EMILIO LUSSU. UN REDUCE ANTIFASCISTA

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gli appaiono immobili attorno a programmi scaduti, ingolfati in un «rinnovamento all’incontrario»170. Nella sua visione, il momento è tragico. In sintesi: il PCd’I è imbalsamato, i rivolgimenti del PSI non nascondono uno stato di fossilizzazione… e «Noi stessi, “G. e L.”, non siamo in molto più brillanti condizioni»171. Lussu concede un’attenuante: «Il fascismo non rassomiglia a nessuna dittatura reazionaria del passato»172. Il prossimo passo, come ha accennato in Orientamenti, sarebbe metabolizzare il naufragio della Concentrazione per procedere all’unificazione attraverso un congresso unitario. Si tratta di intendimenti utopici, ma Lussu ostenta ottimismo; se non fosse impossibilitato dalla malattia, vi lavorerebbe all’insegna della formula «Patto unico, in Italia e all’estero, e, in Italia, organizzazione unitaria armata»173, sul modello dello Schutzbund viennese. La chiosa intarsia la retorica («La libertà, in Italia, è sulle punte delle baionette del proletariato insorto») al lascito politico del sardo, alla vigilia del suo allontanamento: «Socialismo e democrazia per noi sono ormai sinonimi»174. Per più di un anno, fino all’agosto 1936, non comparirà più la sua firma sulle pagine di «Giustizia e Libertà».

2.2 L’apogeo del regime Prima di procedere, vale la pena sottolineare un dato. Nell’articolo, è lucido lo scorcio sulla situazione italiana, oltre allo sfibramento dell’antifascismo all’estero, come anticipato dal titolo. Lussu ammette lo strapotere fascista rispetto ai tormenti degli oppositori in esilio: la dittatura ha raggiunto l’apogeo. Alla luce di quanto ha scritto a Rosselli a gennaio, cioè che difficilmente il Duce si sarebbe mosso nel Corno d’Africa per avventurismo, i consensi cui allude paiono destinati a impennarsi. Il passo, pirotecnico come le pagine migliori, merita una lettura (quasi) integrale: Malgrado le sue infinite debolezze interne o quelle che derivano dalla struttura sociale del paese, e l’avversione sorda di tutti gli strati popolari, proletari o non — è il cappello attenuativo che introduce la presa di coscienza —, il fascismo è all’apice della sua potenza. La stessa carnevalesca politica estera non mette Mussolini in discredito. Egli è 170

Ivi, p. 267. Ibidem. 172 Ibidem. 173 Ivi, p. 268. Lo Schutzbund (lett. «lega difensiva») è stato il braccio armato del partito socialdemocratico austriaco: nato nel 1924, dopo alterni scontri con le omologhe formazioni nazionaliste (Heimwehren) e lo scioglimento decretato da Dollfuss nel 1933, viene sbaragliato nel 1924. 174 Ivi, p. 269. 171

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Bibliografia

6min
pages 132-137

Conclusioni

10min
pages 126-131

3.8 Dalla guerra del fascismo alla guerra al fascismo

16min
pages 118-125

3.6 L’eredità di Rosselli

8min
pages 108-111

3.7 «Con uno spillo contro un miliardo di tonnellate d’acciaio»

13min
pages 112-117

3.5 Intermezzo umoristico

4min
pages 106-107

3.4 La guerra senza retorica: la fortuna letteraria

9min
pages 102-105

3.3 Fra «Classici» e politica, alle radici della Marcia

18min
pages 94-101

2.8 «Andare in Spagna»

12min
pages 76-81

3.2 Stasi e azione, memorie di un dramma

13min
pages 88-93

2.7 Cadorna e i «massacri comandati»

6min
pages 73-75

2.6 Oltre il tirannicidio: radiografia classista del fascismo

11min
pages 68-72

2.5 Intellettuali e massa

5min
pages 65-67

2.4 Assonanze con la Tecnica del colpo di Stato di Malaparte?

14min
pages 58-64

2.3 Teoria (e meccanica) dell’insurrezione

8min
pages 54-57

2.2 L’apogeo del regime

17min
pages 46-53

1.6 Orientamenti e la fine della Concentrazione antifascista

11min
pages 33-37

1.3 Machiavelli sull’Isola

9min
pages 20-23

1.2 Marcia su Roma e dintorni, cronaca di un suicidio parlamentare

13min
pages 14-19

1.4 Il diciannovismo di Nenni, un parallelismo?

12min
pages 24-29

Introduzione

5min
pages 7-9

1.7 La malattia del «cavaliere fenicio»

9min
pages 38-42

Ringraziamenti

1min
page 3

1.5 Il partito socialista di domani

6min
pages 30-32
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