Le fiabe del Bosco delle Venti Querce - Quando qualcuno ti chiede un favore

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Le fiabe del Bosco delle Venti Querce

Quando qualcuno ti chiede un favore I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER


– Gellindo, mi faresti un piacere? Quando toccava a Tisana la Dolce chiedergli aiuto, Gellindo Ghiandedoro aveva un piccolo tonfo al cuore. Si ricordava ancora, infatti, la gran sudata e la faticaccia di quel giorno di molto e molto tempo fa, quando aveva deciso di trovarsi un lavoro cominciando proprio dalla spauracchia esperta in tisane e decotti. Comunque Gellindo era una gran pasta di scoiattolo e… – Hai bisogni che ti vada a cercare qualche erba strana? – Uh, come sei perspicace, Gellindo! – rispose sorridendo Tisana. – Sì, avrei bisogno che tu andassi subito nei prati al di là delle Plaudi dei Vampiri striscianti a raccogliermi dieci foglioline di mentuccia… – Tutto qui? – Certo, tutto qui! – Ne sei proprio sicura? – Sì, cioè aspetta… a dire il vero, avrei bisogno anche di quattro cippollotti selvatici, di un pugno di petali di ciclamini freschissimi, di qualche radice di rabarbaro d’alta quota, di un fascio d’erba medica raccolta al mattino presto appena passata l’alba e, poi, di dodici gemme d’agrifoglio, di otto semi di giglio martagone, di foglie e di gambi di origano selvatico… Se poi ne trovi, potresti portarmi anche un po’ di timo, qualche primula sbocciata da poco e soprattutto tante, tantissime viole ciocche… Ecco:

qui c’è la lista che ti avevo già preparato! – concluse la spaventapasseri, porgendo allo scoiattolo tramortito e con gli occhi sbarrati un foglietto di carta scritto fitto fitto. – Ma scusa, Tisana, all’inizio non mi avevi chiesto solo dieci foglioline di mentuccia? – Sì, ma già che sei in giro, potresti riempirmi la dispensa… Fu così che Gellindo cominciò, quel giorno, un giro lunghissimo, su e giù per i prati e per i dossi che circondano il Villaggio degli Spaventapasseri e il Bosco delle Venti Querce, in cerca dei fiori, dei semi e dei petali che servivano a Tisana la Dolce. Quando, però, fu il momento di estrarre dal terreno le radici di rabarbaro d’alta quota… – Ehi, lascia stare queste radici! Sono mie! – strepitò una vocina di sotto. Gellindo mollò la presa spaventato e ruzzolò all’indietro. Si rialzò, afferrò di nuovo il gambo di rabarbaro che spuntava dall’erba e gli diede uno strattone. – Ho detto di mollare questa radice! Non puoi rubare quel che è mio! – disse la stessa vocina misteriosa. – Ma si può sapere chi sta parlando? – esclamò allora lo scoiattolo furibondo. – Io! – rispose una marmottina, sbucando dal foro di una tana poco distante. – Mi chiamo Fischietta e


sono la padrona di questi prati e di tutti i fiori e di tutte le radici che ci sono piantati! – Ma è l’unico posto in cui so di poter trovare delle piante e delle radici di rabarbaro! – piagnucolò Gellindo sedendosi sconsolato su un sasso lì accanto. – Possiamo sempre fare un cambio… – propose allora Fischietta, la marmotta padrona di quel prato. – E cosa vorresti, per darmi cinque radici di rabarbaro d’alta quota? – Mi basterebbe un po’ del tuo tempo… – Un po’ del mio tempo? E per fare che cosa? – Per scendere al ruscello qui sotto e riempirmi d’acqua fresca questo secchio! – Solo questo? – domandò Gellindo col cuore un’altra volta in tumulto. – Sì, solo questo… cioè, a dire il vero… visto che ti trovi in zona, avrei bisogno d’un po’ di legna secca e, se ne trovi, anche di una manciata di funghi gialli; poi potresti portarmi cinque o sei sassi tondi di torrente, dovresti cercarmi un ciocco di legno di betulla e un bel fascio di foglie di faggio per rifarmi il materasso del letto… Ti chiedo poi di riempirmi questo sacchetto con ghiande, noci, nocciole, mandorle e fichi secchi, che mi piacciono assai, e di procurarmi infine uno specchio, uno specchietto per farmi bella ogni mattina. Tutto qui!

Il nostro povero Gellindo affidò a Fischietta i semi, le gemme e i petali raccolti per Tisana la Dolce e partì alla ricerca di quel che serviva alla marmotta. Ci impiegò un giorno intero e anche il giorno seguente, ma alla fine… – Ecco tutto quello che mi avevi chiesto, Fischietta – sospirò lo scoiattolo, depositando davanti all’ingresso della tana della marmotta una montagnola di sassi, ciocchi di betulla e foglie di faggio. – …Qui ci sono i funghi gialli, anche il secchio d’acqua... il sacchetto della frutta secca… E lo specchietto? – Ecco cosa mi sono dimenticato! Lo specchietto! – strepitò Gellindo, dandosi una gran manata sulla fronte. – Niente specchietto, niente radici di rabarbaro d’alta quota, carino! Fu così che Gellindo dovette scendere di corsa fino al Villaggio, andò in cerca della sua amica Casoletta e le chiese se possedeva uno specchio che non le serviva più. – Sei proprio fortunato! Candeloro mi ha appena regalato uno specchietto nuovo e qui c’è lo specchio di prima: puoi prenderlo, te lo regalo! – Grazie, Casoletta! Mi hai risolto un problema che non immagini nemmeno… – E allora, già che sei qui, che ne diresti di aiutarmi a risolvere il “mio” problema? – E cosa dovrei fare? – balbettò il


poveretto, col cuore in angoscia. – Ah, dovresti solo darmi una mano a sistemare alcune cose nella cucina della Cioccolateria… Lavorò per due giorni interi, il nostro amico: scopò per terra, lucidò il lavandino, sgrassò il forno, mise in ordine i barattoli del cacao e sistemò il deposito della cioccolata. Poi lavò e stirò le tende, fece il bucato con le tovaglie e i tovaglioli, impiegò una giornata intera per lavare e asciugare tutti i piatti, i piattini, le ciotole, le tazze e le tazzine, i cucchiaini e le zuppiere… Finita quell’immensa mole di lavoro, prese lo specchio, salutò Casoletta e piano piano risalì il dosso e raggiunse i prati d’alta quota. Consegnò lo specchietto alla Marmotta Fischietta, raccolse le erbe, le gemme e i petali per Tisana la Dolce, si fece dare le cinque radici di rabarbaro che aveva così faticosamente guadagnato e con tutta quella roba sulla schiena scese al Villaggio e raggiunse la casetta di Tisana. – Oh, eccoti finalmente: ero preoccupata, sai? Mi stavo chiedendo se ti fossi perso… – No no, non mi sono perso – rispose Gellindo, scaricando il suo bottino. – Comunque qui c’è tutto quello che mi avevi chiesto… – E queste che cosa sono? – domandò Tisana, prendendo in mano le radici di rabarbaro. – Come, che cosa sono. Sei tu

l’esperta: non le riconosci? – Ma certo che riconosco le radici di rabarbaro d’alta quota, ma non capisco perché sono qui, in mezzo alla roba che ti avevo chiesto! – È semplice: perché me le avevi chieste! – Io ti avevo domandato di raccogliermi una… due… tre… quattro… cinque radici di rabarbaro d’alta quota? – Me lo ricordo come se me l’avessi detto due minuti fa! – esclamò Gellindo, che cominciava a sudare. – Allora mi sarà sbagliata, perché di radici di rabarbaro d’alta quota ne ho la dispensa piena! La Marmotta Fischietta me ne porta un sacchetto ogni settimana… anzi, sai cosa dovresti fare? – Co… cosa? – balbettò il poverino, allontanandosi piano piano e camminando all’indietro. – Dovresti fare un salto su, ai prati alti, e dire a Fischietta che di radici di rabarbaro d’alta quota ne ho abbast… Ehi, Gellindo: non ho finito! Perché scappi correndo? Eh, noi lo sappiamo perché lo scoiattolo risparmioso sta correndo a zampe levate verso il Bosco delle Venti Querce, vero? Quel che non sapete, però, e purtroppo che non sa nemmeno lui, è che la civetta Brigida lo sta aspettando davanti alla tana della Quercia Grande per chiedergli un piccolo favore… Povero Gellindo!



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