I racconti indiani dell ’Oca Bernardina
5. I ladri dei colori del Carnevale I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER
– Lo sai, Bernardina, che tra due settimane sarà Carnevale? Era stato Frigerio a parlare. – Come no – rispose l’oca sorridendo, – e so anche che tutti voi vi vestirete in maschera e vi divertirete un sacco a lanciarvi coriandoli, stelle filanti e scherzetti d’ogni tipo! Tutti scoppiarono a ridere al pensiero dell’allegria contagiosa che gira sempre per l’aria nelle giornate di Carnevale. Quando poi tornò la calma, fu ancora Frigerio a parlare. – Ma in India c’è il Carnevale? Bernardina rimase per un istante pensierosa, poi gli occhi le si allargarono soddisfatti e rispose con un sorriso: – Come no! In India, nelle grandi città ma anche nei paesi piccolini, ogni anno festeggiano uno strano carnevale: si chiama il Carnevale di Holi. Talmente strano, questo carnevale, che l’anno scorso hanno corso il rischio di saltarlo! – E come mai? – chiesero in coro grandi e piccini. – Perché venne a mancare in tutta l’India la materia prima per divertirsi... Ma andiamo con ordine: state a sentire... Per fortuna capitava raramente, eppure quella notte frescolina di marzo Bangiupàl proprio non ce la faceva a prender sonno. Appollaiato nel folto della chioma del suo albero preferito, lo scoiattolino aveva cercato in tutti i modi di addormentarsi: aveva pensato alle cose più belle successe nella giornata finita da poco... aveva contato mentalmente tutte le nocciole della sua riserva nascosta... aveva sognato le cose più belle che gli sarebbero accadute il giorno dopo... e adesso, nel cuore di quella notte inson-
ne, eccolo lì, con gli occhi sbarrati che scrutavano nel buio del quartiere della città vecchia di Delhi. Fu il rumore di alcuni passi furtivi a distrarre il nostro piccolo amico indiano: Bangiupàl balzò in piedi e sbucò col capino da dietro a una delle grandi foglie dell’albero per controllare chi fosse. Ci volle un po’ per abituarsi alla luce argentea della luna in cielo, ma alla fine la vide: un’ombra nera, sbucata da un vicolo sulla destra, stava camminando nella notte rasente i muri della piazzetta, al centro della quale s’alzava l’albero dello scoiattolo. Era un uomo vestito di scuro, che portava in testa uno straccio marrone come turbante e a tracolla aveva una grossa borsa di vimini vuota. «Strano che qualcuno se ne vada in giro a quest’ora di notte e da solo!» pensò Bangiupàl. «An che se non c’è nessuno in giro, sembra che non abbia nessuna intenzione di farsi vedere». Lo sconosciuto, giunto all’altezza dell’albero si fermò, appoggiò la cesta al tronco, si accoccolò a terra e rimase in silenzio e in attesa. Passarono meno di cinque minuti ed ecco una seconda ombra arrivare dal vicolo opposto: anche quell’uomo aveva uno straccio marrone arrotolato intorno alla fronte e un enorme borsone di vimini appeso alla spalla. Vide il primo accoccolato, fece un cenno col capo, s’avvicinò all’albero, gettò il cesto sopra quello dell’altro e anche il nuovo venuto si accucciò accanto all’amico. Bangiupàl aveva paura d’esser scoperto e se ne stava fermo immobile sul suo ramo, con le unghiette delle zampe
aggrappate alla corteccia. Il cuoricino di scoiattolo si mise a sussultare spaventato quando i due misteriosi figuri cominciarono a parlottare tra di loro sottovoce. – L’appuntamento è per questa notte, vero? – disse il primo venuto. – Come no – rispose il secondo: – questa è la notte della vigilia del Carnevale, è la notte ideale per la nostra impresa! – Però mi avevano detto che saremmo stati in molti... – Abbi pazienza: gli altri componenti della banda dei Da-aku1 sono poco lontani, vedrai. Bangiupàl era solo uno scoiattolo, è vero, e come tale sapeva ben poco sulla vita degli uomini che vivevano attorno
al suo grande albero. Però quella parola, “Da-aku”, l’aveva sentita spesso: «Vieni qui, piccolo da-aku!» urlavano i mercanti che erano stati derubati da qualche bambino affamato. «Dove corri, da-aku! Non scappare, lasciati prendere... ti faccio rincorrere dalle guardie!» Da-aku voleva dire “ladro”, insomma: brigante, mariuolo, ladruncolo, malfattore... delinquente! Quei due, quelle due ombre scure accoccolate ai piedi del “suo” albero, facevano parte della terribile banda dei Da-aku, i famosi ladri che tiranneggiavano da anni la città vecchia di Delhi! – Vedi? Stanno arrivano gli altri! – mormorò la prima ombra alzandosi in piedi. Lo scoiattolo guardò nella direzione indicata da quel lestofante e vide due... cinque... dieci... oh, mamma mia, quante ombre scure stavano arrivando da ogni viottolo! In meno di mezzo minuto la piazza fu tutta brulicare d’ombre, di stracci marroni avvolti attorno alle fronti e di grosse borse vuote di vimini intrecciato. Nessuno parlava: si capivano a gesti e solo quelli che parevano i capi sussurravano pochi ordini per distribuire gli incarichi. – Voi cinque andate ai quartieri orientali... – Sei vengano con me: visiteremo le botteghe dei quartieri occidentali! – I più coraggiosi mi seguano: andremo nella parte meridionale della città vecchia, e non dimenticatevi le borse, mi raccomando! Divisi in gruppi, i ladri della banda dei Da-aku ben presto se ne andarono
nella notte e di lì a una decina di minuti la piazza ripiombò nel silenzio profondo di una notte illuminata da una grossa luna d’argento. Bangiupàl aveva seguito col cuore in gola quel che avveniva sotto ai suoi occhi e, quando anche l’ultimo ladro ebbe girato nel viottolo di sinistra sparendo alla vista, lo scoiattolo ebbe un sussulto: «E io che faccio? – si chiese. – Resto qui e faccio finta di niente, oppure mi metto sulle tracce di quei briganti e vado a vedere quel che hanno intenzione di fare?» Il nostro piccolo amico dalla coda vaporosa non era granché coraggioso, è vero, però in compenso era un gran curiosone, come del resto succede a tutti gli scoiattolini. Saltò allora giù dall’albero e squittendo di paura si mise a correre verso il vicolo sulla sua sinistra: dopo la prima svolta vide in fondo alla viuzza sette ombre scure che erano dirette ai quartieri poveri sulle rive del grande fiume Yamuna. Accelerò l’andatura, li raggiunse e non li mollò più. Fino all’alba di quella notte paurosa e misteriosa! La mattina dopo ci fu gran ressa davanti alle botteghe che vendevano vernici e colori d’ogni tipo. Il Carnevale indiano, infatti, prevede che grandi e piccini si lancino l’un contro l’altro non coriandoli, non stelle filanti, non palline colorate, bensì schizzi di tutti i colori, tanto che a sera uomini, donne, bambini e anziani si ritrovano dipinti di rosa, di blu, di celeste, di giallo, d’oro e d’argento... – Vorrei un sacchettino di rosso, un altro di arancio e anche un po’ di blu... – Per me, invece, un bicchierino di
vernice viola, qualche cucchiaino di vernice azzurra e mezza oncia di verde smeraldo... – Hai per caso del lillà vivace e chiaro? – Signor mercante, io voglio del color fragola e un po’ di quel verde intenso che l’anno scorso era così bello... Vi lascio immaginare la sorpresa degli abitanti della città vecchia di Delhi quando, alle loro richieste, si sentirono rispondere: – Mi spiace, ma oggi non abbiamo colori! – Stamattina abbiamo aperto la bottega e di colori non ce n’erano più! Spariti! Svaniti nel nulla! – Lasciate perdere il Carnevale, per quest’anno: qualcuno ha pensato bene di rubarci tutte le vernici e tutti i colori! – Ho controllato e in tutta Delhi non c’è un negozio di colori che abbia anche una sola mezza oncia di un qualsiasi tipo di tinta! Ma ve lo immaginate, voi, un Carnevale senza coriandoli? senza stelle filanti e senza trombette di carta? Be’: per gli Indiani di Delhi, un Carnevale senza colori da tirarsi addosso era press’a poco come... come una torta senza zucchero! Una cosa insipida e insulsa! – E adesso che siamo senza colori, come facciamo? – cominciarono a lamentarsi gli uomini. – Noi vogliamo divertirci con il rosso, il verde e il blu! – strillarono i bambini scoppiando a piangere. – È tutto l’anno che aspettiamo questo giorno, e non è giusto far sparire i colori proprio a Carnevale! – urlarono arrabbiate le donne.
– Abbiamo risparmiato soldino su soldino, e ora che potremmo divertirci, non possiamo comprare nemmeno un’oncia del colore preferito? – borbottarono i nonni. – COLORI? AVETE BISOGNO DI COLORI? – urlò a quel punto un tipaccio dagli occhi infidi, che aveva uno straccetto marrone attorno al capo e che portava appesa alla spalla una cesta di vimini colma di barattoli e di sacchetti colorati. – Eccomi qui con tutti i colori che desiderate, miei cari signori! La voce si sparse in un baleno per tutta la vecchia Delhi: «Venite, correte... Abbiamo trovato chi ha colori da vendere! Che fortuna, seguitemi! Io so dov’è questo misterioso venditore di tinte!... Correte, venite con me...». – Mi puoi dare dieci once di colori misti? – domandò una signora al losco figuro. – Come no: dieci once con dieci colori diversi fanno... diecimila rupie2! – Cosaaa? – strepitò la signora furente. – Ma siamo matti? Diecimila rupie per dieci once di colori è un furto!
– Sarà anche un furto – rispose il manigoldo, – ma è l’unica possibilità che vi resta per festeggiare degnamente il Carnevale... Dieci once con dieci colori diversi a... quindicimila rupie! L’incredulità si sparse tra la gente: ma come, se mezzo minuto fa il costo era di diecimila rupie, perché ora è improvvisamente aumentato a quindicimila? – E se qualcuno di voi ancora si lamenta – disse il furfante, – il prezzo sale immediatamente a ventimila, va bene? Poveri abitanti di Delhi: dovettero dar fondo a tutti i loro risparmi per acquistare mezza oncia di colore a testa a un costo esorbitante. Ma gli affari del malfattore erano cominciati da poco, che dall’alto di un albero al centro della piazza centrale della città vecchia si udì una vocina di scoiattolo che chiamava tutti a raccolta. – Venite qui, gente! Non lasciatevi imbrogliare da quel Da-aku! Da quel ladro! Bangiupàl urlava come un ossesso per attirare l’attenzione di grandi e piccini. – E come fai a dire che io sono un ladro? – sghignazzò l’unico venditore di
colori dei dintorni, quello che aveva un turbante marrone in testa. Lo scoiattolo balzò giù dall’albero e andò ad appollaiarsi sul tetto di una bancarella. – Io ho visto te e i tuoi colleghi ladri, questa notte, mentre rubavate i colori da tutte le botteghe della città! Adesso tu sei qui a venderci i colori rubati stanotte e i tuoi complici saranno nelle altre piazze della vecchia Delhi a far la stessa cosa. Siete tutti dei ladri! – E hai delle prove di quel che dici? – Non mi servono le prove – rispose Bangiupàl, – e quei colori potete anche tenerveli! Non ci servono più! Il ladro impallidì e fece due passi indietro. – Come sarebbe a dire che non vi servono più i colori... e il vostro Carnevale? – Per il nostro Carnevale ci arrangeremo, non preoccuparti, ma intanto tu corri ad avvisare i suoi compari: gli abitanti della vecchia città di Delhi, oggi, non compreranno nemmeno un’oncia di colore! Stanotte avete faticato per niente e ci penseranno le guardie a recuperare la refurtiva e a mettervi in prigione! Il ladro, allora, vedendosi scoperto si girò e scappò via di corsa, trascinando per terra il borsone pieno di colori. E le guardie presenti in piazza si misero subito al suo inseguimento. – E noi adesso che facciamo? – do-
mandò un bambino rivolto a Bangiupàl. – Con che cosa festeggeremo il Carnevale, quest’anno, visto che di colori non ce ne sono più? Lo scoiattolo sorrise e da dietro la coda tirò fuori una boccetta di... PROFUMO! – Quest’anno, cari miei, niente colori, ma solo profumi! – esclamò Bangiupàl. – La vecchia città di Delhi si sfiderà fino a stasera in una grande, epica e profumatissima battaglia combattuta con i profumi più buoni che ci siano in circolazione! E così fu, cari miei: l’anno scorso niente vernici, ma solo spruzzate di profumi... chi alla violetta, chi alla rosa, chi al limone, chi all’aloe, chi all’incenso, chi all’arancia e chi al coriandolo... Tutti si divertirono un sacco, tutti ad eccezione della banda dei Da-aku: vennero arrestati, processati e condannati a pagare una multa salatissima, che ancor oggi viene usata per acquistare profumi e vernici per tutti i bambini della città! Per almeno dieci anni quello della vecchia Delhi sarà il Carnevale più variopinto e più profumato dell’India intera! Da-aku, in lingua hindi, significa “brigante”, “malandrino”. 2) La rupia è la moneta dell’India. 1)
(5 - continua)