I racconti indiani dell’Oca Bernardina - Il bramino credulone e la volpe astuta

Page 1

I racconti indiani dell ’Oca Bernardina

7. Il bramino credulone e la volpe astuta I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER


– Ma è vero, “zia” Bernardina, quello che ho letto e cioè che in India ci sono molti animali feroci? – chiese lo spaventapulcini Frigerio. La grossa oca sorrise: sapeva bene che i suoi piccoli amici amavano i racconti un po’ “forti”, le storie piene di colpi di scena, di belve assetate di sangue, di duelli che non finiscono più... – Se ti riferisci ai serpenti cobra e alle tigri, be’, in India ce ne sono in gran numero, ma è un Paese così vasto, così immenso, che è difficile incontrare un cobra oppure una tigre per strada... Però... – Però che cosa? – Però adesso che ci penso, un giorno mi hanno riferito di una storia che non so se sia vera... volete che ve la racconti? Dei grandi e dei piccini che s’erano radunati in cerchio davanti all’oca giramondo, nessuno rispose: rimasero lì a bocca aperta in attesa che la “zia” cominciasse a raccontare... Brahman era un sacerdote della casta dei “bramini”. Dovete sapere che i bramini, in India, sono considerati i depositari della sapienza e infatti tocca a loro educare i giovani e trasmettere ai propri discepoli gli insegnamenti della religione induista. Ma anche tra i bramini esistono le eccezioni, anche tra di loro ci sono insegnanti che non dimostrano grande intelligenza e prontezza di spirito e Brahman ahimè era uno di questi! State a sentire... Un giorno Brahman stava percorrendo un sentiero nel cuore di un’enorme foresta, quando s’imbatté in una povera tigre che si lamentava da dietro le sbarre di ferro della gabbia in cui era rinchiusa. – Ti prego, buon uomo – guaì la belva

con le lacrime agli occhi, – ti supplico: liberami da questa prigione, apri il chiavistello che mi tiene rinchiusa qui dentro e lasciami andare libera! – Già – rispose Brahman sedendosi accanto alla gabbia, – e io sono così sciocco da farti uscire da lì? Se lo facessi, sai che accadrebbe? Mi salteresti addosso e mi sbraneresti, come fanno tutte le tigri che si rispettino! – Oh no – rispose pronta la tigre, – tu apri il portello e, quando sarò fuori, ti prometto che non ti toccherò nemmeno con un artiglio! Il sacerdote si lasciò convincere quasi subito: girò il chiavistello, aprì la gabbia e fece uscire la tigre, che subito ruggì potente e fece per saltargli addosso con le fauci spalancate! – Ehi, un momento! Tu mi hai promesso di lasciarmi andare libero senza farmi del male... hai detto che non mi avresti sfiorato nemmeno con u’unghia! – Già – grugnì soddisfatta quell’altra, – e io manterrò la parola: non userò gli artigli, per mangiarti, ma solo le zanne che mi ritrovo in bocca... Eh! Eh! Eh! Mai fidarti di una tigre affamata, sciocco bramino, specie quando se ne sta prigioniera chiusa in gabbia! – Aspetta! – strillò l’uomo alzando un braccio per fermare il balzo della bestia. – Aspetta e ascolta: io con te mi sono comportato bene, perciò penso di aver diritto ad almeno una possibilità di aver salva la vita... – E cosa proponi di fare? – Se io trovo qualcuno disposto a prendere le mie difese, tu non mi mangerai, va bene?


La tigre ci pensò sopra un po’ e poi, conoscendo molto meglio dell’altro come andavano le cose nel mondo, decise di stare al gioco: – Va bene, facciamo così: visto che oggi mi sento molto generosa ma anche sicura di me stessa, ti do quattro possibilità: pensa un po’, potrai chiedere a quattro esseri viventi di qualsiasi tipo se meriti di aver salva la vita. Tu trovane almeno uno che si metta dalla tua parte e io ti lascerò andare! Brahman, pensando d’esser furbo, per primo scelse l’albero che si alzava proprio alle spalle della tigre: non s’era mai sentito di un albero che ce l’avesse con l’uomo a tal punto da non prendere le sue difese: – Senti tu, albero – esclamò con tono ruvido il sacerdote, – hai forse qualche motivo di rancore nei miei confronti? Tu ti faresti in quattro per salvarmi la vita, vero? L’albero oscillò a destra e poi a sinistra,

rimase per un lungo istante in silenzio come se dovesse pensarci su e poi rispose frusciando con le mille e mille foglie della sua folta chioma: – Io non mi farei né in quattro e nemmeno in otto o in sedici, per salvarti la vita, egoista di un uomo! Io odio tutti gli uomini per la loro profonda crudeltà! – Ma quale crudeltà! – si lamentò Brahman. – Quando mai s’è sentito che gli uomini sono crudeli con gli alberi? – E tu cosa diresti dell’uomo che pianta un seme per terra, lo annaffia ogni giorn, assiste allo schiudersi del primo germoglio e poi, anno dopo anno, controlla che la pianticina cresca sempre più forte e rigogliosa finché non diventa un bell’albero dal grosso tronco... E a quel punto uno si aspetterebbe una gran festa per celebrare la bellezza di quell’albero enorme e invece... invece no: voi sciocchi correte a prendere seghe ed asce e in poche ore distruggete quel capolavoro che ha impiegato decenni per crescere! Lo abbattete, lo scortecciate, lo tagliate a pezzi e lo trasformate in ridicoli mobili di legno quando va bene, oppure in tanta legna da ardere quando va male! La tigre scrollò il capo: – Hai bruciato la prima possibilità, bramino. Ora te ne rimangono solo tre! Di lì a poco giunse un asinello. – Ascolta, asino – disse Brahman accarezzando la schiena dell’animale da soma, – tu che vivi da sempre a fianco dell’uomo, che bevi l’acqua della sua fontana e mangi il fieno che lui ti mette nella mangiatoia, mi salveresti la vita se mi vedessi assalito da una tigre feroce? L’asinello frustò l’aria con la coda e


rispose immediatamente: – I..oo non ho alcuna intenzione di salvare la vita a un uomo, che notoriamente è uno sfruttatore d’asini! I..oo so bene che voi uomini ci sfamate e ci dissetate, ma lo fate solo ed esclusivamente per il vostro interesse! Se provaste un giorno a pensare al peso della legna che ci legate sulla schiena, a cui poi aggiungete il peso del grano maturo, che va ad aggiungersi al peso dei mattoni che ci costringete a trasportare, capireste quanto poco sia l’affetto che gli asini nutrono per gli uomini! E poi che accade, quando noi s’invecchia? Ci legate al primo crocicchio della strada e ci abbandonate lì, in preda ai disgraziati che si divertono a farci soffrire! No no – concluse l’animale da soma rivolto alla tigre, – se è per me, costui lo puoi mangiare anche subito! L’asinello se ne andò e il bramino si guardò in giro preoccupato. – Ti rimangono solo due possibilità – mugolò la belva, – cerca di scegliere bene! Dopo un po’ arrivò un bel cane. Forse Brahman aveva trovato l’animale giusto! – Ascolta, cane, ho bisogno di trovare qualcuno che voglia bene all’uomo, e mi dicono che tu sei il nostro migliore amico! Il “quattrozampe” scodinzolò annoiato, si sedette e osservò a lungo il sacerdote che si stropicciava nervoso le mani. – Il fatto che il cane sia il miglior amico dell’uomo, lo dite solo voi! Ma avete mai provato a sentire come la pensiamo noi? Ci avete mai chiesto se ci piace sul serio essere educati ad abbaiare furiosi contro chiunque si avvicina alla vostra casa? A

rincorrere le povere lepri per campi e boschi? A gettarci a comando nell’acqua gelida di un torrente solo per riportarvi il sasso che avete lanciato, che così vi sentite soddisfatti e superiori? Avete mai provato a pensare a quanto soffriamo nel dover combattere in duelli furibondi tra di noi per far vincere a qualcuno di voi un sacco di soldi? Tutto ciò e molto altro ancora solo per una scodella di brodaglia insipida? No no, caro il mio bramino: non venire a chiedermi di muovere una zampa in tuo favore... se questa tigre vuol far banchetto, si accomodi! Io resto qui a godermi lo spettacolo! La tigre si girò a guardare il povero Brahman: – Mi sa che si sta mettendo proprio male per te. Ti è rimasta una sola possibilità e sono proprio curioso di vedere chi scegli, questa volta! Di lì a qualche minuti passò da quelle parti una bella volpe. Il sacerdote ebbe solo pochi istanti per valutare se valeva la pena di interpellarla e alla fine decise per il sì: – Senti volpe, a te l’uomo non ha mai fatto nulla di male, vero? Hai sempre potuto scorrazzare di qua e di là, saccheggiando i nidi degli uccelli e le tane degli animali più piccoli, perciò devi aiutarmi... – E cosa dovrei fare? – Ecco, a questo punto solo tu puoi salvarmi dalle grinfie di questa maledetta tigre. Aveva promesso di non sbranarmi, la traditrice, se la toglievo da quella gabbia in cui era tenuta prigioniera, ma poi non ha mantenuto la promessa e... – Già – lo interruppe la volpe, – perché tu sei così intelligente da fidarti di quel che ti promette una tigre chiusa in


gabbia che vuole recuperare la libertà? – Una tigre prigioniera e... affamata! – aggiunse la belva, sorridendo sarcastica sotto ai baffi. A quel punto la volpe si girò a guardare la tigre. – Scusami amica, ma sul serio tu vuoi farmi credere che, grande e grossa come sei, sono riusciti a rinchiuderti in quella gabbietta lì? – Come no! Non è stato facile, ma alla fine ce l’hanno fatta a mettermi là dentro! – Nooo, non ci credo! – sbraitò la volpe. – Nessuno potrà mai convincermi che una tigre gigantesca come te sia stata rinchiusa in quel budello di sbarre che a malapena conterrebbe un’antilope... magra! Chissà quanti uomini ci saranno voluti, per spingerti in quel buco! – Nessun uomo, caro mio, mi ha spinta da dietro – rispose altezzosa la tigre. – Ecco, guarda: ho fatto così! La belva s’avvicinò alla gabbia, col muso aprì del tutto la porticina e con una movenza sinuosa s’infilò all’interno, accoccolandosi a terra. La volpe non lasciò passare nemmeno mezzo istante: con un balzo raggiunse la gabbia, chiuse con gran fracasso la porta a sbarre e girò il chiavistello per chiuderla definitivamente! – Ecco fatto! – esclamò la furbetta con un sorriso da orecchio a orecchio, mentre la tigre aveva ripreso subito a ruggire, a piangere, a lamentarsi. – Hai visto, bramino, come si fa a liberarsi di chi non mantiene le promesse? Non ci si mette a giocare con loro sperando di

averla vinta, ma si agisce con astuzia e freddezza, come ho fatto io nel rinchiudere di nuovo la belva in gabbia. E spero che questa lezione ti sia servita! Noi non sappiamo se Brahman capì la lezione e ne fece tesoro: sappiamo solo che, andandosene da lì, la volpe si girò per controllare, vide l’uomo nei pressi della gabbia e le parve di sentire la tigre che diceva: «Ti prego, buon uomo, ti supplico: liberami da questa prigione, apri il chiavistello che mi tiene rinchiusa qui dentro e lasciami andare libera... (7 - continua)



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.