parte nostra al modo di porgersi con i malati. La mascherina, i guanti, le protezioni si sarebbero dovuti usare anche prima dell’epidemia, ma nella realtà lo si faceva solo in situazioni estreme. Ebbene, questa esperienza ci cambierà in tal senso, i dispositivi di protezione individuale saranno il corredo quotidiano per noi. Pensa che ci sia una differenza di comportamento nel modo di approcciare alla malattia fra i medici e il personale sanitario del sud e del nord? Abbiamo dimostrato di non essere inferiori ai colleghi del Nord nel nostro approccio all’emergenza. E’ vero, abbiamo avuto il vantaggio temporale in quanto al Sud il virus è arrivato dopo, ma siamo stati bravi a sfruttarlo per preparare personale e strutture all’impatto con la malattia. Peraltro, mi aspettavo che sarebbe andata così, noi medici napoletani siamo bravi. Le è capitato di provare paura? Quando? Certe sere in cui sono rientrato a casa particolarmente stanco, con il mal di testa, un po’ di bruciore agli occhi ho temuto di essermi contagiato e ho misurato la febbre, è accaduto 2-3 volte: ecco, in quei momenti ho avuto paura. Ma il giorno dopo stavo bene…! E ho sempre dentro di me la forza di continuare.
In apertura: il primario di medicina d’urgenza del S. Giovanni di Dio con la sua equipe
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INSIEME, PIÙ FORTI Interview_ Silvia Buchner Photo_ Riccardo Sepe Visconti e Web
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auro De Stefano e Roberta Pariggiano sono colleghi di lavoro e compagni nella vita: dividono tutto, integrandosi l’uno nell’altra. Li abbiamo incontrati nel periodo di massima crisi pandemica all’Ospedale San Giovanni di Dio di Frattamaggiore, intenti ad organizzare la sala di rianimazione diretta dal dr. Francesco Diurno. Un lavoro che entrambi svolgono in modo tanto eccellente da
essere convocati con frequenza all’Ospedale santa Maria delle Grazie a Pozzuoli per intervenire nelle fasi di allestimento dei nuovi reparti. La loro dedizione alla professione è assoluta, mi è personalmente capitato di incontrarli una decina di volte in altrettante diverse occasioni e non mi è mai successo di vederli in pausa. C’è sempre un paziente da accudire, un magazzino da ordinare, un nuovo reparto da immaginare, prima e realizzare poi... Mauro e Roberta tutto ciò lo sanno fare molto, ma molto bene.
Voi siete entrambi infermieri Covid e siete una coppia. Siamo sposati dal 2014, ma conviviamo dal 2009 e abbiamo una bambina di 15 mesi. Come siete organizzati per conciliare un lavoro tanto impegnativo con la famiglia? Abitiamo nello stesso palazzo in cui vivono i miei genitori che quindi ci aiutano moltissimo con la piccola, prima di andare al lavoro, infatti, la portiamo da loro. Quanta paura avete di contagiarla? Mauro. Tantissima, ma essendo molto piccola non potevamo separarci da lei per un tempo che al momento non avremmo potuto neanche determinare e quindi abbiamo deciso di tenerla accanto a noi. Ma quando torniamo a casa siamo sempre preoccupatissimi. Roberta. Ci laviamo in primo luogo in ospedale,
alla fine del turno, poi appena entrati a casa
sibile perché accanto al reparto Covid ci sono
abbiamo un rituale: ci disinfettiamo di nuovo
anche altre attività che devono andare avanti,
accuratamente e solo dopo di questo ci abbrac-
per esempio noi coordiniamo la domiciliare di
ciamo, giochiamo e saltiamo insieme. In realtà,
terzo livello per i pazienti affetti da sla e questo
due volte al giorno dedichiamo del tempo a lei
servizio deve rimanere attivo, quindi al mattino
coccolandola, appena svegli e quando rientria-
in generale ci dedichiamo al reparto Covid e di
mo, appunto.
pomeriggio alle altre attività: i pazienti non co-
Vedervi meno le è pesato?
vid, infatti, ci chiamano, hanno bisogno di un
Ci sono state giornate che abbiamo trascorso
parere da noi, hanno problemi con la farmacia,
quasi per intero in ospedale e al rientro lei fa-
si devono coordinare i colleghi che si recano a
ceva quasi l’indifferente, ora invece quando ci
fare terapie e controlli a domicilio, ecc.
vede urla e iniziamo a giocare tutti insieme.
Avete consapevolezza di essere in prima li-
Questa esperienza che riflesso ha avuto
nea in un momento che entrerà a far parte
143
sulla vostra giovane famiglia? Vi ha posto
della storia si questo Paese, anzi del mon-
spenti; poi ci ha chiamato a lavorare con lui il
dei problemi? Vi ha reso più uniti?
do intero?
dottor Diurno che ci ha dato una nuova carica.
Mauro. In questa fase la nostra vita è così ac-
Roberta. Il senso del dovere prevale su tutto in
Ebbene, forse grazie a lui e alla nuova direttrice
celerata che ancora non abbiamo neppure il
questo momento, ma accade da sé senza ne-
siamo riusciti a non accusare l’insicurezza che
tempo di fermarci a pensare a tutto ciò che è
anche che ci fermiamo a pensarci. All’inizio di
tanti hanno denunciato nel dover affrontare
accaduto e alle sue conseguenze possibili sulle
questa vicenda ho avuto anche discussioni con
il Corona Virus. Mi sono stupita di me stessa,
nostre esistenze. Non so se ci abbia rafforzato,
mia madre che non capiva
il nostro rapporto è già molto saldo.
cosa stessa accadendo, lo
Quindi lei non ha il tempo di porsi doman-
capivamo solo noi. Sono
de sull’esperienza che state vivendo?
in contatto con un’amica
Mauro. Mi è capitato solo una volta: stavo rien-
che vive e lavora in ospe-
trando in ospedale perché c’era un problema e
dale a Pavia, ci sentivamo
mi sono fermato a riflettere come il medesimo
quasi tutti i giorni e lei
virus abbia fatto ammalare di polmonite milioni
mi raccontava cosa stesse
di persone in tutto il mondo, in un certo senso
accadendo in Lombardia.
mettendole tutte sullo stesso piano. Per il resto
Cos’ ci siamo caricati d’an-
il lavoro assorbe tutte le mie energie mentali.
sia e abbiamo fatto di tut-
Il suo essere madre è cambiato in questo
to per non ritrovarci nelle medesime difficoltà
mo molto tutelati, rispetto al disagio che tanti
frangente?
che per settimane hanno attanagliato i colleghi
nostri colleghi vivono nel Nord Italia, l’Asl ci ha
Roberta. Talvolta nei confronti di Benedetta,
al Nord. Quindi, soprattutto all’inizio, abbiamo
messo nelle migliori condizioni per operare con
nostra figlia, mi sento un po’ in colpa, la guar-
avuto giornate di lavoro lunghissime per cer-
serenità. Sicuramente, loro hanno un numero
do e mi chiedo se non avrei dovuto rimanere
care di organizzare tutto per bene prima che il
di contagi molto più alto del nostro, ma qui l’A-
a casa, ma ho scelto di fare questo lavoro in
virus arrivasse al Sud. E mia madre, appunto, mi
sl ci ha consentito di organizzarci bene.
piena consapevolezza. Fra l’altro noi due faccia-
chiedeva conto del tempo in più che trascorre-
Una domanda personale: siete innamorati?
mo lo stesso turno, andiamo al lavoro insieme e
vo in ospedale. Noi abbiamo avuto la fortuna di
Vi risposereste?
rientriamo insieme. Prima dell’emergenza sani-
lavorare al Nord, a Pavia, in un policlinico uni-
Insieme. Sì, certo!
taria alle 15.00 staccavamo, adesso non è pos-
versitario, molto ben organizzato. Tornando qui
Fate l’amore in questo periodo?
da un punto di vista lavorativo ci siamo un po’
Ci laviamo in primo luogo in ospedale alla fine del turno, poi appena entrati a casa abbiamo un rituale: ci disinfettiamo di nuovo accuratamente e solo dopo averlo fatto ci abbracciamo e giochiamo con nostra figlia Benedetta.
sono una persona di solito molto critica, puntigliosa, e quando abbiamo avuto il primo paziente Covid ero molto in ansia, molto tesa per dover essere attenti a tutto, mentre adesso siamo diventati una bella squadra. Mauro. Qui tutto il meccanismo è ben oleato, sia-
Sì! E’ cambiato rispetto a prima che foste in trincea per il Covid? Insieme. E’ più veloce! Abbiamo poco tempo a disposizione, quando siamo a casa dedichiamo molto tempo a nostra figlia. E’ diverso rispetto a prima? Mauro. Non posso dire che sia diverso, riusciamo ad isolarci da tutto quello che c’è fuori. Abbiamo delle ansie, ma lo stare insieme non è cambiato a causa delle tensioni dovute al lavoro. Roberta. All’inizio del lavoro nel reparto Covid la bimba dormiva con noi, poi l’abbiamo messa nella culla, ma adesso siamo tornati alle vecchie abitudini: tutti insieme, uno addosso all’altro! (Ndr. Ridono). Parliamo del reparto Covid in cui lavorate. Mauro. Io ci sono arrivato per primo quando il
direttore dottor Diurno mi ha chiamato come
tutti i pazienti.
che ci ha inviato una settimana fa un pazien-
coordinatore per aprire la rianimazione al S.
Il protocollo adottato in tutti gli ospeda-
te guarito per annunciarci che tornava a casa.
Giovanni di Dio, che poi con l’emergenza sa-
li in cui si assistono pazienti Covid è che i
Abbiamo esultato come se fossimo stati allo
nitaria è stata trasformata in reparto Covid.
parenti non possono incontrarli e neppure
stadio.
Quando Roberta è rientrata dal congedo di
vederli dopo la morte: in caso di decesso,
Alla luce dell’esperienza maturata durante
maternità, poiché aveva anche lei esperienza in
infatti, i corpi vengono subito inviati all’in-
questa emergenza, cosa vorreste chiedere
rianimazione al S. Matteo di Pavia si è aggiunta
cenerimento. Quali sono le vostre riflessio-
al sistema della sanità italiana, al ministro
allo staff: Tenga conto che si tratta di un re-
ni su questo aspetto?
della Salute Speranza?
parto giovane, l’abbiamo reso operativo infatti
Roberta. Mi sono un po’ immedesimata nelle
Mauro. Bella domanda…! In Italia rispetto ad
nell’ultimo anno, in particolare ho lavorato in
famiglie, in ciò che devono provare, lo trovo
altre nazioni siamo privilegiati nel senso che
tandem con l’infermiere specialist Roberto Con-
molto triste.
tutti hanno accesso alle cure gratuitamente,
chiglia e questo progetto ci ha dato tante sod-
Avete contatti con i parenti dei pazienti?
tuttavia nel tempo le risorse destinate a questo
disfazioni professionali.
Roberta. Io parlo con i parenti dei degenti al
settore sono state tagliate molto. L’esperienza
Ha mai pensato di fare un altro lavoro?
telefono, loro ci chiamano e sono contrariati
della pandemia ci fa capire che si deve investire
Mauro. Prima di questa esperienza estrema-
dal fatto di non poter incontrare i loro congiun-
nella sanità, ma guardando alla qualità di ciò
mente positiva della attivazione della rianima-
ti. Penso che a riguardo si dovrebbe fare uno
che viene realizzato. Nell’emergenza, il nostro
zione al S. Giovanni di Dio,
sforzo maggiore: non so
presidente De Luca si sta comportando in ma-
essendo un ex informatico
neanche se sarebbe realiz-
niera eccellente, bisogna rendergli merito degli
zabile, ma mi chiedo per-
sforzi enormi che stanno compiendo.
ché indossando i dispositivi
Roberta. Vorrei che tutti i pazienti potessero
di protezione non possano
usufruire della medesima assistenza che, in
incontrarli, almeno per l’ul-
caso di malattia, riceverebbe il papà del ministro
tima volta. Certo, capisco
Speranza. Mi è successo (non in questa azien-
la necessità di stabilire un
da) di dovermi occupare di persone illustri o di
mi affascinava l’idea di dedicarmi al web marketing, anche se il vincolo di esclusiva con l’azienda sanitaria non mi consente nella realtà di fare un altro lavoro. Roberta. Sono pienamente
Credo che ci voglia più qualità nel sistema sanitario e sono convinta che se si inizia a ragionare in questi termini a livello di vertici, a cascata i giovamenti arriveranno anche in periferia.
protocollo uguale per tut-
parenti di persone illustri ammalati e le assicuro
soddisfatta dell’attuale si-
ti, data anche la situazione
che è tutto diverso: pretendono tantissimo per
tuazione lavorativa. Anche
drammatica e la scarsità di
i loro cari: ebbene dovrebbero pretendere che
se siamo giovani, infatti,
dpi a disposizione, tuttavia
altrettanto venga dato a tutti i cittadini italiani.
lavoro da quando avevo 22 anni, oggi ne ho
penso che andasse fatto uno sforzo maggiore
Credo che ci voglia più qualità nel sistema sani-
34 e negli ultimi tempi mi sentivo un po’ spen-
per andare incontro alle loro esigenze.
tario e sono convinta che se si inizia a ragionare
ta, demotivata, ma da quando sono entrata
Se avessi un parente che muore senza che io
in questi termini a livello di vertici, a cascata i
nel progetto della rianimazione del S. Giovanni
possa vederlo un’ultima volta, credo che vorrei
giovamenti arriveranno anche in periferia. Nel
sono rinata, mi piace moltissimo.
almeno avere le sue foto fatte in rianimazione.
nostro lavoro quotidiano qui al S. Giovanni di
Vi è successo di aver parlato, di avere avuto
Roberta. Tenga conto che questi pazienti cam-
Dio di Frattamaggiore puntiamo moltissimo sul-
contatti con pazienti che poi non ce l’han-
biano molto nell’aspetto durante il ricovero, di-
la qualità.
no fatta? Emotivamente è difficile per voi?
ventano quasi irriconoscibili, quindi vederli così
Chi è il più forte nella vostra coppia?
Mauro. Al netto del Covid veniamo da un
può essere molto doloroso. Dovrebbe essere
Roberta. Lui!
anno in cui si è registrata una bassa mortalità
una scelta da ponderare bene quella di far ve-
Mauro. Non lo so…
nel nostro reparto di terapia intensiva e questo
dere ai parenti le foto.
successo ci riempie di orgoglio. Quindi natu-
Mauro. Stiamo cercando grazie alle videochia-
ralmente non riuscire a salvare tutti quelli che
mate con i cellulari di far avere più contatti pos-
arrivano da noi ammalati di Corona Virus costi-
sibile con i parenti ai pazienti che sono svegli.
tuisce una frustrazione, sia che l’abbiamo cono-
Raccontatemi una scena, un momento bello
sciuto direttamente sia che non ci abbiamo mai
che avete vissuto in queste settimane.
parlato: cerchiamo di fare tutto il possibile per
Mauro e Roberta insieme. Il messaggio video
S A N
G I O V A N N I
D I
D I O
i
145 MISSIONE INFERMIERE Text_ Riccardo Sepe Visconti Photo_ Riccardo Sepe Visconti e Web
R
oberto Conchiglia è un personaggio assai coplesso: strutturato su una solida base di tensione spirituale, affida ogni sua scelta alla mediazione tra ciò che sente di dover fare e il progetto mistico al quale sa di appartenere. È un uomo di fede profonda, ma non è un bigotto; appartiene a quella nutrita schiera di uomini che si lasciano guidare dal senso etico della propria religione, esaltando gli
aspetti morali senza lasciar prevalere le rigidità dottrinali. È istrionico, meticoloso, attentissimo tanto ai particolari quanto capace di avere una visione ampia della scena lavorativa alla quale si dedica- è il caso di dirlo - con anima e corpo. Dove passa Roberto Conchiglia tutto è ordinato, tutto è controllato, tutto è pronto per aiutare le vite degli altri.
Quali sono le sue mansioni?
Covid siamo arrivati a 23 unità, cui si aggiunge
l’area critica che fa parte sempre del reparto
Sono un infermiere di area critica, ho lavora-
una decina di OSS. In sostanza siamo raddop-
Covid.
to per 15 anni all’ospedale S. Andrea a Roma,
piati, per poterci dare ogni 4 ore il cambio con
Superata l’emergenza il numero si ridurrà
sono tornato grazie alla mobilità extraregionale e sono stato destinato alla rianimazione dell’ospedale di Pozzuoli e lì il nostro responsabile dr. ///// Diurno ha scelto me e Mauro ///// come specialist nel progetto finalizzato all’apertura del reparto di rianimazione qui a Frattamaggiore, dove siamo da un anno. Prima non esisteva? Gli spazi c’erano, ma mancavano le figure professionali esperte necessarie a renderlo operativo. Attualmente, quindi, Mauro ///// è il coordinatore, io sono lo specialist, con noi c’è uno staff di infermieri: quando abbiamo aperto eravamo una decina, adesso per l’emergenza
nuovamente?
Terra Santa, durante il quale ho riflettuto sulla
assembramenti di persone erano stati proibi-
Sì, perché nella gestione ordinaria i posti let-
morte. Ma mi capita di piangere anche di gio-
ti. La chiesa fu chiusa nella prima domenica
to della rianimazione sono 5 e il nostro carico
ia, so che fuori dall’ospedale ci sono tanti che
di Quaresima, si celebrava la Messa ma il po-
di lavoro è distribuito in modo che per ciascun
pregano per noi, che “fanno il tifo” per noi, ho
polo non c’era, e mentre dall’altare assistevo
turno ci sono 2 infermieri e un OSS.
avuto molti messaggi, chiamate, foto di perso-
il parroco nella funzione prendevo coscienza
In questi giorni terribili le è capitato di
ne che ci sostengono con la loro preghiera.
che c’era qualcosa che non andava. Quindi,
piangere?
Lei ha un sentimento religioso profondo.
nei successivi 40 giorni, quelli che precedono
Sì, sì! Ho pianto quando al primo giorno di la-
Sì, molto. C’è stato anche un momento, tanti
la Pasqua, abbiamo sofferto moltissimo e credo
voro in area Covid ho scelto di allontanarmi dal-
anni fa, in cui ho pensato di entrare in semi-
che dall’alto ci ha voluto dire qualcosa, ci ha
la mia famiglia, ho detto a mia madre, ai miei
nario.
ricordato che non siamo noi a gestire la vita,
fratelli, ai nipoti che mi sarei isolato da loro. In
Ha comunque scelto una strada che richia-
non siamo gli artefici delle nostre esistenze, E’
realtà, già vivevo per conto mio ma tenermi di-
ma quella della missione religiosa, per cer-
qualcun altro che decide, in questo caso è stato
stante da tutto ciò che per me è vita, la mia
ti versi… Dato che lei è credente, sul piano
il virus ha decidere per noi, tutto si è fermato,
famiglia ma anche le tante attività cui mi pia-
della fede che senso dà a tutto quanto sta
prima parlavo con una collega che intendeva
ce dedicarmi quando non lavoro, mi è pesato
accadendo?
sposarsi a giugno, e non potrà farlo. Venen-
moltissimo, l’ho vissuto come un vero dramma.
Sono convinto che nulla accada per caso. Da
do all’oggi, stamattina ho pianto perché sono
Faccio teatro, sono coordinatore dell’oratorio
noi, in Campania l’epidemia è esplosa nel pe-
andato in direzione sanitaria (come faccio ogni
della mia parrocchia. Inoltre, un anno e mezzo
riodo della Quaresma: non dimenticherò mai
3 giorni) per prendere i dispositivi di protezio-
fa ho perso mio padre dopo che era stato in ri-
che dovevo andare ad una festa di carnevale,
ne individuale (dpi) e la direttrice mi ha detto:
animazione, quindi inevitabilmente penso a lui.
avevo anche noleggiato l’abito, ero felicissimo
“Sono stata in Pronto Soccorso e non abbiamo
Dopo la morte di papà ho fatto un viaggio in
… Ma a festa fu annullata, perché intanto gli
neanche un nuovo caso, neppure un caso so-
spetto, niente!”. E questa è la settimana Santa!
mero: “E’ morto il numero 5” e lo mandavano
Per me sono segnali molto forti.
nella camera mortuaria. Ebbene, tutto questo
Essendo così religioso, cosa prova quando
non mi piaceva e io ho educato i miei colleghi
chi muore non riesce a ricevere l’estrema
a pronunciare almeno la preghiera del Padre
unzione?
Nostro Eterno Riposo, quando ci rendevamo
Il sacerdote somministra l’unzione degli infermi
conto che il paziente era in procinto di morire,
(che comunemente si chiama estrema unzione)
quando vedevo che l’elettrocardiogramma an-
ogni volta che un paziente entra in rianimazio-
dava verso l’asistolia ho sempre preso a mano
ne, anche se è vigile.
dei miei pazienti e ho recitato la preghiera.
E in questo momento così concitato, c’è
Sempre. E adesso tutti i colleghi che ho avuto a
sempre il tempo di far incontrare l’amma-
Pozzuoli fanno lo stesso.
lato con il sacerdote?
Si è trovato a farlo anche in questi giorni?
qui ho cercato di parlare con gli infermieri,
Sì, a meno che non si tratti di una morte im-
No, perché io opero nell’area verde del repar-
perché stiano vicini ai pazienti che stanno per
provvisa ed istantanea. Tuttavia, nell’ospedale
to Covid, accade anche che non sempre sei lì
morire e preghino per loro. Qualche giorno fa
a Roma, per esempio, i pazienti erano un nu-
quando il paziente sta per morire, ma anche
sono venuto al lavoro in anticipo perché la not-
In questo spazio sono previste delle didascalie, in questo spazio sono previste delle didascalie, in questo spazio sono previste delle didascalie, in questo spazio sono previste delle didascalie, in questo spazio sono previste delle didascalie, in questo spazio sono previste delle didascalie, in questo spazio sono previste delle didascalie, in questo spazio sono previste delle didascalie, in questo spazio sono previste delle didascalie, in questo spazio sono previste delle didascalie, in questo spazio sono previste delle didascalie, in questo spazio sono previste delle didascalie, in questo spazio sono previste delle didascalie, in questo spazio sono previste delle didascalie, in questo spazio sono previste delle didascalie, in questo spazio sono previste delle didascalie, in questo
Riccardo Sepe Visconti 6 Giugno 2020 “The Conchiglia’s touch”. Se visiti il reparto di
un ospedale - non ha alcuna importanza se ciò avviene nel bel mezzo dell’uragano di una pandemia o in una giornata di noiosa quiete - e trovi i magazzini dell’approvvigionamento
dei materiali, gli armadi dei medicinali, l’infermeria, le stanze di degenza, la sala della rianimazione, insomma ogni angolo del reparto
in perfetto(issimo) ordine, con un’attenzione molto dettagliata persino all’equilibrio dell’arredo... puoi essere sicuro che in quel luogo è passato Roberto Conchiglia.
È così importante spiegare quanto sia utile alla perfetta efficienza di un’equipe ospedaliera
poter contare su di una organizzazione puntuale dell’inventario e della sistemazione dei
materiali di consumo: quando la vita dipen-
de dalla scelte di un attimo... è in quell’attimo che devi trovare ciò che ti occorre a portata di mano! Mi piace
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La Paranza della beatitudine_
Riccardo Sepe Visconti 10 Maggio 2020
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Nei miei giri, in particolare all’Ospedale Loreto Mare, ho incontrato un sacerdote che porta il mio stesso nome - Riccardo - al quale, incuriosito, ho chiesto se aveva con sé un rosario, un libro della Bibbia, insomma, qualunque cosa gli potesse fare da tramite tra i suoi intimi pensieri e la dimensione soprannaturale nella quale egli crede fortemente. Riccardo mi ha sorriso e mi ha detto di non aver nulla: nel tumulto delle fasi del ricovero - spesso davvero traumatiche - diventa impossibile portare con sé le cose importanti!... Però, in Ospedale, un compagno (lettore organizzatissimo) gli ha dato in prestito il libro di Roberto Saviano - La paranza dei Bambini - la cui copertina è sormontata da un’immagine della Madonna. Un’icona spesso utilizzata dalla camorra in un perverso miscuglio di orrore da confondere nelle spire del “disegno divino”... Ma don Riccardo a quella immagine, così tanto dissacrata, ha restituito la sua funzione di purezza originaria e quel libro è diventato un piccolo santuario, una sorta di bitta sicura a cui ancorare la propria scialuppa nella tempesta agitata dell’uragano Covid. Ecco, allora, avverarsi un sorprendente Miracolo: un libro dal contenuto così duro e spietato si trasforma nel più dolce e salvifico strumento di liberazione dell’anima... Condividi
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te non sempre riesco a riposare come prima.
l’emergenza. In verità, un momento molto dif-
sa del reparto Covid chiamano me, mi chiedono
Perché non riesce a dormire?
ficile lo abbiamo avuto anche all’inizio, quando
di controllare se hanno tutto in ordine, perché
Io non stacco mai, quando rientro a casa ripen-
i pazienti arrivavano all’interno dei dispositivi
hanno fiducia. E quando sono impegnato e non
so a quello che ho fatto, se ho lasciato tutto in
di biocontenimento e ci sembravano il nemico,
posso essere presente, mi chiedono consiglio
ordine per i colleghi del turno successivo che,
non avevamo mai affrontato una situazione del
sulle scelte che hanno fatto. Anche loro hanno
fra l’altro, mi chiamano continuamente quando
genere. Certo abbiamo avuto a che fare con
tutti paura, hanno famiglia, figli a casa, ma si
sono in difficoltà, per tutti noi la situazione in
ammalati di meningite fulminante, per esem-
fidano di me, sono diventato un punto di rife-
cui ci troviamo ad operare è nuova e ci rende
pio, però non nel numero enorme che vedia-
rimento. E questo mi carica di un grande peso,
insicuri. Stanotte mi sono svegliato di sopras-
mo adesso con i pazienti Covid. Oggi non sono
di una responsabilità enorme. Al punto di pian-
salto alle 6, avevo una gamba fuori dal letto e
sereno quando vengo al lavoro, ho una paura
gere. Si aggiunge infatti al peso di non poter
mi sono detto “Caspita! Non sono coperto!”
fottuta di morire, nel senso che ho paura che
avere vicina la mia famiglia, e poi c’è il periodo
Perché d’istinto la mia mente è andata alla tuta
qualcosa possa andare storto… Mi trovo anche
particolare costituito dalla Pasqua. Che segue
che indossiamo durante il lavoro in reparto,
a domandarmi: ma come torneremo alla nor-
una Quaresima trascorsa in questo modo…
senza prendere coscienza che ero a letto! Gior-
malità, che comunque vedo ancora lontana?
Cosa ha provato vedendo il Papa dire Mes-
ni fa, invece, mi sono svegliato ancora prima
Dopo come saremo?
sa da solo sul sagrato di S. Pietro?
con il dubbio di aver lasciato qualcosa che ri-
Oggi la vita di persone come lei, che sono
E’ una persona sofferente e io l’ho visto come
guarda i dispositivi fuori posto. A quel punto
in trincea contro il Covid, in un certo senso
impotente, lui che di solito è così risoluto, sorri-
ho deciso di andare in ospedale erano le 6 e un
ha un valore maggiore…
dente certo fa tutto ciò che deve ma non lo ave-
quarto , qui c’era un silenzio assoluto, tomba-
Io ringrazio di riuscire a lavorare ancora e per
vo mai visto così e mi è dispiaciuto tanto. Credo
le e quando sono entrato in reparto mi hanno
tutto quello che ho fatto finora; ma se dovessi
che anche lui si senta impotente e ha scelto il
detto che un paziente era morto. E mi addolora
morire adesso non potrei fare più tante cose…
passo del Vangelo di Giovanni in cui si dice siete
sempre che accada, per quanto noi ci ammaz-
La vostra è una vita particolarmente utile, direi
tutti sulla stessa barca. Non avete abbastanza
ziamo di lavoro perché riuscire a salvarli, perché
indispensabile in questo momento!
fede: noi ne abbiamo ma ci ritroviamo come se
con i pazienti Covid si lavora tantissimo, non
Ci sono anche tanti altri colleghi, però sì, è vero
quella fede l’avessimo persa. Seguo tutti i giorni
solo in senso fisico ma anche mentale, infatti
quello che dice. In tantissimi adoperano il video
il mio parroco che ci sta vicino attraverso le di-
quando torni a casa prendi in mano il telefono
guida che ho realizzato per illustrare le corrette
rette su FB, ci dà coraggio, forza ma in questo
per sapere come sta andando. E la mattinata è
procedure di vestizione e svestizione quando si
momento se le dovessi dire che mi basta prega-
stata bruttissima, dopo un’ora e mezza, infatti,
entra ed esce dall’area Covid, ecco facendolo
re per sentirmi forte, non è così.
abbiamo perso un altro paziente. E’ stata una
sono stato loro molto utile e continuo ad esser-
Di cosa altro avrebbe bisogno?
delle giornate più brutte da quando è iniziata
lo. Quando si vestono per entrare nell’area ros-
(Lungo silenzio) Già oggi sono un po’ più sol-
re nel reparto Covid piangevo sotto il casco ma dovevo dare forza anche ai colleghi che stavano dentro, poi a un certo momento mi sono fermato, perché davanti ai miei occhi sfilavano tante immagini, pensavo che per quanto puoi essere perfetto, aver studiato puoi sbagliare e però mi sono tornate in mente quelle parole dette a Dio “Io sono qui, fai tu”. E mi ritrovo ad avere una forza che certe volte non so spiegarmi. Ritiene che questo reparto sia un’eccellenza? Prima dell’emergenza Covid 19 eravamo una delle terapie intensive a zero infezioni, come documentano gli esami culturali che eseguiamo ogni lunedì e ad ogni ingresso di un paziente; ci sono arrivati anche pazienti già infetti, e noi abbiamo azzerato le infezioni, tanto che la nostra farmacia si è complimentata con noi perché facciamo una richiesta minima di antibiotici, rispetto alle altre terapie intensive che bombardano gli ammalati di antibiotici perché hanno molte infezioni. La nostra rianimazione la definisco una bomboniera, oltre ad essere perfettamente allestita, ha volutamente dei colevato perché dopo essere arrivati al punto che
stata questa per la sua fede?
i pazienti non potevano scendere dalle ambu-
Quando il direttore dottor /////// Diurno ci disse
lanze perché non si sapeva dove metterli, sa-
“Entro ieri si deve aprire il reparto Covid” non
pere che in pronto soccorso non ci sono nuovi
si è capito più niente: per 15 giorni non abbia-
pazienti Covid e avere una rianimazione piena
mo mai avuto un riposo, Roberto, Mauro ed io
solo per metà, è già molto. Raccontandolo a
abbiamo lavorato allo spasimo e in quei giorni,
mio fratello come sto facendo con lei, gli ho
ad un certo punto, sono sceso nella cappella
detto: “Oggi sento un’aria diversa!”. Non vo-
dell’ospedale e ho detto: “Io mi metto nelle tue
glio illudermi, ma forse riusciamo a intravedere
mani, faccio tutto quello che posso, però sono
la luce in fondo al tunnel.
uno strumento nelle tue mani, FAI TU…!”.
La forza e la profondità della fede viene
E Lui ha fatto?
fuori nei momenti di difficoltà: che prova è
Sì. La prima volta che mi sono vestito per entra-
lori vivaci, perché vogliamo dare speranza, ottimismo. Anche qui dentro.
S A N T ’ A N T I M O
150
i
INSEGNIAMO I PASSI ALLE STELLE DANZANTI Interview_ Silvia Buchner, Photo_RSV
“Anche riuscire ad andare in un negozio per scegliere un vestito nuovo,
la quota d’ansia, la fobia sociale sono così limitanti che il soggetto si chiu-
invece di delegare l’acquisto ad altri, è un segnale che la riconquista di
de in un contesto sempre più angusto, al punto che il disturbo psichico
sé sta avvenendo, che si sta mettendo in atto un processo di autode-
ne invalida la socialità e l’affettività. “La verità è che nella popolazione a
terminazione e scelta, un momento fondamentale per uscire dalla malattia psichica, che quando irrompe nella vita delle persone ne blocca drammaticamente il corso, sconvolgendo il mondo degli affetti, sociale e lavorativo della persona colpita. E per riappropriarsi della propria vita si deve passare per una serie di tappe, di conquiste quotidiane” racconta la dottoressa Carmen Cimmino, responsabile del centro diurno di riabilitazione psichiatrica di S. Antimo, che accoglie circa 20 pazienti che stanno compiendo il loro cammino. Per alcuni dura sei mesi, per altri molto di più, è un percorso individualizzato, che i terapeuti studiano per ciascun ospite del centro ma che ha uno dei suoi perni fondamentali nel gruppo con cui si condividono le attività. I centri di riabilitazioni psichiatrica come quello di S. Antimo, vengono definiti di secondo livello, quelli di primo si occupano degli stadi acuti della malattia, delle emergenze, qui invece arrivano persone che abbiano già superato la fase acuta, che può richiedere anche il ricovero in ospedale e/o un trattamento farmacologico. Prevalentemente sono affetti da psicosi con conseguenti alterazioni sul piano comportamentale, da forme di depressione molto gravi e resistenti che possono evolvere in stati psicotici, da disturbi d’ansia generalizzata, in cui
livello mondiale c’è un forte bisogno di salute mentale e di salute psichiatrica, a secondo dei livelli di gravità in cui il malessere si manifesta: il tipo di società in cui viviamo, accelerata e competitiva ne è una delle ragioni. Ma mentre alla prevenzione delle malattie fisiche si dedicano grandi sforzi, per la salute mentale non si pone lo stesso impegno e sicuramente la domanda per la patologia psichiatrica è in aumento, anche a causa di stili di vita scorretti che la fanno lievitare molto, per esempio l’uso e abuso di sostanze allucinogene, droghe, alcool già dall’età adolescenziale. Sarebbe necessario avere maggiori servizi in grado di intercettare questi problemi prima che si aggravino, l’ideale, che non sempre è attuabile, sarebbe cercare di intervenire sul malessere quando si radica nella persona, prima che si aggravi e possa sfociare in una psicopatologia. Tuttavia, avendo lavorato in diversi dipartimenti di salute mentale in Italia devo dire che nella nostra Asl le azioni mirate a dare risposte a chi ha un bisogno psichiatrico ci sono, sia per la fase dell’emergenza che per la riabilitazione, e noi del centro diurno sentiamo forte il sostegno e l’impegno dei direttori del dipartimento di salute mentale dell’asl Napoli Nord 2, Antonino Iaccarino e Angelo Cucciniello”. Impressionante è l’età degli ospiti del centro di S. Antimo, in media fra i 35 e i 45 anni, ma ci sono anche persone molto più giovani, arrivano dopo aver attraversato la fase di emergenza,
grazie alla segnalazione delle UOSM (Unità operative complesse salute
determinanti e i parenti delle persone in cura possono essere a loro volta
mentale, i centri di salute mentale territoriali) o attraverso il loro psichia-
una risorsa, consideriamo che loro sanno bene cosa significano queste
tra quando si considera necessario il percorso riabilitativo accanto a quel-
malattie. In un processo riabilitativo vanno considerati e valorizzati tutti
lo farmacologico. L’impegno presso il centro per i suoi ospiti è intenso:
questi aspetti, ma le attività di gruppo devono avere le loro fondamenta
fra le 8.30 e le 15, ogni giorno, insieme agli operatori - tecnici della riabi-
in un processo di ricostruzione di Sé che è individuale. Dobbiamo riuscire
litazione, psicologi, un infermiere, volontari, fra cui anche due ex pazienti
a dare un senso al dolore psichico che inevitabilmente si riversa anche sul
- partecipano a una serie di attività che hanno l’obiettivo di affiancarli e
soma. Non a caso i pazienti sono spesso molto rallentati, fanno fatica,
sostenerli nel recupero di abilità che lo stato psicopatologico ha inficiato
non sono attenti all’alimentazione, prendono peso e non fanno attività
e che consistono in laboratori dedicati alle emozioni, al problem solving,
di nessun tipo, fumano, gli stili di vita sono molto trascurati”. Data l’età
alla salute e al benessere per riportare le persone a prendersi cura di sé.
degli ospiti, sono frequenti i casi di giovani che a causa delle loro psicopa-
Ma ci sono pure momenti liberi e autogestiti dai pazienti, in cui scel-
tologie non riescono ad accedere al mondo del lavoro: quindi molti sono
gono loro cosa fare, anche andare a mangiare una pizza o partecipare
gli sforzi e le strategie che il Centro di S. Antimo sta mettendo in atto per
a iniziative sociali fuori dal centro. E poiché la malattia psichica arresta
favorire l’inserimento o il reinserimento occupazionale degli ex pazienti.
tutto il sistema esistenziale, di chi ne è stato colpito come dei loro cari, fa
Il processo riabilitativo punta a riportare alla luce le abilità dei soggetti in
parte del cammino da percorrere anche il rapporto con le famiglie. “Una
cura, compromesse dalla psicopatologia e che hanno bisogno di essere
psicopatologia importante può interrompere la storia familiare e non si
recuperate e incanalate anche verso il lavoro, di cui è riconosciuta la ca-
può pensare di guarire una persona semplicemente allontanandola da
pacità terapeutica. Quando ero a Trieste, eccellenza nazionale nel campo
un contesto disfunzionale, perché essa patirà la mancanza dei familiari,
della salute mentale, mi dicevano sempre che se necessario dovevamo
quindi per un buon esito si deve lavorare con la persona ma anche con
essere noi a creare il lavoro per i pazienti”! Sta crescendo, quindi, una
chi gli sta più vicino, gli interventi psicoeducativi diretti ad esse sono
sezione della struttura dedicata al mondo del lavoro in cui si impara a
sviluppare e seguire un curriculum, a mettersi in contatto con le aziende e anche il progetto Mascherinamente (nelle foto che illustrano questo articolo), nato durante la pandemia di covid 19, fa parte di questo percorso. In primo luogo, infatti, ciascun paziente impegnato ha dovuto metterci le sue competenze per autoprodurre i dispositivi da dare alla popolazione, dalla scelta del disegno da applicarvi, affidata a uno di loro con conoscenze di grafica, al taglio responsabilità di una paziente abile nel cucito, dal ricamo del logo delegato a un’altra paziente, al rapporto con i fornitori della stoffa, al confezionamento in barattolini di vetro. Più in generale, poi, questo progetto è fra quelli che puntano ad ampliare la rete di collaborazioni del Centro con aziende, associazioni e realtà della zona. Nel caso specifico, l’associazione Fracta Sativa Unicanapa che si adopera per rilanciare questo materiale, facendo formazione, informazione e vendita di prodotti in canapa e allestendo siti per la produzione e le mascherine si è scelto di realizzarle appunto in tessuto di canapa, la cui coltivazione e lavorazione apparteneva alla tradizione manifatturiera della zona. Lo scopo, in cui rientrano anche i seminari a tema dedicati al rapporto con l’impresa, è sempre creare opportunità per i pazienti legandoli alla realtà in cui vivono e a ciò che offre, per aprire scenari e prospettive formative per persone con fragilità psichiche.
CENTRO SALUTE MENTALE ARZANO Photo_ ICity press “Per noi questa struttura rappresenta una sfida importante e l’occasione per mettere nuovamente al centro della discussione pubblica il tema della Salute Mentale. Da molti anni, temi come questo, sono relegati alla marginalità del dibattito sulla salute pubblica. Nell’ambito di un percorso di rifondazione del Dipartimento di Salute Mentale, abbiamo voluto riorganizzare i percorsi, incentrandoli sul paziente. Da qui i Programmi Terapeutici Individuali e una nuova centralità dell’offerta pubblica nell’ambito dei servizi di salute mentale. Questa è una delle Residenze di Riabilitazione Psichiatrica pubbliche più grandi in Italia e di questo siamo estremamente orgogliosi.” Antonio D’Amore DG ASL NA2 Nord
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AL PRINCIPIO DI TUTTO Câ€™Ăˆ IL 118 Text_ Silvia Buchner Photo_ Riccardo Sepe Visconti
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SANNIO
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B E N E V E N T O
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PERFETTO LAVORO DI SQUADRA Text_ Silvia Buchner Photo_ Riccardo Sepe Visconti
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IL RUMMO È L’OSPEDALE DOVE CONFLUISCE TUTTA LA POPOLAZIONE BENEVENTANA
Come avete affrontato l’arrivo dell’epidemia?
lì non sapeva da dove cominciare e c’è stata una crisi quando si è presa
De Cillis. MI sono trovato in un ospedale dove altri, non io, già avevano
coscienza che erano arrivati dentro l’ospedale pazienti covid senza che lo
previsto che il contagio sarebbe arrivato, senza che noi sapessimo nien-
sapessimo e che c’era il pericolo che contagiassero altri reparti. Questo
te, nell’Azienda c’era stato infatti chi, direttore generale e responsabili
episodio ha creato spavento, spavento, spavento. E nei primi giorni di dif-
dell’ingegneria clinica, si era mosso per tempo in base alle notizie che
fusione della notizia ci sono stati comportamenti da parte di tecnici, che
arrivavano. Quindi eravamo pronti fin dal primo momento e quando sono
quindi avrebbero dovuto tenere basso il profilo dato il momento difficile
diventato coordinatore dell’unità di crisi dell’azienda ospedaliera per Co-
che ci hanno fatto comprendere che ha prevalso la paura e non la razio-
vid-19, ho avuto la fortuna di poter lavorare in un ospedale dotato di
nalità. E’ per questo che ho proposto di scegliere una persona che coor-
tutto ciò che, in termini di presidi, altri ospedali non avevano e ciò ci dava
dinasse il lavoro e i colleghi medici hanno individuato la persona adatta
comunque una certa serenità.
nella mia figura. Ma di fatto ero già un punto di riferimento, arrivando a
Quali sono stati i problemi più gravi che avete affrontato, allora?
ricevere 70-80 telefonate al giorno dai miei stessi colleghi dell’ospedale
Il grande lavoro lo abbiamo fatto sulle cure da somministrare ai pazienti,
per avere chiarimenti. Ma il mio caso presenta anche un’anomalia: sono
162
stato un medico di trincea durante la fase acuta dell’epidemia senza mai
I tamponi li analizzavate nel laboratorio interno?
entrare nel reparto di rianimazione a diretto contatto con i pazienti. I miei
Questo è un passaggio importante. Dopo la prima fase di grande crisi
collaboratori, infatti, non hanno voluto che entrassi: dentro c’erano loro
organizzativo-decisionale, la svolta è arrivata proprio con la scelta del
al mio posto, mentre da me volevano altro, volevano la coordinazione del
nostro management di esaminare all’interno i tamponi, invece di inviarli
lavoro, l’organizzazione e una visione su ciò che stava accadendo.
in al Cotugno e poi ad Avellino, cosa che comportava tempi di risposta
Che scelta si è fatta al Rummo, avete trasformato un’area dell’o-
troppo lenti. Quando la nostra Azienda, grazie anche alla competenza
spedale in reparto Covid?
del primario di patologia clinica, Vincenzo Rocco, ha scelto di processare
Abbiamo avuto la capacità di trasformare in una sola settimana la strut-
interamente i tamponi la nostra attività è cambiata radicalmente. Inoltre,
tura dal punto di vista logistico-funzionale: il padiglione Santa Teresa è
potendo processare i nostri tamponi qui, abbiamo deciso di applicare i
diventato in 7 giorni padiglione dedicato al covid, trasferendo altre unità
tamponi di sorveglianza, cioè li abbiamo fatti anche a chi era asintomati-
operative altrove come oncologia, neurochirurgia, neurologia; volutamente abbiamo scelto la rianimazione che si trova sullo stesso piano del reparto di malattie infettive e pneumologia per trasformarla in terapia intensiva Covid-19. Inoltre, in 15 giorni ab-
Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.-
co, fossero essi pazienti o personale. Così 3-4 infermieri sono risultati positivi e abbiamo potuto solarli. Da quel momento la situazione è stata sempre sotto controllo e abbiamo avuto un solo altro componente del personale contagiato, non dentro l’ospedale.
biamo aumentato i posti per i pazienti covid, com-
Dottoressa Di Salvio lei è anestesista rianima-
presi quelli di rianimazione, passando nel comples-
tore e lavora nello staff medico del dr. De Cillis.
so da 21 a 56 posti. Le scelte organizzative interne
Che ci ha detto di aver potuto coordinare le at-
sono state decisamente efficaci. Erano in prima linea
tività della rianimazione senza entrarvi perché
con noi il reparto di malattie infettive, come detto, e hanno partecipato
sapeva che dentro c’eravate voi, persone di cui si fidava moltissi-
anche pneumologia, medicina interna e naturalmente il pronto soccorso.
mo. Ci spieghi cosa è successo dentro la rianimazione: avete dovu-
I posti a disposizione si sono riempiti tutti?
to intubare i pazienti?
Sì, perché arrivavano persone per le quali si sospettava il contagio e li ab-
Giovanna Di Salvio.. Sono arrivati da noi sia pazienti già intubati che pa-
biamo ricoverati in attesa di accertare la loro condizione. Abbiamo anche
zienti che abbiamo dovuto intubare noi, anche nei reparti in cui erano
dovuto far ricorso ad uno strumento che la Regione di ha dato, la possibi-
ricoverati. E’ stata necessaria una notevole coordinazione, perché attuare
lità di mandare in cliniche private i pazienti guariti sintomatologicamente
l’attività rianimatoria intensiva fuori dal reparto prevede una gestione un
ma ancora positivi e in attesa di negativizzarsi, liberando così posti.
po’ differente; inoltre, fino a che non abbiamo dovuto confrontarci con
la pandemia da Covid-19 noi rianimatori ci eravamo trovati a intubare
zionale e alle prescrizioni dell’oms, fino a che non ci siamo resi conto che
persone che non erano contagiose se non in rari casi, e farlo bardati con i
queste indicazioni non erano nel concreto attuabili. Mi riferisco per esem-
dpi e in ambienti diversi da quelli cui eravamo abituati ha reso tutto molto
pio alla modalità della ventilazione: siamo partiti da peep particolarmente
più difficile. Abbiamo dovuto imparare in fretta a proteggere noi stessi e
elevate su pazienti pronati per poi renderci conto che non era il caso di
gli altri. Non aver vissuto il dramma di altri colleghi che dovevano lavorare
farlo. Finché non sono state eseguite le autopsie, infatti non sapevamo
senza i presidi è stato fondamentale, quindi dopo un momento inziale di
con certezza a cosa andavano incontro i polmoni dei malati di Covid-19.
paura anche per noi che siamo abituati a lavorare nell’urgenza-emergen-
Tuttavia, potendo valutare continuamente con ecografie questi polmoni
za, ma non con patologie contagiose e sconosciute come il covid, abbia-
ci siamo accorti che non avevano bisogno di peep elevate, ma di altro,
mo fatto un grande lavoro di squadra ed è stato molto soddisfacente e
che il problema era cioè di vascolarizzazione. Inoltre, eseguivamo un con-
l’essere ben coordinati e affiatati ci ha reso più forti.
tinuo monitoraggio attraverso gli esami di laboratorio e ciò ci ha permes-
Ho la netta sensazione che nel periodo più drammatico siano sva-
so di individuare il problema vascolare e di capire che quella provocata
niti i sindacati e tutti abbiano lavorato anche al di là dei rispettivi
dal Corona virus non era la classica insufficienza respiratoria, il fatto è che
ruoli, eliminando i distinguo rigidi.
ci hanno proposto questi pazienti come casi di ARDS, ma non lo erano.
Giovanna Di Salvio. Sono svanite tante figure: in una situazione di crisi
Dagli incontri che sto facendo con i medici impegnati a vario ti-
così seria o fai gruppo o il rischio si moltiplica in modo esponenziale.
tolo nell’emergenza da Covid 19 emerge con evidenza che sareb-
De Cillis. Da coordinatore ho lavorato tanto dietro le quinte, puntando
be utile organizzare una struttura dedicata a raccogliere i dati e
sulla diplomazia e sul buon senso e, anche se con momenti difficili, il ri-
stendere delle statistiche, sia all’interno dei singoli ospedali che
sultato è stato positivo. In particolare mi sono concentrato molto nel fare
mettendo insieme e confrontando i dati fra loro.
da interfaccia fra l’area covid del Rummo e tutto il resto della struttura.
De Cillis. Nella fase inziale, per circa 20 giorni, non si riusciva a quan-
Che terapie avete scelto adottare?
tificare con precisione il numero di contagiati. E’ stato dunque chiesto
Giovanna Di Salvio. Partiamo dal presupposto che non c’erano protocolli
agli ospedali campani di comunicare in modo informale a una persona
medici definiti, in nessuna parte d’Italia, essendo la patologia sconosciuta
incaricata dell’Azienda, che a sua volta lo comunicava in Regione, quanti
e ci è stato detto, nel tempo, tutto. Tuttavia, il nostro era un gruppo
posti erano occupati da pazienti affetti da Covid-19. Quindi i dati conso-
ristretto e questo ci ha aiutato perché ci siamo confrontati con costanza
lidati la regione Campania ha iniziato ad averli co grande ritardo e solo
valutando i pazienti, che non erano molti e, osservando il loro andamen-
ora si sta pensando di elaborarli. Noi siamo una realtà che ha avuto un
to, abbiamo modificato via via l’approccio alla cura. Nella fase iniziale ci
numero limitato di casi e siamo in grado di quantificarli: abbiamo trattato
siamo attenuti alle indicazioni che venivano da grandi medici a livello na-
80 casi di covid accertati, di cui il 50% avrebbe anche potuto rimanere
a casa avendo sintomi blandi; l’altro 50%, invece, ha avuto bisogno di
a bloccare questa iniziativa e siamo andati a curarli dentro la casa di ripo-
un supporto avanzato e siamo stati fra i primi a vivere il problema delle
so, mentre in ospedale sono arrivati solo i più gravi e ciò ha sicuramente
residenze sanitarie assistite.
limitato il numero di contagi.
Cosa è accaduto?
Quanti decessi avete avuto qui al Rummo?
Giovanna Di Salvio.. Siamo stati allertati del fatto che in una residenza per
De Cillis. Da noi sono morti 21 pazienti positivi, 23 in tutto l’ospedale,
anziani c’erano molti casi con sintomi da Covid-19 e se non fosse stato
con una percentuale di mortalità del 20% per la nostra rianimazione. La
un ottimo coordinamento avremmo avuto dei problemi. Erano già state
gran parte dei deceduti erano pazienti che provenivano dalla rsa, erano
preparate, infatti, le ambulanze per portare tutti i pazienti della rsa al San
pazienti fragili con una serie di patologie pregresse. C’è una riflessione
Pio, e sarebbe stato un grandissimo errore. Ma il dottor De Cillis è riuscito
un po’ più ampia che si impone: in tempi normali le rianimazioni co-
struiscono la qualità dei risultati, sulle attenzioni, fare il medico significa
né andare in bagno, si sudava terribilmente dentro le bardature e non
osservare i pazienti, ragionare sulla malattia, parlare con gli infermieri.
potevamo allontanarci perché eravamo i soli medici presenti.
Ma quando ci siamo ritrovati le rianimazioni strapiene, è stato difficile
Crede sia vero ciò che hanno detto medici del nord e cioè che era-
dare queste attenzioni a tutti. Molti secondo me sono morti perché non
no costretti ad indossare il pannolone, non potendo andare in ba-
è stato possibile seguirli in modo accurato.
gno per molte ore?
Avete potuto avere del personale di supporto?
Giovanna Di Salvio.. Ci sono state volte che ci siamo veramente sentiti
Giovanna Di Salvio.. Fra gli infermieri sì, i medici sono sempre stati solo
male quindi è credibile che abbiano adottato questa soluzione per essere
quelli interni, anche se qualcuno si è sparito, mettendosi in malattia.
autonomi dal punto di vista del bisogno di andare in bagno. La nostra
Come si rapporta oggi con un collega che nel momento più dram-
media di permanenza in reparto era di 8 ore, si usciva con i segni ben
matico ha preferito mettersi in malattia? Giovanna Di Salvio.. Non l’ho apprezzato, fare il pompiere quando non c’è l’incendio è bellissimo. Quella di fare il medico è una scelta, in particolare per chi diventa anestesista rianimatore e può avere a che fare con pazienti gravi, anche con malattie infettive e si sa che possiamo essere esposti a dei pericoli. Durante l’emergenza non ho visto i miei genitori per quattro mesi, ho colleghi che sono andati ad abitare lontano dalla famiglia, è stata una scelta di protezione e di tutela verso i nostri cari. Anche io, come tutti, ho avuto paura, la nostra forza è venuta dall’essere un gruppo unito, per cui non mi sono mai sentita sola. Io, fra l’altro, ho scelto di lavorare qui, sono entrata nella rianimazione per pazienti Covid il 15 marzo, prima ero in rianimazione centrale che non si occupava dell’epidemia. E’ vero che con i pazienti covid il lavoro maggiore è quello degli infermieri, che per esempio devono praticare le pronazioni? Qui non abbiamo fatto pronazioni per scelta terapeutica, avendo visto che i malati non se ne giovavano. Quanto al lavoro degli infermieri, è sicuramente pesante, anche il banale accudimento diventa più difficile, indossando i presidi. La differenza fra noi e gli infermieri consisteva nel fatto che loro erano interscambiabili, con turni di 4 ore, mentre noi medici no. E uscivamo veramente stravolti dal la reparto: non si poteva bere
visibili dei presidi addosso e se era necessario dovevamo anche rivestirci e rientrare. La carenza di anestesisti è atavica e in questo ospedale non si fa eccezione: quindi eravamo pochi e dovevamo per forza stare dentro. Che protocolli terapeutici avete adottato? Giovanna Di Salvio.. Ventilazioni estremamente delicate perché ci siamo resi conto che si trattava di polmoni che con peep elevate andavano facilmente incontro a problemi di rottura, cioè si creavano degli pneumotoraci spontanei e per evitarli abbiamo ventilato dolcemente. Abbiamo usato i cortisonici, anche se all’inizio si era detto di non farlo. Ciò che ci ha aiutato molto è stato di prendere in carico i pazienti prima possibile. In genere il rianimatore è l’ultima spiaggia, quello a cui si ricorre quando il paziente sta molto male; invece noi intervenivamo precocemente, portandoli subito in rianimazione, avendo accesso, grazie alla coordinazione del dottor De Cillis a tutti i pazienti covid anche negli altri reparti; vedevamo subito le loro tac, consideravamo l’emogas e con l’esperienza ci siamo resi conto che alcuni erano predisposti al peggioramento, in tal caso li trasferivamo subito in rianimazione. E lì cosa facevate? Giovanna Di Salvio.. Ci siamo accorti che l’intubazione precoce li proteggeva. La nostra esperienza ci ha mostrato, infatti, che chi è stato trattato con caschi e ventilazioni non invasive non ha avuto buoni risultati perché si è solo ritardato il peggioramento. Ci ha salvato intubarli il più precocemente possibile, sedandoli e poi ventilandoli in modo delicato e naturalmente applicando contemporaneamente il protocollo terapeutico. La differenza fra questo pazienti e quelli con una normale insufficienza respiratoria è che questi ultimi diventano ipercapnici, aumenta cioè il quantitativo di anidride carbonica nel sangue per cui sono poco lucidi. I pazienti covid, invece, non diventano ipercapnici e anche i più gravi erano sempre coscienti. Ciò ci ha indotto anche ad un approccio nei loro confronti diverso da quello standard. Me lo descrive? Giovanna Di Salvio.. Di solito un paziente con grave insufficienza respiratoria è soporoso, obnubilato, i pazienti affetti da Covid-19 anche con insufficienza respiratoria erano svegli e ci dicevano che erano angosciati perché sentivano che mancava l’aria: Quindi dovevamo tranquillizzarli e spiegare loro che dovevamo sedarli e intubarli per aiutarli a respirare. Altro problema che avevamo era che, di solito, quando un paziente sta
molto male ed è a rischio di morte c’è sempre un familiare cui spiegare la situazione, con cui condividere la responsabilità. Con questi pazienti non potevamo farlo perché i familiari erano di necessità lontani, tutto era sulle nostre spalle. Anche quando li abbiamo svegliati, appena il loro stato lo ha permesso, la cosa più dura da sopportare per loro era di rimanere lontano da tutti, noi costituivamo per settimane il loro unico contatto con il mondo, quindi abbiamo scritto i nomi sulle tute in modo che sapessero almeno con chi parlavano. C’era una forte perdita di identità e per i pazienti non era facile interagire con persone che apparivano tutte uguali, infilati come eravamo nei presìdi. C’è anche chi da quei reparti non è mai uscito. Qual è stata la cosa più difficile che si è trovata a vivere? Giovanna Di Salvio.. E’ stato un dramma per loro ma era difficile anche per noi. La cosa più difficile è stata perdere il nostro paziente zero, che purtroppo non ce l’ha fatta, avevamo parlato a lungo con lui; tenga conto che poiché erano completamente soli noi diventavamo anche un punto di riferimento affettivo in qualche modo. Sentivamo i loro parenti e mi è accaduto di un paziente che mi ha detto “Dì a mia moglie che la amo ancora”. De Cillis. Il paziente zero aveva 56 anni, aveva sì una serie di comorbilità,
ma è stato un colpo duro per noi perché ne stava uscendo.
vità recettoriale dei virus attraverso farmaci di tipo antivirale e antiperten-
Quali farmaci hanno funzionato?
sivo, e che è al momento oggetto di studio per una futura pubblicazione.
De Cillis. Riguardo ai trattamenti terapeutici la dottoressa //////// ha detto
Esistono brevetti su questi cocktail di farmaci contro l’infezione d
che in una prima fase eravamo bombardati da tante informazioni , con
Corona virus?
decine di protocolli diversi in poche settimane, e fra di noi è accaduto
Giovanna Di Salvio.. Assolutamente no! Tenga conto che quando ab-
che parlandoci tutti i giorni, studiando anche la notte per capire qual
biamo iniziato a usare i tantissimi farmaci che ci suggerivano i protocolli
era la via giusta, a un certo è punto abbiamo avuto la possibilità di fare
ufficiali, ci siamo resi conto che provocavano una marea di effetti colla-
una sintesi. Che è consistita nello sfoltire moltissimo gli elenchi enormi
terali, al punto da essere difficile anche capire come interagissero fra di
di farmaci che tutti hanno somministrato in principio. Con l’esperienza di
loro e con quali conseguenze. La stessa oms in breve tempo ha eliminato
rianimatori abbiamo capito quali farmaci ci potevano aiutare e il nostro
dai protocolli medicinali dati inizialmente come obbligatori, per esempio
gruppo non si è meravigliato che si dovesse usare l’eparina per prevenire
molto antivirali.
i trombi ai polmoni, perché è una cosa che facciamo di routine ai nostri
De Cillis. Sappiamo ancora molto poco di come si sviluppa la malattia, e
pazienti con problemi respiratori.
soprattutto a livello terapeutico c’è ancora molto da capire, ma sono sicu-
Giovanna Di Salvio.. Sono stati positivi i risultati dati dall’uso di eparina
ro che nel tempo le cose miglioreranno. Inoltre, anche se il virus tornerà
per prevenire i microtrombi ai polmoni, i cortisonici, adoperati fin da prin-
siamo più preparati, organizzati per fronteggiarlo, abbiamo razionalizza-
cipio a pieno dosaggio, cosa non prevista nei protocolli ufficiali.
to molto rispetto alla fase iniziale.
Andando oltre questi protocolli, vi assumete una responsabilità?
Mi sta dicendo che vi aspettate una nuova ondata di contagi?
Giovanna Di Salvio.. Certo, ma non si tratta mai di farmaci off label;
Giovanna. Non è finita, lo dicono i dati e la soglia di attenzione si è ab-
abbiamo usato per esempio, i cortisonici perché ci trovavamo di fronte a
bassata troppo rapidamente e questa rischia di essere una scelta poco
una patologia con una forte componente infiammatoria e questo ce lo
lungimirante. Non a caso qui non si è smantellato nulla delle strutture
dicevano con chiarezza le analisi dei pazienti, grazie all’ottima intesa con
dedicate alla cura del Covid-19; anche i reparti tornati alla normalità in
il laboratorio interno. Abbiamo avuto puntuali dosaggi delle interleuchi-
24 ore possono tornare all’operatività contro il virus, anche dal punto
ne, per esempio, ma in questo ci ha aiutato sicuramente il fatto di avere
di vista dei turni del personale. Inoltre, il nostro direttore generale sta
comunque un numero limitato di pazienti da seguire, sarebbe stato in-
acquistando nuovi presidi.
fatti impossibile misurare le interleuchine su centinaia di pazienti perché
Nei periodi più drammatici il personale aveva un supporto psico-
il laboratorio di analisi non sarebbe riuscito a starci dietro. Insomma, noi
logico?
abbiamo avuto modo di valutare determinati parametri sui nostri pazienti
Giovanna Di Salvio.. No, ma sarebbe stato utile, anche perché le nevrosi
come altri ospedali con un numero abnorme di pazienti rispetto alla loro
di alcuni inevitabilmente si riversavano anche su chi lavorava accanto a
possibilità non hanno potuto fare. Ciò ci ha consentito di adeguare con
loro. Per fortuna siamo riusciti ad aiutarci fra di noi nei momenti peggiori
precisione la terapia all’evoluzione della malattia nel singolo paziente,
di paura e sconforto.
cosa fondamentale per combatterla. Abbiamo lavorato molto sui dati che
De Cillis. Ho dei colleghi che confrontano l’epidemia da corona virus
ci venivano dai diversi strumenti di analisi, dalle ecografie all’analisi del
all’AIDS, che spaventò il mondo intero e che ha comportato un impiego
sangue, per stabilire i farmaci, calcolavamo continuamente il valore mi-
di risorse enorme, in ogni ambito, da quello della ricerca e delle carriere
gliore di ventilazione per questi pazienti e, quanto ai farmaci, abbiamo
che vi sono state costruite a quello delle case farmaceutiche e dei luoghi
usato quelli contro l’infiammazione e i problemi vascolari, ma non si sono
di cura. Ecco, il mio collegapensa che si stia facendo la stessa cosa, con
fatte forzature.
spese inaccettabili.
De Cillis. Piuttosto direi che abbiamo razionalizzato la somministrazione
Giovanna Di Salvio.. Sono stati intubati anche pazienti che per età e pa-
dei farmaci; fra l’altro si trattava di terapie dal costo farmacologico molto
tologie mai ci saremmo sognati di intubare in una situazione normale.
basso. Mentre di solito le aziende farmaceutiche condizionano pesante-
Quanti posti letto ci sono all’ospedale Rummo?
mente il lavoro dei medici, nel caso di Covid-19 abbiamo fatto ragiona-
Giovanna. 450, naturalmente non tutti covid! I nostri numeri non sono
menti minimalisti. All’interno dell’equipe coordinata dal dottor De Cillis
paragonabili a quelli degli ospedali lombardi!
alcuni colleghi hanno suggerito una soluzione inedita per inibire la seletti-
LA FORTEZZA BENEVENTANA ANTI COVID Interview_ Silvia Buchner
T
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Parliamo della fase iniziale della crisi, in cui
tagio fra i dipendenti è stato bassissimo, meno
do certificato che noi avevamo provveduto per
era necessario prendere rapidamente ini-
dell’1%; inoltre ci siamo resi subito autonomi
tempo ad acquisire i dpi, a processare i tamponi
ziative importanti per modificare la strut-
rispetto alla elaborazione dei tamponi che assai
e a sanificare con costanza la struttura.
tura dell’ospedale in funzione del pericolo
presto abbiamo processato autonomamente. I
Il Rummo di Benevento, come accadeva
che si avvicinava.
tempi inviandoli al Cotugno infatti erano trop-
per le strutture ospedaliere qualche tem-
Abbiamo messo in atto alcune azioni forti che
po lunghi e per renderci indipendenti abbiamo
po fa, è stato realizzato in padiglioni, una
ci hanno consentito di gestire bene l’emergen-
acquistato l’analizzatore, in questo mi ha aiuta-
logica ritenuta superata dalla concezione
za, tanto che siamo stati anche interpellati per
to anche il prefetto di Benevento che ha chia-
attuale della ingegneria ospedaliera, ma
sapere come ci eravamo mossi. E’ stato fonda-
mato l’azienda fornitrice per farlo sdoganare in
che nel caso del Covid è stata molto utile.
mentale l’aver fatto un approvvigionamento dei
tempi rapidissimi: da quel momento abbiamo
Infatti, ci ha consentito di individuare un unico
dispositivi destinati al personale fin dalle prime
processato noi i tamponi, quelli della nostra
padiglione da destinare ad area Covid, dopo
avvisaglie del problema Covid, per cui quando
Azienda, sia per è pazienti che per il personale,
aver spostato i reparti che ospitava. Al suo in-
in un secondo momento tutti hanno cercato di
e anche una quota di tamponi per conto dell’A-
terno abbiamo collocato i reparti per malattie
acquistare i dpi e non erano più reperibili, noi li
sl. Anche l’Anao Assomed, sindacato nazionale
infettive, quello di subintensiva pneumologica
avevamo già. Tanto è vero che l’indice di con-
di categoria, ci ha portato ad esempio, aven-
e la terapia intensiva per un totale di circa 56
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posti letto. In tal modo, abbiamo ulteriormente abbassato il pericolo di portare il contagio nel resto dell’ospedale. E’ stata una soluzione che si è concretizzata in tempi molto brevi e con la garanzia di muoverci in sicurezza, sia per quanto riguarda gli operatori che gli ammalati. Abbiamo attivato inoltre la tenda di pretriage della Protezione Civile davanti al Pronto Soccorso: tutti coloro che accedevano alla struttura dovevano passare da lì, dove abbiamo installato una macchina per eseguire subito la radiografia dei polmoni e, nel caso fosse necessario, il paziente passava poi al padiglione dedicato ai malati covid. Inoltre, abbiamo avuto la possibilità di porre in atto un’azione preventiva, con lo Xenex, un robot che esegue la sanificazione degli spazi con raggi ultravioletti in tempi molto rapidi, per cui tutte le volte che un paziente si è rivelato positivo, abbiamo poi sanificato l’ambiente in cui era stato in 15 minuti; anche ambienti comuni come radiologia, laboratori, Pronto Soccorso erano sanificati quotidianamente con questo apparecchio: è stato di enorme utilità e ha dato sicurezza a noi e ai pazienti, aiutandoci molto anche sul piano psicologico. Se ci fosse un nuovo aumento dei casi cosa farete? Abbiamo un’area Covid che non è stata dismessa, in un settore dedicato, inoltre per ottobre avremo ulteriori 10 posti di rianimazione. Che rapporto c’è fra questa struttura ospedaliera e la popolazione? Io sono direttore generale dall’agosto 2019 e
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dal primo momento ho voluto apportare dei
fare crescere ulteriormente queste specialità
con il Prefetto e le istituzioni locali, Carabinieri,
cambiamenti molto decisi, poi ci siamo dovuti
per farne un polo di attrazione.
Asl, Questura, Guardia di Finanza, per aggior-
fermare a causa dell’epidemia, ma so che la po-
Come può diventare un ospedale attratti-
narli costantemente. Prima di venire al San Pio,
polazione aveva subito percepito le novità posi-
vo per i professionisti?
sono stato direttore generale a Caserta e com-
tive e quindi hanno vissuto in sintonia con l’o-
Il fatto di trovarci una zona interna può costi-
missario straordinario ad Avellino, poi il diret-
spedale anche la crisi. Abbiamo avuto attestati
tuire un limite, dobbiamo quindi offrire loro un
tore sanitario aziendale, quindi ho esperienza,
di stima dalla gente che ha capito che avrebbe
ventaglio di opportunità: se per esempio la chi-
e ho sempre avuto l’abitudine di tenere una
avuto da noi le risposte che cercava.
rurgia non si limita solo a quella ordinaria ma
riunione quindicinale con i primari: non lavoro
Che idea ha sul futuro del Rummo?
offre anche la possibilità del ricovero confort in
mai da solo, la mia gestione è sempre stata in
Questo è un ospedale che aveva al suo interno
Alpi, consentendo ai professionisti di eseguire
condivisione con gli altri e le riunioni servono a
alcune specialità che voglio di nuovo far torna-
interventi anche in libera professione, questo
illustrare le direttive che non devono limitarsi a
re ad essere delle eccellenze. Per esempio, la
può costituire un buon incentivo. Un ospedale
calare dall’alto, è un sistema efficace.
neurochirurgia e la neurorianimazione di cui è
è attrattivo quando i pazienti decidono di an-
Che obiettivi si è dato quando è venuto a
primario il dottor De Cillis che ha seguito i ma-
darci, non se si limitano a venirci solo perché
dirigere questa azienda ospedaliera?
lati Covid. Vogliamo creare un team di neuro-
sono in emergenza e magari scelgono un’altra
In primo luogo, ho lavorato sull’impatto che la
chirurghi e radiologi interventisti e già abbiamo
struttura per un intervento programmato.
struttura ha su chi vi entra: la struttura è vecchia
eseguito un intervento endocranico in collabo-
L’esperienza inedita e durissima dell’epi-
ma la manutenzione che sto facendo è attenta
razione fra chirurgo vascolare e neuroradiolo-
demia ha avuto anche delle conseguenze
e costante, molti mi hanno detto che questa
go. Poi la chirurgia oncologica, essendoci qui
positive, aprendo le porte a una riflessione
sembra più una clinica che un ospedale, perché
il dottor Mario Annicchiarico, primario parti-
sul mondo della sanità e sulla necessità di
voglio che tutto sia in ordine, il flusso di entra-
colarmente esperto in chirurgia robotica e vo-
portarvi dentro nuove idee e fondi per re-
ta e uscita è regolamentato, di sera l’ospedale
gliamo attrezzarci per operare con il robot Da
alizzarle.
chiude con l’eccezione di un unico accesso e
Vinci. In urologia il dottor
Qui da noi l’esperienza del
c’è la sorveglianza, non si può più entrare sen-
Salzaro ha ottime compe-
Covid-19 ha consentito
za motivi validi e prima non era così, ho fatto
di formare una squadra e
rimettere in sesto i tunnel di collegamento fra i
molte cose sono state fat-
diversi padiglioni, in cui passano gli ammalati, e
te con una grande condi-
a breve rifaremo la pavimentazione. Stiamo la-
visione, cosa che normal-
vorando sulle attrezzature, apriremo la rianima-
mente non accade, perché
zione a ottobre , creeremo un padiglione au-
di solito nella pubblica am-
tonomo dedicato esclusivamente alla medicina
ministrazione non comu-
nucleare il cui allestimento è già finanziato. La
nichiamo molto. In questa
nostra azione si spalma su tre livelli temporali,
circostanza, invece, molte
breve, medio e lungo termine. I lavori a breve
istituzioni hanno dovuto
termine sono quelli che consentono di avere
necessariamente
tenze e vorremmo sfruttare il robot anche per la ginecologia. Il nuovo primario otorino Di Maria è molto bravo, e al Rummo già operiamo molti bambini, avendo gli anestesisti competenti, cosa che non accade in tutti gli ospedali che non siano pediatrici. La reumatologia è un cen-
Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.
parlarsi
dei risultati già nel giro di un paio di settimane,
tro di eccellenza con l’uni-
molto e questo è positivo,
quindi cura della manutenzione, per esempio il
ca struttura complessa, ol-
noi abbiamo avuto rappor-
padiglione S. Teresa, quello dedicato al covid,
tre a quella di Potenza, per
ti diretti con la Regione, il
ha gli ascensori nuovi, porte scorrevoli, che su-
tutto il centro sud, un bacino di circa 18 milioni
presidente De Luca ci convocava e che ci chie-
bito danno un senso di confort; dopo ci dedi-
di abitanti, per cui arrivano da tutte le regioni
deva regolarmente dei problemi che ciascuno
cheremo ai miglioramenti strutturali intermedi
circostanti. Anche la dermatologia è una strut-
di noi aveva e abbiamo sempre collaborato con
e, infine, la definizione di settori di eccellenza di
tura complessa e fa attività anche operatoria
le istituzioni sul territorio: ogni giorno, durante
cui abbiamo parlato. Stiamo anche attivando i
sui tumori della pelle, per esempio. Vogliamo
la fase dell’emergenza, ho tenuto un briefing
concorsi per acquisire ulteriore personale
A S L
C A S E R T A
i
CASERTA: IL COVID HOSPITAL COSTRUITO IN 15 GIORNI Text_ Silvia Buchner Photo_ Riccardo Sepe Visconti
T
esto di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti. Testo di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti. Testo di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti. Testo di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti. Testo di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti. Testo di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti.
Testo di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti. Testo di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti. Testo di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti. Testo di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti. Testo di fantasia
Come avete affrontato l’emergenza covid
abitanti seguendo direttive ministeriali, erano
nel più importante ospedale di Caserta?
insufficienti rispetto alla domanda cresciuta in
Osservando ciò che accadeva ciò nelle regioni
modo esponenziale. La regione Campania ha
del Nord, dove l’epidemia è arrivata prima, ci
stabilito, perciò, di realizzare un numero sup-
siamo resi conto che si richiedeva di quadru-
plementare di posti di terapia intensiva: nella
plicare il numero dei posti di terapia intensiva:
nostra regione, ma non sempre si sono potute
l’evoluzione della malattia, infatti, vedeva un
installare all’interno degli ospedali, soprattutto
peggioramento repentino delle condizioni dei
quando sono strutture datate. Per questi mo-
pazienti che dovevano essere intubati,
tivi, con intelligenza, la Regione ha stabilito di
cosa che si fa nel reparto di terapia
affiancare agli ospedali esistenti - in cui peral-
intensiva, appunto. Sapevamo
tro si è ottimizzato lo spazio per aumentare il
infatti che i posti di terapie in-
numero di posti e come vedremo lo abbiamo
tensive, che vengono realiz-
fatto anche al S. Anna - delle unità prefabbrica-
zate in rapporto al numero di
te dedicate agli ammalati di Covid, poste all’e-
sterno degli ospedali stessi. Quindi alla metà di
Tuttavia, si devono ancora eseguire i col-
pandemia, e se anche una delle risposte era
marzo si è fatta una gara, vinta da una certa
laudi.
negativa non venivano considerati come pos-
azienda, con un progetto basato su moduli
E’ così. Non essendoci più pazienti è caduta
sibili affetti da covid, mentre non era richiesta
in tutto simili a quelli dei container adoperati
l’urgenza di aprire la struttura in tempi brevi,
nessuna attenzione ai sintomi. In seguito que-
per il trasporto merci (parallelepipedi di mt 6 x
ma stiamo lavorando ai collaudi in modo che
sta direttiva è stata modificata: a chi arrivava in
2,43): al S. Anna di Caserta sono stati installati
una eventuale seconda ondata dell’epidemia
pronto soccorso si misurava la febbre e si verifi-
circa 30 che ospitano 24 posti di terapia inten-
ci trovi pronti ad affrontarla. D’altra parte, an-
cava se avessero tosse. Quindi chi manifestava
siva, cui si aggiungono i locali di servizio. Le pa-
che il corpo principale dell’ospedale ha subito
anche una lieve alterazione della temperatura
reti dei moduli sono state rinforzate da pannelli
profonde modificazioni per ospitare i pazienti
e/o tosse, era preso in carico per fare il tam-
coibentati e tutto è stato preassemblato in fab-
covid già dai primi giorni di marzo, e lo ha fatto
pone.
brica; nel tetto dei moduli, invece, sono collo-
mentre realizzavamo la struttura supplementa-
Avete creato un’area di pretriage?
cate le reti di approvvigionamento dell’energia
re.
La persona che manifestava questi sintomi non
elettrica, dell’acqua, dell’ossigeno, l’impianto
Lei ha seguito direttamente questo com-
entrava proprio in ospedale, veniva material-
dell’aria condizionata, mentre gli scarichi sono
plesso lavoro di riadattamento del S.
mente isolata in attesa dell’esito del tampone.
stati collegati alla rete fognaria. I moduli conte-
Anna alla necessità di gestire l’emergen-
Che poteva arrivare anche dopo 24-36 o anche
nevano già le teste-letto, i ventilatori polmonari
za: ci spieghi in cosa è consistito.
48 ore. Nel frattempo i pazienti sospetti rima-
e tutte le attrezzature necessarie.
L’ospedale S. Anna ha 620 posti letto, con cir-
nevano in totale isolamento presso la struttu-
Oltre che a Caserta sono stati realizzati al-
ca 70mila accessi l’anno, per un bacino di cir-
ra. Ciò ha comportato di dover moltiplicare gli
tri 2 covid hospital con moduli.
ca 1 milione di abitanti. Alcuni reparti sono in
spazi da dedicare all’isolamento dei sospetti
La Regione ha seguito la gara e il tipo di al-
ristrutturazione per cui i posti effettivi sono al
covid, infatti questi ultimi non aspettavano l’e-
lestimento e ha deciso do collocarne 3, tutti
momento 500 circa. Prima dell’epidemia i posti
sito del tampone insieme, ciascuno ha avuto la
uguali e realizzati dalla medesima azienda in
di terapia intensiva erano 9, ne abbiamo alle-
sua stanza.
posizione strategica, uno a sud, a Salerno, uno
stiti altri 18 e abbiamo creato 4 reparti dedicati
Siete stati in grado di gestire gli spazi in
al centro a Napoli, all’ospedale del mare, e uno
al covid, articolati a secondo della gravità dei
modo da avere stanze sufficienti?
più a nord, a Caserta. Naturalmente, cambiano
pazienti. Ai più gravi è stata destinata la terapia
Sì, rivoluzionando l’ospedale con diverse azio-
le dimensioni e quindi il numero di posti letto,
intensiva, cui abbiamo aggiunto 9 posti letto
ni congiunte. In primo luogo abbiamo sospeso
essendo questi stabiliti in rapporto al numero
nel reparto di subintensiva; poi c’era il reparto
tutte le attività di elezione, cioè programmabili
degli abitanti. Il modulo da 24 posti è il modulo
di malattie infettive covid con altri 9 posti e,
e l’ospedale si è trasformato, creando i 4 livelli
base, all’Ospedale del Mare ne hanno costruiti
infine, il quarto e ultimo reparto di medicina
di intensità di cui ho detto e riuscendo ad acco-
3 per un totale di 72 posti, mentre a Salerno
covid, destinato ai pazienti con pochi sintomi.
gliere e isolare in attesa dell’esito del tampone
come a Caserta c’è un solo modulo base.
Inoltre, ho dovuto rivoluzionare il pronto soc-
tutti quelli che si sono rivolti a noi, non abbia-
Che ruolo ha avuto l’ufficio tecnico dell’a-
corso per creare un percorso destinato ai soli
mo mai dovuto respingere un paziente.
zienda ospedaliera S. Anna che lei dirige
pazienti sospetti covid: in principio le direttive
Siete riusciti anche a non contaminarvi?
nella realizzazione dell’opera?
del Ministero imponevano ai sanitari di porre
Sì, solo in fase finale è risultato positivo un me-
Soresa ha seguito la gara, poi su ciascun sito si
a chi arrivava in pronto soccorso solo 2 do-
dico del pronto soccorso ma non si è infettato
è dovuto studiare il modo migliore di installare
mande, se avessero viaggiato e se provenissero
da noi. Credo che in principio il problema del
il covid hospital prefabbricato. Abbiamo dovu-
dalla regione cinese di Wuhan, epicentro della
Covid sia stato un po’ sottovalutato, ma il ritar-
to identificare il sito e adeguarlo, il terreno era infatti in pendenza: abbiamo quindi lavorato parallelamente all’azienda che allestiva i moduli per preparare tutto ciò che sul posto era necessario all’installazione, dalle forniture di energia, acqua, ossigeno al sistema antincendio . La centrale autonoma che fornisce l’energia elettrica all’ospedale ha alimentato anche i moduli, e si tratta di una quantità notevole di energia da erogare dati i macchinari sofisticati che vi sono impiegati; lo stesso procedimento è stato attuato per la fornitura di ossigeno: questo era sempre di nostra competenza. Quanto tempo è stato impiegato per realizzare la struttura? In un giorno sono stati assemblati i moduli; altri 7 giorni sono stati necessari per rendere la struttura funzionale, montando gli impianti sul tetto e in un totale di circa 15 giorni l’opera era completa. L’azienda che ha prodotto i moduli ha portato prorie maestranze e tecnici per montarli.
do di circa 15 giorni nella diffusione del virus
forniti inoltre attraverso donazioni, e da un cer-
ha dato il ministero ma abbiamo lavorato per
che abbiamo avuto rispetto alla provincia di
to momento dalla protezione civile, appunto.
personalizzarla a secondo le nostre esigenze.
Bergamo e alla Lombardia ci ha dato il tempo
Siamo nel mese di giugno e l’epidemia è
Come vi siete coordinati per organizzare il
di organizzare la struttura in funzione dell’epi-
in evidente regressione: il S. Anna sta tor-
S. Anna in funzione delcovid?
demia e questo tempo è stato sfruttato bene
nando ad essere un ospedale che si dedica
Per ottenere una struttura funzionale che con-
a partire dalla fine del mese di febbraio-inizi di
alle sue normali attività?
ciliasse tante esigenze complesse ho sempre la-
marzo, anche acquistando macchinari e attrez-
Sì, ma siamo sempre all’erta. Nel caso in au-
vorato a stretto contatto con i sanitari: io avevo
zature necessari. L’ospedale era coinvolto nella
tunno ci sia una seconda ondata della malattia
la visione logistica e loro le esigenze mediche,
sua interezza e rivoluzionare un ospedale con-
i pazienti covid andranno ad occupare in primo
insieme abbiamo chiuso, contratto, compat-
traendone le attività per far posto a 4 reparti
luogo il covid hospital a moduli, solo se questi
tato, facendo delle scelte perché non tutti gli
covid non è una cosa facile. Inoltre, tutte le at-
si satureranno apriremo di nuovo spazi dedi-
spazi sono disponibili siamo riusciti ad accon-
tività che non erano rinviabili, i grossi traumi,
cati al covid nell’ospedale, insomma l’esatto
tentare tutti, ma cambiando, l’ospedale anco-
la ginecologia, l’oncologia hanno continuato
contrario di ciò che si è fatto adesso. Con l’e-
ra adesso e a lungo non sarà uguale a prima,
a essere operativi ma con misure precauziona-
sperienza accumulata sarà tutto più facile da
stiamo sfruttando i piani terra, i malati onco-
li stringenti. Per esempio, abbiamo creato un
gestire e velocemente potremo, se necessario,
logici sono particolarmente blindati e abbiamo
mini reparto di ginecologia con una stanza di
riattivare posti anche nel S. Anna.
allontanato da loro il settore della preospeda-
degenza, una sala travaglio e una sala opera-
Il protocollo di controllo nel pronto soc-
lizzazione che prima si trovava accanto all’on-
toria covid dedicata: e abbiamo anche dovuto
corso rimarrà in vigore?
cologia, i medici usano gli ambulatori a turno,
usarla.
Sì, l’attenzione rimane alta e ci gioviamo di
e così via. Le faccio un esempio molto chiaro
Come è andata con i dispositivi di prote-
strumentazioni come il termoscanner per la
di come è cambiata la mentalità diversa che ci
zione per il personale?
temperatura e i test sierologici di ricerca del
guida ora rispetto a soli 3 mesi fa: il 6 marzo ho
E’ stata una’ tragedia’ sul piano psicologico ma
virus sulle persone che hanno sintomi suggesti-
chiuso la mensa perché non potevamo tenere
in realtà è andata bene. Li avevamo ma ogni
vi di corona virus. Abbiamo riaperto alle visite
i tavoli distanziati e si è scatenata la rivoluzio-
sera le scorte erano assottigliate e non sape-
dall’esterno, ma in ospedale nessuno può stare
ne, mi hanno attaccato tutti, salvo poi che il 7
vamo mai con certezza se sarebbero arrivati
senza mascherina, cui si aggiunge la distanza
è arrivata la direttiva ministeriale di chiudere i
il giorno successivo. Da un certo momento in
fisica sempre richiesta, per cui per esempio al
locali pubblici all’interno dell’ospedale! Come
poi, infatti, la Protezione Civile ha avocato a sé
CUP, dove si prenotano le prestazioni specia-
coordinatore per la emergenza COVID per
acquisto e distribuzione dei dispositivi di prote-
listiche, abbiamo organizzato la prenotazione
prendere questa e tantissime altre decisioni mi
zione e ce li mandava nella quantità sufficiente
in modo da tenere le persone lontane fra loro.
sono confrontato continuamente, soprattutto
per un giorno, ma gli invii ci sono sempre stati,
Altro cambiamento che rimarrà per un lungo
nelle prime due settimane di marzo, con l’unità
non siamo mai rimasti senza.
tempo è il fatto che gli ambulatori che prima
di crisi che avevamo creato, composta oltre che
A chi compete l’acquisto dei dpi? Alla Re-
dell’epidemia erano quasi sempre all’interno
da me dal direttore generale, dal commissario,
gione o al singolo ospedale?
dei relativi reparti, adesso sono tutti fuori dei
dal direttore sanitario, dall’infettivologo Maggi,
Lo hanno fatto entrambi, ma essendo richie-
reparti che sono chiusi agli accessi incontrolla-
dallo pneumologo Conticello, dal direttore del
sti in tutto il mondo contemporaneamente era
ti. L’ambulatorio è un luogo critico, destinato
pronto soccorso e di volta in volta dagli specia-
oggettivamente difficile trovarli, per cui ci sia-
a chi viene da fuori e deve essere ricoverato:
listi del dipartimento toccato dagli interventi.
mo mossi anche in autonomia , siamo stati ri-
abbiamo seguito in realtà una direttiva che ci
MADDALONI
I PERCORSI BLINDATISSIMI DEL COVID HOSPITAL MADDALONI Interview_ Silvia Buchner
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A Maddaloni si è scelto di ospitare all’in-
marzo, la prima terapia intensiva è stata conse-
abbiamo realizzato terapia intensiva 1 e 2 e
terno della struttura ospedaliera già atti-
gnata dopo 10 giorni, nei successivi 15 abbia-
pneumologia 1 e 2 con posti di subintensiva:
va il covid hospital: cosa ha comportato
mo realizzato altri 18 posti letto, e un ulteriore
i posti complessivi, fra 50 e 60, sono stati tutti
e quanto tempo avete impiegato per tra-
reparto di 22 letti, comprensivo di una secon-
occupati, con un turn over iniziale molto forte.
sformare l’ospedale?
da terapia intensiva, in altri 25 giorni. Cui si è
Lei ha dovuto organizzare anche i percorsi
La struttura già in esercizio è stata svuotata e
aggiunta successivamente la chirurgia multidi-
differenziati per evitare il contagio.
trasformata in un ospedale dedicato esclusiva-
sciplinare dedicata ai pazienti covid. Nel com-
Abbiamo dovuto organizzare i percorsi diffe-
mente a pazienti covid. I lavori sono iniziati il 9
plesso abbiamo impiegato circa 2 mesi. Quindi
renziati, detti pulito e sporco, dedicati a pazien-
181 In apertura e nell’ultima pagina, momenti delle visite del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del Ministro dell’Interno Matteo Salvini nelle aree colpite dal sisma.
ti, operatori e ospiti in modo che non si inter-
negativa che fa in modo che l’aria presente ne-
sechino mai. I pazienti, dunque, entravano nel
gli spazi sporchi non passi in quelli puliti all’a-
percorso sporco attraverso uno spazio di filtro
pertura delle porte. Per ottenere tutto questo
e gli operatori passavano invece dal percorso
gli impianti esistenti sono stati modificati, sia
pulito a quello sporco, in cui avrebbero trovato
nei reparti di terapia intensiva che in quelli di
gli ammalati, con il tramite di uno spazio in cui
subintensiva e degenza ordinaria. Inoltre, ab-
eseguire la vestizione con i dispositivi di sicu-
biamo dovuto assicurare la presenza degli im-
rezza. Uscendo hanno fatto il percorso inverso,
pianti che portano i gas medicali (ossigeno).
passando dallo spazio di degenza, sporco, a
Abbiamo infine allestito 2 sale operatorie fa-
quello dedicato alla svestizione e disinfezione
centi capo a una chirurgia multidisciplinare per
per poi accedere agli spazi puliti.
interventi d’urgenza su pazienti covid, per assi-
Che tipo di modifiche alla struttura avete
curare a tutti i pazienti che hanno avuto contat-
dovuto apportare?
to con il virus, ancora positivi o che non si siano
Negli spazi dedicati agli ammalati, trattandosi
negativizzati, un’assistenza ad ampio raggio,
di una patologia infettiva abbiamo dovuto as-
ma che garantisse al tempo stesso a loro e agli
sicurare 6 volumi di aria/h, il che significa un
operatori la sicurezza.
ricambio all’interno delle degenze in modo che l’aria venga sostituita in continuazione, usando filtri che ripulissero anche l’aria in uscita. All’interno, invece, abbiamo realizzato la pressione
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183
H I S T O R Y / C A M P I
F L E G R E I
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IRPINIA
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P O L I T I C S / N A P O L I
MOSCATI. L’OSPEDALE CHE PROTEGGE GLI IRPINI Interview_ Riccardo Sepe Visconti Photo_ Riccardo Sepe Visconti
L
’esperienza di Renato Pizzuti nel mondo dello studio statistico dei fenomeni legati alla sanità, così come quella della gestione amministrativa delle strategie direttive è molto consolidata e di profonda competenza. Il suo profilo curriculare e umano appare quale il più indicato a coprire il ruolo apicale di direzione di un nosocomio strategico - qual’è il Moscati - in un momento in cui la pandemia
ha messo a durissima prova gli organigrammi e i protocolli di qualsiasi ospedale italiano, e non solo... Facciamo il punto su come ha reagito
grazie anche al fatto che agli inizi di aprile l’o-
mento dei dipartimenti di prevenzione.
l’ospedale Moscati durante l’emergenza
spedale Frangipane di Ariano Irpino ha aperto
Come avete coordinato gli interventi?
sanitaria con un occhio rivolto anche al
ai pazienti Covid assorbendo una non trascura-
Il punto di riferimento è stata la Direzione Sani-
dopo.
bile quota dei ricoveri.
taria, dove abbiamo tenuto riunioni quotidiane
Abbiamo dovuto gestire una crisi che, in pro-
L’ospedale ha fatto un grande sforzo per far
per stabilire gli assetti organizzativi più adegua-
vincia di Avellino, è stata molto impegnativa
fronte all’emergenza, siamo ora in una fase di
ti da mettere in atto. Il fatto che la struttura
perché qui si è avuto il focolaio epidemico più
grande attenzione perché non sappiamo cosa
dell’ospedale sia moderna ha reso più agevole
importante della Campania. Infatti il 20 mar-
accadrà, ma dobbiamo comunque essere pron-
la riorganizzazione interna. Contemporanea-
zo avevamo ricoverato circa 130 pazienti fra
ti ad affrontare una possibile ripresa dell’epide-
mente, come indicato dalle maggiori agenzie
accertati e sospetti, mentre in quello stesso
mia, la nostra capacità di risposta dipenderà da
nazionali ed internazionali, è nata l’esigenza di
periodo il Cotugno ne ricoverava circa 150: è
quanto riusciremo a mettere in campo con le
creare anche una struttura dedicata ai soli pa-
stato un impatto violentissimo che ci ha co-
risorse che saranno rese disponibili dal decreto
zienti Covid per rendere l’ospedale più sicuro e
stretti ad accorpare reparti, ampliarne altri,
“Rilancio”. La Regione sta predisponendo un
lo abbiamo fatto in una palazzina già esisten-
azzerare le attività di elezione, continuando a
programma operativo che, se approvato dal
te, dedicata all’attività intra moenia dei medici.
garantire però le prestazioni per i malati onco-
Governo, potrà avere un forte impatto modi-
Abbiamo fatto minime modifiche, gli ambula-
logici e per l’emergenza; medici ed infermieri
ficando in maniera significativa l’attuale orga-
tori sono diventati stanze di degenza e siamo
sono stati straordinari, si sono adattati a tutti
nizzazione sanitaria, sia in ospedale, con un
riusciti ad acquisire le attrezzature necessarie,
i cambiamenti che abbiamo dovuto realizzare.
considerevole aumento dei posti letto di terapia
sia pure con grande difficoltà. Ciò grazie ad al-
Nonostante il numero alto di casi, siamo riu-
intensiva e semi-intensiva e la riorganizzazione
cune gare già avviate in precedenza dall’Azien-
sciti a far sì che nessun irpino fosse costretto a
dei Pronto Soccorsi, sia con un potenziamento
da ed alle forniture della Protezione Civile. In
ricoverarsi fuori dalla provincia di Avellino. Ciò
del territorio attraverso le USCA e il rafforza-
tal modo, abbiamo realizzato un Covid Hospital
con 50 posti letto, 25 per la degenza ordinaria
nita l’emergenza covid?
malattie ad alta diffusione trasmesse per via
e la restante metà suddivisi fra terapia intensi-
Penso possa ritornare ad ospitare in parte l’atti-
aerea, è il contact tracing. Consiste nel ricer-
va e subintensiva. Il Covid Hospital è entrato
vità di libera professione ambulatoriale, in parte
care attivamente i casi positivi e i loro contatti,
in attività il 17 aprile: tutti i pazienti presenti
vi si potrebbero allocare attività specifiche, per
tracciarli nello spazio e seguirli nel tempo. Le
in quel momento al Moscati sono stati spostati
esempio una chirurgia particolarmente com-
Regioni lo hanno attuato, però, in maniera non
al Covid Hospital, in tal modo l’edificio princi-
plessa. Lì è stata installata una nuova tac e stia-
omogenea: il Veneto, per esempio, ha esteso,
pale è tornato ad essere ospedale non Covid.
mo valutando se realizzarvi una sala operatoria.
è vero, il numero dei tamponi somministrati,
Il suo avvio è stato importante per accelerare
Cosa ha funzionato nel controllo dell’epi-
ma lo ha fatto attuando contemporaneamente
la normalizzazione dell’ospedale e per essere
demia?
un incrocio di svariate banche dati, sanitarie e
già pronti nel caso malaugurato di una ripresa
L’intervento di sanità pubblica per il quale
non, violando di fatto la privacy dei cittadini.
dell’epidemia. Nel frattempo abbiamo chiuso
esiste evidenza scientifica nelle epidemie di
Ciò ha prodotto un effetto certamente positi-
temporaneamente il pronto soccorso del Landolfi di Solofra, l’altro presidio dell’Azienda, e lo abbiamo trasformato in area non Covid per assistenza in medicina interna e chirurgia; nel corso dell’epidemia vi abbiamo trasferito circa 150 pazienti non Covid. Non appena è stato possibile abbiamo messo la struttura Covid in stand by, anche per razionalizzarne i costi, perché tenerla attiva significa raddoppiare i turni del personale. Abbiamo comunque definito un turno di operatori pronto ad essere attivato in ogni momento, in modo che se si presentasse la necessità di ricoverare pazienti Covid è immediatamente possibile farlo. Quale sarà il futuro di questa struttura fi-
vo, l’incidenza e la mortalità sono state infat-
settore sanitario. In primo luogo perché la
nati in termini di personale. Oggi mi sembra
ti più contenute. Si pone a questo punto un
sanità è tornata finalmente al centro degli
che in Campania ci siano complessivamente
quesito importante sul piano costituzionale: è
interessi nazionali: come immagina la sani-
sotto le 300 unità di personale per una Regio-
meglio violare i diritti dei cittadini alterando la
tà nell’immediato futuro?
ne di quasi 6 milioni di abitanti, un numero
fiducia nelle istituzioni o evitare i morti? È un
Innanzitutto bisogna essere rapidi, non abbia-
largamente insufficiente. Al di là del problema
modello che ha dato sicuramente risultati posi-
mo molto tempo per attuare ciò che potrebbe
del Covid, i dipartimenti di prevenzione coordi-
tivi, ma non so quanto riproducibile. Sui sistemi
servirci da ottobre in poi, rendendo stabili gli
nano e spesso gesticono tutto il mondo delle
informativi infatti si ragiona da tanti anni ma
sforzi fatti negli ospedali nel campo dell’assi-
vaccinazioni e degli screening, che costituisce
una soluzione univoca ancora non si è indivi-
stenza intensivistica, migliorando e adeguando
una quota sostanziosa della prevenzione, ol-
duata: intorno al 2005 è nata l’iniziativa condi-
alle nuove esigenze le strutture di pronto soc-
tre a occuparsi di autorizzazioni per i pubblici
visa tra Ministero Salute e Regioni denominata
corso; contestualmente vanno inoltre riorganiz-
esercizi, igiene degli alimenti, veterinaria. Ecco,
NSIS (nuovo sistema informativo sanitario) che
zate subito le cure territoriali, un settore che in
il rilancio dei dipartimenti di prevenzione mi
ha prodotto molti risultati concreti ma stenta
tutta Italia è stato nel tempo smantellato.
sembra prioritario. Le USCA (Unità Speciali di
ancora a produrre in modo stabile e definitivo
Si riferisce ai medici di Base?
Continuità Assistenziale) realizzate in quest’oc-
tutti quelli programmati.
Anche, ma hanno fatto anche loro un grosso
casione, mi sembrano un’ottima idea, si tratta,
Sono convinto che il ruolo delle Regioni sia im-
sforzo; mi riferisco soprattutto all’assistenza
accanto all’assistenza domiciliare, di una forma
portante ma in questo caso un ruolo forte del
territoriale gestita direttamente dalle ASL. Mi
di assistenza diretta al cittadino e molto utili in
Governo centrale lo è anche di più. Le Regioni
riferisco per esempio all’assistenza domiciliare,
emergenza Covid, per praticare a casa tampo-
forse lo vivono come un limite, ma penso che
laddove strutture come le RSA hanno dimo-
ne e somministrare cure che normalmente non
una cabina di regia nazionale ed europea sa-
strato tutta la loro vulnerabilità. Poi ci sono i
hanno bisogno dell’ospedale, senza ricorrere
rebbe opportuna.
dipartimenti di prevenzione, il cuore di tutta
a ricoveri inutili. Infine, andrebbero rivitalizzati
Va detto che l’emergenza Covid ha aperto
l’organizzazione della prevenzione sul territo-
una serie di servizi socio-sanitari che nel tempo
anche tutta una serie di opportunità nel
rio: nel tempo si sono sempre più ridimensio-
si sono indeboliti, anche per mancanza di risorse economiche. Poi c’è tutto l’ambito ospedaliero, la cui programmazione è regolata da norme nazionali che vanno necessariamente riviste alla luce di quanto è successo. Tutto ciò ha bisogno di personale per funzionare. Questa è una questione molto complessa. Dal punto di vista economico nel decreto rilancio sono previste una serie di deroghe rispetto ad una normativa nazionale che è tassativa sul costo del personale e che prescrive che tale costo ha un tetto che non deve superare quello che aveva nel 2004, abbattuto del 1,4%. Ciò comporta che le aziende che nel 2004 avevano molto personale sono meno penalizzate di quelle che ne avevano di meno. Ebbene, queste indicazioni andrebbero riformulate e almeno andrebbe praticato un riequilibrio tra le Azien-
de all’interno della Regione. Il problema, poi,
plessità sul metodo per attuarlo. Sicuramente il
non è solo e non è tanto di carattere econo-
rafforzamento del territorio (assistenza domici-
mico, ma di reale disponibilità dei professioni-
liare e ruolo del dipartimento di prevenzione) e
sti: per gli infermieri problemi non ce ne sono,
l’aumento dei posti letto in intensiva e subin-
mancano invece in tutta Italia specialisti in certe
tensiva sono soluzioni più che valide.
discipline, in primo luogo anestesisti e medici di
Quali sono le perplessità sul metodo?
pronto soccorso. Ogni specialità medica viene
Se non si vuole trasformare tutto ciò solo in una
finanziata dal Ministero con un certo numero
corsa al finanziamento in cui vince chi riesce a
di borse di studio ogni anno e, a mio parere,
sovrastare gli altri è necessaria una regia nazio-
in passato si è fatta una sottostima del fabbi-
nale strutturata che non si limiti ad approva-
sogno per queste specializzazioni. La medicina
re o bocciare i progetti inviati al Ministero ma
di urgenza ha anche il problema di essere una
che dialoghi con le componenti tecniche delle
specialità di recente istituzione, per cui prima
Regioni costruendo un percorso condiviso. Ho
di arrivare al numero sufficiente di specializza-
lavorato all’ARSAN (Agenzia regionale sanita-
ti dovranno trascorrere diversi anni. Il decreto
ria) per 5 anni e in Regione come responsabile
rilancio ha cercato di interrompere questa ten-
dell’assistenza ospedaliera e dell’osservatorio
denza con il raddoppio del finanziamento delle
epidemiologico regionale per più di 10 anni.
borse di studio di alcune discipline critiche.
Probabilmente, pensare a una tecnostruttura
La Campania ha avuto il problema supple-
regionale potrebbe essere utile, qualunque for-
le autonomia politico-amministrativa delle
mentare di avere la sanità commissariata
ma le si voglia dare. L’ARSAN è stata per me
Regioni ha dato vita durante l’epidemia
per anni per poter rientrare da un eccessi-
un’esperienza molto formativa: è una realtà
Covid a interventi a macchia di leopardo
vo debito.
creata nel 1997 e terminata intorno al 2015,
le cui ricadute si sono viste nella fase più
Avevamo un disavanzo che superava il miliardo
aveva strutture che davano supporto alla pro-
drammatica dell’epidemia: forse è presto
di euro e si è scelto di bloccare il ricambio del
grammazione sanitaria regionale, con in orga-
per tirare un bilancio rispetto a queste
personale per riuscire a raggiungere il pareggio
nico medici di sanità pubblica, esperti di sistemi
scelte, certo a noi in Campania è andata
di bilancio, questo è stato il principale inter-
informativi, economisti.
bene, perché il contagio è arrivato con un
vento, il più significativo, che ha determinato
Quando si è trattato di aprire i confini re-
po’ di ritardo.
il risparmio conseguito. Ma il risultato è che il
gionali la Lombardia ha chiesto alle Regio-
Ma in quelle settimane il Presidente De Luca si
sistema è sotto organico, non c’è personale che
ni meno contagiate, per lo più meridionali,
è mosso molto bene, ha richiamato tutti a un
lo faccia funzionare.
di aspettarli, per non essere penalizzati
forte senso di responsabilità e tutti i cittadini
Secondo lei quali dovrebbero essere le pri-
rispetto a chi aveva avuto problemi infe-
Campani hanno risposto a questa esortazione
orità del futuro presidente della Regione,
riori; ma se si è ritenuto opportuno fare
in maniera esemplare.
guardando anche alla zona di Avellino?
appello in questo caso all’idea di stato uni-
Questo lo capiscono soprattutto i Campani
Ho lavorato in Regione per 30 anni: la prima
tario, per cui non era considerato giusto
e in particolare quelli come lei che cono-
cosa da mettere in agenda è il mantenimento
che ciascuno andasse per conto suo, que-
scono bene la struttura del sistema sani-
del pareggio di bilancio. Detto ciò, quanto è
sto tipo di considerazione andrebbe fatto
tario regionale e che quindi hanno capito
scritto nel decreto rilancio in merito agli obiet-
anche quando nella posizione più debole si
che si doveva correre ai ripari e prendere
tivi da perseguire è sacrosanto, ho qualche per-
trovano le Regioni del Sud. Inoltre, l’attua-
al tempo stesso una serie di misure anche
drastiche per offrire meno possibile il fian-
ha insegnato soprattutto il rispetto dei tempi,
viati a soluzione in tempi brevissimi, a par-
co al contagio.
la tempestività dell’intervento è assolutamente
tire dalla riconversione dei reparti come di
Sono d’accordo, le scelte restrittive che hanno
essenziale. Poi è fondamentale il rapporto con
solito non è e abbiamo anche dimostrato
caratterizzato la gestione delle fasi acute delle
le persone, o hai un rapporto diretto con tutti,
grande efficienza; inoltre questo è un am-
emergenze da parte del Governatore ci hanno
dal portantino delle ambulanze al primario, o
biente molto sindacalizzato, dove ciascuno
aiutato. Noi Campani abitiamo una Regione
non riesci a risolvere i problemi che si presenta-
ha un ruolo definito e resta entro i confini
che potenzialmente è ad altissimo rischio per
no di ora in ora.
di esso. Invece, mi è parso di capire che di
la sua densità abitativa. Fra Caserta Sud, Napo-
Facciamo un confronto con le altre regioni
fronte all’emergenza sanitaria ognuno ha
li e Salerno Nord si concentra l’area a più alta
italiane.
fatto tutto ciò che era necessario e anche
densità abitativa dell’intera Italia, per un totale
Se penso alla sanità veneta, quella che ha pro-
di più, andando anche oltre ciò che erano
di circa 4,5 milioni di persone. Il fatto che l’epi-
dotto i migliori risultati, questi sono stati rag-
tenuti a fare per contratto. E questo è ac-
demia sia esplosa prima al nord ci ha favorito,
giunti con azioni poco trasparenti, violando
caduto in tutta Italia.
altrimenti ci poteva essere un vero disastro.
in certi casi il diritto alla privacy dei cittadini.
È vero. La nostra è una realtà di provincia e
Cosa pensa dell’autonomia regionale nel
Sono contento invece di essere in Campania e
come tale è più facilmente leggibile sotto que-
settore sanitario?
di come si è lavorato qui, nonostante tutte le
sto aspetto, il Moscati è l’ospedale degli irpini,
Ha prodotto risultati positivi nel tempo, con-
problematiche storiche cure ci portiamo dietro.
della gente, che ad esso ha un attaccamen-
sentendo lo sviluppo di modelli organizzativi
Ma se devo ragionare comparativamente, sia
to fortissimo, direi quasi “ossessivo”. Quindi
anche molto diversi tra loro e questo costitu-
rispetto al passato che al presente nelle altre
quando si è trattato di difendere la salute della
isce la ricchezza del nostro sistema sanitario.
regioni, penso che la nostra sia una delle situa-
gente, tutti sono stati molto attivi e disponibili,
Ma in presenza di questa emergenza, che io
zioni migliori.
solo per qualcuno la paura ha avuto il soprav-
considero una sorta di terza guerra Mondiale,
L’Emilia si è mossa bene e il Veneto come
vento. La coesione dimostrata qui è stata aiu-
la storia e la scienza insegnano che è neces-
lei ha detto… La Campania com’è se para-
tata dal fortissimo senso di appartenenza che
sario un fortissimo coordinamento che venga
gonata a loro?
c’era già, al di là dell’epidemia. In quel periodo
dal centro, con una impostazione di tipo quasi
Ciò che ci differenzia in questo momento è una
i sindacati sono scomparsi, e anche la politica si
militare. Il fatto che in tanti hanno detto la loro
forte presenza del privato, l’Emilia ne ha po-
è messa da parte, salvo poi ricomparire dopo.
sicuramente non ha agevolato la risoluzione dei
chissimo, e i il Veneto lo sta aumentando. Se da
Spero che in questa fase, successiva al picco
problemi, probabilmente nelle aree più colpite
un lato questa diversificazione dell’offerta può
epidemico, tutti i sacrifici fatti non vengano va-
si poteva pensare ad un intervento più deciso,
essere un bene per la domanda del cittadino,
nificati. A questo proposito mi ha colpito vede-
fermo, non lasciando troppa autonomia alla
se è assistenza di qualità, ciò non può e non
re la commozione di Beppe Ippolito, direttore
Regioni. Ma questa è una scelta che spetta alla
deve penalizzare, in termini di risorse, quelle
scientifico dello Spallanzani e mio amico.
politica.
funzioni che sono peculiari della sanità pub-
Pensa che ci riusciremo?
A un dirigente della Sanità cosa ha inse-
blica territoriale, sia per quanto riguarda l’assi-
Non lo so. Se tutti la pensassero come me ed
gnato l’esperienza dell’epidemia?
stenza sanitaria e socio sanitaria, sia per la pre-
Ippolito, sì. Dentro il nostro ospedale si sono
Quando dirigevo l’osservatorio epidemiologico
venzione. In passato si sono fatte cose criticabili
fatti davvero tanti sacrifici, molti hanno rinun-
regionale tutte le epidemie passavano per le
a discapito della sanità pubblica. Da noi adesso
ciato ai rapporti con la famiglia per fare il pro-
mie mani, quindi avevo già una certa esperien-
si sta lavorando bene anche da questo punto di
prio lavoro e dare un contributo al bene comu-
za, ma ero inesperto per quanto riguarda la ge-
vista, non si sta smantellando il privato ma lo si
ne. È questo ritrovato senso di solidarietà civile
stione diretta, perché a livello regionale mi oc-
regolamenta.
la chiave del successo.
cupavo di programmazione e monitoraggio. Mi
Qui i problemi sono stati affrontati e av-
P O L I T I C S / N A P O L I
193
i
OPEN SPACE RIA APERTA Interview & Photo _Riccardo Sepe Visconti
O
rganizzare la Rianimaziione di un ospedale ad alta ricettività - com’è il Moscati di Avellino - è un’operazione tanto impegnativa quanto rivoluzionaria. Il dr. Angelo Storti, seguito da tutto il suo staff ed in particolare sintonizzato perfettamente con la direzione del dr. Renato Pizzuti, è impegnato nel progetto di Rianimazione Aperta H/24. Una strategia terapeutica che assume un’ipor-
tanza centrale quale coadiuvante delle strategie framacologiche utilizzate per salvare la vita dei pazienti e, in ogni caso, renderle migliori. La presenza costante dei congiunti, avvicinati al paziente, interagisce in modo benefico tanto nel progredire delle fasi di recupero degli ammalati quanto ad equilibrare evidentissimi vulnus familiari che scompensano - talvolta anche in modo grave - gli equilibri dei tanti che improvvisamente vivono la separazione traumatica dalle persone alle quali sono legate affettivamente. Il protocollo Storti è una complessa procedura che tiene conto del rapporto impegno/responsabilità del personale di rianimazione parametrato al rapporto benefici/equilibrio dei pazienti e del loro asset familiare. È senz’altro questa la pratica medica che più ci piace!
Gli irpini sono molto legati al loro ospedale. Da irpino e medico
lottare per la cittadinanza contro il Covid hanno prevalso.
che ci lavora ci può spiegare il rapporto fra la struttura e la citta-
Nel giro di circa un mese avete trasformato la palazzina dedicata
dinanza?
all’attività medica intra moenia in ospedale Covid per lasciare li-
E’ vero il sentimento verso l’ospedale è notevole, forse perché siamo in
bera la struttura centrale.
provincia e il senso di appartenenza è saldo; per carità riceviamo anche
Sì, il primo paziente Covid è arrivato in rianimazione il 7 marzo e circa
critiche, ma il valore di una struttura che è qui per aiutarli è stato ben
un mese dopo ci siamo spostati nel Covid center ed è stata una scelta
compreso dalla gente. E’ nella mentalità stessa degli irpini questo, prima
sicuramente giusta, che ci ha consentito di preservare l’ospedale che ha
del terremoto del 1980 le industrie erano poche, erano soprattutto con-
continuato, anche se a ritmi ridotti, la sua attività, operazioni, urgenze,
tadini, gente forte e con molta dignità, non a caso è una delle province
ostetricia. Abbiamo anche il laboratorio di analisi, quindi fin dal primo
in cui si risparmia di più e l’attaccamento alla propria terra è sentito e fa
momento abbiamo lavorato i tamponi sul posto. E questo ha consentito,
parte di questo essere legati alle istituzioni di questa terra e l’ospedale
per esempio, che noi personale di rianimazione potessimo essere control-
è visto come un punto di riferimento. Inoltre abbiamo avuto la fortuna
lati con il tampone ogni 6 giorni.
di avere negli anni sia amministratori che medici molto capaci e ciò ha
Ci sono stati casi i contagio del personale?
rafforzato il legame. La vecchia sede era al centro di Avellino ed eravamo
Alcuni operatori del 118 che uscivano sul territorio; nel mio reparto un
suddivisi in tre plessi; siamo qui dal 2011 e per noi irpini è stato anche un
solo infermiere, ma non siamo sicuri che lo abbia contratto qui e in tutto
orgoglio riuscire ad ottenere una struttura che riunisse tutte le specialità.
l’ospedale solo 7 casi. Siamo stati molto attenti, se pensa che ci sono stati
Non è un caso che quando è esplora l’epidemia nessun infermiere si è
giorni in cui nella struttura erano presenti 130 pazienti per Covid.
messo in malattia, nessuno si è tirato indietro quando abbiamo chiesto
Qual è stato il tasso di mortalità?
un maggior impegno lavorativo: il senso di appartenenza, il desiderio di
Siamo nella media nazionale, fra rianimazione, che ha 16 posti, e subin-
tensiva, dove la ventilazione è stata eseguita con supporti alla respirazione che non necessitavano di intubazione, abbiamo gestito nel complesso 37 casi, di cui 27 intubati, con 16-17 decessi. Il problema è stato che gli ammalati arrivavano in rianimazione dopo un percorso di giorni; per 7-8 malati abbiamo usato il protocollo di Ascierto con risultati che stiamo ancora analizzando. Volgendosi indietro a guardare quanto è accaduto, pensa che si sia usata l’intubazione troppo spesso? Sono stati stesi protocolli a cui ci siamo adeguati che distinguevano 3 step: ammalati che hanno bisogno solo di assistenza con ossigeno, ammalati che devono essere aiutati con la ventilazione non invasiva e, infine, una terza fase in cui era necessaria l’intubazione. E da subito in modo molto chiaro si è detto che si dovevano seguire i tre passaggi e se nella seconda fase non c’erano risultati positivi evidenti i pazienti andavano intubati. Ed è quello che è stato fatto, quando era necessario li abbiamo
fondamentale, diversamente non saremmo stati pronti come non lo sono
portati in rianimazione. Seguendo i pazienti sul campo, gestendoli giorno
stati gli ospedali del Nord che per primi e del tutto impreparati hanno
dopo giorno ci siamo resi conto che queste indicazioni erano giuste per
dovuto affrontare l’onda d’urto del virus.
alcuni e non per altri. Sono necessari dati ed evidenze scientifiche per
Cosa pensa che accadrà in autunno, teme una nuova ondata con-
stabilire quale sia l’approccio migliore, ciascuno di noi ha la sua piccola
sistente di contagi?
esperienza, ma i dati vanno messi insieme e confrontati, siamo in una
Io penso che saremo davvero a posto solo quando avranno realizzato
fase ancora precoce, sappiamo troppo poco per poter dire una parola
il vaccino; tuttavia se dovesse tornare il contagio con i numeri della pri-
definitiva. Ance per queste ragioni abbiamo deciso come reparto di non
ma ondata qui ad Avellino saremmo pronti, perché adesso abbiamo i
mettere foto né commenti nei social, preferivo che lavorassimo a testa
percorsi, sappiamo cosa fare, la struttura dedicata ci consente di tenere
bassa, scegliendo di parlare quando almeno la prima ondata fosse finita.
preservato l’ospedale senza ripetere quella compresenza di reparti covid
Devo dire che l’Italia nel complesso ha risposto bene, abbiamo avuto
e reparti non covid che necessariamente c’è stata all’inizio, mentre si
circa 36mila morti, che sono tanti, ma negli altri paesi non è che sono
allestiva il covid hospital. Non credo che avremo di nuovo tanti morti, ma
andati molto meglio.
far passare l’idea che sia tutto definitivamente passato è a mio parere
Lei crede che i morti siano davvero 36mila o in realtà di più?
sbagliato, gli altri paesi hanno di nuovo problemi dalla Germania al Re-
Sì, penso che possano essere di più, diversamente il primo cittadino di
gno Unito alla Corea del Sud.
una città come Bergamo non si sarebbe esposto nel modo in cui ha fat-
Fra quanto tempo la palazzina Alpi cesserà di essere covid hospital?
to il sindaco Gori. Ho parlato con persone che conosco in Valtellina, in
Almeno per tutto il resto del 2020 rimarrà chiusa ma pronta, sia come
Veneto e mi hanno detto cose differenti da quelle ufficiali. Ci vuole pru-
macchinari che come scorte di farmaci, a ospitare eventuali nuovi casi di
denza e capacità di leggere i dati e le notizie rese ufficiali devono pos-
contagi che abbiano bisogno di ricovero ospedaliero.
sibilmente essere certe. Quello che ho imparato da questa esperienza è
Ci sono stati casi di disturbi da stress post traumatico dovuto all’e-
che sentire anche altri colleghi, confrontarsi e avere dei riferimenti ci ha
pidemia nei pazienti e nel personale?
aiutati, se la pandemia fosse scoppiata prima qui al sud non so se avrem-
Per i pazienti guariti è troppo presto per dirlo, alcuni con cui siamo in
mo avuti gli stessi risultati. Il tempo in più avuto per organizzarci è stato
contatto stanno benino ma si deve aspettare qualche mese per capire se
avranno conseguenze psicologiche. Nel personale c’è chi ha avuto problemi, soprattutto fra gli infermieri. All’inizio hai una carica di adrenalina che non ti fa sentire stress, paura, fatica, forse io sono stato anche un po’ incosciente perché molto della malattia era sconosciuto a tutti noi, tuttavia era necessario esserci. Abbiamo vissuto un periodo terribile, soprattutto rispetto al rapporto con il mondo che sta fuori: tornato a casa mi dovevo cambiare fuori dalla porta, dormire in una stanza separata, per 3 mesi ho mangiato da solo, i miei bambini praticamente non li vedevo perché quando uscivo dormivano ancora e quando tornavo la sera erano già a letto, ma ho retto, c’è stata gente che ha sofferto di più. LA RIANIMAZIONE APERTA Parliamo dell’innovativo reparto di rianimazione che lei dirige. Ho avuto la fortuna di entrare in questo ospedale in un momento favorevole, c’era già un programma regionale sulla rianimazione aperta con
perché queste persone esterne osservando il lavoro che si fa quotidiana-
dei fondi disponibili e ho colto al volo l’occasione per pianificare i lavori
mente qui dentro possono meglio capire la dedizione, la professionalità
necessari, mostrando le esperienze già attuate in altre regioni e ho tro-
che tutti mettono in campo. Così mettiamo mette fine a quel “seque-
vato una forte apertura dalla precedente amministrazione dell’ospedale.
stro” dell’ammalato che si verifica nella rianimazione tradizionale in cui i
Il vecchio allestimento ella rianimazione era di tipo tradizionale e privile-
parenti possono vedere i loro cari ricoverati solo nei monitor e il contatto
giava il numero di posti letto piuttosto che i metri quadrati a disposizione
con il medico è fuori dal reparto vero e proprio, viceversa possono toc-
per ciascuno di essi.
care con mano il lavoro enorme che c’è in un reparto di rianimazione.
Quali sono i cambiamenti che lei ha apportato?
Questa modalità recupera anche la dignità degli ammalati, che fuori di
Abbiamo ridisegnato il reparto, confrontandoci con la direzione e con i
qui sono persone come noi, con progetti, sogni, affetti e questo non si
tecnici, geometri ed ingegneri, abbiamo eliminato per esempio alcune
può dimenticare solo perché sono costretti nel letto di una rianimazione,
postazioni, avere un numero maggiore di ammalati dentro la rianima-
e meritano rispetto. Al Nord si fa da molto tempo, all’ospedale San Carlo
zione ma troppo ravvicinati può comportare per esempio una maggiore
di Torino la rianimazione è aperta 24 h su 24, c’è la possibilità di fare
probabilità di infezioni.
pet therapy, entrano anche i bambini, quando le circostanze lo rendono
Lo step successivo quale è stato?
necessario, sempre con la presenza degli psicologi che gestiscono questi
Il secondo stadio del progetto ha visto coinvolto tutto il personale della
passaggi che sono sì delicati ma importanti. Perché accade anche che fi-
rianimazione, medici, infermieri ed ausiliari (6 medici, 25 infermieri e 3
nisca in rianimazione un genitore con figli molto giovani, qui è successo:
portantini) con l’obiettivo di aprirci molto di più di quanto avviene nelle
un bimbo che di colpo non vede più il padre ricoverato per mesi si pone
rianimazioni classiche ai parenti dei nostri ricoverati. La fortuna in que-
mille domande, poi magari a scuola un compagno gli dice che è morto
sta fase è stata di avere con noi 3 psicologhe che ci hanno aiutato nel
e lui a casa si scaglia contro la madre che gli ha tenuto nascosto che in
percorso di cambiamento, sono riuscite a smussare gli angoli, hanno os-
realtà il padre è in ospedale: ebbene, a questo punto è meglio farli venire
servato le criticità del reparto e ascoltato i pareri dei diversi professionisti
qui a vedere il genitore - anche se in rianimazione.
che vi lavorano. Gli infermieri, per esempio, mi hanno fatto notare che
Vi siete veramente messi tutti di nuovo in gioco…!
portare dentro la rianimazione i parenti dei degenti per molte ore al gior-
E’ così, a partire da me che non posso tenere gli atteggiamenti che ho
no, tradizionalmente infatti per le visite è a disposizione un’ora, avrebbe
quando sono solo fra colleghi.
significato per loro un ulteriore carico di lavoro. Ma io gli ho fatto capire
Confrontate questa esperienza con quelle di altri ospedali?
che il mondo evolve, e che loro stessi ne avrebbero tratto dei vantaggi,
Non credo che in Campania ci siano molte altre realtà come questa,
avere le tre psicologhe non è stato facile e hanno ricevuto una borsa
gestire anche queste situazioni.
di studio triennale, comunque l’attuale gestione del Moscati il direttore
Esiste un regolamento che i parenti devono rispettare?
sanitario Maria Concetta Conte e il direttore generale Renato Pizzuti ci
Sì, diamo loro delle brochure con tutte le informazioni.
supportano.
Con l’arrivo dell’epidemia tutto questo non è più stato possibile.
Ci sono report sul numero di cause intentate dai parenti dei de-
Infatti, ma comunque abbiamo cercato di dare supporto ai parenti degli
genti in una rianimazione aperta rispetto a quelle tradizionali?
ammalati covid, per esempio chiamandoli con costanza a casa per ag-
Sì, le rianimazioni aperte hanno un numero inferiore di contenziosi, per-
giornarli della situazione.
ché se stabilisci un rapporto di correttezza ed empatia con il paziente
Cosa si augura per il futuro del reparto?
riesci ad accompagnarlo nel modo giusto anche alla morte e i suoi fami-
Di riuscire a tornare nei prossimi mesi alla rianimazione aperta, cosa im-
liari lo comprendono. In generale la tendenza è ad un inasprimento del
possibile durante la pandemia, con 7-8 ore di visita a disposizione dei
rapporto dei medici con i pazienti e loro familiari, ma la rianimazione
congiunti dei nostri ricoverati. In prospettiva vogliamo arrivare a 12 ore
aperta contribuisce a smussarlo. Se non c’è malafede da parte dei pa-
di apertura (08-20): ogni persona che viene deve stare almeno 30 minuti,
renti, si rendono conto di ciò che facciamo, mentre se noi ci chiudiamo
e se un degente ha più visite si spalmeranno lungo il periodo di apertura.
da parte loro diventa più facile immaginare che vogliamo nascondere il
Questo per non creare confusione all’esterno del reparto e neppure in ri-
nostro operato. La gente che arriva qui è spaventata e questo noi sanitari
animazione, dove i visitatori devono sedere accanto al parente e possono
dobbiamo capirlo e dobbiamo cercare quando li incontriamo di tenerne
toccare solo lui, se gli infermieri devono fare delle manovre sul paziente
conto. Ho sempre lavorato per creare ponti e non innalzare muri.
durante la visita, possono restare o allontanarsi. Tutto ciò è il futuro del-
Cosa accade ai pazienti che non ce la fanno?
la rianimazione, ma aggiungo che non ha senso se non è aperto tutto
La rianimazione aperta contempla anche la presenza d una stanza in
l’ospedale, quindi il nostro lo considero un primo passo che ha questo
cui viene posta la salma dopo il decesso e i parenti possono vederla per
obiettivo molto più grande. Stiamo uscendo da 10 anni di amministra-
l’ultimo saluto, mentre prima con la rianimazione tradizionale c’era solo
zione controllata che ci hanno imposto molte limitazioni, nelle assunzioni
un paravento a creare un po’ di privacy.
per esempio, ma adesso il modo di intendere l’assistenza ospedaliera sta
Per attuare un progetto di questo tipo è sicuramente necessario formare
cambiando anche qui. Fino a qualche anno fa le persone erano chiamate
i personale: come lo avete fatto?
con il numero del letto, ebbene questa mentalità deve fare spazio ad
Grazie al lavoro delle psicologhe che hanno incontrato i nostri collabo-
un’altra che preservi la dignità dei malati, oltre a fare di tutto per curarli.
ratori, ascoltando il loro pensiero e hanno individuato i punti di incontro
La prima cosa che imparo dei nostri pazienti è il loro nome di battesimo,
e di contrapposizione, se c’erano. E in un tempo relativamente rapido,
perché con quel nome li chiamo quando parlo con i parenti: in questo
tranne che per un paio di infermieri che non sono d’accordo con la pre-
modo mando un segnale, che il loro congiunto in pericolo di vita pe me è
senza dei parenti dentro la rianimazione (ma non sono andati via), tutti
in primo luogo una persona, che merita appunto di essere chiamata per
gli altri hanno accettato il cambiamento. Abbiamo stabilito che una volta
nome. Pure se magari è molto vecchia, per i figli è sempre il loro genitore
al mese, tutti i mesi, le psicologhe incontrano separatamente il personale
e noi questo dobbiamo averlo sempre presente. Anche l’esperienza tat-
infermieristico e con i medici per capire l’andamento della situazione,
tile, mettere una mano sulla spalla del congiunto come del malato, è un
inoltre se necessario fanno colloqui individuali con il personale che ne
gesto fondamentale per entrare in contatto umano con loro. E in primo
ha bisogno.
luogo serve a me, per capire gli altri e per farmi capire.
Accade che i congiunti di degenti perdano il controllo nel reparto? Qualche volta succede, per dinamiche che di solito non sono legate all’ospedale ma ai rapporti fra di loro, ma grazie alle psicologhe riusciamo a
i
A S L
A V E L L I N O
FRANGIPANE:
l’impegno senza limiti alla lotta Text_ Manuela Bottiglieri Photo_ Dayana Chiocca Angela Patalano
T
esto di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti. Testo di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti. Testo di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti. Testo di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti. Testo di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti. Testo di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti.
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G
li irpini sono molto legati al loro
gente. E’ nella mentalità stessa degli irpini que-
avere negli anni sia amministratori che medici
ospedale. Da irpino e medico che ci
sto, prima del terremoto del 1980 le industrie
molto capaci e ciò ha rafforzato il legame. La
lavora ci può spiegare il rapporto
erano poche, erano soprattutto contadini, gen-
vecchia sede era al centro di Avellino ed erava-
fra la struttura e la cittadinanza?
te forte e con molta dignità, non a caso è una
mo suddivisi in tre plessi; siamo qui dal 2011 e
E’ vero il sentimento verso l’ospedale è note-
delle province in cui si risparmia di più e l’attac-
per noi irpini è stato anche un orgoglio riuscire
vole, forse perché siamo in provincia e il senso
camento alla propria terra è sentito e fa parte
ad ottenere una struttura che riunisse tutte le
di appartenenza è saldo; per carità riceviamo
di questo essere legati alle istituzioni di questa
specialità. Non è un caso che quando è esplora
anche critiche, ma il valore di una struttura che
terra e l’ospedale è visto come un punto di ri-
l’epidemia nessun infermiere si è messo in ma-
è qui per aiutarli è stato ben compreso dalla
ferimento. Inoltre abbiamo avuto la fortuna di
lattia, nessuno si è tirato indietro quando ab-
201
biamo chiesto un maggior impegno lavorativo:
se a ritmi ridotti, la sua attività, operazioni, ur-
nella struttura erano presenti 130 pazienti per
il senso di appartenenza, il desiderio di lottare
genze, ostetricia. Abbiamo anche il laboratorio
Covid.
per la cittadinanza contro il Covid hanno pre-
di analisi, quindi fin dal primo momento abbia-
Qual è stato il tasso di mortalità?
valso.
mo lavorato i tamponi sul posto. E questo ha
Siamo nella media nazionale, fra rianimazione,
Nel giro di circa un mese avete trasforma-
consentito, per esempio, che noi personale di
che ha 16 posti, e subintensiva, dove la venti-
to la palazzina dedicata all’attività medica
rianimazione potessimo essere controllati con il
lazione è stata eseguita con supporti alla respi-
intra moenia in ospedale Covid per lasciare
tampone ogni 6 giorni.
razione che non necessitavano di intubazione,
libera la struttura centrale.
Ci sono stati casi i contagio del personale?
abbiamo gestito nel complesso 37 casi, di cui
Sì, il primo paziente Covid è arrivato in rianima-
Alcuni operatori del 118 che uscivano sul ter-
27 intubati, con 16-17 decessi. Il problema è
zione il 7 marzo e circa un mese dopo ci siamo
ritorio; nel mio reparto un solo infermiere, ma
stato che gli ammalati arrivavano in rianimazio-
spostati nel Covid center ed è stata una scel-
non siamo sicuri che lo abbia contratto qui e in
ne dopo un percorso di giorni; per 7-8 malati
ta sicuramente giusta, che ci ha consentito di
tutto l’ospedale solo 7 casi. Siamo stati molto
abbiamo usato il protocollo di Ascierto con ri-
preservare l’ospedale che ha continuato, anche
attenti, se pensa che ci sono stati giorni in cui
sultati che stiamo ancora analizzando.
Volgendosi indietro a guardare quanto è
piccola esperienza, ma i dati vanno messi in-
ha fatto il sindaco Gori. Ho parlato con persone
accaduto, pensa che si sia usata l’intuba-
sieme e confrontati, siamo in una fase ancora
che conosco in Valtellina, in Veneto e mi hanno
zione troppo spesso?
precoce, sappiamo troppo poco per poter dire
detto cose differenti da quelle ufficiali. Ci vuole
Sono stati stesi protocolli a cui ci siamo ade-
una parola definitiva. Ance per queste ragioni
prudenza e capacità di leggere i dati e le notizie
guati che distinguevano 3 step: ammalati che
abbiamo deciso come reparto di non mettere
rese ufficiali devono possibilmente essere certe.
hanno bisogno solo di assistenza con ossige-
foto né commenti nei social, preferivo che la-
Quello che ho imparato da questa esperienza è
no, ammalati che devono essere aiutati con la
vorassimo a testa bassa,
ventilazione non invasiva e, infine, una terza
scegliendo di parlare quan-
fase in cui era necessaria l’intubazione. E da
do almeno la prima ondata
subito in modo molto chiaro si è detto che si
fosse finita. Devo dire che
dovevano seguire i tre passaggi e se nella se-
l’Italia nel complesso ha ri-
conda fase non c’erano risultati positivi evidenti
sposto bene, abbiamo avu-
i pazienti andavano intubati. Ed è quello che è
to circa 36mila morti, che
stato fatto, quando era necessario li abbiamo
sono tanti, ma negli altri paesi non è che sono
più avuto per organizzarci è stato fondamen-
portati in rianimazione. Seguendo i pazienti sul
andati molto meglio.
tale, diversamente non saremmo stati pronti
campo, gestendoli giorno dopo giorno ci siamo
Lei crede che i morti siano davvero 36mila
come non lo sono stati gli ospedali del Nord
resi conto che queste indicazioni erano giuste
o in realtà di più?
che per primi e del tutto impreparati hanno do-
per alcuni e non per altri. Sono necessari dati
Sì, penso che possano essere di più, diversa-
vuto affrontare l’onda d’urto del virus.
ed evidenze scientifiche per stabilire quale sia
mente il primo cittadino di una città come Ber-
Cosa pensa che accadrà in autunno, teme
l’approccio migliore, ciascuno di noi ha la sua
gamo non si sarebbe esposto nel modo in cui
una nuova ondata consistente di contagi?
che sentire anche altri col-
Testo di fantasia. Testo di fantasia. Testo di fantasia. Testo di fantasia. Testo di fantasia. Testo di fantasia.
leghi, confrontarsi e avere dei riferimenti ci ha aiutati, se la pandemia fosse scoppiata prima qui al sud non so se avremmo avuti gli stessi risultati. Il tempo in
Io penso che saremo davvero a posto solo
Ci sono stati casi di disturbi da stress post
quando avranno realizzato il vaccino; tuttavia
traumatico dovuto all’epidemia nei pa-
se dovesse tornare il contagio con i numeri del-
zienti e nel personale?
la prima ondata qui ad Avellino saremmo pron-
Per i pazienti guariti è troppo presto per dirlo,
ti, perché adesso abbiamo i percorsi, sappiamo
alcuni con cui siamo in contatto stanno benino
cosa fare, la struttura dedicata ci consente di
ma si deve aspettare qualche mese per capire
tenere preservato l’ospedale senza ripetere
se avranno conseguenze psicologiche. Nel per-
quella compresenza di reparti covid e reparti
sonale c’è chi ha avuto problemi, soprattutto
non covid che necessariamente c’è stata all’i-
fra gli infermieri. All’inizio hai una carica di
nizio, mentre si allestiva il covid hospital. Non
adrenalina che non ti fa sentire stress, paura,
credo che avremo di nuovo tanti morti, ma far
fatica, forse io sono stato anche un po’ inco-
passare l’idea che sia tutto definitivamente pas-
sciente perché molto della malattia era scono-
sato è a mio parere sbagliato, gli altri paesi han-
sciuto a tutti noi, tuttavia era necessario esserci.
no di nuovo problemi dalla Germania al Regno
Abbiamo vissuto un periodo terribile, soprat-
Unito alla Corea del Sud.
tutto rispetto al rapporto con il mondo che sta
Fra quanto tempo la palazzina Alpi cesserà di
fuori: tornato a casa mi dovevo cambiare fuori
essere covid hospital?
dalla porta, dormire in una stanza separata, per
Almeno per tutto il resto del 2020 rimarrà chiu-
3 mesi ho mangiato da solo, i miei bambini pra-
sa ma pronta, sia come macchinari che come
ticamente non li vedevo perché quando uscivo
scorte di farmaci, a ospitare eventuali nuovi
dormivano ancora e quando tornavo la sera
casi di contagi che abbiano bisogno di ricovero
erano già a letto, ma ho retto, c’è stata gente
ospedaliero.
che ha sofferto di più.
doci con la direzione e con i tecnici, geometri
fatto notare che portare dentro la rianimazione
LA RIANIMAZIONE APERTA
ed ingegneri, abbiamo eliminato per esempio
i parenti dei degenti per molte ore al giorno,
Parliamo dell’innovativo reparto di riani-
alcune postazioni, avere un numero maggiore
tradizionalmente infatti per le visite è a dispo-
mazione che lei dirige.
di ammalati dentro la rianimazione ma troppo
sizione un’ora, avrebbe significato per loro un
Ho avuto la fortuna di entrare in questo ospe-
ravvicinati può comportare per esempio una
ulteriore carico di lavoro. Ma io gli ho fatto ca-
dale in un momento favorevole, c’era già un
maggiore probabilità di infezioni.
pire che il mondo evolve, e che loro stessi ne
programma regionale sulla rianimazione aper-
Lo step successivo quale è stato?
avrebbero tratto dei vantaggi, perché queste
ta con dei fondi disponibili e ho colto al volo
Il secondo stadio del progetto ha visto coinvol-
persone esterne osservando il lavoro che si fa
l’occasione per pianificare i lavori necessari,
to tutto il personale della rianimazione, medici,
quotidianamente qui dentro possono meglio
mostrando le esperienze già attuate in altre
infermieri ed ausiliari (6 medici, 25 infermieri e
capire la dedizione, la professionalità che tutti
regioni e ho trovato una forte apertura dalla
3 portantini) con l’obiettivo di aprirci molto di
mettono in campo. Così mettiamo mette fine a
precedente amministrazione dell’ospedale. Il
più di quanto avviene nelle rianimazioni classi-
quel “sequestro” dell’ammalato che si verifica
vecchio allestimento ella rianimazione era di
che ai parenti dei nostri ricoverati. La fortuna
nella rianimazione tradizionale in cui i paren-
tipo tradizionale e privilegiava il numero di po-
in questa fase è stata di avere con noi 3 psi-
ti possono vedere i loro cari ricoverati solo nei
sti letto piuttosto che i metri quadrati a disposi-
cologhe che ci hanno aiutato nel percorso di
monitor e il contatto con il medico è fuori dal
zione per ciascuno di essi.
cambiamento, sono riuscite a smussare gli an-
reparto vero e proprio, viceversa possono toc-
Quali sono i cambiamenti che lei ha appor-
goli, hanno osservato le criticità del reparto e
care con mano il lavoro enorme che c’è in un
tato?
ascoltato i pareri dei diversi professionisti che vi
reparto di rianimazione. Questa modalità recu-
Abbiamo ridisegnato il reparto, confrontan-
lavorano. Gli infermieri, per esempio, mi hanno
pera anche la dignità degli ammalati, che fuori di qui sono persone come noi, con progetti,
sogni, affetti e questo non si può dimentica-
si pone mille domande, poi magari a scuola un
Non credo che in Campania ci siano molte al-
re solo perché sono costretti nel letto di una
compagno gli dice che è morto e lui a casa si
tre realtà come questa, avere le tre psicologhe
rianimazione, e meritano rispetto. Al Nord si
scaglia contro la madre che gli ha tenuto na-
non è stato facile e hanno ricevuto una borsa di
fa da molto tempo, all’ospedale San Carlo di
scosto che in realtà il padre è in ospedale: eb-
studio triennale, comunque l’attuale gestione
Torino la rianimazione è aperta 24 h su 24, c’è
bene, a questo punto è meglio farli venire qui
del Moscati il direttore sanitario Maria Concet-
la possibilità di fare pet therapy, entrano anche
a vedere il genitore - anche se in rianimazione.
ta Conte e il direttore generale Renato Pizzuti
i bambini, quando le circostanze lo rendono
Vi siete veramente messi tutti di nuovo in
ci supportano.
necessario, sempre con la presenza degli psi-
gioco…!
Ci sono report sul numero di cause intenta-
cologi che gestiscono questi passaggi che sono
E’ così, a partire da me che non posso tenere
te dai parenti dei degenti in una rianima-
sì delicati ma importanti. Perché accade anche
gli atteggiamenti che ho quando sono solo fra
zione aperta rispetto a quelle tradizionali?
che finisca in rianimazione un genitore con figli
colleghi.
Sì, le rianimazioni aperte hanno un numero
molto giovani, qui è successo: un bimbo che di
Confrontate questa esperienza con quelle
inferiore di contenziosi, perché se stabilisci un
colpo non vede più il padre ricoverato per mesi
di altri ospedali?
rapporto di correttezza ed empatia con il pa-
ziente riesci ad accompagnarlo nel modo giusto
pensiero e hanno individuato i punti di incon-
esempio chiamandoli con costanza a casa per
anche alla morte e i suoi familiari lo compren-
tro e di contrapposizione, se c’erano. E in un
aggiornarli della situazione.
dono. In generale la tendenza è ad un inaspri-
tempo relativamente rapido, tranne che per un
Cosa si augura per il futuro del reparto?
mento del rapporto dei medici con i pazienti e
paio di infermieri che non sono d’accordo con
Di riuscire a tornare nei prossimi mesi alla ria-
loro familiari, ma la rianimazione aperta con-
la presenza dei parenti dentro la rianimazione
nimazione aperta, cosa impossibile durante la
tribuisce a smussarlo. Se non c’è malafede da
(ma non sono andati via), tutti gli altri hanno
pandemia, con 7-8 ore di visita a disposizione
parte dei parenti, si rendono conto di ciò che
accettato il cambiamento. Abbiamo stabilito
dei congiunti dei nostri ricoverati. In prospettiva
facciamo, mentre se noi ci chiudiamo da parte
che una volta al mese, tutti i mesi, le psicolo-
vogliamo arrivare a 12 ore di apertura (08-20):
loro diventa più facile immaginare che voglia-
ghe incontrano separatamente il personale
ogni persona che viene deve stare almeno 30
mo nascondere il nostro operato. La gente che
infermieristico e con i medici per capire l’an-
minuti, e se un degente ha più visite si spalme-
arriva qui è spaventata e questo noi sanitari
damento della situazione, inoltre se necessario
ranno lungo il periodo di apertura. Questo per
dobbiamo capirlo e dobbiamo cercare quando
fanno colloqui individuali con il personale che
non creare confusione all’esterno del reparto
li incontriamo di tenerne conto. Ho sempre la-
ne ha bisogno.
e neppure in rianimazione, dove i visitatori de-
vorato per creare ponti e non innalzare muri.
Accade che i congiunti di degenti perdano il
vono sedere accanto al parente e possono toc-
Cosa accade ai pazienti che non ce la fan-
controllo nel reparto?
care solo lui, se gli infermieri devono fare delle
no?
Qualche volta succede, per dinamiche che di
manovre sul paziente durante la visita, possono
La rianimazione aperta contempla anche la pre-
solito non sono legate all’ospedale ma ai rap-
restare o allontanarsi. Tutto ciò è il futuro della
senza d una stanza in cui viene posta la salma
porti fra di loro, ma grazie alle psicologhe riu-
rianimazione, ma aggiungo che non ha senso
dopo il decesso e i parenti possono vederla per
sciamo a gestire anche queste situazioni.
se non è aperto tutto l’ospedale, quindi il no-
l’ultimo saluto, mentre prima con la rianimazio-
Esiste un regolamento che i parenti devono ri-
stro lo considero un primo passo che ha questo
ne tradizionale c’era solo un paravento a creare
spettare?
obiettivo molto più grande. Stiamo uscendo da
un po’ di privacy.
Sì, diamo loro delle brochure con tutte le in-
10 anni di amministrazione controllata che ci
Per attuare un progetto di questo tipo è sicu-
formazioni.
hanno imposto molte limitazioni, nelle assun-
ramente necessario formare i personale: come
Con l’arrivo dell’epidemia tutto questo non è
zioni per esempio, ma adesso il modo di in-
lo avete fatto?
più stato possibile.
tendere l’assistenza ospedaliera sta cambiando
Grazie al lavoro delle psicologhe che hanno in-
Infatti, ma comunque abbiamo cercato di dare
anche qui. Fino a qualche anno fa le persone
contrato i nostri collaboratori, ascoltando il loro
supporto ai parenti degli ammalati covid, per
erano chiamate con il numero del letto, ebbene
Dal profilo di Riccardo Sepe Visconti del 04 maggio LA PORTA DELLA LIBERTÀ Ariano Irpino è stata - in Campania - una delle zone più martoriate dal Covid 19: l’ospedale Frangipane ha intrapreso una battaglia durissima per salvare vite umane. Ieri ho avuto la fortuna di assistere alla scena in cui uno dei pazienti ha potuto lasciarsi l’ospedale; lo ha fatto con sobria e composta dignità: ha salutato e ringraziato le tante persone che si sono prese cura di lui, silenziosamente ha impugnato la sua grande busta di plastica contenente i pochi indumenti utilizzati ed ha varcato la porta d’uscita... prima di chiudersela alle spalle mi ha rivolto un ultimo saluto affinché lo potessi raccontare con un mio scatto. Fai cose belle, caro signore (e salutami le belle colline di Ariano Irpino... che in primavera profumano di fresco e riluccicano di verde splendente).
ARIANO IRPINO
A S L
N A 3
S U D
i
L’ALGORITMO CHE MIGLIORA LA SANITÀ Text_ Silvia Buchner Photo_ Dayana Chiocca
Gennaro Sosto, ingegnere, è Direttore Generale dell’Asl Napoli 3 Sud dal settembre 2019, dopo un’esperienza, a partire dal 2016, come Direttore Generale dell’azienda regionale sanitaria del Molise. “Ho partecipato ad una call fatta dalla regione Campania per scegliere direttori generali di asl, perché da calabrese ero curioso di capire come funzionasse la sanità di questa regione, che con la Calabria ha un legame ancestrale. Sono stato selezionato e mi hanno affidato l’azienda Napoli 3 Sud”. La Campania è una Regione complessa sul
logie di popolazione. Si va dalla penisola sor-
azioni a tutela di un singolo territorio non fan-
piano sanitario in tutti i suoi distretti, ma
rentina al Nolano e al Vesuviano, e il mandato
no più parte di una politica sanitaria moder-
la Asl Napoli 3 Sud si presenta particolar-
non scritto ma che ci siamo detti con i vertici
na. Si deve provvedere a un’offerta diffusa e
mente impegnativa: copre un’area molto
regionali è di dare un’identità precisa a questa
univoca potenziando alcuni dei nostri siti che
popolata e ha al suo interno strutture in
Azienda che peraltro è nata dalla fusione, intor-
si devono specializzare in determinate attività,
sofferenza che richiedevano un cambio
no al 2007, di altre due Asl, Napoli 4 e Napoli
cercando di individuare servizi che si sono già
di passo. Essendo queste le premesse, ha
5. Ebbene, questa unificazione nella realtà del-
strutturati per potenziarli e far crescere l’offerta
avuto una missione precisa da ottempera-
le cose non è ancora pienamente avvenuta, si
per i territori adiacenti. Pensare di avere l’alta
re?
è data un’anima amministrativa unica ma non
specializzazione ovunque è una cosa abbastan-
E’ vero la Napoli 3 Sud ha delle sue peculiarità
un’anima unica aziendale. Questa è la grande
za complessa, tenendo anche conto del fatto
importanti: una popolazione importante, più di
sfida.
che siamo prossimi alle aziende ospedaliere na-
1 milione di abitanti, su un territorio vasto e
Come pensa di riuscirci?
poletane che costituiscono il nostro riferimento
con grandi differenze al suo interno nelle tipo-
Facendo capire che divisioni, campanilismi,
per i casi che necessitano appunto di altissima
settore delle patologie cardiocircolatorie, una
Commissione giudicatrice, in tutte le nomine
per i traumi, una per il materno infantile. Cia-
ho agito così, finora ne ho fatte circa 15. Entro
scuno snodo della rete deve essere valorizzato,
fine anno vorrei non dico coprire tutti i vuo-
individuando appunto queste peculiarità da far
ti che arrivano a circa 45 posizioni, ma quasi.
crescere, naturalmente partendo dalle profes-
Ma le dirò di più: accade anche che per alcune
sionalità presenti ma sempre tenendo ben pre-
specializzazioni nonostante i concorsi non riu-
sente la rete, che deve essere diffusa e raggiun-
sciamo ad avere il personale che ci serve. Per
gere tutti gli utenti. Per riuscirci una delle prime
esempio, è stato pubblicato da poco un bando
cose da fare è coprire i vari punti della rete, in-
per 15 specialisti di Pronto Soccorso a tempo
fatti questa azienda ancora non ha la copertura
indeterminato e i partecipanti sono stati 6! Alla
di tutte le funzioni apicali, i cosiddetti primari,
fine, siamo riusciti ad assumerne 2 o 3. Noi
oggi chiamati direttori di struttura complessa.
non possiamo incidere più di tanto su questo
Sono le persone che devono governare le di-
problema di carenza di certe specialità, i corret-
verse unità operative, i reparti e il grosso sforzo
tivi andrebbero adottati più a monte
in atto è di completare i concorsi per insediare
Perché i nuovi medici non sono in numero
queste figure. Servono a supportarci nelle scel-
sufficiente? Uno dei problemi è l’universi-
te strategiche direzionali, senza di loro non ar-
tà? Sì, il nuovo ministro Man-
riviamo al livello sottostante, i medici di prima linea, che hanno il front office coi pazienti, sia sul territorio che negli ospedali. Avere
testo di fantasia, testo di fantasia, testo di fantasia, testo di fantasia
in carica figure provvisorie non fa bene ad un modello
specializzazione. Noi dobbiamo essere bravi nell’offerta territoriale, creando strutture con un’offerta di base di buon livello in ciascuna delle quali attivare anche delle specializzazioni peculiari, che possano diventare il riferimento per una determinata branca di cura per l’intero territorio della Napoli 3 Sud e, al tempo stesso, dobbiamo costituire il polo intermedio fra il territorio e le realtà specialistiche cittadine. Lei ha già un organigramma, sa già quali sono le strutture da potenziare e in che direzione? La struttura la stiamo elaborando adesso insieme ai miei collaboratori in Direzione Strategica e sta per essere messa su un modello cartaceo. Conterrà un’offerta di base omogenea su tutto il territorio con peculiarità in ciascuno dei gangli che intendiamo creare, per esempio un’area che abbia un’expertise particolare nel
fredi per fortuna ha aumentato le borse di specializzazione di 2000 unità. Oggi ci sono 13mila iscritti all’anno a medicina, di cui circa 11mila dopo la laurea
organizzativo complesso.
vanno alla scuola di specializzazione: andrebbe
I primari li sceglie lei in quanto Direttore
aumentato il numero di posti disponibili nelle
Generale dell’Asl all’interno di una rosa
facoltà di medicina e quelli nelle scuole di spe-
ristretta di nomi scaturita da un concorso.
cializzazione e teniamo conto che lo specializ-
Lei che è arrivato da poco e non conosce
zando riceve già uno stipendio, quindi servo-
il territorio come si orienta per prendere
no risorse. Il Ministro sta facendo crescere sia
queste decisioni?
il numero dei posti per medicina, quest’anno
Il modus operandi legislativo è in effetti di ri-
saranno 1500 in più, sia il numero dei posti di
cevere una terna da parte della commissione
specializzazione ma ci vogliono diversi anni per
che valuta i primari nei concorsi e il Direttore
vederne gli effetti. Noi, a nostra volta, nell’im-
sceglie al suo interno. Non è una terna pari-
mediatezza dobbiamo cercare di essere attrat-
taria, ma graduata, scaturita dalla valutazione
tivi per recuperare le poche risorse che ci sono,
curriculare e dai colloqui e io mi sono dato una
ma mi chiedo cosa significhi “essere attratti-
regola, rispettare sempre l’ordine che dà la
vi”… A questo proposito, vorrei fare una rifles-
sione che sconfina nell’etica: cercare di diventa-
trattato tanti casi di malati di Covid-19 con ot-
a questo polo rianimatorio, per gestire il pa-
re più attrattivi, vuol dire riuscire a intercettare
timi risultati e questa esperienza ha favorito il
ziente pneumologico con un livello di intensità
professionisti che verranno da me invece di an-
formarsi di un gruppo che funziona.
abbastanza elevata, vogliamo dar vita ad un’a-
dare in un’altra Asl? Ma il buco rimane! Ovvio
Anche la scelta del direttore sanitario è
rea per la gestione dei grossi traumi e attivar-
che ciascuno cerca di risolvere il proprio proble-
stata felice...
ne una per il controllo cardiologico, abbiamo
ma ma, in un’ottica di sistema, non credo che il
Salvio Marziani è aggregato alla direzione sani-
anche una buona chirurgia da potenziare nel
rimedio sia questo. Se produciamo 15-20 nuovi
taria ed in quel momento avevamo bisogno di
settore della chirurgia d’urgenza sempre colle-
specialisti di emergenza all’anno in Campania e
una figura che si dedicasse esclusivamente alla
gata al trauma center. Questo sito si presta per
riconversione dell’ospedale
la sua vicinanza all’arteria autostradale, anche
per cui abbiamo preferito
se l’asse viario fra l’uscita autostradale e il pre-
designare a responsabile
sidio ospedaliero va migliorato, ma la posizione
del covid hospital una per-
è buona e potrebbe favorirci anche come al-
sona che fosse molto vicina
ternativa a strutture della città di Napoli per il
alla Direzione, che costitu-
trattamento dei grossi traumi.
isse un forte trait-d’union
Come vi preparate a fronteggiare un’even-
fra noi e l’ospedale, che
tuale recrudescenza dell’epidemia?
solo la mia Asl ne cerca 20, è evidente che il serbatoio di offerta non corrisponde alla domanda. I cittadini come guardano ai servizi sanitari che offrite? Che considera-
Venti appassionati hanno avuto la possibilità di prendere in affitto un pezzo di terra per coltivarsi da soli il proprio orticello.
zione hanno per esempio dell’ospedale di Boscotrecase?
doveva avere una sterzata decisa. Trasformare,
Credo sia essenziale l’attività sul territorio, raf-
Da parte loro c’è sicuramente della diffidenza
infatti, un ospedale tradizionale in struttura di
forzando i dipartimenti di prevenzione sul tema
ma, paradossalmente, proprio un evento nega-
cura per infetti non è semplice, era necessario
del contact racing, della gestione corretta e
tivo come la pandemia ha consentito di appor-
avere alla testa del gruppo un trascinatore,
tempestiva dei casi sospetti e dei casi a domi-
tare energie nuove e positive a Boscotrecase,
che avesse certe caratteristiche non solo tecni-
cilio. Uno dei grandi sforzi che si sta facendo,
struttura che per decenni ha stentato a parti-
che ma anche umane, e Marziani le possiede.
anche sulla scia dell’esperienza con il Covid-19,
re, diventando l’emblema di ciò da cui si deve
Adesso stiamo anche costruendo per il futuro,
è modificare il rapporto fra il paziente che sta a
fuggire. Ho fatto una scelta asettica nell’indivi-
andando oltre l’emergenza, attraverso la realiz-
casa e i servizi sanitari. La Napoli 3 Sud è un’A-
duare quell’ospedale come covid hospital, non
zazione di una serie di poli che rendano l’ospe-
zienda che si presta molto all’applicazione di
mi sono fatto condizionare anche se ho sentito
dale di Boscotrecase una struttura importante
metodiche innovative nella gestione dei pazien-
la pressione dei tanti che mi hanno detto “Ma
all’interno dell’Azienda, da coniugare con quel-
ti in contesti fuori dall’ospedale. Siamo un’A-
come? Scegli proprio Boscotrecase?!”. Una
la di Torre del Greco.
zienda molto estesa, che non ha poli ospedalie-
struttura che qualitativamente aveva dei punti
Quali reparti pensa che vi si debbano raf-
ri di particolare eccellenza, sappiamo infatti che
di fragilità, ma come posizione era quella che
forzare?
le grandi DEA sono tutte nella zona centrale
si prestava di più. E vedendo la trasformazione
Abbiamo fatto un grande investimento sulla te-
di Napoli, noi abbiamo buoni ospedali di livello
che adesso sta avvenendo al suo interno sono
rapia intensiva di ultima generazione, in questo
medio. La nostra mission deve essere gestire il
orgoglioso di non essermi fatto influenzare.
momento ha 13 posti letto: nata per contra-
territorio e la nuova frontiera della medicina è
Già si respira un’aria diversa, il personale che si
stare il Covid adesso fa parte dell’ospedale e
molto incentrata sulla gestione a domicilio. Noi
era un po’ assuefatto a vedere la propria sede
intorno vogliamo crescere nel settore delle in-
stiamo cercando di interconnettere i nostri di-
di lavoro definita una struttura non importan-
tensità di cura, in diversi ambiti che siano però
stretti, che sono le realtà dell’Asl sul territorio,
te, ha dato prova di muoversi molto bene, gli
in rete fra loro. Vogliamo costruire un’area per
con i medici di base che costituiscono una delle
operatori si sono spesi al loro meglio, abbiamo
le subintensive di tipo pneumologico collegata
chiavi di volta della funzionalità del sistema.
Ma sono anche un elemento con delle fra-
gazioni Funzionali Territoriali (AFT). Sono state
raggio a distanza. Lo abbiamo già sperimenta-
gilità.
create circa 30 AFT e in ciascuna convergono
to con i pazienti covid, e se è stato utile per
E’ vero, vanno potenziati: noi abbiamo circa
almeno una ventina di medici di medicina ge-
loro, lo sarebbe ancor di più per quelli affetti da
mille fra medici di medicina generale (800) e
nerale che, al di fuori del loro orario di studio,
malattie croniche. In realtà, anche la maggior
pediatri di libera scelta (200), quindi sfruttare
si riuniscono in un luogo fisico ben individuato
parte delle vittime di covid sono pazienti affetti
bene la forza di penetrazione di queste figure
dove, dalle 8 alle 20, possono recarsi gli assistiti
già da altre patologie e, quindi, tenere sotto
di ciascuno dei componenti
controllo i cronici, soprattutto quelli che hanno
dell’AFT, trovando sempre
bisogno di un livello di assistenza elevato, signi-
uno dei medici afferenti.
fica intercettare e monitorare la maggioranza
Noi abbiamo messo a loro
dei pazienti con cronicità importanti e che sono
disposizione una serie di
i soggetti sui quali gli effetti dell’infezione da
dispositivi e apparecchiatu-
Corona virus possono essere peggiori. Contia-
re sanitarie, ecografo, spi-
mo di impiantare su oltre 1000 pazienti cronici
rometro,
strumentazione
dispositivi tramite i quali vengono controllati nei
grosso provider internazionale che ha già av-
innovativa per poter fare una diagnosi di pri-
loro parametri fisiologici. Condividendo queste
viato le attività di connessione infrastrutturale
mo impatto. E’ possibile, inoltre, per il medico
informazioni che arrivano tramite il device sul
telematica delle realtà che la regione Campania
controllare da remoto il proprio paziente che
paziente, il medico di famiglia con i nostri spe-
ha messo in campo negli ultimi mesi, le Aggre-
indossa dispositivi che consentano il monito-
cialisti ambulatoriali e con i medici ospedalieri
facendone la vera interfaccia con l’utenza, significa riuscire a mettere in atto una grande attività di prevenzione. Per raggiungere questo risultato abbiamo creato un’infrastruttura di
Venti appassionati hanno avuto la possibilità di prendere in affitto un pezzo di terra per coltivarsi da soli il proprio orticello.
rete, appoggiandoci ad un
possono discutere insieme del caso, capire se
media in crescita significa che avremo sempre
dici di base faranno convergere i loro database,
il soggetto cronico ha dei cambiamenti allar-
più pazienti cronici. Il che comporta assunzione
un collegamento fisico via cavo dedicato per le
manti del suo stato, e possono quindi inter-
continua di farmaci, visite mediche frequenti:
30 macroaggregazioni AFT, un collegamento
cettarlo e portarlo precocemente in ospedale o
non è il singolo intervento occasionale anche di
wifi all’interno di ciascuna sede fisica centrale
modificare la cura, e così via. Ciò consente di
alto livello che ci preoccupa ma la gestione di
che rappresenta i 20-30 medici di medicina ge-
evitare quando possibile l’accesso in ospedale
questa tipologia di utenza che già oggi assorbe
nerale afferenti a questo unico sito e una rete
se inutile, o anticiparlo se necessario, con una
il 76% delle risorse economiche della sanità.
wireless che consentirà di trasferire le operazioni
maggiore possibilità di bloccare l’insorgere di
Gestendo in modo efficiente il paziente a domi-
dal tablet di ciascun medico alla sua AFT di rife-
problemi più seri. Per i pazienti covid asintoma-
cilio queste risorse possono essere fortemente
rimento. Questa è una banda wireless dedicata,
tici abbiamo acquisito 300 device e li abbiamo
ottimizzate, mentre attualmente la gran parte
e al medico di medicina generale convergeran-
impiantati su un centinaio di persone che sono
di esse è dispersa a causa di una non elevata
no attraverso questa banda i suoi 1500 assistiti.
state monitorate da questa rete nel momento
efficienza del sistema, che si traduce nella prati-
Quindi il medico di famiglia ha il suo tablet per
ca in esami ridondanti, pre-
gestire il programma e, per esempio, ha 5-10
stazioni che si susseguono,
pazienti che tiene sotto controllo tramite i de-
una mancanza di sinergia
vice messi a casa del paziente dal nostro per-
nella gestione. Per fare solo
sonale, riceve le informazioni che li riguardano
un esempio, accade che
sul suo tablet e le condivide con l’AFT dove ci
questi pazienti non siano in
sono i medici di famiglia dalle 8 alle 20. Questi
grado di assumere corretta-
nodi della rete sono collegati fisicamente con le
mente i farmaci, se ciò vie-
nostre strutture ospedaliere e i distretti di riferi-
a domicilio. Il partner con cui stiamo portando
ne monitorato con costanza dal medico si può
mento. In tal modo, si può mettere in funzione
avanti questa iniziativa svilupperà nel corso del
correggere il loro comportamento aiutandoli
un’altro servizio che è quello della cosiddetta
2021 circa 1200 dispositivi impiantabili, con
così a non peggiorare il loro stato di salute.
“dimissione protetta”: il paziente in ospedale
una centrale unica di servizi che darà anche au-
Per realizzare tutto ciò, è necessario un si-
per uno scompenso cardiaco e che il medico
silio al medico, al paziente e alle persone che
stema informatico molto efficiente.
ospedaliero non manda a casa perché sa che lì
gli sono vicine nella gestione dell’apparecchio
Abbiamo commissionato una rete fisica dedica-
non sarà monitorato, con questo sistema lo si
e tutto ciò ci darà modo di raccogliere un nu-
ta, su cui viaggeranno esclusivamente le infor-
può dimettere in maniera anticipata, garanten-
mero enorme di informazioni. Su scala interna-
mazioni sanitarie dei mille medici di medicina
do la dotazione di un dispositivo e sapendo che
zionale circa i tre quarti delle risorse che oggi si
generale della nostra Asl.
già lui da remoto, dall’ospedale, può seguirlo e
spendono in sanità sono destinate ai pazienti
Quindi esiste un protocollo cui si devono
in caso di problemi, scatta un allarme e si può
cronici, si tratta di un paziente spesso anziano
attenere i medici di base?
intervenire prontamente.
e l’aumento del numero di cittadini con una età
Certo, ci sarà una piattaforma sulla quale i me-
Da quello che mi dice sembra che la sua
più difficile dell’emergenza. Adesso l’abbiamo ampliata mettendo in rete tutti i medici di medicina generale e allargando il medesimo modello ai cronici, la grande sfida del futuro, infatti,
Venti appassionati hanno avuto la possibilità di prendere in affitto un pezzo di terra per coltivarsi da soli il proprio orticello.
è gestire bene questi ultimi
missione sia di dare corpo a un nuovo
potete addirittura prevedere con un certo
ter attuare i suoi progetti.
modo di fare medicina territoriale e che
anticipo l’andamento, l’evoluzione nel
Certo, la forza di un catalizzatore, un trasci-
in questa Asl stiate sperimentando un go-
tempo di determinate situazioni sanitarie.
natore come il presidente De Luca è stata una
verno differente dei pazienti. E’ possibile immaginare, per esempio, di organizzare degli algoritmi che consentano non solo di avere una gestione personalizzata del singolo paziente ma anche di mettere in campo una sorta di sentinelle di allarme: avendo, infatti, grandi quantità di dati inerenti i singoli assistiti, con formule studiate
Questa è la mia idea della sanità e la scelta di venire alla Asl Napoli 3 Sud, nonostante alcune controindicazioni che pure c’erano, è stata dettata dall’aver visto qui un laboratorio ideale in cui applicare questa idea di sanità che sarà la sanità del futuro. Lei è stato attratto anche da una idea di politica che l’ha messa in condizione di po-
delle ragioni che mi ha spinto a venire qui, in Campania adesso c’è un contesto interessante per attuare nuove idee. Nonostante in Molise mi avessero riconfermato e lo dico con un pizzico di orgoglio, dato che lo aveva fatto una Giunta di colore politico diverso da quella con cui mi ero insediato la prima volta. Il mio libro (Ndr. L’ingegner Gennaro Sosto è autore
di una pubblicazione appena uscita per Rub-
guardiamo alle conseguenze in prospet-
bro che ho scritto a partire dall’esperienza avu-
bettino editore dal titolo “Una popolazione a
tiva della pandemia, essa ha portato una
ta come direttore dell’Asl regionale unica del
strati”, in cui illustra le possibili applicazioni
nuova attenzione sul settore della sanità:
Molise, cioè riuscire ad individuare dei modelli
dei dati provenienti dai flussi informativi sui
anche se di fatto è sempre stata al primo
previsionali e le assicuro che questa non è una
pazienti) l’ho scritto basandomi sull’esperienza
posto nel bilancio della Regione, adesso lo
fantasia. Ognuno di noi, infatti, produce una
in Molise, dove ho già sperimentato ciò di cui
è con fondi e obiettivi di portata maggiore.
serie di informazioni sanitarie codificate, so-
parlavamo, e passare dalla gestione di 350mila
E’ una grande opportunità che non dobbiamo
prattutto i soggetti con patologie croniche: mi
persone a un milione, come è nell’Asl Napoli
perdere.
riferisco, per esempio alle ricette ripetute per i
3 Sud, significa triplicare i volumi e disporre di
Tuttavia, mentre gli altri lavorano sui re-
farmaci necessari cronicamente appunto, pre-
un laboratorio importante in un territorio che si
parti, sul personale, tutte cose assolu-
stazioni di visita periodiche, accessi in ospedale
presta; questo insieme alla possibilità di lavora-
tamente necessarie intendiamoci, lei mi
per una certa attività che va eseguita, ecc. Que-
re con una persona come il presidente De Luca
sembra che si muova su un altro piano, di
sto tipo di informazioni sono già nei database
che ha una grande capacità di visione mi sono
grande modernità, andando a monte di
della Sanità, se le prendo tutte e le processo
sembrati gli elementi giusti necessari a realiz-
tutto ciò, per coordinare in modo integra-
appunto con un algoritmo, so già quel singolo
zare un progetto importante e non si poteva
to le informazioni che provengono dai mi-
individuo che patologia ha, ma ho anche altre
rinunciarci.
lioni di cittadini che fruiscono del Servizio
informazioni importanti, per esempio dove vive
L’arrivo del covid poco dopo il suo insedia-
Sanitario, con lo scopo di razionalizzare le
e quante altre persone hanno una malattia si-
mento cambia nuovamente gli scenari: in
risorse e incanalarle nel modo migliore.
mile nella stessa area. Usando tutti questi darti,
primo luogo, da un punto di vista medico,
Questa è la grande sfida che soprattutto noi
riesco a orientare l’offerta sanitaria in quella
avendo prodotto tanti pazienti tutti con la
meridionali dobbiamo vincere, quella posta
determinata zona in maniera mirata, per esem-
stessa malattia, un fenomeno interessan-
dall’adozione di modelli organizzativi nuovi,
pio se viene fuori che i diabetici sono in crescita
te ed unico sul piano statistico. Inoltre, se
che facciano ciò che racconto appunto nel li-
devo potenziare il centro di diabetologia, se ho
molti cittadini con scompenso cardiaco dovrò
e il corrispondente fabbisogno economico di
78enne con nessuna patologia che pesa quasi
orientare l’offerta sulle attività cardiologiche,
una determinata popolazione. Ho individuato
zero sul SS, mentre suo figlio di 56 anni è un
e così via. La popolazione va stratificata, ossia
così un criterio oggettivo per assegnare risorse
cronico scompensato che pesa tantissimo. Il cri-
suddivisa per classi di rischio clinico e così fa-
economiche ai territori che devono costruire la
terio oggettivo che propongo andrebbe allarga-
cendo si riesce anche a valorizzare queste classi
loro offerta sanitaria. Questa prospettiva che
to su scala nazionale e riuscire a farlo avrebbe
dal punto di vista economico.
sto proponendo per stabilire il riparto dei fondi
delle importanti ricadute di tipo sociale. Porto,
Perché è necessario stabilire il “peso eco-
è essenziale, mentre oggi il riparto si fa ancora
per esempio, la sua attenzione sul fatto che i
nomico” di ciascun assistito?
in base alla quota capitaria: si assegna, cioè,
nostri giovani migrano in altri territori, sempre
Perché se conosco quante persone hanno una
per ciascun cittadino la stessa cifra di spesa, per
all’interno del Paese, portando con sé la loro
cronicità lieve e so che per gestire una cronicità
una persona sana come per una con più ma-
quota di ripartizione delle risorse economiche
lattie croniche. La persona
per la sanità. Ciò significa, per i sistemi delle Re-
sana non pesa nulla sul si-
gioni che li accolgono nella realtà non spendere
stema sanitario, ma la Re-
nulla per quelle persone, perché sono giovani e
gione cui appartengo pren-
quindi in linea generale sane, ma ricevere co-
de anche per quella una
munque quei fondi in quanto sono residenti
quota di fondi solo perché
lì. Mentre qui al Sud restano tanti anziani che
sono un cittadino residente
in linea generale pesano molto sul SS, avendo
nella Regione, con un co-
spesso delle patologie croniche: c’è una spere-
mentre per un utente sano, che ha un accesso
efficiente correttivo in base all’età anagrafica
quazione nella ripartizione delle risorse che così
sporadico all’ospedale, servono 500 euro an-
che, peraltro, potrebbe essere un parametro di
come è attuata oggi non è oggettiva. Fra l’altro
nui, riesco a conoscere il fabbisogno sanitario
nessuna rilevanza, perché potrei avere il padre
lieve occorrono per esempio 3000 euro annui a testa, mentre per gestire nella medesima persona due cronicità sovrapposte, per esempio diabete con scompenso cardiaco c’è biso-
Venti appassionati hanno avuto la possibilità di prendere in affitto un pezzo di terra per coltivarsi da soli il proprio orticello.
gno di 5000 euro all’anno,
la suddivisione della popolazione in base al li-
anche perché spesso l’acquisto da banco non è
e trarne il tipo di patologia. Ancora, il paziente
vello di rischio clinico è richiesta, direi pretesa,
tracciato con nome e cognome e l’informazio-
affetto da Alzheimer assume farmaci e riceve
da tutti i programmi ministeriali, per riuscire ad
ne è più utile se è agganciata ad un soggetto.
visite che riconducono a quella malattia, così il
orientare l’offerta.
E poi l’acquisto può essere fatto per terzi, di-
paziente diabetico, e anzi in base alla prescri-
Per realizzare tutto ciò è necessario avere
venta insomma un dato difficile da acquisire e
zione si sa anche che tipo di diabete ha. A noi
personale specializzato, analisti che siano
forse non necessario, a me serve strutturare il
servono le macroinformazioni e quelle per le ra-
in grado di elaborare i dati.
percorso farmaceutico dei soggetti già inseriti
gioni che ho detto le abbiamo: in questo modo
Certo, la gestione della nuova sanità è fatta
nel sistema che sono macroassorbitori di risor-
possediamo un grande know-how di notizie
da grandi medici ma anche da statistici, da in-
se del SS per capire di cosa hanno bisogno, e
che ci consente di fare programmazione. Per
formatici, da figure di nuova concezione che
quel dato io già ce l’ho. E’ un algoritmo che è
esempio, ci consente di decidere con certezza
stato elaborato negli USA e
cosa devo acquistare dai privati per avere ciò
non a caso, perché loro si
che davvero mi serva e non ciò che loro voglio-
basano su un sistema sani-
no che io compri. Dal sistema sanitario cam-
tario assicurativo e quando
pano fuoriescono 400 milioni di euro all’anno,
una assicurazione deve ca-
io devo far capire loro che è inutile cercare di
pire che tipo di polizza va
farci comprare ciò di cui non abbiamo davvero
attivata per un determinato
necessità, e che è meglio anche per l’impresa se
soggetto, ha bisogno di al-
acquisto ciò di cui affettivamente ho bisogno,
fatti la storia della sanità di un territorio negli
goritmi che scandaglino la persona per capire
e magari lo farò anche in quantità maggiori.
ultimi 5-7 anni si può elaborare una proiezione
quanto vale. Da quell’algoritmo mutuato sul
Per rendere il ragionamento più chiaro farò un
su cosa potrà avvenire, e quindi delle esigenze
nostro SSN ho tratto il mio studio: il farmaco,
esempio, se finora ho acquistato visite cardiolo-
che ci saranno, da qui a 2-3 anni secondo un
l’accesso in ambulatorio e in ospedale e tutta
giche che adesso riesco ad eseguire all’interno
modello matematico-statistico.
una serie di informazioni tali che elaborate e
delle strutture pubbliche, e però ho bisogno di
In questa ottica di raccolta di dati statistici,
messe insieme mi fanno capire che tipo di pa-
visite per bambini autistici, ambito nel quale
potrebbe essere interessante prendere in
tologia ha il soggetto esaminato con un margi-
sono invece carente, il privato si dovrà attivare
considerazione anche quelli delle vendite
ne di errore bassissimo; naturalmente la stessa
per fornirmi questo servizio e non più le visi-
in farmacia, includendo pure gli acquisti
persona può soffrire anche di altre sottopato-
te cardiologiche, e ciò comporta naturalmente
cosiddetti da banco, che non necessitano
logie. Il consumo di servizi sanitari e di farmaci
che il privato dovrà avere, a sua volta, la capa-
di prescrizione medica?
dei pazienti oncologici, per esempio, sono già
cità di riconvertirsi.
Dal punto di vista del macrodato è importan-
all’interno del SSN, perché i farmaci e le presta-
te il grande mondo della prescrizione per chi
zioni che devono ricevere vengono sicuramente
ha un problema strutturato, la singola acqui-
dal servizio pubblico, si tratta di raccogliere le
sizione si farà sempre grande fatica ad averla,
informazioni, farle processare da un algoritmo
dialogano con le informazioni, con le proiezioni, con i numeri. Avere una banca dati partendo dai singoli soggetti consente anche di poter fare una proiezione su quello che servirà nel
Venti appassionati hanno avuto la possibilità di prendere in affitto un pezzo di terra per coltivarsi da soli il proprio orticello.
medio termine. Avendo in-
BOSCOTRECASE
A S L
N A 3
S U D
i
ABBIAMO APERTO L’OSPEDALE COVID IN UNA SETTIMANA Interview_ Riccardo Sepe Visconti ; photo Riccardo Sepe Visconti e Web Lo hanno definito “l’uomo dell’emergenza”, ma l’essere stato scelto per trasformare in una manciata di giorni il presidio ospedaliero S. Anna e S. Maria della Neve a Boscotrecase in Covid Center è stata solo l’ultima sfida accettata da Savio Marziani. Chirurgo estetico ma anche anestesista rianimatore che da molti anni ha messo a frutto le sue capacità di gestione manageriale nella direzione ospedaliera. Prima a Castellammare e, quando è esplosa la pandemia, nella riconversione di una struttura con 150 posti letto e 300 dipendenti, per farne un punto di riferimento per le centinaia di migliaia di abitanti della zona. Ma guardando sempre al futuro, con l’obiettivo dichiarato di trasformare Boscotrecase in un’eccellenza regionale.
Come è arrivato un chirurgo estetico a dirigere un ospedale covid? Sono anche specialista in anestesia e rianimazione e fui assunto nell’Asl con questo ruolo, per essere poi trasferito alla direzione sanitaria per problemi di salute 14 anni fa; nel tempo ho acquisito competenze che mi hanno consentito di accedere anche al ruolo di direttore sanitario, che penso di svolgere molto bene perché in sostanza sono un manager. I direttori sanitari sono quasi sempre degli igienisti, con una grande capacità nel loro lavoro e anche nel governo clinico: io ho avuto la fortuna in questi anni di imparare ciò che mi mancava per quanto riguarda l’ambito dell’igiene e della prevenzione appunto, avendo già una forte base tecnica che mi veniva dall’essere chirurgo e rianimatore, per
221 cui riesco a gestire tutti questi aspetti. E poi ho un gruppo valido che lavora con me. Prima di venire a Boscotrecase ero alla direzione del S. Leonardo a Castellammare, dove ho aperto, inaugurato, organizzato, riqualificato, dando un nuovo volto alla struttura ( per esempio, terapia intensiva neonatale, tac con contrasto, nuova pediatria che sono riuscito ad aprire, riqualificazione del reparto di ginecologia, reparto di nefrologia che io sono riuscito ad aprire), insomma ho cambiato il volto a quell’ospedale. Sono incardinato nella direzione sanitaria strategica, alle dirette dipendenze del direttore generale dell’asl Napoli 3 Sud, l’ingegner Gennaro Sosto e del direttore sanitario Gaetano D’Onofrio e sono sempre in contatto con il direttore amministrativo aziendale Giuseppe Esposito. Il mio incarico ufficiale è monitoraggio, vigilanza e controllo delle funzioni datoriali, vale a dire lavoro a supporto di tutti i direttori. Lei ha dalla sua una personalità molto dinamica, con tanti interessi ed è stato proiettato in una realtà ospedaliera complessa come quella di Boscotrecase in cui proprio queste sue capacità di problem solving sono un valore aggiunto. Con quale ruolo ha preso servizio a Boscotrecase? Ho preso servizio agli inizi di marzo, nella sostanza mi hanno mandato qui a trasformare l’ospedale. Qualche giornalista mi ha definito
“l’uomo dell’emergenza”, un appellativo che
zienda e qui c’era un altro direttore, in quanto il
c’era bisogno di ventilatori e di posti letto di
insieme mi lusinga e mi spaventa. E come l’ho
direttore di Boscotrecase è anche il direttore del
rianimazione.
Maresca di Torre del Gre-
Come è riuscito a superare questi problemi?
co (anche le UOC dei due
Qualcuno c’era già, per il resto la direzione
ospedali sono affidate allo
strategica ha iniziato ad acquistarli, successiva-
stesso primario). Presto ci
mente altri li ha forniti la Protezione Civile. In
siamo resi conto che il di-
7 giorni ho azzerato completamente l’ospedale
rettore non poteva seguire
nelle sue specialità ordinarie e ho fatto realiz-
contemporaneamente due
zare la rianimazione nella sala operatoria, con
ospedali per cui a me viene
12 posti. Dopo 3 giorni avevamo 12 ricoverati
affidata la direzione sani-
in intensiva, quindi era piena, e 40 in subin-
taria del solo ospedale di
tensiva: a quel punto ho fatto trasferire da altri
Boscotrecase. I primi giorni il caos era totale:
ospedali alcune specialistiche, per esempio la
fatto in altre strutture per riqualificarle qui a Boscotrecase la mia missione era di trasformare l’ospedale in funzione dell’emergenza sanitaria, facendone un covid hospital ma non solo. E’ vero, questo è un
Come infettivologo ho voluto Carmine Coppola, grande patologo interventista, è riuscito a negativizzare 1000 casi di epatite C, lui si è portato anche il suo aiuto Fernando Scarano.
ospedale complesso e io arrivo come commissario responsabile dell’emergenza Covid-19 nell’A-
pneumologia, e in pochi giorni ancora trasformiamo l’ospedale in ospedale covid con un’offerta di prestazioni sanitarie a 360°. Abbiamo garantito tutti gli interventi necessari ai malati covid per tutte le specialistiche mediche, tutte le chirurgie, ortopedia, tutte le medicine, psicologia, che hanno supportato anche il nostro personale, due stanze di psichiatria per i ricoverati: tutto questo ha fatto ì che diventassimo un punto di riferimento, avendo al momento 150 posti letto e un personale di 300 unità, con cui abbiamo formato un’ottima squadra.
accanto ai malati. Poi essendoci anche la pos-
un momento di emergenza storico, come non
sibilità di creare una rianimazione strutturata,
se ne vedevano dalla fine della Seconda Guerra
l’abbiamo realizzata in 36 giorni, conta 12 po-
Mondiale, è stato un attacco da parte di un ne-
sti letto e uno di isolamento, ed è sempre diret-
mico che ci ha trovati impreparati. Ma parliamo
ta dal dottore Di Caterino. Comunque quella
anche di decessi, perché non voglio racconta-
messa su nel blocco operatorio ha garantito
re una favola, dire che è andato tutto bene.
la possibilità di accogliere
Tenga presente che abbiamo accolto malati
e curare malati che, di-
già intubati nei Pronto Soccorso, quindi spesso
versamente, non avevano
persone anziane, con altre malattie pregresse
un posto in ospedale, che
cui si è aggiunto il Covid-19: di questi ne abbia-
giravano nelle ambulanze
mo salvati abbastanza e lo abbiamo fatto pur
senza trovare collocazione
ricevendo tutti i giorni input contrastanti, senza
ed è anche successo che
protocolli certi, per cui ci siamo necessariamen-
l’ambulanza terminasse la
te mossi secondo le conoscenze ed esperienze
sua dotazione di ossige-
acquisite sul campo e secondo coscienza, con
no, o che erano fermi nei
la pesante responsabilità di avere nelle nostre
Pronto Soccorso.
mani la vita delle persone. Coloro i quali sono
Io sono fatto per le battaglie, fin da giovane, il mio obiettivo è il malato, farlo ricoverare, curarlo nel modo migliore e riuscire a farlo uscire guarito, una morte per me è una sconfitta, noi siamo i meccanici di Dio e questo mestiere dobbiamo farlo bene.
Ha trovato buona accoglienza per i suoi progetti? Al mio arrivo ho trovato una situazione complessa anche sotto il profilo organizzativo, avevo una quota del personale ammalato a casa e una quota in smart working. Il primario pneumologo è venuto da Pollena, per la medicina generale ho preso un primario nuovo perché qui non c’era la medicina, ho avuto un buon supporto da cardiologia, reparto diretto da Carlo Sestri con il suo caposala Giovanni Savino, e dal primario di anestesia e rianimazione Emilio Di Caterino con il suo caposala: tutti loro si sono ritrovati addosso la gestione di una rianimazione che fino a pochi giorni prima non c’era, con tutto ciò che comporta data la complessità di questo tipo di reparto. Come infettivologo ho voluto Carmine Coppola, grande patologo interventista, è riuscito a negativizzare 1000 casi di epatite C, lui si è portato anche il suo aiuto Fernando Scarano. Ecco queste sono le eccellenze, persone che stanno in reparto
Nel
momento
in
cui
venuti lamentando disturbi respiratori seri li ab-
questo ospedale si è assunto il carico dei
biamo salvati tutti e quando sembrava che la
pazienti covid avete consentito alle altre
situazione si stesse calmando, sono arrivati 14
strutture di lavorare più serenamente.
positivi da una rsa, il più giovane aveva 80 anni
E di interrompere la catena dei contagi. Tutti
e anche molti di loro li abbiamo guariti. L’ulti-
qui hanno avuto il posto letto e assistenza, e
ma deceduta aveva 99 anni, la consideravamo
subito dopo le cure, l’alternativa era che queste
la nostra mascotte... Io voglio che la gente ab-
persone morissero per strada. Abbiamo vissuto
bia fiducia nell’ospedale, deve sapere di avere a
disposizione una struttura e degli interlocutori
In questo momento non abbiamo nessun ri-
lo abbiamo realizzato qui, lo considero un pun-
che la curino e - forse - riescono a guarirla e a
coverato per Covid-19, se dovesse arrivare
to di forza che, quando verrò aperto il reparto
farla tornare a casa. Ma si deve avere la certez-
qualcuno lo trasferiremmo al Cotugno. Le in-
di Castellammare, trasformeremo in chirurgia
za della cura, non si deve temere di entrare in
dicazioni della Direzione Strategica sono di una
vascolare con il dottor Pignatelli. Altra eccellen-
ospedale.
ripresa delle attività normali, anche se siamo
za è l’ortopedia che si dedicherà per ora alle
Il personale ha avuto problemi di approv-
in grado in due giorni di
vigionamento dei dispositivi di sicurezza,
tornare ad essere struttura
ci sono stati contagi?
per la cura del Covid-19,
Ci sono stati momenti in cui avevamo una sola
ma non possiamo nascon-
mascherina per tutta la giornata, e ciò ci pre-
derci che l’impatto dell’e-
occupava per un eventuale contagio, e talvolta
sperienza dell’epidemia ha
scarseggiavano le tute; molti di noi non sono
cambiato di molto sia certi
tornati a casa, io stesso avendo una figlia on-
aspetti tecnologici che or-
genza con una sezione di
cologica e quindi immunodepressa non me la
ganizzativi degli ospedali,
OBI e una seconda tac, tut-
sono sentita di rischiare, e così tanti colleghi e
adesso l’ospedale ha una rianimazione, e ab-
to sullo stesso livello, in modo da razionalizzare
infermieri, chi non aveva una seconda casa ha
biamo ricevuto fondi, attrezzature, personale.
e rendere più efficiente il lavoro.
dormito qui: va detto che nessuno di noi si è
Quali considera i punti di forza di questo
Il suo mandato quanto dura?
contagiato, ma abbiamo anche avuto fortuna
ospedale e quali vorrebbe far crescere?
Ho un mandato che termina quando finirà l’e-
avendo gestito allo stesso momento oltre 100
Il Covid ha portato risorse e mi auguro che con-
mergenza, perché sono arrivato qui per gesti-
malati covid.
tinui questo trend che ci ha già consentito di
re l’emergenza, ma anche per riqualificare la
Avete usato il protocollo Ascierto, la tera-
migliorare i reparti e i servizi offerti: è aperta
struttura. Attendiamo il completamento delle
pia basata sul Tocilizumab?
infatti la pneumologia, anche di tipo interventi-
indicazioni da parte della direzione strategica
Sì e da noi il risultato è stato positivo, molti am-
stico, unica nell’asl Napoli 3 Sud, medicina ge-
sulla destinazione dei quattro piani dell’ospe-
malati sono guariti.
nerale, chirurgia e traumatologia, la cardiolo-
dale che ancora sono allo stato di grezzo, con i
Adesso che l’epidemia, almeno in Italia,
gia utic-emodinamica, reparto salvavita, infatti
fondi che arriveranno potremmo completare in
appare meno aggressiva, questo ospedale
si dedica alla cura degli infartuati, e poi c’è il
breve tempo i primi due piani dei quattro.
può cominciare a guardare verso altri oriz-
dottor Gennaro Maresca. Questo reparto si do-
Accade che un certo tipo di malavita locale
zonti: quali sono?
vrebbe fare a Castellammare ma nel frattempo
abbia interesse che ci siano ospedali in cui
Ho un mandato che termina quando finirà l’emergenza, perché sono arrivato qui per gestire l’emergenza, ma anche per riqualificare la struttura.
sole fratture di femore e, ancora, poiché abbiamo il Pronto Soccorso chiuso per riqualificazione, realizzeremo una “piastra” di accettazione di Pronto Soccorso e medicina di ur-
portare, diciamo con tranquillità, i propri
Quindi si sente un guerriero, si sente in
ospedale che ha avuto finora una attività
affiliati nel caso abbiano bisogno di cure.
trincea?
altalenante, con fasi anche di compressio-
L’ospedale di Boscotrecase ha questo tipo
Sì, ma non in quanto lavoro in questo ospeda-
ne dei servizi erogati? Quando c’è sfiducia
di problema?
le, ma perché ho un mio codice d’onore che
possono esserci anche episodi violenti, ri-
Sto parlando con lei in qualità di Direttore di
seguo da sempre.
luttanza a recarsi in ospedale e può cresce-
una struttura pubblica, ma sono anche un
Questo è un cantiere o un campo di bat-
re il numero delle cause contro i medici e
uomo con la sua personalità che inevitabilmen-
taglia?
la struttura. Lei avverte questi problemi?
te ha un peso nelle decisioni che prendo. Fatta
E’ un ospedale con un’area-cantiere! Per quan-
E’ vero, problemi di sfiducia ce ne sono stati.
questa premessa, le dico che si tratta di logiche
to mi riguarda qui si deve parlare di medicina,
Qui ci sono i sindacati e sono sindacati duri che
di cui sento parlare spesso ma di cui non mi im-
di cure, di soluzioni ai problemi che devono es-
svolgono il loro lavoro, eppure sono gli unici
porta niente - e so che gli altri crederanno poco
sere uguali per tutti. Se non piace questo mio
che mi hanno dato una grossa mano, i caposa-
a ciò che dico. Quando arriva una persona che
modo di vedere le cose. la soluzione c’è, man-
la sindacalisti, gente decisa, mi sono stati vicini,
è stata vittima di una sparatoria c’è paura nel
datemi via, ma finché resto sono io a decide-
hanno sentito che siamo una squadra, io più
Pronto Soccorso, soprattutto fra chi è in prima
re, sempre su indicazione della direzione stra-
che il loro Direttore sono il loro riferimento. E
linea, medici, infermieri e portantini, perché in-
tegica. Ricevere questo incarico nel momento
ciò non mi però ha impedito di firmare prov-
sieme a lui arriveranno quelli della sua fazione
più difficile, come è accaduto, lo considero un
vedimenti disciplinari, quando l’ho considerato
e magari anche i sostenitori della fazione rivale.
onore, è il riconoscimento della stima da par-
necessario.
Da parte mia, lo considero un malato da curare
te della direzione e li ringrazio per questo. Poi
Cosa le dà energia tutta l’energia che met-
esattamente come chi è coinvolto in un inci-
l’intensificarsi dei rapporti con i direttori Sosto
te nel suo lavoro?
dente stradale. Io non ho nella mia esperienza
e D’Onofrio mi ha consentito di scoprire due
Io sono fatto per le battaglie, fin da giovane, il
notizia di gente che chieda cose strane, ma se
persone eccezionali, Sosto è una persona se-
mio obiettivo è il malato, farlo ricoverare, cu-
dovessi averla non grazio nessuno… neanche
ria ed è un grande manager, ci confrontiamo
rarlo nel modo migliore e riuscire a farlo uscire
il ministro (come dicono a Napoli) e questa ri-
e ci sentiamo moltissimo. E va anche detto che
guarito, una morte per me è una sconfitta, noi
sposta è certamente frutto del mio carattere. Il
in questi mesi drammatici non siamo mai stati
siamo i meccanici di Dio e questo mestiere dob-
camorrista, ma anche il dipendente dell’ospe-
lasciati soli, paradossalmente neppure da voi
biamo farlo bene.
dale che si atteggia a tale, qui con me non ha
giornalisti - e lo dico in senso positivo.
spazio, perché la “via del guerriero è la morte”.
Come viene percepito dal territorio questo
GLI EFFETTI COLLATERALI DEL COVID19: SINDROME DA CHOCK POST TRAUMATICO Text_ Silvia Buchner Photo_ RSV Psicologo e psicoterapeuta, laureato in psicologia clinica allUniversità Vanvitelli/Sun, perfezionato in psicodiagnostica, poi ha frequentato la scuola di specializzazione biennale sul test di Rorschach e si è specializzato in psicoterapia ad orientamento psicoanalitico all’istituto freudiano, entrambi a Roma. Ha lavorato nel corpo militare della Croce Rossa Italiana e nell’esercito italiano come ufficiale psicologo maturando una competenza nella psicologia delle emergenze e ha operato in diversi scenari di conflitto armato e di disastri naturali e umani. Attualmente è dirigente psicologo presso l’UOC (Unità Operativa Complessa) di prevenzione e protezione aziendale dell’Asl Napoli 2 Nord, che si interessa della sicurezza sul lavoro dei dipendenti dell’Asl e, all’interno del grosso capitolo della sicurezza sul lavoro, c’è appunto il benessere psicologico. Il dottor Nardiello si occupa dell’analisi dello stress lavoro-correlato in tutte le unità e le articolazioni dell’Azienda sanitaria, che copre un territorio molto ampio che va dall’isola d’Ischia fino ai comuni di Acerra e Afragola, abbracciando l’area nord ovest della città di Napoli. Valuta, quindi, lo stress lavoro-correlato nelle organizzazioni - in connessione al ruolo svolto, alle funzioni gerarchiche, alle componenti relazionali fra le diverse persone che compongono l’organizzazione in cui il soggetto è professionalmente impegnato - e individuale attraverso programmi di supporto, sportelli di ascolto, colloqui individuali o di gruppo come quelli messi in atto durante l’emergenza Covid.
Domenico Nardiello. Cos’è il disturbo da stress post traumatico?
come in ambiente militare, ma questa ha avuto una particolarità, è stata
La classificazione delle vittime dei disastri secondo lo studio di Taylor e
la prima volta, dopo l’ultimo conflitto mondiale, che la sanità pubblica
Frazer, si articola in 6 livelli e, se ai primi due gradini ci sono la vittima e
stessa è diventata lo scenario dell’emergenza, dei grossi numeri, dell’im-
i suoi familiari e le persone che gli erano accanto durante l’evento cata-
prevedibilità, della sproporzione, che sono le caratteristiche tipiche del
strofico, al terzo livello si collocano i soccorritori, le persone che lavorano
teatro emergenziale.
per aiutare le vittime quindi, nel caso dell’emergenza Covid 19, il perso-
Prendendo a prestito un termine dalla sismologia, è come se l’epi-
nale sanitario. Ho visto da vicino tanti contesti emergenziali, legati ai civili
centro del terremoto fosse la sanità stessa?
Proprio così. Quando descriviamo gli scenari emergenziali essi sono de-
tà. Classificate, infatti, a partire dai disturbi manifestati dai reduci della
finiti una psicosi, una follia del mondo esterno, che catapultano le per-
guerra del Vietnam, dopo l’attentato alle Torri Gemelle e gli altri attentati
sone in un contesto sovvertito, in questo caso il contesto che ha subito
terroristici degli inizi del XXI secolo si è scelto di dedicare alla patologia
lo sconvolgimento è quello stesso che di solito porta soccorso, il siste-
mentale da stress post traumatico un capitolo a sé chiamandolo “Disturbi
ma della sanità con tutta la sua organizzazione. Il teatro emergenziale è
correlati a eventi traumatici e stressanti”. Mentre tutti gli altri disturbi
sconvolto dalla impossibilità di prevedere e di muoversi in una situazione
mentali nei manuali vengono imputati a cause multifattoriali (struttura di
organizzata, situazione che per definizione caratterizza l’ambiente degli
personalità, eventi vissuti, ambiente familiare), questo è l’unico che abbia
ospedali, in cui tutto segue un protocollo ben preciso e vige di solito una
la causa scatenante certa, cioè un evento critico grave che ha compor-
precisa organizzazione. Quando è esplosa la pandemia, invece, la sanità
tato l’insorgere di un certo tipo di manifestazioni. E tutto ciò conferisce
pubblica si è trovata ad essere lo scenario della catastrofe perché questa
ancora maggiore dignità alla psicologia delle emergenze, ambito di studi
è esplosa all’interno degli ospedali e di questo sistema complesso che è
che si interessa di come funzioniamo in situazioni che non sono quelle
entrato in crisi fanno naturalmente parte insieme ai sanitari i pazienti ed
ordinarie: i Pronto Soccorso ordinari di per sé sono un reparto di emer-
i loro parenti, quindi il disturbo può colpire nello stesso modo i pazienti,
genza, ma non è il teatro di una catastrofe, come è stato invece nei mesi
la prima cerchia attorno a loro (familiari, conoscenti stretti) e gli operatori
in cui ha dilagato il virus, e lo stesso vale per i reparti di rianimazione che
sanitari. Il fatto che chi di solito porta soccorso si è visto colpito nelle sue
sono sicuramente un contesto particolare ma non quello che si è visto in
strutture portanti è un passaggio essenziale: la sanità ordinaria è stata
questi mesi.
obbligata a riorganizzarsi rapidamente per dare una risposta che come
Chi sono le vittime del disturbo del disturbo da stress post trauma-
ospedali ordinari appunto non si era pronti a fornire. Discorso a sé è quel-
tico e che conseguenze ha sulla psiche?
lo di strutture come l’ospedale Cotugno, perché lì medici ed infermieri si
Le vittime ci possono essere sia nella popolazione, che fra i soccorritori,
sanno muovere perfettamente nei protocolli per le malattie infettive, al
ed i primi sono più vulnerabili avendo una resistenza allo stress minore.
punto che hanno dato supporto ad altre strutture con lezioni sull’uso dei
La nuova classificazione di cui ho detto afferma che quando la criticità
dispositivi di sicurezza individuali. Invece i medici ed infermieri del Santa
del contesto si innalza oltre un certo livello, generando eventi traumatici
Maria delle Grazie, del S. Giuliano, ecc. che non sapevano nulla o quasi
o stressanti, le persone possono risentirne manifestando per esempio il
di tutto questo, in tempi brevissimi hanno dovuto apprendere e mettere
disturbo da stress acuto, alcuni disturbi dell’adattamento, cosa di cui si
in atto protocolli e tecniche nuovi, riscrivere i percorsi negli ospedali, svol-
parla pochissimo, ma che invece è preponderante nel personale che sto
gere 6-8 ore di lavoro in cui oltre a dover essere concentrati sull’operato
ascoltando in questo periodo e che ha diverse manifestazioni, come non
tecnico dovevano stare attenti a non toccarsi, a non contagiarsi con gesti
riuscire più a dormire, sviluppare insofferenza verso l’ambiente in cui pri-
banali come asciugare il sudore che cola lungo il viso, con il timore di
ma ci si trovava bene, per esempio il reparto in cui si lavora. La percentua-
portare il contagio a casa. In queste condizioni ci sono tutte le premesse
le di persone colpite da questi problemi sarà molto bassa, in particolare
perché nasca un disturbo da stress post traumatico.
fra gli operatori sanitari che sono più protetti psicologicamente, come
Tutte le figure presenti con ruoli distinti sul teatro dell’emergenza
abbiamo detto, ma sicuramente ci saranno soggetti che svilupperanno la
(degenti, parenti, personale) sono passibili di essere colpite dal
patologia. Al momento vediamo ancora i casi di disturbo acuto da stress,
disturbo da stress post traumatico: non c’è nessuna differenza fra
la cui manifestazione più diffusa è l’insonnia e in genere i disturbi del son-
loro?
no (difficoltà nell’addormentamento, risvegli notturni, risvegli mattutini
Sì, c’è, mentre la persona comune, i cittadini colpiti dal Covid, come quel-
precoci, ecc.) che sono il primo campanello d’allarme. Ma, attenzione,
li sotto le macerie a causa di un terremoto, non sono preparati a tutto
accanto al disturbo acuto da stress, cioè quello che si manifesta nell’im-
questo, si sono trovati lì involontariamente, l’operatore sanitario, come il
mediato ed entro un mese dall’evento, esiste anche quello che insorge
vigile del fuoco, ha tutta una serie di elementi protettivi interni ed esterni
fino a sei mesi dopo, quindi se il momento critico in Campania è stato
che aumentano un po’ la resistenza psicologica e per questa ragione
fra la metà di marzo e la metà di maggio, potremmo avere persone che
hanno potuto lavorare per 2-3 mesi essendo sotto stress.
a Natale cominceranno a non dormire bene.
Da cosa sono determinati questi fattori protettivi che i soccorritori hanno rispetto allo stress? Ci sono fattori esterni ed interni. Quelli esterni sono dati in primo luogo dall’appartenere ad un gruppo, che ha il suo segno più evidente nell’avere addosso un’uniforme, e che è uno status fortemente protettivo in situazioni di emergenza e poi la formazione, quella di base e quella continua, sono molto importanti. I fattori protettivi interni sono la struttura di personalità, la motivazione che ha spinto a scegliere quel tipo di lavoro. Si può anche decidere di diventare medico per ragioni di carriera o di soddisfazione economica, ma in genere lavorare a tu per tu con la sofferenza, con le persone che stanno male e possono morire non è da tutti, è una scelta che si fa da giovanissimi perché si ha un carattere che ti spinge in quella direzione e ti supporta. Questi elementi interni ti aiutano in caso di un carico emotivo particolarmente pesante e, di conseguenza, è più difficile che in queste persone si strutturi il disturbo da stress post traumatico. Che specificità ha il disturbo da stress post traumatico? Questo tipo di patologia, fino a circa 10 anni fa, era classificato fra i disturbi d’ansia; invece negli ultimi tempi alle patologie che si sviluppano in seguito a eventi traumatici importanti si è attribuita una maggiore digni-
Non crede che anche la reazione al problema da parte di chi ne
del Covid, ignorare il problema, non ricorrere alle cure avrà come effetto
verrà colpito sarà diversa? L’operatore sanitario ha una maggio-
che la curva dei bisogni psicosociali si allungherà nel tempo e crescerà in
re consapevolezza che manca al cittadino e quindi maggiori stru-
altezza: ma le strutture ci sono, nella nostra Asl ci sono 7 unità territoriali
menti per individuare la soluzione, mentre cosa accadrà alle vitti-
di salute mentale e due reparti di tipo psichiatrico per la diagnosi e la
me comuni?
cura, quindi l’offerta terapeutica è grande, il problema è che la domanda
In uno scenario di emergenza la curva dell’emersione dei bisogni che si
da parte della popolazione ha il freno a mano tirato.
alza per ultima, ma che rimane alta più a lungo, è proprio la curva dei
Quali sono le terapie?
bisogni psicosociali: nell’immediato dell’emergenza, infatti, cresce rapi-
In fase acuta, quando ci sono sintomi che disturbano molto (contro l’in-
damente la curva dei bisogni sanitari (per esempio accedere alle cure),
sonnia, per gestire attacchi di panico, per ridurre l’ossessività di alcu-
successivamente sale la curva dei bisogni materiali (per esempio le ma-
ni pensieri), può essere utile il supporto farmacologico che deve essere
scherine), ma nel tempo medio e in quello lungo ecco che si eleva quella
prescritto dallo psichiatra, ma in certi casi anche dal medico di base. Se
dei bisogni psicosociali, in cui rientra la necessità di gestire con successo
necessario si può attuare una strategia terapeutica congiunta fra farmaci
il disturbo da stress post traumatico. Inoltre, mentre il disturbo acuto dà
e psicoterapia. Sono utili gli approcci di tipo psicologico breve, che ab-
la possibilità di lavorare subito sul paziente, quello post traumatico ha
biamo messo in atto anche per il personale attraverso i gruppi di scarico
avuto modo di strutturarsi nella personalità del soggetto e quindi è più
emotivo. La nostra Azienda è una delle epoche che li ha attuati, perché
difficile da eradicare.
molti hanno preferito lavorare solo con il sostegno a distanza, via te-
Cosa si deve fare se si pensa di avere questo problema?
lefono o via skype. Noi accanto a questo abbiamo organizzato anche
I sintomi sono simili per il disturbo da stress acuto e post traumatico, la
incontri dal vivo per il personale, naturalmente con tutte le indicazioni
differenza sta solo nei tempi in cui si manifesta. I sintomi sono le difficoltà
sulla distanza, in ambienti ampi, per es cappelle, sale riunioni, che dopo
del sonno, i pensieri ricorrenti sull’evento subito, magari una persona che
venivano sanificati. Qui due psicologi insieme hanno incontrato fino a
è stata ricoverata non riesce a scollarsi dall’immagine del letto e della
5 persone che hanno potuto parlare dal vivo con loro durante la piena
stanza in cui era in ospedale, dei medici bardati con i dpi, e questi pensieri diventano intrusivi, cioè disturbano gli altri pensieri, magari mentre si è intenti a fare altro, e ancora oscillazioni dell’umore che aumentano rispetto al solito, flashback importanti del vissuto anche accompagnati da odori, suoni sentiti nell’ospedale, tendenza all’isolamento sociale, irritabilità, aumento della rabbia. Ecco, tutti questi segni nelle persone che hanno vissuto il contesto emergenziale, pazienti, loro stretti congiunti e personale sanitario, devono essere dei campanelli d’allarme, come la febbre e i dolori articolari rispetto al sospetto di aver contratto l’influenza. Quindi se si manifestano bisogna andare dal medico di famiglia (mentre l’operatore sanitario andrà dal medico aziendale, essendo una patologia correlata al proprio lavoro) che saprà indirizzare adeguatamente la persona. Ma non si deve ignorare il problema, anche se è vero che per ragioni culturali in Occidente la richiesta di aiuto psicologico fa ancora fatica a emergere. E non mi riferisco solo al disturbo da stress post traumatico: la conseguenza è che i pazienti arrivano da noi con i disturbi conclamati già gravi. Accade anche nei giovani, in cui magari una patologia fisica viene subito indagata mentre di quella che riguarda la psiche si pensa “tanto passa da sola”, ma così non è. Tornando alle conseguenze psicologiche
emergenza, cosa non da poco in fase 1. Abbiamo personalizzato sull’e-
spaventate dai sintomi che manifestano ma, in realtà, in una grossa fetta
mergenza Covid una tecnica famosa della psicologia emergenziale che è
della popolazione, come degli operatori, questi sintomi post traumatici
il defusing. E’ appunto un incontro che dura poco, 25 minuti, e le perso-
restano ad un livello fisiologico. I soggetti hanno subito un’offesa straor-
ne che partecipano devono aver vissuto le medesime situazioni, anche lo
dinaria da parte del contesto e la mente ha dovuto lavorare per produrre
psicologo deve essere una figura interna all’ospedale, in modo da cono-
una risposta a questa offesa, quindi tutta una serie di segni e sintomi sul
scere già ciò che avviene. L’epidemia da Covid 19 si è caratterizzata per
corpo, sulla mente e sulle relazioni umane è fisiologica e il ruolo dello
un enorme bombardamento di informazioni, quindi il parlare sui fatti, per
psicologo in questo momento consiste nel capire se i segnali che una
esempio la mancanza delle strumentazioni, dei dispositivi ma anche del
persona riceve da se stessa rimangono nell’ambito fisiologico o sfociano
senso di inadeguatezza era continuo e disturbante per gli operatori, per
nel patologico. E se sono fisiologici lavora per raggiungere appunto la
cui questi concetti sono stati dati come noti ai presenti, che erano tutti
normalizzazione, che si ottiene conducendo il soggetto durante i 3 in-
professionisti ospedalieri e che di questo parlavano fra di loro sempre,
contri ad utilizzare le sue strategie di fronteggiamento, a formulare una
e tenuti fuori dal setting, per lasciare spazio ad altro, per supportare le
risposta di normalizzazione attraverso l’analisi delle sue risorse, delle sue
persone direttamente nelle fasi dei pensieri e delle emozioni. Quindi in
capacità di risposta, delle sue competenze. Se invece dagli incontri emer-
un tempo breve hanno potuto far riaffiorare ciò che provavano e che non
ge che i segni ed i sintomi si sono già organizzati in un disturbo acuto
necessariamente avevano fino a quel momento condiviso.
da stress, perché siamo ancora in quella fase, si indirizza la persona ad
Cosa è venuto fuori?
uno psichiatra o ad uno psicoterapeuta. In questo momento gli incontri
Tante lacrime, senso di angoscia, paure. In quei 20 minuti hanno messo
sono essenziali per capire in tempo cosa sta accadendo nelle persone che
in parole cose che fuori da quella stanza e senza quel sostegno tecnico
si rivolgono a noi: quindi adesso la psicologia dell’emergenza ha la fun-
non sarebbero emerse.
zione di prevenzione secondaria rispetto all’insorgere di una patologia
Gli operatori sanitari hanno usato questi servizi messi a disposi-
della psiche(mentre nei gruppi di defusing durante a fase 1 si trattava di
zione dall’Asl?
prevenzione primaria).
Durante la fase 1 della pandemia al servizio di sostegno telefonico, con 6 psicoanalisti a disposizione, non è arrivata nessuna chiamata mentre i piccoli gruppi dal vivo hanno avuto una certa risposta, timida ma c’è stata per un totale di circa 20 gruppi. Che in fase 1 non è poco; peraltro noi tecnici ce lo aspettavamo perché quella è la fase dell’agire, del fare, la chiamiamo della luna di miele, è la fase eroica, il periodo in cui il soccorritore, l’operatore sanitario quadi non sente la fatica. In quel momento solo il sapere che se necessario l’appoggio psicologico c’è, è già sufficiente. Appena, però, è scattata ufficialmente la fase 2, ed è quindi terminata quella che ho definito “luna di miele”, abbiamo assistito a un’inversione di atteggiamento: è iniziata la richiesta di aiuto, è emerso insomma il bisogno psicosociale da parte degli operatori. Hanno infatti iniziato a chiamare i medici competenti. Come si articola l’appoggio nella fase 2? Abbiamo attivato lo sportello di ascolto Covid fase 2: sono ripresi i colloqui individuali, di persona, articolati in 3 incontri, che servono allo psicologo a capire se il malessere lamentato si è già strutturato in una patologia o è qualcosa di normalizzabile. Il primo obiettivo della psicologia delle emergenze, infatti, è il processo di normalizzazione: le persone sono sì
RUGGI D’ARAGONA Vincenzo D’Amato, nominato direttore generale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria S. Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona a Salerno dopo aver gestito, nella veste di commissario straordinario, l’emergenza sanitaria causata dalla pandemia, illustra, insieme al direttore sanitario dottoressa Anna Borrelli, le procedure attuate contro il Covid-19 nel più importante ospedale di Salerno che comprende quattro plessi, fra cui il covid hospital Giovanni da Procida. Quest’ultimo, allestito in tempi assai brevi in una struttura di solito dedicata alla riabilitazione peumologica, ha preso in carico con esiti molto positivi i malati, consentendo al Ruggi di riprendere il suo importante compito di ospedale di una delle città più importanti della Campania con un territorio provinciale molto vasto, coordinando anche il lavoro delle strutture dislocate nella costiera amalfitana e a Cava de’ Tirreni, località dalla forte vocazione turistica e che quindi vedono crescere molto durante la stagione estiva gli abitanti e, di conseguenza, i potenziali fruitori dei servizi sanitari.
Direttore, che tipo di organizzazione avete messo a punto per fronteggiare l’epidemia? Vincenzo D’Amato: In accordo con la regione Campania, da cui abbiamo ricevuto un finanziamento,
abbiamo
individuato
nel
Giovanni da Procida, ospedale di solito dedicato alla
riabilitazione
di
broncopneumologia,
la struttura da dedicare a covid center con lavori della durata massima di 60 giorni, dove abbiamo realizzato reparti a intensità di cura crescente per un totale di 102 posti letto cui si aggiunge una terapia subintensiva di 6 posti ed una intensiva di 8: l’abbiamo realizzato in meno di 60 giorni con l’allestimento completo di attrezzature e reclutamento del personale. L’apertura è stata fatta a step: prima i reparti,
poi la ventilazione assistita al letto del paziente con monitoraggio continuo, poi la subintensiva e, da ultimo, l’intensiva che per fortuna non abbiamo mai usato. Mentre i lavori di adeguamento al Giovanni da Procida procedevano, abbiamo dedicato ai malati covid il nuovo reparto di malattie infettive del Ruggi, dove c’erano già dei lavori in corso che abbiamo completato. Il reparto è stato pensato su più piani: subito abbiamo aperto una subintensiva con ventilazione assistita e, inoltre, abbiamo potenziato le attività di pronto soccorso specifiche per i pazienti covid, creando due stanze di isolamento, una tenda multifunzione e tre posti di isolamento dedicati alle reti tempo-dipendenti, in quanto il Ruggi interviene come hub nelle reti tempodipendenti per la frattura del femore, l’ictus, il trauma e l’infarto. Di conseguenza, i pazienti con questi problemi che erano anche covid positivi hanno avuto la possibilità di essere assistiti già in Pronto Soccorso in attesa dell’esito del tampone. Nel frattempo siamo stati i primi in Campania ad entrare a far parte della rete dei laboratori da affiancare al Cotugno, che in una fase iniziale. era il solo ad analizzare i tamponi, e siamo stati i primi ad avere un laboratorio specifico. Quindi avete anche dovuto organizzare i percorsi per gestire in sicurezza il personale e i pazienti. La dottoressa Anna Borrelli, che è adesso
qui con me, con il dottor Francesco De Caro
i percorsi e la tenda di pretriage essendo,
e la dottoressa Angela Annecchiarico, adesso
tranne il Da Procida, strutture dotate di Pronto
nominata direttore sanitario a Caserta, hanno
Soccorso. Oggi il Da Procida è tornato ad
realizzato i percorsi in modo efficace, tanto
essere ospedale riabilitativo mentre nei Pronto
che i contagi fra i dipendenti sono stati
Soccorso degli altri plessi le misure di sicurezza
pochissimi e, in alcuni casi, sono avvenuti
sono rimaste immutate.
sicuramente al di fuori dell’ospedale. Ci sono
Avete assai presto processato i tamponi
state ispezioni e sopralluoghi in tutti i nostri
autonomamente: quanti ne elaborate tamponi
presidi ospedalieri, infatti all’AOU Ruggi fanno
al giorno?
capo 4 plessi distribuiti sul territorio (presidio
Adesso circa 300; nel periodo più difficile
ospedaliero “Giovanni Da Procida” a Salerno,
siamo arrivati a 700-800 al giorno lavorando
ospedale “S. Maria Incoronata dell’Olmo” a
dalle 7 alle 23, ci ha aiutato il fatto di avere già
Cava dei Tirreni, presidio ospedaliero “Costa
le figure professionali interne adatte a svolgere
d’Amalfi” a Castiglione di Ravello, ospedale
questo lavoro.
“G. Fucito” a Mercato S. Severino), che nella
Dottoressa Borrelli, a lei nella veste di direttore
fase dell’emergenza hanno dovuto tutti avere
sanitario vorrei fare alcune domande più
specifiche sui problemi medici posti dal
del Cotugno, con quelli della Federico II e
del rianimatore, attento a che il quadro non
Covid-19. Cominciamo dal personale: avete
con il dottor Ascierto, ci scambiavamo ogni
peggiorasse. In seguito, abbiamo associato il
potuto assumere personale aggiuntivo?
tipo di informazione. Abbiamo pubblicato
cortisone che ha funzionato bene, anche se
Anna Borrelli. Sì, abbiamo reclutato molto
un lavoro sull’associazione di un farmaco
in principio era dato come controindicato,
personale aggiuntivo che veniva formato di
antinfiammatorio ed un anticoagulante nei
e gli anticoagulanti e i risultati sono stati
volta in volta circa la corretta vestizione e
pazienti covid, in particolare in sette di loro
buoni, in aprile già non avevamo più pazienti
svestizione e i protocolli di comportamento
ha avuto esiti molto buoni. E’ stato un lavoro
in subintensiva. Sono rimasti a lungo, invece,
per evitare il contagio, particolare attenzione
coordinato dal dottor Carmine Selleri, primario
in degenza, perché era necessario avere due
l’abbiamo dedicata al personale più esposto,
di ematologia, che ha studiato le autopsie
tamponi negativi prima delle dimissioni, e
quindi quello dei reparti di rianimazione,
eseguite negli USA e in Cina, dove peraltro ne
hanno impiegato molto tempo a negativizzarsi.
malattie infettive, pneumologia e Pronto
avevano fatte poche. Mano a mano, poi, tutti
Adesso l’età dei pazienti si è abbassata molto
Soccorso. Inoltre, poiché tranne che per le
gli studi fatti hanno orientato verso questa
e abbiamo molti paucisintomatici o del tutto
urgenze e per i malati oncologici tutti i ricoveri
associazione di farmaci, usata nel nord anche
asintomatici, mentre gli anziani sono diminuiti,
erano stati bloccati, gli otorini si sono resi
per la cura a domicilio. Noi come equipe
a mio parere perché sono molto più attenti a
disponibili per eseguire i tamponi rino-faringei
formata da pneumologo, infettivologo, medico
osservare le misure di sicurezza.
e a formare altri operatori all’esecuzione
di medicina interna e, se necessario, rianimatore
Nel caso in autunno doveste tornare ad
corretta di questo esame.
abbiamo usato molto precocemente la terapia
attivarvi come vi siete organizzati?
Che tasso di mortalità avete avuto?
antivirale che funziona solo se somministrata
Aumenteranno le ore di lavoro del laboratorio,
Il tasso di mortalità è dipeso molto dalle
presto, quando il danno polmonare non
abbiamo delocalizzato anche nei plessi di
comorbilità e la situazione è mutata nel
c’era ancora. A questo il dottor Polverino ha
Castiglione di Ravello e Mercato S. Severino
corso dei mesi: all’inizio, infatti, ci arrivavano
associato la ventilazione non invasiva che
attrezzature che consentono di elaborare il
per lo più pazienti anziani con almeno 2,7
garantiva l’ossigenazione, sotto il controllo
tampone in 20 minuti; siamo pronti, inoltre,
comorbilità, anche molto serie come il linfoma al quarto stadio e il diabete grave e in questi casi il tasso di mortalità è stato elevato. Di contro, non abbiamo avuto molti ricoveri in terapia intensiva. Al Giovanni da Procida dove il dottor Polverino ha coordinato il lavoro dello staff medico ci sono stati risultati molto buoni. Ciò che abbiamo capito presto di questa malattia è che nel momento in cui il paziente entrava in intensiva aveva poche possibilità di sopravvivenza, perché significava che era iniziata la cascata infiammatoria e i gravissimi problemi conseguenti di coagulazione intravascolare: con il suo approccio alla malattia il dottor Polverino, che è pneumologo, ha fatto sì che il paziente non si aggravasse. Hanno lavorato in modo efficace somministrando antinfiammatori e anticoagulanti in squadra con il dottor Alfonso Masullo, primario di malattie infettive. Il fatto è che dai medici cinesi erano arrivate indicazioni del tutto diverse, loro infatti consigliavano di intubare subito il paziente cosa che, anche sulla scorta della esperienza negativa negli ospedali lombardi, noi abbiamo evitato di fare quando possibile. Quindi voi, come del resto anche altri medici che ho sentito preparando questo lavoro di documentazione sull’emergenza in Campania, di fatto vi siete discostati dai protocolli che ricevevate dal Ministero e dalle autorità centrali. I nostri medici hanno studiato di notte alla ricerca di notizie utili e, per esempio, dalla documentazione relativa alle autopsie effettuate negli altri paesi hanno ricavato dati importanti per la terapia nei nostri pazienti. Eravamo, inoltre, in contatto con i colleghi
233
Immaginate un lago attraversato dalla brezza e circondato da colline terrazzate a falanghina e piedirosso su cui gioca il sole...
se necessario a far tornare il Da Procida covid
di
hospital; siamo tranquilli anche sul piano del
neuroriabilitazione,
personale e, soprattutto, adesso conosciamo il
mielolesi e i cerebrolesi. In questa ottica,
problema che dobbiamo affrontare.
anche il reparto di terapia intensiva realizzato
Può
darmi
qualche
indicazione
eccellenza
con
unità
destinato
spinale a
e
pazienti
sulla
per il Covid-19 potrà essere messo al servizio
destinazione del Giovanni da Procida una volta
di questo importante ambito, che ne ha
che l’epidemia sarà del tutto finita?
bisogno in fase di trattamento postacuto dei
Vorremmo farne un polo di riabilitazione
traumatizzati.
OSPEDALE GIOVANNI DA PROCIDA IL PROTOCOLLO POLVERINO
Text_ Silvia Buchner Photo_ Ischiacity
T
esto di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti. Testo di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti. Testo di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti. Testo di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti. Testo di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti. Testo di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti.
Testo di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti. Testo di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti. Testo di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti. Testo di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti. Testo di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti. Testo di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti. Testo di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti. Testo di fantasia inserito esclusivamente per riempire spazi vuoti.
Quando l’epidemia è esplosa, l’ospedale Giovanni da Procida a
no con 26 posti letto, lo stesso per il secondo piano, dove si trova la
Salerno è stato completamente dedicato ai pazienti affetti da
subintensiva di cui sono responsabile ufficialmente, anche se in realtà
covid. Che tipo di struttura era e quali interventi sono stati rea-
ho seguito tutti i reparti Covid, infine al terzo piano c’è la rianimazione
lizzati?
con 8 posti letto. In vista della possibile evoluzione della patologia da
Il Giovanni da Procida è un ex sanatorio, poi convertito in struttura
Covid 19, all’interno della pneumologia è stata allestita una endosco-
ospedaliera con un reparto dedicato alla cura dei pazienti con malattie
pia bronchiale o toracica (che prima era al 3 piano dove adesso c’è la
respiratorie e quando è iniziata l’emergenza sanitaria la regione Cam-
rianimazione). Oltre ad avere la sala broncoscopica siamo dotati anche
pania ha deciso di farne un covid hospital con dotazioni di alto livello,
di broncoscopi monouso, che quindi non necessitano di sterilizzazione:
in modo da consentire alle restanti strutture della città di dedicarsi
servono a broncoaspirare ed eseguire diagnosi in pazienti con tampone
ai pazienti affetti da altre patologie. L’abbiamo, quindi, ristrutturato
negativo ma con una clinica e radiologia suggestiva per infezione da
integralmente e oggi la pneumologia ha anche un reparto di terapia
Corona Virus o in pazienti positivi Il broncoaspirato, è essenziale perché
subintensiva da 6 posti letto, che peraltro ha la medesime dotazione
recuperando i liquidi del polmone profondo dà la certezza della pre-
tecnica dell’intensiva. Nella fase 1 dell’epidemia tutto l’ospedale è stato
senza o meno di materiale genetico del virus. Abbiamo anche un safety
trasformato per accogliere pazienti covid nei diversi stadi di gravità della
box che consente a noi operatori di essere in sicurezza mentre eseguia-
malattia per un totale di circa 110 posti letto, con tutte le attrezzature
mo l’esame. Al Giovanni da Procida è in funzione anche un reparto di
necessarie. I piani sono tre: al primo piano ci sono due reparti, ciascu-
cardiologia in cui si eseguono i test cardio-respiratori ed un reparto di
epatologia: a mio giudizio si tratta di un ottimo ospedale, competitivo.
guenza di ciò proble-
Mano a mano che un numero crescente di ammalati guarisce
mi funzionali.
sta emergendo un dato preoccupante: sembra che in una certa
La strategia te-
percentuale di persone che hanno contratto il covid 19 restino
rapeutica da lei
danni a livello polmonare.
attuata ha avuto
Noi pneumologi avevamo già messo in preventivo che una quota dei
un grande successo
pazienti affetti da polmonite da covid 19 potesse lamentare dei proble-
in termini di pazienti
mi cronici. E i primi pazienti dimessi ce lo confermano: alcuni dopo la
guariti ed ha la parti-
guarigione riscontrano presenza di tessuto fibrotico nei polmoni, anche
colarità di non ricorrere
se partivano da una situazione di polmoni sani. Per questo motivo vo-
mai all’intubazione.
gliamo dotarci anche di un pletismografo, cioè uno spirometro con una
E’ vero, nessuno dei miei pazienti ha
cabina per valutare i parametri funzionali del paziente e stabilire se è
ventilazione invasiva, che implica l’intubazione del soggetto e com-
necessaria una riabilitazione respiratoria. Questi pazienti in genere non
porta il contatto diretto con le vie aeree attraverso un tubo oronasale
necessitano di ossigenoterapia, ma dobbiamo valutare l’eventuale dan-
o naso -tracheale. Secondo le linee guida date all’inizio in presenza
no funzionale: una parte, infatti, di quel 30% di ex ammalati di covid
di specifiche condizioni di carenza di ossigeno nel sangue il paziente
19 che presentano alterazioni di tipo anatomico può avere in conse-
andava intubato prima possibile. Io, invece, ho scelto di usare, invece,
subito la
Riccardo Sepe Visconti 13 Maggio 2020
Spiaggia d’Ischia, anni ‘70: una fetta di dolce anguria di quel bel colore rosso rosso (la cui brillantezza puoi distinguerla così bene al sole dell’estate), da mordere mentre il succo ti cola tra le mani... per me da ragazzino significava libertà, allegria, felicità... Questa mattina, all’Ospedale Giovanni da Procida di Salerno stavo visitando il reparto Covid in compagnia dello pneumologo Benedetto Polverino e siamo entrati in una stanza dove è ricoverata una delle pazienti (le cui cure per contrastare l’infezione stanno dando ottimi risultati)... ma entrando nella stanza l’abbiamo trovata vuota, al ché il dottore ha incaricato immediatamente gli infermieri di cercare la paziente, preoccupato che si fosse potuta sentire poco bene nel bagno... bussando alla porta del gabinetto la signora non rispondeva e la tensione è immediatamente salita. L’ho trovata io, un paio di stanze più in là: la signora si era andata a sedere al fianco di una luminosa finestra ed aveva scelto quel luogo per pregare. Stringeva tra le mani un semplice rosario di plastica flourescente e guardando al di là delle lastre di vetro il procedere della Primavera nel rigoglioso parco che abbraccia l’Ospedale, recitava sommessamente le sue orazioni. Il volto sereno ed il corpo protetto da una vestaglia di un magnifico rosso-rosso anguria! Vedendo questa scena, pur non credendo in Dio, capisco che c’è molta Bellezza nella Creazione.
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il surfattante, fondamentale per la funzione polmonare, e l’enoxaparina
derlo nel caso, e infatti i nostri pazienti non hanno avuto nessun tipo di
(Ndr. Farmaco antitrombotico) fin dal primo momento: in realtà non
aritmia. Abbiamo anche controllato gli elettroliti (livello del potassio) e
sapevo che una delle conseguenze più gravi del diffondersi del virus
il dosaggio della zitromicina, antibiotico necessario per impedire even-
nei polmoni erano i danni vascolari, microtrombi diffusi riscontrati solo
tuali infezioni batteriche secondarie, ma che può provocare alterazione
quando si sono eseguite le autopsie, ma fin da studente quando sui
dell’elettrocardiogramma, sostituendola quando necessario con la ce-
pazienti usavamo la ventilazione meccanica non invasiva, stando essi
falosporina. Abbiamo sempre eseguito la ventilazione meccanica non
per ore in posizione seduta, ciò provocava un rallentamento del circolo
invasiva con i caschi e le maschere full face: Diversi pazienti presenta-
sanguigno e i questa condizione il mio professore all’epoca ci faceva
vano delle comorbilità, per esempio ipertensione, diabete, cardiopatie.
somministrare appunto la calciparina, che è sempre un antitrombotico.
In particolare, un paziente operato al cuore un mese prima di arrivare
Quando abbiamo somministrato l’idrossiclorochina (Ndr. Antimalarico
da noi ammalato di covid 19 e il cardiochirurgo che lo aveva operato
usato nella fase inziale dell’epidemia, che può provocare danni al cuore
non voleva si adoperasse la ventilazione perché poteva in effetti essere
e che quindi è stato eliminato dall’Aifa dai farmaci da usare contro il
controindicata, ma a io l’ho usata lo stesso e il paziente sta benissimo.
covid 19), abbiamo sempre controllato i parametri sensibili per sospen-
Ancora, abbiamo una paziente che si è infettata di Covid in ospedale
dove era andata per un intervento all’intestino ed è guarita.
il dottore Enrico Miraglia al S. Leonardo dove era stato realizzato un re-
Quanti pazienti avete trattato?
parto covid, in attesa di allestire questa struttura. Da aprile sono arrivati
Ventiquattro, è deceduta solo una paziente ottantenne in stato di coma
ad affiancarci gli pneumologi Maria Rosaria Castriotti e Matteo Me-
vigile da 5 anni per Alzheimer, arrivata già in uno stato di prostrazione
moli: è fondamentale per gestire i pazienti affetti da covid 19 avere del
fisica, in casi così il covid 19 è solo un cofattore che porta alla morte;
personale già preparato che già conosca la fisiopatologia respiratoria e
fra i 4 pazienti ancora in cura presso i covid center ne abbiamo un altro
abbia allenamento a eseguire la ventilazione. Abbiamo lavorato con 6
novantenne con caratteristiche simili.
infermieri e 3 oss per turno, mentre il medico era uno solo, essendoci
Che bacino di utenza serve la struttura?
sempre alternati noi quattro e con i colleghi abbiamo un ottimo rap-
Prima di diventare covid hospital eseguivamo quasi 1500 visite pneumo-
porto, confrontandoci sempre per ottenere i risultati migliori.
logiche all’anno con soli 8 posti letto, ero e sono ancora responsabile
I dispositivi di sicurezza sono sempre stati disponibili?
della polisonnografia, siamo l’unica struttura abilitata dell’azienda per
I dispositivi li abbiamo sempre avuti, come le attrezzature; ero solo
eseguire questo esame e nell’ultimo anno abbiamo fatto 530 polison-
poco avvezzo alla vestizione ma grazie ai video tutorial abbiamo impa-
nografie (necessarie anche per ottenere la patente). Siamo inoltre cen-
rato in fretta e non si è registrato nessun contagio del personale.
tro regionale per la tubercolosi e facciamo parte del gruppo oncologico multidisciplinare (GOM) per la neoplasia polmonare. Lei ha sempre lavorato al Giovanni da Procida durante l’epidemia? No, quando è esplosa in Campania, dal 15 al 30 marzo ho lavorato con
T
ra i tanti disegni dei bambini che decorano le pareti della sala d’aspetto della clinica Pausilipon uno ha catturato la mia attenzione: un fiore colorato, con un petalo nero. Conosco sufficientemente bene il linguaggio espressivo dei disegni infantili (mediato dal subconscio) per cogliere immediatamente il significato - disperatissimo - di questo raffigurazione. E non credo che siano necessarie spiegazioni... Ecco, il senso del titanico lavoro che svolgono tutti gli operatori dell’Ospedale pediatrico Santobono e, in particolare, l’inarrestabile attività della Fondazione Santobono Pausilipon, votata alla ricerca di aiuti per sostenere le attività a favore dei piccoli pazienti, mi sono stati resi chiarissimi da questo disegno: il fine ultimo (per quanto mai totalmente raggiungibile) è quello di evitare ad ogni costo che altri petali neri possano deturpare il bellissimo campo di fiori immaginato dai bambini nei loro sogni.
S A N T O B O N O / P A U S I L I P O N
i
L’OSPEDALE PER I CUCCIOLI D’UOMO Text_ Silvia Buchner Photo_ Riccardo Sepe Visconti
Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impad’imun’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia,
Il Santobono è la prima struttura di cura
malattia nei piccoli che i problemi causati
pediatrica del Sud Italia ed una delle più
dal contagio da Corona virus.
importanti del Paese, qui arrivano per cu-
Il Santobono si caratterizza per avere una
rarsi bambini da tante Regioni: durante
ampia attività di emergenza-urgenza e di on-
la crisi pandemica vi siete trovati a dover
cologia e in questi ambiti non ci siamo mai
affrontare sia la lotta quotidiana contro la
fermati, neanche durante la fase acuta della
del pediatra, che in tal modo poteva giovarsi
specialisti potranno per esempio visionare a
di un consulto con lo specialista ospedaliero.
distanza ma con efficacia lesioni dermatolo-
Per primi in Campana abbiamo formalizzato
giche o refertare un elettrocardiogramma o
questa collaborazione che parte in via spe-
valutare una radiografia o altro esame dia-
rimentale in questi giorni e che a settembre
gnostico.
sarà operativa. Abbiamo messo molta atten-
Quali sono i vantaggi potenziali del tele-
zione a garantire la sicurezza degli operatori e
consulto?
del paziente e la privacy di quest’ultimo, curando gli aspetti assicurativi e medico-legali a tutela di tutte le figure coinvolte. Cosa significa in pratica? Per una visita semplice il
Il paziente può essere se-
Venti appassionati hanno avuto la possibilità di prendere in affitto un pezzo di terra per coltivarsi da soli il proprio orticello.
piccolo paziente non deve
pandemia. L’attività programmata, i day hospital, la chirurgia non d’urgenza, invece, sono stati obbligatoriamente ripensati nella loro organizzazione. Durante il lockdown, essendo impossibile per le norme del distanziamento sociale e la ridotta accessibilità all’ospedale, visti gli spazi limitati, soddisfare la domanda di un’utenza che premeva molto sulla struttura, anche per attività a bassa complessità, abbiamo cercato di ragionare su come garantire i medesimi servizi, facendo delle limitazioni dovute al Covid-19 delle opportunità, sia per gli utenti che per chi lavora nell’ospedale. E come ci siete riusciti? Utilizzando le nuove tecnologie: per primi, grazie alla collaborazione con la Soresa, con la piattaforma Sinfonia e con i pediatri di base e i medici dell’ospedale abbiamo creato un sistema di teleconsulto. Attivo non dalla casa del paziente verso l’ospedale ma dallo studio
guito per patologie semplici andando presso il suo pediatra, ma questo servizio esprime tutte le su potenzialità quando siamo in presenza di patologie croniche, che richiedono con-
recarsi in ospedale ma può rimanere nella sua
trolli periodici e costanti. Ci aspettiamo come
zona di residenza, recandosi presso lo studio
ricaduta positiva una maggior accessibilità alle
del suo pediatra di libera scelta per avere la
visite, finora infatti recandosi presso il Santo-
visita specialistica, grazie alla possibilità per
bono le visite programmate semplici richiede-
quest’ultimo di mettersi in contatto anche vi-
vano anche sei mesi di attesa, mentre in que-
sivo con i nostri specialisti. Grazie all’installa-
sto modo potrebbero effettuarsi in tempi più
zione di tecnologie avanzate che consentono
rapidi. Senza andare fisicamente in ospedale i
un collegamento a distanza di qualità i nostri
piccoli possono essere presi in cura dal pedia-
tra e dai nostri medici congiuntamente senza
di breve periodo; il problema sorge, ed è co-
provveduto e poi disaggregando queste visite
disorientarli, mentre l’ospedale riducendo gli
mune a tutti gli ospedali italiani, con le visite
per pediatra di base, ciò significa che ogni pe-
accessi inappropriati potrà dedicarsi ai casi più
programmate entro i 6 mesi. Per strutturare il
diatra avrà la lista dei propri pazienti prenotati
gravi, come deve fare una realtà di terzo livello
progetto di teleconsulto siamo partiti da una
presso il Santobono per una visita program-
come la nostra.
base di 10mila richieste di visite programmate
mata ed analizzerà egli stesso i singoli casi per
Perché questo sistema sia efficiente è ne-
che non siamo in grado di garantire a causa
stabilire quali necessitano assolutamente di un
cessario attivare anche una banca dati che
dei limiti richiesti dalle normative anti covid
accesso in ospedale, suddivisi in base ai codi-
consenta di archiviare con efficacia i dati
che, ricordiamolo, permangono (per esempio,
ci attualmente disponibili per l’accessibilità, e
dei pazienti.
non si possono eseguire più di 2 visite all’ora,
quanti, invece, possono essere casi risolvibili
Al termine della fase acuta dell’emergenza,
in modo di non affollare gli spazi degli am-
con il teleconsulto. Abbiamo stretto un patto
abbiamo riaperto le attività per le visite urgen-
bulatori). Abbiamo analizzato queste liste di
molto forte fra pediatria territoriale e pediatria
ti, per le indifferibili e per quelle su richiesta
attesa, eliminando chi nel frattempo aveva già
ospedaliera, che ha trovato molto entusiasmo
247
e disponibilità da parte dei pediatri di base,
parte sua, potrà dedicarsi a quanti realmente
apertura imminente delle scuole, in fun-
che si sono sentiti coinvolti alla pari e nel ri-
necessitano dell’ospedalizzazione, partendo
zione delle difficoltà poste dai pericoli di
spetto delle professionalità, in un progetto
dal fatto che non fare accedere dei bambini
contagio, si tratta, infatti, di una necessità
che ha finalità importanti ed un ampio respi-
che non ne hanno reale necessità e che posso-
inderogabile per le famiglie e per il Paese
ro. Altra ricaduta positiva è la riduzione della
no essere curarsi altrove, è
frammentazione dell’offerta sanitaria: accade,
un principio fondamentale
infatti, che una madre ansiosa si rechi prima
che va attuato. Il telecon-
dal pediatra, poi al Pronto Soccorso, e ancora
sulto, ideato da noi, è il
dallo specialista ambulatoriale e magari pure
primo in Italia e verrà se-
dalla guardia medica, ricevendo in certi casi
gnalato come best practice
anche diagnosi e terapie diverse: in questo
in una pubblicazione che
modo potrà forse placare la sua ansia ma non
l’Associazione degli ospe-
risolvere il problema di salute del figlio e con
dali pediatrici realizzerà sul
il teleconsulto speriamo di ridurre questo fe-
Covid-19 e noi saremo ca-
nomeno e giungere rapidamente a una solu-
pofila di questo progetto.
abbiamo sottoscritto un
zione per il bene dei pazienti. La spinta che è
Una best practice che sarà
accordo con il Ministero
venuta dall’epidemia ad usare questi strumen-
presentata al Ministero e proposta a livello na-
dell’istruzione per dare il nostro contributo, af-
ti innovativi che sono a nostra disposizione è
zionale per gli ospedali pediatrici: la creatività
fiancando le scuole in questa difficile fase. Ne-
un’opportunità da cogliere e ci consentirà, se
e la capacità operativa di noi campani diven-
gli ospedali già si stanno facendo vaccinazioni
messa a frutto nel modo corretto, di rendere
terà standard nazionale.
ai pazienti complessi; la campagna vaccinale
più efficienti anche le diverse strutture che of-
Alla direttrice sanitaria di uno dei più
per l’influenza stagionale sarà ampia e diffusa
frono i servizi sanitari sul territorio, l’ospedale
grandi ospedali pediatrici d’Italia non
e consigliamo a tutti di vaccinarsi per il virus
naturalmente, ma non solo. E l’ospedale, da
posso non chiedere cosa pensa della ri-
influenzale. Considerando che i bambini sotto
che però pone sicura-
Utilizzando le nuove tecnologie: per primi, grazie alla collaborazione con la Soresa, con la piattaforma Sinfonia e con i pediatri di base e i medici dell’ospedale abbiamo creato un sistema di teleconsulto.
mente dei problemi. Al di là del rapporto di collaborazione che come Santobono abbiamo con gli istituti scolastici e con la Direzione scolastica regionale, come Associazione degli ospedali pediatrici, di cui sono vice presidente,
i 6 anni e i portatori di handicap non hanno
vista ospedaliero, il nostro protocollo richiede
l’obbligo della mascherina, il rischio della cir-
di isolare subito i casi sospetti e incanalarli in
colazione del virus che causa il Covid-19 rima-
un percorso diagnostico precoce e terapeuti-
ne molto alto: è vero, infatti, che i più piccoli
co, se necessario. Per quanto riguarda il terri-
sono per lo più asintomatici ma comunque
torio, siamo a disposizione per collaborare alla
trasmettono il contagio esattamente come gli
campagna vaccinale e per quanto riguarda i
adulti. Ciò che abbiamo fatto è di organizzarci,
pediatri di base, anche nel periodo peggiore
come già è avvenuto durante la fase di emer-
dell’emergenza abbiamo collaborato con loro
genza, per dotarci di una diagnostica molto
con il supporto dei nostri specialisti per gestire
rapida (anche entro 45 minuti) per eseguire i
pazienti pediatrici covid a domicilio.
tamponi e verificare nel minor tempo possibile
Processate i tamponi nel vostro laborato-
l’effettiva positività dei bambini testati. Abbia-
rio?
mo anche test per la diagnostica differenziale
Sì, anche perché è obbligatorio sia per il bam-
che consentono di verificare in meno di un’ora
bino che per l’adulto che lo accompagna in
se si tratta di positività al virus del Covid-19 o
ospedale di eseguire un tampone preventivo
di un normale virus influenzale o, ancora, di
prima del ricovero, che sia ordinario o in day
un virus respiratorio sinciziale (Ndr. La causa
hospital, e anche chi accede dal Pronto Soc-
più importante della bronchiolite e della pol-
corso necessita del tampone rapido.
monite infantile) nei bambini sotto i due anni. Più rapida è, infatti, la diagnosi, più si riduce il rischio di contagi ulteriori e soprattutto si evita la ricaduta psicologica, in termini di ansia, che genera un caso di sospetto covid. Dal punto di
249
LA POTENTE ATTIVITÀ DELLA FONDAZIONE SANTOBONO PAUSILIPON Text_ Silvia Buchner Photo_ RSV Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impad’imun’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia,
Che ruolo ha svolto la fondazione Santobono Pausiipon durante
domicilio all’ospedale per le cure e viceversa, considerando che si tratta
la pandemia?
di pazienti che corrono forti rischi utilizzando mezzi pubblici essendo
Durante il periodo acuto dell’emergenza la fondazione Santobono Pausilipon e, quindi, il settore del volontariato hanno affiancato l’ospedale pediatrico in primo luogo con l’obiettivo di sostenere e rendere più forti le famiglie dei piccoli pazienti, la cui situazione, e in taluni casi anche la condizione sociale, è peggiorata a seguito della pandemia. Per fare questo abbiamo lavorato su due fronti: da una parte, garantendo gli alloggi gratuiti a disposizione delle famiglie che hanno bambini degenti, soprattutto quelli oncologici che sono ricoverati per lunghi periodi e spesso arrivano a curarsi presso il Santobono Pausilipon da fuori provincia e anche da atre regioni. D’intesa con altre associazioni abbiamo provveduto anche a assegnare buoni alimentari alle famiglie che erano in città per far curare i loro figli. Ancora, grazie ad un piccolo bus donato dal cardinale Crescenzio Sepe abbiamo organizzato un servizio di trasporto dei pazienti dal
spesso immunodepressi. E oltre a garantire il trasporto dei pazienti durante tutto il periodo dell’emergenza, abbiamo organizzato un’attività di assistenza domiciliare avanzata, che comprende cioè anche la diagnostica: la Fondazione, infatti, insieme ad altre associazioni ha assicurato il trasporto di medici ed infermieri presso il domicilio di pazienti. Abbiamo inoltre acquistato e donato all’ospedale Santobono Pausilipon attrezzature che consentano di eseguire a domicilio esami diagnostici, radio ed ecografici, evitando ai pazienti fragili e a famiglie disagiate un accesso inappropriato in ospedale oltre lo stretto necessario. In questo modo, infatti, tutto quanto è possibile eseguire senza recarsi in ospedale, da un prelievo di sangue a una pulizia di un catetere, da una trasfusione a esami diagnostici si fa e si continuerà a fare a domicilio. Da tempo la Fondazione si distingue per il lavoro serio e impor-
tante che fa, supportando l’ospedale e, a sua volta, è fortemente
ragioni la Fondazione da anni si è aperta al territorio e di recente abbia-
supportata, in questa sua missione dai cittadini attraverso lo stru-
mo aggiunto un ulteriore tassello, stringendo un protocollo di intesa con
mento della donazione del 5 per mille da altre forme di donazio-
l’agenzia nazionale dei giovani e con l’università suo Orsola Benincasa
ne. Parliamo del ruolo fondamentale del volontariato nel settore
per promuovere il primo master dedicato alla formazione di chi vuole
della sanità alla luce della vostra ormai consolidata esperienza.
fare volontariato. L’esperienza della fondazione, infatti, ci ha fatto capire
La crisi sanitaria causata dal Covid-19 ha confermato il legame che esiste fra i cittadini e la sanità pubblica, in particolare al Sud dove la sanità privata è meno presente, ed ha confermato il rapporto che esiste fra la sanità che funziona e risponde alle domande e ai bisogni della gente e la disponibilità dei cittadini a donare per sostenere gli ospedali pubblici. L’emergenza causata da covd-19 ha dimostrato che la rete assistenziale pubblica ha risposto ai bisogni complessi come quelli determinati dalla pandemia. Inoltre, il volontariato, sia quello presente dentro l’ospedale che quello che agisce all’esterno, è stato sempre presente e la Fondazione ha continuato ed intensificato il suo lavoro di ponte fra i bisogni ospedalieri e i bisogni socio-assistenziali articolati che emergono quando i piccoli richiedono di un lungo ricovero e, spesso, anche dopo che i pazienti sono tornati a casa. Queste attività si sono da tempo allargate al mondo della prevenzione, per esempio la Fondazione ha portato i medici nelle scuole e vuole contribuire a migliorare la qualità dei vita dei più giovani, per cui, per esempio, abbiamo ristrutturato un campo di calcio per una scuola di Ponticelli, perché la qualità di vita dei bambini influisce sulla possibilità di crescere in salute o, al contrario, di ammalarsi. Per queste
come il terzo settore può essere un traino importante, non solo perché costituisce un legame di alleanza fra cittadini e istituzioni su temi importanti come la salute, ma anche per finanziare attività ulteriori connesse alla qualità della vita in ospedale e di supporto alle famiglie che non sempre possono essere garantite con fondi pubblici. Il terzo settore strutturato in modo più dinamico, in una parola rinnovato, è una grandissima risorsa, che deve collegarsi in modo efficace con le strutture pubbliche come scuole ed ospedali, strutture per anziani, case famiglie, attività sul territorio, ed è essenziale per il buon funzionamento delle stesse strutture pubbliche, che il terzo settore ed il volontariato ben organizzati possono affiancare e talora sostituire con successo. Quello a cui pensiamo e che vogliamo far crescere non è più un volontariato spontaneistico ma un volontariato che ha tutti gli strumenti per supportare in modo forte e responsabile l’offerta di servizi che viene dallo Stato.
253 UN TIPO SPECIALE Interview_ Riccardo Sepe Visconti Photo_ Riccardo Sepe Visconti e Web Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di
C
ome si è attrezzato ed ha affrontato la pandemia il Pronto
momento uno screening accurato per intercettare i pazienti positivi e
Soccorso del Santobono il più grande ospedale pediatrico
in questo ambito ha lavorato molto bene il triage e successivamente il
del Sud Italia ed uno dei primi del Paese? Che problemi ave-
pretriage, quando è stato istituito. Verso le tende del pretriage, com-
te dovuto affrontare e quali differenze ci sono rispetto al Pronto
pletamente esterne all’ospedale, sono stati indirizzati tutti i sospetti, che
Soccorso di un un ospedale per adulti?
hanno ricevuto gli esami necessari a stabilire il loro stato, compresi i tam-
Vincenzo Tipo. Fra la fine di febbraio e gli inizi di marzo scorso, in modo
poni rino-faringei. Solo quando eravamo certi che fossero covid free, il
repentino, nel giro di 24 ore, abbiamo registrato una drastica riduzione
piccolo paziente ed il suo accompagnatore erano ammessi all’ospedale
degli accessi al Pronto Soccorso - cosa che in realtà è accaduta in tutti
vero e proprio, qualora fosse necessario. E’ stato un impegno stressante
i Pronto Soccorso italiani, con l’eccezione di quelli impegnati nella ge-
per il personale, in quanto nessuno di noi era abituato a trattare una pa-
stione diretta dei pazienti covid. Questa circostanza ci ha consentito di
tologia infettiva in un numero di pazienti tanto elevato. Ma grazie all’ot-
poter organizzare bene la struttura, abbiamo creato un doppio percorso,
timo lavoro di tutti e ad un magnifico gioco di squadra siamo orgogliosi
uno per i cosiddetti sospetti covid ed uno per i pazienti non sospetti. Si
di dire che nessun caso positivo è passato senza controllo attraverso il
sono seguite pedissequamente le linee guida, eseguendo fin dal primo
Pronto Soccorso e, in generale, non c’è stato alcun positivo all’interno del
Santobono. Come Pronto Soccorso sentivamo una forte responsabilità
siva, cioè una degenza fra le poche ore e, al massimo, qualche giorno, e
perché qui ci sono reparti assai critici rispetto ad un ipotetico contagio, mi
queste modalità riescono a risolvere la maggior parte dei casi di patologia
riferisco ad oncologia e neurochirurgia pediatrica, che per lo più tratta la
acuta non complicata. La patologia acuta complessa, invece, segue una
neurooncologia, e alla nefrologia dove ci sono pazienti immunodepressi,
procedura che è analoga a quella dei Pronto Soccorso per adulti.
per cui un caso di covid incontrollato avrebbe causato danni molto seri.
Stiamo facendo questa intervista nel mese di agosto, in piena fase
Ci sono differenze fra la gestione di un paziente adulto che va in
3 della pandemia, l’emergenza se non è rientrata nella normalità,
Pronto Soccorso e il paziente pediatrico in termini di problemi che
si colloca comunque in dei parametri accettabili rispetto a quel-
pone?
li con cui vi siete dovuti confrontare durante i mesi di marzo e
Tipo. Il Pronto Soccorso pediatrico è del tutto diverso da quello per gli
aprile, in piena esplosione del contagio. Com’è la vita nel Pronto
adulti: in quest’ultimo per lo più le patologie sono riacutizzazioni delle
Soccorso del Santobono adesso, che attività ci sono?
malattie tipiche dell’età adulta e richiedono un grande impegno in ter-
Thaililja Gagliardo. L’uso dei dispositivi di sicurezza adoperati durante
mini di ricoveri, perché quando in un paziente anziano c’è una riacutiz-
la fase 1 dell’epidemia è ancora in atto, ma gli accessi sono di nuovo au-
zazione di una cardio o broncopatia è difficile che possa essere dimesso
mentati, diversamente dai mesi peggiori in cui venivano solo i codici gialli
in breve tempo. Invece le patologie pediatriche che conducono in Pronto
e i codici rossi – cosa che, in realtà, dovrebbe avvenire sempre, e non solo
Soccorso insorgono in forma acuta ma in un organismo sano. La gestio-
perché si ha paura del contagio. Adesso, invece, sono tornati anche i co-
ne, quindi, può essere risolta molto spesso in poco tempo: da noi funzio-
dici verdi e i bianchi, quindi patologie che in realtà sono gestibili a domi-
na bene l’accesso diretto in Pronto Soccorso e l’osservazione breve inten-
cilio o da parte del pediatra di base. Vediamo tanti casi di febbre, banali
virosi che però data la situazione tendono a venire in ospedale, cosa che
neoplastiche giunte ad una condizione di ingestibilità perché non sono
prima dell’epidemia non accadeva. I pazienti continuano a fare il percor-
state seguite nel modo corretto durante il lockdown, al punto da mettere
so esterno attraverso il pretriage e se le condizioni cliniche sono buone
i pazienti in pericolo di vita. Abbiamo anche avuto un caso di chetoaci-
eseguiamo il tampone e li mandiamo in isolamento domiciliare in attesa dell’esito del tampone stesso; invece se abbiamo dei dubbi li ricoveriamo, sempre dopo aver eseguito il test rapido: se è negativo vanno in un reparto normale, altrimenti si segue il percorso dedicato ai covid positivi. Arrivano anche molti traumatizzati, come accade sempre in estate, molti incidenti stradali anche seri, cadute dalla bicicletta, da muretti, per cui lavorano tantissimo chirurghi ed ortopedici, a differenza della stagione invernale in
dosi diabetica, trascurata nei suoi sintomi inziali che
I casi più gravi erano patologie neoplastiche giunte ad una condizione di ingestibilità perché non sono state seguite nel modo corretto durante il lockdown, al punto da mettere i pazienti in pericolo di vita.
cui è la pediatria a essere molto impegnata.
invece di solito i genitori riconoscono. Ci siamo resi conto che, sia da parte delle famiglie che dei pediatri di base, c’era una idea distorta della situazione in Pronto Soccorso anche veniva visto come luogo non sicuro, tanto che abbiamo fatto un appello via social e sulla stampa per chiedere di non trascurare i sintomi che si manifestavano nei bambini e di venire in Pronto Soccorso nel caso fosse necessario prima di arrivare a quelle condizioni anche gravissime che abbiamo visto, naturalmente sottolineando che noi
Tipo. E’ vero che durante il lockdown abbiamo visto il Pronto Soccorso
garantivamo un acceso sicuro attraverso percorsi non inquinati dal covid.
svuotarsi, ma abbiamo visto anche arrivare bambini in condizioni gravissi-
Aggungo anche che dall’osservatorio del nostro Pronto Soccorso negli
me, al punto che uno di loro è deceduto. I casi più gravi erano patologie
ultimi anni abbiamo visto come Napoli si sia trasformata in città turistica,
infatti i bambini non residenti e anche non italiani sono aumentati mol-
sono sempre risultati negativi e il confronto con colleghi che operano in
to; accadeva pure che ogni volta che una nave da crociera attraccava in
ospedali pediatrici di altre città italiane ha dato il medesimo riscontro.
porto, immancabilmente uno o due bambini richiedevano le nostre cure.
Abbiamo avuto un bambino con la sindrome di Kawasaky, che compor-
Quest’anno, invece questi accessi non ci sono e finora non abbiamo curato nessun bambino straniero. Adesso la diffidenza verso l’ospedale è rientrata? Tipo. Completamente, anzi forse abbiamo il problema opposto, nel senso che la modalità di accesso è inappropriata in quanto si viene in Pronto Soccorso anche quando in realtà non ve ne è davvero necessità. Noi di solito abbiamo circa 100mila accessi annui, quindi circa 300 al giorno che ci rendono sicuramente il più affollato Pronto Soccorso della Campania e
ta una risposta iperinfiammatoria dell’organismo e
I bambini hanno sofferto più degli adulti del lockdown perché non hanno davvero potuto capire ... era arduo anche trovare il supporto psicologico. Abbiamo avuto un bambino che si comportava come se vivesse nel videogioco, dopo aver giocato per otto ore alla playstation.
forse d’Europa: adesso non siamo ancora a questi numeri ma ci stiamo avvicinando..
che è stato messo in collegamento con l’infezione da Corona virus. E’ un caso che ci ha fatto penare molto perché si è trattato di una situazione seria e lo stiamo ancora seguendo nella convalescenza. Per gestirlo al meglio siamo entrati in un pool internazionale e anche in questo caso un po’ tutti hanno avuto i nostri stessi problemi e i sintomi dei bambini positivi in linea generale corrispondevano. Lo studio di prevalenza da poco pubblicato dal ministero della Salute in base ai test sierologici eseguiti documenta un contatto 5 volte maggiore del numero di positivi accertati con i tamponi, ciò significa che la positività
Come è cambiato il rapporto fra i bambini e voi personale medico
dellapoplazione è 5 volte superiore rispetto ai tamponi. Ebbene, i tam-
e infermieristico dal momento in cui siete stati obbligati ad avere
poni si fanno in generale su chi ha sintomi e non a tappeto, quindi c’è
il volto semicoperto, nascondendo in primo luogo il sorriso che è
da pensare che esista una bella fetta di asintomatici che ha contribuito
uno strumento di rassicurazione molto importante? Gargano. Eravamo completamente coperti dai dispositivi di protezione e questo ci ha sicuramente penalizzato molto: ci hanno aiutato le mamme, l’uso di qualche giocattolo ma è stato difficile. In realtà, se si fosse trattato solo della mascherina sarebbe stato meno problematico perché i bambini si sono abituati presto a vedere gli adulti indossarle, ma avevamo addosso diversi dpi e il consueto contatto che abbiamo con i pazienti non è stato possibile. Da esperti di pronto soccorso pediatrico, come pensate che si andrà incontro alla riapertura delle scuole? Come si potranno gestire certe regole, per esempio di distanziamento e di uso delle mascherine, che verranno imposte anche a bambini molto piccoli? Tipo. In base alla mia esperienza, posso dire che non è vero che i bambini sono completamente immuni al Corona virus: abbiamo avuto pochi casi, per lo più paucisintomatici o addirittura asintomatici e questa condizione predominante ha determinato la scarsa attenzione verso i bambini anche in termini di screening, cioè si sono fatti pochi tamponi ai piccoli perché non presentavano una sintomatologia evidente come gli adulti. Nella nostra esperienza nessun bambino, infatti, ha avuto la sintomatologia classica che si riscontra invece negli adulti, per esempio la polmonite interstiziale. Anzi i bambini che abbiamo visto con polmonite al tampone
a far circolare il virus e lo fa ancora, e fra questi molti potrebbero essere bambini. Come responsabile del Pronto Soccorso del Santobono che suggerimenti vorrebbe far arrivare al presidente De Luca rispetto all’organizzazione sanitaria pediatrica, guardando all’autunno che si avvicina? Tipo. Noi temiamo molto l’autunno e ciò che potrebbe accadere: già prima della pandemia settembre e ottobre erano un momento difficile, perché con l’approssimarsi della stagione invernale, e quindi della stagione delle virosi, avevamo tantissimi bambini che si ammalavano presentando esattamente gli stessi sintomi identificati come prevalenti per l’infezione da Corona virus, cioè febbre, tosse, problemi respiratori. Avendo un alto numero di accessi, per noi diventa oltremodo difficile pensare di mantenere la rigida separazione fra pazienti sospetti covid e covid free. Lo stesso presidente De Luca quando ha inaugurato il nuovo Pronto Soccorso circa un anno fa ha convenuto sul fatto che 100mila accessi annui sono un numero ingestibile: con la nostra organizzazione ben rodata fino a prima della pandemia di fatto ci riuscivamo ma farlo con un’organizzazione più complessa che tenga conto delle norme imposte dal covid è davvero arduo. Gli spazi necessari a separare le persone infatti non li abbiamo. Quindi la gestione della fase 4 non può essere lasciata unicamente agli ospedali, è necessaria un’organizzazione che investa del problema anche
ziente pediatrico come quello adulto sospetto avvisa il medico di famiglia
altre realtà sanitarie.
che a sua volta invia una mail al servizio di prevenzione e si prenota il
Potrebbe essere utile somministrare il vaccino antinfluenzale ai
tampone che viene poi eseguito recandosi in auto presso luoghi orga-
bambini?
nizzati appositamente (drive-in). Dopo qualche ora arriva il risultato: se è
Tipo. Il problema del vaccino contro l’influenza stagionale è che nei bam-
negativo si può accedere con tranquillità all’ambulatorio del pediatra, nel
bini non ha lo stesso effetto protettivo che ha sugli adulti, il cui sistema
caso dei bambini, non essendo fonte di contagio né per il medico né per
immunitario ha una sorta di memoria delle migliaia di virus con cui è
altri. Il filtro esterno all’ospedale è indispensabile, perché per le ragioni
venuto in contatto. Per i bambini non è così e anche se fanno il vaccino
che ho detto i bambini sono molto soggetti a patologie parainfluenzali e
saranno protetti dai ceppi per i quali è stato realizzato il vaccino ma verrà
respiratorie simili fra di loro ed è impossibile discriminare se non facendo
in contatto con tanti altri da cui non è protetto e si ammalerà lo stesso a
diagnostica e noi quella non riusciremmo a gestirla sui grandissimi nume-
causa dei virus che noi definiamo parainfluenzali e che hanno la mede-
ri che ci aspettiamo.
sima sintomatologia e del virus dell’influenza stagionale e del Covid-19.
Gagliardo. Vorrei rispondere sia come medico che come madre. Da me-
Qual è allora la soluzione?
dico le dico che ci troveremo file di bambini con febbre, insieme a bambi-
Tipo. La creazione di un filtro davvero efficace attraverso la medicina
ni con bronchiolite e altre patologie respiratorie non covid. E’ indispensa-
territoriale. Deve essere chi governa il sistema a organizzare questo filtro
bile un filtro a monte, o creando figure mediche infermieristiche, a partire
attraverso realtà intermedie, di cui fa parte anche il pediatra d base In
dal pediatra di famiglia, per fare uno screening dei piccoli pazienti e far
altre Regioni già si fa qualcosa del genere, per esempio in Veneto il pa-
arrivare in ospedale sono i pazienti che ne hanno davvero bisogno. Già
adesso ne arrivano solo perché hanno la febbre, con l’autunno inverno,,
citazioni neurologiche legate agli stimoli continui indotti dai device. Casi
periodo di elezione per i virus paraifluenzali saremo travolti e, ripeto, non
di questo tipo ce ne sono stati tanti al punto che abbiamo realizzato
possiamo isolarli tutti e quindi rischiano di contagiarsi fra di loro. E’ ne-
uno studio oggetto di pubblicazione. Abbiamo avuto un bambino che si
cessaria una realtà intermedia fra i pazienti e l’ospedale che costituisca un
comportava come se vivesse nel videogioco, dopo aver giocato per otto
riferimento per chi ha bambini con questi sintomi e che si rechino a casa
ore alla playstation. Nei più piccoli abbiamo registrato anche fenomeni di
a eseguire un tampone, ma in tempi brevi, perché una madre non aspetterà mai giorni e giorni il tampone a casa come è accaduto con gli adulti, e verrà in ospedale, con tutti i problemi che abbiamo detto. Da madre, esprimo il timore che si possano chiudere di nuovo scuole, palestre e altre realtà frequentate dai bambini e ho paura che se avverrà possono insorgere nei più piccoli problemi psicologici . Lo dico anche in base all’esperienza con mia figlia di 6 anni, che alla riapertura ha avuto dei problemi, per esempio paura di uscire, inoltre ancora adesso quando rientro a casa mi chiede con insistenza di lavarmi le mani prima di toccarla, di indossare la mascherina. A questo proposito da un punto di vista psicologico Tipo. I bambini hanno sofferto più degli adulti del lockdown perché non hanno davvero potuto capire perché non potevano andare dai nonni o giocare
regressione nel linguaggio, nelle attività e tutto que-
Noi temiamo molto l’autunno e ciò che potrebbe accadere: già prima della pandemia settembre e ottobre erano un momento difficile, perché con l’approssimarsi della stagione invernale, e quindi della stagione delle virosi, avevamo tantissimi bambini che si ammalavano presentando esattamente gli stessi sintomi identificati come prevalenti per l’infezione da Corona virus, cioè febbre, tosse, problemi respiratori.
con gli amici, è stato un momento davvero difficile
sto era legato al lockdown protratto, che li ha privati della socializzazione. Da questo punto di vista la ripresa della scuola, in qualsiasi modo avvenga, sarà positiva, perché le lezioni online in realtà non hanno funzionato bene e tutti i bambini hanno sei mesi di buio nella loro formazione scolastica ma anche nel loro vissuto emotivo. Quali sono secondo lei gli accorgimenti da prendere? Tipo. A mio parere il problema non sono i banchi; la cosa più importante da fare è che il genitore misuri la febbre al bambino tutte le mattine e se ce l’ha non può andare a scuola, cosa che in realtà prima dell’epidemia accadeva, perché la scuola viene usata anche come una sorta di luogo in cui tenere i piccoli mentre i genitori sono al lavoro. Ecco questo adesso non dovrà più accadere! Il discrimine dell’assenza di febbre e di buone condizioni di salute potrebbe
in cui in verità era arduo anche trovare il supporto psicologico. La mag-
già costituire un buon filtro da opporre alla diffusione del contagio nelle
gior parte di loro ha riempito il tempo dedicandosi totalmente a smar-
scuole. Ugualmente, il personale della scuola dovrebbe periodicamente
tphone, videogiochi e pc, e ciò ha generato disturbi che sono andati
sottoporsi a un tampone o comunque a un test per assicurarsi di non
dall’insonnia a fenomeni paraconvulsivi, che mimavano le convulsioni
essere positivi garantendo così se stessi e i bambini.
che, però, all’elettroencefalogramma non risultavano, ed erano iperec-
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UROLOGIA SANTOBONO, UNITÀ STRATEGICA DEL MERIDIONE Interview_ Riccardo Sepe Visconti Photo_ Riccardo Sepe Visconti e Web Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di fantasia, immeso tra queste righe esclusivamente per dare un’idea grafica d’impaginazione.- Testo di
Di cosa si occupa la Struttura Complessa
chirurgia, ma stiamo recuperando: consideri
la scienza, è necessaria anche la tecnologia e
(S.C.) di Urologia Pediatrica che lei dirige?
che ogni 6 mesi espletiamo un’attività di circa
a tal proposito l’altro sforzo che sta facendo
Siamo l’unico reparto di chirurgia urologica nel
il 100%, è possibile quindi che si arrivi anche
questa azienda è di adeguare tecnologicamen-
centro-sud Italia e si tratta di una realtà stra-
alla saturazione ma speriamo che ci diano la
te il reparto.
tegica, perché le patologie urologiche sono le
possibilità di allargarci.
In che quota questo rinnovamento delle
più diffuse fra i bambini, e quelle che si risol-
Le condizioni per farlo ci sono?
strumentazioni è sostenuto da privati?
vono chirurgicamente raggiungono l’80% del
Sì, perché il Santobono annovera diversi settori
In modo considerevole. Per esempio, il labora-
totale. Per molti anni, tuttavia, al Santobono
di eccellenza, abbiamo 20 specialità pediatri-
torio di urodinamica che serve a comprendere
si sono eseguiti solo interventi di routine; fino
che attivate e questo ci rende unici, certo difet-
la fisiologia del bambino dal punto di vista uro-
a quando per volontà precisa della direzione
ta un po’ di organizzazione, ma va tenuto con-
logico, è avanzatissimo, l’unico nel centro-sud
dell’ospedale di voler dare una risposta soddi-
to che gli spazi sono pochi e dobbiamo spesso
ed è stato realizzato con 56mila euro tutti da
sfacente a tutti i pazienti urologici è stato in-
rincorrere il posto letto, a ciò si aggiunge che
donazioni private. E così altre attrezzature ce
detto un concorso che io ho vinto e a partire
siamo il pronto soccorso pediatrico di tutta la
le donano le associazioni. Il Santobono è un
dal giugno 2018 abbiamo in un certo senso
Campania e dobbiamo di conseguenza sobbar-
ospedale comunque molto attento in fatto di
rifondato il reparto. Quando abbiamo iniziato
carci tutta una serie di attività ed interventi che
donazioni, non accetta di tutto e da chiunque,
c’erano lunghe liste d’attesa, i piccoli pazienti
potrebbero forse essere trattati altrove. Oggi
perché vogliono essere sicuri che non ci siano
andavano fuori regione, in particolare per la
per creare un centro di eccellenza non basta
altri fini da parte di chi lo fa. Attualmente, gra-
zie a tutto quello che si è fatto siamo in grado
sanità che c’è al nord non è data dai professio-
cioè il trapianto del rene e la chirurgia robotica
di trattare le patologie di cui ci occupiamo con
nisti perché ce ne sono di molto validi anche
ed epatica, io ero interessato a collaborare a
il massimo della tecnologia, esattamente come
qui, ma dall’efficienza del sistema, dalla sua ot-
questo progetto e la dottoressa Minicucci ha
si fa in tutto il resto del mondo.
tima organizzazione. Ma ti fa male vedere tutti
pensato a me. Non tutti gli ospedali, in realtà,
Quali sono i prossimi obiettivi che vi po-
i pazienti costretti a venire a Milano per curar-
sono in grado di attivare questo tipo di specia-
nete?
si, e le famiglie che hanno grandi difficoltà per
lizzazioni, in Italia i centri di trapianto pediatri-
Il trapianto di rene e la chirurgia robotica, ulte-
pagarsi il soggiorno, tante volte abbiamo do-
co sono 3, quindi è positivo crearne un quarto
riore perfezionamento delle tecniche operato-
vuto prestargli la casa... Tutto ciò mi ha spinto
qui al sud e le potenzialità necessarie, anche
rie mininvasive ed entrambi li considero davve-
a dire a me stesso: hai fatto questa esperienza
rispetto al bacino di utenza cui ci si rivolge, ci
ro prossimi. La chirurgia robotica è il futuro di
al nord, adesso torna nella tua città e lavora
sono. E naturalmente, trovare qui il dottor Di
tutte le chirurgie, ma come spesso accade per
per far sì che i bambini non debbano percorre-
Iorio e poter collaborare con lui è stato fonda-
le branche pediatriche, sono un po’ indietro ri-
re 1000 chilometri per curarsi. Ecco, questa è
mentale.
spetto ai medesimi ambiti per gli adulti, perché
stata una molla molto importante che mi ha in-
In un certo senso è come formare una squadra
investire sulla medicina pediatrica rende meno
dotto a tornare, prevalendo anche sui vantaggi
di calcio...!
e quindi ci si dedica ai bambini sempre in un
personali che mi venivano dallo stare a Milano.
Esattamente, perché l’idea del primario chirur-
secondo momento. Se il Santobono riesce ad
Come ha formato l’equipe che oggi l’af-
go che fa tutto è superata, oggi la specializza-
avere il robot sarà il primo ospedale pediatri-
fianca?
zione è così forte che una sola persona non può
co in Italia ad eseguire operazioni con questo
Una parte del personale era già qui, il resto
riuscire a coprire in maniera adeguata tutto gli
strumento.
l’ho portato io. In un ambiente lavorativo im-
ambiti e il reparto funziona esattamente come
Lei ha lavorato a lungo a Milano: come
postato su vecchie concezioni inevitabilmente i
una squadra di calcio. Ora, quelle vincenti sono
mai ha deciso di tornare nella sua città?
professionisti sono demotivati, quindi la prima
le squadre in cui puoi anche cambiare uno dei
Nel 2007 sono andato all’ospedale dei bambini
tappa fondamentale è stata fargli capire che
giocatori, ma il team continua a funzionare. Più
V. Buzzi, che fa parte dell’ASST Fatebenefratel-
il loro lavoro non si limitava a quello che ave-
la proprietà, volendo continuare nella metafo-
li-Sacco dove si richiedeva una figura di chirur-
vano fatto fino a quel momento. Contempo-
ra, quindi la direzione dell’ospedale, dà stru-
go urologico pediatrico e l’esperienza è stata
raneamente, ho chiamato giovani medici che
mentazioni, possibilità di aggiornarsi, ecc. più
davvero soddisfacente perché lì si lavora in un
quando sentono che si vuole migliorare, cre-
l’equipe sarà forte.
ambiente molto ordinato, preciso, dove tutto
scere, sono sempre attratti. Tenga conto che
Di recente direi, sempre per rimanere nel
è codificato e a Milano si vive bene. Per 14
chi lavora in campo pediatrico lo fa soprattut-
linguaggio calcistico, potremmo dire che
anni insieme ai colleghi abbiamo fatto crescere
to perché ha passione e non certo per ragioni
avete vinto il campionato quando avete
la struttura che è diventato un’eccellenza dal
economiche. Anche il dottor //////////, chirurgo
eseguito un’operazione di cui si è parlato
punto di vista chirurgico. Ma ad un certo punto
molto esperto che ha lavorato al Bambin Gesù
moltissimo, operando di tumore maligno
il chirurgo ha bisogno di stimoli e il Santobo-
ma anche negli Stati Uniti, sentiva il bisogno
all’utero in laparoscopia una bambina di
no era sempre stato un mio pallino, essendo io
di far crescere un polo di eccellenza nella città
un anno, conservando l’organo con l’o-
napoletano. Ho partecipato al concorso per il
di Napoli.
biettivo di preservarne la funzionalità fu-
direttore del reparto di urologia pediatrica, l’ho
Dr. /////////////// Questo ospedale voleva cresce-
tura.
vinto e ho deciso di tornare. L’eccellenza della
re negli ambiti di cui mi sono sempre occupato,
Quell’intervento è stato la prova che abbiamo
le capacità per affrontare qualsiasi tipo di pro-
qui ne abbiamo parecchi, ci riuniamo, di solito
cui ci troviamo ad agire ci sono i malati,
blema, diciamo che abbiamo vinto un’impor-
il venerdì pomeriggio, e ognuno dice la sua.
voi che li curate e chi racconta tutto que-
tante partita di Champions e ci siamo detti che
Sono presenti in primo luogo i nostri medici,
sto, permettendo alla gente di compren-
forse potremmo vincere anche il trofeo della
in questo caso l’oncologo Abate per capire ciò
dere la portata del vostro lavoro.
Champions...
che la medicina si aspetta da noi chirurghi e
I medici vecchio stampo pensavano che le
Quanto è grande l’utero di una bambina
cosa noi consideriamo fattibile. Così abbiamo
persone andassero tenute a distanza, si po-
di 1 anno?
individuato il percorso più efficace da seguire.
nevano in modo da alzare un muro fra sé e i
Tre centimetri e il tumore era grande 1,3 cm.
Ci spieghi cosa significa operare in lapa-
pazienti che dovevano in un certo senso dare
Considero questo caso molto particolare, per-
roscopia?
loro un assegno in bianco, affidandosi comple-
ché ha avuto un percorso ottimale all’interno
In anestesia totale sii praticano 3-4 fori attra-
tamente. Io, invece, penso che con le persone
di tutti i reparti del Santobono coinvolti per
verso i quali raggiungiamo con appositi stru-
bisogna parlare. Anzi, credo che il problema
risolverlo. In qualsiasi altra parte del mondo
menti la parte su cui intervenire: è una tecnica
delle aggressioni ai medici che avvengono in
la paziente fosse andata, non avrebbe potuto
mininvasiva, perché siamo noi a raggiungere le
particolare in Campania sia originato proprio
ricevere un trattamento migliore. Uguale sì,
parti su cui intervenire, non è necessario perciò
da questa vecchia impostazione del rapporto
ma non migliore. In pediatria, infatti, è stata
trazionare, portare fuori gli organi, niente di
medico-paziente, dall’esistenza di quel muro
subito eseguita la diagnosi, grazie agli esami
tutto questo, nel caso specifico siamo andati
fra noi e la gente. Se invece si parla con loro,
strumentali abbiamo capito di cosa si trattava,
noi all’utero, senza esporlo.
si mostra, anche attraverso un’attività di do-
una patologia molto rara. Quindi è andata in
In un sistema complesso qual è quello in
cumentazione e divulgazione, in cosa consiste
oncologia dove, altro punto di forza dell’ospedale, c’è un nuovo direttore, il dottor Massimo Abate che è un ottimo oncologo e sta facendo crescere quel reparto. Insomma, tutti hanno fatto la loro parte in maniera perfetta. Altri medici consultati altrove, ma non direttamente da noi, avevano consigliato di asportare l’utero e le ovaie, insomma un intervento molto demolitivo su una persona giovanissima. Inoltre, per operarla “a cielo aperto” si sarebbe dovuta ‘aprir’ a metà’ con tutte le conseguenze di una operazione così invasiva. Quindi, poiché nello staff siamo molto esperti in laparoscopia ci siamo sentiti in grado di eseguire un intervento mai praticato finora. Come funziona? Vi riunite e discutete insieme? Sì, quando è necessario per i casi importanti e
il nostro lavoro, abbatti quel muro. Noi siamo
normale o comunque la migliore possibile. Ci
qui per loro, ma i genitori devono scegliere di
siamo preparati a questo intervento chieden-
far operare al Santobono i propri figli quando
doci cosa potevamo fare per lei: poco dolore
in Italia ci sono Bambin Gesù e Istituto Nazio-
con la chirurgia laparoscopica, un intervento
nale dei Tumori, dei giganti, strutture che fan-
che mirasse a lasciarle la speranza di avere fi-
no numeri molto alti, e per decidere di optare
gli. E poi è molta importante l’esperienza, nel
per noi deve conoscerci e imparare a fidarsi.
senso che è vero che quello specifico interven-
Come avete preparato l’operazione?
to non lo avevamo mai eseguito, ma altri 200
Abbiamo studiato le tac, la risonanza, abbiamo
simili sì, che hanno posto problematiche affini
studiato la letteratura, e cercando un riscontro
le cui soluzioni sono servite a consentirci di re-
nel lavoro di altri colleghi abbiamo scoperto
alizzare questa determinata operazione.
che era la prima volta che si eseguiva questo
La bambina viene da Giugliano, città che
intervento su una paziente di 1 anno.
si trova al centro della cosiddetta terra dei
Quindi voi sarete un punto di riferimento
fuochi, come si identificano in Campania
per questo tipo di operazione?
quei territori martoriati da discariche abu-
Realizzeremo una pubblicazione specialistica:
sive di rifiuti, anche tossici, e da continui
ALTRO MEDICO: E’ anche la mia impressio-
il progresso della medicina è fatto di tante
roghi che avvelenano l’ambiente: vi siete
ne, ma non abbiamo dati, ma c’è sicuramente
esperienze poi condivise e che messe insieme
chiesti se ci sia un nesso fra la zona in cui
un’incidenza maggiore che altrove e si registra-
costituiscono una grande esperienza. Quindi
la bimba vive e l’origine sua malattia?
no tipi particolari di tumori, per esempio, bimbi
la nostra piccola esperienza è un’apripista, nel
Sono tumori congeniti, dovuti all’azione di so-
di 2 anni con tumore della prostata e con la
senso che se qualcun altro si troverà a esegui-
stanze teratogene (cioè sostanze che generano
mia esperienza, per esempio al Bambin Gesù
re la medesima operazione, esisterà il nostro
anomalie durante lo sviluppo dell’embrione),
che accoglie piccoli pazienti da tutta Italia, e
precedente a cui guardare, magari anche per
quindi quasi sicuramente sono dovuti al pro-
con l’esperienza all’estero, non avevo mai visto
individuare una soluzione differente da quella
blema dell’inquinamento che affligge quelle
una cosa del genere.
che abbiamo adottato noi. Questa operazione
zone, quando non ci sono cause genetiche,
Di Iorio: Aggiungo che di tumori della vescica
è un altro tassello che ci fa compiere un ulte-
quindi familiari. In quella della piccola non ci
molto rari in età pediatrica, in 13 anni di atti-
riore passo in avanti nell’immenso quadro del
sono casi di tumori di origine genetica, ma
vità a Milano ho visto 16 casi, mentre in 1 solo
progresso della chirurgia, perché dimostra che
una serie importante di parenti adulti morti
anno qui ne abbiamo avuti già quattro!
un intervento del genere in una bambina di 1
per altri tipi di tumori, che sono tipici tumori
Ampliamo il discorso e raccontiamo quali
anno è possibile.
da inquinamento. Quindi, quasi sicuramente la
sono le altre patologie su cui si lavora in
Che vantaggi ha la paziente da questo
piccola paziente ha risentito di questo tipo di
questo reparto.
tipo di operazione?
ambiente.
Eseguiamo tutti gli interventi che riguardano
La sera stessa ha potuto mangiare, cosa in re-
Vedete molti casi che arrivano da quelle
l’urologia pediatrica, per esempio le gravi mal-
altà normale nella chirurgia laparoscopica dei
zone?
formazioni delle vie urinarie, la calcolosi renale
piccoli, che recuperano molto in fretta. Ciò che
Sì, naturalmente non arrivano solo in urologia,
che nei piccoli è in forte aumento negli ultimi
distingue la nostra operazione è di essere stata
dipende dalla patologia sviluppata. Io ho lavo-
decenni, mentre prima praticamente non esi-
realizzata in modo che l’utero possa conserva-
rato a stretto contatto con l’Istituto dei tumori
steva, e va a costituire una grossa fetta delle
re la sua funzionalità e che, quindi, da adulta la
di Milano, essendo noi i chirurghi dell’Istituto
patologie urologiche pediatriche. Una quota di
paziente possa avere figli. Questo è un concet-
per i bambini e posso dire, sottolineando che si
questo aumento si spiega con la crescita dei
to nuovo, ma in realtà già radicato in oncolo-
tratta di una mia sensazione, che venendo qui
pazienti extracomunitari che vivono in Italia e
gia pediatrica: i bambini non basta salvarli dal
ho avuto un impatto enorme con il problema
geneticamente hanno una maggiore inclina-
tumore, si deve anche garantire loro una vita
dei tumori nei piccoli.
zione a produrre calcoli. Poi ci occupiamo di tutte le malformazioni urogenitali e naturalmente dell’oncologia. Esperienza molto importante è l’utilizzo del bisturi laser, che usiamo per trattare molte patologie, per esempio in interventi sull’uretra, nella calcolosi renale. Sempre più, inoltre, agiamo per via endourologica, senza bisogno di operare. Lavorate anche su bambini provenienti da altre regioni del Sud Italia? Sì, in particolare arrivano dalla Calabria, soprattutto i neonati con problemi importanti perché siamo l’unico centro che tratta queste patologie in pazienti molto piccoli. Quanti ne seguite in un anno? Seguiamo oltre 3000 pazienti, di cui circa 1500, hanno bisogno di essere operati.