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L’ospedale, il suo patrimonio e le imposte

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Indice dei nomi

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Assistenza e clinica nell’ospedale S. Francesco a Padova (secoli XVII-XIX)

piego97. Nella raccolta successiva, che in parte copre le medesime annualità, si contano altri 52 atti dal 29 ottobre 1800 al 17 febbraio 1804. A questa fu allegato un altro contratto di locazione molto importante, stipulato il 21 aprile 1805 tra la Deputazione militare di Padova e la presidenza del S. Francesco. La Deputazione era obbligata a corrispondere 350 fiorini pari a £. 1750 l’anno al pio ospitale dei poveri infermi «per la casa denominata ospital vecchio attualmente destinata a caserma, eccettuato i granari, luogo del gastaldo e sottoscala alla corte luoghi tutti che non ebbero mai a proprio uso le truppe»98. L’occupazione militare dello stabile era iniziata il 6 aprile 1801 e la Deputazione si impegnò al pagamento degli arretrati. Rimanevano a carico della presidenza la manutenzione del tetto e della provincia l’ordinaria manutenzione dello stabile, fintantoché durava la locazione.

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L’ospedale, il suo patrimonio e le imposte

Il S. Francesco era un luogo pio che, per onorare la mission per la quale era stato fondato, doveva gestire il proprio patrimonio con particolare accortezza. L’asse patrimoniale era davvero considerevole. G. Classer preparò il primo gennaio 1791 una polizza d’estimo completa, che faceva riferimento a quelle precedenti del 1548 e del 1627, per correggere errori e per verificare ancora una volta gli esenti e gli aggiunti, i beni sottoposti al pagamento di gravezze e quelli, invece, esonerati da tale obbligazione. Questo documento consente di fotografare lo stato patrimoniale del pio luogo e, elemento ancora più nodale, di vedere all’opera i meccanismi fiscali cui erano sottoposti questi beni. Ne viene un ritratto dai contorni assai nitidi del profilo sia del patrimonio di un luogo pio sia del trattamento fiscale cui fu obbligato in età moderna. La descrizione inizia

97 ASPd, Ospedale S. Francesco, b. 1262, contratti numero 24 e 25. 98 ASPd, Ospedale S. Francesco, b. 1263, segnato come Affittanza 21 aprile 1805 dell’ospitale vecchio.

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facendo riferimento all’estimo del 1694, che era stato concluso con la Città di Padova, intesa, in questo caso, come uno dei tre corpi, con il Territorio e il Clero, allibrati all’estimo. Si trattava di quei beni sui quali l’ospedale pagava le gravezze con la Città. Anzitutto ci sono 38 proprietà situate in città: la prima è la casa dominicale del pio luogo adibita ad abitazione dei poveri infermi, del priore, dei salariati e inservienti. Questa era, inoltre, servita da botteghe, magazzini e abitazioni, in numero di dieci, occupate da diversi operatori: un fornaio, un fabbro e altri artigiani99. Questi pagavano l’affitto, mentre il fattore, il quaderniere e l’ortolano non erano tenuti a pagamento alcuno per l’occupazione di case dell’ospedale. Tutti gli altri locatari, compresa anche qualche fraglia, corrispondevano il canone. Queste proprietà il 12 gennaio 1729 erano state dichiarate esenti. Insieme assicuravano al S. Francesco una rendita pari a poco più di £. 4474 l’anno, una somma considerevole.

Assai interessante è l’analitica descrizione del patrimonio fondiario del luogo pio perché essa precisa anche il regime fiscale al quale tali proprietà erano sottoposte. Nei «termini» di Padova, fuori S. Croce, alcuni campi pagavano il quartese a una chiesa, altri il quartese e la decima ai canonici della cattedrale e altri ancora non pagavano né decima né quartese. Nella stessa località c’erano tre proprietà, una delle quali di 58 campi, affittata a generi e a £. 152 l’anno. Le terre a S. Croce erano tenute al pagamento della decima ai canonici e del quartese alla chiesa della Volta. Tali esborsi si configuravano come vere e proprie imposte, che si aggiungevano a quelle civili. Insieme contribuivano a diminuire la rendita netta del S. Francesco100 . Alcune proprietà a S. Croce erano gravate dal pagamento del quartese a favore della chiesa di Voltabarozzo e questa era a

99 ASPd, Ospedale S. Francesco, b. 1273, c. 1. Il documento è scritto su carte numerate come se si trattasse di un registro contabile, a carte affrontate. Lo stesso numero compare sulla carta di destra e di sinistra. 100 ASPd, Ospedale S. Francesco, b. 1273, cc. 4-6. Una medesima proprietà poteva anche essere gravata in parte dal quartese e per il resto dalla decima.

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sua volta soggetta allo stesso prelievo a favore della chiesa di S. Nicolò. Altri campi erano a Salboro e fuori porta S. Giovanni. A Piove di Sacco, esistevano due proprietà inferiori a 10 campi esenti dal pagamento di imposte. Anche a Polverara la proprietà era minima, mentre a Brugine i campi erano 57, divisi in tre distinte proprietà; solo la prima di 32 campi pagava la decima ai canonici di Piove di Sacco101. A Legnaro l’ospedale vantava una proprietà di 40 campi, a Fossò di 30, divisi in ben 8 parcelle minori. Altri 30 campi a Fossò erano gravati dalla decima a favore del vescovado di Padova102. Nella vicaria di Conselve e precisamente a Polverara, l’ospedale possedeva molte proprietà: una di 98 campi

tutti in un pezzo con fabbriche di muro a coppo e parte a paglia con casoni tre [...] e pagano decima alli reverendissimi canonici di Padova di soli campi n. 22. Erano tenuti ad affitto da Francesco Bonato e pagavano ogni anno formento moggi 36.4, vino colato mastelli 62, legumi stari 6, carne porcina, lino spolato, descritti all’estimo 1694, alla partita al n. 98. Ora affittati al signor Giovanni Zorzi.

Mancano i confini e la scrittura è completa. Essa, come tutte le altre, contiene importanti informazioni: la misura e la localizzazione della proprietà, il regime fiscale al quale era soggetto, il tipo di coltura e di produzione che questi campi permettevano e i nomi degli affittuari. Inoltre si rintraccia la rete dei beneficiati, spesso i canonici del Duomo di Padova, che traevano la decima o il quartese. In questo caso, poi, si tratta di una proprietà esentata dal pagamento delle gravezze103. Qualche vol-

101 ASPd, Ospedale S. Francesco, b. 1273, cc. 8-9. 102 ASPd, Ospedale S. Francesco, b. 1273, cc. 10-11. Altre proprietà erano a Villatora e a Camin dove c’erano più di 66 campi. Anche a Pontelongo e a Bovolenta l’ospedale vantava alcune possessioni. 103 ASPd, Ospedale S. Francesco, b. 1273, cc. 14-15. A sinistra della scrittura vera e propria ci sono due altre preziose informazioni: la prima esprime il valore, espresso in numerario, della proprietà in questione, la seconda attesta che tale bene il 12 gennaio 1729 è stato traslato tra gli esenti. Con indubbio beneficio per le casse dell’ospedale.

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ta la polizza attesta la trasformazione di un contratto di livello in uno d’affitto, secondo una linea di tendenza tipica anche di altri luoghi pii. A Pernumia, a Vanzo, a Bertipaglia e a Ponte S. Nicolò, il S. Francesco poteva contare su proprietà perlopiù di modeste dimensioni che in ogni caso garantivano entrate in generi e denari non trascurabili. A Este la proprietà era di 50 campi, in quella di Teolo di oltre 270, distribuiti tra Rubano, Mestrino e Teolo stesso. Anche in questo caso si tratta di «beni liberi et esenti da ogni e qualunque gravezza»104. I campi ubicati a Mestrino non pagavano né decima né quartese, quelli a Rubano, invece, erano tenuti a tale contribuzione.

La descrizione del patrimonio immobiliare del S. Francesco continua elencando i beni situati nella vicaria di Arquà, ad Abano, a Camposampiero e in quella di Cittadella. Si tratta nella maggioranza dei casi di assai piccole proprietà costituite da appezzamenti spesso di qualche campo. Alcune sono assai vicine alla città a Chiesanuova, a Camin, a Montà e all’Arcella105. La stessa frammentazione si riscontra pure a Piove di Sacco, a Legnaro, a Ronchi, a Vigonovo, a Camin, a Bolzani. Solo a Cervarese c’era una proprietà di 29 campi dati a livello, poi venduti poiché il livellante non pagava il dovuto, pari a £. 421.12 l’anno all’ospedale106. Tutto o quasi si ripete: proprietà descritte nell’estimo del 1694 compaiono anche nell’estimo del 1791, salvo alcune necessarie modifiche riguardanti i nomi dei più recenti livellari o affittuari. Un mutamento importante intervenne ad Abano, in relazione a un’assai piccola proprietà di un campo che nel 1694 era affittato a £. 14 l’anno e nel 1791 concesso a livello «unitamente al loco detto dell’ospedaletto con l’obbligo di pagar le pubbliche gravezze, ora possesso dal nobil signor marchese Franceschin e Dondi Orologio»107 . Questa piccola realtà assistenziale era stata voluta da Giovan-

104 ASPd, Ospedale S. Francesco, b. 1273, cc. 17-20. 105 ASPd, Ospedale S. Francesco, b. 1273, cc. 25-26. 106 ASPd, Ospedale S. Francesco, b. 1273, c. 29. 107 ASPd, Ospedale S. Francesco, b. 1272, c. 52 (Estimo del pio hospital di S. Francesco di Padova 1694) e b. 1273, c. 29.

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ni Antonio Dondi Orologio nel suo testamento scritto il 3 gennaio 1788 e pubblicato alla sua morte avvenuta il 27 settembre 1789. Con esso egli aveva istituito erede universale il fratello Francesco, libero di disporre a piacere dei beni lasciati, ma

in quanto poi alli bagni di Abano, con tutti i fabbricati annessi e beni posti, tanto in Abano, quanto nella contrà di Montaon, istituisce una commissaria da essere diretta dal sacro collegio dei legisti, affinché le rendite tutte provenienti da quei beni, debbano servire a benefizio dei poveri infermi dell’ospitale di S. Francesco; dichiarando che questi bagni sono stati da lui eretti sopra alcune fabbriche, che col testamento 1538, 18 maggio, in atti Giovanni Battista Talamazzo, del fu Alessandro Vitaliani, in unione ad altri beni ad Abano, nel luogo chiamato di Santa Maria di Montaon, erano state lasciate al predetto pio ospitale, a benefizio dei poveri e che per vari atti successivi, passarono nella di lui famiglia, con titolo di permuta108 .

L’iniziativa del testatore trovò largo favore tra i poveri della città e del territorio circostante, tanto che si dovette procedere a regolarne l’accesso. A tal fine ci pensò l’amministrazione del Lombardo-Veneto che dopo un primo regolamento del 1822 ne preparò un secondo nel maggio 1835. Nell’ospedaletto, chiamato di Santa Maria di Monteortone, presso i bagni Orologio ad Abano, ogni anno potevano recarsi 50 poveri da giugno a settembre, tra maschi e femmine, per accedere alle cure termali gratuitamente. Il povero, ricoverato presso l’ospedale nuovo, oppure ancora residente a casa propria, doveva, per fare domanda di ammissione alla cura, ottenere una dichiarazione del proprio parroco attestante lo stato di miserabile, i buoni costumi dell’interessato e la sua residenza; il medico doveva invece certificare la necessità della cura termale. Il regolamento precisò pure che sarebbero stati ammessi alla cura solo i poveri affetti da malattie recentemente diagnosticate, per la

108 ASPd, Ospedale S. Francesco, b. 1278, carte sciolte, Atto del notaio Girolamo Traversa. La località cui il testamento fa cenno è l’attuale Monteortone.

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cura delle quali poteva essere ritenuto importante l’uso dei bagni e del fango termali. Erano tassativamente esclusi dal beneficio i malati cronici e quelli per i quali, il sollievo eventualmente provato per i fanghi, si fosse dimostrato verosimilmente di breve durata. A ogni povero veniva garantito il vitto e l’alloggio. Il regolamento non si limitò a definire le procedure di ammissione all’ospedaletto, ma intervenne pure nel definire con precisione gli obblighi di natura morale e religiosa cui gli ammessi dovevano assolutamente sottoporsi. Si prescrisse che

i poveri nella prima festa dopo il loro arrivo in Abano, onde impetrare la grazia da Dio Signore, dovranno fare nell’oratorio dei bagni la confessione e comunione; ed in ogni sera, potendo muoversi, concorrere alla recita, che si farà nell’oratorio, delle litanie ed altre preci, non che di cinque Pater ed Ave per conseguire la plenaria indulgenza concessa dal sommo pontefice Leone X nell’anno 1516, 14 giugno, all’oratorio suddetto [...] essendo stato prescritto tutto ciò dal suddetto Signor marchese Orologio col suo testamento 27 settembre 1789109 .

Altre proprietà erano soggette alle pubbliche gravezze che in alcuni casi furono addossate all’affittuario e non all’ospedale. Nel complesso esse costituirono una porzione assai limitata del patrimonio fondiario disponibile nel 1791. Precisamente i campi soggetti al pagamento delle gravezze de mandato dominii erano poco più di 255, a fronte di una proprietà complessiva ascendente a poco meno di 2.000 campi. Quest’ultimo dato è stato calcolato sull’estimo 1694, avendo potuto verificare che la situazione patrimoniale del S. Francesco cambiò assai poco tra le due rilevazioni. Ciò che mutò fu il trattamento fiscale di questo grande e significativo patrimonio. Inoltre bisogna pure

109 Ci sono ancora altre prescrizioni di natura sia religiosa sia di comportamento, come quella che proibì di frequentare osterie. Un religioso era sempre presente all’ospedaletto in base ad accordi con la chiesa parrocchiale di Abano (ASPd, Ospedale S. Francesco, b. 1278, Regolamento per le cure termali gratuite solite istituirsi in Abano dipendentemente da beneficio Orologio come da testamento del marchese Giovanni Antonio Dondi Orologio 1789).

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tenere presente che in molte singole località, l’ospedale possedeva oltre la terra anche le case di diversa tipologia erette sulle medesime. Traeva profitto dall’affitto della terra e della casa. Il pio luogo continuò nel tempo ad attrarre risorse: prima del 1535 il patrimonio fondiario superava di poco i mille campi e quasi raddoppiò in un secolo e mezzo110. Non si può certo dire che il S. Francesco fosse partito male, anzi la dotazione della quale poté godere dal momento stesso della sua istituzione era già piuttosto cospicuo, analogo a quello dei maggiori insediamenti religiosi padovani e del territorio, esclusi quelli benedettini che possedevano patrimoni di dimensione maggiore111 . Altri beni immobili, case e botteghe, l’ospedale aveva denunciato all’inizio del documento per un totale di 38 poste, alle quasi se ne aggiunsero 182 riguardanti ogni singola possessione fondiaria. Molti erano anche i livelli in essere che l’ente riscuoteva su case poste a Padova e che erano liberi da ogni gravezza. Anche in questo caso si tratta di proprietà e di contratti già presenti nell’estimo del 1694 che nel 1729 furono dichiarati esenti. Fino alla posta 299 la numerazione non presenta anomalia alcuna, ma quella che sarebbe dovuta essere la polizza 300 è invece la 200112. L’errore, causato probabilmente dal cambio pagina, non fu corretto e pertanto ci sono poste che

110 Il noto Giuseppe Classer in un «foglio dimostrativo dei beni del pio ospitale di S. Francesco pervenuti in esso prima dell’anno 1531 spalleggiati da documenti e titoli» attesta che il numero dei campi era pari a 1023.3.52.½. Parte di questi erano di proprietà di Sibilla ad Arsego, a Legnaro, ad Arquà, a Fossò, a Camin, a Legnaro, a Brugine, a Polverara e a Santa Croce a Padova e pervenuti all’ospedale grazie al suo testamento del 14 aprile 1421. Altri beni ubicati a Mestrino e Rubano erano giunti nel patrimonio ospedaliero in virtù di un testamento del 14 aprile 1421 perfezionato addirittura nello stesso giorno di quello di Sibilla, mentre ulteriori lasciti testamentari furono disposti dopo quello di Sibilla. Ancora altri erano considerati beni antichi dell’ospedale e un buon numero di campi furono semplicemente acquistati, come era accaduto nel 1482, il 23 marzo (ASPd, Ospedale S. Francesco, b. 1273, foglio allegato firmato dal quaderniere). 111 Il riferimento è alle abbazie di Santa Giustina e di S. Maria di Praglia dotate di patrimoni fondiari che si assestarono nell’ordine a ben oltre i 10.000 campi e a poco più della metà. 112 ASPd, Ospedale S. Francesco, b. 1273, cc. 41-42.

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hanno lo stesso numero di repertorio, pur indicando valori diversi. In questa sezione dell’estimo compaiono anche, sebbene in misura assai minore, casoni, mulini e ancora campi. Segue dalla scrittura 402 la descrizione di ogni tipo di contratto che fu stipulato dopo la compilazione dell’estimo del 1694. Dieci su 24 erano livelli affrancabili che assicuravano all’ospedale gli interessi sui denari dati a prestito. Il bilancio dell’ospedale era gravato da una serie di aggravi che andavano da esborsi per la celebrazione di messe, al conferimento di generi a enti religiosi o a privati cittadini, a uffici pubblici, a fraglie cittadine e del territorio, a mansionerie e ad altri benefici ecclesiastici113. Il quaderniere Classer terminò il proprio lavoro di scrittura notificando che altre due riscossioni erano da tenere in conto generate da due livelli censuari contratti con la città lagunare per un importo complessivo pari a £. 12824.10 da distribuirsi tra chi aveva concorso a mettere insieme la somma richiesta a Venezia. Alla fine del conteggio generale, l’ospedale si trovò obbligato a pagare gravezze calcolate su £. 14.2.3 d’estimo, dopo che ne erano state detratte 12.6 a fronte di aggravi stimati in £. 24648. La rendita complessiva del S. Francesco era stata determinata in £. 52837.3.6114 .

Ancora altre polizze d’estimo del S. Francesco ne chiariscono ulteriormente il profilo patrimoniale e finanziario. Molto interessante è il documento che l’ospedale preparò rispondendo al proclama del 4 aprile 1769 in materia di una nuova redecima dei luoghi pii voluta unilateralmente da Venezia, senza l’intervento di rappresentanti pontifici ed entrato in vigore nel 1773. I Sovraintendenti alle decime del clero coordinarono l’operazione di questa nuove redecima alla quale il S. Francesco prontamente obbedì. Si tratta di un documento essenziale che

113 Poteva trattarsi di disposizioni che andavano indietro nel tempo come il pagamento alla mansioneria Turchetto in Duomo per la celebrazione di 77 messe come aveva stabilito un decreto del 16 agosto 1666 di Gregorio Barbarigo vescovo di Padova (ASPd, Ospedale S. Francesco, b. 1273, c. 79). 114 ASPd, Ospedale S. Francesco, b. 1273, c. 82. La lira d’estimo era la misura dell’obbligazione tributaria.

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tuttavia non tralasciò alcunché. Per affitti riscossi su immobili situati a Padova, il ricavato fu pari a £. 6150115. Questi beni ospedalieri facevano estimo con la Città, nello stesso modo in cui lo facevano le proprietà del territorio circostante. Di questa porzione del patrimonio non esiste ristretto che ne indichi sinteticamente la consistenza. Si trattò in ogni caso di un documento giurato dal quaderniere Classer che così assumeva pure ogni responsabilità derivante da denunce incomplete o, peggio, fraudolenti. E ancora con l’estimo della Città erano elencati i livelli esatti dall’ospedale secondo quanto richiesto dal proclama di aprile. Ci sono anche livelli perpetui che certo assicurarono all’ente una rendita piuttosto modesta116. Chiude questa sezione la lista degli obbligati al pagamento di livelli a favore dell’ospedale che non erano più rintracciabili e verso i quali il S. Francesco intese in ogni caso non agire, anche in considerazione del fatto che a fatica si sarebbero potuti rintracciare i fondi oggetto dei contratti. Seguivano i livelli a grano, anch’essi obbligati a fare estimo con la Città, molti dei quali, come nel caso precedente, risultavano inesigibili117 .

Anche l’elenco degli aggravi fu piuttosto nutrito e numerò ben 74 beneficiati: chiese parrocchiali, monasteri e conventi, altri benefici ecclesiastici, fraglie, come quella dei battuti di Este, dei colombini, del Santissimo Sacramento a Padova o dei pellicciai, luoghi pii come la Casa di Dio di Padova, i poveri prigionieri o la Congregazione di S. Filippo Neri. Complessivamente la rendita così calcolata ammontò a ducati 5.790.22, che comportarono una decima pari a 579.2 ducati. Si trattò di un’imposizione assai rilevante che non poté essere trascurata e che determinò una tale diminuzione della rendita del S. Fran-

115 ASPd, Ospedale S. Francesco, b. 1272, c. 6. Questo registro di piccolo formato è scritto su carte numerate progressivamente. 116 ASPd, Ospedale S. Francesco, b. 1272, cc. 36-37. Si tratta di case situate a Padova. Due poste (numeri 54, 55) attestano riscossioni a titolo di tasse genti d’arme e di dadia dalla città di Padova. Sono due delle gravezze de mandato dominii cui l’ospedale era tenuto al pagamento in relazione a cetre proprietà fondiarie appunto gravate da tali prelievi. 117 ASPd, Ospedale S. Francesco, b. 1272, cc. 59-61.

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cesco che anche i servizi del nosocomio dovettero risentirne118 . In coda al registro, l’estensore di queste copie pensò di aggiungere un importante documento del 1772 dei Sindaci inquisitori in Terraferma che attestava privilegi, esenzioni da dazi e gravezze su beni ospedalieri situati a Padova e nel Padovano119 .

Il pio ospitale di S. Francesco di questa città gode l’esenzione per tutti li suoi beni da tutte le dazioni, gravezze et angarie, sussidi e decime e da tutti li dazi fuorché li quattro sopradetti e da quello delle carni per la somma solo di ducati 6 all’anno in virtù della ducale dell’eccellentissimo senato 1413, 7 ottobre, 15 dicembre 1490, 28 febbraio 1539 e 25 luglio 1571, coll’approvazione dell’eccellentissimo Inquisitor Bondumier di 25 novembre 1626 liquidati essi beni con l’estimo autentico 1694 e sono

esattamente quei beni che si erano denunciati, appunto nel l’estimo 1694, e che nuovamente comparivano, con qualche modifica negli estimi successivi. Secondo tale rilevazione, l’ospe dale poteva contare su 1.622 campi120. La consistenza patrimoniale del S. Francesco oscillò notevolmente in epoca moderna, non scendendo però mai sotto i mille campi e, anzi, incrementando nel tempo la dotazione, per così dire, originaria. Non mancò mai al nosocomio quel patrimonio necessario per poter fare fronte alle innumerevoli sfide con le quali ogni ente assistenziale a favore dei poveri doveva confrontarsi. Il S. Francesco operò sempre in modo da tutelare il patrimonio avuto in dote, cosciente di essere stato investito di una grande responsabilità, etica e sociale insieme, alla quale quotidianamente si poteva trovare una risposta. Questo ospedale, non troppo diverso da molti altri nosocomi dell’epoca moderna, per poter continuare a es-

118 ASPd, Ospedale S. Francesco, b. 1272, c. 71. Si tratta di un documento in copia. L’originale era stato depositato in filza presso l’ufficio del magistrato alle decime del clero. Il ristretto fu calcolato il 29 febbraio 1770. 119 ASPd, Ospedale S. Francesco, b. 1272, c. 73. 120 ASPd, Ospedale S. Francesco, b. 1272, c. 79. Le indicazioni dalla b. 1272 sono state tratte dal registro privo di numero, identico a quello, con ogni probabilità scritto in seguito, che invece lo riporta. Appartengono alla medesima unità archivistica.

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