Quantobasta inventore... matto!
1. La macchina... acchiappa-fulmini I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER
Franco Bollo, il portalettere del Villaggio degli Spaventapasseri, sudò sette camicie una dopo l’altra, ma alla fine riuscì a recapitare il grosso pacco al suo destinatario. – Questa consegna è per te! – ansimò il poveretto trascinando nella FARMACIA di Quantobasta un carretto sul quale stava in bilico un pacco grosso un metro per un metro per un metro! E poi Franco Bollo crollò a terra stanco morto. – Non dirmi che… – balbettò felice il farmacista girando attorno al bancone e avvicinandosi al pacco, – non dirmi che si tratta di quello che sto aspettando da due mesi! Fammi leggere l’etichetta… “S.M.I. – Società Mondiale degli Inventori”! Ma sì, è il pacco che ho ordinato due mesi fa! Mamma mia quant’è grande… e dove lo metto, adesso? – Questo non è un problema mio – trovò il fiato di rispondere Bollo. – A me basta che tu firmi questa ricevuta e poi io torno al mio lavoro! Quantobasta si “coccolò” a lungo il pacco, senza aprirlo. Cercò di sollevarlo, ma pesava troppo. Cercò di annusarlo, ma sapeva solo di carta da pacco. Cercò di scuoterlo per sentire qualche rumorino strano, ma il pacco era tutto compatto, solido e ben incartato. – Be’, cosa stai facendo Quantobasta? – esclamò proprio in quell’istante Gellindo Ghiandedoro, facendo il suo ingresso in FARMACIA. – Ti decidi a scartarlo e a vedere cosa c’è dentro? Gli occhi del farmacista brillarono, sembrava avesse un po’ di febbre. – Il fatto è che io so benissimo che cosa c’è,
qui dentro! – E cosa, se si può sapere? – Vedi, Gellindo – cominciò a raccontare Quantobasta, – all’incirca due mesi fa stavo leggendo la GAZZETTA DEL VILLAGGIO, quando gli occhi mi sono caduti su una pubblicità. Questa! – esclamò consegnando un foglietto allo scoiattolo risparmioso. Società Mondiale degli Inventori Sei intelligente? Hai la mente geniale? Hai un cervello sopraffino? Vorresti diventare inventore? E’ arrivata la tua occasione! Ordina subito per posta IL KIT DELL’INVENTORE Consegneremo direttamente a casa tua tutto ciò che serve per cominciare la grande, strabiliante avventura che ti farà diventare un nuovo INVENTORE! Riceverai tutto l’occorrente per costruire una MACCHINA “ACCHIAPPA-FULMINI”! Compila il tagliando qui sotto e corri a pagare alla Posta 100 Euro (e ti impegni a pagarne altri 1.000 per ciascuna delle cinque successive spedizioni) – Interessante! – commentò Gellindo. – Ma sei sicuro che questa Società Mondiale degli Inventori non sia tutta un bella truffa per mettere le mani sui
tuoi risparmi? – Ma se dicono di essere una società addirittura “Mondiale”, non è possibile che siano dei truffatori. Cos’è, si mettono a truffare la povera gente in tutto il mondo? E per la misera cifra di 100 euro, poi? – È vero, hai pagato “solo” 100 euro per ricevere una macchina “acchiappafulmini”, ma ti sei anche impegnato a pagarne altri 5.000 per continuare a ricevere i pacchi successivi! Quantobasta impallidì, le gambe gli cedettero e cominciò a tremare come se all’improvviso la febbriciattola di prima fosse aumentata a sproposito. – Cin… Cinque… Cinquemila euro? E perché? Come mai? Quando? – Guarda, c’è scritto qui, piccolo piccolo: “Compila il tagliando qui sotto e corri a pagare alla Posta 100 euro” e fin qui tutto chiaro, no? Bene, ma la scritta continua, leggi: “…e ti impegni a pagarne altri 1.000 per ciascuna delle cinque successive spedizioni!” E quindi sei fritto: hai pagato la prima rata e adesso devi continuare a pagare anche le altre cinque, per ricevere chissà che cosa! Quantobasta si sedette avvilito e senza più energie sul grosso pacco appena arrivato e un misterioso… SCRIIICCKK!... lo fece rimbalzare in piedi come se si fosse seduto su una molla. – Be’, comunque adesso apro il pacco e guardo com’è fatta questa macchina! – D’accordo, ciao, allora, io passo dopo, quando sarai più libero… – esclamò Gellindo avviandosi alla porta della FARMACIA. – No no, ti prego: resta qui con me,
mentre svelo questo mistero – lo pregò Quantobasta, che corse a prendere una forbice. – Così, se proprio rimango molto, molto, molto deluso, tu potrai consolarmi un po’, vero? – Va bene, rimango! – sospirò lo scoiattolo, che saltò su una seggiola, si mise comodo e controllò quel che stava facendo il farmacista. Nel pacco c’erano: - quattro grosse molle; - un gigantesco imbuto; - tubi e tubicini di ogni forma, colore e materiale; - un sacchetto di viti e di dadi di ogni misura con relativa chiave inglese; - un sacco di plastica azzurrina ripiegato; - lampadine e valvole di ogni dimensione e forma; - una strana antenna che non si sapeva bene dove andava messa e a che cosa servisse; - e poi: manopole, chiodini, vitine piccole piccole, fili elettrici gialli, azzurri e rossi… - un grosso manuale di milleduecento pagine e in ventiquattro lingue, dal titolo: “COME COSTRUIRE LA MACCHINA ACCHIAPPA-FULMINI”. - una lettera che ingiungeva al povero Quantobasta il pagamento di altri 1.000 euro per poter ricevere il secondo pacco del KIT DELL’INVENTORE. – Be’, buon lavoro, amico mio! – esclamò Gellindo quando tutto quel materiale fu sparso per terra e per tutta la farmacia. – La vedo un po’ complicata, per uno che sta imparando a diventate inventore, ma con un po’ di pazienza vedrai
che costruirai una perfetta macchina acchiappa-fulmini! – Ma lo sai che cosa si può fare, dopo, con una macchina acchiappa-fulmini? – esclamò Quantobasta, che aveva già cominciato a leggere il manuale. – Ecco, ascolta: “Avrete risolto il problema dell’energia elettrica, perché la vostra casa e le case dei vostri amici potranno essere illuminate per mesi e mesi grazie all’energia accumulata dalla vostra macchina acchiappa-fulmini. E potrete anche farvi pagare, per questo: recupererete prestissimo i vostri 5.100 euro pagati per diventare un perfetto Inventore!” – Non vorrai mica farti pagare dai tuoi amici! – lo rimbrottò Gellindo balzando giù dalla seggiola. – Guarda, ho deciso – rispose Quantobasta rimettendo a posto il manuale. – Stanotte stessa comincerò a costruire la “mia” macchina acchiappa-fulmini e al primo temporale accumulerò tanta di quella energia che vedrai: tutti gli spaventapasseri del Villaggio ed anche tu nella tua tana su, al Bosco delle Venti Querce, potrete avere gratis la luce elettrica per un anno intero… Al contadino Giacchino, invece, la venderò a un prezzo di favore… Gellindo si grattò con una zampa il cocuzzolo peloso della testa e con l’altra il cocuzzolo ancor più peloso della sua enorme coda: – Ma tu sei un bravo farmacista, Quantobasta, tu conosci tutti i rimedi per combattere il mal di gola e il mal di testa… Che ne sai, tu, di energia elettrica, di fulmini e di macchine strane? – Bisogna sempre osare, nella vita,
caro il mio Gellindo – rispose il farmacista con gli occhi spiritati. – C’è scritto anche sul mio manuale: “Saremmo ancora alle caverne e all’età della pietra, se non ci fossero stati tanti inventori!” – Vabbe’, se lo dici tu – concluse lo scoiattolo, – anzi, se lo dice il tuo libro… Ti saluto, Quantobasta… – Ma eri venuto in FARMACIA perché avevi bisogni di qualcosa, vero? – No no no, non mi serve più nulla: avevo mal di denti, ma mi è passato! Fammi sapere quando la tua macchina acchiappa-fulmini sarà pronta, d’accordo? – Lo saprete tutti – rispose il farmacista, – ed allora mi ringrazierete, vedrai! Lavorò per una settimana intera, Quantobasta, praticamente giorno e notte. Dal retro della sua FARMACIA provenivano in continuazione rumor di martelli e seghe, strani cigolii di molle, fruscii misteriosi e, di quando in quando, anche alcuni botti come di petardi fatti scoppiare all’improvviso. Gli spaventapasseri del Villaggio, a cui Gellindo aveva raccontato la storia della Società Mondiale degli Inventori, attendevano con preoccupazione che la macchina acchiappa-fulmini fosse pronta… – Ma Quantobasta ha deciso dove la metterà? – si chiedevano tutti visibilmente nervosi. – Speriamo non in piazza! – O magari vicino a casa mia! – O nel cortile della nostra Scuola! Poi, l’ottavo giorno… – Amici – annunciò Quantobasta
entrando trionfante nella CIOCCOLATERIA di Casoletta, – la macchina acchiappa-fulmini è pronta! – E dove l’hai messa? – chiesero in coro tutti gli spauracchi, compreso lo scoiattolo Gellindo. – Sul tetto di casa mia! – esclamò il farmacista, visibilmente soddisfatto per il vivo interessamento dei suoi amici. – E adesso che succede? – domandò Gellindo. – Be’, adesso bisogna aspettare che arrivi un temporale… Non aveva nemmeno terminato di parlare che il cielo a meridione del Villaggio brontolò cupo e sinistro… BROOOMMMBBLLE… Si guardarono tutti negli occhi, ma l’unico a trovar la forza di spiccicar parola fu proprio Quantobasta: – Mi pare che non dovremmo attendere molto: sta già arrivando il primo TEMPORALEEE! Io corro, io vado, io salgo dalla mia macchina: la devo accendere, la devo puntare, anzi no, prima la devo collegare all’accumulatore… o forse… forse no… È meglio che prima vada a leggere che cosa dice il MANUALEEE! BROOOMMMBBLLE… L’aria si fece all’improvviso più fredda, un vento sibilante si alzò dal vicino bosco e BROOOMMMBBLLE… BROOOMMMBBLLE… i primi tuoni cominciarono a rimbombare sempre più vicini. Gli spaventapasseri si diedero appuntamento nei pressi della FARMACIA e dalla strada seguirono con apprensione i gesti del “loro” inventore. – MACCHINA ACCESA! – strillò Quantobasta, afferrando i comandi di
un marchingegno stranissimo: quattro molle attaccate alle tegole del tetto che sorreggevano un intrico di tubi, tubicini, fili elettrici, valvole, valvoline, lampade, lampadine racchiuse in un sacco di plastica azzurra che terminava in un enorme imbuto rovesciato, da cui partiva un lunghissimo filo elettrico a tre colori che scendeva lungo la parete della casa ed entrava nella finestra della FARMACIA lasciata socchiusa. – MACCHINA COLLEGATA ALL’ACCUMULATORE! – ristrillò Quantobasta, afferrando forte due maniglie appiccicate all’imbuto. – MACCHINA PUNTATA SUL TEMPORALE! – strillò ancora Quantobasta: controllando la posizione dell’antenna che spuntava dal cruscotto davanti a lui, mise il pollice della mano destra su un pulsante verde e… – MACCHINA IN AZIONEEE! – urlò il farmacista premendo con forza il pulsante verde, che accese una luce rossa sul cruscotto. Successe tutto in meno di un secondo, tanto che non tutti gli spaventapasseri si resero conto di quel che accadde. Dal cielo si staccò l’ennesimo fulmine, che venne catturato dall’imbuto, inghiottito nella macchina, triturato dai meccanismi interni, trasformato in energia elettrica purissima, spedito verso il basso lungo i tre fili colorati e cacciato a forza nell’accumulatore, che era poi una grossa pila lasciata per terra al centro della bottega. La pila esplose con un botto improvviso, terribile e così potente che la FARMACIA e la casa di Quantobasta si aprirono letteralmente
in quattro, inghiottendo la macchina acchiappa-fulmini che era sul tetto assieme al suo geniale Inventore… Dopo di che migliaia e migliaia di bottigliette piene di pillole, pilloline, pillolone, supposte, confetti, sciroppi, assieme a caramelle balsamiche, siringhe e guanti di caucciù, vennero sparati in ogni direzione, come un gran fuoco d’artificio di prodotti sanitari e para-sanitari! Quantobasta riemerse da quel disastro tutto bruciacchiato dalla testa ai piedi: stringeva in mano le maniglie senza imbuto e il pulsante verde era come incollato al dito pollice della sua mano destra. Non si era fatto molto male, per fortuna, ma quando maestro Abbece-
dario gli corse incontro e lo prese per una mano… SSSSHHHIIFFFFTTT!... una breve scossa elettrica gli fece fare un balzo all’indietro e gli bruciacchiò il guanto. Dovettero passare due giorni interi, prima che l’elettricità accumulata in corpo dal povero farmacista si dileguasse nell’aria. A qualcuno venne in mente che si poteva collegare un dito di Quantobasta alla rete elettrica del Villaggio, così, tanto per provare se succedeva qualcosa… ma l’idea venne subito accantonata e tutti rivolsero le proprie attenzioni al povero spauracchio-inventore rimasto senza casa, senza bottega e senza macchina acchiappa-fulmini! (1. continua)