La Valle delle Mille Mele
11 - Davide e lo zainetto I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER
– Come mai sei così arrabbiata? – esclamò Mamma Pasticcia nel vedere la spaventapulcina Occhialetta seduta sulla sua seggiola con gli occhi scuri, le manine chiuse a pugno e la fronte aggrottata da mille brutti pensieri. – A casa mia non c’è nessuno che mi capisca! – sussurrò la piccoletta guardando la spauracchia da sotto in su. – Ma cosa ti hanno combinato, questa volta, di così terribile? – Tò, guarda qui! – Cosa me ne faccio della tua cartella di scuola? – Aprila! – Ecco: qui ci sono i libri, i quaderni, l’astuccio delle penne e delle matite, un cartoccio con un buon panino... alla marmellata... – Proprio quello! – Il panino alla marmellata? E che cosa ti ha fatto questo bel panino? – chiese stupita la spaventapasseri, che proprio non riusciva a capire.
– La mia mamma lo sa che a me il pane con la marmellata proprio n on piace, eppure continua a prepararmene uno al giorno da portare a scuola per la merenda! Pasticcia guardò la spaventapulcini con due occhi sbarrati: – Ma stai parlando sul serio? – Certo che parlo sul serio: io odio il pane e marmellata! A scuola tutte le mie amiche a metà mattina tiran fuori un soldino e corrono a comprarsi una cioccolata, una briche, un pacchetto di biscotti... e io invece devo mangiarmi pane e marmellata! Non è giusto! Mamma Pasticcia rimase senza parole e non avrebbe saputo cosa ribattere a Occhialetta, se non avesse conosciuto così tante storie e tantissime fiabe adatte a ogni occasione della vita... – Sai che ti dico, piccola mia? Mi fai venire in mente quel che accadde a un bimbo di nome Davide, che un giorno... anzi, sai che faccio? Racconto a tutti voi la storia dello “zainetto magico”... State a sentire... Per Davide quello era un giorno importante: era il suo primo giorno di scuola! Da un paio d’anni, ormai, mamma e papà gli promettevano:“Quando sarai grande, andrai a scuola e vedrai che bello!” Vestitino della festa, scarpe da ginnastica nuove di zecca e zainetto in spalla, Davide s’avviò, quella mattina di settembre, verso la scuola. Prima di salutarlo con un bacio sulla fronte,
la mamma gli aveva infilato una mela nello zaino. – Ricòrdati di mangiarla, a mezza mattina, capito? Davide aveva risposto con un sorriso e s’era incamminato. Non vedeva l’ora di arrivare a scuola anche se, in fondo al cuore, aveva un po’ di paura. “Chissà come sarà, la mia maestra” pensava, “e i miei compagni? Speriamo non mi prendano in giro e non mi fac-
– Certo che mi arrabbio. Il mio nome è Davide e… va bene, dai, se proprio vuoi, chiamami Davidino. – Bambini, silenzio! – disse la maestra, alzando un po’ la voce per farsi sentire anche dai più lontani. – Oggi cominceremo con l’appello. Chi mi sa dire che cosa è un appello?… Due ore passarono veloci. “È proprio bella, la scuola” pensava ogni tanto Davide. “Vale proprio la pena diventare grandi…” Il suono della campanella interruppe le fantasticherie e i pensieri di Davide. – Bambini, è l’ora della ricreazione – stava dicendo la maestra, mentre Davide si guardava in giro per conoscere meglio i suoi nuovi compagnetti di clas-
ciano dispetti…”. – Bambini, andate a sedervi nel banco che più vi piace – esclamò la maestra, una bella signora dai capelli corti e ricci, – ma fate piano, per carità, altrimenti distruggete l’aula ancor prima di cominciare! Davide si ritrovò seduto nel secondo banco: davanti a lui c’era un grosso testone con tanti bei capelli rossi; nel banco a fianco, invece, sedeva un bambino dagli occhi furbetti che ridevano sempre. – Ciao – disse sottovoce l’amico, – come ti chiami? – Davide… e tu? – Franco… ma tutti mi chiamano Franchino. Non ti arrabbi se ti chiamo Davidino?
se. – Adesso potete alzarvi, andare in corridoio o in cortile e, chi ha da mangiare, lo faccia subito, ché tra un quarto d’ora la campana suona di nuovo e dovrete essere tutti qui, in classe… Davide si ricordò della mela: prese lo zainetto e corse in corridoio, seguìto come un’ombra da Franchino. I due si sedettero per terra con la schiena appoggiata alla parete e Davide fece per aprire la cartella. – Aspetta! – urlò Franchino. – Dove l’hai comperato? – Che cosa? – chiese perplesso Davide. – Ma lo zainetto, no? – L’ha comperato la mia mamma… l’altro giorno… in negozio… – E se fosse – disse Franchino con aria misteriosa, – …e se fosse uno zaino… magico? – Magico? E perché mai il mio zainetto dovrebbe essere magico? – Mah, così – disse Franchino, guardandosi in giro come se avesse paura di essere spiato. – Giorgio, il mio fratello maggiore, m’ha detto di guardarmi dagli zainetti di scuola… sono tutti magici e stregati! D’altronde, all’inizio della scuola tu ci metti un libro e un quaderno e alla fine, prima dell’estate, ti ritrovi con quattro libri e cinque, sei quaderni! Se non è magìa questa! E non ti dico le matite e le penne che si perdono! Giorgio, mio fratello, mi ha detto che gli zaini di scuola sono ghiotti di biro, di penne, di gomme… Davide era un po’ sconcertato, a dire il vero. Tutte quelle cose la mamma non gliele aveva mai dette ed era
impensabile che la mamma gli avesse tenuto nascoste magìe così gravi! – Senti, Franchino – si decise alla fine, – io provo ad aprirlo! Ecco, vedi? Non è successo nulla! Dentro non c’è niente di strano: un quaderno, il sussidiario, una scatola di colori a cera e una mel… Davide si bloccò e si girò a guardare Franchino con gli occhi sbarrati. – Cos’hai da guardarmi a quel modo? Davide, che è successo? Rispondi, ti prego, non fare quegli occhi! – Lo… lo sai… che hai ragione? È proprio uno zaino stregato, questo! A Franchino si rizzarono i capelli in capo. – La vedi anche tu, vero? – disse Davide estraendo dalla cartella una bella mela, grossa e gialla. – Questa è la mela che stamattina la mia mamma ha preparato per la mia colazione. – Appoggiò la mela a terra e rimise la mano nello zaino. – Ma questa, da dove viene? – esclamò, tirando fuori una seconda mela, altrettanto bella, grossa e gialla. Franchino, per lo spavento, balzò in piedi e fece per correre via terrorizzato, quando venne bloccato da Davide, che ridendo a crepapelle… – Ma dove vai… Stavo scherzando, sciocco! È sempre stata la mia mamma, no, a mettermi due mele invece di una! Forse pensava che avrei avuto una fame da lupi, o forse sapeva che avrei fatto amicizia con qualcuno… Su dai, vieni qui che mangiamo assieme! I due bambini si dimenticarono ben presto dello zaino e si misero a sgra-
nocchiare ognuno la propria mela, ridendo uno del proprio scherzo e l’altro della propria paura. Nessuno dei due si accorse che laggiù, sul fondo della cartella di Davide,
tra il libro e il quaderno, spuntavano altre due mele, gialle, grosse e appetitose, pronte anch’esse per essere mangiate. Ma allora, quello zainetto era… veramente… magico?