Quantobasta inventore... matto!
5. La macchina... “fotografa... pensieri ” I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER
Il pacchetto della Società Mondiale degli Inventori arrivò puntuale anche quella settimana. Era un pacco piccolo, ci stava in una mano, incartato nella solita carta marroncina e infiocchettato con un bel nastro rosso come fosse un regalo di Natale. Franco Bollo lo infilò nel borsone assieme alle altre lettere e cominciò il suo giro quotidiano. DLING DLONG! – Ciao, Quantobasta: ho qui il pacchetto che aspettavi! – esclamò il portalettere entrando nella FARMACIA del Villaggio degli Spaventapasseri. Un silenzio profondo e profumato di sciroppo contro la tosse fu l’unica risposta. Franco esitò un poco e poi fece alcuni passi verso il retrobottega. – Quantobasta... sei là dietro? – sussurrò. Nessuno gli rispose. – È arrivata la nuova invenzione... la vuoi vedere? Il ticchettio dell’orologio alla parete era l’unico segno di vita nella FARMACIA. Bollo infilò la testa al di là della tenda che divideva la bottega dal retro: dietro non c’era nessuno, solo un gran disordine di boccette e scatoline sparse un po’ dappertutto. Il postino fece per girarsi e uscire quando... DLING DLONG! La porta della FARMACIA si aprì sbattendo e Quantobasta entrò di corsa tenendo in mano un bicchiere pieno d’acqua fino all’orlo. Franco Bollo stramazzò a terra,
quasi, per lo spavento. Lo spauracchio farmacista invece gli passò accanto... – Fermo lì, Franco, mi raccomando! Non farmi rovesciare quest’acqua, è preziosissima... Aspettami qui, torno subito!... – e sparì dietro nel buio della porta del retrobottega. Il portalettere tirò un profondo sospiro di sollievo, tolse dal borsone il pacco col fiocco rosso e lo appoggiò sul bancone. – È arrivata una nuova invenzione dalla tua Società Mondiale degli Inventori! Quantobasta attese alcuni istanti, prima di rispondere. – Una nuova invenzione? Con tutti i guai che mi sono successi fino ad ora, quasi quasi gliela mando di ritorno! – Io te l’avevo detto fin da subito che la carriera di inventore non faceva per te! – Ma no, cosa dici! – ribatté Quantobasta uscendo dal retrobottega. – Fammi vedere, dai! Sono curioso... – È una curiosità che ti costa carissima, però. Per poter aprire il pacchetto devi pagare subito mille euro! – Eccoli qua, li avevo messi da parte! – mormorò il farmacista, aprendo il cassetto del bancone e allungando alcune banconote al buon Franco. – Fammi firmare la ricevuto e lasciami tagliare il fiocco... Quel che Quantobasta si ritrovò tra le mani non gli fece fare nessun “UUUAAAUUU!” di meraviglia. Che meraviglia poteva esserci, nel vedere che la nuova invenzione consisteva in una semplicissima ed anche un po’ vecchiotta... MACCHINA FOTOGRAFICA?
– Tutto qui? – ansimò il farmacista, cercando di nascondere la delusione senza però riuscirci. – Mille euro per una macchinetta fotografica? E nemmeno digitale, poi! – aggiunse Franco Bollo avvicinandosi per ammirare meglio quella strana “invenzione”. – Qui c’è il libretto delle istruzioni... Lasciami leggere! – mormorò Quantobasta. La macchina “fotografa-pensieri” “Pensavate di essere stati imbrogliati, vero? Pensavate di aver acquistato una semplice macchina fotografica, e manco digitale per giunta? Invece quella che avete in mano è una portentosa e nuovissima invenzione: è una macchina “fotografa-pensieri”! Scegliete un soggetto, un passante oppure un amico, e scattategli una foto. Quando avrete fatto sviluppare l’immagine, sul retro troverete stampati anche i pensieri che quel passante o quel vostro amico stavano facendo al momento del click! Provare per credere...”. – Hai capito bene? – sussurrò Quantobasta. – Questa è una macchina fenomenale, è una macchina che riesce a leggere nella testa delle persone! – Io vedo solo guai, all’orizzonte! – rispose Franco Bollo rimettendosi il borsone a tracolla e avviandosi all’uscita. – Comunque spero che tu non debba pentirti...
Quantobasta scrollò le spalle e sbuffò indispettito: – Vai vai, Franco Bollo. Si vede che non ami le sfide, tu... si vede che non sei curioso di conoscere cose sempre nuove... Quel giorno tutti al Villaggio pensarono che Quantobasta avesse cambiato lavoro. – Il nostro amico deve aver chiuso la FARMACIA. Adesso fa il... fotografo! – mugugnò Gellindo Ghiandedoro, sorseggiando una tazza di latte caldo nella CIOCCOLATERIA di Casoletta. – Il fotografo? – cinguettò Chiomadoro, correndo davanti allo specchio per sistemarsi i capelli biondi a boccoli. – Quantobasta è diventato fotografo? Allora corro subito a farmi fare un bel ritratto! Anche Bellondina si precipitò a farsi fare una fotografia, e pure Pasticcia e Tisana al Dolce. Non resistettero nemmeno Fra’ Vesuvio... “Ho sempre voluto mandare una mia foto ai parenti di Napoli...” e Lingualunga... “Sono lo spauracchio più bello del circondario, mi merito una bella fotografia!” Dopo di che tutti i “fotografati” si misero in “paziente” attesa. – Quantobasta, hai spedito il rullino da far sviluppare? – Sei sicuro che sia arrivato in città? – Ti hanno detto quando saranno pronte, le nostre fotografie? – Hai controllato con Franco Bollo se oggi sono arrivate? – Ma come mai, Quantobasta, ci impiegano tanto tempo...
E alla fine... DLING DLONG! – Ciao, Quantobasta. Ho qui le foto che hai mandato a far sviluppare! – strillò Franco Bollo entrando nella bottega. Dopo di che... DLING DLONG! ...di lì a un istante fecero il loro ingresso Bellondina e Chiomadoro... DLING DLONG! ...seguite da Tisana la Dolce e da Pasticcia... DLING DLONG! DLING DLONG! ...e infine giunsero Fra’ Vesuvio e Lingualunga. – Be’, vedo che la voce s’è sparsa veloce! – commentò Quantobasta aprendo la busta che conteneva le foto. – Uh, guarda come sei bella, Chiomadoro! – esclamò orgoglioso il farmacista mostrandole una foto che la ritraeva con una bella cascata di riccioli color dell’oro. Chiomadoro si ammirò a lungo soddisfatta e passò la fotografia agli amici perché la ammirassero pure loro. – Ehi, e qua dietro cosa c’è scritto? – esclamò Bellondina girando il foglietto: – “Tutte le mie amiche possono andare a nascondersi: capelli belli come i miei non ne esistono! “ Chiomadoro, che si ricordava benissimo di aver fatto quel pensiero proprio mentre Quantobasta le scattava quella bella foto, impallidì, poi arrossì di vergogna e sull’orlo del pianto balbettò: – Ma come ti sei permesso, Quantobasta... Che macchina infernale hai usato? Io ti avevo chiesto di farmi solo una bella
foto, non di spifferare in giro quel che penso! Per tutta risposta Bellondina, Tisana e Pasticcia la guardarono storto e le girarono le spalle. Vi lascio poi immaginare le scenate e le litigate quando dietro alla foto di Fra’ Vesuvio tutti poterono leggere “Un giorno o l’altro devo dirlo, a Lingualunga, che ha l’aria di essere veramente antipatico!”... E dietro alla foto di Tisana la Dolce: “Uffa, che noia in questo Villaggio... Sempre le solite facce, sempre le solite cose, sempre le solite amiche...”. Lingualunga, per parte sua, s’era fatto fotografare questo “splendido” pensiero: “Se qui non ci fossi io, con la mia intelligenza e la mia bellezza, a tener alto il nome del Villaggio, andremmo proprio male...”. E se Bellondina nell’istante della foto aveva pensato... “Chissà perché Gellindo non ha voluto farsi ritrarre da Quantobasta!”, Fra’ Vesuvio era stato molto più spiccio: “Dai, farmacista dei miei stivali, fammi subito ‘sta foto, che poi vado a casa a finire la mia pizza ai quattro formaggi!” Ci vollero tutta l’arte della diplomazia e la pazienza di Gellindo Ghiandedoro per riportare la pace al Villaggio e per riappacificare gli amici che s’erano fatti fotografare assieme ai loro pensieri. – D’accordo, non è giusto e non sta bene pensar male degli amici – esclamò alla fine lo scoiattolo risparmioso rivolgendosi al farmacista apprendista inventore, – ma nessuno può permet-
tersi di entrare nelle menti degli altri e di frugare nei loro pensieri. Alla fine Quantobasta dovette innanzitutto chieder scusa e poi promettere di far sparire per sempre la macchina “fotografa-pensieri”. – Visto che non posso più restituirla alla Società Mondiale degli Inventori, allora la consegno ufficialmente a maestro Abbecedario. Lui saprà senz’altro dove nasconderla perché nessuno di noi la possa trovare e usare! Sapete che cosa fece, maestro Abbecedario, con quella strabiliante invenzione? Provò ad usarla per fotografare i fiori del suo giardino... e venne a sapere per filo e per segno quel che le margherite e le rose selvatiche, i garofanini di monte e le violette pensavano degli spauracchi!
Provò anche a fotografare le rondini di passaggio, i vermi di terra e le fastidiose zanzare: venne a sapere tante di quelle cose, tante di quelle storie, tante di quelle curiosità sul mondo, che le lezioni agli spaventapulcini divennero all’improvviso ancor più belle e interessanti. Nessuno lo seppe mai, ma un giorno Abbecedario riuscì a fotografare di nascosto il nostro Gellindo Ghiandedoro. Quel che lesse sul retro della foto lo fece sorridere soddisfatto e compiaciuto. “Saranno anche strani, questi spaventapasseri – aveva pensato lo scoiattolino, – ma in fin dei conti sono simpaticissimi e con un cuore grande così. È bello vivere nella Valle di Risparmiolandia... È proprio bello questo Villaggio pieno di spauracchi!” (5 - continua)