I racconti indiani dell’Oca Bernardina - Il “re degli uccelli"

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I racconti indiani dell ’Oca Bernardina

8. Il “re degli uccelli I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER


– Li sentite tutti questi uccelletti che cinguettano nel bosco? – disse zia Bernardina con una mano dietro l’orecchio per sentire meglio. – Già – rispose ridendo il topolino Liquirizio, – sembra che anche le rondini e i passeri vogliano ascoltare la tua prossima fiaba “indiana”! – Dici? – commentò l’oca soddisfatta. – Forse hai ragione, Liquirizio... anzi, sapete cosa vi dico? Mettiamoci tutti a fischiettare sottovoce... Zufolarono grandi e piccini per un paio di minuti, attirando nel prato davanti alla grande quercia di Gellindo Ghiandedoro tutti gli uccellini dei dintorni. Quando i pennuti furono ben ben schierati sui rami più bassi del gigantesco albero, Bernardina fece un inchino ai nuovi arrivati e... – In vostro onore, miei cari uccelletti, ora vi racconterò una bella fiaba “indiana” che sembra inventata apposta per voi... Si tratta della storia del “re degli uccelli”. State a sentire... Un giorno gli uccelli di tutta l’India decisero che era finalmente giunto il momento di eleggere un loro rappresentante. Quando tutti gli uccelli furono raccolti in un immenso prato al centro della giungla più grande, ebbe inizio un’interminabile discussione. – Abbiamo bisogno che uno di noi ci guidi – disse il Pavone aprendo la sua enorme coda in un bellissimo ventaglio. Forse lui voleva essere eletto per la sua bellezza! – C’è la necessità che uno di noi si incarichi di parlare con gli altri animali per evitare risse e malintesi – disse

il Falco dai possenti artigli. Forse lui voleva essere eletto per la sua forza. – I leoni hanno il loro re e le tigri la loro regina: e noi siamo forse da meno? – strillò l’Airone volando alto nel cielo. Forse lui voleva essere eletto per la sua eleganza. – Certo, anche noi abbiamo diritto al nostro “re degli uccelli”! – urlarono tutti quanti come invasati. Tutti tranne uno: il Gufo fu l’unico uccello a restare zitto. – Tu taci perché non sei d’accordo con noi? – chiese il Gabbiano rivolto al Gufo. – Oh no, certo che sono d’accordo! Anch’io penso che un nostro rappresentante sarebbe utile, ma sto pensando a quali qualità deve possedere l’uccello per essere eletto nostro re! – Dev’essere innanzitutto un bell’uccello, per non sfigurare con gli altri animali! – disse il Pavone. – Ma no: la bellezza non c’entra nulla con quel che ha da fare il re degli uccelli. Caso mai, per imporsi ai nostri nemici, è proprio la forza quella che gli può servire – disse il Falco. – La bellezza? La forza? Ma va là: è l’eleganza quella che fa la differenza, cari miei! Il nostro re dev’essere l’uccello più elegante nel muoversi e nel volare! – disse l’Airone alzandosi in volo e piroettando al di sopra delle cime degli alberi. A quel punto il Gufo intervenne: – Ecco, amici miei: io penso che la bellezza, la forza e l’eleganza siano doti molto importanti, ma la bellezza, la forza e l’eleganza senza la saggezza servono a


ben poco! Tutti gli uccelli rifletterono a lungo su quelle parole: sapevano che il Pavone con la sua coda sarebbe stato un re molto bello; che il Falco con i suoi artigli sarebbe stato un re forte; che l’Airone con il suo volo armonioso sarebbe stato un re elegante, ma se nessuno di loro fosse stato anche saggio? Che fine avrebbe fatto il regno degli uccelli? Fu così che, all’unanimità meno tre voti soltanto, gli uccelli riuniti nell’immenso prato al centro della giungla più grande elessero come loro re proprio il... Gufo! Si era ancora nel bel mezzo dei festeggiamenti, quando scese dal cielo ansimante di fatica il Corvo. – Scusate il ritardo, ma ho perso un po’ di tempo per finir di mangiare una

cassetta di frutta marcia in una discarica lontano da qui. Allora, chi eleggiamo come nostro re? – Abbiamo già fatto, caro il mio Corvo affamato – disse il Piccione, trattenendo a stento una risatina. – Come sarebbe a dire che avete già fatto? Avete scelto il nostro re senza aspettarmi? Senza chiedermi che cosa ne penso io? – Be’ – disse l’Aquila, – ognuno di noi ha espresso la propria idea, ne abbiamo discusso a lungo e poi abbiamo deciso. – E si può sapere chi è stato eletto? – Abbiamo scelto il Gufo! Il Corvo s’alzò in volo urlando come un ossesso: – Avete eletto il Gufo? Quel vecchio barbogio che sa solo sputar sentenze a destra e a sinistra? – L’abbiamo scelto perché riteniamo


che la saggezza sia la dote più importante per chi ci deve rappresentare. – La saggezza? Puàh – berciò il corvo gracchiando furibondo. – Che ve ne fate della saggezza, quando nella vita bisogna essere soprattutto furbi? È l’astuzia, date retta a me, quella che ci tiene in vita! Saperne una più degli altri, ecco quel che serve per sopravvivere. Ed è risaputo che il Corvo è l’uccello più furbo che ci sia sulla terra... Eh! Eh! Eh! – E tu allora cosa proponi? – chiese il Tacchino. – Io non propongo nulla: io annullo l’elezione appena fatta e vi ordino di ripeterla! – Ma io sono stato eletto quasi all’unanimità – protestò il Gufo, – e

non è giusto rifare l’elezione così presto! Devo avere un po’ di tempo per dimostrare che la dote più importante è proprio la saggezza! Il Corvo non si diede per vinto e vedendo che almeno metà dell’assemblea cominciava a vacillare e a rumoreggiare quando il Gufo parlava, decise di approfittare di quella divisione. – La conoscete la storia del Corvo affamato, vero? Be’, ve la racconto ancora una volta. Il Corvo se ne stava un giorno sulla riva di un grande lago: erano tre giorni che non mangiava e sapeva che in quell’acqua c’erano pesci grossi e succulenti, pronti per essere divorati. Tuttavia non ce n’era nemmeno uno che nuotasse a pelo d’acqua: i pesci parevano scomparsi!


Allora il Corvo mise in campo tutta la sua astuzia: volò al centro del lago e scoppiò a piangere. Pianse a lungo, lamentandosi col mondo intero, finché i pesci emersero dall’oscurità del lago e gli si avvicinarono. «Cosa c’è da piangere, Corvo?» domandò il pesce più vicino. «Piango per voi, miei piccoli amici!» rispose quel furbone. «E perché piangi per noi? Che motivo c’è?» «C’è che gli uomini hanno deciso di prosciugare questo lago e di bonificarlo per trasformarlo in terreno da coltivare... È per voi che sto piangendo, al pensiero della misera fine che farete quando questo lago resterà senz’acqua. Però...» «Però che cosa?» chiesero i pesci anche loro sul punto di piangere. «Però io conosco un modo per salvarvi... Vi prendo uno a uno nel becco e vi porto in volo nel lago qui vicino... siete contenti?» Inutile dire che i pesci non s’accorsero dell’astuzia del Corvo e si lasciarono pescare uno dopo l’altro, finendo direttamente nello stomaco di quel furbone! Ecco perché sono sempre più convinto che il re degli uccelli dev’essere il più furbo di tutti noi, e cioè il sottoscritto! Metà assemblea applaudì a scena aperta, inneggiando al “loro” re! Il Gufo attese paziente che tornasse il silenzio e poi prese la parola. – La storia che ci hai appena raccontato è vera – disse, – però non finisce con il Corvo che pasteggia tranquillo e beato a base di pesci. La storia va avanti e parla di un Gufo che s’avvicinò a un Granchio di lago

e gli sussurrò nell’orecchio alcune parole misteriose. E cosa successe a quel punto? Successe che il Granchio andò dal Corvo e gli parlò: «Ti prego, amico mio, tra un pesce e l’altro salva anche me! Portami in salvo nel lago qui vicino!» Al Corvo non piacevano i granchi, perché aveva paura di quelle grosse tenaglie appuntite, però non poteva tirarsi indietro: c’era il pericolo che i pesci s’accorgessero del trucco e sarebbero scappati sui fondali del lago. «E va bene, Granchio, vieni qui che ti porto in salvo!» esclamò abbassando il becco per afferrarlo. Il Granchio mise allora in atto quel che il Gufo gli aveva suggerito poco prima: fece un salto e piantò le sue tenaglie nel collo dell’uccello, facendolo fuggir via gracchiando furioso. I pesci furono così salvi e la pace tornò a regnare sulle rive di quel lago. L’astuzia aveva creato l’inganno, ma la saggezza aveva rimesso al loro posto le cose! L’altra metà dell’assemblea, quella che parteggiava per il Gufo, scoppiò in un applauso se possibile ancor più forte del precedente: insomma, gli uccelli indiani erano divisi in due fazioni contrapposte e allora prese la parola la Rondine. – Cari amici, ci siamo cacciati in un bel guaio! Astuzia e saggezza si stanno contrapponendo e, secondo me, né l’una né l’altra vinceranno con certezza. Perciò sapete che cosa propongo? Tutti attesero in silenzio che la Rondine continuasse a parlare: – Propongo che per quest’anno si rinunci ad eleggere il nostro re. Ci penseremo so-


pra per dodici mesi e l’anno prossimo ci ritroveremo qui, forse con le idee più chiare su ciò che vogliamo. Intanto vi chiedo di seguire comunque la via della saggezza, senza disdegnare di quando in quando anche un po’ d’astuzia per tirarvi fuori dai guai. Ma sempre e comunque senza far del male agli altri. Capito, Corvo?

Il Corvo assentì e se ne andò. Il Gufo sorrise soddisfatto e se ne andò anche lui... e a quel punto l’assemblea degli uccelli “indiani” venne sciolta. E tu, per chi avresti votato? Per il Gufo saggio o per il Corvo furbo? (7 - continua)



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