gli appaiono immobili attorno a programmi scaduti, ingolfati in un «rinnovamento all’incontrario»170. Nella sua visione, il momento è tragico. In sintesi: il PCd’I è imbalsamato, i rivolgimenti del PSI non nascondono uno stato di fossilizzazione… e «Noi stessi, “G. e L.”, non siamo in molto più brillanti condizioni»171. Lussu concede un’attenuante: «Il fascismo non rassomiglia a nessuna dittatura reazionaria del passato»172. Il prossimo passo, come ha accennato in Orientamenti, sarebbe metabolizzare il naufragio della Concentrazione per procedere all’unificazione attraverso un congresso unitario. Si tratta di intendimenti utopici, ma Lussu ostenta ottimismo; se non fosse impossibilitato dalla malattia, vi lavorerebbe all’insegna della formula «Patto unico, in Italia e all’estero, e, in Italia, organizzazione unitaria armata»173, sul modello dello Schutzbund viennese. La chiosa intarsia la retorica («La libertà, in Italia, è sulle punte delle baionette del proletariato insorto») al lascito politico del sardo, alla vigilia del suo allontanamento: «Socialismo e democrazia per noi sono ormai sinonimi»174. Per più di un anno, fino all’agosto 1936, non comparirà più la sua firma sulle pagine di «Giustizia e Libertà».
2.2 L’apogeo del regime Prima di procedere, vale la pena sottolineare un dato. Nell’articolo, è lucido lo scorcio sulla situazione italiana, oltre allo sfibramento dell’antifascismo all’estero, come anticipato dal titolo. Lussu ammette lo strapotere fascista rispetto ai tormenti degli oppositori in esilio: la dittatura ha raggiunto l’apogeo. Alla luce di quanto ha scritto a Rosselli a gennaio, cioè che difficilmente il Duce si sarebbe mosso nel Corno d’Africa per avventurismo, i consensi cui allude paiono destinati a impennarsi. Il passo, pirotecnico come le pagine migliori, merita una lettura (quasi) integrale: Malgrado le sue infinite debolezze interne o quelle che derivano dalla struttura sociale del paese, e l’avversione sorda di tutti gli strati popolari, proletari o non — è il cappello attenuativo che introduce la presa di coscienza —, il fascismo è all’apice della sua potenza. La stessa carnevalesca politica estera non mette Mussolini in discredito. Egli è 170
Ivi, p. 267. Ibidem. 172 Ibidem. 173 Ivi, p. 268. Lo Schutzbund (lett. «lega difensiva») è stato il braccio armato del partito socialdemocratico austriaco: nato nel 1924, dopo alterni scontri con le omologhe formazioni nazionaliste (Heimwehren) e lo scioglimento decretato da Dollfuss nel 1933, viene sbaragliato nel 1924. 174 Ivi, p. 269. 171
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