La Valle delle Mille Mele - 7 - La principessa dal dente smarrito

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La Valle delle Mille Mele

7 - La principessa dal dente smarrito I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER



– Come mai quel visino così triste e addolorato, mio piccolo Lampurio? – chiese premurosa Mamma Pasticcia allo spaventapulcino che se ne stava seduto in un angolo della stanza, lontano dalla compagnia degli altri. – Non sto bene – mugugnò il piccolino per tutta risposta. – Mal di pancia, forse? Mangiato troppa torta, forse? – No – rispose Lampurio con un sospiro rassegnato, – non ho mangiato nessuna torta... Il fatto è che ho male a un dente! – Oh, poveretto! – esclamò Pasticcia portandosi le mani alle guance. – Stai per cambiare un dentino? Sai allora che faccio? – No! – strillò lo spaventapulcino balzando in piedi con gli occhi atterriti. – No, per favore: non voglio togliermi il dente che balla! – Ma non voglio toglierti alcun dente lo rincuorò la spauracchia sedendosi accanto a Lampurio e tirandolo giù a sedere. – Voglio solo raccontarti la bella storia della principessa Cinzia che un bel dì... Ma non voglio anticiparvi nulla. State ad ascoltare... – Allora state a sentirmi...


Fin da quando era stata piccola come un batuffolo di ovatta, la regina e il re avevano ricoperto di cure e di affetto la loro bella figlia Cinzia. Avrebbe potuto chiedere tutto ciò che voleva, Cinzia, e in un batter d’occhio il suo desiderio sarebbe stato esaudito. Cinzia, però, non era solo una bella bambina: era anche molto buona e non volle mai approfittare della generosità dei suoi genitori. S’accontentava di ciò che possedeva e non chiedeva niente di più che vivere per sempre con il suo papà re e la mamma sua regina. Una cattiva strega, però, era invidiosa della buona sorte che era toccata alla piccola principessa e un giorno, al colmo dell’ira, le gettò addosso un terribile incantesimo. – EH! EH! EH! – ghignò la vecchia strega china sui suoi pentoloni gorgoglianti. – Cara la mia bella e buona Cinzia, non mi va proprio che tu sia così fortunata e io così brutta e sola. – Afferrò una vecchia bacchetta magica e l’agitò nell’aria pronunciando le tremende parole: – Stai bene attenta, Cinzia,



perché la tua fortuna è appesa a un filo, anzi, a un dente! Già, perché se sarai sbadata e smarrirai il primo dente che ti cadrà, verrai trasformata in un uccellino… e uccellino resterai, per sempre, a meno che tu non trovi un nido nel quale riposarti! Solo allora potrai tornare a essere quella che sei ora! Il cattivo incantesimo non finì qui. Furba com’era, la vecchia strega agitò di nuovo la bacchetta magica e ordinò ai boschi dei dintorni di far sparire all’improvviso tutti i nidi dagli alberi, non appena Cinzia si fosse trasformata in uccellino. Passò un anno e la piccola Cinzia cominciò ad andare a scuola. Era sempre allegra, rideva e scherzava con tutti e tutti le volevano molto bene. Una mattina, appena sveglia, Cinzia saltò giù dal letto, fece colazione ma… subito s’accorse che un dentino dondolava pericolosamente. Corse disperata dalla regina. – Mamma… mamma – urlò piangendo, – sto diventando sdentata! Sto perdendo tutti i miei denti! – Ma no – rispose la mamma sor-

ridendo, – non preoccuparti. Tutti i bambini perdono i loro dentini, per fare spazio a quelli che sono sotto e che cresceranno più forti e più belli dei primi. Su su, non piangere, ma ricordati di portarmi il dentino che ti cadrà e vedrai che ti faremo un bel regalo! – Successe, però, che a metà mattina Cinzia addentò come sempre un bel panino con la marmellata e troppo tardi s’accorse che il dentino non c’era più. L’aveva perso! CIP! CIP! CIP! Cincia, questo era il nuovo nome della nostra piccola amica, si trovò sospesa in aria, sostenuta solo da due fragili alette e volò via tutta spaventata dal castello, rifugiandosi nel parco che lo circondava. Girò di qua e di là, cercando di capire che cosa fosse successo. Riuscì a sfuggire all’ultimo momento dalle unghie del suo gatto, che, perbacco, non l’aveva riconosciuta. Dopo un po’ Cincia si sentì stanca morta e s’appoggiò a un ramo della quercia più grossa e più alta del parco. Ma venne la sera e con la notte


anche il freddo. – Devo trovare un nido – disse tutta tremando Cincia. Cercò a destra e a sinistra, ma non trovò nulla. Sembrava che tutti i nidi del parco fossero spariti. Si spostò allora nel bosco vicino, ma anche qui non c’era traccia di nidi. Alla fine si raggomitolò in un buco nel tronco di un pino e lì tentò di dormire. Potete ben immaginare con quanta tristezza nel suo piccolo cuore di uccellino, Cincia si svegliò al mattino. Si fece però coraggio. – CIP! CIP! CIP! Troverò un nido, prima di stasera! – si rincuorò e continuò a cercare. Tuttavia, malgrado ore e ore di volo, non vide alcun nido, nemmeno uno piccolo piccolo. “Chissà” pensò “dove andranno a dormire tutti gli uccellini come me!” Stava già per lasciarsi andare, addolorata e triste come mai s’era sentita, quando… laggiù, appeso a un bel melo carico di mele rosse, vide una casetta di legno. Era una piccola, bella casetta fatta con le cortecce d’albero: aveva un piccolo foro come ingresso e un bastoncino come ballatoio. Cincia non credeva ai propri occhi. Con le ali pesanti come piombo per la stanchezza, si diresse lentamente verso quella casetta. Si appoggiò sul bastoncino davanti al foro e guardò all’interno. Per fortuna non c’era nessuno.

– Forse, però – disse, – i padroni sono qui in giro. È meglio che aspetti qui fuori per un po’. Dopo un’ora però, non s’era fatto vivo nessuno, per cui Cincia, con il cuore in gola, appoggiò la zampetta destra sull’orlo del foro e fece per entrare, quando… …TACCCC! L’uccellino non c’era più, ma al suo posto, appesa a un ramo dell’albero di mele rosse, c’era Cinzia che, tornata bambina, proprio non capiva ancora che cosa le fosse successo. Tutta allegra fece ritorno a casa, dove la regina e il re, dal momento che era sparita, stavano attendendo piangendo disperati. Vi lascio immaginare la gioia dei suoi genitori, quando videro entrare di corsa nella sala del trono la loro Cinzia, che raccontò la sua strana storia. L’unica che, in quel momento, stava mangiandosi le mani per la rabbia, era la vecchia strega. “Mannaggia! – pensava, – potevo ben ricordarmi, no, che non ci sono solo i nidi per gli uccelli, ma anche quelle piccole casette che i bambini appendono agli alberi per dare riparo agli uccellini!”. Da allora Cinzia visse tranquilla nel suo castello, con il suo papà e la sua mamma, costruendo mille e mille casette di legno per uccellini, che appese a tutti gli alberi di mele del suo regno.



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