L ’airone Gaspare ha perso la bussola I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER
Il Villaggio degli Spaventapasseri ha tutto quel che serve a un paese: c’è la piazza, sulla quale si affacciano via via la farmacia di Quantobasta, la Cioccolateria di Casoletta, la Cassa Rurale di Còntolo, la chiesetta di Dindondolo, l’orticello di Tisana la Dolce, la scuola elementare del maestro Abbecedario e la scuola materna di Pasticcia… Gli manca solo l’aeroporto! L’AEROPORTO? E cosa c’entra un aeroporto con il nostro piccolo Villaggio abitato dagli spaventapasseri?! Di per sé non c’entrerebbe nulla ma, se ci fosse stata una pista di atterraggio come si deve, quel grosso airone cinerino che stava volando verso i Paesi caldi del Sud avrebbe potuto posarsi a terra senza problemi, e invece… – AIUTOOOOO… SPOSTATEVIIII… PISTAAAAAAA! – SWWWIMMMM… ROTOLÒMMM!! STOCKKK! …il grosso airone perse quota urlando disperato, schivò per un pelo la punta del campanile di Dindondolo, precipitò veloce verso il paese e andò a ruzzolare prima sul laghetto ghiacciato in mezzo alla piazza e poi contro l’albero addobbato a festa, che era lì ancora dal Natale! – Ahiooo, che botta! – si lamentò l’airone mettendosi a sedere e massaggiandosi la schiena. Poi però, quando vide che dalle casette attorno stavano uscendo a frotte tanti spaventapasseri salterini, pensando d’esser capitato chissà dove chiuse gli occhi, svenne cadendo all’indietro e… RI-STOCKKK!… si
prese un’altra bella zuccata in testa! – Ecco, silenzio: si sta svegliando! Quantobasta tolse dalla testa dell’airone cinerino la pezzuola bagnata con cui aveva cercato di tener bassa la febbre e la mise in un pentolino d’acqua ghiacciata sul comodino. – Salve, amici – sussurrò il grande uccello aprendo finalmente gli occhi, – dove sono capitato? – Sei atterrato in malomodo nel Villaggio degli Spaventapasseri della Valle di Risparmiolandia – gli disse Tisana la Dolce, porgendogli una tazza di tè bollente e dolce, con una lunga cannuccia per permettergli di bere. – Qual è il tuo nome? – Mi pare… mi pare sia Gaspare. Sì: l’Airone Gaspare, mi chiamo così… – E perché hai fatto quel gran ruzzolone? – domandò Casoletta sedendosi sul bordo del letto. – Stavo volando come ogni inverno da Nord verso Sud, per raggiungere i miei fratelli che passano l’inverno nei Paesi caldi, quando mi sono addormentato in volo… noi aironi lo facciamo spesso, sapete? Ci appoggiamo su una corrente d’aria, chiudiamo gli occhi e ci lasciamo trasportare dal vento per ore e ore, mentre noi dormiamo della grossa… Questa volta, però, la corrente mi ha portato fuori strada e quando mi sono svegliato, ho visto sotto di me un mondo che non conoscevo, che non avevo mai visto… Insomma, mi sono perso! – E quanto hai volato, senza sapere
dove andavi? – Ho passato dieci giorni e dieci notti in cerca di un punto di riferimento, di un fiume che conoscevo, di un lago amico… Niente, amici, questa parte di mondo non l’ho mai attraversata e… e sto morendo di fame! – Oh, per il baffo di mio nonno spaventapassero – esclamò Bellondina, – è vero, non ci avevamo pensato. Devi essere affamato, povero airone… vado a prendere qualcosa da mangiare… – Ma cosa mangiano, gli aironi? – domandò Quantobasta. – Noi mangiamo tutti i tipi di pesci – rispose Gaspare, che a parlar di mangiare si sentiva ancora peggio. – Fate presto, però, perché sento che le forze se ne stanno andando… Erano in un bel pasticcio! Come potevano fare a procurarsi del pesce, in pieno inverno e con tutti i torrenti, i fiumi e i laghi coperti di ghiaccio? – Forse qualcuno potrebbe fare un salto giù, al mercato della Grande Città in Valle, per comprare un po’ di pesce… – propose Tisana la Dolce. – Non c’è tempo – intervenne ancora Quantobasta, – Gaspare ha ancora poche ore di tempo, dopo di che non potremo più salvarlo! Il Villaggio degli spaventapasseri si mise tutto in agitazione. Pesce… pesce… pesce… dove correre a prenderlo? Come fare a pescarlo, con tutto quel ghiaccio? Non c’era proprio nessuno che aveva una qualche aringa affumicata in fondo al proprio frigorifero? Mentre tutti si arrabattavano a cor-
rer di qua e di là senza combinar nulla, Casoletta, sempre seduta sul bordo del letto del povero airone, lo assisteva cambiandogli di quando in quando la pezzuola bagnata sulla testa. «Pesce… pesce… e ancora pesce – stava pensando la spaventapasseri, – ma se noi di pesce non ne abbiamo, cosa possiamo dargli da mangiare? E se fosse… e se io riuscissi…». – Ma certo! CERTISSIMO! – urlò alla fine Casoletta, facendo prendere un bello spavento all’ammalato. – Oh, scusami, Gaspare, ma ho urlato di gioia… – Di gioia, perché – mormorò l’airone sempre più debole. – Perché forse ho trovato il modo di darti qualcosa da mangiare! – Del pesce, spero… – Del pesce, certo, anche se sarà un pesce un po’ strano, un po’ particolare. Un pesce che non hai mai assaggiato, ma buono però. Buonissimo, vedrai! Casoletta corse nella sua Cioccolateria e si chiuse nel retrobottega dove teneva tutti gli arnesi per fabbricare cioccolatini e biscotti d’ogni forma. Rovistò a lungo in tutti i cassetti che aveva attorno, finché trovò gli stampini che le servivano e solo a quel punto si mise veramente al lavoro. Impiegò meno di due ore per preparare un vassoio colmo di cioccolatini a forma di pesciolini e un secondo vassoio pieno di biscotti, anch’essi a forma di pesce! Si fece aiutare da Bellondina e quando tutto fu pronto corse nella farmacia di Quantobasta, dov’era rico-
verato il povero ammalato. Gaspare all’inizio guardò quei pesci con un senso di ribrezzo… Puàh, ma quello non era il pesce che lui era abituato a mangiare!… Poi assaggiò un pezzetto di pesce di cioccolato al latte e… Mmmmhh! Mica male, però! Mise nel becco anche un pesce di biscotto al burro e… Urka, che buono anche questo! – Posso mangiarli… tutti? – domandò l’airone agli spaventapasseri schierati davanti a lui. – DEVI mangiarli tutti! – lo esortò Casoletta, mettendogli i due vassoi davanti al becco e… GNAMMM… GNAMMM… GNAMMM… In quattro e quattr’otto Gaspare spazzolò tutto quelle due montagnole di pesci dolci, teneri e farinosi! – Ah, mi sento già meglio! – esclamò alla fine massaggiandosi la pancia piena. – E adesso che hai intenzione di fare? – domandò Quantobasta. – Venite tutti con me! – esclamò Gaspare saltando giù dal letto. Abbarbicato in cima al campanile della chiesa di Dindondolo, l’airone scrutava con attenzione l’orizzonte verso Sud. Rimase così a lungo, finché un fremito lo percorse dalla punta del becco fino all’ultima piuma del fondoschiena. – Amici, ho sentito la bussola! – urlò l’airone da lassù. – Quale bussola? – chiese Lingualunga. – La bussola di noi aironi, quella che ci indica la direzione giusta per le nostre
migrazioni e che io ho perso dormendo per aria. Adesso invece la sento di nuovo, eccome se la sento… Devo partire, amici, devo andarmene subito … Prima di spiccare il volo, l’Airone Gaspare scese dal campanile, salutò uno a uno tutti i nuovi amici che s’erano fatti in quattro per aiutarlo, abbracciò più a lungo Casoletta e Quantobasta e… – Vi prometto solennemente che la prossima estate, adesso che conosco la strada, passerò di qui e mi fermerò a darvi un saluto. Tu, intanto, Casoletta, mettimi da parte i tuoi biscotti e i tuoi cioccolatini: è per merito loro se ho ritrovato la bussola e non perderò più la strada!