Le avventure di Doki, il cagnolino... parlante!
2. Quando il cuore della mamma suona la sveglia I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER
Gellindo Ghiandedoro stava leggendo la pagina sportiva de “La Gazzetta del Villaggio” sdraiato sull’erba all’ombra di una quercia, quand’ecco arrivare Dindondolo che saltellava su per il sentiero borbottando tra sé chissà quali cose. – Ciao! – esclamò lo scoiattolo balzando in piedi e chiudendo il giornale. – Come va con il piccolo Doki? – Sono preoccupato! – rispose serio quell’altro. – Si vede subito che c’è qualcosa che ti preoccupa! Hai un paio di occhi stanchi e rossi di sonno che mettono paura... Dormito poco, stanotte? – Dormito niente, vorrai dire! – E come mai? Il cuccioletto ti ha fatto disperare? – Peggio, molto peggio! Adesso ti racconto... Non appena Dindondolo giunse a casa con quel fagottino caldo e tenero in braccio, innanzitutto gli cercò una bella cuccia per dargli una prima casetta. Aprì il cassetto in basso del comò, stese sul fondo una bella coperta e un lenzuolo a quadrettoni rossi e bianchi e vi sistemò l’esserino piovuto dal cielo. – Finché non troviamo di meglio, mio piccolo Doki, questo sarà il tuo letto, d’accordo? Uiiiuuuh! Un miagolio fu l’unica risposta. – Hai forse sete? Uiiiuuuh! E un pentolino colmo d’acqua fresca trovò posto accanto al comò. – Hai fame? Uiiiuuuh!
E un piattino con pane ammorbidito nel latte venne preparato accanto all’acqua. – ...e adesso andiamo a nanna, va bene? – e... Uiiiuuuh! ...Doki rispose soddisfatto. Di lì a dieci minuti però, nel pieno del primo sonno, Dindondolo venne svegliato da un leggero guaito lamentoso... Uiiiuuuh! Si mise a sedere sul letto, accese la luce del comodino e... – Non riesci ad addormentarti, piccolino? Uiiiuuuh! – Vuoi che ti racconti una bella fiaba? Allora: c’era una volta un cagnolino dal pelo color rosso fuoco a cui la mamma diede l’incarico di portare la pappa alla nonna che abitava dall’altra parte del bosco. Cagnolino Rosso, così si chiamava quel cuccioletto, prese il cestino della pappa e... Doki? Dormi? Bene: allora spengo la luce e mi addormento anch’io... Non appena lo spauracchio toccò con la guancia il cuscino... Uiiiuuuh! ...Doki riprese a piangere disperato. – Ma cos’hai? – esclamò Dindondolo inginocchiandosi accanto al cassetto del comò. – Hai sete? Hai ancora fame? No... Hai bevuto e hai mangiato, sei uscito a far pipì e perciò adesso è il momento di dormire... D’accordo? Le carezze dello spaventapasseri aiutarono Doki a chiudere gli occhietti, ad appallottolarsi nell’angolo più riparato del cassetto e ad addormentarsi. Tuttavia, dopo soli cinque minuti...
Uiiiuuuh! Uiiiuuuh! Uiiiuuuh... – Eh no! – esclamò a quel punto Dindondolo balzando dal letto e mettendosi a camminare avanti e indietro per la stanza. – Ti ho preparato una bella cuccia, un bricchetto d’acqua fresca, una cenetta coi fiocchi, ti ho raccontato una bella fiaba... Ma perché non continui a dormire? Uiiiuuuh! Già: parlavano due lingue diverse, Doki e Dindondolo, ed era difficile capirsi. Che significava quel guaito leggero e malinconico? Che cosa poteva mancargli, al cuccioletto caduto dal cielo come un regalo inaspettato? Dindondolo, che era uno spaventapasseri con la testa di paglia sulle spalle, provò a mettersi nei panni del suo nuovo amichetto. «Dunque, se io adesso fossi in lui, cosa mi mancherebbe per addormentarmi tranquillo e felice?...» – Un bambolotto! – strillò all’improvviso il buon sacrestano. – Ma sì: devo trovarti un orsacchiotto, un peluche... un... un qualcosa che ti faccia compagnia nel mondo dei sogni! Lo spauracchio rivoltò la casa da sotto in su, aprì tutti i cassetti, rovistò negli armadi, nelle cassepanche in cantina finché trovò, nascosta in fondo a una scatola colma di robe vecchie, un pinocchietto di legno dipinto di bianco, rosso e verde. – Ecco qua un bel Pinocchio per farti compagnia mentre dormi! Doki annusò il nuovo venuto e capì che non era da mangiare. Leccò appena quel buffo naso a punta e chiuse gli occhi soddisfatto.
Ma solo per poco! Di lì a dieci minuti, proprio quando finalmente il povero Dindondolo aveva ritrovato il sonno... Uiiiuuuh! Uiiiuuuh! Uiiiuuuh... – Oh no, ancora! Che c’è, adesso? Ma subito si placò, il nostro spaventapasseri, quando vide due occhietti tristi e spaventati che sbucavano da dietro al pinocchietto bianco, rosso e verde. – Ho capito, hai ragione: non era un bambolotto, quello che volevi, giusto? Allora riproviamo... Se io fossi in te, che cosa mi mancherebbe per poter continuare a dormire? Orsetti e bamboline abbiamo visto che non servono... Forse, forse vorresti un giochino? Qualcosa che ti distragga dai brutti sogni? Caro Doki, ho quello che fa per te! Dindondolo corse in cucina, prese una seggiola, la trascinò alla porta d’ingresso e vi montò sopra facendo attenzione a non cadere. Allungò allora un braccio e tolse dalla parete la campanellina di finto argento che serviva... Din Din Din... per annunciare l’arrivo di qualcuno. Legò alla campanella un lungo filo di cotone e tornò in camera... – Ecco qua un bel giochino per il mio cucciolo triste triste! – Legò la corda al pomolo del cassetto di sopra facendo in modo che la campanella andasse a finire proprio a tre centimetri dal musetto del cucciolo. – Adesso, quando ti senti triste, con la punta del naso... così, vedi?... Din Din Din... puoi divertirti a suonare finché non dormi! La calma della notte fonda tornò in casa di Dindondolo per un minuto, per due, tre, quattro... cinque minuti, finché...
Uiiiuuuh! Uiiiuuuh! Uiiiuuuh! Con le palpebre a mezz’asta, le spalle curve per la stanchezza e la bocca impastata di sonno, lo spaventapasseri tornò a sedersi sull’orlo del letto, si mise le mani nei capelli e... – Allora, ricominciamo da capo: se io fossi in te e volessi addormentarmi tranquillo, che cosa mi servirebbe? Un bacio in fronte? Semplice... Smack! Uiiiuuuh! – No, un bacio non serve... Allora una carezza? Uiiiuuuh! – Nemmeno una carezza... E se ti cantassi una ninna nanna? Proviamo: «Dormi dormi mio bel cagnolino... fa’ la nanna nel comodino... fa la nanna sulla copertina, chiudi gli occhi fino a mattina!» Sssshhh! S’è addormentato, finalmente... – sussurrò lo spauracchio. – Adesso piano piano mi infilo nel letto anch’io e... Uiiiuuuh! Uiiiuuuh! Uiiiuuuh... A quel punto Dindondolo si ritrovò seduto al buio, con gli occhi sbarrati e le mani che si aggrappavano al materasso!| Gellindo ascoltò con attenzione il racconto dell’amico. – Insomma, non hai dormito la notte intera, perché il povero Doki non ha potuto chiuder occhio! – Proprio così: è arrivata l’alba che eravamo ancora lì, io a letto a raccontargli la quarantesima fiaba, e lui poverino nel cassetto che Uiiiuuuh! Uiiiuuuh! Uiiiuuuh... continuava a lamentarsi di chissà che cosa! Secondo te cosa dovrei fare, stasera, per farlo dormire? Gellindo Ghiandedoro si prese alcuni
minuti di riflessione: si grattò a lungo il mento e giocherellò con i peli della coda vaporosa, mentre il suo cervellino tìcchete tìcchete tìcchete lavorava come una grossa sveglia... Tìcchete tìcchete tìcchete? Ecco quel che mancava, al cucciolotto! – Ho trovato! – strillò Gellindo balzando in piedi e facendo prendere un colpo al sacrestano. – Torna a casa, Dindondolo: ci vediamo stasera non appena vien notte e vedrai che stavolta il piccolo Doki s’addormenterà felice come un pulcino nel nido! Quando le ombre della sera calarono sul Villaggio degli Spaventapasseri, Gellindo Ghiandedoro andò a bussare alla porta dello spauracchio. – Ciao Gellindo, vieni, vieni avanti! – esclamò Dindondolo con uno sbadiglio lungo mezzo chilometro. – Eccoci qua: noi siamo pronti, guarda! Doki nella sua cuccia e io sotto le coperte a letto. Adesso che fai? Lo scoiattolo sorrise e da una grossa borsa della spesa tirò fuori un collo di pelo finto color verde brillante. – È la pelliccia sintetica di Bellondina, me l’ha prestata volentieri. – E cosa ne fai? – Guarda... – Gellindo appallottolò la pelliccia accanto al cuccioletto, poi allungò una zampa e sempre dalla borsa tolse una grossa sveglia. La caricò fino in fondo e... Tic... Tic... Tic... Tic... Tic... Tic... la nascose infilandola sotto al collo di pelo finto. Doki alzò immediatamente le orecchie e si mise a scondinzolare felice. Annusò il pelo e lo trovò morbido,
soffice e con un buon profumo. Si fece più vicino in cerca di calore, appoggiò il musetto proprio in corrispondenza di quel familiare Tic... Tic... Tic... Tic... Tic... Tic... e s’addormentò di botto con un breve sospiro soddisfatto. Dindondolo rimase senza parole e a bocca aperta. Poi inghiottì la saliva e... – Ma come hai fatto?! – balbettò. – Semplice: mi sono comportato come hai fatto tu e mi sono messo nei panni del nostro piccolo Doki. Che cosa mi potrebbe mancare, se fossi come lui piccolo, solo, accudito da uno spauracchio che ancora non conosco bene e in una casa sconosciuta? La mamma! Mi mancherebbe la mia mamma! Il sacrestano diede un’occhiata di sfuggita alla pelliccia verde... – Quella sarebbe la “mamma”, per il mio Doki? – Già, una mamma morbida, soffice e
profumata, ma anche una mamma che ha un cuoricino che ticchetta di continuo... Tic... Tic... Tic... Tic... Tic... – E qui interviene la sveglia, vero? – Proprio così: una sveglia che farà compagnia al cuiccoletto finché non sarà abbastanza grande da dormir da solo... – Sei unico, Gellindo Ghiandedoro! – esclamò commosso lo spaventapasseri. – Sei unico, grande, irripetibile, straordinario e... e... – Basta così! – lo zittì lo scoiattolo con uno sbadiglio. – Adesso tocca a noi grandi andar a nanna, altrimenti farai l’alba anche questa notte! E la pace scese sul Villaggio degli Spaventapasseri. Una pace accompagnata da un leggero, amorevole e rassicurante Tic... Tic... Tic... Tic... Tic... (2-continua)