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Un bilancio dell’ospedale dopo la riforma
Verso la grande riforma: l’ospedale istituto pubblico di assistenza
«pubblico» che, anche se presente e ben articolato, non copriva tuttavia che una parte delle spese incontrate. Durante l’anno successivo la città fu colpita dal colera e in tale circostanza il comune era l’ente finanziariamente responsabile del mantenimento di chi era sospettato di malattia e tenuto a disposizione presso la casa di osservazione in via S. Chiara o, se si trattava di famiglie, in via S. Gregorio Barbarigo. All’amministrazione comunale era addossata la spesa per far fronte all’epidemia, compito che coinvolse principalmente l’ospedale e marginalmente le cliniche40 .
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Un bilancio dell’ospedale dopo la riforma
Ancora molti anni dopo la riforma crispina della beneficenza del 1890, l’ospedale civile di Padova continuò a presentarsi, nei documenti di bilancio, come opera pia e non come istituto di pubblica beneficenza, sebbene la documentazione fosse redatta secondo l’art. 19 della legge 17 luglio 1890 e l’art. 11 del regolamento di contabilità41. Poteva, certo, trattarsi di una questione meramente verbale, ma in realtà essa attestava la difficoltà incontrata dalle opere pie nel mutare pelle, costrette ad assumere natura di ente pubblico. Facendo ancora riferimento al documento di bilancio, l’impianto complessivo del consuntivo si allontana solo di poco da quello redatto più di 30 anni prima42 . Spiccano, tra le spese, i contributi assicurativi che l’ente ospedaliero sborsò a favore dei propri addetti, seguendo in ciò le indi-
40 ASPd, Atti del comune, Colera 1873, fasc. 1552, 1614. Tra le più note pandemie europee di colera del XIX secolo non si conta questa del 1873. G. Cosmacini, Le spade di Damocle. Paure e malattie nella storia, Roma-Bari, Laterza, 2006, pp. 118-129 e Eugenia Tognotti, Il mostro asiatico. Storia del colera in Italia, Prefazione di Giovanni Berlinguer, Roma-Bari, Laterza, 2000. 41 ASPd, Ospedale, Conto finanziario-consuntivo 1905. 42 Il bilancio 1905 uscì, come sempre, dalla ragioneria dell’ente. Le entrate furono pari a 1.115.101,33, le uscite a 1.187.032,63 e il disavanzo a 71.931,3 lire.
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cazioni crispine e altre successive in materia previdenziale. Molta attenzione fu volta alla contabilizzazione dei residui attivi e passivi dell’esercizio finanziario appena trascorso, preceduta da un interessante «riassunto dell’inventario eretto dal commissario professor Pietro D’Alvise il 15 agosto 1905» del patrimonio mobiliare della pia opera. Gli oggetti furono catalogati in base al materiale di costruzione: legno, ferro, rame, ottone, latta, zinco, stagno, packfong (alpacca), pietra, ghisa, argento, bronzo, terraglie, vetro, osso, gesso, cuoio, piombo. Inoltre si registrò la presenza di due macchine per scrivere. In questi anni l’organizzazione dell’ospedale era notevolmente migliorata rispetto a quella del 1872 e i servizi messi a disposizione erano pure aumentati. Oltre le divisioni di medicina e chirurgia, erano in funzione anche quelle di psichiatria e di dermosifilopatia. In realtà si trattava, in entrambi i casi, di due cliniche universitarie sistemate in locali dell’ospedale. Ernesto Belmondo, professore di psichiatria a Padova, era direttore dell’istituto di psichiatria, denominato, nel 1904, istituto per le malattie nervose e mentali e poi, nel 1906, Clinica per le malattie nervose e mentali. L’istituto di clinica psichiatrica fu attivo dal 190943. Achille Breda, di-
43 Lo stesso Belmondo il 22 ottobre 1906 aveva indirizzato al rettore, perché la trasmettesse al Ministro, una richiesta basata sul nuovo regolamento per la facoltà di medicina e chirurgia che aveva soppresso l’insegnamento di Clinica psichiatrica, sostituendolo con quello di Clinica delle malattie nervose e mentali. Il Consiglio superiore della pubblica istruzione aveva decretato che l’insegnamento delle malattie nervose dovesse essere strettamente legato a quello delle malattie mentali «già prima d’ora, per successivi decreti reali, le antiche cattedre di psichiatria sono state trasformate in cliniche delle malattie nervose e mentali in quasi tutte le università del Regno e così i titolari delle rispettive cattedre hanno assunto la qualifica di professori di clinica delle malattie nervose e mentali» (Archivio generale d’ateneo di Padova AGAPd, Atti del Rettorato, b. 28, posiz. 24). Belmondo domandò questo cambiamento anche per ottenere dall’ospedale civile materiale per l’insegnamento ai sensi dell’art. 98 della legge Crispi del 1890. Il 22 settembre dello stesso anno aveva chiesto al Ministro un contributo straordinario di 5.000 lire per l’impianto di un laboratorio clinico psichiatrico e neuropatologico. Il rettore, Vittorio Polacco, appoggiò la richiesta di Belmondo tenendo anche conto della sua nomina a direttore del nuovo manicomio provinciale di Padova. Lo stesso Belmondo alla fine del 1907 aveva fatto spo-
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rettore della clinica dermosifilopatica, affinché la clinica fosse opportunamente dotata di materiale scientifico, una volta che essa si fosse trasferita nella sua nuova sede, s’impegnò personalmente a far dono di ben 5.000 lire44. Il Consiglio amministrativo dell’ospedale civile il 30 novembre 1906, scrivendo al rettore, assicurò di avere avviato le pratiche per la costruzione di una nuova clinica dermosifilopatica e annesso padiglione ospedaliero45. Sembra questo essere stato un momento particolarmente favorevole, almeno per prendere in considerazione ampliamenti, se non addirittura nuove costruzioni, di edifici ospedalieri. Anche Yervant Arslanian, nome troncato in seguito in Arslan, armeno di nascita ma già in possesso della cittadinanza italiana, allora libero docente di otorinolaringoiatria, disciplina nuova da lui appresa durante il suo soggiorno a Parigi negli anni immediatamente dopo la laurea, su carta semplice scrisse al rettore una nota, il 22 settembre 1906, affinché la inoltrasse all’amministrazione dell’ospedale, per l’attivazione di un ambulatorio, vale a dire per la messa a disposizione d’idonei locali per visitare e prestare cure ambulatoriali ai pazienti46. In questo torno di tempo l’ospedale si dotò di un regolamento per disciplinare le elargizioni a favore della pia opera. All’innovazione tecnologica erano diventati tutti attenti. Quando, nel 1904 Edoardo Bassini avviò le pratiche per sistemare un nuovo gabinetto radiologico presso la clinica chirurgica da lui diretta, ogni ente fece la propria parte: la Commissione provinciale di assistenza e beneficenza, che diede l’assenso all’uso dell’avanzo di bilancio 1903 della fondazione Vanzetti, la facoltà di medicina, che approvò il progetto di Bassini e l’ospedale civile che, il 26 luglio 1909, avallò l’iniziativa scrivendo al rettore che
stare presso il manicomio il materiale scientifico necessario al suo lavoro, in attesa che una specifica convenzione potesse stipularsi con l’amministrazione provinciale, oppure con l’ospedale medesimo (AGAPd, Atti del Rettorato, b. 34, posiz. 24b). 44 Il plauso del ministro fu immenso (AGAPd, Atti del Rettorato, b. 28, posiz. 25). 45 AGAPd, Atti del Rettorato, b. 31, posiz. 59b. 46 AGAPd, Atti del Rettorato, b. 31, posiz. 59b.
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si sarebbe sperato di poter conciliare la richiesta del chiarissimo sig. direttore della clinica chirurgica con le necessità dell’istituto ospitaliero, ma nella considerazione che la cessione del locale venne fatta unicamente per appagare i desideri espressi dal chiarissimo direttore della clinica stessa, l’amministrazione, nell’intento di assecondare pienamente quanto la regia clinica esige, rinunzia ai vantaggi che avrebbe potuto ottenere, occupando un piccolo spazio di detta camera per una comunicazione col piano superiore47 .
Fu decisione importante dell’ospedale cittadino adottare un regolamento, il 26 ottobre 1906, volto a regolare le elargizioni a favore della pia opera. In realtà il testo era necessario per disciplinare una raccolta fondi a favore di un erigendo padiglione per pazienti affetti da tubercolosi48. L’ente era in grado di accettare donazioni a incremento del proprio patrimonio oppure per scopi speciali, dettati dai benefattori, se rientranti tra i fini perseguiti dall’opera pia. Inoltre poteva accettare lasciti per la Cassa previdenza degli addetti all’ospedale e per la costruzione di nuovi padiglioni, secondo i dettami dalla più avanzata ingegneria sanitaria. In relazione alle risorse messe a disposizione si stabì il numero dei letti e agli oblatori sarebbe stato assicurato perenne riconoscimento attraverso l’incisione del nome su apposite lapidi commemorative. Le somme così raccolte erano da depositare presso la Banca cooperativa popolare di Padova che s’impegnava a versare l’ammontare degli interessi maturati a incremento del capitale ogni sei mesi. Una volta raggiunta la somma sufficiente alla costruzione di un padiglione per 48 letti, pari a 72.000 lire, si sarebbe dato inizio ai lavori di esecuzione, e
47 AGAPd, Atti del Rettorato, b. 46, posiz. 20b. Bassini intendeva sostituire una vecchia apparecchiatura Nitra e Leitz con una più nuova, offerta dalla Siemens-Schuchert con sede a Milano, per l’impianto di un gabinetto di endoscopia e di radioscopia radiografica. Il costo previsto era pari a 12.789,66 lire. 48 Sul tema è da vedere lo studio accurato di Tommaso Detti, Salute, società e stato nell’Italia liberale, Milano, FrancoAngeli, 1993, pp. 106-150 e il recentissimo saggio di Eugenia Tognotti, «Il morbo lento». La tisi nell’Italia dell’Ottocento, Prefazione di G. Cosmacini, Milano, FrancoAngeli, 2012, pp. 73-139.
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al mantenimento degli ammalati da collocarsi nei nuovi padiglioni ospedalieri provvederà l’amministrazione dello spedale civile con le risorse del proprio patrimonio e con le dozzine degli altri enti e comuni, a termine degli art. 1, 2, 3, 4, e 5 del proprio statuto49 .
Questi nuovi padiglioni erano destinati ai poveri. Rispettando il senso di questo regolamento, per il nuovo padiglione tubercolosi, tra altri, M.M. Wollemborg offrì 18.000 lire, l’equivalente di 12 letti, 11 primari dell’ospedale lire 100 ciascuno, la Banca cooperativa popolare lire 4.300, Leonardo Emo Capodilista 2.000 lire50 .
Operavano, accanto alle cliniche maggiori, un dispensario celtico, una divisione tubercolosi, un reparto idroterapico, un padiglione d’isolamento, un reparto provvisorio per gli affetti da tifo e, dopo qualche tempo, una divisione pediatrica allora in costruzione. Più precisamente il 30 settembre 1907 furono inaugurati un nuovo reparto pediatrico e l’istituto scientifico a esso annesso. Nasceva in tal modo la clinica pediatrica, dopo 25 anni dall’attivazione dell’insegnamento stesso51. Un altro importante documento aggiunto al consuntivo è la situazione della Cassa di previdenza a favore del personale amministrativo e sanitario dell’ospedale, 14 impiegati, dal segretario capo agli applicati e aggiunti ai diversi uffici. A carico del nosocomio, secondo la normativa in vigore dopo le riforme dell’as-
49 AGAPd, Atti del Rettorato, b. 31, posiz. 59b. 50 I primari erano A. De Giovanni, Napoleone D’Ancona, Giovanni Alessio, Giuseppe Zancan, Ettore Truzzi, Luigi Lucatello, Rodolfo Penzo, Giuseppe Albertotti, Achille Breda, Ernesto Belmondo e Vitale Tedeschi. Gli altri oblatori furono Ferruccio Squarcina, Guido e Giampaolo Tolomei, Giulio Cosma, Giovanni Grigolin, Umberto Wollemborg e il Sotto comitato di Padova di soccorso ai poveri affetti da tubercolosi. 51 L’inaugurazione avvenne in occasione del VI Congresso pediatrico nazionale che Vitale Tedeschi, direttore della clinica, aveva organizzato a Padova. Il giornale locale «La Provincia di Padova» del 30 settembre primo ottobre 1907 diede molto spazio all’evento. Il rettore Polacco ebbe modo di affermare pubblicamente, riscuotendo ampia approvazione, che l’evento riuniva in sé la carità alla scienza, l’ospedale e l’università (AGAPd, Atti del Rettorato, b. 34, posiz. 19b).
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sistenza volute da Crispi, perfezionate in seguito da Giovanni Giolitti, erano i contributi previdenziali, raccolti in un fondo trattenute e poi suddivisi in un conto previdenza e in un fondo vedove e orfani. La somma che veniva in tal modo accantonata era poi depositata presso la locale banca cooperativa popolare52 .
Dal consuntivo risulta che il patrimonio immobiliare dell’ospedale, rispetto al 1872, era ancora molto consistente. Inoltre l’ente continuava a giocare anche un ruolo finanziario rilevante sia come sottoscrittore di certificati del debito pubblico, sia come compratore di azioni della locale Banca cooperativa popolare, e di cartelle del prestito unificato della città di Napoli53. Sessantasei livellari e quattro obbligati alla decima assicuravano all’ente poco meno di 3.400 lire per anno. Il sistema di rimborso per spese di ricovero già denominato «dozzine», rimase invariato. Ancora l’erario pagava per i sifilitici, per i «detenuti maniaci» e per malati stranieri; nella stessa sezione si registrarono pure i pagamenti a carico delle Ferrovie dello Stato e del Comando del 14° reggimento fanteria54. Province, comuni, privati e altri enti continuarono a sostenere le spese di degenza di ammalati residenti nei propri territori di competenza. L’Istituto degli esposti di Padova, l’Ospedale militare principale, la Direzione delle strade ferrate meridionali e alcune congregazioni di carità assicurarono pure la «dozzina» all’ospedale di Padova. Tra le entrate straordinarie si registra-
52 Nel 1905 la somma complessiva era pari a 15.247,32 lire, 12.361,42 nel fondo previdenziale e 808,71 in quello vedove e orfani. Su questi temi legati alla previdenza Gianfranco Sabattini, Welfare State. Nascita, evoluzione e crisi. Le prospettive di riforma. Milano, FrancoAngeli, 2009, pp. 95-99. L’Ita lia non disponeva ancora di un’assicurazione obbligatoria per contrastare i rischi legati alla vecchiaia. Era invece obbligatoria dal 1898 l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. 53 ASPd, Ospedale, Conto finanziario-consuntivo 1905, parte I entrata, cap. 3. Nel capitolo successivo si attesta che l’ospedale possedeva ancora capitali a credito presso privati dai quali lucrava un interesse del 5%. 54 I sifilitici impegnarono 7.691 giorni di degenza a 2,50 lire ciascuno. Gli stranieri costavano 4 lire il giorno (Ospedale, Conto finanziario-consuntivo 1905, parte I entrata, cap. 6).
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rono 7,20 lire a titolo di dividendo 1904 riconosciuto dalla Società anonima italiana d’assicurazione contro gli infortuni55. I generi commestibili, i combustibili e i medicinali furono descritti nell’attivo dell’ente ospedaliero. A tale conteggio si unirono due allegati che descrivono dettagliatamente i costi per il vitto e il riscaldamento. S’impegnarono 114.370,36 lire per gli alimenti e 24.760,08 per combustibili e generi per la lavanderia. Solo il lardo, la crema e i fagioli erano banditi, il burro, il vino e il caffè erano presenti sulla mensa degli ammalati. Dalla pia opera Fatebenefratelli, l’ospedale incassava poco meno di 30.000 lire, che provenivano da affitti diversi, interessi su crediti concessi, rette di ricoverati e altro ancora56. Anche dalle cure idroterapiche somministrate, l’ente ricavava un introito che, nel 1905, fu pari a 4.631,10 lire. Completa la sezione delle attività l’eredità Enrichetta Luzzatto Dina, consistente in fondi e fabbricati già affittati57 .
Tra le uscite compaiono livelli, legati, decime e quartesi per un importo appena inferiore a 2.500 lire annue. Ne beneficiavano la Congregazione dei parroci di Padova, diverse mansionerie, fabbricerie e cappellanie, il seminario vescovile, il capitolo della cattedrale, la prebenda parrocchiale di Camin e alcuni canonicati58. Altre uscite l’ospedale sosteneva per spese postali e telefoniche, per il minuto mantenimento e per tenere in ordine i camini dello stabile, puliti dalla Società trentina degli spazzacamini. Assai oneroso era pagare lo stipendio e gli oneri previdenziali al personale amministrativo e ai medici. Anche i due cappellani in servizio comportavano un costo. Infine fi-
55 ASPd, Ospedale, Conto finanziario-consuntivo 1905, parte I entrata, cap. 12, n. 32. 56 ASPd, Ospedale, Conto finanziario-consuntivo 1905, parte I entrata, cap. 21. 57 ASPd, Ospedale, Conto finanziario-consuntivo 1905, parte I entrata, cap. 25. 58 ASPd, Ospedale, Conto finanziario-consuntivo 1905, parte II, uscita, cap. 2. L’importo complessivo che l’ospedale liquidava a titolo d’imposta era pari a 21.688,12 lire per imposte terreni e fabbricati, opere idrauliche, gettito consorziale, tassa manomorta e tassa di ricchezza mobile (cap. 4).
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guravano le spese per i farmacisti, cinque in tutto. In totale si spendevano 51.908,71 lire l’anno59. Le pensioni potevano essere «d’amministrazione» o «di beneficenza» e, tra queste, si contavano quelle di reversibilità al coniuge sopravvissuto o a personale dell’ospedale non altrimenti coperto. Queste erano a carico dell’ente, che era responsabile pure della tassa di ricchezza mobile gravante sulle medesime.60 Per i degenti nelle divisioni ospedaliere il costo dei farmaci era pari a 35.792,63, per i bagnanti poveri l’importo si assestò a 692 lire, per gli ambulatoriali si spendevano più di 350 lire e non si spendeva alcunché per l’ambulatorio otorinolaringoiatrico61. Tra le spese diverse di beneficenza non compaiono più le doti, che in precedenza tanta importanza avevano avuto nell’economia generale dell’ospedale. Ci sono invece molte disposizioni a favore di pazienti poveri, bisognosi di protesi ortopediche o di calzature particolari. Anche l’uso dell’acqua potabile rientra in questa rubrica, come pure una serie di spese minute, come il compenso a una levatrice che aveva assistito al parto di una donna ricoverata presso la divisione dei tubercolotici62 .
L’amministrazione dell’ospedale fu anche in grado di accantonare somme per il miglioramento dei propri servizi: stanziò 1.000 lire per un reparto ortopedico per i bambini, denaro da spendersi nel 1906, quando la divisione di pediatria, si pensava, sarebbe
59 ASPd, Ospedale, Conto finanziario-consuntivo 1905, parte II, uscita, cap. 16. Il compenso a infermieri e suore era calcolato in altro capitolo (cap. 17), considerato «basso personale». Vi si comprendevano gli addetti alla cucina, al guardaroba, alla farmacia e alla lavanderia. Tra i sussidi figurava un contributo di 1.000 lire per la scuola infermieri, che l’ospedale sosteneva, gli esborsi per assicurare contro gli infortuni sul lavoro i due portieri, infermieri, facchini e inservienti con la Società anonima d’assicurazione di Milano, altri con la Cassa nazionale d’assicurazione per i lavoratori addetti alle opere murarie e alla lavanderia o con la Cassa previdenza per la vecchiaia a favore del personale. Complessivamente si contavano più di 81.000 lire. 60 B. 1555, 1885, titolo 4°, Spese di beneficenza XV, Pensioni. 61 ASPd, Ospedale, Conto finanziario-consuntivo 1905, parte II, uscita, cap. 24. 62 ASPd, Ospedale, Conto finanziario-consuntivo 1905, parte II, uscita, cap. 26.
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stata pronta. Altre 800 lire furono stanziate per dividere la pediatria dalla lavanderia, 1.600 per allestire il forno d’incenerimento in locali annessi alla lavanderia e quasi 1.400 lire per migliorare la logistica dei servizi di lavanderia, essenziali al buon funzionamento dell’ente63. Il trasporto dei malati di mente era sempre a carico dei comuni che spesso li ricoveravano in ospedali locali, detti distrettuali. L’opera pia Fatebenefratelli era aggravata da vari costi, imposte sulla proprietà, la tassa di manomorta sui redditi netti patrimoniali, un premio assicurativo contro gli incendi pagato alla Riunione Adriatica di Sicurtà, e tutte le spese inerenti al funzionamento e al mantenimento della proprietà, che, in totale, arrivarono a oltre 27.000 lire l’anno.
Rispetto a quanto emerge dal consuntivo 1872, il medesimo documento redatto nel 1905 rivela un ospedale civile meno impegnato in attività finanziarie e più concentrato nelle pratiche di cura e di tutela del proprio patrimonio. Anche la beneficenza cambiò pelle: gli esborsi elencati sotto questa voce indicavano spese sostenute prevalentemente a favore dei degenti; in precedenza era rivolta anche a un più ampio numero di categorie di bisognosi. Un altro passo era stato compiuto verso un ospedale luogo di cura e di ricerca scientifica. Tale processo di specializzazione continuò nei decenni seguenti. In questo torno di tempo era vivissima la consapevolezza che tra ospedale e clinica vi fosse, e dovesse essere sempre curata, una perfetta armonia. In occasione dell’accreditamento presso la tesoreria della Banca cooperativa popolare di Padova di quanto dovuto dal Ministero dell’Istruzione Pubblica per il mantenimento delle cliniche per l’anno 1904, il rettore, prendendo atto della nomina di Francesco Giusti alla presidenza del Consiglio amministrativo dell’ospedale civile, ebbe modo di scrivere
le sono particolarmente grato per l’interessamento che manifesta in favor delle cliniche universitarie, le quali, oltre che mirar al progresso scientifico, sono vere officine ricche di mezzi, in cui gli
63 ASPd, Ospedale, Conto finanziario-consuntivo 1905, parte II, uscita, cap. 30.