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1.2.3. Henriquez de Caprera (1481 – 1703
del Re Giovanni di Castiglia): ha così inizio un nuovo capitolo per la storia di Modica.
1.2.3. Henriquez de Caprera (1481 – 1703)
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Federico Henriquez de Caprera è il primo conte della sua casata; vive solo per un breve periodo nel contado, per far poi ritorno nel 1486 in Spagna dove è chiamato a svolgere prestigiosi incarichi di governo. Nonostante la distanza si interessa agli affari del suo feudo siciliano, amministrandolo attraverso governatori nominati per breve periodo ai quali dirige dettagliati e minuziosi ordini al fine di ridurre o prevenire gli abusi e fenomeni di malgoverno. Lo si ricorda per aver emanato capitoli ed ordinaze nel 1511 e nel 1520, indicando in modo dettagliato i doveri e compiti dei suoi funzionari 27; ed ancora nel 1523 emana un bando in cui invita ogni suo suddito a denunciare abusi ed illiceità dei suoi officiali. Muore nel 1530.
A questi succede Ludovico, nipote ex fratre, che nel 1534 ottiene l'investitura del contado nonché dei feudi di Caccamo e Alcamo (riacquisiti dallo zio) e della baronia di Calatafimi; nel 1541 ottiene inoltre la conferma dei privilegi goduti dai precedenti conti da parte di Carlo V. Nomina come governatore Antonio de Arellano, a cui affida il compito di avviare una rigida e corretta amministrazione dei suoi domini, in prosieguo alla politica iniziata da Federico; questi, però, commette notevoli illiceità ed irregolarità che saranno denunciate dal suo successore Bernardo del Nero. Quest'ultimo si fa carico non solo di regolarizzare la macchina amministrativa, ma anche di riformarla. Tra i primi suoi atti vi è quello di un'analisi della precedente amministrazione Arellano, che è ritenuta non solo “viziata” da notevoli illegittimità ma anche obsoleta e poco efficiente. Per questa ragione porta avanti, con l'aiuto di giuristi locali, una riforma che trova sbocco nelle Ordinanze, Statuti, Capitoli e Pandette dei diritti, ispirati alle più moderne norme amministrative adottate nelle città demaniali.
Nonostante gli indiscussi meriti di Bernardo del Nero, per conflitti personali è
27 Cfr. G.RANIOLO, Op. Cit., pp. 93-95.
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rimosso dal suo incarico di Governo che è nuovamente assegnato al predecessore Antonio de Arellano, il quale, al fine di vendicarsi delle censure mosse nei suoi confronti, dispone l'arresto dell'ex governatore accusandolo fittiziamente di appropriazione indebita; essendo la Gran Corte presieduta dallo stesso Governatore, non è difficile ottenerne una condanna. Bernardo, non rassegnatosi, ricorre alla Magna Curia di Palermo accusando gli organi locali di denegata iustitia e di legittima suspicione e dopo un lungo processo e ben 5 anni di prigionia, ottiene la condanna del Conte alle spese processuali nonché ad una indennità per i danni subiti. Questa condanna si ripercuote pesantemente sulle finanze degli Henriquez che per far fronte alle spese sono costretti a vendere alcuni feudi ed a cedere l'amministrazione della contea a dei banchieri, dietro un cospicuo anticipo delle future rendite. In ultimo, l'orgoglioso Conte, in spregio al vittorioso governatore, revoca dunque gli Statuta che qualche anno prima aveva emanato, sebbene saranno in sostanza confermate da successive riforme amministrative del contado.
Nel 1565 subentra nella titolarità del contado Ludovico II, ottenendo l'investitura anche delle Baronie di Alcamo, Caccamo e Calatafimi; a questi si ag giungono numerosi titoli spagnoli, tra qui il prestigioso titolo di Almirante di Castiglia e Duca di Medina de Rio Seco (quest'ultima capitale dei domini spagnoli della famiglia Henriquez de Caprera e sede della cappella di famiglia). Ludovico si trova in una triste situazione economica, risentendo ancora delle spese per il processo al governatore del Nero, e per far vi fronte si reca dalla Spagna nei suoi possedimenti nel Modicano nel 1563; qui, per ingraziarsi il suo popolo avvia una riforma amministrativa che introduce nel gretto sistema feudale siciliano un'aria di democrazia: i consiglieri ed i giurati riuniti in collegio elettorale, da ora in poi, avrebbero potuto eleg gere le più alte cariche amministrative della città (giurati, avvocato ed procuratore del comune, consultore, capitano etc etc). In cambio a questa notevole concessione, ottiene i proventi di una nuova gabella sull'esportazione e vendita di animali da macello, filati e tessuto oltre ad una imposta per ogni “rotolo” di carne fresca.
Ma il suo intento riformatore non si conclude qui; a ciò segue una minuziosa
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misurazione delle sue terre date in enfiteusi concesse nel periodo compreso tra il 1550 ed il 1564, al fine di verificare usurpazioni ed aumentare i suoi introiti; a ciò si aggiungono ulteriori concessioni enfiteutiche. In tal modo l'astuto Comites riesce a recuperare oltre 4.000 salme28 di terreno!
Terzo Conte della sua dinastia, Ludovico III subentra nei titoli del padre nel 1596; da lustro alla sua famiglia, essendo molto legato alla famiglia reale ma proprio per questo si trova (anch'esso!) a far fronte ad una vita dispendiosa, aggravando le già non floride casse familiari; ad esempio di quanto detto, lo si trova tra i contribuenti delle spese sostenute per gli oneri delle nozze di Filippo III di Spagna ed è perciò ricompensato con il prestigioso Toson d'oro. Poco si occupa del suo stato, non recandovisi mai nella sua vita; lo governa tramite un procuratore, portando avanti anche lui continua la lotta agli abusi degli enfiteuti. Muore improvvisamente nel 1600, lasciando il piccolo figlio Giovanni Alfonso di soli tre anni, del quale se ne prese cura il Re e la saggia vedova, Vittoria Colonna (figlia del Viceré Marcantonio). Ella governa con sag gezza e oculatezza gli stati degli Henriquez fino alla maturità del figlio Giovanni Alfonso; riesce con destrezza a trattare con creditori ed al fine di alleg gerire le passività, ottiene una transazione e rateizzazione delle somme dovute, a cui farà fronte vincolando buona parte della rendita della Contea. Sempre in un'ottica di spending review tenta di governala direttamente ma essendo l'attività complessa e difficoltosa, poco dopo si avvale nuovamente di governatori riuscendo però a contrattare salari particolarmente convenienti rispetto a quelli precedenti. La sua oculata gestione patrimoniale le permette così di riscattare alcuni feudi spagnoli, nonché di concordare ottimi matrimoni per i figli.
Divenuto mag giorenne nel 1617, Giovanni Alfonso assume la diretta gestione dei propri possedimenti; la madre si ritira a vita privata, dedicandosi alla beneficienza ed al sostegno di istituti religiosi. La si ricorda inoltre per aver fondato nel 1607 l'omonima città di Vittoria sul già esistente feudo di Boscopiano. Oltre ad ereditare i feudi ed i titoli di famiglia, è figura di grande fama e valore, e per ciò riesce ad ottenere la prestigiosa nomina a Viceré di Sicilia (dal 1641 al
28 Antica unità di misura siciliana, la cui entità è suscettibile di piccole variazioni in relazione alle diverse zone dell'Isola; equivale a 2.7985 ettari in Modica e Ragusa.
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1643), dopo aver riportato nel 1638 una vittoria a Fonterabia combattendo contro i francesi, e successivamente Viceré di Napoli (1644-1646). Poco prima di assumere quest'ultima carica scende in Sicilia per far visita nei suoi possedimenti, dove è accolto con grande allegrezza e festosità dai suoi vassalli, e per ciò non manca di far doni e concessioni alle sue città. Durante i tempi in cui riveste le prestigiose cariche, delega alla moglie il governo dei suoi possedimenti; nonostante si continui all'attività di misurazione e di delimitazione delle terre date in enfiteusi, il dispendioso tenore di vita (dovuto anche alle cariche rivestite ed alla vita mondana) gli impone l'alienazione del feudo di Caccamo, che esce una volta per tutte dai possedimenti del contado, non essendo più riscattato. In Madrid, ammalatosi muore nel 1647, compianto dal popolo e dal suo affezionato Re, che gli sta vicino durante il periodo della breve malattia. Poco rilievo ha per la storia del Contado il settimo conte Henriquez, Giovanni Gaspare, che succede nei titoli aviti dal 1647 al 1691, il quale dimorerà per tutta la vita in Spagna; diversamente, un un ruolo centrale per lo studio og getto di questo studio, è rivestito dal di lui figlio Giovanni Tommaso. Figura di grande rilievo, lo si ricorda per aver rivestito le prestigiose cariche di Viceré di Catalogna e Governatore di Milano. È Conte di Modica dal 1691; solo due anni dopo si trova ad affrontare il terribile terremoto che funesta la Sicilia sud-orientale, che solo nel contado miete oltre 11.00029 vittime su circa 60.000 complessive e costringendo ad una totale ricostruzione delle sue città, alcune delle quali verranno edificate in luoghi più salubri ed accessibili rispetto gli antichi siti30 .
Dimora sempre in Spagna, non godendo però della stima e del prestigio dei suoi antenati; nel 1702 è nominato ambasciatore del Duca d'Angiò (già designato erede di Carlo II al trono spagnolo) presso il Re di Francia; partito per assolvere
29 Cfr. R. PIRRI, Sicilia Sacra, disquisitionibus et notitiis illustrata...Editio tertia emendata et continuatione aucta cura et studio s.t.d.d. Antonini Mongitore (Rist. Anast. 1733), Sala Bolognese 1987. 30 Tra queste, ricordiamo: Scicli, che scende dalla rupe per adagiarsi nella cava che si apre sulla piana che guarda il mare di Donnalucata; Spaccaforno (Ispica) abbandona l'angusto sito difensivo affogato tra le rocce dell'omonima cava, per essere ricostruito nell'altopiano tra Modica e Pozzallo; Modica, dopo lunghe contese rimane nel suo antico sito, tra la rocca e le cave dei suoi due torrenti (solo il secolo XIX lo sviluppo urbanistico farà espandere la città verso il sito alternativo, ovvero la piana che degrada verso Pozzallo); Ragusa, che non accordandosi sul da farsi si divise addirittura in due, rimanendo la vecchia nell'antico sito detto oggi Ibla e costruendosi la nuova nell'altopiano retrostante che si dirige verso il porto di Mazzarelli (oggi Marina di Ragusa).
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