L ’economia raccontata ai bambini
Gellindo Ghiandedoro e un regalo complicato
3 - I regali portafortuna! I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER
In città – Vorrei una pipa! – esclamò Gellindo tutto baldanzoso, arrampicandosi su per il bancone del negozio e sistemandosi fra una scatola di caramelle alla liquirizia e un plico di giornali piegati e pronti per essere venduti. Il fatto che nessuno si fosse messo a urlare di terrore nel vedere entrare lo scoiattolo nel negozio, dopo aver “parcheggiato” la sua aquila in cima al palo di un segnale stradale, e nel sentirlo parlare come fosse un bambino, la dice lunga su quanto strana fosse, quella città in valle. Comunque… – Una pipa da scoiattolo? – rispose il negoziante, come se stesse dicendo la cosa più naturale di questo mondo. No, voglio una pipa da spaventapasseri! – Allora stai cercando una pipa… finta! Io non lo so, veda un po’ lei – rispose Gellindo, osservando goloso le caramelle nere poco distanti. Forza, prendine una! – lo invitò il negoziante, e lo scoiattolo non se lo fece ripetere due volte. – Allora vediamo: pipe… pipe… pipe da spaventapasseri, ma dove le ho messe? Ah, eccole qui – esclamò l’uomo tirando fuori da sotto al bancone una grossa scatola che pareva da scarpe, piena zeppa di pipe di ogni tipo. – Ecco qua: pipe “finte” di plastica, di gesso, di ceramica, anche di ferro… Io ne volevo una bella, però! E allora questa fa per te: una finta pipa in vero legno di ciliegio è il massimo, per uno spaventapasseri
Gellindo prese fra le zampe la pipa: ne ammirò il colore, il cannello lungo e diritto, il fornello tondo, ben tappato ma leggero. Annusò il profumo del legno e lo trovò delizioso: era proprio il regalo che cercava e Paglia-fresca sarebbe stato senz’altro contento. – Va bene: grazie, la prendo! – esclamò Gellindo saltando giù dal bancone e avviandosi alla porta del negozio. – Ehi, piccolino! – esclamò il negoziante precipitandosi a sbarrargli la strada. – Non ti ha insegnato nessuno che, per avere le cose che desideri, bisogna pagare? – Pagare?… Che cosa? – chiese Gellindo col cuore che s’era messo all’improvviso a battere come un tamburello per lo spavento. – Che cosa significa, “pagare”? – Vuol dire che questa pipa finta da spaventapasseri ti costa quindici euro. Se li hai, non c’è problema: me li dai e io in cambio ti do la pipa; ma se non li hai, allora la pipa rimane qui in negozio, in attesa che tu ritorni con i quindici euro in mano! – Ma si può sapere che cosa sono, questi euro? – strillò Gellindo in lacrime. – Io non ho mai sentito parlare di queste cose, di euro, di “pagare”… Sono parole che non capisco! Proprio in quel momento nel negozio entrò un’elegante signora… – Valentino – disse rivolta al negoziante, – vorrei sei candele rosse per la cena di questa sera… e che siano molto belle, mi raccomando. Valentino, allora, per prima cosa si riprese la pipa finta che lo scoiattolo
teneva stretta fra le zampe; aprì poi la porta del negozio, spinse Gellindo all’esterno e… – Sono da lei, signora contessa. Queste candele da cinque euro l’una, possono andarle bene? Che umiliazione, per il nostro amico! Sbattuto fuori dal negozio, solo perché non sapeva che cosa fossero quegli “euro” e quel “pagare”!… Per fortuna aveva come “taxi” un’aquila esperta del mondo. Non appena Gellindo ebbe raccontato quel che gli era successo… Ma è evidente, è chiarissimo… Mamma mia, che figura hai fatto! – esclamò Cassandra. – Ma come fai a non sapere che, per poter prendere una cosa qualsiasi da un negozio, devi dare in cambio qualcosa di altrettanto prezioso! – Ah! – Sì, ah! Una pipa ha un suo valore: se la vuoi, se vuoi portartela a casa per regalarla a Paglia-fresca ad esempio, devi dare in cambio al negoziante l’equivalente di quel valore… “Quello lì dentro ha detto che per la pipa finta voleva quindici euro – pensò allora lo scoiattolo. – Io non so che cosa siano, questi euro, ma mi arrangerò comunque!” – Cassandra, torniamo al Bosco delle Venti Querce ma poi, per piacere, riportami subito qui in città…
Pagamenti Quando furono di ritorno, di lì a un paio d’ore, Gellindo fece il suo secondo ingresso nel negozio di pipe, trascinandosi appresso un sacco misterioso.
– Ecco qua, signore – disse lo scoiattolo quando venne il suo turno al banco. – Una mia amica mi ha spiegato tutto: mi ha detto che per poter avere la pipa finta, devo darle qualcosa di altrettanto prezioso, è vero? – A dire il vero a me bastano quindici euro! – Ecco, io ancora non so che cosa siano, questi “euro”, è allora le ho portato… quindici mele gialle e mature! Per noi, su al Villaggio degli Spaventapasseri, quindici mele mature sono molto, molto preziose. Per la mia amica talpa Melesenda, poi, che è golosissima di mele, sono una vera e propria ghiottoneria da leccarsi i baffi… – E invece io non mi lecco un bel niente! Qui da noi, bello mio – rispose il negoziante con fare scortese, – quindici mele valgono solo alcuni euro, troppo pochi per poter avere la pipa che desideri; perciò vattene, ché c’è gente che sta aspettando d’essere servita! – Ma che cosa c’è, di più prezioso delle mele? – si lamentò Gellindo, dopo che fu tornato da Cassandra. – C’è, caro mio – disse allora l’aquila, – che tu devi pagare con qualcosa che è prezioso non solo per te, ma per tutti! – Hai ragione, Cassandra! – esclamò Gellindo smettendo di punto in bianco di piangere. – Hai ragione e sai che cosa ti dico? Ti dico che io, a casa, ho qualcosa che piace proprio a tutti e, quindi, che dovrebbe servire per comprare ciò che desidero. Vieni, torniamo al Bosco… – Senti, piccolino – sbuffò il negoziante, appoggiando i gomiti sul bancone e chi-
nandosi a parlare diritto negli occhi allo scoiattolo, – forse non ci siamo capiti. Adesso dimmi tu: cosa vuoi che me ne faccia di dieci tubetti già aperti e mezzo strizzati di gel ultra-rinforzante? Eh? Rispondimi! Lo vedi quanti capelli ho in testa, io? – esclamò quel pover’uomo, mostrando al mondo la sua zucca pelata e lucida. – Pensi, allora, che questo gel, sia per me così prezioso, da farmi privare di una bella pipa finta da spaventapasseri? Non ci siamo: tu non hai il senso del valore del danaro! Noi uomini abbiamo stabilito che per le vendite e gli acquisti, dobbiamo scambiarci un qualcosa che abbia un valore riconosciuto da tutti. E abbiamo deciso di scegliere una moneta particolare: l’euro, ad esempio. In una grande banca, in un edificio gigantesco come un palazzo da venti piani, è depositato tutto l’oro che abbiamo saputo raccogliere in anni e anni di lavoro. L’equivalente del valore di questa enorme massa d’oro è stato poi messo in circolazione sotto forma di tante, tantissime, milioni e milioni di monete di ferro e di ottone, d’argento o d’oro oppure di banconote in carta, perché l’oro è un po’ scomodo da portare in giro: è pesante e lo si può facilmente perdere, e sarebbe un vero guaio. Allora la vedi, questa pipa? Vale quindici euro, vale quindici pezzettini piccolissimi piccolissimi di quella montagna d’oro. Se tu hai in tasca quindici euro, non c’è problema: vuol dire che sei proprietario di quei pezzettini piccoli d’oro e te ne privi per avere in cambio la pipa finta. Se non li hai, puoi portarmi tutte le mele, le pere, le fragole e i tubetti di gel di que-
sto mondo, ma io non potrò mai darti quella pipa. Hai capito? Forse sì! Gellindo Ghiandedoro non era uno scoiattolo stupido: bisognava, è vero, spiegargli le cose magari due o tre volte, ma alla fine la luce gli si illuminava negli occhi e la vita poteva riprendere ancor più bella di prima. Nell’ascoltare la spiegazione del negoziante, a Gellindo era venuto in mente qualcosa che poteva risolvere il suo problema. Uscì allora sulla strada, corse da Cassandra e… – Non dirmi che devi tornare veloce veloce al Bosco delle Venti Querce per poi rivolare un’altra volta in città, perché io non ti seguo più! – esclamò l’aquila incrociando le grandi ali. – No, sì, anzi… certo: devi accompagnarmi al Bosco, là devo prendere una cosa importante e poi, ma per l’ultima volta, te lo assicuro, dovresti riportarmi qui in città! E facciamo presto, te ne prego, ché sta per calare la sera… Non fu breve, quella volta, il viaggio, anche perché, giunti alla quercia più vecchia di tutto il Bosco, Gellindo si fiondò nella sua tana e si mise in cerca di chissà che cosa, senza più uscirne. Rivoltò come un calzino la cucina e la dispensa; entrò in camera da letto e poi nel bagno e ne uscì poco dopo lasciandosi alle spalle un campo di battaglia di cose in disordine; scese di un piano e perquisì il magazzino “Uno”, quello in cui teneva la frutta secca; poi scese al “Due”, in cui erano ammassate le noci, e al “Tre” in cui c’erano le nocciole … Niente da fare,
quel che stava cercando non voleva saltar fuori. Giunto al magazzino “Quattro”, però, quello delle ghiande… – ECCOLAAAA! LO SAPEVO CHE C’ERA! Cassandra – strepitò come un ossesso uscendo di casa e saltando in groppa all’aquila, – forza: vola veloce in città e portami da un gioielliere! Quando l’anziano gioielliere ebbe tra le mani l’oggetto misterioso che Gellindo gli aveva allungato, arricciò le labbra, si grattò la punta del naso e… – Non ho mai visto una cosa del genere – borbottò. – Una ghianda tutta d’oro zecchino! Ma dove l’hai trovata? – domandò rivolto allo scoiattolo. – Oh, su da me ci sono molte querce, sa? Querce giovani e robuste, ma anche querce vecchie, molto vecchie. E una di queste, quella in cui io ho scavato la mia casetta, be’, ogni anno produce milioni e milioni di ghiande normali e una, una ghianda soltanto… d’oro! Sembra quasi che me la regali perché le faccio compagnia durante l’inverno e le tengo al caldo il cuore del suo tronco… Se io le lascio questa ghianda d’oro, lei mi può dare quindici euro? – bisbigliò timido Gelindo. – Quindici euro? – esclamò il vecchietto. – Tu vorresti quindici euro per questa ghianda d’oro zecchino? Ma da dove vieni… – Be’, se me ne vuole dare di meno, me ne dia almeno dodici, che forse quello della pipa… – Ma io te ne do CENTO, di euro, caro mio… Ecco qua: due biglietti da cinquanta euro l’uno, e la ghianda d’oro
diventa mia. Allora, ci stai? Gellindo avrebbe voluto dirgli che lui, di quei cento euro, tolti i quindici per la pipa finta da regalare a Paglia-fresca, non sapeva proprio cosa farsene, ma poi gli venne in mente che di lì a due settimane sarebbe stato il compleanno di Tisana La Dolce, poi di Palo-sghembo, di Mangia-torte, di Passion Di Fiaba, del vecchio Empedocle e via via di tutti gli altri spaventapasseri del Villaggio… – Va bene, prendo i suoi cento euro e le lascio la ghianda d’oro – esclamò Gellindo, che ancora non si era reso conto di avere, per la prima volta in vita sua, venduto qualcosa a qualcun altro! E che di lì a poco avrebbe, sempre per la prima volta in vita, comprato qualcosa pagando col danaro! E infatti tornò di filato dal negoziante, che impallidì impercettibilmente quando se lo vide entrare per la quarta volta, ma che impallidì del tutto quando Gellindo gli mise sotto al naso un bigliettone da cinquanta euro e ne pretese ben trentacinque di resto. – E la pipa, per favore, me la incarti in un pacchetto da regalo, col fiocco rosso! Fu una festa indimenticabile, quella per i vent’anni di Paglia-fresca, che ricevette una montagna di regali bellissimi: una cravatta vecchia; una camicia sbrindellata; un nuovo cappello tutto sporco e sfondato; un paio di guanti ai quali mancavano tre dita; un paio di scarpe, la destra di cuoio marrone, la sinistra da ginnastica bianca-blu; un paio di occhiali
senza lenti, un nuovo turacciolo sporco di vino da sostituire al suo naso ormai vecchio… Ma quando venne avanti Gellindo Ghiandedoro, che stringeva in mano un prezioso pacchetto avvolto in carta dorata e infiocchettato di rosso, i trenta spaventapasseri, l’aquila Cassandra, Brigida la civetta e Melesenda la talpa trattennero il fiato: “Chissà che regalo c’è, in quel pacchetto, – pensarono quasi tutti, – ma soprattutto, speriamo che non ci sia un petardo o un palloncino gonfio d’acqua o una termite mangia-legno!
– UNA BELLA PIPA DA SPAVENTAPASSERO! – fu invece l’urlo commosso di Paglia-fresca, che una pipa finta così bella non l’aveva mai avuta! – Questo il regalo di Gellindo! GRAZIEEEE! Smack! Si dice che il bacio di uno spaventapasseri porti molta, molta fortuna. Be’, con tutti i baci che Gellindo ricevette quella sera, da Paglia-fresca ma anche da tutti gli altri, di fortuna dovette accumularne per almeno cinque vite! E le danze, nella piazzetta del Villaggio, ebbero inizio…
Fine* * La fiaba “GELLINDO GHIANDEDORO E UN REGALO COMPLICATO” termina qui, ma
le avventure della serie ”L’ECONOMIA RACCONTATA AI BAMBINI” proseguono!