militari minuziose: ad esempio gli insorti dovranno temere solo la fanteria perché contro le barricate la cavalleria si appieda; il ventesimo capitolo declama un’ode allo Schtzbund viennese, opposto alla codardia delle socialdemocrazie italiana e tedesca, paralizzate in una difensiva che inietta boria al nemico308. Lussu arriva a prescrivere gli obiettivi immediati della rivolta: interrompere le linee telegrafiche e telefoniche, disarmare i Carabinieri; astenersi da saccheggi e vandalismi, le requisizioni andranno pagate in denaro sonante; optare per la guerriglia, ripartendo i plotoni in squadre di una decina di combattenti; e unificare il comando, senza separare contadini e operai309. Mentre scrive, attento a ricamare un progetto concreto in un Paese rurale quale l’Italia di allora, Lussu ha un bersaglio: magari in sordina rispetto alle altre opere, però anche nella Teoria balugina la luce della Sardegna. All’Isola, secondo Brigaglia, sono indirizzate le utopie di riscossa armata che rischieranno di trasformarsi in realtà durante la Seconda guerra mondiale: resteranno speculazioni, perché gli Alleati lasceranno cadere l’ipotesi di far sbarcare il giellista sulla sabbia delle calette cristalline per scatenare una sommossa310.
2.7 Cadorna e i «massacri comandati» Isnenghi ha letto negli ultimi capitoli, su cui abbiamo chiuso il paragrafo precedente, «un crescendo concitato; l’equilibrio fra la tensione passionale e l’oggettività dello sguardo, si rompe, non meno, ma più frequentemente che altrove […]»311. Ad inaugurare l’ascesa verso quella vetta, dietro al titoletto «Il piano e l’azione», Lussu spara l’ultima raffica polemica contro un graduato, non certo sconosciuto, indicato quale esempio da rifuggire per il comando dei ribelli: «Sotto il generale Cadorna, si son viste cose inaudite — sferza Lussu —. Sono indimenticabili certi attacchi dimostrativi in cui, tutti, soldati e ufficiali, sapevano che dovevano
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Ivi, pp. 460-478. Per dovere di cronaca, vanno citati anche passaggi sprezzanti sul valore bellico delle donne; cfr. ivi, pp. 508, 524-525. Nell’introduzione del novembre 1949, Lussu ritratterà: quegli spunti cinici, ammette, hanno registrato «dovunque, durante la resistenza una severa smentita»; ivi, p. 303. 309 Ivi, pp. 539, 543-544 e 547. 310 Cfr. BRIGAGLIA M., Emilio Lussu e Giustizia e Libertà, cit., pp. 151-156. Lisbona, Malta, Gibilterra, Londra, New York sono i titoli dei capitoli di Diplomazia clandestina e le tappe del pellegrinaggio di Lussu, dal 1940 al 1942, per relazionarsi con il War Office britannico, con tanto di incontro con il vice di Winston Churchill, il laburista Clement Attlee. Invano, perché gli Alleati archivieranno la possibilità di una rivolta in Sardegna; cfr. FIORI G., Il cavaliere dei Rossomori, cit., pp. 429-444. 311 Cfr. ISNENGHI M., Ritratti critici di contemporanei. Emilio Lussu, in «Belfagor», cit., p. 316.
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