Le fiabe del Bosco delle Venti Querce
Brisolo, lo gnomo dei funghi “matti ” I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER
Quando arriva la stagione dei funghi, Gellindo Ghiandedoro saluta sempre i suoi amici sul far della sera, corre a casa e va subito a dormire, non appena calato il sole. Ma che motivo c’è, direte voi, di andare a dormire così presto? Semplice: al mattino Gellindo si alza prima dell’alba senza bisogno del trillo di nessuna sveglia, prende il vecchio cestino e il coltello e parte tutto allegro a caccia di finferli e porcini! Gellindo conosce alcuni posti “segreti”, là dove il Bosco delle Venti Querce è sfiorato dalla Palude dei Vampiri Striscianti: nella penombra del sottobosco, ai piedi di grossi abeti secolari oppure nei prati umidi in riva al lago immobile, crescono sempre tanti di quei funghi, che il suo cestino si riempie colmo colmo in meno di un’ora di passeggiata! La mattina di questa nostra storia Gellindo poteva già dirsi soddisfatto: sotto ai cespugli del Bosco aveva già messo le mani su quattro grossi porcini e subito dopo s’era imbattuto in una bella famigliola di finferli gialli che punteggiavano un folto tappeto di aghi di pino. Tutto lasciava pensare ad un’altra fortunata caccia di funghi, quando… – Ehi, guarda laggiù che bel porcino! – mormorò lo scoiattolo, fiondandosi nell’erba alta ai piedi di un abete solitario in mezzo al prato. – Per mille spaventapasseri orbi,
guarda che testa strana ha, questo fungo: è tutta piena di buchetti che pare un colabrodo! – E ci mancherebbe che tu adesso mi tagliassi pure le zampe! Gellindo si bloccò spaventato e si guardò in giro per vedere da dove venisse quella vocina misteriosa, ma non c’era nessuno! Fece spallucce, allora, si piegò, prese il coltello e… – Ecco? Cos’avevo detto? Vedrai che adesso questo bel tipo mi scambia per un fungo e mi taglia i piedi per staccarmi da terra! – Insomma, si può sapere chi sta parlando? – strillò Gellindo balzando in piedi e correndo dietro al tronco per vedere se ci fosse qualcuno nascosto. – No, ma dove guardi! – riprese la strana voce di prima. – Sono qui, sono per terra tra l’erba… Sì, proprio io: quello che tu pensavi fosse un porcino! Lo scoiattolo si mise in ginocchio e vide un esserino grassottello, con tanto di bocca e di naso, due occhietti vispi e allegri e un gran cappello scuro a forma di scolapaste in testa… – È vero… tu non sei un fungo! – esclamò alla fine il nostro amico. – Si può sapere allora chi sei? – Mi chiamo Brìsolo e sono lo gnomo dei funghi matti! – I funghi… matti? – Sì, lo gnomo dei funghi che non
sono velenosi, ma che non sono neanche buoni da mangiare. Sono lo gnomo di quella sterminata serie di funghi che i cercatori si lasciano alle spalle, perché loro vanno in cerca solo dei funghi buoni, ad esempio dei porcini e dei finferli … – concluse lo gnomo, sbirciando nel cesto dello scoiattolo. – E ci mancherebbe altro che adesso ci mettessimo a raccogliere anche i funghi che non sono buoni! – esclamò Gellindo Ghiandedoro sedendosi accanto al simpatico gnomo. – Il problema è proprio quello, invece… – continuò Brìsolo. – Sapessi quanti spaventapasseri del Villaggio si divertono a venire nel Bosco e a calpestare i funghi matti o a prenderli a pedate! A staccarli da terra facendoli morire, per poi divertirsi a lanciarli contro i tronchi degli alberi… – Ma non mi dire… – esclamò Gellindo con gli occhi sbarrati d’incredulità… – Vuoi vedere da te? Ecco, guarda là… E proprio laggiù, nel prato ai piedi di una collinetta, lo scoiattolo vide Candeloro e due spaventapulcini, con i cesti al braccio, che giocavano al calcio usando come pallone un grosso fungo… matto! – Ehi, voi tre! Fermatevi! – urlò Gellindo correndo nel prato. – Can-
deloro, capisco loro due che sono piccini, ma tu sei grande e dovresti saperlo… – Sapere che cosa, amico? – Che non bisogna distruggere i funghi solo perché non sono buoni da mangiare! Che anche i funghi matti sono utili al bosco ed è anche grazie a loro che poi crescono tanti funghi ottimi da cucinare! – Ma lo sai che parli come un libro stampato? – lo prese in giro quel birichino di spaventapasseri. – E a te chi le ha dette, tutte queste belle cose? – Me le ha dette Brìsolo… – Brìsolo chi? – sghignazzò l’impertinente. – Brìsolo, lo gnomo dei funghi matti! Venite con me, che ve lo presento. Ci misero meno di un minuto a raggiungere il grande abete solitario: Gellindo si chinò e cercò tra l’erba alta il minuscolo colabrodo tutto bucherellato, ma non lo vide! – E allora dove s’è cacciato, questo gnomo saputello? – lo beffeggiò Candeloro. – Ma era qui, era qui fino a un attimo fa: era piccolo così, due occhietti buoni e allegri e un gran scolapaste in testa, proprio come i matti di una volta… E lui è lo gnomo dei funghi matti! – State cercando Brìsolo? – disse allora una voce ben nota dall’alto
dell’abete. Gellindo, Candeloro e i due spaventapulcini alzarono gli sguardi e sul primo ramo videro appollaiata la civetta Brigida. – Ciao, Brigida, ma allora tu lo conosci, il mio amico Brìsolo – esclamò Gellindo rincuorato. – Come no: Brìsolo è lo gnomo dei funghi matti, ma è anche il re della foresta, è il principe di questo Bosco, è amico di tutti gli animali e protettore dei fiori di campo… E a te, Gellindo, che cosa ha detto il buon Brìsolo? – Ha raccomandato agli spaventapasseri del villaggio di non distruggere più i funghi che non sono buoni da mangiare… Ma Candeloro, qui, e i due spaventapulcini non mi credono e Brìsolo è sparito… – Brìsolo si fa vedere rarissime volte, a pochi fortunati e solo per due, tre minuti al massimo, ma credetemi – esclamò Brigida con lo sguardo più serio che poté: – vi conviene obbedire allo gnomo, perché altrimenti il Bosco delle Venti Querce rimarrà da oggi e per sempre senza funghi buoni da raccogliere! Capito? Solo funghi matti e funghi velenosi… guardate un po’ voi! Candeloro e i due spaventapulcini si convinsero che, al di là di quel che aveva chiesto Brìsolo, i funghi matti andavano comunque lasciati in pace. Anzi: ne parlarono anche
agli altri del Villaggio e furono così convincenti, che da quel giorno nessuno più prese a calci o calpestò i funghi, buoni, matti o velenosi che fossero. E in cambio il Bosco divenne un’autentica miniera a cielo aperto di porcini e finferli, tanto che Casoletta, Bellondina e Tisana la Dolce ne riempirono montagne di vasetti, che poi Palosghembo, Empedocle e Fra’ Vesuvio portarono alla Grande Città in valle a vendere. E con i soldini ricavati costruirono nel cuore del Bosco una bella casetta con tanto di camino, di tende alle finestre e di giardino, che lasciarono in regalo al buon Brìsolo, lo gnomo dei funghi matti.