Società Italiana di Storia Militare Quaderno 2018

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Gli italoamericani nella grande guerra un’occasione di riscatto politico e sociale di Sergio Masini

I

l 20 febbraio 1915, a San Francisco, di fronte a 150.000 persone, fu inaugurata l’Esposizione Internazionale Panama-Pacifico, che intendeva celebrare il completamento del Canale di Panama, deciso nel 1902 per vitali esigenze strategiche degli Stati Uniti (poter riunire le flotte dei due Oceani in caso di attacco anglo-nipponico) ma anche volano del commercio mondiale. La precedente Expo, a Gand nel 1913, si era svolta in tutt’altro clima: fu una delle ultime manifestazioni della Belle Époque. La guerra in corso guastò la festa: su 31 paesi solo 9 erano europei, due belligeranti (Francia e Belgio) e sette neutrali, tra cui l’Italia, che quando l’Expo chiuse i battenti, il 4 dicembre 1915, era già in guerra da oltre sei mesi. Il padiglione italiano era stato in gran parte progettato dal giovane architetto romano Marcello Piacentini, sotto l’attenta supervisione del Regio Commissario e Ministro plenipotenziario del Governo Italiano, l’ex sindaco di Roma Ernesto Nathan, la cui designazione era stata aspramente contestata nel 1914 dai cattolici americani1. I lavori non costarono una lira di più rispetto al preventivo di 800.000 lire, nonostante avessero richiesto il contributo di operai, artigiani, decoratori e pittori che realizzarono più corpi di fabbrica riuniti in una ‘piazza’ ideale. Lo spazio espositivo italiano fu giudicato il migliore di tutta la mostra e 1 Peter R. D’Agostino, Rome in America: Transnational Catholic Ideology from the Risorgimento to Fascism, Univ. of North Carolina Press, 2004, pp. 95 ss.


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