Le avventure di Doki, il cagnolino... parlante!
4. Il mistero dei bastoni che regalano... biscottini I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER
Vi lascio immaginare gli occhi sbarrati per la sorpresa e per la rabbia, quando Dindondolo la mattina dopo s’accorse che il tetto di casa doveva essersi bucato in più punti, visto che la pioggia della notte aveva creato pozzette d’acqua in ogni stanza. Scostò le coperte e mise il bastone a terra – voi lo sapete, vero, che gli spaventapasseri stanno tutti ritti in piedi su un bastone, sul quale saltellano per muoversi di qui e di lì? – e… Splasshh!... finì dentro a una bella pozza che s’apriva ai piedi del letto. Infilò allora la vestaglia da camera… e con la coda degli occhi vide una seconda pozzetta ai piedi dell’appendiabiti… e si precipitò in cucina, dove… Splasshh! Splasshh! Splasshh!... trovò pozze dappertutto e così in bagno e nella stanza da lavoro. A quel punto Dindondolo alzò gli occhi al soffitto per controllare il disastro provocato dalla pioggia notturna e… – Per mille campane rotte – brontolò il sacrestano, - il soffitto è intatto! Non c’è nemmeno una macchiolina di umido o di sporco… e adesso che ci penso bene, stanotte non ha nemmeno piovuto! Ma allora da dove viene tutta quest’acqua? Che cosa sono queste pozzette? La risposta a quella domanda arrivò di lì a un secondo, direttamente su quattro zampe! La porta della cucina si aprì e fece capolino il musetto addormentato del piccolo Doki… – Fa’ attenzione a tutta quest’acqua caduta da chissà dove, piccolo mio! – si raccomandò Dindondolo afferrando
straccio e scopettone. Per nulla preoccupato o spaventato, il cucciolotto trotterellò fino al focolare, piegò il sederino a terra, alzò appena appena la zampetta destra e… Fissshhh!... tranquillo tranquillo e guardando da sotto in su il suo “papà” adottivo con due occhioni dolci e addormentati, fece pipì come se fosse la cosa più naturale del mondo. – Ah, ma allora… allora sei stato tu! E’ tutta tua quest’acqua… cioè, queste pozzette, insomma: questa pipì è roba tua! Uiiiuuuh!... rispose il piccolo. – Eh no! Non rimetterti a piagnucolare, carino. Questa è casa tua, non è il tuo bagno personale, d’accordo? Uiiiuuuh!... rispose il cagnolino, spaventato più dal tono serio e arrabbiato che dalle parole di cui non capiva il significato. – Ecco – esclamò lo spauracchio afferrando secchio, strofinaccio e scopettone, – adesso vado a buttar via quest’acqua sporca e a lavare gli stracci alla fontana. Tu fa’ colazione, che poi cerchiamo Casoletta e andiamo assieme dal contadino Gioacchino! – Il tuo Doki è un bellissimo cagnolino, caro Dindondolo! – esclamò il contadino Giacchino, che aveva valutato il cucciolotto con una breve occhiata da esperto, dopo di che gli aveva controllato i denti, gli occhi, le orecchie e il pancino tondo. – Non dargli troppo da mangiare, però, altrimenti ingrassa e diventa lento, goffo e sempre stanco. Uno o due pasti al giorno al massimo e
qualche crocchettina durante il giorno, niente dolci, assolutamente proibito lo zucchero e la cioccolata, è meglio evitare di dargli da mangiare la cipolla, i legumi, i cavoli e le patate. Son tutte cose che fanno male ai cani ed è meglio evitarle. – Grazie per tutti questi consigli, Gioacchino, – disse allora Casoletta con un sorriso e mettendogli in mano un vassoio colmo di biscotti e pasticcini in regalo, – ma Dindondolo ha anche un altro tipo di problema. – E cioè? – Ecco – disse il sacrestano, schiarendosi la gola e cercando le parole giuste, – io vorrei… a me piacerebbe che Doki… insomma, facesse… Accadde tutto all’improvviso e in meno di un secondo. Gioacchino cambiò espressione in volto, allungò le mani verso l’acquaio, afferrò due grossi coperchi e… Sklannggg!... li usò a mo’ di piatti d’orchestra, facendo rizzare i capelli in testa per lo spavento a Dindondolo e a Casoletta. Il piccolo Doki, atterrito anche lui da quell’inatteso rumoraccio, rimase lì, fermo immobile in mezzo alla cucina e con la zampetta destra bloccata per aria. – Che non ti venga in mente di far pipì qua dentro, va bene piccolo?!? – disse il contadino con un tono serio e severo. – Se vuoi fare quello che devi, esci subito in cortile! Doki, con la coda tra le gambe, uscì dalla porta che gli indicava Gioacchino e corse a far pipì in mezzo all’aia, tra pulcini e galline chioccianti. – Adesso so qual è il tuo problema,
Dindondolo – esclamò il contadino sedendosi al tavolo. – E a me sembra di aver capito anche cosa devo fare per insegnare al cucciolo a comportarsi bene – rispose lo spauracchio afferrando i due coperchi. – Ogni volta che Doki sta per fare pipì in casa… Sklannnggg!... una bella chiassata, il piccolino si spaventa e capisce che sta facendo la cosa sbagliata… – Già, proprio così – rispose Gioacchino, – però devi anche avere in tasca un po’ di biscottini senza zucchero per premiarlo quando fa la cosa giusta: premietto e castigo… castigo e premietto… bastone e carota… carota e bastone… e alla fine Doki impara a fare la cosa giusta! Gioacchino si alzò, andò alla porta e… – Passami i coperchi! Ecco, vedi? Adesso il tuo Doki sta per fare pipì una seconda volta al centro dell’aia. Non è lì che deve farla, ma vicino al tronco di un albero, a un bastone piantato per terra, all’angolo di una casa o di un muretto, perché è in questo modo che i cani imparano a segnare il loro territorio… Sklannggg!... No, Doki: non lì… Sklannggg!... Ho detto di no… Ecco sì, bravo: ai piedi di quel ciliegio puoi… Bene, eccoti un biscottino in regalo! Fu così che, con la tecnica dei biscotti e dei coperchi, Dindondolo in due o tre giorni di continui Sklannggg!... Sklannggg!... Sklannggg!... riuscì a insegnare al piccolo Doki che la pipì la si poteva fare solo e soltanto all’aperto e ai piedi di un bastone piantato per terra. Quel che però il sacrestano non
aveva previsto fu lo sguardo furibondo di Maestro Abbecedario che fece capolino, una sera di qualche giorno dopo, nella cucina della sua casa. – Devo parlarti – esclamò il maestro senza perdersi in convenevoli. – Dimmi tutto! – rispose Dindondolo. – Sei proprio sicuro d’essere in grado di allevare e di istruire il tuo cucciolo di cane? Dindondolo ci pensò un paio di secondi e… – Certo, e devo anche dirti che grazie ai consigli di Gioacchino, è perfino semplice insegnargli le buone maniere! – Che cosa ti ha detto il contadino? – Oh, lui se ne intende di cani, sai? Mi ha detto quel che devo dar da mangiare a Doki e quali sono invece i cibi che gli fanno male; mi ha consigliato le quantità di pappa e anche dove fargli fare pipì! – Ecco, è proprio della pipì che vorrei da parlarti! – esclamò spauracchio Quantobasta facendo il suo ingresso nella casa del sacrestano. – Anche tu? Ma allora vi siete messi d’accordo e… – No, non c’è nessun accordo – lo interruppe Abbecedario; – il fatto è che tutti abbiamo da dirti la stessa cosa! – E allora ditemela, questa cosa, che aspettate? Abbecedario e Quantobasta avrebbero voluto spiegarsi, ma furono interrotti dall’arrivo di Bellondina furente, di Pasticcia che aveva un diavolo per capello, di Pagliafresca col naso fumante di rabbia, di RossoVerdeGiallo col blocchetto delle multe in mano, di
Caramella che aveva gli occhi rossi d’ira, di Tisana la Dolce che entrò vestita con un impermeabile che toccava terra… – Salve, amici – balbettò il povero Dindondolo, mentre Doki correva felice incontro a ogni nuovo venuto, saltando e uggiolando di gioia in cerca di una grattatina. – Qual buon vento vi porta? E come mai avete tutti quelle facce così serie? Vi è successo qualcosa di brutto? – Noi siamo tutti qui – cominciò a parlare Bellondina, – e molti altri di noi arriveranno fra un po’, perché devi risolvere un problema. Un problema con Doki! – Doki? E che c’entra lui? – esclamò il sacrestano sulla difensiva. – Prima che arrivassero gli altri – disse allora Abbecedario, guardando con un sorriso il suo amico Dindondolo, – ci stavi spiegando che grazie all’aiuto del contadino Gioacchino hai insegnato al tuo cucciolo a far la pipì nei posti giusti, non è così? E quali sarebbero questi posti giusti, se non è un segreto di stato? – Oh, ma è semplice: i cani devono marcare il loro territorio, sapete?, e lo fanno spruzzando la pipì nei posti più impensati. Gioacchino però, mi ha insegnato a fargliela fare sempre e solo all’angolo di un muretto, oppure dove c’è un tronco d’albero piantato per terra o un bastone in piedi, e… Il volto di Abbecedario si sciolse in un sorriso soddisfatto e anche i volti degli altri spauracchi si trasformarono all’istante da seri a tranquilli, da severi a sorridenti… – Adesso abbiamo capito – dissero tutti in coro. – Capito cosa? Cosa c’è da capire?
– Caro il mio Dindondolo – spiegò allora Pagliafresca, mettendo un braccio sulle spalle dell’amico, - c’è che noi spaventapasseri, proprio perché spaventapasseri, abbiamo tutti tutti tutti la caratteristica di avere un bastone che ci tiene ritti in piedi, un bastone che ci consente di saltellare avanti e indietro, a destra e a sinistra… – Ora – continuò Tisana la Dolce sollevando l’impermeabile che toccava terra, – se tu insegni a Doki che la pipì la deve fare solo là dove ci sono bastoni in piedi, lui non appena vede uno spauracchio fermo sulla strada o in mezzo alla piazza gli corre incontro per… per… insomma, l’hai capito, no?... Noi siamo stufi di restarcene buoni buoni mentre il tuo cucciolo fa la pipì sui nostri bastoni? Dindondolo sgranò gli occhi, spalancò la bocca, si mise le mani nei capelli e… – Scusatemi… e scusatelo, amici, non è stata colpa di Doki! Sono stato io a insegnargli che deve andare in cerca di bastoni o di tronchi piantati per terra e solo lì può segnare il suo territorio… E adesso? – Adesso – esclamò soddisfatta Casoletta, – riprendi in mano i tuoi coperchi e ricominci a suonare la tua musica fracassona… Eh! Eh! Eh! Quella volta bastarono due giorni interi di Sklannggg!... Sklannggg!... Sklannggg!... ma alla fine il piccolo Doki imparò: la pipì andava fatta fuori di casa e solo dove c’erano un bastone o un tronco d’albero piantati a terra, e fin qui non c’erano problemi, ma facendo bene
attenzione a non bagnare un povero spaventapasseri! E come faceva a distinguere, il cagnolino, un bastone o un tronco d’albero dal bastone di spauracchio? Semplice: per una settimana o due gli spaventapasseri dei Villaggio andarono in giro con le saccocce sempre piene di biscottini senza zucchero. Ecco, se un bastone non ti dava nessun premietto, allora… Fissshhh!... la pipì era tranquilla e assicurata. Se invece un bastone ti allungava dall’alto un biscotto, in quel caso… conveniva agitare bene la coda, uggiolare felice, alzarsi sulle zampette posteriori, ricevere il premietto e poi via di corsa, in cerca d’un nuovo bastone! (4-continua)