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Personale catturato in Francia

aprile giungono i 104 generali da Wugarten. Altri gruppi di generali giungono da altre parti. Il 3 l’ammiraglio Brenta fu interrogato dal generale sovietico Alexiev Polak, del Servizio Informazioni, che già in precedenza e, poi in seguito, interrogò altri generali. Il giorno successivo con la macchina del generale l’ammiraglio visita il campo di sterminio di Majdaneck. Il 21 aprile inizia il trasferimento in treno, vetture di III classe, agganciate a una tradotta militare, con a bordo internati militari e civili italiani. Il 22 si parte per Sarny, il 24 a Kiev, il 25 a Poltava e il 26 a Karchov. Si alloggia a 25 km dalla città, in un sanatorio estivo, senza gabinetti e senza lavandini, ma con letti metallici e materassi di lana; manca anche la luce artificiale e il vitto rimane sempre deficiente per qualità e quantità. Dal generale comandante del corpo di armata di Karchov, dipendente dal generale d’armata Golikov per i prigionieri ex tedeschi, si viene informati che il rientro sarebbe avvenuto entro la terza decade di maggio (Polsk, a Lublino, aveva indicato la data del 30 giugno). La partenza avviene il 15 settembre, in treno ospedale, agganciato a una tradotta con 2000 internati di truppa e civili. Il 16 sera a Kirovograd, la sera successiva a Slobodska, il 19 a Belti, il 21 a Czernowitz, il 22 a Kolomea, si scavalcano i Carpazi, il 24 Sziget. Cambia lo scartamento e i nuovi vagoni, per tutti, sono sgangherati carri bestiame. Il 27 a Budapest, il 2 ottobre a Vienna, il 5 a Pontebba. Si prosegue con autocarri inglesi per Udine; dopo una sosta al posto ristoro, si prende posto su… carri bestiame delle Ferrovie dello Stato. L’ammiraglio giunse a Roma a mezzogiorno del 9 ottobre del 1945. L’ultimo elogio è rivolto alle organizzazioni assistenziali e ai posti di ristoro di Udine, Pescantina, Bologna, Forlì, ecc. dipendenti dal Vaticano, dall’YMCA (Young Men’s Christian Association), da Enti Pubblici o privati.

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Il 12 settembre il comandante Olivieri partì da Tolone in treno assieme a 14 ufficiali (in vagone di 3a classe) e circa 2000 fra sottufficiali e marinai (in carri bestiame), per il campo di concentramento di Trier (Treviri) XII D. Rimasero in caserma il comandante Mannini, il capitano del C.R.E.M. Accetta, il tenente comm. Corsi, il sottotenente C.R.E.M. Poli, altri quattro o cinque ufficiali e circa 600 militari. Nella notte del 12 fuggì dal treno un tenente commissario, la notte successiva il tenente di vascello Mancuso, che aveva pagato una sentinella; altro personale si allontanò dai vagoni bestiame. Per ovviare a tale

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inconveniente le SS minacciarono la fucilazione dei militari rimasti. Il 16 il treno giunse a Trier. In serata giunse un secondo convoglio da Tolone, e nel campo furono ammassati circa 100 ufficiali e 4000 fra sottufficiali e militari di truppa. Il comandante Olivieri era il più anziano dei presenti. Si procedette all’immatricolazione degli internati italiani per il loro successivo invio al lavoro. Il 20 venne nel campo il segretario del fascio di Coblenza, dottor Marocco, per invitare, senza successo, ad aderire. Il 27 settembre gli ufficiali furono separati dagli altri e inviati al campo di Deblin Irena (Polonia). All’una dell’11 settembre l’ammiraglio Matteucci venne prelevato e trasferito in una piccola camera d’albergo a Bandol, con sentinelle e corpi di guardia. Il 13, assieme a tre generali (tra cui Farina), al sottocapo di stato maggiore, capitano di corvetta Vittorio Tognelli, e all’ordinanza, l’ammiraglio Matteucci fu trasferito in un albergo di Lione. L’8 ottobre, infine, fu trasferito in un albergo di Vittel (Vosgi). Qui rimase fino al 2 febbraio 1944, quando assieme al generale Dalmazzo, con la scorta di un colonnello tedesco fu trasferito a Verona, consegnato alle autorità fasciste e rinchiuso nel carcere giudiziario degli Scalzi, ove si trovavano già gli ammiragli Campioni, Zannoni, Mascherpa, Biscaretti e il comandante Negri e parecchi generali. L’8 aprile, assieme agli ufficiali di Marina summenzionati e ai detenuti ingegner Burgo, Tarabili, Scorza, fu trasferito al carcere giudiziario di Parma, sede del tribunale speciale per la difesa dello Stato, per esservi giudicato. Il 24 aprile fu interrogato dal giudice istruttore, avvocato Cercosimo che l’11 maggio gli comunicò il suo proscioglimento, in istruttoria, assieme all’ammiraglio Zannoni. Il comandante Olivieri rimase a Deblin Irena fino al 27 novembre. Fu, quindi, trasferito a Tschenstochau, dove restò fino all’8 agosto 1944. Il 12 giunse al campo di Norimberga Lang Wasser. In ottobre e novembre venne ricoverato all’infermeria del campo per sinovite traumatica al ginocchio sinistro e, dal 15 dicembre al 9 gennaio 1945, nell’ospedale del campo di Lang Wasser per cura con onde corte, che non avvenne per mancanza di letti. Il 2 febbraio partì per Meppen, Gross Hesepe, dove giunse il 5. Il 13 fu ricoverato per infezione al dito indice della mano destra e ne uscì il 25 aprile con anchilosi della prima falange del dito. Il 5 aprile, alle 17:45, i tedeschi lasciarono il campo e la mattina successiva vi giunse una divisione canadese. Il 4 settembre 1945 lasciò il campo per rientrare in Italia. La relazione del comandante Olivieri riporta i nomi di sei ufficiali che aderirono a combattere per la Repubblica Sociale e di altri undici (fra cui tre di quelli che si trovavano all’albergo Vittoria) che accettarono di lavorare.

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A Deblin Irena vi furono le prime adesioni, sperando di rientrare subito in Italia. In effetti la permanenza si prolungò, fino alla fine di gennaio 1944, quindi trasferimento in carro bestiame a Prezemyls, fino a marzo e rimpatrio il 26 giugno 1944. Itzinger cercò di fuggire senza riuscirvi. Avendo aderito al lavoro fu inviato a Leopoli, dove si ammalò di itterizia. Accettò di aderire, assieme ad altri quattro ufficiali di Marina, e furono accompagnati a Berlino, presso la Commissione Italiana e lasciati liberi. Dopo alcuni giorni furono inviati a Bordeaux. Il comandante Grossi richiese ai singoli ufficiali i desiderata e Itzinger chiese di essere congedato. Il 7 gennaio 1944 partì per La Spezia, dove giunse il 13 e fu messo in libertà e, da metà febbraio, congedato. Il 22 settembre furono fatti partire per Leopoli, dove giunsero il 3 ottobre. Il colonnello Napoletani rimase nel campo 328, comandante italiano il colonnello di S.M. Mantelli, fino al 28 ottobre. Il 20 giunsero tutti gli ufficiali che avevano optato per il lavoro. Quindi fu trasferito nel campo 327 di Tschenstochau, comandanti italiani prima il colonnello Dalla Croce, poi il generale di divisione Vox. Il trattamento era pessimo, il vitto insufficiente. La posta cominciò a funzionare da gennaio 1944. Ufficiale più anziano di Marina era il capitano di vascello Parmigiano. Napoletani respinse una richiesta di lavorare per la Junkers. L’8 agosto iniziò il trasferimento, in carro bestiame, per Norimberga, capo 73. Sistemazione in baracche, trattamento migliore che divenne intollerabile nel gennaio 1945. In settembre giunse un gruppo di ufficiali, fra cui l’ammiraglio Brenta, che dopo qualche giorno vennero inviati altrove. In gennaio venne condannato a tre mesi e sette giorni di cella per aver espresso, in una lettera alla moglie, commenti sprezzanti e offensivi sulle disposizioni del campo. Venne quindi trasferito, al comando del capitano di vascello Parmigiano, assieme a circa 500 ufficiali, a Lich Venfelde. Dopo due settimane, partenza a piedi per Altengrantow, con tappe di oltre 24 km al giorno. Giunsero il 29 febbraio. Furono alloggiati in scuderie umide e malsane; vennero distribuiti 120 marchi per acquisti allo spaccio. Il 4 maggio avvenne la liberazione da parte di truppe sovietiche. Dopo vari trasferimenti furono avviati a Hof, in mano agli americani, e rimpatriati, via Brennero, dove giunsero alle ore 16 del 3 settembre. Il personale di Saint Raphael fu fatto partire per Leopoli il 22 settembre e vi giunse il 3 ottobre.

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