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L’ospedale e la Grande Guerra

Assistenza e clinica nell’ospedale S. Francesco a Padova (secoli XVII-XIX)

allievi vengono addestrati nell’esercizio professionale con immenso vantaggio per l’umanità sofferente. Confido io pure che i rapporti fra l’amministrazione universitaria ed il pio luogo saranno sempre ottimi come lo furono fin qui, perché i due enti tendono in ultimo agli stessi scopi, che sono quelli di prestare agli ammalati le cure le più efficaci e di promuovere la collaborazione nei vari temi della medicina e della chirurgia64 .

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C’era perfetta sinergia tra gli enti che potevano vantare una qualche competenza in tema di assistenza e d’istruzione; tanto che in base alla Convenzione stipulata il 21 maggio 1903 tra i Ministri del Tesoro e dell’Istruzione Pubblica, il sindaco, il presidente della Deputazione provinciale di Padova e il rettore, si sottoscrisse l’impegno per il miglioramento dell’università e in particolare degli edifici del palazzo universitario, dei laboratori scientifici, delle scuole di medicina e delle regie cliniche. Si costituì un vero e proprio consorzio che comprese pure la provincia di Venezia e la Cassa di risparmio di Padova e Verona. Il secondo consorzio partì nel 1913, un terzo nel 1924 e il quarto nel 193365 .

L’ospedale e la Grande Guerra

Passò ancora qualche anno e leggendo il bilancio consuntivo del 1915, pronto nel luglio del 1917, si constata che la fisio-

64 AGAPd, Atti del Rettorato, 1905, b. 26, posiz. 59, lettera del 5 aprile 1905. Questa era la risposta a una più breve missiva, che lo stesso Giusti, il 30 marzo, aveva inviato al rettore, manifestando grande interesse e impegno nel mantenere il migliore rapporto possibile con l’ateneo, favorendo, «compatibilmente con gli interessi del pio luogo e nei limitatissimi mezzi economici di cui esso può disporre, la causa degli studi e non dubito che tra i due enti regnerà sempre il massimo buon accordo, cosicché si possa addivenire ad una sollecita e soddisfacente risoluzione di tutte le pratiche in corso». La somma messa a disposizione dal Ministero era pari a 7.694,20 lire, importo che veniva girato all’ospedale. 65 Vittorio Dal Piaz, «Il cantiere Università» durante il rettorato di Carlo Anti, in Carlo Anti giornate di studio nel centenario della nascita, Trieste, Edizioni Lint, 1992, pp. 241-285.

Verso la grande riforma: l’ospedale istituto pubblico di assistenza

nomia del l’ospedale era rimasta la stessa66. Il patrimonio immobiliare continuò a costituire la base delle entrate dell’ente e anche gli investimenti finanziari rimasero notevoli: certificati del debito pubblico italiano e livelli su capitali mutuati conferivano all’ente un profilo finanziario articolato e apprezzabile67. Continuò pure a riscuotere le dozzine dall’erario per malati celtici, esteri o ricoverati presso le cliniche, agenti ferroviari e guardie carcerarie. La degenza giornaliera costava 4 lire nella divisione tubercolosi, 3,15 in quella chirurgica e 2,65 nella medica. I medesimi importi pagavano il comune di Padova e gli altri comuni per i ricoverati a loro carico: diminuirono le degenze in medicina, aumentarono considerevolmente quelle in chirurgia e, seppure di poco, quelle nel reparto tubercolosi68. I privati tenuti al pagamento della dozzina potevano arrivare a pagare anche 15,50 lire giornaliere. Quote che giungevano a nove lire per ogni giorno di degenza di militari bisognosi di cure presso o l’Ospedale militare principale di Padova o il nosocomio cittadino, che iniziò ad accogliere militari impegnati in guerra dal 30 aprile 191669. Da altro documento si ricava, invece, che il primo ricovero a Padova risale al 4 gennaio 1915 e che gli ingressi si fecero numerosi solo dall’estate. Nel corso dell’anno i ricoverati furono 158 e solamente tre morirono. Durante l’anno successivo ne entrarono 835 e 15 scomparvero. Nel 1917, 626 militari furono ricoverati e di questi molti mo-

66 Rispetto a 10 anni prima, il disavanzo era enormemente cresciuto, pari a lire 285.079,49. Le entrate contavano 2.189.451 lire, e le uscite erano pari a 2.474.531,19. 67 ASPd, Ospedale, Conto finanziario-consuntivo 1915, parte I, entrata, capp. 1-4. Dai livelli lucrava poco meno di 4.500 lire, per interessi sul debito 26.534,60 lire. Molto meno incassava a titolo di affitto lungo, pochissimo a titolo di decima, meno di 76 lire, e ancora di meno per fitti per impianti elettrici a carico della Società elettrica di Bovolenta e della Società Adriatica di elettricità di Padova (cap. 5). 68 La differenza fu pari a quasi 8.000 giorni di degenza in più rispetto a quelle indicate nel preventivo del 1914 (ASPd, Ospedale, Conto finanziarioconsuntivo 1915, parte I, entrata, cap. 8). 69 ASPd, Ospedale, Conto finanziario-consuntivo 1915, parte I, entrata, capp. 9, 10.

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rirono, considerando l’assenza di indicazioni diverse. Per l’anno successivo mancano i dati e una lista separata di ammalati registra quelli «entrati nel centro psichiatrico»70. L’erario assicurava al l’ospedale le risorse per pagare le degenze nelle cliniche universitarie che, intanto, erano state affiancate dall’istituto clinico pediatrico, attivato presso reparti ospedalieri, dove furono accertate, nel corso del 1915, 24.308 giornate di degenza, più che in ogni altra struttura, comprendendo gli istituti dermosifilopatico e di patologia speciale medica e chirurgica71. La scuola di assistenza sanitaria, attiva presso l’ospedale, beneficiava d’interessi e donazioni: la Cassa di risparmio di Padova aveva donato 20.000 lire che furono messe a frutto presso la locale Banca cooperativa popolare al tasso del 3,75%. La stessa banca donò alla scuola 100 lire perché si premiassero gli allievi migliori72 .

Sulle entrate gravavano diversi oneri finanziari, livelli, legati, interessi passivi e il pagamento d’imposte e tasse73. Altre spese riguardavano il patrimonio dell’ente e molte risorse s’impiegavano per il pagamento degli onorari al personale di amministrazione, importi che furono divisi in due partite, la prima per ¼ e la seconda per ¾ del totale dovuto tra spese di amministrazione e di beneficenza. Inoltre, l’ospedale liquidava

70 Si tratta di 187 pazienti, degenti dal 16 ottobre 1917 al 15 febbraio 1918. Molti furono riformati in famiglia, altri trasferiti presso diversi nosocomi a Volterra, Reggio Emilia o a Montegrotto in provincia di Padova. Gli idonei furono pochi, soprattutto ufficiali (ASPd, Ospedale, Soldati). Non ci sono altri dati identificativi del registro. 71 In oculistica le giornate furono 22.346, in chirurgia 17.493, in medicina 4.217 e in ostetricia 8.078 (ASPd, Ospedale, Conto finanziario-consuntivo 1915, parte I, entrata, cap. 14). Gli istituti sono presenti nella sezione uscite dello stesso bilancio al cap. 31. 72 ASPd, Ospedale, Conto finanziario-consuntivo 1915, parte I, entrata, cap. 18. La fondazione Giovanna Santini garantiva all’ospedale poco meno di 7.000 lire provenienti da fitti di fondi rustici, livelli, interessi da capitali investiti presso la banca popolare e da rendita dal possesso di buoni quinquennali del Tesoro al 4% (cap. 19). 73 Erano le imposte su fabbricati e terreni, su opere idrauliche, su consorzi idraulici, sui beni di manomorta, che si saldavano all’ufficio del registro (ASPd, Ospedale, Conto finanziario-consuntivo 1915, parte II, uscita, cap. 3).

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alla Cassa nazionale degli impiegati comunali ed enti locali un contributo pari al 14% dello stipendio, per un esborso complessivo pari a poco meno di 6.000 lire per il 191574. A carico dell’ente erano gli stipendi del personale sanitario, delle suore in servizio come infermiere e dei cappellani addetti all’assistenza religiosa. A bilancio figuravano pure uscite a favore della «Cassa risparmio di Padova, per la Cassa nazionale di previdenza per l’invalidità e vecchiaia degli operai, contributo 1915 dell’amministrazione spedaliera, a favore del personale di assistenza inscritto alla cassa stessa» e della Società anonima italiana contro gli infortuni di Milano, per premio di assicurazione 191575. Erano assicurati separatamente il personale di assistenza e di lavanderia; si pagavano, poi, un altro premio per la responsabilità civile e un superpremio per assicurare le polizze già sottoscritte. L’ospedale era cliente della Società adriatica di elettricità, dell’Azienda comunale del gas e di molte altre società che fornivano quanto necessario all’assistenza dei pazienti e dei servizi a questi correlati76. Infine, il 15 aprile 1915, il Consiglio d’amministrazione dell’ospedale stabilì di costituire un fondo speciale per sostituzioni personale, in caso di mobilitazione o guerra. Il personale dello Stato, al quale era equiparato quello in servizio presso opere pie e istituti di pubbli-

74 ASPd, Ospedale, Conto finanziario-consuntivo 1915, parte II, uscita, capp. 8, 12. L’ospedale era pure responsabile del pagamento di ¾ dell’importo della pensione al personale amministrativo. 75 ASPd, Ospedale, Conto finanziario-consuntivo 1915, parte II, uscita, cap. 15. 76 Le spese di lavanderia erano sempre state elevate e nel bilancio 1915 compare l’acquisto, oltre che di liscivia, di soda Solvay. La produzione industriale e il mercato erano molto cambiati nel Paese e in particolare in età giolittiana; anche in Italia si producevano quei beni che avevano caratterizzato la seconda rivoluzione industriale in Germania, come rileva Vera Zamagni, Dalla periferia al centro. La seconda rinascita economica italiana (1861-1990), Bologna, il Mulino 19932, pp. 116-146. Assai importante fu anche la municipalizzazione dei servizi pubblici che dal 1903 aveva interessato i comuni italiani, V. Zamagni, Introduzione alla storia economica d’Italia, Bologna, il Mulino 2007, pp. 96-98. In questo torno di tempo l’ospedale incassava molto dall’amministrazione militare, che sosteneva ricovero, spese funerarie e di riabilitazione come l’acquisto di occhi artificiali (cap. 29).

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ca beneficenza, se impegnato in guerra, continuava a percepire lo stipendio in godimento presso l’amministrazione di origine, per cui era necessario mettere a bilancio risorse aggiuntive per pagare il personale avventizio. Nel bilancio preventivo 1915, secondo il regolamento di contabilità delle opere pie, furono stanziate 27.451,45 lire che, alla fine dell’anno, risultano spese. Cinquemila lire andarono per compensi al personale avventizio, il resto per uscite diverse: interessi passivi, imposte e sovrimposte, illuminazione e riscaldamento, manutenzione straordinaria e mercedi a favore di personale fuori ruolo77 .

Nel corso del 1917, quando si badò a preparare il bilancio preventivo 1918, poco cambiò rispetto all’impianto complessivo del medesimo documento del 1915 e, anzi, l’ospedale continuò a fronteggiare l’incessante emergenza che la guerra causava. La natura delle entrate non cambiò: s’intensificò l’attività finanziaria con l’acquisto di certificati del debito pubblico e di obbligazioni del prestito nazionale di guerra 1916, che complessivamente, potevano assicurare all’ospedale poco meno di 29.000 lire a titolo d’interessi78. Le dozzine seguitarono a essere pagate dall’erario sulla base di ben determinate patologie o condizioni; a queste si aggiungono, ora, quelle dei profughi, liquidate da comuni, da privati e da altri enti, tra i quali, il comando militare. Nel corso del 1916 furono registrate complessivamente 181.191 presenze, 145.950 nell’anno successivo, «mentre per i militari lo stanziamento 1918 viene limitato ad un terzo di presenze previste pel 1917»79. Continuarono a essere a carico dell’erario le spese di degenza nelle cliniche e istituti universitari. Il finanziamento era più consistente per la medicina, la chirurgia e l’oculistica, un poco inferiore per l’ostetricia, pari a 24.287,07 lire e molto al di sotto per i quattro ri-

77 ASPd, Ospedale, Conto finanziario-consuntivo 1915, parte II, uscita, cap. 37. 78 ASPd, Ospedale, Bilancio preventivo, entrata 1918, cap. 3. Diminuì l’attività di prestito dell’ente, ormai ridotta a 4 mutuatari. 79 ASPd, Ospedale, Bilancio preventivo, entrata, 1918, cap. 10.

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