Società Italiana di Storia Militare Quaderno 2018

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Tremila doughboys contro tremila manovali Il Raggruppamento Compagnie Ausiliarie A di Piero Crociani

O

ver there! E va’ bene, ma «Over there» dove? Gli «Yankees», come dice la canzone, verranno pure «from everywhere», da tutte le parti, ma in Italia se ne vedono assai pochi, almeno per quanto riguarda l’esercito. Da noi si istruiscono, e poi combattono, i piloti, ci sono i servizi sanitari e c’è l’Y.M.C.A:, ai cui rappresentanti i nostri attribuiscono generosamente la qualifica di ufficiali, ma della fanteria, dei «doughboys», c’è solo il 332° Reggimento. Lo si fa sfilare in parata appena possibile per far vedere che gli Stati Uniti sono con noi, ma è solo un reggimento. Il contatto e la conoscenza tra i soldati americani ed i nostri sono, di conseguenza, assai limitati, si deve far ricorso, in pratica, alle corrispondenze dei giornalisti. Ci sono maggiori occasioni di incontri in Francia, nelle retrovie, e qui ci soccorrono le più smaliziate annotazioni del Sottotenente Kurt Suckert, l’arciitaliano, nonostante il nome, Curzio Malaparte, del 52° Fanteria, brigata Alpi, in Francia con il II Corpo d’Armata del Generale Albricci. «I giornali erano pieni del generale Pershing e dei suoi reggimenti di autentici nipoti dello Zio Sam. Nessuno li aveva visti, almeno in quel settore, ma tutti ne parlavano come di un invincibile esercito di gente fresca e allegra, di giovani atleti dalle mascelle indurite dal “chewing-gum”, dalle gambe e dalle braccia gonfie di muscoli elastici, dai capelli biondi, dagli occhi azzurri, tutti lucidi di cuoio nuovo e scrocchiante, di metalli forbiti, di bottoni e di fibbie d’acciaio nichelato […] migliaia e migliaia di navi rovesciavano sui moli torrenti di giovani in uniforme kaki, dal largo cappello alla cow-boy, tutti rasati di fresco e profumati di tabacco alla melassa. La terra di Francia risuonava sotto il passo cadenzato di quei battaglioni di giocatori di rugby e di foot-ball, che marciavano in parata su una musica di fox-trott»1.

E così dovevano immaginarli i nostri soldati in Francia, molti dei quali, specie i meridionali, avevano un parente in America, salvo a provare, almeno i 1 Curzio Malaparte, Fughe in prigione, Firenze, 1936.


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