Società Italiana di Storia Militare Quaderno 2018

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La concezione operativa americana Organizzazione e tattica delle A. E. F.

S

di Basilio Di Martino

ul finire dell’estate del 1918, nel quadro dell’avanzata generale decisa dagli alti comandi alleati, si inserì un’offensiva condotta prevalentemente da truppe americane e sotto comando nazionale. L’operazione, intesa ad eliminare il saliente di St. Mihiel che fin dal 1914 caratterizzava l’andamento del fronte in Lorena, vide l’impiego del grosso del corpo di spedizione statunitense inquadrato nella 1a Armata, costituita il 13 agosto, e fornì finalmente al generale Pershing l’occasione di mettere alla prova lo strumento militare approntato dopo la dichiarazione di guerra alla Germania del 6 aprile 1917. Alcune delle sue divisioni avevano già avuto il battesimo del fuoco tra la primavera e l’estate, quando le offensive tedesche avevano rimesso in movimento il fronte occidentale, ma avevano operato alle dipendenze di comandi britannici o francesi adeguando di conseguenza i loro procedimenti tattici. Per gli ufficiali statunitensi, che avevano spesso criticato l’assoluta priorità attribuita alla sistemazione difensiva delle trincee, la cura maniacale con cui veniva studiato il piazzamento delle mitragliatrici e pianificata l’eliminazione di quelle avversarie, il ruolo preminente costantemente attribuito all’artiglieria, era venuto il momento di dimostrare che c’era un altro modo di combattere, un modo che traeva origine da un diverso approccio culturale ed esaltava il ruolo del singolo combattente e del suo fucile. Il metodo americano avrebbe rotto lo stallo della guerra di posizione spingendo il nemico fuori dalle sue trincee ed inaugurando una stagione di guerra in campo aperto, di “open warfare”, in cui la manovra avrebbe avuto i


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