Gellindo Ghiandedoro e il Natale... senza regali!

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BUON NATALE Gellindo Ghiandedoro e il Natale... senza regali! I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER


Quel che sto per raccontarvi accadde un po’ di tempo fa, la notte esatta della vigilia di Natale. Mentre gli spaventapasseri dormivano felici sotto le coperte in attesa di poter aprire, all’indomani, i regali che Babbo Natale avrebbe portato nella notte; mentre Gellindo Ghiandedoro, in una pausa del letargo, stava sgranocchiando a letto un gruzzoletto di noccioline; mentre il vecchio Empedocle, che dormiva solo poche ore per notte, stava leggendo la “GAZZETTA DEGLI SPAURACCHI” alla luce della lampada sul comodino... dal cielo gelido e stellato sfrecciò verso il basso una slitta trainata da quattro... sei... otto renne candide, ondeggiò pericolosamente e... SBADABAMMMM!... andò a urtare contro un abete più alto degli altri. Il grosso tipo vestito di rosso che era alla guida della slitta venne sbalzato fuori, fece un lungo volo in aria e... PATAPUMFFF!... andò a cadere proprio su un mucchio di neve, battendo però la testa contro il recinto dell’orto di Tisana la Dolce. Le renne non si accorsero di aver perso il loro padrone e volarono via nel cielo, portandosi dietro il suono argentino di cento e cento campanelli. Dopo di che il silenzio rimpiombò sul Villaggio degli Spaventapasseri. – Ma guarda che bello scherzo mi ha tirato il vento – esclamò Tisana la Dolce aprendo la finestra per arieggiare la camera da letto. – Ieri ho spalato la neve in un mucchio addossato al recinto dell’orto, e questa notte il vento l’ha spostata proprio davanti al mio cancel-

lo... Vado a prendere il badile e apro un nuovo passaggio... Al primo colpo di badile, però... – EHI! VUOI STARE ATTENTA A QUEL CHE FAI? – esclamò una voce che veniva... da sotto la neve! – Per mille spaventapasseri col raffreddore... Chi è stato a parlare? – chiese Tisana lasciando cadere il badile per lo spavento. – Non lo so! – rispose ancora quella voce nascosta. – In che senso, non lo sai? – Nel senso che non mi ricordo più come mi chiamo! – disse finalmente un nonno sorridente e simpatico, che sbucò da sotto il mucchio di neve con un bel barbone bianco e riccioluto e con uno strano berretto di lana rossa calato sulla testa. – E come hai fatto a capitare davanti a casa mia? – Bella domanda! Come faccio a risponderti, se non so il mio nome, non so da dove vengo, non so perché sono qui, non so... NON SO NULLA DI ME! – Vieni fuori da quella neve ed entra in casa, ché ti preparo una bella camomilla dolce e bollente... Vi lascio immaginare la sorpresa della povera Tisana la Dolce, quando dal mucchio di neve venne fuori Babbo Natale in persona! Sì, proprio così: “quel” Babbo Natale dei regali per i bambini buoni, quell’omone vestito tutto di rosso, tondo come un pupazzo di neve, con gli occhi simpatici e buoni e con un gran bel bernoccolo in cima alla zucca... Ma che ci faceva, Babbo Natale, nel Villaggio degli Spaventapasseri?


La voce dell’arrivo misterioso di Babbo Natale corse per il Villaggio e tutti, ma proprio tutti gli spauracchi fecero una capatina da Tisana la Dolce per conoscere il nuovo ospite e per aiutare il povero vecchio a farsi venire in mente qualche ricordo. – Lo sai che la tua slitta è trainata da renne bianche? – A dire il vero io non so che cosa siano, le renne, e non sono nemmeno sicuro di avere una slitta... – E ti ricordi, almeno, le letterine che i bambini di tutto il mondo, e anche i nostri spaventapulcini, ti hanno scritto nelle settimane scorse? – Lettere? Bambini? Io non mi ricordo affatto di aver ricevuto posta, men che meno lettere da bambini che non conosco... – Ma allora non sai nulla dei regali, degli gnomi che ti aiutano a prepararli, delle fatine che preparano i pacchetti... Niente da fare, cari miei: Babbo Natale aveva perso la memoria, mentre le renne con la slitta dietro erano volate chissà dove e... – OH, SANTO CIELO! – urlò a quel punto Bellondina portandosi la mano al cuore. – Be’, che c’è da strillare a quel modo? – disse Quantobasta, che proprio in quel momento stava misurando la febbre a Babbo Natale. – C’è che m’è venuto in mente una cosa terribile ... Allora, state a sentirmi – sospirò Bellondina, sedendosi sulla poltrona di Tisana la Dolce. – Babbo Natale ha perso la memoria, s’è smarrito chissà come, non ha più la sua slitta e

le renne se ne sono andate. Sapete che cosa vuol dire, tutto ciò? – ... – Vuol dire che per quest’anno i bambini di tutto il mondo resteranno senza regali! Un silenzio terrificante piombò sulla casetta. Poi, dopo un attimo di sbalordimento... – Per tremila spaventapasseri puzzolenti – imprecò Candeloro, – ma questa è una tragedia! Un Natale senza regali è un Natale... è un Natale... – TRISTISSIMO! – concluse Abbecedario, che pensava ai musetti tristi dei suoi scolari rimasti senza doni. – Perché mi guardate con occhi così infelici? – disse a quel punto Babbo Natale. – Io vorrei aiutarvi, io vorrei rimediare al pasticcio, ma non mi ricordo da dove bisogna cominciare... – Tu stai qui fermo e buono – esclamò allora Bellondina alzandosi dalla poltrona, – e invece noi troviamoci tra mezz’ora su, al Bosco delle Venti Querce. Io corro a svegliare Gellindo Ghiandedoro e forse lui troverà un rimedio! Dovettero far suonare una dopo l’altra tutte le sette sveglie di Gellindo, e poi farle risuonare tutte assieme un’altra volta, per svegliare il loro piccolo amico che stava dormendo della grossa con le mani sul pancino pieno di noccioline. – COOOSA? – esclamò Gellindo balzando dal letto. – Babbo Natale ha perso la memoria? I bambini rimarranno senza doni? E io come faccio? Io, che avevo scritto una bella letterina, in cui


chiedevo un regalo stratosferico per Bell... Ops... cioè, per una bellissima occasione... – E tu cosa suggerisci, per fargli tornare i ricordi? – lo incalzò Bellondina. – Voi mi avete parlato di un Babbo Natale con un bel bernoccolo sulla testa, vero? – Proprio così... – E allora andiamo! Forse ho trovato il rimedio... Di gran carriera gli spaventapasseri e Gellindo tornarono a casa di Tisana la Dolce. Lo scoiattolo prese il buon vecchio a braccetto e... – Vieni con me, Babbo Natale... – Dove andiamo? – A fare un giretto per il Villaggio. Avvenne, però, che appena usciti dal cancelletto dell’orto di Tisana, Gellindo attese il momento giusto, allungò la zampetta sinistra fra i piedoni dell’altro e gli diede una piccola spinta, facendolo cadere nello stesso mucchio di neve nel quale era stato trovato la mattina. – Ehi, ma che modi sono, questi... – ebbe appena il tempo di dire Babbo Natale, che... PATAPUMFFF!... STOCCKK!... AHIAAAA!... scivolò sul mucchio di neve e urtò con la testa contro al recinto di legno. Il nuovo bernoccolo scacciò quello vecchio e, come d’incanto, dal cielo piovvero sulla testa del nonno tutti i ricordi che se n’erano andati la notte prima... – Amici, adesso ricordo tutto! Io sono Babbo Natale, stavo andando in giro a portare i regali ai bambini buoni, quando una stella cometa birichina ha fatto spaventare e imbizzarrire le mie

renne... Sono caduto dalla slitta, ho fatto un bel volo e ho preso una gran botta in testa... Ma adesso mi ricordo tutto... Babbo Natale mise due dita in bocca e... FIUUUUUU! ...un fischio potente raggiunse al di là delle montagne le povere renne rimaste senza padrone. La slitta, annunciata dal suono argentino di cento e cento campanelle, scese dal cielo fin davanti alla casa di Tisana la Dolce: Babbo Natale salutò tutti i suoi nuovi amici, con un sorriso diede un bacio in fronte a Bellondina, un buffetto sulla coda di quel simpatico scioattolo che l’aveva salvato e poi... – Arrrrii, renne... Corriamo a fare il nostro dovere, prima che venga mezzanotte! Anche quell’anno i bambini buoni di tutto il mondo ricevettero regali bellissimi. E il merito fu tutto di Gellindo Ghiandedoro! Anche quell’anno gli spaventapasseri del Villaggio fecero gran festa con pacchetti e pacchettini da scartare ai piedi degli alberi di Natale. E tutti ringraziarono il loro amico scoiattolo. Anche quell’anno, la sera di Natale, la neve cominciò a cadere con grandi fiocchi leggeri e cotonosi. E tutti si strinsero al caldo delle stufe e dei caminetti, ad ascoltare le storie di Passion di Fiaba. E Gellindo? Il buon scoiattolo tornò a casa per mettersi a dormire. Aprì la porta e fece per dirigersi al suo lettone caldo, quando vide una lettera in mezzo al tavolo di cucina. La prese, la aprì e con un colpo al cuore lesse:


“Allo scoiattolo più simpatico e ingegnoso che io ricordi, con la raccomandazione però di non far inciampare più i vecchietti che hanno perso la memoria! il tuo amico Babbo Natale PS: Guarda nel cassetto del comodino!”

Gellindo si precipitò a guardare nel cassetto del comodino e vi trovò la sciarpina di lana azzurra che aveva chiesto in regalo per Bellondina... Lo scoiattolo si precipitò fuori e si mise a correre sotto la neve in direzione del Villaggio agitando la sciarpa e urlando felice: – BELLONDINAAAA! BELLONDINAAAA, GUARDA... HO UN REGALO PER TE!

Buon Natale a tutti voi!



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