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1.2 La colonizzazione dell'Africa

1.2 La colonizzazione dell'Africa

Gli effetti dell'arrivo degli europei per l'Africa sono stati significativi, non solo dal punto di vista del sovvertimento della cartina geopolitica africana, ma anche nel nuovo modello politico, economico e sociale che il sistema coloniale affermò; esso si presentò come un'entità sostanzialmente nuova profondamente diversa dal sistema tradizionale, sia come sua definizione sul territorio sia nella sua struttura amministrativa. La regione venne suddivisa in comune accordo fra le potenze senza conoscere la realtà sul territorio. Infatti, al fine di evitare lo scontro e minimizzare le spese, fu sufficiente negoziare in Europa il riconoscimento del dominio sul territorio africano che poteva essere reale nella pratica. Esemplificativo è il modo in cui la frontiera fra il Kenya britannico e il Tanganika tedesco fu decisa; essa infatti fu ideata in modo che entrambe le potenze potessero possedere una parte del Kilimangiaro, il monte più alto del continente. Di conseguenza, pare ovvio che i confini delle colonie non rispecchiarono i contorni delle compagini politiche preesistenti; essi spesso tagliavano e separavano territori e popolazione che facevano parte della stessa realtà sociopolitica oppure univano realtà distanti e diverse. Il motivo per cui questo processo viene chiamato scramble non è casuale, gli esempi sono numerosi: si possono citare a titolo esemplificativo il califfato di Sokoto – una formazione statale vasta e articolata – che venne diviso fra Gran Bretagna e Francia; l'impero Asante, i cui domini, che si estendevano dal Ghana fino al Togo e alla Costa d'Avorio, vennero divisi fra Regno Unito, Francia e Germania; oppure anche lo Stato islamico mahdista che venne distrutto dalle truppe britanniche e inserito nel dominio angloegiziano del Sudan, ma gli esempi che possono essere fatti sono numerosissimi, praticamente ovunque in Africa sono state fatte opere di sovvertimento del territorio e dei popolo che lo abitavano.

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Le colonie africane, a differenza delle colonie del Nord America, non erano colonie di popolamento, ma di sfruttamento e dunque furono improntate su principi di autosufficienza onde evitare di gravare sulle casse della madrepatria. Prima della seconda guerra mondiale, gli Stati coloniali risultavano dunque molto limitati con apparati burocratici il più delle volte insufficienti. Quando nel secondo dopoguerra si incominciò a reclamare principi di sviluppo anche su queste regioni, presto per l'amministrazione centrale diventarono un peso. Analizzando la velocità e il consenso delle potenze europee sul processo di decolonizzazione e su di come essa si è sviluppata, si può infatti dedurre che i vantaggi di detenere un reale controllo sulle colonie era meno vantaggioso del semplice mantenimento di rapporti economici e politici di favore sui nuovi Stati.

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