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Ernest Hemingway: la Grande Guerra come inesperienza di Marco Cimmino
N
Tale il nipote …?
el 2016, in occasione del festival éStoria, a Gorizia, ebbi modo di conoscere John Hemingway, nipote dello scrittore, e di trovarmi in sua compagnia, durante una sorta di visita guidata a Plava, nel corso della quale vi fu un breve ricordo di Ernest e della sua partecipazione alla guerra sul fronte italiano (ma non a Plava, di cui scrisse senza esserci mai stato). Simpaticissimo, in tenuta turistica (bermuda, sandali e maglietta da surfista) John sembrava alquanto distratto, per non dire mortalmente annoiato dalle mie appassionate ricostruzioni delle technicalities militari e dalla compunta commemorazione dell’illustre avo, che a voler essere sinceri noi pure in realtà stavamo monumentalizzando nell’implicita speranza di attirare a Gorizia parte del turismo culturale in visita al Museo Hemingway di Bassano, che si trova alla Ca’ Erizzo dov’era basata l’Ambulanza militare più celebre della letteratura mondiale dopo M. A. S. H.. John era l’emblema di una cortese quanto siderale distanza generazionale e geografica dallo spettacolo al quale lo avevamo invitato come testimonial. Ma la noia di John al ponte di Plava mi ha suggerito una chiave di rilettura dell’autobiografia immaginaria scaturita dal breve grand tour di Ernest alla fronte italiana.
La ferita al fronte e la Medaglia al valore
La notte dell’8 luglio 1918 a Buso Burato, presso la «Casa gialla» di Fossalta di Piave, il volontario diciannovenne si comportò valorosamente, portando in salvo, nonostante le gravi ferite alle gambe, un soldato italiano, azione per la quale fu decorato con la medaglia d’argento al valor militare. Ernest ci era arrivato poco prima in bicicletta, portando cioccolata e generi di conforto ai soldati in trincea, ma anche cercando impressioni e testimonianze da mettere in carta. Non era la sua guerra, non era in guerra: non era un soldato, ma solo uno scrittore temerario in cerca di sé stesso, come del resto buona parte degli autori delle corrispondenze giornalistiche dal fronte e degli stessi intellettuali e poeti interventisti e combattenti, sulla cui testimonianza c’è, appunto