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2.2 Il clientelismo
milioni di abitanti, cuore pulsante dell'Africa occidentale.
Alla luce di tutto questo, è dunque chiaro che il punto di crisi per lo Stato in Africa è la sua stessa composizione territoriale. Questa composizione fu osteggiata dalle forze internazionali al fine di mantenere la stabilità nel continente, anche se, alla luce dei fatti, è forse stata più utile a mantenere i rapporti di forza delle vecchie potenze coloniali sui loro vecchi possedimenti. Lo stato perpetuo di estrema instabilità del continente, nonostante il miglioramento dell'ultimo decennio, si è comunque dimostrato patologico e non solamente temporaneo. Si è assistito più volte nella breve storia dell'Africa post-coloniale al crollo dell'autorità statale7. Per molti infatti le nuove entità statali ereditate dell'epoca coloniale non erano altro che una presenza estranea e sfruttatrice. La grande eterogeneità etnica, religiosa e linguistica con cui vennero creati gli Stati africani e i costanti saccheggi del territorio e delle risorse private da parte dell'ente pubblico non fecero che estremizzare questa estraneità del cittadino col proprio Stato, mentre rinsaldava l'autorità di entità non statuali come i capi tradizionali e di movimenti indipendentisti e secessionisti locali.
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2.2 Il clientelismo
L'eterogeneità delle società africane ha quindi offerto un sistema facile e immediato per delimitare le linee dell'inclusione o dell'esclusione nella vita statale. Queste linee erano per l'appunto quella dell'identità etnica e religiosa ed infatti la direzione dello Stato, per i politici africani, emerse non tanto come la gestione formale e impersonale attraverso la definizione di istituzioni, regole e procedure, ma piuttosto l'apparato pubblico venne utilizzato per acquisire sistematicamente il controllo dei settori economici, utilizzando rapporti informali, personali e particolaristici. L'attività economica sfumò nell'attività politica, dove per svolgere quest'ultima bisognava interpellarsi alla prima, dando dunque piena affermazione delle élites politiche e burocratiche che utilizzavano questi sistemi neo-patrimoniali. Questo sistema neo-patrimoniale o clientelistico divenne l'elemento cardine dell'esercizio di potere, portando alla diffusione della figura della personal rule del capo dello Stato che spesso utilizzava il suo immenso potere per predare le popolazioni e le economie dei territori sottoposti alle loro autorità. Infatti, chi controllava lo Stato poteva dirigere a piacimento le risorse di quest'ultimo. Questi saccheggi prendono la forma di sottrazione dei beni pubblici, l'assegnazione di posti di lavoro o appalti in base ai favoritismi partitici ed etnici o perfino lo scambio di denaro i n cambio di servizi. Esemplificativo è il caso del Congo-Kinshasa (ovvero la Repubblica Democratica del Congo, RDC o ex-Zaire) di Mobutu, il
7 Per “crollo” dello Stato si vuole intendere quando le funzioni del potere centrali non sono più esercitate nel suo territorio e quando esso non riceve più sostegno e legittimazione dalla sua popolazione .
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quale diresse gradualmente le finanze del paese nel suo portafoglio personale, risorse che venivano dirottate per mantenere il rapporto clientelistico con altre fazioni che gli consentivano il controllo delle zone di interesse strategiche, come le miniere; rapporti che fondavano il suo dominio. Ma questo non è solo il caso della RDC: la creazione di rapporti parastatali, che di fatto spesso sostituiscono quelli statali e ufficiali, sono stati adottati principalmente da coloro che sono nella posizione di controllare le risorse statali, costruendo network di rapporti patronali sempre più grandi al fine di poter essere al comando dei vari settori dell'“economia nazionale”. I così detti big men dunque occupano gli anelli di comando di queste piramidi clientelari, dove il cliente al fine di accedere a risorse, altrimenti fuori portata, si rivolge al patrono e gli assicura il sostegno. Il cosiddetto big men al fine di garantirsi l'appoggio e la sua sicurezza personale dev e dimostrare di essere in grado di controllare le risorse di cui dispone.
Dunque, la legittimità della leadership africana passa spesso attraverso la capacità di saper costruire e mantenere questi network. Lo Stato africano, per come è sorto dal processo di decolonizzazione, privo di identità nazionale, è la principale causa che spinge i politici o i comandanti militari a creare questi rapporti clientelari. Essi, infatti, non servono lo Stato, ma bensì rivolgono i loro obblighi politici verso parenti, amici, clienti e anche verso membri della loro etnia, della loro comunità o della loro religione. Ed è proprio questa scelta selettiva che permette di premiare o penalizzare gli individui o gruppo diversi. In tal senso, questo non fa altro che promuovere una politica fra fazioni, che disgrega lo stato. Anche se possiamo definire la lotta fra fazioni trasversale, rispetto a quella fra gruppi etnici o fra gruppi politici, nel clientelismo si instaurano rapporti verticali che prescindono dal concetto di etnia, reli gione o pensiero politico. Per la natura personale e informale dei rapporti che si stabiliscono, i legami etnici, ad esempio, posso rafforzare i network clientelari delimitando le linee fra inclusione ed esclusione, aggravando le divisioni. Secondo Collier (2001), è infatti la presenza di diseguaglianze socioeconomiche, dove alcuni gruppi rimangono discriminati e isolati mentre altri favoriti, situazione tipica del clientelismo, a favorire i conflitti e le ribellioni. In tal senso, le cosiddette nazionalizzazioni delle società minerarie che contraddistinsero gli anni settanta e ottanta adottate da alcuni paesi come il Congo-Kishasa, lo Zambia, il Togo, l'Uganda o la Mauritania, piuttosto che essere lette come manovre di ispirazione politica, possono essere interpretate come la necessità del potere centrale di accaparrarsi ulteriori fette da poter distribuire alla rete al fine di potenziare il proprio network e rinsaldare la posizione.
Questo sistema di clientelismo e corruzione, tuttavia, non va interpretato come un residuo del passato, ma, invece, va riconosciuto nella sua centralità nello svolgimento dei rapporti economici e
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