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L’ospedale, lo Studio e l’edificazione del nuovo nosocomio

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Indice dei nomi

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Assistenza e clinica nell’ospedale S. Francesco a Padova (secoli XVII-XIX)

sere sempre al servizio dei poveri infermi, si trovò costretto ad amministrare nel modo migliore possibile il patrimonio che gli era stato affidato in dote all’atto della fondazione. E per questo, agì come fecero altri luoghi pii, dando a livello, affittando, talvolta acquistando beni, che avrebbero prodotto una rendita necessaria per la beneficenza. In alcune occasioni l’ospedale fu coinvolto anche nel mercato finanziario caratteristico dell’età moderna che si avvalse largamente di livelli affrancabili per poter prestare denaro su garanzie reali.

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L’ospedale, lo Studio e l’edificazione del nuovo nosocomio

Qualche anno prima, qualcosa di molto importante si era modificato proprio all’interno dell’organizzazione dell’ospedale e dello Studio di Padova. Qualcosa che perfezionò anche dal punto di vista finanziario e formale la pratica, da qualche decennio invalsa a Padova, di insegnare la medicina anche in ospedale. Ci aveva pensato la Repubblica a emanare due ducali distinte, l’una per la medicina, l’altra per la chirurgia, per avviare l’insegnamento di dette materie all’interno del S. Francesco. Con ogni probabilità e, anzi, quasi con certezza, tale pratica clinica era da tempo già praticata a Padova, anche se non è agevole stabilire con ragionevole sicurezza il momento preciso della nascita di tale metodo didattico. Molto è stato scritto su questo punto, accreditando troppo studi condotti molto tempo fa che talvolta non sono affatto basati su ricerche affidabili121 .

In una posta del 1793, intestata all’eccellentissimo magistrato de riformatori, si annotò con inusuale ricchezza di particolari che lo

121 Al fine di non ripercorrere inutilmente tutta quest’ampia letteratura sottolineo che il recentissimo saggio di C. Maddalena, Dal S. Francesco, rende conto delle ricerche fatte e attesta che una pratica clinica modernamente intesa a Padova è descritta in documenti dello Studio a partire dagli anni 60 e 70 del ’700.

Dal S. Francesco al nuovo nosocomio

Studio di Padova deve dare a entrada di denari lire mille e seicento sono per solievo delle spese incontratte e che continuamente incontra il pio ospitale, per mantenimento delle due erette infermerie inservienti alle pubbliche scuole d’istru zione di signori scolari artisti, ora dirette dall’illustrissimo signor dottor Comparetti, publico professor, come da terminazione et decreto si scode dalla magnifica ducal camara122 .

Nei libri degli anni precedenti una scrittura simile almeno nel contenuto non si trova. La somma sborsata fu pari a £. 1600 ogni anno dal 1796 al 1801 per un importo complessivo di £. 8000. Il professore riscosse il salario in due momenti, il 13 aprile e il 6 settembre del medesimo anno. Quanto era avvenuto in passato presso il S. Francesco, ora, nel nuovo ospedale, poteva realizzarsi compiutamente attraverso la formalizzazione di un rapporto di reciproca collaborazione tra lo Studio e l’ospedale. La spesa per il compenso al Comparetti era in tal modo addossata a Venezia, che con ogni evidenza pensò che le spese di istruzione dovessero essere pagate con i frutti di quanto allora poteva a buon diritto considerarsi fiscalità generale. E questo in base alla convinzione che l’insegnamento universitario fosse un bene pubblico, sostenuto almeno in parte dalla camera ducale, che ridistribuiva le risorse provenienti anche dal dominio. La medesima riflessione fu anche alla base di scritture che accreditarono all’ospedale risorse per il ricovero di soldati

Magnifica ducal camara sive cassa milizie deve dare a entrada di danari soldi quattro per soldato che viene in questo Ospitale giusto alle terminazioni 1626, 15 febbraro dell’eccellentissimo signor Francesco Erizzo procurator e proveditor generale in Terra Ferma, 1674, 3 marzo delli eccellentissimi inquisitori che sono registratte123 .

122 Si tratta della clinica medica e della clinica chirurgica; è il primo esempio a Padova di perfetta sinergia tra la scuola di medicina e l’ospedale (ASPd, Ospedale S. Francesco, b. 1230, c. 332). 123 ASPd, Ospedale S. Francesco, b. 1229, c. 217. Il conto risulta attivo senza soluzione di continuità.

Assistenza e clinica nell’ospedale S. Francesco a Padova (secoli XVII-XIX)

In questi anni, dal 1796 era attivo un conto intestato alla Fabbrica del nuovo ospedale nel quale affluirono risorse lasciate da Girolamo Trevisan mentre era ancora in vita. Morto, tali importi dovevano essere usati per pagare l’onorario di un medico dell’ospedale124. Un altro conto che perseguiva le medesime finalità era intestato ad Andrea Maldura, Marc’Antonio Lenguazza e Girolamo Trevisan come presidenti della fabbrica, appunto, del nuovo ospedale. Costoro raccoglievano le questue fatte per sostenere l’impresa e le loro speranze non furono disattese. Nel 1798 raccolsero oltre £. 3550 nette grazie a una colletta organizzata dai parroci della città e consegnate dal vicario alle raccolte Francesco Scipione Dondi Orologio. In realtà si sommarono £. 4675, ma se ne dovettero spendere più di 1100 per il trasporto dei poveri dal vecchio al nuovo ospedale. Dalle cassette per le elemosine, nella stessa occasione, si rastrellarono £. 1505 e altre £. 1457.10 furono racimolate durante la serata organizzata a tal fine presso il nuovo teatro cittadino125. La contribuzione volontaria all’edificazione del nuovo ospedale della città è verosimilmente tra i segnali più forti di una cosciente partecipazione cittadina alla realizzazione di un’opera destinata ancora largamente ai poveri. Pure un altro conteggio riguardò la costruzione del nuovo ospedale. Si trattò del conto spese fabbriche che registrò abbastanza accuratamente le uscite di denaro. Si pagarono muratori, «marangoni», addetti vari al cantiere, tornitori, falegnami, terrazzieri, forniture di materiali per l’edilizia, per un impegno finanziario davvero notevole126. In questi anni difficili si spesero complessivamente £. 72672.17. All’interno di questo importo erano conteggiate anche le lire calcolate in altri

124 ASPd, Ospedale S. Francesco, b. 1233, c. 286. 125 ASPd, Ospedale S. Francesco, b. 1233, c. 300. 126 Molte cifre sono riportate nel quaderno che copre il periodo intercorrente dal 30 maggio 1796 al 30 aprile 1802. Fino alla fine di febbraio 1797 la somma fu pari a £. 4600.12, fino al 23 aprile 1798 a £. 5682, fino al 30 aprile 1799 a £. 15099.2, fino alla fine di aprile 1800 a £. 14334.10, fino al 30 aprile 1801 a £. 18518.8 e fino al 30 aprile 1802 £. 14438.5 (ASPd, Ospedale S. Francesco, b. 1233, cc. 310-313).

Dal S. Francesco al nuovo nosocomio

conti sempre pertinenti alla fabbrica del novo ospedale. Se le spese per la fabbrica furono elevate, non indifferenti furono anche gli esborsi per procurare legna che veniva consumata in grande quantità. La spesa oscillava in relazione ai mesi presi in considerazione e annualmente si contarono molte migliaia di lire: da maggio 1796 ad aprile dell’anno successivo la spesa fu pari a £. 6799.7, fino ad aprile del 1798 a £. 12080.14, l’anno seguente a £. 5796.17, ad aprile del 1800 a £. 9493.2.6, ad aprile 1801 a £. 11133.11 e, alla stessa data dell’anno successivo, a £. 10672.16127. L’impegno finanziario su questo fronte fu particolarmente forte e comportò esborsi superiori a qualsiasi altra voce di spesa.

Durante questi anni di grandi cambiamenti in città, le imposte che si pagavano durante il dominio della Serenissima continuarono a essere corrisposte anche dopo la sua caduta. Fino a qualche giorno prima del Natale del 1800, gravezze, campatici e redecima furono contabilizzati e gli importi complessivi risultarono di tutto rispetto. Fino a ottobre 1797, dopo qualche mese dall’occupazione francese, la somma corrisposta superò £. 13000, mentre nelle annate seguenti il pagamento si assestò a poco più di £. 1200128. La fiscalità introdotta dai francesi nel 1797 non sostituì, ma si affiancò a quella veneziana in vigore. Tutti subirono un doppio prelievo. Il governo centrale del Padovano, Polesine di Rovigo ed Adria, attraverso il dipartimento economico, finanza commercio, il 3 gennaio 1798, pochi giorni prima della caduta, emanò un proclama volto a modificare radicalmente gli assetti finanziari del S. Francesco. Fu presa la decisione di intervenire sui livelli censuari che vedevano, appunto, coinvolto l’ospedale. Il provvedimento era stato pensato per venire incontro a una difficile congiuntura finanziaria nella quale il S. Francesco si era trovato, nonostante i bilanci dei decenni precedenti avessero sempre certificato un attivo di cassa. Il governo della città decise allora di girare al pio luogo una serie di livelli affrancabili fino a poter soddisfare

127 ASPd, Ospedale S. Francesco, b. 1233, cc. 327-328. 128 ASPd, Ospedale S. Francesco, b. 1233, c. 299.

Assistenza e clinica nell’ospedale S. Francesco a Padova (secoli XVII-XIX)

il debito verso l’erario nazionale quantificato in £. 197336.18. Questi capitali furono letteralmente espropriati ai legittimi titolari e consegnati al S. Francesco che promise di non farne alcun uso contrario, o semplicemente non in stretta relazione, alla propria mission. Nemmeno gli interessi potevano essere spesi per ragioni diverse dal mantenimento del pio luogo o dei poveri in esso accolti. Si trasferirono in tal modo 35 contratti di livello affrancabile: i debitori rimanevano gli stessi, i creditori invece persero il loro diritto sul proprio capitale che fu appunto girato all’ospedale. I democratici padovani intesero in tal modo sottolineare che le esigenze anche di carattere finanziario di un ente responsabile dell’erogazione di un bene pubblico, com’erano sia la cura dei malati sia l’assistenza dei poveri, potevano e anzi dovevano prevalere sugli interessi, pur legittimi, o di singoli o di enti meno coinvolti nella vita sociale cittadina129. Erano gli ultimi anni di vita del S. Francesco, dopo che per più di tre secoli aveva servito Padova e, in particolar modo, i suoi poveri.

Nell’assai ricca contabilizzazione del S. Francesco emerge il fatto che nei registri riguardanti gli anni della costruzione dell’ospedale nuovo non vi sia, a quest’impresa, riferimento alcuno. Segno inequivocabile che l’edificazione di un nuovo ospedale a Padova fu affare non del S. Francesco, ma di altre agenzie interessate al progetto. Ci volle qualche tempo perché potesse considerarsi conclusa la scommessa: si partì da lontano, dalle sventure cui andò incontro la Compagnia di Gesù, già scacciata dallo stato veneto agli inizi del ’600, riammessa dopo alcuni decenni e soppressa da papa Clemente XIV il 21 luglio 1773, che pertanto abbandonò Padova. Lasciò alla città la vasta area occupata dal convento e la chiesa di S. Maria Maddalena che in fretta furono considerati il luogo più idoneo alla costruzione di un nuovo ospedale cittadino, stante una situazione logistica piuttosto critica del S. Francesco. Non che i bilanci avessero evidenziato una situazione di grave sofferenza, piut-

129 ASPd, Ospedale S. Francesco, b. 1278, carte sciolte. Del provvedimento esistono due copie.

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tosto, il vecchio ospedale era ormai in condizioni tali da non poter assicurare né assistenza al sempre più alto numero di richiedenti né un favorevole ambiente di cura e scientifico per la crescita della scienza medica che proprio a Padova era sempre stata particolarmente viva. Ospedali erano attivi in tutte le città europee e Padova non poteva sfigurare nel confronto con le più prestigiose istituzioni degli stati europei dell’età moderna. Le condizioni generali per procedere alla realizzazione del progetto c’erano e il percorso per dare il via ai lavori veri e propri fu relativamente breve. Serviva l’avallo di Venezia, che autorizzasse l’occupazione dell’area, nel frattempo divenuta proprietà demaniale. Il provveditore Andrea Memmo ottenne dal senato veneziano la facoltà di procedere e l’architetto Domenico Cerato assunse l’impegnativo incarico di costruire il nuovo edificio. La costruzione iniziò il 4 marzo 1778, ma meglio sarebbe dire la demolizione del convento, poiché la prima pietra fu posta solo il 20 dicembre dello stesso anno.

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